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INTIMACY 3.0

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PROJECT FOR NEW CONCEPT ON INTIMACY

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Intimacy 3.0 ricordo, memoria, condivisione

Intimacy 3.0 nasce per il bisogno intrinseco in ognuno di noi di ricordare e condividere la propria memoria. Viene pensato come un progetto dedicato all’ambiente domestico, ma risulta applicabile a tutti gli ambiti della vita quotidiana.Si tratta di un sistema di etichettatura/tagging degli oggetti che vivono la nostra quotidianità. Materialmente parliamo di una etichetta adesiva (evoluzione del codice a barre) fornita di un chip in grado di assimilare memorie ed esperienze tramite Wi-Fi, quindi comunicare e interagire con l’ambiente circostante. Tali etichette sono pensate per : > un ambito legato alla produzione e al ciclo di vita degli oggetti (sostenibilità, qualità e valori aggiunti) riservato alle aziende produttrici > un altro legato all’uso personale del possessore dell’oggetto che si rifà ad una poetica della memoria e del ricordo.Le etichette sono facilmente acquistabili ed applicabili sui propri oggetti/feticci e sono provviste di un codice che le rende uniche.La lettura dei chip può avvenire in due diverse modalità: > la prima è quella tramite la vicinanza con un dispositivo cellulare mobile > la seconda è tramite il sito di intimacy che funziona come un aggregatore di contenuti rss, comunicando con l’ambiente domestico tramite la rete wi fi

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Nessun posto è come casa propria

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01

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L’atto di disfarci di ciò che non ci serve più esalta il carattere esclusivamente utilitaristico del rapporto che intratteniamo con gli oggetti della nostra vita quotidiana. E’ un rapporto perfettamente razionale, cioè funzionale al perseguimento della nostra utilità, al punto da sembrarci ovvio. Questa convinzione potrebbe però

incrinarsi se sospettassimo che il rapporto che intratteniamo con gli oggetti di uso quotidiano abbia fi nito con l’improntare di sè gran parte dei nostri rapporti con il mondo in cui viviamo: cioè non solo con gli oggetti materiali, ma con il nostro stesso corpo, con l’ambiente, con le altre persone....

��������Febbraio, 10, 2009//// ore 14:31 ��������

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Ammassare ricordi, oggetti e abiti può diventare un esercizio della memoria, perché nel desiderio di non buttare c’è la voglia di raccontare una vita intera: oggetti come testimonianze del proprio essere.

La stratificazione della propria vita: il vestito da sposa della mamma e le borsette della zia, i disegni dell’asilo, i biglietti dei concerti i poster dell’adolescenza, il divano di famiglia la poltrona del rigattiere con il primo stipendio,i quarantacinque giri del papà...

Intimità in volumi tridimensionali

15 maggio 1973

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Destrutturazioneconfinecontattomixfusioneatmosfere

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La domanda fondamentale sembra essere proprio:

LOFT O NO LOFT?Altrimenti definibile, coniabile, assimilabile con la più ovvia:

NO PRIVACY O PRIVACY?

Lo status symbol del Loft presuppone una regola a cui non tutti pensa-no rispondendo alla domanda; quella dell’inevitabile condivisione di intimità.Fra amici, conoscenti, parenti, amanti.Una violenza fortemente psicologica, quasi carnale.Molti fra coloro che rispondono Loft, non a caso, sono single.La definizione di intimità è complessa e riguarda vari ambiti delle uma-ne relazioni. In generale essa si può definire come una condizione di particolare vi-cinanza, fisico e/o emotiva, fra due esseri umani.

E non solo (aggiungiamo noi)

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Loft

significa, condividere gli oggetti che popolano la casa con altre eventuali persone ed abbattere anche i confini sensoriali con loro,

fondendosi totalmente in un unico grande stile di vita.Lo stile loft, appunto, open space, creativity, free.

No Loftal contrario, apre le porte ad un ritorno di fiamma, la vecchia casa

dove le pareti ancora portano il cognome di “divisorie”.

Dividere significa incanalare suoni, odori, sapori, visioni,atmosfere in local space, come i capitoli di un libro.

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Il tema dell’ambiente domestico ha richiesto nel nostro caso una serie di riflessioni proprio di questo tipo, reazioni a catena che hanno generato in noi l’idea di osservazione, commento, critica e curiosità, più che di vera e propria ricerca statica.Fusioni quindi di suggestioni ed immaginari, cinematografici, lettera-ri, fantascientifici, quotidiani.Nel romanzo “Vita” di Melania Mazzucco la barriera di incomunicabili-tà linguistica e sociale che circonda i personaggi li spinge ad instaurare un rapporto particolare e privilegiato con gli oggetti che li circondano che vengono esplicitamente definiti talismani, oggetti magici in grado di modificare fattivamente la realtà.Gli oggetti si pongono come nodi complessi di relazioni attraverso cui esercitiamo il nostro legame operativo con il mondo, un rapporto mul-tidimensionale che si esprime non solo nella funzionalità dei nostri atti fisici, ma anche nei significati simbolici, nelle immagini percettive, nelle relazioni sociali. Bruno Latour constatava quanto le cose fossero in verità piene di uomi-ni, incorporando nella loro fisicità idee, abitudini, costruzioni di senso: una rete fitta di relazioni inter-soggettive senza le quali il nostro stare al mondo apparirebbe inverosimile. E quindi trasformazione da materia a materiale, a prodotto e poi a merce, e infine a strumento e poi a scarto, mobilitando una rete infinita di attori, tecniche e processi eterogenei. La trasformazione dei luoghi di vendita e di consumo – passati da una vendita basata su contatti diretti e su rapporti fiduciari con il commer-ciante alle grandi catene e infine all’e-commerce, muta in profondità non solo i modi del consumo, ma anche le strutture e i processi interme-di successivi alla produzione e una serie di figure i cui compiti vengono necessariamente incorporati nel prodotto stesso. La conseguenza è una mutazione dell’atteggiamento del consumatore nei confronti del prodotto: infatti il consumatore si arruola nel “proget-to dell’oggetto” che consumerà quotidianamente, proiettando se stesso all’interno dei valori che esprime.

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Un possesso più vivo, un’intimità maggiormente condivisa con l’ogget-to, personalizzabile, modificabile, nonché il migliore amico dei propri dati personali.Liberi da una condotta in funzione di intenzioni esterne, gli oggetti non sono più sottoposti ai soggetti che li creano o li adoperano. Anch’essi parlano, ascoltano, guardano, toccano, pensano, hanno una memoria, si muovono, si animano come vere e proprie forme di vita e si pongono in relazione tra di loro e con i soggetti che li manipolano. Si fanno, insomma, di carne artificiale e vengono investiti da una forte carica emotiva.Quello che vogliamo condurre, attraverso questo progetto, è lo studio e la ridefinizione di questo nuovo concetto di intimità,

chiamato INTIMACY 3.0: esteso, poliglotta, multi-sensoriale, poli-funzionale, orizzontale, futuribile.«Internet delle cose» per parlarne in altri termini.Con questo si intendono miliardi di oggetti, ognuno dotato di una sua capacità di comunicare con gli altri: senza fili, di solito a corto o cortis-simo raggio. E’ la comunicazione da oggetto a oggetto. Ognuno di questi oggetti autonomi deve essere dotato di un suo indi-rizzo Internet e tutti i messaggi tra le cose devono usare il protocollo di trasmissione a pacchetti, tipico della rete.Da qui lo studio di ciò che abbiamo appena introdotto come il tema dell’intimità con gli oggetti della propria domesticità (versione 1.0, 2.0, 3.0), catalizzato poi in una specificità che andiamo a definire.

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Lo spazio che creiamo tra noi e gli altri viene definito “bolla prossemi-ca” perché ci avvolge e ci “protegge” dall’esterno e altro non è se non la distanza mentale e relazionale che desideriamo avere.Per far questo non basta la nostra fisicità, ma spesso ricorriamo a scor-ciatoie inconsce che ci permettono di delimitare il nostro territorio, a volte entrando in conflitto con il confine dell’altro.Pensiamo a quel che accade al ristorante. Appena ci si siede si iniziano a spostare posate e a posizionare cellulari e quanto altro per delimitare uno spazio fisico sul tavolo. È interessante notare che poco prima di avvertire consapevolmente va-riazioni emotive, per le invasioni o abbandoni della bolla prossemica, il nostro corpo, e/o quello degli altri, le comunica attraverso modifica-zioni non-verbali.Se parliamo di oggetti la cosa risulta assai interessante.

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About intimacy

...

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Intimità 1 . 0

L’individuo fin dal momento della sua nascita, istituisce, grazie al pos-sesso dei cinque sensi, un rapporto costante e diretto con gli oggetti che si trova ad avere intorno.Ogni creatura vivente, mentre è sveglia, è in interazione costante con il suo ambiente. E’ impegnata in un processo consistente nel dare e prendere, nell’agire in qualche modo sugli oggetti che la circondano e nel ricevere qualcosa da essi come impressioni o stimoli. Questo processo di interazione co-stituisce la trama dell’esperienza. Il contesto, in particolar modo quello culturale, investe un ruolo fonda-mentale in questo senso. Esso ci permette di usufruire di un complesso enorme di significati e di concetti già acquisiti e stabilizzati. Questo è Intimità 1.0 : il rapporto uomo oggetto basilare, quello che tutti intratteniamo con la maggior parte degli oggetti che abitano le nostre case.Si tratta di un rapporto univoco, in cui la sola risposta che otteniamo è a livello sensoriale personale, ma in cui l’oggetto non si comporta se non passivamente.

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Intimità 2 . 0Il rapporto uomo oggetto basilare non è più univoco.Ci troviamo davanti a degli oggetti che ci danno delle vere e proprie risposte, oggettive, non più soggettive.Prevalentemente oggetti nomadi, appartenenti all’ uomo post moder-no, viaggiatore incallito, lavoratore globalizzato.Reti wireless, palmari, cellulari, pc, oggetti che passano dalle nostre case ai grandi hub come aeroporti, agli hotel di New York fino ad arri-vare a Beirut , il tutto magari in una settimana.Insomma l’oggetto non è più solo tuo perché di proprietà, ma contiene al suo interno informazioni personali, dati, documenti, che lo rendono veramente fondamentale.Si aprono inoltre le porte di comunicazione con il mondo e con il web 2.0.

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Intimità 3.0Il rapporto spazio-tempo sta mutando.

Lo spazio storico, tradizionale sta scomparendo a vantaggio di una com-binazione dello spazio “reale” e di quello virtuale. I nostri movimenti forse saranno gli stessi, ma cambierà il modo di abi-tare, le relazioni tra interno ed esterno, l’uso degli oggetti, i rapporti tra essi, favorendo una poli-funzionalità. Cambierà la nostra maniera di re-lazionarci con gli oggetti, così come la più generale relazione tra soggetto e oggetto, ma soprattutto quella tra oggetto e oggetto. Se tutto si smaterializza anche gli oggetti cambieranno il loro statuto a cominciare dal significato del loro possesso. Essi saranno possedibili solo come immagine, come “tendenza di pen-siero”.Gli oggetti diventano vettori a reazione poetica.Questa è Intimità 3.0: il rapporto uomo oggetto che da basilare e univo-co si è evoluto in biunivoco, subisce un’estensione, quella del rapporto oggetto/oggetto.Per cui non è più l’uomo ad interagire con le informazioni contenute nei suoi oggetti, ma anche essi, tra loro, sono in grado di scambiarsi notizie, memorizzare, apprendere, facilitare per sbagliare sempre meno.Si introduce quindi un nuovo concetto: quello della memoria degli og-getti, di conseguenza la loro sempre maggiore intimità con l’individuo che li possiede.

22 agosto 1981

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/ oggetti

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propri usatipropri non usatipropri dimenticatinon propri usati

non propri dimenticatinomadi all’interno della casa

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Il possesso della tecnologia e dell’intrattenimento rivela la sua etimologia da bondage.

Ci si lega/collega per subire il piacere, per giocare e possedere.

3 aprile 1960

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What is

my project...

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Tutti sanno come funziona un codice a barre: la cassiera fa passa-re i prodotti sopra una superficie trasparente mentre un disposi-tivo emette un raggio luminoso che viene più o meno riflesso dal-le porzioni bianche e nere delle etichette apposte ai prodotti stessi. Le etichette riportano un codice a barre identificativo dello specifico prodotto. La cassa, a sua volta, è collegata a un computer che, ricono-scendo tutte le informazioni riportate dal codice a barre, può progressi-vamente fatturare sullo scontrino del cliente i prodotti da lui acquistati.Le etichette a barre hanno però delle sostanziali limitazioni. Esse individuano un prodotto, ma non una specifica unità di quel pro-dotto, e devono di volta in volta essere lette con un processo manua-le, ossia non automatico, a ogni stazione della catena di distribuzione.

IT TALKS ABOUT YOU

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Da molti anni esiste però un’altra tecnologia, basata su micro-chip do-tati di micro-antenne e denominati transponder ovvero tag RFID (Ra-dio Frequency Identification).I tag possono, in modo analogo ai codici a barre, essere apposti o inse-riti in oggetti per essere successivamente letti o aggiornati da un siste-ma informativo senza intervento diretto di una persona.Il meccanismo RFID è abbastanza semplice. Un’antenna posizionata rispetto al tag a un’opportuna distanza, dipen-dente dal tipo di applicazione, è in grado di leggerne il contenuto poiché lo stesso tag è dotato a sua volta di una propria antenna e i due sistemi sono quindi in grado di comunicare elettromagneticamente.Secondo il tipo di necessità i tag possono essere attivi o passivi. In quest’ultimo caso il chip trae l’energia necessaria per operare diretta-mente dal campo elettromagnetico, ossia dai segnali che gli pervengo-no dal sistema esterno. È intuibile che con una simile tecnologia diventa possibile leggere e scrivere informazioni attinenti non solo un singolo prodotto ma persi-no una singola unità di prodotto. Tali letture/scritture possono avvenire automaticamente e senza visi-bilità ottica, e non solo per singoli elementi ma anche per interi lotti di prodotti.Quello che noi andremo a progettare è un sistema di tracciatura grazie ad rfid posizionati all’interno degli oggetti, e di lettura . Ideato princi-palmente per una domesticità condivisa, per esempio quella delle case in affitto, dove gli oggetti si confondono, si dimenticano, prolificano se-condo strane logiche, vagano di casa in casa, vengono presi in prestito a amici, amanti, conoscenti, parenti, catapultati a Pechino dallo studente cinese o riciclati dai cassonetti cittadini, è un sistema applicabile agli ambiti più disparati: dal sistema dell’usato, a quello della produzione alimentare, ai consumi sostenibili, alle emissioni nocive, alla cataloga-zione dei propri oggetti casalinghi.

8 luglio 1971

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secret

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IT TALKS ABOUT YOU

promozione+

comunicazione

11 gennaio 1980

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company package

+istruzioni+chip

+brochure

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cose non dettecose da non direcose origliatecose nostrecose mie

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private package

+istruzioni+chip

+brochure

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Il prodotto viene presentato sul mercato secondo i seguenti steps: 1 Guerilla marketing attravesro stickers2 Spot televisivi su canali tematici youth oriented come MTV BRAND NEW, SKY GXT3 Volantini4 Banner video su siti aggregatori5 Pubblicità su riviste come PIG, KULT, VICE, CREAM6 Concorso:Lasciati sorprendere!!! Intimacy 3.0

Intimancy 3.o può essere acquistato nei negozi che promuovono l’idea della circolazione trasparente delle informazioni, si tratta di un rotolo di scotch che viene venduto ai negozianti e da loro ai consumatori.E’ possibile comunque evitare questo passaggio tramite il contatto diretto con il produttore.

13 marzo 1982

Lasciati sorprendre!!!

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lasciati sorprendere!!!

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web

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Scopri attraverso il sito le possibilità del tuo intimacy 3.0

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Accordo Fiat/Intimacy 3.0

La nota azienda automobilistica rende noto l’accordo con Intimacy 3.0, rendendo così la propria produzione trasparente.

12.Feb.2009, ore 10:42

10.Feb.2009, ore 21:09Nuovi tag Intimacy 3.0

New entries: 4 bicchieri di vetro 2 piatti 2 new mac book pro 1 posacenere

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Stato: 201giorniProdotto in: Italia, Pratoper visualizzare l’itinerario clicca qui

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10.Feb.2009, ore 21:09Nuovi tag Intimacy 3.0

Attivato nuovo utente negli Stati Uniti , Chicago.State condividendo la memoria dell’oggetto tazzina caffè con codice 5845jd9

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3gt8ni21Vaso

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vs28791Pianta

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Il mio è arrivato a Chicagoooo!!! :-)))

12.Feb.2009, ore 10:42

Selma

...Ho spedito il mio primo tag!

12.Feb.2009, ore 10:00

Skonvoltz83

Scusate quanti oggetti posso taggare?

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Il mio è arrivato a Chicagoooo!!! :-)))

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Scusate quanti oggetti posso taggare?

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