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1 ATTI DEGLI APOSTOLI INTRODUZIONE Gli Atti degli Apostoli raccontano la storia della Chiesa delle origini, dall’Ascensione del Signore (At 1, 6-11) all’arrivo di Paolo a Roma (28, 16-30). Il nucleo del racconto consiste nella lenta ma graduale diffusione del messaggio cristiano da Gerusalemme, a tutta la Palestina (“in tutta la Giudea e Samaria” 1,8), fino agli estremi confini della terra. L’annuncio, quindi, è rivolto prima agli ebrei, poi ai pagani. Nella prima parte degli Atti (nei primi 12 capitoli), il compito di estendere la fede al mondo ebraico è affidato a Pietro, che inizia da Gerusalemme, e continua poi in tutta la Palestina. Mentre la diffusione del Vangelo nel mondo greco-romano e l’annuncio ai pagani, seconda parte, (dal capitolo 13 fino alla fine) è affidato a Paolo, il quale continua l’opera avviata da Pietro e dai Dodici, in comunione con loro e per loro mandato. L’unanime tradizione cristiana a partire dalla metà del II secolo attribuisce l’opera a Luca, compagno di viaggio di Paolo, menzionato nell’epistolario paolino come «medico carissimo» (Col 4,14; cfr. Fm 24; 2Tm 4,11). Per questo la maggior parte degli studiosi è sempre stata incline a ravvisare in Luca quel misterioso personaggio che in alcune pagine degli Atti appare come testimone oculare degli avvenimenti che narra in prima persona (sono le cosiddette «sezioni noi»: At 16,10-17; 20,5-21; 27,1 - 28,16). Per quanto riguarda il tempo e il luogo di composizione non è possibile dire nulla di preciso, è certo soltanto che fu scritto non molto tempo dopo il vangelo. L’opinione più seguita colloca la data di composizione degli Atti intorno all’anno 80. Il racconto copre un trentennio delle origini cristiane, dal 30 d.C. anno in cui si colloca verosimilmente l’Ascensione, fin verso il 60 d.C. data probabile dell’arrivo di Paolo a Roma. Il libro si presenta come la continuazione di un’unica opera (Vangelo e Atti) dedicata alla stessa persona, l’«egregio Teofilo», la cui identità rimane a noi sconosciuta. Nella prima parte (Vangelo) Luca, narra la storia di Gesù e la sua attività cominciando dalla Galilea fino all’ascesa al cielo in Gerusalemme. Nella seconda ( Atti degli Apostoli), presenta l’origine e la diffusione della Chiesa da Gerusalemme fino a Roma, svelando così un disegno non soltanto geografico ma storico e teologico, che presenta il cammino della fede della Chiesa primitiva, che parte dal popolo d’Israele e raggiunge tutti i confini della terra. Il libro degli Atti proietta gli Apostoli nel “cenacolo della strada”, nel senso che la straordinaria vicenda di Gesù di Nazaret che ha sconvolto la loro esistenza, ora, con la sua risurrezione ed ascensione al cielo, li obbliga a ritornare in quella strada che è la vita di tutti i giorni, ma con una “novità” (il Vangelo), che deve ra ggiungere tutti gli uomini: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni” (Lc 24, 45-49). I. Contenuto e divisione. – Uno sguardo d’insieme al libro degli Atti mette subito il lettore davanti a una grande varietà di elementi: discorsi, sommari, episodi, descrizioni, racconti autobiografici («sezioni noi»), narrazioni di miracoli, contesti ebraici, ambienti giudeo-

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ATTI DEGLI APOSTOLI

INTRODUZIONE

Gli Atti degli Apostoli raccontano la storia della Chiesa delle origini, dallAscensione delSignore (At 1, 6-11) allarrivo di Paolo a Roma (28, 16-30). Il nucleo del racconto consistenella lenta ma graduale diffusione del messaggio cristiano da Gerusalemme, a tutta laPalestina (in tutta la Giudea e Samaria 1,8), fino agli estremi confini della terra.Lannuncio, quindi, rivolto prima agli ebrei, poi ai pagani.Nella prima parte degli Atti (nei primi 12 capitoli), il compito di estendere la fede al mondoebraico affidato a Pietro, che inizia da Gerusalemme, e continua poi in tutta la Palestina.Mentre la diffusione del Vangelo nel mondo greco-romano e lannuncio ai pagani, secondaparte, (dal capitolo 13 fino alla fine) affidato a Paolo, il quale continua lopera avviata daPietro e dai Dodici, in comunione con loro e per loro mandato.

Lunanime tradizione cristiana a partire dalla met del II secolo attribuisce lopera a Luca,compagno di viaggio di Paolo, menzionato nellepistolario paolino come medicocarissimo (Col 4,14; cfr. Fm 24; 2Tm 4,11). Per questo la maggior parte degli studiosi sempre stata incline a ravvisare in Luca quel misterioso personaggio che in alcune paginedegli Atti appare come testimone oculare degli avvenimenti che narra in prima persona(sono le cosiddette sezioni noi: At 16,10-17; 20,5-21; 27,1 - 28,16).

Per quanto riguarda il tempo e il luogo di composizione non possibile dire nulla di preciso, certo soltanto che fu scritto non molto tempo dopo il vangelo. Lopinione pi seguitacolloca la data di composizione degli Atti intorno allanno 80.Il racconto copre un trentennio delle origini cristiane, dal 30 d.C. anno in cui si collocaverosimilmente lAscensione, fin verso il 60 d.C. data probabile dellarrivo di Paolo aRoma.

Il libro si presenta come la continuazione di ununica opera (Vangelo e Atti) dedicata allastessa persona, legregio Teofilo, la cui identit rimane a noi sconosciuta. Nella primaparte (Vangelo) Luca, narra la storia di Ges e la sua attivit cominciando dalla Galilea finoallascesa al cielo in Gerusalemme. Nella seconda (Atti degli Apostoli), presenta lorigine ela diffusione della Chiesa da Gerusalemme fino a Roma, svelando cos un disegno nonsoltanto geografico ma storico e teologico, che presenta il cammino della fede della Chiesaprimitiva, che parte dal popolo dIsraele e raggiunge tutti i confini della terra.Il libro degli Atti proietta gli Apostoli nel cenacolo della strada, nel senso che lastraordinaria vicenda di Ges di Nazaret che ha sconvolto la loro esistenza, ora, con la suarisurrezione ed ascensione al cielo, li obbliga a ritornare in quella strada che la vita di tuttii giorni, ma con una novit (il Vangelo), che deve raggiungere tutti gli uomini: Cos stascritto: il Cristo dovr patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome sarannopredicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando daGerusalemme. Di questo voi siete testimoni (Lc 24, 45-49).

I. Contenuto e divisione. Uno sguardo dinsieme al libro degli Atti mette subito il lettoredavanti a una grande variet di elementi: discorsi, sommari, episodi, descrizioni, raccontiautobiografici (sezioni noi), narrazioni di miracoli, contesti ebraici, ambienti giudeo-

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cristiani, situazioni tipicamente elleniche e romane, il tutto per tenuto insieme da undisegno unitario che sembra trovare ispirazione gi nelle ultime parole che Ges rivolge aidiscepoli prima dellascensione: Riceverete da lui (lo Spirito Santo) la forza per essermitestimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino allestremit dellaterra (At 1,8). Sulla scorta di questo annuncio la storia degli Atti viene disposta in modotale che al succedersi progressivo di fatti narrati secondo un litinerario geografico, sisovrapponga uno sviluppo dellesperienza cristiana, che si svolge in varie fasi.- La una prima fase (cc. 1-7) tutta localizzata a Gerusalemme, dove i cristiani, diestrazione ebraica, continuano a frequentare il tempio e ad osservare le prescrizionimosaiche,

- Una seconda fase intermedia (cc. 8-12), localizzata prevalentemente in Samaria e nellaGiudea, nella quale si descrive lestendersi del vangelo dagli Ebrei ai pagani secondo unchiaro disegno divino gi manifestato a Israele,

- Nella terza fase (cc. 13-28), si descrive loperato missionario di Paolo e la vita delleChiese fuori della Palestina, formate da cristiani che non si sentono pi legati alle pratichegiudaiche.

Come si vede, storia e teologia si intrecciano e i fatti contengono tutti un significatoteologico che li collega a un disegno divino. In questa prospettiva sono da leggersi tutti gliepisodi maggiori degli Atti. Ostacoli, prigionie e persecuzioni non impediscono alla piccolacomunit dei discepoli di espandersi sotto la guida dello Spirito, anzi si rivelano come unfattore scatenante. Il piano di Dio, adombrato gi nelle Scritture antiche, si compienonostante gli impedimenti degli uomini, anzi, paradossalmente, grazie ad essi la parolasi diffonde, cresce il numero dei credenti, la Chiesa si edifica in Israele e tra i pagani, e lapredicazione del vangelo raggiunge finalmente Roma, dove il vangelo di Ges Cristo vieneannunciato con piena libert e senza ostacoli: questa lultima parola (e il traguardofinale) con la quale termina il libro degli Atti (28,31).

II. Composizione e stile. - Lautore degli Atti non ha inteso tracciare un quadro completodelle origini cristiane. Servendosi di un genere letterario in uso nella tradizione ellenistica,che conosceva gli Atti di Annibale, gli Atti di Alessandro, ecc., (genere letterario giadottato nella letteratura biblica, come i libri dei Maccabei dedicati ai grandi liberatoridIsraele sotto la persecuzione religiosa dei Seleucidi), Luca ci ha dato un racconto ordinatodella nascita della Chiesa e del passaggio del vangelo alle genti servendosi di testimonianzee documenti di diversa provenienza, che oggi gli studiosi cercano di analizzare, cercando didistinguervi ci che primitivo da ci che appartiene alla redazione di Luca. Ci valesoprattutto per la prima parte, dove lautore ha dovuto attingere a fonti palestinesi, mentrenella seconda parte i viaggi di Paolo e i suoi processi fino al trasferimento a Roma possonoessere il racconto di un testimone oculare che ha integrato le notizie con ricordi personali econ informazioni raccolte nelle comunit evangelizzate da Paolo. Tra le caratteristichenarrative proprie dellautore colpiscono soprattutto lequilibrio degli episodi, le ripetizioni ela presenza dei discorsi. Un esempio caratteristico di disposizione binaria dei fatti si trovanella presentazione delle figure di Pietro e di Paolo: di tutti e due viene riferito un discorsoinaugurale, At 2,14-36 e 13,16-41, lo scontro con il mondo della magia, 8,9-24 e 13,6-11,una sequenza di guarigioni prodigiose, 5,15-16 e 19,11-12, il risanamento di uno storpio,3,1-10 e 14,8-10, e la risurrezione di un morto, 9,36-42 e 20,7-12. Tra le ripetizioni sonorilevanti la triplice narrazione della conversione di Paolo, 9,1-18; 22,5-16; 26,10-18, e le

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ripetizioni che si leggono nella conversione di Cornelio, 10,1 - 11,18 esperienza capitalenella chiesa della prima ora.

Un posto particolare nelleconomia degli Atti spetta ai discorsi. Essi vengono collocati neipunti pi importanti della narrazione per indicare il significato degli eventi. Lautore seguein ci i moduli della storiografia antica (per esempio Tucidide, Tito Livio) che usavaintrecciarli con il racconto e se ne serviva per esprimere in maniera oratoria le tesidellopera. E difficile quindi ritenere che lautore riproduca alla lettera o riassuma discorsiveramente pronunciati. Sembra piuttosto che voglia riprendere i temi fondamentalidellannuncio della fede agli Ebrei e ai pagani, nel quadro dei ricordi storici e di circostanzedocumentate. Cos i discorsi di Pietro a Gerusalemme contengono i termini tipicidellannuncio evangelico fatto agli Ebrei. Il discorso di Stefano (Atti 7, 2-53) riflette certediscussioni che sorsero ben presto nelle prime comunit e da cui nacque il movimentomissionario degli ellenisti. Anche il discorso di Pietro a Cesarea (Atti 10, 34-43) offre unsaggio della catechesi tenuta fuori di Gerusalemme a persone ancora legate al mondogiudaico. Lo stesso ci mostra il discorso di Paolo agli Ebrei di Antiochia di Pisidia, (Atti 13,16-41).

Il discorso di Listra (Atti 14, 15-17), documenta invece un tipo di predicazione alla gentesemplice dei piccoli centri, mentre quello pronunziato allArepago di Atene (Atti17, 22-31), rappresenta un tipico appello missionario alla cultura greco-romana. Il discorso tenuto aMileto agli anziani di Efeso (Atti 20,18-35), ha i tratti tipici del discorso di addio, in cui sidanno agli uditori le ultime direttive perch continuino il lavoro iniziato dagli apostoli.Infine i discorsi di difesa (Atti 22, 1-21; 24, 10-21; 26, 2-23), rispondono alle accuse chevenivano rivolte ai cristiani di abbandono della legge mosaica e di insubordinazione allostato romano.

III. Valore storico e didattico. - Da quanto si detto si deduce che negli Atti non dacercarsi una presentazione completa e organica delle origini cristiane, bens unadelineazione storico-teologica del compimento del disegno salvifico di Dio annunciatonellAntico Testamento, realizzato nella vita-morte-risurrezione di Ges Cristo e portato permezzo della chiesa tra tutte le genti. Lopera possiede un sicuro carattere storico, attestatooltre che dalla persuasione della Chiesa antica, che lo ha distinto accuratamente da altriAtti o racconti di vicende di vari apostoli nati nel II secolo, anche dal confronto con i datiofferti dalla storia profana e dallarcheologia.I personaggi politici che compaiono negli Atti sono quelli del tempo e hanno un riscontropreciso nella storiografia antica. Le citt e le province romane, gli itinerari per terra e permare e persino le direzioni e i periodi dei venti per la navigazione sono rigorosamenteaderenti alla realt. In particolare il complesso dei titoli dei governatori delle diverse localitviene riferito con sorprendente esattezza; si trovano cos i proconsoli a Corinto e a Pafo, ipolitarchi a Tessalonica, il primo a Malta.

Ma se la narrazione degli Atti, analogamente a quella dei vangeli, corre sul terreno dellastoria, il suo scopo, come gi si detto, di comunicare attraverso la storia un messaggiospirituale per tutta la Chiesa. Si ricava infatti dalla lettura del libro degli Atti un quadroesemplare dei primi cristiani, che viene presentato come modello e guida alle Chiese di tuttii tempi. Con la risurrezione di Ges e particolarmente con leffusione dello Spirito Santo aPentecoste iniziato il tempo messianico definitivo, nel quale la Chiesa chiamata a essereministra della parola e dello Spirito tra tutte le genti finch Egli venga.

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Nella presenza di gente proveniente dai principali popoli allora conosciuti, si prefigura gila vocazione universale della Chiesa e la sua missione di essere segno e strumentodellintima unione con Dio e dellunit del genere umano, secondo la solenne affermazionedel Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 1).

Le linee fondamentali del suo cammino si trovano nella docilit allo Spirito, nella fedelt almessaggio di Ges Cristo, nella comunione, nella carit fraterna, nella preghiera assidua,nella libert interiore, nel servizio ai fratelli, con la gioia nelle persecuzioni e la speranza nelcuore, in unapertura universale senza preclusioni di razza n di cultura. Quale fu la Chiesadelle origini, tale deve essere la Chiesa per sempre, se vuole essere fedele allatestimonianza affidatale dal Signore prima del suo commiato visibile: Mi saretetestimoni fino allestremit della terra (At 1,8).

I. LA CHIESA DI GERUSALEMME

PROLOGO (1, 1-5)

Come per la sua prima opera (il Vangelo), Luca apre il suo nuovo libro con un prologo-dedica indirizzato a Teofilo. Con queste parole iniziali si stabilisce un aggancio con ilvangelo, del quale vengono ripresi e sviluppati due eventi finali (il ricordo delle apparizionidel Risorto e la sua promessa di donare lo Spirito Santo), che sono quasi la sorgente da cuiavr inizio la nuova narrazione. Si delinea cos il tempo della Chiesa, tempo caratterizzatodallannuncio del vangelo a tutti gli uomini: sar questo il compito dei primi predicatori emissionari, compito descritto appunto nellopera che stiamo per leggere.

LASCENSIONE (1, 6-14)Con questo racconto Luca si accinge a scrivere il libro degli Atti. Lintento teologicamente importante: il tempo di Ges che Luca racconta nel Vangelo (e che terminacon lAscensione) e il tempo della Chiesa (che inizia con lAscensione) sono due momentidi un unico tempo, quello della grazia che rivela la fedelt di Dio alle sue promesse e latenerezza del suo amore di Padre, manifestato nella morte e risurrezione del suo figlio Ges.

Ges il Salvatore, ma i suoi discepoli sono gli annunciatori e i portatori della salvezzamediante la parola e i sacramenti.

Un altro elemento che non deve sfuggire la prospettiva lucana, presente sia nel Vangelo:Cominciando da Gerusalemme (Lc 24,47) che negli Atti: Avrete forza dallo SpiritoSanto e mi sarete testimoni da Gerusalemme fino a gli estremi confini della terra (Atti 1,8).Luca che un cristiano probabilmente di origine pagana, riconosce che Gerusalemme illuogo per eccellenza dove c il Tempio cio, la Presenza di Dio; il luogo dellarealizzazione delle promesse, la terra santa che ha percorso il Figlio di Dio fatto carne. Civuol dire che, se i discepoli dovranno partire da Gerusalemme per raggiungere tutti iconfini della terra (Atti 1,8), da questa terra, che dovranno ereditare tutta una storia disalvezza che li ha preceduti.

Dio Ges Cristo gli Apostoli: una relazione di continuit che sviluppa una storia diamore che sgorga dal cuore di Dio ed destinata ad entrare nel cuore di ogni uomo,attraversando i secoli e i confini della terra!

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Il ritorno di Cristo al Padre inaugura anche il cammino della Chiesa: il suo uscire dallastoria segna il suo ingresso nella Chiesa. Anzi, la Chiesa si radica sulla trascendenza del suofondatore glorificato, per prolungare fino allestremit della terra (v. 8) la dinamica vitale.Ges, ormai nella gloria del Padre, non pi da vedere, ma da attendere nella fede, daannunziare come proposta di vita e da testimoniare con la forza dello Spirito. Lassente delmondo si fa presente attraverso lesperienza e la testimonianza della Chiesa che continuazione visiva della vicenda storica del Signore e costruttrice di storia con prospettivadi eternit.

Sulla Chiesa grava la missione-dovere di fare discepoli di Cristo tutti i popoli. Non sitratta di un indottrinamento, ma di uno stile di vita contagioso, che parte dallesperienzabattesimale e si arricchisce con il pane della Parola e dellEucarestia.In definitiva, credere allAscensione del Signore significa comunicare ad ogni uomo lasperanza-certezza che niente vi nella sua vita che non abbia un destino di gloria.

Ora i discepoli devono tornare a Gerusalemme (v. 12) per dare inizio alla loro missione,come Ges aveva loro indicato: Cominciando da Gerusalemme. E nel Cenacolo siraccolgono in preghiera costante con Maria, la madre di Ges, le donne e i parenti dellostesso Ges. Questo ritratto della comunit delle origini offre lo spunto a Luca perpresentarci una nuova lista degli Apostoli, ormai priva di Giuda (vedi la prima lista in Luca6, 14-16).

SOSTITUZIONE DI GIUDA (1, 15-26)Questa scena collegata alla precedente. In unassemblea di tutti i credenti Pietrosuggerisce di ricostituire il numero pieno dei Dodici, cos da riproporre lidealecontinuazione delle dodici trib dIsraele, come era avvenuto nella prima scelta di Ges.Rievocando le vicende terminali della vita di Giuda, Pietro ci offre una versione diversa delsuo suicidio rispetto a quella per impiccagione narrata da Matteo (27,5): sembrerebbe,infatti, una caduta in una voragine, ove il suo corpo si sfracella (cos descritta la fine degliempi in Sapienza 4,19).

Pietro, basandosi su due passi biblici (Salmo 69,26 e 109,8), riletti in chiave cristiana allaluce della passione di Cristo, propone la sostituzione di Giuda.

La sostituzione deve essere, comunque, effettuata tra i testimoni della prima ora, cio tracoloro che avevano seguito larco intero del ministero pubblico di Ges. Due sono icandidati, un certo Giuseppe detto Barabba, e Mattia. E per, al Signore che viene affidatala scelta attraverso uninvocazione e il sortilegio[1]. Questatto del sortilegio non unrimando al caso, ma un affidarsi a Dio che avrebbe guidato per questa via la sua scelta. Ed il nome di Mattia a emergere dal sorteggio. Sar lui il nuovo dodicesimo apostolo.

LA PENTECOSTE (2, 1-13)Luca paragona questo racconto della Pentecoste[2] a una teofania, cio a una manifestazionedivina, simile a quella del Sinai accompagnata da vento e fuoco, cio da tempesta e folgori,segni della trascendenza di Dio.

- Il vento o lo spirito (ruah in ebraico e pnuma in greco) hanno lo stesso significatosia in ebraico che in greco e rivelano o simbolizzano entrambi la presenza e lazione di Dio(Gen 1,2;2,7; Sal 33,6; 104,30; 1 Re 19, 11-13; Gv 3, 5-8; 20,22).

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- Il rombo richiama subito i lampi e tuoni della rivelazione sinaitica: il suonofortissimo di tromba che scuote il popolo,- Anche il fuoco un elemento tipico della presenza di Dio. Il Signore, nellesodo delpopolo ebraico, marcia alla testa del popolo come colonna di nube di giorno e comecolonna di fuoco durante la notte (Es 13, 21-22). Dio parla dal fuoco (Dt 4,12;5,4.22.24); nel fuoco Dio dona le tavole della legge (Dt 9,10). Il Sinai era fumante perchsu di esso era sceso il Signore nel fuoco.Limmagine delle lingue di fuoco, quindi, mette in evidenza che lo Spirito scese suciascuno dei presenti. In conclusione come tutto il Sinai era pervaso dalla potenza dellamanifestazione di Jahw, cos tutta la casa dove si trovavano gli apostoli venne riempitadalla presenza dello Spirito che prese pieno possesso degli Apostoli.Lintento dellautore sacro va certamente al di l del puro dato letterario, cio della puraespressione visiva. Parlando del dono dello Spirito ai discepoli, egli vuole anzituttosottolineare che ci troviamo di fronte a una manifestazione divina. Nel giorno di Pentecoste,la prima comunit cristiana ha fatto lesperienza di una particolare rivelazione di Dio, che si comunicato ai credenti come realt interiore di luce e di forza che li ha cambiati, li haabilitati e resi disponibili alla missione. Dio, col suo Spirito, ha preso possesso dellacomunit post-pasquale (come lAT si impossessava dei profeti), e li mette in grado dicontinuare lopera del Figlio.E lo stesso Spirito pi volte promesso dal Cristo (Lc 24,49; Gv 16,7; At 1,5) che avrebbedovuto riempirli di forza (Atti 1,8), e avrebbe comunicato loro i carismi (1 Cor 12,4)necessari per la predicazione e la testimonianza.Leffetto immediato dellazione trasformante dello Spirito si manifesta subito qui, col donodelle lingue[3]. Sembra che la versione pi antica di questo racconto, non riferisca che gliapostoli parlavano in altre lingue (xenoglossia dal greco: xenos = straniero eglossa = lingua) ma semplicemente il loro parlare in lingue (glossolala: lala=loquace e glossa = lingua) cio parlare un linguaggio diverso, estatico. E lestasi cheaccompagna lepisodio testimoniata nei vv. 7 e 12.Quindi linterpretazione della glossolala pentecostale (parlare in lingue, cio in modoestatico) trasformata degli apostoli in xenoglossia (in altre lingue), considerata danumerosi studiosi come uninnovazione di Luca nellinteresse della sua teologia improntatasulluniversalismo. Questa tesi suffragata da due elementi presenti in questo testo:- Nella descrizione della reazione della citt al fenomeno del dono delle lingue, si registrala presenza di Giudei osservanti di ogni nazione che sotto il cielo. Sono gli ebrei delladiaspora. Lespressione vuol sottolineare luniversale provenienza dei Giudei. Pi avantiluniversalismo verr di nuovo ribadito con un secondo elemento:- lelenco dei popoli[4] (vv. 9-11).Quindi prima ancora che gli Apostoli possano uscire da Gerusalemme per raggiungere gliestremi confini della terra secondo il comando di Ges (Atti 1,8), i popoli si sono giradunati attorno a loro. Si tratta di un abile annotazione di Luca, per mettere in risaltoluniversalit dellazione dello Spirito e della salvezza.Nel dono delle lingue, Luca vede anche la restaurazione di quella unit tra gli uomini chesi era perduta a Babele.Nella tradizione biblica, Babele (Gen 11, 1-9) presentata come luogo e simbolo delladispersione degli uomini, origine di lotte etniche e di imperialismi destinati a creare barrieree ostacoli allunit dei popoli. Dio scende dalla sua residenza celeste per scardinare i folliprogetti degli uomini: Il Signore li disperde sulla superficie di tutta la terra ed essicessarono di costruire la citt, fondata su una pericolosa unit: quella nellimperialismo,per ricostruire col dono dello Spirito nel giorno di Pentecoste, quella comunione tra i popolifondata sullannuncio di ununica Parola, che permette di professare lunica fede in Cristo

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nelle varie lingue. In questo modo si attua il superamento dellesperienza negativa diBabele, si passa dallintegralismo religioso del popolo ebraico (la torre di Babele)alluniversalismo dei popoli (la Pentecoste cristiana).Certamente il dono delle lingue solo uno degli aspetti dellazione trasformante delloSpirito, perch lo Spirito, oltre al dono delle lingue, istruisce anche i primi missionari (Atti8,29; 10,19; 11,12; 13,2); la forza decisiva e stimolante nella proclamazione delmessaggio (Atti 4,31; 6,10; 11,23) e nella conversione alla fede di Cristo (Atti 2, 38; 8,15;10,44; 19,2). Esso infonde pure forza per sopportare la persecuzione (Atti 4,29; 9, 16-17;13,52) e rimane il principio direttivo nellattivit missionaria di Paolo (Atti 13,4; 20, 22-23;21,4.11). Lo Spirito il motore principale negli eventi decisivi degli Atti, Colui che apre laChiesa ai pagani (10,19; 11,12).Levento della Pentecoste sottolinea che il Cristo vive e agisce ormai attraverso lo SpiritoSanto, il che non gli impedisce di agire talvolta in prima persona (si pensi ad esempio allavocazione di Paolo in Atti 9,3).

Concludiamo il nostro discorso sulla Pentecoste, con una riflessione pi spirituale.

Lo Spirito che ricostruisce lunit, attraverso lo stesso linguaggio dellintera umanit, hadato appuntamento a Gerusalemme (v. 5) e non nella casa dove si trovavano gli apostoli,nello spazio aperto dove stanno tutte le genti delle nazioni e non nel chiuso delle riunioni dipochi eletti, E il primo passo e il pi importante, anche pi del discorso di Pietro.Interessante anche il fatto che lunit viene ricostruita con unazione diversificata (lefiammelle scendono su ciascuno dei presenti, v. 4): lunit plurale dello Spirito. Lunit sicostruisce nella molteplicit dei linguaggi: Li udiamo annunziare nelle nostre lingue legrandi opere di Dio (v. 11).Il tempo dello Spirito caratterizzato dalluniversalit anche in campo religioso, ciodallecumenismo: giudei e proseliti (v. 11). Ci a causa della forza rinnovatrice capace ditrasformare gli apostoli in predicatori e la folla degli uditori in credenti.

La Chiesa, dunque, nasce universale (=cattolica) e la sua missione deve trascendere ognidivisione di lingua e di cultura. La sua originaria vocazione le vieta di usare un sololinguaggio e di identificarsi in una cultura particolare.

Si tratta di un compito arduo, ma quanto mai impellente oggi. Le paure e i ritardi nellaprirsiagli apporti dei nuovi popoli che vengono alla fede sono frutto delle pigrizie umane, nondelle esigenze dello Spirito. Le nostre chiusure al diverso, le molteplici espressioni dirazzismo umiliante o addirittura violento sui poveri-cristi che approdano al nostro paese,gli integralismi teologici o spirituali dei gruppi o di singoli sempre in contesa, ecc non sisa fino a che punto siano dettati da quellunico Spirito, che tende a formare un solo corposenza distinzioni di giudei o greci, di schiavi o liberi, di donne o di uominiIl centro dellesperienza cristiana non il frutto di una conoscenza morale, ma la potenzadello Spirito di Cristo; per questo il credente non assimilabile a un sapiente o a un uomopio: ma una persona traboccante di Spirito che, in tutto ci che fa e dice, manifesta questasingolare presenza che lo ha rinnovato. Naturalmente uomini spirituali non ci si inventa, non la generosit dellimpegno a renderci tali, ma il dono di Dio.

IL PRIMO DISCORSO DI PIETRO (2, 14-41)Questo il primo dei tanti discorsi che costellano gli Atti degli Apostoli e che sonoaltrettanti esempi della proclamazione evangelica della Chiesa degli inizi. Questo discorsodi Pentecoste tutto intarsiato di citazioni bibliche in modo da mostrare la coerenza intimatra lannuncio dei profeti e gli avvenimenti cristiani. Pietro, quale primo testimone[5]

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dellevento pasquale, inizia il suo discorso con una lunga citazione del profeta Gioele (3, 1-5), dedicata alleffusione dello Spirito di Dio sullintero popolo messianico, in modo damostrare il collegamento con ci che accaduto a Pentecoste. Si cos entrati in quegliultimi giorni, cio nel tempo della pienezza annunziato da Gioele.Lapostolo passa poi a proclamare lelemento centrale nello schema dei discorsi missionari,il cosiddetto kerjgma cio lannunzio fondamentale cristiano: quello della morte erisurrezione di Ges. Anche questo evento centrale della fede della Chiesa visto comelattuazione di una profezia, attribuita a Davide, considerato lautore dellintero Salterio. Sicita, infatti, il Salmo 16, 8-11 (ripreso da Paolo in Atti 13, 34-37), che esalta la liberazionedalla morte del fedele, ora inteso come il Santo per eccellenza, cio Cristo. Pietro osservache Davide non poteva riferirsi a se stesso: la sua tomba era allora venerata inGerusalemme. Egli, quindi ispirato dallo Spirito divino, dichiarava gi la gloria del Messia,che noi abbiamo visto compiersi nella Pasqua di Cristo.

Pietro continua il suo discorso esaltando soprattutto la Risurrezione, confermata dallatestimonianza apostolica e vista come la sorgente del dono dello Spirito.

E significativo notare che si usa anche in questa pagina, come nella rappresentazione dellaRisurrezione in Giovanni, limmagine dell innalzamento o glorificazione per descriverelevento pasquale. Cristo, dopo lumiliazione dellesistenza terrena e della morte, riapparenella gloria della sua divinit, assiso come Signore alla destra del Padre. E Pietro anche perquesto cerca una conferma biblica e la trova nel Salmo 110,1: Oracolo del Signore al miosignore: siedi alla mia destra.Alla proclamazione dellannuncio cristiano gli uditori reagiscono con una domanda che, peralcuni, faceva parte dellantico rituale battesimale: Che cosa dobbiamo fare?. Si ha cos ilpassaggio alla risposta morale del credente, che Pietro formalizza in due elementi capitali: laconversione e il battesimo. E per questa via che luomo viene rinnovato e riceve il donodello Spirito Santo, riservato non solo agli Ebrei ma anche ai lontani scelti dalla liberachiamata divina. Il numero di tremila, storicamente eccessivo, vuole descrivere la diffusionestraordinaria degli inizi, quando il cristianesimo si affacciato alla storia.

LA VITA DELLA PRIMA COMUNITA CRISTIANA (2, 42-47)Lautore degli Atti inserisce qui il primo di una serie di sommari[6] che hanno lo scopo diillustrare la vita e la testimonianza della Chiesa delle origini.

Quattro sono le colonne fondamentali che reggono la comunit cristiana: linsegnamentodegli apostoli, la koinona (cio la comunione fraterna nei beni), la frazione del pane (lacelebrazione eucaristica in memoria di Cristo) e le preghiere nel tempio. Luca esalta inparticolare la koinona (si legga anche 4, 32-37), segno di una condivisione efficace dellepropriet personali. E questa testimonianza forte e gioiosa ad attirare molti alla nuovareligione.

La perseveranza nellinsegnamento degli apostoli fondamentale per approfondire la fedeche i credenti hanno abbracciato e della quale gli apostoli sono i maestri autentici(Abbiamo visto il Signore Gv 20,25).Lunione fraterna (koinona) si manifestava nella comunione dei beni materiali, vendutivolontariamente, dando il ricavato agli Apostoli per essere usato a vantaggio dei bisognosi.Naturalmente lanima di questo comportamento lamore fraterno dei cristiani.La perseveranza nella frazione del pane, si riferisce alla celebrazione eucaristica, indicatanei primi tempi col gesto rituale dello spezzare il pane consacrato in vista della distribuzione

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(1 Cor 10,16). Questa celebrazione, che caratterizzava in modo eminente la comunitcristiana, si svolgeva, come ci viene detto dopo, in case private: Spezzavano il pane a casa(v. 46), ma non viene indicata la frequenza (ma cfr. 20,7).

La frequenza nella preghiera. I cristiani frequentavano ancora il Tempio (2,46; 3,1; ecc..),ma qui si tratta forse di preghiere propriamente cristiane, come quella di 4, 24-30. Ma senzascendere a una determinazione particolare, si deve ritenere che le quattro perseveranzeerano praticate simultaneamente dai cristiani e in modo comunitario: esse continuano aessere un ideale anche per le nostre comunit.

GUARIGIONE DELLO STORPIO (3, 1-11)Per dimostrare che il ministero di guarigione di Ges venne continuato dagli Apostoli da luiscelti, Luca registra un episodio che era stato conservato nella tradizione della comunit. Lastruttura e la tematica ci sono familiari dai racconti di guarigioni riportati nei sinottici: lascena (vv. 1-2); il punto dottrinale (v. 6); la guarigione per mezzo di parole e gesti (vv. 6-7);esito positivo e dimostrazione (v. 7-8); la reazione edificante degli spettatori (vv. 9-10). Lecomunit primitive raccontavano i miracoli degli Apostoli allo stesso modo in cui narravanoquelli del Maestro, cos che si dava limpressione che fosse lo stesso Signore che operava iprodigi compiuti nel suo nome dai suoi testimoni.

Pi che di guarigione, qui si deve parlare di risurrezione. Lo storpio, infatti, proprio perchtale, viveva sotto la maledizione pronunziata da Davide (2 Sam 5,8) che gli impedivalingresso al Tempio per prendere parte alle assemblee liturgiche, perci si trova alla PortaBella, confine tra il cortile dei pagani e quello delle donne. Guarendo lo storpio, Pietro,come aveva fatto Cristo (Mt 21,14; Lc 14,21), vuole togliere tutte le barriere e formareunassemblea universale aperta a tutti.Pietro non offre allo storpio quello che non ha (argento e oro) ma quello che ha: il nome diGes. Egli infatti agisce in nome di un Altro e sa di offrire qualcosa che non gli appartiene.Ed ecco il dono della salute fisica, come segno e anticipo della salute completa, quellaescatologica.

Anche lo stupore della gente simile a quello dei testimoni dei grandi miracoli di Ges(Lc 4,22; Mt 8,27), stupore simile anche a quello che invadeva i testimoni di unaapparizione di Dio nellAT (Gen 15, 1-7; Es 3, 1-5). Il miracolo di Pietro e Giovanni dunque una specie di teofania: Dio ora presente nei suoi apostoli.

SECONDO DISCORSO DI PIETRO (3, 12-26)Ci vedendo, Pietro disse al popolo (v. 12). E Pietro a spiegare che il miracolo dellostorpio avvenuto per opera di quel Ges respinto e ucciso dai Giudei. Quello stesso Ges ora risorto e nel suo nome si compiuto il prodigio. La morte di Ges non stata unincidente o solo la conseguenza di unazione contestatrice verso le autorit, ma ilcompimento delle Scritture. Di qui le conseguenze: la necessit del pentimento, della fede inGes, come lo annunzia la Chiesa, per fare parte del Regno. Come nel primo discorso,Pietro fonda le sue affermazioni reinterpretando lAT. Qui fa riferimento a un passo delDeuteronomio (18, 15-19), cos da avere la testimonianza di Mos. In quel testo siannunziava la continuit della presenza dei profeti dopo la morte di Mos, ora Pietro viintravede nel Messia, profeta perfetto, il volto di Cristo. A Mos si associano nel prefigurareCristo anche tutti i profeti, a partire da Samuele. Proprio per questo gli Ebrei devono essere i

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primi a riconoscerlo perch, memori della promessa fatta a d Abramo, siano pronti acomunicarlo a tutte le trib della terra (Gen 12,3). Cristo, chiamato servo come il servodel Signore cantato da Isaia (capitoli 42; 49; 50; 53), perci il punto di convergenza ditutte le speranze dellAT. E questo pu essere compreso solo ora, quando con la venuta diCristo si compiuta la storia della salvezza.

PIETRO E GIOVANNI DAVANTI AL SINEDRIO (4, 1-31)Nel momento in cui la salvezza viene annunciata a Israele, vengono arrestati i suoipredicatori. Inizia cos londata di opposizione che culminer nella dispersione dellacomunit (8,1) e nellannuncio del messaggio ai pagani (capp. 10 e ss.).Essi vengono arrestati a causa della predicazione sulla risurrezione, negata dai Sadducei,corrente giudaica sostenuta dallaristocrazia sacerdotale.Pietro e Giovanni dopo una notte in carcere, vengono deferiti al Sinedrio, il supremoConsiglio giudaico. Davanti a questa assemblea Pietro, nel suo terzo discorso, ribadiscelannuncio pasquale cristiano, fondandolo ancora sulle Scritture, in questo caso citando ilSalmo 118,22 gi usato nei Vangeli al termine della parabola dei vignaioli omicidi (Mt21,42). Ges Cristo la base di ogni salvezza offerta da Dio allumanit, come la pietra datestata dangolo di un edificio.Un quarto discorso, ma il secondo davanti al Sinedrio, sar pronunciato da Pietro nelcapitolo successivo (5, 29-32).

La franchezza con cui egli parla impressiona i giudici, i quali concludono la seduta conuna semplice diffida, temendo reazioni popolari a una condanna. Ma nonostante i moniti atacere, Pietro e Giovanni dichiarano il principio dellobbedienza a Dio come superiore aquella riservata agli uomini.

Rimessi in libert, Pietro e Giovanni si ricongiungono ai loro fratelli di fede e si riunisconoin preghiera. Lorazione ha al centro una citazione del Salmo 2, un testo messianico che oraviene ritagliato nella parte dove si descrive la ribellione di alcune genti contro il re Messia.Si ha cos la possibilit di raccontare il Salmo alla vicenda di Ges condannato, maindirettamente anche a quella appena vissuta dagli apostoli. Si chiede, allora, a Dio lafranchezza nellannunziare il vangelo, cio il coraggio proprio degli uomini liberi, nellacertezza che il Signore sosterr i suoi testimoni con segni e prodigi. A confermadellesaudimento della preghiera si ha una teofania, cio un intervento divino caratterizzatodal segno del terremoto, accompagnato da una nuova effusione dello Spirito Santo, comenel giorno di Pentecoste.

A questo punto viene inserito nel racconto il secondo sommario (4, 32-37) destinato adipingere la vita della Chiesa in modo esemplare (il primo sommario labbiamo trovato in 2,42-47).

Da un lato c la testimonianza della Risurrezione di Cristo, che il cuore dellannuncio edella fede cristiana.

Dallaltro lato, ampio spazio riservato alla comunione fraterna dei beni, con un rimandosia allAT che alla cultura greca. La frase: Nessuno tra essi era bisognoso evoca unappello del libro del Deuteronomio (15,4), mentre l espressione ogni cosa era fra lorocomune leco di un proverbio greco sugli amici, citato anche da Platone. Questacomunione si manifesta concretamente con il mettere in comune i beni, cos da poterlidistribuire a ciascuno secondo il bisogno.

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Di questa prassi si presentano due esempi antitetici. Il primo quello di Giuseppe dettoBarnaba, un ebreo della dispora cipriota, che vende un campo consegnandoneintegralmente il ricavato alla cassa della comunit. Il secondo caso ha per protagonista unacoppia di cristiani: Anania e Saffira.

LA FRODE DI ANANIA E SAFFIRA (5, 1-11)Qualcuno ha definito questo racconto il brano pi difficile del Nuovo Testamento. Quali iproblemi sollevati? Innanzitutto ci sembra di essere ancora allAntico Testamento, dove ilgiudizio e il castigo di Dio si rivelano inesorabili e fulminano la morte dei peccatori (cfr 1Re 14, 1-18). Un altro interrogativo: di quale peccato si tratta? Pu essere punita cos unabugia di due sposi che vogliono far bella figura e nello stesso tempo cautelarsi per il futuro?Perch non dato loro la possibilit di spiegarsi e anche di riconoscere il loro gestosbagliato e di convertirsi? Certamente si pu affermare che questo racconto agghiacciante diAnania e Saffira, come gran parte delle narrazioni popolari, hanno un certo fondamentonella realt, ma lattuale sequenza dei fatti e linterpretazione della loro morte come uncastigo divino di cui non si hanno paralleli nel NT sono indubbiamente prodottidellimmaginazione popolare.Questo episodio costruito sullopposizione tra lo Spirito Santo e Satana, e sul contrasto:vita-morte, verit-menzogna, fiducia-paura. Il peccato di Anania e Saffira non solo unpeccato di vanit o una menzogna, ma un affronto e un attentato contro la santit elintegrit cristiana che hanno la loro radice nella presenza dello Spirito Santo: Tu non haimentito agli uomini ma a Dio (5,4). Nel gesto di Anania che introduce la menzogna e labramosia del denaro dentro la comunit dei discepoli allopera quella potenzamenzognera, Satana, che gi si serv di Giuda per condurre Ges alla morte. Per questo simanifesta improvviso il giudizio di Dio di cui Pietro si fa interprete autorevole. Il loropeccato, quindi, visto come un attentato contro la santit e lintegrit della comunitcristiana, che si fonda sullo Spirito. Per questo porta alla morte fisica, ma soprattuttospirituale: poich essi si sono contrapposti allo Spirito che d la vita. Laccento sullapotenza di Satana (v. 3) e sulla tentazione (v. 9) pu alludere alle tentazioni di Ges (Lc 4,1-13). Alcuni hanno suggerito un paragone con 1 Cor 5, 1-5 dove Paolo ordina unascomunica (cio lallontanamento dalla comunit) con la formula: Sia dato in balia diSatana.Si propone qui un terzo sommario (5, 12-16), dopo i primi due (2, 42-47 e 4, 32-35), cherappresenta la comunit cristiana delle origini riunita nel tempio, nellarea del portico diSalomone Un colonnato gi noto per la guarigione operata da Pietro e Giovanni (3,11). Essa circondata da unaura di ammirazione e rispetto. Pietro continua lopera di Cristo con leguarigioni delle folle di infermi e di sofferenti, testimoniando cos la salvezza nella fede.

LA SECONDA PERSECUZIONE (5, 17-42)Il successo clamoroso degli Apostoli fa scattare un secondo arresto, ordinato dalle autoritreligiose-giudaiche. La liberazione miracolosa ad opera di un angelo lanticipazione di ciche sar narrato pi diffusamente a proposito di Pietro (12, 6-17) e di Paolo (16, 25-34). Eil segno della protezione divina sulla missione apostolica. I persecutori, per, non desistonodal contrastare lopera degli apostoli, che sono di nuovo convocati e interrogati. Cos Pietro costretto per la seconda volta a difendersi davanti al Sinedrio e lo fa ribadendo unprincipio gi formulato nella sua prima arringa difensiva (4,19) e che, tra laltro, lo stessofilosofo greco Platone metteva in bocca a Socrate: Bisogna obbedire a Dio piuttosto cheagli uomini (5,29).

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Pietro proclama nuovamente lannunzio della morte e risurrezione di Cristo, celebrandoGes come capo e salvatore. Nel v. 30 la croce chiamata con il termine greco xjlon(legno, albero) che rimanda a Deuteronomio 21,22 (vedi anche Atti 10,39; 13,29).Lostinazione di Pietro irrita i giudici, che si orientano perfino verso una sentenza capitale,come era stato deciso nei confronti dello stesso Ges. Entra in scena un membro delSinedrio della corrente dei Farisei, pi aperta rispetto a quella dei Sadducei a cuiappartenevano i sacerdoti. Il suo nome Gamaliele[7] noto anche alla tradizione giudaica edera un intellettuale stimato. Il suo intervento centrato su un principio storico-teologico: seunidea o un movimento sono frutto di progetti umani, prima o poi sono destinati a svanire.Se, invece, in essi c la presenza divina, sono destinati a permanere. La parole di Gamalielehanno il loro effetto e, dopo una sommaria flagellazione, gli apostoli vengono messi inlibert.

STEFANO E GLI ELLENISTI (6,1-8,1a)Lannunzio evangelico ha, cos spazio per diffondersi (6, 1-6). Nella comunit ormaiallargata anche a Ebrei di lingua greca della dispora[8], oltre che agli Ebrei palestinesi,cominciano le prime tensioni. Esse riguardano soprattutto la distribuzione dei beni che,come si visto (4, 32-35), era il fiore allocchiello della comunit cristiana. Le vedove dilingua greca erano, infatti, trascurate, data la prevalenza di Ebrei convertiti nella Chiesadelle origini.

Ci imbattiamo a questo punto del racconto di Luca nel primo dissenso nella Chiesa diGerusalemme. Gi si parlato delle persecuzioni esterne da parte delle autorit giudaiche,ora una crisi interna che disturba lunit idilliaca della Chiesa.In realt, questa crisi prefigura il superamento e la liberazione della Chiesa da certecostrizioni e restrizioni del giudaismo palestinese: la crisi infatti nasce tra due gruppi digiudei convertiti al cristianesimo, gli ebrei e gli ellenisti (giudei della dispora dilingua greca, che abitavano a Gerusalemme).

Di fronte a questi dissensi, gli Apostoli, ribadendo che la loro missione primaria era quelladella preghiera e della predicazione, decidono di affidare la gestione dellattivit caritativa aun collegio di sette saggi, i cui nomi di origine greca rivelano la loro provenienza. Luca nonattribuisce per ad essi la definizione di diaconi (servi, ministri), che sar usata daPaolo.

Un breve sommario (v. 7) delinea la diffusione della parola di Dio proclamata daimissionari cristiani: essa fa breccia anche nella classe sacerdotale, inizialmente ostile.

a) Larresto di Stefano (Atti 6, 8-15)A questo punto entra in scena - e sar per due capitoli protagonista la figura di Stefano,uno dei sette incaricati della condivisione giusta dei beni. La tensione tra lui e unasinagoga[9] composta da Ebrei provenienti, come lui, dalla dispora d il via a una vicendadrammatica, descritta da Luca tenendo in filigrana la passione e morte di Ges, che ora siripropongono e continuano nel discepolo. Stefano viene, infatti, arrestato e incolpato da falsitestimoni che come era accaduto per Ges lo accusano di tre reati.Ha pronunziato bestemmie contro Mos e contro Dio.

Ha parlato contro il luogo santo (il tempio di Gerusalemme) e la legge.Ha sostenuto che Ges di Nazaret distrugger questo luogo e cambier le usanze mosaiche.

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b) Il discorso di Stefano (Atti 7, 1-53)

Linterrogatorio davanti al Sinedrio permette allimputato di difendersi. Ed egli, raffiguratocome un santo dal narratore (il suo volto era come quello di un angelo), pronunzia unlungo discorso, il pi ampio e sistematico tra quelli degli Atti degli Apostoli. Come inquello di Paolo in 13, 16-41, si ha qui il tentativo di abbozzare sinteticamente tutta la storiadi Israele, tratteggiata nellAntico Testamento, interpretandola alla luce di Cristo. E, quindi,un maestoso esempio di predicazione biblica in uso nella Chiesa delle origini.

La trama del discorso segue lo svolgimento degli eventi cos come sono delineati nellaSacra Scrittura. In questa pagina tre sono i personaggi-cardine di quella storia di salvezzache vengono evocati. Si parte da Abramo, chiamato da Dio in Mesopotamia e avviato versola terra di Canaan, sostenuto dalla promessa di una discendenza e legato a Dio dal vincolodella circoncisione.

Particolare attenzione nella discendenza di Abramo riservata alle vicende di Giuseppe, ilpatriarca biblico tradito e venduto dai fratelli, ma scelto da Dio alla gloria in Egitto, ove funominato vicer dal Faraone. E facile comprendere come questo personaggio risulti caro aStefano, sia perch illustra la storia di Ges, sia perch la sua vicenda si riflette anchenellesperienza personale che egli sta vivendo. Lo stanziamento in Egitto degli Ebreipermette il passaggio alla terza figura, quella pi ampiamente trattata: Mos. Si segue ilracconto dellEsodo fin dai suoi esordi, con la nascita e la salvezza del popolo ebraico.Lintensit della ripresa della figura di Mos dovuta alla connessione che la tradizioneevangelica aveva posto tra lui e Ges.

Mos si presenta come salvatore del suo popolo, ma sono proprio i suoi a noncomprenderlo. Ne testimonianza lepisodio della lite tra Ebrei sedata dallo stesso Mos, elastio dei suoi connazionali nei suoi confronti (Esodo 2, 13-15).Costretto a riparare nella terra di Madian, Mos vive la straordinaria esperienza del rovetoardente e riceve lincarico da parte di Dio di liberare Israele oppresso. Stefano sembra quasiinterrompere il corso della narrazione, per ribadire un atto daccusa contro lingratitudinedel popolo ebraico: Questo Mos, che avevano rinnegato proprio lui Dio aveva mandatoper essere capo e liberatore (v. 35).Si passa cos al grande evento dellesodo, accompagnato da prodigi e segni e sfociato nelsoggiorno peregrinante del deserto. Stefano dipinge Mos quasi in un alone di luce,celebrandolo come il mediatore perfetto tra Israele e il Signore e come il profeta pereccellenza, che comunica la parola divina. Ma la ribellione e lostinazione di Israelecostringono Dio a ritirarsi, lasciando il suo popolo in balia dellidolatria (il vitello doro) intutte le sue forme. Si fa infatti menzione del culto dellesercito del cielo, cio ladorazionedegli astri, e si cita un passo del profeta Amos (5, 25-27), per mostrare labominio di Israeleche erige santuari al dio fenicio Moloch, che si rivolge alla stella di unaltra divinit nonmeglio precisata, Refan, e che si dedica a statue idolatre, causando la punizione divinadellesilio babilonese.La trama della storia sacra continua con lerezione della tenda santa, il santuario mobile deldeserto, che Giosu porter in battaglia durante la conquista della terra promessa, e che sarsostituita dal tempio di Salomone. Un tempio, per, considerato relativo dai profeti, cheavevano puntato allinteriorit delladesione a Dio: Stefano cita Isaia 66, 1-2 ove il Signoreafferma la sua presenza universale, superando lo spazio sacro del tempio quando fine a sestesso. Si ha cos loccasione di puntare di nuovo lindice contro lostinazione dellinfedelt

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di Israele. Essa si era manifestata anche nelluccisione dei profeti che avevano annunziato ilMessia, quel Ges Cristo eliminato proprio dagli ascoltatori di Stefano.

c) La lapidazione di Stefano (Atti 7, 54-60)

La reazione del Sinedrio di fronte a questo atto di accusa violenta. La condanna allalapidazione un linciaggio pi che lesecuzione di una sentenza di morte. La condanna amorte, infatti, spettava solo al governatore romano non al Sinedrio. Luca presenta la mortedi Stefano sul modello di quella di Ges: egli perdona ai suoi assassini e pronunzia le stesseparole di Ges morente (Lc 23,34.46).

Tra gli spettatori del martirio di Stefano c Saulo, il futuro apostolo Paolo.

LA TERZA PERSECUZIONE E LA DISPERSIONE (8,1b-3)Abbiamo accennato prima che, accanto agli ebrei di lingua aramaica cerano inGerusalemme credenti di lingua greca, i cosiddetti ellenisti. Un banale motivo, cio losvantaggio che subivano le loro vedove nella distribuzione quotidiana del sostentamento(Atti 6,1) port a una protesta che fu risolta immediatamente con la nomina dei sette uomini.

Il conflitto che covava sotto la cenere mise per in luce alcune questioni fondamentali. Essicome credenti ellenisti, provenivano da circoli della sinagoga della dispora, e quindiaspiravano ad una apertura missionaria oltre Israele. Di fronte allesempio dellellenistaStefano, che non riconosceva pi il tempio come luogo di salvezza (Atti 6,13 ss.), apparvecon maggiore evidenza la differenza tra loro (ellenisti) e gli ebrei. Anche perch la loroapertura missionaria faceva crollare la base teologica degli Ebrei, fondata sulla certezza chelannuncio della salvezza escatologica dovesse essere legata a Gerusalemme.Lelezione dei sette tutti di nome greco che dovevano provvedere al sostentamentodegli ellenisti, non avvenne dunque perch essi rimanessero subordinati agli Anziani delSinedrio. Essi rappresentavano piuttosto quei credenti che, come i giudei ellenizzati,rispettavano il segno della circoncisione, ma che nella loro attivit missionaria andavanooltre i confini di Israele. La persecuzione che scoppi dopo il martirio di Stefano dispersequesto gruppo di giudei ellenisti, che dovette perci abbandonare Gerusalemme. Laprimitiva comunit cristiana non presentava dunque un quadro unitario, anche se essa vennespesso idealizzata da movimenti riformisti posteriori.

Questi versetti iniziali del cap. 8 servono, pertanto, da collegamento tra il racconto delmartirio di Stefano e la diffusione della Parola da Gerusalemme alla Giudea e alla Samariasotto linfluenza degli ellenisti. La morte dellellenista Stefano scatena la persecuzioneverso i soli ellenisti (cio i giudeo-cristiani di lingua greca e i Sette) opposti a quelli dilingua ebraica che facevano capo agli Apostoli.

Ma questa persecuzione anzich sconfiggere lannunzio della Parola, ne favoriscelespansione: in Samaria, nei confronti di un Etiope, e in altre zone della terra dIsraele, finoalla conversione di un pagano, il centurione Cornelio (cap. 10-11).

Prima di passare alla seconda parte del libro degli Atti, cio la diffusione della Parola di Diofuori Gerusalemme, chiariamo meglio il concetto di dispora.

La parola dispora di origine greca e significa dispersione, e indica la dispersione di unpopolo che lascia la propria terra migrando in varie regioni. Lo stesso termine (dispora)indica la situazione degli ebrei che a partire dallesilio babilonese (586 a.C.) in poi, hannosviluppato una forte corrente migratoria, talvolta spontanea (per esempio per motivi

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commerciali), altre volte forzata. Infatti, caduti molte volte sotto il dominio straniero edeportati in territori lontani dalla patria, si sono dispersi in altre regioni e in molti casi hannoscelto di continuare a vivere lontano dalla propria terra. Mantenendo la propria identitculturale e religiosa, hanno fondato comunit in molte citt, con una propria sinagoga. NelII secolo a.C. (285-247 a.C.) una forte comunit ebraica si trovava per esempio adAlessandria dEgitto. E la traduzione della Bibbia in greco (chiamata dei Settanta),avvenne proprio grazie ai componenti di questo gruppo. Con la distruzione di Gerusalemmenel 70 d.C. da parte dellimperatore Tito e la distruzione della Citt Santa, ci furono motividi ulteriori ondate migratorie.

Durante il periodo medioevale troviamo importanti gruppi di ebrei in Spagna (chiamatiSefarditi) e nei paesi germanici (Askhnaziti). NellOttocento vi una forte immigrazioneebraica nei paesi del centro Europa.

Nel 1516 la Palestina fu occupata dal potente regno ottomano (impero turco musulmano)che lo tennero fino alloccupazione inglese del 1917. La politica britannica di appoggio siaal movimento sionista[10] sia al movimento nazionalista arabo acu il contrasto fra comunitarabe ed ebraiche. La proclamazione dello Stato dIsraele (14.5.1948) determin il sorgeredella questione palestinese: in gran parte assoggettati al nuovo Stato, in parte (600.000)costretti allesodo. Gli arabo- palestinesi o semplicemente i palestinesi (cio gli abitanti enativi arabi viventi in Palestina) crearono un movimento di resistenza (OLP 1964)appoggiato dai paesi arabi (guerra dei sei giorni nel 1967; guerra del Kippur nel 1973).Nonostante i tentativi dell ONU (riconoscimento dellOLP nel 1974; pace a Camp Davidnel 1978) la situazione, ancora oggi, permane tesa. Con lavvio della colonizzazione ebraicadei territori della Cisgiordania e di Gaza occupati nel 1967 inizia la rivolta dei palestinesidei territori occupati (intifada)[11]. Nel 1988 stato proclamato la stato di Palestinacomprendente la Cisgiordania e Gaza, che stato riconosciuto da molti paesi pur essendototalmente occupato da Israele. Nel 1993, in seguito ai colloqui di pace tra Israeliani ePalestinesi, si giunti a un accordo (ratificato il 4.51994) per la concessione dellautonomiaa Gerico e nella striscia di Gaza. Il processo di pace tuttavia ostacolato dai gravi e ripetutiatti terroristici a opera di gruppi integralisti islamici.

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II. LA MISSIONE NELLA GIUDEA E NELLA SAMARIA

IL VANGELO IN SAMARIA (8, 4-25)La Parola di Ges inizia il suo cammino, parte dalla Giudea: luogo di nascita di Cristo, perdiffondersi nel mondo intero. La Parola non pu essere imprigionata, posseduta daqualcuno, da una qualche cultura, o da una religione.

Il capitolo 8 degli Atti, quindi, segna un primo grande sviluppo del cristianesimo, che passada Gerusalemme alla Samaria e ad alcune citt della Giudea.

Dopo il martirio di Stefano scoppi una violenta persecuzione contro la chiesa diGerusalemme (8,1) che costrinse i cristiani gli ellenisti provenienti dalla dispora adabbandonare la citt santa. Questa dispersione si trasforma in un grande movimentomissionario: Quelli che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la paroladi Dio (8,4). E in questo contesto che si colloca lattivit di Filippo[12], uno dei sette (6, 1-5), che meriter il titolo di evangelista (21,8).Il luogo dellattivit di Filippo una citt della Samaria (v. 5). Luca non dice il nomedella citt forse per indicare levangelizzazione dei samaritani, che realizza il piano delRisorto: da Gerusalemme e Giudea alla Samaria, per poi raggiungere i confini della terra(1,8). Certo che i samaritani tanto disprezzati dai giudei, ma tanto cari a Cristo (Lc 9,52:Ges manda i Dodici in un villaggio di samaritani; Gv 4: lincontro di Ges con lasamaritana e i samaritani; Lc 10, 30-37: la parabola del buon samaritano) si sentonoannunciare il vangelo e lo accolgono generosamente.

Il tema della predicazione di Filippo ben preciso: Cominci a predicare loro il Cristo (v.5).

Nel successo della missione, per, si inserisce un elemento negativo. Esso rappresentatoda un mago[13] molto popolare di nome Simone, il quale vorrebbe acquisire dagli apostoli,per denaro, il potere di conferire lo Spirito Santo. Pietro reagisce aspramente a questapretesa, che verr chiamata successivamente simonia, e lo fa con un monito severo chegenera pentimento nel mago.

Filippo per intraprende levangelizzazione della Samaria senza dipendere da alcuno.Bench coronata da grande successo la sua attivit non considerata da Luca comepienamente autorizzata. E per questa ragione che la nascente Chiesa istituzionale inviaPietro e Giovanni (v. 14) i quali mediante limposizione delle mani conferiscono lo Spirito eincorporano nellovile limmatura comunit cristiana della Samaria. Luca fa capirechiaramente che lo Spirito donato soltanto nellunione con il collegio autorizzato deiDodici. Il fatto rivela che Luca, mentre scriveva gli Atti, era conscio dellesistenza nelcristianesimo primitivo di gruppi separati che la madre Chiesa cercava di incorporare (cfr.18, 25-27; 19, 2-6; 20, 29-30).

LEUNUCO ETIOPICO (8, 26-40)Filippo qui protagonista di unaltra espansione della fede in Cristo, su sollecitazione di unangelo: negli Atti non raro che si introducano messaggeri celesti a sostenere la missione(1,10; 5,19; 10,3; 12, 7-10.23; 27,23).

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Sulla strada che conduce da Gerusalemme al sud della Giudea in viaggio un funzionarioetiopico della regina di quel paese, Candace (un nome portato da molte regine si pensa chefosse un titolo , simile a Faraone usato per i re dEgitto).Costui doveva essere un simpatizzante del giudaismo, leggeva infatti, sul cocchio che lotrasportava, il capitolo 53 di Isaia, il celebre quarto carme del servo del Signore, che latradizione cristiana aveva applicato a Ges. Filippo coglie loccasione per sviluppare la suacatechesi partendo da quel testo e conduce il funzionario alla fede e al battesimo. Eevidente che, narrando questo episodio, Luca vuol far balenare la diffusione del vangeloanche in territori lontani e tra razze diverse. Tutto sotto la guida e il sostegno di Diostesso, che conduce i missionari verso orizzonti sempre nuovi.

LA VOCAZIONE DI SAULO (9, 1-19)Avendo prefigurato la propagazione della Parola ai pagani nellepisodio delleunuco dellaregina etiopica, Luca ritorna ora alla persona che sar leroe della seconda parte del suolibro. Prima che venga ufficialmente iniziata la missione ai pagani, necessario che Lucaincorpori il suo eroe nella Chiesa primitiva. Viene perci introdotto a questo punto ilracconto della conversione di Saulo[14]. Non semplicemente un racconto di conversione,ma di vocazione, poich stato chiamato ad essere lo strumento da me scelto per portareil mio nome dinanzi alle nazioni.Che la vocazione di Paolo sia stata per la Chiesa delle origini un evento fondamentaleemerge dal fatto che negli Atti degli Apostoli essa narrata per ben tre volte, ora e neicapitoli 22 e 26, con variazioni che forse documentano la presenza di differenti tradizioni.

Quello di Saulo un incontro con il Cristo risorto, come lui stesso attester ponendosi nellalista di coloro che furono beneficiari di unapparizione pasquale (1 Cor 15, 8-9). Egli inviato a Damasco dal Sinedrio, che esercitava la sua giurisdizione in modo indiretto anchesulle sinagoghe della Siria, per combattere i seguaci di Cristo.

Lapparizione del Risorto di per s una teofania, cio una rivelazione divina, come dimostrato dalla luce, che un simbolo di Dio e che acceca luomo. Per Paolo inizia unanuova esistenza che egli descriver come un essere conquistato o afferrato da Cristo(Filippesi 3,12). Egli entra, cos, nella comunit cristiana ove accolto sia pure con leperplessit del caso da un discepolo di Damasco, Anania, il quale pure destinatario diuna teofania. Si noti come il racconto non manchi di indicazioni concrete riguardanti leprime vicende di Paolo convertito: ad esempio, la via Diritta era una strada nota, cheattraversava Damasco da est a ovest.

Anania, in un certo senso, il padre di Paolo nella fede cristiana, perch lui che lointroduce nella comunit attraverso il battesimo. La permanenza di Paolo nella capitale dellaSiria si trasforma gi in occasione di testimonianza per Cristo. Da persecutore egli diventasubito missionario, soprattutto nelle sinagoghe della citt, creando imbarazzo tra gli Ebreiche decidono di farlo tacere eliminandolo. Ma Paolo viene salvato in modo rocambolesco:nella notte viene calato in una cesta dalle mura di Damasco e fatto fuggire a Gerusalemme.

A Gerusalemme ad avere perplessit e paura nei confronti del convertito sono in molti tra icristiani. E solo con la mediazione di Barnaba che Paolo accolto e inizia il suo apostolatomissionario rivolgendosi agli Ebrei di lingua greca della diaspora, i quali reagisconoduramente cercando di ucciderlo: Paolo , cos, costretto a riparare nella sua citt natale,Tarso, nellattuale Turchia meridionale.

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Il racconto prosegue orientandosi verso la figura di Pietro e la sua missione nellarea sud-occidentale della Palestina. A Lidda egli opera la guarigione del paralitico Enea, mentre aGiaffa (o Ioppe) riporta in vita una discepola di nome Tabith, cio Gazzella, unabenefattrice cristiana.

Il miracolo di Tabith, riportata in vita da Pietro, ha similitudini con quello operato da Gesverso la figlia di Giairo 8Mc 5, 38-43). Ma per lapostolo si sta preparando unesperienzasorprendente, che segner una svolta nella missione della Chiesa delle origini. Essa ha la suaorigine proprio in Giaffa, ove ora Pietro ospite di un tale Simone, di professioneconciatore di pelli.

III. LA MISSIONE FINO ALLESTREMITA DELLA TERRA

Questa sezione di Atti descrive la diffusione della Parola di Dio dal centro geografico dellastoria sacra, Gerusalemme, fino alla terza fase (i confini della terra) dellattivit apostolicaindicata nel comando di Ges: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea e laSamaria, fino allestremit della terra (1,8).Due note importanti caratterizzano questa parte del racconto di Luca: prima di tutto,lattivit influente di Pietro, e poi, il problema pi grande che il cristianesimo ha dovutoaffrontare in questo stadio del suo sviluppo, e cio la rottura con la sua matrice giudaica e leusanze giudaiche.

VISIONE DI PIETRO E LA CONVERSIONE DI CORNELIO(Cap 10-11)Questi due capitoli degli Atti ci parlano della pentecoste pagana: la salvezza per tutti.Pietro si sorprende dellagire di Dio, a favore dei pagani. Lo Spirito Santo sorprendesempre, deve sorprenderci sempre, e ha diritto di sorprenderci. Difatti in questo episodiodegli Atti tutto orchestrato dallo Spirito Santo: la visione di Cornelio, la visione di Pietro,lincontro di Pietro a casa di Cornelio, e il primo discorso di Pietro a Cesarea, dove avvieneimprovvisamente leffusione dello Spirito, anche su dei pagani. Cosa che sconcerta tutti,compresa Gerusalemme, e Pietro deve giustificare a Gerusalemme quello che avvenuto,cio come Dio ha stracciato tutti i confini stabiliti dalluomo.

1) Visione di Cornelio (Atti 10, 1-9).In questo primo testo (10, 1-9) c la presentazione di Cornelio, la visione, e il luogo(Cesarea) della irruzione divina. Lepisodio infatti inizia con lindicazione della citt dove avvenuto questo intervento di Dio, decisivo per il futuro della vita della Chiesa: il futurodella Chiesa legato a questa visione. Cesarea una citt che il re Erode aveva fattocostruire in 12 anni, in onore di Cesare Augusto. Era diventata sede abituale del procuratoreromano e al tempo della missione cristiana era la citt pi importante della Palestina. Quicera una popolazione mista formata da una minoranza di Giudei e da una maggioranza dipagani, e i rapporti erano abbastanza tesi. I Giudei facevano appello al fatto che Cesarea erastata costruita da un re giudeo (Erode, appunto), i pagani potevano fare riferimento al fattoche la vita pubblica della citt e le sue istituzioni erano pagane (in onore di Cesare). Quindisullo sfondo storico di una tale situazione etnica, caratterizzata da tensioni tra Giudei epagani, acquista maggior rilievo il fatto che proprio a Cesarea alcuni giudeo-cristianisaranno testimoni del fatto che anche i pagani abbiano ricevuto lo stesso dono dello SpiritoSanto. L dove vivevano questi due gruppi etnici divisi tra loro e in continuo conflitto,

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nasceva una comunit cristiana fatta da persone che pur appartenendo a estrazioni culturali ereligiose diverse, sentivano il bisogno di vivere in comunione, grazie allo stesso dono delloSpirito Santo, che Dio aveva loro concesso.Questa solenne introduzione alla visione di Cornelio giustificata dal ruolo che svolger ilcenturione in questa vicenda. Nei suoi confronti infatti Pietro operer un miracolo moltopi grande di quelli operati l in quei giorni, e cio, la guarigione del paralitico alla porta delTempio e quella della discepola di Ioppe.Accanto alla figura di Cornelio va notata, nellintroduzione, la presenza di tutta la sua casa:quello che accadr a lui e alla sua casa far epoca nella storia della Chiesa. E Luca metterin buona luce, come suo costume, questi personaggi romani, e fra le qualit di Corneliomerita una particolare attenzione quella di pio di un timorato di Dio. Sono appellativiche incontreremo ancora due volte nella storia di Cornelio e altre volte negli Atti. Nellasinagoga di Antiochia di Pisidia, Paolo incomincia il suo discorso con le parole: Israeliti evoi timorati di Dio.La parte centrale della visione di Cornelio costituita dallapparizione e dal dialogodellangelo di Dio che Luca descrive secondo il clich stereotipato del genere letterario delleapparizioni: lirruzione improvvisa del messaggero celeste, il saluto, la risposta, ilmessaggio e poi la scomparsa.Manda degli uomini a Giaffa e fai venire un certo Simone, detto Pietro: un ordinedivino. E significativa, a questo proposito la domanda di Cornelio: Che c Signore?. Lastoria messa in cammino da un intervento di Dio, Cornelio deve uscire dal suo isolamentoper mettersi in contatto con una persona che vive altrove, questa distanza geografica, chelangelo di Dio comanda di annullare, certamente non lunga: Cesarea dista da Giaffa unacinquantina di km, ma la distanza spirituale che enorme.A Giaffa Pietro ospite di una comunit di giudeo-cristiani, cio di quei cristiani cheprovenivano dal mondo giudaico (Pietro in qualche modo si sentiva il leader delmovimento cristiano nato a Pentecoste), e si erano convertiti al cristianesimo.Cornelio, anche se pagano, simpatizzante del giudaismo, non conosce ancora Ges diNazaret, non ha nessuna esperienza della comunit cristiana. Cosa potr significarequestordine dato dallangelo a un pagano come Cornelio, di cercare un contatto con uncapo dei cristiani come Pietro? Daltra parte il messaggero non rivela al centurione diCesarea lo scopo di questo comando, non indica neppure il motivo per cui deve mandarealcuni uomini per far venire Pietro a Cesarea, che lui neanche conosce.Ma se un intervento di Dio induce Cornelio a mandare una delegazione a Giaffa perchiedere a Pietro di voler gentilmente recarsi a Cesarea, certamente lincontro tra questi duepersonaggi, non un colloquio banale tra persone: un evento carico di mistero, cheCornelio e chi legge gli Atti, attende che sia svelato in seguito.Per lintervento dellangelo che entra nella casa di Cornelio, come nella casa di Maria,anticipa gi simbolicamente lingresso della salvezza cristiana nella sfera vitale di unafamiglia pagana. Certo che la piet religiosa di Cornelio quella tipica del giudaismo: le suepreghiere, le sue elemosine, sono accettate da Dio come un sacrificio, e linterventodellangelo appare come una risposta, un premio di Dio per la piet di Cornelio. Daltraparte il testo non suggerisce nella religiosit di Cornelio nessun elemento che potrebbe farpensare ad una farisaica morale del compenso. Non si dice negli Atti come Cornelio preghi,che vanti dei meriti per la sua osservanza, ma langelo di Dio che rivela al centurione chela sua preghiera riuscita gradita a Dio.Per Luca lingresso dellangelo nella casa di Cornelio e il messaggio che comunica alcenturione un dono di Dio, anche se dato in cambio del dono che Cornelio ha fatto con lasua preghiera, con la sua elemosina al Signore. A questo punto, potremmo dire che nello

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stesso tempo in cui avveniva questo evento a Cesarea con Cornelio, avviene anche lavisione di Pietro.

2) Visione di Pietro (Atti 10, 9-16).Pietro il secondo protagonista di questa vicenda (10, 9-16), colui al quale Cornelio avevainviato la sua delegazione. E interessante osservare lanalogia dellesperienza vissuta daCornelio con quella di Pietro: al pari del centurione romano che risiede a Cesarea, Pietrorisiede a Giaffa. Cornelio ha una visione, Pietro riceve questa rivelazione, nel contesto diuna preghiera. Nella situazione di Cornelio, il mediatore divino un angelo di Dio,nellesperienza di Pietro una voce, come nel caso di Saulo. Ma lidentica risposta dellunoe dellaltro: Signore, accomuna le due esperienze, sotto un unico regista della storia: ilSignore Dio. E il contenuto della rivelazione che Pietro riceve non sembra avere nessunarelazione con la problematica personale di Cornelio, questo rafforza la convinzione che ilvero soggetto operante della prima e della seconda scena sempre il Signore Dio, e ci facapire che sia Cornelio che Pietro sono semplici strumenti attraverso i quali si realizza ilpiano di Dio.Intanto considerato in se stesso lepisodio di Pietro chiaro.:

- sia il lenzuolo calato dal cielo dove si trovavano varie specie di animali puri eimpuri, (regole tipiche delle purit alimentari);

- sia il comando della voce celeste che per tre volte ordina a Pietro: Uccidi emangia, ci che Dio ha reso mondo, tu non considerarlo immondo,

non possono avere che un solo senso: Dio ordina a Pietro di lasciar cadere tutte ledistinzioni legali tra cibi puri e impuri.Questa triplice ripetizione della voce celeste indica con chiarezza che il superamento di talileggi di purit degli alimenti per linstaurazione di unottica di libert ed una rivelazioneche viene da Dio. Questa una rivelazione che Dio dona al capo della comunit cristianaperch liberi il cristianesimo da queste leggi di purit alimentare, che se avevano unaragione di esistere nella economia veterotestamentaria, sono assurde nella nuova alleanzafondata da Ges. Questo superamento della legge sui cibi era gi stato oggetto dellapredicazione di Ges di Nazaret e la tradizione sinottica ha conservato una sentenza di Gescon la quale egli dichiarava mondi tutti i cibi.Tuttavia questo secondo intervento della voce celeste: Ci che Dio ha reso mondo, cessadi chiamarlo profano, lascia aperta la possibilit, che oltre alla questione degli alimenti cisia un riferimento concreto anche alle persone. Difatti lespressione: Ci che, ( unneutro), e pu riferirsi sia alle cose che alle persone, e dal seguito del racconto sapremo chetale riferimento, nellattuale redazione di Luca, una certezza.

3) Incontro di Pietro con gli inviati di Cornelio (Atti 10, 17-23).Luca sottolinea con insistenza i ripetuti tentativi di Pietro di interpretare la visione solo in

senso letterale. Ma, come vedremo in seguito, la visione si riferir ad una realt che Pietroper il momento non riesce a cogliere, perch ancora un giudeo ben radicato. La voce hadetto a Pietro: Alzati, uccidi e mangia, ci che Dio ha reso mondo cessa di considerarloprofano e mentre Pietro si chiedeva il significato di questa visione, lo Spirito gli disse:Alzati, discendi, v con loro senza tentare di interpretare la visione. Solo alla luceinterpretativa dello Spirito, Pietro comprender che la visione del lenzuolo interessava nonsoltanto gli alimenti ma anche e soprattutto le persone. Infatti i due imperativi: Uccidi emangia, che riguardavano gli animali, sono compresi per mezzo dello Spirito Santo, inriferimento agli due imperativi che seguono: Discendi e v con loro, che interessano irapporti di comunione tra le persone. Questi imperativi stanno a significare che non ha pialcuna ragione dessere la tradizionale distinzione giudaica tra uomini puri (Giudei) e

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impuri (i pagani). Quindi solo alla luce di questa ulteriore rivelazione dello Spirito(Discendi e v con loro) possibile lincontro tra Pietro e gli inviati di Cornelio: da notareche questi sono tutti pagani.Questa rivelazione assolve a una duplice funzione, prima di carattere diciamo ermeneutico(cio di metodo, interpretativo) perch permette di cogliere il collegamento tra la visione diCornelio e quella di Pietro, e laltra di carattere ecumenico, perch consente di superare ladistanza spirituale tra Giudei e pagani, che nonostante larrivo della delegazione di Cornelioa Giaffa, questa chiusura, questa separazione persisteva. Se il cammino materiale deidelegati di Cornelio ha reso possibile il superamento della distanza geografica tra Cesarea eGiaffa, il cammino intellettuale di Pietro non era sufficiente ancora a colmare la distanzaspirituale tra Giudei e pagani: occorreva unulteriore illuminazione dello Spirito che facessecomprendere a Pietro il disegno di Dio.Lintervento dello Spirito Santo, che induce Pietro allazione evoca una costante teologicadel libro degli Atti: ogni qualvolta istruzioni o comandi vengono dati in una visione, inunestasi, attraverso la voce dello Spirito, la voce di un angelo, siamo di fronte a una tappaimportante nella realizzazione del piano di Dio: Pietro, allora li fece entrare e li ospit:un pagano non poteva entrare nella casa di un giudeo.Condotto dallo Spirito sul senso profondo della visione e illuminato dal dialogo con gliinviati di Cornelio, Pietro non ha difficolt ad ammettere i pagani sotto lo stesso tetto, doveegli abita. I delegati del centurione, che arrivati a Giaffa chiedevano dove fosse ospiteSimone, detto anche Pietro, non solo hanno la gioia di osservare che Pietro va loro incontro:Ecco sono io colui che cercate, ma vengono introdotti nella casa e ospitati. Nella stessacasa dove Pietro ospita il giudeo-cristiani, sono ospiti anche i pagani. Tutto ci non pu nonavere valore simbolico, in considerazione del futuro sviluppo della nazione: giudeo-cristianie pagano-cristiani saranno insieme nellunica Chiesa di Dio. Lazione che Pietro compie neiconfronti dei delegati di Cornelio, annuncia simbolicamente il conferimento del Battesimoche egli ordina di dare alla casa del centurione, e attraverso il quale i pagani faranno il loroingresso nella casa del Signore.

4) Incontro a Cesarea di Pietro e Cornelio (Atti 10, 23-33)Il senso fondamentale di questa scena lingresso di Pietro nella casa di Cornelio. Luca nonpoteva sottolineare meglio limportanza dellavvenimento: sia la visione di Cornelio, chequella di Pietro, erano finalizzate da Dio a tale incontro, e la descrizione dellavvenimento curata bene dallautore degli Atti, fin nei minimi particolari. Ben quattro volte ripete lostesso verbo: Entrare. Il significato dellavvenimento illustrato in modo convergente dalcomportamento e dal discorso di Pietro: questi entra nella casa di Cornelio, nellaconsapevolezza di essere un uomo. E molto bello questo atteggiamento di Pietro: Alzati,anchio sono un uomo. C il dovere di non ritenere profano, impuro, alcun uomo: il fattoche Pietro sia un giudeo e Cornelio un pagano non pi motivo di discriminazione, possonoincontrarsi nel comune possesso della stessa umanit. Questa la base: se non siamouomini, non siamo nemmeno cristiani. Le prescrizioni legali giudaiche sono definitivamentesuperate, attraverso un lungo processo di riflessione, Pietro ha compreso che Dio gliordinava di non tenerne pi conto. Il gesto di Cornelio che si prostra ai piedi di Pietro peradorarlo, simile a quello dei pagani di Listra nei confronti di Paolo, ha il colore di unabestemmia: Pietro si scandalizza.Lingresso di Pietro nella casa di Cornelio segna linizio di una nuova fase della storia nellaquale gli uomini hanno la possibilit di intrecciare rapporti di comunione con tutti, senza loscrupolo di dover trasgredire una legislazione discriminante. Quante norme oggi sonoancora discriminanti! Dopo lesperienza di Cornelio per un giudeo che voglia avere rapporti

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con un pagano non sar pi necessario un intervento dello Spirito: perch qui giintervenuto.Accanto a questo significato fondamentale di questo incontro (cio non c pi distinzionetra giudei e cristiani), ce n un altro a livello simbolico: con Pietro entra nella casa diCornelio la salvezza di Dio. Lidentit, operata da Luca, nel descrivere sia lingressodellangelo che quello di Pietro nella casa di Cornelio, pone le due scene in rapportoreciproco: lintervento dellangelo nella casa di Cornelio preannuncia lingresso di Pietronella casa del centurione romano, una scena qualifica laltra.Il terzo dato teologico da rilevare la marcata accentuazione della dimensione comunitariadellevento.Il racconto delle tre scene precedenti lasciano pensare che lepisodio interessi solo la figuradi Cornelio e di Pietro. Anche se insieme a Cornelio fatta menzione della sua casa, tuttolascia pensare che si tratti di elementi secondari, una vicenda strettamente personale. Ma inquesta quarta scena, invece, balza agli occhi prepotente la dimensione comunitaria di quantosta per accadere.Arrivato Pietro a Cesarea, Luca nota che, erano ad attendere lospite non solo Cornelio, maanche i suoi parenti, gli amici pi intimi, e infine, nella conclusione della scena, si precisache: Tutti noi siamo qui riuniti per ascoltare tutto ci che ti fu ordinato dal Signore, anchePietro accompagnato, non solo, tutti sono in attesa del discorso di Pietro. Lavvenimentoha un significato teologico che trascende la sola figura di un uomo, per quanto importantecome Cornelio, per rivestire un significato comunitario.Se allinizio poteva sembrare che era stato Cornelio, su comando dellangelo, a mandare achiamare Pietro, qui invece appare chiaro che la venuta di Pietro non interessa soltanto ilcenturione di Cesarea, ma tutta la sua casa. A Cesarea sta per nascere una nuova comunitdi salvezza.

5) Discorso di Pietro (Atti 10, 34-43).- Il primo messaggio contenuto nel discorso di Pietro laffermazione che la salvezza diDio destinata a tutti gli uomini. Il capo della comunit cristiana comincia il suo discorsocon una dichiarazione di principio, dalle dimensioni universalistiche: Dio non fapreferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga a Lui accetto. Dio non guarda in faccia a nessuno, ama il forestiero e gli dona pane evestito, diceva gi il Deuteronomio. Grazie allopera di Ges, Pietro comprende chelimparzialit di Dio verso tutti i membri del popolo eletto si estende anche a tutti gli uominidi qualunque nazione chiunque teme Dio e opera la giustizia a lui gradito. Per piacere aDio non pi necessario far parte del popolo giudaico, limparzialit di Dio non simanifesta soltanto nel giudizio, ma ora nelle relazioni verso tutti gli uomini. Cornelio,uomo giusto, timorato di Dio, le cui opere buone salivano come memoriale al suo cospetto,vive nella condizione presupposta dal discorso di Pietro, anche se un pagano, un amicodi Dio. Questa prospettiva universalistica, con la quale Pietro apre il suo discorso non cheunapplicazione cristiana di un principio gi noto nellAT e nel giudaismo. Anche aPentecoste Pietro aveva terminato il suo discorso con la dichiarazione che Ges il Signore(Att, 2,36): era un discorso rivolto soltanto al giudei, ora egli parla ai pagani, dice che Ges il Signore di tutti. Lantica professione di fede: Ges il Signore qui utilizzata da Lucain senso universalistico: Dio ha mandato Ges, Signore di tutti per stabilire la pace tragiudei e greci; Cristo la nostra pace (Efesini), qui si vede il forte legame che c traPaolo e Luca. Chiunque crede in lui riceve il perdono, gli uomini ormai non sidistinguono pi tra puri e impuri, la vera purificazione si ottiene mediante la fede, che nonopera pi alcuna discriminazione fra gli uomini. Tutto il messaggio biblico dellAT riletto

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alla luce dellesperienza di Ges Cristo una testimonianza del fatto che la salvezza di Dio offerta a tutti gli uomini.- Il secondo messaggio del discorso di Pietro costituito dalla stessa centralit della personae del ministero di Ges. E qui Luca nel ricordare i fatti pi salienti della sua vita (linizio delsuo ministero, il Battesimo, la sua attivit in Giudea, in Galilea, fino allAscensione)presenta Ges come il realizzatore definitivo delle promesse di Dio.La salvezza che Dio offre agli uomini la persona stessa di Ges nella totalit della suaesperienza, del suo mistero. I cristiani di tutti i tempi non potranno mai staccarsidallevento-Ges, senza compromettere seriamente la genuinit della propria fede. Cornelio il primo pagano che diventa cristiano, non perch convertito dagli uomini ma da Dio:questo il fatto strepitoso che suscita lo stupore di Pietro, il quale deve semplicementeconstatare che Dio non fa differenze di persone. I giudeo- cristiani venuti da Giaffa conlui, sono meravigliati che anche su un pagano stato effuso il dono dello Spirito, sar poi lastessa comunit di Gerusalemme a riconoscere che Dio ha concesso anche che ai pagani lapenitenza per la vita.Convertito da Dio, Cornelio gi un cristiano.

6) Effusione dello Spirito e Battesimo (Atti 10, 44-48).Dopo aver letto questi episodi, il lettore degli Atti finalmente comprende qualera lo scopocui mirava Luca fin dallinizio. Tutta la storia di Cornelio stata orchestrata dallevangelistaper mettere in risalto leffusione dello Spirito Santo sui pagani. La pentecoste dei paganiavviene nella casa di un pagano, Cornelio. E questo per una iniziativa gratuita di Dio, anchenoi dovremo sempre fare i conti con le iniziative gratuite di Dio, in tutti i tempi. E Dio cheha posto sullo stesso piano pagani e giudeo-cristiani. Attraverso il battesimo e la comunionedi vita con i giudeo-cristiani i pagani hanno fatto il loro ingresso ufficiale nella comunitecclesiale.- Il primo dato teologico da rilevare che lirruzione improvvisa e assolutamente gratuitadello Spirito sulla casa di Cornelio, stravolge tutto il normale processo di iniziazionecristiana le cui tappe importanti erano fondate sulla proclamazione della Parola di Dio,lascolto, la fede, la conversione, il battesimo e il dono dello Spirito. Qui sembra che tuttoquesto non abbia senso.- Unaltra chiara preoccupazione teologica di Luca lassimilazione della Pentecoste deipagani con Pentecoste cristiana (cio la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli).Luca fa un parallelismo e fa notare che: tutto quello che avvenuto a Gerusalemme, nelgiorno di Pentecoste avvenuto lo stesso a Cesarea. Laccostamento tra le due scene emergeda una serie di termini che sono caratteristici nella descrizione delle due esperienze.

1. Il termine tutti (pntes) riferito sia agli apostoli presenti nello stesso luogodurante la discesa dello Spirito Santo, sia a tutti (pntes) i pagani presenti aCesarea dove sono investiti del dono dello Spirito.

2. Leffusione dello Spirito a Pentecoste provoca nei giudei presenti a Gerusalemmeuna reazione di stupore, di meraviglia (dicevano: Sono ubriachi), uguale a quellaprovata dai giudeo-cristiani che avevano accompagnato Pietro da Giaffa a Cesarea, eche sono testimoni di questo evento. Quindi sia nella pentecoste giudaica sia inquella dei pagani, lo Spirito definito come dono.

3. A Gerusalemme Pietro dice: Ravvedetevi e fatevi battezzare nel nome di GesCristo per ottenere il perdono dei vostri peccati e riceverete il dono dello Spiritosanto.A Cesarea, gli amici di Pietro si meravigliano che anche sui pagani stato effuso ildono dello Spirito Santo. Nelluno e nellaltro caso, lirruzione dello Spirito espressa con lo stesso verbo effondere e al dono dello Spirito segue il fenomeno

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della glossolala, questo parlare in lingue, che vuol dire farsi capire non tantolinguaggi strani. I membri della casa di Cornelio ricevuto lo Spirito parlano in lingue,cio annunciano le meraviglie di Dio, i cristiani di Cesarea magnificavano Dio.

E come se queste analogie non bastassero, Luca sottolinea chiaramente lidentitdellesperienza spirituale avuta dagli apostoli a Gerusalemme e dai pagani a Cesarea:Forse che si pu proibire che siano battezzati con lacqua questi che hanno ricevuto loSpirito Santo al pari di noi?. Lidentit del dono dello Spirito costituisce la prova decisivaperch Pietro non abbia pi alcuna difficolt a comandare che essi siano battezzati e inseritiufficialmente nella comunit ecclesiale. Il conferimento del battesimo sancisce in modoufficiale laccoglienza dei pagani nella comunit ecclesiale. Non pi il battesimo che donalo Spirito ma esso segna lappartenenza ormai definitiva dei pagani di Cesarea alla Chiesa,il vero dono che Pietro fa a Cornelio e che era lunica ragione del suo viaggio a Cesarea ilconferimento del battesimo. Lo Spirito non certo una realt istituzionale, dato allaChiesa ma non propriet della Chiesa, la sua presenza, pur essendo talvolta legata a unministero umano resta sempre una realt trascendente, che Dio liberamente concede comedono a qualsiasi uomo. Lo Spirito sfugge a tutti i tentativi umani di manipolazione, dirGiovanni: Lo Spirito Santo come il vento, non si sa dove viene n dove v. Daltraparte lazione dello Spirito si manifesta pienamente nella comunit ecclesiale. Il dono delloSpirito crea la vera libert e la vera comunione fra gli uomini. Per Luca la comunioneecclesiale non soltanto un fatto spirituale ma anche una realt esterna, visibile, che devemanifestarsi nella vita quotidiana dei credenti, allinizio del libro degli Atti abbiamo lettoche essi mettevano tutto in comune.E alla fine Pietro deve fare una relazione di quello che avvenuto:

7) Discorso di Pietro a Gerusalemme (Atti 11, 1-18).Pietro di fronte alle critiche che venivano da Gerusalemme costretto a dire come stavanole cose, per cui la comunit pagano-cristiana di Cesarea riceve il riconoscimento ufficialenellincontro di Pietro con la Chiesa di Gerusalemme.- Questo il significato fondamentale di questo brano. Secondo la concezione teologicadella Chiesa che ha lautore degli Atti, tutte le comunit cristiane sparse nel mondo, pur nelpluralismo culturale e religioso che li caratterizza, devono essere collegate in modo vitalecon la Chiesa Madre di Gerusalemme. Anche Paolo rispetter lo stesso stile: terminato ilprimo viaggio missionario, giunto insieme a Barnaba a Gerusalemme, furono accolti dallaChiesa, dagli Apostoli, dai presbiteri e annunciavano tutto ci che Dio ha operato permezzo loro. Quindi nessuna meraviglia che tale regola venga rispettata dallo stesso Pietro,per la comunit nata a Cesarea, bench sia sorta per iniziativa esclusiva di Dio. Gliinterventi di Dio messi in atto nellorigine della Chiesa di Cesarea non esonerano questanascente comunit dalla comunione con la Chiesa di Gerusalemme. Pietro ne consapevole,perci sale a Gerusalemme e fa la sua dettagliata e ordinata esposizione dei fatti e riceve ilsigillo ufficiale della Chiesa che pubblicamente riconosce che anche ai pagani Dio haconcesso la penitenza per la vita. E attraverso la comunione con Gerusalemme, tutte lechiese locali sono collegate a Ges di Nazaret come centro della storia. E la Chiesa diGerusalemme non vista da Luca come centro di potere, cui tutto deve essere subordinato,ma come luogo di mediazione, che consente alle chiese di tutti i tempi, sparse per il mondo,di essere cattoliche nel senso di universali. Il riconoscimento che la comunit diGerusalemme ha dato alloperato di Pietro stato in fondo un atto di obbedienza a Dio:Anche ai pagani Dio ha concesso la vita.- Il secondo aspetto del messaggio teologico contenuto in questo brano, che emerge daldiscorso di Pietro, si pu cogliere nel versetto conclusivo: Chi ero io da potermi opporre aDio?. E questo un interrogativo che dobbiamo porci tutti nei casi delle nostre storie: Chi

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ero io per oppormi a Dio?. A volte Lui ci sopravanza, daltra parte questa conversione deipagani aveva suscitato problemi allinterno della Chiesa di Gerusalemme: Pietro ha offertoospitalit a dei pagani e lui stesso ospite in una famiglia di pagani, certamente non haosservato le leggi, le norme legali del tempo. A Gerusalemme erano in comprensibileapprensione, il testo dice: Quelli della circoncisione si erano fatti portavoce. Leffusionedello Spirito sulla famiglia di Cornelio appare quindi come un nuovo compimento di unaParola del Signore.Quante suggestioni nascono da questo brano, forse labbiamo letto tante volte, ma letto inmodo analitico capiamo come lo Spirito Santo, ci sorprende. La grande libert dello Spiritov al di l delle nostre istituzioni, che vanno sempre in qualche modo relativizzate, siamo incammino verso il Regno e deve affacciarsi il senso della provvisoriet: qui si piantasoltanto tenda, ci che rimane il Signore e il suo regno, Lui ha sempre il diritto discombinarci, quando ci leghiamo in modo irreversibile alle nostre idee, alla nostra visionedella vita. Da qui lapertura continua alla Parola, allo Spirito che vibra in essa,relativizzando anche le nostre piccole miserie, ma restando aperti al dono dello Spirito, allasua libert che senza limiti.Ma torniamo al racconto. Lobiettivo del narratore ora si sposta fuori della Giudea, nelleterre dove il vangelo si sta diffondendo. In particolare lattenzione si fissa su Antiochia[15],la maggiore citt della provincia romana di Siria, sede del governatore romano. Qui per laprima volta alcuni cristiani di matrice giudeo-ellenistica, cio appartenenti alla diasporaebraica di lingua greca, annunziano Cristo anche ai greci, con un successo straordinario diconversioni.Ancora una volta la Chiesa-madre di Gerusalemme invia un suo rappresentante ufficiale,Barnaba, per incorporare nellovile i nuovi cristiani, in tal modo la missione antiochena approvata ufficialmente dalla Chiesa di Gerusalemme. In questo caso linviato non uno deiDodici (come in Samaria, fu Pietro e Giovanni 8,14), anche se in seguito Luca chiamaBarnaba col titolo di apostolo (14,4.14).

PERSECUZIONE DI ERODE (12, 1-23)Questo testo ritrae un momento cruciale della Chiesa di Gerusalemme. Dopo le persecuzionida parte delle autorit religiose (4,3; 5, 17-26) cominciano ora anche le autorit politiche. Latattica di Erode Agrippa[16] antica, comune a tutti i despoti: tenere divisi i sudditi perpoterli meglio governare, ma parteggiando nel frattempo per il pi forte.Limprigionamento di Pietro senza accuse e senza processo era illegale ma la legalit non la virt dei potenti e dei tiranni. La situazione ricostruita dallautore degli Attidrammaticamente.Da una parte c Erode, con la connivenza dei cittadini di Gerusalemme, le sue guardie edallaltra un prigioniero con un gruppo di povere persone che premono per la sualiberazione.Ma per lautore sacro al di sopra di tutti vi Dio che non sempre, ma quando vuoleinterviene sgominando qualsiasi opposizione ai suoi piani, come fa nel presente caso.Il miracolo non la soluzione abituale delle situazioni incresciose e difficili, ma qualchevolta avviene. Esso per nella Bibbia solo un segno, una prova che Dio anche quandonon si fa vedere, non lontano dai suoi fedeli.La liberazione di Pietro certamente avvenuta miracolosamente, ma lautore rinuncia afarne sapere le modalit; quelle che egli presenta hanno pi uno scopo teologico-apologeticoche storico. Addirittura ricorda che Pietro esce come da un sogno (12,11) e rientra in sestesso solo allo scomparire dellangelo.

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La lezione finale chiara: la comunit di Gerusalemme non pu da sola competere conErode, ma con laiuto di Dio pu riuscire anche a sconfiggerlo. In fondo il testo rimanesempre un messaggio di speranza.Questo brano degli Atti ripropone la storia di un uomo, Pietro, che molto tempo prima, sie