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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI www.avvenirelavoratori.eu La più antica testata della sinistra italiana, Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 11 giugno 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Tutti parlavan de’ mali - «Tutti parlavan de’ mali, e per rimedio proponevan veleni». Ferdinando Galiani Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. EDITORIALE Con quali forze? Quali forze può mettere in campo lo Stato democratico per prendere in mano l'emergenza migranti. di Andrea Ermano Ormai sull'emergenza migranti il tempo stringe. Ma difficilmente il Premier Renzi può illudersi di ottenere il sostegno internazionale se prima non sconfiggerà le infiltrazioni criminali e le pulsioni secessioniste che all'interno del nostro Paese ruotano intorno a questo drammatico fenomeno. Fortunatamente, in Italia esistono delle "forze" che già sono attive nel salvataggio di migliaia di persone a rischio annegamento nel Mare Mediterraneo. Queste "forze" sono le Forze Armate italiane e anzitutto la Marina militare. Parrebbe perciò financo ovvio che ci si affidi a queste stesse Forze Armate e non a certe masnade privatistiche o semi-privatistiche stile "mafia-capitale" per il coordinamento dell'accoglienza dei profughi. Come fare? Sperando di non ricadere nel detto di Ferdinando Galiani riportato sopra nella rubrica “Ipse dixit”, ipotizzerei ciò che segue.

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La Newsletter settimanale del'11 giugno 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI www.avvenirelavoratori.eu La più antica testata della sinistra italiana,

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 11 giugno 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Tutti parlavan de’ mali - «Tutti parlavan de’ mali, e per rimedio

proponevan veleni». – Ferdinando Galiani

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Con quali forze?

Quali forze può mettere in campo lo Stato democratico

per prendere in mano l'emergenza migranti.

di Andrea Ermano

Ormai sull'emergenza migranti il tempo stringe. Ma difficilmente il

Premier Renzi può illudersi di ottenere il sostegno internazionale se

prima non sconfiggerà le infiltrazioni criminali e le pulsioni

secessioniste che all'interno del nostro Paese ruotano intorno a questo

drammatico fenomeno.

Fortunatamente, in Italia esistono delle "forze" che già sono attive

nel salvataggio di migliaia di persone a rischio annegamento nel Mare

Mediterraneo. Queste "forze" sono le Forze Armate italiane e anzitutto

la Marina militare. Parrebbe perciò financo ovvio che ci si affidi a

queste stesse Forze Armate – e non a certe masnade privatistiche o

semi-privatistiche stile "mafia-capitale" – per il coordinamento

dell'accoglienza dei profughi. Come fare? Sperando di non ricadere nel

detto di Ferdinando Galiani riportato sopra nella rubrica “Ipse dixit”,

ipotizzerei ciò che segue.

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Lontani da Lampedusa - Merkel, Obama e Renzi

a Elmau, in Baviera, durante una pausa del G7

Si può procedere all'istituzione – possibilmente rapida – di un

Servizio Civile, nel quale verrebbero obbligatoriamente coscritti tutti i

profughi idonei alla leva civile, affinché vi formino una grande

comunità di auto-aiuto, organizzata secondo regole militari, ma

finalizzata a scopi esclusivamente civili: scopi di formazione

linguistica, di apprendistato, di lavoro, di solidarietà e di sicurezza

sociale.

La Repubblica nata dalla Resistenza deve stipulare un patto di

dignità e chiarezza con ciascuna persona migrante, alla quale lo Stato

italiano può garantire, dentro un nuovo quadro normativo, una lineare

concessione del permesso di soggiorno e una seria prospettiva di

naturalizzazione. Unica conditio: l'assolvimento del Servizio Civile

Migranti.

È questa la risposta che l'Italia repubblicana deve dare a chi specula

in termini economici, politici e geo-politici sull'emergenza migranti.

Lo Stato democratico deve prendere in mano la situazione e chiudere i

conti con le bande criminali che lucrano sulla pelle dei disperati nel

modo più scandaloso. Lo Stato democratico deve sconfiggere la

xenofobia di chi lancia irresponsabili appelli all'eversione (in Italia) e

alla guerra (in Libia).

Perciò l'istituzione di un Servizio Civile Migranti ci appare come lo

"strumento degli strumenti", una mano visibile che contrastando

l'emergenza rafforza la polis, aggredisce la corruzione, combatte

l'eversione, riporta nel Paese un clima di umanità, riscuote il dibattito

europeo dall'incantesimo di troppi ego-tatticismi nazionali.

<>

Approfondire un discorso sul Servizio Civile Migranti sarebbe cosa qui

troppo lunga e complessa. Senza contare che per farlo occorrerebbe poi

svolgere un secondo discorso, non meno lungo e complesso, intorno al

Servizio civile nazionale tout court. Infine, ci sarebbe anche un terzo

discorso, quello sul "salario di cittadinanza", che può essere

ragionevolmente incardinato in senso legislativo solo secondo un

criterio di equilibrio tra diritti e doveri.

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A proposito di questi ultimi, vale la pena ricordare che in Italia il

servizio civile ha assunto forma volontaria nel 2001, contestualmente

alla fine dell'obbligo militare. Prima di allora esso rappresentava

l'opzione alternativa, ma vincolante, all'obbligo di leva. «Dal momento

della sospensione del servizio obbligatorio militare anche il servizio

civile sarà interamente volontario», disse il presidente Sergio

Mattarella, all'epoca Ministro della Difesa. E aggiunse: «Qualsiasi

giovane potrà comunque concorrere alla difesa della patria con mezzi

ed attività non militari. I futuri volontari potranno continuare a favorire

e promuovere la solidarietà e la cooperazione. Oltre tutto, il servizio

civile sarà anche alla portata delle donne. Insomma sarà solo una

questione di scelta personale».

Tutti salutammo con grande soddisfazione quella riforma. Ma molte

cose sono frattanto accadute, tra cui un'ulteriore diffusione del

malcostume, anche all’interno del volontariato. A ben vedere, stiamo

incubando un vulnus costituzionale, in quanto l'Art. 52 della Carta

recita così: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.- Il

servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla

legge…".

Ora, posto che la Consulta ha sì stabilito il diritto del cittadino a

servire la patria anche espletando un servizio alternativo a quello

armato (sentenza n. 164/1985), tale opzione non cancella tuttavia il

carattere costituzionale di universalità e obbligatorietà che caratterizza

il "sacro dovere" di cui parla la Costituzione.

Del resto, con una disoccupazione giovanile oltre il 40% appare

persino opportuno ripensare l'intera materia. L'esperienza di questi

anni dimostra che la facoltatività del servizio civile non coinvolge gli

strati giovanili più emarginati. Al volontariato approdano uno su sei

richiedenti. Ed è facile supporre che ne restano escluse/i proprio quelle

ragazze e quei ragazzi che più di altri avrebbero invece bisogno di

essere coinvolti in un percorso d'inserimento formativo e lavorativo.

In questa luce il Sevizio civile nazionale andrebbe ripensato. E

andrebbe collegato con il tema del "Salario di cittadinanza", a partire

dal celebre saggio di Ernesto Rossi, Abolire la miseria, in cui viene

trattato il tema "Esercito del lavoro" (vai al testo di Ernesto Rossi) che

focalizza abbastanza bene ciò di cui oggi avremmo bisogno.

Ernesto Rossi

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Ultima osservazione, telegrafica: anche il discorso sul "sacro dovere"

sarebbe molto lungo. Espressioni come "difesa della Patria" possono

francamente apparirci ipotecate e retoriche. Diciamo, tuttavia, che la

parola "Difesa" esclude qui la possibilità per l'Italia di tornare a essere

uno "Stato aggressore" di tipo nazionalista o imperiale o fascista. E

l'aggettivo "sacro" può semplicemente intendersi quale attributo di un

"dovere" da custodire sottratto alle – umane troppo umane – ipocrisie

e/o astuzie del potere, dell'ideologia, dell'intrallazzo, del

menefreghismo e anche del "tanto peggio tanto meglio".

SPIGOLATURE

Frontiera della paura

Il respingimento in mare degli esuli sarebbe la

vergogna indelebile del così detto mondo civilizzato

di Renzo Balmelli

VERGOGNA. Quando si vedono i barconi carichi di migranti, viene

da chiedersi se i disperati tra i più disperati riusciranno ancora a trovare

un porto disposto ad accoglierli. A parte i volontari italiani, straordinari

nel prodigarsi in aiuto ai profughi, la sorte di questi derelitti affidata a

scafisti senza cuore non sembra interessare nessuno: ne il paese di

provenienza, ne l'occidente e nemmeno il G7 dove si è parlato di tutto

tranne che dell'esodo biblico del terzo millennio. Se poi dovesse

prevalere la peggiore e contagiosa vulgata leghista targata Salvini e

Maroni, potrebbe succedere che la frontiera della paura tra nord e sud,

trasformata in rozza merce elettorale, finisca col tradursi nel più

drammatico degli esiti: il respingimento in mare degli esuli,

abbandonati al loro destino, e quindi vergogna indelebile del così detto

mondo civilizzato.

MODERATI. Per trovare ancora un po' di spazio nel rutilante teatro

mediatico, d'altronde da lui stesso ampiamente sfruttato, Silvio

Berlusconi ha dovuto cedere una parte del suo più amato gioiello di

famiglia: quel Milan , sul quale ha costruito la sua popolarità, che un

tempo dominava campionato e coppe europee. L'attuale eclissi della

squadra propone anche una chiave di lettura politica poiché per certi

versi marcia di pari passo col declino del Cavaliere. Oggi la sua destra

come l'abbiamo conosciuta non esiste più, spodestata - tanto per restare

in tema- con un calcione dato da un altro schieramento che si presenta

come la variante italiana del lepenismo. Variante poco appetibile dagli

elettori che si definiscono di orientamento moderato, ma in

preoccupante crescita. Resta tuttavia ancora da definire se la destra di

prima fosse davvero la casa dei moderati o se la mutazione attuale non

sia altro che un semplice cambio di sigle.

FUMO. Tra i boschi della Baviera, al vertice dei grandi, si è delineata

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una nuova frontiera tra est e ovest dettata dalla fermezza nei confronti

della Russia di Putin. A qualcuno la compattezza mostrata dal vertice

ha suggerito l'immagine di una nuova "cortina di ferro" alla rovescia

voluta - si sostiene - non con mire aggressive, bensì per rafforzare la

coesione del G7, meno potente di un tempo, nell'intento di tenere

insieme valori di libertà e democrazia minacciati da pericoli di ogni

genere nell'universo del disordine. Teniamola per buona, sempre

sperando, come nella celebre canzone, che non sia tutto fumo negli

occhi. Obama se n'è fatto garante con la sua linea strategica volta al

dialogo, ma quel pacchetto galeotto, in dubbio tra caramelle e sigarette,

alle quali avrebbe rinunciato, ha sollevato un tormentone a cavallo tra

cronaca e diplomazia col quale a volte si fa anche la storia.

SIGARO. Se i portavoce della Casa Bianca assicurano che il

Presidente non fuma più da un pezzo anche per non incorrere nelle ire

di Michelle, altri personaggi famosi non hanno fatto mistero della loro

inveterata passione per il tabacco. Più delle sigarette sono però i sigari

a occupare il posto d'onore nei "vizi privati" dei vip di ieri e di oggi.

Sempre molto in voga sono i toscani fabbricati per la prima volta a

Firenze due secoli fa e protagonisti di un successo che continua ancora

oggi. "Un toscano e una croce di cavaliere – diceva Vittorio Emanuele

II – non si negano a nessuno" e di sicuro non se lo è fatto mancare

Clint Eastwood, non fumatore nella vita, ma che sullo schermo ,col

sigaro agli angoli della bocca , ha fissato la sua popolarità di

implacabile giustiziere nei western di Sergio Leone, altrettanto

implacabile per caratterizzare il personaggio nell'imporgli un vezzo

che l'attore detestava.

DOLCEZZA. Per vincere l'astinenza dal tabacco, uno dei rimedi più

diffusi consiste nel riempire le pause e placare la tensione con un

pezzetto di cioccolato, che oltretutto, contrariamente a quanto si è

sempre creduto, ha anche effetti calmanti sull'umore. Quando il

discorso cade sull'alimento derivato dai semi del cacao, il pensiero

corre inevitabilmente alla Svizzera, considerata la nazione leader nel

regno dell'arte dolciaria. Ma anche l'Italia, paese più noto nel campo

della gastronomia per altre specialità che vanno dalla pizza agli

spaghetti, si sta ritagliando un ruolo importante nella creazione di

ghiottonerie cioccolatiere di alta gamma che un tempo erano prodotti

di nicchia e che ora vanno forte in tutto il mondo battendo la crisi con

l'arma della dolcezza innovativa alla quale, pensate un po', non sa

resistere neppure la maestra confederata.

IMBARAZZO. Negli anni ottanta del secolo scorso la Russia, che

allora si chiamava ancora Unione Sovietica, agli occhi dell'America di

Reagan era l'impero del male. Considerato l'enorme sacrificio della

popolazione russa nella lotta al nazismo era un giudizio impietoso che

tuttavia non impedì all'attore diventato Presidente di gettare le basi per

liquidare la guerra fredda nel solco della Perestrojka avviata da

Gorbaciov. Ora che Mosca e l'Occidente si guardano di nuovo con

sospetto, Putin è stata accolto a Milano e Roma con un certo imbarazzo

controllato, ma senza preclusioni, tanto che l'Italia, in virtù dei suoi

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legami con Mosca, potrebbe svolgere un ruolo di pontiere tra est e

ovest per non resuscitare i vecchi conflitti ideologici. Ma le proteste

degli ucraini davanti ai cancelli di EXPO2015 dicono che lo scenario

non è roseo e che un'altra Glasnost non è dietro l'angolo.

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Depotenziare il Contratto Collettivo?

In troppi ne pagherebbero le conseguenze

La volontà di Renzi di privilegiare la contrattazione di secondo livello

afferma l'idea di un mercato duale, con una minoranza che gode dei

benefici della produttività e la maggioranza destinata a salari

marginali.

di Guido Iocca

Al presidente Renzi, si sa, il sistema di relazioni con le parti sociali

interessa, ma solo a patto che sia lui a dettarne le regole. Così, ben

venga (in linea del tutto teorica, beninteso) l’interlocuzione con Cgil,

Cisl e Uil, ma vuoi mettere quanto sarebbe meglio se le organizzazioni

dei lavoratori si riducessero a una? Quanto risulterebbe semplificato lo

scenario negoziale senza più “sigle su sigle”?

Parole dal retrogusto decisamente autoritario, che mandano con un

sol colpo a farsi benedire l’idea di sindacato unitario, cara in

particolare alla segretaria generale Cgil Susanna Camusso, poggiata

per anni sulle solide basi di un assunto che fino a ieri sembrava di

senso comune, e cioè che il pluralismo tra le confederazioni

rappresenta la migliore garanzia a sostegno della democrazia nei

luoghi di lavoro.

E pazienza se la nostra Costituzione, all’articolo 39, dice che le

modalità che disciplinano il diritto di associazione sindacale sono

libere e non è appannaggio di nessuno imporle (né tantomeno, facendo

leva su di una posizione di potere, suggerirle). Ciò che più conta è

l’agibilità politica del presidente del Consiglio e dei suoi più stretti

collaboratori.

Ma come si spiega questo pesante sconfinamento in campo altrui da

parte di Matteo Renzi? Cosa nasconde il suo iperattivismo sul versante

delle riforme sociali? L’uscita sul sindacato unico è solo l’ultima di

una lunga serie di interferenze – dalla legge sulla rappresentanza alla

ventilata stretta sugli scioperi nei servizi pubblici – che suonano come

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un appello rivolto alle associazioni sindacali (tutte, anche quelle a

difesa degli interessi delle imprese) a rinnovarsi al più presto,

seguendo però un canovaccio che lo stesso premier ha la pretesa di

metter loro a disposizione.

E tra le tante idee lanciate negli ultimi tempi, nel mirino dell’attuale

inquilino di Palazzo Chigi sembra esserci, più di ogni altra cosa, il

trasferimento delle prerogative fondamentali della contrattazione da

quella nazionale di categoria a quella aziendale, la carta su cui

principalmente intende puntare – spalleggiato dagli autorevoli punti di

vista di Sergio Marchionne e, più di recente, di Mario Draghi – per

rilanciare la produttività nel nostro paese.

Il fatto è che lo spostamento delle voci salariali sul livello di

contrattazione legato alla produttività, con il risultato di un sostanziale

svuotamento del ccnl, a cui non rimarrebbe che una mera funzione

regolatoria, vede le tre sigle confederali attestate su posizioni diverse.

Più inclini al confronto Cisl e Uil (ferme comunque nel proporre una

formula che preveda meccanismi di salvaguardia laddove non si faccia

negoziazione decentrata), più decisa nella difesa del ruolo del contratto

nazionale la Cgil.

Un orientamento, quello del sindacato di corso d’Italia, bollato –

soprattutto negli ambienti vicini al presidente del Consiglio – come

conservatore, quando non addirittura rigidamente ideologico. Stanno

veramente così le cose? Chi lo sostiene parla a sproposito, dimostrando

come minimo una discreta dose di malafede. Non si può far finta di

non sapere che la pratica della contrattazione di secondo livello è

diffusa soltanto in una piccola parte del mondo del lavoro. Ignorarlo

significa riproporre l’idea di un mercato duale: da un lato, una

minoranza di lavoratori che può ambire ai benefici della produttività e,

dall’altro, la maggioranza, destinata a condizioni salariali marginali.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

A quarant’anni da quell’omicidio

La notte del 12 giugno del 1975 venne freddato con due colpi d’arma

di fuoco il giovane esponente di Lotta continua Alceste Campanile.

Lo conoscevo bene. Era reggiano e studente, come me, all’Università

di Bologna.

di Mauro Del Bue

Qualche volta avevamo suonato la chitarra insieme, con un amico

comune. In qualche bettola di periferia, immersi fino al collo entrambi

tra musica e politica. Era appena tornato da un esame, superato

brillantemente, aveva lasciato il libretto universitario sotto l’uscio di

casa e si era diretto verso una discoteca di Montecchio, tra Parma e

Reggio, molto frequentata dai giovani. Il suo corpo è stato ritrovato in

una stradina di campagna a metà strada tra Sant’Ilario e Montecchio.

Alceste aveva militato nel Fronte della gioventù, organizzazione di

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estrema destra, prima di aderire a Lotta Continua e la prima sensazione

che ci pervase fu quella della consumazione di una feroce vendetta di

stampo fascista verso un ragazzo accusato di tradimento. Nel

pomeriggio si tenne una grande manifestazione, promossa dal comitato

antifascista, in cui noi giovani socialisti ci battemmo, contrastando su

questo i comunisti, perché anche gli esponenti di Lotta continua

potessero parlare. Il giorno del funerale decine di migliaia di militanti

di Lotta Continua, con Adriano Sofri in prima linea, tennero

un’imponente manifestazione inneggiando però anche alla lotta armata.

Da allora la magistratura si è imbattuta nel muro di silenzi e sospetti,

prevalentemente animati dal padre di Alceste, che si orientavano verso

la parte opposta rispetto a quella preventivata. In particolare negli

ambienti bolognesi dell’estremismo venne riportata all’ex dirigente di

Lotta continua Marco Boato una ricorrente intimazione a stare attenti,

si disse, “altrimenti farai la fine di Alceste Campanile”. Si cercarono

responsabilità soprattutto in quell’area dell’estremismo armato che

serviva per la vigilanza di Lotta Continua, si ipotizzò anche un

rapporto stretto tra il sequestro e il delitto Saronio e quello di Alceste.

Si dichiarò che parte del denaro sarebbe transitato da Reggio e proprio

da Alceste.

Mai nessun pentito, fino al 1999, ebbe qualcosa di concreto da

dichiarare sul delitto Campanile, contrariamente a tutti gli altri. Si

pensò dunque ad un omicidio molto particolare. Poi, appunto nel 1999,

Paolo Bellini, coinvolto in delitti di mafia, elemento di estrema destra,

in combutta con pezzi di servizi segreti deviati, fuggito in Brasile e

tornato in Italia sotto falso nome, dopo il suo arresto avvenuto in un

noto ristorante reggiano, ha aperto il sacco confessando di essere stato

lui, assieme a un suo compagno di Avanguardia nazionale, ad uccidere

Bellini su ordine di un terzo, un noto leader di Avanguardia nazionale.

Il movente tornava ad essere quello dei tradimento e si aggiungeva

quello di un attentato non riuscito che Campanile avrebbe ordito contro

l’abitazione dei Bellini.

Però gli altri due chiamati in causa da Bellini sono stati assolti.

Dunque la sua resta una verità incompleta visto che le pistole che

spararono furono due. Ammesso che Bellini abbia detto la verità, visto

che per il delitto Campanile non ha dovuto scontare nemmeno una

condanna, perché i 22 anni del processo ultimato nel 2007 sono andati

in prescrizione, e visto che di delitti ne aveva commessi otto o nove,

certificati e dunque anche gli anni comminati non avrebbero

appesantito più di tanto la sua posizione, restano ancora tante

domande. La magistratura intende evitare, dopo che almeno il secondo

colpevole, oltre al mandante, sono ancora sconosciuti, la celebrazione

di un nuovo processo? Come è possibile credere a Bellini se ha detto il

falso su chi lo accompagnava e su chi ha inviato i due a consumare il

delitto? A me pare che il delitto Campanile sia ancora avvolto nel

mistero.

Vai al sito dell’avantionline

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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Il lavoro nel XXI Secolo

Nuovo Quaderno di MondOperaio

Questo Quaderno si propone come continuazione logica del precedente

libro “La società giusta. Oltre la crisi”, che raccoglieva scritti

pubblicati sulla rivista Mondoperaio sulla crisi economica e finanziaria

in Italia e in Europa. In questa seconda raccolta il tema principale è il

lavoro nel XXI secolo. Gli Autori si interrogano sul significato e sulle

prospettive del lavoro nell’epoca della globalizzazione e della

crescente automazione, nel contesto della recessione e della crisi

finanziaria.

Ordina il Quaderno a questo link Prezzo di vendita: Euro 12,17

Prezzo di copertina: Euro 18,50

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

L’onda lunga

della secolarizzazione

di Luciano Pellicani

“Credo che non si possa parlare solo di una sconfitta dei principi

cristiani, ma di una sconfitta dell’umanità”. Con queste allarmate e

allarmanti parole il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato

vaticano, ha commentato l’esito del referendum indetto il 22 maggio in

Irlanda per decidere sulle nozze fra omosessuali. Un esito clamoroso,

poiché l’Irlanda era considerata una società “cattolica par exellence”.

Evidentemente, l’onda lunga della secolarizzazione ha acquistato una

velocità e una potenza espansiva tali da corroborare ampiamente la tesi

di coloro che ritengono che ormai l’Europa occidentale ha cessato di

essere una civiltà cristiana. Fra i quali recentemente si è distinto

Riccardo Campa con un libro dal significativo titolo “La rivincita del

paganesimo” (Deleyva Editore).

La sua tesi centrale è che la secolarizzazione è il problema

fondamentale della sociologia e che, per decifrare correttamente il

processo di modernizzazione – vale a dire la transizione dalla Città

sacra alla Città secolare – è imperativo partire dalla constatazione che

la civiltà europea si è retta per secoli e continua a reggersi su due

potenti tradizioni: quella greco-romana e quella giudaico-cristiana;

ossia “Atene e Gerusalemme, l’Accademia e la Chiesa”. Una

coesistenza che non è stata punto armoniosa, come in passato ha

preteso Talcott Parsons e come oggi pretende Rodney Stark. Al

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contrario: è stata — e continua ad essere — assai conflittuale poiché i

valori cardinali della “Cultura delle Ragione” sono antitetici ai valori

cardinali della “Cultura della Fede”, centrata sul principio secondo il

quale “Atene è pestifera per la salute dell’anima”, formulato da

Gregorio Nazianzeno e ossessivamente ribadito nel corso dei secoli

dominati dal Contemptus Mundi. Per questo, opportunamente, Campa

sottolinea con particolare vigore che, oltre ad essere fedele alla

Ragione, la tradizione greco-romana è fedele alla Terra, mentre la

tradizione giudaico-cristiana è fedele al Cielo. Una tesi, la sua, già

espressa dal grande George Orwell con queste parole: “L’ideale

umanistico e quello trascendente sono incompatibili. Si deve scegliere

fra Dio e l’uomo e tutti i radicali e i progressisti, dal più blando dei

liberali al più estremista degli anarchici, hanno in realtà scelto

l’uomo”.

Stando così le cose, il riconoscimento del diritto degli omosessuali

di sposarsi — sancito dalla maggioranza degli Irlandesi — non è altro

che ultimo capitolo del secolare conflitto fra Atene e Gerusalemme,

non già – come ritiene il cardinale Parolin – un sconfitta dell’umanità.

Semmai, una sconfitta dell’umanità era la sadica pratica di ardere sul

rogo coloro che, per le loro tendenze sessuali, erano considerati,

dall’etica cristiana, peccatori contro la Natura e contro Dio.

Dalla Fondazione Ernesto Balducci

riceviamo e volentieri pubblichiamo

I diritti e le seconde

generazioni di immigrati

Dibattito pubblico

Badia Fiesolana - Sala Emeroteca

17 giugno 2015 - ore 17

Introduce:

Andrea Cecconi - Presidente Fondazione Balducci

Partecipano:

Anna Triaandafyllidou - Istituto Universitario Europeo - "Le

politiche d’integrazione nei Paesi europei"

Marco Bontempi - Università di Firenze - "Conseguenze sociali di

un’integrazione mancata"

Mohamed Bamoshmoosh - Comunità Islamica di Firenze e

Toscana - "Le seconde generazioni di immigrati: quali diritti?"

Informazioni: Fondazione Ernesto Balducci

tel. 055.599147 / Fax 055.599240 / [email protected]

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

DALLA COOPERAZIONE - 1

Cooperazione e riflessione

In un momento come quello attuale, in cui la cooperazione sociale che

onestamente lavora deve ancor più far sentire la propria voce per

evitare di esser confusa con organizzazioni criminali che nulla hanno a

che fare con questo mondo, pensiamo possa essere utile condividere

una riflessione che, nella sua complessa semplicità, auspichiamo possa

spostare l’attenzione sull’operato e sui valori di centinaia di migliaia di

cooperatori onesti, piuttosto che sui crimini di pochi.

Quindi, per chi non l’avesse visto sui ns. social, dopo aver raccolto

l’autorizzazione dell’autore (Davide di una coop. friulana, la "Dinsi

une man"), condivido un intervento che ho recentemente apprezzato in

occasione di un corso di formazione grazie al quale, a mio avviso, nel

rappresentare la genesi del proprio lavoro in cooperativa, l’autore

fornisce una interessate visione e promozione della cooperazione

sociale. Potete vederlo e condividerlo cliccando qui oppure qui.

Buona giornata.

Alberto Cigana

DALLA COOPERAZIONE - 2

La Cooperativa agricola

INSIEME di Bratunac

Un messaggio del fotografo e giornalista Mario Boccia, a proposito

del film in via di realizzazione sulla cooperativa multietnica di donne

bosniache "Insieme", di cui trovate succhi di frutta e marmellate nei

supermercati COOP.

Cari e care, tra 20 giorni scade il crowfunding di "produzioni dal

basso" per permettere la realizzazione di questo film dei fratelli

Martone. Questo é il link per dare un'occhiata:

https://www.produzionidalbasso.com/project/dert/

Sulla pagina FB di "DERT" (il titolo del film) troverete molto di piú

e avrete testimonianza dell'interesse che si é creato attorno a questa

proposta. https://www.facebook.com/dertdoc

La storia da narrare é quella della Cooperativa agricola INSIEME di

Bratunac, che tutti conoscete, e del contesto nel quale é nata e si sta

sviluppando. Credo che abbiamo bisogno di vedere che a volte i sogni

possono realizzarsi, soprattutto quando sono collettivi.

www.coop-insieme.com

Vi chiedo un contributo, se potete. Anche una dichiarazione

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d'interesse verso il progetto é importante, perché il denaro serve, ma gli

amici di più. Siamo irriducibilmente diversi da tanti altri e non

misuriamo l'amicizia dall'entitá dei versamenti. Ci piace: "da ognuno

secondo le sue capacitá ad ognuno secondo i suoi bisogni" (...).

Scusate, mi sono lasciato prendere la mano... Volevo dire che anche

inoltrare i nostri link o scriverci messaggi d'incoraggiamento é utile e

sará molto gradito.

Grazie e a presto,

Mario Boccia

LETTERA

Una democrazia molto malata

L'Italia è ormai in preda ad una schizofrenia senza limiti, di fronte ad

una democrazia molto malata, ormai da un paio d'anni quasi il 50%

degli elettori non va al seggio, il Presidente del Coniglio non solo

gioca con la playstation ma fa anche di peggio, fa diffondere dai suoi

adepti un messaggio francamente inquietante: "è importante essere al

potere nella maggioranza delle regioni, di un paio di milioni di voti in

meno chissenefrega".

Ormai la battaglia politica è tutta finalizzata alla conquista delle

"stanze dei bottoni", se poi le strade sono in uno stato pessimo, il

welfare sta peggiorando giorno dopo giorno e le tasse e le gabelle

crescono beh sono tutte questioni che poco interessano agli uomini di

Palazzo.

Da un po' di tempo comunque sta emergendo, sia pure lentamente,

una chiave di lettura della situazione che stiamo vivendo che non

coincide esattamente con la "narrazione" solita, molti osservatori

iniziano a fare i conti con una realtà che sta emergendo e che non è

propriamente rosea, la stesso aumento di occupazione, venduto come

grande vittoria del jobs act, viene letto da chi non si fa ammaliare dai

dati della propaganda come un aumento dell'occupazione nei servizi

con un calo ulteriore, nonostante alcune isole felici, dell'occupazione

nelle attività produttive, con un ulteriore possibile peggioramento della

produttività.

Manca ancora la voce di un socialismo vero, di chi si candida a

rappresentare gli interessi di coloro che fanno del lavoro la propria

ragione di vita, ed anche sulle mailing list di area socialista non si

intravvedono ancora analisi che vadano oltre la solita discussione sui

rapporti partitici, sino a che non torneremo a parlare di economia e di

lavoro (it's the economy...) e/o di redistribuzione della ricchezza con la

leva del fisco difficilmente riusciremo a tornare a vedere le stelle.

Dario Allamano, Torino

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LETTERA

Oggi numismatica

Oggi visita alla sezione numismatica del Museo Nazionale Romano di

Palazzo Massimo. Una didascalia accanto ad una serie di monete del

settecento napoletano riportava la seguente dicitura che pare attagliarsi

perfettamente alla situazione greca: "Tutti parlavan de mali, e per

rimedio proponevan veleni" - Ferdinando Galiani.

Ferdinado Galiani è stato un economista geniale. Si batté contro il

liberismo incontrollato e, nel suo "Trattato della moneta", definisce

con precisone ruolo e funzioni del fisco redistributivo. Personaggio di

straordinario spessore analitico, pubblica il volume a soli 23 anni

inizialmente in forma anonima per poter in incognito ascoltare il

giudizio dei lettori, incluso il Cardinale Lambertini futuro papa

Benedetto XIV che amava farsene leggere da lui dei passi scelti.

Di famiglia pugliese casualmente nato a Chieti, Galiani è uno di quegli

economisti di cui Marx si dice tributario per la sua Teoria del valore.

Vito Ayroldi, e-mail

Le parole di Galiani nell'“Ipse dixit”. Grazie! – La red dell’ADL

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.