Spiritualità e sessualità

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La forza di Eros nella sessualità

 La forza di Eros nella spiritualità

Milano, 7 febbraio 2015www. laboratorio-coscienza.org

Elio Occhipinti

Per Esiodo (VIII-VII sec. a.C.) Eros è una divinità primordiale, antica come Gea (la Terra) stessa. Non è il figlio di Afrodite, ma il suo compagno di ogni momento. L'Eros di Esiodo aveva una potenza enorme, poteva causare danni a cui nessuno poteva porre rimedio, né uomini né dèi.

Eros è figlio del Caos e ciò indica che da ogni movimento caotico può nascere la creatività, inoltre, l’eros è sempre teso verso le proprie origini nel caos, che cerca di ritrovare per rivificarsi... Negli attacchi affettivi, nelle gelosie, nei colpi di fulmine e negli scompigli, troviamo il suo agire.

Per Empedocle (490-430 a.C. l'aggregazione e la disgregazione delle radici primigenie, fuoco (Ade), aria (Zeus), terra (Era), acqua (Nesti) sono determinate dalle due forze cosmiche e divine Amicizia o Eros e Odio o Discordia (νε κος - neixos), secondo un ῖprocesso ciclico eterno.

Ancora per Euripide (485-406 a.C.) Eros non era la divinità dell’amore, ma una divinità con un grande e pericoloso potere.

Il suo potere era illimitato, già attivo nei tempi primordiali. Per questo motivo era adorato in alcuni casi sotto forma di una pietra grezza.

Nella tarda mitologia greca è considerato figlio di Afrodite ed Ermes, oppure della dea e di Ares, il dio della guerra, o, infine, un figlio di Zeus, concepito con la figlia Afrodite, in modo tale che Zeus fosse al contempo padre e nonno del piccolo, in altre culture ancora è considerato figlio di Afrodite ed Efesto, il marito legittimo della dea.

La potenza divina di Afrodite è l’amplesso (γάμος), non solo quello legittimo perché qualunque attività umana può assumere una dimensione sacrale; e l’amplesso è sacro in quanto vi si manifesta la forza (δύναμις) che congiunge l'elemento maschile con l’elemento femminile, impersonata da Afrodite.

Secondo Platone Eros è figlio di Pòros (abbondanza, ricchezza) e Penìa (povertà, privazione): povero come la madre, Eros aspira alla ricchezza del padre, è quindi anche una tendenza, una mania (μανία), uno stato emotivo provocato dalla bellezza terrestre che stimola il ricordo di quella perfetta e intelligibile, celeste, da cui l’anima è caduta.

Non è tuttavia la bellezza l’oggetto del desiderio dell’anima ma la sua fecondità. A questo punto il filosofo ateniese individua due tipi di Eros: l’amore sensuale attratto dalla bellezza dei corpi provocante la fecondità fisica, e l’amore celeste attratto dall’amore spirituale e provocante la fecondità spirituale.

Il vero amante si eleva quindi per sei gradi di attrazione che lo conducono dall’attrazione fisica alla realizzazione spirituale: amore per un corpo bello; amore per la bellezza f isica in sé; amore per la bellezza delle attività, delle condotte; amore per la bellezza del sapere ; amore per la Bellezza in sé .

La peculiarità di Eros è essenzialmente la sua ambiguità, ovvero l'impossibilità di approdare a un sapere certo e definitivo, e tuttavia l’incapacità di rassegnarsi all’ignoranza.

L’amore porta fuori dal luogo (tópos) dove solitamente si svolge la vita, crea uno stato di sospensione in cui spazio e tempo perdono estensione e durata. E-straneo all’ordinato scorrere della quotidianità, l’amore è átopos, è fuori luogo.

L’ Eros non è qualcosa di cui l’Io dispone, ma semmai è qualcosa che dispone dell’Io, qualcosa che lo incrina, che lo apre alla crisi, che lo toglie dal centro della sua egoità, dall’ordine delle sue rappresentazioni del mondo.

Sapere le cose d’amore significa sapere che con le cose d’amore siamo in rapporto con l’altra parte di noi stessi, con la psiche oscura e folle da cui un giorno ci siamo emancipati, senza però lasciarla alle nostre spalle come un ricordo del passato.

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