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– – Salvatore Musto (Università di Palermo) Espressione dello spazio statico in apprendenti ispanofoni dell’italiano L2 . Introduzione Tutte le lingue naturali hanno sviluppato, seppur in modo diverso, una gam- ma di mezzi linguistici che permettono di ubicare in una data area un referente. Sebbene in tutte le lingue siano presenti items per fare riferimento allo spazio, è necessario premettere che la concezione dello spazio è eterogenea in almeno due sensi: anzitutto varia da società a società e quindi, all’interno di esse, assume differenti proprietà a seconda delle forme d’espressione di cui dispongono i singoli individui (Bowerman 996). Ne consegue che la condizione essenziale affinché un enunciato contenente riferimenti spaziali abbia efficacia comunicativa è che chi lo produce e chi lo ascolta abbia in comune uno stesso “modello” cognitivo dello spazio. Secondo Klein (985), tuttavia, gli interlocutori non solo devono essere capaci di interpretare tutte le espressioni adottate, ma anche di integrare le operazioni di codifica e decodifica del messaggio servendosi delle informazioni contestuali supplementari. Le lingue di cui trattiamo in questo contributo sono l’italiano e lo spagnolo che, per la comune ascendenza e per le grosse similitudini strutturali a livello morfo-sintattico, tendono ad essere solitamente accomunate anche per quanto concerne la concettualizzazione della categoria cognitiva dello spazio. Talvolta tale pregiudizio genera confusione negli apprendenti italofoni o ispanofoni che, non ravvisando l’adozione di un diverso sistema concettuale di decodifica della realtà, non riescono nemmeno a coglierne la distinta codificazione linguistica e quindi a produrre enunciati conformi a quelli dei parlanti nativi. L’ipotesi che intendiamo verificare in questa sede prende spunto da lavori analoghi condotti per altre lingue, nei quali si afferma che la struttura concettuale del sistema linguistico della L continua ad influenzare la produzione del mes- saggio spaziale espresso in L2 anche negli stadi più avanzati dell’apprendimento (Carroll / Murcia / Watorek / Bendiscioli 2000; Giuliano 2004a). Muovendo da questi contributi siamo arrivati alla formulazione di due ipotesi; intendiamo verificare: in primo luogo, se i nostri informatori ispanofoni, apprendenti di italiano L2 si comportano come gli apprendenti esaminati in altri studi dedicati alla codifica linguistica dello spazio, ossia, se usano le relazioni topologiche (cfr.

Acquisizione dello spazio statico in apprendenti ispanofoni dell'italiano L2

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Salvatore Musto

Salvatore Musto(Università di Palermo)

Espressione dello spazio statico in apprendenti ispanofoni dell’italiano L2

�. Introduzione

Tutte le lingue naturali hanno sviluppato, seppur in modo diverso, una gam-ma di mezzi linguistici che permettono di ubicare in una data area un referente. Sebbene in tutte le lingue siano presenti items per fare riferimento allo spazio, è necessario premettere che la concezione dello spazio è eterogenea in almeno due sensi: anzitutto varia da società a società e quindi, all’interno di esse, assume differenti proprietà a seconda delle forme d’espressione di cui dispongono i singoli individui (Bowerman �996). Ne consegue che la condizione essenziale affinché un enunciato contenente riferimenti spaziali abbia efficacia comunicativa è che chi lo produce e chi lo ascolta abbia in comune uno stesso “modello” cognitivo dello spazio. Secondo Klein (�985), tuttavia, gli interlocutori non solo devono essere capaci di interpretare tutte le espressioni adottate, ma anche di integrare le operazioni di codifica e decodifica del messaggio servendosi delle informazioni contestuali supplementari.

Le lingue di cui trattiamo in questo contributo sono l’italiano e lo spagnolo che, per la comune ascendenza e per le grosse similitudini strutturali a livello morfo-sintattico, tendono ad essere solitamente accomunate anche per quanto concerne la concettualizzazione della categoria cognitiva dello spazio. Talvolta tale pregiudizio genera confusione negli apprendenti italofoni o ispanofoni che, non ravvisando l’adozione di un diverso sistema concettuale di decodifica della realtà, non riescono nemmeno a coglierne la distinta codificazione linguistica e quindi a produrre enunciati conformi a quelli dei parlanti nativi.

L’ipotesi che intendiamo verificare in questa sede prende spunto da lavori analoghi condotti per altre lingue, nei quali si afferma che la struttura concettuale del sistema linguistico della L� continua ad influenzare la produzione del mes-saggio spaziale espresso in L2 anche negli stadi più avanzati dell’apprendimento (Carroll / Murcia / Watorek / Bendiscioli 2000; Giuliano 2004a).

Muovendo da questi contributi siamo arrivati alla formulazione di due ipotesi; intendiamo verificare:• in primo luogo, se i nostri informatori ispanofoni, apprendenti di italiano

L2 si comportano come gli apprendenti esaminati in altri studi dedicati alla codifica linguistica dello spazio, ossia, se usano le relazioni topologiche (cfr.

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

infra) in numero maggiore o minore in relazione al loro livello di competenza in L2;

• in secondo luogo, alla luce di quanto risulta dal confronto sulla natura delle espressioni utilizzate dai due gruppi di controllo rilevati per le due lingue coinvolte, se gli apprendenti iniziali preferiscono l’uso di espressioni intran-sitive, oppure di espressioni a regime facoltativo.

2. Le relazioni spaziali

Klein (�985) suggerisce che sussistono relazioni spaziali quando luoghi oc-cupati da diverse entità sono connessi tra loro in un modo qualsiasi. Un parlante infatti mette in relazione due entità collocate nello spazio, definendo la posizione di un’entità rispetto ad un’altra che funge da punto di riferimento.

Non vi è una terminologia condivisa per definire tali elementi gli uni rispetto agli altri. Talmy (�983), per esempio, utilizza i termini derivati dalla teoria della Gestalt e distingue una figura localizzata rispetto ad uno sfondo, mentre Vandeloise (�986) le chiama rispettivamente bersaglio e sito. Diversa ancora è la terminologia adottata da Klein (�985)� che utilizza tema e relatum e definisce quest’ultimo come l’entità in relazione alla quale viene definita la posizione di un’altra (tema).

Lo spazio non è considerato una categoria compatta e indivisibile, ma si compone di una sorta di “sottocategoria cognitiva” che si identifica nel concet-to di subspazio, determinato, a sua volta, dalle relazioni che le entità sviluppano tra loro. Si può considerare, dunque, un numero finito di subspazi che avranno caratteristiche diverse in funzione di dette relazioni. Difatti, le relazioni e i su-bspazi ad esse soggiacenti si distinguono in due tipi: topologici, che costituiscono la struttura fondamentale dello spazio, e proiettivi, che vengono, invece, precisati per mezzo di un sistema di assi coordinati.

Le relazioni topologiche si stabiliscono quando il parlante delimita gli spazi occupati dal tema e dal relatum, definendo, appunto, delle relazioni d’inclusione, di contatto, di adiacenza, di interposizione e di esclusione, generanti rispettiva-mente i subspazi: interno, di contatto, di prossimità ed esterno (fig. �).

� La terminologia è stata adottata nel progetto Second Language Acquisition by Adult Immigrants (Perdue �993) e ripresa nel programma Aides aux Projects Nouveaux (Watorek 2002), promossi rispettivamente dalla European Science Foundation e dal CNRS francese.

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Salvatore Musto

Figura 1: Relazioni topologiche

Le relazioni proiettive, invece, si costituiscono allorquando un parlante si serve degli assi ortogonali per localizzare un’entità, utilizzando come punto di riferimento un’entità asimmetrica chiamata origo, che costituisce il punto zero del sistema di assi. In questo tipo di relazioni il tema è definito non solo rispetto al relatum, come avviene nelle relazioni topologiche, ma anche rispetto all’origo. Quando il relatum e l’origo coincidono, queste relazioni sono dette proiettive intrin-seche; si parla invece di relazioni proiettive deittiche quando il rapporto si stabilisce fra tre termini, vale a dire che la relazione istituitasi coinvolge non solo le due entità, tema e relatum, ma anche una terza costituita dall’origo identificabile con il parlante stesso (Carroll �993).

Dunque, se l’interpretazione deittica presuppone che a determinarla sia la prospettiva del parlante, nel caso dell’interpretazione intrinseca le relazioni spaziali sono condizionate dalla prospettiva d’un altro referente intrinsecamente orientato. Non tutte le entità, però, possono essere intrinsecamente orientate in quanto è necessario presupporre delle asimmetrie formali o funzionali percepite come analoghe a quelle che riflettono i corrispondenti assi del corpo umano (su / giù; destra / sinistra; davanti / dietro).

In un enunciato del tipo riportato nell’esempio (�) il lampione – che indivi-dua il relatum – non è orientato sull’asse laterale e il parlante collocherà il tema automobile su questo asse partendo dalla propria prospettiva. Dal momento che non è possibile distinguere la sinistra del lampione dalla sua destra, questa cor-risponderà a quella del parlante che, solitamente, tende a posizionare gli oggetti secondo un orientamento che Vandeloise (�986) definisce “a specchio” o “faccia a faccia”.

spazio esterno

spazio di contatto

spazio di prossimità

spaziointerno

REL

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

(�) alla sinistra del <lampione>Rel c’è un’<automobile>Tm

Quando il relatum è orientabile intrinsecamente, invece, come nel caso di una statua nella quale è sempre possibile distinguere una parte anteriore e po-steriore da una laterale, entrambe le interpretazioni, deittica ed intrinseca, sono possibili. Si consideri l’enunciato che segue, immaginando che sia stato prodotto osservando la Venere di Milo conservata al Museo del Louvre:

(2) alla destra della <Venere di Milo>Rel c’è un <ragazzo>Tm

Secondo l’interpretazione intrinseca, alla destra corrisponde alla destra dell’en-tità-relatum Venere di Milo e non di colui che osserva la scena, e quindi, coincidendo l’origo e il relatum, si avrà una relazione a due termini. Al contrario, secondo l’in-terpretazione deittica il ragazzo passerebbe alla sinistra della statua definendo, in tal modo, una relazione a tre termini dove l’origo coincide con il parlante.

In particolari configurazioni spaziali le due interpretazioni possono conver-gere, ossia quando il parlante e il relatum si trovano nella stessa direzione. Vale a dire che se il parlante si trovasse alle spalle della la statua e producesse lo stesso enunciato, le interpretazioni deittica e intrinseca coinciderebbero, in quanto la destra della Venere corrisponderebbe alla destra del parlante.

In questa ricerca interessa capire verso quali criteri si orienta un parlante adulto nel codificare linguisticamente lo spazio in una lingua straniera e se ci sia un percorso parallelo o, viceversa, divergente tra l’apprendimento della referenza spaziale in L� e quello in L2.

3. La raccolta dei dati e il compito

Per garantirci la possibilità di confrontare i risultati ottenuti con quelli pro-dotti in altri lavori abbiamo elicitato i dati ricorrendo ad un supporto iconico ricco di elementi (persone, animali, oggetti e veicoli), che è già stato usato nei progetti Second Language Acquisition by Adult Immigrants e Aides aux Projects Nou-veaux (cfr. Perdue �993; Becker / Carroll �997; Watorek 2002).

Alle sessioni di raccolta dati erano presenti un intervistatore, un apprendente ed infine, quando possibile, una terza persona che, ignorando del tutto il sup-porto grafico, era tenuta a disegnarlo seguendo a distanza le indicazioni dell’ap-prendente2. In questo modo l’intervistato, non potendo considerare il supporto

2 In mancanza di un terzo interlocutore si è chiesto all’apprendente di immaginare che, una volta terminata l’intervista, la registrazione sarebbe stata ascoltata da una terza persona che avrebbe dovuto disegnare la scena seguendo le sue indicazioni.

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Salvatore Musto

come sapere condiviso con gli interlocutori, avrebbe dovuto limitare l’uso di espressioni locative deittiche favorendo l’elicitazione di legami intertestuali e l’ottimizzazione della costruzione di catene anaforiche.

Il compito degli informatori era infatti di riferire quello che vedevano rap-presentato nel supporto iconico, mettendo in relazione le entità in modo tale che alcune fungessero da relatum (ovvero da punto di ancoraggio) ed altre da tema (ovvero come entità da situare rispetto al relatum). Si sono lasciati i parlanti liberi di terminare la descrizione quando lo ritenessero più opportuno, dando luogo ad una serie di esposizioni molto diverse tra loro per lunghezza e per contenuto.

L’attività è stata proposta in italiano a dieci apprendenti provenienti da diversi paesi dell’America Latina e dalla Spagna (tab. �). Inoltre si è costituito un gruppo di controllo dato da dieci nativi ispanofoni e da dieci nativi italofoni.

Tabella 1: Informanti

INFORMATORE ETÀ PROVENIENZA ISTRUZIONE SOGGIORNO ALTRE LINGUE STATUS

LINGUA PARLATA IN CASA

\MBF\ 35 Rep. Dom. licenza elem. �0 anni ___ nubile spagnolo

\JTM\ 29 Argentina licenza media 6 mesi inglese celibe italiano

\VNF\ 2� Cuba licenza media 2 anni ___ sposata italiano

\MTF\ 26 Spagna diploma 3 settimane inglese nubile inglese

\NLM\ 26 Salvador diploma �9 mesi ___ celibe spagnolo

\YNF\ 28 Spagna laurea 2 mesi ___ sposata spagnolo

\PPM\ 37 Spagna laurea � anno inglese celibe spagnolo

\ILF\ 29 Salvador laurea �9 mesi inglese nubile spagnolo

\SSF\ 30 Spagna laurea 2 anni inglese nubile spagnolo

\MRF\ 26 Spagna master 5 mesi inglese nubile spagnolo

L’età degli informanti è compresa tra i ventuno e i trentasette anni e il loro livello d’istruzione varia dalla formazione elementare a quella post-universi-taria.

Sebbene si sia lavorato con un gruppo di apprendenti abbastanza eterogeneo per provenienza, livello d’istruzione, età e periodo di esposizione alla L2, nessuno degli informatori si trovava in una fase d’interlingua precedente a quella post-basica. Nonostante ciò, l’esigenza di determinare nel modo più preciso possibile le caratteristiche comuni agli informatori, ha indotto a suddividerli in tre sotto-gruppi: post-basici iniziali, intermedi ed avanzati (cfr. Giuliano 2004b).

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

4. L’espressione dello spazio statico in spagnolo e in italiano

Per quel che concerne la strutturazione dello spazio, dalle tabelle 2 e 3 si evince che, per quanto le relazioni topologiche e proiettive utilizzate dai nativi dei due gruppi di controllo siano molto simili, differiscono soprattutto nella scelta della natura di talune espressioni: laddove gli italiani preferiscono una locuzione a regime facoltativo sovente gli spagnoli preferiscono l’uso di due forme: una transitiva e una intransitiva3.

Tabella 2: Relazioni topologiche nei gruppi di controllo

Relazioni Topologiche

Espressioni Transitive Espressioni Intransitive Espressioni a Regime Facoltativo

Italiano Spagnolo Italiano Spagnolo Italiano Spagnolo

Inclusione in en dove, in cui donde, en el que, adentro

all’interno (di), dentro (a/di)

en el interior (de), dentro (de)

Contattoin, su (prep.)

en, sobre, en el centro de, en el medio de

dove, in cui,donde, en el que, arriba, enmedio

sopra, al centro (di) encima (de)

Prossimitàin prossimità di

alrededor de, en proximidad de, cercano a, a lado de, junto con/a

vicino (a), accanto (a), a fianco (di), attorno (a)

cerca (de)

Interposizione tra, fra entre in mezzo (a) en medio (de)

Esclusione afuera, lejano, aparte

all’esterno (di), fuori (da), al di là (di), più in là, più lontano, oltre

al exterior, fuera (de), más allá (de),lejos (de)

Deitticiqui, qua, lì, là, lassú, laggiú

aquí, acá, ahí, allí, allá, allí arriba, allí abajo

3 La transitività o intransitività di un’espressione dipende da se essa obbliga o meno il parlante ad usarla accompagnata da un SN. Le espressioni a regime facoltativo, invece, sono tutte le lo-cuzioni che possono essere usate dal parlante sia in condizione di transitività che di intransitività mantenendo intatto il contenuto semantico.

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Salvatore Musto

Tabella 3: Relazioni proiettive nei gruppi di controllo

Relazioni Proiettive

Espressioni Transitive Espressioni Intransitive Espressioni a Regime Facoltativo

Italiano Spagnolo Italiano Spagnolo Italiano Spagnolo

Sagittale frente a,contra a avanti, indietro adelante, atrás,

de espaldas

davanti (a), di fronte (a), dietro (di/a), sullo sfondo (di), in fondo (a)

delante (de), detrás (de), enfrente (de),al fondo (de)

Lateralealla destra/ alla sinistra (di)

a lado dea (mi, tu,.../mano) izquierda/derecha

a destra / a sinistra (di),accanto (a), a fianco (di)

a la derecha/izquierda (de)

Verticale su (prep.) en, sobre, debajo de

su (avv.), giù, lassù, laggiù,in alto,in basso

arriba, allíabajo, allí, (por) arriba, (por) abajo

sotto (a/di), sopra (a/di), ai piedi (di), in cima (a), (al) di sopra (di), (al) di sotto (di)

encima (de)

Nel caso specifico delle relazioni proiettive, per esempio, la relazione verti-cale data in italiano con la locuzione a regime facoltativo sotto (3), in spagnolo viene sdoppiata in due locuzioni: la transitiva debajo de (4) e l’intransitiva abajo (5); sebbene esista bajo che è a regime facoltativo come in italiano (6)4. (3) E ancora più su c’è una + una finestra sotto la quale c’è una data trans.(4) debajo del <árbol> hay un señor / hay un anciano(5) sotto diciamo al piano terra troviamo una + una caffetteria credo intrans.(6) alrededor de la plaza tenemos un edificio �...�� amarillo con ++alrededor de la plaza tenemos un edificio �...�� amarillo con ++ abajo un café

Per le restanti relazioni, anche se in principio la tendenza non viene sempre confermata, dall’analisi risulta una propensione netta dello spagnolo ad un uso più limitato delle espressioni a regime facoltativo a favore di espressioni transi-tive o intransitive.

Una trattazione a parte, invece, va riservata all’uso della preposizione spagnola en, che in spagnolo “puede referirse tanto a presencia en un espacio plano (como con sobre), como en el interior de un espacio (abierto o cerrado)” (Matte Bon �992: I, 304), mentre secondo alcuni in italiano si preciserebbero due diverse soluzioni preposizionali per le stesse relazioni: in per le relazioni di inclusione e su per quelle di contatto.

4 Convenzioni di trascrizione: il simbolo / segnala enunciati seguiti da un’autocorrezione del parlante; la parola tra < > segnala la ripetizione di una parola in uno stesso enunciato; il simbolo + indica pausa, punti sospensivi tra parentesi quadre […] indicano una pausa lunga.

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

L’uso ambivalente della preposizione en in spagnolo non dovrebbe stupirci oltremodo, se si tiene conto che il valore fondamentale delle due preposizioni italiane in e su è rispettivamente quello di ‘collocazione’ nello spazio per la prima e ‘contiguità, approssimazione’ e ‘posizione superiore’ per la seconda (Dardano / Trifone �995: 408-4�0), che entrambe reggono il complemento di stato in luogo come la preposizione spagnola e che in alcune circostanze anche in italiano la preposizione in viene usata per esprimere relazioni topologiche di contatto come mostrato dall’uso che ne fanno alcuni nativi italofoni del gruppo di controllo:

(7) in questa strada c’è anche una signora su una bicicletta(8) su questa strada ci sono delle altre persone una: una persona in bicicletta

Gli esempi appena riportati mettono in evidenza come anche gli italofoni, talvolta, nell’uso non distinguano tra le due preposizioni.

Per quel che riguarda le relazioni proiettive il quadro d’insieme conferma quanto detto in precedenza, come si desume dalla tabella 3, ovvero la predo-minanza di espressioni transitive e intransitive dello spagnolo, sui tre assi, si contrappone ad uno sbilanciamento dell’italiano a favore di espressioni a regime facoltativo. Tale aspetto è sottolineato, per l’italiano, dalla mancanza di espressioni transitive sull’asse sagittale e intransitive sull’asse laterale, e per lo spagnolo dalla esigua presenza di espressioni a regime facoltativo sull’asse verticale.

Le tabelle 4, 5 e 6 mostrano, invece, che le due lingue non presentano diffe-renze nella distinzione tra l’uso delle espressioni intrinseche e deittiche.

Tabella 4: Espressioni sull’asse laterale usate dai gruppi di controllo

Asse laterale

Espressioni Intrinseche Espressioni Deittiche

Italiano Spagnolo Italiano Spagnolo

Sinistro alla sinistra di a la izquierda de (alla mia )/a sinistra

a (mi/mi mano) izquierda,a la izquierda

Destro alla destra di a la derecha de (alla mia )/a destra

a (mi/mi mano) derecha,a la derecha

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Salvatore Musto

Tabella 5: Espressioni sull’asse sagittale usate dai gruppi di controllo

Asse Sagittale

Espressioni Intrinseche Espressioni DeitticheItaliano Spagnolo Italiano Spagnolo

Anterioresul davanti di, davanti a, di fronte a,

delante de, frente a, contra

davanti, di fronte

adelante, enfrente

Posteriore sul didietro di, dietro a

detrás (de), de espaldas dietro atrás

Tabella 6: Espressioni sull’asse verticale usate dai gruppi di controllo

Asse Verticale

Espressioni Intrinseche Espressioni Deittiche

Italiano Spagnolo Italiano Spagnolo

Superiore

su (prep.), in alto, in cima (a), (al) di sopra (di), sopra (a/di)

(por) arriba, (por) encima de, sobre, en

su (avv.), lassù, allí arriba

Inferiore in basso, ai piedi (di), (al) di sotto (di), sotto (a/di),

(por)abajo, bajo, (por)debajo laggiù, giù allí abajo

La comparazione grafica tra i due gruppi di controllo mostra che gli italiani usano in generale, rispetto agli spagnoli, un numero maggiore di espressioni a regime facoltativo che li lasciano liberi di scegliere se esprimere o meno il relatum.

Gli spagnoli, invece, pur avendone un numero abbastanza congruo a disposi-zione, paiono essere vincolati dalla propria lingua, attraverso l’uso di espressioni di tipo intransitivo, a eclissare l’entità-relatum (figura 2).

Figura 2: Espressioni spaziali nel gruppo di controllo italofono e ispanofono

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

L’analisi delle relazioni spaziali impiegate dagli informatori nello svolgimento del compito, non può prescindere dall’analisi delle tabelle di frequenza di dette relazioni per tipo (topologico o proiettivo) e per stadio di apprendimento. Per ognuno dei tre stadi da noi individuati, poi, sono stati sommati i dati più esem-plificativi degli informatori in modo da rendere agevole la lettura sia dei dati relativi ai singoli informatori che dell’insieme dei risultati.

La tabella 7 riporta le percentuali del numero totale di relazioni topologiche e proiettive espresse da ogni gruppo di apprendenti.

Tabella 7: Frequenza delle relazioni spaziali per gruppo di apprendenti

RELAZIONI TOPOLOGICHE

RELAZIONI PROIETTIVE

\NLM\iniziali

11 (84,61%) 2 (15,38%)\MBF\ 12 (100%) -\YNF\ 3 (50%) 3 (50%)

26 (78,20%) 5 (21,80%)\VNF\

intermedi

8 (38%) 13 (62%)\MRF\ 14 (56%) 11 (44%)\PPM\ 3 (15,7%) 16 (84,3%)\SSF\ 12 (75%) 4 (25%)

37 (45,68%) 44 (54,32%)\JTM\

avanzati18 (56,25%) 14 (43, 75%)

\ILF\ 23 (52,27%) 21 (47,73%)\MTF\ 10 (47,6%) 11 (52,4%)

51 (52,6%) 46 (47,4%)TOTALI 114 (54,5%) 95 (45,5%)

Dall’osservazione della tabella risulta che, sebbene stante il livello di com-petenza post-basica degli apprendenti ci si aspettasse una quantità minore di relazioni topologiche a favore di una maggiore quantità di relazioni proiettive, i dati confermano l’ipotesi secondo la quale le relazioni topologiche sono più numerose nelle produzioni di apprendenti iniziali rispetto a quelle prodotte nei testi di coloro che hanno un livello di competenza maggiore. Infatti i dati rivelano che, per le topologiche, dal 78,20% del gruppo iniziale si passa ad un 64,�2% di quello avanzato, mentre per le proiettive si va da un 2�,80% negli iniziali a un 35,88% negli avanzati. Emerge, quindi, che se il gruppo di apprendenti iniziali ricorre in misura maggiore a codifiche topologiche, con un divario tra queste e le proiettive del 56,4%, nei gruppi intermedio e avanzato

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il rapporto tra le due è più equilibrato, con uno scarto dell’8,64% per i primi e del 5,2% per i secondi5.

Nello specifico, si è ritenuto interessante accertare quali sono state le relazioni topologiche e proiettive risultate più produttive per gli informatori e cercare di sondare le possibili cause che hanno spinto a prediligere una relazione anziché un’altra.

Come si evince dalla tabella 8 anche in questo caso si riscontra una conformità tra i dati degli apprendenti intermedi e quelli degli avanzati, laddove quelli degli iniziali divergono in modo sostanziale. Infatti, nel caso degli apprendenti inter-medi e avanzati si ha una netta preferenza a favore delle relazioni d’inclusione (intermedi 48,6% e avanzati 52%), mentre gli iniziali prediligono maggiormente le relazioni di contatto e di prossimità.

Tabella 8: Frequenza delle relazioni spaziali per tipologia topologicaRELAZIONI TOPOLOGICHE

inclusione contatto prossimità interpo-sizione

esclu-sione

\NLM\ini- ziali

- 5 (45,5%) 6 (54,5%) - -\MBF\ 4 (33,33%) 5 (41,67%) 3 (25%) - -\YNF\ 1 (33,33%) 1 (33,33%) 1 (33,33%) - -

5 (22,22%) 11 (40%) 10 (37,78%) - -\VNF\

inter-medi

2 (25%) 1 (12,5%) 4 (50%) 1 (12, 5%) -\MRF\ 5 (35,7%) 3 (21,4%) 5 (35,7%) - 1 (7%)\PPM\ 2 (66,7%) 1 (33,3%) - - -\SSF\ 9 (75%) 2 (16,7%) 1 (8,3%) - -

18 (48,6%) 7 (18,9%) 10 (27%) 1 (2,75%) 1 (2,75%)\JTM\

avan-zati

12 (66,7%) 3 (16,65%) 3 (16,65%) - -\ILF\ 8 (36%) - 9 (40,9%) 4 (18,1%) 1 (5%)\MTF\ 6 (60%) 3 (30%) 1 (10%) - -

26 (52%) 6 (12%) 13 (26%) 4 (8%) 1 (2%)TOTALI 49 (43,3%) 24 (21,2%) 33 (29,2%) 5 (4,4%) 2 (1,9%)

La ragione risiede probabilmente nell’uso non conforme alla LT da parte degli apprendenti a uno stadio post-basico iniziale delle due preposizioni italiane in e su, corrispondenti entrambe alla preposizione spagnola en.

5 Nel riportare i dati si è preferito fare riferimento alle percentuali di frequenza delle relazioni, poiché il numero preciso delle occorrenze è determinato più dalla lunghezza del testo che dalla reale competenza linguistica dell’apprendente.

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

Un caso esemplare, in tal senso, è rappresentato dal testo prodotto dall’ap-prendente NLM che, oltre a utilizzare soprattutto relazioni topologiche (topo-logiche 84,6�% vs proiettive �5,39%), pare non aver ben capito l’uso delle due preposizioni italiane in e su (cfr. esempio 9a).

Per quel che riguarda la preferenza per le relazioni topologiche, la scelta dell’apprendente, come già riportato dai lavori di Hendriks / Hickmann (�998) e Giuliano / d’Ambrosio / Greco (2003), è spiegata dalla natura semplificata di tali relazioni, facilmente gestibili ad un livello poco complesso. Si fa presente che l’informatore, al momento dell’intervista, è in Italia da �9 mesi e che, poi-ché vive con il fratello maggiore, parla in italiano raramente e solo durante le ore di lavoro. Tra l’altro, la varietà di relazioni topologiche impiegate è molto limitata, in quanto le uniche relazioni usate da questo informatore sono quelle di prossimità (54,5%) e contatto (45,5%). Inoltre, per quel che riguarda le relazioni topologiche di inclusione e di contatto si riscontra un uso inappropriato, come appare nell’esempio (9a).

Dall’analisi degli enunciati si desume che l’apprendente sia riuscito a inten-dere che esiste un parallelismo semantico tra le preposizioni italiane in e su e la preposizione spagnola en, ma si comprende pure, da come le usa, che non sia ancora riuscito ad afferrarne l’esatta corrispondenza.

Infatti, se traduciamo i tre enunciati in spagnolo notiamo che laddove in italiano ci sono le preposizioni in e su, in spagnolo queste vengono tradotte con en, e che, in realtà, l’apprendente abbia voluto connettere le entità attraverso una relazione di contatto, piuttosto che di inclusione come risulta invece dagli enunciati in 9a. In italiano, per evitare tale ambiguità, i parlanti nativi si servo-no delle preposizioni in e su come esemplificato in 9b, mentre in spagnolo, al contrario, l’uso della preposizione en, per esprimere entrambe le relazioni, non crea problemi di sorta (9c).

(9a) [...] poi ci sta un...una signora in una bicicletta una signora vuole... che sta aspettando in una bicicletta vicino a le macchine [...] su l’estrada, su un’altra estrada sempre che <che> va sul parco(9b) poi c’è un...una signora in bicicletta/su una bicicletta una signora vuole...che sta aspettando in/su una bicicletta vicino alle automobili in strada, in un’altra strada che <che> va al parco(9c) luego hay un...una señora en una bicicleta una señora quiere...que está esperando en una bicicleta cerca de los coches en la calle, en otra calle siempre que <que> va al parque

Se si osserva la tabella 9, che riporta l’impiego delle relazioni spaziali proiet-tive è possibile operare due considerazioni. La prima è che le relazioni sull’asse

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Salvatore Musto

verticale sono le meno utilizzate; coprono, infatti, la più bassa percentuale di ricorrenze in tutti e tre i gruppi di informatori6.

Tabella 9: Frequenza delle relazioni spaziali per assi proiettiviRELAZIONI PROIETTIVE

sagittale laterale verticale\NLM\

iniziali1 (50%) 1 (50%) -

\MBF\ - - -\YNF\ - 2 (66,67%) 1(33,33%)

1 (20%) 3 (60%) 1(20%)\VNF\

intermedi

13 (100%) - -\MRF\ 11 (100%) - -\PPM\ 3 (18,75%) 12 (75%) 1 (6,25%)\SSF\ 1 (25%) 2 (50%) 1 (25%)

28 (63,6%) 14 (31,8%) 2 (4,6%)\JTM\

avanzati3 (21,4%) 5 (35,7%) 6 (42,9%)

\ILF\ 10 (47,6%) 10 (47,6%) 1 (4,8%)\MTF\ 5 (45,45%) 5 (45,45%) 1 (9,1%)

18 (39,1%) 20 (43,3%) 8 (17,6%)TOTALI 47 (49,4%) 37 (38,9%) 11 (11,7%)

La seconda è che, mentre negli apprendenti intermedi vi è una preponderan-za di relazioni sull’asse sagittale, negli informatori iniziali la maggioranza delle relazioni è sull’asse laterale.

Gli apprendenti avanzati, invece, paiono impiegare le relazioni in modo più equilibrato rispetto agli altri due gruppi di apprendimento. Per essi, l’uso delle relazioni su tutti gli assi appare abbastanza bilanciato, anche se, per quel che riguarda le relazioni sull’asse verticale, ci sono alcune precisazioni da fare.

Dall’analisi dei testi, risulta che uno dei tre apprendenti avanzati, che adopera il 42,9% di relazioni sull’asse verticale, non ha ben chiaro il significato dell’av-verbio giù, infatti chiede all’intervistatore:

(�0) [...] Giù...?giù non è atrás?

dove atrás in spagnolo si riferisce a una relazione proiettiva sagittale (dietro) e non a una verticale. Tuttavia, sebbene ci si sia resi conto del malinteso, non è stato

6 Chiaramente, ciò potrebbe dipendere anche dai contenuti del supporto iconico mostrato agli informatori.

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

possibile riconsiderare le relazioni prodotte sull’asse verticale come sagittali, in quanto non sempre la natura ambigua dell’enunciato ha permesso di distinguere tra le due.

(��) [...] y poi, un po’ più giù ci sta questa signorina con la bicicletta [...] [...] y *a un po’ più giù del parcheggio per la bicicletta [...]

Negli enunciati appena segnalati, l’espressione locativa un po’ più giù può indicare sia una localizzazione sull’asse verticale, sia come un po’ più dietro una su quello sagittale, sia, addirittura, la relazione topologica di esclusione un po’ più in là.

Per altro verso, rappresenta un caso ambiguo anche l’uso dell’espressione più avanti nell’esempio �2 prodotto da un altro apprendente avanzato, in quanto anche in questo caso non è stato facile stabilire se egli usi tale espressione per stabilire una relazione proiettiva sagittale come già aveva fatto in precedenza in un caso analogo o se invece cerchi di istituire, più semplicemente, una relazione topologica d’esclusione, intendendo un po’ più in là.

(�2) [...] e andando un po’ più avanti c’è una strada dove [...] sono due bimbi [...]

Infine, un accenno va fatto alla natura delle espressioni locative utilizzate dagli apprendenti nella codifica delle relazioni spaziali. Il grafico in figura 3 offre un quadro generale di tutte le espressioni utilizzate dagli apprendenti confron-tandole con i gruppi di controllo, mentre la tabella �0 mostra un quadro più particolareggiato delle espressioni usate dagli apprendenti in base alla natura topologica o proiettiva delle stesse.

Figura 3: Natura delle espressioni spaziali nel gruppo italiano, negli apprendenti e nel gruppo spagnolo

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Salvatore Musto

In generale, tutti gli apprendenti tendono a preferire l’impiego delle espres-sioni che permettono la menzione esplicita del relatum: nei tre gruppi di appren-denti è netta la prevalenza delle espressioni transitive, come pure la prevalenza di espressioni locative a regime facoltativo usate transitivamente (tab. �0).

Tabella 10: Frequenza delle forme transitive, intransitive e a RF usate trans. o intrans.

RELAZIONI TOPOLOGICHE RELAZIONI PROIETTIVEtransi-

tiveintran- sitive regime facoltativo tran-

sitiveintran- sitive regime facoltativo

uso transitivo

uso intran.

uso transitivo

uso intran.

\NLM

ini- ziali

5 (45,4%) - 5

(45,4%)�

(9,2%) - - � (50%)

� (50%)

\MBF\�2

(�00%) - - - - - - -

\YNF\�

(33,3%)�

(33,3%)�

(33,3%) - - - � (33,3%)

2 (66,7%)

�8 (69%) � (4%) 6 (23%) � (4%) - - 2 (40%) 3

(60%)

\VNF\

inter-medi

3 (37,5%)

� (�2,5%)

3 (37,5%)

� (�2,5%) - 4

(30%)8

(6�,5%)�

(8,5%)

\MRF\ 7 (50%) 2 (�4,3%)

5 (35,7%) - - - 4

(36,3%)7

(63,7%)

\PPM\2

(66,7%)�

(33,3%) - - - � (6,3%)

8 (50%) 7 (43,7%)

\SSF\ 6 (50%) 3 (25%) 2 (�6,7%)

� (8,3%) - 3

(75%)- �

(25%)�8

(48,7%)7

(�8,9%)�0

(27%)2

(5,4%) - 8 (�8,7%)

20 (46,5%)

�5 (34,8%)

\JTM\

avan-zati

7 (38,9%)

5 (27,7%)

6 (33,4%) - - 2

(�4,3%)4

(28,6%)8

(57,�%)

\ILF\7

(30,6%) � (4,3%) �3 (56,5%)

2 (8,6%) - - 8

(38%)�3

(62%)

\MTF\ 8 (80%) � (�0%) � (�0%) - - � (9,2%)

7 (63,6%)

3 (27, 2%)

22 (43,�%)

7 (�3,7%)

20 (39,2%) 2 (4%) - 3

(6,6%)�9

(4�,3%)24

(52,�%)

TOTALI 58 (50,8%)

�5 (�3,3%) 4� (35,9%) - ��

(��,8%)83 (88,2%)

L’impiego di tali espressioni comporta un’operazione di coesione che privi-legia la focalizzazione orientata verso gli oggetti piuttosto che verso lo spazio. Come ha mostrato Watorek (�996), gli italofoni e i francofoni nativi tendono

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

a privilegiare questo tipo di coesione, con la differenza però che gli italofoni sfruttano più spesso, rispetto ai francofoni, espressioni avverbiali, tipo dove, che assicurano la coesione del dominio dello spazio. L’affermazione della Watorek può essere applicata anche ai nostri apprendenti, ma con qualche leggera dif-ferenza.

Abbiamo visto che i nativi ispanofoni utilizzano maggiormente espressioni che non menzionano esplicitamente il relatum, a differenza degli italofoni che, invece, preferiscono espressioni a regime facoltativo (figura 2 e 3). Quindi, dai risultati ottenuti ne viene che in questo caso la L�, ossia lo spagnolo, non influi-rebbe considerevolmente sulle produzioni in L2 degli apprendenti.

Infatti, mettendo a confronto gli apprendenti con i gruppi di controllo risulta in modo evidente che gli apprendenti utilizzano un numero maggiore di espressioni a regime facoltativo, come in italiano, divergendo però sia dagli italiani che dagli spagnoli giacché scelgono di usare in prevalenza espressioni transitive (figura 4).

Figura 4: Natura delle espressioni spaziali nel gruppo italiano, negli apprendenti e nel gruppo spagnolo

I dati rappresentati nel grafico lascerebbero pensare che gli informatori ab-biano adottato, per la rappresentazione dello spazio statico, un modello cognitivo molto più simile a quello dell’italiano, appianando, in tal modo, le differenze con la propria L�; eppure, il quadro che emerge dall’analisi dei testi non è molto convincente.

Valga come caso esemplare quello di un apprendente che appartiene al gruppo dei post-basici avanzati. Nelle tabelle �� e �2, abbiamo apposto accanto a ogni espressione il numero di volte che essa ricorre nel testo e indicato se venga usata dall’apprendente in modo transitivo o intransitivo.

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Salvatore Musto

Tabella 11: Relazioni Topologiche in ILFrelazioni

topologicheespressioni transitive

espressioni intransitive

espressioni a regime facoltativo

uso transitivo uso intransitivo

Inclusione in 6dentro (de)

2

Prossimità vicino a 9

Interposizione tra � al mezzo 2 al mezzo 1

Esclusionepiù avanti (più in là)

1

Deittici di qua �

Totale 7 � �3 2

Tabella 12: Relazioni Proiettive in ILFrelazioni proiettive

espressioni transitive

espressioni intransitive

espressioni a regime facoltativo

uso transitivo uso intransitivo

Sagittaledi fronte adavanti a(più ) dietro a

322

di frontedavanti

�2

Laterale

a/de/ne la (parte) sinistraa/de/ne la (parte) destra

55

Verticale sotto a �Totale 0 0 8 �3

L’informatore impiega le relazioni in modo abbastanza bilanciato (topologiche 52,27% / proiettive 47,73%): a parte una netta preferenza nell’impiego della re-lazione di prossimità, utilizza quasi tutte le altre relazioni topologiche ignorando soltanto quella di contatto. Invece, nell’impiego delle relazioni proiettive si serve di tutti e tre gli assi, preferendo, come era prevedibile, l’asse sagittale.

Le osservazioni fatte in precedenza ci suggerivano un uso massiccio, da parte degli apprendenti, di espressioni a regime facoltativo rispetto a quelle transitive / intransitive; difatti, il grafico 5, che compara la natura delle relazioni prodotte da un apprendente avanzato con quelle prodotte dai gruppi di controllo in L� e in L2, sembra confermare tale ipotesi.

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Espressione dello spazio statico in apprendinenti ispanofoni dell’italiano L2

Figura 5: Natura delle espressioni spaziali nel gruppo italiano, nell’apprendente \ILF\ e nel gruppo spagnolo

Tuttavia, dalla disamina delle tavole �� e �2 affiorano alcuni elementi che non permettono di accertare se l’apprendente abbia realmente intuito la pre-dilezione italiana per le relazioni a regime facoltativo, in quanto le espressioni: in, tra, dentro de, vicino a e sotto a, sono adoperate sempre e solo transitivamente così come richiede lo spagnolo e le espressioni che vengono alternate sia tran-sitivamente che intransitivamente: di fronte (a), davanti (a) dietro (a) e a/de/ne la (parte) sinistra/destra, sono a regime facoltativo anche in spagnolo.

5. Conclusioni

Le ipotesi lasciavano presagire che i nostri informatori avrebbero prediletto maggiormente, in quanto ispanofoni, le forme intransitive, che permettono di occultare il relatum, invece di quelle transitive, che obbligano ad esplicitarlo. Al contrario i dati appena esposti sembrano confermare esattamente il contrario.

Se la prima ipotesi, relativa al maggior uso delle relazioni topologiche negli stadi più iniziali di interlingua, risulta confermata, la seconda, invece, relativa alla natura delle espressioni, risulta smentita per via della prevalenza delle espressioni transitive anziché di quelle intransitive come ipotizzato.

Pensiamo che la vera differenza nell’uso delle espressioni locative tra l’italiano e lo spagnolo non vada tanto ricercata nella natura univoca o biunivoca di dette relazioni, ma piuttosto nell’uso che di esse fa l’apprendente.

Concludendo, si può asserire che se ad un primo vaglio sembrerebbe che gli ispanofoni apprendenti l’italiano come L2 riescano, diversamente da altri ap-prendenti, a neutralizzare le tracce della propria L�, ad una disamina più attenta risulta, invece, che essi conservano l’uso delle locuzioni spaziali spagnole non avvertendo, a causa della grande affinità, il diverso uso italiano.

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Salvatore Musto

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