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Catalogo
Progetto grafico Marcello Francane
Redazione Claudio Nassa, Silvio Parini
Impaginazione Serena Parini, Antonio Carminati
In copertina Giovan Battista Moroni Ritratto di Gian Gerolamo Grumelli (Il cavaliere in rosa), particolare Bergamo, Collezione Palazzo Moroni
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, mec.canico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore
© 2000 by Skira editore, Milano © 2000 by Artificio srl, Firenze
Printed in ltaly Finito di stampare nel mese di settembre 2000 a cura di Skira, Ginevra-Milano
Prnduzione della mostl'a
Segreteria generale Romina Bigi Nicolò Sponzilli
Segreteria organizzativa Claudia Becherini
Comunicazione e Ufficio stampa DF Studio, Ester di Leo Mara Vitali Comunicazioni G&P Communication
Direzione allestimento Paolo Fiori
Allestimento Galli Allestimenti, Firenze Ennio Favetti & C., Firenze
Assicurazioni Progress lnsurance Broker
Consulenza e assistenza in mostra per lo stato di conservazione delle opere Anna Bianchini, Daniela Bucher, Ilaria Perticucci
Coordinamento sorveglianza Laura Bacchetta
U111/ormi del personale Selia al Carmine
Informazioni e prenotazioni Ardea
Visite guidate Ardea Exhibition Gate
Prevendita e biglietteria
Circuito T~ET~E
Il Cinquecento lombardo Da Leonardo a Caravaggio
Milano, Palazzo Reale 4 ottobre 2000 - 25 febbraio 2001
Mostra ideata e curata da Flavio Caroli
Comitato scientifico Flavio Caroli Carlo Pedretti Claudio Strinati
Direzione mostra Domenico Piraina Sandrino Schiffini
Segreteria scientifica Federica Colla
Progetto allestimento Alessandro Busci Anna Maria Quattrocchi
Lighting design Light Division Barbara Balestreri con Ilaria Aiolfi
Grafica della mostra Emilio Fioravanti, G&R Associati
Comune di Milano
Sindaco / Gabriele Albertini
Cultura e Musei
Assessore Salvatore Carrubba
Responsabile scientifico delle attività espositive di Palazzo Reale Flavio Caroli
Direttore Centrale e Direttore del Settore Alessandra Mottola Molfino
Ufficio Stampa Maria Grazia Vernuccio
Comunicazione e Immagine Camilla Talfani
RegioneLombardia
Presidente Roberto Formigoni
Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia Ettore A. Albertoni
Direttore Generale Pietro Petraroia
Dirigente della Struttura Comunicazione e Relazioni Este me Giuseppe Costa
Responsabile dell'Unità Operativa Iniziative culturali e celebrative Maria Antonia Zanferrari
l!>PALA?l.OREALE
Dirigente Sandrino Schiffini
Respomabile Ufficio Mostre Domenico Piraina
Segreteria organizzativa Giuliana Allievi Cristina Andena Laura De Luca Giulia Sonnante
Assistenza ternica Andrea La Boccetta Luciano Madeo Angelo Goitom
Comune di Milano
Educazione/Settore Servizi Educativi
Assessore Giovanni Testori
Direttore Centrale Francesca Della Porta
Direttore di Settore Alberto Ferrari
Sezione didattica "Il Tempio della Pittura"
Coordinamento Segreteria organizzativa Conduzione attività didattica Ufficio Iniziative Educative Culturali
Ideazione Fiorenza Mariotti I Teatro Laboratorio di Figure
Progetto allestimento Loretta Buti
Decorazioni Aris Provatàs
Oggetti Toporao
Grafica materiali didattici Sai Sistemi Comunicativi
Catalogo ideato e rnrato da Flavio Caroti
Segreteria scientifica Ada Magnani
Testi Flavio Caroti Carlo Pedretti Claudio Strinati Pietro C. Marani Grazia Calegari Antonio Paolucci Filippo Maria Ferro Maurizio Marini Kristina Herrmann Fiore
Autori delle schede U\.GT Antonella Gioii (A.L.) Angelo Loda (A.M.) Ada Magnani (A.M.A.M.) Anna Maria
Arnbrosini Massari (A.R. ) Antonio Romagnolo (A.S.) Alessandra Scappini (A.V.) Alberto Veca (An.G.) Antonella Gigli (C.C.) Cecilia Cametti (C.D.F.) Clario Di Fabio (C.G.) Cristina Gedda (C.G.B.) Caterina Gemma
Brenzoni (C.L.) Cinzia Lacchia (C.P.) Carlo Pedretti (C.S.) Claudio Salsi (Ca.C.) Carla Campani.ni (E.D.P. ) Enrico De Pascale (E.G.) Elena Ginanneschi (F.B. ) Francesco Barocelli (F.C.) Federico Cavalieri (F.F.) Flavia Fiori (F.G.) Francesca Garofai (F.M.F.) Filippo Maria Ferro (F.P .) Franca Pellegrini (F.R.) Francesco Rossi (G.C.) Grazia Calegari (G.F.) Giuseppe Fusari (G.G.) Gilberto Ganzer (G.P. ) Gloriano Paoletti (Gi.P.) Giuse Pastore (I.R.) Ivanoe Riboli (K.H.F) Kristi.na H errmann Fiore (L.M.) Loretta Mozzon.i (L.M.0 .) Lorenza Mochi Onori (L.P.G.) Laura Paola Gnaccolini (L.V.) Luisa Viola (M.C.C.) Maria Chiara Cavazzoni (M.G.) Mariangela Giusto (M.M.) Maurizio Marini (M.R.V.) Maria Rosaria Valazzi (N.M.) Nicoletta Moretti (P.B.) Piero Boccardo (P.C.M.) Pietro C. Marani (P.D.G.) Paola Di Giammaria (P.L.D.C.) Pierluigi Leone de
Castris (P .S.) Patrizia Sivieri
(P.V .) Paolo Venturoli (R.B.) Roberta Battaglia (R.C.) Renata Casarin (R.F.) Rachele Ferrario (R.M.) Roberto M.iddione (R.S .) Renata Sansone (R.V.) Romina Vitali (S.B.) Stefania Buganza (Si.E.) Simone Baiocco (V.G.) Valerio Guazzoni (V.T.) Vilrnos Tatrai
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Vll.25 Sofonisba Anguissola (Cremona, 1532 circa - Palermo, 1626)
Ritratto di famiglia: il padre Amilcare con il fratellino Asdrubale e la sorella Minerva Olio su tela 157 x 122 cm Niva, Nivaagaards Malerisamling
Il Ritratto di famiglia di Niva è l'unico dipinto lasciato incompiuto da Sofonisba Anguissola: infatti, la gonna di Minerva non è conclusa e il corpo di Asdrubale manca della stesura definitiva. Come documenta la fotografia pubblicata da F rizzoni nel 1910, un fantasioso restauratore si era fatto carico di completare lopera, integrando la veste della fanciulla e ridipingendo ad arbitrio gli abiti dei due uomini, a cui aggiunse anche le scarpe. Giorgio Vasari vide il dipinto nel 1566 in casa Anguissola a Cremona, e ne lasciò una preziosa testimonianza nella seconda edizione delle Vite (1568): "in un altro quadro si vede ritratto dalla medesinrn Sofonisba il Signor Amilcare suo padre, che ha da un lato una figliola di lui, sua sorella, chiamata Minerva, che in pitture e in lettere fu rara, e dall'altra Asdrubale figliuolo del medesimo, ed a loro fratello ; e anche questi sono tanto ben fatti, che pare che spirino e sieno vivis: simi)'. Con ogni probabilità il dipinto rimase custodito all'interno delle mura domestiche, alle quali era destinato, sino alla morte del fratello Asdrubale nel 1623. Successivamente passò a Roma, accompagnato dalla fama conferitagli da Vasari, nella sontuosa collezione di Villa Borghese (stanza di Seneca), dove le fonti lo menzionano dal 1650 al 1774 (Manilli 1650; Soprani, I , 1674; Zaist 1774). Nel 1819 era da qualche tempo emigrato in Francia (Lancetti 1819), dove più tardi venne acquistato dal ritrattista e pit -tare di genere Wilhelm Marstrand (Copenhagen 1810-1873), probabilmente in occasione di uno dei suoi viaggi a Parigi (1840 e 1855). Fu così che finì in Danimarca. All'asta della raccolta Marstrand, nel dicembre 1873 , il dipinto fu esitato come opera di ignoto (lotto n. 75): lo acquistò il collezionista Hage di Niva presso Copenhagen (Madsen 1908; Frizzoni 1910). L'opera, che si credeva scomparsa (Sacchi 1872; Fournier, Sarlovèze 1899), fu poi identificata nella galleria danese da Mathilde Koch e Theodor van Frimmel, che la pub-
blicò nel 1904. Da allora trovò sede stabile in tutta la letteratura anguissoliana, venendo riconosciuta tra i capisaldi dell 'artista accanto ali' altro celebre ritratto di gruppo ricordato da Vasari, la Partita a scacchi oggi a Poznan. La figura solida e monumentale di Amilcare, dal nobile volto leonino incorniciato dalla folta barba canuta, siede autorevolmente al centro della composizione; i suoi occhi vitrei stabiliscono un contatto con l'osservatore, al quale presenta con orgoglio il rampollo in cui è riposto il futuro della casata. Il "patto di successione" è visualizzato dall'emblematico incrocio delle mani del padre e del figlio , che leva il suo sguardo verso il genitore, partecipando con trepidazione infantile alla cerimonia di investitura, sotto lo sguardo consapevole e solidale della sorella. L'elegante completino rosso del bambino, munito degli attributi nobiliari guanto e spadino, bilancia il prezioso abito blu, con corpetto ricamato in argento e manica rossa broccata in oro, di Minerva, che stringe garbatamente al petto un mazzolino di ras-e e mughetti (l 'umile fiore che annuncia la primavera). Alle tre figure corrispondono tre tronchi, proporzionati alle rispettive età: robusto quello del padre, più sottile quello della figlia, esile e spezzato quello del bambino, da cui spuntano due polloni, allusivo probabilmente alla continuità della stirpe capace di contrastare la caducità delle cose. L'interpretazione, proposta intuitivamente da Rossana Sacchi (in Sofonisba ilnguissola .. _, 1994), trova conferma in un 'impresa di significato affine descritta dal contemporaneo Paolo Giovio (Dialogo dell'Imprese militan· e amorose, Vinegia 1557, p. 33): "un ramo, che si svelle dall'arbore .. ., & come subito succedendovene un altro ", figura adottata dal duca Cosimo per avvertire che, morto il duca Alessandro, alla casa de' Medici non sarebbero mancati successori a reggere il principato. Il parallelo farebbe supporre una relazione di Sofonisba con l'ambiente erudito dell'emblematica, già suggerita dal crittogramma del tondo di Boston (sul quale cfr. ora Costa 1999, pp . 54-62). Il tema della prosecuzione della stirpe si collega alle vicende private della famiglia Anguissola rivelate dai documenti, che avvalorano la lettura dell'opera offerta dalla Sacchi: larrivo a lungo atteso del figlio maschio, cresciuto come il continuatore della casata, attorniato dalle sorelle intente a coltivare i propri talenti, recando fama e onore ai due uomini_ La cronologia del dipinto, situata
tradizionalmente intorno al 1555 , è stata persuasivamente circoscritta da Bonetti (1928) agli anni 1558-1559, sulla base dell 'età di circa sette-otto anni dimostrata da Asdrubale, nato nel 1551. Se infatti l'età del bambino può essere oggetto di discussione (Perlingieri 1992, per esempio, gli assegna cinque anni, datando l'opera al 1556), l'adolescente Minerva appare cresciuta di almeno tre-quattro anni rispetto alla bambina della Partita a scacchi di Poznan, datata 1555 . Questa datazione trova ulteriore conforto nella maturazione stilistica intervenuta tra i due ritratti di famiglia. Lo studio delle reazioni psico-fisiche connesso al tema del gioco sviluppato nella Partita a scacchi, un connubio sperimentale tra il ritratto e la scena di genere, non è più al centro degli interessi di Sofonisba. Ora l'artista innalza il tiro, approdando a un risultato inlpegnativo che intreccia "le componenti del ritratto aulico-dinastico e quelle del ritratto familiare" (Sacchi). Sofonisba affronta qutprobabilmente per la prima volta,la tipologia del ritratto a piena figura (infatti non convince il Massimiliano Stampa a figura intera di Baltimora, 1557, troppo moroniano per appartenerle). E lo fa filtrando il suo marcato sostrato campesco con i modelli, già orientati verso lo "state-portrait", . di Moroni e forse di Tiziano, al cui Filippo II del Prado (1551) rinvia la classica mise en pose di Asdrubale. Il netto profilo da medaglia dell'infante, di gusto antichizzante, è una soluzione non insolita per ritratti di regnanti, e fu adottata anche da Leonardo nel cartone con Isabella d'Este duchessa di Mantova, anch'essa impostata sul busto semifrontale al pari di Asdrubale. Un richiamo al maestro fiorentino si indovina dietro la figura di Minerva, che, oltre a portare al petto il piccolo bouquet di fiori con gesto analogo a quello della Dama col mazzolino di Verrocchio, reclina le palpebre ruotando il capo come la Madonna del cartone di Londra con la Sant'Anna, ripetutamente ripresa dalla cerchia leonardesca milanese familiare alla pittrice. Una citazione inattesa è la posa scultorea di Amilcare, desunta dalla statua di Giuliano de' Medici nella Sacrestia Nuova di Michelangelo, come ha osservato Mina Gregari (in I Campi ... , 1985), probabilmente tramite un 'incisione essendo ripresa in controparte. L'irreale brano di paesaggio di gusto fiammingo , punteggiato di fantastiche architetture goticheggianti abbarbicate sulle cime montuose ma anche di rovine romane, è interamente di-
pinta d 'azzurro nel secondo piano, alla maniera adottata dalla scuola leonardesca in ottemperanza al precetto vinciano sulla "prospettiva aerea". La Gregari lo accosta a quello della Natività in San Pietro a Cremona (1555-1557) del secondo maestro di Sofonisba Bernardino Gatti (Gregari, in So/on isba Anguissola .. ., 1994, pp. 18-19, fig. 3); mentre a parere di Patrizia Costa (1999), il trattamento cromatico della prospettiva con il blu svaporante nei lontani lo avvicinereb~9·0 ai paesaggi delle Ore Farnese, il manoscritto miniato a Roma nel 1546 da Giulio Clovio, che dovette avviare l' Anguissola alla pratica della miniatura probabilmente in occasione del suo soggiorno a Piacenza (1557 -1558 circa), quasi contemporaneo al dipinto in esame. A fronte di questo ampliamento di orizzonti (che preannuncia il distacco dalla terra natia) , Sofonisba mantiene inalterata la propria robusta identità di pittrice "dal naturale " e di sensibile psicologa: infatti, pur mirando a una maggior idealizzazione dei modelli contaminati da riferimenti colti, con un intenso colloquio di sguardi riesce ad animarli di una verira di sentimento che non era sfuggita a Vasari. Anche lo stile ha subito un'evoluzione: allo sfumato lombardo e alle minute vibrazioni pittoriche di matrice parmigianinesca della Partita a scacchi, subentra infatti una stesura più lucida e volumetrica di ispirazione tosco-romana, evidente anche nel coevo Autoritratto di Brera. Merita una breve digressione la figura di Minerva, qui ritratta in rappresentanza delle sorelle, morta precocemente nel 1564 e descritta dalle fonti come "eccellentissima in lettere latine, e volgari". L'età dimostrata nel dipinto, tra i quattordici e i sedici anni, mentre nella Partita a scacchi potrebbe averne dieci-dodici, indurrebbe ad anticiparne la data di nascita agli anni 1543-1545 . Tra le altre effigi supposte di Minerva (Ghirardi 1992, pp. 35-43) ve ne sono due sole sicure: il ritratto al Poldi Pezzoli dipinto dalla sorella Lucia (1562-1564 circa), riconosciuto da Flavio Caroli (1987, pp. 158-159, n. 37) , e quello probabilmente post mortem identificato dalla medaglia con la dea Minerva (troppo debole per appartenere a Sofonisba, a cui è assegnato dubitativamente dalla Sacchi, in Sofonisba Anguissola .. ., 1994, pp. 228-229, n . 22). A questi due andrebbe aggiunta, a mio giudizio, la fanciulletta all 'incirca decenne, non ancora identificata (Bora, in I Campi ... , 1985, pp . 301-302, n. 2.12.1),
che posa con il piccolo Asdrubale nel notissimo disegno di Capodimonte col Fanciullo morso da un gambero, databile al 1553-1554. Nel dipinto di Niv3, Minerv~}( una testimone deliziosa e discreta, un po' costretta nella quinta laterale ri servatale. Forse non era stata prevista nell'assetto iniziale, che pare risolto autonomamente nel gruppo di padre e figlio, e dovette venir inserita in un secondo tempo anche per ragioni di equilibrio compositivo, come suggerirebbe inoltre la sottana non completata. Ma l'aggiunta avrebbe provocato fun sensibile sbilanciamento tra pieni e vuoti, a cui Sofonisba, evidentemente, non poteva più porre rimedio. È forse questa la ragione per cui l'artista, al momento della partenza per la Spagna (1559) , abbandonò il dipinto incompiuto, lasciando a Cremona, oltre che l'ultimo atto d'amore verso la famiglia, uno dei più ambiziosi e affascinanti cimenti del suo fervido periodo giovanile. (C.G.)
Bibliografia Vasari 1568, ed. 1878-1885, VI, 1881, p. 498; Manilli 1650, p. 25; Soprani 1674, I, p . 412; Baldinucci 1681-1728, ed. 1845-1847, II , 1846, pp. 623-624; Montelatici 1700, p. 257; Zaist 1774, p. 232; Lancetti 1819-1822, I, 1819, p. 258; Sacchi 1872, p. 9; Fournier, Sarlovèze 1899, p. 11; von Frimmel 1904, p . 39; Berenson 1907, p. 162; Posse, in Thieme, Becker, I, 1907, p. 524; Madsen 1908, p. 7; Frizzoni 1909, s.p.; Frizzoni 1910, pp. 406-408 e nota 1, fig. 7; Krohn 1910, p. 104; Mostra del ritratto .. ., 1911 , p. 154, n. 3; White 1911, pp. 125-128; Cook 1914-1915, pp. 235-236, tav. IB; Nicodemi 1927, pp. 224-225 , fig. a p. 222; Bonetti 1928, pp. 291-292; Berenson 1932, p. 23; Bonetti 1932, pp. 112-113 ; Venturi 1933 , DC/VI, pp. 926-927 , fig. 569; Berenson 1936, p. 20; 01-sen 1961, pp. 35-36, tav. XLilb; Romanini 1961, p. 322; Kiinel , Kunze 1962, pp. 87-88, fig. 3; Longhi 1963 , p. 51; Berenson 1968, I , p. 13; Sutherland Harris, in Sutherland Harris , Nochlin 1976, p. 27 ; ed. it. 1979, p . 105; Smidt 1983, p. 58; Gregori, in I Campi .. ., 1985, pp. 172-173 ; Sambo, in I Campi .. ., 1985 , pp. 175-176, n. 1.16.5; Caroli 1987 , pp. 50, 58, 120-121 , n. 17; Biffi, ed. Bandera Gregori 1989, pp. 138, 142 nota 9; Ghirardi 1992, pp. 36-37, tav. 17; Perlingieri 1992, pp. 82-83, 91, 94, fig. 51 ; Gregori , in So/on isba Anguissola .. ., 1994, pp. 12, 19, 34; Sacchi, in Sofonisba Anguissola .. ., 1994, pp. 214-215 , n. 15; Costa 1999, p. 55 e nota 9.
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