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Tra geografie istituzionali

ed economico-funzionali:

il FVG nella tempesta

Sandro Fabbro

Circolo Culturale «I Paesi». Udine 13/11/2015

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Tesi di fondo

• La geografia politico-istituzionale è stabile nel tempo e serve ad una pluralità di scopi (non solo economico-funzionali!).

• La geografia economico-funzionale di un territorio è più mutevole.

• Quando quest’ultima ha cambiato fortemente i connotati strutturali di un territorio, è opportuno rivedere anche la prima.

• L’intento è quello di raggiungere un certo grado di aderenza tra amministrazione pubblica e funzioni socio-economiche (autocontenimento) come condizione di efficienza ed efficacia.

…ma non trascurando certe invarianti storico-geografiche e culturali!

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1992: Fondazione Agnelli. l’Italia in 12

regioni (ma sempre con cento province)

Una proposta alla

fine di un lungo ciclo

di crescita e di

trasformazioni

territoriali endogene

ed all’inizio della più

recente ondata di

globalizzazione

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1993: Le macroregioni di Gianfranco

Miglio

Le macroregioni (Nord,

Centro, Sud) fissate dal

prof. Miglio nel Decalogo

di Assago (1993) sono

individuate in base a

criteri etno-linguistici,

geo-economici e

funzionali.

Sono salvaguardate le

regioni a statuto speciale!

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2015: le 12 regioni «Morassut-

Ranucci» (senza più le province)

Una proposta che si

colloca alla fine di un

ciclo di globalizzazione e

durante una perdurante

crisi finanziaria dello

stato. Persegue un

obiettivo di efficienza

del sistema pubblico ma

con un disegno di tipo

ottocentesco perché…

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Le «macroregioni» non hanno motivazioni

nella struttura economico-produttiva reale…

La geografia produttiva del

paese continua ad essere

descritta ed analizzata sulla

base di Sistemi Locali (11 STL

in FVG)

Rapporto Istat, 2015 sulla

situazione del Paese

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…e neanche nella struttura socio-

demografica

Rapporto Istat, 2015 sulla

situazione del Paese

La geografia socio-demografica del

paese fa riconoscere un nord-est non

omogeneo e costituito da:

- Tre nuclei urbani (Ve, Vr e Ts);

- Una «città diffusa» circostante;

- Friuli, Bellunese e T-AA come

realtà «verdi»

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La SGI, nel 2013, proponeva addirittura 36

«dipartimenti» (a superamento di province e regioni

assieme)

Il FVG mantiene cmq una sua stabilità

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Criteri della SGI (2013)• i sistemi metropolitani rappresentano delle realtà imprescindibili.

• La delimitazione fisico-funzionale: la presa in carico e la verifica dell’efficienza dei contesti urbanizzati in quanto sistemi di riequilibrio gravitazionale (residenziale, produttivo, turistico, del tempo libero).

• la verifica dell’accessibilità fra queste entità territoriali e le zone circostanti dal punto di vista delle infrastrutture.

• La presa in carico del capitale relazionale e sociale

• La valorizzazione patrimoniale: il patrimonio storico artistico, la cultura immateriale, le componenti ricettive, la dimensione spettacolar-culturale.

• L’individuazione di quei casi in cui il sistema prevede la presenza di due o più centri che rappresentano congiuntamente una “centralità diffusa”.

• rispetto (il più possibile) degli attuali confini amministrativi, laddove questi non mettano in discussione i fondamenti dello scenario proposto.

• Le deroghe della proposta dovranno essere presentate alla popolazione ed essere oggetto di consultazione.

Le nuove regioni devono essere il più possibile autosufficienti potendo beneficiare al proprio interno dell’esercizio del maggior numero possibile di funzioni. Ne deriverebbe, dunque, un risparmio di gestione e una semplificazione del quadro dell’erogazione di servizi.

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Qualcuno potrebbe sostenere che le

macroregioni servono alla

«territorializzazione» delle grandi reti

europee …

MIT, 2007 proposta per il

Quadro strategico nazionale

2007-2013

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Ma non dopo il 2013: con la nuova

rete europea del Core Network il FVG

diventa (potenzialmente) centrale!

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Ten-T, Core network, 2013).

La programmazione europea ci colloca su una via commerciale

di primaria importanza.

Il corridoio Adriatico-Baltico (l’antica via

dell’ambra) è il quadro nel quale si devono collocare

tutte le nostre riflessioni e azioni presenti e future.

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Baltic-Adriatic Corridor(new 1st

priority)

Future Blue Banana

Corridor 1Blue Banana

Corridor 24

La sfida per il FVG: alimentare dal Mediterraneo le economie dell’Europa centrale ed orientale (la nuova“blu banana”)

Mediterranean Corridor (former Corridor 5)

Relocation of production toward Eastern Europe

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Nell’ipotesi Morassut-Ranucci il FVG

torna ad essere il confine orientale di

sistemi macroregionali chiusi

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Il FVG è, invece, regione europea alla

radice dell’A-B (il porto-regione)

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DUE GEO-STRATEGIE ALTERNATIVE

L’euroregione rafforzata (FVG=frontiera) e

la macroregione Triveneto (FVG=confine)

FVG come confine di una

macroregione di stampo ottocentesco

FVG come «frontiera» aperta di

cooperazione tra AA e CE

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I° conclusione

• La macroregione «Triveneto» non ha

motivazioni né economico-funzionali né etno-

linguistiche.

• Anzi, addirittura, nega la naturale vocazione

«euroregionale» del FVG.

• La macroregione «Triveneto» nasce da una

visione culturale di centralismo neo-

nazionalistico.

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Le 18 UTI

Perché 18?

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Volevamo avere solo due livelli

amministrativi invece di tre…

Modello duale puro: FVG = Regione + Comuni – Province.

Avevamo davanti due strade:

1.1. Modello duale con aggregazioni comunali dal basso

(Regione + 60/70 macro-comuni aggregati con unioni e

fusioni).

1.2. Modello duale con aggregazioni dall’alto.

Ne è scaturito un modello top-down non puro «21/2»

(Regione + Comuni + 18 UTI).

IL NUOVO ENTE INTERMEDIO E’ FATTO RIAGGREGANDO SOLO

POTERI COMUNALI (E QUALCOSA DELLE PROVINCE)

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Non c’è dubbio che il FVG è fatto di

territori diversificati!

I 10-11 Sistemi

Territoriali Locali

del FVG

Se guardiamo i territori

del FVG dall’alto, 11 STL

rappresentano bene la

complessità della macro-

struttura economica,

socio-demografica ed

insediativa (e non

tradiscono quella

linguistico-culturale e

neppure quella

paesaggistica).

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Per una gestione amministrativa

efficiente ed efficace: 60-70 macro-

comuni (da fusioni) (SGI, 2014)

La coesione del

territorio dal basso

spingerebbe in

questa direzione (SGI,

2014)!

Se guardiamo i territori

del FVG dal basso, 60-70

macro-comuni (da fusioni)

rappresenterebbero bene

le comunità locali e con

una certa efficacia ed

efficienza amministrativa

(proposta della SGI, 2014)

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Un nuovo ordinamento territoriale in

FVG sta, quindi, tra questi due numeri

estremi: 11 e 68!

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Il Modello 21/2.

• Le 18 Uti non sono «aree vaste per politiche territoriali»: sono troppe e senza polarità forti, tranne Trieste; le città sono depotenziate ed «amputate» di parti significative dei loro tradizionali hinterland. Non possono essere «motori di sviluppo»!

• Come gestione dei servizi esistenti (riferimento agli «ambiti socio-assistenziali») sono in conflitto con i Comuni perché li espropriano di competenze,

• Ruolo del presidente poco definito (art.14).

• Pianificazione e programmazione come materie opzionali (art.26).

• Prendono poteri solo dai Comuni mentre i poteri da trasferimenti regionali sono da definire.

• Dotazioni finanziarie ignote.

L’IDEA DI TERRITORIO CHE EMERGE DA QUESTE UTI E’ QUELLA DI UN TERRITORIO FATTO DI COMUNITA’ LOCALI ARTIFICIALI DESTINATE, SE VA BENE, A GESTIRE SERVIZI IN RIDUZIONE.

E IL FRIULI NEL FRATTEMPO E’ SCOMPARSO (RIDOTTO AD «ASSEMBLEA DI COMUNITA’ LINGUISTICA»)

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Le 18 UTI? Tertium non datur!

E’ una «terza via»,

piuttosto artificiale,

che non soddisfa né

il criterio della

competitività né

quello della

coesione!

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Aree vaste per politiche territoriali

(Regione FVG, 2013): 11 STL (che però

non sono Istituzioni!)La competitività del

territorio spingerebbe

in questa direzione!

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Tre criticità gravi: - il Friuli è sparito dalle carte della

geografia istituzionale;

- le UTI non decollano perché

«espropriano» solo i comuni

- Ts si rafforza; Udine, Gorizia e Pordenone

si indeboliscono.

Anche trascurando l’epoca romana e patriarcale, il Friuli, dal 1815 al 1940, è

«Provincia del Friuli» e poi è «Provincia di Udine». Ora è «spachettato» in una decina

di Uti ed è anche senza la sua «metropoli» (l’UTI del Friuli centrale ha 157mila

abitanti).

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Città metropolitane in FVG?

UTI Udine 157mila, a

fronte di 226mila

strutturali (Eurostat,

2012)

UTI Trieste 232mila, a

fronte di 232mila

strutturali (Eurostat,

2012)

UTI Pordenone 94mila

a fronte di 122mila

strutturali (Eurostat,

2012)

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Ballando sull’orlo della riforma…

La riforma Regione-autonomie locali era coraggiosa negli intenti ma sembra aver prevalso una linea minimalista di gestione dell’esistente.

• Questa linea, in mancanza di un progetto strategico -condiviso con i territori – non solo ha indebolito tutto il disegno di riforma ma lo ha portato ad una situazione di stallo e dove il Friuli non ha più alcuna rappresentanza istituzionale.

• E’ chiaro che l’efficacia della legge, a questo punto, è molto incerta. Anche si chiudessero in qualche modo i contenziosi amministrativi, cmq ci ritroveremo con macerie sparse nel territorio.

Abbiamo buttato valori importanti ma non sappiamo quali vantaggi ci arriveranno: è quello che tecnicamente viene definito un esito dai costi certi e dai benefici incerti.

• Si può fare qualcosa per correre ai ripari anche se in extremis?

• Ci vorrebbe una mossa coraggiosa capace di superare lo stallo modificando i giochi contrapposti ed allargando il consenso alla riforma.

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II conclusione.Una riforma istituzionale riguarda tutti e per

lungo tempo. Allargare il consenso non è un

optional. E’ un dovere!

Si può avere più consenso immettendo «risorse» nuove (non necessariamente finanziarie) in un progetto strategico condiviso con i territori del FVG. Si possono dare al territorio:

• più garanzie sulle grandi invarianti storico-culturali. Il Friuli non può essere solo una «assemblea di comunità linguistica»!

• più «diritti» territoriali (riconoscimento di particolari valenze ambientali o strategiche) .

• più poteri e strumenti amministrativi (trasferendoli dalla Regione!).

• o tutti assieme.

Insomma più riforma (non meno riforma) ma con accordo strategico con i territori.

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Dulcis in fundo: un Parlamento del Friuli

• Il Friuli è un dato storico-geografico e linguistico e non può essere rimosso per ragioni politico-amministrative di breve momento!

• Il Friuli, caduta anche la Provincia di Udine, deve ritrovare una sua unità non solo culturale e identitaria ma anche di «istituzione» all’interno di un FVG, unito, autonomo e speciale!

• Non penso ad un ente di spesa! Non penso neppure ad un ente ad elezione diretta!

• Penso ad un Parlamento delle Istituzioni friulane (sindaci in primis) che si riunisca per deliberare indirizzi di alto valore politico-morale mirati a salvaguardare i valori storico-culturali e linguistici ma anche gli interessi geo-strategici ed euroregionali del Friuli.