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Strutture in ACCIAIO per il RICICLAGGIO dello SPAZIO ESISTENTE Il caso EX ELBA Mattia Marin Sara Marini Riccardo Miotto studente relatore correlatore - - -

Strutture in acciaio per il riciclaggio dello spazio esistente

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Strutture in

ACCIAIOper il

RICICLAGGIOdello

SPAZIO

ESISTENTEIl caso

EX ELBAMattia MarinSara Marini

Riccardo Miotto

studenterelatorecorrelatore

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Università IUAV di Venezia

Facoltà di Architettura

Corso di Laurea in Produzione dell’Edilizia

STRUTTURE A SECCO PER IL RICICLAGGIO DELLO SPAZIO ESISTENTE. IL CASO EX ELBA

relatore SARA MARINI

studente MATTIA MARIN

STRUTTURE IN ACCIAIO PER IL RICICLAGGIO DELLO SPAZIO ESISTENTE. IL CASO EX ELBA.

INDICE

Introduzione

Strategie di riciclaggio per il paesaggio e l’architetturaLuoghi dello scarto

Spazi di scartoMacerie

Riciclaggio in architetturaRiciclaggio in nord Europa

Metafora del parassitaSovrascrittura

Microarchitetture

L’acciaio nel riciclaggioTrasposizione materiale

SostenibilitàReady-made

Strutture leggere

Il caso ex Elba Obiettivi

Contesto urbanoPiano della trasformabilità

Stato di fattoPiano di intervento

Bibliografia

Sitografia

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INTRODUZIONE

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UN CASO EMBLEMATICO

In questa tesi si intende affrontare il tema della riqualificazione di aree urbane cadute in disuso at-traverso l'applicazione della ricerca ad un caso rite-nuto emblematico, l'ex stabilimento Elba di Bassano del Grappa.La situazione di stallo che investe questo corpo di fabbrica è esemplificativa di un declino che coinvolge la maggior parte della categoria edilizia cui appar-

tiene. Capannoni e fabbriche abbandonati, degradati o semplicemente improduttivi sono costantemente sotto i nostri occhi, specialmente in area padana. Il fenomeno va ben oltre i confini nazionali, tant'è che si trova al centro dell'attuale dibattito architet-tonico, ma in quest'area il sistema case-casette, fabbriche-fabbrichette è particolarmente deturpante nei confronti del paesaggio. Inoltre la scarsa qual-ità architettonica dei fabbricati stessi non conferisce loro alcun valore per cui valga la pena conservarli. Si tratta per lo più di volumi anonimi, di scatole vuote al loro interno a meno del sistema di travi e

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pilastri che le sorreggono. Raramente sono inseriti in un contesto che possa conferire loro un senso di appartenenza ad un sistema, solitamente si ergono quà e là senza una struttura ben precisa. Questa è la sorte che tocca anche l’edificio in questione, l’interesse verso il quale nasce proprio dal suo es-sere manifesto di una realtà ricorrente. Altrettanto ricorrente è il ricorso alla tabula rasa come modus operandi in risposta a questo genere di situazioni, che non prende però in considerazione le potenzialità proprie di oggetti di questo tipo. Nel caso oggetto di studio, proprio per la flessibilità dei suoi spazi,

per la capacità di adattamento nel tempo a funzioni differenti, si è ritenuto opportuno considerarlo un objet trouvé, operando con interventi minimi nec-essari ad attribuirvi un nuovo ruolo attraverso la modalità ready-made. Questa strategia di riciclaggio dell'esistente è propria dell'architettura parassita. Non si tratta ne' di riqualificazione ne' di restauro ma di una pratica che, incrociando ricerche artistiche, filosofiche, progettuali, guarda a spazi già costruiti come ancora riutilizzabili, ampliando i concetti di sos-tenibilità ed eco-compatibilità. Il fattore temporale diventa uno dei temi fondanti attorno ai quali ruota

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il ragionamento, sia dal punto di vista linguistico e concettuale sia dal punto di vista tecnologico. La leggerezza delle strutture impiegate, dovuta anche al fatto che si sfruttano sistemi strutturali pree-sistenti, rimarca il carattere temporaneo di tali in-terventi, pronti ad andarsene senza lasciare trac-cia o ad essere nuovamente modificati nel caso in cui le circostanze lo richiedano. Nessun desiderio di monumentalità, di eternità, ma la semplice volontà di rispondere ad esigenze dell’ordinario. Gli stessi ma-teriali impiegati rispondono a questo ragionamento di non spreco. Si tratta di materiali riciclati, riciclabili,

riutizzati o riutilizzabili, spesso materiali il cui uti-lizzo viene reinterpretato o, semplicemente, traslato. In funzione del caso di studio, viene approfondito l’utilizzo di strutture in acciaio per interventi simili, apportando esempi significativi sia dal punto di vista tecnologico sia da quello concettuale.

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STRATEGIE DI RICICLAGGIOPER IL PAESAGGIOE L’ARCHITETTURA

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KUCHENMONUMENTmobile

RAUMLABOR

Progetto che enfatizza la riscoperta di spazi urbani interstiziali, il Kuchenmonument dei Raumlabor è un esempio della mobilità delle strut-ture in acciaio, che consente loro di insediarsi lì dove e quando la situazione lo richiede. In questo caso la struttura in acciaio diventa il filtro tra l’esterno e lo spazio etereo, quasi immateriale, che si viene a creare all’interno della membrana polietilenica fibrorinforzata. L’autonomia strutturale, conferitagli dal telaio scatolare in acciaio, la svincola dalla necessità di un ancoraggio pesante al terreno e questo concetto viene portato al massimo livello quando la struttura viene montata su un furgone per creare la sala riunioni mobile Bang Bang. La dimensione ridotta dei profili di acciaio consente inoltre di inglobare negli interstizi delle pareti sia il sistema pneumatico per il gonfiaggio del pallone, sia una serie di apparecchi e arredi per servizi come la reception, il guardaroba e l’archivio.

design - Raumlabor Berlinsuperficie - 6/246mq

volume - 9,6/1449,6mc peso - 1600kg

tempo montaggio/smontaggio - 3hdata - 2006

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SITUAZIONI DELLO SCARTO

I processi di modificazione della città e del territo-rio tracciano sul paesaggio segni involontari, indesid-erati, inevitabili. In memoria di un passaggio che non vuol essere ricordato, questi segni permangono quasi a voler denunciare gli errori commessi da questo processo, in particolare nella sua fase di declino, ostentando gli scarti spaziali e materiali che esso ha lasciato alle sue spalle.

Spesso a dare luogo a situazioni di questo genere è una crescita intesa come accumulo, un entusiasmo consumistico dato dalla forza economica che da un lato vede il dilagare di nuove edificazioni, dall’altro l’accumularsi di scarti e macerie sempre più ingente. La non pianificazione temporale del progetto fà si che, una volta estinta la loro funzione, aree ed edi-fici rimangano abbandonati al loro degrado e l’unica soluzione possibile per ridare loro nuova vita sembra essere la tabula rasa, demolendo e ricostruendo ex novo. Questa modalità riflette il rapporto che l’uomo ha con i suoi scarti: la volontà di cancellarli è sintomo

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1. Kuchenmonument, pianta2. Fase di montaggio3. Kuchenmonument, sezione4. Diverse circostanze di utilizzo5. Diverse configurazioni funzionali

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HIGHLINENew York

CORNER+SCOFIDIO

di un non rapporto con essi, di una fuga dai proprio errori per la non volontà di comprenderli e risolverli. Questo non approccio comporta che le nuove edifica-zioni e pianificazioni territoriali, non avendo imparato dalle precedenti esperienze, ripetano gli stessi errori e portino alla formazione di nuovi scarti. L’assunzione di coscienza di tale realtà è condizione essenziale per la circuitazione di questo processo, per portare ad una comprensione dello scarto, ad un’interpretazione e valorizzazione di esso come materia progettuale.

SPAZI DI SCARTO

Spazialmente questi segni si delineano come non luoghi che prendono forma lì dove la forma non c’è, che esistono come interstizio tra altre forme. Spazi che vengono percepiti come interferenze del paes-aggio, su cui l’attenzione non si sofferma ma della cui esistenza ne prende atto. I luoghi dell’abbandono sono quindi scarti spaziali o temporali, ma comune-mente sono scarti sociali dettati dal non rapporto che

L’Highline è un parco lineare che si snoda tra gli edifici del centro di New York. Lo spazio per questo parco è stato riscoperto in un tratto di circa 1,2 kilomentri della sopraelevazione di una vecchia linea fer-roviaria in disuso. La struttura in acciaio dell’infrastruttura ha reso possibile interventi di varia natura, dall’inserimento di scale e vani ascensore, alla creazione di un piccolo teatro open-air. L’aspetto più interessante, che non sarebbe stato realizzabile con un sistema costruttivo differente senza comprometterne integrità e stabilità, è progressivo modificarsi della sezione: cambi di quota, aperture, as-sottigliamenti, sbalzi rendono il percorso in continuo movimento. Un altro aspetto fondamentale delle possibilità date dalla struttura in acciaio è quello di aver potuto produrre pezzi prefabbricati standard, per l’arredo urbano come per tutti gli altri componenti, facilmente as-semblabili in cantiere a favore di tempi, costi e semplicità del cantiere.Il progetto di Corner e Scofidio si pone come esempio di come si pos-sano ricavare spazi di pubblico interesse nelle infrastrutture in disuso, che solitamente sono lasciate al degrado più totale.

1. Highline, schema2. Stato di fatto3. Fase di costruzione4. Stato attuale5. Sezione6. Schema piantumazioni7. Render concettuale

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l’uomo ha con essi. Finora, appunto, si sono rivelati come interferenze, non degni d’attenzione, emarginati. Tuttavia nascondono nella loro quiescenza un grande potenziale, dovuto al fatto che si trovano ai mar-gini o che rappresentano i margini stessi. Agendo su questi spazi interstiziali, visti finora come barriere, si agisce sui limiti del territorio, limiti che possono essere infranti per creare nuove relazioni tra gli spazi o spazi di relazione. Considerati finora troppo piccoli per essere edificati, troppo grandi per essere messi a produzione in relazione all’attuale potere economico, troppo effimeri per avere un valore com-

merciale, troppo insignificanti per essere riutilizzati, vengono riscoperti in tempo di crisi come risposta alle esigenze sociali di spazio pubblico. In quest’ottica viene dato valore a tutti gli spazi lasciati vuoti dalle infrastrutture, talvolta ricercabili nelle infrastrut-ture stesse, a quelle superfici il cui potenziale non si era pienamente compreso come le coperture, a tutti quei luoghi finora rifuggiti perchè considerati terra di degrado materiale e sociale.

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OFFICINA ROMAMAXXI, RomaRAUMLABOR

Il messaggio che Raumlabor vuole lanciare dal MAXXI attraverso la sua installazione Officina Roma è la necessità di mettere in discussione lo stile di vita e il funzionamento della società contemporanea, basato sulla crescita e lo sfruttamento delle risorse naturali. L’installazione è una casa costruita interamente con rifiuti e fa parte dell’esposizoine di RE-CYCLE al MAXXI di Roma. La casa è composta da una camera da letto, una cucina e uno spazio di lavoro dove si svolgono eventi legati alla mostra e al laboratorio sperimentale sul riciclo. L’edificio è composto come un collage: una cucina interamente ccostruita con vecchie bottiglie, la camera da letto con porte di auto usate come pareti, il laboratorio con finestre in legno e vecchi mobili e il tetto principalmente fatto da barili di petrolio vecchi e usati.La composizione che ne risulta è la rappresentazione dell’idea di rici-claggio portata a livelli estremi, ma il messaggio è chiaro. Con scarti che avrebbero riempito discariche occupando spazio, i Raumlabor creano lo spazio. Invece di richiedere lavoro per essere smaltiti, concorrono a definire un’occasione per accogliere il lavoro stesso al suo interno. Il tema dell’acciaio è trattato dal punto di vista del riutilizzo degli og-getti di scarto trovati come pronti per adempire nuove funzioni.

MACERIE

L’esclusione sociale e il non rapporto con essi è la stessa condizione che investe gli scarti materiali. Essi derivano non solamente dal processo di tras-formazione della città, quanto anche dal processo di vita stesso. Non si considerano quindi esclusivamente edifici abbandonati e macerie, ma anche rifiuti de-rivanti dal quitidiano. Una loro analisi quasi scienti-fica ne riscopre le potenzialità insite e vi conferisce

nuovo valore, trasformandoli da scarti a materia di progetto. Proprio la mancanza di senso attribuita a questi scarti, che li differenzia dalla rovina, è il loro punto di forza per subire una riconfigurazione senza necessariamente conservarne alcuna memoria. La chiave per una diversa e positiva interpretazione dello scarto come parte del naturale processo di cambiamento è contenuta nel libro Deperire. Rifiuti e spreco nella vita di uomini e città. di K. Lynch, in cui ne vengono analizzati i tratti distintivi per sovvertire l’attuale approccio ad essi.

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1. Officina Roma, vista dall’esterno2. Officina Roma, vista interna della cucina3. Officina Roma, vista interna del laboratorio4. Fase di costruzione della copertura con bidoni di ferro riutilizzati5. Fase di costruzione delle pareti con infissi in legno riutilizzati6. Fase di costruzione in cui si nota il riutilizzo di porte di automobili

e bottiglie di vetro per la composizione delle pareti 7. Officina Roma, assonometrico dell’installazione

RICICLAGGIO IN ARCHITETTURA

Gli edifici vengono abbandonati, spostati o demoliti, intere aree vengono sgombrate e riedificate. I ma-teriali si degradano e invecchiano, vengono frantu-mati e riusati. [...] Aree centrali delle città possono cadere in abbandono - prima lentamente poi con una velocità crescente. I suoli vengono svuotati o abbandonati. Usi rifuggiti, non desiderati vengono deviati verso aree marginali. Intere città possono

decadere o essere gradualmente abbandonate. Con queste parole K. Lynch descrive la condizione temporale della città. Non esiste una Roma Aeterna ma ogni città, ogni territorio è sottoposto ai cicli naturali di nascita-crescita-morte. La morte è sempre la fase più critica da gestire perchè pone di fronte ad un bivio tra oblio e rinascita. L’interpretazione dei resti lasciati da questo processo naturale riveste un ruolo cardinale nella definizione del destino degli stessi. La questione dello scarto, inteso come rovina senza senso, è relativamente recente nel dibatti-to architettonico, poichè restauro e riqualificazione

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CASA PARISI SORTINORagusa, 2004

MARIA GIUSEPPINA GRASSO CANNIZZO

Il caso di casa Parisi Sortino viene analizzato poichè vi convergono due temi importanti: l’uso dell’acciaio e l’interpretazione dello scarto.La Grasso Cannizzo estrae dal vecchio edificio un nuovo corpo tramite operazioni di sottrazione e trasposizione del sottratto per riconfigu-rare il vecchio programma funzionale in uno che soddisfasse i requisiti della committenza.La committenza, rifiutata l’ipotesi di demolire l’esistente e di ricostru-ire un nuovo edificio, si dimostra disponibile a prendere in considerazi-one la possibilita’ di un intervento che riorganizzi gli spazi interni ed esterni, coinvolgendo eventualmente anche i prospetti. La prima deci-sione del progetto è quella di riportare l’edificio al volume essenziale.L’ operazione viene verificata sul modello dell’edificio: è la simulazi-one di un processo di riduzione attraverso la demolizione progressiva della forma pre-esistente. Dalla simulazione del processo viene sug-gerita la soluzione: tutti i ritagli, (aggetti, pensiline, falde inclinate), casualmente accumulati su un lato, vengono spostati sotto il fronte principale. L’obiettivo di portare il giardino in casa è raggiunto: con i cumuli di macerie si guadagna la continuità di quota tra il primo piano e l’esterno: sulle macerie si impianta il nuovo giardino.L’inserimento del programma funzionale determina il posizionamento e le dimensioni delle nuove bucature, la definizione del piano quotato del giardino, il posizionamento dei muri di contenimento delle macerie, gli interventi strutturali per l’adeguamento alle norme antisismiche.Il risultato delle operazioni di resezione compiute sull’edificato e l’inserimento del programma inducono ad introdurre alcuni elementi funzionali che, pur non aggiungendo metri cubi, ridefiniscono il volume colmando i vuoti, ristabilendo connessioni, estendendo superfici interne verso il giardino: la scala esterna, il percorso ed i terrazzi sospesi sull’acqua, il volume e la pergola di rete metallica.La scelta dell’acciaio naturale rende immediatamente evidente la ri-parazione degli strappi nella ricostruzione della trama.

design - Maria Giuseppina Grasso Cannizzoingegnere strutturale - Ismail Abed Al Rahman

impianti - Giovanni Ottavianosuperficie - 80mqvolume - 450mc

superficie sito - 54mqcliente - fam.Parisi Sortino

data - 2004/2006

erano considerate pratiche applicabili principalmente ad edifici e luoghi dal riconosciuto valore storico, ar-chitettonico e paesaggistico. La grande maggioranza degli edifici non rientrava in questa élite pertanto, una volta estinta la loro funzione, raramente il loro destino differiva dalla demolizione.Il dibattito architettonico della fine del secolo scorso infatti ragionava principalmente in termini di tipo es-tetico, con giudizi riferiti all’edificio in quanto oggetto fine a se stesso o icona degli ideali di cui si faceva portavoce. L’attenzione alle qualità tecno-logiche e di rapporto col contesto erano, nella maggior parte

dei casi, poste in secondo piano.Successivamente si é assistito ad una ribalta nel modo di concepire l’architettura, grande attenzione si è rivolta alla vita dell’edificio, trattando il tema prin-cipalmente dal punto di vista energetico e tecnologico. Quindi architettura sostenibile come modus operandi, spesso degradata a soluzioni tecnologiche standard diventate icone di una tendenza di mercato. Tuttavia questo approccio green al progetto non prendeva ol-isticamente in considerazione le teorie sullo sviluppo sostenibile, adottando spesso soluzioni che compor-tavano un ancora più gravoso footprint globale.

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L’attuale dibattito architettonico, oltre a farsi carico delle precedenti ricerche, espande il concetto di sos-tenibilità ad un livello più socio-economico. La presa di coscienza della finitezza delle risorse, unitamente ad una dilagante crisi economica, sovverte la cultura dello spreco e spinge uomini e governi ad adottare misure che evitino gli scarti e favoriscano l’intervento sull’esistente. La ricerca progettuale si orienta quin-di verso una cultura del riutilizzo, valorizzando gli scarti in seguito ad una loro analisi che ne riscopra le potenzialità nascoste. Sostenibilità dei materiali, min-imizzazione degli sprechi, temporaneità delle strut-

ture sono le prerogative attraverso le quali l’attuale pratica architettonica intende rispondere ai diritti e alle necessità dell’uomo nella società contemporanea, senza negarli alle generazioni future. Diverse sono le modalità di approccio a questo tema, da chi ne trae un ragionamento più concettuale, come Bernard Ts-chumi, a chi rivolge maggiore attenzione alle questioni sociali, come i Raumlabor, a chi ne coglie il lato più materiale, come Maria Giuseppina Grasso Cannizzo. Ciò che accomuna tutti i ragionamenti è principalmente la questione temporale. Nessun desiderio di eternità, di monumentalità in queste pratiche ma semplicemente

1. Stato di fatto2. Fase di demolizione3. Stato attuale4. Pianta piano primo5. Pianta stato di fatto6. Pianta stato attuale

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la volontà di rispondere alle momentanee esigenze della società urbana, riconfigurando l’esistente at-traverso interventi temporanei, flessibili e sostenibili. La pretesa è proprio quella di lasciare tracce minime o assenti del loro passaggio, sia nell’organizzazione urbana sia in termini di risorse. Nonostante esse siano il risultato di una profonda ricerca, spesso il ricorso a tali pratiche è dettato da necessità economiche, perchè la demolizione sarebbe troppo costosa o per rendere nuovamente produt-tive alcune strutture le cui potenzialità non sono sufficientemente sfruttate. In Olanda e Germania le

stesse amministrazioni si avvalgono di tali approcci nel tentativo di riqualificare in economia intere aree ex industriali o portuali, con risultati sorprendenti frutto di altrettanto sorprendenti idee.

ARTIST’S STUDIOON A BUNKER

Frankfurt-east harbourINDEX ARKITECKTEN

La necessità di spazi economici per attività artistiche porta all’idea di riciclare un bunker della seconda guerra mondiale in un centro culturale, cogliendo anche l’occasione per avviare la trasformazione urbana della zona. La riparazione del tetto, così come la demolizione dell’intero fabbricato, risultava troppo costosa, per questo motivo i progettisti hanno deciso di utilizzare il vecchio edificio come fonda-menta e di appoggiarci sopra una struttura in acciaio e legno. Data l’imponenza del bunker, la leggerezza della nuova struttura non è un requisito da soddisfare tuttavia rientra tra le caratteristiche proprie di questa tecnologia costruttiva. I requisiti sono infatti una grande flessibilità degli spazi vista la diversità di funzioni che andrà ad ac-cogliere, ed un impatto minimo sul bunker esistente. La struttura in acciaio consente infatti di “appoggiarsi” alla copertura dell’edificio esistente, ancorandosi con elementi puntuali che riducono al minimo il danneggiamento della preesistente struttura in calcestruzzo. Inoltre, grazie alla rigidezza delle strutture in acciaio, è stato possibile creare una superficie a sbalzo mantenendo minimo l’ingombro, e quindi il peso, della sezione. Come tutte le strutture in acciaio utilizzate per inter-venti simili, anche questa risulta completamente smontabile e riciclabile al termine del suo utilizzo.

design - INDEX architectsingegnere strutturale - Structural Engeneering Department of the

City of Frankfurtimpianti - Giovanni Ottaviano

superficie - 1.010mqvolume - 3.470mc

superficie sito - 595mqcliente - Dipartimento per le Scienze e l’Arte

costo dell’intervento - 850.000,00€costo di costruzione - 1086,60€/mq

prezzo di vendita - 1428,60€/mqdata - 2004

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RICICLAGGIO IN NORD EUROPA

Ampiamente affrontate dal punto di vista concet-tuale e artistico, l’applicazione di questi concetti all’ordinario non trova riscontro favorevole col sis-tema legislativo o con le amministrazioni, sfociando in pratiche abusive. Esperienze olandesi e tedesche, forti di un sostegno delle stesse amministrazioni che vietano la nuova edificazione e incentivano la modi-ficazione dell’esistente, propongono da diversi anni

soluzioni sostenibili alle nuove esigenze di spazio. Pratiche definite parassitarie intendono rispondere a queste nuove esigenze urbane e sociali attraverso l’immissione di organismi architettonici in strutture urbane preesistenti. Queste pratiche si differenziano dal riuso e dal restauro poichè svincolano l’attività progettuale dall’interpretazione dell’oggetto su cui si interviene. Ciò è possibile a seguito di un ragionamen-to sui limiti stessi del corpo architettonico, andando a riscoprire nuove terre negli spazi di scarto della città, aree di ritaglio, abbandonate, non considerate.

1. Stato di fatto2. Concept funzionale3. Stato attuale4. Pianta 3° piano5. Pianta 4° piano6. Vista dello sbalzo7. Sezione8. Vista del fianco

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LA METAFORA DEL PARASSITA

Corpi nuovi che si innestano sull’esistente senza al-cuna relazione formale, anzi cercando proprio un con-trasto simbolico con esso. è questa la declinazione di un’architettura parassita che non vuole solamente sfruttare sistemi impiantistici e strutturali dati, ma vuole immettere nuove icone nella città attraverso un linguaggio completamente diverso. Le consuete carat-teristiche strutturali ed ornamentali che avevano fi-

nora caratterizzato l’architettura vengono stravolte seguendo quanto teorizzato dal decostruttivismo Der-ridiano, dando luogo ad un’architettura senza geome-tria dai volumi plastici ed irregolari. Il contrasto che ne risulta è il procedimento attraverso cui il parassi-ta vuole presentarsi al contesto urbano e ribadire la propria presenza distinguendosi da esso. Per questo motivo il background adatto ad uno sviluppo paras-sitario di questo genere è ricco di riferimenti formali ad altre poetiche del costruire, in cui la componente spaziale ed ornamentale prende spunto da riferimenti altri. Il contesto in cui questi elementi vengono col-

TEA HOUSEON BUNKER

Vreeland-the NetherlandsUNSTUDIO

Il progetto prevede la conversione di un edificio storico, un bunker in cemento armato del 1936, attraverso il restauro e il suo ampliamento.L’ampliamento avviene attraverso l’innesto sulla copertura di una struttura in acciaio al fine di non intaccare il fabbricato sottostante: L’utilizzo di questo materiale consente l’ancoraggio attraverso vincoli puntuali che segnano minimamente la struttura sottostante. Come unica modifica sull’esistente, viene apportanto un foro di collegamento sulla copertura del bunker che permette di accedere alla nuova sala da tea soprastante. La scelta di una struttura in acciaio è quindi necessaria sia per preservare l’esistente, sia per rendere possibile lo sviluppo spaziale del nuovo intervento. La resistenza e la leggerezza della struttura in acciaio consentono di creare la sala da the all’interno di un volume a sbalzo, mantenendo contenuta la sezione del solaio e sfruttando la massa del bunker come contrappeso. Inoltre il sistema costruttivo a secco consente di smontare il nuovo corpo una volta esaurita la sua funzione, lasciando inalterato il bunker storico su cui si innesta.

design - UNStudiogestione progetto - Rietmeyer

ingegnere strutturale - ABT, Rob Nijssefacciata - Sorba

vetro - Metalglasinfissi - Hallington

illuminazione - Arup lightingsuperficie - 80mqvolume - 450mc

superficie sito - 54mqcliente - Cor van Zadelhoff

data - 2004/2006

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locati è infatti un contesto storico, in cui l’edificio ospite già intrinsecamente spettacolare, contribuisce a sottolineare la singolarità e contromonumentalità dell’intervento. Non a caso questo genere di inter-venti non ha la pretesa di rispondere a necessità urbane, anzi risponde a mere esigenze spaziali della proprietà, senza necessariamente intromettere nuove e differenti funzioni ma potenziando quelle esistenti attraverso spazi dai linguaggi architettonici informali che proprio per l’assenza di mediazioni consentono all’esistente di mantenere integra la propria iden-tità. Questo contrasto spaziale corrisponde ad un

contrasto temporale: il tempo si sdoppia e procede in parallelo come memoria di luoghi e vicende storiche e come contemporaneità di ciò che viene immesso.

1. Bunker, stato di fatto2. Rivestimento metallico3. Casa da the sul bunker4. Sezione5. Veduta della sala da the6. Modello7. Pianta piano terra8. Pianta piano primo9. Schema costruttivo

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SOVRASCRITTURA

Il parallelismo di questa pratica parassitaria con la struttura linguistica viene tracciato da Eisenmann in Notes on Conceptual Architecture nel 1971, in cui getta le basi dell’architettura concettuale. La città viene letta come un palinsesto multiplo in cui coe-sistono più strati sovrimposti, ognuno con un senso compiuto, correlati da rapporti non gerarchici. Pro-prio per questa natura non gerarchica del sistema,

ogni elemento può prendere il sopravvento, in base ai diversi punti di osservazione o di percezione. Ne è un esempio il suo progetto per Cannaregio del 1978. Questo sistema notazionale si limita a com-mentare il palinsesto dato con interventi sugli spazi lasciati vuoti, cosa che invece non accade nel caso in cui il palinsesto sia un edificio. In questo caso si assiste alla reinterpretazione del brano tro-vato, all’attribuzione di un nuovo ruolo tramite la sovrapposizione fisica del nuovo sul vecchio. Tut-tavia anche in questo tipo di approccio parassitario la ricerca progettuale non si basa su esigenze prat-

LE FRESNOYART CENTER

TourcoingB. TSCHUMI

Il progetto di riqualificazione per Tourcoing vede coinvolti un insieme di capannoni risalenti agli anni ‘20 adibiti a funzioni ricreative come cinema, sale da ballo e impianti sportivi. L’idea è di trasformare il complesso in una scuola di specializzazione d’arte, con laboratori di ricerca e produzione multimediale, sale per mostre e performance, cinema, residenze e tutta una serie di servizi annessi. Tschumi coglie la forza di questo progetto nello spazio interstiziale tra i fabbricati esistenti, in linea con la sua teoria dell’architettura in-between, e con una grande copertura metallica li raggruppa in un unico sovrasistema. Dovendo trovare i pochi punti d’appoggio articolandosi tra i fabbricati esistenti, la grande copertura copre una luce considerevole che li sovrasta tutti e termina nella facciata sud con un curtain wall. Gli esili sostegni richiedono che la copertura sia estremamente leggera, e ciò è possibile solo grazie ad un sistema di puntoni-tiranti in acciaio rivestiti con una semplice lamiera metallica. Anche i percorsi aerei che si insinuano tra i capannoni esistenti devono necessariamente essere leggeri poichè, oltre ad essere appesi alla struttura della copertura, compiono grandi sbalzi e coprono grandi luci. La necessità di leg-gerezza della struttura, unitamente alla resistenza degli esili sostegni puntuali, rendono l’acciaio il materiale ideale per la realizzazione di questo intervento.

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iche ma vuole essere pura espressione concettuale. Il voler raccontare storie differenti quando coesist-enti è l’obiettivo di questa sovrimposizione tanto concettuale quanto fisica di sistemi.

MICROARCHITETTURE DELLO SCARTO

La visione più pragmatica dell’architettura paras-sita mette in secondo piano la ricerca sul linguaggio e pone al centro dell’attenzione le esigenze sociali della città e dell’individuo contemporanei. La ques-tione recente sul diritto allo spazio, ampiamente rap-presentata alla Biennale di Venezia del 2006, apre la strada ad un nuovo punto di vista della progettazi-one, le cui linee guida sono contenute nello stesso

1. Concept2. Stato di fatto3. Stato attuale4. Sezione5. Schema objet trouvé6. Assonometria 7. Schema sistema distributivo

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acronimo P.A.R.A.S.I.T.E. - Prototypes for Advanced Ready-made Amphibious Small scale Individual Tem-porary Ecological Houses -. Capacità di adattamento, temporaneità, sensibilità ecologica sono quindi i nuovi requisiti di un’architettura al servizio della società contemporanea. Al contrario dell’esercizio linguistico dell’inabitabile House XI di Eisenmann, queste ar-chitetture sono plasmate sull’uomo, sul suo diritto allo spazio, sulle sue necessità e sull’uso che può farne di esse, ribadendo quindi la natura anche po-litica di queste ricerche. Le installazioni infatti sono spesso abusive, rispondenti ad esigenze richieste da

situazioni particolari, temporanee, solitamente non prese in considerazione e vanno ad insediarsi pro-prio “lì dove e quando serve”, quasi generate da una sorta di autocostruzione. La trasposizione let-terale con i senzatetto è evidente: un’architettura vagabonda, che non si pone il problema della forma ma dell’uso che se ne fà, che si adatta alle circos-tanze del momento come può, senza gettare nuove radici ma adattandosi a ciò che esiste pronta ad andarsene senza lasciare traccia. Aree liminari, non considerate, abbandonate, di ritaglio sono i nuovi spazi dove quest’architettura antimonumentale si

RUCKSACK HOUSELeipzig

S. EBERSTADT

design - Stefan Eberstadtingegnere strutturale - Thomas Beck

impresa esecutrice - Alfred Mayrhofersuperficie - 9mqvolume - 22,5mc

superficie sito - 0mqcliente - Cultural Council of the City of Munich

data - 2004

La Rucksack House consiste in una struttura scatolare prefabbricata in acciaio. La scatola, di 9 metri quadri di superficie per 1,6 ton-nellate di peso, è formata da una gabbia in acciaio saldato con un rivestimento interno in compensato con betulla chiara impiallicciata. Il rivestimento esterno, invece, è in compensato con un film di resina assorbente applicata superficialmente ed inserti in plexiglas. La leg-gerezza di tale struttura consente il suo ancoraggio a qualsiasi fac-ciata. L’installazione avviene applicando quattro fori sulla parete in corrispondenza dei quattro perni spuntanti dalla gabbia che andranno ad infilarvisi. La stabilità di tale struttura è garantita dai cavi d’acciaio ancorati al cornicione, i quali hanno inoltre la funzione di far gravare verticalmente le forze trasferite dal peso della struttura ai perni per evitare che si creino del momenti torcenti sulla facciata.Questo progetto è un chiaro esempio di come le strutture in acciaio siano in grado di soddisfare in modo flessibile le esigenze di spazio, bypassando i limiti delle strutture esistenti grazie alla loro autonomia strutturale.

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concretizza, anche spontaneamente, sotto forma di microinstallazioni organiche, flessibili, itineranti, es-pandibili, autocostruite, con la capacità di portare servizi in zone marginali, di porsi para un sistema.

1. Schema spaziale/concettuale2. Fase di montaggio3. Rucksack house, applicazione in facciata4. Struttura della gabbia in acciaio5. Veduta dell’interno

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L’ACCIAIO NELRICICLAGGIO

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KRANSPOORAmsterdam

OTH

La riqualificazione dell’area portuale ex Nederlandsche Dok en Scheeps-bouw Maatschappij vede la sovrimposizione su un vecchio carroponte di calcestruzzo - kranspoor, appunto - di una grande struttura in ac-ciaio e vetro. L’edificio è sollevato da esili colonne in acciaio a 3 metri sopra la strada della gru, consentendo di preservare la fondazione sottostante. La necessità di ridurre al massimo il peso dell’edificio ha spinto i progettisti a scegliere una struttura in acciaio in combinazione con un nuovo sistema tecnologico Infra + piano (definito Slimline-piano). Il sistema prevede di utilizzare la parte storica della gru come base strutturale del nuovo edificio a tre piani, a cui è affidato il compito di portare tutto il peso del nuovo intervento con una sporgenza asim-metrica di 3,25 m verso fronte del mare aperto. Questa sporgenza non crea problemi di stabilità nell’intera struttura proprio per la leggerezza e per l’autonomia strutturale della stessa. L’assetto del pavimento è sostenuto da travi in acciaio su cui giace un ulteriore strato di pannelli in legno, il cui peso ridotto contribuisce a limitare il peso dell’intero pacchetto tecnologico. Inoltre ganasce collocate nel sostegno dei piani conferiscono alla struttura orizzontale rigidezza e indeformabilità. I prospetti sono stati trattati attraverso l’utilizzo di una vasta superficie trasparente a doppia pelle di vetro, anch’essa concorrente a limitare di peso della struttura. Le quattro strutture a doppio portale della struttura esistente in cemento hanno mantenuto la loro funzione originaria, quella di scale, a cui si è aggiunto un nuovo volume in acciaio prefabbricato che include nuove scale e un ascensore panoramico.

1. Demolizione della gru2. Stato attuale3. Vista della facciata4. Fasi di costruzione5. Sezione6. Vista della facciata

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TRASPOSIZIONE MATERIALE

La ricerca tecnologica riveste un ruolo fondamentale nella progettazione di queste strutture sperimen-tali. I requisiti di leggerezza, autonomia strutturale, flessibilità a cui devono rispondere tali strutture vanno a coniugarsi con le caratteristiche dei materiali che devono essere in linea con le teorie sullo svilup-po sostenibile. Troviamo una trasposizione letterale di questa ricerca nei principi enunciati dallo stesso

acronimo P.A.R.A.S.I.T.E. - Prototypes for Advanced Ready-made Amphibious Small scale Individual Tempo-rary Ecological Houses - nonostante in questo caso il campo d’applicazione non sia esclusivamente relativo all’abitare. La capacità di adattamento alle strutture esistenti è un requisito essenziale per tali strutture, azione che deve però avvenire attraverso interventi reversibili e leggeri, al fine di mantenere distinte e coesistenti le due realtà. Il voler raccontare due storie differenti quanto parallele comporta che l’una non deve dipendere dall’altra: la struttura che si va ad innestare dev’essere in grado di andarsene

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GEMINI RESIDENCESFROSILOCopenhagen

MVRDV

La riconversione di aree ex industriali e portuali è attualmente una delle maggiori sfide che si pongono tanto le pubbliche amministrazioni quanto i progettisti. Nel caso particolare dei Frosilos di Copenhagen, gli MVRDV si sono trovati a dover modificare una struttura nuda, incompleta e dai grandi limiti strutturali. Praticare delle grandi ap-erture negli anelli di cemento armato del silo sarebbe stato difficile, come anche le aperture per le porte sarebbero state possibili solo in misura minima. Anche dal punto di vista qualitativo, porre gli ap-partamenti all’interno dei silos avrebbe comportato un orientamento verso l’interno a danno delle vedute, il che sarebbe potuto essere accettabile per un magazzino, dato il suo status monumentale, ma che in questo caso avrebbe rappresentato un’opportunità mancata. Per questo motivo lo studio olandese decide di ribaltare la disposizione in pianta, portando la nuova struttura abitativa all’esterno e las-ciando all’interno dei silos ascensori, scale, tubazioni e condutture. Quest’operazione implica che l’intera struttura dovrà essere a sbalzo, perciò la leggerezza diventa un requisito essenziale. I problemi di forature sopracitati comportano che i profili innestati debbano avere sezione minima, perciò l’utilizzo dell’acciaio è indispensabile, date le sue qualità di resistenza e leggerezza in rapporto alla sezione. Travi IPE di 2,00 metri che trapassano i silos a 11 metri d’altezza hanno il compito di sostenere tutto il peso della soprastante struttura. Ai piani superiori diverse configurazioni di unità abitative sono possibili grazie alla flessibilità della struttura in acciaio, senza che ne venga compromessa la stabilità.

design - Winy Maas, MVRDVconsulente strutturale - ABT Arnhem/ Ramboll Virumimpresa esecutrice - NCC Construction Danmark A/S

superficie - 10.000mqcliente - Gemini Residence A/S c/o NCC Construction A/S

data - 2003/2005

1. Stato di fatto2. Stato attuale3. Pianta, sezione4. Particolari della struttura portante5. Sezione, particolari costruttivi

lasciando tracce minime se non addirittura assenti del suo passaggio o essere pronta a vivere di vita propria anche in un altro corpo ospite. Queste tracce sono intese anche in senso lato come scarti, ri-fiuti, macerie che le comuni strutture in calcestruzzo o laterizio producono una volta arrivate all’epilogo della loro esistenza. Riciclabilità, riutilizzabilità, con-vertibilità diventano requisiti necessari dei materiali impiegati in un’ottica sostenibile più ampia, che vede assumere ai fattori sociale e temporale un ruolo fondamentale. Viene preso in considerazione l’intero ciclo di vita dei materiali, a partire dall’estrazione

delle materie prime fino al loro smaltimento o riciclo, considerando l’impatto ambientale, economico, ener-getico e sociale che comportano. Si tenta pertanto di impiegare materiali che alla fine del loro ciclo di impiego non producano scarti o li riducano al minimo. Strutture flessibili, facilmente modificabili in relazione alle esigenze, composte da elementi standardizzati o riconducibili a tali sono una prerogativa essenziale per il raggiungimento di tale scopo. L’assemblaggio a secco dei vari elementi consente di mettere, togliere, sostituire, modificare ogni componente con relativa facilità, senza richiedere demolizioni, anche parziali,

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0 0,5 1m

che implichino la produzione di scarti. In quest’ottica il sistema strutturale riveste un ruolo fondamentale, concorrendo direttamente al soddisfacimento dei req-uisiti di flessibilità e sostenibilità richiesti da tale approccio progettuale.Tra le varie esperienze analizzate durante la ricerca si è visto come questi requisiti fossero più o meno presi in considerazione in funzione del contesto e delle esigenze da soddisfare, anche a rimarcare il carattere individual di questa pratica. Cambiando infatti le scale d’intervento cambiano anche i requisiti tecnologici, pertanto cambiano i sis-

temi costruttivi ed i materiali impiegati. I progetti analizzati mettono in evidenza che, per interventi di entità paragonabile a quella del caso di studio, le strutture meglio rispondenti ai req-uisiti sono quelle in acciaio, le quali saranno pertanto oggetto di approfondimento. Si prenderanno in con-siderazione tanto le proprietà stesse del materiale, quanto le potenzialità delle strutture, apportando esempi ritenuti significativi di come progettisti ab-biano adottato approcci differenti nell’impiego di questo materiale.

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SOSTENIBILITA’

I concetti ecological e temporary, che stanno alla base dell’approccio progettuale parassitario, impli-cano direttamente un ragionamento sui materiali im-piegati. Trattando, in relazione al caso di studio, le strutture in acciaio, si vogliono approfondire gli aspetti che legano questo materiale ai concetti so-pracitati.Per quanto riguarda l’aspetto ecological di questo

materiale, si basti pensare che esso è riciclabile al 100%, pertanto il suo ciclo di vita si può considerare perpetuo. Diversi studi hanno quantificato i benefici che riciclare questo materiale comporta, non solo in termini economici ed energetici, ma anche di impatto ambientale e sociale. Non si deve dimenticare che lo scarto non è solamente un capitale a perdere, ma comporta una serie di sintomi legati al suo stoccag-gio o smaltimento che si ripercuotono sull’ambiente e su chi lo vive. L’acciaio non necessita di discariche o impianti di smaltimento, il suo accumulo è tempora-neo e circoscritto ai centri in cui viene riciclato. Ciò

TOUR BOIS LE PRETRE

ParigiLACATON & VASSAL

La torre Bois-le-Pretre è un edificio residenziale risalente agli anni ‘60. E’ stato successivamente restaurato negli anni ‘80 ma senza un sostanziale miglioramento della qualità abitativa, obiettivo che invece si è posto alla base del concorso indetto nel 2005 dal comune di Parigi. I progettisti intendono integrare gli appartamenti esistenti con una nuova superficie calpestabile sul perimentro della torre, com-posta da un giardino e da una balconata. Oltre al problema tecnico dell’innesto, un problema più ordinario dato dalle 96 famiglie che vi abitano spinge i progettisti ad ideare un sistema di strutture modulari prefabbricate di 7,00x3,20 metri in metallo, comprensive di pavimenti, soffitti, pareti e balconi, che si innestino direttamente sulla facciata sovrapponendosi l’una sull’altra. Grazie a questa struttura a secco, i moduli possono essere innestati mentre le famiglie continuano a vivere nelle loro abitazioni e, solo alla fine, piccoli interventi di demolizione sostituiscono le vecchie pareti perimetrali con delle vetrate a tutta altezza. L’utilizzo dell’acciaio si è quindi reso indispensabile non solo per rispondere ai requisiti strutturali, ma soprattutto per il processo di costruzione in se’. Grazie alla grande precisione raggiungibile nella produzione dei profilati in acciaio, è stato possibile realizzare dei moduli perfettamente assemblabili tra loro con un pressochè nullo margine di errore nonostante i 15 piani d’altezza dell’edificio su cui si interveniva.

design - F. Druot, J.P. Vassal, A. Lacatonsuperficie - 3150mq

volume - 8820mccliente - OPAC Paris

data - 2005/2011

1. Tour Bois le Pretre anni ‘602. Tour Bois le Pretre anni ‘803. Tour Bois le Pretre stato attuale4. Fase di montaggio5. Schema intervento6. Schema montaggio

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sociale. Oltre all’insalubrità dei luoghi dello scarto e ai fenomeni ad essa connessi, come i cattivi odori o il ristagno di liquami, essi diventano l’habitat ideale di coloro che vivono ai margini della società. Con ciò non si intendono solamente clochard o malviventi, ma anche bambini che, per la grande qualtità di og-getti disponibili ed ancora utilizzabili che possono stimolare la loro fantasia, vedono in questi luoghi un mondo tutto da scoprire. Ma la questione sull’impatto ambientale non riguarda solamente la gestione dei rifuiti alla fine del ciclo di vita dell’acciaio. Il suo ritorno a materia prima dopo il riciclaggio implica

una minor richiesta di estrazione dei materiali di cui questa lega metallica si compone, rispettando le te-orie di esauribilità delle fonti e quindi consentendo un loro sfruttamento ponderato. A beneficiarne sono inoltre il paesaggio, non più ulteriormente deturpato da insediamenti di estrazione e l’atmosfera, non es-sendo più l’aria contaminata dall’inquinamento che quest’attività produce. Anche il processo di riciclag-gio non è totalmente green, infatti la combustione del coke in fase di fusione comporta sempre una produzione di anidride carbonica, ma la sua emissione nell’atmosfera è ridotta del 95%. Inoltre si ha un ris-

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parmio di energia del 155%, eliminando l’enorme fab-bisogno che l’attività di estrazione richede, poichè da non dimenticare è il fatto che la stessa produzione di energia elettrica comporta, nella maggior parte dei casi, un danno per l’ambiente e, prendendo in consid-erazione gli ordini di grandezza che entrano in gioco, tale fattore non è trascurabile. Tuttavia da queste considerazioni sommarie si evin-cono solamente i benefici ambientali e sociali che il riciclaggio di questo materiale comporta. Natural-mente il vantaggio è anche economico. Il processo di raccolta, sminuzzamento, pulitura e depurazione

dei rottami, più in generale di preparazione per la fusione, risulta economicamente conveniente rispetto alla lavorazione del prodotto grezzo.Stando a quanto detto, a questo materiale si può inoltre attribuire il concetto temporary, per la sua capacità di annullare la condizione temporale che in-veste altri materiali da costruzione. Una volta es-tinta la sua funzione non permane sotto forma di scarto o maceria. Racchiude in se’ la capacità di poter diventare altro e dare inizio ad un nuovo ciclo per rispondere a nuove funzioni. Grazie alla sua totale riciclabilità, la materia permane nel tempo, a mutare

Il Sjakket Youth Centre nasce come centro sociale per i giovani im-migrati, in un quartiere per famiglie a basso reddito il cui territorio è caratterizzato da palazzine e fabbriche in mattoni. E’ proprio in una ex fabbrica sottoposta a rigidi vincoli di conservazione che ha luogo il progetto dei PLOT. Gli spazi a volta dell’edificio esistente vengono restaurati e vi vengono insediate nuove funzioni - uno viene riempito, l’altro svuotato. Sopra le volte viene sovrimposto un container come uno dei tanti che sono così onnipresenti nel paesaggio del circostante porto di Copenaghen. Sono la leggerezza e la rigidezza della struttura in acciaio del container a consentire l’immissione del nuovo volume sulle due volte. Inoltre, si assiste ad una doppia operazione di riciclaggio: da una parte il corpo di fabbrica, dall’altra il container. Nelle zone portuali grandi quantità di questi elementi scatolari vengono lasciati in disuso per molto tempo, e il loro riutilizzo anche temporaneo può essere in grado di soddisfare le esigenze di spazio di cui la comunità ha bisogno, come in questo caso. Inoltre l’alto livello di standardiz-zazione di questi elementi consente possibili combinazioni di aggregazi-one, aprendo la strada a strutture più grandi e articolate ma sempre costruite sullo stesso semplice ed economico modulo.

SJAKKET YOUTH CENTRE

CopenhagenPLOT=BIG+JDS

design - PLOT=BIG+JDSingegnere strutturale - Sophus Sobye

cliente - Sjakket Youth Clubarea - 2000mq

budget - 3.880.000$anno - 2007

1. Stato di fatto2. Sjakket Youth Centre, vista dello studio del suono3. Sezione4. Pianta piano terra5. Pianta studio del suono6. Vista dell’interno7. Vista dell’interno8. Vista della palestra

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a seconda delle necessità è la forma sotto cui si presenta, che ne determina la provvisoria funzione. Il concetto di provvisorietà non è relazionabile al senso che comunemente gli viene conferito: l’ordine di gran-dezza temporale non prende come riferimento la vita dell’uomo, come abitualmente accade, ma al periodo di naturale smaltimento del materiale, quindi ad ordini di grandezza nettamente più grandi.

READY-MADE

Gli altri due aspetti fondamentali che caratteriz-zano l’acciaio non sono più legati al materiale in se’, ma riguardano la forma sotto cui esso si presenta. Facendo riferimento a quanto detto nella parte in-troduttiva di questo paragrafo, verranno ora analiz-zate le caratteristiche che vengono conferite a ques-to materiale, attraverso il suo impiego come elemento finito o come parte di una struttura. Si è infatti

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dello scarto. Tuttavia questo approccio non esprime una piena comprensione dello scarto, non è il frutto di un ragionamento e di una reinterpretazione dello stesso, ma più semplicemente di una consapevolezza delle proprietà di questo materiale. Per questo mo-tivo questo approccio più tecnologico di riciclaggio si differenzia da quello più concettuale di riutilizzo.Per riutilizzo si intendono quelle operazioni di rein-terpretazione, trasposizione, adattamento che pren-dono in considerazione le potenzialità dell’oggetto finito sotto cui l’acciaio si presenta. Partendo da un’analisi accurata dello scarto, se ne delinea una

nuova funzione o si applica la stessa in un contesto differente. Ciò esclude dal processo di recupero tutti gli interventi chimico-fisici di riduzione a materia pri-ma propri del riciclaggio, portando ulteriori benefici ambientali, energetici, economici.Ciò è possibile grazie anche al fatto che l’acciaio si presenta spesso sotto forma di elementi prefabbri-cati finiti o assemblati in strutture. L’assemblaggio delle strutture avviene a secco -sistema differenzi-ale- tramite viti, chiodi, punte ed è sempre reversi-bile, non c’è quindi la necessità di demolire nulla in fase di dismissione o trasformazione, ma semplice-

OPEN AIR LIBRARYMagdeburgo

KARO ARCHITEKTEN

La Libreria a cielo aperto di KARO architekten si pone l’obiettivo di riqualificare uno tra i tanti spazi interstiziali lasciati vuoti nel pano-rama urbano. In questo caso, un triangolo di terreno tra due strade offre l’occasione di creare una libreria su iniziativa dei cittadini. Nel 2005 viene eretto un modello in scala 1:1 con casse di birra e nel 2009, una volta approvato il progetto ed ottenuti i fondi, viene costruito l’edificio. La struttura è in acciaio, internamente rivestita in pannelli di legno, esternamente da una composizione modulare. I moduli sono degli elementi in acciaio derivanti dalla dismissione della facciata dei magazzini Horten. La trasposizione fisica dei moduli è un esempio di riciclaggio possibile di questo materiale, al quale non si apporta alcun tipo di modifica ne’ materiale ne’ funzionale ma semplicemente continua a svolgere la sua funzione in un altro luogo. Grazie all’assemblaggio a secco viene facilmente montato a formare la facciata dell’Open Air Library. Questo intervento si pone come esempio di riutilizzo di questi moduli, poichè tutti i magazzini dell’ex colosso Horten sono in fase di dismissione e le loro facciate verranno smontate, mettendone sul mercato una grande quantità.

design - KARO architecteningegnere strutturale - Michael Kurt

cliente - Città di Magdeburgoarea - 448mq

budget - 325.000€anno - 2008/2009

1. Spazio di scarto2. Modello 1:13. Open Air Library, vista della facciata4. Modulo di facciata5. Sezione6. Open Air Library, vista del cortile interno7. Prospetti

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mente di smontare, disassemblare. Oltre a non pro-durre macerie, ciò dà la possibilità di ri-assemblarli, ri-utilizzarli altrove. In questa pratica ritroviamo due concetti chiave dell’architettura parassita che rimandano all’ormai noto acronimo. Ready-made, a delineare quella pos-sibilità di riutilizzare gli elementi come tali, semplice-mente prendendoli e collocandoli lì dove ce n’è la necessità. Lo scarto diventa quindi un oggetto pron-to per essere riutilizzato senza passaggi intermedi. Amphibious, termine inteso come adattabilità, flessi-bilità, ma anche mobilità. La possibilità di traferire

una struttura da un luogo ad un altro senza com-prometterla, di inserirla nel nuovo contesto senza modificarlo o di modificare la stessa in funzione delle nuove differenti esigenze è una grande capacità che consente di rispondere efficacemente alle esigenze di spazio nella città contemporanea.

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STRUTTURE LEGGERE

La questione tecnologica principale in un approc-cio progettuale che mira al riciclaggio degli edifici è data dal sistema strutturale. Nella maggior parte dei casi questa pratica consiste nella modificazione o nell’implementazione dell’esistente, intervenendo su strutture che formano un sistema coeso. Pertanto l’adattamento a tali sistemi pone problemi di varia natura che principalmente riguardano questioni di

carico e di innesto.Solitamente le strutture esistenti hanno una limitata capacità di sostenere ulteriori carichi considerevoli, o vincolano l’intervento ad una coerenza con il sistema strutturale su cui si va ad impostare. Per esempio, le modalità costruttive di un sistema scatolare, come quello in laterizio, lascerebbero libertà minime al nuovo sistema che si andrebbe a sovrimporre. Limiti sul peso del nuovo intervento in relazione alla ca-pacità portante delle pareti sottostanti e limiti sulla distribuzione di tale peso porrebbero vincoli restrit-tivi agli interventi. Pressoflessione e spanciamento,

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dissesti tipici delle strutture in muratura causati da carichi verticali non baricentrici o non omogeneamente distribuiti, possono essere tra gli effetti di una sovrimposizione pesante. Anche per le convenzionali strutture in calcestruzzo, principalmente resistenti a compressione, un carico eccessivo o non oppor-tunamente distribuito può dar luogo a deformazioni e cedimenti. La questione sul carico riguarda in un certo senso anche la questione dell’ancoraggio a tali strutture, in quanto lo scaricamento delle forze de-rivanti dal peso della nuova struttura può dar luogo a momenti torcenti o flettenti in corrispondenza del

nodo, oltre alle problematiche tecnologiche correlate al vincolo stesso.Le strutture in acciaio offrono una soluzione otti-male per tali problematiche. Il loro peso è contenuto, grazie alla resistenza del materiale che, unitamente alla resistenza geometrica dei profili, consente di ottenere prestazioni meccaniche pari ad altri sistemi costruttivi con un impiego minore di materiale. La riduzione di peso è dovuta al fatto che il materiale è collocato esclusivamente dove vengono esercitate delle forze e ciò comporta anche uno spreco decisa-mente minore di materiale.

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Inoltre, una caratteristica intrinseca dell’acciaio è la sua ottima resistenza sia a trazione che a compres-sione, per cui si possono creare strutture che non necessariamente scaricano il loro peso direttamente in senso verticale. L’autonomia strutturale consente sia di ancorarsi a strutture esistenti sia di reggersi su sostegni puntuali, e ciò le rende facilmente col-locabili in qualunque situazione. L’assemblaggio a secco conferisce inoltre a queste strutture una flessibilità non raggiungibile da alcun altro materiale da costruzione, dando la possibil-ità di modificare anche in termini spaziali l’oggetto

architettonico. Anche se non direttamente impliciti nella definizione di costruzioni leggere, temi come flessibilità e prefabbricazione assumono sempre più valore. L’obiettivo è risparmiare risorse attraverso i materiali, le strutture, i sistemi e ciò è possibile grazie alla grande precisione che raggiunge la la-vorazione di questo materiale. La grande rispondenza CAD-CAM permette di progettare nel dettaglio le strutture, rendendo la fase di cantiere più precisa, semplice e veloce.

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Detail - Ristrutturazioni, rifunzionalizzazioni - n°11, 2009

Detail - Steel Construction - n°7/8, 2007

Detail - Steel Construction - n°4, 2005

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