20
( La misura del tempo L'antico splendore dell' orologeria italiana dal XV al XVIII secolo a cura di Giusep pe Brusa PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO CASTELLO DEL B UONCONSIGLIO MONUMENTI E COLLEZIONI PROVI NCIALI - 2005 -

L'orologio meccanico e il ritratto: variazioni sul tema da Tiziano a David

Embed Size (px)

Citation preview

(

La misura del tempoL'antico splendore dell'orologeria italiana

dal XV al XVIII secolo

a cura di

Giuseppe Brusa

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO

MONUMENTI E COLLEZIONI PROVINCIALI

- 2005 -

J

Fig. 2- Orologioportatile a pesi, particolare delritratto noto come L'uomocon la freccia (vedi fig. 5).

Roberto Pancheri

disponibile su lla storia dell'orolo­geria.

Perché dare la caccia agli oro lo­gi meccan ici e non anche alle cles­sid re, pure diffusissime in pittu­ra ? Affido la risp osta a una rifles­sione di Ernst [unger: "L'orologiomecc anico non è né un orologiotellurico né un orologio cosmico.È una terza cosa, una creazionedell'intelletto che non indica né iltempo astronomico né il tempoterreno. Quello ch e ci viene d i­spensato è tempo astratto, tempointellettuale. Non è un tempo checi ve nga offerto in dono, come laluce del so le o gli elementi natu­rali, ma un tempo che l'uomoelargisce a se stesso e di cui disp o­ne '" . Il tempo mi surato da un or­digno a ingranaggi, a differenzadi quello scandito dallo scorreredell' acqua o della sabbia o d el ­l'ombra, è un'entità addomestica­ta e artificiale, su lla quale l'indivi­duo può esercitare un controllo.L'avvento del tempo meccanizza­

to coincide con la nascita di una nuova mentalità lai­ca, che pone l'uomo a m isura di tutte le cose . L'es­senza del ritratto moderno e l'idea di tempo rappre­sentata dall'orologio meccanico poggiano su un co­mune subs trato umanistico.

2 E. [unger, Das Sanduhrbuch, Stuttgart 1954(trad. il. Il libro dell'oro­logio a polvere, Milano 1994, pp. 74-75).

L'OROLOGIO MECCANICO E IL RITRATTO:VARIAZIONI SUL TEMA DA TIZIANO A DAVID

Punto di riferimento imprescin­dibile per ogni indagine su i rap­porti intercorsi tra orologeria e artifigurative è un elegan te volume il­lustrato, pressoché introvabile nel­le biblioteche ital iane: il De horo­logiis in arte di Alfre d Chapuis,pubblicato a Losanna nelle edizio­ni del "Journal suisse d 'horlogerieet de bijouterie" nel 19541. Si trat­ta del più ampio e sistematico re­pertorio finora disponibile su ll' ar­go men to: una se qu enza di oltreduec ento immagini che, n ono­stan te alcune vistose assenze, ba­stano a evidenz iare la complessitàdel fenomeno, analizzato sotto lalente di uno dei maggiori spe ciali­sti di orologeria an tica. La curiosi­tà e i numerosi interrogativi cheun libro sim ile può su scitare inuno storico dell' arte - con il mu­tamento di prospettiva che ciòcomporta risp etto agli oggetti.del­l'indagine - mi h anno indotto arip rendere il lavoro così egregia­mente avviato, circoscrivendo leric erche alla ritrattistica. Entro i limiti di un censi­m ento necessariamente p arziale, ne è emers o unquadro di una vastità insospettata, con una moltepli­cità di aspetti poco sondati dalla critica artistica, chemolto raramente ha attinto alla copiosa letteratura

1 A. Chapuis, De horologiis in arte. L'Horloge et laMontre à travers lesAges, d'après les Documents du Temps, Lausanne 1954.

Fig. l - Tiziano Vecellio, RitrattodelcardinaleCristoforo Madruzzo,principevescovodi Trento, 1552. SanPaolodelBrasile, Museu de Arte.

50 51

L'''horologio da rote" è una meraviglia ignota al­l'antichità e rappresenta una delle rare innovazionitecnologiche autoctone del medioevo cristiano. An­cora verso l'anno 1600 esso era additato come unadelle più importanti novità che marcavano la distin­zione tra l'età moderna e la civiltà classica, insiemealla scoperta dell'America, alla stampa, alla polvereda sparo, alla distillazione dell' alcool: come tale,l'orologio meccanico è raffigurato nel frontespiziodella serie di incisioni dal titolo Nova Reperta, realiz­zate dal fiammingo Giovanni Stradano". Nato inEuropa nel corso del Duecento, il nuovo strumentoper la misurazione del tempo entrò a far parte del­l'immaginario dell'uomo occidentale a partire dalsecolo successivo, quando conobbero ampia diffu­sione gli svegliatori monastici e gli orologi da torre' .

In questa fase aurorale i costruttori degli orologisono spesso monaci o frati". I letterati del tardo me­dioevo, appartenenti in prevalenza alla schiera deichierici, hanno dimestichezza con il nuovo conge­gno, che ai loro occhi si affranca dalle macchine piùvili per i suoi strett i legami con l'astrologia. Dantenel Paradiso è in grado di evocare il funzionamentodi uno svegliatore monastico con perfetta cognizio­ne di causa : in alcune terzine spesso citate dagli sto­rici dell'orologeria egli ci ricorda, ricorrendo all' ono­matopea - "come orologio che ne chiami [.. .] tin tinsonando con sì dolce nota" - che in questa esperien­za è coinvolto in modo determinante anche il sensodell'udito",

Nonostante tali premesse, dovrà trascorrere anco­ra un altro seco lo prima che l'orologio meccanico di­venti un oggetto destinato alla fruizione individua­le . Come ricorda Carlo Cipolla, "per tutto il Tre e

3 E. H. Gombr ich, Artee progresso. Storia e influenza di un'idea, Roma ­Bari 2002, pp . 83-84, fig. 46.

4 D. S. Landes, Storia del tempo. L'orologioelanascita del mondo moder­no, Milano 1984, pp. 57-62.

5 C. M. Cip olla, Le macchine del tempo, Bologna 1996, p. 27.

6 L. Baldacci , Orologio, in Enciclopedia Dantesca, IV, Rom a 1973, pp .203-204. An che Francesco Petra rca mani fest a nei suoi scrit ti vivointeresse per oro logi e automi. Sull 'argomen to si veda V.Bran cone,Petrarca conoscitore, in "Polittico", 3, giug no 2004, pp . 36-39.

7 Cip olla, Le macchine del tempo , cit., pp. 21-24.

8 Chapuis, De horologiis in arte , cit., pp. 14-19; H. Michel, L'Horlogede Sapienceet l'histoire de l'horlogerie, in "Physìs", II, 1960, n. 2, pp.291-298.

52

Quattrocento la domanda di orologi rimase limita­ta" e "fu solo nel cor so del Cinquecento che gli oro­logi privati sia a pesi che a molla divennero progres­sivamente meno rari"? È questa una delle spiegazio­ni della loro comparsa piuttosto tarda nelle arti figu­rative: le prime testimonianze sono rintracciabili incodici miniati fiamminghi, francesi e borgognonidella prima metà del Quattrocento, dove l'orologiosi accompagna a immagini allegoriche della Sapien­za", Dal canto suo la clessidra, a partire dalla fine delmedioevo, viene costantemente associata alla rap­presentazione della morte, divenendo nel contempouno dei simboli della vita contemplativa".

Nella pittura italiana una delle apparizioni piùprecoci dell' orologio meccanico è cos tituita dallosvegliatore monastico a pesi, ruote e bilanciere a co­rona raffigurato nel Sant'Agostino nello studio di San­dro Botticelli (Figg. 3-4). Si tratta di un affresco risa­lente al 1480 circa, già collocato sul tramezzo dellachiesa di Ognissanti a Firenze, accanto all'ingressodel coro e in pendant con un San Gerolamo di Dome­nico Ghirlandaio. A proposito di quest'opera cele­berrima, ben nota agli specialisti dell' orologerial 0,

non sarà inutile una piccola digressione.È recente l'interesse della critica per una scritta

inserita dal pittore sulla pagina sinistra del trattatodi geometria collocato alle spalle del santo accantoall' orologio" . A circa metà della pagina a sinistra, incorrispondenza di una crocetta posta a margine, lafinta scrittura s'interrompe per dare spazio a unafrase di senso compiuto: "Dove framartino eschap­pato / edoveandato efuordela porta / alprato", ov­vero: "Dov'è fra Martino? È scappato. E dov'è anda­to? È fuor della Porta al Prato" . Il tenore della frase

9 E. Panofsky, Siudies in Iconology. HumanisticThemes in theArt ofRe­naissance, New York 1939, pp. 69-93. Per un aggi orna me nto sug listudi icono logici si racco ma nda la lettura del sag gio di Laura DalPrà pubblicato nel presente volume .

lO Si veda tra gli altri A. Simoni, Orologi italiani dal Cinquecento all'Ot­tocento, Milano 1965, p . 67. Secondo lo studioso - mai cita to neglistudi su Botticelli - "l'artis ta dovett e prendere a mod ello un oro lo­gio già vecchio a qu el tempo come appa re dalla corona incas tella tadel bilan ciere". Per un' immagine di uno svegliatore monastico delprincip io del Quattrocento cfr.Ibid., p. 70.

11 A qua nto pare l'iscrizione ricompar ve solo dopo il restauro esegui­to nel 1967, all'indomani dell' allu vione che colpì anche la chiesa diOgni ssanti.

Fig. 3 - Sandra Botticelli, Sant'Agostinonello studio, ca. 1480. Firenze, chiesadi Ognissanti.

sembrerebbe alludere alla fuga dal convento di unfrate, che ha trovato riparo fuori città, oltre la portaurbica detta del Prato (la più vicina alla chiesa diOgnissanti)" . Per quanto mi consta, non è mai statavagliata la possibilità che la scritta si riferisca all' oro­logio che le sta accanto. Eppure la contiguità con

12 Ron ald Lightbown le ritien e "parole beffard e, probabilment e col­te da un a con versazion e in corso tra du e confra telli so tto l' ìrnpal­catura su cui lavorava il pittore" (R. Lightbown , Sandra Botticelli,Milano 1989, p. 77. Per un 'analisi più circostan ziata : Id., Botticelli,2 voll., Berkeley-Los Ange les 1978, I, p. 51, II, p. 38). A qu esta lec­tiofacilior Martin Kemp h a cont ra pposto la seg ue nte versione :"Do[m]us Sa Ma rtino e chascato / e dove anda to / e fuor delaporta al pr ato" . Secondo questa in ter pretazione, Bottic elli avrebbe

Fig. 4 - Sandra Botticelli, Sant'Agosti/IO nello studio, particolare del trattato digeometria e dello svegliatore monastico.

esso è immediata. A un orecchio italiano non puòsfuggire la sequenza di rime che connota la frase eche le conferisce una cadenza di fila strocca. Nonsembra perciò del tutto peregrina l'ipotesi che essacircolasse oralmente tra i frati e i novizi di Ognissan­ti, magari come canone sul tipo della popolare can-

voluto ricordare un cro llo avvenuto vicino alla chiesa di San Mar­tin o a Mu gn one, sita appunto fuo ri Porta al Prato e dem oli ta nel1529. Lo studioso dimostra, sulla base di documenti d' archivio, chein que lla zona aveva delle proprietà la famig lia Vespucci, commit­tente dell' affresco (M. Kemp, The Taking andUseof Evidence,withaBotticellian Case-studu, in "A rt [ournal ", 44, 1984, pp. 207-215; Id .,Immagine e verità. Per unastoria dei rapporti fra artee scienza, a curadi M. Wallace e L. Zucchi, Milano 1999, pp . 60-61). Dal canto suo,

53

zonetta Fra Martino campanaro, ben nota anche inFrancia (Frère ]acques) e nei paesi germanofoni (Bru­der ]acob). Le origini di questa chanson in forma di ca­none a quattro voci sono avvolte nel mistero: le pri­me edizioni a stamp a datano ai primi anni del XIXsecolo". C'è ragione di credere, tuttavia, che il testofaccia riferimento a una tradizione orale ben più an­tica, dato il suo contenuto legato alla vita monasticae più precisamente alla liturgia del mattutino. La fi­lastrocca su ona infatti come uno scherzoso rimpro­vero a frate Martino, il quale ha commesso una gra­ve om issione: non ha dato la sveglia ai confratelliper chiamarli alla preghiera notturna, continuandoa dormire beatamente. Fra Martino è dunque l'ad­d etto - in questo caso negligente - alla campanadella sveglia e in qualche misura l'antesignano delmoderatore di orologi. Com'è noto, l'esigenza di ri­spettare rigorosamente gli orari della preghiera fuuna delle principali motivazioni che condussero allacreazione e al perfezionamento degli orologi mecca­nici. A tale proposito David Landes non ha esitato acitare la diffusione di Frère ]acques come prova indi­retta di quanto l'obbligo della sveglia fosse stato in­teriorizzato dal clero regolare". Per quanto riguardagli Umiliati di Ognissanti, essi dovevano avere benpresente la Regula ad servos Dei di Sant'Agos tin o,dove ai monaci si raccom an da di essere "perseve­ranti nella preghiera, secondo le ore e i tempi stabi­liti"15.

Richard Stapleford ha proposto un a lettura alterna tiva, integrandoin modo di verso le abbreviazioni : "Dove sant agostino a dl eus] asp [er]ato e dov'è anda to a fuor dela porta al prato" . La scritta al­luderebbe a un episodio della vita di Agostino, qu ella dell a suaconversione in un giar di no di Milano narr at a nell e Confessioni,ment re l'orologio si riferirebbe alla d iscussion e su lla natura deltempo contenuta nell 'XI lib ro del su d de tto testo (R. Staplefo rd,Intellect and Intuition in Botticelli's SaintAugustine, in "The Art Bul­letin", LXXVI, 1994, n. 1, pp . 69-80). In altre parole, !'iscrizione co­stituirebbe la chiave di lettura dell' intero affresco: in esso Botticellinon av rebbe in teso raffigurare la visio ne av uta dal santo al mo­mento della morte di Gero lamo, come nel telero di Carpaccio nel­la Scuo la di San Giorg io degli Schiavoni, ma l'episo dio del Tolle,lege. Per contro, Rolf Bagemihl ha recentemen te riafferrnato, nellasostanz a, la più trad izionale int erpretazione (R. Bagemihl, On Rea­ding (inio) Botticelli's St. Augustine, in "Sou rse", XVI, 1997, pp. 16­19). Di fronte a que sta vis tosa dis pa rità di esegesi, Martin Kemp èritorn ato sull'argomento concludend o che "qua lunque lettura de­cid iamo di ado ttare, la funzion e del testo riman e probl em at ica.Manchiamo precisamente di un adegua to modello int erpretativo

54

In questa ottica la filastrocca inserita da Botticelliaccanto al magnifico esemplare di svegliatore - chesegna la ventiquattresima ora del giorno, ossia quel­la del tramonto - acquista perfettamente senso, spe­cialmente se si considera la collocazione originariadell' affresco "alla porta che va in coro?". Il frate fio­rentino, forse approfittando del suo ruolo di custoshorologii, ha lasciato di buonora il convento e si èdileguato: i confratelli se ne sono resi conto solo amattutino, constatando la sua assenza in coro, e lavoce è corsa di cella in cella. Sia che la si intendacome sem plice burla, sia che le si vo glia attribuireun più pregnante messaggio relativo ai tempi e agliobblighi della preghiera, l'iscrizione di Ognissantiappare comunque legata alla funzione essenzialedell'orologio in seno alla comunità conventuale.

Rimanendo in ambito fiorentino, non si puòomettere di ricordare che altri pionieri del Rinasci­mento si occuparono di orologi. Come narra GiorgioVasari, Filippo Brunelleschi "lavorò di su a mano al­cuni or iuoli bonissimi e bellissimi'ì" , mentre Andreadel Verrocchio realizzò "il putto dell'oriuolo di Mer­cato Nuovo, che ha le braccia sch iodate in modo chealzandole, suona l'ore con un martello che tiene inmano" 18: si trattava insomma di un vero e proprioautoma. Nessuna di queste opere ci è pervenuta.

La dimestichezza di alcuni artisti con l'arte orolo­giera si fonda sulle loro origini familiari . Il caso piùnoto, è quello di Federico Barocci: esponente di una

per questa piccola iscrizione . Le sue rido tte dimensioni e la sua po­sizione così poco significativa suggerisco no che non fosse int esaper il pubblico generale" (Kemp, Immaginee verità..., cit., p . 61). Dault imo, Nicoletta Pons ritiene che la scritta "vada comunque ricon­dotta al carattere burlesco e sche rzoso del Filipepi, come emerge inpiù pa rti della vita vas aria na" (N. Pons, scheda in Botticellie Filippi­no. L'inquietudine e lagrazia nellapittura fiorentina del Quattrocento,catalog o della mostr a (Parigi e Firenze), a cura di D. Arasse, P. DeVecchi, J.Katz Nelson, Ginevra-Milano 2004, pp . 130-132, cat. 9).

13 Dizionario Enciclopedico Universale dellaMusica edei Musicisti. I titolie i personaggi, a cura di A. Basso, I, Torin o 1999, p . 651.

14 Landes, Storia del tempo.. .r cit ., pp. 57-69.

15 Regole monastiche antiche, a cura di G. Turbessi, Roma 1974, p. 283.Più precise in dicazioni sui tempi d ell a p regh ier a sono fornitenell'Ordo monasterii. Cfr. Ibid., p . 293.

16 G. Vasari, Levite de' più eccellenti Pittori, Scultori, e Architettori, Fi­renze 1568 (ed . cons. Roma 1991, p . 493).

17 Ibid., p . 328.

18 Ibid., p. 507.

stirpe di stimati orologiai urbinati", fu l'unico dellafamiglia a dedicarsi alla pittura. Il fratello Simonecrebb e in grande fama come costruttore di strumentimatematici e il biografo Filippo Baldinu cci ricordache Federico stesso "in età cresciuto, fu dal p adreadattato al mestiere di fare astrolabi'<". Eppure, scor­rendo il suo vasto catalogo pittorico, non è dato rico­no scere alcun indizio di questa tradizione familiare;è invece presente, almeno in un caso, la cle ssidra,raffigurata nel ritratto di monsignor Giuliano dellaRov ere oggi al Kunsthistorisches Museum di Vien­na". Questa circostanza può essere letta come unaspia del fatto - ovvio, se si vuole - che la scelta d 'in­serire o meno un orologio accanto all'effigiato spet­ta sse in primo luogo al committente e non all 'arti­sta".

Assai rare sono le apparizioni di ordigni meccani­ci nella ritrattistica anteriore al 1500, che si andavaallora codificando come genere figurativo autono­m023. Un possibile antefatto è rappresentato dal­l'orologio a pesi con su oneria raffigurato in una ta­vola di paternità e cronologia controverse, conserva­ta al Museo Reale di Belle Arti di Anversa" (Figg. 2,5). La piccola tavola (75 x 50 cm), certamente operadi un pittore fiammingo, reca una vecchia attribu­zione a Rogier van der Weyden25

• Secondo la recen­te analisi di Dirk De Vas, si tratta for se di una copiaantica basata su un perduto ritratto eseguito da unsegu ace del maestro". Il soggetto, noto come L'horn­me alaflèche, è stato identificato in prima battuta con

19 E. Morpurgo, Dizionario degli orologiai italiani, Mila no 1974, pp. 18­19.

20 F.Baldinucci, Notiziedei professori del disegno da Cimabue in qua, ed.a cura di F.Ran alli, III, Firenze 1846, p . 396.

21 Cfr. A. Emiliani, Federico Barocci (Urbino 1535 -1612),2 voll., Bolo­gna 1985, II, pp. 294-295.

22 Un hapax stre ttamente legato ai polied rici interessi del sogg etto vaconsi derato l'Autoritratto come orologiere di Agos tino Carr acci: il di­pint o - men zion ato nella Felsina pittrice di Giulio Cesare Malvasia(1678) e confluito, a detta del cano nico bolognese, nella galleria diautori tra tti del cardina le Leop old o de' Medici - è stato dubitativa­mente ide ntificato con un problema tico ritratt o già di prop riet àdella Cassa di Risp armio di Bologna. Sul dipint o si ved a da ulti moB. Secci, sche da in Il ritratto identità e storia, catalogo della mo stra(San Giorgio in Poggiale), a cura di V. Coen, Milano 2001, pp . 26,155-156, cat. 5.

23 T. Todorov, Éloge del'IndividuoEssai sur lapeinture flamande delaRe­naissance, Paris 2000, in part icolare pp. 101-105.

Jean Lefèvre, signore di Saint-Remy (Abbev ille1395 /96 - Bruges 1468), personalità al servizio delduca di Borgogna Filippo il Buono e "re d'armi"dell'Ordine del Toson d' oro" . Questa in terpretazio­ne, tuttavia, è stata successivamente contestata, an­che alla luce del fatto che il medesimo per sonaggiocompare in un altro dipinto della cerchia di van derWeyden, la Compagnia di uomini dei Musées Royauxdes Beaux-Arts di Bruxelles". L'attributo della frec­cia - che ricorda altri celebri ritratti di Rogier e HansMemling - è stato interpretato come emblema d igiu dice di torneo o più semplicemente come distin­tivo militare. Con la mano sinistra l'uomo regge an­che l'impugnatura di una daga.

L'orologio, con quadrante diviso in dodici, è de­scritto con incredibile acribia" : è collocato in posi­zione preminente, alla stessa altez za del volto del­l' effigiato, e proietta la propria ombra su l muro: so­pra la catenella che lo tiene appeso, e che ne manife­sta il carattere di oggetto portatile, inizia a disp iegar­si un cartiglio nero recante due scri tte latine: "Horaest jam / nos de supno surgere / Ad Roman Pa u­lu s." e "Quia novissima hora est / Epist. Johis." . Sitratta di due citazioni scritturali, una tratta dalla let­tera di San Paolo ai Romani (13, 11), l'altra dalla pri­ma lettera di San Giovanni (2, 18). "È già ora di de­stars i dal sonno, essendo la nostra salvezza orm aipiù vicina di quando abbracciammo la fede. La not­te è avanzata e si avvicina il giorno. Allontaniamodunque da noi le opere delle tenebre e rivestiamoci

24 Sull'opera si veda lo specifico contributo di L. Wuyts, Aantekenin­gen bijeen vermeend portret van [ean Lefèvre door Rogier Va n derWeyden, in "[aa rboek van het Konink lijk Mu seum voor Scho neKunsten Antwerpen", 1969, pp . 61-96.

25 J. Destrée, Roger dela Pasture van der Weyden, II, Paris et Bruxelles1930, tav. 129. Per un aggiornamen to: C. Stroo e P. Syfer-d'Olne,The Flemish Primitives, I, The Master of Flémalle and Rogier van derWeyden groups, Brussels 1996, pp. 153-162.

26 D. De Vos, Rogier van der Weyden. The Complete Works, New York1999, p . 415, n . C14.

27 W. Stein, Die Bildnisse von Roger van der Weyden, in "[ahrbuch derPre ussischen Kunstsammlungen", XLVII, 1926, pp. 20-24.

28 Stroo e Syfer-d'Olne, TheFlemish Primitives ..., cit.; De Vos, Rogiervan der Weyden ..., cit ., p. 402.

29 Per un'ana lisi dell'orologio raffigurato si veda H. A. Lloyd, Someoutstanding clocks over seven hundred years 1250-1950, London 1958,pp. 31-32, tavv. 25-26.

55

Fig. 5 - Copia o derivazioneantica da Rogier van derWeyden, L'uomo con la freccia .Anversa, Koninklijk Museumvoor Schone Kunsten.

56

delle armi della luce", scrive San Paolo, ricordandoche l'ora della parusia è prossima". Il passo di Gio ­vanni accenna all'avvento dell'Anticristo: "Figlioli,è l'ultima ora. Udiste che deve venire l'anticristo;ebbene ecco: molti anticristi già sono sorti fin d'ora:da ciò sappiamo che è l'ultima ora" . Le due citazio­ni fanno riferimento all 'ora "novissima" della mor­te e della risurrezione. La lancetta dell'orologio se­gna, infatti, le undici. Essa ricorda all'effigiato - maanche a colui che guarda il ritratto -l'irrevocabilitàdella morte e l'impossibilità di di sporre di temposupplementare. Di segno più mondano è l'iscrizioneapposta sulla croce al centro del quadrante: "Tantque je vivjrai] / Aut[re] n'auray" ("finché vivo, altrinon l'avranno"). Si tratta del motto adottato dalduca di Borgogna Filippo il Buono nel giorno dellesue nozze con Isabella di Portogallo.

Se questo è davvero l'avvio della ritrattistica 'conorologio', bisogna ammettere che essa nacque nellospirito del memento mori, anche se in una prospetti­va cristiana ed escatologica che prevede il trionfofinale della vita eterna. Gli sviluppi immediatamen­te successivi di questo filone della pittura europeacondurranno, tuttavia, su piani sem antici del tuttodiversi. Il ritratto inteso come scoperta dell'indivi­duo e come risposta all' esigenza di lasciare una trac­cia durevole di sé troverà gradualmente nell'orolo­gio un interlocutore dialettico.

Una seconda testimonianza figurativa potrebbecontribuire a collocare in ambiente franco-borgo­gnone l'elaborazione del ' ritratto con orologio' comemodello iconografico. Si tratta di un'incisione di[ean Matheus, calcografo attivo a Parigi nei primidecenni del Seicento, segnalata all ' attenzione deglistudiosi di orologeria da Édouard C élis!' (Fig. 6).L'opera riprodurrebbe un perduto ritratto del re diFrancia Luigi XI (1423 -1483), che secondo lo studio­so francese si trovava in origine nel castello di Fon­tainebleau. L'incisione funge da antiporta alla Croni­que scandaleuse, testo anonimo edito a Parigi nel1620 . Mostra il monarca a figura intera, presso untavolo ricoperto da un drappo sopra il quale fa bel-

30 Lo stesso passo è citato nel prologo della regola di San Benedetto.Cfr. Regole monasticheantiche..., cit., p. 406.

31 E. Gélis, L'IlOrlogerieancienne. Histoire, décor et technique, Paris 1949,pp. 4-8, tav. 1.

Fig. 6 - JeanMatheus, Ritrattodi Luigi Xl rediFrancia, incisione, 1620.

la mostra di sé un orologio di proporzioni ridotte,dalla cassa metallica a pianta esagonale con decoriincisi e cupolino per la suoneria". Una finestra aper­ta sul fondo lascia vedere un paesaggio popolato dauomini in armi, tra cui si di stinguono due capi chesi accingono a stringers i la mano: l'episodio evocal'incontro tra Luigi XI ed Edoardo IV d'Inghilterraavvenuto a Picquigny nel 1475. Un analogo ritrattoa olio di Luigi XI, ignoto al Gélis, si conserva a Ver­sailles: fu realizzato nel 1836 dal pittore [ean Léo ­nard Lugardon, probabilmente sulla base della cita­ta stamp a seicentesca. Da quest'ultimo dipinto l'in-

32 L'orologio raffigurato nell' incisione corrisponde a una tipologiaattestata già alla fine del Quattrocento. Cfr.N. Tieger, Grandi orolo­gi. Dal Rinascimento al Déco, Cremona 1990, pp. 56-57.

57

cisore Antoine Maurin trasse qualche tempo dopouna litografia". È noto che nel 1480 il sovrano si erafatto costruire da un rinomato maestro orologiaio,[ean de Paris, un orologio con soneria "pour porteravec lui en tous lieux'P'. Su queste basi, Gélis con­clude che dove va esistere un dipinto, realiz zato trail 1475 e il 1482, anno di morte del re, ove Lui gi XIera effigiato unitamente al prezio so orologio porta­tile . Lo stud ioso si spinge a ipotizzare che questo ri­tratto fosse stato realizzato dal grande [ean Fouquet.A questo punto occorre tuttavia aprire una riflessio­ne su pplementare: a quelle date, infatti, i ritratti afigura intera sono estremamente ra ri" e non è dun­que escluso che il dipinto riprodotto nell 'incisionedel 1620 - se pure è mai esistito - sia stato realizza­to solo molti anni dopo la morte del re, magari alloscopo di comp letare una galle ria dei reali d i Fran­cia'".

A prescindere da questi problemi di natura crono­logica, è innegabile il fatto che la comparsa dell'oro­logio a scappame nto nella ritrattistica abbia seguitoa ruota il processo di miniaturizzazione di questiordigni. Che ciò si a avven u to in primo luogo inambito cortese non può stupire e tale circostanzacontribuì a conferire agli orologi un' aura di di stin­zione e di prestigio che si proiettò in seguito anchesui loro possessori di rango inferiore. Due importan­ti no vità culturali scaturite dall'autunno del medio­evo - il ritratto in senso moderno e l'orologio a scap­pamento - sara nno d'ora in avanti frequentementeassociate, dando lu ogo a un connubio destinato adurare, grazie al prodigio sem pre mutevole dellapittura, per tutta l'età moderna.

La ra ffigurazione di un orologio in un ritratto cor­risponde innanzitutto alle stesse finalità del su o pos­sesso da parte dell ' effigiato. In primo luogo, l'utili­tà pratica di di sp orre di un segnatempo domestico o

33 Gélis, L'horlogerieancienne.. ., cit., p. 7, tav. 2.34 Ibid., p. 4.

35 Per un approfondimento su que sto tema si rinvia al saggio di M.Kusche, "DerchristlicheRitterundseine Dame" - das Repriisentation­sbildnis in ganzer Figur, in "Pantheon", XLIX, 1991, pp. 4-35.

36 A tale proposito è util e ricordare che un altro Valois, Enrico II, sifarà effigiare con un oro logio porta tile, esibi to significativamentecon la mano destra accanto all'impugnatura della spa da. Cfr. Cha ­puis, De horologiis in arte..., cit., p . 47, fig. 67. Il dip in to reca un avecchia attrib uzione a Francesco Primaticcio, che non è sta ta pre-

58

addirittura portatile, senza dover ricorrere agli oro­logi pubblici: in questo caso esso costituisce un se­gno di indipendenza e di emancipazione". In secon­do luogo, l'orologio funge da persuasivo status sym­bol, trattandosi di un oggetto prezio so e di costo ele­vato. Non va infine trascurato il diffuso interesse pergli automi e per le rarità in generale, specialmentenel corso del XVI secolo: l' esibizione dell'orologiovale allora come manifestazione delle predilezioniintellettuali o collezionist iche del ritrattato.

A questa prima terna di significati si vengono adaggiungere, a seconda dei casi e dell' epoca, molte­plici valenze simboliche. Secondo il Dizionario sinoi­tico di iconologia l'orologio è attributo iconograficodei seguenti concetti: Arte liberale; Esercizio; Mode­razione; Ora; Prelatura; Sollecitudine; Temperanza" .L' applicazione di questo ve n tag lio di opzioni allalettura di un ritratto è già di per sé gravida di conse­guenze. A esso occorre tuttavia giustapp orre - e inparte anche sovrapp orre - un secondo e più artico­lato ventaglio, legato al mare magnum della letteratu­ra emblematica.

Anche in questo frangente ci soccorre un prontua­rio, quello predisposto da Arthur Henkel e AlbrechtSchone". Vi si trovano citati, in associazione all 'im­magine dell'orologio meccanico, due adagi latini le­gati all ' eserciz io del potere politico: Sat cito, si satbene (" è abbastanza presto, se è fatto abbastanza be­ne") e Uni reddatur ("a uno solo sia ricondotto", sot­tinteso l'esercizio del potere). Il primo motto è att ri­buito a Catone da San Gerolamo ed è ricordato an­che da Erasmo da Rotterdam. Negli Emblemata diFlorentius Schoonhovius (Gouda 1618) esso è asso­ciato all' im magine di un oro logio a scap pamento:come i moti contrari del foliot frenano l'avanzaredella corona dentata, così le passioni giovanili ven­gono moderate dal consiglio degli anziani; il princi-

sa in cons iderazione nei più recen ti studi ded icati al pittore bolo­gnese.

37 Su questo punto sono illuminanti le considerazioni di J. Le Coff,Tempo dellaChiesa e tempo del mercante. E altri saggi sul lavoro e lacultura nelMedioevo, ed. cons. Torino 1977, pp . 12-16, 25-39. Si vedainol tre Landes, Storia del tempo ..., cit., p. 95.

38 N. Cecchini , Dizionario sinotticodi iconologia, Bologna 1976, p. 418.

39 Emblemata. Handbuch zur Sinnbildkunst des XVI. und XVII. [ahrhun­deris, a cura di A. Henkel e A. Schòne, Stu ttgart-Weimar 1996, pp.1340-1345.

pe scelga perciò fra questi ultimi i propri consiglie­ri . Il secondo motto è utilizzato dallo spagnolo Die­go de Saavedra Fajardo nel suo trattato Idea principischristiano-poliiici centum symboli expressa (Bruxell es1649) per illustrare l'ordine monarchico, paragona­to a un complesso orologio dove una sola mano (lalancetta) indica l'ora, nonostante siano molti gli in­granaggi che occultamente e silenziosamente con­corrono al risultato. Da questi esempi si evince chenel XVII secolo l'orologio meccanico era riconosciu­to come emblem a delle virtù proprie dell 'uomo diStato: moderazione e temperanza, dunque, ma an­che ordine e armonia nella gestione autocratica dellares publica.

Mo lto più ricca e variegata è la galassia emblema­tica compendiata da Filippo Picinelli nel su o Mondoeimbotico", dove sono censite decine di imprese lega­te all ' "horolo gio da rote" . "Questa nobil macchina­scrive il canonico milanese - prodigio raro dell ' arte,in due maniere, e contrasegna, e distingue l'hore,cioè a dire, e con lo stilo, che le mostra a dito ne inumeri, che ord inatamente se gli veggiono in fron­te ripartiti; e col suono della squilla, che a suoi tempialtamente rimbomba". Specialmente il dispositivodi suoneri a di ede spu nto ai letterati p er associarel' orologio a m assime quali Distinguens admonet, cheindica una "ide a di Consigliere, ò di Maestro, qualeammonisce, su ggerisce, ed avverte, ciò che torna piùopportuno al buon gove rno della città, ò de sud di­ti"; o ancora Aeque impartitur, per esprime re "l'e qui­tà d 'un vero Giu d ice, Prencipe affettuoso, e buonPadre di famiglia":". Consigliere, maestro, giudice,principe, padre: i ruoli simboleggiati dall'orologio simoltiplicano. Si tratta ora di verificarne la sussisten­za nella ritrattistica, a partire dalle opere dei grandimaestri del Rinascimento.

H ans Holbein il Giovane fu probabilmente il pri­mo gran de pittore a nutrire un'autentica p assioneper l'orologeria e gli strumenti scien tifici in genera -

40 F.Picinelli, Mondosimbolico formatod'impresescelte, spiegate, edillu­strate con sentenze, ed erudizioni, Sacre, e Profane, Milano 1669, libroXXI, capo X, pp. 763-770.

41 Ibid., p. 763.

42 Chapuis, De horologiis in arte.. ., cit., pp . 40-45, 152-153. Sulle ope­re di segu ito citate: P. Canz, Hans Holbeind.J.,Stuttgar t-Berlin 1911,pp. 73, 95, 103, 192, 193, 238, 240,241, 249, 250; S. Buck-J. Sander,

le42• Nel suo ritratto dell' astronomo monacense Nik­

laus Kratzer, conservato al Louvre, l' effigiato reggetra le mani una meridiana solare p oliedrica, di cui siappresta a completare una delle facce; una meridia­na portatile cilindrica e altri strumenti di p recisionecompaiono sullo scaffale alle sue spalle: correva l' an­no 1528 alla corte di Enrico VIII. Nel coevo Ritrattodellafamigliadi Thomas More, che ci è noto attraversoil di segno preparatorio e alcune copie, è ben visibi­le su lla parete di fondo un orologio a pesi (Fig. 7).Esso allude al duplice ruolo rivestito in quel contestodal gran cancelliere, quello del paterfamilias e quel­lo del saggio uomo politico; siamo inoltre alle originidella "scena di conversazione'" , un genere pittoricoche ospiterà spesso l' orologio, di volta in volta inqualità di discreto testimone o di convitato di pietra.

In un altro capolavoro di H olbein, il Ritratto diGeorg Gisze (Fig. 8), tra la miriade di oggetti che fan ­no simbolica corona al giovane e colto mercante d iDanzica non manca un minuscolo orologio "a tam­burino" . La sua presenza in primo piano sul tappe­to orientale va probabilmente messa in relazione almotto moraleggiante che si legge accanto al bilanci­no appeso alla parete retrostante: Nulla sine merorevoluptas ("non c'è piacere senza rimpianto"). Un ri­ch iamo alla moderazione, dunque, m a anche unarivend icaz ione d 'indipendenza nella gestione delproprio tempo, tipica della mentalità mercantile".

Già solo in questa prima scelta di opere l'orologioè latore di differenti signi ficati: qualifica 'professio­nale' nel caso di Kratzer; insigne virtutis negli altridue. Se si considera poi il celeberrimo doppio rit ra t­to degli Ambasciatoriconservato alla National Galle­ry di Londra, oltre ai rimandi simbolici cui si è giàaccennato occorre probabilmente prendere in cons i­derazione un ulteriore elemento, fermo restando cheil riferimento alla morte è qui simbo leggiato dal te­schio umano raffigurato in anamorfosi al centro del­la composizione.

Hans Holbein der Jiingere 1497/98-1543. Portriitist der Renaissance,Stuttgart 2003, in parto pp. 18-33, con bibliografia precedente.

43 Sull'argomento è ancora indispensabile il saggio di M. Praz, Conver­sation pieces. Informai group portrait in Europe and America, London1971.

44 Le Goff, Tempo della Chiesae tempode/mercante..., cit., pp. 12-16.

59

Fig. 7 - Hans Holbein il Giovane, Ritratto della famiglia diThomas More, disegno preparatorio, 1528. Basilea, ÒffentlicheKunstsammlung.

In età classica la clessidra era strumento propriodell'oratore, che nell'esercizio della retorica dovevaevidentemente tener conto anche del fattore tempo.Questa funzione era ben nota agli umanisti rinasci­mentali: a titolo d'esempio, essa viene ricordata dal­l'erudito ravennate Tomaso Garzoni nella sua fortu­natissima Piazza universale di tutte le professioni delmondo":

Però si legge molte volte in Plinio oratore, et in Corne­lio Tacito esser stato prefisso agli oratori, che arasseroper spatio di tempo di tre, o quattro Clessidre; et che

45 T. Garzoni, LaPiazza Unioersaledi tutte le Projession! del M011do, Ve­nezia 1589, p. 623.

60

tali Horologij fussero presso a loro, lo dimostra I'autto­rità di Marco Tullio nei libri De natura Deorum, ave diceAut cum solarium, vel descriptum, aut ex aqua contempla­re, intelligitur declarari horas arte, non casu.

Un secolo più tardi il Picinelli aggiungeva: "Per­sona, che non parla, se non pesata, e ponderatamen­te, può rappresentarsi nell'horologio da rote, col car­tello Non sine pondere eonue:": Sulla scorta di questesuggestioni letterarie si profila dunque la possibili­tà che l'orologio, una volta entrato nell'armamenta­rio iconografico dei ritrattisti, sia stato utilizzato

46 Picinelli, M011do simbolico ..., cit., pp . 763-764.

Fig. 8 - HansHolbein il Giovane,Ritrattodi Georg Gisze, 1532.Berlino, Staatliche Museen,Cemaldegalerie.

come attributo dell' arte oratoria. Si spiegherebbecosì più agevolmente la sua frequente presenza ac­canto ad ambasciatori, ministri e predicatori.

Gli esempi finora portati non devono far pensareche l'orologio sia stato nel Cinquecento una preroga­tiva maschile. Per l'Europa del Nord si può citare, atale proposito, un seducente dipinto conservato alMuseo Czartoryski di Cracovia, opera del cosiddet­to Maestro delle mezze figure femminili" (Fig. 9). La

47 Sul pittore si veda da ultimo E. Konowit z, The Masterof the Fema­le Half-Le11gth Group, Eclecticism, andNovel ty, in "Oud Holland",

tavola mostra una giovane donna seduta allo scrit­toio: sulla parete di fondo della stanza, in cui la lucepenetra dai vetri piombati di una finestra laterale, èfissato un orologio a pesi dalla cassa finemente de­corata. Si noti tuttavia che il dipinto non può ess ereconsiderato propriamente un ritratto: la donna raf­figurata non corrisponde a un individuo ma incarnasemmai - come suggerisce lo stesso nome conven­zionale assegnato al misterioso pittore fiammingo-

113,1999,1-2 , pp . 1-12. Un dipinto analogo a quello di Cracovia èillustrato da Chapuis, Dehorologiis i11 arte.. ., cit., pp. 36,152, fig. 51.

61

Fig. 9 - Maestro delle mezze figure femminili, Giovanedonna allo scrittoio.Cracovia, Czartoryski Muzeum.

un ideale femminile, che ricorre in una nutrita seriedi opere analoghe del medesimo artista.

Una delle prime donne in carne e ossa che scelse­ro di farsi ritrarre con appresso un orologio mecca­nico fu Eleonora Gonzaga, consorte del duca France­sco Maria della Rovere. A questo scopo ella si rivolseal più rinomato ritrattista del suo tempo, Tiziano"(vedi fig. 1 a p . 220). Il dipinto, oggi agli Uffizi, è an­che uno dei primissimi ritratti di questo tipo apparsiin Italia e non fu un caso che ciò avvenisse alla cor-

48 Sull'opera si veda da ultimo G. Pezzini Bernini, scheda in I dellaRovere. Piero della Francesca Raffaello Tiziano, catalogo della mostra(Senigallia, Urbino, Pesaro, Urb ania), a cura di P. Dal Pog getto,Milano 2004, pp. 306-307, cal. V.2 (con bibliografia ).

49 P. Virgilio, De l'origine e de gl'inventori de le Leggi, Costumi, Scientie,Arti, et di tutto quello che a l'humono uso conoiensi, Venezia 1545, li­bro II, c. 51. Il br ano è tratto dal capitolo intitolato "Chi pr imiera­ment e habb ia ordina to le hore, e trovasse gli horiuoli".

62

te di Urbino, dove sin dal declinare del Quattrocentosi nutriva grande interesse per l'arte orologiaria. Celo assicurano le parole dell'erudito urbinate Polido­ro Vergilio, che nel De rerum inuentoribus, pubblica­to per la prima volta nel 1499, così si esprimeva":

Trovossi dopoi per divino ingegno l'horiuolo, che horasovente fassi di metallo con rote dentate, et contrape­si, ne i quali si mostrano con la razza le hore, et pari­mente con campanello si manifestano, anzi co'l mede­simo artificio il cor so de tutti i pianeti, et del sole, etdella luna tanto agevolmente si rappresentano, che perpoco ti parra vedere esso cielo.

Si tratta del primo di una serie di 'ritratti conorologio' congedati da Tiziano nell' arco di oltrevent' anni di carriera, nei quali l'ordigno segnatem­po viene accostato a personaggi di rango assai di ­verso, da papa Paolo III al mercante di schiavi Fabri­zio Salvaresio. Come ha osservato Erwin Panofsky,il rapporto di Tiziano con gli orologi non fu certa­mente accidentale: a esso era sotteso un interesseprofondo e personale per la natura del tempo e peri suoi riflessi sull'esistenza umana' ". A giudicaredalla cronologia dei dipinti interessati da questo in­serto iconografico, che si scalano a partire dal 1536circa, non si trattò di un'infatuazione giovanile .Questa attenzione privilegiata di stingue nettamen­te il Cadorino da altri protagonisti della pittura ita­liana del suo tempo. Non ci sono orologi nei ritrattidi Raffaello e Sebastiano del Piombo, né in quelli diLorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni. Solo in­quietanti clessidre compaiono nelle opere di Gio­vanni Cariani e del Moretto. In due dipinti attribuitia Paris Bordon è però presente una "tamburina" :essa risalta, con i su oi riflessi dorati, in un ritrattovirile conservato al Museu de Arte di San Paolo delBrasile" e in un bellissimo ritratto di dama dellaquadreria di Palazzo Rosso a Genova" ,

50 E. Panofsky, Problems in Titian. Most/y Iconographic, New York 1969(ed. cons. Tiziano. Problemi di iconografia, a cura di A. Gentili, Vene­zia 1992, pp . 90-92).

51 Sull 'opera si veda da ultimo G. Fossalu zza, Qualche recupero alca­talogoritrattistico del Bordon, in Paris Bordon e il suo tempo, atti delconvegno internazionale di studi (Treviso , 28-30 ottobre 1985), Tre­viso 1987, pp . 193-194, fig. 16.

52 Il dip int o, non con tem pla to nella fond am entale monografia di

La familiarità di Tiziano con gli orologi si deveprobabilmente alla sua frequentazione del maggiorpolo dell' arte orologiaria rinascimentale, la cittàimperiale di Augusta. Anche la passione dell'impe­ratore Carlo V per le meraviglie della meccanica do ­vette contribuire a consolidare nell' artista un inte­resse già sorto. Augsburg era all'epoca il maggiorecentro di produzione di orologi d'Europa: il giàmenzionato Tomaso Garzoni, alla voce "Maestrid'horologi", sottolineava come il mestiere fosse statoreso illustre "da infiniti germani, che hoggidì porta­no il vanto in questa professione, venendo tutti glihorologij più belli, et più giusti dalle parti loro"?'.Proprio nella città bavarese Tiziano eseguì, nel 1548,il Ritrattodi Antoine Perrenot de Granvelle, oggi a Kan­sas City", nel quale inserì un piccolo orologio d'ap­poggio, a simboleggiare la carica di consigliere im­periale rivestita dall'effigiato. Ai modelli tizianeschisi ispirò, com'è noto, il pittore di Utrecht AnthonisMor, al quale si deve un altro magnifico ritratto delGranvelle, conservato al Kunsthistorisches Mu­seum, firmato e datato 1549, nel quale risalta un pre­zioso orologio a cassa metallica ribassata, molto si­mile a un esemplare illustrato da Alan Lloyd" . Una'macchina' analoga compare accanto al cosiddettoSperone Speroni nel ritratto del Museo Civico di Tre­viso, che la critica tende ormai a ritenere autografodi Tiziano.

Come racconta Vasari, al rientro dalla Germania ilpittore si fermò a Trento dove ritrasse il principevescovo Cristoforo Madruzzo: il dipinto è general­mente identificato con quello oggi a San Paolo del

Giorda na Maria ni Canova, è illustr ato come op era del Bordon inO.Grosso, Catalogodescrittivoed illustratodei quadri antichi e modernidelle gallerie di Palazzo Bianco - Palazzo Rosso, Genova 1910, p . 108,tav. VII. L'attribu zione risa liva a Burckhardt e Sui da . Fu declassa­to a opera di Parrasio Micheli dal Venturi. Cfr. Id., Catalogodellagalleriadi PalazzoRosso, della Pinacoteca di Palazzo Bianco e delle col­lezioni di Palazzo Comunale, Geno va 1931, p . 41. Il Grosso pensavaanche "allo Zelotti o a Sante Peranda, oppur e a qu alche alliev o diPari s" .

53 T. Garzoni,'La Piazza Universale ..., cit., p . 625.54 Sull' opera si veda da ult imo B.W. Meijer, scheda in Il Rinascimen­

toa Venezia e lapittura delNord ai tempi di Bellini, Durer, Tiziano, ca­talogo della mostr a (Venez ia), a cura di B. Aikema e B.L. Brown,Mila no 1999, pp. 548-549, cal. 164 (con bibliografia). No n possonon corregge re il compilatore della scheda che, definendo l'orolo­gio "a pendo lo", cade evidentemente in un anacronismo .

Brasile, recante la data del 155256 (Fig. 1). Lo stessomillesimo compare anche sul fianco della cassa delbell'esemplare di orologio a torre, di provenienzaaugustana o norimberghese, appoggiato sul tav oloingombro di carte. L'effigiato, che ha appena inter­rotto la lettura di un di spaccio, sta scos tando il cor­tinaggio dietro al quale è celato il prezioso oggetto,forse richiamato dal tintinnio della suoneria. Oltre asimboleggiare la moderazione del principe e il su ostatus di alto prelato, in questo caso esso potrebbealludere all'inusitato onore riservato al Madruzzo il2 luglio 1541, allorché Carlo V, facendo ingresso aTrento, donò al proprio ospite un orologio" . Il ma­nufatto dipinto, che secondo una parte della criticasarebbe un' aggiunta posteriore (per alcuni d i altramano), corrisponderebbe a un esemplare visto daGiovanni Battista Cavalcaselle nel 1865 in casa Sal­vadori a Trento, dove il dipinto rimase fino alla suaalienazione". Sulla possibile sorte dell'orologio, dicui si sono perse le tracce, giova forse ricordare undocumento d'archivio finora sfuggito agli studiosi:in un inventario redatto poco dopo il 1618, ove sonoelencati i beni lasciati in eredità da Gianangelo Gau­denzio Madruzzo, pronipote del cardinale Cristofo­ro, alla moglie Alfonsina Gonzaga di Novellara, di­morante a Riva del Garda, viene citato "uno Horolo­gio da tavola in forma di torricella"?",

Porta la data 1558 il Ritratto di Fabrizio Salvaressa,già nella collezione dell' arciduca Leopoldo Gugliel­mo e oggi al Kunsthistorisches Museum (Figg. 10­11). Anche qui grande risalto è conferito a un orolo­gio di gusto italiano, con cassa dorata e coronamento

55 Lloyd , Some outsiandingclocks..., cit., p . 44, tav. 40.56 Per un 'ana lisi dett agliata dell'opera si rinvia a F.Valcanover, sche­

da in I Madruzzoe l'Europa 1539-1658. I principi vescovi di Trento traPapatoe Impero, catalogo della mostra (Tren to e Riva del Garda), acura di L. Dal Prà, Milano-Firenze 1993, pp. 160-163, cal. 1.

57 M. Sartor i, La villa suburbana nel Cinquecento: il palazzo delle AlbereaTrentoed il cardinalCristoforo Madruzzo, tesi di laurea, Politecnicodi Milano, Facoltà di Architettura, a.a. 1988-1989, pp . 34-35.

58 Ibid.59 C. G., Arredi domesticidi un gentiluomo trentinaal principio del XVII

secolo, in "Archivio Trentine" , XVII, 1902, p. 219. Sull 'abitazionerivana di Alfonsina Gonzaga si veda M. L. Crosina, Cultura esocietàaRivaal tempodei Madruzzo, in IMadruzzoe l'Europa..., cit., pp . 725,731, nota 42 (che tuttavia non menziona l'articolo di C. G.).

63

64

Figg. l Oe 11- Tiziano Vecellio, Ritrattodi Fabrizio Salvaressa, 1558. Vienna,Kunsthistorisches Museum (insieme e particolare).

di piccole statue (le quattro vi sibili sono di arduaiden tificazion e), collocato in posizione eminente.L'effigiato è un truce discendente del mercante Giszeritratto a Londra oltre un secolo prima da Holbein:

60 Il te sto è ve rgato a tergo d i una fotografia conservata a Ven eziaall' Isti tu to di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini, Fon ­do Fiocco: "È di taglio tipicamente tizianesco qu esto dign itosissi­mo ritr atto di giovane gentiluomo. La semplicità del profilo, la vi­talit à delle mani, che ricordano qu elle famose del Doge Gritti Czer­nin, reclamano quasi il nom e del Maest ro. Si tratt a infatti per qu e­sta tela d i cm 100 x SO, severa eppure gentile, di quel Lambert oSus tris che fu il massim o discepolo del Cadorino, e che talvolta loraggiunse, com e in questo aggraziato ammirevo le dipint o. G. fioc­co / In Inghi lterra, donde proviene era dat o a Tintoretto" .

un recente studio di Paul H. D. Kaplan ha dimostra­to che egli apparteneva alla famiglia genovese deiSalvaressi, dedita alla tratta degli schiavi, circostanzache spiegherebbe la presenza sulla scena del gio va­ne servitore moro. Per uomini siffatti il tempo era so­prattutto quello della navigazione e non vi è dubbioche gli orologi non mancavano su i loro vasce lli. Èdifficile sottrarsi alla tentazione di leggere nelleespressioni dei volti la percezione del suono del­l'orologio, che potrebbe annunciare l'ora della par­tenza da uno scalo. Poiché la tela è stata considere­volmente ridotta al margine destro, non ci sarebbeda stupirsi se un giorno si scoprisse che, in origine,il paggio moro additava con la mano destra propriol'orologio, vero deus ex machina della scena.

Nel solco tracciato dalla ritrattistica tizianesca sicolloca un notevolissimo Ritratto di giovane, ineditoper quanto mi consta, che una perizia manoscritta diGiuseppe Fiocco risalente al 1959 assegna a LambertSustris'" (Fig. 12). A suffragio dell' attribuzione al pit­tore olandese" - che, è bene ricordare, soggiornò adAugusta - non va sottovalutata la presenza dell' oro­logio da tavolo: esso infatti potrebbe essere stato in­serito, oltre che per volontà del committente, per spi­rito di emulazione nei confronti del maestro. Il m a­nufatto, probabilmente italiano, si segnala per la sin­golare campana che sormonta la cassa metallica cu­bica, volutamente sproporzionata, e presenta un qua­drante con divisione in ventiquattro ore.

Il dipinto te sté esaminato funge da ideale traitd'union tra la ritrattistica di Tiziano e quella di Tin­toretto, che in questo ambito è il vero erede del Ca­dorino". Lo attesta, tra l'altro, la comune predilezio­ne per gli orologi, che sono invece assenti dai cata­loghi di Palma il Giovane e Paolo Veronese. Esem­plare il caso del cosiddetto Ritratto di collezionista ef­figiato da Tintoretto sullo sfondo di Castel Sant'An-

61 Sull' attività ri tra ttis tica del Su stris risu lta ancor a ut ile il contribu­to di A. Pelt zer, Chiè il pittore "Alberto de Gllanda", in "Arte Vene­ta", IV, 1950, pp. 11S-122. Per un ap profondimento si rinvia a V.Man cini, Aggiornamentosu Lambert Susiris, in "Saggi e Memorie diStoria dell'Arte", 24, 2000, pp. 11-29.

62 Sui ra pport i tra i due pitto ri si veda l'a na lisi di P. Rossi, TizianoeJacopo Tintoretto, in Tiziano e il manierismo europeo, a cura di R. Pal­lu cchini, Firenze 1975, pp. 171-192.

65

Fig. 12- Lambert Sustris?, Ritratto di giovane uomo con orologio. Ubicazioneignota.

gel063, già in collezione privata svizzera e ora in

Giappone, ove grandissimo risalto viene conferitoall' orologio: esso potrebbe in questo caso alludere aun' ambasceria presso la Santa Sede svolta per con­to della Serenissima Repubblica. Un manufatto mol­to simile, sempre di tipologia italiana, con colonnebinate impostate su plinti e corredo di statuette,compare nel Ritratto di prelato rintracciato da PaolaRossi presso la galleria Heim di Parigi (Fig. 13), chesi scala poco dopo la metà del secolo'". Qui l'orolo­gio assolve evidentemente una funzione iconografi­ca più canonica, quella cioè di evidenziare l'alto gra­do ricoperto dall'ignoto personaggio nella gerarchiaecclesiastica e / o la temperanza richiesta nell'eserci-

63 Ead., scheda in Jacopo Tin toretto. Ritratti, catalogo della mostra (Ve­nezia, Galler ie dell'Accademia; Vienna, Kunsth istorisches Mu­seum), Milano 1994, pp. 122-123, cat, 22.

66

Fig. 13- Iacopo Tintoretto, Ritratto di prelatocon orologio. Già Parigi, mercatoantiquario.

zio di tali mansioni. L'orologio da tavolo passa si­gnificativamente anche nella pittura di DomenicoTintoretto, come nel Ritratto di Agostino Durazzo diGenova - uno dei rari a figura intera prodotti dallabottega tintorettesca - che conclude scenografica­mente la ritrattistica veneta del Cinquecento'".

Oltralpe, la tradizione del ritratto con orologioprosegue anche in modo indipendente rispetto aimodelli italiani. Non è certo un puro accidente chesia un pittore monacense, Hans Mielich, a darcene lepiù eloquenti testimonianze. Di fabbricazione ba va­rese è certamente l'orologio esibito nella mano sini­stra dalluterano Pankraz von Freyberg, signore diHohenaschau, nella tavola datata 1545 della Kunst-

64 Ead. in R.Pallucchini - P. Rossi, Tintoretto. Leoperesacre e profane,2voIL, Venezia 1982, I, p. 235, n. R 4, II, fig. 605.

65 F. Valcanover, scheda in Il palazzo Durazzo Pallavicini, Martellago1995, pp. 104-107, cat. 24. I

I

f

halle di Karlsruhe' ". Si tratta di uno dei primi casi diorologio da tasca raffigurato in un ritratto, addirittu­ra in mano all'effigiato: non è un "uovo di Norim­berga" - una fortunata tipologia di orologio da tascadi forma ovoidale'" - ma è comunque un interessan­te esemplare di orologio a molla, con lancetta unicae quadrante decorato da un sole. Ancora più pun­tuale è la rappresentazione del prezioso orologio aostensorio inserito dallo stesso pittore nel Ritrattodell'arciduchessa Anna d'Austria del KunsthistorischesMuseum, datato 155668 (Figg. 14-15): qui il manufat­to - di probabile provenienza augustana'" - costitu­isce l'elemento catalizzatore dell'intera immagine efunge quasi da correlativo oggettivo della figura ie­ratica dell' arciduchessa, presentata quasi in ù plat . Ilsuo volto cereo contrasta con il lu sso dell' abbiglia­mento, che ben si addice a una principessa di san­gue reale, sposa del duca Alberto V di Baviera. Allafed eltà coniugale allude certamente il cagnolinoadagiato su l cuscino rosso presso l'orologio, mentrequest'ultimo va probabilmente letto come simbolodella moderazione, in contrapposizione al leone checompare nel ritratto del marito, reali zzato en pendantcon la tela in esame.

Un altro caso di grande interesse è quello di unpiccolo capolavoro del pittore olandese CornelisKetel conservato al Rijksmuseum di Amsterdam?".L'opera consiste in una tavola di quercia di formatocircolare, dipinta su entrambe le facce: un lato è oc­cupato dal ritratto a tre quarti di figura di un uomocon una lettera in mano e, sul tavolo che gli sta ac­canto, un orologio da tasca aperto; l'altro lato mostraun putto ignudo intento a soffiare le bolle di sapone.Il richiamo al tema della vanitas è ribadito dalla scrit­ta in greco TIOMcI>OAY3 O AN8PQTIOL (''l'uomo è unabolla di sapone" ) che sovrasta la scenetta. Anche il

66 K. Locher, Hans Miel ich (1516-1573). Bildnismaler in Milnchen, Mun­chen-Berlin 2002, pp . 134,214-215, n. 17, fig. 22.

67 E. Morpurgo, Orologi preziosi dal XVI alXIXsecolo, Milano s.d., pp.16, 34.

68 Locher, Hans Mielich.. ., cit., pp . 159, 224-225, n. 30, fig. 48.69 L'oro logio, che assomiglia molto allo Spiegeluhrdi Jeremias Metze­

ger oggi al Victoria and Albert Museum di Londra, è stato analiz­zato da K. Maurice, Die deutscheRiideuhr. Zur Kunst undTechnik desmechanischenZeitmessers imdeutschen Sprachraum, 2 voll., Miinchen1976, p. 95, fig. 539.

70 Sull'opera si veda l'analisi di A. Diilberg, Ptioatportrats. Geschich te

ritratto retrostante si carica dello stesso me ssaggio invirtù dell 'i scrizione latina che corre lungo la corniceoriginale: SERMO DEI JETERNVS CJETERA OMNIACADVCA ("la parola di Dio è eterna, tutte le altretransitorie"). Il dipinto, che reca la data del 1574, èdunque un condensato di moniti sul tempo, la mortee l'eternità.

L'occorrenza dell'orologio nella ritrattistica au licadipende talvolta da peculiari tradizioni e ménage fa­miliari. Da quando Lorenzo della Volpaia costruì unleggendario orologio per Palazzo Vecchio", la dina­stia de ' Medici non smise di interessarsi a questi pre­zio si e sofisticati ordigni. Come ha osservato EnricoMorpurgo, "di nessun'altra famiglia principesca ita­liana si trovano elenchi così completi relativi a que­st'arte. Nei Guardaroba e negli Inventari si trovanospesso anche nomi di orologiai chiamati dall'esteroper lavorare a Firenze'? ", Questa passione familiaree dinastica si riflette nell' iconografia medicea, anchese piuttosto tardivamente. Nella prima metà del Sei­cento, cinque esponenti della fami glia si fecero effi­giare accanto a orologi da tavolo: dapprima il giova­ne Cosimo II (cat. R 9 a p . 633), poi la moglie MariaMaddalena d'Austria, il figlio Mattia, la sorella Clau­dia (cat. R 13 a p . 641) e infine il figlio Leopoldo".

Nel grande ritratto di Maria Maddalena d'Austriaeseguito intorno al 1624 da Giusto Sustermans,l'orotogìo, di tipologia tedesca, ha una duplice fun­zione. E in primo luogo un simbolo di potere, in vir­tù del peso esercitato dalla granduchessa nel consi­glio di reggenza durante la minorità del figlio Ferdi­nando; in secondo lu ogo esso denuncia, al pari del­l'abito nero, il suo stato vedovile: il tempo divorato­re l'ha privata del marito, alla memoria del qualeessa rimane comunque fedele (un cagnolino è accuc­ciato ai suoi piedi)" . Lo stesso di scorso vale per un

und Ikonologieeiner Gattung im 15. und16. Jahrhundert, Berlin 1990,pp. 247-248, n. 206, figg. 285-286.

71 Morpurgo , Dizionario degli orologiai..., cit., pp. 179-180.72 Id., Gli orologi, Milano 1984, pp. 31-32.73 K. Langedijk, The Portraits of the Medici 15th-18th Centuries, 3 voll.,

Firenze 1981-1987, I, pp . 377-378, 534-535; II, 1110-1111, 1286-1287,1312,131 4-1315.

74 L'aspetto particolarmente tetro del ritratto, conservato nella villa diPoggio a Caiano, si deve anche alla religiosità dell' effigiata, de­scritta dai biografi come retriva e bigotta.

67

Fig. 14 - Hans Mielieh, Ritratto dell 'arciduchessa Anna d'Austria, 1556.Vienna,Kunsthistorisches Museum.

ritratto di Claudia de' Medici realizzato dopo lamorte del secondo marito, l'arciduca Leopoldod'Asburgo, negli anni in cui resse la contea del Tiro­lo in vece del figlio minorenne (1632-1646). Noto at­traverso un'incisione, il ritratto va messo in relazio­ne con un disegno di Michiel Natalis conservato agliUffizi (cat. R 13 a p. 641). Un macabro esito di que-

68

Fig. 15 - Hans Mielich, Ritrattodell 'arciduchessa Anna d'Austria, particolaredell'orologio a ostensorio.

sto filone sarà elab or ato per iniziativa dell'ultimaMedici, Anna Maria Luisa: nel 1716 ella si farà effi­giare da [an Frans van Douven, ritrattista della cor­te di Diisseldorf, accanto a un dipinto che mostra ilmarito morto steso sul feretro. Su un tavolino collo­cato tra la viva e il defunto spicca un orologio nero:secondo una dichiarazione della granduchessa rac-

colta da Giuseppe Bianchi, conservatore della Galle­ria degli Uffizi, la su a presenza nel quadro si riferi­va alle sedici ore della veglia funebre".

L'orologio come lugubre metafora dell'ineluttabi­lità del fato è un motivo ricorrente dell'immaginariobarocco, come potrebbero attestare innu m erevoliesempi tratti dalla poesia marinista". È celebre il so­netto di Ciro di Pers dal titolo Orologio da Rate, pub­blicato in sequ enza con altre liriche moraleggiantidedicate agli oriuoli IIda polve" e IIda sole", ove al"mobile ordigno di dentate ruote" viene assegnato ilcompito di ricordare incessan temente all'uomo lafugacità della vita" :

Mentre il metallo concavo percote,Voce funesta mi risuona al core.Né del Fato spi egar meglio si puote,Che con voc e di bronzo, il rio tenore.

"Macchine incerte a nostri certi mali", gli fece eco daVenezia Gian Francesco Busenello", contrapponendoretoricamente la scarsa precisione degli orologi del­l'epoca alla certezza del declino e della fine . Più sere­na la visione del napoletano Lorenzo Casaburi, auto­re di un sonetto dal titolo Consolo bella donna che silagna che non le segna l'ore un orologio d'oro che tiene nelpetto": la dama si può ben confortare se il "veglio ala­to", invaghitosi del su o sembiante, ha deciso di pre­servarne la bellezza arrestando il corso del tempo!

Corrispettivo immediato di questa poetica nelcampo dell'orologeria sono i segnatempo a forma diteschio umano diffusi in tutta Europa già dalla finedel Cinquecento'", Sotto lo stesso segno si colloca lanascita, a metà Seicento, dell' orologio silenzioso o

75 lbid., 1,p. 273.

76 Sull'a rgomento è da vede re il saggio di V. Bonito, L'occhio del tem­po. L'orologio barocco tra letteratura, scienza edemblematica, Bologna1995.

77 Poesie del Cavaliere Fra' Cirodi Pers dedicate alla Sacra Cesarea Maes tàdi Leopoldo Imperatore AugustoPio Pannonico, Venezia 1689, p . 112.

78 I sonetti morali edamorosi di Gian Francesco Busenello (1598-1659), acura di A. Livingston, Venezia 1911, p . 93.

79 L.Casabu ri, Lequattro stagioni, Napoli 1669 (cit. dall' antologia Ma­rino e i marinisii, a cura di G. G. Ferrere, Mila no-Na poli 1954, p.1056).

80 Si veda , a titolo d 'esempio, l'orologio di Pierre Moysant illustratoda Landes, Storia del tempo ..., cit., fig. 11.

"notturno", per opera dei fratelli Pier Tomm aso eGiuseppe Camp ani" . Questa nuova tipologia di se­gnatempo, a partire dalle casse ebanizzate in formadi tedicula o altarolo, fino alle mostre d ip in te conl'immagine canonica del Tempo dotato di falce, co­stitu iva anche nell'aspetto esteriore un esplicito me­mento mori. Com'è noto le innovazioni tecniche del­l'orologio silenzioso furono introdotte allo scopo diporre rimedio all'insonnia di papa Alessandro VIIChigi (cat. R 3 a p . 470), tormentato durante la not­te dagli scrupoli di cosci enza. È lecito però dubitareche simili creazioni abbiano potuto sortire un effet­to ansiolitico.

Al di fuori di questa cultura squ isitamente roma­na, una delle più singolari opere d'arte scaturite dal­la concezione barocca del tempo è la cassa istoriatarealizzata nella seconda metà del Seicento dall'inta­gliatore veneziano Francesco Pianta per un orologiodi Stefano Panata. Il manufatto è conservato a Vene ­zia nella sacre stia di Santa Maria Gloriosa dei Frari".Si tratta forse della più spettacolare summa del sape­re barocco intorno al tempo, alla morte e al fat o: ilma1capitato vi sitatore, la cui immagine si riflettenello specchio posto al centro del quadrante, vieneammonito dalla figura di Cron o e dalle all egori edelle quattro stagioni della vita con rifles sioni diquesto tenore: "Ciò che fu, ciò che è, ciò che sarà, almio poter cedé, cede, e cederà" .

In questa temperie culturale, la funzione dell'oro­logio nella ritrattistica non poteva che ripiegare su l­l'antico ammonimento circa la brevità della vita, insin tonia con quanto avveniva, su scala più macro ­scopica, nel genere della natura morta. Lo si ris con­tra, a titolo d'esempio, nel ritratto di Gabriello Chia-

81 Per ogni ragguaglio si rinvia al saggio di Silvio A. Bed ini pubbli­cato in questo stesso catalogo . Su alcuni superbi esem plari si vedaanche A. Conzalez-Palacios, Il tempio del gusto. Learti decorative inItalia fra classicismi ebarocco, ed. cons. Vicenza 2000, p. 31; Id., Arredie ornamenti alla corte di Roma 1560-1795, Milano 2004, pp. 104-109.

82 E. Merkel, Lascultura lignea barocca a Venezia, in Scultura lignea ba­rocca nelVeneto, a cura di A. M. Spiazzi, Milano 1997, pp. 147-149,152,158-159,193-194, figg. 34-36. Per un appro fondimento su Fran­cesco Pianta si veda P. Rossi, Geroglifici efigure"di pittoresco aspet­to". Francesco Pianta alla ScuolaGrande di San Rocco, "Memor ie del­l'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti", voI. LXXXVII, Vene­zia 1999.

69

Fig. 16- Bernardo Strozzi, RitrattodiGabriella Chiabrera, ca. 1630.Birmingham, The City MuseumandArt Gallery.

Fig. 17-Antoon van Oyck, RitrattodiAubertLemire, ca. 1626/1632.WoburnAbbey, collezioni del ducadi Bedford.

brera eseguito da Bernardo Strozzi'" (Fig. 16). Qui ilmagnifico orologio cupolato denuncia, al pari del­l'avanzata senescenza del poeta - e certo per sua

83 L'identificazione dell'effigiato si deve a M. C. Calassi, Gliannidel­l'affermazione genovese tra committenzepubbliche equadrida stanza, inBernardo Strozzi, catalogo della mostra (Genova), a cura di E. Ga­vazza, G. Nepi Sciré, G. Rotondi Terminiello, Milano 1995, pp. 51,52, fig. 27. Una copia antica del ritratto si conserva nelle collezio­ni dei Musei Civici di Padova. Sull'iconografia del poeta si veda G.Fusconi, Gabriella Chiabrera e la cultura figurativadel suotempo. 3. I

70

esplicita volontà - la fragilità dell'esistenza e dellastessa fama. Sono motivi ricorrenti negli scritti delsavonese, che in una canzonetta morale annotava'":

ritratti del Chiabrera neisecoli XVII e XVIII, in G. Fusconi, G. Ruffi­n ì, S. Botta ro, Gabriello Chiabrera. Iconografia e documenti, Genova1988, pp. 39-59.

84 G. Chiabrera, Maniere, Scherzi e Canzonette morali, a cura di G. Ra­boni, Parma 1998, p. 284. La quartina citata fa parte della canzoneXCV della silloge Scherzi e canzonette morali, 1599.

In van speme mortal sorge superba,forza di tempo ogni valor consuma;a punto è rom, come nel prato è l'erba,e gli onor suoi, come nel ma r la spuma.

Il ritratto di Strozzi denuncia il debito del pittoregenovese nei confronti dei modelli vandyckiani,come prova il confronto con il dipinto qui illustrato,conservato nel castello del duca di Bedford (Fig. 17).Con la solennità che gli è propria, Van Dyck ha fis-

sato sulla tela le sembianze di Aubert Lemire, notoanche come Albertus Miraeus, decano della catte­drale di Anversa e importante storico della Chiesa" .L'orologio si staglia tra i libri e gli scartafacci su unoscrittoio collocato al termine di una teoria di colon­ne: è opera olandese o fiamminga e presenta unacassa in bronzo dorato con colonnine e quadrante a

85 E. Larsen, ThePaintings ofAnthony van Dyck, 2 voll., Freren 1988, II,p. 219, n. 543.

71

,

Fig. 18 - Marcantonio Bassetti, Ritrattodivecchiogentiluomo, primametà delXVIIsecolo. Torino, Galleria Sabauda.

due lancette. All' estremità sinistra della composizio­ne è collocata una testa di filosofo all' antica. La pre­senza del segnatempo va dunque ben oltre l'attribu­to della prelatura, caricandosi di valenze filosofichee di riflessioni sul significato della storia. "L'Histo­ria si può veramente deffinire una guerra illustrecontro il Tempo", scrive l'Anonimo manzoniano: ec'è da credere che questa definizione sarebbe statasottoscrit ta di buon grado da più di un letterato delSeicento.

Nello stesso filone si colloca un'opera poco notadella Galleria Sabauda di Torino, finora insostenibil­mente accostata ai modi di Guido Reni e Guercino eche in questa sede si propone di assegnare su basestilistica al veronese Marcantonio Bassetti, rinviando

86 N. GabrieIIi, Galleria Sabauda. Maestri Italiani, Torino 1971, n. 535,fig. 269. Nel Catalogodella Regia Pinacotecadi Torino, Torino 1899, p.144, n. 535, si legge: "Fu attribuito successivamente a Guido Reni

72

Fig. 19- Marcantonio Bassetti, Ritrattodivecchio gentiluomo, particolaredell'orologio da tasca.

ad altra occasione una di samina più approfondita"(Figg. 18-19). È il ritratto a tre quarti di figura di unvecchio gentiluomo, con i guanti nella sinistra e l'al­tra mano appoggiata a un libro chiuso. Poco disco­sto si nota un orologio da tasca dalla cassa dorata,dotato di catena. Un esemplare analogo è presenteanche in un notevole ritratto di giovane, conservatonelle raccolte civiche di Udine (cat. R 17 a p. 649). Laconoscenza dell'identità dei due soggetti giovereb­be non poco alla corretta interpretazione di questoinserto: il richiamo al trascorrere del tempo in pre­senza di un individuo molto anziano, tuttavia,' è giàdi per sé eloquente e assume inevitabilmente il sen­so di un conto alla rovescia.

Ma il Seicento non è solo il secolo delle gramaglie.

e al Guercino. Proviene dal lascito Falletti di Barolo". Il nome diBassetti mi è stato gentilmente suggerito da Sergio Marinelli.

Fig. 20- Diego Velazquez e bottega,Ritratto della regina diSpagnaMarianna d'Asburgo, 1652-1653.Vienna, KunsthistorischesMuseum.

73

La rivoluzione scientifica, che nel campo dell'orolo­geria segna l'avvento del pendolo, porta con sé lafilosofia meccanicistica e l' idea cartesiana di un Uni­verso regolato da Dio come un gigantesco orologio.Per analogia, anche la biologia e la scienza politicaadottano 1'orologio come metafora del corpo umanoe dello Stato. È anche il ' secolo spagnolo', durante ilquale fu la grande monarchia iberica a dettare, perbuona parte d'Europa, gli indirizzi politici, etici e dicostume delle corti e delle clas si agiate.

La pittura spagnola del siglo de oro abbonda diorologi. Jacinto Jer6nimo Espinosa ritrae il domeni­cano [er énimo Mos affiancato da un vistoso orologioa ostensorio (Valencia, Museo de Bellas Artes); Mu­rillo effigia Don Justino de Neve, canonico della cat­tedrale di Siviglia, accanto a un magnifico esemplaredi orologio d 'appoggio a torre, probabilmente im­portato dalla Germania (Londra, National Callery):Pedro Ruiz Gonzalez firma nel 1678 un pomposoritratto di Don [o s é Fernandez de Vicufia y Andoin,cavaliere dell'Ordine di Santiago, il quale ospita nelproprio cabinet un vistoso orologio con cassa ebaniz­zata a colonnine, cupolino e pinnacoli (Vitor ia­Gasteiz, Museo de Bellas Arte). Il primato spetta na ­turalmente al grande Velazquez, che a metà del se­colo ritrae più volte la regina Marianna d'Austria,seconda moglie di Filippo IV, con alle sp alle un oro­logio d'appoggio" (Fig. 20). Il manufatto si dissolvesu lla tela in puri valori pittorici, ma ciò non ne im­pedisce il riconoscimento tipologico: la cassa metal­lica dorata, impostata su un basamento a gradini, èsormon tata da una slanciata cuspide e dal dispositi­vo della suoneria, secondo il gusto dei Prunkuhrentedeschi.

È interessante mettere a confronto l'immaginedella giovane regina elaborata da Velazquez - nonsenza una buona dose di no stalgia per Tiziano - conquella realizzata alcuni anni più tardi da [uan Car­refio de Miranda'" (Fig . 21). Quest'ultima tela ritrae1'effigiata in stato vedovile, in una ves te pressoché

87 J. L6pez -Rey, Veltizquez. A catalogue raisonné of his oeuvre, London1963, pp. 106,241 -242, nn . 355-357. Il prototipo è conservato al Pra­do, un 'alt ra replica al Louvre.

88 Portriitgalerie zur Geschichte Osterreichs von 1400bis 1800, a cura d iG. Heinz e K. Schiitz, Wien 1982, p. 153, n. 127, fig. 218.

89 Similmente, l'orologio compari rà nel 1649 sullo scrittoio di Ornar

74

id entica all' abito monacale. Tutti gli orpelli della re­galità si sono dileguati fuorché l'orologio, rimasto arimarcare la condizione vedovile, ma anche a ricor­dare a chiunque che gli affari di governo, fino al rag­giungimento della maggiore et à da parte di Carlo IIe anche oltre, dovevano fare capo alla regina madre.Non va nondimeno sottovalu tato il legame affettivoche l' effigiata poteva nutrire per un oggetto che ellasi era probabilmente portata con sé da Vienna fin daitempi della giovinezza. In questa coppia di ritrattipiù che mai si ha la sensazione che l'orologio ci parlicon la sua voce metallica e che il soggetto stesso siain ascolto.

Occorre probabilmente tenere distinti i ritratti neiquali l'orologio figura come attributo delle virtù delmonarca e quelli dove esso simboleggia la dottrinadella monarchia assoluta. La più eloquente rappre­sen tazione di quest'ultimo concetto, secondo il prin­cipio dell'Uni reddatur, ci è infatti fornita non già dalritratto di un re, ma da quello di un primo minist ro .È 1'effi gie del cardinale di Richelieu conservata alMusée Condé di Chantilly, tratta da un prototipo diPhilippe de Champaigne (Fig. 22).

Principe della Chiesa nel 1622 e primo ministro diLuigi XIII due anni dopo, Richelieu incarna l'ideastessa dello Stato governato da una sola mente, siapure in nome del legittimo sovrano. L'orologio, oltreche attributo della prelatura" , sta qui a simboleggia­re la politica di accentramento amministrativo e dirafforzamento della Corona attuata dal cardinale at­traverso la subordinazione della nobiltà e la limita­zione delle autonomie locali. Si tratta certamente diun esemplare di fabbricazione francese, provenien­te da una delle celebri manifatture di Blois , Parigi,Lione o magari di La Rochelle, prima della di sper ­sione delle maestranze ugonotte che avevano resoprospera quella sfortunata città.

Lo schema adottato da Philippe de Champaignefu subito recepito come canonico alla corte francese.Lo dimostra la sua adozione da parte del cardinale

Talon II , nel rit ra tto di Philippe de Champaigne della NationalGaller y di Washi ngton. Una lettura de ll' orologio come simbolodell'autorità è forni ta da O. Mayr, Die Uhr als Symbol fur Ordnung,AutoritiitundDeterminismus, in DieWeItals Uhr. Deutsche Uhren undAutomaten 1550-1650, a cura di K. Maurice e O. Mayr, Miinchen­Berlin 1980, pp . 1-9.

Fig. 21 - [uan Carreno de Miranda,Ritrattodella reginadiSpagnaMarianna d'Asburgo da vedova, post1665.Vienna, KunsthistorischesMuseum.

75

Fig. 22 - Copia antica da Philippe de Champaìgne, Ritratto del cardinaleArmand-]ean du Plessis duca diRichelieu. Chantilly, Musée Condé.

Giulio Mazzarino, come si vede in un'incisione d iRobert Nanteuil risalente al 16699°.Alla stessa stre­gua va considerato il formidabile ritratto di Colbertdipinto nel 1666 da Claude Lefebvre, conservato aVersailles '": quasi una biografia ' in nero' del grandeministro delle finanze di Luigi XIV (Fig . 23). Erededi questa tradizione sarà Hyacinthe Rigaud, che nel1723, ritraendo il cardinale Guillaume Dubois - il"Richelieu redivivo" - non si dimenticherà di mette­re in bella vista accanto all' effigiato una ricca pendo­la d'appoggio (cat. R 20 a p. 655).

90 Chapuis, Dehorologiis in arte..., cit., p. 75, fig. 105.91 Sempre a Versailles si conserva un altro ritratto di Colbert, pure

con orologio, attribuito a Nicolas Mignard detto il Mignard d'Avi­gnone. Cfr. Ibid., p. 85, fig. 119.

76

Fig. 23 - Claude Lefebvre, Ritrattodi ]ean-Baptiste Colbert, 1666. Versailles,Muséedu Chàteau.

Prima dei fasti di Rigaud, un altro grande artistafrancese si cimentò con gli orologi: Pierre Mignard.Al pittore di Troyes, maestro del ritratto allegorico,s i deve l'intensa effigie di Jacques de Cordond'Evieu, rappresentante dell'Ordine di Malta pressola Santa Sede, dipinto a Roma nel 165392

• Il dipinto,oggi al Museo Nazionale della Valletta, mostra ilcavaliere gierosolimitano assiso al tavolo da lavoro,mentre si appresta a ve rgare una lettera. Sullo scrit­toio, in primo piano, risaltano un orologio da tascae la relativa chiave per la ricarica, allacciata a un

92 L. Nikolenko, Pierre Mignard, theportrait painter oJthegrand sièc1e,Miinchen 1983, pp. 68-69, fig. 1; M. Buhagiar, The iconography oJtheMaltese Islands 1400-1900. Painting, Gorle 1988, p. 90, fig. 5.6.

Fig. 24 - Pierre Mignard, RitrattodibambiJw con orologio ebolledi sapone.Versailles, Musée du Chàteau.

Fig.25- Pierre Mignard, Ritratto di bambinacon orologioebolledi sapone,particolare dell'orologio da tascacon la chiavetta per la ricarica.

nas tro di seta. Lo stesso tipo di cipollone compare inun più tardo ritratto di Mignard conservato a Ver­sailles, raffigurante una bambina che gioca con lebo lle di sapone" (Figg. 24-25). In questo caso la pre­senza dell'orologio assume un significato ben diver­so: essa allude inequivocabilmente alla transitorietàdell' esistenza, così come la bolla di sapone ne sim­boleggia la fra gilità. Un rife rimento immediato per

93 Capolavori da Versai/les. Tre secoli di ritrattoJrancese, catalogo dellamostra (Firenze, Palazzo Pitti ), a cura di P. Lemoine e L. Berti, Fi­renze 1985, pp. 44-45, cal. 7. Come si legge nella scheda, è stata re­centemente resp inta !'identificazione della bambina con Anne-

Mignard va individuato nel Ballo della vita umana, uncelebre dipinto di Nicolas Poussin oggi a Londranella Wallace Collection, dove le bolle di sap onecompaiono con la stessa funzione simbolica. Il di­pinto di Versailles è dunque un ritratto post mortem,che il pittore ha cercato di rendere meno amaro agliocchi dei committenti - presumibilmente i genitoridella bambina - ricorrendo all' allegoria. Le lusinghe

Marie de Bourb on, Mademoise lle de Blois, figlia di Luigi XIV edella duchessa di La Vallière, riproposta da Nikolenko, Pierre Mi­gnard...r cit., pp . 77-78, fig. lO.

77

della vita e la fedeltà degli affetti, simboleggiati ri­spettivamente dal pappagallo e dal cagnolino, nonhanno saputo preservare la fanciulla, che fissa sullaposterità il suo sguardo struggente.

Con l'avvento del Settecento si affaccia in Europaun nuovo mito, quello della puntualità. È anzituttoun mito britannico la cui diffusione coincide, non acaso, con il secolo d'oro dell' orologeria inglese.L'orologio da tasca diviene un accessorio indispen­sabile anche per il borghese, specialmente se in viag­gio, e fa parte dell'equipaggiamento degli ufficialidell'esercito e della marina?'. Lo si trova infatti citato- accanto alle pistole, alla sciabola, al rasoio e allatabacchiera - in un singolare inventario, quello de ­gli oggetti personali sequestrati al capitano Gulliverdai lillipuziani":

Dal taschino destro pendeva una gran catena d'argen­to alla cui estremità era assicurata una meravigliosasorta di meccanismo. Lo invitammo a tirar fuori tuttociò che era attaccato a quella catena: era un globo permetà di argento e per metà di qualche metallo traspa­rente; dalla parte trasparente vedemmo infatti stranefigure disegnate tutt'in giro, ma, quando credemmo dipoterle toccare, ci accorgemmo che quella sostanzadiafana arrestava le nostre dita. Ci avvicinò la macchi­na all'orecchio e udimmo uno strepito incessante, simi­le a quello di un mulino ad acqua. Supponiamo che sitratti di qualche animale sconosciuto o del dio da luiadorato, e siamo piuttosto inclini a quest'ultima opi­nione perché ci ha assicurato (se pure abbiamo inter­pretato giustamente il suo modo di esprimersi assaiimperfetto) che non fa mai niente senza consultarlo. Loha chiamato il suo oracolo e ha detto che segna il tem­po di ogni azione della sua vita.

La satira sociale di Jonathan Swift non poteva es­sere più esplicita: l'uomo europeo è ormai alla mercédi un oracolo meccanico, che l'imperatore di Lilliputfa trasportare nel proprio palazzo sospeso a un ba­stone.

Innumerevoli sono i ritratti che documentano lanuova moda. Tra i più significativi si segnala un di-

94 Land es, Storia del tempo.. ., cit., p. 102.95 J. Swift, Viaggi di Gulliver in vari paesi lontani del mondo, ed. consul­

tata a cura di M. L.Astaldi, Milano 1975, pp. 67-68.

78

Fig. 26 - Richard Wilson?,Ritrattodigentiluomo con orologio, prima metà delXVIll secolo. Venezia, Fondazione GiorgioCini.

pinto già pubblicato da Chapuis, oggi a Venezia nellecollezioni della Fondazione Giorgio Cini'" (Fig. 26).Vi compare un gentiluomo in parrucca, marsina ros­sa, sottomarsina ricamata e orologio da taschino nel­la mano sinistra. Lo studioso svizzero assegna l'ope­ra al paesaggista Adrien Manglard e riconosce nel­l'effigiato le sembianze dell' orologiaio ginevrino[acques Wiss97• Si ignora a quali fonti abbia potuto at­tingere Chapuis per giungere a tali conclusioni: esseappaiono in ogni caso molto problematiche, comeinaccettabile è l'indicazione "mod i di Fra Galgario"riportata sullo schedone inventariale della Fondazio­ne Cini. Più acuta appare una proposta di GiuseppeFiocco, che dietro una fotografia dell'opera annotò il

% Inv.1 36.97 Chapuis, De horologiis in arte... r cit., p. 97, fig. 137.

Fig. 27- StefanoTorelli, RitrattodiCharlotte AmalieWilhelmine duchessadiSchleswig-HolsteinSonderburg PlOn, ca.1762. Già Londra,Sotheby's.

79

Fig. 28 - FrançoisBoucher, Ritrattodi Jeanne-AntoinettePoisson, marchesa di Pompadour, 1756. Monaco, Alte Pinakothek.

80

nome del pittore britannico Richard Wilson'". Quan­to all' identità del soggetto, nessun elemento dell'im­magine allude specificamente alla professione diorologiaio, mentre non è raro imbattersi in ritratti digen tilu om in i che esibiscano il proprio orologio datasca. L'opportunità o meno di mettere in mano aglieffigiati un qualche oggetto è, d'altronde, un proble­ma ricorrente nella ritrattistica: è dunque legittimopensare che molto spesso l'orologio da tasca abbiasvolto una funzione puramente compositiva, comein altri casi la lettera o il ven taglio.

L'orologio come elemento del préi-a-porier, equi­parato ai gioielli e agli altri complementi dell'abbi­gliamento, è una variabile piuttosto ricorrente nellamoda femminile del Settecento". In merito alla bel­la Mademoiselle de Romans, futura amante di Lui­gi Xv, Giacomo Casanova annotò nelle sue memorieche "vestita molto correttamente, non aveva addos­so nulla di superfluo, nulla di ciò che rivela il benes­sere: né orecchini, né anelli, né orologio'<' ?', Di segnoopp osto lo charme della duchessa Charlotte AmalieWilhelm ine di Schleswig-Holstein, immortalata nel­la su a seducente giovinezza in un notevole ritrattodi Stefano Torelli, recentemente battuto all' asta daSothebys'?' (Fig. 27). Il pittore bolognese, uno degliesponenti più raffinati della ritrattistica di corte in­ternazionale, ha profuso la sua abilità nella resa de ide ttagli di un abbigliamento ricercatissimo, che con­templa un orologio d'oro completo di chdielaine tem­pestata di gemme. La moda di ostentare l'orologioappendendolo al guardinfante, all'altezza della vita,ris aliva al secolo precedente'?" La sua adozione nel­l' ambien te delle corti settecen tesche è attestata an­che da un ritratto della regina di Napoli Maria Caro­lina, conservato alla reggia di Caserta-P.

N el corso del Settecento l'orologio "d a portaread dosso" diventò uno dei regali più diffusi nell' altasocietà: e si potrà ricordare il caso-limite di Maria

98 Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Archivio Fotografico dell'Istitu­to di Storia dell'Arte, Fondo Fiocco. La circostanza induce a ipo tiz­zare che l'opera sia stata acquis tata dal conte Vittorio Cini pro priosu suggerimento dell' autorevole storico de ll'arte .

99 R. Levi Pisetzky, Storia del costume in Italia, 5 voll., Milano 1964­1969, IV, 1967, pp. 121, 123, tavv. 35, 38.

100 Mémoires de Jacques Casanova de Seingalt, écrits par lui-mème, Bruxel­les 1887, tomo IV, p. 297.

101 Old Master Paintings, Lond on, 18 Aprii 2002.

~"""""--.-.-.~ -, - -

Fig. 29 - Sigmund Freudenberger, Le lever, incisione, 1774.

Antonietta d 'Austria, che il16 maggio 1770, in occa­sione del suo matrimonio con il Delfino, ricevette inconsegna una cesta contenente cinquantadue tabac­chiere e altrettanti orologi da di stribuire agli invita­tP D4. Questa sovrabb on d anza, che corrisponde algrande incremento della produzione manifatturiera

102 Si vedano i ritra tti illu str ati da Chapuis, Dehorologiis in arte..., cit.,pp . 76-78, figg . 107-111.

103 Per un'immagine si veda : Casa di re. Un secolo di storia alla Reggia diCaserta 1752-1860, catalogo della mostra (Caserta, Palazzo Reale),a cura di R. Cioffi, Ginevra-Milano 2004, p. 83.

104 C. Cardinal, L'orologio testimone dei comportamenti e dei gusti, inL'orologioe lamoda dal '600 ai giorni nostri, catalogo della mostra (Vi­cenza, Biella, Bologn a), a cura di C. Cardinal, Milano 1994, p . 11.

81

alla vigilia della rivoluzione industriale, contribuìforse a svilire il valore intrinseco degli orologi, manon li privò completamente della loro pregnanzasimbolica. Cercherò di dimostrare questa tesi pren­dendo in considerazione alcuni dipinti molto noti.

Nel celeberrimo ritratto in verde e rosa della mar­chesa di Pompadour, dipinto da François Bouchernel 1756105, una pendola riflessa nella grande spec­chiera segna le 8 e 20 (Fig. 28). Il manufatto ricordale creazioni dell'ebanista Jean Pierre Latz, che ap­prontava le casse per l'orologiaio parigino [ean Cha­rost' ?' , Come è stato notato, è singolare che il piùimportante ritratto della Poisson risalga a un tempoin cui il suo ruolo di maitresse du roiera ormai passa­to in secondo piano, almeno dal punto di vis ta car­nale, e stava invece crescendo la sua influenza sugliaffari di governo. La commissione dell'opera coinci­de probabilmente con il momento della sua nominaa dama di palazzo della regina (7 febbraio 1756), ti­tolo che assicurò finalmente alla marchesa un posto'ufficiale' alla corte di Versailles. Il dipinto è pieno diriferimenti agli interessi culturali e artistici dell'effi­giata: gli scartafacci in basso a sinistra, contenentistampe, disegni e spartiti musicali; il matitatoio e ilraschietto; il libro aperto che regge in grembo connoncuranza e gli altri volumi degli enciclopedistiordinati nella libreria. Da sottolineare, inoltre, la pre­senza di oggetti che fanno riferimento all 'iconogra­fia canonica: il cagnolino, che simboleggia la fedel­tà; la candela spenta, allusiva al monito sic transitgloria mundi; lo specchio, attributo della prudenza; lerose recise, simbolo della caducità della bellezza. Èimpensabile che Boucher non conoscesse la valenzasimbolica di questi inserti e che, di conseguenza,non ne abbia attentamente soppesato l'impatto se­mantico.

Ciò premesso, non c'è dubbio che la pendola allu­da anche al ruolo politico ritagliatosi dalla favoritadurante il regno di Luigi XV: e si noti che quello inesame è il solo ritratto della Pompadour comparso

105 Sul dipinto si veda François Boucher 1703-1770, catal ogo de lla mo­stra (New York, Detroit, Parigi), a cura di P. de Montebello, Paris1986, pp. 269-273, cat. 64.

106 Cfr. W. Edey, French Clocks, London 1967, p. 50, fig. 23.

107 E. e J. de Goncour t, Lafemme au dix-huiiième siècle, Pari s 1882 (ed.cons. La donnanel Settecento, Milano 1983, p. 215).

82

in pubblico durante la sua vita (fu esposto al Salondel 1757). La posizione recumbente sul divano e lecortine scostate evocano, d'altra parte, lo sp azio diun'alcova, dove era d 'uso collocare un orologio. Loattesta un'incisione dal titolo Le lever, realizzata sudisegno del pittore e incisore svizzero SigmundFreudenberger, che costituisce il primo foglio delleTrois suites d'esiampes pourservir à l'histoire des moeurset du costume des Français dans le 18e siècle, pubblica­te a Parigi nel 1774 (Fig. 29). Anche a rischio di for ­zare gli intendimenti di Boucher, il ritratto di Mona­co assume ai nostri occhi di posteri una forte conno­tazione allegorica: è l'immagine del potere esercitatodall'eterno femminino attraverso gli strumenti del­la seduzione, in un secolo - per usare le parole deifratelli Concourt!" - "i cui grandi misteri storici na­scondono sempre sullo sfondo una passione di don­na".

Un consapevole ritorno alla tradizione iconogra­fica del ritratto con orologio avviene, nella secondametà del Settecento, da parte del più apprezzato ri­trattista attivo a Roma, Pompeo Batoni. Un primoesempio di questo recupero è offerto nel 1765 dalRitratto del conteNicolò Soderini, dove potrebbe allu­dere agli incarichi diplomatici da lui ricoperti perconto del granduca di Toscana (cat. R 22 a p. 659).L'opera sembra volersi allacciare a un precedente il­lustre, il ritratto del cardinale Silvio Valenti Gonza­ga di Pierre Subleyras, ove una preziosa pendola datavolo emerge dalla penombra. La presenza del­l'orologio come attributo della prelatura, della tem­peranza e della moderazione del principe si carica diuna valenza universale nel ritratto di papa Pio VIBraschi, realizzato da Batoni poco dopo l'elezione'?"(Fig. 30). Del dipinto sono note almeno due replicheautografe, conservate rispettivamente alla Pinacote­ca Vaticana e alla National Gallery di Dublino, e nu­merose copie disseminate tra l'Italia, la Germania, laPolonia e l'Inghilterra. La pendola d'appoggio, dimanifattura romana, presenta una cassa in porcella-

108 Gabrielli, Galleria Sabauda ..., cit., n. 485bis, fig. 438; A. M. Clark,Pompeo Batoni. A CompleteCatalogue ofhisWorks with anIntroductoryText, a cura di E. Peters Bowron, Oxford 1985, pp. 339-340, n. 391,fig. 353. La versione di Torin o, firm ata e datata 1775, va prob abil­mente considerata il prototipo.

Fig. 30- Pompeo Batoni, Ritratto dipapa Pio VI, 1775. Torino, GalleriaSabauda.

na policroma con figure allegoriche in forma di sta­tu ette. Accanto a essa sullo scrittoio è posato il ca­mauro, mentre all'estremità sin istra della tela, al­l'ap ice della spalliera della poltrona, campeggia lostemma Braschi sormontato dal triregno con le chia­vi decussate. I simboli dell'autorità pontificia sonodun qu e posti in relazione con l'orologio, quasi a

enunciazione del programma politico dell'ultimopontificato dell'antico regime.

Prima di chiudere il no stro excursus devono esserericordati due capolavori della ritrattistica di tutti itempi che, a distanza di trent'anni l'uno dall'altro ea cavallo del cambio di secolo, segnano il rinnova­mento del genere al termine dell'età moderna. Mi ri-

83

feri sco al Ritratto del conte di Floridablanca dipinto dalgiov ane Go ya nel 1783109 e ciJ Ritratto di Napoleonenello studio di [acques-Louis David, del 1812 (Fig.31). In entrambi i casi siamo in presenza di uominidi Stato effigiati a figura intera nel loro ambiente dilavoro, presso vis tos i oro logi. Ambed ue le operep ossono essere considerate una rivi sitazione delleicone politiche di Richelieu, Mazzarino e Colbert el'orologio vi mantiene sostanzialmen te inalterato ilproprio ruolo simbolico. L'effigie del ministro spa­gnolo, che costituisce il p rimo grande ritratto ufficia­le dipinto da Goya, si fonda sui presupposti ideolo­gici del dispotismo illuminato: la scena dovrebbeperciò essere pervasa di segnali esprimenti fiducianella ragione e nella politica delle riforme; eppure laluce del m attino stenta a rischiarare le stanze del po­tere. La presenza ingombrante dell'orologio, decisa­mente fuori scala, tra un gioco di sguardi denso diinqu ietu din i, lascia presagire l'incubo senile di Cro­no che divora i figli.

Nessun turbamento se rp eggia apparentementenello stu dio di Napoleone, che alle quattro e unquarto del mattino è ancora al lavoro per il bene del­la Nazione. La situ az ione rappresentata venne de­scritta dallo stesso David in una lettera diretta 1'8maggio 1812 ad Alexander Dougl as, committentedel dipinto: "[e l'ai représenté dans le moment de savie qui lui es t le plus h abituel, le travail; il est dansson cabinet, ayan t passé la nuit à composer so nCode Napoléon; il ne s' apperçoit du jour naissantque par ses bougies qui son consumées et qui s'é tei-

109 P. Gassier - J. Wilso n, Vie et a?uvre deFrancisco Goya, Fribourg 1970,p .58.

110 [acques-Louis David 1748-1825, catalogo della mostra (Parigi, Mus éedu Lou vr e; Versai lles , Musée na tio na l d u ch àteau), a cura d i A.Schnapper e A. Sérul laz, M.-C. Sahu t e C. Constans, Paris 1989, pp.474-477, cat. 206.

111 P. Rosenberg. L.-A. Prat, [acques-Louis David 1748-1825. Catalogueraisonnédes dessins, 2 voll ., Milano 2002, 1,p . 292, cat. 309.

84

gnent, et par la p endule qui vient de sonne r quatreheures du matin; alors il se lève de son bureau pourceindre l' ép ée et passer la revue de s troupes"!". So­pra il tavolo dalle gambe leonine arde ancora unacandela, mentre l'altra bugia è ormai consumata.Sulla destra uno dei fogli arrotolati reca l'intestazio­ne "C ODE", mentre su l dorso del libro adag iato aterra si legge "PLUTARQUE". La pendola appoggia­ta alla parete di fon do è av volta nella penombra esta per suonare il quarto. Al suo posto, nel di segnoprepar atorio conservato al Musée de s Beaux Arts etd 'Archéologie di Besançon!" , figura un orologio aglobo, poi scartato a favore di un manufatto più so­brio che, almeno nell' aspetto esterno, ricorda un re­golatore a colonna'" .

"Nella notte mi occupo della felicità dei miei sud­diti e durante il giorno la voro per la loro glo ria",avrebbe detto l'imperatore all' artista, commentandoil ritratto!". In effetti l'immagine che ne scaturiscenon è meno eroica di quella veicolata da altre celebriicone davidiane. Tuttavia nel dipinto di Washingtonciò che maggiormente colpisce è la solitu d ine del­l'effigiato, che l'ora inoltrata nella notte trasforma inisolamento. Il legislatore è solo con il proprio de sti­no, cui allude il volume di Plutarco. L'insonnia ope­rosa di Napoleone, come quella di papa AlessandroVII; tradisce l'esistenza di un rapporto conflittualecon il tempo. È un problema radicale e insolubile,che si fa particolarmente ango scioso in chi si sen teinvestito di una missione storica, ma che assill a delpari ogni incarnazione dell'homofaber fortunae suae.

112 Si veda il rego latore realizzato nel ·1792 dall 'orologiaio di cor te Ro­bert Rob in illustr ato da C élis, l/horlogerie ancienne..., cit., pp . 207­210, tav. 102 o ancora qu ello di [ean Simo n Bour dier, risalente aglianni dell 'Impero, r ip rodotto da Tieger, Grandi orologi..., cit ., pp .194-195.

113 T. Wilson-Smith, Napoleon and his artiste, London 1996, p. 156.

Fig. 31 - Jacques-Louis David,RitrattodiNapoleone nello studio,1812. Washington D.C.,TheNational Gallery of Art.

85

Finito di stampare nel

mese di giugno 2005

dalla Printer Trento