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esÉrGeÉG

Francesco Benigno

che tipo di cerimoniale si adotta, e come noi possiamo leggerlo, inuna situazione come quella della Sicilia tra Cinque e Seicento, in cuiil re è assente e la funzione di capitale è incerta, contestata, condivisatra due città pretendenti, Palermo e Messinzr?I E soprattutto si puòparlare propriamente di cerimoniale in ÍnarrcaÍrza di un testo prescrit-tivo o normativo ed in presenza invece di modificaziori continueindotte da liti di precedeÍtza, sovrapposizioni di giurisdizione, conflittipoliticÍ? Il termine stesso cerimoniale, che prure è usato nei testi deltempo, appare per molti versi improprio. Abituati a teggere saintSimon v'è'il rischio che cerimoniale significhLi per noi etichetta, unaregola fissa e stabilita che esprÍme (e qui starebbe la funzione illustra-tiva) e attorno a cui si organizza (e qui stareblte la funzione performa-tiva) la competizione cortigiana per la precedenza2. Non si tratta qui diaddentrarsi nella problematica teorica insorta a seguito della conte-stazione delle tesi di R.A. Giesey e della sua sìcrlola3, ma solo metterein rilievo ia specificità di un cerimoniale, quello siciliano in età spa-gnola, che si svolge, non alla luce del sole, dji un re/sole che manca,ma, per usare una metafora antica, attorno a quella di un suo rappre-sentante, alla luce della lunaa. Per questo, anche per questo, pensosarebbe meglio parlare non di cerimoniale maL di cerimonialità, inten-dendola come un campo di rappresentazione sociale animato da sog-getti, logiche e forze concorrenti. Si tenterà di analizzare questo

' M. Aymard, Palermo e ssina, inM. Ganci e R. Romano, a cura di,Gouernare iL mondo. L'impero spa-gnolo dal XV aL XIX secolo, SocietàSiciliana di Storia Patria, Palermo1991, pp.).43-64; ho provato a tema-tizzare la questione in Integration andcoryflict in Spaní.sh Sicilg, in T. Dan-delet e J.A. Marino, a cura di, Spainin ltaLg. PoLitics, Societg and ReLigion15OO-1700, Brill, Leiden-Boston2OO7, pp. 24-44.2 Cfr. ora J.Duindam, Vienna andVer-sailles. The Courts oJ Europe's Dgna-stÍc Riuals 155O-178O. CUP. Cam-bridge 2OO3; tr. it. Vienna e Ver-

sarlles. Le corti di due grandí dinastíeriuaLí (155;0-1780), Donzelli, Roma2004.3 Cfr. la b.rillante messa a punto diM.A.Visceglia, La citta rituctle. Roma eI"e sue cerimonie' in eta rnoderna.Viella, Rorna 2OO2.a Ho analiz:zato ouesta e altre meta-fore del uaLimiento nel mio ImmaginideL uaLimietnto nei testi poLtticí del-L'epoca dí Calderon, in J. AlcalàZarnora e E. Belenguer, a cura di,Calderon de Ia Barca g La Esparta delBarroco, 2, voll., Madrid 2OOl, I,pp.693-706.

Mediterranea ?E Ricerche storiche 5 Anno V - Aprile 2008 l eQ' l\ru

F. B-D|/IGI/O

campo, che è molto piu vasto di quanto qui delineato, da un'angola-tura particolare, quella di chi guarda a questi soggetti, logiche e forzeconcorrenti nel momento in cui si dispongono attorno all'autoritaviceregia, simulacro e sostituto di quella sovrana.

rranno a questo fine utilÍzzate Ie cronache del tempo, i diari, masoprattutto Il Ceremoniale deLLi signort Vicer* un testo che, malgradoil nome, non è un protocollo, I'indicazione dli un ordine prescrittoG, mauna miscellanea confusa in cui si riportano, raccolti da diversa.manoe in ordine sparso, resoconti di cerimonie pubLrliche raccontate conun'attenzione particolare alla disposizione dei riti e all'ordine delleprecedenze: rnaterialmente raccolto attorno alla metà degli anni '60del I secolo, esso fa parte di una collezione di testi simili conser-vata tra le carte del protonotaro del regno, al cui ufficio toccava ladefinizione delle questioni procedurali e cerimonialiT.

centro di tutte queste relazioni sta ill rapporto tra la fonte, siapure indiretta, della potestas sowana e i vari soggetti, corpore, che sidispongono attorno ad essa, in uno spazio delimitato e in un tempodefinito. Si tratta di un un rapporto complersso, intrinsecamente e sot-tilmente ambiguo. A prima vista la cerimonialità che ne promanadiscende per imitazione da quella regia, e si potrebbe dire che essaruoti attorno al tema della vicinartza/lontananza dei vari soggettidalla fonte del potere sovrano. che se nrfra esiste un corpo mistico

5 E. Mazzarese Fardella, L. Fatta delBosco, C. Barile Piaggia, a cura di,CeremoniaLe de' signorí uiceré, innDocumenti per servire alla storia diSicilia,, s. IV, vol. Societa Sici-Iiana di Storia Patria, Palermo 1976.6 Come lo è invece il Cerimoniale delSenato di Palermo redatto nel 1610-11; cfr. il CeremoniaLe dell'iLLustns-sÍmo senato palermitano, in uDocu-menti per servire alla storia diSiciliar,, quarta serie, cronache e

scritti varii, vol. III, fasc. I, SocietàSiciliana di Storia Patria, Palermor895.7 V'è da chiedersi come mai, mentre ilSenato di Palermo dava incarico nel1610 a Don Bernardino Bologna uchesi facesse un notamento dÍ tutti quellibuoni uffici di complimenti e cere-monie che per tutto I'anno ed in varieoccorrenze e con diversi personaggicostuma di fare,, niente del generesia awenuto per il cerimoniale vice-regio. Una prima ragione può essere

che la forrnalizzazione del cerimo-niale, cosi come la nomina deliostesso l3ologna il 26 agosto I6L1 amaestro di cerimonie del Senato diPalermc,, sono parte della competi-zione per il ruolo di capitale. Nel pre-ambolo al testo del Bologna (p.9 esgg.) il Senato di Palermo ricordainfatti le motivazioni che 1o hannospinto a tale iniziativa: <poichè indiversi tempi et occasioni occorronoalf ill.mo senato di questa città diPalermo molte cose d'importanza,così di cerimonie come d'anticheosservarì.ze, le quali poco men chetutte stan appoggiate nelle menti dialcuni prochi cittadini o ministri delladetta città e non tutte in una solapersona ma disperse in diversi, ethessenClo la memoria umana labile,si è perrsato di formare (un ceremo-niaro di tutte quelle cose che il senatosuole orsservare nel suo reggimentosecondc, le sue antiche consuetu-dini,.

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LEGGERE TL CERIMONIALE LI'A SICILIA SPAGNOLA

viceregios, si può dire in un certo senso che esiste un'aurea viceregia,

una sfera simbolicamente connotata di atti chLe consentono una forma

quesra companecip ione è una limitazione.lDssa punta infatti a defi-nire, all'interno di una retorica detla defererrza, i rispettivi ambiti dicompetenza e peÍciò di liceità. A stabilire visi'u.amente, cioé a dire pub-blicamente - proprio nello stesso momento in cui si rappresentaI'unità della ciuttas e cioè del corpo sociale giuridicamente qualificato- dei precisi confini.

Questa ambiguità (o, per meglio dire, questa compresenza di par-tecipazione e limitazione) è ben rappresentata dai due momenti-chi e che scandiscono la cerimonia fondamentale della carriera di unviceré, cioè la sua presa di se zio. Essi sono da un lato la letturadella patente regia di nomina, passata dal segretario del viceré al pro-tonotaro e da questi letta pubblicamente ad. alta voce, e dall'altro ilgiuramento, duplice, cui il viceré è obbligato: di conservare e rispet-tare i privilegi del regno prima, e quelli della r:ittà - Palermo o Messinaa seconda'd"l luogo della cerimonia - poi. Si potrebbe dire che la par-

ticolare solennita e il fasto che accompagneno questa cerimonia, lacosiddetta intrata di un viceré (e che non va confusa col suo arrivo incittà, che può ben precederla di qualche giorno) ne fanno un evento

cruciale, e dunque un utile ingresso nel cz po della cerimonialitàsiciliana. E proprio da qui perciò che occorrel iniziare.

1. L'intrata

Il 5 aprile 1598 la squadra delle galere di Sicilia (con sue fiamme e

Città et il castello salutorno con tutta I'artiglieria e mascoli, et anco lisoldati che st ano sopra le muraglie, li quaLli erano li maestranze di

detta Città con loro archibuggi,. n motivo dei festeggiamenti è l'ar o

nel suo caso, come prima e dopo di lui, la città eva fabbricato alla

marina un ponte di legno su pal tte che pe.rmetteva al viceré di arri-vare scenograficamente dal mare, consentendo anche al contempoagli ospiti venuti a riceverlo di fargli onorevolle alalo. Quel 5 di aprile a

8 I1 riferimento è, owiamente, a E.Kantorowicz, The Kíng's tuto bodies. Astudg in Medieual- PoLitical Theologg'Princeton University Press, Princeton1957; tr. it. I due corpi deL Re. L'ideadi regaLítà" neLLa teología poLítica rne-dieuaLe, Einaudi, Torino 1989.

s CeremoníaLe de'Signori uiceré, cit.'pp. I5-1?'.tdQuesta pratica era proseguita mal-

dicembre 1590, all'arrivo del viceréAlbadeliste (accostò la galera allo

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tr. BENIG,^úO

ricevere Maqueda si era mossa dalla citt2r una c alcata guidata dalMarchese di Geraci come presidente e crapitano generaie del regno,con alla destra il Presidente deila Gran Corte Gambacorta e alla sini-stra il pretore della città, o erossia il capo dell'amministrazionecivica. A seguire, tutti a c allo, il Sacro consiglio, composto dai mas_simi ufficiali del regno, il capitano e quincli i membri della Accademiadei c alieri di Palermo, fondata dal vicere Garcia de Toledorl.

pena il Maqueda sbarcò sul ponte, furono le galere a far tuonarei loro cannoni. A questo punto, mentre la viceregina entrava in un

porta Felicer2, ia porta che si apre sulla marina, addobbata con unubellissimo arco trionfaler, attraverso ii Ca:ssaro o strada Toledo, I'ar-teria principale della città, ula quale era tutta da un capo all'altro

I' cademia, dai sacro regio Consiglio uimrnediatamente innanti dettosignor viceré con molta quantità di trombrette, pifani e tamburri cheper strdda and ano sonandou. Alla destra del viceré si era posto ilmarchese di Geraci, mentre alla sinistra c alcava il pretoie dellacittà. Ad ogni punto essenziale del percorso vi era una sosta con unrituale scarica di armi caricate a salve: una prima davanti la chiesadella catena, un'altra dinnanzi a quela che oggi si chiam a piazzaMarina, un'altra ancora d anti la chiesa di Nostra Signora di porto-salvo, alI'altezza del mercato di Ballarò, arncora una a iato della fon-tana Pretoria, ar|artezza del municipio, e infine udoppo nella piazza diBologni e piano della maggiore ecclesia nello sc alcare, ,rnà irtfinitàdi mascoll,r3. Qui use li fece incontro I' civescovo con li canonici e

benedetta.La cerimonia continu a a piedi ma ora a destra del viceré si

poneva l'arcivescovo, mentre alla sinistra si inseriva il marchese diGeraci. u rivati all'altare sua Eccelrenza si inginocchiò sopra uno

sbarcaturi o ponte quale era fatto aNostra Signora di Piedigrotta ed erafatto di legnami, et avià stato moltotempo fatto a mari, che niscia dacirca 15 canne per incontrare a SuaEccellenza, e forse per questa ragione"subissò" provocando la morte dioltre cinquanta cavalieri accorsi perfesteggiare I'arrivo del Viceré. Cfr. G.Di Marzo, a cura di, Dictrí deLLa citta diPalermo dal secolo XVI aLPalermo 1869, vol.I, pp.124-25.ì I Cfr. G.tr. Di Blasi, Storia cronoloaica

de'Vicere, Luogotenenti e presidentidel regno di SIciLía; cito dall'ed. a cura

viceré lMarco tonio Colonna inonore dr:lla moglie Felice Orsini: vediN. Bazzano, rco Antonio CoLonna,Salerno Editore, Roma 2003;pp.25O-51.r3 Su Palermo nel Cinquecento, cfr.ora V. \/igiano, L'esercizío della poLt-ttca. La citta dí. PaLermo net Cinaue-cenLo. Viella, Roma 2OO4.

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LEGCERE IL CERIMONIALE NELLA S]CILIA SPAGI.TOLA

sg ello d'altezza d'un palmo sotto il cluaie era uno strato di brocatoa fare oratione, e finito il Te Deum laudamus si alzò in piedi e si coprÌ,.A questo punto il segretario del viceré porse la patente viceregia alprotonotaro, che la lesse ad alta voce. Finita la lettura il protonotarocon in mano il vangelo si a icinò al viceré,

che inginocchiatosi con ambedue li ginocchi, scoperto, posto le mani supradel libro dell'evangeli in Ì:rìano del prothonotaro sudetto giurò nella formasolita et alzatosi in piedi, havendosi coperto, se li fttce innanzi il Pretore con illibro de privilegi della città e Sua Eccellenza cossi coperto in piedi posta unamano supra quello giurò per l'osservaza di essi del modo che hanno giurato lisoi predecessori.

Uno dei pochi testi della raccolta che presenta un qualche incederenormativo (scritto a proposito del giuramento da prestare da parte delviceré Emanuele Filiberto nel 1622) si concentra non casualmenteproprio su questi aspetti del cerimoniale:

Sua Alte2za si levarà in pede e si coprerà, prenderà il titulo da mano delsuo Secretario e 1o darà al Prothonotaro per legglersi, e nominandosi il ReNostro Signore s'ha da scoprire e doppo Sua Altezza si coprirà, e farà qr-rel cheresterà servita perché coprendosi si copriranno li Tituli, il Consiglio e la Città.Letta la patente Sua Altezza si ingenocchirà, e darà il giuramento sopra il mis-sale con tutti li doi mani scoverti, e dato il giuram(:nto in mano di cui spetta,si leverà in pede, si coprirà e darà il giuramento alli mani della Città tutto pet-tore cort una mano con guanto o senza. come oarerà a Sua Altezzara.

Si noti ia significativa di rertza nei due nnomenti del giuramentodel viceré: inginocchiato a capo scoperto e corr ambo le mani nude nelmomento di giurare i privilegi del Regno; coperto, seÍrza inchinarsi e

con la mano guantata, nello giurare i privilegji della cittàrs.Ma torniamo alla presa di possesso di Maqueda. Esauritasi la ceri-

monia in chiesa, accompagnata dalle note deli'organo e tra lo uspara-mento di folgori,, la c alcata si ricomponeva. Rimasto l'arcivescovoalle porte della chiesa, il marchese di Geraci rjtrov a il suo posto alladestra del viceré mentre il pretore di Palermo riacquisiva quello allasua sinistra. Il tragitto a c allo, invero non lungo, conduceva alpalazzo viceregio. Qui il pretore e i giurati prendevano licenza seÍrza

salve dei soldati spagnoli di guardia, e faceva ingresso a palazzo. A

ra Ceremoniale de'Sígnori uiceré, cit.,p.9315 Quando Alcalà il 16 luglio 1632nandò nella chiesa maggiore doveprestò il solito giuramento in pedecoverto con la mano in petto dovendo

prestarlo ingenocchione scovertocome I'altri viceré, tale errore funotato, riportato e attribuito a udonPetro Garofalo Locotenente di proto-notharo per non vi esser il protono-tharo,. Ivt. o.I27.

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F. BEAT/GITO

mano destra del viceré st a Sempre il mar.chese di Geraci, mentre asinistra subentrava ora il presidente Gambacorta, come piu anzianoPresidente di Tribunale.

Si è indugiato sulla narrazione di quesito evento cosi cruciale i.n

quanto essa permette di evidenziare 1a presenza di diversi corpi collet-t che partecipano alla cerimonialità. Il primo tra essi è la chiesa.L'arcivescovo, corne s'è visto, non va a ricel'ere il viceré, Se non in pri-vato quando sbarca prima dell'entrata formale, ma lo attende alleporte della Cattedrale. La sua preserlza, contemporanea all'ingressofisico del corteo nella sfera del sacro, muta I'ordine cerimoniale confe-rendo al primate palermitano il posto che tocca al primo ordinerG. Eciò anche se poi egli non ha parte diretta nella cerimonia del $iura-mento, gestita da un rappresentante di altri due soggetti co oratipresenti: il consiglio, vale a dire il corpo dei principali ufficiali delRegno, e la città capitale. Infine, soprattul-to durante la c alcata, ilprimo posto spetta ad un altro importante corpo collettivo, la nobiltà

cosi: il Consiglio, la Città, la Nobiltà, la Chiesa) possiedono ognunouna propria legittirnazione distinta e un proprio autonomo ordinegerarchico, e Sono piu o meno presenti - in diversa forma e grado - intutte le cerimonie cui partecipano i vicere. La fondamentale cornples-sità del cerimoniale qui descritto nasce proprio dalla non sempre age-

vole armonizz ione di questi soggetti, ognuno dei quali dotato di ordi-namenti distinti e portatore di logiche intrinsecamente diverse.

2. spazio urbano

Tutte le cerimonie qui descritte si svolgono in uno sp io pubblico.Una volta individuati i soggetti, owero, come usa dire, gli attori sto-

in cui operano, la forma di ella sorta di palcoscenico cittadino che

ospita le rappresentazioni del potere. Lo sprazio urbano non è però unospazio neutro, uno spazio libero e aperto al movirnento dei succitatisoggetti (Chiesa, Consiglio, Nobiltà e Città) ma uno spazio controllatoe vincolato, imato e attraversato da logiche e sfere di influenza. Ne

deriva che ogni cerimonia è diversa perchè vario è il contesto in cui isoggetti si muovono e di conseguenza dlffet:ente è I'influenza c}re eser-

citano. A seconda della scena urbana e deli tipo di cerimonia da porrein atto, mutano le logiche comportamentali e questo impone un con-

16 L. Scalisi, IL controllo d.el sctcro. Palermo deL Cinque e Seicento, Viella,poterí e ístitttzíoni concorrentí nella Roma tl,OO4-

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LEGGERE IL CERIMONI'SLE T'IE SICILIA SPAGIVOLA

creto adattamento cerimoniaie. sono ad'esempio cerimonie piu

Spiccatamente religiose e cerimonie tipicamente c alleresche, ceri-

monie maggiormente connesse all'universo giuLrisdizionale e cerimonie

strettameÀte tegate alle forme del potere urbano: e in ognuno di esti

casi i soggetti sono costretti a contrattare ii proprio porsi in unospazio pnnUn"o, che altro non è che un rtoclo di definirsi pubblica-mente, sono in altri termini costretti a "prenclere posto" tenuto conto

del contesto.Facciamo un esempio. 11 22 febbtaio 1625, con la peste ancora in

citta, le reliquie di quella che sara fatta patrona di Palermo, santa

RosalialT, venivano traslate dalla Cappella d,=l palazzo arcivescovile,

dove erano conservate ndentro una cassa di tela d'argentor nellachiesa maggiore o cattedrale. Le port ano a spalia Don Francesco La

Guglielmo Scirotta canonico, Don Vincenzo Domenici beneficiale di

Sant'Antonio

25 detto andaro le donne a visitarle che non poteva.no prima uscire per il con-

taggioIs.

In esto caso come si vede, nel contesto rli una cerimonia sacra e

civica, alcuni corpi usualmente presenti, come il Consiglio, restano

piuttosto nell'o ra.Molto diverso è il caso della cerimonia fune:bre operata a seguito del

ucultra di tela d'oro dove ci posero d'una parte il bastone dorato et

all'altra la spada con suo fodaro e pendenlirr, si schier a la Compa-

gnia dei Bianchi e la nobiltà del regno:

aro abasso, e cosi vennero quattro titolat.i con loro gramaglie, cioè ile di Marineo a]la parte destra et il Conte di Cammarata a parte sini-

stra, et innanti all'altra pàrte destra il conte di Vicari et alla parte sinistra ilconte di Racalmuto, verim che sotto 1a lettica vi erano otto persone che lo

portavarto e loro andavano per forma con la mano tenendo detta lettica'

17 S. Cabibbo, Santa Rosalia tra terrae cieLo, Sellerio, Palermo 2003'

18 Ceremc,niaLe de'Signoi uíceré cit',p. r 14.

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F. BEIúfGlúo

schierato il Consiglio: il de Leva sfil a (con sua grama$lia appresso

dove alla man destra ci andò il Principe della Trabia, e a man sinistrail presidente Ga acurta, e di dietro sequia il Presidente Rao con ilconsultore e tutti li consiglieri con le loro gramaglie con loro ordine'le'In questo caso è la pres eÍrza corporata della città di Palermo a sfu-

cora diverso è il caso, di cerimstica, come ad esempio il battes o,ll22 ottrrbre i655, dei figiio del mar-

rilievo. Vi sono ese i di matrimoni in cui lo sposo prende la spalla

destra del viceré unon obst te vi fossero titoli piu degni,.20 E chiaro che

CO

biente urbano in questione non è s

Non solo per tutto il CinquecentoPalermo e Messina ma, a seguito del farrLoso privilegio oneroso con-

cesso da Filippo II alla città dello stretto nel 1591, i viceré evano

ordine di risiedere per metà del loro mandato, itualmente triennale'

in ciascuna delle due citta2|. Lo spazio urb o in questione è dunque

uno spazio doppio e questo ha la sua importanza nel mantenere la

cerimónialita pubblica siciliana del perioclo considerato come LIn ter-

reno aperto, non completamente definito, mai del tutto conchiuso'

3. Strutture ed eventi

Il disegno, sin i delineato con rapide sbozzature, di come si

dispongala cerimonialità siciliana attor.no a un viceré, va tuttaviatt

soggetti e con la modificazione, magari clccasionale' delle condizioni

1e lvi, p.19.

f 990, pp. 27-63; ma vedi anche Con-

sid.erazioni suLLa storiografia munici-

storíe LocaLi di NapoLí e di SíciLia ín etarnoderna, Piero Lacaita editore, Man-duria-Bari-Roma 2OO4, PP. 5 I -68'

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LEGGERE IL CERINIONIALE NE SICILTA SPAGNOLA

Tra i soggetti che, pr,rr essendo assimilati a uno dei principali corpi.

il consiglio, meritano un'attenzione particolal'e, vi sono il consultore

da una parte22 e il reggente dei sr-rpremo consilllio d'ltalia dall'altra. La

loro pres errzatende infatti a modificare I'ordinr: cerimoniale, in quanto

la loro fonte di legittim azione non è viceregia ma deriva direttamentedal sovrano. I testi registrano indi tutti i prunti sui quali il tratta-

ufficiali come i Presidenti clei massimi tribunali del Regno: a proposito

del Consultore - figura ambigua, insieme conrsigliere e controllore del

viceré - si osservi che usolo di risce che j.l vicerè come spagnolo,

credo io, li parla di merced, et alli presidenti ti parla di signoria, e non

reggente d'Italia e$li r<precede tutti li Consi$lieri e Presidenti, cossi fece

don Petro Corsettó "h" p..""dea in publico et in privato al presidente

Blasco che era della Gran Corte e sedea alla c:hiesa in la messa e pre-

di una norma ma di un dato di esperienza, coÍrtro il quale si possono

cercare alth Precedenti2a'cora piu complicato i1 quadro si fa con la presenza, occasionale, di

un visitatore. All' o nel luglio 1628 a Pa-lermo del visitatore Don Diego

il 17 del seguente mese d'agosto, è modeliata su ella viceregia:

città a ccio con il suo banco, e Pannidi velluto.

suLtore d-eL uiceré neL qttadro deLLe

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zioni amrninístratiue in SicíLía' inn chivio storico Siciliano', III s., XIX,

inteso dire che il

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vicaria di Palermo. Il regente Sgherra

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R BEIúiGI'/O

E interessante come la nobiltà si sottragga in qr-resto caso alla ceri-monia: (si posero quattro seggie per li tit'ulati però il marchese dellaMotta solo s'assettò). La ragione di questo atteggiamento sta prob il-mente nella scarsa disponibilità a riconoscere la superiorità di un sog-getto di estrazione togata o comunque non nobile; mentre la superio-rità del visitatore rispetto a tutti gli altri ufficiali del Regno apparecerimonialmente evidente :

a 5 novembre 1628 si fece una giunta di Pres;identi e Consultore e ci inter-venne Sua Eccellenza con il visitatore Don Dielgo Ryano; al primo lato di mandestra ci era assettato il visitatore, appresso il presidente Blasco, il presidenteDenti, Consultore Matute, e al capo sinistro il Regente Corsetto; il Visitatorehebbe la sedia come il viceré e I'altri sedia ra.sa come siedono in chiesa. A1

Visitatore doppo si diede assento a man destra del viceré fora del ringo delliPresidenti con seggia di velluto2s.

Un ulteriore soggetto che complica ler scena, appartenendo allasfera ecclesiastica, è costituito dagli inquisitori. la cerimonia dellapresa di possesso del viceré duca di Feria", il 12 maggio del 1602, sisvolgeva una scena insolita: completato il doppio giuramento di rito, itre inquisitori, capeggiati da Luca Paramo, si a'v.vicinavano al duca e

il segretario leggeva al viceré nnon so che instruttioni,,; dopo di ehe,uun missale la croce di soprao, viene porto a Feria che rrcon la berrettain testa e con una mano giurao in forma (...) fatto questo officio lisignori inquisitori se n'andaror.

Al di 1à di questo caso, la presenTa f,egli inquisitori è particolar-mente significativa nelia cerimonia annueLle in cui il viceré si reca adascoltare i loro editti, occasione nella ale la partecipazione e il ruolodegli Inquisitori appare particolarmente rilevante anche da un puntodi vista cerimoniale2o

Il carattere fluido, non chiuso, del cerÍmoniale risulta evidenteanche dalla sua capacità di inglobare eventi inattesi. Si prenda il casodell'arrivo in Sicilia come viceré di persorìaggi di sangue reale, comead esempio don Giovanni dAustria, il figl,io bastardo di Filippo IV. Lacavalcata solenne per la presa di possesSo, - àd esempio - includeva in

25Ivi, p.l18.26 nFebbraio 1631 A t6 detto SuaEccellenza andò a sentir l'editti del-l'inquisitori con la predica e nell'in-trare della porta della chiesa mag-giore andavano in quattro cioè SuaEccellenza I'inquisitore la Cueva, ilprencipe di Roccafiorita et il Pretore,;(1648, febbraio) nla seconda dome-nica Sua Eccellenza andò a sentirI'editti delli inquisitori li quali ven-

nero a cavallo et a la spalla del primoinquisltore ci andò il marchese diMonteiaperto, Sua Eccellenza calò apiedi a la spalla del Prencipe dellaCattolica et all'entrare pretese ilPrencipe stare alla spalla e ci fu diffe-retrza col Marchese e restò iI Mar-chese,. Ma cfr. anche il brano daititolo o'Modo e forma di legger l'edittidelli Inquisitori,: Ivi, pp.10O-l l.

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LEGGERE IL CERIMON]:ALE NELI'A SICILIA SPAGIVOLA

membri della casa e soggetti appartenenti all'entourage di Don Gio-vanni frammisti all'ordine usato in cerimonie di questo tipo. Simile lasituazione registratasi all'arrivo di Emanuele Filiberto, altro principedi sangue reale propenso a dare spazio nelle cerimonie a gentiluominidel suo seguito personale o al suo cappellano personale, tra le

lagnanze del canonico della cattedrale2T.

e per cosi dire "curvare" il cerimoniale: a Palermo, il 3 di maggio delL647, si svolgeva una cerimonia molto partircolare: il crocifisso deliaCattedrale era condotto in processione lungo il Cassaro fino alla Chiesadi S Giuseppe, a pochi metri da píazza P.retoria, per implorare lamisericordia del Signore contro la siccità che a iggeva da mesi la città,

Trabia, e gran multitudine di cavalieri, e tituli sen:za ordine, dove anco ci forodui figli di,Sua Eccellenza con blandoni in Írrezo dell'altri, Sua Eccellertzaappresso con il consiglio, e tutti con torcre.

Come si vede, di fronte ad un evento che ch.i a in causa la respon-s ilità della comunita di fronte a Dio, la cui ,collera ne mette a repen-

4. Precederrze

In un quadro si tto in cui la cerimonialità è precisamente quel ter-reno pubblico e aperto che permette ai g ppi corporati di definire,

nomia di soggetti, è facile immaginare come numerose fossero le liti

pologi, potremmo chiamare di rlour a-s precedencds. Si tratta di una

27 Che cosi commentava sconsolatogli awenimenti: nl'uomini antichisono morti; li presenti sono muti, o

per meglio dire codardi,, in G' DiMarzo, a cura di, Diarí deLta cittò' diPalermo daL secol-o XVI aL XIX,Palermo t869, voi. II, P.2I3. Ma cfr.anche la relazione sulle esequie diEmanuele Filiberto, ivi, pp.293-3O7'28 nll detto santissimo crucifisso stettein detta chiesa nove giorni e ognigiorno ci fu processione di battenticon discipline e donne et huomini

scalsi (...) a 17 detto ritornò il dettoSantissimo crucifisso portato dallifratelli della compagnia dei bianchicon I'istes,so ordine, solo vi fu di piula congreStazioîe della Xabica di sanGiuseppe con la statua et innanzialcuni fip;lioli delle scuole pie conghirlande, il cassero tutto parato, e

non ci era cocchir. Cerentoniale de'Sígnori Ví':eré cit., P. 179.2e Ci si rilerisce qui alla distinzione,formulatzr dagli antroPologi trahonour / dname e honour f precedence,

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F, BEI,/IGIúO

dialettica fitta che discende strettamente dalla possibilità a disposizionedei viceré di graduare - attr erso una serie di segni riconoscibili for-maimente (il posto alla spalla o a t ola, lo stare coperti o scoper[i, a

c allo o scesi dalla sella, il tipo di trattam,3nto per iettera o nell'allocu-zione, l'ordine con cui vengono chiamati per norne i soggetti) o cLre

solo informalmente, per rnezzo di segnali piu difficili da cogliere ma che

"buona" o "cattiva Cera" e cioè mostrare o Ineno il piacere o gradimentodi un incontro) - la considerazione di cui gode un soggetto agli occhidella potestà viceregia, sostituto della $razlia sow a'

Tale potesta regia si confronta tutt ia con la capacita propositivadei singoli soggetti, che spesso è confliggernte con quella di altri aspi-ranti allo stesso posto o trattamento. Uno dei problemi piu ricorrentiè quello del che fare nel rnoment.o in cui sopraggiunge un titolato dirango piu elevato di quello che allo stato occupa un determinato posto

a fianco del viceré in cerimonie pubblichi:. Per dirimere la questione,che suscit a invariabilmente controversir:, spesso tanto aspre da sfo-ciare tdlora in durature inimicizie, tl vicer'é Osuna eva ordinato (21

aprile 1612)

:in qualsivoglia parte cui havera occupato la spalla sinistra la dovera lasciareal pretore.

Tale ordine, veniva poi esteso dal viceré HenrÍquez de C rera,Almirante di Castiglia, anche ai posti a sedere ne11e funzioni e il viceré

duca di Infantado tenterà poi di estendere il pro edimento anche alle

dame titolate rispetto alle vicereg;ineSo. Il ftlvore mostrato dai viceré per

pregio di st ilire una regola generale, evitando cosi di addentrarsinelle situazioni Particolari.

giare e dirimere attriti cerimoniali che obblig ano a entrare nel

merito di situazioni piu complesse. dia.mo ad esempio due casi diconflitti di precedeÍLza enuti entrambi il 5 aprile 1648, domenica

deile palmè. Il viceré dell'epoca (formalmente solo Presidente del

regno) che era il cardinale Tr lzio

a partire daJ.Peristia , Honour and

societg, idenfeld and Nicholson,London 1965.30 Il cerimoniale adottato nel casodelle viceregine costituisce un ulte-

riore elemento di flessibilità del

di Giovanni d'Austria e sPosa diFrancesco Branciforte in Diarí deLLa

citta rli PaLermo cit. , I, pp .267 -69 '

144

LEGGERE IL CERIMONI,ALE NE SICILIA SPAGNOLA

calò a la chiesa mag€iiore a piedi e ci fu la città, e per non ci esser titulo si posealla spalia destra i1 dottor Pietro Morfino giudice della Gr corte; il prencipe di

destra per non dar luogo al giudice, e non li fu concesso, e cossi ando alla spalla.

Qui è interessante come il titolato, vedendo occupata la spalladestra da un togato, pretenda di lasciare la spalla sinistra del viceré,che gli tocc a in quanto pretore, per accedere alla destra come tito-lato piu elevato.

Lo stesso giorno, una volta benedette le pa.lme e iniziata la proces-sione, insorgeva una nuova controversia cerirnoniale:

si pose a la spalla il conte di Bastiglia, il giudice pre:tese toccare a lui conformesi osserva con li tituli, che chi è alla spalla sempre ci tocca il luogo et hebberodi renza; il signor cardinale li volea mandare a tutti doi, perÒ il pretore feceistanza, e cossi resto il conte e sua Eccellenza ordinÒ che si facesse atto chesia senza pregiuditio del giudice, benché il proton,rtharo dicia che toccava altitulo e par che pure il presidente Denti acquiescizr3Ì.

In via generale si puÒ dire che i conflitti di precedenza che piu

chiamano in causa di renti ceti e diverse scale gerarchiche: il giorno

a dover stabilire, ad esempio, a chi dare la spalla destra tra I' cive-scovo e il principe della Scaletta, di casa ffo, ii piu importante tito-lato messinese32. Qualche anno dopo, nel 16Í15, durante un consigliodi guerra il viceré dell'epoca duca di Alcalà clovette a sua volta deci-dere la precedenza suscitata dal marchese clella cca, che preten-deva di precedere nell'ordine del consiglio, prerché titolato, ll ueedordelle galere Don Diego de Carcamo, che a\/eva uto assegnato ilquinto posto. in generale i consigli di guerra, a causa della loro com-posizione mista (in cui cioè erano mischiati nobili titolati, togati e mili-tari di carriera non nobili ma in possesso di importanti ruoli dicomando), erano una di quelle situazioni in cui piu facilmente si inge-ner ano conflitti di precedenza. Malgrado la notazione acuta del cro-nista che osserv a come uli consiglieri di grLrerra sono piu officii dititulo che d'utile poiché solo servono ad anda.re in consiglio di guerra

peraltro per considerarsi un corpo p legiatc, e pretendere, in quantotali, precisi segni di distinzione.

Nel settembre dei 1629, ad esempio:

3\ CeremoniaLe de' Sígnori Viceré cit., nandez de la Cueva, duca di Albur-p.I82. querque, c:fr' ivi, PP.76-77.32 Per l'entrata di Francisco Fer- s3Ivi, p.62'

145

F. B.trr/rct/o

pretesero 1i consiglieri di guerra sedie imperiali perché I'altra volta I' anohavuto, e con tutto che la pretensione non pote,a liaver loco perche se l'hanno

però in nessun caso si può pretender tal cosa.

Interessante la conclusione della vicenda, che certifica come il pre-cedente faccia legge o almeno crei una trerdizione: uDoppo sempre sihanno sentato con segge imperialir.

In qualche caso la scelta dei viceré, di tronte a conflitti di prece-dertza di difficile soluzione era quella di norr decidere3a o di aggirare ilproblema35 oppure ancora di i estire deìia questione Ia Giunta deiPresidenti e Consultore36. Spesso, dovendr) proprio decidere, si utiliz-z ano formule che permettessero al periìente di considerarsi scon-fitto solo in quell'occasione, e cioè serrza prregiudizio per il futuro. Sicerc a cioè di far si che la decisione singoìla non fosse utllizzablte daivincitore come precedente. Talora coloro che si rassegn ano a vederemortificpta in una determinata circostanzala propria posizione rela-tiva chidevano, ed ottenevano, che venisse s cito (con apposito atto)che tale rinunzia non costituisse lesione ai propri privilegi, o erossiache non fungesse da precedente.

5. ResisteÍrze e conflitto

La cerimonialità era anche il terreno in cui un singolo corpo m i-

Nel caso della città di Messina tale attcggiarnento, sostenuto dall'ideo-logia autonomistica che ispir a la sua classe dirigente, si accompa-gn a a una disponibilità non comurre a r:ischiare lo scontro aperto.Accadeva cosi che la cerimonialità prLbblica divenisse un terreno per

34 di il comportamento di Albur-querque, recatosi a vedere la proces-sione di San Placido a casa dell'Archi-mandrita Don Diego Riquesens, difronte alla disputa di precedertza trail maestro razionale Don ScipioneCottone e il principe di Malvagna:<ordinò che l'uno e l'altro se n'andas-sero)).3s <Il signor duca di Sermoneta ritor-nando a Messina a 3 gennaro 16G5volse entrar in catroltu et haveadeterminato portar nella sua carîozzail pretore e giurati, e lo titulo piuantico che era Pietraperzia siccome in

r: tto s,i havea cominciato ad exe-guire e p,erché il prencipe della Trabiapretendeta non dover entrare ii giuratima altri tituli, Sua Eccellenza sisbarcò ctalla sua catrozza et entro inquella del senato con il pretore e giu-rati et il titulo Pietraperzia dandospalla al titulo e pretore,,. Ivi, p.65.36 Sulla Giunta dei Presidenti e Con-sultore cfr. A. Baviera Albanese,Diritto pubblico cit.; anche V.SciutiRussi, l\strea in Srcrlia. iL mínísterotogato n<zLLa societa siciliana dei secoliXVI e XVII, Jovene, Napoli 1983.

t46

LEGGERE IL C IMONTALE NELLA SICILIA SPAG]VOLA

quelle che, espresse in iinguaggio simbolico, 'v'anno intese come vere eproprie dichiarazioni politiche d'intenti.

Il 10 novembre 1636, ad esempio, il vice:ré Alcalà si rec a alla

ellino col consiglio e citta, la città fece tent:r 7i rnazzi alzatl e se cimandò a dire che li levassero, non li levaro perché pretesero chesempre l'han tenuto non dovendoli tenere nella presenza del viceréu37.

Quello stesso anno durante il parlamento straordinario (non si fece

assettarsi al suo banco prima d'uscire Sua Iìccellenza, ma intendeaaccompagnarlo dalla camera ai loco solito nc)n essendo costume chela città accompagna al vicerér. Sempre nella cjittà dello Stretto in occa-sione (f654) della presenza del viceré duca di Infantado38, uli m idella città pretende o non restarsi alla portra della guardia de tude-schi, e benche da porteri di camera se gli h r:sse detto di buon modovolsero entrare nelia prima camera per lo che se li disse che restas-sero, e Sua Eccelienza gli ordinò che non passassero innanzir3s.I1 29novembre'di quell'anno, dovendosi tenere la p;i1n2 riunione del parla-mento generale straordinario

si fece la prima agiunta nel co ento di San Geronjmo de'padri di San Dome-nico et il senato si pose innanti le sedie un tappeto di larghezzadi palmi ottolungo quanto erano le sedie stando al solito corr lo bo ttino coverto condrappo di broccato d'oro conforme alle loro sedie per essere cosa nova.

Particolari come questi, che alla sensibilita odierna possono appa-rire di relativa importanza, divertivano, in circostarrze specifiche, gestisimbolici capaci di rappresentare condizioni E;enerali e magari di sim-boleggiare il diritto calpestato. Proprio sulla questione del modo diarredare il b cone in cui sedevano i giurati si giochera infatti, adesempio, uno degli episodi piu significativi che annunci ano larivolta di Messinaao, un episodio in cui una disputa su questioni ceri-moniali darà origine a un ta ruglio e a diversi arresti.

L'l1 dicembre 1672, terza domenica di vento, il viceré principedi Ligny, si era recato, come d'abitudine, r<ad aLssistere alla messa can-tata e predica unitamente con tutti li ministrir. la funzione interve-niva anche il Senato di Messina che si disponr3va in un bancone posto

37 CeremoniaLe de'Sígnori Viceré cit.,p. r38.38 Sugli scontri tra la città di Messina eit viceré duca di Infantado (DonRodrigo de Mendoza Rojas y Sandoval)cfr. L.A. Ribot García. I-a reuueltaantiespanol.a de Mesina. Causas Aantecedentes (1591-1674), Univer-

sidad de Villadolid, ladolid 1982.se Ceremoniale de' signori- Viceré ciL.,p.2r2.a0 Per la b,ibliografia sulla rivolta diMessina cfi. F. Benigno, I-ottapolittcae sbocco d-uoLt'-ionario: ríflessionÍ sulcaso di M,essina (1674-78), in uSto-rica,,, n. lÍì, 1999, pp. 7-56.

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F. BEt\//c^ro

di fronte ual solio di Sua Eccellenzar. Tale bancone (era coperto con unpanno di velluto paorrazzo dalla cima fino al basso dove tocca il cal-cagno del piede, ma non arriv a ad essere calcato dal piede, con-trario a quello che pretendevano i giurati, che era di eie il pannotanto lungo da poterci mettere sopra i pieclirar. Malgrado il vicèré e iministri non I' essero in passato concesso uil detto giorno stando giail Sacro Consiglio aspettando il viceré per cominciarsi la messa fuveduto il suddetto panno tutto steso in moclo che i giurati lo tenevanosotto i piedi, che pero dalli Ministri fu derto ordine di ritirarlo,. Difronte a questo atto di autorità si lev a però la voce di un uomo delpopolo, tale tonino scoppa che rimettenrco il panno a posto escla-m a: <questo panno non ha da stare cosi, ma nella medesimamaniera che si trov a, e questo io 1o faccio per decoro della mia città,e voltandosi agli altri suoi compagni disse; hora è tempo cittadinimiei>.

4Ì S. Di Bella, Caino barocco, RiuoLu-

sÍna 1672-78, Pellegrini, Cosenza2OO2, che contiene la trascrizione diun ms. anonimo del Museo di Mes-

sina: Ret!.azione delli successi nelLeriuoluzíorú di ssÍna principiateL'anno 1674 a 7 del mese di LugLiogíorno di sabbato a ore i5, p.66.

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