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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Nymph King

HQN Books © 2007 Gena Showalter Traduzione di Anna Polo

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne

agosto 2011

Questo volume è stato impresso nel luglio 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X

Periodico quindicinale n. 46 del 26/08/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)

Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A.

Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Atlantide Valerian, re dei ninfi, si svegliò e cercò di districarsi dal-la stretta della donna nuda e addormentata accanto a sé... solo per scoprire che le sue gambe erano intreccia-te a quelle di altre due donne nude e addormentate. Con un risolino soddisfatto e arrochito dal sonno tornò a distendersi sul letto morbido, mentre scure ciocche femminili gli ricadevano su una spalla. Morbidi riccioli ramati fluttuavano sul suo stomaco, intrecciati ai capelli biondi di un'altra donna. In quel momento nel palazzo c'erano quattro don-ne, tutte umane e tutte sexy. Qualche settimana prima, poco dopo che la sua armata aveva preso possesso del-la fortezza, le donne avevano attraversato per caso il portale che collegava Atlantide con il mondo in superfi-cie. Gli dei dovevano sorridergli, dato che tre di esse ora scaldavano il suo letto. Valerian osservò le bellezze che dormivano sazie e serene intorno a lui, tutte alte, morbide e abbronzate, con espressioni che andavano dall'audace al tenero. Lui comunque non si curava del loro aspetto. Amava le donne, amava il proprio potere su di loro e non se ne

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vergognava. Anzi. Gli piaceva assaporarle e divorarle. Nessuna costituiva mai più di un passatempo tem-poraneo, eppure ne adorava ogni aspetto: la dolce mor-bidezza, i gemiti ansimanti, i profumi inebrianti. Ama-va il modo in cui le loro gambe gli stringevano la vita o la testa e lo accoglievano in paradiso, permettendogli di penetrarle con uno slancio gentile e una spinta incal-zante, a seconda delle sue preferenze del momento. Mentre Valerian giaceva a letto, la luce che filtrava dalla cupola di cristallo sopra di loro immergeva le sue compagne in un alone scintillante. L'aria era carica di un desiderio quasi palpabile e i corpi emanavano un ca-lore inebriante, creando una sorta di bozzolo di perico-losa seduzione intorno a loro. Sì, la sua vita era davvero dolce. Alle donne bastava guardarlo per desiderarlo. Odora-vano il suo profumo erotico e si sentivano già pronte al piacere, sentivano la sua voce profonda ed erano di-sposte a spogliarsi davanti a lui. Una singola carezza era sufficiente per suscitare in loro un acuto struggi-mento e indurle a implorare altre meravigliose sensazio-ni. Valerian non se ne vantava, il suo potere di sedu-zione era un dato di fatto. In quel momento la donna con i capelli neri si sve-gliò e gli posò una mano piccola e delicata sul petto. Janet? Gail? Non era sicuro del nome. In realtà, non ri-cordava mai come si chiamavano le donne con cui an-dava a letto. Erano solo una lunga sequenza di corpi che gli davano piacere e lo accoglievano felici dentro di sé. «Valerian» lo chiamò la mora in tono implorante. A-veva ancora un'espressione assonnata, ma la mano co-minciò a muoversi con lentezza fino a raggiungere il suo membro, carezzandolo su e giù e risvegliandolo.

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Senza neanche guardarla, lui la fermò prendendole la mano e portandosela alle labbra per un casto bacio. Lei ebbe un fremito e i capezzoli le si inturgidirono contro il suo fianco. «Stamattina no, dolcezza» disse, parlando nella lin-gua della donna. Ci aveva messo due settimane, ma ormai la padroneggiava con sicurezza, come se l'avesse sempre conosciuta. «Tra poco devo andare. C'è biso-gno di me altrove.» Gli sarebbe piaciuto rimanere e concedersi un'altra ora o due di baldoria, ma i suoi uomini lo aspettavano nell'arena delle esercitazioni. Là li avrebbe aiutati ad af-finare la loro abilità con la spada e a scacciare la fru-strazione che li tormentava da giorni, dimenticando i bisogni carnali sempre presenti grazie alla prospettiva della guerra imminente. Guerra, sospirò tra sé. Da quando il suo esercito a-veva conquistato quel palazzo, strappandolo ai draghi già indeboliti da un precedente scontro con gli umani, la guerra era diventata inevitabile. Valerian lo accettava, ma ora i suoi uomini erano indeboliti dalla mancanza di sesso e questo era inaccettabile. Il sesso li aiutava a conservare le forze, il suo popolo era fatto così. Forse avrebbero dovuto portarsi dietro le loro donne, ma per tenerle al sicuro aveva preferito la-sciarle lontane, senza prevedere che sarebbero rimasti separati tanto a lungo. Conclusa la battaglia iniziale, Valerian le aveva con-vocate, ma le ninfe non si erano fatte vedere. Purtrop-po non ne avevano trovato traccia nella Città Interna e neanche in quella Esterna e lui era sempre più preoccu-pato. Aveva inviato un battaglione a cercarle, con l'or-dine di uccidere chiunque avesse tentato di far loro del male. Per i nemici sarebbero stati guai.

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L'ira dei ninfi era terribile. Nonostante l'ansia che lo attanagliava, Valerian non poteva escludere che le ninfe avessero incontrato un gruppo di uomini e fossero ancora impegnate in orge sfrenate. Anche loro, dopotutto, avevano un disperato bisogno di sesso. «Mmh, sei fantastico» mormorò la donna dai capelli neri. «Stare con te è meglio che fare l'amore con qual-siasi altro uomo.» «Lo so, dolcezza» borbottò Valerian distratto. L'astinenza dei suoi uomini si sarebbe probabilmen-te prolungata ancora per molto tempo e dunque lui a-vrebbe dovuto sentirsi in colpa per gli eccessi della not-te. Forse sarebbe stato così, se avesse chiamato quelle donne in camera, ma erano state loro a seguirlo, strap-pandogli i vestiti di dosso e leccando ogni centimetro del suo corpo ancor prima che mettesse piede in quella stanza. Aveva cercato di liberarsene e di mandarle dai suoi uomini, ma loro gli si erano attaccate con insistenza ancora maggiore. A quel punto cosa poteva fare, se non cedere? Magari, dopo l'esercitazione, avrebbe suggerito an-cora una volta a quei deliziosi bocconcini di cercarsi un altro amante. «So che devi andartene, ma io muoio dalla voglia di toccarti, Valerian» dichiarò la donna con i capelli neri mettendo il broncio. Si puntellò su un gomito e gli piazzò davanti agli occhi il seno florido. «Non dirmi di no» lo implorò, seguendo il contorno del capezzolo con la punta di un dito. «Stanotte ti sei preso tanta cu-ra di me e ora vorrei ricambiarti.» La donna dai capelli rossi al suo fianco si svegliò. «Mmh... buongiorno» lo salutò assonnata.

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La terza donna si stirò come un gatto e si mise a se-dere, con i lunghi capelli dorati che le ricadevano sulle spalle simili a una splendida cascata lucente. «Buon-giorno» lo salutò a sua volta con voce arrochita. «Sei stato incredibile» dichiarò la rossa, gli occhi az-zurri colmi di soddisfazione al ricordo degli sfrenati ec-cessi condivisi quella notte. «Anche tu... dolcezza.» Valerian cercò ancora una volta di ricordare il suo nome, ma invano. Si strinse nelle spalle: in fondo non era importante. Per lui erano tutte dolci. «È mattina; è ora che ognuno di noi si dedi-chi ai suoi doveri.» «Non mandarci via. Non ancora» lo implorò la mora. Il suo respiro caldo gli sfiorò l'orecchio e la lingua seguì la curva della guancia. «Lascia che ci godiamo... ancora un assaggio» aggiunse, intervallando le parole con baci e morsetti. Tre paia di mani e di seni furono su di lui, bocche calde e avide lo succhiarono e tre fessure femminili u-mide e ardenti si strusciarono contro il suo corpo, men-tre un inebriante odore di desiderio lo avvolgeva. «Solo starti vicina mi fa morire dalla voglia di venire» dichiarò una voce rauca. «Sai sempre quello che voglio prima di me» ansimò un'altra. «Non riesco mai a saziarmi di te.» «Sei come una droga» sussurrò la terza. «Morirei senza di te.» Gemiti e grida di piacere gli risuonarono nelle orec-chie e un fuoco ardente si propagò in tutto il suo cor-po, dandogli quella forza che solo il sesso poteva for-nirgli. In occasioni come quella Valerian prendeva le sue amanti con una selvaggia intensità, più adatta al campo di battaglia che al letto. Forse poteva aspettare il pranzo per raggiungere i suoi uomini.

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Il sudore scorreva sul petto nudo di Valerian, mentre roteava la pesante spada di metallo e colpiva quella del-l'avversario. Broderick barcollò all'indietro e cadde sul sedere, mandando schizzi di fango in ogni direzione. Alcuni imbrattarono gli stivali appena puliti di Valerian. «Alzati» gli ordinò, quando Broderick non accennò a muoversi. «Non ce la faccio» rispose l'amico ansimando. Valerian si incupì: era la quarta volta in un'ora di e-sercitazioni che l'altro finiva a terra. In genere Brode-rick era forte e possente come lui, quindi tanta debo-lezza era davvero sconcertante. Il senso di colpa che fino a quel momento era riusci-to a tenere a bada lo investì. Avrebbe dovuto mandare le donne dai suoi uomini. Ora lui era più forte che mai e loro debolissimi. «Maledizione» imprecò Broderick. Era ancora a terra, la voce tesa, la testa china e i capelli biondi che gli rica-devano sugli occhi. «Non so quanto potrò resistere an-cora.» «E gli altri?» Valerian infilò nella sabbia dell'arena la punta della spada, modellata come un cranio allungato e letale, capace di infliggere danni tremendi. Per questo l'aveva chiamata Teschio. Il suo sguardo si spostò sul resto dell'armata: alcuni erano seduti su una panca e affilavano le armi, altri ap-poggiati a un muro di pietra bianca e argentea, lo sguardo vacuo. Soltanto Theophilus pareva in buone condizioni; era anche l'unico a prestargli ascolto. No, non proprio l'unico. Joachim lo fissava con fu-ria, i gomiti appoggiati alle ginocchia. Perché il cugino era così arrabbiato? «Mettetevi in riga» ordinò Valerian. «Subito.» Il suo

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tono duro ottenne finalmente la loro attenzione. Gli uomini formarono una riga alquanto irregolare e solo pochi assunsero un atteggiamento vigile e batta-gliero. Il cipiglio di Valerian aumentò. I suoi uomini e-rano tutti alti e muscolosi, con la pelle abbronzata e i tratti perfetti. La loro bellezza era tale che a volte ve-dendoli le donne si mettevano a piangere, ma ora mo-stravano rughe di tensione intorno agli occhi e alla bocca e gambe tremanti e instabili. «Ho bisogno che siate forti e capaci e invece siete deboli come neonati.» Darius, re dei draghi, avrebbe sa-puto da un momento all'altro che Valerian aveva con-quistato il palazzo e a quel punto li avrebbe attaccati. Se la sfida fosse avvenuta quel giorno, i suoi guerrieri sarebbero caduti in fretta, uno dopo l'altro. La sconfitta era inaccettabile; meglio morire, piutto-sto. Un guerriero doveva sempre vincere. Broderick sospirò e si passò una mano sul viso, fis-sandolo cupo. «Abbiamo bisogno di fare sesso, Vale-rian. E ne abbiamo bisogno ora.» «Lo so.» Purtroppo le tre umane esauste che ora dor-mivano nel suo letto non sarebbero riuscite a reggere l'impatto di tutti i suoi avidi guerrieri in una volta sola. Poteva mandare un battaglione nella Città Esterna, a catturare delle sirene, una razza di donne che adorava il sesso quanto i ninfi. Erano pericolose, certo, amava-no sedurre e poi uccidere, ma unirsi a loro era così ine-briante che valeva la pena di correre quel rischio. Tutte le volte che i suoi uomini erano entrati in città nelle ultime settimane, però, le donne di ogni razza si erano nascoste, quasi fossero dei mostri o dei demoni. Nessuna di loro voleva ritrovarsi preda dell'irresistibile fascino dei ninfi, pronta a perdere la propria identità e a esistere solo per compiacere l'amante. E questo valeva

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anche per le loro compagne, che erano trattate come un tesoro prezioso, ma erano schiave come le altre. «Sentire l'odore delle umane su di te rende il mio bi-sogno ancora più intenso» disse Dorian. Con i suoi ca-pelli nerissimi, i tratti perfetti e il malizioso senso del-l'umorismo, attraeva donne di tutte le razze. Ora però non c'era niente di allegro e malizioso in lui; anzi, pa-reva irradiare gelosia e risentimento. «Se ne avessi le forze ti ucciderei.» Valerian si sentì ancora più in colpa. Per quanto o-diasse ammetterlo, c'era un solo modo di risolvere quella sgradevole situazione. «Volete attraversare il portale?» chiese, intrecciando le mani dietro la schiena. Da quando avevano scoperto la strana pozza verticale nelle caverne sotto il palazzo, la stessa usata dalle donne per viaggiare dalla superficie ad Atlantide, i suoi uomini lo avevano implorato innu-merevoli volte di utilizzarla. Ogni volta Valerian aveva risposto di no. Secondo il suo amico Layel, re dei vam-piri, gli abitanti di Atlantide non potevano sopravvivere a lungo in superficie. Inoltre, aveva bisogno che i suoi uomini restassero là a combattere e a difendere il palazzo conquistato. De-boli com'erano in quel momento, però, non sarebbero certo riusciti a sconfiggere i draghi. Se c'era la possibilità di trovare altre umane, valeva la pena di correre il rischio di un viaggio in superficie. «Ebbene?» li incalzò. Gli uomini sorrisero e lo circondarono, mentre un coro di assenso usciva dalle loro bocche. Solo Theophi-lus rimase in silenzio, ma d'altra parte lui non aveva bi-sogno di visitare la superficie, visto che si era accoppia-to con la quarta umana presente nel palazzo. Accoppiato, pensò Valerian cercando di non rabbri-

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vidire. Quando un ninfo trovava la sua compagna, quell'unione durava per tutta la vita. L'età e le circo-stanze non avevano importanza, a quel punto il suo corpo non desiderava nessun'altra, il suo cuore batteva solo per lei. Gli avevano detto che l'avrebbe riconosciu-ta al primo sguardo e lei avrebbe fatto lo stesso, sce-gliendolo fra tutti gli altri. Come molti dei suoi uomini, Valerian era troppo le-gato alla libertà e temeva il giorno in cui avrebbe trova-to la sua compagna. Non riusciva a immaginare di desi-derare una sola donna. Non riusciva a concepire che una sola donna potesse attirare il suo interesse e sazia-re le sue passioni per più di una notte. Forse non era destinato a trovare una compagna... o almeno lo sperava. «Varcheremo il portale?» chiese uno dei suoi uomini, riportandolo al presente. «Sì» rispose Valerian, allargando le braccia in segno di resa. «Quando partiamo?» volle sapere Broderick. «Grazie, grande re» disse Shivawn. «Per gli dei, ho bisogno di un po' di attenzioni fem-minili!» esclamò Dorian. Le loro voci erano cariche di sollievo, gli occhi accesi di desiderio. Non poteva biasimarli, anche lui si sareb-be ridotto a uno stato bestiale, se fosse rimasto senza sesso a lungo come loro. D'altra parte era sicuro che quel destino non gli sarebbe mai toccato. Il suo fascino era superiore a quello di tutti gli altri, tanto che nessu-na donna poteva resistergli. «La maggior parte di voi dovrà restare di guardia nel palazzo e quelli che andranno non potranno trattenersi più di un'ora o due» li informò in tono fermo. «Ne ri-porteremo indietro il maggior numero possibile e poi

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ognuno potrà scegliere la donna che preferisce.» «Avremmo dovuto farlo giorni fa» borbottò Joachim. Valerian decise di ignorarlo. Era la frustrazione a spingere il cugino a parlare così, lo sapeva. «Non possiamo trattenerci più a lungo?» chiese Do-rian, di nuovo accigliato. «Ricordate, non sappiamo niente della superficie, dei suoi abitanti e delle loro armi, mentre sappiamo con certezza che i draghi ci attaccheranno presto. Dobbia-mo prendere le donne che vogliamo e tornare indietro di corsa» stabilì Valerian. «Dobbiamo?» ripeté Broderick. «Vi guiderò io, naturalmente.» Valerian non intende-va mandare i suoi uomini in un territorio sconosciuto senza di lui. «Non preoccupatevi, non reclamerò una donna per me. Le tre donne in camera mia mi fornisco-no stimoli a sufficienza.» Per il momento, almeno. «La-scerò a voi la scelta.»

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Spy Glass - Magia di sangue MARIA V. SNYDER

Passione ad Atlantide GENA SHOWALTER

Dopo essere stata costretta a rinunciare alla magia, Opale vuole disperatamente riappropriarsi dei poteri perduti. Ma la ricerca è impegnativa e presto mette in crisi il suo lega-me con Kade, il fascinoso Danzatore delle Tempeste che la vorrebbe tutta per sé. Mentre il pensiero di Devlen a poco a poco torna a farsi spazio nel suo cuore...

Mai una donna ha saputo resistere alla voce ammaliante e alle carezze di Valerian. Soltanto Shaye sembra immune dal suo fascino. Ma quando un ninfo trova la sua compa-gna, rimane legato a lei per sempre. E Valerian, certo che Shaye sia la sua anima gemella, è disposto a ricorrere alle più fantasiose tecniche di seduzione pur di conquistarla.

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Layel, re dei vampiri, vive solo per la vendetta e niente, nemmeno il desiderio divorante che prova per l'affascinan-te Delilah, può distoglierlo dai suoi cupi propositi. Del resto nemmeno lei ha tempo per un'emozione inutile come l'a-more, anche se Layel riesce a suscitarle dentro sensazioni deliziose. Poi però si ritrovano intrappolati su un’isola...

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