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COMMISSIONE PROVINCIALE DI TORINO COMITATO REGIONALE PIEMONTESE C C O O R R S S O O D D I I A A L L L L I I E E V V O O A A L L L L E E N N A A T T O O R R E E Q Q U U A A D D E E R R N N O O T T E E C C N N I I C C O O Torino SUD – Moncalieri 2008 Formatore: Marco Spanu Assistente: Andrea Bausano

Formatore: Marco Spanu Assistente: Andrea Bausano · 4.3 Esercizi ... tutti in possesso della qualifica minima di “allenatore”, ... Questo tipo di esercitazione viene di solito

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COMMISSIONE PROVINCIALE DI TORINO

COMITATO REGIONALE PIEMONTESE

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Torino SUD – Moncalieri 2008

Formatore: Marco Spanu

Assistente: Andrea Bausano

Corso Allievo Allenatore di Torino NORD – Buttigliera, 30 giugno - 17 luglio 2008

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Sommario

1 Presentazione del corso ................................................................................... 5

1.1 Informazioni generali ............................................................................... 5

1.2 Il corso di Moncalieri ................................................................................ 6

1.3 Descrizione degli appunti......................................................................... 6

2 Ball handling...................................................................................................... 8

2.1 Introduzione............................................................................................. 8

2.2 Considerazioni generali ........................................................................... 8

2.3 Esercizi .................................................................................................... 8

2.4 Conclusioni ............................................................................................ 10

3 Fondamentali individuali senza palla ............................................................ 11

3.1 Introduzione........................................................................................... 11

3.2 Esercizi .................................................................................................. 12

4 Arresti e partenze ............................................................................................ 13

4.1 Arresti e Ripartenze............................................................................... 13

4.2 Arresti .................................................................................................... 13

4.3 Esercizi .................................................................................................. 14

4.4 Ripartenze ............................................................................................. 15

4.5 Esercizi .................................................................................................. 16

4.6 Conclusioni ............................................................................................ 19

5 Il tiro.................................................................................................................. 20

5.1 Esecuzione del tiro ................................................................................ 21

6 Il palleggio........................................................................................................ 32

6.1 Esecuzione del palleggio ....................................................................... 34

6.2 Tipi di palleggio e movimenti ................................................................. 36

6.3 Esercizi proposti .................................................................................... 40

6.4 Conclusioni ............................................................................................ 47

7 Il passaggio...................................................................................................... 48

7.1 A cosa serve e come si esegue............................................................. 48

7.2 Tipologie di passaggio........................................................................... 51

7.3 Conclusioni ............................................................................................ 67

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8 Fondamentali Individuali difensivi ................................................................. 68

8.1 Esercizi .................................................................................................. 71

8.2 Conclusioni ............................................................................................ 74

9 Regolamento Tecnico ..................................................................................... 75

9.1 Regolamento Esecutivo......................................................................... 75

9.2 Regolamento Tecnico............................................................................ 75

10 Preparazione fisica.......................................................................................... 78

11 Elementi di didattica........................................................................................ 79

12 Metodologia dell’insegnamento sportivo...................................................... 85

12.1 La comunicazione.................................................................................. 86

12.2 Giovani atleti crescono…....................................................................... 90

12.3 La motivazione ...................................................................................... 92

12.4 L’apprendimento.................................................................................... 95

12.5 Osservazione e misurazione dell’apprendimento .................................100

12.6 Etica e sport..........................................................................................101

13 Bibliografia......................................................................................................106

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11 PPrreesseennttaazziioonnee ddeell ccoorrssoo 1.1 Informazioni generali

Nella primavera del 2008, a fronte di una richiesta iniziale di 75 iscrizioni, sono stati attivati 3 corsi in provincia di Torino, con tre diverse collocazioni: Buttigliera, Moncalieri e San Mauro Torinese, in modo da favorire più possibile la raggiungibilità della sede del corso da parte di tutti gli iscritti. Approfitto per ringraziare le società G. S. Dil. Rosta e Pall. San Mauro che hanno messo a disposizione a titolo gratuito i loro impianti per le lezioni.

Le 75 iscrizioni iniziali, si sono ridotte successivamente ridotte a 52, forse per

una generale tendenza iniziale a sottovalutare l’impegno richiesto. Sono stati attivati quindi tre corsi da 16-19 iscritti ciascuno, tenuti da altrettanti formatori riconosciuti dal C.N.A. e con la collaborazione di tre assistenti, tutti in possesso della qualifica minima di “allenatore”, alcuni dei quali hanno già intrapreso l’iter formativo in regione, a cura dei formatori nazionali Julio Trovato e Federico Danna.

Ferma restando la separazione di corsisti, strutture, formatori e assistenti, allo scopo di garantire la maggiore attenzione possibile all’individualizzazione della proposta didattica, si è cercato di considerare i tre corsi congiunti sul piano didattico. Grazie alla collaborazione di formatori e assistenti, e sotto la supervisione del formatore nazionale Julio Trovato, ci si è coordinati al meglio, per uniformare la proposta didattica, soprattutto riguardo le modalità di insegnamento dei singoli moduli. Sui contenuti, ciascun formatore ha sviluppato in autonomia la traccia ricevuta dal C.N.A., organizzando insieme al proprio assistente la suddivisione dei compiti.

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1.2 Il corso di Moncalieri Il corso di Moncalieri (o Torino SUD) è stato tenuto a cavallo tra giugno e

luglio 2008, con una media di due lezioni a settimana, da questo staff: • Marco Spanu formatore • Andrea Bausano assistente • Tino Gangi preparatore fisico • Federico Brindisi istruttore C.I.A. • Mirella Ronco docente della Scuola dello Sport del C.O.N.I. Questi invece gli iscritti al corso: 1. Ballario Marco 2. Barale Cristina 3. Bonetto Marco 4. Bufano Marco 5. De Blasi Massimo 6. Fasolio Marco 7. Ferrarese Luca 8. Fresia Mattia 9. Giorsetti Lorenzo 10. Lisa Stefano 11. Mattio Paolo 12. Miceli Riccardo 13. Persico Davide 14. Porcella Alessandro 15. Rizzo Giulio 16. Varetto Fabrizio 17. Zappa Marco 18. Zuccaro Marcello Tutti gli iscritti hanno superato l’esame, consistente in una prova scritta.

1.3 Descrizione degli appunti Questi appunti sono frutto di una miscela fra i contributi dei relatori dei diversi

moduli, e le relazioni prodotte dai corsisti. In particolare nei capitoli 2, Errore. L'origine riferimento non è stata trovata., Errore. L'origine riferimento non è stata trovata., Errore. L'origine riferimento non è stata trovata., Errore. L'origine riferimento non è stata trovata., Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. e Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. sono contenuti i relativi moduli tecnici, nel capitolo 9 il contributo dell’istruttore C.I.A., nel capitolo 10 quello sulla preparazione fisica, mentre le tematiche legate alla didattica e alla comunicazione sono esaminate nei capitoli 11, a cura del formatore e 12, con un ampio contributo della Scuola dello Sport del C.O.N.I.

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Andrea Nicastro Presidente commissione provinciale allenatori di Torino Direttore dei corsi di Allievo Allenatore 2008

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22 BBaallll hhaannddlliinngg 2.1 Introduzione

Nel modulo 2 sul ball-handling, si affronta la tematica del trattamento di palla, ovvero la capacità del giocatore di trattare la palla nei diversi gesti tecnici che la pallacanestro richiede.

Possiamo suddividere tale modulo in due parti: • considerazioni generali • esercizi proposti

2.2 Considerazioni generali Come detto in precedenza, con ball handling si intende la capacità del

giocatore di padroneggiare la palla nelle diversi gesti tecnici fasi quale può essere la presa, la ricezione e il contatto nel palleggio e nel passaggio.

Il lavoro del ball handling deve essere ripetuto quotidianamente e deve essere costante nel tempo.

Per migliorare il trattamento di palla esistono moltissimi esercizi che si possono suddividere in: • esercizi per la rapidità delle mani • esercizi per la sensibilità delle dita • esercizi in funzione di movimenti tecnici

Queste varie tipologie di esercizio possono essere eseguite: • da fermo • in movimento • con o senza palleggio • con 1 o 2 palloni • individualmente o a coppie.

Il miglioramento del ball handling si ha quando si aumenta la velocità di esecuzione del movimento combinando insieme più esercizi per incrementare la difficoltà.

Questo tipo di esercitazione viene di solito effettuato nella fase iniziale dell’allenamento ed è consigliabile, soprattutto con i giovani giocatori effettuare questi esercizi ad ogni allenamento con costanza.

2.3 Esercizi • pizzicare la palla due mani sopra la testa; • ballare la palla avanti, dietro, sopra la testa; • cullare la palla dx e sx; • palla su una mano avanti, tocco con il dorso della mano e presa con la

stessa mano sia a dx che a sx;

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• palla su una mano, palmo, dorso, dorso altra mano e palmo della seconda, ritorno;

• girare la palla intorno al busto e cambio senso; • girare la palla intorno alla testa e cambio senso; • girare la palla intorno alle caviglie con piedi uniti e cambio senso; • girare la palla intorno a tutto il corpo da testa a caviglie e ritorno cambio

senso; • girare la palla intorno alle caviglie alternando due insieme e una singola

portando indietro una gamba; • girare la palla intorno ad una gamba cambio gamba e senso; • disegnare un 8 intorno alle gambe; • disegnare un 8 saltellando divaricando avanti/dietro; • piedi pari, gambe divaricate passare la palla da avanti a dietro battuta a terra; • stessa cosa con palla sospesa senza che cada a terra; • piedi pari, gambe divaricate presa con dx avanti e sx • dietro, cambio presa sx avanti e dx dietro tenendo la palla sospesa; • come sopra ma con rimbalzo a terra della palla; • lancio la palla in alto e la recupero dietro; • lancio la palla da dietro e la recupero avanti; • unisco i due esercizi precedenti; • lancio la palla in alto, la lascio cadere a terra e la recupero appena ha

rimbalzato; • palleggio mano dx sul posto piedi in movimento (stessa cosa sx); • palleggio mano dx e sx sul posto sempre piedi in movimento; • un palleggio sul posto mano dx e cambio, uno a sx e cambio. Sempre piedi

in movimento; • dondolare la palla in palleggio a dx e sx con una mano (cambiare mano); • dondolare la palla avanti e indietro con una mano (cambiare mano); • dondolare dx sx avanti e indietro; • dondolare a dx e a sx palleggiando a dx con la mano sx e viceversa; • ragno; • palleggio sul posto + uno di spostamento e ritorno; • seduti: palleggiare davanti e di fianco; • seduti: girare la palla intorno in palleggio; • seduti:far passare la palla sotto le gambe; • seduti: palleggio di taglio, di palmo e di dorso; • seduti palleggi con pugno; • palleggio sul posto, due palleggi protetti avanti e ritorno + cambio mano • a coppie specchio in palleggio; • palleggio con una mano e l’altra tiene un pallone; • palleggio con una mano e l’altra tiene un pallone e

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• cambio di mano; • palleggio con due palloni; • palleggio con due palloni a dx e a sx; • palleggio con due palloni e incrocio delle mani sui palloni;

2.4 Conclusioni Con i giovani occorre allenare costantemente il fondamentale del ball

handling e dedicare il tempo che riteniamo più congruo, rispetto al periodo dell’anno, ad ogni allenamento.

Aumentando la velocità delle mani e la sensibilità dei polpastrelli si aumenta la capacità di trattamento e gestione della palla in tutte le situazioni di gioco offensivo e difensivo.

Avere mani veloci non vuol solo dire saper trattare la palla in fase offensiva, ma vuol anche dire avere il tempismo per rubare una palla in fase difensiva.

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33 FFoonnddaammeennttaallii iinnddiivviidduuaallii sseennzzaa ppaallllaa 3.1 Introduzione

Nell’arco di una partita un giocatore passa moltissimo tempo senza palla; è importante, perciò, saper giocare anche senza palla.

Gli individuali senza palla sono movimenti fatti ad un’intensità tale da creare dei vantaggi, vantaggi che sono di varia natura: servono, per esempio, per liberarsi dal diretto difensore, oppure per togliere gli aiuti difensivi.

Questi movimenti vengono chiamati tagli; ovviamente per creare un vantaggio occorre compiere un taglio forte.

Un taglio deve sempre tenere conto dello spazio e del tempo; infatti se c’è una cattiva spaziatura, gli aiuti difensivi, per esempio, sono più facili da portare.

Quando si esegue un taglio è importante rapportarsi non solo con chi ha la palla ma anche con il movimento di tutti gli altri compagni di squadra; in questo caso lo spazio e il tempo influiscono nella buona riuscita dell’azione.

Ogni taglio ha sempre un inizio e una conclusione; i principali punti di riferimento nell’esecuzione di un taglio sono: • linea dei 3 punti • la palla • l’area dei 3’’ • il post basso • il post alto (sia sul lato debole che sul lato forte) • il mezzo angolo

A livello individuale un giocatore che intende eseguire un taglio deve tener conto di: • posizione fondamentale • cambio di velocità, di direzione, di senso • giro in corsa • giro.

Presupposto fondamentale nell’esecuzione di un buon taglio è quello di equilibrio e rapidità dei piedi.

Il giocatore che vuole eseguire un taglio deve sempre leggere la posizione del difensore diretto e anche quello dell’intera difesa, deve possedere una buona capacità di anticipazione e lettura.

Quando si spiegano i tagli bisogna dire di guardare sempre la posizione della palla.

Nell’esecuzione di un taglio occorre sempre una buona spaziatura. I tagli si possono suddividere in diverse “categorie”:

• tagli davanti al difensore: tipico taglio davanti al difensore è il dai e vai, da eseguire sempre associato, come tutti i tagli, con un cambio di velocità.

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• tagli in relazione ad un movimento della difesa: • back door: taglio associato ad un cambio di direzione e di velocità • taglio in allontanamento: è un taglio che ha sempre lo scopo di portare

ad un vantaggio, in cui l’attaccante si allontana rispetto alla posizione della palla; anche questo taglio è associato ad un cambio di velocità.

Un taglio, inoltre, può essere: • taglio che parte dal lato debole (soprattutto se il difensore del post basso non

è attento si può eseguire un taglio flash per ricevere la palla) • taglio verso il lato della palla (rimpiazzo una posizione vicino alla palla

lasciata libera) taglio contro il pallone (eseguo un taglio mentre il pallone sta arrivando nella mia direzione)

• taglio in allontanamento

3.2 Esercizi La progressione didattica per allenare gli individuali senza palla è la

seguente: • corsa cestistica • corsa cestistica con arresto (uno e due tempi) e posizione fondamentale • corsa con cambio di direzione • corsa con variazione di velocità tra le linee • breve circuito che include tutti i cambi finora proposti • 1 vs.0 con appoggio dai e vai con ostacolo • 1 vs.1 con appoggio dai e vai con difesa attiva • 2 vs.1 dai e vai con difesa passiva su passatore • 2 vs.2 con appoggio mobile • situazione di contropiede: taglio in dai e vai se ho vantaggio

Inizialmente si migliorano tutti i tipi di cambi (velocità, senso, direzione) requisito fondamentale per un buon taglio.Si passa poi alle situazioni di gioco dall’1 vs.0 si può anche arrivare alla classica situazione di 5 vs. 5.

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44 AArrrreessttii ee ppaarrtteennzzee Lo scopo di questo modulo è stato oltre a quello di far vedere alcuni esercizi

di base per il miglioramento di queste due situazioni di gioco quello di mettere in evidenza metodi e tempi per poter dare le giuste correzioni ai giocatori.

Gli arresti e le ripartenze sono due fondamentali del basket che possono essere gestiti separatamente o assieme, hanno tra loro dei punti in comune che si possono riassumere in: • Gestione dei piedi; • Ricerca di una buona posizione; • Ricerca di un buon equilibrio e coordinazione.

4.1 Arresti e Ripartenze Nella pallacanestro ci sono due tipologie di arresto:

• Arresto a un tempo; • Arresto a due tempi;

Ci sono inoltre due tipologie di ripartenze: • Ripartenza incrociata; • Ripartenza concorde.

Durante questo modulo sono stati fatti vedere esercizi mirati a migliorare queste quattro tipologie di stato del corpo di un giocatore, il concetto di base per poter fare al meglio tutto ciò è il concetto di equilibrio da assumere con la posizione di base del basket.

Vediamo nel seguito i dettagli dei singoli movimenti.

4.2 Arresti Come la parola stessa dice l’arresto è una condizione nello spazio di un

giocatore di basket dove ci si deve fermare, nel basket una volta che vengono appoggiati entrambi i piedi al suolo con la palla in mano si dice che il giocatore ha effettuato un arresto.

Un volta effettuato un arresto le uniche soluzioni che possono essere intraprese sono: • Passare ad un compagno; • Palleggiare qualora non si fosse ancora fatto; • Tirare; • Muovere il piede perno.

Il piede perno viene battezzato in funzione di quale sia il primo piede che ha toccato il suolo, in caso di simultaneità si può procedere con una scelta arbitraria del perno.

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Arresto a un tempo L’arresto a un tempo si fa in due condizioni di gioco, all’atto della ricezione di

un passaggio oppure a seguito di una azione di palleggio, in entrambi i casi la caratteristica comune è che il giocatore si ferma con un leggero salto con tocco simultaneo dei piedi al suolo.

La posizione da ottenere per effettuare un buon arresto ad un tempo prevede sempre il corpo in posizione fondamentale del basket (busto leggermente piegato in avanti, gambe leggermente divaricate, carico del peso non sul sedere ma sul busto e sugli avampiedi).

Arresto a due tempi L’arresto a due tempi si fa anch’esso nelle stesse situazioni di gioco di quello

a un tempo ma ha come caratteristica che un piede tocca il suolo prima dell’altro.

4.3 Esercizi Esercizio 1 Come primo esercizio abbiamo iniziato a muoverci in ordine sparso per il

campo lanciando la palla è cercando di fermarci prima con un arresto a tempo Alla fine della prima serie il formatore ci ha evidenziato gli errori commessi

(cercando di rendere interativa l’analisi delle correzioni, domande aperte), il peso del corpo, la caduta quasi sempre sui talloni e difficilmente sugli avampiedi, il poco strappo del pallone all’atto dell’arresto.

Lo strappo del pallone è necessario per rendere l’esercizio propedeutico anche ad una reale fase di gioco, non importa dove ma il pallone va sempre difeso soprattutto a seguito di un arresto dove potremmo esser più vulnerabili.

Esercizi 2 Come esercizio 1 con la differenza che andava fatto con arresto a due tempi. Qui le osservazioni sono ricadute sul metodo di puntamento del primo piede

ed è stato richiesto di ripeterlo cercando di fare una completa carrellata del primo piede di arresto da tacco a punta per accentuare un ricciolo di recupero del secondo piede di arresto.

L’arresto a due tempi è molto utilizzato per momenti di gioco simili al tiro in uscita da un taglio. Questo movimento provato lo simulava, e durante l’esercizio si doveva lavorare sul recupero di un equilibrio stabile.

Diagramma 1

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Esercizio 1

Esercizio 2

4.4 Ripartenze Per ripartenza si indente il momento successivo ad una situazione di arresto

dove non si è ancora effettuato il palleggio. Le ripartenze possono essere:

• Incrociate; • Concordi;

Ripartenza incrociata Avviene incrociando in palleggio la traiettoria immaginaria assunta in fase di

arresto. Incrociando si tende a proteggere la palla con gamba opposta alla mano di palleggio.

Ripartenza concorde Avviene palleggiando a seguito di un arresto nella stessa traiettoria

immaginaria della direzione di fermata. Solitamente in un arresto a due tempi la seconda gamba corrisponde alla

gamba concorde alla mano da utilizzare per questo tipo di ripartenza, bisogna stare attenti a non effettuare una infrazione di passi.

A seguito di questa ripartenza è consigliabile recuperare la gamba opposta alla mano di palleggio per facilitare la difesa della palla.

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4.5 Esercizi Gli esercizi svolti in ordine sparso erano simili a quelli precedentemente

presentati. Aumentava la difficoltà in quanto si alternavano movimenti di arresto con

ripartenze. La progressione degli esercizi ha visto:

• Lancio della palla arresto ad un tempo e ripartenza incrociata con arresto a un tempo;

• Lancio della palla arresto ad un tempo e ripartenza incrociata con arresto a due tempi;

• Sono state alternate tutte le condizioni possibili tra le quattro caratteristiche tecniche. Dopo di che per dare più equilibrio all’esecuzione dell’esercizio e con la

finalità di migliorare l’osservazione dei formatori per dare le migliori correzioni ci siamo disposti in tre file ed abbiamo ripetuto il tutto.

Diagramma 2

Le osservazioni che sono emerse durante l’esecuzione di questi esercizi è

stata che ad un certo punto è venuta meno la concentrazione della squadra, infatti molti confondevano le tipologie di arresto comunicate dal formatore, anche in questo

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episodio il formatore ha evidenziato come si debba richiedere sempre e comunque alla squadra un ottimo gradiente di concentrazione, la correzione è stata precisa puntuale e autoritaria al punto giusto.

Ho rivisto in queste spiegazioni degli esercizi molti richiami ai punti esaminati nel modulo 12, per esempio relativamente al tema della SPIEGAZIONE:

• Ragazzi pronti per partire (ORGANIZZAZIONE IN TRE FILE); • Spiegazione rapida sull’organizzazione (DEFINIZIONE RAPIDA DELLA

RICHIESTA DI ESECUZIONE); • Focalizzare l’obiettivo tecnico con il supporto della dimostrazione

(PRESENTAZIONE DELL’ESERCIZIO DEFINENDO GLI OBIETTIVI); • Focalizzare i punti cardine; • Focalizzare gli errori più comuni con il supporto della dimostrazione; Abbiamo costantemente lavorato per il corretto raggiungimento di equilibrio e

coordinazione di movimenti diversi in condizioni diverse. Soprattutto alternando arresti e ripartenze, tra le varie tipologie.

Abbiamo poi visto altre diversi tipi di lavori.

Lavori a coppie A coppie abbiamo lavorato sparsi per il campo per ripetere movimenti visti

prima nel breve. Per esempio disposti uno di fronte all’altro, uno con palla la lancia con

angolazione non superiore ai 35° e l’altro la recupera lavorando sugli arresti. Oppure quello che la passa lavora sul perno per fare un passaggio

schiacciato mentre la lancia.

Diagramma 3

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Un’altra versione dinamica che prevede movimento anche dei giocatori può

essere, una che preveda i due giocatori in fila uno dietro l’altro il secondo con palla lancia il pallone davanti al primo che corre recupera il pallone a seguito di un arresto a un tempo e poi con un movimento di perno dorsale ripassa la palla al primo e si mette in coda per riniziare l’esercizio.

Oppure si lavora in questo modo: • Giocatore 1 in fila davanti a Giocatore 2 con palla; • Giocatore 1 corre per due metri ed effettua un arresto a un tempo; • Giocatore 1 effettua un movimento dorsale sul perno e fronteggia il Giocatore

2; • Giocatore 2 passa la palla a Giocatore 1; • Giocatore 1 riparte incrociato in palleggio; • Giocatore 2 corre per due metri ed effettua un arreso a un tempo e si rinizia

l’esercizio.

Diagramma 4

21

2

1

2

1

1 corre per due tre metri è fa un arresto ad un tempo

2 gli passa la palla dopo una virata dorsale

1 riparte in palleggio incrociando e 2 riparte per iniziare l’esercizio

Alla fine sono stati svolti esercizi a gruppi più numerosi sempre per poter

migliorare il senso di equilibrio negli arresti e ripartenze effettuate in più spazio di campo.

Gli ultimi esercizi hanno visto diverse soluzioni di arresto:

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• Arresto a due tempi con primo piede di appoggio il piede interno alla linea di gestione dell’attacco a canestro;

• Arresto a due tempi con primo piede di appoggio il piede esterno alla linea di gestione dell’attacco a canestro (al fine di avere una spinta di potenza a canestro che possa contrastare eventuali contrasti di gioco);

• Arresto a due tempi in uscita di tiro con ricciolo sul piede interno; • Arresto a due tempi in uscita di tiro con primo appoggio sul piede esterno.

4.6 Conclusioni In questo modulo abbiamo visto molti richiami a punti già evidenziati nei

precedenti moduli: • Equilibrio (postulato di base); • Coordinazione; • Posizione di base curata con baricentro basso; • Lettura degli spazi e dei tempi durante l’esecuzione di molti esercizi;

Inoltre come precedentemente analizzato nel modulo 2, i formatori hanno trasmesso il concetto base della corretta didattica che un allenatore dovrebbe rispettare preparando gli esercizi per i suoi giocatori: • Organizzazione degli esercizi; • Progressione per raggiungere le finalità desiderate; • Richiamo alla concentrazione per avere un gruppo che rispetti il coach e che

lo segua per il raggiungimento degli obiettivi (nel nostro caso comprendere in prima persona l’utilità delle correzioni relativamente ai movimenti tecnici);

• Creazione di un gruppo (richiedendo sempre di migliorare, cito: “non date nulla per scontato”, con urlo finale).

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55 IIll ttiirroo Il fondamentale del tiro è stato presentato come uno dei movimenti più

personali dei giocatori di pallacanestro. Essendo un movimento che fa della meccanica e della fluidità di esecuzione uno dei suoi principi base risulta essere un fondamentale che deve essere curato nella giusta dose per poter garantire una corretta esecuzione.

Ciò però non esclude che a seconda della conformazioni fisica dell’atleta e a seconda della coordinazione e dell’equilibrio dello stesso in molti casi la pura teoria non può essere applicata con tutti i giocatori.

Compito dell’allenatore è definire un modello di base corretto per l’insegnamento e osservando le diverse modalità di esecuzione apportare delle correzioni che non impediscano al giocatore di raggiungere anche il risultato finale del canestro.

Nella pallacanestro esistono diversi tipologie di tiro. La definizione che si può dare a questo fondamentale è: “Quel movimento personalizzato della pallacanestro che ha effetti derivanti da aspetti MUSCOLARI STRUTTURALI e PARTICOLARI del giocatore, con la finalità di mandare il pallone nel canestro”.

Quindi come si può percepire dalla definizione il tiro è uno dei movimenti più personalizzati a causa dei fattori sopra citati di: • Elemento MUSCOLARE del giocatore, in quanto è necessario un carico di

spinta dove i muscoli sono importanti; • Elemento STRUTTURALE del giocatore, in quanto la condizione di

coordinamento e di posizione della struttura influiscono sulla fluidità della esecuzione stessa;

• Elemento PARTICOLARE del giocatore, in quanto ogni giocatore può assumere posizioni di equilibrio che influenzino la struttura meccanica del tiro stesso. I tiri più conosciuti si possono classificare in:

• Tiri in movimento: • Terzo tempo; • Secondo tempo;

• Tiri da fermo; • Tiri in elevazione; • Tiri in sospensione; • Tiri Speciali.

I tiri in movimento sono eseguiti in dinamicità ed in corsa e sono caratterizzati da una vicinanza al canestro e che sono eseguiti in condizioni di equilibrio non sempre conforme alla posizione di base.

I tiri da fermo prevedono un’esecuzione della meccanica di tiro con partenza da posizione di base.

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I tiri in elevazione sono simili ai tiri da fermo ma la spinta effettuata da piedi e gambe rileva nella estensione del corpo un salto a canestro.

I tiri in sospensione sono una conseguenza del tiro in elevazione ma a differenza di questo la palla lascia la mano del giocatore quando l’elevazione raggiunge il punto più alto di esecuzione.

I tiri speciali sono dei particolari tiri che non si classificano tra quelli precedentemente citati e sono per esempio il gancio o il tiro dopo arresto e passo d’incrocio.

5.1 Esecuzione del tiro Il tiro può essere suddiviso in diversi aspetti base quali:

• Gestione della meccanica di tiro; • Spinta delle gambe; • Spinta del braccio; • Spinta della mano;

• Gestione dell’equilibrio del corpo: • Prima l’esecuzione; • Durante l’esecuzione • Dopo l’esecuzione;

• Coordinazione della spinta gambe – braccia – mano; • Ricerca del Punto di Mira; • Gestione della forza di esecuzione; • Gestione della parabola e della frustata;

Tutte queste singole parti devono essere tenute in considerazione durante la spiegazione di come si deve effettuare un buon tiro.

Ritroviamo come sempre il postulato di base dell’equilibrio che è a fondamento di una ricerca costante della situazione fisica migliore per effettuare una prestazione tecnica, in questo caso spostato in tutti gli aspetti del tiro per poter garantire una buona reazione fisica a contrasti di gioco per i tiri in avvicinamento a canestro.

Ovviamente fluidità e coordinazione delle spinte dei diversi arti aiuta l’esecuzione del tiro per poter effettuare anche i giusti carichi di forza muscolare.

Relativamente all’esecuzione dobbiamo partire da: • Presa della palla; • Posizione delle due mani; • Ricercare del punto di mira; • Estensione del braccio; • Posizione del corpo;

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Presa della palla La presa della palla deve essere curata per allenare le situazioni di gioco che

possono accadere durante il gioco. A seguito di un arresto, o di un palleggio mano forte, o di un palleggio mano

debole o a seguito di un passaggio ricevuto, o di una palla recuperata, va allenata la capacità del giocatore di ritrovare rapidamente la posizione corretta di tiro e la corretta presa delle mani.

Il lavoro sulla presa e sullo strappo della palla si era visto anche nel modulo del ball handling e dell’arresto e ripartenze.

Posizione delle due mani La posizione delle due mani è importante da allenare non solo come

fondamentale di tiro ma anche come movimento da eseguire rapidamente a seguito della presa della palla.

Le due mani devono essere posizionate a seconda delle loro caratteristiche. La mano forte deve essere messa sotto la palla e il polso già in condizione di

piegamento deve formare un angolo di 90° con l’avambraccio che forma anch’esso un angolo di 90° con il braccio.

La palla deve essere posata sul palmo della mano forte e le tre dita (pollice indice medio) devono essere rivolte a canestro, in alcuni metodi di allenamento anulare e mignolo venivano anche bloccati per migliorare la capacità del giocatore di spingere con le prime tre dita.

L’altra mano deve servire da appoggio al tiro e deve essere messa sul lato della palla.

Importante lavorare con i giocatori per assumere rapidamente la corretta posizione delle mani a seguito della presa.

Ricercare del punto di mira A seguito della corretta posizione delle mani si cura come precedentemente

detto l’angolazione del polso e dell’avambraccio. Il gomito deve essere all’incirca all’altezza della spalla. Con questa posizione si deve creare una finestra sotto la palla che permetta

agli occhi di ritrovare un corretto punto di mira (visuale del canestro).

Distensione del braccio A seguito della spinta che avviene dai piedi con successiva distensione delle

gambe ci deve essere una sincronizzata estensione del braccio con successiva chiusura del polso (spezzare il polso) rivolgendo il movimento a canestro.

Terminando la distensione con il braccio disteso, il gomito deve trovarsi leggermente sopra la spalla e gli occhi puntando al dorso della mano devono riuscire a vedere ancora il canestro.

Posizione del corpo La posizione del corpo è importante per l’inizio dell’esecuzione, per la durata

della esecuzione e per la fine della stessa.

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Ogni allenatore può avere dei modelli base di partenza, per il formatore l’ordine corretto della posizione del corpo dovrebbe rispettare questi principi: • Piedi paralleli o con un leggero disallineamento; • Busto in avanti; • Carico sugli avampiedi (a limite sulla pianta del piede lasciando liberi i talloni

per non assumere una posizione troppo seduta); • Mettere in linea il pallone con il piede; • Mettere in linea il piede con il gomito ed il ginocchio; • Mettere il linea il gomito con la spalla ed il polso. • Il polso deve già essere in una situazione spezzata.

In questa condizione assumiamo uno stato di equilibrio che ci permetta di esplodere con un movimento continuo l’estensione di gambe – braccia – mano – dita.

Osservazioni Facciamo alcune considerazioni. Il tiro dunque risulta essere un fondamentale che si può allenare, bisogna

lavorare sia sullo stato mentale del giocatore sia sui prerequisiti fisici dello stesso (dimensione delle mani per esempio, senso della coordinazione).

Bisogna come allenatori riconoscere le tipicità di ogni giocatore per individuare subito gli assi di miglioramento e di correzione.

Non bisogna lavorare mai troppo sulla tecnica di tiro utilizzando esercizi che richiedano condizioni agonistiche.

Per esempio non risulta costruttivo insegnare un movimento di tiro e poi richiedere l’esecuzione dello stesso all’interno di una gara.

Bisogna distinguere sempre lo scopo dell’esercizio, in quello analitico bisogna curare molto di più la tecnica, in quello agonistico bisogna mirare al risultato.

In percentuale in un tiro in elevazione o da fermo si usano molto di più le gambe nella gestione della forza da esplodere, mentre in un tiro in sospensione si usano molto di più le braccia.

Quando si insegnano dei movimenti meccanici bisogna come allenatori porsi sempre delle domande sul perché vogliamo insegnare questo tipo di movimento, in questo modo abbiamo sempre coscienza degli obiettivi e delle ragioni che ci spingono ad insegnarlo in una certa maniera.

Questo ci aiuta anche nel confronto con le domande che alcuni giocatori potrebbero fare.

Esercizi Gli esercizi che sono stati proposti hanno ricoperto interamente tutte le

caratteristiche sopra indicate.Siamo partiti da esercizi che dovevano far lavorare il giocatore sugli aspetti della più pura meccanica fino ad arrivare a quelli più dinamici su situazioni di gioco.

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Esercizio 1 Lavoro sulla presa, abbiamo iniziato effettuando i seguenti:

• Lancio della palla in aria e presa forte delle due mani da fermo; • Lancio della palla in aria e presa forte delle due mani con un auto passaggio

che prevedesse anche il recupero della posizione di base in arresto; • Presa della palla da palleggio;

In questi esercizi abbiamo lavorato molto sull’abilità del giocatore di adeguare tutto il suo corpo (vedi posizione di base) e la sua presa della palla in diversi aspetti del basket (a piedi fermi, a piedi in movimento, in palleggio).

La progressione in allenamento potrebbe anche prevedere l’intervento di un altro compagno che effettui il passaggio.

Esercizio 2 L’esercizio due ha visto invece il lavoro della parte successiva alla presa

(recupero) cioè quella di lavorare nella meccanica finale del tiro. Gli esercizi sono progrediti da:

• Frustare solo con il polso la palla; • Distensione del braccio con frustata finale della palla;

Questo lavoro sicuramente allena la meccanica finale di tiro, prima abituando il polso a fare il movimento semplice di frustata, fino a far lavorare tutto il braccio.

Come successiva evoluzione dei primi due lavori gli abbiamo combinati e fatti eseguire dei giocatori in ordine sparso con l’indicazione tecnica di mettere il piede corrispondente alla mano di tiro su una linea del campo.

In questo modo rieseguendo in movimenti sopra visti si doveva verificare, con il corretto completamento della meccanica di tiro, dove cadeva la palla.

Dopo aver riprovato più volte la meccanica da fermo sulla linea abbiamo ripreso tutti i movimenti muovendoci in ordine sparso per il campo.

Ricapitolando la progressione ha visto i seguenti aspetti: • Recupero di base da fermo; • Recupero di base in movimento (con lancio e palleggio); • Esecuzione della estensione e delle frustata da fermo; • Esecuzione della presa, dell’estensione e della frustata su linea di

riferimento; • Esecuzione della presa, dell’estensione e della frustata in movimento (con

lancio e palleggio).

Esercizio 3 La terza serie di esercizi ci ha visto posizionati in due gruppi sulle due metà

campo a compiere dapprima dei tiri di fronte a canestro da fermo (senza salto di spinta ma con il carico del corpo e del braccio).

La progressione ha visto poi l’inserimento di balzi frontali con successivo tiro in elevazione.

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I balzi sono divenuti poi alternati a movimenti di torsione totale del corpo che guardavano il lato del campo con successivo tiro in elevazione.

I balzi sono stati eseguiti poi a zig zag con successivo tiro in elevazione. In questa progressione abbiamo lavorato:

• Dapprima sulla corretta estensione del corpo e delle braccia quando terminavamo il terzo salto;

• Poi con i balzi differenziati per abituare il corpo a ricercare al posizione di equilibrio per l’esecuzione della meccanica di tiro.

DIAGRAMMA 3

11

1

Tiri da fermo ad una mano

11

1

Tiri dopo tre balzi frontali

11

1

Tiri dopo tre balzi alternati

11

1

Tiri dopo tre balzi zig zag

La complicazione finale di questa serie è stata quella di alternare anche la

posizione della palla, in tutti gli esercizi visti prima era sopra la testa nell’ultima serie proponiamo di portarla alternando sopra la testa e su un lato del corpo.

Lavoriamo sempre per coordinare il senso di recupero della posizione corretto della meccanica di tiro.

Esercizio 4 Iniziamo a lavorare in situazioni più dinamiche che mettano in relazione

arresti ripartenze palleggio e tiro. In questo esercizio poniamo una fila a metà campo e chiediamo di effettuare

un’arresto a due tempi partenza incrociata palleggio arresto e tiro in sospensione (cercando di lasciare la palla nel momento di massima elevazione quasi in caduta).

DIAGRAMMA 4

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Lavoro con tiro in sospensione

In questo esercizio oltre a lavorare sui diversi tipi di tiro (ELEVAZIONE e

SOSPENSIONE) si possono variare anche le ripartenze se concorde come nel diagramma 4 o incrociata.

ESERCIZIO 5 La quinta serie di esercizi ci ha visto cambiare tipologia di tiro, abbiamo

iniziato a provare il terzo tempo. La fila con palla partendo da poco prima dei tre punti doveva con 3 massimo

4 palleggi effettuare il terzo tempo. Il lavoro è concentrato sull’esecuzione del tiro con cura del corretto recupero

dell’equilibrio di corpo e braccia durante l’esecuzione con pochi palleggi che quindi richiede distensione anche della falcata di avvicinamento a canestro. Errori comuni effettuati sono stati la posizione della palla durante l’esecuzione, rimaneva sempre troppo bassa sotto la spalla favorendo un possibile intervento difensivo e un altro errore era quello di terminare la spinta a canestro con il corpo molto sotto il tabellone. La palla deve stare sopra la testa o in atteggiamento stabile sopra la spalla e la spinta a canestro deve essere verso l’alto e non in lungo. DIAGRAMMA 5

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Lavoro con tiro in terzo tempo

In questo esercizio sono state aggiunte le difficoltà di finta di passaggio, far

passare la palla attorno alla vita e far passare la palla sopra la testa. Abbiamo eseguito l’esercizio da entrambi i lati del campo (destra e sinistra). L’altra evoluzione di questo esercizio è stata quella di affrontare un palleggio

centrale con successivo lavoro sul secondo tempo, quindi staccare al primo passo del terzo tempo e concludere con la mano concorde al passo.

DIAGRAMMA 6

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Lavoro con tiro in secondo tempo

In questa esercitazione ho avuto notevoli difficoltà di lettura dei giusti tempi e

della giusta coordinazione di esecuzione. ESERCIZIO 6 La sesta serie di esercizi ci ha visto lavorare su due file. Abbiamo rieseguito al serie dei tiri in terzo tempo dopo aver eseguito un dai e

vai con il nostro compagno. Quindi le due file disposte a centrocampo vedevano una fila con palla e l’altra

senza, la fila con palla passava alla fila senza palla. Dopo il passaggio il giocatore 1 effettuava una finta sulla punta del libero e

tagliava a canestro dando un punto di bersaglio per ricevere dal giocatore 2 la palla e poter concludere in terzo tempo.

Abbiamo inserito la difficoltà rispetto ai tiri da fermo della collaborazione con il compagno e la scelta dei giusti tempi nello spazio della metà campo per fare una conclusione vincente.

DIAGRAMMA 6

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1

Lavoro con due file con tiro in terzo tempo dopo dai e vai incrociato

2

Abbiamo aggiunto poi tutte le difficoltà di esecuzione con finta di passaggio

prima dell’esecuzione. Spostando la file senza palla più in basso sulla linea dei 3 punti abbiamo

ripetuto il tutto con il lavoro sui secondi tempi sempre in dai e vai. La progressione di esercizio che ha visto l’interazione al tiro della seconda

fila è stata effettuata nella seguente maniera. La fila 2 è stata posizionata sul prolungamento del tiro libero all’altezza della

linea di tre punti. Una volta ricevuto la palla si effettuava una ripartenza in palleggio cercando

diverse soluzioni di tiro. La fila 1 dopo il primo passaggio effettuava un taglio ugualmente. Questo esercizio simulava la componente della collaborazione che si crea in

una normale situazione di gioco, anche se l’esercizio prevede il tiro del giocatore della fila 2 il giocatore effettua un taglio che in situazioni di gioco si risolverà con il costringere la difesa a scelte di movimento che potranno favorire il giocatore della fila 2 nella scelta di tiro corretta.

I tiri provati dalla fila 2 sono stati: • Strappo interno esterno per effettuare un palleggio laterale per un tiro in

arresto quasi dal pettine; • Strappo interno esterno per effettuare una ripartenza incrociata per il tiro

dall’incrocio del libero. Riassumiamo nel prossimo diagramma le diverse soluzioni provate.

DIAGRAMMA 7

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1

2

1

2

1

2

1

2

Abbiamo alternato anche dei tiri fatti in terzo tempo e in arresto forte. ESERCIZIO 7 L’ultima serie di esercizi provati ci ha fatto testare i movimenti sul tiro

speciale ad uncino tipica di giocatori interni. Il lavoro ha curato la ripartenza laterale e la torsione in protezione del busto

per effettuare un tiro ad uncino sotto canestro. L’esercizio si è svolto secondo la seguente:

• Fila disposta sotto canestro vicino all’incrocio della linea dell’area con la linea di fondo campo;

• Lancio della palla all’altezza del secondo pettine della linea dell’area • Recupero della palla con la posizione delle spalle e dei piedi paralleli alla

linea di fondo campo e la schiena a canestro; • Ripartenza incrociata verso l’interno dell’area difendendo con la spalla

opposta il palleggio; • Busto ruotato con le gambe si trova perpendicolare alla linea di fondo. • Sollevo ad uncino il braccio esterno e allungo il movimento per segnare

sempre difendendo con la spalla ed il braccio opposto il pallone. DIGRAMMA 8

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1

Lavoro per il tiro speciale ad uncino

In questo modulo sono stati effettuati tutti i movimenti tecnici per insegnare correttamente un buon tiro.

Provando gli esercizi proposti ho avuto notevoli problemi a seguire alla lettera i suggerimenti proposti questo perché il mio corpo ha ormai da tempo meccanizzato un movimento di tiro.

Magari non perfetto ma che governa il mio movimento di coordinazione. Questa mia sensazione ricopre alla lettera la prefazione del modulo dove si

sosteneva che il tiro è un fondamentale particolare del tiratore. Da un punto di vista di analisi del movimento direi che abbiamo sviscerato

ogni particolare della meccanica. Gli esercizi hanno ricoperto le diverse tipologie partendo dai tiri in partenza

statica fino a quelli in ricezione dinamica.

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66 IIll ppaalllleeggggiioo Il palleggio sicuramente è uno dei fondamentali più importanti per lo

spostamento del giocatore in campo. Durante il modulo sono state analizzate le singole componenti del

fondamentale e sono stati fatti esercizi mirati all’esecuzione delle diverse tipologie di palleggio.

Sono stati fatti dei richiami anche relativamente a argomenti visti nei precedenti moduli, come la corretta distribuzione dei carichi del corpo negli spostamenti laterali o più semplicemente di come posizionare correttamente la mano sulla palla per padroneggiare il movimento rapido della stessa.

Nella pallacanestro il palleggio può essere utilizzato per: • Muoversi per il campo; • Andare in contropiede; • Migliorare la linea di passaggio; • Battere l’avversario; • Uscire da situazioni di pericolo; • Dare inizio ad un gioco.

Muoversi per il campo Sicuramente nella pallacanestro per muoversi bisogna palleggiare se si è in

possesso della palla, il ritmo del palleggio deve essere coerente con il passo del giocatore, non si possono effettuare più passi contestualmente ad un solo palleggio.

Andare in contropiede Una situazione di attacco conosciuta è il contropiede, in questa tipologia di

attacco a canestro sicuramente risulta anche importante il fondamentale del passaggio a campo aperto ma l’importanza del palleggio veloce a campo aperto è di uguale priorità.

Migliorare la linea di passaggio In azioni di attacco a difesa schierata risulta spesso importante essere

allineati correttamente con i compagni a cui si vuole effettuare il passaggio. Molto spesso per trovare una buona linea di passaggio si possono fare delle

correzioni sul campo utilizzando il palleggio. Diagramma 1

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Migliorare la linea di passaggio

Pessima linea facilmente intercettabile dal difensore

Linea migliore

Battere l’avversario Nelle azioni di 1 vs 1 il palleggio è un fondamentale da curare per effettuare

ripartenze rapide e che tutelino la protezione del pallone nei confronti dell’avversario.

Uscire da situazioni di pericolo Possono accadere situazioni di gioco che prevedano l’utilizzo del palleggio

per facilitare l’uscita del giocatore da questa situazione complessa, per esempio: • Situazione di squadra in difesa che effettua un pressing tutto campo con

raddoppi; • Situazione di posizione del giocatore in prossimità delle linee laterali di gioco

o negli angoli del campo; • Situazione di pressing effettuato dopo la metà campo di attacco con

raddoppio nella parte laterale (trappola).

Diagramma 2

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Uscire da situazioni difficili

Posizione troppo a ridosso della linea laterale

Uscire da un pressing difensivo

Trappola

Dare inizio ad un gioco Viene spesso utilizzato il palleggio per dare ritmo alla squadra in attacco per

poter iniziare schemi di gioco (situazione tipicamente gestita dai Play).

6.1 Esecuzione del palleggio Analizziamo ora nel dettaglio la corretta esecuzione del palleggio, le fasi

base sono: • Assumere la posizione di base; • Curare la posizione della mano sulla palla; • Estensione del braccio. • Carico del corpo;

Assumere la posizione di base Come per la maggior parte dei fondamentali della pallacanestro, assumere la

posizione di base facilità l’esecuzione del movimento. La posizione prevede:

• Gambe leggermente divaricate; • Busto leggermente in avanti; • Distribuire il carico sugli avampiedi; • Abbassare leggermente il baricentro piegando leggermente le ginocchia e

senza ritrovarsi seduti sui talloni.

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Questa posizione garantisce al giocatore stabilità, equilibrio e sensibilità alla velocizzazione dei movimenti di spostamento.

Curare la posizione della mano sulla palla Come visto nel modulo del Ball-handling è estremamente importante curare

la posizione della mano durante il trattamento della palla. Nel palleggio la mano può assumere diverse posizioni sulla palla a seconda

del tipo di palleggio che si vuole eseguire. Nel palleggio da fermo la posizione della mano sarà:

• Leggermente sopra la palla; • Dovrà far lavorare i polpastrelli per rendere la presa e la spinta della palla un

movimento sicuro è stabile; • A seguito di una distensione del braccio e di una frustata della mano la palla

dovrà quasi girare; Nel palleggio in corsa la mano sarà:

• Leggermente più bassa; • Dovrà dare più spinta alla palla per poter velocizzare il contropiede.

Estensione del braccio L’estensione del braccio e la chiusura del polso sono le ultime fasi del

palleggio prima di riniziare il ciclo. Il braccio deve essere disteso per far si che la palla dopo la spinta finale della

mano faccia il minor viaggio possibile fino al suolo. Un braccio ben disteso ed una spinta forte della mano sul pallone

garantiscono più stabilità del palleggio stesso (“Picchiare la palla al suolo”).

Carico del corpo Notevole importanza a poi nel palleggio la distribuzione dei giusti carichi. Abbiamo visto poi negli esercizi che sono stati proposti nel presente modulo

quanto sui cambi di mano o cambi di palleggio siano estremamente importanti la distribuzione dei carichi per poter stare sempre in condizioni di equilibrio.

L’atteggiamento del palleggio influenza questa distribuzione dei carichi, per esempio la posizione del palleggio in corsa a campo aperto e diversa da quella da assumere per difendere il pallone sul posto da quella che si assume nei cambi di mano.

Per migliorare la gestione del carico bisogna lavorare con movimenti analitici per poi aumentare i cambi di velocità.

Le infrazioni che si possono commettere quando si palleggia sono: • Accompagnata; • Doppio palleggio; • Palleggio sopra la spalla;

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Accompagnata L’accompagnata viene fischiata dagli arbitri quando la posizione della mano

passa da sotto la palla (palmo rivolto verso l’alto) a sopra della stessa (palmo rivolto verso il basso) durante la corsa in palleggio.

Doppio palleggio Viene fischiato quando o si palleggia simultaneamente con entrambe le mani

o dopo aver bloccato la palla a seguito di un arresto si riprende a palleggiare senza aver prima passato la palla.

Palleggio sopra la spalla Avviene quando si palleggia alzando il palleggio sopra la spalla. Questa infrazione si può facilmente confondere con l’accompagnata in

quanto la posizione della mano deve per forza cambiare a seguito dell’elevazione del palleggio stesso.

6.2 Tipi di palleggio e movimenti Nella pallacanestro esistono i seguenti tipi di palleggio:

• Palleggio veloce; • Palleggio protetto.

In entrambi i casi la posizione del corpo e della mano sul pallone variano. Entrambe le tipologie devono essere curate per migliorare i fondamentali dei

giocatori. I movimenti che vengono legati ai due tipi di palleggio sono:

• Cambi di direzione; • Cambio di senso; • Cambio di velocità; • Cambio di mano frontale; • Cambio di mano in mezzo alle gambe; • Cambio di mano dietro alla schiena; • Veronica o virata; • Palleggio con esitazione; • Finta di cambio di mano.

Abbiamo visto negli esercizi tutte queste tipologie di movimento, il lavoro fatto in palestra ha denunciato come per ognuno di questi movimenti ci sia la necessità di analizzare: • Come differenziare la posizione del corpo; • Come ricercare equilibrio nei diversi carichi; • Come risulti importante velocizzare l’esecuzione o riconoscere i giusti tempi

della stessa; • Come vari la posizione della mano sulla palla;

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• Come in alcuni casi risulti importante “picchiare” la palla il più in basso possibile per raggiungere una buona velocità e un buon controllo del movimento.

Cambi di direzione In questo movimento si esegue un cambio di direzione con relativo cambio di

velocità per sbilanciare il difensore o per non dare punti di riferimento in una situazione di contropiede a campo aperto (uso la stessa mano).

Cambio di senso In questo movimento palleggio correndo con la mano destra (o sinistra) per

poi fermarmi eseguire una torsione del corpo e delle gambe sul posto (cercando rapidamente con passi successivi la posizione di equilibrio) per poi cambiare verso ed iniziare a palleggiare con la mano sinistra (o destra).

Utile in situazioni di gioco in uscita da canestro a linea di tre punti per invertire rapidamente il movimento in una entrata da linea di tre punti a canestro. Diagramma 3

Cambio di senso in palleggio

Uscita dal canestro a linea di tre punti

1

2

Rotazione del corpo e entrata da tre punti a canestro

Cambio di velocità Nel movimento di cambio velocità bisogna lavorare sull’accelerazione in

palleggio, mirando a effettuare palleggi in campo aperto per i contropiedi.

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Cambio di mano frontale Questo movimento base del palleggio serve per effettuare dei cambi di

direzione veloci con relativi cambi di mano per saltare un avversario tutelando sempre la palla.

Questo movimento può avere diversi spostamenti di carico e di posizione del corpo (come vedremo negli esercizi proposti), infatti si possono fare dei cambi di mano ripartendo con degli incroci o con spostamenti della gamba opposta alla gamba che punta il cambio di direzione.

Diagramma 4

Cambio di mano frontale

Palleggio mano destra, punto il piede esterno in prossimità dell’avversario difendendo con mano sinistra e spalla la parte vulnerabile del palleggio.

Dopo aver spostato il carico del corpo sul piede esterno si cambia rapidamente la mano con un palleggio basso sotto le ginocchia e si può eventualmente incrociare difendendo nuovamente la palla con la gamba destra.

Cambio di mano in mezzo alle gambe Questo movimento tutela la difesa della palla frapponendo più parte di corpo

rispetto al possibile attacco del difensore e nascondendo la palla con un movimento che spinga la palla in mezzo alle gambe.

Cambio di mano dietro alla schiena Questo movimento prevede la totale frapposizione del corpo rispetto la linea

immaginaria che potremmo lasciare a disposizione del difensore. Oltre ad un lavoro per la posizione della mano sulla palla si ha una torsione

del braccio per effettuare la spinta della palla.

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Veronica o virata Questo movimento prevede la rotazione dorsale sull’angolo di impatto con un

possibile difensore per tagliare fuori un possibile attacco alla palla. Questo movimento ha il vantaggio che fatto bene tutela il palleggiatore da

possibili attacchi della difesa, in quanto si nasconde completamente il pallone frapponendo il corpo.

Ma ha i seguenti difetti: • Impedisce per qualche attimo la completa visione del campo di attacco

(quando si è in rotazione); • Risulta essere più lento come movimento rispetto ad un cambio di mano con

cambio di velocità. Viene eseguito posizionando il piede della mano opposta al palleggio sul

punto su cui si vuole fare la rotazione, si effettua una rotazione bassa sulle gambe dopo avere girato la testa per vedere dove si vuole ruotare con relativa torsione del busto e del braccio.

La mano del palleggio spinge al rovescio la palla nella direzione di attacco e dopo la rotazione di effettua il cambio di mano.

Diagramma 5

Virata

Palleggio mano destra, punto il piede interno in prossimità dell’avversario difendendo con mano sinistra e spalla la parte vulnerabile del palleggio.

Dopo aver spostato il carico del corpo sul piede interno effettuo una rotazione dorsale (dopo aver prima ruotato la testa) e cambio rapidamente la mano cercando di non esporla ad un recupero del difensore.

Metto sempre il corpo tra la palla e il difensore.

Spingo la palla con la mano destra e dopo la rotazione recupero prontamente con la mano sinistra.

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Palleggio con esitazione Questo movimento prevede un palleggio mano destra (o sinistra) con

spostamento delle spalle durante l’esecuzione per non dare punti di riferimento al difensore sulla traiettoria che si vuole seguire.

Appena giunti di fronte al difensore si rallenta il palleggio un attimo sul posto per poi esplodere un palleggio in velocità con la stessa mano che si stava usando.

Movimento che prevede un attacco diretto al difensore che si frappone carico sulle gambe, un rallentamento del palleggio che può evocare un rilassamento della difesa, per poi esplodere una accelerazione improvvisa che stupisca il difensore.

Finta di cambio di mano e di virata Queste due finte prevedono l’esecuzione sommaria dei due movimenti di

cambio di mano frontale e di virata. In entrambi i casi si finta di muovere la palla nella direzione del movimento

completo per poi riprendere il primo senso di palleggio. Nella finta di virata per esempio si va forte con la mano destra, si effettua il

perno sul piede interno con relativa mezza rotazione, ci si trova spalle al difensore che cerca di chiudere la direzione della virata, si effettua una rotazione all’inverso per continuare con la mano destra

Osservazioni Il palleggio come fondamentale deve essere insegnato per permettere al

giocatore di conoscere al meglio la TECNICA del fondamentale stesso. Nella TATTICA del fondamentale invece bisognerebbe insegnare ai giocatori

a non abusare troppo di questo movimento. Molto spesso se si lavora eccessivamente con il palleggio si rischia di avere

poi dei giocatori che tendano a utilizzarlo con eccessiva parsimonia. Consiglio è quello di alternare sempre durante gli esercizi effettuati con delle

staffette sia movimenti di palleggio con quelli di passaggio e tiro, in questo modo si abitua il giocatore alle diverse scelte.

6.3 Esercizi proposti Gli esercizi proposti hanno visto come sempre una progressione delle

difficoltà di esecuzione. Abbiamo iniziato con dei movimenti di ball-handling che volevano scaldare la

parte del palleggio da fermo. ESERCIZIO 1 Riscaldamento in ball-handling:

• Palleggio sul posto con mano forte curando la posizione della mano e l’estensione del braccio picchiando la palla verso il suolo. Sguardo sempre a testa alta senza guardare la palla e corpo in posizione di base.

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• Cambio con mano debole; • Cambi di mano frontali da fermo curando le oscillazioni cambiando la

posizione della mano, le difficoltà inserite sono state quelle di fare cambi di mano bassi e cambi di mano a palleggio più alto.

• Cambi di mano con la stessa mano con oscillazioni frontali; • Movimenti del palleggio con la palla che si muova sul lato forte avanti e

indietro; • Alternare i movimenti 4 e 5. • Far passare la palla in mezzo alle gambe a 8 con molti palleggi; • Far passare la palla in mezzo alle gambe a 8 con pochi palleggi; • Palleggio da seduti, sdraiati con movimenti di cambio di mano.

Questi esercizi hanno il compito di scaldare il palleggio e di far lavorare la posizione della mano e li avevamo già visti nel modulo di ball-handling.

Dopo di che abbiamo iniziato a mettere un po’ di dinamismo alternando i movimenti di palleggio sul posto con movimenti prima di una gamba e recupero poi di due passi e recupero.

Il movimento di una gamba e recupero prevedeva di palleggiare con cambi di mano e di alternare l’avanzamento della gamba a difesa della palla.

Questo movimento si è progredito con palleggi in mezzo alle gambe con movimento di una gamba e recupero, prima con due palleggi per movimento fino ad arrivare ad un movimento continuo con cambi continui di gamba e mano.

Questi movimenti sicuramente abituano il corpo a situazioni che tendono a velocizzarsi e a portare velocemente il corpo in equilibrio per non perdere i carichi corretti per situazioni di gioco.

ESERCIZIO 2 La seconda parte degli esercizi ha visto l’inizio di esecuzioni di palleggio in

movimento più accentuato. Abbiamo iniziato effettuando dei movimenti con palleggio in avanzamento e

indietreggiando. Progredendo abbiamo poi effettuato dei movimenti laterali alternati a quelli in

avanzamento e indietreggiando. Dopo la sessione di ball-handling con questi movimenti abbiamo iniziato a

coordinare di più il palleggio con la posizione del corpo. DIAGRAMMA 6

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ESERCIZIO 4 La terza serie è stata utilizzata anche come riscaldamento a campo aperto e

ha visto un lavoro effettuato su tutto il campo con cambi di mano frontali. Effettuando degli zig zag su punti definiti dal formatore abbiamo lavorato sui

carichi delle gambe e sui diversi spostamenti di palleggio che possono essere effettuati:

• Con carico sull’esterno; • Incrocio della gamba interna; • Con indietreggio della gamba interna.

Il lavoro ha messo in rilievo i differenti punti di distribuzione del carico.

DIAGRAMMA 7

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Cambi di mano:

-con carico sul esterno

-Incrocio della gamba interna;

-Con indietreggio della gamba interna

ESERCIZIO 4 La quarta serie di esercizi ci ha visto lavorare sulla metà campo abbiamo

iniziato con esercizi sul lavoro sui palleggi. Abbiamo fatto una fila a metà campo puntando un lato del campo dove

veniva fatta un cambio di direzione alternando il palleggio (con cambi di mano frontali, dietro la schiena, in mezzo alle gambe).

DIAGRAMMA 8

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Cambi di mano

Cambi di mano dietro la schiena

Cambi di mano in mezzo alle gambe

Questo esercizio prevedeva anche un cambio centrale con arresto e tiro. Il lavoro qui inizia a complicare la tipologia di palleggio cercando di far

lavorare il giocatore su movimenti più complessi. ESERCIZIO 5 La quinta serie la abbiamo svolta con tre file tutto campo dove

differenziavamo il tipo di palleggio in velocità. Abbiamo quindi provato il palleggio dinamico effettuando cambi di mano in

avanzamento dietro la schiena e cambi di mano continui ogni passo. Il lavoro qui ha messo in evidenza il cambio della posizione della mano sul

pallone.

DIAGRAMMA 9

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Abbiamo effettuato cambi di mano

Palleggi dietro la schiena

Sempre sul lavoro sui differenti movimenti sui cambi di mano abbiamo fatto lavori su: • Cambio di verso; • Finte di virata; DIAGRAMMA 10

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Finta di virata a metà campo

Sempre legata a esercizi con palleggio dinamico abbiamo fatto una serie di

TIC TAC con palleggio ogni volta che ricevavamo la palla. Questo per condizionare la posizione del giocatore a velocizzare la presa della palla con relativo palleggio senza fare passi.

Abbiamo lavorato sulle virate con zig zag su tutto il campo.

DIAGRAMMA 11

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Virata ogni punto di cambio

Alla fine abbiamo svolto degli esercizi sul 1 c1 in spazio limitato cercando di

toccarci la schiena palleggiando entrambi.

6.4 Conclusioni Il modulo ha spaziato su tutta una gamma di esercizi che hanno messo in

luce le diverse difficoltà di coordinamento per la esecuzione dei diversi tipi di palleggio.

La progressione ha messo in evidenza quanto sia importante lavorare sulla impostazione di base per poter raggiungere posizioni più complesse, sia per il lavoro che deve fare la mano sul pallone sia per la posizione degli altri arti.

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77 IIll ppaassssaaggggiioo Durante una partita un giocatore di basket potrà non tirare, potrà volendo

anche non palleggiare ma se non passa e non difende allora sicuramente non sarà utile alla squadra.

Questo concetto per sottolineare come nel gioco di squadra saper fare questo fondamentale risulta di estrema importanza (tanto quanto la difesa).

Il passaggio è uno dei fondamentali che solitamente viene trascurato (rispetto al palleggio e al tiro) negli esercizi analitici.

Si tende fare esercizi su questo movimento solo nelle giovanili, anche se tutta una azione possa dipendere da un buon passaggio.

Durante questo modulo abbiamo analizzato ogni componente tecnica ed anche tattica sul come sia composto questo fondamentale sul perché ci debbano essere delle scelte sul tipo di passaggio da fare e sul quando risulta meglio eseguirlo.

Il passaggio come fondamentale ha una componente che nei fondamentali presentati negli altri moduli non esisteva, cioè la componente della collaborazione.

E’ l’unico fondamentale che mette in relazione 2 persone, che anche nel seguito chiameremo “Passatore” e Ricevitore“.

Quindi provando a dare una prima definizione si può dire che: “Il passaggio è lo strumento fondamentale per accedere alla collaborazione”.

7.1 A cosa serve e come si esegue Analizziamo ora gli aspetti tipici del passaggio. Prima di tutto indichiamo a

cosa serve: • A far avanzare la palla; • A far muove velocemente la palla; • Come preparazione ad assumere posizioni particolari sul campo; • A costruire un tiro;

A far avanzare la palla Soprattutto nei contropiedi assieme al palleggio il passaggio caratterizza

questa azione. La palla viene fatta spostare con movimenti spesso verticali per attaccare il canestro.

A far muove velocemente la palla Riprendendo quanto detto sopra sicuramente il passaggio ci permette di

velocizzare una azione di contropiede rispetto ad un “coast to coast” in palleggio. La palla grazie alla spinta fornita può percorrere rapidamente tutto il campo.

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Per prepararsi ad assumere posizioni particolari sul campo Si utilizza anche per creare movimenti e organizzare posizioni sul campo,

soprattutto per esempio quando contro una difesa a zona si lavora con passaggi paralleli alla linea di fondo campo che hanno come scopo quello di far muovere la difesa e ribaltare le situazioni di attacco.

A costruire un tiro Sicuramente un buon tiro nasce anche da un buon passaggio, se un

giocatore in uscita da canestro alla linea di tre punti non ricevesse a seguito dell’arresto a due tempi la palla nella posizione migliore per effettuare un tiro veloce l’esecuzione stessa ne risentirebbe, questo perché potrebbe dare tempo e spazio di recupero al difensore.

Un’altra caratteristica del passaggio è che è un fondamentale che può essere sempre messo in relazione con gli altri fondamentali, il passaggio può avvenire a seguito di un palleggio, può avvenire prima di un tiro etc.

Vediamo ora alcuni aspetti dell’esecuzione di un buon passaggio. Gli aspetti che caratterizzano questo movimento sono: • La forza; • La meccanica; • L’equilibrio; • Coordinazione; • Collaborazione (contatto visivo) e definizione di un bersaglio; • Uso della visione periferica; • La finta.

La forza Nella esecuzione del passaggio la forza ha una discreta importanza. La

precisione è la portata di un passaggio sono determinati anche dalla componente della forza. La forza sicuramente deve essere esplosa come conseguenza di una buona meccanica.

La meccanica Per meccanica intendiamo:

• Il recupero; • La posizione delle mani sulla palla; • Assumere la posizione di base; • Distendere gli arti superiori.

Nel passaggio quindi tutto si può far partire da quando noi recuperiamo la palla, un buon movimento per poter avere subito una buona presa della palla garantisce la possibilità di difendere il pallone e di poter eseguire rapidamente il fondamentale successivo, sia si tratti di palleggio sia di tiro sia di passaggio.

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Nella presa della palla e nella successiva fase di spinta della stessa ha grande importanza la posizione delle mani. Sulla presa bisogna lavorare sia con il palmo della mano sia con i polpastrelli.

La posizione varia a seconda del tipo di passaggio che si deve eseguire (lo analizzeremo meglio nel seguito del documento) ed è importante sia per ammortizzare bene il recupero del passaggio sia per spingere, per esempio aperte pronte a raccogliere la palla.

La meccanica braccia - mani deve formare un sei rovesciato e le mani devono concludere il ciclo del movimento spingendo la palla nella direzione del passaggio e rimanendo con i palmi rivolti verso l’esterno.

Questo tipo di spinta imprime alla palla un effetto rotatorio che ne tutela sia la forza sia la direzione sia la capacità di ricezione.

L’equilibrio Tutti i movimenti della meccanica di passaggio devono avere il giocatore che

parta dalla posizione di base della pallacanestro, nell’esecuzione sia del passaggio sia della ricezione questa posizione può avere dei leggeri spostamenti per ammortizzare o compensare meglio l’equilibrio.

La posizione di base come abbiamo visto negli ultimi moduli compare in tutti i fondamentali. L’equilibrio come detto prima nella parte della meccanica relativa alla posizione di base ha una grossa importanza. Se non esiste un buon equilibrio di esecuzione del passaggio questo potrebbe non riuscire alla perfezione, magari non centrando il bersaglio che ci siamo dati.

Coordinazione Coordinando bene la spinta gamba braccia mani si esegue una distensione

del corpo e si rilascia la palla. Nella coordinazione si deve tenere conto anche di come viene battezzato il piede perno per imprimere al meglio la forza di spinta (o viceversa la forza da imprimere per ammortizzare il passaggio).

Collaborazione e definizione di un bersaglio Fattore principale del passaggio è la collaborazione che deve nascere tra i

due attori del movimento.Passatore e ricevitore devono essere coordinati da un punto di vista oculo-manuale.

Ci deve essere intesa sia sulla direzione che si vuole dare al passaggio (il ricevitore deve dare un punto di BERSAGLIO) sia sui possibili movimenti nello spazio del campo (per esempio ci deve essere intesa per poter leggere il movimento di back door del ricevitore).

Uso della visione periferica Oltre ad una corretta collaborazione oculo-manuale nel passaggio bisogna

avere un buon uso della visione periferica.Questo con la finalità di riuscire a vedere anche nella porzione laterale del campo visivo del giocatore spostamenti di tutti i compagni di gioco (esecuzione di no-look-pass).

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La finta La finta è una componente importante dell’esecuzione del passaggio in

quanto affrontando una difesa aggressiva sapere fare una finta di braccia o di corpo aiuta a non dare punti di riferimento al difensore e aiuta a trovare semplici linee di passaggio.

L’esecuzione di una buona finta prevede di forzare all’estremo la posizione di difesa del difensore per poi poter cambiare rapidamente la direzione del passaggi. Viene solitamente usata in situazioni di pericolo e per spostare la difesa.

7.2 Tipologie di passaggio Vediamo nel seguito le tipologie di passaggio conosciute, analizzeremo di

ogni casistica il COME viene eseguito, il PERCHE’ viene eseguito ed il QUANDO viene eseguito. Le tipologie conosciute sono: • Due mani al petto; • Due mani al petto battuto a terra; • Una mano laterale teso; • Una mano laterale teso battuto a terra; • Una mano dal palleggio; • Passaggio SKIP; • Passaggio baseball; • Consegnato.

Due mani al petto

COME Durante la fase di recupero del ricevitore, il quale si trova in posizione di

base con le braccia protese nella direzione del passatore con le mani aperte pronte a raccogliere il pallone, bisogna ammortizzare la ricezione. Ammortizzando non si dovrebbe prevedere un movimento del piede per assorbire la forza del passaggio, questo per non perdere il beneficio di scelta del piede perno.

Durante la fase di passaggio bisogna caricare con le gambe che di piegano leggermente, magari avanzare il piede libero dal perno per caricare la spinta, formare un sei rovesciato con il movimento braccia mano e spingere la palla imprimendo un effetto rotatorio dato dalla spinta della mani che posizionate prima dietro la palla concludono il movimento con i palmi verso l’esterno. La palla deve essere scagliata verso il bersaglio posto dal ricevitore. Il ricevitore deve sempre andare con busto, corpo e braccia verso la palla per attaccare la presa del pallone.

PERCHE’ Si usa principalmente per la forza che si riesce ad imprimere sulla palla.

QUANDO Sicuramente si può usare a campo aperto, quando ci sono linee di passaggio

semplici ed in contropiede.

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Diagramma 1

1 Porto la palla al petto 2 Distendo le braccia e spingo anche con la gamba

3 Posizione della mano pronta a raccogliere la palla e a spingerla

Due mani al petto battuto a terra

COME Il passaggio due mani battuto a terra come impostazione delle meccanica è

simile quello precedentemente visto. Ha come caratteristica il fatto che il pallone debba cadere poco dopo della metà esistente nella distanza tra passatore e ricevitore.

Molto spesso in questo tipo di passaggio risulta importante la collaborazione tra lo spazio che deve essere occupato tra passatore e ricevitore (solitamente viene ricevuto in movimento).

PERCHE’ Perché riesce a dare pochi punti di riferimento al difensore che difende sia

sul passatore sia sul ricevitore.

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QUANDO Solitamente viene usato in situazioni di attacco dove si propone un

movimento di back-door, oppure su situazioni di 2 vs 1 in contropiede, o su situazioni di ribaltamento veloce interno esterno contro la zona.

Una mano laterale teso

COME La meccanica di questo tiro può prevedere sicuramente un adeguamento

della posizione di base spostando busto e gambe. Possiamo avere uno spostamento laterale del busto aprendo lateralmente la gamba della mano con il pallone in mano.

Oppure possiamo avere uno spostamento laterale del busto con torsione che porta in avanzamento (a difesa) la gamba opposta alla mano di spinta. La posizione della mano è dietro la palla per spingere al meglio e si conclude il passaggio con il braccio teso altezza spalla e mano spezzata dopo l’esecuzione.

La mano che si può utilizzare può essere sempre l’esterna cambiando metodo di effetto da dare al pallone, oppure in casi diversi la mano interna (dipende molto dalla situazione di gioco e dalla mano forte del passatore).

PERCHE’ Solitamente si usa perché esiste una difesa aggressiva sul passatore il quale

deve difendere con il corpo anche la palla e spingendo lateralmente si tende ad allontanare il pallone da una facile posizione centrale nella quale il difensore potrebbe rubare il pallone. Si usa anche perché con questo tipo di passaggio si può migliorare la linea di passaggio.

QUANDO Si usa per attaccare una squadra a metà campo lavorando sul perimetro, si

usa sempre ad un passaggio di distanza ed è utile anche per i passaggi in uscita dei giocatori che effettuano un taglio canestro - tre punti.

Una mano laterale teso battuto a terra E’ simile in concetto a quello sopra presentato.

Una mano dal palleggio

COME Questo viene sempre eseguito per estremizzare la velocità di un passaggio a

una mano, la posizione della mano è sempre dietro la palla. Diagramma 2

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Posizione della mano pronta a spingere da dietro la palla

Passaggio SKIP

COME Avviene con le mani leggermente sotto la palla e le braccia sopra la testa,

effettuando un movimento che preveda anche la spinta data con un movimento di piede si effettua un lancio teso verso il bersaglio indicato dal ricevitore.

PERCHE’ Serve perché da ritmo a chi deve ricevere ed è utile per scavalcare la difesa.

QUANDO Si usa dopo un rimbalzo per non abbassare la palla e velocizzare il

passaggio, serve contro la zona per effettuare rapidi ribaltamenti. Questo passaggio è condizionato dalla forza. Diagramma 3

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1 Porto la palla sopra la testa

2 Distendo le braccia e spingo anche con la gamba

3 Posizione della mano laterale e leggermente dietro pronta a lanciare la palla

Passaggio baseball

COME Viene eseguito portando il braccio che deve lanciare sopra la spalla

concorde, si frappone il piede opposto in avanti per compesare l’equilibrio e si pone la mano sotto la palla.

Dopo aver eseguito la fase di lancio si spinge tutta la parte laterale del corpo concorde alla mano dove si trova la palla terminando con il braccio in spinta teso in avanti.

PERCHE’ Per velocizzare un contropiede con lunghe distanze da percorrere

QUANDO In contropiede. Questo passaggio ha la caratteristica di essere lento.

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Consegnato

COME Viene utilizzato frapponendo il corpo tra la palla ed il difensore e ponendo le

mani una sopra e una sotto. Rispetto agli altri passaggi non ha una vera fase di spinta e di rilascio ma si mette a disposizione del ricevitore che deve venire a prendersi la palla. Qui la collaborazione raggiunge il suo estremo.

PERCHE’ Per nascondere il pallone all’impatto semplice visivo del difensore e dare

possibilità al ricevitore di avere un momento di vantaggio nella scelta della ripartenza.

Osservazioni Quasi tutti questi passaggi hanno come caratteristica comune che ci debba

sempre essere una condizione del passatore che debba smarcarsi senza palla. Senza un buon movimento senza palla il passatore non sempre riesce a fare un buon passaggio.

Ulteriore osservazione è che si può prestabilire il corretto punto di partenza ma questo varia da situazione a situazione, in coerenza del tipo di movimento e del tipo di ricezione. Tutti gli esercizi che si possono proporre relativamente al passaggio sono più utili se alla componente analitica si associa quella di reali situazioni di gioco.

Esercizi proposti Gli esercizi che abbiamo provato hanno visto una crescita in progressione di

tutti i movimenti spiegati sul passaggio.

ESERCIZIO 1 Siamo partiti con un lavoro sparsi per il campo vicini alle pareti perimetrali a

palleggiare con la mano contro il muro. Abbiamo continuato a palleggiare facendo movimenti che sollecitassero sia i

polpastrelli sia la posizione della mano stessa sulla palla (cambiando spesso anche la mano di esecuzione).

Con questo esercizio abbiamo iniziato a curare la sensibilità della mano, con gli incrementi di difficoltà abbiamo aumentato la gestione dello spazio allontanandoci dalla parete.

Abbiamo poi provato a ripetere il tutto posizionandoci dapprima in posizione di base e poi in posizione laterale rispetto la parete, questo cambio di posizione del corpo ha sollecitato anche l’uso della visione periferica.

Abbiamo poi proseguito allontanandoci sempre di più dalla parete e aggiungendo in progressione sugli esercizi un palleggio con recupero e passaggio ad una mano laterale e cambiando il tipo di passaggio.

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Questo aumento di difficoltà ha incrementato il senso del giocatore di recupero della palla di coordinazione e di scelta del punto di presa.

Il lavoro contro il muro rende il giocatore meno attento alla possibilità di errore in quanto lui è completamente padrone della situazione.

ESERCIZIO 2

Nel secondo esercizio abbiamo provato una serie di esercizi di passaggio a coppie con due palloni.

Questo ha sicuramente differenziato il lavoro contro il muro in quanto ha messo in campo il concetto di collaborazione che domina il fondamentale del passaggio. Qui c’è più possibilità di errore.

Gli esercizi hanno previsto il lavoro con due palloni alternando il tipo di passaggio di uno e dell’altro. Il lavoro è più difficile si abbassano i tempi di reazione e serve più attenzione.

Lavoro fatto con passaggio statico (vedi Diagramma 4a e 4b.

Diagramma 4a

2 12

1

21

21

Diagramma 4b

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12 121

2

12

12

Lavoro con 2 palloni e passaggi alternati

ESERCIZIO 3

Il terzo esercizio ha visto l’aumento di difficoltà inserendo un lavoro a tre. Dapprima abbiamo fatto un esercizio con giocatore 1 e 2 in fila con 1 con la palla e 3 posto a circa 6 metri.

1 parte in palleggio e passa a 3 che ripete l’esercizio passando a 2 in continuità. Qui il lavoro è stato fatto alternando gli esercizi e lavorando sul passaggio dinamico, curando la corretta esecuzione del passatore ed il fatto che il ricevitore si protenda verso la palla non aspettandola (vedi Diagramma 5).

DIAGRAMMA 5

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12

Lavoro con a 3 con passaggio e palleggio

3

12

3

12

3

ESERCIZIO 4

Il quarto esercizio sempre svolto a 3 è denominato XoX, qui si lavora su il passaggio dopo la finta con tentativo di velocizzare le corrette scelte di passaggio magari avvicinando le file.

Il giocatore 1 tenta di passare a 2 dopo che il 3 tenta di difendere sul portatore di palla (vedi Diagramma 6).

DIAGRAMMA 6

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Lavoro XoX

12

31

23

12

3

ESERCIZIO 5 La quinta serie di esercizi si sono svolti a campo aperto cercando di

aumentare il dinamismo e la coordinazione del passaggio effettuato in corsa. Iniziamo con due file e TIC TAC con passaggio. Per poi aumentare al difficoltà lavorando con due palloni per file e movimenti

in scivolamento. Questa progressione di difficoltà abitua all’esecuzione di movimenti che in

situazioni di gioco possono capitare e obbligano ad avere una rapida capacità di reazione (vedi diagramma 7).

DIAGRAMMA 7

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122

2 11

Come conseguenza del TIC TAC abbiamo provato un TIC TAC con un fila

centrale dedicata al recupero con handicap. Questo esercizio aiuta ad aumentare il senso di paura da parte dei due

passatori e aumenta il livello di concentrazione (vedi diagramma 8).

DIAGRAMMA 8

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12

3

ESERCIZI 6

La sesta serie di esercizi ci ha visto lavorare sulla metà campo con movimenti che prevedevano: • Miglioramento della visione periferica; • Aumento del dinamismo e della concentrazione con movimenti post

passaggio; • Senso di coordinazione negli arresti e nelle ripartenze senza palla.

Ad esempio abbiamo fatto un esercizio che prevedeva l’uso di tre file disposte sul lato del campo.

1 in angolo 2 sul prolungamento del libero 3 sul centro campo. 1 con palla passa a due mani al petto verso 2, 2 passa due mani al petto

verso 3. 1 dopo il passaggio si muove verso il centro campo, 3 passa con una mano

laterale verso 1. 2 dopo il passaggio corre all’incrocio del centro campo con la linea laterale

opposta e riceve da 1 un passaggio laterale a una mano. 3 dopo il passaggio corre all’incrocio del prolungamento del libero con la

linea laterale opposta e riceve da 2 un passaggio ad una mano laterale.

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1 dopo il secondo passaggio si propone in un dai e vai con 3 che gli passa un pallone battuto a terra.

1 va al tiro (vedi Diagramma 9).

DIAGRAMMA 9

2

3Una mano laterale Una mano laterale

1

Due m

ani al pettoD

ue mani al petto

12

3

1Battuto a terra

Oppure un lavoro a 8 file posizionate negli incroci della metà campo. I palloni messi nelle file posizionate nel centro campo e sotto canestro. Esercizio che parte con passaggi laterali delle due file verso destra. Ogni fila che riceve deve effettuare un passaggio laterale verso destra. Dopo il passaggio ogni file deve spostarsi nella fila simmetricamente disposta

di fronte. Sicuramente qui visione periferica e dinamismo nella ripartenze sono stati

allenati. (Vedi diagramma 10)

DIAGRAMMA 10

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2

8

35

6

Una mano laterale Una mano lateraleU

na m

ano

late

rale

7 1

4

Una mano laterale Una mano lateraleUna

man

o la

tera

le

Una m

ano lateraleU

na mano laterale

Di seguito altri esercizi a metà campo (vedi DIAGRAMMA 11 e 12).

DIAGRAMMA 11

3

1

2

Skip Due m

ani petto

1

2

Skip

Due mani battuta

Rotazione a fine esercizio

1 va 3

2 va 1

3 va 2

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DIAGRAMMA 12

4

3

1

3

1

2

4

2Due mani al petto solo ad inizio esercizio

2 passa a 3 per iniziare l’esercizio dopo di che taglia riceve il dai e vai da 3 e passa a 4, 3 dopo il passaggio a 2 taglia e riceve da 4 il pallone che gli ha passato 2 e lo passa a 1 che gioca il dai e vai con 4 e poi taglia.

In tutti gli esercizi a metà campo abbiamo lavorato su tutti i tipi di passaggio

spiegati. Abbiamo anche fatto esercizi sulle ripartente dopo passaggi SKIP fatti con

due file opposte sul prolungamento della linea del tiro libero.

ESERCIZIO 7 Ha visto di nuovo un lavoro a campo aperto con cura dei movimenti di

passaggio dopo palleggio e con movimenti senza palla per provare movimenti di back door.

Il primo esercizio è stato un 4 angoli con palleggio della fila con palla e dai vai giocato con la fila posta di fronte (Vedi diagramma 13).

DIAGRAMMA 13

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12

2

33

44

11

3

Abbiamo poi complicato l’esercizio mettendo anche il palleggio verso il centro

della fila con palla e un movimento senza palla dell’altra fila per giocare un back-door (vedi diagramma 14).

DIAGRAMMA 14

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12

2

33

44

11

3

ESERCIZIO 8 Come utlimo esercizio abbiamo visto un possibile movimento per provare a

campo aperto un passaggio baseball.

7.3 Conclusioni Il modulo è stato molto interessante per la varietà di esercizi visti e per

l’analisi del fondamentale del passaggio. Il metodo di spiegazione ha messo in evidenza la necessità che deve essere

tipica degli allenatori di analizzare il singolo movimento che si voglia spiegare per poi approfondirlo con proposte tecniche che ne valorizzino il significato.

La progressione e il lavoro fatto in campo aperto mette in evidenza che il passaggio è un fondamentale che se viene allenato in condizioni di gioco aiuta di più la coordinazione del giocatore nel fare movimenti in condizioni dinamiche.

La maggior parte degli errori che si vedono durante le partite nel fondamentale del passaggio sono dovuti a scarsa concentrazione del giocatore nel posizionare la palla in un buon punto di partenza e di posizionare il corpo in uno stato di equilibrio difensivo che ne tuteli la traiettoria.

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88 FFoonnddaammeennttaallii IInnddiivviidduuaallii ddiiffeennssiivvii La difesa è un fondamentale importante e come tale va allenata. A discapito di quanto si possa pensare non è solo questione di cuore e di

voglia di sudare e lavorare. E’ un movimento della pallacanestro che si basa su dei principi di posizione e

di lettura dell’avversario che fa si che a differenza del tiro abbia più possibilità di essere migliorata.

Il tiro per esempio è un fondamentale che non è proprio di tutti i giocatori, un atleta può migliorare il suo tiro ma se proprio non e una sua caratteristica peculiare il livello di miglioramento è abbastanza limitato.

La difesa invece una volta ben allenata può essere il punto di forza di chiunque pratichi la pallacanestro. La difesa come movimento sicuramente è un fondamentale che paga, riesce infatti a dare: • Sicurezza all’attacco; • Ritmo alla squadra; • Morale; • Crea unione; • Rafforza il gruppo.

Una frase storica narra: “L’attacco fa vendere i biglietti ma la difesa fa vincere le partite”. La difesa come sopra detto è un fondamentale che deve essere insegnato e

allenato. Bisogna saper mettere nei propri giocatori la voglia di recuperare la palla. Una regola fondamentale da dire per poter indicare ai propri giocatori un

principio basilare della difesa è che:

LA DIFESA DEVE ATTACCARE L’ATTACCO Mai passiva ma sempre attiva e aggressiva. Questa è una peculiarità importante della difesa, ovviamente questa

aggressività sportiva va insegnata dando punti di riferimento e chiavi di lettura ai propri giocatori che devono imparare a difendere.

Il difensore deve imparare a leggere il proprio attaccante e individuare le sue caratteristiche principali il più rapidamente possibile: • Mano forte; • Se è un buon tiratore; • Se penetra bene; • Se è un buon giocatore con la palla in mano ma ha difficoltà di individuale

senza palla; • Se patisce il gioco aggressivo; • Se gioca bene dentro l’area; • Etc.

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Un altro concetto importante da insegnare è quello di imparare a leggere il tempo all’attaccante per imparare a subire gli sfondamenti, via la paura dal gioco difensivo dobbiamo insegnare ai nostri giocatori che come difensori devono combattere e comandare i movimenti degli attaccanti.

Tanto quanto il giocatore in attacco deve imparare a prendere un vantaggio su un difensore tanto deve fare il difensore per prendere vantaggi sull’attacante, il gioco è quasi come una battaglia.

Un presupposto per una buona difesa dunque è la velocità dei piedi. Avendo dei piedi veloci possiamo essere più rapidi nella nostra posizione di

base a muoverci per anticipare le scelte dell’attaccante. Come si difende sul portatore di palla:

• Posizione di base per avere una posizione di equilibrio (busto in avanti, carico sugli avampiedi, gambe leggermente divaricate);

• Una mano traccia la linea alta dei possibili passaggi fatti nella direzione del palleggio;

• L’altra mano difende in basso vicino al ginocchio interno dell’attaccante possibili cambi di mano;

• Gli occhi fissi sull’ombelico dell’attaccante per cercare di capire dal movimento del busto possibili scelte di cambi di direzione;

• Naso sulla palla; • Pronto ad una buona azione di scivolamento; • Lo scivolamento si esegue spingendo con la parte interna del piede opposto

alla direzione di difesa e con l’altro piede questi a mo di schermitore puntare la direzione da chiudere all’attaccante;

• I talloni possibilmente non si devono toccare per non perdere una buona posizione di equilibrio. La distanza deve essere almeno ad un braccio dall’attaccante per cercare di

portare una difesa normale\aggressiva. La difesa sul giocatore senza può essere invece di due tipologie:

• Ad un passaggio chiusa con i piedi rivolti verso l’attaccante con un braccio proteso a infastidire una corretta linea di passaggio;

• A due o più passaggi magari aperta con i piedi messi non in direzione del diverso attaccane ma come presentato nel diagramma;

• Sempre cercando di impedire una buona linea di passagio; • In caso di passaggio skip fatto da un lato forte ad un lato debole il difensore

deve staccarsi rapidamente per impedire una buona linea di passaggio;

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2

1

Chiusa

3Aperta

• Appena l’uomo con la palla blocca il palleggio o non lo ha ancora fatto il

difensore deve costantemente cercare sempre di infastidire cercando di toccare la palla, anche solo per impedire una facile meccanica di passaggio;

• Piedi sempre in continuo movimento per non perdere dinamicità in funzione del primo palleggio dell’attaccante. La difesa sul giocatore senza palla in post basso può essere:

• A tre quarti per impedire una buona linea di passaggio con una mano decisamente davanti all’attaccante;

• Completamente di fronte con un la schiena ed il sedere che spingono l’attaccante (occupiamo interamente la linea di passaggio);

• A tre quarti dalla parte di fondo campo. Sul dai e vai il movimento che si deve insegnare è quello di:

• Appena il giocatore con palla lascia la palla dalla mano bisogna volare con un salto a chiudere la linea di passaggio senza sbilanciarsi troppo (magari andando un po’ di più verso la palla);

• Reagire rapidamente per chiudere un possibile back door scivolando per impedire una buona linea di passaggio;

• Il primo scopo è quello di non far passare davanti l’uomo. Solitamente non si consiglia al giocatore che marca un uomo senza palla di

cercare il contatto in quanto questo potrebbe dare il giusto tempo all’attaccante per smarcarsi.

Esiste però un eccezione nel gioco fatto dentro l’area dei tre secondi dove a volte giocare con contatti può facilitare scelte di gioco.

Un altro movimento importante della difesa è il taglia fuori che permette al difensore di creare un vantaggio per recuperare il rimbalzo su tiro.

Il taglia fuori può essere effettuato nel seguente modo: • Sul giocatore che sta tirando dopo il tiro con un movimento rapido di piedi si

mette un piede a fare perno su un asse di rotazione che porta il corpo del difensore a trovarsi con il sedere poggiato sulla parte frontale dell’attaccante e con le braccia larghe;

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• La spinta effettuata con il sedere deve dare un vantaggio di 1 metro al difensore che dopo aver tenuto la posizione per uno o due secondi può andare verso il rimbalzo quando questo è in fase discendente. Il taglia fuori fatto su un giocatore che non sta tirando invece deve tenere

conto degli spazi da accorciare per ripetere i movimenti sopra indicati. Per accorciare questi spazi a volte risulta essere necessario non effettuare

necessariamente il movimento dorsale ma preoccuparsi prima di rompere il taglio dell’attaccante effettuando un body check che ne impedisca la facile penetrazione a rimbalzo.

Dopo di che si rieffettua il movimento dorsale.

8.1 Esercizi Gli esercizi proposti hanno visto una progressione di spiegazione dai più

semplici movimenti per velocizzare i piedi fino alla gestione dell’ 1 vs 1. Esercizio 1

Abbiamo iniziato con due file sotto canestro e l’esecuzione di movimenti tipo striscette che sfruttavano la linea di fondo campo.

Quindi movimenti rapidi di piede. La progressione di questo esercizio ha visto l’esecuzione di movimenti rapidi

di piede sia percorrendo in avanzamento un lato dell’area dei tre secondi sia percorrendo l’intera area.

Successiva progressione di questo esercizio è stata quella di effettuare un movimento rapido di piede sulla linea dell’area dei tre secondi per poi effettuare uno scatto verso centro campo.

Abbiamo quindi fatto movimenti di piede alternati a situazioni di scatto per simulare situazioni di gioco dove i carichi di velocità e della posizione dei piedi possono variare di continuo.

Esercizio 2

Il secondo esercizio ci ha visto invece tutti in fila sulla linea laterale del campo con i piedi a cavallo della linea laterale.

Partendo con un hockey step sul posto abbiamo alternato movimenti verso l’altra parte del campo che proponevamo: • 1 serie:

o Hockey step; o Scatto fino all’altra linea hockey step; o Scatto indietro; o Fine

• 2 serie: o Hockey step;

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o Scatto fino all’altra linea hockey step con cambio a corsa all’indietro a meta campo;

o Scatto indietro; o Fine

• 3 Serie: o Hockey step; o Scivolamento fino a tre quarti; o Scatto; o Scivolamento fino alla linea; o Hockey step; o Ritorno indietro; o Fine

In questa serie abbiamo alternato le soluzioni di movimento che possono accadere in situazioni di gioco, facendo anche degli scivolamenti indietreggiando.

Ci sono possibili soluzioni da effettuare con l’hockey step che possono essere fatte con tutta la squadra sparsa per il campo che fronteggia il coach il quale al segnale indica: • La direzione dove devono essere fatti dei saltelli da parte dei giocatori; • La direzione dei possibili scivolamenti;

In questi esercizi si lavora sulla velocità di gambe e sull’alternare movimenti in posizione di scivolamento a quelli di corsa salto e scatto.

ESERCIZIO 2

Facendo due file sotto canestro abbiamo fatto corsa fino a meta campo e scivolamento alternato all’indietro cercando di muovere le mani secondo le regole dello scivolamento, una a tracciare la linea della palla in palleggio e l’altra a difendere un possibile cambio di mano.

ESERCIZIO 3

Abbiamo iniziato degli esercizi a coppie.

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Il primo che abbiamo fatto è stato quello di mettersi in posizione di difesa su uomo con palla ma non in palleggio e di tentare di toccare la palla che l’attaccante muoveva in ogni posizione dello suo spazio per cercare di evitare di perderla.

In questo esercizio di inizia a gestire 1 vs 1 difensivo con la continua ricerca di disturbo della palla.

Poi come evoluzione di questo esercizio l’uomo con palla doveva iniziare facendo un palleggio, dunque il difensore oltre a cercare una buona posizione con posizione fondamentale occhi sul bersaglio naso sulla palla e primo passo di scivolamento a contrastare il palleggio doveva una volta che la palla si fermava ripeter l’esercizio di ricerca della linea di palla. ESERCIZIO 4

L’evoluzione dell’esercizio 3 è stata quella di provare a fare un esercizio di 1 vs 1 tutto campo cercando di zig zagare tra la linea di lato e quella del campo da pallavolo.

Nella prima meta campo l’attaccante deve allenare il difensore a eseguire il movimento corretto, nella seconda metà campo inizia il verso 1 vs 1 agonistico.

Il giocatore in difesa oltre a scivolare correttamente e a utilizzare in maniera corretta entrambe le mani devono lavorare per chiudere la linea dell’attaccante.

L’esercizio ha avuto poi una evoluzione a metà campo dove lo spazio da ricoprire è diventato la zona esistente da linea della pallavolo a linea della pallavolo.

In questa fase si poteva accentuare la chiusura della linea di scivolamento per provare a prendere uno sfondamento.

ESERCIZIO 5

Nella quinta serie di esercizi abbiamo visto del lavoro su 1 vs 1 con appoggi per poter difendere su situazioni di taglio: • prima sul dai e vai da angolo con palla che va al play; • sul movimento dal lato debole per prendere la palla in post basso • sul movimento da passaggio skip sul ribaltamento di palla.

2

1

Prima

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2

1

Secondo

2

1

Terzo

ESERCIZIO 6

Sul taglia fuori si inizia proponendo ai giocatori di mettersi uno a fianco all’altro il coach lancia la palla, questa deve rimbalzare tre volte e il giocatore che taglia fuori deve mantenere la posizione.

Stessa cosa si potrebbe fare lanciando la palla a rimbalzo e definendo che il giocatore che taglia fuori deve far fare almeno un palleggio alla palla.

8.2 Conclusioni Nel presente modulo abbiamo visto tutte le analisi che possono essere

effettuate per insegnare la difesa. Sono stati spiegati gli esercizi con la dovuta progressione didattica e sono

state create situazioni di gioco. Abbiamo notato come correggendo l’attacco negli esercizi in realtà si aiuti la

difesa a migliorare.

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99 RReeggoollaammeennttoo TTeeccnniiccoo Il modulo sul regolamento tecnico, tenuto dall’istruttore regionale C.I.A.

Federico Brindisi, si è posto i seguenti obiettivi: • Dare una panoramica generale su amministrazione del referto, diritti e doveri

dell’allenatore, violazioni e falli. • Insegnare ai futuri allievi allenatori i primi rudimenti di meccanica arbitrale, in

modo da essere sufficientemente pronti per arbitrare le partite di categorie Under 14 e Under 13 previste nell’iter formativo di passaggio dal primo al secondo anno di corso. La lezione si è dimostrata oltremodo interessante, sfatando alcuni “luoghi

comuni” sul regolamento tecnico, e attuando una proficua interazione fra l’istruttore e i corsisti.

Il limite della lezione è coinciso con il tempo a disposizione, inferiore a quello necessario per trattare in modo efficace tutti gli argomenti, ma almeno si è riusciti a stimolare la curiosità sul regolamento tecnico, che gli allievi potranno colmare, leggendolo con attenzione.

Di seguito si riporta la traccia seguita dall’istruttore per la sua lezione.

9.1 Regolamento Esecutivo Scaricabile da www.gaptorino.it

9.2 Regolamento Tecnico Salto a due

• Palla battuta legalmente Partenza del cronometro • Possesso alternato: si gira la freccia solo quando la palla viene legalmente

toccata

Violazioni

Art.24 Doppio palleggio • Si può palleggiare a qualsiasi altezza

Art. 25 Passi • Definizione • Giro • Determinazione piede perno

Art. 26 3” • Conteggio inizia con squadra in controllo di palla in metà campo offensiva

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• Si fischia solo su effettivo vantaggio, ovvero quando si partecipa attivamente e concretamente al gioco (anche senza palla es. portando dei blocchi)

Art. 27 Giocatore marcato da vicino • Difesa attiva a distanza < 1 metro

Art. 28 8” • Definizione zona di difesa • La palla è in attacco se tocca la zona d’attacco (anche attraverso giocatore e

arbitro)1 • Art. 28.8.2 spiega quando prosegue il conteggio

Art 29 24” • Se non c’è apparecchiatura, si resetta il 24” ad ogni fischio dell’arbitro.

Art. 30 Ritorno della palla in zona di difesa Sanzione per tutte le violazioni: rimessa contro la squadra che ha commesso

la violazione.

Falli • Principio cilindro • Principio verticalità • Posizione legale difesa • Occupare punto libero sul campo a seguito di un salto, a patto che questo

non sia già occupato da un altro giocatore. Giocatore con palla NO spazio/tempo Giocatore senza palla Spazio e tempo proporzionali a sua velocità (1

metro e 1 secondo per potersi adeguare) Giocatore in aria deve ricadere su punto libero al momento del proprio

salto. Trattenere, spingere, colpire fallo personale

Blocco • Fermo • Piedi sul terreno • Rispetta Spazio e Tempo

Sanzione: rimessa o Tiri Liberi. (TL in caso di atto di tiro o movimento continuo)

1 Da notare come questa affermazione sia precedente all’estate 2008, nella quale sono state introdotte variazioni al regolamento sul ritorno della palla in zona di difesa.

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Fallo Antisportivo • Violenza eccessiva • Senza volontà di giocare il pallone

Fallo Squalificante Fallo Tecnico comportamento plateale Sospensioni e sostituzioni Segnalazioni

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1100 PPrreeppaarraazziioonnee ffiissiiccaa La proposta didattica, teorica e pratica, suddivisa in due moduli da 3 ore

ciascuno, ha affrontato queste tematiche: 1) FATTORI DELLA PRESTAZIONE 2) L’IMPEGNO FISICO 3) PREVENZIONE / LAVORO INDIVIDUALIZZATO 4) POSIZIONE FONDAMENTALE DI EQUILIBRIO 5) CONTROLLO POSTURALE 6) I MOVIMENTI SPECIFICI DEL GIOCATORE 7) COORDINAZIONE MOTORIA 8) CAPACITA’ DI CARICO 9) ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO Il preparatore Tino Gangi ha fornito la presentazione del suo intervento, sul

quale i corsisti hanno relazionato, ricevendo opportuni feedback. In tanti moduli tecnici del corso sono stati ripresi alcuni concetti legati ad aspetti metabolici e posturali affrontati durante i moduli e rivisti nelle situazioni di gioco.

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1111 EElleemmeennttii ddii ddiiddaattttiiccaa Il modulo sulla didattica, tenuto dal formatore nazionale Julio Trovato, è stato

svolto con tutti e tre i corsi unificati (Buttigliera, Moncalieri e San Mauro) in occasione della presentazione del corso, con due obiettivi:

• uniformare i concetti base della didattica su tutti i corsi, delegando ciascun formatore nella autonoma e personale proposta dei contenuti tecnici;

• fornire subito le basi per una corretta ed efficace didattica, in modo da poterne poi richiamare alcuni elementi durante i moduli tecnici.

Qui di seguito sono riportate le diapositive utilizzate nella presentazione.

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1122 MMeettooddoollooggiiaa ddeellll’’iinnsseeggnnaammeennttoo ssppoorrttiivvoo A cura della prof.ssa Mirella Ronco Docente della Scuola dello Sport del C.O.N.I. Essere un allenatore significa rivestire il ruolo di insegnante e di educatore

consapevole, pertanto le proprie competenze professionali non possono non tener conto - oltre che delle approfondite conoscenze tecnico-sportive specifiche - anche dell’importanza di:

• Saper comunicare con i propri allievi / atleti; • Essere in grado di motivare tutti, per mantenere alto l’interesse

all’attività e al miglioramento personale; • Conoscere a fondo il processo di Insegnamento – Apprendimento, per

agire opportunamente nei confronti del singolo atleta e del gruppo; • Essere in grado di programmare in modo mirato i suoi interventi, con

finalità e obiettivi chiari; • Saper osservare sistematicamente quanto fatto, per individuare ogni

aspetto utile a rendere sempre più efficace l’intervento tecnico, la verifica e la valutazione di quanto realizzato;

• Essere capace di gestire efficacemente i rapporti interpersonali con il gruppo, con i genitori e con i componenti della Società sportiva;

• Vivere e far vivere eticamente lo sport, mirando ad una vera e propria “educazione sportiva” di tutti.

Ogni allievo – anche se apparentemente simile per sesso ed età età - è diverso dall’altro per:

• Capacità, sia Organico-Muscolari che Coordinative. Ciò che è dato dalla natura e dalle opportunità di esercitarsi crea notevoli differenze tra un individuo e un altro anche a livello di abilità espresse, connesse con il passato e il background del giocatore per le possibilità di sviluppo che hanno avuto.

• Struttura fisica. Allievi che hanno la stessa età cronologica possono essere biologicamente molto diversi tra loro, specie nel periodo pre-puberale e puberale: l’azione ormonale – variabile come inizio - produce notevolissimi effetti a livello sia strutturale (aumento di statura, massa muscolare e adiposa, ...) che psicologico (accettazione e coesistenza con il proprio corpo che cambia più o meno in modo positivo rispetto a quello dei coetanei).

• Aspetti affettivi ed emotivi, sia in famiglia che in altri contesti fondamentali di vita (scuola, sport, tempo libero).

• Motivazioni all’attività, sia all’inizio di un percorso di vita sportiva, sia in ogni tappa successiva: se la motivazione cede, scema e può scomparire il desiderio di continuare.

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• Caratteristiche cognitive, perché la mente e le varie espressioni di intelligenza e di memoria giocano un ruolo essenziale per l’apprendimento – anche sportivo – e l’adattamento efficace ai diversi contesti di vita e di pratica sportiva. Da tener presenti, inoltre, i diversi stadi di sviluppo cognitivo, perché fino ai 10-11 anni le capacità di astrazione e rappresentazione (essenziali, ad esempio, per memorizzare mentalmente una sequenza di attività da compiere) non sono ancora perfettamente strutturate.

• Tempi di apprendimento, spesso molto differenti tra un individuo e l’altro.

• Qualità sociali, che si esprimono nel diverso modo di rapportarsi e collaborare con gli altri.

12.1 La comunicazione “Comunicare” vuol dire mettere in comune informazioni attraverso un

processo di trasmissione e ricezione tra due o più persone. Chi vuole dunque comunicare qualcosa deve porsi in modo da mettere l'altro nella situazione ottimale per ricevere la sua comunicazione.

Un messaggio non è mai neutro, perché: • chi lo emette lo filtra, in base alle sue caratteristiche personali e le sue

finalità • chi lo riceve lo integra con il suo vissuto, le sue conoscenze, i suoi

obiettivi. Un allenatore deve perciò riuscire a leggere correttamente il feedback (cioè

l’informazione di ritorno che gli perviene a seguito di quanto trasmesso) che il suo atleta gli comunica, vale a dire come egli ha recepito e rielaborato il messaggio che ha ricevuto, e considerare che ognuno ha i suoi “tempi” anche per comunicare, diversi da quelli di qualsiasi altro soggetto: deve stare attento a non dare niente per scontato, per creare un ponte comunicativo che funzioni nel modo migliore.

E' importante verbalizzare il lavoro che è stato fatto. Una strategia utile per fissare i contenuti che si vogliono trasmettere durante

l'allenamento e per verificare come siano stati rielaborati è chiedere agli atleti di verbalizzare il lavoro svolto. Questo infatti porta l'atleta a:

• connettere in modo temporale il lavoro svolto (facilitando l'apprendimento futuro)

• aiuta la memorizzazione dei gesti e dei concetti su cui si è lavorato

I princìpi di un processo comunicativo Alla base del processo comunicativo ci sono quattro princìpi fondamentali

(assiomi): • Non si può non comunicare. Anche il silenzio e l’immobilità più neutra

in realtà “parlano”.

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• Tutti gli scambi comunicativi sono simmetrici (es: tra compagni di squadra o gruppo di amici o colleghi, ecc.) o complementari (es. tra allenatore e atleta, docente e allievo, ecc.).

• Le comunicazioni si compongono di aspetti verbali e non verbali: “comunicare” non vuol dire solo usare la voce, perché in relatà è tutto il corpo che parla (sguardi, movimenti della testa, postura...), egli aspetti non verbali sono quelli maggiormente percepiti come veritieri dagli altri.

• Occorre vagliare attentamente – e ci vuole grande attenzione, sensibilità e costanza d’impegno per farlo - gli aspetti non verbali che si possono cogliere dai propri giocatori (svogliatezza, timidezza, propositività, nervosismo, ecc.), perché solitamente la comunicazione non verbale non è intenzionale: essa può rivelare molto del carattere dei vari soggetti, permettendo di trovare la strategia migliore per comunicare con ciascuno.

• Ogni comunicazione ha un aspetto di relazione (dato dal rapporto che in quel momento è presente o si instaura tra le persone) e uno di contenuto (legato a ciò che si intende trasmettere).

• Il messaggio di relazione: o non manca mai (anche se spesso è inconsapevole) o è più veloce del contenuto o incide sul contenuto, sulla comprensione e sull'ascolto (proprio o

altrui) o il suo feedback migliore è la conferma, l’accoglienza del messaggio.

Il messaggio relazionale incide dunque fortemente su quello che è il contenuto che si trasmette, per cui è bene che un allenatore crei e conservi un clima relazionale intenso per mantenere a livelli elevati la soglia comunicativa (sia come emittente che come ricevente) presente in lui e nei suoi atleti.

Per comunicare efficacemente Per essere un buon comunicatore occorre lavorare su: • Messaggi verbali: diretti, chiari e costruiti in modo specifico per la

propria utenza • Risposte: chiare, tempestive e sicure a eventuali domande (se in quel

momento non c’è tempo o non è il caso di soffermarvisi, fornire comunque una risposta essenziale, per poi magari riprendere il concetto in un secondo tempo)

• Capacità di “ascolto”: delle parole, dei bisogni del momento, delle difficoltà, degli spazi interpersonali

• Comunicazione non verbale di cui si è portatori • Paralinguaggio (es: volume e tono della voce, scansione delle parole,

uso di pause e variazioni di ritmo, ecc.) • Uso dei rinforzi, per motivare al rapporto e all’espressione.

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Gli ostacoli ad una comunicazione efficace Che ostacoli può trovare una comunicazione? • L'iceberg delle emozioni. Spesso delle emozioni (dell'allenatore, ma

anche dei giocatori) si manifesta solo una parte: resto resta nascosto, ma va considerato. (qualsiasi atteggiamento di nervosismo, di indifferenza o di euforia ha sempre un perché).

• Il paraocchi, vale a dire vedere solo quello che si vuole e non il resto. Un esempio potrebbe essere quello prodotto dal cosiddetto “Effetto Pigmalione”: comunicare e lavorare in modo privilegiato con un certo giocatore, consente a questi di ottenere il massimo dei benefìci possibili dall’allenamento mentre gli altri, trascurati, fanno sempre meno e si deprimono sempre più senza che ciò venga colto dall’allenatore. In questo modo si rischia di demotivare chi invece avrebbe – magari in un prossimo futuro - ottime potenzialità di riuscita.

• Il terzo orecchio: farsi distrarre da rumori di fondo, da pensieri non inerenti.

• Il tutto subito: avere fretta, dare per scontati tanti aspetti pensando che sia ovvio e immediato il riscontro da ottenere, che il tempo di apprendimento sia corrispondente al tempo di spiegazione

• Il giudice: giudicare sempre l'operato degli altri ma mai il proprio; è l’atteggiamento tipico di chi dà continuamente la colpa agli altri per qualsiasi cosa, ottenendo spesso reazioni negative.

• Il predicatore: dispensare consigli in ogni occasione come se si fosse depositari della Verità assoluta; in questo modo la propria volontà tende a volersi sostituire alle esperienze altrui, stroncando le opportunità di crescita e di autonomia decisionale degli altri (dei giocatori, nel nostro caso).

Allenare comunicando efficacemente I protagonisti di un allenamento sono sempre almeno due: l'allenatore e

l'atleta (o gli atleti). E' importante che queste due figure coesistano dinamicamente, per rendere possibile – da parte dell’allenatore – un’efficace comunicazione didattica, in quanto – perché si verifichi un apprendimento - non è tanto importante ciò che il docente dice, quanto piuttosto ciò che il discente capisce.

Nel caso dell’insegnamento sportivo, non si può prescindere da: • la consapevolezza dei bisogni dell'atleta dal punto di vista tecnico,

relazionale e motivazionale • le relazioni interpersonali che si instaurano tra allenatore e atleta, tra

allenatore e genitori (nel caso di squadre giovanili) e tra genitori e atleta stesso.

• il contesto in cui si comunica, che può essere variato (lo spogliatoio, alcuni angoli particolari..) in modo da favorire gli scambi in certi frangenti

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• il modo in cui l'allenatore si pone, lo stile di insegnamento L'allenatore può decidere di fornire delle informazioni dopo aver osservato

attentamente e considerato: • Se è necessario. L'errore visto è fondamentale e da correggere

immediatamente o casuale o ripetuto nel tempo, e ce ne si può rendere conto solo osservandone la comparsa in tempi successivi, anche se a breve distanza?

• Quando comunicare. C’è comunicazione e comunicazione: c’è quella fatta con calma, dettagliata, e quella “volante”, volta a sostenere ed affiancare l’esecuzione pratica. Entrambe, anche se diverse, vanno utilizzate in modo appropriato e coerente con il contesto in cui si sta operando.

• Cosa va comunicato. Occorre cogliere il nucleo dell'errore principale, non si può correggere tutto in una volta sola.

• Quanto e come comunicare. Non bisogna parlar troppo, ma lasciare invece molto spazio alla pratica, che migliora la percezione dello spazio, le abilità. l'orientamento, l'equilibrio, la coordinazione e la tecnica del giocatore

• Come atteggiarsi. A seconda dell'atteggiamento che si tiene, del modo in cui ci si pone verso un atleta o un gruppo, cambiano i risultati che si ottengono. Ci si può infatti porre: o in modo autoritario, imponendo il proprio punto di vista e non

dando spazio a alternative; è un atteggiamento utile se la situazione rischia di degenerare o i tempi sono limitati. Un atteggiamento esclusivamente di questo tipo, specie con i più giovani, non favorisce però la maturazione degli atleti, riduce la loro autostima, in quanto essi diventano dei semplici esecutori, e limiterà fortemente la creatività. Essere autoritario è diverso dall’essere autorevole, cioè riconosciuto competente e depositario di un sapere, rispettato e riconosciuto come riferimento importante dal gruppo, che ne asseconda volentieri le volontà. L'autoritarismo (se necessario) di un allenatore autorevole è sopportato quindi molto bene dagli atleti.

o in modo protettivo, rendendo cioè la vita facile ai giocatori per non dover mai fare vivere delle delusioni. Un atteggiamento di questo genere dà luogo a progressi piccolissimi nell’arco di tempo, in quanto si cerca di non assegnare proposte o incontri difficili al gruppo, che non verrà quindi mai posto nella situazione di doversi attivare per trovare soluzioni necessarie a far fronte a delle complicazioni. Esso si rivela utile solo eccezionalmente e per casi ben definiti e limitati nel tempo (es: difficoltà di integrazione nel gruppo; recupero di autostima), ma non può essere l'unico atteggiamento utilizzato sempre.

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o in modo permissivo, non imponendo dei limiti e creando la condizione ideale per il non-rispetto delle regole e la non-attivazione dell’attenzione. È molto difficile recuperare il controllo del gruppo da una situazione di questo genere; è più facile invece il contrario, partire cioè da regole molto precise da rispettare per lasciare poi scaturire successivamente momenti di attività meno rigide, ma sempre ordinate e regolamentate.

o in modo democratico, comunicando i propri pensieri e i propri obiettivi, coinvolgendo – quando ciò fosse utile – gli atleti nelle riflessioni e nei confronti. Questo modo di lavorare e porsi, anche se gratificante e motivante per gli atleti, richiede però tempi molto lunghi.

L’ideale è saper miscelare un po' tutto, a seconda dei momenti, delle scadenze, del procedere della programmazione, delle variabili legate a contesti di verio genere.

12.2 Giovani atleti crescono… In francese “allenare” si traduce con “entrainer”, che ha un significato molto

più ampio del corrispettivo italiano. Infatti la sua traduzione significa: • tirare “con” sé o “verso” di sé • agire sui sentimenti di terzi in modo positivo e maturativo • essere la causa e avere la conseguenza, essere un punto di partenza e

di arrivo Si tratta dunque di un intervento a 360 gradi sull’individuo da allenare: si

agisce sul corpo ma anche sulla psiche per migliorare le prestazioni, e vi è un adattamento continuo al gruppo ma anche ai singoli, diversi gli uni dagli altri. Il tutto in vista di una maturazione complessiva della persona e dell’atleta che si mette in gioco per migliorare le sue abilità e le sue competenze, insieme ad un allenatore non distante, ma parte integrante della crescita, dei successi e delle sconfitte.

Tappe di sviluppo essenziali Un ragazzo ha un “prima” e un “dopo”: uno lo influenza, l’altro lo aspetta. A seconda delle opportunità di confronto con se stesso e con gli altri, di

sperimentazione della propria motricità, di cammino verso l’autonomia percorso individualmente e nel confronto con gli altri, ciascun soggetto può successivamente vivere con più o meno facilità l’esperienza sportiva. E se si ha a che fare con gruppi giovanili, ciò si manifesta ancora con particolare evidenza.

Andiamo a vedere qualche tappa fondamentale dello sviluppo sia motorio che della personalità (le età sono puramente di riferimento generale, perché numerose sono le possibilità di anticipazione o di ritardo rispetto ad esse, dipendenti da altrettante opportunità favorevoli o interferenze negative):

0-2 anni: scoprirsi e scoprire il mondo. Si sperimenta il proprio corpo che si muove, che si esplora e si appropria dello spazio, che è sede di sensazioni, che può muoversi in modo vario e sempre più efficace nella realtà circostante. Si

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conquista la parola, per comunicare con gli altri anche il proprio pensiero; si conquista la stazione eretta per spostarsi agevolmente e “a mani libere”. Se il bambino è in un ambiente stimolante, con persone che stanno al gioco e lo fanno sperimentare, si iniziano a creare ottimi prerequisiti per l'apprendimento futuro (equilibri, dosaggio della forza, orientamento,...).

2-6 anni: scoprire l’altro e gli altri. Si passa da un modo solitario di giocare a forme più intergrate con gli altri: si imita la realtà, si rivestono dei ruoli, si rivestono gli oggetti di significati simbolici; si scoprono le regole essenziali del giocare con gli altri, del rispetto di tempi e turni. Si afferma sempre più il proprio punto di vista, maturando gli estremismi tipici dei 3-4 anni con i successivi confronti – prevalentemente scolastici e ludici – con i coetanei, grazie al ruolo di intermediazione svolto dagli adulti di riferimento. Il percorso verso l’autonomia di pensiero e di movimento vive un periodo magico: compito dell’adulto è quello di aiutare la sperimentazione controllata e sicura, la consapevolezza e la capacità di scelta.

6-11 anni: il corpo e la mente crescono. All’inizio di questo periodo si verifica il primo picco di crescita staturale, a seguito del quale si modificano gli spazi percepiti e si ha una diminuzione della forza in quanto vi è un deficit anatomo - fisiologico generale; non avrebbe alcun senso un lavoro troppo intenso da un punto di vista muscolare, in quanto gli apparati non sono ancora del tutto sviluppati, così è ottima cosa lavorare principalmente sulle capacità Coordinative, in modo polivalente e multilaterale. In questi anni si evolvono anche le anche le capacità cognitive, che vedono il passaggio dalla concretezza dell’esperienza utile ad apprendere a forme di intelligenza in cui la logica trova spazi importanti.

Dagli 11-12 anni in poi: progressivo scompiglio generale (affettivo, cognitivo, sessuale, individuale e sociale) a seguito dell’azione ormonale che contraddistingue l’età prepuberale e – soprattutto - la pubertà vera e propria. Cambia il corpo, che cresce a più riprese a livello ponderale e staturale; si evidenziano, con tempistica tutta loro, i caratteri sessuali secondari, che spesso creano non pochi disagi; la pelle risulta spesso costellata di irregolarità poco estetiche. E intanto il mondo dell’immagine bombarda l’immaginario collettivo – anche quello adolescenziale – di parametri estetici sinonimi di successo. Parallelamente, nel giovane cresce il bisogno di sentirsi parte di un gruppo a sè stante, diverso da quello familiare, un gruppo che accolga e condivida pensieri, scoperte, esperienze. Qui si gioca il grosso ruolo del gruppo-squadra, dove ciascuno trova una sua collocazione, in cui si condividono regole e fatica, si raccolgono incitamenti e rimproveri se va scemando l’impegno ad andare più in là. L’allenatore stesso diventa adulto di riferimento, da imitare e cui tendere per assomigliargli; una bella responsabilità, un’opportunità educativa straordinaria.

Nei ragazzi, a qualsiasi età (anche se con ovvie diversità di approccio) è importante educare all’autostima, per poter poi avere giocatori meno ansiosi, capaci di maggior concentrazione e fiducia nelle proprie capacità e – conseguentemente – capaci di prestazioni migliori, quindi con una migliore motivazione verso l’attività sportiva.

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12.3 La motivazione La motivazione è una spinta interna che indirizza un individuo verso una

meta. In questa ottica è fondamentale porsi degli obiettivi chiari e ben definiti, in quanto la mancanza di motivazione potrebbe essere poi la causa di noia, insoddisfazione o – nel peggiore dei casi – di abbandono dell’attività.

La motivazione è un atteggiamento mentale influenzato da: • Personalità dell'individuo • Abilità possedute • Desiderio di riuscita, la voglia di successo. Le motivazioni non hanno tutte la stessa origine. Esse possono infatti essere: • intrinseche, interne al ragazzo, attivate dai bisogni (sulle quali occorre

puntare moltissimo) • estrinseche, che dipendono da un intervento esterno al soggetto La presenza (o l'assenza) di motivazioni può dipendere da: • la situazione contingente, il contesto • la qualità degli stimoli ricevuti • l'intensità degli stimoli ricevuti • la difficoltà del lavoro; il lavoro è infatti motivante solo se è sempre un

po’ più difficile di ciò che si sa fare, mentre è demotivante se troppo difficile o troppo facile

• le abilità socio – relazionali del ragazzo, nei copnfronti sia degli adulti che del gruppo dei pari.

La motivazione di un giocatore influisce poi su molti aspetti: • Ciò che facciamo; • Quanto tempo vi impieghiamo; • Come lo facciamo; • Come percepiamo i risultati del nostro agire. Le motivazioni si suddividono in due categorie: Generali e Specifiche

all'attività sportiva e motoria.

Motivazioni generali Sono relative al benessere dell'individuo in relazione a tutti gli aspetti del suo

essere. Si possono riconoscere Motivazioni: • ATTINENTI AL CORPO

o Esperienze cinestetiche piacevoli o Autocontrollo.

• ATTINENTI ALL’AMBIENTE o Padroneggiare la realtà esterna o Esplorazione e risoluzione di problemi posti dall’ambiente

• ATTINENTI AGLI ALTRI

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o Identificazioni positive con il gruppo dei pari o Ricerca di consenso, cooperazione ludica e confronto competitivo o Esplorazione e assunzione di regole d’interazione sociale grazie al

gioco • ATTINENTI AL SÈ

o Fiducia in se stessi e autoaffermazione o Ricerca d’identità.

Motivazioni specifiche alle attività motorie e allo sport Esse si dividono, a loro volta, in due gruppi distinti: primarie e secondarie. Le Motivazioni Primarie sono: • il gioco, la fonte principale di conoscenza, esperienza, confronto. La

tecnica va infatti inserita su una base ludica, con i più giovani, perché se il bambino si diverte è più propenso a imparare e a migliorarsi.

• l'agonismo, il confronto con se stessi e con gli altri che va vissuto in modo opportuno, con la consapevolezza dei traguardi positivi raggiunti sotto tutti i punti di vista.

Le Motivazioni Secondarie sono: • il successo, la spinta alla soddisfazione personale • l'affiliazione al gruppo sportivo in cui ci si trova, il farne parte • l'estetica • la compensazione, il poter trovare nello sport gratificazione che altrove

non si raccolgono (nel rendimento scolastico, ad esempio)

Effetti della motivazione Una persona motivata: • si attiva più facilmente, • fissa più velocemente la sua concentrazione verso un certo obiettivo o

una data finalità, indirizzandovi i propri sforzi Non è facile, dall’esterno, capire se una persona è motivata oppure no, ma è

importante sapere che possono essere causa di demotivazione: • scarsa autostima presente nel soggetto • limitazione oggettive (fisiche, ortopediche..) all'attività • difficoltà a relazionarsi e a confrontarsi, sia con gli adulti che con il

gruppo dei pari • scarsa predisposizione al nuovo • scarso interesse per le attività ludico – sportive in generale

Come rinforzare la motivazione C’è tutta una serie di accorgimenti e strategie attuabile allo scopo di

rinforzare la motivazione all'attività:

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• valorizzare gli sforzi e l'impegno prodotti, ancora prima del risultato ottenuto. Più che sulla prestazione, bisogna focalizzarsi sul compito, su ciò che è stato fatto e come lo si è fatto

• limitare la correzione degli errori, nell'esecuzione di specifici gesti motori e tecnici, a quelli fondamentali

• creare un clima sereno, positivo e sollecitante • presentare le attività che si vogliono proporre in modo stimolante • collaborare in modo positivo e attivo con tutte le altre figure che

interagiscono nell'educazione del gruppo e dei singoli atleti (genitori, dirigenti..)

La leadership Per Leadership si intende un processo di influenza interpersonale, orientato

verso degli obiettivi, che uno o più membri del gruppo esplica verso gli altri grazie a qualità “polarizzanti”. L’allenatore di una squadra o di un gruppo può – e dovrebbe – essere un leader tra e per gli altri.

Caratteristiche di una buona leadership: • Sapere che il proprio ruolo è “servire” e non viceversa • Far sentire importanti tutti • Dare direttive chiare • Essere efficaci, con poche parole • Criticare in privato e lodare in pubblico • Separare l’errore dalla persona • Enfatizzare il lavoro di squadra, piuttosto che l’individualità • Dall’oggi puntare chiaramente al domani • Accettare anche critiche e rimproveri

La leadership dell’allenatore si esplica attraverso: • Acquisizione e miglioramento delle competenze sportive degli atleti • Mantenimento della disciplina • Realizzazione di quanto serve a raggiungere le mete postesi dalla

Società Sportiva • Motivazione degli atleti L’allenatore vince e perde insieme alla squadra o al singolo atleta.

STILI DECISIONALI che influenzano la leadership dell’allenatore (Vroom e Jago, 1978):

• AUTOCRATICO I prende personalmente le decisioni basandosi sulle informazioni ottenute

• AUTOCRATICO II ottiene le informazioni dai membri e decide da solo

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• CONSULTIVO I consulta individualmente i membri più influenti del gruppo, ne considera le idee e decide da solo

• CONSULTIVO II condivide i problemi con tutti insieme, ne considera le idee e decide da solo

• STILE DI GRUPPO condivide i problemi col gruppo, lascia che questo esamini soluzioni alternative e giunge ad una soluzione consensuale

La scelta dello stile decisionale da utilizzare dipende da: a) Pressione del tempo b) Qualità della richiesta c) Informazioni dell’allenatore d) Complessità del problema e) Richiesta di accettazione f) Potere dell’allenatore g) Integrazione della squadra

12.4 L’apprendimento L'apprendimento è un processo dinamico di interazione nel quale l'allievo

dà il suo contributo attivo. I termini processo e dinamico sottintendono che alla base dell'apprendimento sono presenti continue evoluzioni e cambiamenti in atto.

L'apprendimento può essere: • motorio • cognitivo • affettivo In base alla natura della sua attivazione, si può parlare di apprendimento: • spontaneo, che avviene in seguito a interazioni casuali tra l'organismo

e l'ambiente; l'iniziativa è attivamente nelle mani del singolo, il quale fa suo qualcosa di sperimentato o casualmente o per imitazione. Le potenzialità maturate vengono espresse con l'esercizio spontaneo.

• orientato: c'è un soggetto esterno (l'educatore) il quale guida e orienta le proposte fatte al soggetto, che hanno come risultato ultimo il cambiamento auspicato. In questo caso l'apprendimento è guidato e assistito in modo sistematico.

L'apprendimento motorio L'apprendimento motorio è un processo temporale, nel quale si passa

attraverso tre stadi successivi variabili come durata: 1) Coordinazione Grezza (primi accenni di movimento; presenza di molte

tensioni muscolari e scarso controllo della forza; attenzione volta

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prevalentemente al risultato; forte dipendenza dalla memoria motoria posseduta)

2) Coordinazione Fine (miglioramento generale; molto tempo dedicato all’allenamento; maggior controllo delle informazioni; miglior coordinazione intramuscolare e intermuscolare; capacità di ripetere correttamente più volte quanto appreso; esecuzione più consapevole)

3) Stabilizzazione della coordinazione fine, Disponibilità variabile (fase “aperta” di continuo perfezionamento; costanza di movimento e, quindi, di prestazione).

Perché possa avvenire un apprendimento, è necessario che vi sia la presenza di alcuni prerequisiti ad esso:

• Idoneità del soggetto. Ad esempio l’età gioca un ruolo importante: lo sviluppo neuro-fisiologico avviene in direzione cefalo-caudale e prossimo - distale (cioè dal capo verso i piedi e dal centro del corpo verso la sua periferia), ragion per cui i piedi sono l'ultima parte a poter essere controllata con efficacia e non ha senso proporre esercizi in cui serva un loro utilizzo preciso a bambini ancora troppo piccoli.

• Disponibilità del soggetto ad apprendere e fare esperienza. L'idea di imparare deve procurare piacere ed impazienza.

• Opportunità del soggetto ad apprendere (es: numero e tipologia di palestre e istruttori presenti sul territorio; iniziative di promozione sportiva a scuola; ecc.).

Meccanismo cognitivo alla base di un apprendimento motorio: • Progettazione di un’azione in vista di uno scopo • Rievocazione di un programma motorio adeguato e adattabile • Differenziazione e integrazione di tale programma sulla base di un

nuovo modello • Controllo del nuovo programma attraverso il risultato parziale o globale

dell’azione Il feedback esterno, fornito dall’allenatore o da strumentazioni di vario

genere, dovrebbe rendere accessibili e coscienti le informazioni interne (feedback intrinseco, legato alle percezioni soggettive ricevute costantemente da organi e apparati) dell’allievo e far sì che questi sia in grado di riformulare il progetto motorio in funzione dell’esecuzione precedente. “Determinante non è quello che l’emittente dice, ma piuttosto quello che il ricevente capisce” (H .U. Mutti,1999).

Princìpi metodologici Per favorire qualsiasi tipo di apprendimento, anche quello motorio, occorre

lavorare con attenzione sui seguenti aspetti metodologici: a) la formulazione degli obiettivi b) la presentazione del compito c) l'individualizzazione

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d) la quantità di esperienza e) la variabilità delle proposte f) la correzione dell'errore e il rinforzo motivazionale g) l'autovalutazione

a) La formulazione degli obiettivi Gli obiettivi è necessario che siano: • scanditi nel tempo, definendo bene quelli a lungo, medio e breve tempo • individualizzati, perché tutti devono poter esprimere le proprie

potenzialità • difficili, ma realistici (altrimenti demotivano) • formulati – quando possibile - anche insieme all'allievo, in quanto egli è

parte attiva del processo di apprendimento • verificati, perché ci vuole sempre un feedback oggettivo di riscontro (se

il suo esito è negativo, occorre riconsiderare quanto fatto per proporlo in modo più efficace).

Il proprio piano di lavoro va progettato prima e poi eventualmente modificato in base alle capacità, ai ritmi di apprendimento e alle abilità dei singoli e del gruppo (non deve essere rigido, ma va adattato alle esigenze del momento).

Può essere utile tenere schede riassuntive, che servono: • per la pianificazione globale del lavoro • come evidenze delle singole sedute (se vengono presi tempi, o

misurazioni particolari), in modo da creare una banca dati utilizzabile anche in un secondo momento.

b) La presentazione del compito La presentazione del compito deve avvenire tramite: • informazioni chiare e sintetiche, fornite senza dilungarsi inutilmente a

parole • definizione verbale dei punti chiave dell'azione, anche con l’ausilio di

supporti visivi (dimostrazioni, immagini, filmati, ecc.) • collegamento immediato tra le informazioni fornite e l'esperienza

pratica e l’esecuzione di quanto richiesto • domande e richieste di spiegazioni, facendo verbalizzare le proprie

esperienze ai ragazzi (questo aiuta molto l’interiorizzazione e la memorizzazione di quanto appena svolto). Possono rivelarsi utili anche compiti di osservazione reciproca nei quali, ad esempio, un gruppo lavora mentre l'altro osserva e poi verbalizza

• attenzione all'organizzazione temporale dell'azione, tanto più impegnativa quanto più complessa

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c) Individualizzazione del lavoro Il compito va individualizzato: • adattando le proposte alle esigenze dei singoli ragazzi e del gruppo • formando gruppi omogenei (per età, capacità, livello di apprendimento,

ecc.) • assegnando compiti di difficoltà diverse (per motivare tutti) • assegnando compiti differenziati ai vari gruppi o per tipologia o per

livello di prestazione richiesta (ad esempio nei lavori a circuito fare richieste differenti ai vari gruppi, omogenei tra loro in riferimento ai parametri che interessano in quel momento)

• incoraggiando il lavoro autonomo e la messa in gioco personale

d) Quantità di esperienza La quantità di esperienza (cioè di “parte pratica”) si favorisce con: • la massimizzazione dei tempi di attività • la limitazione dei tempi di spiegazione • la suddivisione degli allievi in gruppi e, se essi sono numerosi, la loro

frequente alternanza con compiti di osservazione e di verifica La verifica è qualcosa di oggettivo, di misurabile (possono quindi

occuparsene anche i ragazzi, se organizzati e istruiti sul da farsi) ed è diversa dalla valutazione, che tiene conto anche del progresso nell'apprendimento, del tempo di apprendimento, dell'atteggiamento generale dell'atleta, delle modalità e del processo di apprendimento (ed è quindi un aspetto del quale si occupa personalmente l’allenatore/insegnante).

e) Variabilità delle proposte Le proposte fatte, per non essere noiose, vanno variate continuamente.

Questo si ottiene con: • esperienze multilaterali, soprattutto per i più giovani, utili a sviluppare

molto le Capacità Coordinative, così da esercitare più aspetti fondamentali

• esperienze variate, anche all'interno di uno stesso programma motorio, modificando richieste e condizioni esecutive (ad esempio gli spazi)

• simmetrizzazione dei movimenti (infatti il lavoro dell'arto contro-laterale fornisce ulteriori input anche a quello dominante, migliorandone la qualità esecutiva e coordinativa).

f) Correzione dell’errore e rinforzo motivazionale FASI dell’intervento correttivo: 1. Osservazione e identificazione (localizzazione, causa, frequenza,…) 2. Scelta se intervenire o meno 3. Definizione delle possibilità tecniche più appropriate di correzione

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4. Considerazione delle metodologie didattiche di correzione più appropriate

5. Scelta del tipo e della modalità di informazione da fornire 6. Intervento correttivo (non oltre 60” dall’esecuzione errata) 7. Controllo sull’efficacia dell’intervento fornito 8. Ripetizione del movimento per consolidarne l’apprendimento Gli errori vanno corretti senza produrre demotivazione nel soggetto. Per

ovviare a ciò è utile:: • ridurre gradualmente il feedback esterno: l'autonomia matura l'atleta,

che gradualmente si stacca dalla dipendenza di continuo giudizio del suo allenatore

• correggere un errore alla volta, partendo da quello più importante • fornire istruzioni in positivo e descrivere l'azione a posteriori; occorre

sottolineare anche ciò che è stato realizzato bene, per motivare ad un miglioramento delle lacune ancora presenti e ottenere sempre più attenzione

• coinvolgere il soggetto con domande (su quanto appena fatto, su eventuali altre possibilità esecutive, su pregresse attività simili, ecc.)

• richiedere all'allievo la valutazione di particolari dell'azione svolta e discutere con lui circa le difficoltà da lui incontrate; si rielabora mentalmente quanto fatto e si interiorizza, recuperando la memoria motoria a breve termine (molto forte) in modo che diventi efficace e durevole

• rivolgere frequenti incoraggiamenti • riconoscere i miglioramenti e l'impegno profuso • utilizzare un linguaggio chiaro e adeguato ad età e grado di

comprensione.

g) Autovalutazione Il ragazzo deve essere messo nella condizione di poter capire cosa ha fatto

di giusto e cosa di sbagliato, attraverso: • schede di valutazione che gli vengono fornite e attraverso le quali gli

viene chiesta una verifica sistematica dei livelli di prestazione; con questa specie di sintetico “auto-scout” viene stimolata la consapevolezza dell’apprendimento raggiunto, in quanto egli registra sistematicamente i suoi dati e può controllarli e confrontarli con altri (suoi o altrui) anche in momenti successivi

• rappresentazione grafica dei progressi ottenuti, in modo da vedere e controllare meglio i propri miglioramenti e avere ben chiari i propri punti deboli

• obiettivi periodici significativi e realistici che il ragazzo viene incoraggiato a porsi (devono essere ben identificabili, perché divengano significativi e traducibili in azioni concrete da svolgere)

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12.5 Osservazione e misurazione dell’apprendimento Per un allenatore è utile osservare l'apprendimento, al fine di: • determinare l'efficacia delle istruzioni date • poter fornire un feedback al ragazzo sulle prestazioni da lui realizzate • definire il livello di raggiungimento degli obiettivi che ci siamo

precedentemente posti L'insegnante si deve concentrare su: • condotta motoria dell'allievo, la realizzazione di quanto spiegato e

richiesto. • osservazione dello svolgimento dei movimenti, come vengono

realizzate le azioni in funzione dell'obiettivo (importante, a tal fine, porsi in un corretto punto di osservazione, così da poter considerare tutto ciò che serve).

Per svolgere una corretta osservazione, l'insegnante deve possedere: • una memoria motoria molto dettagliata. Non si può scrivere durante

l'esecuzione di un esercizio, ma registrare mentalmente la sequenza delle azioni per poterne poi trascrivere i punti salienti e parlarne coi ragazzi. Per la registrazione, si possono preparare griglie di verifica / valutazione con dichiarati Descrittori (= elementi da osservare) e Indicatori (= quantificazione dell’aderenza o meno al modello esecutivo auspicato).

• avere un’ottima capacità di anticipazione mentale, in quanto occorre conoscere alla perfezione il movimento atteso e dunque sapere quando andare ad osservare i vari gesti che lo compongono (in quale ordine compaiono, in quale momento, ecc.).

Le osservazioni possono avere due finalità: • verificare • valutare

Osservazione di verifica La verifica serve a considerare nel dettaglio l'azione dell'atleta, per vedere: • se c'è o meno un errore • se viene utilizzata o meno una tecnica che è stata insegnata • la frequenza di utilizzo di una certa tecnica • la frequenza di utilizzo di un determinato comportamento o azione La verifica è oggettiva: si considera il contenuto che vogliamo verificare e lo

si quantifica.

Osservazione di valutazione La valutazione può avvenire in diversi momenti del lavoro: • iniziale, in modo da valutare i pre-requisiti dell'atleta o il suo punto di

partenza

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• in itinere, per vedere i singoli progressi • alla fine, per vedere il risultato finale È quindi legata a un concetto di rapporto temporale (prima – dopo). Essa:: • serve a giudicare la qualità della prestazione; • viene fatta mentre l'atleta è coinvolto nell'esecuzione globale del

movimento, non si guarda il singolo contenuto ma le competenze globali acquisite e messe in atto;

• ha una componente di soggettività (legata alla persona che valuta), che può essere minimizzata con l'uso di indicatori specifici.

Schede di osservazione • Hanno un modalità di utilizzo codificata • Delimitano il campo di osservazione • Definiscono gli aspetti qualitativi e quantitativi del comportamento da

osservare • Utilizzano Descrittori e Indicatori (numerici o simbolici) • Possono servire a verificare e valutare abilità, combinazioni fra abilità,

fasi esecutive, aspetti relazionali, comportamenti, …

12.6 Etica e sport L’Etica è, per definizione, la “parte della filosofia che si occupa del

problema morale, ossia del comportamento dell’uomo in relazione ai mezzi, ai fini, ai moventi”, e inoltre può essere indicata come il “modello di comportamenti che un individuo o un gruppo di individui segue nelle proprie azioni” (“Il Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana”, Garzanti Editore, 1987).

Sport: fonte di “opportunità” e di “rischi” Lo sport può offrire numerose opportunità positive ai ragazzi, affinché essi

crescano nel migliore dei modi: divertimento, miglioramento delle proprie abilità, maturazione del carattere, benessere anatomo - funzionale, interazione costruttiva con gli altri, allenamento dell’autostima, controllo emotivo, riscatto sociale (si può dimostrare quanto si vale anche partendo da una situazione culturale o socio-economica non “vincente”), valorizzazione delle diversità, possibilità di diventare un modello positivo per il prossimo, possibilità di fare dello sport una professione.

Lo sport può però anche assumere valenze negative, se praticato – o fatto praticare – in modo eticamente scorretto. Ad esempio, in esso è purtroppo possibile individuare con una certa frequenza:

• Pressioni sempre più marcate da parte di genitori e allenatori, tali da condurre un po’ per volta alla perdita del divertimento nel fare sport (aspetto invece fondamentale); questo è molto spesso causa di abbandono precoce, favorito da chi pretende troppo e troppo presto dal ragazzo.

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• Logica commerciale che prevale sulla logica sportiva. Il valore economico delle persone e delle manifestazioni sportive svolte a certi livelli prevalgono sul resto, facendo perdere di vista altri aspetti (ad esempio le gare disputate in orari non idonei a causa degli accordi televisivi;..).

• Precocità sempre maggiore della spinta all'agonismo, con rischi per la salute sia fisica che mentale del ragazzo (stress, delusioni, frustrazioni..).

• Ricerca di fama e benessere al di fuori del proprio Paese. Sono sempre di più gli atleti che tendono a migrare dagli Stati più poveri a quelli in cui vi sono maggiori possibilità di guadagno e crescita sportiva; ciò – ovviamente – aumenta sempre più il divario tra Nazioni e opportunità.

• Ricerca di successo a tutti i costi, come può accadere in assenza di arbitraggio o quando si ricorre a simulazioni di fallo o danneggiamento degli avversari.

• Impegni sempre più frequenti in calendario, che portano a rischi di doping. Anche a livello giovanile spesso non si favorisce una giusta distribuzione della fatica e dello stress (sia fisico che mentale) e del giusto e fondamentale riposo.

• Giudizi esterni sulla prestazione e sulla persona: pagelle, voti, cartellini, processi, osservatori causano stress psicologico.

• L'autostima legata unicamente alla vittoria.

Le “quattro D” dell’Etica Sportiva secondo Sandro Gamba: • DEDIZIONE • DISCIPLINA • DETERMINAZIONE • DESIDERIO DI DARE QUALCOSA IN PIÙ

Indicazioni etiche La CARTA DEI DIRITTI del ragazzo nello sport (Commissione Tempo Libero

ONU, 1992) 1. Diritto a fare dello sport 2. Diritto di divertirsi e di giocare 3. Diritto di beneficiare di un ambiente sano 4. Diritto di essere trattato con dignità 5. Diritto di essere accompagnato e allenato da persone competenti 6. Diritto di misurarsi con giovani di pari forza 7. Diritto di partecipare a competizioni adatte

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8. Diritto di praticare il proprio sport nel pieno rispetto delle norme di sicurezza

9. Diritto di disporre del sufficiente tempo di riposo 10. Diritto di non essere un campione.

CODICE EUROPEO di ETICA SPORTIVA (Consiglio d’Europa, 7^ Conferenza dei Ministri europei responsabili dello Sport. Rodi, 13 – 15 maggio 1992)

PRINCIPIO-BASE: Le considerazioni etiche insite nel “gioco leale” (fair play) non sono elementi facoltativi, a nessun livello (pratica, gestione e politica sportiva)

PRESUPPOSTO: Praticare uno sport e trarne soddisfazione è un diritto OBIETTIVO: Il fair play dei bambini e dei giovani, delle istituzioni e degli

adulti che hanno influenza diretta o indiretta su di essi

CODICE DI COMPORTAMENTO SPORTIVO (CONI, luglio 2004) 1. OSSERVANZA DELLA DISCIPLINA SPORTIVA 2. PRINCIPIO DI LEALTÀ 3. DIVIETO DI ALTERAZIONE DEI RISULTATI SPORTIVI 4. DIVIETO DI DOPING E DI ALTRE FORME DI NOCUMENTO DELLA

SALUTE 5. PRINCIPIO DI NON VIOLENZA 6. PRINCIPIO DI NON DISCRIMINAZIONE 7. DIVIETO DI DICHIARAZIONI LESIVE DELLA REPUTAZIONE 8. DOVERE DI RISERVATEZZA 9. PRINCIPIO DI IMPARZIALITÀ 10. PREVENZIONE DEI CONFLITTI DI INTERESSI

La carta del FAIR PLAY “Qualunque sia la mia funzione nello sport, anche quella di spettatore, mi

impegno a: 1. Fare di ogni incontro sportivo un momento di privilegio, una specie di

festa, qualunque sia l’importanza della posta e la virilità della gara 2. Conformarmi alle regole e allo spirito dello sport praticato 3. Rispettare i miei avversari come me stesso 4. Accettare le decisioni dell’arbitro o dei giudici sportivi sapendo che,

come me, hanno diritto all’errore, ma che fanno di tutto per non commetterne

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5. Non adoperare espedienti o inganni per ottenere un successo 6. Restare degno nella vittoria come nella sconfitta 7. Aiutare ognuno con la mia presenza, la mia esperienza e la mia

comprensione 8. Portare aiuto ad ogni sportivo ferito o in difficoltà tale da mettere in

pericolo la propria vita 9. Comportarmi da vero ambasciatore dello sport, aiutando a far rispettare

intorno a me i principi suddetti. Prendendo questo impegno, mi riconosco come un vero sportivo.”

I protagonisti di un percorso etico Gli allenatori sono figure non solo importanti per l’addestramento tecnico dei

soggetti loro affidati, ma anche riferimenti di grande rilievo nella formazione etica dei giocatori. I comportamenti che i praticanti assumono, in ambito sportivo, possono essere sono legati:

• al loro credo morale (quindi alla loro storia personale) • alle scelte fatte da chi li osserva e da chi ha potere d'immagine

(giocatori famosi, stampa..), di cui spesso diviene punto di riferimento ciò che viene sottolineato maggiormente (in bene e in male)

• ai piccoli atteggiamenti negativi che vengono talvolta tollerati e accettati, diventando consuetudini (es: piccole frodi sportive, simulazioni, ecc.) che rischiano di sclerotizzare comportamenti deprecabili.

Chi pratica uno sport deve cercare di comportarsi con correttezza dentro e fuori dal campo di gioco, e lo stesso comportamento dovrebbe essere tenuto anche dalle persone che organizzano lo sport e da coloro che lo seguono in veste di spettatori.

Questa educazione sportiva può essere trasmessa dai genitori, dagli allenatori, dalle società sportive in cui il giovane svolge la sua attività.

Sono molti, comunque, i soggetti particolarmente importanti nella formazione di un ragazzo che pratica sport:. Considerati in uno pseudo - ordine cronologico di intervento, essi possono essere individuati in:

• Genitori: offrono occasioni di conoscenza e sperimentazione o decidono senza possibilità di ripensamento? Scelgono considerando le inclinazioni del figlio o i propri interessi? In palestra e alle partite fanno i genitori o gli allenatori-bis?

• Altre figure “familiari” (conoscenti, ecc.). I consigli e le esperienze altrui vanno considerate, soppesate e confrontate in funzione del bene reale del ragazzo (a livello formativo, funzionale, psicologico e sociale)

• Amici. Più l’età cresce, più il giovanissimo ama stare con coloro con cui si sente a suo aglio e dà valore a ciò che gli amici dicono.

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• Insegnanti. Docenti attenti, sensibili e preparati possono svolgere il ruolo fondamentale di veri educatori in merito alle scelte più idonee di attività, di organizzazione e gestione del rapporto scuola-sport, ecc.

• Istruttori sportivi. Sono preparati anche ad aver a che fare con delle persone, oltre che con degli atleti? Conoscono le caratteristiche funzionali e psicologiche caratteristiche delle diverse età (soprattutto se hanno a che fare con giovani o giovanissimi)? Possiedono competenze metodologiche, oltre che tecniche? Ecc.

• Spettatori e “Giudici” (giornali e televisione, osservatori, selezionatori, ecc.). I giudizi (...e troppo spesso questi sono affrettati, superficiali e legati al singolo momento..) pesano come macigni sul cuore, specie dei più giovani: l’autostima dipende molto dal modo di porsi degli adulti e da quanto il soggetto ritenga di essere percepito come “capace” o “incapace” da essi. Chi dà giudizi di merito dovrebbe tener sempre conto che: o C’è anche chi arriva secondo, non solo chi vince o Esiste la fatica, che prepara il risultato o I “tempi” (individuali / sociali / sportivi) sono molto diversi, tra una

persona e l’altra, tra un gruppo e l’altro o Al concetto di VITTORIA andrebbe sostituito quello di SUCCESSO

(nei confronti dei miglioramenti comunque raggiunti, ecc.)

Educare “eticamente” “Scrivere ricette è facile; è intendersi con la gente che è difficile”, scriveva F.

Kafka. Non è possibile stabilire a priori il percorso ideale da seguire per essere molto efficaci anche come “allenatori etici”, ma certamente esistono alcune opportunità che – se considerate e realizzate al momento giusto – daranno a ciascun istruttore una marcia in più:

• Lavorare anche sui genitori (con riunioni indette ad hoc, materiali scritti con sopra sintetizzate le finalità, gli obiettivi anche educativi della Società o del gruppo, ecc.)

• Rispettare - Chiedere rispetto - Far rispettare tutti • Far capire i “perché” delle proprie scelte • Abituare all'autoanalisi e all'osservazione degli altri • Educare alla positività nei confronti del proprio impegno e di quello altrui • Aiutare la maturazione del controllo delle emozioni • Favorire una sana ed equilibrata autostima • Aiutare ad identificare il successo sportivo non solo con la vittoria • Allenare alla lealtà e all'ottimismo

Corso Allievo Allenatore di Torino NORD – Buttigliera, 30 giugno - 17 luglio 2008

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1133 BBiibblliiooggrraaffiiaa Il corso non ha un libro di testo: questi appunti vogliono esserlo, anche se

postumi. Tuttavia la prof. Mirella Ronco ha inteso fornire ai corsisti un elenco di testi, per ulteriori ed eventuali approfondimenti legati ad aspetti di metodologia, suddivisi per tematica.

Insegnamento e relazione tra allenatore e atleta • MADELLA A.., CEI A., LONDONI M., AQUILI N., Metodologia

dell’insegnamento sportivo, Roma, CONI SDS, 1993 • AA. VV., Guida tecnica generale dei Centri di Avviamento allo Sport,

SSS, Roma, 2001 • BORTOLI L., ROBAZZA C., “Agonismo e stress nello sport giovanile”,

Equilibrio, n. 14, 1995, pp.13 -15 • BORTOLI L., ROBAZZA C., “La relazione allenatore-atleta nello sport

giovanile”, Movimento, anno XI, n. 3, 1995, pp.142 -144 • PRUNELLI V., Sport & formazione dell’uomo, FIGC Settore Giovanile e

Scolastico, Roma, 1992

Apprendimento motorio • Schmidt R.A., Wrisberg C.A., Apprendimento motorio e prestazione,

SSS, Roma, 2000 • Singer R.N., L’apprendimento delle capacità motorie, SSS, Roma, 1984 • I.E.I., C.O.N.I., L’Educazione Motoria di base, IEI, Roma • I.E.I., C.O.N.I., Corpo, movimento, prestazione – Parte generale, IEI,

Roma

Etica • Marra A. a cura di, “Manuale di Etica e Sport”, Transparency

International Italia, Milano, 2004 • Consiglio d’Europa, “CODICE EUROPEO di ETICA SPORTIVA”, 1992 • AA.VV., “Tante strade. Lo sport tra pensiero e racconto”, vol. B, Ed.

Scolastiche Bruno Mondadori, 2003 • Scuola dello Sport, a cura di, “Nuovi orientamenti per l’avviamento dei

giovani allo sport”, SSS, Roma, 1984