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AREA SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI DI CATANIA IN IMA TARTARA Preistoria e leggenda delle grotte etnee The prehistory and legends of the etnean caves a cura di editors Francesco Privitera e Vincenzo La Rosa CATALOGO DELLA MOSTRA Iraklion (Grecia) 5-31 maggio 2007 Volos (Grecia) 11 giugno-11 luglio 2007 Catania 15 dicembre 2007- 31 marzo 2008 REGIONE SICILIANA ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI,AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE DIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI,AMBIENTALI E DELL ’EDUCAZIONE PERMANENTE P ALERMO 2007

L’area etnea e il Mediterraneo tra l’età del Rame e l’inizio del Bronzo Antico

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AREA SOPRINTENDENZA

PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI DI CATANIA

IN IMA TARTARAPreistoria e leggenda delle grotte etneeThe prehistory and legends of the etnean caves

a cura dieditors

Francesco Privitera e Vincenzo La Rosa

CATALOGO DELLA MOSTRA

Iraklion (Grecia)5-31 maggio 2007

Volos (Grecia)11 giugno-11 luglio 2007

Catania15 dicembre 2007- 31 marzo 2008

REGIONE SICILIANA

ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI, AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

DIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI, AMBIENTALI E DELL’EDUCAZIONE PERMANENTE

PALERMO 2007

Negli ultimi anni il quadro delle relazio-ni tra la Sicilia e il Mediterraneo si è arricchi-to di nuovi dati, risultato sia del lavoro svol-to sul campo, sia della revisione di vecchicomplessi. Gli scavi del santuario di MonteGrande e dell’insediamento di Mursia a Pan-telleria, hanno evidenziato come soprattuttola Sicilia meridionale fosse sistematicamentevisitata da naviganti di sicura provenienzaegea (CASTELLANA 1998; LA ROSA 2005;MARAZZI-TUSA 2005) in un momento avan-zato del Bronzo Antico.

D’altro canto, già alla fine degli anni ‘80del secolo scorso le ricerche condotte nel ter-ritorio etneo avevano evidenziato la fortepermeabilità dell’area alle relazioni conl’Egeo e con la penisola italiana, in un mo-mento corrispondente all’età delle tombe afossa di Micene, o immediatamente successi-vo, contemporaneo alla prima comparsa del-la ceramica micenea in Occidente. Tali con-tatti erano attestati sia da importazioni, comela nota tazza di bronzo e le perline di pastavitrea dalla grotta Maccarrone di Adrano(CULTRARO 1989 e in questo volume), siadalla imitazione locale di forme ceramichedecisamente egee (CULTRARO 1999, 115-116,fig. 2; LA ROSA 2005, 579).

Di recente A. Cazzella (CAZZELLA 2003)ha proposto di retrodatare già all’età del Ra-me il sorgere delle relazioni tra le culture del-l’area egeo-balcanica e il Meridione della pe-nisola italiana, Malta e la costa orientale del-la Sicilia. Lo studioso ha ipotizzato l’esisten-za di almeno tre fasi per queste relazioni(CAZZELLA 1999, 2000).

The picture of relations betweenSicily and the Mediterranean has recentlybeen enriched by new data from new ex-cavations and the re-examination of pre-viously excavated assemblages. The ex-cavations of the sanctuary at MonteGrande and the settlement at Mursia onthe island of Pantelleria have emphasizedthat southern Sicily was systematicallyfrequented by sailors of Aegean origin(CASTELLANA 1998; LA ROSA 2005;MARAZZI-TUSA 2005) in a late stage of theEarly Bronze Age. On the other hand, re-search conducted in the territory of Etnaat the end of the last century had alreadydemonstrated the strong permeability ofthe area to relations with the Aegean andthe Italian mainland in a period corre-sponding to the phase of the Shaft Gravesat Mycenae, or immediately after the firstappearance of Mycenaean pottery in theWestern Mediterranean. These contactsare attested both by imports, such as thebronze cup and the faience beads from theMaccarrone cave at Adrano (CULTRARO

1989 and in this volume), and by the localimitation of Aegean ceramic shapes (CUL-TRARO 1999, 115-116, fig. 2; LA ROSA

2005, 579). A. Cazzella (CAZZELLA 2003) has re-

cently proposed that the onset of relationsbetween the cultures of the Aegean-Balkan area and Southern Italy, Malta andthe Eastern coast of Sicily should be dat-ed back to the Chalcolithic period. Thisscholar has hypothesised the existence ofat least three phases in this relationship(CAZZELLA 1999, 2000).

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L’area etnea e il Mediterraneo tral’età del Rame e l’inizio del Bronzo Antico

The Etnean area and the Mediterranean betweenthe Chalcolithic and the beginning of the Bronze Age

ORAZIO PALIO

La prima sarebbe quella caratterizzatadalla ceramica tipo Spatarella, identificata aLipari (BERNABÒ BREA 1988), ma ben pre-sente in diversi siti siciliani, tra cui alcuni,come Trefontane, Capritti e Riparo della Ser-ra, nel territorio di Adrano (CULTRARO 1997B); tale aspetto è stato messo in rapporto so-prattutto con la ceramica della facies eneoli-tica maltese di Mgarr (TRUMP 1976-77; CAZ-ZELLA 2000). A questo stesso momento anti-co dell’età del Rame rimandano i confronticicladici dei due idoletti in pietra verde rinve-nuti a Camaro (BACCI 2001), e di quello dic.da Marca di Castiglione (PRIVITERA C.D.S.),anche se in entrambi i casi il contesto di rin-venimento sembra più tardo (facies di PianoConte). Più coerente da un punto di vista cro-nologico, ma meno preciso da quello tipolo-gico, è il confronto istituito da Cazzella(CAZZELLA 2000) con gli idoletti maltesi delcircolo funerario Brochtorff, sull’isola di Go-zo, della facies di Zebbug (MALONE et al.1995, fig. 25), parallela a quella di S. Cono.Ad una fase contemporanea ai contesti di rin-venimento degli idoletti siciliani possono rin-viare invece i confronti anatolici di Troia(BLEGEN et al. 1950, fig. 360, nn. 37-258) edi Beycesultan (LLOYD-MELLAART 1962, fig.F1), dove però la produzione inizia già nelperiodo precedente.

La presentazione di una serie di idolettiin terracotta dalla Grotta Fontanazza di Mile-na (CL), potrebbe autorizzarci ad individuarele tappe di un’elaborazione locale del tipo,già a partire dalla fase finale della cultura diDiana (GUZZONE C.D.S.), che può già essereconsiderata come il momento iniziale del-l’età del Rame (BERNABÒ BREA 1988).

Lo stesso sfalsamento cronologico ri-guarda un particolare vaso a bottino rinvenu-to in una delle tombe di Piano Notaro (ORSI

1901), confrontato con esemplari simili daTroia I (CAZZELLA 2000).

La seconda fase di Cazzella corrispondeall’AE II dell’Egeo; ad essa sembrerebbe rin-viare una punta di lancia fenestrata data comeproveniente dal Monte Veneretta (Taormina,ME), con confronti a Troia e nelle Cicladi(ALBANESE PROCELLI 1989).

La terza fase corrisponde al periodocompreso tra la fine dell’età del Rame e l’ini-

The first is that characterised by theSpatarella type pottery identified at Lipari(BERNABÒ BREA 1988), but also attestedin several Sicilian sites, some of whichare situated in the territory of Adrano,such as Trefontane, Capritti and Riparodella Serra (CULTRARO 1997 B); this as-pect has been especially correlated withthe pottery of the Maltese ChalcolithicMgarr culture (TRUMP 1976-77; CAZZEL-LA 2000). The Cycladic parallels of thetwo green stone idols retrieved from Ca-maro (BACCI 2001) and of the one fromMarca di Castiglione (PRIVITERA forth) al-so date to the early stage of the Chalcol-ithic period, although the find context inboth cases seems to be later (Piano Conteculture). The parallel established byCazzella (CAZZELLA 2000) with the Mal-tese idols of the funerary circle ofBrochtorff (island of Gozo), which be-longs to the Zebbug culture (MALONE etal. 1995, fig. 25) and is contemporary tothe S. Cono culture, is more coherentfrom a chronological point of view, butless precise from a typological perspec-tive. Comparisons with the idols fromTroy (BLEGEN et al. 1950, fig. 360, nn.37-258) and Beycesultan (LLOYD-MEL-LAART 1962, fig. F1) show that they arelinkable to a phase contemporary to thefind context of the Sicilian specimens, al-though their production at Beycesultanhad already started in the previous phase.

A series of terracotta idols from theFontanazza cave (Milena - Caltanissetta)suggest that a local elaboration of the typehad already started in the final stage of theDiana culture (GUZZONE FORTH.), whichcan already be considered to be the earli-est stage of the Chalcolithic period(BERNABÒ BREA 1988).

A similar chronological differenceoccurs in the case of a barrel vase foundin a tomb at Piano Notaro (ORSI 1901),which is comparable to similar specimensfrom Troy I (CAZZELLA 2000).

The second phase identified byCazzella corresponds to the EH II inAegean terms; a fenestrated spear head,which is thought to have been retrievedfrom Mount Veneretta (Taormina, ME)recalls EA II specimens, with compar-isons at Troy and in the Cyclades (AL-BANESE PROCELLI 1989).

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zio di quella delBronzo Antico (se-conda metà del IIImillennio a.C.). Lerelazioni con ilmondo egeo sonotestimoniate in Sici-lia dai complessiceramici dell’isoladi Ognina (SR) (PA-LIO 2001), sito per ilquale risultano evidenti i legami con le produ-zioni del momento più antico dell’AE III(RUTTER 1982) (fig. 1), e della cultura di Ca-po Graziano alle Eolie (BERNABÒ BREA 1985).

Lo studioso propone uno sfalsamentocronologico per la formazione dei due com-plessi (CAZZELLA 2003; CAZZELLA-RECCHIA

C.D.S.), per cui Ognina potrebbe aver rappre-sentato il momento più antico, a partire dal2500 a.C., mentre la cultura eoliana, già con-siderata di origine peloponnesiaca da L. Ber-nabò Brea (1985), si dovrebbe sincronizzarecon le fasi più tarde del AE III, attestate daimateriali dell’Altis di Olimpia (KOURMOUZE-LIS 1980; MARAN 1998) e da quelli dei livellipiù alti di Lerna IV (RUTTER 1995). L. Berna-bò Brea, come è noto, aveva attribuito i ma-teriali dell’isolotto siracusano alla cultura delBronzo Antico maltese di Tarxien Cemetery,interpretando l’insediamento di Ognina comeun emporio maltese in Sicilia (BERNABÒ

BREA 1966, 1976-77; tale ipotesi era già statamessa in dubbio in TRUMP 1976-77). È inve-ce nostra convinzione che Ognina sia statouno dei primi insediamenti siciliani frequen-tato da gruppi egei che si muovevano lungo lastessa rotta da Oriente verso Occidente per-corsa ancora nelle età successive dai mercan-ti micenei.

La facies testimoniata ad Ognina presen-ta anche profondi legami con l’inizio delBronzo Antico dell’Italia meridionale, con lacultura calabrese di Zungri (MARINO-PACCIA-RELLI 1996), con quella pugliese di Laterza, econ i diversi aspetti del Bronzo Antico delversante adriatico della penisola, almeno finoa Marche e Abruzzo (DI FRAIA 1996; CAZ-ZELLA 2003).

L’area etnea sembrerebbe avere svoltoun ruolo importante in questi contatti, alme-

The thirdphase correspondsto the period be-tween the end ofthe Copper Ageand the beginningof the Early BronzeAge (second halfof the IIIrd mil-lennium BC). Re-lations with the

Aegean world are testified in Sicily by theassemblages of the islet of Ognina (SR)(PALIO 2001), a site in which links withceramic products of the earliest stage ofEH III (RUTTER 1982) (fig. 1) and of theCapo Graziano culture in the Aeolian is-lands (BERNABÒ BREA 1985) are clearer.Cazzella proposes that some time spanelapsed between the formation of the twocomplexes (CAZZELLA 2003; CAZZELLA-RECCHIA forth), and that of Ognina couldtherefore have represented the earliestmoment, starting from 2500 BC, whilethe Aeolian culture, which L. BernabòBrea had considered Peloponnesian(1985), should be considered to be con-temporary with the latest stages of EH III,as documented by the materials retrievedfrom Altis in Olympia (KOURMOUZELIS

1980; MARAN 1998), and by the later lev-els of Lerna IV (RUTTER 1995). It is wellknown that L. Bernabò Brea had attrib-uted the materials of the Syracusan islet tothe culture of the Tarxien Cemetery (be-longing to the Maltese Early BronzeAge), and interpreted the islet of Ogninaas a Maltese emporium in Sicily (BERN-ABÒ BREA 1966, 1976-77). This hypothe-sis had already been challenged by Trump(TRUMP 1976-77). I instead believe thatOgnina was one of the first Sicilian settle-ments to be frequented by Aegean groupsthat moved along the same East to Westroute that was later followed by Myce-naean merchants. The culture attested atOgnina also has deep links with the be-ginning of the Early Bronze Age ofSouthern Italy, with the Zungri culture inCalabria (MARINO-PACCIARELLI 1996),with the Laterza culture in Puglia, andwith various aspects of the Early BronzeAge on the Adriatic side of the peninsula,at least up to Marche and Abruzzo (DI

FRAIA 1996; CAZZELLA 2003).

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Fig. 1 Frammenti AE III da Lerna IV (Rutter 1982).

EH III fragments of Lerna IV (Rutter 1982).

no per quanto riguarda il periodo compresotra i secoli XVI e XV a.C., corrispondente inSicilia alla fine del Bronzo Antico, periododel quale si è dato ampiamente conto (CUL-TRARO 1989, 1999 e in questo volume).

Di recente è stato possibile rialzare l’ini-zio delle relazioni, per l’Italia meridionale,almeno alla fine del III millennio a.C., comedimostrerebbero i legami con le locali cultu-re coeve, soprattutto con quella calabrese diZungri (AGODI et al. 2006).

D’altro canto, la diffusione della culturadi Piano Conte in diverse zone dell’Italia Me-ridionale, soprattutto in Calabria, ma anchein Basilicata e in Puglia (un quadro d’insie-me in COCCHI GENICK 1996, 533 sgg.; per laCalabria, SALERNO-VANZETTI 2004 e GUER-ZONI 2004), pone la necessità di rivedere, an-che per l’età del Rame delle isole Eolie,l’ipotesi del ripiegamento in un ambito terri-toriale più ristretto, rispetto alla fine del neo-litico (BERNABÒ BREA 1988).

La considerevole presenza di materialitipo Piano Conte in numerosi complessi del-l’area etnea, da una parte suggerisce che lastessa possa avere avuto un ruolo nella diffu-sione di questo aspetto in Sicilia; dall’altra, lasua apparente associazione con ceramichedel Rame Tardo e Finale, come nella contra-da Marca di Castiglione e nella Grotta Petra-lia di Catania (PRIVITERA in questo volume),potrebbe indicare che essa possa avere pro-lungato, almeno in determinate aree, la suadurata fino alla tarda età del Rame. Lo stessofenomeno è stato osservato anche in alcunicontesti della penisola (COCCHI GENICK

1996; CAZZELLA 2000).Lo scavo, all’inizio degli anni ’90 del se-

colo scorso, della Grotta Petralia ha incre-mentato ulteriormente il repertorio dei manu-fatti che hanno potuto, in qualche modo, es-sere collegati con le produzioni, soprattuttoceramiche, sia del Mediterraneo orientale chedella penisola italiana.

Alla media età del Rame sembrano ap-partenere almeno due vasi rinvenuti nella zo-na delle sepolture, il cui uso come area fune-raria si collocherebbe, invece, in un momen-to finale della stessa età (PALIO-PRIVITERA inquesto volume).

Si tratta di un orcioletto biansato di im-

The Etnean area seems to haveplayed an important role in these contacts,at least in the period between the XVIthand XVth centuries BC, which in Sicilycorresponds to the end of the EarlyBronze Age, a period that has been amplydiscussed (CULTRARO 1989, 1999 and inthis volume). It has recently become pos-sible to date the beginning of these rela-tions back to the end of the IIIrd millenni-um BC, at least for southern Italy, asseems to be proved by the links with thecontemporary cultures of the area, espe-cially the Zungri culture in Calabria(AGODI et al. 2006).

On the other hand, the diffusion ofthe Piano Conte culture through severalareas of southern Italy, especially in Cal-abria, but also in Basilicata and in Puglia(an overall picture in COCCHI GENICK

1996, 533 ff.; for Calabria, SALERNO-VANZETTI 2004 and GUERZONI 2004), re-quires reconsideration of the hypotheticalprogressive restriction in comparison tothe end of the Neolithic period, and alsofor the Copper Age of the Aeolian islands(BERNABÒ BREA 1988).

The substantial presence of materialsof Piano Conte type in numerous com-plexes of the Etnean area raises problemson two levels: on the one hand, the roleplayed by this area in the diffusion of thepottery of Piano Conte in Sicily, and bythe Aeolian islands and the north-easternpart of Sicily in the contacts with the Ital-ian mainland; on the other, the suspicionthat the Piano Conte culture could havelasted until the Late Copper Age, at leastin some areas (COCCHI GENICK 1996;CAZZELLA 2000).

This suspicion seems to be support-ed by the finds at Contrada Marca ofCastiglione, aside from those in the Pe-tralia cave in Catania (PRIVITERA, in thisvolume).

Excavation of this cave at the begin-ning of the 1990s has further increasedthe repertoire of artefacts that could havebeen somehow connected with the cera-mic production of the eastern Mediterra-nean and the Italian peninsula. Two vases,found in the area of the burials, seem tobelong to the Middle Copper Age; the bu-rials, however, seem to belong to a finalstage of the same period (PALIO-PRIVITE-

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pasto grigiastro (cat. 75) (fig. 2), con superfi-ci levigate e decorato a spatolature e di unaciotola monoansata troncoconica di impastobruno rossastro (cat. 76) (fig. 3), decorata so-lo sulla superficie interna con un complessomotivo composto da fascette a rilievo resecon le spatolature.

In entrambi i casi è forse possibile evi-denziare elementi di contatto con altre zonedell’isola o della penisola: il primo rimandainfatti alla ceramica della facies di PianoConte delle Eolie (BERNABÒ BREA-CAVALIER

1980, tav. CVIII, c) e della Sicilia nord-orientale (MARTINELLI 2001, CAM/24, 178),pur non trattandosi, verosimilmente, diun’importazione, ma di un prodotto locale;tali produzioni sono ben presenti, infatti, indiversi siti del versante settentrionale dell’Et-na, come, per esempio, nel deposito di c.daMarca di Castiglione (PRIVITERA 1991-92), onel villaggio di Poggio dell’Aquila di Adrano(CULTRARO, in questo volume), ma giungonofino al territorio di Agrigento, come a Serra-ferlicchio (ARIAS 1938, col. 736, fig. 44) enella parte sud-orientale dell’isola, come alla

RA in this volume). One is a two-handledjar in a grey fabric (cat. 75) (fig. 2), withpolished surfaces decorated with a bur-nish, and the other is a one-handledbowl, in a reddish fabric (cat. 76) (fig.3), decorated only on the internal surfa-ces with a complex motif comprised ofnarrow bands executed in relief with aburnisher.

In both cases it is possible to under-line links with other areas of Sicily and ofpeninsular Italy: the first recalls the ce-ramics of the Piano Conte culture of theAeolian islands (BERNABÒ BREA-CAVA-LIER 1980, tav. CVIII, c) and of north-eastern Sicily (MARTINELLI 2001,CAM/24, 178), although it cannot be con-sidered to be an import, but rather a local-ly made imitation; these products are wellattested, in fact, in several sites on thenorthern side of Etna, such as e.g. in thedeposit of contrada Marca di Castiglione(PRIVITERA 1991-92), or in the village ofPoggio dell’Aquila in Adrano (CULTRARO,in this volume), but reach the territory ofAgrigento, for example at Serraferlicchio

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Fig. 2 Orcioletto biansato della facies diPiano Conte dalla Grotta Petraliacat. 75 (scala 1:2).

Small two-handled jar of PianoConte culture cat. 75, from Petra-lia Cave (scale 1:2).

Fig. 3 Scodella troncoconica dalla Grotta Petralia cat. 76 (scala 1:3).

Troncoconical bowl cat. 76, from Petralia Cave (scale 1:3).

Grotta Chiusazza (TINÈ 1965, 177-178, tav.XV, 2).

Il secondo vaso, per il quale la posizio-ne della decorazione all’interno della vascapotrebbe richiamare l’aspetto di Piano Con-te, per forma e decorazione, oltre che per lecaratteristiche dell’impasto, potrebbe essereconsiderato un’importazione peninsulare.Un confronto assai pertinente, malgradol’ansa differente, sembrerebbe essere quellocon un vaso dall’Italia Centrale, dalla necro-poli di Ponte S. Pietro (VT) (MIARI 1993,126, fig. 9).

L’aspetto di Ognina è attestato in almenodue grotte catanesi: la Nuovalucello (TINÈ

1960-61, tav. V, 8) (cat. 62) e la Curci (ORSI

1907, 82, fig. 30, non in mostra) (fig. 4). Sitratta, in entrambi i casi, di due frammenti dicoppe a profilo sinuoso (quello della grottaCurci è leggermente carenato), per le quali èstata proposta un’origine calabrese (facies diZungri: PROCELLI in questo volume). La de-corazione di almeno uno dei due frammenti,quello della grotta Nuovalucello, mostra unastretta somiglianza con i motivi presenti sul-la ceramica di Ognina (cfr. BERNABÒ BREA

1966, tav. XXXVIII, 1). Il frammento di cop-pa della grotta Curci, invece, presenta unamaggiore attinenza con l’aspetto calabrese(MARINO-PACCIARELLI 1996, fig. 1, 17).

Nella Grotta Petralia, diversi altri ritro-vamenti, questa volta non dalla zona sepol-crale ma dalle gallerie frequentate per i ritua-li, forse anche in un momento più tardo (PA-LIO-PRIVITERA in questo volume) attestano

(ARIAS 1938, col. 736, fig. 44) and thesouth-eastern part of the Island, for exam-ple in the Chiusazza cave (TINÈ 1965,177-178, tav. XV, 2).

The second vase recalls the PianoConte culture on account of the positionof the decoration on the inside of it. Theshape, decoration and characteristics ofthe fabric could instead lead to it beingconsidered as an import. A very close par-allel, apart from the handle, which is dif-ferent, is a vase from central Italy, in thenecropolis of Ponte S. Pietro (VT) (MIARI

1993, 126, fig. 9).The culture of Ognina is attested in at

least two caves of Catania: the cave atNuovalucello (TINÈ 1960-61, tav. V, 8)(cat. 62) and the cave at Curci (ORSI 1907,82, fig. 30) (fig. 4). This culture is testi-fied by two fragmentary S profile bowlsin both cases (the one from the Curci ca-ve is slightly carinated), for which an ori-gin in Calabria has been proposed (Zungriculture: PROCELLI in this volume). The de-coration of at least one of the two sherds,the one from the Nuovalucello cave,shows a close resemblance to motifs typi-cal of the pottery from Ognina (BERNABÒ

BREA 1966, tav. XXXVIII, 1). The frag-mentary bowl from the Curci cave, inste-ad, shows a closer similarity with the Ca-labria culture (MARINO-PACCIARELLI 1996,fig. 1, 17).

Various finds from the area of thetunnels in the Petralia cave that were fre-quented for ritual ceremonies, perhaps al-so in a later stage (see PALIO-PRIVITERA in

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Fig. 4 Coppa tipo Ognina-Zungridalla Grotta Curci di Catania.

Bowl of Ognina-Zungri typefrom Curci cave (Catania).

Fig. 5 Frammento di coppa di probabile origine elladica dalla GrottaPetralia cat. 78 (scala 1:3).

Fragment of a bowl of probable helladic origin cat. 78, fromPetralia cave (scale 1:3).

con relativa certezza l’esistenza di contattitra il gruppo che utilizzava la grotta e am-bienti extrainsulari.

Di particolare interesse sono diversiframmenti a decorazione incisa, rinvenutinella cosiddetta “Galleria dell’Altare”. Moltidi questi sono pertinenti ad una coppa a cor-po emisferico, con collo distinto troncoconi-co (cat. 78) (fig. 5), la cui forma richiamaquella degli esemplari della seconda e dellaterza fase di Lerna IV (RUTTER 1995, 356,forma XII, fig. S-12), ma anche dell’Altis diOlimpia (KOURMOUZELIS 1980, fig. 26; MA-RAN 1998, tav. 32), così come le forme del-l’orizzonte di Capo Graziano (BERNABÒ

BREA 1985, 55-58) e della necropoli maltesedi Tarxien (EVANS 1971, tav. 52, 8-14). Unesemplare dello stesso tipo, anche se privo didecorazione, si ritrova tra i materiali delBronzo Antico della grotta Chiusazza (TINÈ

1965, tav. XXXI, 10).La decorazione è composta da una serie

di doppie linee bordate da una fila di puntinicon andamento a zig-zag, terminanti concoppie di cerchietti impressi. La combinazio-ne di questi elementi, se da una parte richia-ma i sistemi decorativi dell’Italia meridiona-le (Zungri: MARINO-PACCIARELLI 1996; La-terza: BIANCOFIORE 1967, fig. 51), dall’altrarimanda, con maggiore attinenza, alla faciesdi Capo Graziano (BERNABÒ BREA 1985, 93sgg.) e, soprattutto, alle culture del BronzoAntico dell’area egeo-balcanica, soprattuttodi Cetina (MARAN 1998, tav. 34) e dell’AE IIIdi Olimpia (KOURMOUZELIS 1980; RAMBACH

2004, tavv. 4-5). Il colore dell’impasto e iltrattamento della superficie farebbero ipotiz-zare, in attesa di conferme tramite analisi,che la coppa in questione possa essere un’im-portazione dalla Grecia, probabilmente dal-

this volume), testify with relative certain-ty to the existence of contacts between thegroup that frequented the cave and extra-island areas. Numerous sherds with in-cised decoration that were found in theso-called “Galleria dell’Altare” area areparticularly interesting. Many of these be-long to a semi-spherical bowl, with coni-cal neck (cat. 78) (fig. 5), which typolog-ically resembles the specimens of the sec-ond and third phases of Lerna IV (RUTTER

1995, 356, shape XII, fig. S-12), but alsofrom Altis at Olympia (KOURMOUZELIS

1980, fig. 26; MARAN 1998, pl. 32), aswell as the other shapes of the CapoGraziano culture (BERNABÒ BREA 1985,55-58) and of the Maltese necropolis ofTarxien (EVANS 1971, pl. 52, nn. 8-14).An example of the same type, althoughun-decorated, has been found between theEarly Bronze Age materials from theChiusazza cave (TINÈ 1965, pl. XXXI,10).

The decoration is comprised of a se-ries of double lines bordered by a line ofdots with a zig-zag alignment, which endwith couple of impressed circles. Thecombination of these elements recalls thedecorative systems of southern Italy(Zungri: MARINO-PACCIARELLI 1996; Lat-erza: BIANCOFIORE 1967, fig. 51), and al-so, with a closer similarity, that of theCapo Graziano culture (BERNABÒ BREA

1985, 93 ff.) and, mainly, the cultures ofthe Early Bronze Age in the Danubian-Aegean area, especially Cetina (MARAN

1998, pl. 34) and the EH III at Olympia(KOURMOUZELIS 1980; RAMBACH 2004,pls. 4-5).

The colour of the fabric and the treat-ment of the surfaces leads one to hypoth-esise that the bowl under discussion could

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Fig. 6 Coppa tipo Capo Graziano dalla Grotta Petralia cat. 77 (scala 1:3).

Bowl of Capo Graziano type cat. 77, from Petralia cave (scale 1:3).

l’area ionica. Ad una coppa dello stesso tipo,ma forse appartenente all’orizzonte di CapoGraziano (per la posizione delle anse e per lapresenza di una decorazione incisa), appar-tengono i frammenti del vaso cat. 77.

Si tratta di una grande coppa biansata acorpo globulare schiacciato, con collo distin-to (fig. 6).

Ad una fase più recente di contatti con lapenisola italiana sembrano rimandare, inve-ce, diversi frammenti della grotta Petralia,soprattutto di tazze carenate e di vasi chiusi,almeno due con anse verticali con sopraele-vazione asciforme.

Una di tali anse, pertinente ad un vasochiuso a corpo carenato (cat. 81) (fig. 8), eun’altra simile, dalla grotta Nuovalucello(cat. 64), sono già state ritenute importazionidalla penisola (AGODI et al. 2006; PROCELLI

2004 e in questo volume). Va ricordato cheimportazioni dall’Italia meridionale, proba-bilmente della fase più antica del Bronzo Me-dio (protoappenninica) sono state riconosciu-te in diverse grotte di Adrano (CULTRARO

1989). Ci sembra utile richiamare, per i dueframmenti in questione e forse anche per unterzo con la sopraelevazione più alta e borda-ta da una linea incisa, la conformazione delleanse di molti vasi della cultura pugliese diLaterza (BIANCOFIORE 1967; INGRAVALLO-ORLANDO 1996). Tali anse, diffuse in Italiameridionale tra la fine dell’età del Rame el’inizio dell’età del Bronzo, sono una caratte-

have been imported from Greece, perhapsfrom the Ionian area.

The sherds of a large two-handledbowl with squat globular body and dis-tinct neck (cat. 77) (fig. 6) belong to asimilar bowl that, however, belongs to theCapo Graziano culture (on account of theposition of the handles and the inciseddecoration).

Several sherds from the Petraliacave, especially those from carinated cupsand closed vessels (two of which havevertical handles that provide an axe-shaped termination), point instead to a lat-er phase of contacts with the Italianpeninsula. One of these handles, whichbelonged to a closed vase with carinatedbody (cat. 81) (fig. 8), and a similar onefrom the Nuovalucello cave (cat. 64),have already been considered as importsfrom the peninsula (AGODI et al. 2006;PROCELLI 2004 and in this volume). Itshould be remembered that imports fromsouthern Italy, probably of the earliestphase of the Middle Bronze Age (proto-Apennine) have been identified in severalcaves at Adrano (CULTRARO 1989). It isuseful to recall the shape of the handles ofthe many vases of the Laterza culture inPuglia (BIANCOFIORE 1967; INGRAVALLO-ORLANDO 1996) for the two sherds underdiscussion, and for a third with a highertermination, which was also bordered byan incised line. These handles, attested insouthern Italy between the end of the

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Fig. 7 Frammento di tazza-attingitoio dalla Grotta Pe-tralia cat. 80 (scala 1:2).

Fragment of a carinated cup cat. 80, from Pe-tralia cave (scale 1:2).

Fig. 8 Frammento di vaso chiuso con ansa con so-praelevazione asciforme dalla Grotta Petraliacat. 81 (scala 1:2).

Fragment of a close vase with axe-shaped termi-nation cat. 81, from Petralia cave (scale 1:2).

ristica costante delle produzioni della peniso-la. In particolare, il frammento di vaso chiu-so a corpo carenato (cat. 81) si inserisce benenelle produzioni pugliesi, sia per il profilodel vaso, sia per la forma dell’ansa, come di-mostra un confronto attendibile tra i materia-li della facies di Laterza della Grotta Trinitàdi Lecce (INGRAVALLO-ORLANDO 1996, fig. 4,4). D’altro canto, elementi come il contornodel dorso delle anse bordato da sottili lineeincise rappresentano ulteriori elementi di col-legamento con la facies pugliese. Tali contat-ti sono forte-mente ribaditidal ritrovamentodi ambra di pro-babile originesiciliana nellatomba 3 di La-terza e dalla par-ticolare diffusio-ne dei pugnalidel tipo Monte-bradoni, presen-ti, nel meridionedella Penisola, solo nella stessa tomba dellanecropoli pugliese (BIANCO PERONI 1994, 12-13, tav. 6, nn. 62-65), e in Sicilia (per l’esem-plare della Chiusazza, TINÈ 1965, 201-202,fig. 13).

Alle produzioni in ceramica bruna, ca-ratteristiche del Bronzo Antico siciliano, ri-manda invece il frammento di una tazza-at-tingitoio carenata (cat. 80) (fig. 7), comuneanche nei contesti della stessa epoca della pe-nisola (assai simili le tazze delle grotte diAdrano: CULTRARO 1989, tav. II, 1-2; ma conconfronti anche nella grotta Chiusazza: TINÈ

1965, tav. XXXI, 1, 7).Ad una fase avanzata del Bronzo Antico

rinvia, infine, una bassa tazza attingitoio afondo ombelicato (cat. 82) (fig. 9), con con-fronti nella facies calabrese del BA2 di Ces-saniti - Capo Piccolo (MARINO-PACCIARELLI

1996, fig. 4, 4), successiva a quella di Zungri,anche se non mancano numerosi elementi diconfronto con le produzioni della Sicilianord-orientale (cfr. con un esemplare del-l’abitato di Messina: BACCI et al. 1998-2000,fig. 19, nn. 12-13), con la quale l’area etneaebbe sicuramente uno stretto legame.

Copper Age and the beginning of theBronze Age, are a constant feature ofsouthern Italian production. In particular,a fragmentary closed vase with carinatedbody (cat. 81) can be easily collocatedamongst the Puglia production on accountof both the profile of the vase and the typeof handle, as demonstrated by the closeparallels offered by the materials of theLaterza culture of the Trinità cave in Lec-ce (INGRAVALLO-ORLANDO 1996, fig. 4, 4).On the other hand, elements such as the

outline of theback of thehandle, whichis bordered bythin incisedlines, providefurther linkswith the Lat-erza culture.These con-tacts arestrongly sup-ported by theretrieval ofamber of

probable Sicilian origin in tomb 3 atLaterza, which also contains daggers ofMontebradoni type (BIANCO PERONI 1994,12-13, pl. 6, nn. 62-65) that, otherwise un-attested in southern Italy, are found inSicily (one specimen from the Chiusazzacave is illustrated by TINÈ 1965, 201-202,fig. 13). The fragmentary specimen of acarinated vase points to the production ofdark pottery (cat. 80) (fig. 7), typical ofthe Sicilian Early Bronze Age, which isalso common in the contemporary con-texts of the peninsula (the cups from thecaves at Adrano are very similar: CULTRA-RO 1989, pl. II, nn. 1-2; but there are alsocomparisons with the Chiusazza cave:TINÈ 1965, pl. XXXI, 1, 7).

A low cup-pitcher with a hollowedbase (cat. 82) (fig. 9) has close parallelswithin the Cessaniti-Capo Piccolo cultureof the EBA2 of Calabria (MARINO-PAC-CIARELLI 1996, Fig. 4, 4), which followsthe Zungri culture, although there are nu-merous elements of comparisons with theceramic productions of north-east Sicily(see a specimen from the settlement atMessina, (BACCI et al. 1998-2000, fig. 19,nn. 12-13), which certainly had close rela-

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Fig. 9 Tazza-attingitoio tipo Cessaniti-Capo Piccolo dalla GrottaPetralia cat. 82 (scala 1:2).

Carinated cup of Cessaniti-Capo Piccolo type cat. 82, fromPetralia Cave (scale 1:2).

Non ci sentiamo di escludere, data laquantità dei materiali in ceramica grigio-bru-na, evidentemente collegati alle produzionidella penisola, che ci si possa trovare in pre-senza di una particolare produzione locale,non dissimile dalla classe D4 della grottaChiusazza.

È assai probabile che anche il piccolo in-sieme di ceramiche monocrome grigie dellagrotta Petralia sia interpretabile come il risul-tato di contatti continuati tra le coste sicilianee il Meridione della Penisola. Qualcosa di ana-logo è stato proposto per la formazione dellacosiddetta “facies dello Stretto” che caratteriz-zerebbe la Sicilia nord-orientale e la Calabriadurante il Bronzo Antico (PROCELLI 2004).

I collegamenti tra Ognina, Zungri e i di-versi aspetti dell’inizio del Bronzo Anticodell’area adriatica, consentono di ipotizzarel’esistenza di relazioni tra il MediterraneoCentrale e l’area egea a partire dalla fase piùantica dell’AE III. Di questi contatti la Sici-lia orientale sembrerebbe essere stata uno deiterminali e uno dei punti di snodo per le rot-te verso Malta e le Eolie; è altresì probabileche tali relazioni abbiano avuto un peso note-vole nella formazione dei più importantiaspetti del Bronzo Antico della Sicilia e del-le isole Eolie, così come a suo tempo affer-mato da Bernabò Brea. Di questo circuitol’area etnea sembra essere stata parte inte-grante, dalla metà del III alla metà del II mil-lennio a.C.

tions with the Etnean area. Consideringthe large amount of grey-brown potterylinkable to production of the peninsula, itis not possible to exclude that it was a lo-cal production, similar to the D4 classfrom the Chiusazza cave. It is highly pos-sible that the small assemblage of mono-chrome grey pottery from the Petralia ca-ve can be interpreted as the result of reite-rated contacts between the Sicilian coastsand southern Italy. Something similar wasproposed for the formation of the so cal-led “facies dello Stretto”, which seems tobe characteristic of north-east Sicily andCalabria during the Early Bronze Age(PROCELLI 2004). The links betweenOgnina, Zungri and the various culturalaspects of the beginning of the EarlyBronze Age in the Adriatic area allow oneto hypothesise the existence of relationsbetween the central part of the Mediterra-nean and the Aegean area from the ear-liest stage of EH III. Sicily seems to havebeen at the same time a terminal and astopping-off point for the routes towardsMalta and the Aeolian islands. It is alsoprobable that these relations played a ma-jor role in the formation of the most im-portant cultures of the Bronze Age in Si-cily and the Aeolian islands, as L. Berna-bò Brea stated quite some time ago. TheEtnean area seems to have been an inte-gral part of this network from the first halfof the IIIrd millennium to the first half ofthe IInd millennium BC.

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Ricade nel comprensorio di Barriera-Ca-nalicchio. È stata oggetto di indagine da par-te della Soprintendenza di Catania negli anni1992 e 1993. Nota da sempre nel suo trattoiniziale e utilizzata come rifugio antiaereodurante la Seconda Guerra Mondiale, il suointeresse paletnologico fu appurato casual-mente nel 1990, quando se ne scoprì la pro-secuzione.

Lunga nel complesso ca. 400 m (la mag-giore fra le grotte etnee a bassa quota) risultanon avere quasi subito disturbi dal momentodel suo abbandono in età preistorica. Si trattafondamentalmente di un’unica galleria arti-colata in diverse sale e corridoi, con strettoiee crolli, più un ramo secondario di difficileaccesso. Queste suddivisioni hanno una cor-rispondenza con i diversi usi cui la cavità fuadibita nella preistoria.

La galleria ha due ingressi, posti alleestremità. Uno di essi, probabilmente quelloin uso nell’antichità, è ora murato. L’ingres-so attuale dà in una sala pressoché vuota diritrovamenti, anche perché utilizzata appuntocome rifugio e poi discarica (A sulla pianta);da questa parte una bassa galleria (B), la qua-le ha restituito soltanto un’anfora carenata ditipo castellucciano etneo. La galleria si con-clude con una frana (C), al di sopra della qua-le fu trovato un bel boccale dipinto in nume-rosissimi frammenti (cat. 85).

Attraverso un foro si passa in una galle-ria bassa (D), in cui iniziavano le sepolture,in genere ridotte a poche ossa poste tra lescorie vulcaniche del pavimento; qui i mate-riali ceramici erano relativamente abbondan-

The Petralia cave is located in theBarriera-Canalicchio area. It was investi-gated by the Soprintendenza di Catania in1992 and 1993. Its initial tract had alwaysbeen known, and it had been used as anair-raid shelter during the Second WorldWar. The cave only revealed its paleo-eth-nological remains in 1990, when the rearsection was accidentally discovered.

It has an overall length of about 400m (it is the largest of the low-altitude Et-nean caves), and the archaeological de-posit of the cave remained undisturbedfrom its Prehistoric abandonment. It con-sists of a single tunnel arranged into sev-eral rooms and corridors, with narrowpassageways and rock falls, and a second-ary route that is difficult to access. Thesesub-divisions correspond to the differentuses that the cave had in prehistory.

The tunnel has an access-point ateach end. One of these, which was proba-bly the one used in antiquity, has todaybeen walled off. The other access leads toa room that did not contain many finds,which was used as a shelter and, after-wards, as a dump (A on the plan); a lowtunnel (B) starts from this, which onlycontained a carinated jar of Castelluciano-Etnean type, and it is concluded by a rockfall (C); numerous sherds of a beautifulpainted jug were found above the fallenstones (cat. 85).

A hole leads to a low tunnel (D) inwhich the burials start. These are general-ly composed of a few bones located be-tween the volcanic slags of the floor; theceramic material was relatively abundant

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Il territorio di Catania: la grotta Petralia

The territory of Catania: the Petralia cave

ORAZIO PALIO - FRANCESCO PRIVITERA

ti. Si procederà, nella descrizione delle sepol-ture, seguendo un ordine topografico.

La sepoltura 6 è quella di un feto, collo-cata in un punto bassissimo, quasi inagibiledella galleria, e non aveva offerte o corredoad essa sicuramente riferibili. Vicini eranotuttavia una ciotola ad orlo rientrante con trepresine a rilievo, frammenti di altri grandi va-si chiusi acromi e scarsi resti di ossi animali edi carbone. Alcuni frammenti, soprattutto digrossi vasi chiusi, conservavano sulla superfi-cie interna tracce circolari di bruciato che fan-no supporre un loro uso come “lucerne” (cat.83). Subito dopo vi era l’ingresso di un altroramo chiuso (E), in fondo al quale giacevanoaltre due sepolture infantili, la 2 e la 3. Tra leossa furono notate grandi chiazze di sostanzaforse resinosa bruciata e carbone, senza che sipossa escludere, sulla base dei ritrovamentidella grotta Ticchiara, la combustione di zol-fo. Insieme a numerosi frammenti mescolatiappartenenti ad almeno tre brocche, si trova-rono pure due tratti di lama in selce bionda, isoli esempi di litici nel settore sepolcrale del-la galleria insieme ad una grossa scheggia diquarzite rinvenuta nell’area del III crollo.

Da questo punto la grotta diventa moltoampia ed alta ed è occupata in più tratti dagrandi crolli della volta (F). La sepoltura 1,accostata al primo grande crollo, sembra fos-se quella più importante e l’unica che si di-stinguesse per alcune caratteristiche: apparte-neva ad un adulto di sesso maschile, di età trai 25 e i 30 anni, che aveva goduto di una suf-ficiente alimentazione carnea. Dello schele-tro, coperto da grandi schegge di roccia, siconservavano fondamentalmente parte delteschio, il braccio destro e poche altre ossa.Le parti superstiti erano nella giusta connes-sione anatomica, e farebbero pensare ad unindividuo disteso in posizione supina. Non sipuò però escludere un tentativo di ricomposi-zione secondaria. Quattro pietre erano dispo-ste intorno e sul teschio, in modo da proteg-gerlo. Il defunto sembra avere rivestito, nelgruppo, un ruolo preminente, forse collegatoall’età e al sesso. Come tutti gli altri individuideposti nella grotta, non aveva un corredopersonale; nei pressi della deposizione furo-no però trovate ampie sezioni di due brocche,i frammenti di una delle quali erano dissemi-

here. The description of the burials willproceed in topographic order.

Burial 6 belongs to a foetus; it wasplaced in a very low, almost inaccessiblepoint of the tunnel, and does not seem tohave had offerings or grave goods. A bowlwith inturning rim and three knobs in re-lief, together with sherds of larger plainvessels of closed shape were, however,identified nearby together with remains ofanimal bones and charcoal. Some sherds,especially those belonging to large closedvessels, preserved circular burnt marks onthe internal surface, suggesting a use aslamps. Another closed tunnel (E) was lo-cated immediately after this, and twochild burials were found at the rear of it:numbers 2 and 3. Among the bones werethe large remains of a burnt substance,perhaps resin, with charcoal: the combus-tion of sulphur cannot be excluded on thebasis of the finds in the Ticchiara cave.Two fragments of blond flint blades werefound together with numerous sherds be-longing to at least three jugs and these, to-gether with a large flake of quartzitefound in the area of rock fall III, consti-tute the only two lithic artefacts found inthe burial sector of the tunnel.

From this point onward the tunnelbecomes large and high and is occupied inseveral places by large stones that havefallen from the ceiling (F). Burial 1,which was located near the first rock fall,seems to be the most important, and is al-so different from the others: it belonged toa male individual, aged between 25 and30 years old, who had eaten a sufficientamount of meat during his life. Only apart of the skull, the left arm and a fewother bones remained of the skeleton,which was covered by large flakes ofrock. The remaining parts were, however,in the right anatomic position and theysuggest that the individual had beenburied in a supine position. It cannot,however, be excluded that the remainstestify to an attempted secondary recom-position. Four stones were disposedaround and over the skull in order to pro-tect it. The man seems to have played aprominent role within the group, perhapson account of his age and sex. As with allthe other individuals buried in the cave,he was not accompanied with grave

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nati per gran parte della galleria, nonchéframmenti pertinenti a diversi vasi chiusi.

Nella stessa galleria era la tomba 5, postalungo la parete sinistra; essa comprendeva po-chissime ossa di una donna e di un infante. Vi-cino stavano i frammenti di una brocca.

Ad almeno un adulto e ad un infante ap-partenevano i pochissimi resti della sepoltura4, ormai completamente corrosi e sparsi al-l’inizio del III grande crollo e nelle fendituredel pavimento. Associati alla sepoltura eranouna ciotola troncoconica (cat. 76) e numero-si frammenti di una brocca (cat. 68).

In mezzo alle rocce di questo stesso crol-lo furono trovate, raccolte assieme, le ossalunghe (femori fratturati) e pochi frammentidel cranio di un individuo di sesso maschiledi ca. 25 anni (sepoltura 7). Si tratta eviden-temente di una deposizione secondaria.

Sul lato del crollo rivolto verso l’ingressoovest si trovavano le tracce delle cerimonie fu-nebri relative, consistenti in diverse brocche infrantumi, un grande bacino troncoconico acro-mo su piede, ormai totalmente disfatto, ed unapiccola brocca priva del collo (cat. 73), infila-ta capovolta tra i massi, coperta da una pietra,insieme a qualche frammento di osso animale.

Occorre segnalare che in due punti dellegallerie D e F si trovarono, sul pavimento ein una nicchia posta in una strettoia difficil-mente percorribile, diverse chiazze di ocra.

Nel complesso, l’aspetto culturale rap-presentato in questo primo tratto della grottapuò essere ricollegato all’orizzonte attestatonelle grotte Pellegriti di Adrano e Marca diCastiglione, databile alla fine dell’età del Ra-me (orizzonte di S. Ippolito), da noi definitocome facies di Pellegriti-Marca.

Segue uno sprofondamento (G) dovutoalla “cattura” da parte della galleria principa-le di un flusso di lava secondario a diversaquota, battezzato dagli speleologi “Ramo az-zurro”. Lo spazio tra il III crollo e questosbalzo era quasi privo di reperti (solamente ilpiede di un bacino acromo e alcuni frammen-ti di un bicchiere a clessidra).

Al di là dello sprofondamento, cambiacompletamente la natura dei ritrovamenti,che si fanno immediatamente di nuovo ab-bondanti. Il fatto più rilevante è la presenza,per un lungo tratto (gallerie H e I), di piccoli

goods; large fragments of two jars thatwere spread over a wide area of the tunnelwere, however, found near the burial to-gether with other sherds belonging toclosed shapes.

Tomb 5, which consisted of a fewbones of a woman and a child, was foundalong the left wall of the same tunnel.Fragments of a jug were found in thevicinity.

The scant remains of tomb 4 seem tobelong to an adult and a child: the boneswere badly corroded and scattered due tothe 3rd large rock fall and a fissure in thefloor. A conical cup (cat. 76) and numer-ous sherds of a jug were associated withthe burial.

The long bones (broken femurs) anda few fragments of the skull of a male in-dividual, about 25 years old, were foundcollected together within the fallen rocksof the 3rd collapse (burial 7). It is clearly asecondary deposition.

Traces of funerary ceremonies wereidentified on the side of the collapse thatfaced the west entrance. These consistedof numerous fragmented jugs; a large,plain and completely shattered footedswallow bowl; and a small neck-less jug(cat. 73), which had been deposited up-side-down and covered by a stone be-tween the rocks, together with a fewscraps of animal bones.

It is necessary to mention that sever-al traces of ochre were identified in twoparts of tunnels D and F, on the floor andin a niche located in a narrow and difficultto access passageway.

The cultic aspect represented in thisfirst tract of the cave can be connected tothe horizon attested in the Pellegriti caveat Adrano and Marca di Castiglione, at-tributable to the end of the copper age (S.Ippolito culture) and also known as thePellegriti-Marca culture. A sudden drop infloor level (G) then occurs, due to the factthat part of the principal tunnel “cap-tured” a secondary flow of lava at a differ-ent level, which the speleologists havenamed “Ramo azzurro”. The space be-tween the 3rd rock fall and this suddendrop in level was almost completely de-prived of findings (only the foot of a plainbowl and a few sherds of a klepsydrashaped vase).

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recinti formati da grosse schegge laviche eciottoli quarzarenitici portati dall’esterno.Cessano del tutto le ossa umane, con l’ecce-zione di due frammenti di un adulto e di uninfante, rinvenuti in prossimità dello sprofon-damento, frammenti la cui presenza non è fa-cilmente spiegabile. Diventano invece ab-bondanti gli ossi di animali (bovini, ovicapri-ni, suini). Compare anche qualche strumentolitico completo e alcune fuseruole.

Al centro della galleria I, detta anche“Sala dell’altare”, giacevano alcune lastre dicrosta lavica disposte in modo da formare unrialzo relativamente regolare. Non c’è dubbioche si tratti di una struttura volontariamentecostruita, sulla cui funzione rimangono tutta-via dubbi.

Riguardo alla ceramica, aumenta la quan-tità relativa dei vasi, tutti in condizioni diestrema frammentarietà (fig. 1); sembranoprevalere quelli non decorati rispetto ai dipin-ti. Vanno inoltre notati la comparsa di fram-menti di ceramica bruna, l’incremento delleforme aperte in generale e soprattutto quello

The nature of the finds changes radi-cally beyond the drop in floor level, asthey once again become abundant. Themost relevant fact is the presence, for along tract (tunnel H and I), of small enclo-sures formed by large flakes of lava stoneand pebbles of quartzite brought in fromthe outside. The human bones stop, withthe exception of two fragments of an adultand an infant found in proximity to thedrop in floor level, whose presence is dif-ficult to explain. Instead, animal bonesbecome abundant (cattle, sheep/goat,pigs). A few lithic tools and a few spindlewhorls also appear.

In the centre of tunnel I, also named“Sala dell’altare”, slabs of lava crust laydisposed in such a way as to form a regu-lar structure. This structure had undoubt-edly been voluntarily built, but its func-tion remains obscure.

Regarding the pottery, the relativequantity of vessels (all in extremely frag-mentary condition) increases (fig. 1): theunpainted specimens prevail, and it is im-

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Fig. 1 Grotta Petralia, “Sala dell’Altare”: frammenti pertinenti allo stesso pithos del cat. 84 sparsi sul pavimento.

Petralia cave, “Room of the altar”: ceramic fragments of pithos cat. 84 scattered on the floor.

dei bacini su piede (che ri-mangono comunque pocorappresentati), la presenzadi coppe e bicchieri, quasidel tutto assenti nell’areasepolcrale. Nel complesso,la ceramica sembrerebbeappartenere ad una fasesuccessiva, chiaramenteclassificabile nel BronzoAntico dell’area etnea.

L’esplorazione ar-cheologica della grotta e ilrecupero dei materiali sisono limitati alle zone fi-nora descritte. Al di là dei recinti il tratto digalleria successiva (L), meno facilmente per-corribile, vede la presenza di un grosso ciotto-lo di quarzarenite fluviale quasi del tutto sferi-co (fig. 2), collocato significativamente, perchi proveniva dall’ingresso ovest, all’iniziodella zona dei recinti. In prossimità del proba-bile ingresso antico si trova una saletta attual-mente ostruita da un cumulo di sabbia, oltre ilquale è visibile un muro moderno (M). In es-sa esiste ancora un bacino su piede quasi del

portant to note the ap-pearance of dark mono-chrome ware, the in-crease in open shapes ingeneral and ofpedestalled bowls in par-ticular (which, however,remain scarcely repre-sented) and the presenceof bowls and beakers,which were almost com-pletely absent from theburial area. Overall, thepottery seems to belongto a later phase, clearlyassignable to the Early

Bronze Age of the Etnean area. The ar-chaeological exploration of the cave andthe retrieval of the materials is limited tothe areas so far described. The next part ofthe tunnel (L), beyond the enclosures, isless easily negotiated, and there is a largequartzite pebble of fluvial origin, almostspherical (fig. 2), placed meaningfully atthe beginning of the enclosures area whencoming from the western entrance. A smallroom (M) that is now walled off by a

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Fig. 3 Grotta Petralia. Sala M: frammenti di bacino castellucciano ancora in situ.

Petralia cave. Room M: fragments of a castelluccian basin in situ.

Fig. 2 Grotta Petralia, “Sala dell’altare”:grosso ciottolo sferico all’inizio del-l’ambiente.

Petralia cave, “Room of the altar”: alarge spherical pebble at the begin-ning of the room.

tutto ricomponibile (fig. 3). È da notare qui lapresenza di alcune fuseruole e di veri e pro-pri accumuli di ossi animali.

Sulla galleria dei recinti (H) e sul trattodi grotta tra essa e l’ingresso (I-M), i dati cheabbiamo al momento sono i seguenti:

(1) Sono presenti dei recinti addossati al-le pareti, che non erano, probabilmente, se-polcrali (malgrado il rinvenimento di dueframmentini di osso umano), non delimitava-no focolari e non contenevano vasi interi. Iframmenti giacevano disordinatamente den-tro e fuori dai recinti.

(2) Sono stati trovati abbondanti ossianimali, talvolta raggruppati, e abbondantis-sime tracce di carbone, attestanti forse ban-chetti rituali, attività quasi certamente nonpraticata nell’area delle sepolture.

(3) Cronologicamente le ceramiche sem-brano appartenere ad una fase più avanzatarispetto a quella delle sepolture.

(4) Vi sono frammenti di vasi di grandi

mound of sand (beyond which a modernwall is visible), was in proximity to whatwas the probable entrance in antiquity. Analmost completely restorable pedestalledbowl was found in it (fig. 3). It is importantto note here the presence of spindle-whorlsand a large quantity of animal bones.

The tunnel of the enclosures (H) andthe tract of cave between it and the en-trance (I-M) provide the following infor-mation:

(1) The enclosures that were foundalong the walls were not funerary (despitethe retrieval of two fragments of humanbones), do not delimit hearths and do notcontain full vessels: the sherds were scat-tered inside and outside the enclosures.

(2) Numerous animal bones werefound, sometimes grouped together, aswell as very abundant traces of charcoalsthat probably document ritual feasting, anactivity certainly not performed in theburial area.

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dimensioni con foro di sgrondo, ritenuti ingenere contenitori d’acqua.

Alla fine della zona delle sepolture, apartire dallo sprofondamento (G), inizia ilnuovo ramo della grotta, indicato come “Ra-mo azzurro”.

A circa metà della sua lunghezza si ritro-vano i resti di altre sepolture, formate da cu-muli di ossa, alcune riconoscibili (calotta cra-nica, ossa lunghe) e altre sfatte, nei cui pressisono resti di ovini. Lungo il tracciato, anche adistanza dalle sepolture e nei luoghi meno ac-cessibili, si rinvengono grossi frammenti dibrocche spezzate sul posto e incomplete. Lafrequentazione di questo cunicolo, come peraltro del resto della grotta, è probabile sia av-venuta dal secondo ingresso, oggi murato.

BIBLIOGRAFIA/BIBLIOGRAPHY

PRIVITERA 1994.

PRIVITERA 1996.

(3) From a chronological point ofview the pottery seems to belong to a lat-er phase than the pottery associated withthe burials.

(4) There are fragments of large ves-sels with pouring holes, usually interpret-ed as water containers.

At the end of the burial zone, startingfrom the drop in floor level (G), a newtract of cave begins, indicated as “Ramoazzurro”. About half way down are the re-mains of a few burials, which wereformed by piles of bones, some of whichwere recognisable (skulls and longbones), others completely destroyed. Re-mains of sheep were also detected nearby;large fragments of jugs broken in situwere found in the less accessible placesalong the way, even at a distance from theburials. This small tunnel and the rest ofthe cave were probably accessed from thesecond entrance, which is today walledoff.

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La presenza di un bacino su piede, disfattosi per la cattiva cottura, e di numerose brocche, do-cumenta riti di libagione in occasione delle cerimonie funebri. I presenti, dopo aver versato conuna grossa brocca una bevanda (latte?) nel bacino su piede, ne attingevano probabilmente conuna più piccola.

The presence of a badly fired pedestal bowl and numerous jugs are testimony to libation ritu-als that must have taken place during the funerary ceremonies. The participants, after havingpoured a drink (milk?) into the pedestal bowl from a large jug, drew the liquid from it with asmaller specimen.

La maggior parte dei vasi usati per le libagioni è stata trovata in frammenti sparsi attorno al-l’area delle offerte e nel resto della grotta. L’impossibilità di ricostruire per intero i singoli va-si autorizza a credere che il rito prevedesse la frammentazione e la intenzionale dispersione de-gli oggetti usati, alcune parti dei quali venivano forse portate fuori dalla grotta.

The greater part of the vases used for libations were found in sherds spread around the area ofthe offerings and in the remaining part of the cave. The fact that individual vessels could notbe fully reconstructed indicates that the rite included the breakage and intentional dispersionof the objects used, some parts of which were perhaps brought outside the cave.

Una delle brocche, dopo essere stata privata del collo e dell’ansa e resa quindi inutilizzabile,fu deposta, capovolta, tra le pietre della grande frana presso la quale si era svolta la cerimonia:a probabile riprova, ormai, del suo legame con il mondo dei morti.

One of the jugs, after having been deprived of the neck and handle, and therefore rendered un-usable, was deposited upside down between the fallen stones near with the ceremony had beenperformed, which was probably a proof of its link to the world of the dead.

APPENDICE

INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTOIN CONTESTO URBANO DI UNA GROTTADI SCORRIMENTO LAVICO DI INTERESSENATURALE E ARCHEOLOGICO

Antonio Fernando Chiavetta

PremessaI lavori per la realizzazione del canale di gron-

da, appaltati dal comune di S. Agata li Battiati (CT),hanno fatto registrare l’impatto con una “situazionegeologica” non prevista dal progetto, rappresentatadalla Grotta Petralia scoperta nel 1990 alla periferiadi Catania, nel rione di Barriera.

L’opera, progettata in periodo antecedente allascoperta della grotta, riveste un particolare interessestrategico derivante dalla necessità di realizzare ilregime delle acque piovane dell’hinterland catanese.Per l’esecuzione della stessa sono stati previsti sca-vi a sezione obbligata con profondità variabile, ne-cessari per la posa in opera del collettore, lungo al-cune sedi stradali e tra le quali via Leucatia, il cuitracciato si sovrappone per un tratto allo sviluppodella cavità.

L’esecuzione di tali lavori ha sollevato fortipreoccupazioni per la stabilità della cavità posta aduna profondità di circa 3 m rispetto alla quota dellasede stradale di via Leucatia. Tale situazione nonprevista ha richiesto uno sforzo notevole per ricerca-re assieme ai progettisti una soluzione ottimale perla realizzazione dell’opera, di pubblico interesse, eper la tutela del bene, “cavità di scorrimento lavico”,di particolare importanza come bene naturale e co-me sito di interesse archeologico.

Per la salvaguardia della cavità è stato appron-tato dallo scrivente1 un dettagliato programma nelquale sono stati previsti: un rilievo geologico, per ladefinizione del modello geostrutturale dell’ammas-so roccioso e un monitoraggio strumentale, per laconoscenza delle perturbazioni (trasmesse sia daltraffico urbano che dalle operazioni di scavo), cui èsottoposto tale ammasso.

Le conoscenze acquisite hanno permesso direalizzare un intervento di consolidamento, atto amigliorare le condizioni strutturali della grotta. Tra ivari approcci di consolidamento è stato scelto quel-lo che, oltre a non modificare l’aspetto interno dellacavità, fornisse adeguate garanzie per la stabilità diessa rispetto sia alle sollecitazioni indotte dal traffi-co stradale che ai carichi trasmessi dalla posa in ope-ra del collettore.

In questa nota viene descritta la metodologia

APPENDIX

INTERVENTION FOR CONSOLIDATION OFA LAVA-FLOW CAVE OF NATURAL ANDARCHAEOLOGICAL INTEREST WITHIN ANURBAN CONTEXT

Antonio Fernando Chiavetta

IntroductionThe work involved in the creation of a wa-

ter conduit, commissioned by the comune of S.Agata li Battiati (CT), led to a confrontation witha geological situation that had not been expectedby the project, namely the Petralia Cave, whichwas uncovered in 1990 on the periphery of Cata-nia, in the area of Barriera.

The work, prior to the discovery of thecave, had a particular strategic interest derivedfrom the need to implement a system for the col-lection of rain-water in the hinterland of Catania.In order to implement it, excavations of a vari-able depth were intended to be made (in whichthe water collector would be placed) along a fewroads, amongst which was Leucatia street, whosepath overlaps a tract of the cave.

The execution of these works raised strongconcerns for the stability of the cave, which waslocated at a depth of about 3 m below the level ofLeucatia street. This unforeseen situation re-quired a notable effort in order to search, togeth-er with the executors of the project, for an opti-mal solution for the realization of the work ofpublic interest, and for the protection of the lava-flow cave, which was particularly important bothenvironmentally and archaeologically.

The present author planned a detailed pro-gramme1 for the protection of the cave, which in-cluded a geological survey to define the geo-structural model of the rocky massif, and a tech-nical monitoring for the definition of the vibra-tions (transmitted both by the urban traffic andby the excavation operations) to which the rockymassif was subjected.

The data acquired have permitted the com-pletion of consolidation work that aimed to im-prove the structural conditions of the cave. Theform that this would take was chosen on thegrounds that it would not alterate the internal ap-pearance of the cave, while also providing ade-quate guarantees for its stability in the face of theproblems induced by the road traffic and theweight and position of the water collector.

This note describes the methodology fol-lowed, and the results achieved from the inter-

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1 Il programma delineato in fase preventiva, con le modifiche apportate in corso d’opera, è stato svolto in stretta collaborazione conil prof. G. Scamarda, consulente geologo incaricato dal comune di S. Agata li Battiati, il quale ha diretto, con proprio personale, tut-te le operazioni di cantiere cha hanno riguardato i rilievi strutturali, il monitoraggio strumentale e l’intervento di consolidamento.

The preliminary phase of this programme, with the changes introduced as the works progressed, was conducted in close coopera-tion with prof. G. Scamarda, consultant geologist commissioned by the comune of S. Agata li Battiati, who has directed, with trainedpersonnel, all the operations in the construction area which were concerned with the structural surveys, the instrumental monitor-ing, and the consolidation work.

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seguita ed i risultati raggiunti dall’intervento, il cuiinteresse è determinato sia dalle particolari caratteri-stiche ambientali derivanti dall’origine, tipologia emorfologia della cavità, sia dall’ubicazione dellastessa in un contesto urbano.

Caratteristiche geologiche e morfologiche La Grotta Petralia è l’ultima cavità ad essere

stata scoperta a Catania (1990); riconosciuta con lasigla di censimento SICT 1205, è posta a quota to-pografica di 138 m s.l.m., ha uno sviluppo di 518 min direzione E-W (fig. 1) e si è formata nel corso diuna eruzione vulcanica di età preistorica (circa4000-5000 anni fa) che ha generato una estesa co-pertura lavica denominata “Lava Larmisi”. La cavi-tà ha le caratteristiche di un tunnel lavico creato daun flusso canalizzato all’interno di argini generatiper raffreddamento superficiale del magma con con-seguente progressivo accumulo di blocchi coriacei.La congiunzione degli argini opposti avviene per ef-fetto di lievi oscillazioni del livello della lava all’in-terno del canale. Tale fenomeno genera strutture aponte che gradualmente si estendono lungo il cana-le da monte verso valle.

La cavità presenta, lungo il suo sviluppo, dellesezioni ad andamento variabile con larghezza che inalcuni punti supera i 5 metri. Anche l’altezza non èuniforme, variando da qualche decina di centimetria circa 2,5 m. La sezione della grotta è, generalmen-te, assai irregolare per la presenza di accumuli dicrollo di porzioni di volta:uno dei più estesi è ubica-to ad una distanza di circa120 m dall’ingresso ed èesattamente sottostante lasede stradale di via Leuca-tia, interessata dal traccia-to del collettore in proget-to (fig. 2) .

Lo spessore dellavolta, in questo tratto, èstato stabilito da sondaggigeognostici ubicati in cor-rispondenza dell’asse lon-gitudinale della cavità. Es-so è risultato variabile daun minimo di 2.93 m (+

vention, which is interesting on account of theparticular environmental characteristics of theorigin, typology and morphology of the cave,and its location in an urban context.

Geological and morphologicalcharacteristicsThe Petralia cave is the latest cave uncov-

ered in Catania (1990); assigned the label SICT1205, it is located at 138 m above sea level,measures 518 m in an E-W direction (fig. 1), andwas formed during a lava eruption in the prehis-toric period (c. 4000-5000 BP) that generated anextended lava covering named “Lava Larmisi”.The cave has the characteristic of a lava tunnelcreated by a flow that was canalised within bor-ders generated by the superficial cooling of thelava, with consequent accumulation of coria-ceous blocks. The conjunction of the oppositeborders occurs due to slight oscillations of the la-va level within the canal. This phenomenon gen-erated bridged structures that gradually extendedacross the entire canal from mountain to valley.

The cave has sections of varying directionsalong its length, with a width that in some placesexceeds 5 m. The height is similarly non-uni-form, and varies from a few tens of centimetresto about 2.5 m. The section of the cave is gener-ally very irregular on account of the presence ofheaps of rocks fallen from the ceiling: one of the

largest is located at a dis-tance of about 120 mfrom the entrance, exactlybeneath Leucatia street, atthe point at which thewater collector was in-tended to be placed (fig.2).

The thickness ofthe ceiling in this tractwas established by geog-nostic soundings locatedin proximity to the longi-tudinal axis of the cave.It gave variable readingsfrom a minimum of 2.93m (+ 0.5 of the founda-

Fig. 2 Grotta Petralia. Planimetria della cavità. Trattosottostante la via Leucatia.

Petralia cave. Planimetry of the cave underLeucatia Str.

Fig. 1 Grotta Petralia. Planimetria generale

Petralia cave. Planimetry of the cave.

0.5 di cassonetto stradale) ad un massimo di 4.71 m(fig. 3).

Le osservazioni delle superfici laviche, condot-te sia nella parte interna della calotta che sulla ester-na, messa in luce da scavi a mano che hanno rimos-so lo strato di terreno di riporto che la ricopriva, han-no evidenziato un materiale costituito soprattutto dalave bollose a tratti scoriacee, estremamente scaden-te dal punto di vista geomeccanico. Ciò è conferma-to anche dai bassi valori di “Rock Quality Designa-tion” misurati nel corso dei sondaggi meccanici.

Metodologia d’interventoLe caratteristiche ambientali, emerse nel corso

delle fasi preliminari dello studio, hanno richiesto laricerca di una soluzione tale da rendere compatibilela costruzione del collettore fognario, la cui realizza-zione prevedeva scavi in roccia di circa 2.50 m diprofondità, con la tutela e l’integrità di una emergen-za di estremo interesse naturale e archeologico(grotta di scorrimento lavico) immediatamente sot-tostante.

Pertanto, è stato necessario contemperare sia leesigenze progettuali, con impostazione rigida deidati geometrici, che il comportamento di staticitàdell’ammasso roccioso, viziato da diverse incertez-ze derivanti soprattutto dalle sollecitazioni determi-nate dallo scavo e dalla posa in opera del collettore.

Si è reso necessario affrontare uno studio preli-minare per la conoscenza delle condizioni struttura-li della cavità tramite il rilievo dettagliato delle di-scontinuità litologiche eseguito sia sulla parte ester-na della calotta sia sulla parte interna della volta econ il controllo degli spostamenti relativi delle varieporzioni di roccia individuata, effettuato con un si-stema di monitoraggio in continuo. Il monitoraggioè stato effettuato tramite il posizionamento di stru-menti che controllano l’apertura delle fessure nellerocce e l’oscillazione (in senso verticale) della por-zione rocciosa, collegati alle centraline di misura-

tions of the road) to a maximum of 4.71 m(fig.3).

Observations of the lava surfaces, conductedin both the internal and external parts, and uncov-ered by excavations conducted by hand that re-moved the stratum of soil that covered it, havehighlighted materials comprised of boiling scori-aceus lavas, of an extremely low quality from ageo-mechanic point of view. This is also con-firmed by the low values of “Rock Quality Desig-nation” measured during the mechanical surveys.

Methodology of intervention The environmental characteristics that

emerged during the preliminary stages of studyrequired a solution that combined the construc-tion of the water collector (the implementation ofwhich required the digging of trenches about2.50 m in depth) with the protection and contin-ued integrity of an area of extreme natural andarchaeological interest (a lava-flow cave) whichlay immediately below.

It was therefore necessary to take into con-sideration the project necessities, the rigidness ofthe geometric data, and the static nature of therocky heap that was blemished by various uncer-tainties deriving mainly from the interventions ofthe excavation for, and positioning of, the collec-tor.

It was necessary to carry out a preliminarystudy to acquire information on the structuralconditions of the cave through a detailed surveyof the lithological discontinuities in both the in-ternal and external parts of the vault, and by con-tinuous monitoring of the movements of the var-ious portions of rocks identified. The monitoringwas carried out by placing instruments thatchecked the opening of the cracks on the rocksand the oscillation (in a vertical sense) of the

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Fig. 3 Grotta Petralia. Sezione di un trat-to della grotta.

Petralia cave. One section of thecave.

242

zione. I dati strutturali dell’ammasso roccioso hannopermesso di determinare il valore di soglia minimadi vibrazione, espressa in termini di velocità, sop-portabile da tale ammasso.

Inoltre, sono state misurate per mezzo di unacella vibrometrica (VIBRALOG) le perturbazioniprovocate dai mezzi meccanici previsti dallo scavotramite delle prove di simulazione. Le misure effet-tuate on line hanno permesso di determinare la di-stanza lineare minima, rispetto all’asse longitudina-le della grotta, entro la quale le vibrazioni provoca-te nel sottosuolo dall’utensile di scavo risultavanosuperiori a quelle della soglia prefissata. All’internodi questo tratto lo scavo è stato eseguito a mano, av-valendosi anche di prodotti sintetici che consentonola demolizione di porzioni rocciose senza dar luogoa sollecitazioni meccaniche.

Completate le operazioni di rilievo strutturale edi controllo strumentale, è stata affrontata la faseprogettuale dell’intervento di consolidamento. Tra lediverse soluzioni esaminate dallo scrivente e dalconsulente geologo dell’amministrazione commit-tente, prof. G. Scamarda, quello della “saldatura”delle discontinuità litologiche e delle porzioni piùscoriacee del materiale lavico è risultato il più ido-neo. L’intervento è stato eseguito tramite il percola-mento dall’alto di malta cementizia e l’iniezionedella stessa attraverso delle opportune cannule.

L’efficacia dell’operazione è stata verificatacon delle misure di rigidità in situ dell’ammasso la-vico effettuate con metodo peak to peak, ovvero conmisurazioni dinamiche che richiedono l’eccitazionedel terreno con una forza di tipo impulsiva e le regi-strazioni del segnale tramite l’istallazione di geofo-ni.

Le misure hanno fornito la risposta attesa ecioè quella di una massa rocciosa che ha acquisitouna maggior rigidità ed una migliore condizione sta-tica. Oltre alle indagini sismiche anche le registra-zioni vibrometriche, relative al periodo successivoall’intervento, hanno confermato questo dato.

In particolare, la cella vibrometrica posiziona-ta all’interno della grotta è stata installata per un pe-riodo di 14 mesi, dal novembre del 2002 fino al di-cembre 2003. In tale arco di tempo il monitoraggioha coperto tutte le fasi: dalla situazione precedentelo scavo, alla fase di scavo, al consolidamento e allaposa in opera del collettore. La cella è costituita dauna ministazione autonoma di registrazione di ondesismiche che, tramite un geofono triassiale integra-to, misurano in continuo le vibrazioni che si propa-gano nel sottosuolo.

In definitiva, la delicata e complessa operazio-ne ha permesso di sperimentare una metodica utiliz-zata principalmente nel campo edilizio ed assai rara-mente come approccio per la conservazione di emer-genze naturali sotterranee ricadenti in contesti urba-ni. Infatti, contrariamente a quanto avviene in pre-senza di cavità sotterranee sottostanti a costruzioni,dove il problema viene solitamente risolto con ilriempimento di tali cavità, nel caso descritto l’inter-vento è stato mirato al “consolidamento ” della vol-ta e alla conservazione degli aspetti morfologici del-la cavità.

rocky portion, connected to the measuringcolumns. The structural data of the rocky massifhave allowed the value of the threshold of mini-mal vibration to be determined, expressed interms of the speed that is tolerable for this massif.

Moreover, the vibrations provoked by themechanical means foreseen by the excavationshave been measured through a vibrometric cella(VIBRALOG) and by means of simulations. Themeasurements that were made have allowed theminimal linear distance to be determined fromthe longitudinal axis of the cave, within whichthe vibrations provoked in the soil by the excava-tion tool turned out to be superior to those fore-seen at the threshold. Excavation was made byhand within this tract, and synthetic products thatallow the demolition of rocky portions withoutcreating mechanical oscillations were also used.

Once the structural investigation and in-strumental control had been completed, the proj-ect-phase of the intervention of consolidationcommenced. Among the various solutions exam-ined by the author and by the geologist of the ad-ministration that had commissioned the works(prof. G. Scamarda), the one that tried to unifythe lithological discontinuities and the slagpieces of the lava material turned out to be themost appropriate. The intervention was executedthrough pouring concrete mortar, and also inject-ing it in the most opportune way.

The effectiveness of the operation was ver-ified on the basis of the rigidity in situ of the la-va massif as determined by the peak to peakmethod, i.e. with dynamic measurements that re-quired the agitation of the soil with an impulsiveforce and the recording of the pulse via the in-stallation of geo-phones.

The measurements provided the expectedanswer, which is that the rocky massif has ac-quired more rigidity and a better static condition.The vibro-magnetic registrations carried out inthe period following the intervention have con-firmed this.

The vibrometric cella was installed withinthe cave for 14 months, from November 2002 toDecember 2003. During this time the monitoringhas covered all the phases – from before the ex-cavation, through excavation, to the consolida-tion and positioning of the collector. The cella iscomprised of an independent mini-station thatrecords seismic waves which, through a tri-axialintegrated geophone, continuously measure thevibrations that occur below the ground.

In conclusion, this delicate and complexoperation has allowed us to experiment with amethodology used principally in the constructionworld, and more rarely as an approach for theconservation of natural subterranean features inan urban context. In fact, contrary to what hap-pens in the presence of subterranean caves thatlie beneath a construction, where the problem isusually solved by filling in such caves, the inter-vention was (on this occasion) intended to con-solidate the vault and to preserve the morpholog-ical appearance of the cave.

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