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Community Center and Opportunities in Spitalla Low- income Area CCOSLA – 2007/134666 Meeting, Albania, Durazzo, 30-31 Luglio 2008 Speaker: Silvia Coltorti Shoqata e Grave me Probleme Sociale

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Community Center and Opportunities in Spitalla Low-income Area

CCOSLA – 2007/134666

Meeting, Albania, Durazzo, 30-31 Luglio 2008

Speaker: Silvia Coltorti

Shoqata e Grave me Probleme Sociale

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La violenza domestica

Presentazione del piano di lavoro

Giorno I - lntroduzione - La normativa di riferimento - Tipologia della violenza domestica - I meccanismi della violenza domestica

Giorno II - La consulenza psicologica alle donne vittime di violenza

- Introduzione all’ Analisi Transazionale - valutazione del rischio di uxoricidio

- I centri antiviolenza in Italia - I servizi sanitari a tutela della salute della donna

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La violenza verso le donne

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Come rilevato da chi lavora sul campo, la violenza verso le donne è un problema mondiale non ancora sufficientemente riconosciuto e denunziato, all'oggi confermato anche da numerose ricerche e studi condotti a diversi livelli e contesti (1).È un fenomeno che si sviluppa soprattutto nell'ambito dei rapporti familiari e coinvolge donne di ogni estrazione sociale, di ogni livello culturale, provocando danni fisici e gravi conseguenze sulla salute mentale, e comportando alti costi socioeconomici non solo alle donne, ma anche alle comunità ed agli stati in cui vivono.

• Note _____________________________(1) OMS, Rapport Mondial sur la violence et la santè, Ginevra 2002

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“Statisticamente parlando si è molto più alsicuro di notte, in strada, con un estraneoche a casa, in seno alla famiglia, perché èqui che hanno luogo gli incidenti, gliassassinii, la violenza”( Borland, Marie, ed. Violence in the family.Manchester University Press)

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“Teneva il bambino in braccio e mi picchiava… è una cosa veramente terribile vedere i vestiti del bambino pieni di sangue e lui che ride e ti dice: “allora, adesso ti metti in ginocchio e mi preghi di non ucciderti!”

( Yelena, vittima della violenza domestica in Bielorussia)

Da “Il terrore dentro casa, la violenza domestica nel mondo” (Amnesty International, 2008)

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La Violenza sulle donne non è è una è una questione privata

I ricercatori hanno spostato l’attenzione sulle istituzioni, le leggi, i servizi sociali, i mass-media e la loro responsabilità nel preservare le condizioni che permettono il perpetuarsi e moltiplicarsi del fenomeno (Binney et al, 1988; Dobash, 1992)

Spesso le relazioni di genere sono viziate da convinzioni culturali fondate sul diritto consuetudinario in cui la violenza in famiglia viene considerata normale al punto che le stesse donne non la ritengono un reato

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Dal rapporto sulla violenza alle donne di Amnesty International (2008)

Tra le donne uccise in Italia in media 7 su 10 trovano la morte proprio per mano di un familiare o di un partner. In Italia un terzo delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita.

Si stima che in Albania una donna su tre sia stata picchiata o sottoposta ad altre forme di violenza all’interno della famiglia. Mariti, ex mariti sono i responsabili della maggior parte degli episodi, spesso tollerati dalla comunità.

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La normativa nazionale di riferimento

•Il reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 del codice penale) incrimina la condotta di chi maltratta, cioè commette atti lesivi dell’integrità fisica o psichica o della libertà o del decoro della vittima. Tale condotta può essere rivolta contro il coniuge o contro i figli.

•La normativa contro la violenza sessuale (legge 66 del 1966 art 609 bis e segg) punisce chiunque compie qualunque atto sessuale, attivo o passivo, imposto a una persona, contro la sua volontà, mediante violenza, minaccia o abuso di autorità.

• legge 154 dell’ 8 aprile 2001, Tale legge prevede che qualora la condotta del coniuge o di altro convivente sia gravemente pregiudizievole all’integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell’altro coniuge o convivente, il giudice ordinario, su istanza di parte con decreto può: disporre l’allontanamento dalla casa coniugale del coniuge o convivente che abbiano tenuto le condotte lesive, prescrivendo di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dall’istante.

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Normativa europea

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• Raccomandazione Rec (2002) del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulla protezione delle donne dalla violenza, adottata il 30 Aprile 2002, e esposizione dei motivi

• Decisione 803/2004/CE del Parlamento Europeo che istituisce il programma Daphne II

• Campagna Europea per combattere la violenza contro le

donne, compresa la violenza domestica

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Indicators of violence

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Hight reactivityEnmeshmentRigid and tradtional genders rolesOne partner was a childhood witness to

parental violence (Dersch C.A., Harris S.M., RappleyeaD.L. (2006),Recognizing and

Responding to partner violence, The American Journal of family Therapy, 34 317-331)

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Tipologia della violenza domestica

• violenza psicologica comprende una serie di atteggiamenti intimidatori, minacciosi,denigratori da parte del partner. •La violenza fisica in senso generale per maltrattamento fisico s’intende un danno fisico provocato non accidentalmente e con mezzi differenti .•La violenza economica riflette una serie di atteggiamenti volti essenzialmente a impedire che la partner diventi o posa diventare economicamente in dipendente. •La violenza sessuale molestie sessuali e aggressione sessuale agita con costrizione e minaccia, costrizione ad avere rapporti sessuali con terzi, a visionare materiale pornografico, a subire comportamenti sessuali non desiderati.

•Lo Stalking è un insieme di comportamenti volti a controllare e limitare la libertà

personale della a persona messi i atto dal partner o dall’ ex partner.

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Il ciclo della violenza (Walker 1989)

prima fase: comportamenti ostili generalmente verbali agiti contro la donna. Colpevolizzare la donna per giustificare l’abuso e scusarlo come momentanea perdita di controllo è la tecnica più usata in questa fase La rete che intrappola sempre più la vittima è supportata dall’idea di riuscire a cambiare il compagno violento, così anche i primi episodi di violenza vengono minimizzati .

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Il ciclo della violenza

seconda fase Seconda Fase o fase dell’ esplosione; la prosecuzione della prima fase comporta l’instaurarsi di violenze ancora più gravi, è la fase di massimo pericolo per la donna e per i suoi figli, è in questo periodo che la donna cerca delle strategie di difesa scappando o chiedendo aiuto.Psicologicamente la donna risponde con uno stato di shock, spesso esprimendo il desiderio di dimenticare la violenza, considerandola una parentesi.

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Il ciclo della violenza

Terza fase Nella terza fase, il maltrattante vede gli effetti negativi delle violenze e teme di perdere la donna, che considera sua preda, sua proprietà, pertanto è portato a trovare giustificazioni alla violenza, mostrandosi rassicurante pur di ottenere il perdono, responsabilizzando la donna di una sua guarigione, attribuendo in alcuni casi la violenza a una forza incontrollabile, a una malattia .

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Il ciclo della violenza

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Così ravvicinati l’uomo e la donna iniziano un periodo di falsa riappacificazione, la ciclicità della violenza è tale che le riappacificazioni possono durare un giorno o un mese. La violenza è relegata all’interno di una provvisoria parentesi e lo strutturarsi di queste fasi di calma e il loro ripresentarsi dopo ogni episodio violento costituiscono la difficoltà maggiore per la donna di interrompere la relazione perché dimentica le violenze e massimizza la positività che esprime il partner in quel periodo dicendosi che lo fa per continuare a sperare, per i figli, per la famiglia.

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conseguenze psicologiche della violenza

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La violenza implica una grave e pervasiva invasione del sé, annientando il senso di sicurezza della donna e la fiducia in se stessa e negli altri.Impotenza, passività, seno di debolezza, isolamento, confusione, incapacità di prendere decisioni sono alcuni fra gli effetti più frequenti .Nelle donne vittime di violenza si può riscontrare una perdita del proprio punto di vista sul mondo e su se stesse. La donna maltrattata non è più certa di sé, si muove nell’incertezza e nell’imprevedibilità arrivando a guardare attraverso gli occhi di lui. Paradossalmente questa perdita tanto destrutturante è la condizione per sopravvivere e, accadendo lentamente e in modo camuffato non è facilmente percepita dalla vittima (Hirigoyen, 2000). Le donne malaltrattate hanno difficoltà a riconoscere le proprie doti e capacità concrete che le hanno messe in grado di sopravvivere all’abuso e perdono anche il contatto con i propri desideri, sentimenti, scambiando quelli del partner per i propri.

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conseguenze della violenza

depressione e tendenze al suicidioansia e attacchi di panicoproblemi alimentaridisturbi ossessivo compulsivi disturbo post- traumatico da stress abuso di farmaci, alcool e droghegravi conseguenze anche per i figli che assistono alla

violenza

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L’incontro con la donna

• Nel colloquio con la donna, in qualsiasi contesto istituzionale, è fondamentale accoglierla da sola e creare uno spazio in cui poter parlare liberamente e senza timore, garantendo la riservatezza ed il tempo necessario per ascoltarla.

• Occorre avere un atteggiamento empatico e non giudicante e far sentire alla donna la disponibilità dell'operatore/trice a pensare insieme, senza forzature, le possibili vie di uscita dalla situazione di violenza. Gli atteggiamenti giudicanti minano la sua fiducia e aumentano le condizioni del suo isolamento.

• A volte, la necessità di rispondere nell'immediato può interferire con la capacità di ascolto, di essere tolleranti e di rispettare la sua autonomia. Infatti bisogna sempre ricordare che è sempre lei a decidere e che non le si può imporre una scelta dall'esterno. Conoscere le dinamiche della violenza e le difficoltà che la donna affronta quando decide di lasciare il partner aiuta a gestire le emozioni che l'operatore/trice può provare.

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Indicazioni che l'operatore/trice deve sempre fornire alla donna

Sottolineare l'importanza della certificazione medica in tutti i casi di aggressione ed informarla sui termini della denuncia.

Fornire tutte le informazioni relative ai servizi ed ai centri antiviolenza presso i quali potrà rivolgersi per ricevere aiuto.

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durante il colloquio:

Durante il colloquio occorre definire la domanda della donna e valutare con lei la strada che è pronta a compiere, tenendo conto della sua storia e dei suoi desideri.

Occorre indagare:• in quale momento del ciclo della violenza si situa l'intervento; • quale evoluzione ha conosciuto la coppia e la violenza nella storia della coppia

(sarà utile trovare e nominare i tipi di violenza ed la loro gravità); • a quale grado di elaborazione interiore della sua storia è pervenuta (negazione,

colpevolizzazione, ricerca di soluzioni per la coppia, o di una soluzione autonoma);

• Nel caso in cui la donna decida di tornare a casa è necessario sostenere la sua decisione ed aiutarla a trovare dei mezzi per la sicurezza sua e dei bambini (costruire con la donna uno scenario di protezione).

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E’ opportuno:

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che il tecnico si addentri nella vita quotidiana della donna, approfondire le tappe del percorso di formazione del malessere e dei suoi collegamenti con la vita quotidiana.

che l’operatore sia preparato a riconoscere la situazione di violenza dietro il sintomo, dando attenzione alla vita quotidiana e al tipo di relazione con il partner.

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La consulenza psicologica:

alleggerire il senso di vergogna e di colpa che la donna si porta per aver subito violenza, lavorando sulla decolpevolizzazione e sul riconoscimento degli atti di violenza subiti.

l’operatore deve essere capace di cogliere i legami di dipendenza della donna dall’uomo violento tracciando le caratteristiche della sua storia di donna connotata da tappe di progressivo isolamento, rinuncia alla libera espressione di sé, adesione al modo di essere e pensare del partner .

l’obiettivo finale è quello di riformulare un progetto di vita che contenga la realizzazione personale di fuori della relazione con l’uomo violento.

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L’Analisi Transazionale

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L' Analisi Transazionale rientra nell’ ambito delle psicologie umanistiche, si basa sulla definizione di persona come "essere in comunicazione" o meglio "divenire in comunicazione" e la studia in se stessa (dinamiche intrapsichiche) e nelle sue relazioni (dinamiche interpersonali).

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Gli Stati dell’ IO

Gli stati dell’ Io sono Coerenti sistemi di pensiero e di sentimenti che si manifestano attraverso corrispondenti modelli di comportamento:

• STATO DELL’IO GENITORE: raccolta di atteggiamenti, pensieri, comportamenti ed emozioni che la persona ha incorporato da fonti esterne che le servono da figure genitoriali (si divide in Critico, Normativo e Protettivo).

• STATO DELL’IO ADULTO: è un elaboratore di dati che funziona come un computer, organizzando l’informazione, valutando la probabilità e facendo affermazioni logiche.

• STATO DELL’IO BAMBINO: è la parte più preziosa della nostra personalità, ognuno ha dentro di sé un bambino che sente, agisce, parla e reagisce proprio come quando la persona era un bambino. Il bambino funziona in due modi: Libero o Adattato (Ribelle o Compiacente).

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Stati dell’ IO

G

A

B

GENITORE

ADULTO

BAMBINO

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Il concetto di transazione e tipi di Transazioni

In “Ciao e poi” (Berne, 1964) Berne definisce la transazione come l’unità di rapporto sociale

Le Transazioni possono essere

-semplici (complementari e incrociate)

-ulteriori

transazione

complementare

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G

A

B B

A

G

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il triangolo Drammatico

Nel Triangolo drammatico elaborato da Karpman (Karpman, 1968) le persone nella relazione si scambiano i tre ruoli:

• Salvatore (G affettivo, io + tu -)

• Persecutore (G normativo, io + tu -)

• Vittima (io - tu +)

• Anche nelle professioni d’aiuto ci possono essere degli inganni come il voler aiutare da “Salvatore”, per cui è utile un costante auto-monitoraggio.

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La simbiosi

Schiff e Schiff (1975) definiscono simbiosi quella relazione in cui due individui si comportano come se insieme fossero una persona intera , questo si verifica quando le persone energizzano uno o due stati dell’io lasciando sprovvisto il terzo di carica energetica. Il meccanismo usato per mantenerlo è la svalutazione.

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La Simbiosi

G

A

B

G

A

B

Sig X Sig Y

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Interventi

Gli interventi riportati di seguito aiutano ad energizzare l’adulto del paziente affinchè la persona possa aumentare la capacità di pensare sulla situazione evitando l’iperadattamento

• Interrogazione: domande atte ad indagare alcune affermazioni che sottendono processi di pensiero non funzionali.La persona ha un modello, una rappresentazione mentale di sé, del mondo e dell’ altro. Fare attenzione alle generalizzazioni e alle cancellazioni, es. “ho sempre paura” c’è una generalizzazine (sempre) e cancellazione (paura) di che cosa? manca una parte, scendere nel concreto per circoscrivere il campo, così la persona non sente che ha sempre paura e di tutto. la

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Interventi

Conferma: unisce vari aree, ad esempio: una persona vive compiacendo e non esprime quello che sente (Bambino Adattato), la persona ne diventa consapevole in un area ad esempio il lavoro e il terapeuta chiede se ci sono altre aree. “Questo lo fai solo al lavoro oppure anche in altri contesti?”

Spiegazione:si danno alla persona informazioni sui suoi meccanismi ( informazioni all’ Adulto); va fatto dopo gli altri, altrimenti o ci sarà un’ intellettualizzazione o verrà vissuto come persecutorio.

Confrontazione sottolinea l’incongruenza. Va utilizzata con cautela e solo se c’è buona alleanza.

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La valutazione del rischio di uxoricidio

È importante valutare alcuni elementi e/o comportamenti la cui presenza denota alto rischio di letalità:• la donna riferisce di temere per la propria vita; • gli episodi di violenza accadono anche fuori casa; • il partner è violento anche nei confronti di altri; • il partner è violento anche nei confronti dei/lle bambini/e; • ha usato violenza anche durante la gravidanza; • ha agito violenza sessuale contro la donna; • minaccia di uccidere lei o i/ bambini/e e/o minaccia di suicidarsi; • aumentata frequenza e gravità degli episodi violenti nel tempo; • abuso di droghe da parte del matrattante, soprattutto di quelle che determinano un aumento della violenza e

dell'aggressività (cocaina, anfetamine, crack); • la donna programma di lasciarlo o di divorziare nel prossimo futuro; • il maltrattante ha saputo che essa ha cercato aiuto esterno ;• lui dice di non poter vivere senza di lei, la pedina e la molesta anche dopo la separazione; • la donna ha riportato in precedenza lesioni gravi e/o gravissime ;• presenza in casa di armi (soprattutto da fuoco) facilmente raggiungibili; • il maltrattante ha minacciato i parenti o/e gli/le amici/che della donna; • La copresenza di tre o più di questi fattori è indice di un alto rischio di letalità. Se la donna non si sente in pericolo ma

l'operatore/trice ritiene il contrario, è necessario parlarne apertamente con lei esponendo le proprie preoccupazioni.

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Scenario di protezione

Nel caso in cui la donna si trovi in una situazione ad alto rischio e sta progettando di lasciare il marito/partner è importante studiare con lei un piano di sicurezza. Le possibilità sono: lasciare il partner e stabilirsi temporaneamente in un luogo sicuro non lasciare il partner e tornare a casa.

Se decide di lasciare il partner verificare: • se può trovare ospitalità presso la sua famiglia di origine o da

qualche amica/o di fiducia • se è necessario, trovare ospitalità presso una casa-rifugio di un

centro Antiviolenza o presso altra struttura del territorio o di un altra città

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Scenario di protezione

Se decide di tornare a casa dal partner occorre costruire lo scenario di protezione e verificare:

• le precedenti strategie di protezione da lei utilizzate e valutare se potrebbero funzionare ancora

• se un'amica/o o un/a parente potrebbero funzionare da deterrente contro la violenza • se è possibile costruire una rete di supporto da attivare nelle situazioni di emergenza (chi

chiamare?) • se nell'emergenza c'è un telefono facilmente accessibile per avvisare le Forze dell'Ordine, i

vicini o qualche parente • se nella situazione di pericolo può scappare o può andare in un posto sicuro • se ci sono armi in casa e se può neutralizzarle • verificare se ha del denaro

ed inoltre:• tenere preparate sempre le cose essenziali da portare con sé in caso di fuga da casa • far preparare una valigia d'emergenza da nascondere in un posto facilmente accessibile,

contenente tutti i documenti più importanti e le cose necessarie in caso di allontanamento (fonte: Arianna, attivazione rete nazionale antiviolenza, dipartimento : Diritti e Pari Opportunità)

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I centri antiviolenza in Italia

• In Italia i centri anti violenza sono 118 distribuiti su tutto il territorio (solo due regioni non sono rappresentate : la Basilicata e il Molise) .

• Nelle marche i centri antiviolenza sono 4 e è attiva una casa rifugio ad Ancona.

(dati: portale del Progetto Arianna, dipartimento per i diritti e le pari opportunità)

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I centri antiviolenza e le case rifugio

Le risorse che questi centri offrono alle donne che chiedono aiuto sono diversificate, ancora manca una struttura centralizzata di riferimento a tutti i centri.

• Alcuni gestiscono linee telefoniche aperte in orari diurni o serali,

• alcuni sono dotati di case-rifugio che rendono possibile, oltre a colloqui personali e telefonici, un’ ospitalità temporanea per le donne che si trovano in situazione di pericolo a causa della violenza

• Presso alcuni centri è possibile trovare consulenza legale in sede

• presso altri gruppi di auto-aiuto per donne che vogliono affrontare i loro problemi collettivamente

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Istituzione dei Consultori in ItaliaLegge del 29 luglio 1975 n°405

Il Consultorio è un servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità, ha come scopi:

l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità e alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia

La tutela della salute della donna La divulgazione delle informazioni idonee a

promuovere o a prevenire la gravidanza consigliando i metodi e i farmaci adatti a ciascun caso

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Spazio Teenagers

È rivolto a tutti i ragazzi e le ragazze dai 14 ai 20 anni I giovani possono accedere al consultorio senza particolari vincoli, ma solo recandosi

al servizio o telefonando , non occorre prenotare. E’ Gratuito E’ aperto un pomeriggio a settimana A Jesi l’accoglienza è fatta da un’ Assistente Sociale

 Attività effettuate

- Psicologia clinica: colloqui e psicoterapie per aiutare chi si trova in difficoltà con se stesso/a e/o con gli altri; - Visite ginecologiche, informazioni sulla contraccezione e sulla sessualità, esami ostetrici preventivi;   - Colloqui, visite e procedure per le interruzioni volontarie della gravidanza; - Visite e colloqui per problemi alimentari.

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Consultorio Familiare dell’ ASUR Zona Territoriale, 5 di Jesi

Informazioni per prestazioni ginecologiche e ostetriche Consultorio gravidanza ( 4 giorni a settimana) Appuntamenti prestazioni consultorialiDa LU a VE 8.30-13.00LU e GI 15.00-18.00 Informazioni Telefoniche 8.30-10.00 CENTRO TEENAGERS Contraccezione preventiva e di emergenza Prenotazioni per IVG Screening (pap-test, inviti alla popolazione per mammografia)

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Organico:

GinecologiPsicologi Assistenti SocialiOstetricheInfermiere professionali

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“Norme per la tutela della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza” Legge 194 del 1978

In Italia ogni donna può richiedere l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari.

Questa legge sancisce le modalità del ricorso all’aborto volontario.

In Italia prima del 1978 l’ IVG in qualsiasi sua forma era considerato dal codice penale un reato.

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