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IL SUONO La prima semplice spiegazione è che bisogna distinguere un suono da un rumore. Quello che noi avvertiamo come SUONO, è una variazione, rispetto ad un valore costante, di questo suono nella pressione dell’aria. Se questa variazione viene ripetuta ciclicamente un certo numero di volte in un intervallo di tempo, percepiamo un suono. Con gli intervalli di tempo si definiscono quelle che tutti chiamiamo, NOTE MUSICALI (un LA è 440 intervalli di tempo). Per propagarsi, un suono ha bisogno di un mezzo che lo trasporti, ad esempio l’aria, in quanto le sue particelle, trasmettono fra di loro la vibrazione generata dalla sorgente e la propagano nello spazio. Qualsiasi mezzo, solido, liquido o gassoso, è in grado di trasportare il suono, che influisce in base alla sua densità, alla velocità dello stesso. Il suono più semplice è la sinusoide. LE ARMONICHE La sinusoide, forma d’onda pura, è solo una parte che compone il suono, per valutarlo completamente bisogna approfondire cosa sono “le armoniche”. Per fare un esempio semplice, prendiamo in considerazione la corda di una chitarra che viene pizzicata, in questo caso un LA a 440 hz. Il suono è certamente più bello di una semplice sinusoide, è più corposo, la cassa armonica della chitarra stessa, le vibrazioni del legno stesso, l’ambiente circostante che ne aumenta la sonorità con il suo reverbero, tantissimi sono i fattori che colorano e arricchiscono un suono, ma entriamo nello specifico. La prima armonica generata con il pizzico della corda è: L’ARMONICA FONDAMENTALE, che è a 440hz, successivamente e insieme

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acustica teoria del suono

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IL SUONO

La prima semplice spiegazione è che bisogna distinguere un suono da un rumore. Quello che noi avvertiamo come SUONO, è una variazione, rispetto ad un valore costante, di questo suono nella pressione dell’aria.Se questa variazione viene ripetuta ciclicamente un certo numero di volte in un intervallo di tempo, percepiamo un suono.Con gli intervalli di tempo si definiscono quelle che tutti chiamiamo, NOTE MUSICALI (un LA è 440 intervalli di tempo).

Per propagarsi, un suono ha bisogno di un mezzo che lo trasporti,ad esempio l’aria, in quanto le sue particelle, trasmettono fra di loro la vibrazione generata dalla sorgente e la propagano nello spazio.Qualsiasi mezzo, solido, liquido o gassoso, è in grado di trasportare il suono, che influisce in base alla sua densità, alla velocità dello stesso. Il suono più semplice è la sinusoide.

LE ARMONICHE

La sinusoide, forma d’onda pura, è solo una parte che compone il suono,per valutarlo completamente bisogna approfondire cosa sono “le armoniche”.Per fare un esempio semplice, prendiamo in considerazione la corda di una chitarrache viene pizzicata, in questo caso un LA a 440 hz.Il suono è certamente più bello di una semplice sinusoide, è più corposo, la cassa armonicadella chitarra stessa, le vibrazioni del legno stesso, l’ambiente circostante che ne aumentala sonorità con il suo reverbero, tantissimi sono i fattori che colorano e arricchiscono un suono,ma entriamo nello specifico.

La prima armonica generata con il pizzico della corda è:L’ARMONICA FONDAMENTALE, che è a 440hz, successivamente e insieme vengono generati tutti i multipli di quella frequenza, ma con ampiezza e dimenzione sempre minori.

Seconda Armonica 880 hzTerza Armonica 1320 hz

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La prima armonica fondamentale è quella che percepiamo meglio, è quella più forte,poi la seconda armonica, che è doppia, si sovrappone.In nozioni musicali si tratta quindi di un’ottava a 880hz ed essendo la stessa nota il suono è più caldo e corposo.La terza armonica però non è più un LA, quindi aggiunge nuove caratteristiche che danno al suono quella magia che una “povera” sinusoide da sola non può fare.Le armoniche importanti sono tantissime, crescono in modo esponenziale ma diminuiscono di ampiezza, solo una decina sono decisive per la costruzione del suono.Da qui si entra in un argomento molto importante per i tecnici del suono e musicisti, che da sempre discutono sulle qualità delle apparecchiature valvolari oppure a transistor.Gli apparecchi a valvola, microfoni, compressori, amplificatori, enfatizzano la seconda armonica, quindi contribuiscono a rendere il suono più caldo e pastoso.Gli apparecchi a transistor invece enfatizzano la terza armonica.Qui il dibattito potrebbe essere infinito, e i sostenitori dell’una o l’altra parte non finirebbero mai di discutere.Io personalmente faccio sempre l’esempio del pittore e la tavolozza di colori:per fare un bel quadro servono tutti i colori e tutti i pennelli, si usano secondo l’opera d’arte che si vuole creare.

IL COMPRESSORE:

Il compressore è il processore al quale nessun fonico può rinunciare, soprattutto adesso, che la destinazione del nostro master finale dovrà subire i limiti di dinamica degli mp3, oppure dei più incrfedibili settaggi di equalizzazione e mastering delle radio e delle televisioni, oppure delle più svariate trasformazioni nei codec video dei cd rom o dei filmati per Internet.Insomma, se il nostro master potrà essere ascoltato da un normalissimo lettore cd a 16 bit, in un imbianto hi fi discreto…sarà per un puro miracolo, ormai siamo nell’era del “podcasting”,che a mio avviso vuol dire…che ognuno ormai fa quello che gli pare!

Il compressore lavora sulla dinamica di ingresso, ne riduce l’ampiezza se esubera da una soglia prestabilita, per poi restituire gli stessi decibel in uscita di quanto lo abbiamo abbassato. Facendo così guadagnamo in potenza.A volte è meglio un mix non curatissimo, ma che “pompa” forte, l’effetto psico-acustico che risulta è comunque sempre apprezzato.E’ un uso che in questi anno ha penalizzato i il lavoro sui piani sonori come si usavano una volta, sopratttto nel pop i “pianissimo” e i “fortissimo” non esistono quasi più, ma è cambiata anche la musica in questi anni, le canzoni sono più corte, devono “sparare forte in radio” e più nessuno fa partire un ritornello oltre i 50 secondi.

SOGLIA:Il compressore ha vari settaggi di regolazione,il primo importante è la soglia :THRESHOLD.Il valore si misura in db ed è il punto in cui il compressore inizia a funzionare.

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RATIO:Il secondo settaggio è la RATIO,cioè il rapporto entro il quale l’ampiezza viene ridotta, ma solo sopra la soglia,il segnale in basso rimane inalterato.I vari set di ratio sono 1:1 - 2:1 - 3:1 - 4:1 e così via.Analizziamoli:

1:1 non succede niente, il segnale entra e esce intatto.2:1 Sopra la soglia stabilita il segnale viene dimezzato,cioè se il suono supera di 20db la soglia (Threshold)diminuirà di 10db

e cosi via 3:1 - 4:1 saranno rapporti di compressione sempre più incisivifino ad i livelli estremi oltre i 10:1 in cui il compressore si trasforma in un LIMITER,praticamente fa “un muro” quasi insuperabile.

ATTACCO:L’altro settaggio importante è il TEMPO DI ATTACCO.Il compressore entra in funzione più o meno velocemente, e l’unità di misura di regolazione è in millisecondi.Questo settaggio è fondamentale nella musica, facciamo alcuni esempi,mentre registriamo un basso elettrico, un tempo di attacco veloce “taglierà” il pizzicato del polpastrello, un tempo lento invece farà passare il pizzicato e fermerà l’intensità del basso successivamente. Nel funky è nel rock si utilizzarà un attacco lento, nel pop invece un attacco veloce per amalgamare meglio il basso sulla cassa della batteria.

Un altro esempio è simile sul rullante, un attacco lento valorizzerà il suono della bacchetta che sbatte sul bordo, un attacco rapido schiaccierà il rullante con un effetto di “pompaggio” forte. Questo tipo di compressione con una soglia 3:1 e un Plate Reverb magari Lexicon renderanno

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il rullante uno “sparo” meraviglioso.

RILASCIO:L’altro 2 set sono: il TEMPO DI RILASCIO ( Release time), importantissimo perchè è la soglia in cui il compressore scende a zero, e il TEMPO DI TENUTA (Hold time) il tempo in cui il compressore è in azione.Insieme formano una coppia formidabile poichè con i loro settaggi si riesce a volte a trasformare un suono o a salvare una registrazione sbagliata.

Facciamo l’esempio del solito basso elettrico.Nelle ballad spesso si suona le note lunghe, il tempo di tenuta deve essere lungo e deve durare a volte un intera battuta di 4/4 per poi scendere subito e dare la possibilità di suonare la nota successiva. Il risultato sarà un bel basso perfettamente stabile e amalgamatocon il brano.Oppure immaginamo un rullante “vero” in un ambiente naturale, un bel reverbero vero di un secondo e mezzo. Con un tempo di tenuta lungo, il reverbero vienemesso in secondo piano, con un tempo di tenuta corto il reverberò sarà più potente del rullante stesso.Nel pop spesso si schiacciano molto i rulanti con un attacco veloce, e veloce anche il tempo di tenuta, per lasciare tutta la magia dell’ambiente “vero” in cui è stato registrato che “scoppia fuori.Famose sono le batterie degli U2 con gli ambienti in primo piano,in cui si sente benissimo il microfonaggio multiplo che riprende stereofonicamente oltre ad i pezzi della batteria, anche l’ambiente circostante.

SOFT e HARD KNEE:La traduzione in italiano e buffa: GINOCCHIO DURO e GINOCCHIO MORBIDO,però rende l’idea bene.Sono 2 tipologie di compressore, in quasi tutti gli apparecchi si può scegliere il primo o il secondo metodo, secondo l’intervento che si vuole avere.

COMPRESSORE MULTIBANDA:Questo tipo di compressore è usatissimo nel mastering, dove è necessario intervenire solo su alcune frequenze, oppure si deve usare tempi di attacco e rilascio diversi in base alle frequenze.

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A volte l’uso è altamente creativo, un compressore multibanda può diventare un de-esser,o un de-pop, cioè può essere settato l’intervento solo sulle frequenze dai 5000-7000hzper limitare le sibilanti, oppure da 80 a 150hz per correggere una registrazione con troppe “P” (esplosive) in evidenza.Si può usare per correggere una chitarra con troppi cigolii e sfregamenti alle corde, oppure nel master finale per limitare solo alcune bande di frequenza sbagliate durante il mix e ottenere più dinamica.negli anni passati in SALA TRANSFER per la realizzazione della “lacca master” per il vinile,si usava molto gli equalizzatori a terzi di ottava per fare veri e propri “tagli”, togliendo a volte anche moltissime armoniche.Oggi si usa molto di più i compressori multibanda, che correggono senza togliere quasi niente, anzi rinforzano moltissimo la dinamica generale.I compressori hardware sono a volte estremamente costosi e fabbricati solo da marchi prestigiosi, oggi molti plug-ins per software audio sono una valida alternativa.Il plug-in L3 della Waves sul missaggio finale a volte è un vero “miracolo”.

GLI EQUALIZZATORI

Le frequenze che l’orecchio umano riesce a sentire sono tra 20hz e i 20.000hz.Quando un suono, trasformato in segnale elettrico da un microfono, entra in un mixer,viene elaborato dai circuiti di equalizzazione che modificano le sue frequenze.L’equalizzatore è quel circuito che consente di aumentare o diminuire una certa frequenza,senza modificare le atre, ed è assolutamente necessario sia durante la ripresa microfonica (per correggere carenze del microfono a volte non perfettamente idoneo) o durante il missaggio,quando si passano ore ed ore sul mixer per completare il progetto finale.Gli equalizzatori possono essere di diversi tipi:

“PARAMETRICI”

che si dividono in:

COMPLETAMENTE PARAMETRICIQuesto equalizzatore è presente nei migliori mixer professionali, e può modificare completamente la campana di equalizzazione, cioè LA FREQUENZA, IL GUADAGNO, IL FATTORE DI MERITO o CAMPANA (Q).

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I mixer di fascia alta come hanno 4 bande di equalizzatore parametrico, bassi,mediobassi,medio alti, alti.

Molti altri mixer come Neve o il modello G di SSL raffigurato in basso, hanno solamente (solamente si fa per dire) i controlli completi di campana nei medio bassi e nei medio alti, mentre sulle basse e alte frequenze ci sono solo i controlli di guadagno e frequenza.Si tratta dei due marchi più prestigiosi del mondo, e non ci si deve preoccupare di questa “carenza”, poichè l’estensione dei controlli centrali è estremamente potente.

Poi ci sono i SEMIPARAMETRICI di fascia più bassa, che hanno 4 bande di intervento,ma la CAMPANA nei controlli centrali è fissa, e nelle alte e nelle basse ci sono degli SHELVING detti anche “equalizzatori a scaffale, che hanno solo il guadagno e una frequenza di taglio fissa.Le frequenze fisse variano da mixer a mixer.I migliori hanno: nelle basse un interruttore che la varia da 60 a 100hz,e nelle alte un interruttore che varia da 8000 a 12000hz.In mixer più economici hanno proprio i tagli fissi, in genere 80hz in basso e 10000hz in alto.

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Poi nei mixer meno costosi vengono inseriti solo gli EQUALIZZATORI DI PICCO, dove i valori di frequenza e la campana sono fissi. E’ possibile cambiare solo il guadagno, e le frequenze in genere vengono divise in bassi, medi, alti.

EQUALIZZATORE GRAFICO

Quello grafico è un tipo di equalizzatore composto da una serie di equalizzatori a campana.La larghezza della campana varia secondo il produttore e il tipo di uso si deve fare.Questo tipo di equalizzatori si dividono in 3 tipi:ad 1 ottava ( 1o bande)a 1/2 ottava (20 bande)ad 1/3 di ottava (31 bande)Il primo un tempo si trovava spesso negli impianti hi-fi,il secondo era rivolto ad i musicisti, ancora oggi si trova in alcuni ampli per basso,il terzo tipo era molto in uso nelle sale di registrazione.

L’uso tipico dell’equalizzatore a terzi di ottava nelle regie degli studi professionali,era di inserirlo tra il mixer e l’amplificatore delle casse, per correggere tramite l’equalizzazionegli eventuali problemi acustici della regia stessa.Oggi fortunatamente si preferisce correggere i problemi delle onde stazionarie e di riflessioni eccessive correggendo “fisicamente” la regia, con trappole, RPG, tagli degli angoli ecc ecc,e non fare più tagli drastici con l’equalizzatore che a volte peggioravano la situazione.

Gli equalizzatori possono essere costruiti in 2 modi: PASSIVI o ATTIVI.Nel caso di mixer molto economici, la scelta di non usare una reale alimentazione portaad un risparmio economico molto alto, e si usa in tutti quei mixerini da pochi euro per il piano bar, per piccole diffusioni audio nei locali, per tutti i casi dove non serve una qualità eccelsa.Non avendo l’alimentazione questi equalizzatori non possono realmente dare un guadagno di EQ, e praticamente quando è al massimo in genere è solo FLAT cioè non viene toccato,mentre reale sarà l’attenuazione.L’unico problema è che a causa dei componenti passivi il segnale di ingresso sarà lievemente più basso, ma per questo tipo di uso va benissimo.

Gli equalizzatori invece che utilizzano componenti attivi, cioè alimentati, usano componenti a transistor, ed effettivamente questi producono un reale guadagno del segnale, donando la potenza necesaria, ma in questo caso è molto importante la qualità dei componenti elettronici montati.Questo tipo di circuiteria può generare rumore e distorsioni, ecco il motivo della scelta , negli

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studi di registrazione, dei prestigiosi marchi Neve, SSL, GML, API, Focusrite ecc, perchè la componentistica di qualità altissima permette di effettuare tagli di frequenza estremi senza danneggiare il suono, senza rumori indesiderati e distorsioni, soprattutto nei “guadagni” molto forti.

Altro discorso invece per gli equalizzatori “software” i cosiddetti plug in, che sulla carta perfetti, addirittura in grado di simulare con i calcoli versioni valvolari o a transistor, ma che proprioper la complessità di questi calcoli, tutti da fare in “tempo reale”, spesso devono rinunciare a qualcosa eliminandolo.

I plug ins, gli equalizzatori, i compressori ecc ecc, devono appoggiarsi per il calcolo al processore del computer, che nello stesso momento deve fare anche altre cose,e se non ce la fa… o lo fa in ritardo generando latenza (un problema terribile ad esempio per un compressore che ha i tempi di attacco e rilascio) oppure eliminando drasticamente milioni di calcoli che eliminano anche armoniche e parti importantissime del suono.

Il discorso dovrebbe essere diverso per il sistema TDM di Pro Tools, dove processori presenti nelle schede audio dedicate, sostituiscolo il lavoro del computer,ed infatti la qualità Digidesign è estremamente superiore, ma i calcoli sono comunque tantissimi e secondo me…ripeto “secondo me” dovra passare ancora molto tempo prima di smettere di usare hardware analogico.

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I FILTRI

Il filtro si utilizza per “ripulire”, cioè per togliere alcune frequenze del nostro segnale audio,e si dividono in vari tipi, ma gli essenziali sono il FILTRO PASSA ALTO e il FILTRO PASSA BASSO.

I filtri di questo tipo, sono generalmente realizzati all’interno del canale di equalizzazione con circuteria passiva, e sono utilissimi.Immaginiamo il canale dove abbiamo registrato la voce, dove oltre a questa abbiamo registrato tutti i rumori di palco, i bassi inutili dei passi, della cassa della batteria, dei rimbombi del basso, tutte frequenze che non servono a niente perchè le frequenze principali che ci interessano vanno dai 4000 a 8000hz.Con un filtro “passa alto” potremo togliere tutto in un attimo, senza danneggiare il suono del nostro cantante.

Il contrario è scontato, immaginiamo di aver registrato un contrabbasso durante una session jazz, dove tutti i musicisti sono insieme nella stessa stanza.Dentro al contrabbasso purtroppo avremo i piatti della batteria, il pianoforte in lontananza, insomma tutte cose che non ci servono, con un filtro “passa basso” aiuteremo tantissimo il nostro mix.

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Per fare questo non sono necessari costosissimi componenti elettronici, ecco perchè basta una circuteria passiva.

MICROFONI

Il Microfono è il primo anello della catena di trasformazione del suono in energia elettrica,infatti il suono nome specifico è: TRASDUTTORE,cioè è quello strumento che converte le variazioni di pressione dell’aria in variazioni di tensioni elettriche.Moltissime sono le tecnologie con cui vengono costruiti i microfoni, ed ognuna permette di avere diverse caratteristiche che possono essere sfruttate secondo le necessità del caso.

I microfoni possono avere diverse ampiezze direzionali, cioè possono essere più precisi nel puntamento oppure più larghi cioè più panoramici, possono avere però anche diverse sensibilità, che contribuiscono a caratterizzare il timbro ed a variare l’ampiezza della banda.

I microfoni possono essere , dinamici, a condensatore, a valvola, a nastro, piezoelettrici ecc…non esiste il microfono migliore, ma il miglior microfono per quella circostanza.

E’ il gioco di  chi  urla  di  più, il rialzo  del  volume e il ribasso della  qualità. L’ultimo paradosso della musica che raggiunto il massimo della tecnologia adesso  sprofonda  al minimo della resa. Perchè per  poter  essere  dappertutto, cellulari-ipod-computer, la  musica ha  venduto  l’anima  al  digitale. Gli MP3  non  pesano  che  un  decimo dei cd, ma  questa  dieta  drastica  comporta  la  rinuncia a moltissime  sfumature che facevano  la  gioia di tutti  gli appassionati  di  HI-FI, ad un taglio netto alle “ARMONICHE” più belle (per i più tecnici cliccare qui per maggiori info). Dal rullante suonato  con  le  spazzole al timpano roboante di un  orchestra, dal triangolo  delicato all’accordo più  potente  di  un  chitarrista rock…adesso  suonano tutti  allo stesso modo. Per mascherare tutta  la  perdita, la  maggior  parte  dei  tecnici  del  suono (chi non ha peccato  scagli la prima  pietra…) ha  cominciato a fare iniezioni di decibel nelle  registrazioni  dei  brani, un  doping  goffo ma potente, capace  di  distruggere  ogni  sfumatura. Compressori  e  “ULTRAMAXIMIZER” usati “ a palla” per un suono forte  poderoso e  costante…ma  è  giusto? Il  Risultato? L’appiattimento sonoro  totale, senza  varietà  timbrica come  un  tempo, decibel  che  scoppiano  fuori dagli auricolari, il LOUDNESS, cioè il volume percepito è superiore come l’effetto di pienezza sonora ma… se tutto urla così forte, che differenza c’è? A cosa  serve il volume alto se…non c’è più il volume basso? Sembra un concetto filosofico ma  è proprio così. Anche  le  radio hanno forti COMPRESSORI nelle loro messe in  onda, per  cui se rimaneva  qualche dinamica  adesso  è proprio sparita, oltretutto causando veri e propri stravolgimenti  sonori, soprattutto nei  brani di  qualche  hanno fa, mixati  con  un concetto diverso. Gli MP3 riducono il peso di un file  audio anche del 90% se si vuole, comprimendolo, ovvero eliminando quelle frequenze particolarmente alte o particolarmente basse, e facendo “sparire” spesso  le parti più

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importanti di una canzone. Questo processo di “semplificazione”, gonfia le onde sonore centrali a scapito di quelle estreme, e riduce la “gamma dinamica”, ovvero quella tavolozza complessiva di sonorità (dal pianissimo al fortissimo) che esiste in natura. L’analogia della tavolozza dei  colori, ci dà la  possibilità di  fare  un  esempio  con la  fotografia digitale, oppure la  digitalizzazione video, un esempio forse un po’ “troppo semplificato” ma giusto per rendere meglio l’idea. Pensate ad una foto analogica, fatta con la  pellicola, bella definita, con i  suoi  pregi  e  difetti ma  con  tutti  i  colori  e  le  sfumature acquisite  al  100%. Bene, facciamo  la  stessa  foto  con una  macchina fotografica  digitale  e archiviamo il  file (chiaramente compresso)  magari ad una  definizione non  altissima; verificheremo un appiattimento delle  sfumature, dove c’erano  dei  grigi avremo una  macchia nera, dove c’era un prato con tanti fili d’erba avremo un ammasso verde  non diverso da un tappeto di plastica dell IKEA. Ma analizziamo adesso gli algoritmi di compressione dalla prospettiva “video” (qualsiasi algoritmo, tanto più o meno fanno la stessa cosa), cioè “digitalizziamo” un filmato di 30 secondi e cerchiamo di  capire cosa  succede. Immaginiamo un prato, un orizzonte  con  le  montagne, un cielo, il sole, alcune  nuvole, e nel prato un cagnolino corre verso  di  noi. L’agoritmo calcolerà la parte  di  video (i pixel) dove si muove il cagnolino, e il  resto, praticamente fermo, lo tratterà  come se  fosse un  fermo  immagine. Questo  farà risparmiare  un  sacco  di  memoria, ma… siamo sicuri che l’immagine (cagnolino a parte) era ferma? Il sole in 30 secondi non sarà certo tramontato, ma le nuvole forse un po’ si  sono  mosse, il cielo  forse  ha  cambiato lievemente colore, nel prato forse c’era un albero con  le  foglie mosse  al  vento, ma  che  nel mpeg sembrano ferme, l’erba e i fiorellini del  prato  si  sono  leggermente  mossi  con il  vento ma… il  nostro “algoritmo risparmiatore”  ha “pietrificato” tutto, cagnolino a  parte,  e  noi  non ce ne  siamo  accorti  perchè  siamo concentrati  solo  sulla simpatica bestiola.  E  nella musica? Vi  rendete contro  quali stravolgimenti  possono  esserci? Certo  in  un  brano hip-hop non  si  setirà  molto, ma nel jazz, nella  classica a  volte  non  si  riconoscono  più i  brani, spariscono  intere  sfumature, a  volte  non  si  distingue  un  violoncello da  un  contrabbasso. Ormai  è un  sistema  così diffuso, che  molti  addetti  ai  lavori  adeguano addirittura  gli arrangiamenti, concentrando le  parti  più  importanti  solo  nella parte centrale  dell’immagine  sonora. E’ un cambio di marcia..epocale! Il risultato è  avere… suono  dappertutto..niente è più definito, è un po’  come  avere..rumore  dappertutto e’…la guerra del  “loudness”. Non si  tratta di volume quindi, ma  di “volume percepito”, per svettare nei passaggi radio, nelle  compilation, o competere  con il rumore del motorino che  passa quando  si  ascolta da un ipod.  La “loudness” ha  una unità di  misura, la  famosa RMS e la sua  evoluzione spiega meglio, per il nostro  scopo, di qualsiasi manuale di fisica. Negli anni ‘80 la media di un  brano rock era  di -18db RMS. Negli anni ‘90 la prima cura ricostituente la porta  a -12db RMS. Ma è nel 2000 che  a  tutti i tecnici del suono scivola fortemente lo slide master del mixer.. cioè a meno di -10db, IN TUTTI I GENERI, senza preoccuparsi minimamente del risultato artistico. Nel rock o  nel rap si  arriva  anche  a -5db RMS, praticamente i led del  mixer neanche si  muovono più.. parte il brano e vanno al massimo per  scendere  solo  alla  fine. Consideriamo però che se a ZERO (0db RMS) siamo al punto dove oltre il quale il suono si  distorce, beh.. è proprio il limite  del  livello di  guardia! Tutti i fonici e produttori (me compreso ahimè) sanno benissimo che facendo così la  cassa  di confonde  con il  basso, che facendo  così il  basso si impasta  con la  linea di accordi.. una ..frittata di  suoni… ma che  ci  vogliamo fare? Se non  ti  adegui fai brutta figura.. perchè se gli altri  continuano a “pompare” i brani, se non lo  fai sfiguri e passi per  uno  che  non  sa  mixare, o che “il pezzo  non  tira”..  Ma ATTENZIONE!! E’  vero  che  il cervello pone un attenzione particolare  ai  rumori  forti, perciò i  suoni  compressi all’inizio “sembrano” più eccitanti, ma  è un trucco che  dura  poco. Perchè l’eccitazione  deriva dalla variazione  di  ritmo, timbro, tonalità e loudness, ma..tenere costante ache uno  solo  di  questi parametri stanca incredibilmente il cervello che, dopo alcuni  minuti, spinge incosciamente a passare ad un altro brano. Una sorta di “zapping

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musicale”..terribile vero? Ci si annoia subito… non  a caso le ONDE SONORE si  chiamano così, perchè sono un  insieme  di picchi e valli, e devono avere un andamento sinusoidale

mentre oggi, questa versione VITAMINIZZATA mette insieme dei “mattoncini” come quelli del LEGO (i famosi giocattoli della nostra infanzia). Che monotonia… e  fa  danni  anche  nei  dischi del  passato,  perchè  anche  nelle  versioni  ri-masterizzate dei dischi  più importanti viene applicata  questa filosofia. Dai Pink Floyd ai Led Zeppelin i nuovi  master non  sono apprezzati  dai  puristi,  forse  è  per questo  che  sta  tornando tanto  di  moda il  vinile… e ..chissenefrega allora  dei  graffi se torna la “magia” dei  vecchi  tempi!

Gli impulsi elettrici, la luce ed i suoni arrivano a noi sotto forma di onde la cui rappresentazione grafica varia al continuo variare di parametri, (come la lunghezza dell’onda stessa), sensibili al mezzo attraverso il quale le stesse si propagano; si veda per esempio l’influenza che può avere l’atmosfera più o meno rarefatta e la sua temperatura in relazione all’onda sonora che la può attraversare.Schematicamente, il procedimento della digitalizzazione avviene con la scomposizione di suddette onde nelle fasi dello spezzettamento e del campionamento. Si supponga ora di dover digitalizzare un suono costituito da una singola onda di tipo sinusoidale.L’onda, e nell’ipotesi in oggetto quella sonora, è caratterizzata da una velocità e da certa durata che sono rappresentate dalla sua lunghezza sull’asse delle X nell’unità di misura degli Hertz.Lo spezzettamento che avviene in questa direzione è basato sulla frequenza di misurazione che è generalmente di 44.100 Khz adatta a ricostruire la posizione nel tempo di tutte le onde udibili dall’orecchio umano il quale, è sensibile ad un “range” di frequenze comprese tra i 20 Hz e i 20 Khz. Per determinare l’ampiezza del segnale l’onda viene misurata con la sua divisione sull’asse delle Y nell’unità dei Bits, si consideri che con una scansione operata a 16 bit si ottengono all’incirca 65.000 divisioni dell’onda. (fig. sotto)

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Come per la frequenza è utile precisare che maggiore è il numero delle divisioni maggiore sarà la precisione della ricostruzione.Dallo spezzettamento, risultante, è una serie di punti, (nella figura sopra a,b,c…), ai quali viene attribuito un valore che viene successivamente impiegato per la ricostruzione approssimata, per mezzo di un algoritmo, dei segmenti a-b, b-c, c-d, d-e etc.Nella fase successiva del campionamento viene eseguita la misurazione dell’area dei minuscoli trapezi ottenuti per mezzo di un calcolo integrale, questo non prescinde tuttavia da una inevitabile approssimazione che comporta la generazione di un errore alla base di una imprecisione del campionamento stesso. La conversione in altri termini da segnale tempo-continuo, ampiezza-continua ad un flusso di dati binari ad n° bit introduce un errore intrinseco irreversibile che viene detto quantizzazione (µ).Si consideri che il contenuto digitalizzato per essere riprodotto nuovamente avrà bisogno di una nuova ulteriore conversione. La necessaria ricomposizione dell’onda perciò, aggiungerà inevitabilmente altre imprecisioni a quelle precedentemente generate che potranno essere si limitate, ma non eliminate.Si rappresentano ora graficamente le differenze tra il segnale analogico naturale nel riquadro a sinistra e lo stesso segnale digitalizzato nel riquadro a destra.