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155 Ferdinando Vistarini (1540/42-1576) e la cappella della Purificazione in San Lorenzo a Lodi: committenza e memorie di famiglia ADAM FERRARI Dopo la riconsegna del ducato di Milano a Francesco II Sforza (febbraio 1531) 1 , Lodi vive – finalmente – un periodo di pace: hanno termine gli assedi, i saccheggi e le violenze iniziate con la fuga del Moro (settembre 1499), dopo l’invasione francese. In seguito al tramonto del sogno di una duratura restaura- zione sforzesca e all’assorbimento – senza traumi – del ducato nelle mani di Carlo V (novembre 1535) 2 inizia, per la città, un periodo fecondo per le commissioni artistiche. Per cancellare la memoria del sacco di Lodi (3-5 maggio 1522) 3 e come sim- bolico atto di rinascita, viene progettato un nuovo campanile per la cattedrale: è ricostruito, a partire dal 1539, per iniziativa del colonnello Ludovico Vistarini (1478-1556) e del vescovo Giovanni Simonetta, su disegno del pittore lodigiano Callisto Piazza 4 . A partire dagli anni sessanta del secolo, il passaggio in città di artisti come i fratelli Giulio e Antonio Campi, Giovanni da Monte, Bernardino Campi, Giovanni Paolo Lomazzo, Antonio Abondio detto l’Ascona e di architetti come Pellegrino Tibaldi e Martino Bassi (già attivi per la Fabbrica del Duomo di Milano), porta a un radicale rinnovamento delle antiche chiese e all’ere- zione di nuovi edifici di culto e conventi, spesso patrocinati dal cardinale Giovanni Antonio Capizucchi, vescovo di Lodi dal 1557 al 1569 5 . Uno dei protagonisti di questo rinnovamento artistico è si- curamente da riconoscere in Ferdinando Vistarini (1540/42- 1576), nipote di Ludovico il Grande 6 , membro della più impor- tante famiglia della città, da sempre legata ai signori di Milano e in rapporti di stima e fiducia con gli stessi sovrani Carlo V e Filippo II, ospiti del prestigioso palazzo in Porta Regale (fig. 1) durante i loro passaggi in Lombardia 7 . Espongo qui la rielaborazione di parte del materiale contenuto nella mia tesi di laurea magistrale: A. FERRARI, Ludovico Vistarini, «quello tanto famoso in armi» nella Lodi del Cinquecento, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, relatrice R. Sacchi, a.a. 2009-2010. Un ringraziamento speciale va a Rossana Sacchi che, nel settembre 2009, mi pro- pose di lavorare sul ‘Vistarino’. Abbreviazioni ASCLo: Archivio Storico Comunale, Lodi; ASDLo: Archivio Storico Diocesano, Lodi; ASMi: Archivio di Stato di Milano; BAMi: Biblioteca Ambrosiana, Milano. 1 R. SACCHI, Il disegno incompiuto. La politica artistica di Francesco II Sforza e di Massimiliano Stampa, Milano 2005, I, pp. 36-40. 2 F. CHABOD, Storia di Milano nell’epoca di Carlo V, Torino 1961, pp. 5-19. 3 Cronaca di Antonio Grumello pavese dal 1467 al 1529, in Raccolta di croni- sti e documenti storici lombardi inediti, a cura di G. Müller, I, Milano 1856, pp. 302-303. 4 G. AGNELLI, Il campanile del Duomo, in «Archivio storico per la città e co- muni del circondario di Lodi», XVII (1898), pp. 154-155. 5 G. FRAGNITO, Capizucchi, Giovanni Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, XVIII, Roma 1975, pp. 568-570. 6 Per un profilo del colonnello e castellano imperiale si veda A. FERRARI, Per una storia dei Vistarini nella Lodi del Cinque e Seicento, in «Archivio storico lo- digiano», CXXXI (2012), pp. 77-114. Per una completa analisi della figura di Ludovico, committente di opere d’arte in contatto con i grandi uomini di cul- tura del tempo, rimando a FERRARI, 2009-2010, pp. 5-86. 7 Il palazzo ospitò, per ben due volte (nel 1533 e nel 1541) Carlo V, nel 1548 Massimiliano d’Asburgo accompagnato dal cardinale Cristoforo Madruzzo. Nel 1551 soggiornarono a Lodi il futuro Filippo II e la sorella Maria assieme al marito Massimiliano; cfr. FERRARI, 2009-2010, pp. 109-113. 1. Lodi, palazzo Barni-Quattrini (già Vistarini), particolare della facciata.

Ferdinando Vistarini (1540/42-1576) e la cappella della Purificazione in San Lorenzo a Lodi: committenza e memorie di famiglia, in «Arte lombarda», 173-174, 2015, 1/2, pp. 155-162

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Ferdinando Vistarini (1540/42-1576) e la cappella della Purificazione in San Lorenzo a Lodi: committenza e memorie di famiglia

ADAM FERRARI

Dopo la riconsegna del ducato di Milano a Francesco II Sforza(febbraio 1531)1, Lodi vive – finalmente – un periodo di pace:hanno termine gli assedi, i saccheggi e le violenze iniziate con lafuga del Moro (settembre 1499), dopo l’invasione francese.

In seguito al tramonto del sogno di una duratura restaura-zione sforzesca e all’assorbimento – senza traumi – del ducatonelle mani di Carlo V (novembre 1535)2 inizia, per la città, unperiodo fecondo per le commissioni artistiche. Per cancellarela memoria del sacco di Lodi (3-5 maggio 1522)3 e come sim-bolico atto di rinascita, viene progettato un nuovo campanileper la cattedrale: è ricostruito, a partire dal 1539, per iniziativadel colonnello Ludovico Vistarini (1478-1556) e del vescovoGiovanni Simonetta, su disegno del pittore lodigiano CallistoPiazza4.

A partire dagli anni sessanta del secolo, il passaggio in cittàdi artisti come i fratelli Giulio e Antonio Campi, Giovanni daMonte, Bernardino Campi, Giovanni Paolo Lomazzo, AntonioAbondio detto l’Ascona e di architetti come Pellegrino Tibaldi eMartino Bassi (già attivi per la Fabbrica del Duomo di Milano),porta a un radicale rinnovamento delle antiche chiese e all’ere-zione di nuovi edifici di culto e conventi, spesso patrocinati dalcardinale Giovanni Antonio Capizucchi, vescovo di Lodi dal1557 al 15695.

Uno dei protagonisti di questo rinnovamento artistico è si-curamente da riconoscere in Ferdinando Vistarini (1540/42-

1576), nipote di Ludovico il Grande6, membro della più impor-tante famiglia della città, da sempre legata ai signori di Milanoe in rapporti di stima e fiducia con gli stessi sovrani Carlo V eFilippo II, ospiti del prestigioso palazzo in Porta Regale (fig. 1)durante i loro passaggi in Lombardia7.

Espongo qui la rielaborazione di parte del materiale contenuto nella mia tesi dilaurea magistrale: A. FERRARI, Ludovico Vistarini, «quello tanto famoso in armi»nella Lodi del Cinquecento, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Letteree Filosofia, relatrice R. Sacchi, a.a. 2009-2010.Un ringraziamento speciale va a Rossana Sacchi che, nel settembre 2009, mi pro-pose di lavorare sul ‘Vistarino’.

Abbreviazioni

ASCLo: Archivio Storico Comunale, Lodi;ASDLo: Archivio Storico Diocesano, Lodi;ASMi: Archivio di Stato di Milano;BAMi: Biblioteca Ambrosiana, Milano.

1 R. SACCHI, Il disegno incompiuto. La politica artistica di Francesco II Sforza edi Massimiliano Stampa, Milano 2005, I, pp. 36-40.

2 F. CHABOD, Storia di Milano nell’epoca di Carlo V, Torino 1961, pp. 5-19.3 Cronaca di Antonio Grumello pavese dal 1467 al 1529, in Raccolta di croni-sti e documenti storici lombardi inediti, a cura di G. Müller, I, Milano 1856,pp. 302-303.4 G. AGNELLI, Il campanile del Duomo, in «Archivio storico per la città e co-muni del circondario di Lodi», XVII (1898), pp. 154-155. 5 G. FRAGNITO, Capizucchi, Giovanni Antonio, in Dizionario Biografico degliItaliani, XVIII, Roma 1975, pp. 568-570.6 Per un profilo del colonnello e castellano imperiale si veda A. FERRARI, Peruna storia dei Vistarini nella Lodi del Cinque e Seicento, in «Archivio storico lo-digiano», CXXXI (2012), pp. 77-114. Per una completa analisi della figura diLudovico, committente di opere d’arte in contatto con i grandi uomini di cul-tura del tempo, rimando a FERRARI, 2009-2010, pp. 5-86.7 Il palazzo ospitò, per ben due volte (nel 1533 e nel 1541) Carlo V, nel 1548Massimiliano d’Asburgo accompagnato dal cardinale Cristoforo Madruzzo.Nel 1551 soggiornarono a Lodi il futuro Filippo II e la sorella Maria assiemeal marito Massimiliano; cfr. FERRARI, 2009-2010, pp. 109-113.

1. Lodi, palazzo Barni-Quattrini (già Vistarini), particolare della facciata.

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Arte Lombarda | ADAM FERRARI

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Ferdinando, figlio di Isabella di Ludovico Vistarini (1526-1566) e del cavaliere Asperando (1521-1554), venne allevato co-me un soldato sotto la guida del nonno materno, e servì FilippoII nella guerra del Piemonte (1557-1559), meritando una cita-zione all’interno della Laudiade (1570-1580), poema in esametri

del cremasco Giangiacomo Gabiano8: «At Ferdinandus dux for-midabilis hosti, / Aemulus et patriae simul et virtutis avitae, /Aeratasque acies hostiliaque arma premebat»9.

Abbandonato il mestiere delle armi accompagnò, assieme alfratello Vistarino (1550-1617) – come membro della familiacardinalizia10 – il giovane Carlo Borromeo a Roma nel gennaio1560, quando questi venne creato cardinale dallo zio, il pontefi-ce Pio IV de’ Medici. I due fratelli ottennero questo privilegioin virtù della parentela stretta con i Borromeo, scaturita dal ma-trimonio di Aurelia Vistarini, sorella di Asperando e zia paternadi Ferdinando, con il conte Giberto (1553), padre del futurosanto, alle sue terze nozze11.

Il giovane Vistarini finanziò, assieme al fratello, la costruzio-ne della chiesa dei Santi Nazaro e Celso nel feudo di Zorlesco(centro agricolo sulla via Emilia, verso Piacenza), appannaggiodella famiglia – secondo la tradizione – dai tempi del Barbaros-sa12. Il giovane adempì così alle ultime volontà del padre, cheaveva accolto il desiderio della popolazione di potere assisterealle celebrazioni in un’aula liturgica più grande e comoda daraggiungere. I due lodigiani ottennero da papa Medici (1562)il diritto di elevare l’edificio di culto a parrocchia, festeggiandol’arrivo del rettore nell’aprile 156313. La chiesa, sulla cui frontecampeggiava l’arma di famiglia (1670), affaccia sulla via (ora in-titolata al celebre nonno Ludovico) che conduce alla villa deiVistarini, una fiorente azienda agricola e delizioso luogo di vil-leggiatura, citata da Matteo Bandello in una delle sue Novelle etrasformata, a inizio Novecento, in una residenza di campagnada Gino Coppedè14.

Nel luglio 1570, grazie al rapporto di stima e affetto conl’arcivescovo di Milano, Ferdinando – già coinvolto nel com-pletamento del cantiere dell’Incoronata15 – incaricò PellegrinoTibaldi di collaudare gli affreschi eseguiti da Antonio Campi

8 G. GABIANO, La Laudiade, a cura di A. Caretta, Lodi 1994, pp. 3-64.9 GABIANO, 1994, p. 276.10 Cfr. A. RIVOLTA, Corrispondenti di S. Carlo Borromeo, in «Aevum. Rassegnadi scienze storiche linguistiche e filologiche», XIII (1939), p. 111: «Isabella Vi-starino, Lodi, 3 gennaio 1560, a Carlo Borromeo, Milano: congratulazioni.Manda i suoi figli perché lo accompagnino nel suo prossimo viaggio a Roma,e li terrà come servi».11 La prima moglie del Borromeo, madre di Carlo, fu Margherita de’ Medici diMarignano, sorella di Pio IV. L. PULLÈ, Vitaliani - Borromei, in F. CALVI, Fami-glie notabili milanesi, II, Milano 1881, tavola VII (ed. anast. Bologna 1969).12 D. LODI, Commentarii della famiglia Vistarini, in «Archivio storico per lacittà e comuni del circondario di Lodi», XI (1892), pp. 106-107.13 Cfr. D. LODI, Commentarii della famiglia Vistarini, in «Archivio storico per lacittà e comuni del circondario di Lodi», XVII (1898), p. 23 e ASDLo, Parrocchie,Zorlesco, chiesa, b. 1 e patronato, b. 1, che contiene una copia più tarda dellabolla. Lo storico Giovanni Agnelli afferma che «l’antica chiesa però, benché ab-bandonata, esisteva ancora sul finire del 1582 visitata dal vescovo Bossi di Nova-ra, visitatore apostolico. In seguito, [fu] ridotta a casa d’abitazione» (G. AGNELLI,Lodi ed il suo territorio nella storia, nella geografia e nell’arte, Lodi 1917, p. 824).L’arma dei Vistarini fu dipinta, oltre che sulla facciata, anche all’esterno dell’absidesemicircolare per volere di Nicolò Vistarini. L’edificio, divenuto nuovamenteinsufficiente per accogliere i fedeli e in precario stato di conservazione, venneampliato raddoppiando la superficie della zona absidale, che affaccia ora sullavia Emilia. Nel corso del Settecento, vari sono gli interventi che si sono susse-

guiti all’interno e all’esterno dell’edificio, donandogli l’aspetto attuale. Cfr.ASDLo, Parrocchie, Zorlesco, chiesa, b. 1, «Inventario della chiesa parrocchialedi Zorlesco».14 Cornelio, protagonista della XXVIII novella, racconta in prima persona che«poi la sera al tardi uscire ed andarmene di lungo presso da Lodi a Zurlesco, oveio sarò segretamente albergato a casa del cavalier Vistarino, ed ivi anco starmitutto il dì fin presso la sera […]»: M. BANDELLO, Novelle, in Tutte le opere di Mat-teo Bandello, a cura di F. Flora, Milano 1952, I, p. 371. Per una parziale trascri-zione degli inventari riguardanti i beni mobili contenuti nella villa, redatti allamorte di Asperando Vistarini (1554), cfr. FERRARI 2009-2010, pp. 160-164. Si riferisce probabilmente alle ville di Zorlesco e di Salerano sul Lambro Bar-tolomeo Taegio quando, nel suo dialogo La villa, parla di Isabella Vistarini,madre di Ferdinando. La giovane – paragonata dall’autore a un’antica matronaromana per la sua bellezza e il suo valore – entra in gioco quando Vitauro, surichiesta di Partenio (protagonisti dell’opera), elenca coloro che preferisconotrascorrere la propria esistenza nelle deliziose residenze extraurbane, in cui l’ariasalubre sembra favorire l’ingegno e l’esercizio delle virtù; B. TAEGIO, La villa,dialogo, Milano 1559, p. 77. La proprietà sarà trasformata in una villa a metà tra il Liberty e il Neogoticoda Serafino Biancardi su progetto di Gino Coppedè; M. COZZI, Coppedè, Gi-no, in Dizionario biografico degli italiani, XXVIII, Roma 1983, pp. 593-597.15 M. MARUBBI, Documenti per i Piazza, in I Piazza da Lodi. Una tradizione dipittori nel Cinquecento, catalogo della mostra, a cura di G. C. Sciolla, Milano1989, p. 384.

2. Lodi, chiesa di San Lorenzo, facciata.

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nel presbiterio della cattedrale, a seguito di una bagarre giudizia-ria tra l’artista e la scuola del Sacrario che aveva finanziato granparte dell’opera16.

La cappella della Purificazione in San Lorenzo

Successivamente Ferdinando Vistarini dedicò le proprie energieper decorare la cappella della Purificazione nella parrocchiale diSan Lorenzo in Lodi (fig. 2), mausoleo della famiglia, fondatadal trisnonno Bartolomeo (camerlengo di Francesco I Sforza aPiacenza), nel marzo del 149017. L’intitolazione alla Purifi-cazione è probabilmente un omaggio alla chiesa parrocchiale diSalerano sul Lambro, feudo della casata (dagli anni trenta delTrecento) e situata, come a Zorlesco, nelle immediate vicinanzedel castello Vistarini (oggi biblioteca comunale)18.

Non conosciamo nulla riguardo alla decorazione originariadell’ambiente (se esistente) ma possiamo ipotizzare che Ferdi-nando decise di decorare il vano in seguito alla morte dellamadre Isabella, scomparsa nel gennaio 1566 e qui sepoltaassieme alle spoglie di Ludovico, ivi traslate dopo lo smantella-mento del sepolcro funebre elevato nel 1557 in cattedrale, perobbedire alle disposizioni del De Sepulturis, capitolo dei Decretaemanati da Carlo Borromeo in occasione del primo sinodoprovinciale (10 ottobre-3 novembre 1565), convocato per riaf-fermare il ruolo di guida dell’arcivescovo milanese sulle altre dio-cesi lombarde19.

Un’ulteriore spinta ai lavori venne probabilmente data dalleindicazioni fornite dal vescovo Antonio Scarampo (strenuosostenitore dell’energica azione pastorale del Borromeo), in se-guito alla visita pastorale compiuta nella chiesa di San Lorenzonel 1572, ove impose, per la cappella della Purificazione, che«si facia l’altar di pietra; item un pari de candelleri; item d’unaferriata; item d’una Croce de legno dipinta; item de tovaglie 2grande20».

Affacciata sulla seconda campata della navata sinistra la cap-pella – ricavata in spessore di muro – è inquadrata da un arco atutto sesto dipinto a finto marmo con cornici e modanature cheracchiudono foglie di vite sulle lesene mentre, nel sottarco, la

decorazione vegetale è costretta in triangoli, per la presenza diuna cornice che crea delle forme quadrangolari con al centrodelle rosette (fig. 3). Sulla parete di fondo campeggia l’altaremarmoreo sopraelevato su cui è issata, in una cornice mistilinea,la pala commissionata da Ferdinando a Bernardino Campi conil tema della Pietà. Nella parte alta della cornice due angeli do-rati sono seduti su timpani interrotti che terminano a giralimentre al centro si innalza un cuore trafitto da un pugnale, cir-condato da nubi e raggi di luce.

Nelle pareti laterali del vano sono inserite due lapidi mar-moree: quella di destra è dedicata a Lancillotto Vistarini, nonnopaterno di Ferdinando morto nel 153221; a sinistra invece sono

16 M. MARUBBI, Giulio e Antonio Campi e la decorazione dell’abside del duomodi Lodi, in I segni dell’arte. Il Cinquecento da Praga a Cremona, catalogo dellamostra, a cura di G. Bora e M. Zlatohlàvek, Milano 1997, pp. 65-74.Forse in questa occasione il Tibaldi venne incaricato, da parte della scuoladel Sacrario, del progetto della nuova cappella voluta dalla confraternita, ad-dossata all’abside semicircolare sinistra (realizzata nel 1573), quando fabbri-ciere era Camillo Vistarini, congiunto di Ferdinando. La cappella del Sacra-rio, ora delle Reliquie, risulta essere, allo stato attuale degli studi, l’unica ope-ra effettivamente progettata dal Tibaldi a Lodi, nonostante la tradizione at-tribuisca al bolognese il progetto del convento olivetano di San Cristoforo:cfr. A. FERRARI, Il tempietto di Pellegrino Tibaldi, in Custode della città. IlDuomo di Lodi e i suoi tesori, a cura di L. Anelli e A. Beltrami, Bergamo2014, pp. 117-121.17 ASDLo, Parrocchie, Lodi - San Lorenzo, b. 2, Cappellania della Purificazio-ne 1572-1782, «Cappellania beneficiata sotto il titolo della Purificazione dellaBeata Vergine Maria eretta nella collegiata di S. Lorenzo di Patronato Vistari-

ni». Il documento di fondazione, perduto, venne rogato il 19 marzo 1490 pres-so il notaio Giacomo Brugazzi, cancelliere della curia vescovile di Lodi.18 F. CONTI - V. HYBSCH - A. VINCENTI, I castelli della Lombardia, I, Novara1990, p. 91; FERRARI, 2009-2010, p. 75.19 B. AGOSTI, Interpretazioni della scultura rinascimentale lombarda tra Vasari eCicognara, in Scultura lombarda del Rinascimento. I Monumenti Borromeo, a cu-ra di M. Natale, Torino 1996, pp. 307-309; L. SAMARATI, I vescovi di Lodi, Mi-lano 1964, pp. 217-219.20 ASDLo, Archivio della Curia Vescovile, Visite Pastorali, visita monsignor Sca-rampo, San Lorenzo, 1572.21 IN MEMORIAM | LANCELLOTTI VISTARINI V.C. | IOAN. GALEATI DUCIS I MEDIOL.| COHORTIS TURMAEQUE, EQ. | PRAEFECTI | ET CERVATI, DANIELIS, BASSIANI AC

ALOYSI FIL. ALEXANDRI Q. N. | ET LANCELLOTTI CERV. FIL. DUCIS | MAXIMILIANI

SENATORIS. | QUI OMNES EQUESTREM DIGNITATEM | OBTINUERE | OB INSIGNES

EORUM VIRTUTES ET | RES BENE GESTA DOMI FORISQ | ASPRANDUS VISTARINUS

LANCELLOTTI FIL. | FECIT | ANN. MDXXXII.

3. Lodi, chiesa di San Lorenzo, cappella dell’Addolorata (già della Purifi-cazione), particolare.

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Arte Lombarda | ADAM FERRARI

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ricordati i genitori, Asperando e Isabella, assieme al fratello Pro-spero22. Le lastre sono sormontate da due riquadri monocromiad affresco, ove trovano posto i simboli della Passione di Cristosu fondo dorato a imitazione di un mosaico a tessere regolari, at-tribuiti dallo storico lodigiano Giovanni Agnelli alla mano delFiammenghino: trattasi in realtà di opere di anonimo autore. IlFiammenghino, secondo quando riportato dal padre oratorianoGiambattista Molossi nel suo manoscritto Pubbliche pitture dellacittà di Lodi (1786-1789)23, eseguì gli affreschi per la prima cap-pella a sinistra, dedicata alla Concezione della Vergine.

Secondo il canonico Defendente Lodi24, personaggio di spiccoper la vita culturale (e non solo) della Lodi tra fine Cinque e inizioSeicento, Ferdinando commissionò allo scultore Antonio Abondiodetto l’Ascona25, già al lavoro per il rifacimento del coro della chie-sa tra il 1565 e il 1568 (fig. 4)26 e impegnato anche nel cantieredell’Incoronata27, la volta in stucco ‒ antistante al vano ‒ con figure

di santi (perduti) attorno all’Arma dei Vistarini, da datare tra il1572 e il 1574 (fig. 5)28. La Pietà, firmata e datata da BernardinoCampi al 1574 (fig. 6), è così descritta da Alessandro Lami nel suoDiscorso intorno alla scoltura et pittura, edito nel 1584 a Cremona:

Nella chiesa di S. Lorenzo di Lodi ci è un’ancona di mano di Ber-nardino, ch’egli tre anni sono fece al signor Ferdinando Vistarino,nella quale è dipinto Cristo morto, la Madonna, san Rocco e sanSebastiano, figure veramente molto graziose, e degne che sianochiamate di Bernardino Campi29.

La Vergine, seduta e in posizione centrale, rivolge uno sguardopieno di dolore e di rassegnazione verso il corpo senza vita diCristo, il cui braccio sinistro ricade elegantemente su quello de-stro della madre che lo sostiene al centro. Sulla sinistra, in piedi,un santo vescovo regge con la mano sinistra il pastorale mentrela destra è appoggiata sul petto in segno di rispetto verso Cristo.

22 I.S | ASPERANDO VISTARINO EQUITI | SPLENDIDISSIMO | QUEM IN PANNONIA

EQUITIBUS | GRAVIS ARMATURAE CENTUM | REX ROM. FERD. PRAEFECIT | ET KA-ROLUS CAES. IN TAURINIS | ET RESP. GENUENSIS IN CORSICA | PEDITES BIS MILLE-NOS SUB | SIGNIS DUCERE VIRTUTIS CAUSA | ULTRO VOLVERUNT | VIXIT AN. XXXIII

| ET ISABELLAE VISTARINAE EIUS | CONIUGI FIDE PUDICITIA SANCTI | TATE ANTI-QUIS ILLUSTRIBUSQUE | FEMINIS SIMILLIMAE | QUAE VIXIT AN. XL | FERDINANDUS

ET VISTARINUS FILII | PARENTIBUS OP. MERITIS | ITEM | CERVATO PATRUO AC PRO-SPERO FRATRE | ANIMIS SUAVISSIMIS FECERE | AN. MDLXVI.23 La pittura a Lodi in un manoscritto di Giambattista Molossi, in Oltre i Piaz-za. La cappella del Rosario in S. Domenico e altri episodi dell’arte a Lodi trafine ’500 e metà ’600, a cura di F. Cavalieri e M. Comincini, Bergamo 2010,pp. 190-191.24 P. COSENTINO, Lodi, Defendente, in Dizionario biografico degli italiani, LXV,Roma 2005, pp. 381-383.25 B. AGOSTI, Colossi di Lombardia, in «Prospettiva», 83-84 (1996), pp.

177-182.26 C. FRACCARO, Due nuovi documenti per Callisto Piazza e Pellegrino Tibaldi aLodi, in «Archivio storico lodigiano», CXIII (1994), pp. 301-310.27 G. C. SCIOLLA, L’arte: Cinquecento lodigiano, in Lodi. La storia, Bergamo1990, II, pp. 174-217.28 D. LODI, Chiese di Lodi. San Lorenzo, in «Archivio storico per la città e co-muni del circondario di Lodi», XVII (1898), pp. 130-131.29 A. LAMI, Discorso di Alessandro Lamo intorno alla scoltura, et pittura, in G.B. ZAIST, Notizie istoriche de’ pittori, scultori, ed architetti cremonesi, Cremona1774, II, p. 81. Il Lami inizia a redigere la biografia di Bernardino Campi at-torno al 1577, ma questa sarà edita solo nel 1584 a opera del Malosso. Sullapala cfr. R. MILLER, scheda 1.15.16, in I Campi. Cultura artistica cremonese delCinquecento, catalogo della mostra, a cura di M. Gregori, Milano 1985, pp.167-168; R. MILLER, scheda 71, in Pinacoteca di Brera. Scuola lombarda, liguree piemontese 1535-1796, Milano 1989, pp. 139-140.

4. Antonio Abondio detto l’Ascona, Santa Lucia e David che uccide Golia. Lo-di, chiesa di San Lorenzo, particolare del coro.

5. Antonio Abondio detto l’Ascona (?), Arma dei Vistarini. Lodi, chiesa di SanLorenzo, cappella dell’Addolorata (già della Purificazione), particolare della volta.

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A destra, invece, accompagnato dall’immancabile cagnolino, sanRocco con il bastone e il mantello del pellegrino china il capoverso la Vergine, ma mostra – appoggiando la gamba destra suun sasso – la piaga indicandola con il dito indice della mano si-nistra. Le figure si trovano in uno spazio roccioso, brullo e, sullosfondo, il sole che sta tramontando colora di rosa le nubi. In bas-so, a destra, sono poggiati i chiodi e la corona di spine, mentre asinistra sono ben leggibili la data a e la firma apposte dal pittore.

La pala mostra, invece del san Sebastiano citato dal Lami, unvescovo: si tratta probabilmente di Bassiano, patrono della chiesalaudense, senza l’attributo iconografico della cerva30; di questoparere è il Lodi, nella sua descrizione della chiesa di San Lorenzo:«L’ancona, che rappresenta la Vergine, il Salvatore morto, S. Bas-siano e S. Rocco, è di Bernardino Campi, imitazione della Pietàdi Michelangelo»31. L’inserimento di san Rocco potrebbe essereun riferimento al padre di Ferdinando, Asperando, morto di pe-ste nel 1554 durante il ritorno dalla campagna di Corsica oveaveva combattuto assieme al suocero Ludovico.

Bernardino utilizzò, per il gruppo centrale con la Vergine el’esanime corpo di Cristo, un modello già impiegato per la pala– firmata nello stesso anno ma commissionata nell’agosto 1572– della chiesa di Santa Caterina a Crema (ora Milano, Pinacote-ca di Brera) ove sono raffigurati santa Caterina d’Alessandria,due figure con l’abito dell’ordine carmelitano identificate comei profeti Elia ed Eliseo e, sulla destra, il committente GabrieleQuintiano inginocchiato32.

Già il Lodi, nella sua brevissima descrizione dell’ancona, vedenella celebre Pietà vaticana di Michelangelo il modello utilizzatodal pittore per il gruppo centrale, come afferma Adolfo Venturinel paragrafo dedicato alla pala di Crema nella sua Storia dell’arteitaliana (1933)33.

Ferdinando seguì da presso l’esecuzione dei lavori, spinto dallavolontà di essere sepolto nel mausoleo di famiglia, come affermònel proprio testamento: volle infatti essere inumato nella nuda ter-ra, al di sotto del pavimento marmoreo, accanto ai congiunti34. IlVistarini morì la notte di santa Lucia (12 dicembre) del 157635;poco dopo, in occasione della visita pastorale di monsignor Giro-lamo Federici (1579), consigliere del Borromeo e zelante nell’ap-

plicazione dei dettami tridentini36, venne imposto agli eredi di por-re i nomi sotto ai santi in stucco attorno all’Arma dei Vistarini37.

Sempre nella stessa visita il Federici afferma che l’insieme an-cora non era completato: «supra altari nulla adest icona, sed dic-tum fuit illam esse apud predictum dominum Vistarinum»38.Vistarino, fratello di Ferdinando, soldato al seguito del duca di

30 Sull’iconografia di san Bassiano si veda St. Bassian (Bassiano), in G. KAFTAL,Iconography of the Saints in the painting of North West Italy, Firenze 1985, coll.124-138.31 LODI, Chiese di Lodi..., 1898, p. 131.32 MILLER, 1989, p. 139.33 A. VENTURI, Storia dell’arte italiana, IX/VI, Milano 1933, pp. 916-917.Ricordata dagli storici locali, la pala lodigiana è riprodotta fotograficamenteper la prima volta nell’articolo di Giovanni Baroni dedicato ai Campi nel1931, ma è nuovamente dimenticata nella successiva voce biografica curatada Silla Zamboni per il Dizionario biografico degli italiani, 17, Roma 1974,pp. 506-509. È Clotilde Fino, nel suo intervento pubblicato nel 2006, la pri-ma studiosa a occuparsi dell’opera: cfr. G. BARONI, L’opera dei pittori Campinel lodigiano (1577-1594), in «Cremona», III (1931), pp. 292-293; S. ZAM-BONI, Campi, Bernardino, in Dizionario biografico degli italiani, XVII, Roma1974, pp. 506-509; C. FINO, L’attività di Bernardino Campi a Lodi. La Pietàin San Lorenzo, in «Quaderni dell’Archivio Storico di Lodi», 15 (2006), pp.16-23, 28-29.

34 ASCLo, Notarile, Giovanni Battista Modignani, b. 32, dicembre 1576, «Te-stamentum Ill. d. Ferdinandi Vistarini».35 Vi è una missiva di Vistarino Vistarini che informa il cardinale Borromeodella morte di Ferdinando: «Per la servitù qual tiengo con v. s. Ill. et parentellacon amicitia congiunta in ambi le case nostre è che mio debito che con quellapartecipi gli miei travagli la saprà dunque come al Sommo Dio è piaciuto man-dare a miglior vita il S. Ferdinando mio fratello et tanto suo servitor con graveperdita della casa nostra havendo ricevuto gli ordini della S.ma Chiesa con chefine gli resto baciandoli le mani che Nostro Signore gli guardi sua venerandapersona, di Lodi, 18 dicembre 1576» (BAMi, F 137 inf., Lodi, 18 dicembre1576, Vistarino Vistarini al cardinale Borromeo).36 SAMARATI, 1964, pp. 224-228.37 «In cappella Ill.is D.ni Vistarini ad imagines ex stucho, quae sunt in quatuorangulis, ponatur nomen sanctorum»; ASDLo, Archivio della Curia Vescovile,Visite Pastorali, visita monsignor Federici, San Lorenzo, 1579.38 ASDLo, Archivio della Curia Vescovile, Visite Pastorali, visita monsignor Fe-derici, San Lorenzo, 1579.

6. Bernardino Campi, Pietà. Lodi, chiesa di San Lorenzo, cappella dell’Addo-lorata (già della Purificazione).

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Guisa, fece quindi issare la pala (che probabilmente custodiva)entro il maggio 1592, quando fu steso un inventario dei benidella cappella, ove è indicata una «anchonna una adoratta, consua tendina di tella accomodatta con la pianetta che havea»39.Dall’issamento della Pietà sull’altare, la cappella sarà detta«dell’Addolorata», nonostante nei documenti mantenga l’origi-nale intitolazione alla Purificazione della Vergine. L’ultimomembro della casata seppellito all’interno del sacello fu il figliodi Vistarini, il conte Ludovico junior (1583-1649), le cui spogliemortali furono qui traslate nel 1650 dalla chiesa di Salerano40.

La cappella della Purificazione non fu l’unico sepolcro deiVistarini in San Lorenzo: Ferdinando ebbe cura anche delle spo-glie mortali del congiunto Giovanni Agostino Vistarini (mortonel 1572)41, sepolto vicino al presbiterio secondo una lapide per-duta (ma descritta dall’erudito Bassano Martani) un tempo col-locata nelle adiacenze della porta laterale della chiesa42.

Lancillotto junior (1532-1569), zio paterno di Ferdinando e re-sidente a Milano, ottenne invece, per la propria famiglia, il patro-nato della cappellania di san Girolamo43. Il monumento funebredel Vistarini44, le cui spoglie vennero trasferite a Lodi nel 1569, fucommissionato dalla moglie Deidamia Cassino45 allo scultore cre-monese Sebastiano Nani46. Collocato a destra del portale d’accessodella chiesa di San Lorenzo, il monumento è stato trasferito nellacattedrale di Lodi durante i lavori di restauro (1958-1964) condottidall’architetto Alessandro Degani. Posizionato lungo la parete por-tante della navata sinistra e completamente decontestualizzato47, ilsepolcro, in marmo rosso, poggia su un rialzo di blocchi di pietra.Racchiuso tra due cornici, un blocco di marmo nero riportaun’iscrizione dedicatoria in lettere capitali dorate48. All’interno diuna piccola edicola, al di sopra del sarcofago, è contenuta un’urnacineraria nera con incise, in lettere capitali dorate, le iniziali L. V.

Note sul busto di Ludovico Vistarini

Il busto di Ludovico Vistarini (Lodi, Museo Civico; fig. 7), di no-tevoli dimensioni (cm 106 × 76 × 145), mostra il colonnello pa-ludato da una sontuosa corazza da parata detta alla ‘romana’,probabilmente simile a quella che il lodigiano possedette nellarealtà, forgiata nella bottega milanese dei Negroli49.

II pezzo, ove l’aspetto del colonnello è diverso da quello mo-strato nel ritratto eseguito da Callisto Piazza (1530 circa, Mila-no, Pinacoteca di Brera)50, proviene dal palazzo Barni in Lodi(l’antica dimora dei Vistarini in Porta Regale, venduta nel di-cembre 167251). Il busto – assegnato a Leone Leoni da Sciollanel catalogo del Museo Civico di Lodi52 – è attribuito ad AngeloMarini detto il Siciliano da Susanna Zanuso53, grazie a convin-centi confronti con altre opere firmate dello scultore, arrivatodalla Sicilia con Ferrante Gonzaga nel 1546.

I confronti proposti dalla Zanuso, con il Monumento a PioIV nel Duomo di Milano e con il San Michele della facciatadella Certosa di Pavia, evidenziano quelle che sembrano esserele caratteristiche esecutive del Marini: la resa di uno sguardofermo, quasi raggelato, assieme al modo di trattare determinatiparticolari fisici, quali gli occhi e la barba (quella del Vistariniè però scolpita in maniera più ricca nelle sue parti terminali).Il ductus dei panneggi, che paiono morbidi, ricchi di pieghe edi effetti chiaroscurali, dona alle parti ricoperte un piacevoleeffetto plastico, avvolgendole dolcemente. Ciò è evidente conmaggior forza nel ritratto di Ludovico, con l’ampio e morbidomantello appoggiato sulla spalla sinistra, che crea delle profon-de zone d’ombra tra le corpose pieghe. L’insistenza dello scul-tore nella meticolosa resa dell’armatura e nella realizzazione deitratti somatici del volto, fanno sì che il ritratto scolpito del Vi-

39 ASDLo, Parrocchie, Lodi - San Lorenzo, b. 2, Cappellania della Purificazio-ne 1572-1782, «Inventario della Cappella della Purifficatione della Madonnaeretta in San Lorenzo di Lodi qual è juspatronato dell’Ill. S.r Vistarino de Vi-starini». Per una trascrizione degli inventari della cappella cfr. FERRARI, 2009-2010, pp. 171-172.40 FERRARI, 2012, p. 95.41 Figlio di Giovanni Clemente Vistarini, governatore della città di Lodi nel 1526e nel 1531. Cfr. ASMi, Araldica p. a., 129, fasc. 13, Genealogia Vistarina; M. DE

LUCA, Tra Quattro e Cinquecento. Il governo della città di Lodi dagli Sforza alle do-minazioni straniere, in Lodi, Estado de Milan. L’amministrazione della città di Lodi1494-1706, a cura di M. Schianchi, Azzano San Paolo 2010, pp. 54-55, 95-96. 42 B. MARTANI, Sui capi d’arte e d’archeologia in Lodi, Lodi 1868, p. 67.43 Cfr. ASDLo, Parrocchie, Lodi - San Lorenzo, b. 1, Canonicato di San Ge-rolamo.44 Cfr. MARTANI, 1868, p. 64; B. MARTANI, Lodi nelle sue antichità e cose d’arte[1874], Lodi 1876, pp. 28-36.45 La nobildonna, moglie in prime nozze del conte Pietro Cavazzi della Soma-glia, aveva commissionato per il monumento funebre di quest’ultimo degli af-freschi alla bottega di Callisto Piazza (1556), dipinti nella cappella della SantaCroce nella cattedrale di Lodi; cfr. A. FERRARI, Frammenti da un sepolcro, inCustode della città…, 2014, pp. 108-115. Menzionata da Cesare Negri (C. NE-GRI, Le gratie d’amore, Milano 1602, p. 18) per avere partecipato alle feste or-ganizzate durante il governo di Gonzalo Fernández de Córdoba, duca di Sessa,e di Francesco Ferdinando d’Avalos, marchese di Pescara, Deidamia venne ri-tratta dal Lomazzo in una effige perduta: «E ritratti di Principi, et Signori / Et

savi grandi in pareti, et in quadri, / Di quali ancor mandai in altre parti: / (Ilche sogliono far de i nostri molti, / Che cataloghi fan di loro pitture, / In finquando elli son a li agiamenti) / Io ritrassi fra gli altri [...] / Deidamia Vistari-na» (G. P. LOMAZZO, Breve trattato della vita dell’autore descritta da lui stesso inrime sciolte, in Rime di Gio. Paolo Lomazzi milanese pittore, divise in sette libri,Milano 1587, pp. 530-531, 533). 46 Nanni, Sebastiano, in G. GRASSELLI, Abecedario biografico dei pittori, scultoried architetti cremonesi, Cremona 1827, pp. 182-183.47 MARUBBI, 1997, pp. 65-74, 479-490; E. GUGLIELMI, La Cattedrale di Lodi.L’immagine della fede tra storia e simbolo, Lodi 2001, p. 107; FERRARI, 2009-2010, pp. 93-94.48 S. T. | LANCELOTO VISTERINO LANCEL. EQ. F. | PATRITIO PRIMARIO RE MILITARI

INSIGNI | DEIDAMIA CASSINA MARITO OPTIMO. P. | VIXIT. A. XXXVII. M. II. D. III. |AN. SAL. M. D. L. XIX. M. OCTOB.49 S. LEYDI, Milan and the arms industry in the sixteenth century, in Heroic Ar-mor of the Italian Renaissance. Filippo Negroli and his contemporaries, catalogodella mostra, a cura di S. W. Phyrr e J. A. Godoy, New York 1998, p. 46.50 G. FOSSALUZZA, scheda 40, in I Piazza da Lodi..., 1989, pp. 231-234; S. B.PISTOLETTI, scheda 82, in Pinacoteca di Brera..., 1989, pp. 161-163; FERRARI,2009-2010, pp. 122-146.51 Sulla complessa vicenda della vendita dell’«heredità vistarina» si veda FER-RARI, 2014, pp. 96-103.52 G. C. SCIOLLA, Lodi. Museo Civico, Bologna 1977, p. 34, scheda 114.53 S. ZANUSO, scheda 10, in Il ritratto in Lombardia. Da Moroni a Ceruti, catalo-go della mostra, a cura di F. Frangi e A. Morandotti, Milano 2002, pp. 68-69.

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Ferdinando Vistarini (1540/42-1576) e la cappella della Purificazione in San Lorenzo a Lodi: committenza e memorie di famiglia

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starini sia il risultato di una meditazione del Marini sulle ag-giornatissime opere prodotte dal Leoni, che concorrerannoall’elaborazione del concetto di state-portrait, diffusosi in tuttaEuropa durante la dominazione degli Asburgo su gran partedel vecchio continente.

La Zanuso ipotizzò, nella sua scheda del 2002, che l’operapotesse fare parte dell’arredamento del già citato monumentofunebre allestito nella cattedrale di Lodi nell’agosto 1557 inonore del ‘Padre della Patria’, Ludovico appunto. Leggendo ladescrizione dell’apparato funebre, fornita dal Repertorium delLibro delle Provvisioni del Comune di Lodi, che registra lospostamento del cadavere di Ludovico da San Lorenzo allacattedrale, si intuisce subito che il pezzo non era stato appron-tato per il monumento: «Depositum corporis D. Ludovici Vi-starini faciendum in ecclesiae maiori Laudi capensis comitis,cum vexillo, et imagine divi Bassiani, et armis comis. 23 au-gusti 1557 in libri provvisioni»54. Il corpo del Vistarini, comeper tutti i militari di rango del Cinquecento, fu issato in unacassa di legno avvolta in panni di broccato contro un pilastro

del presbiterio sopraelevato, dirimpetto all’organo. La cassaera fissata alla pietra mediante delle catene, in grado di soste-nere il peso dell’apparato. Furono aggiunti, per ricordare lavocazione del Vistarini, armi e altri orpelli militari, in partedipinti. Il ricco apparato possedeva un’immagine, una tela conl’effige di san Bassiano, patrono della diocesi, il cui tesoro, do-nato dal vescovo Carlo Pallavicino il 15 giugno 1495, vennestrenuamente difeso da Ludovico durante il sacco di Lodi delmaggio 152255.

Il busto, scolpito attorno al 1560 circa, poté forse essere de-stinato alla cappella della Purificazione, a memoria del più illu-stre membro della casata, e ritirato successivamente in occasionedell’emanazione dei Decreta e dei lavori voluti da Ferdinando: ilpezzo non è citato però dagli inventari e la campagna decorativaavviata dal giovane Vistarini, incentrata sul tema della Pietà edella Passione di Cristo, nulla aveva a che vedere con un ritrattoscolpito di tale foggia ‘profana’56. Ferdinando riteneva probabil-mente sufficiente ricordare Ludovico mediante la lapide marmo-rea (perduta) fatta apporre in cattedrale dalla madre Isabella, con

54 ASCLo, Repertorio delle Provvisioni, S. 2, 1, 1500-1554, f. 268.55 FERRARI, 2014, p. 80.56 Sui ritratti scolpiti e la loro dispersione durante l’episcopato di Carlo Borro-

meo si veda S. ZANUSO, Ritratti scolpiti nella Milano Asburgica, in Il ritratto inLombardia…, 2002, pp. 319-329.

7. Angelo Marini detto il Siciliano (?), Ludovico Vistarini. Lodi, Museo Civico. 8. Scultore milanese dell’ambito di Angelo Marini (?), Giacomo Maria Stampa.Baltimora, Walters Art Gallery.

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un’iscrizione composta dal coltissimo Marco Girolamo Vida57,unica testimonianza del sepolcro smantellato nel 156658.

Ma un’altra ipotesi si fa strada: il busto di Ludovico Vistarinipotrebbe essere stato commissionato dal nipote Ferdinando peruna funzione commemorativa privata tutta familiare. Non sa-rebbe l’unico caso, all’interno del circolo politico-culturale in cuisi muoveva la famiglia Vistarini, di un’effige marmorea che trovaposto all’interno di uno degli ambienti delle più importanti di-more nobiliari milanesi. Il senatore Giacomo Maria Stampa, cu-gino in primo grado di Massimiliano, nella sua abitazione inPorta Ticinese, prossima a quella del congiunto, aveva fatto col-locare il proprio busto di marmo scolpito nel 1533 (Baltimora,Walters Art Gallery, fig. 8) in una nicchia al di sopra di una por-ta, corredato da un’iscrizione latina59. Anche Gabriele Serbelloni(detto il Gran Gabrio), cugino di Pio IV, capitano della guardiapontificia e nonno di Aurelia, moglie dal 1599 di Ludovico Vi-starini junior, venne ritratto in un busto di anonimo autore60,eseguito in pendant con quello del fratello cardinale GiovanniAntonio (secondo un’ipotesi della Zanuso), per essere collocatonella dimora del celebre condottiero in Porta Orientale.

Il busto del Vistarini potrebbe essere stato posizionato dal ni-pote nel salone principale o in qualche sovrapporta del palazzoin Porta Regale a Lodi, a venerata memoria delle gloriose gestadel colonnello. Fu successivamente trasferito sullo scaloned’onore all’epoca dell’acquisto del palazzo da parte dei Barni ecollocato in una nicchia con una ghirlanda barocca, rimanendo-vi almeno fino al 1950, quando Cesare Jacini ne pubblica unariproduzione nell’opera Il viaggio del Po61, prima attestazionedell’esistenza del busto.

Il busto di Ludovico Vistarini non fu l’unica immagine scol-pita per ricordare un membro della casata: Defendente Lodi neisuoi Commentarii della famiglia Vistarini62 cita un busto (proba-bilmente perduto) che ritraeva proprio Ferdinando, collocato

nella prima metà del Seicento nel palazzo di famiglia e corredatoda un’iscrizione latina composta da Giovanni Battista Cano,poeta e antiquario lodigiano63. La presenza di queste due effigimarmoree suggerirà al conte Ludovico junior l’idea di costituireuna galleria di ritratti dei più celebri membri della casata, comeaffermò il Lodi nella lettera dedicatoria dell’opera, indirizzata alchierico Giovanni Vistarini (1603-1631):

la Repubblica Romana vera madre e nutrice d’elevati ingegni perdestare in essa continui e acuti stimoli d’opere gloriose, con singo-lar provvedimento introdusse nelle famiglie nobili l’uso di conser-vare con isquisita diligenza le immagini dipinte o scolpite al vivodei suoi celebri progenitori, avvisando con ciò di mantenere in per-petuo viva la memoria di quei personaggi [...]. Questa non men lo-devole che antica consuetudine si crede, che il signor conte Lodo-vico, padre di V. S. si avesse proposto di rimetterla in uso, quandonella galleria del suo palazzo qui in Lodi diede principio poco fa adrizzarvi più d’una statua, dedicandole con nobili iscrizioni allamemoria perpetua d’alcuni suoi antenati [...]. Tuttavia consideratolo strabocchevole numero di essi, in modo da eccedere i termini digalleria e toccar piuttosto quelli di spazioso teatro, tralasciò per al-lora di proseguire l’incominciato disegno64.

Il progetto del nobiluomo lodigiano fu quindi presto abbandona-to a causa del gran numero di avi meritevoli di essere ricordati nelmarmo scolpito. Entrò quindi in gioco il canonico, a cui vennechiesto di stendere le biografie di vari membri della casata, scrittecon l’ausilio nel notaio Ludovico Bracco di Paolo65. DefendenteLodi ricostruisce così l’albero genealogico della famiglia e, in virtùdella ricerca condotta negli archivi cittadini, riesce ad «allargare ilcampo più che con nomi semplici anche con notizie sulle qualitàed azioni dei varii soggetti»66, in modo che «ci si presentino comein vivo specchio agli occhi dell’intelletto le loro vere effigi espressedai propri costumi e virtuose azioni; acciò sempre vivano nella no-stra memoria e negli altri che verranno dopo di noi»67.

57 La lapide è trascritta dal canonico Lodi: D. O. M. | HOSPES SI FORTE NESCIS

HIC SITUS EST | LUDOVICUS VISTARINUS ILLE PATRIAE SERVATE PARENS | BELLICA

LAUDE SECUNDUS NEMINI SUORUM TEMPORUM | RE BENE GESTA CAESARIS FRAN-CISCI SFORZAE GENUENSIUM | PROPRIUS ACCESSIT AD ANTIQUOR. | IMPERATO-RUM GLORIAM. | TER EX PROVOCA TIONE VICTOR SEPE VICTIS SEPIUS FUGATUS

HOSTIBUS | MORBO DENIQUE CONSUMPTUS MAGNUM ITALIE RELIQUI SUI DESI-DERIUM. | CUM VIXISSET ANNI. LXXVII. | ISABELLA VISTARINA PERPETUAM MOE-RENS PARENTI B. M. P. (LODI, Chiese di Lodi..., 1898, p. 169). La lapide risultaancora visibile alla data 1776: cfr. G MOLOSSI, Memorie d’alcuni uomini illustridella città di Lodi, Lodi 1776, II, p. 61.58 Le pitture a monocromo furono rimosse nel 1588, durante l’episcopato diLudovico Taverna: MOLOSSI, 1776, II, p. 62.59 L. LOJACONO, scheda 3.7, in Milano ritrovata. La via sacra da San Lorenzoal Duomo. Parte seconda, catalogo della mostra, a cura di M. L. Gatti Perer, Mi-lano 1991, pp. 199-200; SACCHI, 2005, II, pp. 518-524.60 S. ZANUSO, scheda 12, in Il ritratto in Lombardia…, 2002, pp. 72-73.61 C. JACINI, Il viaggio del Po. Traccia storico-estetica per la visita ai monumentied ai luoghi della Valle Padana, V, Le città, parte II, Lombardia. Milano e le cittàdel ducato, Milano 1950, p. 392.62 Raccolta di biografie divisa in dieci libri, è pubblicata sul periodico «Archi-vio storico per la città e comuni del circondario di Lodi» tra il 1892 e il 1898.Gli unici riferimenti cronologici utili per una datazione dell’opera sono la de-dica del manoscritto a Giovanni Vistarini, morto nel 1631, e una lettera scritta

al Lodi dallo storico cremonese Giuseppe Bresciani, datata 26 dicembre 1653,in cui si chiedono all’autore ragguagli sulla possibile pubblicazione dell’opera.L’encomio della famiglia è probabilmente steso negli anni venti del Seicento,con un continuo aggiornamento delle informazioni da parte dell’autore. Cfr.FERRARI, 2009-2010, pp. 37-39.63 FERDINANDUS VISTARINUS | ASPERANDI F. S. | V. M. AP ONNAE. OB. SING. VIR. |PRUDENT | LIBERALITAT. ANT. | IN MOLIMINE EGREG. RER | IMMATURA O INTER.| P. TANTO PROPUGNATORE | DEC. VI. VIR | ORBATAE | PP. BL. ET MEREOR. COM.REL.; LODI, Commentarii, 1898, p. 27.64 LODI, 1892, p. 101.65 LODI, 1892, p. 101. Ludovico Bracco è il notaio che nel 1618 si occupa del-la divisione dei beni della famiglia Vistarini. Non vi è traccia di suoi documentio atti conservati presso l’Archivio Storico Comunale di Lodi. 66 LODI, 1892, p. 102.67 LODI, 1892, p. 102.

Referenze fotografiche

1-6: foto dell’Autore; 7: da Il ritratto in Lombardia…, 2002, p. 69, su conces-sione del Comune di Lodi; 8: scholarly reproduction permission by WaltersArt Gallery, Baltimora.

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