38
ITALO RUSSO L’ETÀ DEL RAME NEL PANORAMA ARCHEOLOGICO A NORD DI SIRACUSA -GISIRA DI BRUCOLI: LA GRANDE CAPANNA- - <RIR> _________________________ I. Gisira 2 alle risultanze archeologiche delle quali disponiamo, sembrerebbe che sull’horst di Gisira di Brucoli (territorio di Augusta), al Neolitico arcaico a ceramiche impresse e incise identificato a Punta Bonìco (G1), sufficientemente esplorato (1) , non si sovrapponga altra cultura. Improvvisamente l’uomo cessa di frequentare la balza di nord-est della Punta, e non vi ritorna più. L’uomo, che più tardi (presumibilmente agli inizi del III millennio a.C., a voler dare, con le opportune riserve, una connotazione temporale agli indizi archeologici) si ripropone in Gisira, è possibile che abbia affidato ad altri mezzi di sussistenza la D

L'ETÀ DEL RAME NEL PANORAMA ARCHEOLOGICO A NORD DI SIRACUSA

  • Upload
    unict

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

ITALO RUSSO

L’ETÀ DEL RAME NEL PANORAMA ARCHEOLOGICO A NORD DI SIRACUSA

-GISIRA DI BRUCOLI: LA GRANDE CAPANNA- -

<RIR> _________________________

I. Gisira 2

alle risultanze archeologiche delle quali disponiamo, sembrerebbe che sull’horst di Gisira di Brucoli (territorio di Augusta), al Neolitico arcaico a ceramiche impresse e

incise identificato a Punta Bonìco (G1), sufficientemente esplorato(1), non si sovrapponga altra cultura. Improvvisamente l’uomo cessa di frequentare la balza di nord-est della Punta, e non vi ritorna più.

L’uomo, che più tardi (presumibilmente agli inizi del III millennio a.C., a voler dare, con le opportune riserve, una connotazione temporale agli indizi archeologici) si ripropone in Gisira, è possibile che abbia affidato ad altri mezzi di sussistenza la

D

propria economia, anche se non è da escludersi che egli abbia continuato a cacciare, e a raccogliere prodotti spontanei della terra; però egli non si installa sulla nuova area in modo precario, ad uso stagionale(2) , ma costruisce grandi e razionali ambienti nel settore che sulle carte topografiche IGM è identificato col toponimo di Banco Gisira, intorno a quota 80 mt s.l.m.m.

Sulla tipologia delle capanne in tale insediamento, rimandiamo agli scavi dello Spigo(3), che in Gisira post neolitica ha condotto estese ricerche per conto della Soprintendenza archeologica di Siracusa.

Qui si evidenzia che, differentemente da quanto abbiamo rilevato nei villaggi rivieraschi del neolitico antico di Gisira, di Brucoli e di Punta Tonnara, caratterizzati da capanne a pianta molto irregolare, di norma quadrangolare (fig. 1), in Gisira 2 la capanna messa in luce dallo Spigo è decisamente a pianta rettangolare (fig. 2), a spigoli smussati, lunga ca. 12 mt e larga poco più di 5 mt; è caratterizzata da una serie di tre buche centrali destinate ad accogliere i pali portanti della copertura, e da una serie di buche più piccole, poco meno di quaranta, che, lateralmente, delimitano la struttura; questa, per la sua ampiezza, fu definita dallo scavatore una “grande capanna”.

Come leggiamo nel contributo dello Spigo, cit., nacque una divergenza tra il Bernabò Brea e il Voza circa l’inserimento culturale dello insediamento: il Bernabò Brea collocò “già nella prima Età del Rame” i materiali recuperati, mentre il Voza era propenso “ad iscriverli ancora ad un orizzonte tardo neolitico”. Chi scrive, ritiene di poter confermare per intero il parere del Bernabò Brea

A noi interessa, qui, integrare i dati dello Spigo, con i risultati delle nostre ricerche, già orientate da lungo tempo a definire culturalmente l’industria litica e fittile, recuperata anche in alcune buche per pali, dove si era conservata.

L’industria fittile, la cui connotazione non può a nostro parere

lasciar dubbi, si stacca nettamente dall’orizzonte neolitico locale

(Gisira 1) delle ceramiche impresse e incise, del quale non ripete, per quanto a nostra conoscenza, alcun elemento caratterizzante. I frammenti che abbiamo avuto modo di osservare (figg. 3-4), ci suggeriscono poche ma significative forme: tra queste, la tazza-attingitoio, forse monoansata, a profilo carenato e labbro estroflesso. Un’altra forma è suggerita da un frammento di orlo di piede, piccolo, a campana, decorato con una serie lineare orizzontale di piccoli buchi impressi, non trapassanti, equidistanti circa 8 mm. Altro bordo, che suggerisce una forma aperta, è decorato con una sottile incisione lineare che circoscrive il bordo del vaso a circa 2, 5 mm dall’orlo.

Altro frammento, spesso mediamente 8 mm, presenta una fascia di incisioni lineari, alla quale si interseca obliquamente, con un angolo di circa 30°, un’altra fascia di incisioni lineari. Qui, la decorazione trova confronti nel c.d. stile di Calafarina; i solchi, variamente e relativamente profondi, larghi da 0,5 a 1 mm, hanno andamento anche divergente. Il colore, ocra sporco, potrebbe essere visto nel 10YR delle Tavole Munsell.

Due frammenti sono decorati con due solchi paralleli incisi, mentre un altro frammento è fittamente punteggiato.

Tutti elementi, come è facile osservare, decisamente estranei alla sintassi decorativa ed alla tecnica d’esecuzione dei motivi presenti nella ceramica del vicino insediamento neolitico di Gisira 1. Diversi anche il tipo di impasto e la tecnica di cottura, desumibili anche dal colore della ceramica, dalla sua consistenza e per la minore quantità di degrassante a base di sabbia vulcanica in G2.

Come i caratteri della ceramica di Gisira 2 si staccano decisamente da quelli della ceramica di Gisira 1, altrettanto si osserva nella tipologia e nella struttura essenziale dell’industria litica. Un primo elemento discordante è costituito dalla notevole quantità, in Gisira 2, di manufatti di basalto (asce, anche a doppio margine attivo con scanalatura centrale, martelli, picconi, mazze, percussori, raschietti ecc., propri di una comunità stanziale che non ha bisogno, o motivi se non occasionali, di trasferire altrove la propria suppellettile. (figg. 5-7). L’area neolitica (G1), sebbene

ampiamente esplorata, non ha restituito elementi basaltici qualificanti, tranne, ad oggi, un frammento distale di piccone e tre elementi frammentari nei quali si riconoscono delle accettine lunghe da quattro a cinque cm (fig. 8).

Tra i prodotti di basalto, si notano, in G 2, rudimentali macine piano-convesse; ma la loro presenza non presuppone necessariamente che in Gisira 2 si praticasse l’agricoltura come fonte primaria di sostentamento nell’economia del villaggio. Tra le centinaia di reperti litici che la superficie ha restituito, sembra che manchino gli elementi di falce, riconoscibili, come è noto, oltre che della caratteristica dentellatura di almeno un bordo, anche e principalmente dalla particolare lucidatura che i fitoliti presenti nel caule dei cereali lasciano sulla lama, e che in pochi esemplari esistono in Gisira 1 (fig. 9), ma si presentano numerosi a Mégara Hyblaea e sull’isolotto di Ognina(4) . Mancano anche i microliti geometrici caratterizzati in Gisira 1 e a Punta Tonnara dal trapezio o tranciante trasversale accompagnato dal microbulino.

L’industria litica, che in larga misura viene evidenziata da frammenti laminari, nel complesso è povera, se con tale termine è possibile evidenziare aspetti regressivi nei confronti di Gisira 1, che ha prodotto belle lame di coltello, anche di ossidiana, e ancora belle punte su lama a dorso abbattuto. E ancora, in Gisira 1 sussistono tuttavia i prodromi di una industria che produce, nei livelli superiori, cuspidi che anticipano quelle canoniche nel tipo RP5, secondo la lista del Laplace, viste nell’ambito della “grande capanna” (fig. 10, n. 28-29).

Il grattatoio frontale su estremità di lama, assente nel Neolitico iniziale del territorio augustano, qui è presente con un solo strumento, atipico, costruito su una informe scheggia sub carenata (fig. 11).

Nel complesso, la specializzazione più caratterizzata è rappresentata dalle cuspidi di freccia sub-triangolari, sessili, a base concava, mono e bifacciali, a ritocco lamellare invadente, le quali sostituiscono totalmente i trapezi a tranciante, e perfezionano il tipo, non ritoccato, già emergente nei livelli recenti di Gisira 1

(fig.12, n. 2,3,4). Si nota una punta allungata, a ritocco piatto invadente, mono facciale, che si richiama alla c.d. punta di Eden. (fig. 13).

Il microbulino (e con esso i tipi classificabili come microliti geometrici), decisamente presente in G 1, qui è assente.

A differenza di quanto accertato in Gisira 1, l’ossidiana (fig. 14), anche se ancora abbondante 19,7% sul totale dei frammenti litici recuperati in superficie), è estremamente povera di strumenti, e mancano i nuclei. Siamo forse in presenza di un esempio di riutilizzo di materiale litico recuperato presso il vicino villaggio neolitico.

Sui cocuzzoli sovrastanti l’area del villaggio, esistono due tipi di tombe scavate nella roccia. Un tipo, che poi evolverà verso la struttura affermatasi nelle necropoli del Bronzo iniziale, ha portello d’ingresso quadrangolare, con tetto piatto o leggermente incurvato, ed è rappresentato da poco meno di una decina di grotticelle artificiali. Un secondo tipo, da connettere, a nostro parere, a Gisira 2, è caratterizzato da ampia apertura d’ingresso, che coincide con la massima larghezza della tomba: quindi più una profonda nicchia artificiale che una tomba a forno. (figg. 15 e 16). Se ne contano un paio, anch’esse depredate, anche di recente.

Entrambi i tipi non hanno anticella. Vogliamo ora sottolineare l’importanza che lo scavo dello Spigo

in Gisira 2 riveste, per il notevole contributo portato alla conoscenza delle abitazioni post-neolitiche nell’ambito del territorio provinciale ed in particolare del territorio di Augusta. Il sistema abitativo di Gisira 2 sembra infatti che non trovi confronti nei sistemi noti e attribuiti al Neolitico ed al Bronzo iniziale nella provincia siracusana; e non si ha notizia, se la memoria non ci tradisce, di spazi organizzati a mezzo di moduli abitativi, realizzati a struttura prevalentemente lignea, che tiene conto delle molteplici esigenze dell’uomo e della sua attività di sussistenza, che non siano le grotte dell’area provinciale dove l’età del Rame è stata accertata in stratigrafia (5) .

Che il villaggio sia stato molto esteso, si deduce dalla notevole quantità di buche per palificazione, più o meno organizzate a seconda della platea rocciosa nella quale sono state aperte. La loro distribuzione lascia supporre la presenza di ambienti molto ampi, qualcuno dei quali destinato a “mandra” per il ricovero degli animali. Ma due altre file di buche, parallele alla “parete” est della grande capanna, in parte portate alla luce, e da questa equidistanti (in quella adiacente si notano due grosse buche, lì dove venivano allocati i pali di sostegno) lascia supporre la presenza di altri ambienti simili al primo, in adiacenza. Anche qui, le buche che recingono lo spazio, sono equidistanti.

Un secondo scavo (inedito), diretto da Beatrice Basile in una fase successiva sulla stessa area, aperto alcune decine di metri lontano dal precedente scavo, ha confermato, su una considerevole area, una identica organizzazione nella struttura abitativa.

II- La cuspide di freccia Nel Neolitico a ceramiche impresse e incise sufficientemente definito in territorio di Augusta, almeno in quello attribuibile alla Cultura di Stentinello, le cuspidi di freccia sono ancora sconosciute (6) . Stessa cosa è possibile dire per gli insediamenti neolitici che, nell’area augustana, precedono la cultura di Stentinello; tra questi, possiamo segnalare Cozzo Telegrafo, Maccaudo, Gisira, Punta Tonnara, Campolato, Brucoli, Cozzo del Monaco (7), mentre alla facies stentinelliana stricto sensu, così come si legge in G. Vallet e F. Villard, 1959(8), possiamo aggiungere il Vallone Amara ed il Petraro di Villasmundo.

Proponiamo un veloce excursus circa la presenza sporadica di cuspidi litiche, nel tipo visto in Gisira 2, in alcune località dove la presenza riferita all’Età del Rame si intuisce anche per pochi frammenti di ceramica post neolitica, talvolta in zona interessata anche dall’elemento Castellucciano e/o del Neolitico.

I - PETRARO di Villasmundo (Melilli). Esempi di cuspidi provenienti dall’area Castellucciana. (Fig. 17-1): A, dalla superficie, in area esterna alla cinta fortificata; un saggio ha restituito al di sotto del livello del Bronzo antico, alcuni frammenti di ceramica pre - Castelluccio (fig. 17-2). B – C, area Castellucciana interna alla cinta; da un saggio nei livelli di mistione Bronzo antico- Neolitico. D-L: area Castellucciana; dalla superficie.

All’esterno di una sepoltura a nicchia, che si apre nella falesia al di sotto del villaggio Castellucciano, svuotata in tempi imprecisati, abbiamo recuperato tra i materiali di risulta una ventina di frammenti fittili, alcuni frammenti laminari ed un frammento distale di un punteruolo d’osso. (fig. 18-1 e 18-2) La ceramica, pur rimanendo nell’area della decorazione a motivi incisi e impressi, presenta elementi (tipo di impasto e decorazione) che si staccano nettamente dalla produzione neolitica, e ancor più da quella del Bronzo iniziale. II - COSTA MENDOLA (AUGUSTA). Sulla sponda destra del fiume Mulinello, circa un chilometro prima di Cozzo del Monaco, nell’area gestita da una struttura agricola, sono stati raccolti in superficie numerosi frammenti litici tra i quali si notano alcune cuspidi di freccia (fig. 19), alcune delle quali foliate bifacciali, mentre altre, monofacciali, presentano un ritocco profondo bilaterale. Non è stata rilevata la presenza, in superficie, di elementi fittili preistorici. III - CURCURAGGI (MELILLI). Sperone di est che si affaccia sulla confluenza del torrente Belluzza nel fiume Marcellino. Al di sopra di una necropoli Castellucciana che si apre sulla sponda sinistra del Belluzza, in area interessata dalla presenza di materiale attribuibile al Bronzo iniziale, abbiamo isolato elementi litici e fittili, che si richiamano ad una fase pre- castellucciana agente in area. Trattasi di pochi ma significativi

indizi (fig. 20), che trovano forti analogie nei materiali provenienti da Gisira 2. Oltre alla presenza di alcuni frammenti fittili, e della tipica cuspide di freccia bifacciale, sessile, si osserva una notevole quantità di frammenti di ossidiana, elemento questo non riscontrato nei villaggi castellucciani dell’area a nord di Siracusa. In Gisira 2 si dispone del 19,7% di ossidiana sul totale dei frammenti litici recuperati in superficie(9). La insufficiente quantità di materiali sottoposti ad esame ci impedisce, comunque, di allargare lo spazio del confronto. IV- PARA (Melilli). Della località si dispone di alcune selci raccolte in superficie, tra le quali spicca un frammento mediale di cuspide foliata, bifacciale, anch’essa sessile (fig. 21-2) Se ne vuole segnalare l’esistenza, e la si inserisce in una ben definita facies culturale, in quando la località è segnalata in G. Vallet, G. Voza- Dal Neolitico all’era Industriale nel territorio da Augusta a Siracusa, 1984, dove in un riparo sono stati isolati sedimenti contenenti frammenti tipo Serraferlicchio V- PIANA DELLA CATENA (Lentini). Come si è già segnalato su Academia.edu, dai livelli rimaneggiati da interventi agricoli in area interessata dalla presenza di elementi neolitici e del Bronzo iniziale, provengono anche un frammento di ciotola carenata con labbro estroflesso ed un frammento, indecifrabile, spesso 6/7 mm, con decorazione lineare sub orizzontale incisa (fig. 22-2). Tali frammenti sono da attribuire, a nostro parere, a presenze dell’Età del Rame agenti in zona, sulle quali l’analisi non è stata approfondita. La presenza di numerose cuspidi di freccia (fig. 22-1 ), nei tipi che abbiamo visto negli altri insediamenti più sopra richiamati, darebbe peraltro valore a questa nostra ipotesi. VI- CASITTE (Augusta) In località "Casitte", che è parte della più estesa contrada S. Calogero, abbiamo rilevato la presenza di strutture abitative le quali

si manifestano per una numerosa serie di buche per pali, di capanne, dislocate su un terrazzo calcarenitico del Pleistocene medio-superiore, che si affaccia sul S. Calogero. Le buche, di differente diametro e profondità, disposte in lunghe file, interessano in parte l'area di servizio di una delle "casitte" (caseggiati rurali polifunzionali) dell'omonima contrada, ed in parte un'area vicina. La dislocazione delle buche non permette esaustivi confronti con i sistemi di buche rilevati nel territorio neo-eneolitico augustano ; convincenti confronti, tuttavia, si possono tentare con le strutture post-neolitiche rilevate dallo Spigo in Gisira2.

Una delle buche, larga 80 e profonda 33 cm, di forma irregolare, ha restituito un solo frammento di selce, una cinquantina di piccoli e deteriorati frammenti fìttili ed una decina di piccole schegge di ossa, anche bruciate, indecifrabili tranne un frammento di diafìsi di osso lungo di Capra. Escludiamo che la buca possa essere servita per allogare un palo, proprio per la sua irregolarità in pianta e sezione, per la presenza di frammenti ossei e fittili bruciati, e per l'azione del fuoco intuibile anche in alcune pietre calcaree esistenti all'interno della buca: tutti elementi che portano a vedere nel manufatto un rudimentale focolare.

La ceramica è molto frammentaria; pochi i frammenti decorati sobriamente con incisioni e impressioni lineari. In tre frammenti, le incisioni, eseguite con punta sottile a mano libera, molto accostate, si richiamano al c.d. stile di Calafarina (fig. 23).

Sull’insediamento di Casitte e di altre realtà preistoriche presenti in zona, si dirà in altro momento.

VII- CASTELLUCCIO di Noto. Castelluccio si presenta problematico. Pubblicata nel 1893, la segnalazione dell’Orsi dei suoi scavi (10) segue di poco, appena un anno, alla la sua SUDDIVISIONE IN TRE FASI O MOMENTI DELLA CIVILTA SICULA pubblicata nel 1892 (11). La prima fase, ENEOLITICO, è la più antica, con strumenti di pietra abbondanti ed eccezionalmente raro il bronzo, l’ENEO identifica la supremazia

del Bronzo, ma non esclude la pietra, il terzo periodo è definito della PRIMA ETA DEL FERRO.

A Castelluccio l’Orsi recupera anche due cuspidi litiche, ma non accenna a materiale fittile con una particolare decorazione che poi sarà appannaggio dell’Età del Rame. Il grande studioso nota che c’è confusione nello status straigrafico, sì che nella sua relazione di scavo risultano inseriti frammenti ceramici che, oggi, sono considerati tout court appartenenti alla Età del Rame. Due elementi di questa tipologia abbiamo recuperato in superficie i quali presentano le condizioni che ci permettono, oggi, una attribuzione all’Eneolitico odierno (fig. 24). Forti analogie con quando abbiamo visto in Gisira propone, per esempio, il frammento 46 della tav. V.

Abbiamo avuto modo di verificare e pubblicare i materiali provenienti dai livelli neolitici di Mégara Hyblaea e di Ognina, ma, purtroppo, non ci è stato possibile accedere a quelli provenienti da Castelluccio.

III Note

(1),RUSSO, I., Archeologia di Gisira di Brucoli e dintorni, in QUADERNI DI ARCHEOLOGIA PREISTORICA 7, 2006. (2) La particolare dislocazione delle buche, aperte fin sul ciglio della falesia che si affaccia da quota 20 mt sul mare, la quale negli ultimi millenni sarebbe peraltro sprofondata per diversi metri, rimane esposta ai venti che, intorno nord, provocano onde i cui spruzzi, anche oggi, durante le forti mareggiate di traversia, interessano il pianoro sovrastante. E’ più logico pensare ad una presenza stagionale, in occasione dell’arrivo delle tortore e delle quaglie che, assieme ai prodotti del mare, dovevano rappresentare una notevole capacità di sostentamento per la comunità. Tale tipo di attività venatoria darebbe un senso ai numerosi trancianti trasversali (o trapezi), che caratterizzano, assieme al microbulino, l’industria litica di Gisira 1. (3) SPIGO,U., Brucoli: Ricerche in contrada Gisira, in Atti del VI Congresso Internazionale di Studi sulla Sicilia antica, Kokalos: 1984-1985. (4) RUSSO,I., L’industria litica del villaggio neolitico di Mégara Hyblaea (scavi Orsi 1917-1920). Alcuni dati tipologici e tipometrici, Arch. Stor. Sirac. S. III,X (1996); id. Industria litica degli insediamenti preistorici dell’isolotto di Ognina (SR). Bernabò Brea: ricognizione e scavi 1963-1964; Kapitan: ricognizione sottomarina 1969, in Arch. Stor. Sirac. S.III,XII (1998). (5) BERNABO’ BREA, L.: La Sicilia prima dei Greci , Il Saggiatore 1966). (6) BERNABÒ BREA, cit.

(7) RUSSO, I. et A.: Augusta e territori limitrofi – I – Preistoria. Dal Paleolitico superiore alla Precolonizzazione, Supplemento n. 5 all’Archivio Storico Siracusano, 1996. (8) “L’ensemble appartient à la phase la plus rérecente4 de la civilisation néolithique

(9) Se ancora nell’età del Rame il consumo di ossidiana nella nostra provincia è apprezzabile, nel Bronzo antico il suo commercio praticamente cessa. Sono indicativi alcuni dati di massima, derivati da osservazioni fatte su un campionario di elementi litici (strumenti, schegge e scarti) provenienti dalla superficie. Per gli insediamenti eneolitici sottoposti a verifica, le percentuali vanno dal 7,3% di Pietre Rosse sul Monte Tauro, al 19% di Gisira 2, entrambi territori del comune di Augusta, mentre per gli insediamenti dell’età del Bronzo si va dallo 0,2% di Balate e Roccarazzo al 2,5% di S. Calogero; per Castelluccio di noto, eponimo della cultura, si dispone di 1,1%, contro 1,3% del Curcuraggi e il 2,0% di S. Basilio. Il Petraro, limitatamente alla superficie, e al di fuori della cinta fortificata, registra il 2,2%.

A Megara Hyblaea, il cui “neolitico” appartient à la phase la plus récent4 de la civilisation néolithique (ved. nota 8), l’ossidiana supera di molto la selce, fissandosi le percentuali al 65% limitatamente agli elementi laminari interi o frammentari. L’area degli scarti si fissa all’82% dell’ossidiana contro il 18% della selce.

(10) ORSI, P. Scarichi del villaggio siculo di Castelluccio, B.P.I. a. XIX , 5-6 1893. (11) ORSI, P. Divisione in tre fasi della civiltà sicula, BPI XVIII, 1892.

IV Figure

Fig. 1. Capanne neolitiche.

Fig. 2. Gisira 2. Capanna.

Fig. 3. Gisira 2. Fittili .

Fig. 4. Gisira 2 : Fittile.

Fig. 5. Gisira 2. Basalti

Fig. 6. Gisira 2. Basalti.

Fig. 7. Gisira 2. Basalti.

Fig. 8. Gisira 1. Ossidiana, basalti ed osso.

Fig. 9. Gisira 1. Elementi di falce.

Fig. 10.Gisira 1. Industria litica.

Fig. 11. Gisira 2. Grattatoio.

Fig. 12. Gisira 2. Litica.

Fig. 13. Gisira 2. Cuspide.

Fig. 14. Gisira 2. Ossidiana.

Figg. 15 e 16. Gisira 2. Sepolture : tipologia

Fig. 17. Petraro. Cuspidi.

Figg. 17-2 e 18-1. Petraro. Fittili.

Fig. 18-2. Petraro. Fittili.

Fig. 19. Costa Mendola: cuspidi.

Fig. 20. Curcuraggi. Industria litica e fittile.

Fig. 21. Para : litica.

Fig. 22-1. Piana della Catena. Litica

Fig. 22-2. Piana della Catena. Fittili.

Fig. 23. Casitte : litica.

Fig. 24. Castelluccio di Noto. La cuspide è stata pubblicata da Paolo Orsi.