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di Leonida Pozzi 1

SOLIDARIETÀ NEL MONDOOBIETTIVI PUNTATI SU MALATTIEE POSSIBILITÀ DI PREVENIRLE

Itemi de l la prevenzione e de l la so l idarie tà s i accompagnano , in que-s to numero di “Prevenzione Oggi” , a l la consueta disanima sulmondo dei tra piant i e sui prog ress i de l la chirurgia de l s e t tore.

I nos tr i a f f ezionat i e prezios i l e t tor i avranno modo di ver i f i care i lprog resso de l l ’a t t iv i tà di tra pianto in Lombardia , cos ì come de l l ’ in-credibi l e ma so l ido cammino de l la s c i enza medica che s ta o f frendosoluzioni so lo qualche anno fa impensabi l i per tant i ammalat i chehanno ne l tra pianto l ’unica poss ib i l e so luzione a l loro dramma.Ci s t iamo ormai avviando al la f ine de l l ’anno e quindi a l t empo dei“bi lanci” . Quel lo sui tra piant i in Lombardia è f inora un bi lancioconfor tante che fa ben sperare per i l fu turo. Non af fermeremo mai di“es sere soddis fat t i” perché f inché vi sarà so f f erenza ne l nos tro pross i-mo noi c i s ent iremo chiamati a fare ancora di p iù per aiutarlo.Però è indubbio che la nos tra regione s ta camminando ne l la gius tadirezione e che l ’a t t iv i tà di pre l i evo e tra pianto è in cont inua evolu-zione e cresc i ta .I l nos tro sos tegno al la di f fus ione di una cul tura sani taria migl iore cheha ne l la prevenzione uno dei p i las tr i insos t i tuibi l i è incentrato perques to numero sul la i l lus trazione de i r i su l tat i di a l cune r i cerche at tra-verso l e qual i è s tato poss ib i l e individuare con cer tezza che i l fumo famale non so lo per tut to que l lo che già è s tato de t to ma anche perchéprovoca malat t i e f inora sconosc iute a l g rande pubbl i co.Lo spazio de l la so l idarie tà è occupato in par t i co lare dal la secondapar te de l “viaggio” ne l Tibet . Con l ’ar t i co lo di Laura Spos i to diamospazio a l la preziosa t e s t imonianza di un medico che par tec ipando a unproget to di cooperazione internazionale in que l la regione tanto be l laquanto contesa , s ta donando motivi di speranza ai di sabi l i .Ques to e tanto a l tro ancora - informazioni f i s ca l i per l e Onlus , crona-ca di un interes sante convegno tenutos i a Bergamo, l ’a t t iv i tà de l l eSezioni lombarde e v ia dicendo - comple tano i l quadro de l la r ivi s tadatata novembre 2002. Un numero che c i consente , s e ppur fat i cosamen-te , d i r iprendere un r i tmo più “normale” ne l la di s tr ibuzione di“Prevenzione Oggi” cos ì da poter puntare ad un 2003 asso lutamentein l inea con i t empi previs t i . Sa ppiamo che i nos tr i l e t tor i hanno avutotanta pazienza perché qualche vol ta hanno dovuto at t endere o l tre i ldovuto. Le di f f i co l tà che abbiamo incontrato , i l sa l to di qual i tà cheabbiamo voluto ass i curare a l la r ivi s ta s t e s sa c i hanno a vol t e un po ’reso di f f i co l toso i l nos tro cammino edi tor ia le. Ma con l ’ entus iasmo ditante so t toscr izioni che s t iamo r icevendo e de l sos t egno di tut t i voi hola cer tezza che già con i pross imi numeri sa premo r i spe t tare ancheques t ’u l t imo impegno : la puntual i tà . E

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IPAGINA 1

SOLIDARIETÀ NEL MONDOOBIETTIVI PUNTATI SU MALATTIE

E POSSIBILITÀ DI PREVENIRLEEditoriale del Presidente Leonida Pozzi

PAGINA 3LOMBARDIA DA RECORD

Regione in testa nei trapianti

PAGINA 4RICOMINCIARE A RESPIRARESostituiti il cuore e i polmoni

Primo caso ai “Riuniti” di Bergamo

PAGINA 6INFORMAZIONI FISCALI

Il trattamento delle Onlus

PAGINA 9LA VITA NON È MAI DISGRAZIA

Morire non può essere una prospettivaII parte

PAGINA 12MILLE E UNA RAGIONE

PER NON FUMAREPAGINA 15

ANCHE IL SORRISO AIUTAUn libro di vignette per riflettere

PAGINA 16ESPIANTO

Una parola usata in modo sbagliato

PAGINA 18LO SVILUPPO DEL VOLONTARIATO

Un confronto promosso dal Centro Servizi Volontariato

PAGINA 20SPAZIO ALLE SEZIONI

In copertina: La Darsena dei Navigli di MilanoFoto di Maurilio Mazzola

TUTTI REDATTORI«Prevenzione Oggi» è il mensile dell’Associazione e come tale è aper-to alla collaborazione dei responsabili di Gruppi o Sezioni oltre che a

tutti gli amici che intendono favorire la diffusione del periodico.In particolare è importante che le Sezioni provincialipartecipino alla preparazione di «Prevenzione Oggi»

segnalando per tempo le iniziative,i convegni, le attività di sensibilizzazione in genere.

Nei prossimi numeri, inoltre, sarà avviata una rubricadi posta con i lettori che sarà curata dal dott. Pietro Poidomani

Mensi le d i cu l tura sani tar ia

de l Consig l io Regionale AIDO Lombardia

Anno XII n. 114 - novembre 2002Editore: Consiglio Regionale AIDO Lombardia

24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo, 90

Tel. 035 23 53 27/26 - fax 035 23 53 27

e-mail: [email protected]

Direttore EditorialeLeonida POZZI

Direttore ResponsabileLeonio CALLIONI

Collaborazione Scientifica

Dott. Gaetano Bianchi

Redazione operativa

(Bresso - Tel. 02/66.50.16.85; fax 02/66.50.16.84)

e-mail: [email protected]

Laura Sposito(coordinamento editoriale)

Redazione tecnica

(Bergamo - Tel. 035/36.00.53; fax 035/45.34.652)

e-mail: [email protected]

Paolo Seminati

Redazione Scientifica

Ospedali Riuniti - Bergamo

Azienda Ospedaliera, 24128 Bergamo

Istituto Ricerche Farmacologiche “M. Negri”24125 Bergamo - Via Mauro Gavazzeni 11

Comitato Scientifico

Dott. Roberto FIOCCHIDirigente medico I livello U. O. Cardiochirurgia

Dott. Amando GAMBADirigente medico I livello U.O. Cardiochirurgia

Responsabile programma Trapianti Cardiaci

Dott. Bruno GRIDELLIDirigente Responsabile U.O. Chirurgia III e

Centro Trapianti Pediatrici

Dott. Giuseppe LOCATELLIDirigente Responsabile U.O. Chirurgia

Pediatrica - Responsabile del Centro Trapianti Renali -

Coordinatore del Dipartimento Trapianti Pediatrici

Dott. Giuseppe REMUZZICoordinatore del Dipartimento Immunologia del

Trapianto

Segreteria di Redazione

24125 Bergamo, via Borgo Palazzo, 90

Tel. 035 23 53 27/26 - Fax 035 23 53 27

e-mail: [email protected]

c/c postale 36074276

Ufficio sottoscrizioni

20091 Bresso (MI) Viale Matteotti 11

Tel. 02 66 50 16 85 - Fax 02 66 50 16 84

e-mail: [email protected]

Consiglio Nazionale AIDO

Via Ermete Novelli, 10/A - 24122 Bergamo

Telefono 035 / 22.21.67; fax 22.23.14

e-mail: [email protected]

Consiglio Regionale AIDO Lombardia

Via Borgo Palazzo 90 - 24125 Bergamo

Telefono 035 / 23.53.26; fax 035 / 23.53.27

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SOTTOSCRIZIONI

Socio Aido Sostenitore Benemerito

26 Euro 52 Euro 78 Euro

PREVENZIONE OGGI - AIDO C/C POSTALE 36074276

Il socio sostenitore ha diritto a n. 9 copie aggiuntive all’anno

da omaggiare a un’altra persona, previa segnalazione all’atto

della sottoscrizione.

STAMPA

Industrie Grafiche Pubblicità - Milano

Reg. Trib. Di Milano n. 139 del 3/3/90

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LOMBARDIA DA RECORDREGIONE IN TESTA NEI TRAPIANTI

Eccellente l’attività nei nostri ospedali

La Lombardiaè l’unica

regione che puòvantarsi di offrirenelle sue struttu-re sanitarie ognitipo possibile ditrapianto di orga-ni. È un recordche Milano condi-vide con Pavia eBergamo. Se sieslcude ilNiguarda diMilano, infatti, ilPoliclinico San Matteo di Pavia e gli OspedaliRiuniti di Bergamo, ovvero le équipe guidate dalprofessor Viganò e dal professor Ferrazzi, si con-tendono la palma della struttura che vanta ilmaggior numero di trapianti, un settore in cui laLombardia non ha rivali. Si tratta di struttureche nel tempo hanno sviluppato delle loro speci-ficità con tecniche chirurgiche all’avanguardia,tanto da competere con i più importanti centrichirurgici del mondo. A Pavia si effettuano tra-pianti di cuore e polmone mentre nel reparto dioncologiaematologica pediatrica, guidata dalprofessor Franco Locatelli, si eseguono il 30%dei trapianti di midollo osseo su bambini di tuttaItalia (nel ‘99 è avvenuto il “sorpasso” del Gaslinidi Genova, secondo i dati del Gruppo Italianotrapianti di Midollo Osseo) . In riva al Ticino sicurano rarissime malattie del sangue con unacasistica che fa scuola nel mondo mentre l’équipedel professor Fernando Trimarchi è una dellepoche in Europa che effettua trapianti di lamella-ri di cornea. Il centro pavese è attivo inoltre dadue anni per la trapiantologia che riguarda renee pancreas. A Bergamo c’è il Centro per il tra-pianto del fegato in età pediatrica diretto daBruno Gridelli che da solo soddisfa il 50% delfabbisogno nazionale, il dottor GiuseppeLocatelli e i suoi collaboratori sono impegnati sulfronte del trapianto di rene, singolo o combinatocon il fegato, oltre alla tecnica sperimentata consuccesso del doppio trapianto di rene marginale(due reni non ottimali invece di uno sano con 50interventi all’anno). Sempre a Bergamo, un caso

unico in Italia, èstato costruito undipartimento pub-b l i c o - p r i v a t od ’ immunologiadel trapianto, inco l l abor az ionecon l’IstitutoMario Negri ediretto daG i u s e p p eRemuzzi. A docu-mentare unasituazione netta-mente positiva ci

sono numeri inequivocabili: dal 1985 al 30 set-tembre di quest’anno sono 700 i trapianti dicuore eseguiti al San Matteo di Pavia dal profes-sor Viganò e 76 quelli di midollo in età pediatri-ca eseguiti dal 1° gennaio di quest’anno dall’é-quipe del dottor Locatelli. Sono invece 444 i tra-pianti di rene effettuati agli Ospedali Riuniti diBergamo dall’89 e quattro quelli per la sostitu-zione contemporanea di cuore e rene, mentre 269sono i trapianti di fegato effettuati dal ‘97 semprenella stessa struttura, di cui 75 erano su pazientiadulti mentre tutti gli altri su bambini.Il quadro complessivo dell’attività in Lombardiaè quindi positivo anche se un punto “oscuro”resta sempre la disponibilità alla donazione:Toscana, Emilia Romagna e Liguria hanno svi-luppato programmi di intervento superiori aquelli lombardi e questo resta quindi un fronte sucui bisogna lavorare ancora molto. Incoraggiantiin questo senso sono però i dati del Nord ItaliaTransplant (Nitp), uno dei tre centri interregio-nali di riferimento operativi sul territorio nazio-nale: fino al 30 settembre 2002 i donatori effetti-vi in Lombardia sono stati 137 contro il 122 del2001, un incremento maggiore che nel Veneto(100 nel 2002 contro i 91 del 2001) tradizional-mente generoso di donazioni subito dopo EmiliaRomagna e Toscana. Dei 31 centri di prelievolombardi al primo posto risulta il Policlinico diPavia dove i prelievi di reni sono passati da 11 a32, quelli di cuore da 6 a 11, quelli di fegato da 7a 14 e quelli di polmoni da zero ad 8.

E.D.T.

Tecniche d’avanguardia, équipemedico-chirurgiche di altissimo livelloLe tante ragioni di molteplici successi

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Che sensazione può dareriempirsi i polmoni d’aria

fresca a un giovane di 22 anniche fino ad oggi ha trascorsoquasi metà della propria vita -da sempre appesa a un filo -attaccato a una bombola di ossi-geno, senza poter far nulla dipiù che impegnare tutto sé stes-so per respirare? Se il delicatis-simo doppio trapianto di polmo-ni e fegato a cui è stato sottopo-sto agli Ospedali Riuniti darà ifrutti sperati, un giovane pave-se, nato con una fibrosi cisticache con il passar del tempo gliha distrutto il fegato e messofuori uso i polmoni, lo saprà traqualche giorno. Per ora serve dipiù incrociare le dita e sperareche il decorso post operatoriofaccia il suo corso senza infezio-ni, senza rigetti, senza che ilgran lavoro eseguito dai medicivenga messo in discussione daun qualsiasi accidente biologico.Bruno Gridelli, direttore delDipartimento di Chirurgia cli-nica e sperimentale e del Centrotrapianti dei “Riuniti”, il chirur-go che ha guidato il delicatissi-mo intervento, è stato chiarissi-mo: “Se fosse per noi nonsaremmo qui a parlarne. I pol-moni hanno ripreso subito afunzionare bene, i parametri delfegato sono buoni, la pressione èstabile e le condizioni generalidel paziente sono sotto control-lo, ma le possibilità che sorganocomplicazioni sono elevatissi-me, in ogni momento. Non èpossibile trarre alcuna indica-zione se non tra alcuni giorni, e,comunque, i tempi di recuperosi prospettano lunghi, con moltigiorni di degenza in terapiaintensiva”.

Primo caso del genere ai“Riuniti”, il trapianto di entram-bi i polmoni e del fegato - resopossibile grazie alla grande sen-sibilità dei familiari di una34enne bergamasca decedutal’altro pomeriggio in ospedaleper un’emorragia cerebrale, chehanno acconsentito di donareanche le cornee e i reni, utilizza-ti ieri in ospedale - è il secondoin Italia, dopo quello eseguitoun paio d’anni fa al “BambinGesù” di Roma. Una strada cheBergamo vuol percorrere fino infondo, sfruttando le competenzeche Gridelli e Michele Colledan(altro chirurgo del Centro tra-pianti) hanno accumulato neiprimi anni ‘90 al Policlinico diMilano e le capacità dell’Unitàoperativa di Pneumologia,diretta da Andrea Rossi, perfet-tamente in grado di sostenere ichirurghi in queste situazioni. Imalati che ne hanno bisogno,purtroppo, non mancano: loscorso anno, in Italia, si sonoeseguiti una sessantina di tra-

pianti di polmone a fronte dialcune centinaia di richieste.Anche per questo Bergamo vuolavviare un programma di sensi-bilizzazione per poter accresce-re il numero dei donatori.La fibrosi cistica che ha colpitoDavide fin dalla nascita gli halasciato una vita più o meno“normale” fino ai 14 anni, poi,gradualmente, lo ha reso prati-camente invalido. Con unamalattia terribile che colpiscepiù organi, Davide si è vistopian piano minare il fegato e ipolmoni, con alcuni problemianche all’intestino: allo stadio incui era - 37 chili di peso, ognisforzo per respirare un soffiod’aria - non restava che il dop-pio trapianto, operazione diffici-lissima, non priva di rischi, cheDavide e i suoi familiari hannoaffrontato consapevolmente.Una prima speranza gli erastata data nel settembre del2001, ma un’incompatibilitàbiologica con il donatore nonaveva consentito di tramutarla

PRIMO CASO AI “RIUNITI” DI BERGAMO

RICOMINCIARE A RESPIRARESOSTITUITI IL CUORE E I POLMONI

Dopo undici anni di sofferenze4

Il dott. Bruno Gridelli

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in realtà. La seconda quando sisono resi disponibili gli organidella donna bergamasca. Molti -come spiegato da MariangeloCossolini, il coordinatore di pre-lievi e trapianti dei “Riuniti” - ifattori favorevoli: la giovane etàdella donatrice, il tipo di morte,le ottime condizioni dei suoiorgani, il fatto che fosse giàall’interno dei “Riuniti” e chedunque l’ischemia - il tempo incui gli organi (in particolare ipolmoni) non sono stati alimen-tati dal sangue - sia stata parti-colarmente ridotta. Pur soffer-ta, la decisione di dar corso aldoppio trapianto è stata presapoco dopo le 14 di martedì, orain cui si è messa in moto la com-plessa macchina che consenteoperazioni come queste. Comerilevato da Claudio Sileo,responsabile del presidio sanita-rio degli Ospedali Riuniti, “l’in-tervento ha visto l’impegnodeterminante dell’équipe chi-rurgica di Gridelli, composta daColledan, AlessandroLucianetti, Marco Spada eDomenico Pinelli, e dal cardio-

chirurgo Carlo Banfi, con l’assi-stenza anestesiologica dell’équi-pe diretta da Roberto Fumagallie composta da Valter Sonzogni,Luca Lorini, Carlo Pirola eBruno Carrara. Hanno dato illoro contributo anche le équipeinfermieristiche e tecniche dellesale operatorie di Chirurgia deitrapianti e di Cardiochirurgia.Questo intervento è il frutto dellavoro integrato ed interdisci-plinare di numerose Unità ope-rative dell’Ospedale: non pos-siamo infatti dimenticare imedici curanti (con Luisa Melzi,pediatra milanese esperta difibrosi cistica) dellaGastroenterologia diretta daMario Strazzabosco e dellaPneumologia diretta da AndreaRossi, i Laboratori e laDiagnostica per immagini”.Davide (arrivato da casa versole 16) è entrato in sala operato-ria alle 19.30, mentre il trapian-to è iniziato alle 21.30 per finirealle 10 di ieri: se tutto andrà peril verso giusto, le sue aspettati-ve di vita riprenderanno consi-stenza e tra qualche mese potrà

anche tornare a dipingere (èmaestro d’arte) e a tifare per ilMilan, la sua vera passione. Iltutto, come osservato daGiuseppe Remuzzi, direttoredel Dipartimento di Medicinaspecialistica e dei trapianti dei“Riuniti” - “grazie ad unOspedale come il nostro, pubbli-co, che interviene su malattierare o quasi senza badare all’e-norme perdita sul piano econo-mico, ma preoccupandosi solodel malato e delle professiona-lità che una simile attività valo-rizza”.Il direttore generale dei“Riuniti”, Antonio Leoni, assen-te da Bergamo, si è comunquecongratulato con tutti i compo-nenti delle équipe sottolineando“la determinazione con cui tuttigli operatori stanno contribuen-do a mantenere l’azienda ospe-daliera al passo con i tempi eall’altezza della situazione peressere pronti a traghettareverso il nuovo Ospedale nellemigliori condizioni organizzati-ve e gestionali possibili”.

Alberto Ceresoli

Gli incredibili progressi della scienza 5

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INFORMAZIONI FISCALIIL TRATTAMENTO DELLE ONLUS

CAMPO DI APPLICAZIONE DELL’IVA

Per quanto riguarda le agevolazioni fiscaliche si possono adottare per l’associazione

A.I.D.O. (Associazione Italiana DonatoriOrgani ) va specificato che essendo sia associa-zione iscritta ai registri delle organizzazioni divolontariato che ONLUS di diritto, possonoessere utilizzate le agevolazioni previste dallalegge quadro 266/91 e dal D.Lgs.460/97potendo usufruire del “principio di maggiorfavore”.Per quanto riguarda le agevolazioni previstedalla Legge 266/91 si possono brevementeriassumere:

Esclusione dal campo di applicazione dell’Iva

Il secondo comma dell’art. 8 Legge 266/91 sta-bilisce che:“Le operazioni effettuate dalle organizzazioni divolontariato di cui all’art. 3, costituite esclusi-vamente per fini di solidarietà, non si conside-rano cessioni di beni né prestazioni di servizi aifini dell’imposta sul valore aggiunto”.È quindi concessa una esclusione totale dall’as-soggettamento ad Iva ed a tutti gli obblighi adesso connessi per tutte le operazioni attiveeffettuate dalle organizzazioni di volontariato.Quindi, i proventi per servizi o altri tipi di pre-stazioni svolte dall’organizzazione non devonoessere fatturati ed assoggettati ad Iva.

Agevolazioni in materia di imposte dirette

Sono esenti da imposte dirette le seguenti atti-vità:- le attività istituzionali, per le quali l’esenzionediscende dalla assenza della connotazione diimpresa della attività stessa; quindi l’eventualedifferenza tra “ ricavi “ e “ costi “ della attivitàistituzionale non sconta IRPEG; - i proventi da attività commerciali e produttivemarginali che non costituiscono reddito impo-nibile e per i quali la condizione di non imponi-bilità è data dalla soddisfazione dei criteri rela-tivi al concetto di marginalità indicati dalMinistero delle Finanze con proprio decreto del25.05.1995.Il decreto ministeriale del 25.05.1995 ha così

determinato le attività marginali:a) attività di vendita occasionali o iniziativeoccasionali di solidarietà svolte nel corso dicelebrazioni o ricorrenze o in concomitanza acampagne di sensibilizzazione pubblica verso ifini istituzionali dell’organizzazione di volonta-riato;b) attività di vendita di beni acquisiti da terzi atitolo gratuito a fini di sovvenzione, a condizio-ne che la vendita sia curata direttamente dal-l’organizzazione senza alcun intermediario;c) cessione di beni prodotti dagli assistiti e daivolontari sempre che la vendita dei prodotti siacurata direttamente dall’organizzazione senzaalcun intermediario; d) attività di somministrazione di alimenti ebevande in occasione di raduni, manifestazioni,celebrazioni e simili a carattere occasionale;e) attività di prestazione di servizi rese inconformità alle finalità istituzionali, svolte neiconfronti di non soci, verso pagamento di corri-spettivi specifici che non eccedano il 50% i costidi diretta imputazione.Le attività commerciali marginali devono esse-re funzionali alla realizzazione del fine istitu-zionale dell’organizzazione di volontariato edessere effettuate senza l’impiego di mezzi orga-nizzati professionalmente per fini di concorren-zialità sul mercato (ad esempio senza l’utilizzodi pubblicità sui prodotti ceduti, insegne, mar-chi di distinzione dell’impresa).

ESENZIONI CONCERNENTI

ALTRE IMPOSTE INDIRETTE

Imposta di bollo e di registro

Gli atti costitutivi delle organizzazioni divolontariato di cui all’art. 3 della legge 266/91,costituite esclusivamente per fini di solidarietà,e gli atti connessi allo svolgimento delle loroattività (ad esempio, assemblee che modificanolo Statuto o contratti con terzi, compresi i con-tratti di locazione di immobili) sono esenti dal-l’imposta di bollo e dall’imposta di registro. Adesempio, non è dovuta l’imposta di registro suicontratti di locazione di immobili utilizzati perl’attività.

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Le erogazioni liberali

Per quanto concerne quelle previste dal D. Lgs.460/97 e riguardo le associazioni qualificateONLUS :

Il regime Iva e la scelta di maggior favore

Il decreto in esame non contiene particolariagevolazioni ai fini dell’IVA. L’IVA è infattiun’imposta comunitaria e non è semplice effet-tuare modifiche di carattere sostanziale senzache queste risultino in contrasto con le dispo-sizioni comunitarie contenute nella DirettivaCEE n. 388/77. Per quanto concerne l’assoggettamento o menoad IVA delle attività svolte da ONLUS, valgonole regole dettate dall’art. 4 del D.P.R. 633/72(esercizio abituale di attività commerciale). Lenovità di un certo rilievo apportate dalla nor-mativa sulle ONLUS sono le seguenti: - sono escluse da Iva le prestazioni gratuite di“divulgazione pubblicitaria”;- sono considerate esenti le cessioni gratuite dibeni a favore di ONLUS; inoltre sono conside-rate esenti le seguenti operazioni se rese daONLUS: - prestazioni di trasporto di malati o feriti conveicoli appositamente equipaggiati;- prestazioni di ricovero e cura;- prestazioni educative dell’infanzia e della gio-ventù; prestazioni didattiche e di formazione,aggiornamento, riqualificazione e riconversioneprofessionale; - prestazioni socio sanitarie e di assistenzadomiciliare o ambulatoriale, in comunità o simi-li, nei confronti di soggetti anziani, inabili, tos-sicodipendenti e malati AIDS, di handicappatipsicofisici, minori in situazione di disadatta-mento o devianza, rese direttamente.Anche in materia di IVA, le organizzazioni divolontariato possono applicare il criterio delmaggior favore sopra richiamato.La convenienza della scelta tra le disposizioniagevolative dettate dalla legislazione in materiadi volontariato e quelle recate dall’articolo 14del D.Lgs. 460/97 risulta da un’ analisi concre-ta delle circostanze in cui l’attività viene svol-ta. Ricordiamo che se l’ente effettua la sceltadelle agevolazioni ONLUS (esenzione) rimanel’obbligo della fatturazione e della tenuta dellacontabilità IVA, mentre se viene adottata l’im-postazione della Legge 266, come sopradescritto, nessun obbligo rimane in capoall’Ente. Relativamente all’attività istituzionale,anche le ONLUS sono esonerate dall’obbligo dicertificare i corrispettivi mediante ricevutafiscale o scontrino di cassa, mentre tali obblighi

sono confermati per le operazione connesseaccessorie.

LE IMPOSTE DIRETTE

E LE EROGAZIONI LIBERALI

Le imposte dirette

Per tutte le ONLUS ad eccezione delle coope-rative, non costituisce esercizio di attività com-merciale lo svolgimento delle attività istituzio-nali nel perseguimento di esclusive finalità disolidarietà sociale. L’attività istituzionale è quindi non solo esenteda imposte, ma anche non deve essere oggettodi dichiarazione e rilevazione ai fini fiscali. Le attività connesse mantengono la natura diattività commerciali, quindi devono essere rile-vate, contabilizzate e dichiarate ma, non con-corrono alla formazione del reddito imponibile( del pari, non verranno detratti dal reddito icosti relativi ). Per quanto riguarda gli altri redditi ( fondiari,di capitale, diversi), alle ONLUS si applicano ledisposizioni relative agli enti non commerciali:il reddito complessivo viene pertanto determi-nato sulla base dei redditi appartenenti allevarie categorie reddituali e lo stesso vieneassoggettato ad IRPEG.

Le erogazioni liberali

Mentre nel caso del trattamento fiscale i desti-natari delle agevolazioni fiscali sono, in primabattuta, le ONLUS, nel caso delle erogazioniliberali il beneficio si sposta a favore dei contri-buenti terzi, i quali si trovano a poter fruire disgravi fiscali a fronte di erogazioni effettuate afavore di ONLUS. Il D.Lgs. 460/97 opera una prima grandedistinzione a seconda che l’erogazione avvengain denaro o in natura; l’analisi si sofferma solosu quelle in denaro essendo le più usuali.

Erogazioni liberali in denaro

1. Erogazioni liberali in denaro effettuate dapersone fisiche a favore di ONLUS;Le erogazioni liberali effettuate a favore delleONLUS ( comprese, evidentemente, le“ONLUS di diritto”) per un importo non supe-riore di Euro 2.065,82 (pari a L. 4.000.000),sono detraibili dall’imposta lorda per il 19% delloro ammontare. Condizione per fruire delladetrazione è che i versamenti siano effettuati(per chiare ragioni antielusive e di controllo)

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ESENZIONI DALLE TASSE

utilizzando uno dei seguenti sistemi di paga-mento: - banca - ufficio postale- carte di debito, carte di credito, carte prepaga-te, assegni bancari e circolari.2. Erogazioni liberali in denaro a favore diONLUS effettuate da imprese e società;Sono deducibili dal reddito di impresa le eroga-zioni liberali a favore di ONLUS di importo nonsuperiore ad Euro 2.065,82 o al 2% del redditodi impresa dichiarato.

LE IMPOSTE INDIRETTE E DI REGISTRO

Esenzione dall’imposta di bollo

Tra gli atti, i documenti ed i registri esenti inmodo assoluto dall’imposta di bollo, rientranoanche “ atti, documenti, istanze, contratti, nonchécopie anche se dichiarate conformi, estratti, certi-ficazioni, dichiarazioni ed attestazioni poste inessere o richiesti da ONLUS”.Tale agevolazione riguarda le ONLUS sia comedestinatarie degli atti, che come soggetti che lipongono in essere.Niente marche da bollo, dunque, sugli atti costi-tutivi delle ONLUS.Inoltre, niente imposta di bollo sugli estratticonto inviati alle ONLUS (esenzione chiarita conN.M.n.V/10-90666 del 04.11.1998).

Esenzione dalle tasse sulle concessioni governative

Gli atti ed i provvedimenti concernenti leONLUS sono esenti dalle tasse sulle concessionigovernative. In alcuni casi tali tasse possono esse-re onerose come quelle sui telefoni cellulari. IlMinistero delle Finanze, con la risoluzione n.154/E/2000, ha precisato che, per poter benefi-ciare dell’esenzione dalla tassa di concessionegovernativa sui telefonini radiomobili è necessa-rio che, in occasione dell’attivazione di utenze ditelefonia mobile, il rappresentante legale rilasci algestore un’ apposita dichiarazione attestante laqualifica di ONLUS.

Esenzioni in materia di tributi locali

L’art. 22 del D.Lgs 460/97 attribuisce a Comuni,Province, Regioni e Province Autonome, il pote-re di deliberare in favore delle ONLUS delle ridu-zioni o delle esenzioni dal pagamento di tributi dipertinenza degli enti stessi e dei connessi adem-pimenti.A parte i casi ( in realtà abbastanza sporadici e di

scarsa entità) nei quali i Comuni accordano age-volazioni in tema di ICI, il primo rilevantissimoesempio di intervento di esenzione è quelloapprovato dalla Regione Lombardia con la leggefinanziaria regionale per il 2002 che esentadall’Irap e dalla tassa Automobilistica Regionale,le ONLUS.Per godere di tale agevolazione, le ONLUS devo-no inviare una richiesta di esenzione all’UnitàOrganizzativa Tributi ed entrate regionali dellaRegione Lombardia in Via F.Filzi, 22 - 20124MILANO; le organizzazioni di volontariato, oltrealla medesima richiesta, devono far pervenire allaRegione copia del provvedimento di iscrizione alRegistro, che legittima la loro qualifica diONLUS di diritto. Permangono, relativamenteall’Irap, gli obblighi di dichiarazione e quello dipagare l’imposta per eventuali attività esercitatein sedi secondarie dislocate fuori dalla RegioneLombardia.

Agevolazioni in materia di imposta di registro

I trasferimenti di beni immobili e di diritti reali digodimento a favore di ONLUS sono assoggettatia tassa fissa (Euro 129,11 - L. 250.000) a condi-zione che l’ONLUS dichiari nell’atto che intendeutilizzare i beni direttamente e per lo svolgimen-to della propria attività istituzionale e che taleutilizzo si realizzerà entro due anni dall’atto diacquisto. Nel caso in cui sia fatto utilizzo diversoda quanto dichiarato, l’imposta sarà dovuta inmisura ordinaria e l’importo sarà maggiorato dauna sanzione pari al 30% della stessa imposta.Sono inoltre agevolati gli atti costitutivi e gli attirecanti modifiche statutarie delle ONLUS, per iquali l’imposta è stabilita in misura fissa.

Agevolazioni in materia di imposta sugli intrattenimenti

Il D.Lgs 26.02.1999 n. 60, che ha innovato l’im-posta sugli spettacoli divenuta, una volta modifi-cata, imposta sugli intrattenimenti, ha stabilitoall’art. 5 che in caso di intrattenimenti ed altreattività i cui introiti sono destinati (.....) adONLUS per essere utilizzati a fini di beneficenza,la base imponibile relativa a tali introiti è ridottadel 50%. Tale riduzione è riconosciuta purché gliintrattenimenti, a tal fine organizzati da un mede-simo soggetto, non superino nel corso dell’anno12 giornate di attività. I fondi raccolti, dedotte lespese e comunque in misura non inferiore ai 2/3degli incassi al netto delle imposte, debbono esse-re destinati all’ente beneficiario.

Lauro Montanelli

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LA VITA NON È MAI DISGRAZIAE MORIRE NON PUÒ ESSERE UNA PROSPETTIVA

In questo numero torniamo ad affrontare lo spinosoproblema dell’abbandono a cui sarebbero destinati i

disabili nel Terzo Mondo se non esistessero le spessoignote opere di solidarietà promosse dalle tante con-gregazioni religiose e dalle numerose associazioni divolontariato.Quella che vi abbiamo raccontato la volta scorsa è unadi esse: un progetto di cooperazione internazionale inTibet a cura della Fondazione Don Gnocchi. Ne avevamo parlato con il medico coinvolto, il Dott.Cimorelli, per una testimonianza diretta su quel par-ticolare tipo di approccio al disabile che Don Carlopredicava profeticamente più di cinquant’anni fa: unrecupero integrale di tutta la persona sofferente.Dal dialogo emergeva che ogni forma di progettualitàera costantemente ridimensionata dalla realtà delbisogno a cui occorreva far fronte, a riprova del fattoche non esiste ipotesi di intervento - benché adegua-tamente strutturato - se non parte dalla persona coin-volta e se non ne mette in moto la responsabilità. Vi proponiamo dunque la seconda parte dell’intervi-sta nella speranza che il futuro offra, a chi nel resto delmondo vive condizioni di disagio, tanti nuovi proget-ti di solidarietà e tanti Dott. Cimorelli pronti a far-sene carico. Sulla base di quello che hai visto, come vienetrattato il disabile in Tibet?Sicuramente in maniera diversa rispetto alKosovo dove l’handicappato è vissuto come unapunizione di Allah per le colpe commesse daigenitori. Qui non esistono queste barriere cultu-

rali: anche se le famiglie vivono in condizioni diestrema povertà, la sensazione che ho avuto è cheil portatore di handicap ne faccia parte integran-te. Di paraplegici ne ho visti tre, uno aveva 10anni ed era abbastanza grave eppure era il piùpulito e ordinato che mi fosse capitato di visitare.Non solo, ma al di là della fatica nell’afferrare lecose, si capiva che era intelligente e non era statolasciato in uno stato di abbandono. Insomma sivede che si tratta di handicappati che vengonoaccuditi e seguiti per quello che è possibile e lodimostra il fatto che alcune famiglie avevanofatto ore di cammino pur di avere una nostravalutazione. Mi ricordo in particolare il caso diuna bambina anche lei di dieci anni che lamamma riteneva completamente sorda e muta:sono bastate alcune semplici manovre della fisio-

terapista per farle emettere un suono.Alla mamma che piangeva dalla gioia enon riusciva a capacitarsi di quantoaccaduto abbiamo spiegato che impa-rando alcune tecniche avrebbe potutoaiutare la figlia a uscire dal suo isola-mento.Che tipi di handicap hai riscontrato?La casistica era molto varia: problemi ditipo motorio, problemi di linguaggio,scoliosi, disturbi visivi. Ad esempioc’era una grande quantità di ragazzeadolescenti con una lussazione dell’ancadolorosa e invalidante, un problema che

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Frammenti di speranza per alcuni disabili del TibetII PARTE

Il dott. Cimorelli con a fianco il dott. Zipu, il medico responsabile della Clinica del Monastero

Il gruppo dei quindici monaci che lavorano come medici all’interno della Clinica del Monastero e fra loro il dott. Cimorelli, Laura Negri, Renzo Pezzini

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lagente che incontravomi stupivaper la serenità con cui viveva lapropriapovertà

in Occidente viene diagnosticato precocementecon una normale ecografia e curato facilmente.Oppure moltissimi casi di caratatta, dovuti allaesposizione a una luce molto forte per via dell’al-titudine: una patologia che trascurata può porta-re danni strutturali all’occhio e che nei Paesi piùevoluti è assolutamente trattabile con il laser. Tutte patologie curabili ed evitabili con un mini-mo di prevenzione al punto che ci stiamo chie-dendo se non si possa farle diventare oggetto diun futuro intervento, magari ancora in collabora-zione con l’Associazione del Lama oppure con ilMinistero degli Esteri italiano che proprio direcente ha finanziato tre o quattro progetti per lafutura costruzione di alcuni distretti sanitari.Come vi viveva la popolazione locale?Come degli ospiti molto attesi. Il rapporto piùimportante è stato sicuramente quello che abbia-mo avuto con i quindici monaci del Monastero diTashi Lhumpo che da subito hanno mostrato ungrande interesse ad imparare come trattare ipazienti con handicap al punto che tre di lorosono stati appositamente tolti dalle loro attivitàquotidiane perché affiancassero il nostro lavoro.L’accoglienza è stata davvero grande: ci hannotrattato con tutti gli onori che si riservano a dellepersone speciali e giorno per giorno ci hannoaiutato a capire il loro mondo fatto di cose essen-ziali e semplici e caratterizzato da un’intensa reli-giosità. Ci presentavano a tutti come i medici ita-

liani venuti ad aiutare la popolazione tibetana edovunque andassimo, anche nelle zone più isola-te, essendo preceduti da questa fama eravamoattesi con gioia ma anche con molta curiosità,specie dai bambini. Per me personalmente è statomolto significativo il rapporto con il responsabi-le medico, il Dott. Zipu. Lui non capiva una paro-la di inglese, io neanche una di tibetano eppurec’era una tale affinità nel perseguire l’obiettivocomune di fare il meglio che potevamo per quel-la gente, che bastavano pochi sguardi per risol-vere i vari problemi che sorgevano.Cosa ha di diverso questo viaggio rispetto alKosovo?Sicuramente la realtà che ho accostato in Tibet èpiù drammatica di quella del Kosovo. Benchésconvolto dalla guerra, il Kosovo è comunque unterritorio in cui esistono delle infrastrutture, deiservizi socio-sanitari, delle scuole e soprattuttoc’è l’acqua. All’alba del 2002 parlare del problemadella mancanza d’acqua sembra assurdo eppureper molti Paesi del mondo è un bene irraggiun-gibile. Il Tibet è un Paese estremamente arretra-to dove non c’è nulla e dove a volte ti senti disar-mato rispetto a quello che puoi fare. Poi guardi lagente che incontri e ti stupisci per la serenità ela semplicità con cui vive la propria condizione eper la disponibilità con cui ti offre anche quelpoco che ha. I bambini ne sono la testimonianzapiù autentica: un giorno ci è capitato di trovarne

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attraverso i progetti dellaFondazione si è realizzatoun mio importante desiderio

un gruppo in cui il più grande aveva al massimocinque anni. In mezzo a un altopiano distante piùdi mezz’ora dall’unico villaggio, erano soli agovernare le greggi al pascolo. Lì per lì ci è presauna certa inquietudine nel vedere al lavoro bam-bini in tenera età eppure dal loro atteggiamentosorridente e scherzoso si intuiva quanto vivesse-ro in modo positivo una situazione che di certonon li facilitava. Un richiamo all’umiltà che noioccidentali, abituati ad avere tutto, dovremmotenere presente.Quanto la partecipazione a questo progettoha cambiato il tuo modo di lavorare?Moltissimo, già a partire da quando ero lì. Il solofatto di scambiare esperienze con i monaci e divisitare la gente del posto per individuare i sog-getti con handicap rendeva più forte la consape-volezza dell’utilità del mio lavoro e accresceva lacoscienza che il mio piccolo contributo potessecomunque essere importante per permettere aquesto Paese di incominciare a superare i suoiproblemi. Ora che sono tornato il desiderio è farememoria di quello che ho vissuto e cercare ognigiorno di essere più serio nel mio lavoro, deside-roso di andare all’essenzialità del disagio di chiho davanti senza frapporvi i miei schemi. Il Tibetmi ha ulteriormente dimostrato che la realtàrisponde in modo inaspettato, ma sempre corri-spondente, ai desideri più veri del cuore. Quandoinfatti ho iniziato a lavorare per la Fondazione,

mai mi sarei aspettato che mi fossero offerte delleoccasioni per realizzare il desiderio che da tempocoltivavo in altri ambiti: quello di essere missio-nario.Cosa ti resta di questa esperienza?Quello che mi porto nel cuore tornando a casa èla consapevolezza che rispondere di sì a unarichiesta - come è stato all’inizio di questo pro-getto - è non solo una grande occasione di cre-scita personale ma anche l’opportunità di testi-moniare quello che Don Gnocchi ha sempre inse-gnato: abbracciare la realtà sofferente, a qualun-que latitudine, è possibile perché Qualcuno con ilsuo sacrificio l’ha già salvata. Tanto è vero chenella carta dei valori della Fondazione si dice: “ilsenso profondo dell’intervento scientifico emedico non sta nello sforzo presuntuoso di can-cellare il male dalla faccia della terra, bensì nelcollaborare all’opera redentrice di Colui che perprimo ha preso su di sé il dolore del mondo”.

Armato di questa baldanzosa certezza, il Dott.Cimorelli partirà tra pochi giorni alla volta di Kabule allora ci viene spontaneo accompagnarlo con unafrase che Don Carlo amava ripetere spesso: “È benpoca cosa quello che un uomo può fare, si sa. È unagoccia di dolcezza in un oceano amarissimo. Ma pureil mare è formato da molte gocce. Basta che ciascunoporti la sua.”

Laura Sposito

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L’alfa-1-antitripsina (AAT) è una proteinaprodotta quasi esclusivamente dal fegato,

che circola nel sangue ed è in grado di diffonder-si nei diversi tessuti dell’organismo. Essa svolgeuna funzione molto importante, in particolaredurante situazioni infettive e/o infiammatorie, inquanto è in grado di proteggere la componenteelastica dei tessuti dall’aggressione di sostanzerilasciate dai globuli bianchi per combattere gliagenti infettivi ma che, qualora non controbilan-ciate dalla presenza di questa proteina, possonoprovocare danni agli stessi tessuti che devonodifendere.Le prime osservazioni cliniche che hanno messoin evidenza l’associazione di un basso livello diAAT nel sangue con un quadro di malattia risal-gono a quarant’anni fa: ricercatori svedesi nota-rono l’assenza del picco della zona alfa nei trac-ciati di elettroforesi delle sieroproteine di alcunipazienti affetti da grave enfisema polmonare. Lacarenza di AAT favorisce infatti la perdita dell’e-lasticità del tessuto polmonare con la conse-guente precoce (generalmente nella quarta deca-de di vita) insorgenza di enfisema polmonare.Le successive ricerche hanno poi evidenziato chespesso i bassi livelli di proteina nel sangue corri-spondono ad un accumulo della stessa nel fegato:la proteina viene sintetizzata nel fegato ma, in

quanto anomala, non riesce a passare nel sangue.In definitiva si determina un doppio danno: daaccumulo nel fegato e da carenza negli altri orga-ni.La condizione di deficit è un’anomalia su basegenetica, quindi ereditaria: la sintesi della protei-na è infatti regolata da un gene che ha due alleli

MILLE E UNA RAGIONEPER NON FUMARE

Il deficit di Alfa-1-Antitripsina12

Elettroforesi delle Sieroproteine

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indipendenti (uno materno e uno paterno) cia-scuno dei quali è responsabile della produzionedel 50% della proteina.Oggi sono note molte varianti “anomale” di que-sta proteina, più di 70, che vengono classificatecon le lettere dell’alfabeto: la AAT normale vienechiamata PiM, la variante che si accumula nelfegato PiZ. Pertanto un soggetto, sulla base di quanto hageneticamente ereditato, può essere nella condi-zione MM (con normali livelli di AAT in circolo:160-350 mg/dL), nella condizione MZ (conlivelli intermedi: 80-160 mg/dL) o nella condi-zione ZZ (con livelli bassi: inferiori a 80 mg/dL).Il livello di 80 mg/dL è considerato la soglia diprotezione nei confronti del rischio di sviluppareenfisema polmonare e fortunatamente non tutti isoggetti con grave deficit sviluppano la malattia.E’ invece ben documentato che il fumo di siga-retta, così come l’esposizione ad altre sostanzeirritanti le vie respiratorie, costituiscono impor-tantissimi fattori di rischio, in grado di condizio-nare lo sviluppo ed il decorso della malattia pol-monare. Vale la pena ricordare il caso descrittoalcuni anni or sono sulla prestigiosa rivista medi-ca Lancet: in una coppia di gemelli con genotipoZZ il fumatore si è ammalato in età giovanile dienfisema, il non fumatore no! Si stima che il fumoanticipi l’insorgenza di difficoltà respiratorie dialmeno 19 anni!Il deficit di AAT è altresì ritenuto responsabile dimalattia epatica: l’accumulo della proteina nelfegato infatti provoca danno e morte cellulare,seguiti da epatite cronica a carattere evolutivo. Purtroppo la malattia epa-tica colpisce sia i sog-getti ZZ (che a voltesviluppano cirrosi già inetà infantile o giovanile)che i soggetti MZ (que-sti peraltro presentanouna forma di epatopa-tia più tardiva e menograve in quanto accumu-lano solo il 50% della protei-na). Il deficit grave, associato al genoti-po omozigote ZZ, è fortunatamenteconsiderato una condizione rara, marimane il forte sospetto che esso risulti sulpiano diagnostico ampiamente sottostimato: atutt’oggi in Italia risultano registrate alcune cen-tinaia di casi, ma le indagini genetiche stimanoche la variante Z interessi un soggetto ogni tre-mila.A fini diagnostici, l’elettroforesi delle sieropro-

CC U R R I C U L U MU R R I C U L U MVV I T A EI T A E

ALESSANDRO MONTANELLI

Laureato in Medicina e Chirugia, con specializzazioni inEmatologia generale, in Biochimica e Chimica Clinica oltre chein Scienza dell’Alimentazione, il dott. Alessandro Montanelli èautore di pubblicazioni scientifiche, ed è professore a contrat-to di Patologia Clinica e Chimica Clinica dell’Università degliStudi di Brescia. È membro del Comitato di redazione dellarivista GALA (Giornale di Automazione di Laboratorio).Attualmente presta servizio presso l’A.O. Ospedale Maggioredi Crema quale Direttore del Dipartimento di PatologiaClinica, composto dalle UU.OO. di Patologia Clinica, CentroTrasfuzionale e Immunoematologia e Anatomia Patoligica.Precedentemente ha operato nella Divisione di Ematologiadegli Ospedali Riuniti di Bergamo, presso l’Ospedale diPalazzolo sull’Oglio, e dal gennaio ’98 al gennaio ’99 in qualitàdi dirigente medico di I° livello presso il 1° Laboratorio AnalisiChimico Cliniche e Microbiologia degli Spedali Civili di Brescia.Intensa l’attività di ricerca scientifica. Presso la Divisione diEmatologia degli Ospedali Riunti di Bergamo, ha studiato l’atti-vità procoagulante dei linfomonociti dei pazienti affetti da leu-cosi cronica, e ha messo a punto alcune metodiche di diagno-si e studio per la malattia di Gaucher (patologia rivelatasi distraordinaria incidenza in provincia di Bergamo). Ha condottopoi progetti di ricerca relativi a: sieroproteine, coagulazione,immunologia. Con l’Istituto di Biochimica dell’Università diAncona ha studiato i fattori di rischio dell’obesità infantile. Dalmarzo ’93 partecipa al “Progetto nazionale celiachia”, studiomulticentrico finalizzato ad esprimere una valutazione epide-miologica su questa pagtologia. Nel genanio ’99 ha iniziato lacollaborazione al progetto europeo “Celiachia e tumori”.Dal maggio ’94 fa parte del Comitato tecnico scientificodell’Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati Sezione diBrescia. Ha partecipato alla sperimentazione clinica sul ruolodella dieta e delle fibre idrosolubili nel trattamento dell’iper-colesterolemia infantile. Presso il Laboratorio degli SpedaliCivil di Brescia ha messo a punto alcune procedure analitichein automazione dedicate al dosaggio di analiti urinari.Attualmente collabora con la Clinica medica dell’Università diBrescia per un progetto di ricerca relativo a pazienti portato-ri di deficit dell’alfa-1-antitripsina. In qualità di direttore delDipartimento di Patologia Clinica presso l’Ospedale Maggioredi Crema ha promosso e realizzato un settore di ricerca e didianostica a favore delle patologia intestinali infiammatoriecroniche.

L’informazione può aiutare 13

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teine, che come sopra ricordatoha rivestito un ruolo “storico”,deve essere ancora oggi consi-derato l’accertamento di base inquanto risulta essere di facileesecuzione, di basso costo e ingrado di fornire un valido sup-porto diagnostico a favore siadei deficit quantitativi che quali-tativi (questi ultimi si esprimo-no di solito con un comporta-mento elettroforetico anomalodella proteina, le cosiddettevarianti lente o veloci).È bene ricordare che purtroppoqueste preziose informazionivengono ahimè perse quando iltracciato elettroforetico vieneprocessato automaticamente,senza essere preventivamente sottoposto ad“ispezione visiva e relativo commento” come sug-gerisce la buona pratica di laboratorio, e che ildosaggio delle frazioni del tracciato fornisce unavalutazione semi-quantitativa, ovvero solo indi-cativa e che consente di apprezzare solo i deficitpiù marcati.Una più precisa ed accurata valutazione quanti-tativa della proteina può peraltro essere ottenutacon altri esami di laboratorio che, avvalendosi dispecifici antisieri e di standard internazionalidella proteina, consentono il dosaggio della AATcircolante nel sangue.L’identificazione di tutte le varianti patologiche ela definitiva conferma diagnostica si ottengonocon l’indagine genetica eseguita su un campionedi sangue: il test ricerca, con tecniche di biologiamolecolare, le mutazioni del gene dell’AAT sulDNA estratto dai linfociti del sangue periferico.Una volta posta la diagnosi, è evidente che l’abo-lizione del fumo rappresenta la prima misura damettere in atto.È altresì importante prevenire e curare tempesti-vamente le patologie infettivo/infiammatoriedell’albero bronchiale e a tal proposito risultaparticolarmente utile la vaccinazione anti-influenzale.

In caso di malattia polmonare il paziente puòessere curato con “terapia sostitutiva”, ovveromediante infusione di AAT, ma purtroppo questofarmaco a tutt’oggi risulta “orfano”, ovvero dipoco interesse per il mercato del farmaco e con-seguentemente di difficile reperimento. Le formedi enfisema più gravi possono oggi avvalersianche del trapianto polmonare.Per quanto riguarda la malattia epatica, va ricor-dato che la cirrosi da deficit di AAT rappresentauna delle maggiori indicazioni per il trapiantod’organo. Il trapianto consente di guarire la cir-rosi e di normalizzare la produzione dell’AAT; ilfegato trapiantato infatti produce la proteina deldonatore e può così anche prevenire o migliorareil decorso della malattia polmonare del ricevente.Affinché questa malattia considerata rara vengatenuta in debita considerazione, un gruppo dipazienti ha costituito “L’Associazione Nazionalealfa-1-antitripsina “, una associazione no profitche pone al primo posto delle proprie finalità “latutela del diritto alla salute dei portatori del defi-cit, con particolare attenzione alla prevenzionedei danni permanenti, attraverso un’adeguatainformazione.......”. Ulteriori utili informazionipossono essere trovate sul sito: www.alfa1at.org- e-mail: [email protected].

Smettere è difficile ma non impossibile14

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Un singolare punto di vista sulla donazione 15

Si chiama “Organiz-ziamoci” ed è una

particolarissima pubbli-cazione, edita dallaSemper Editrice diFirenze, su iniziativadell’Aido RegioneToscana e con la colla-b o r a z i o n edell’Assessorato per ilDiritto alla SaluteRegione Toscana. Sitratta di un libro divignette che ha perargomento la donazio-ne di organi disegnato esceneggiato da artistitoscani che hanno deci-so di dare il loro gene-roso contributo rappre-sentando il problemadella donazione dalquel singolare punto divista che è la satira.Una satira pungentema che diventa efficacee necessaria come sot-tolinea VincenzoPassarelli, presidenteAIDO per la regioneToscana: “Vogliamousare la satira, quelladisegnata, quella dellestrisce bianco-nere,delle battute raggelan-ti, delle tavole dissa-cranti, delle vignette,per aiutare a far riflet-tere su un argomentoche ci deve vedere tutticoinvolti: il dono diorgani e di tessuti per itrapianti. La satira ha lacapacità di leggere iro-nicamente la realtà perdenunciarla, ‘gridare’ leincongruenze dellasocietà richiamando

l’attenzione su proble-mi che spesso si tende arimuovere: e ricorrere aparadossi per aiutare acapire”.Se si riflette sulla gran-de contraddizione cheviviamo in Italia, doveil panorama della ricer-ca avanza sempre dipiù, contrapponendosialla scarsità di organi adisposizione, si rilevaquanto urgente possaessere l’esigenza di sen-sibilizzare alla probl-meatica della donazio-

ne. Donazione vistacome gesto dialettico,fra chi da un lato puòdonare e chi dall’altroha bisogno di ricevere,ma anche come contat-to vivo e sincero con larealtà che ci circonda,con le necessità deglialtri, donazione, in defi-nitiva, intesa comeamore solidale.“La coscienza collettivanon può ignorare lostraordinario potenzia-le curativo del trapian-to di organi, ma le

richieste per la dona-zione divengono parti-colarmente difficiliquando sono rivoltealla famiglia nelmomento del dolore,spesso nell’incredulitàdi una tragedia improv-visa: perciò ciascunonon dovrebbe delegaread altri una decisioneche invece deve esseresua, perché rispondealle sue convinzionimorali e civili - com-menta Pierluigi RossiFerrini, CoordinatoreTrapianti dellaRegione Toscana -.Grazie agli artisti chehanno pensato questevignette proponendo iltema della donazione inuna chiave inconsueta.Facendoci sorridere,esorcizzando l’ideadella morte, diviene piùfacile fare quel testa-mento, senza dare dele-ghe per quando nonsaremo più in grado didecidere.” Il ringraziamento per ilcontributo di questiartisti toscani arrivaanche, nella presenta-zione del libro, daEnrico Rossi, assessoreper il Diritto alla Salutedella regione Toscana,che sottolinea come,sorridendo, “si possarafforzare quel Sì con-vinto per la vita che fadella Toscana una dellecomunità più generosedel mondo”.

E.D.T.

ANCHE IL SORRISO AIUTAUN LIBRO DI VIGNETTE PER RIFLETTERE

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UNA PAROLA USATA IN MODO

SBAGLIATO: «ESPIANTO»

A VOLTE L’INFORMAZIONE NON È CORRETTA

Con il termine “espianto” si definisce “l’a-sportazione dal corpo di una persona di un

organo in precedenza in essa trapiantato ascopo terapeutico”. Avvenimento oggi raro, può verificarsi percause e con modalità differenti quali fenomenidi rigetto, malattia o trauma dell’organo tra-piantato che si verificano, rendendone nulla lafunzionalità, nel periodo post trapianto.L’espianto è quindi fenomeno negativo e con-traddistingue il fallimento del trapianto espo-nendo il paziente alle ovvie drammatiche con-seguenze: morte o immediato nuovo trapiantose organo salvavita, o necessità di ritorno alladialisi nel caso di trapianto di rene.L’uso del termine “espianto” quale sinonimo di“prelievo di organi” oltre che errato è perico-loso: purtroppo assai diffuso fra i mass-medialo è pure fra gli addetti ai lavori, anche Medici,evidentemente in seguito ad ignoranza esuperficialità d’esposizione.Non si tratta di rilievi dettati da gratuitapignoleria semantica (anche se la delicatezza, e

in ogni caso, la scientificità dell’argomentorichiede di per sé estremo rigore): infatti l’usodel termine “espianto” al posto di “prelievo” facorrere il rischio di associare il trapianto aquell’idea negativa di fallimento che alla paro-la “espianto” è, come già sottolineato, connatu-rata.Ciò può inoltre alimentare dubbi e/o false cre-denze sulla vitalità della trapiantologia che,oltre a non trovare alcun riscontro nella realtà,potrebbero essere potenziale causa di diminu-zione delle donazioni.L’etimologia stessa della parola “espianto”(“prendere da..”, “strappare a ...”) può portareanche inconsciamente a pensare ad un attofatto con violenza, in modo freddo, automaticoe pressoché “autoptico”, senza rispetto delcadavere del donatore, e per estensione psico-logica addirittura contro la sua volontà: unvero e proprio furto di parte del proprio corpo.Il termine “prelievo” invece (e anche per que-sto motivo si è voluto impiegare una paroladiversa da espianto) che correttamente identi-

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Il prof. Cristiano Martinimembro della Consulta nazionale per i trapianti

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un sinonimo usato a sproposito

fica la donazione di organi, non posside alcunaaccezione negativa; è, anche semanticamente,termine per nulla aggressivo e che bene rispec-chia invece la delicatezza dell’argomento con-nesso all’impiego di organi e tessuti di undonatore ormai defunto, a scopo di trapianto, afavore di pazienti bisognosi.Il termine lascia intuire rispetto nei confrontidel donatore, sia fisicamente inteso quale cada-vere che metaforicamente in ordine all’adempi-mento di una personale precisa volontà solida-le di donazione, tesa a realizzare il bene di altrianche dopo la propria morte.È veramente singolare la fortuna che il termi-ne “espianto”, inteso erroneamente quale sino-nimo di prelievo di organi, sta rivestendo pres-so la comunità anche scientifica: frutto nonsolo di pervicace ignoranza del reale significa-to ma evidentemente conseguente anche aduna non volontà di correzione da parte di chilo usa in modo improprio, nonostante le retti-fiche puntuali e ripetute fatte dagli esperti edall’Aido, in modo continuo e in tutte le sedi.In realtà, tale “fortuna” è difficilmente spiega-bile: si pensi ad esempio al termine “malasanità” che, anche se spesso usato a sproposito,riscuote costantemente successo, probabilmen-te legato al fatto che è indubbiamente in gradodi far impennare le vendite di quotidiani e l’a-scolto delle trasmissioni televisive: al contra-rio del termine “buona sanità” che, pur non

essendo mai oggetto di scoop, quanto è piùgradito ai pazienti e a chi li cura!Significa forse che la natura umana è attiratadalle cose negative più che da quelle positive?Meglio credere che per tutti noi, o almeno lagrande maggioranza, gli atteggiamenti e lerealizzazioni positive (ad esempio la buonasanità e in particolare gli ottimi risultati deitrapianti) siano ormai riconosciuti comenorma, al punto tale da non costituire più noti-zia, mentre siamo viceversa profondamentecolpiti, e in negativo, solo da ciò che non fun-ziona bene o addirittura male. Tutto ciò ovviamente è comprensibile, anchese non giustificabile, specialmente se le incro-stazioni culturali derivanti dall’ignoranza nonsono state preventivamente eliminate o non losi è voluto fare: è questo infatti il vero fattoresempre inescusabile, nell’uso errato del termi-ne “espianto” come per qualsivoglia altra azio-ne umana scorretta.

Il Servizio Anestesia Rianimazione -Neurorianimazione

Dipartimento Emergenza Urgenza -Accettazione

Coordinatore Locale Prelievo Organi -Tessuti Area Prov. Lecco

Componente Direttivo NITpComponente Consulta Tecnica

Permanente per i TrapiantiProf. C. Martini.

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Si è tenutosabato 19 otto-

bre 2002 il conve-gno - organizzatodal Centro ServiziBottega delVolontariato dellaprovincia diBergamo - daltitolo “Legge qua-dro sul volonta-riato: cambia lalegge o cambia ilvolontar iato?” .Erano stati invita-ti il ministro delWelfare RobertoMaroni e il sotto-segretario alMinistero delWelfare, GraziaSestini. Al conve-gno hanno parte-cipato quasi uncentinaio di asso-ciazioni bergama-sche, che hannocolto l’occasioneper aprire undibattito sullamodifica dellalegge 266/1991,ovvero la leggesul volontariato.L’incontro aveva il duplicescopo di aggiornare chi operanel volontariato bergamasco e dipermettere alle organizzazionimedie e piccole di esprimersi,portando il loro vissuto e le loroesigenze per metterle a confron-to con le ipotesi di modificadella legge.“La normativa sul volontariatoha circa dieci anni - spiegaClaudio Di Blasi, direttore delCentro Bottega del Volontariato- ed in quest’arco di tempo ha

senza dubbio favorito la crescitae lo sviluppo del volontariato. Ilpunto è che il volontariato stacambiando ed in uno scenariocosì variegato bisogna interro-garsi su come una legge, che eraal passo con i tempi, possa esse-re modificata allo scopo di aiuta-re ancora il mondo del volonta-riato nel suo sviluppo.”Per verificare quanto questarealtà sia soggetta a mutamentobasti pensare solo alla figura delvolontario che negli anni ‘80 e

nei primi anni ‘90si identificavasoprattutto neigiovani e che oggiinvece vede mag-giormente coin-volti pensionati ecasalinghe: unodei maggiori pro-blemi del volonta-riato è attualmen-te quello dellaacquisizione dirisorse umane. Unaltro aspettoriguarda poi lemodalità operativeche diventanosempre più strut-turate, caratteriz-zate da interventipiù complessi, inun quadro legisla-tivo che tendevelocemente acambiare e adevolversi coinvol-gendo in modomassiccio ilmondo del volon-tariato. La tenden-za è quella di iden-tificare gli entilocali come punti

centrali della programmazionedei servizi di volontariato e que-sto significa coinvolgere le asso-ciazioni locali tramite una capa-cità di programmazione semprepiù strutturata e sempre piùcomplessa. A questo propositobasti pensare che la provincia diBergamo è la seconda dellaregione, dopo Milano, pernumero di associazioni; se necontano infatti circa cinquecen-to iscritte al Registro regionaledel volontariato, ma sono quasi

LO SVILUPPO

DEL VOLONTARIATO

Convegno a Bergamo

Il 19 e 20 ot tobre organizzatodal Centro Ser vizi Volontariato

s i è svol to un confronto sus tor ia e prospe t t ive de l vo lontariato

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IL RUOLO DELLE PICCOLE REALTÀ

mille quelle presenti nella bancadati del Centro Bottega delVolontariato.“L’invito al dibattito era rivolto- dice Claudio Di Blasi - soprat-tutto alle piccole e medie realtàperché mentre le associazionicon un maggior numero diiscritti sono già protagonisteattive del dibattito, le associa-zioni più piccole, seppure moltonumerose, rischiano, se nonvengono coinvolte direttamente,di prendere atto della nuovarealtà legislativa a cose fatte.Vogliamo invece stabilire unpercorso e interessare, con leproposte emerse dal convegno,la discussione parlamentare:vorremmo estrarre propostelegislative e sollecitare i parla-mentari eletti sul nostro territo-rio”.Fra gli interventi che si sonosvolti durante il convegno vasegnalato quello del presidentenazionale Movi, oltre che com-ponente dell’OsservatorioNazionale sul Volontariato,Emanuele Alecci, intitolato:“L’elaborazione del mondo delvolontariato sulla modifica dellalegge 266/1991: lo stato deilavori e le questioni aperte”. Ildott. Alecci si è fatto promotoredell’elaborazione di un testo dimodifica della legge 266/1991 etale elaborazione è stata oggettodi discussione ed esame nelcorso del convegno allo scopo diconfrontare il vissuto e le espe-rienze delle realtà del volonta-riato nel territorio della nostraprovincia. Sono intervenuti inoltre IvoLizzola, docente di PedagogiaSociale del corso di laurea diScienze dell’Educazione dellafacoltà di Lettere e Filosofiadell’Università di Bergamo conil tema “Una lettura dei bisognidel volontariato della bergama-sca di fronte ai nuovi scenarinormativi e di programmazionedelle politiche sociali” e MarcoGranelli, presidente del

Coordinamento Regionale deiCsv della Lombardia, che hatenuto un intervento su “Qualipossibili novità per il volonta-riato introdotte dalla modificadella legge 266/1991”.Fra le attività del convegno sisono poi svolti lavori di gruppofinalizzati all’approfondimentodi tematiche come la nuovaidentità del volontariato, i van-

taggi amministrativi e fiscali perle organizzazioni di volontaria-to, il tema dell’accreditamentoed il rapporto tra organizzazio-ni di volontariato ed enti locali. Alla conclusione dei lavori èintervenuto, insieme al direttoreClaudio Di Blasi, il presidentedel Centro Servizi Bottega delVolontariato, Leonida Pozzi.

Elisabetta De Toni

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Nella foto, da sinistra, il prof. Ivo Lizzola, il cav. Leonida Pozzie il dott. Emanuele Alecci

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SEZIONI Hanno preso il via dome-

nica 27 ottobre i festeg-giamenti per il venticinquen-nale del gruppo Aido “ CarlaMonti” di Besana, Renate,Veduggio e Correzzana. Unafesta importante, svoltasipresso il cineteatro Edelweissdi piazza Cuzzi, alla testa delsuo storico rappresentante,Bruno Zanacca che presiedel’associazione dall’84.

La fondazione di questogruppo risale al 25 marzo del1977: il primo direttivo fuguidato da Silvia Sala ed ini-zialmente comprendeva circa200 iscritti tutti di Besana, dicui molti erano già iscrittiAvis. Importante in questosenso il contributo di MarioCitterio, allora presidentedell’Avis, che appoggiò lanascita del gruppo in modosignificativo, e di AchilleZanardi, già fondatore dellaCroce Bianca e poi dell’Avis edell’Aido. L’associazione deidonatori d’organi a Besana èdedicata a Carla Monti, che fuuna delle prime persone aiscriversi al sodalizio e laprima in assoluto, all’internodel gruppo besanese, a donarenell’87 gli organi.La manifestazione ha riper-corso grazie al contributo delquasi ventennale presidenteZanacca le tappe principali diquesta storia intensa e coin-volgente che ha portato ilgruppo Aido a contare 1200iscritti, comprendendo le fra-zioni di Veduggio, Renate eCorrezzana: inizialmentedislocato in una delle scuolelocali in via Leonardo DaVinci e successivamente asse-gnato ad una vera e propriasede in via Manzoni, caratte-rizzata da un impegno semprevivo nella propaganda e nel-l’informazione sulla donazio-

ne degli organi.Il presidente Bruno Zanacca,che è vicino alla scadenza delsuo mandato (che scadrà nellaprimavera del 2004), ha volu-to con il festeggiamento dei25 anni cogliere l’occasioneper segnalare almeno infor-malmente il suo futuro suc-cessore, Fabrizio Gatti,attualmente vicepresidente eda sempre membro attivo delsodalizio. Ciò non toglie cheZanacca continui a restare unpersonaggio essenziale delgruppo. “Sono diventato pre-sidente nell’84 ma ho ancora

in mente la serata della fonda-zione - ha raccontato com-mosso - Sono fiero di apparte-nere al gruppo Aido e altret-tanto fiero di tutto quello cheabbiamo fatto. Donare è ungesto di grande solidarietàma, specie fra gli adulti, c’època sensibilità”.Durante i festeggiamenti si ètenuta una rappresentazionepoetica e musicale di un branodi vita scritto da FabrizioGatti e interpretato da IvanaBarlassina e da BrunoZanacca: la storia, semplice,di un padre di famiglia chepuò salvarsi solo con un tra-pianto, era divisa in diecispezzoni intervallati dall’esi-bizione del corpo musicale diSanta Cecilia di Besana diret-to da Armando Saldarini.Durante l’intervallo dellarappresentazione a 10 fami-liari, che rappresentavanodieci donatori di organi, èstata donata una rosa che è ilsimbolo storico dell’Aido.“Non una premiazione - hacommentato Zanacca - ma piùun ricordo che abbiamo diquesti 10 donatori”. La gior-nata si è conclusa con lamessa nella Basilica.

Festeggiati i 25 anni di vita del Gruppo «Carla Monti»BBeessaannaa

Bruno Zanacca, per tanti annipresidente del Gruppo Aido

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SEZIONINello scorso mese di set-

tembre, con laGiornata del Ricordo, sisono concluse le manifesta-zioni per il 30° di fondazionedel Gruppo Aido “A.Gandolfi” di BrembateSopra.“1972-2002, un impegno checontinua” è stato lo sloganscelto per celebrare questoimportante anniversario.L’apertura delle manifesta-zioni è avvenuta nell’aulaconsiliare del municipio,dove si è tenuta una confe-renza sul tema “Donazione etrapianti d’organi”.Numerosi i relatori dellaserata. Il cav. Leonida Pozzi,presidente provinciale eregionale Aido, che ha illu-strato le leggi e le normati-

ve che trattano la materiadelle donazioni e dei tra-pianti, soffermandosi sullalegge cosiddetta del “silen-

zio assenso”. Il dott.Vincenzo Gravame, medicorianimatore che ha trattatoil delicato problema dell’ac-

I 30 anni di Gruppo «A. Gandolfi» di Brembate SopraBBrreemmbbaattee SSoopprraa

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE BOSONINEL RICORDO DI BRUMAT

Dell’intervento del presidente RiccardoBosoni alla cerimonia ufficiale del 30° di fon-

dazione del Gruppo Aido di Brembate Sopra,pubblichiamo alcuni fra i passaggi più significativi.“Iniziando questa manifestazione ricordiamo conun momento di raccoglimento tutti i nostri dona-tori e tutti quegli iscritti defunti che donatori nonhanno potuto esserlo ma che non sono venutimeno ad un impegno sociale e morale secondo ilquale “Io sono dono e mi faccio dono”; un gestod’amore che esalta i valori della vita umana.Un particolare ricordo lo dobbiamo a due perso-ne che in questi ultimi anni ci hanno lasciato, dueamici carissimi a cui ero molto affezionato e checontraccambiavano il mio sentimento partecipan-do molte volte alle nostre manifestazioni. Mi rife-risco al fondatore del Dob, Giorgio Brumat, e aBeniamino Penzani, cofondatore e braccio destrodi Brumat. Se il nostro Gruppo è arrivato adavere persone dedite al volontariato e con unadisponibilità totale e disinteressata dobbiamo diregrazie proprio a loro, per la loro fraterna colla-borazione e il loro esempio.

Queste due figure, simbolo dell’Associazione,restano il riferimento più significativo per ilnostro gruppo che deve loro una particolare rico-noscenza, anche per l’esempio offerto di come vainterpretato il ruolo di chi partecipa alla vita atti-va di un’associazione di volontariato: con disponi-bilità, con disinteresse, con cuore aperto ad acco-gliere, ogni richiesta d’aiuto da parte di chi soffreo ha bisogno di noi.Queste persone se oggi fossero state qui ciavrebbero comunicato la loro gioia nel celebrareinsieme questo anniversario così importante peril gruppo, spronandoci a continuare su questastrada. Come ebbe a dire Brumat, ad “aumentarel’entusiasmo” con cui avevamo iniziato trent’annifa”.“Quel è il seme germogliato - ha poi concluso ilpresidente Bosoni - soprattutto fra i giovani, chehanno capito l’importanza di un gesto così nobilee altruistico nel contesto della loro vita sociale.Ricordare questi fatti è come aprire una finestrasul passato, vedere spezzoni di vita, ricordarepezzi di storia della comunità in cui viviamo.

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SEZIONI

certamento della morte. Ilprof. Don Edoardo Algeriche ha proposto una singo-lare presentazione di etica edi morale riguardo alla cul-tura della donazione. Imedici di base di BrembateSopra, dott. Cittadini edott.ssa Arcaini, hanno spie-gato cosa chiedono i loroassistiti in merito alla pro-blematica dei trapianti, iloro dubbi. A volte è neces-saria unicamente una paroladi sostegno perfavorire la diffu-sione di quellacultura delladonazione chearricchisce le per-sone.La seconda sera-ta, dedicata allamusica, si è tenu-ta nella chiesaparrocchiale diSanta MariaAssunta, con unapplauditissimoconcerto vocalestrumentale ese-guito dalla coraleJubilate diP o n t e r a n i c adiretta dal mae-stro FaustoDolci, nostroconcittadino.La cerimonia uffi-ciale di chiusurasi è svolta nell’au-la consiliare diBrembate. A faregli onori di casa ilpresidente delGruppo RiccardoBosoni, con tuttoil direttivo. Sonointervenuti il sin-daco GiacomoRota, con alcuniassessori; il cav.Leonida Pozziper l’Aido provin-ciale e regionale;numerosi rappre-sentanti dei

gruppi Aido della provinciae i rappresentanti delle asso-ciazioni presenti in paese.Gradita sorpresa e quindiospite d’onore della cerimo-nia il nuovo parroco donCorinno Scotti che proprioquel giorno era stato ufficia-lizzato dal Vescovo diBergamo.Durante il suo discorso ilpresidente Bosoni ha volutoricordare, con i soci defunti,il fondatore dell’Aido,

Giorgio Brumat, e l’indi-menticabile BeniaminoPenzani ricordando quantoqueste due persone recente-mente scomparse fosserolegate al gruppo diBrembate (uno dei primi asorgere in Italia nel lontano1972).Il cav. Leonida Pozzi nel suointervento ha ribadito la fat-tiva collaborazione tra ilgruppo di Brembate e laSezione provinciale di

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SEZIONI

Bergamo, donando unamedaglia d’oro per ricordarequesto anniversario. Il sin-daco Rota, a nome anched e l l ’ A m m i n i s t r a z i o n ecomunale, si è detto soddi-sfatto che all’interno dellacomunità ci siano tantivolontari disposti a prestar-si per il bene di altri; si è poireso disponibile a continua-re la collaborazione in atto.Chiamato ad intervenire ilparroco don Corinno (iscrit-to da tanti anni all’Aido) hasottolineato, come diràanche nell’omelia durante laSanta Messa, l’importanzadel “Dono” nella vita di ognicristiano (e non). Al termine

è stato consegnato alle auto-rità, ai tre soci fondatori delgruppo - Pierino Maggioni,Fermo Betti e UrbanoTogni - e alla mamma delprimo donatore diBrembate, AlessandroGandolfi, un bassorilievo interracotta con il simbolodell’Aido, il disegno dellaparrocchiale e una scritta aricordo dell’anniversario.Tutti pezzi unici fatti amano ad opera di un artistadel paese.Terminata la cerimonia si èformato il corteo compostoda numerosi partecipanti eda moltissimi labari.Raggiunto il cimitero per la

deposizione di un omaggiofloreale al monumento aiDonatori e a quello alleCrocerossine, don Corinnoha impartito la benedizione.Successivamente, celebra-zione della Santa Messa;quindi tutti all’Oratorio SanGiovanni Bosco per un alle-gro simposio.Da sottolineare che durantei tre giorni delle manifesta-zioni sono stati esposti pres-so il municipio i lavori ese-guiti dai ragazzi di quintaelementare sul tema “Aido esolidarietà” scaturito dopol’intervento del gruppopresso le scuole elementarinel mese di maggio.

Nei giorni dal 13 al 16 set-tembre un’ampia delega-

zione dei soci dell’Aido edell’Avis cittadine, ben cin-quantaquattro persone, si èrecata nella città francesegemellata in occasione deifesteggiamenti della Festa du“Roi Oiseaux”. Come tutti gli anni Le Puy enVelay vive una meravigliosasettimana di rievocazioni inclima medievale, con sfilate incostume, gare di tiro con l’ar-co, balli in piazza con musicheprovenzali, preparazione dicibi dell’epoca; il tuttoaggiunto alla cordiale ospita-lità dei “ponot”, alle artistiche“dentelles”, pizzi fatti con litombolo, alle specialità locali,“les lentilles Vellaive” lentic-chie verdi e le caramelle ed illiquore alla “vervein”, verbe-na.Il tutto sullo sfondo di un’an-tica città medievale, arroccatasui suoi “puy”, picchi d’origi-ne vulcanica, con una bellissi-ma Cattedrale romanica dacui anticamente partivano i

pellegrinaggi per SanGiacomo di Compostella, lesue piazze antiche, le strettestrade con palazzi in pietralavica scura, le chiese vetuste,gli splendidi panorami deidintorni.Le due delegazioni ufficialidell’Aido e dell’Avis eranoguidate dai rispettivi

Presidenti Gianni Chirico ePietro Sangalli ed accompa-gnate dal Sindaco diBrugherio prof. CarloCifronti, dal Presidente dellaSezione Aido della BrianzaLucio D’Atri e dal Presidentedel Comitato Scambi diBrugherio Sig. FrancoGiovannetti.

Visita a Le Puy en Velay BBrruugghheerriioo

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SEZIONI

Durante le tre giornatenumerosi sono stati gli incon-tri con gli amici di “FranceAdot 43” e dei “Donneurs desangue benevols” le due asso-ciazioni francesi corrispon-denti capitanate dai lororispettivi Presidenti HenriBertrand e BernardBonhomme, ma anche con ilnuovo Sindaco di Le Puy,

madame Arlette ArnaudLandau ed i suoi assessoriAndrèe Michel, AnniqueMorain, Francois Gautier,Robert Dubois ed ilPresidente du “Comitèe desExchanges” Michele Achardcon Cristiane Michéldell’Associazione DanteAlighieri.Ma soprattutto quello che è

stato bello è stato il calore el’affetto con il quale gli amicifrancesi hanno accolto gliamici italiani nella loro città enelle loro case, segno chel’Europa non si fa solo aitavoli ufficiali dei Grandi, conle leggi e l’economia, masoprattutto fra la gente sem-plice, le persone comuni, fratutti noi insomma.

“Festa dell’Aido a base dimusica, danze ed estrazionidei numeri della sottoscrizio-ne a premi”. Così “LaProvincia”, quotidiano diffusonel Comasco, ha introdotto lacronaca della conclusione del-l’iniziativa denominata “Uneuro per la vita” promossadalla Sezione Aido di Como.Molto significativo il titolo:“Premi ai fedelissimidell’Associazione donatori diorgani: più di trent’anni diattività per Angelo Moretti eAntonio Saporiti - Aido infesta: la solidarietà raccoglie15 mila euro”.La sottoscrizione era statapromossa per finanziare l’o-pera di sensibilizzazione einformazione sul tema delladonazione.“Quasi un migliaio di personehanno affollato il palazzettodello sport dove nel corsodella serata danzante è avve-nuta l’estrazione dei bigliettivincenti, alla presenza dei sin-daci di Alzate e Luragod’Erba, Paolo Frigerio eRinaldo Redaelli, e di MissComo 2001, Laura Nappi, neipanni di madrina della mani-festazione.L’appuntamento con la soli-darietà è stato anche l’occa-sione per premiare i fedelissi-mi Aido, Angelo Moretti, pre-

sidente del gruppo di UggiateTrevano, e Antonio Saporitidi Griante, che hanno supera-to i trent’anni di attività.Presenti anche i rappresen-tanti dei 12 gruppi comunalidella provincia oltre al neoe-letto presidente provincialeMario Bosco, all’amministra-tore Lorenzo Benzoni e al

vicepresidente vicario Gio-vanni Casiglio, che hanno sot-tolineato con soddisfazionel’impegno comune nella pre-parazione dell’iniziativa, resapossibile grazie al contributodi sponsor privati e alla colla-borazione della Protezionecivile di Arosio e della CroceRossa di Montorfano.

Ottimo esito della sottoscrizione «Un euro per la vita»CCoommoo

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