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Urgenze - emergenze in psichiatria
Dott.ssa Ilaria TarriconeCorso di laurea in Infermieristica
Polo di Rimini AA 2011-2012
Urgenza
• Situazione acuta e grave che richiede un intervento terapeutico immediato. Determinanti nelle richieste di urgenza psichiatrica anche i criteri di contesto e della sua tolleranza, quindi delle variabili sociali oltre che individuali
( DAL TRATTATO ITALIANO DI PSICHIATRIA)
Emergenza
• Concetto con maggiore enfasi su disagio e disadattamento psico- sociale, sulla rottura dell’equilibrio con l’ambiente, ma più o meno sovrapponibile all’urgenza nei criteri operativi.
( DAL TRATTATO ITALIANO DI PSICHIATRIA)
Crisi
• Stato che si verifica quando una persona si trova a fronteggiare un ostacolo che le impedisce il raggiungimento di importanti obiettivi vitali. Questo è per un certo lasso di tempo insormontabile tramite l’utilizzazione di metodi abituali di risoluzione dei problemi. Ne consegue un periodo di disorganizzazione, di sconvolgimento, durante il quale vengono fatti molti tentativi verso la soluzione del problema che però abortiscono. Alla fine viene raggiunta una qualche forma di adattamento, che può rivelarsi o meno come la soluzione più utile per la persona e per chi le sta vicino.
(Caplan, 1964).
Fattori di Rischio
• Momenti critici del ciclo vitale
• Momenti critici di passaggio della vita familiare
• Eventi di vita stressanti
• Disagio sociale
• Assenza o malfunzionamento del servizio
Fattori di protezione
• Presenza della rete sociale
• Figure familiari di riferimento
• Accesso all’istruzione
• Sistema sanitario funzionante
• Capacità individuali di risposta allo stress
Classificazione delle crisi/urgenze/emergenze
• Urgenze miste (combinaz. Disturbi somatici e psichici)
• Urgenze pseudo-psichiatriche (patol. Somatica con disturbi psichici)
• Urgenze pseudo-somatiche (patolpsichiatrica con disturbi somatici)
• Urgenze psichiatriche propriamente dette( stretta pertinenza psichiatrica, come crisi deliranti o allucinatorie acute, crisi d’ansia, eccitamento maniacale, stati depressivi acuti, etc.)
( da Trattato italiano di Psichiatria)
Urgenze Psichiatriche
Derivano in genere da una somma di fattori • Fattori psichici:– Malattie psichiatriche– Personalità– Stati emotivi alterati
• Fattori fisici (malattie organiche, sostanze d’abuso)• Fattori sociali e ambientali (familiari, reparto,
personale presente, grado di tolleranza dell’ambiente)
Possibili Presentazioni delle Urgenze
• APERTA: il paziente presenta evidenti alterazioni del comportamento
• COPERTA: il paziente può presentare oppure no un’alterazione evidente del comportamento tuttavia ha un’alterazione significativa del pensiero o dell’umore (es: ideazione suicidaria, umore depresso, gravi sintomi ossessivi, ansia acuta)
Triage
• Il termine triage deriva dal francese “trier” che significa scegliere, selezionare, mettere in fila. Si tratta, nel caso dei sistemi d'emergenza, di organizzare il soccorso definendo gli interventi da adottare sulla base di priorità correlate alla gravità delle situazioni, alla probabilità di successo degli interventi, alla disponibilità delle risorse.
• Il triage rappresenta, in concreto, una metodica che serve a classificare le persone in relazione al problema evidenziato, per predisporne, nel modo più veloce possibile, rispetto alla gravità delle condizioni cliniche, la terapia, il trasporto e il ricovero nell’ambito adeguato.
• La funzione di triage non presuppone una diagnosi medica bensì si caratterizza per essere un processo mediante il quale si opera una “selezione dei pazienti con scelta delle priorità”; il processo decisionale si basa sull’obiettività rilevabile all’esame visivo, sui sintomi dichiarati dal paziente e su eventuali domande poste dall’infermiere riguardanti il tempo di insorgenza dei sintomi, e si conclude con l’assegnazione di un codice di gravità.
Triage
– 100.000 casi all’anno in UK nei pronto soccorsi– La maggior parte include:• Avvelenamenti• Ferite da taglio• Abuso di alcolici (nel 45% dei casi)• Uomini e donne in ugual misura, età media: 30 anni• Self-harm in seguito a problemi sociali ed interpersonali• Di questi: il 15% ritorna in pronto soccorso entro 1 anno
ancora per self-harm, l’1% si suicida
Tratto da:A Ramirez and A House. ABC of mental health: Common mental health problems in hospital. BMJ, Jun 1997; 314: 1679
Self-harm (autolesionismo)
Cosa è utile nei casi di self-harm:
– Ricovero breve per tutti (anche per 1 notte)– Immediata valutazione psicosociale– Ricovero in unità psichiatrica se appropriato– Seguire il paziente in ambito territoriale da parte dei
servizi psichiatrici– Lavoro in collaborazione con equipe mediche,
chirurgiche, MMG, educatori
Tratto da:A Ramirez and A House. ABC of mental health: Common mental health problems in hospital. BMJ, Jun 1997; 314: 1679
• self-harm: gruppi a rischio– Alto rischio• Disturbi depressivi maggiori• Abuso di sostanze• Schizofrenia
– Basso rischio• Paziente con problemi sociali e personali con
aspetti disfunzionali in quanto–Mancano di supporto–Sono state vittime di abuso o sono stati
trascurati
Tratto da:A Ramirez and A House. ABC of mental health: Common mental health problems in hospital. BMJ, Jun 1997; 314: 1679
PER IDEAZIONE DI SUICIDIO SI INTENDE:
• un insieme di idee,fantasie e vissuti che hanno per argomento la propria morte vista in termini positivi rispetto all’attualità della vita psichica del paziente
• Intenzionalità• Idoneità del mezzo
La definizione di suicidio e di tentativo di suicidio NON DIPENDE dal risultato
Il tentativo di suicidio può avere carattere rivendicativo e ricattatorio; è comunque espressione di un disagio psichico
Il suicidio e il tentativo di suicidio differiscono per:
• suicidio: gruppi a rischio– Alto rischio– Uomini– Età >40 anni– Storia familiare di suicidio– Disoccupazione– Isolamento sociale– Note/ideazioni suicidali– Desiderio continuato di morire– Mancanza di speranza, – Incapacità di vedere il futuro– Abuso di sostanze o di alcool
Aspetti da valutare• Motivazioni• Circostanze del tentativo• Disturbo psichiatrico • Problemi precipitanti o che
mantengono il rischio• Strategie di adattamento e
supporto• Rischio
Tratto da: Anthony S Hale. ABC of mental health: Depression. BMJ, Jul 1997; 315: 43 - 46
Determinare il Livello di RischioSAD PERSONS SCALE (Quick and Easy Assessment)Sex 1 if patient is mail, 0 if femaleAge 1 if patient is (25-34; 35-44; 65+)Depression
Previous attempt 1 if presentEthanol abuse 1 if presentRational thinking loss 1 if patient is psychotic for any reason
(schizophrenia, affective illness, organic brain syndrome)
Social support lacking 1 If these are lacking, especially with recent loss of a significant other
Organized Plan 1 if plan made and method lethalNo spouse 1 if divorced, widowed, separated, or single (for
males)Sickness 1 especially if chronic, debilitating, severe (e.g.; non-
localized cancer, epilepsy, MS, gastrointestinal disorders)
Patterson WM, Dohn HH, et al: Evaluation of suicidal patients, THE SAD PERSONS Scale, Psychosomatics, 1983
Ospedalizzazione
Quando? Pazienti con piano specifico, accesso a mezzi
idonei, stressors sociali recenti e sintomi psicopatologici specifici
Aggressività e violenza
• 10% dei pazienti ricoverati manifesta comportamenti aggressivi
• Maggiore incidenza nei soggetti giovani di sesso maschile con diagnosi di schizofrenia, alcolismo, disturbi mentali organici, ritardo mentale, epilessia, disturbi di personalità, bipolari in fase maniacale, disturbo borderline di personalità
Epidemiologia (USA)• Circa 40% degli operatori è stato vittima nel
corso della carriera di violenza fisica • L’aggressione avviene con armi di offesa
naturale (pugni e calci, 72% dei casi), uso di oggetti (23%), minacce con coltello e/o con armi bianche o oggetti contundenti (5%)
Epidemiologia• Le aggressioni vengono denunciate raramente; si suppone che i
dati reali siano circa 5 volte superiori ai dati ufficiali • Problematiche “metodologiche” – definizione non univoca di “comportamento violento”– strumento di rilevamento?– intralci burocratici, tempi lunghi
• problematiche “personali” – sentimenti di colpa– timore di subire accuse di negligenza e/o inadeguata
professionalità – ansia legata a possibili indagini sul “come” e sul “perché” è
avvenuto il comportamento aggressivo o sulle modalità della propria difesa, ecc.
Situazioni Associate alla Violenza
• Assenza di vie di fuga• Staff non preparato• Presenza di oggetti contundenti • Carenza di osservazione• Carenza di personale
Fattori scatenanti episodi di violenza• Ansia
• Rifiuto di una richiesta di ricovero da parte del pz• Mancanza di rispetto (reale o immaginaria)• Paura• Frustrazione• Ospedalizzazione coatta• Rabbia• Perdita del lavoro • Lunga attesa• Rumore • Dolore• Deprivazione di sonno
Condizioni associate con la violenza
• Stato confusionale acuto• Psicosi organica acuta• Abuso, dipendenza, intossicazione da alcool • Abuso, dipendenza, intossicazione da sostanze• Disturbo antisociale di personalità• Disturbo Bipolare, mania• Disturbo Borderline di personalità• Disturbo delirante• Demenza• Traumi cranici• Ritardo mentale• Schizofrenia
VALUTAZIONE
• Nella situazione di emergenza non è facile valutare le potenzialità aggressive di un paziente e calcolare le probabilità di un comportamento violento.
• Spesso tale valutazione si fonda su impressioni aspecifiche o su un giudizio clinico intuitivo
FATTORI PREDITTIVI di violenza • 1. Idee di violenza. (nei confronti di una persona
specifica, stato psicotico acuto, voci imperative)• 2. Comportamento durante il colloquio. (crescendo
progressivo dell’attività psicomotoria durante il colloquio da aggressività verbale a turpiloquio ad atteggiamenti comportamentali, fino all’atto di violenza).
• 3. Storia recente di violenza. (maggior rischio da le azioni violente compiute con mezzi fisici, poi, senza strumenti, fino a comportamenti verso gli oggetti).
FATTORI PREDITTIVI 2
• 4 Storia remota di violenza. (eventuali arresti, infrazioni nella guida, coinvolgimento in procedimenti legali, tendenza a punire i figli, o a seviziare gli animali in epoca infantile, problemi costanti con le autorità in epoca adolescenziale).
• 5. Sistemi di supporto. (famiglia, amici, gruppo religioso)
• 6. Compliance. (atteggiamento non cooperativo, una storia passata di TSO)
FATTORI PREDITTIVI 3
• 7. Storia di abuso di sostanze. (stati di intossicazione in atto o in condizioni di astinenza)
• 8. Anamnesi medica e neurologica. (danni neurologici, soprattutto del lobo frontale, vasculopatie cerebrali, demenza di Alzheimer o cerebropatia infantile)
Gestione dell’aggressività
• “L’attrezzatura” specifica dell’operatore addetto all’emergenza con aggressività, comprende strumenti di diversa natura:– tecnica, buona esperienza nel campo del
contenimento dell’aggressività psicotica;– organizzativa, possibilità di ricorrere a un “centro
crisi”, cioè luogo dedicato ad accogliere e contenere pazienti in crisi di agitazione psicomotoria;
– personale, la capacità di non spaventarsi di fronte al paziente psicotico violento. (Gnocchi et al.,1991)
Comportamento aggressivo violento
• DESCALATION– Mira a deviare il percorso dalla confrontazione alla
soluzione negoziale del conflitto;• CONTENIMENTO– Impedisce di portare a termine l’aggressione
bloccando l’evoluzione comportamentale;• ATTENZIONE ALLA SICUREZZA – Limita le conseguenze dell’azione violenta.
Approccio al pz agitato
• Ambiente adeguato: evitare spazi ristretti, corridoi frequentati da altri pz
• Allontanare familiari o altri pz agitati• Avere SEMPRE una via di fuga: posizionarsi tra il paziente e la
via d’uscita• Porta aperta o colleghi che osservano la scena • Evitare la presenza a portata di mano o sulla
scrivania/tavolo/ripiano di armi potenziali (biro, siringhe, forbici, vetreria, oggetti contundenti, ombrelli, sedie leggere)
• Evitare di avere addosso oggetti “da vittima”, utilizzabili come appigli o armi (lunghi portachiavi, ciondoli, forbici, cravatte)
Dove incontrare il paziente
Approccio al pz agitato
• Non ci si deve inoltre avvicinare al paziente con modalità rapide e decise in senso frontale, poiché può essere percepito come un atteggiamento di confronto, di sfida
• Evitare il contatto diretto e prolungato nello sguardo degli occhi del paziente
• Sorridere o ridere può essere interpretato da parte dal paziente in senso aggressivo e dispregiativo
Avvicinarsi al lato del paziente in posizione latero-frontale porgendo sempre il proprio emicorpo, riducendo così la superficie che può essere oggetto di aggressione
Come avvicinarsi al paziente
Approccio al pz agitato
Inutile far attendere un pz in ‘escalation’ di aggressività Attenzione al linguaggio non verbale Mai voltare le spalle ad un pz potenzialmente violento, MAI PERDERE IL
CONTROLLO VISIVO Consentire uno spazio fisico maggiore del normale (distanza consigliata
circa 1,5 mt-fino a 4) DIMOSTRARE SICUREZZA Riconoscere quando la violenza è imminente Se c’è una sensazione di ansia è giusto seguire il proprio istinto e
proteggere la propria sicurezza personale Evitare da parte del minacciato qualsiasi manifestazione di perdita di
controllo emotivo e motorio
Atteggiamento
Approccio al pz agitato
Restare calmi, con atteggiamento tranquillo e accogliente Parlare lentamente, a basso volume, con frasi corte, concetti semplici e
concreti Incoraggiare la verbalizzazione Lasciare tempo al paziente per esprimere e descrivere i sentimenti Fornire al pz la possibilità di scegliere qualcosa (es luogo del colloquio) Avvertire che la violenza non sarà tollerata e che sarà
considerato responsabile delle azioni commesse, offrendo aiuto (es sedativi) nel caso in cui non sia in grado di controllarsi
TRASFORMARE LA SITUAZIONE DI EMERGENZA IN UN CONTESTO IN CUI SIA POSSIBILE PARLARE E NON AGIRE
Colloquio
Approccio al pz agitato
MAI interrompere il pz in modo autoritario e minaccioso utilizzando la mano, il dito puntato, alzando il volume della voce, avvicinandosi sino a sfiorarlo fisicamente
MAI esprimersi in modo provocatorio, emettere giudizi, fornire interpretazioni
MAI formulare promesse che poi non possono essere mantenute (evitare il ricovero, non somministrargli farmaci o di rimandarlo a casa nell’immediatezza)
Colloquio: cosa non fare
Approccio al pz agitato
Deviare l’aggressività da una persona ad un problema più generale (“Non credo che lei voglia aggredire un semplice infermiere, ho avuto l’impressione che il problema di cui parlava fosse più importante”).
Può essere tranquillizzato da una persona (il garante) di cui ha fiducia e la cui presenza serve a diluire la montata di ansia e di aggressività (familiari, medico)
Familiarizzare col paziente (offrire una sigaretta, prepararsi un caffè, dividere e consumare del cibo, trovare interessi che uniscono, comunanze di gusti, aver vissuto uguali esperienze)
Essere individualizzati può permettere al paziente di provare quell’empatia che può essere un freno inibitorio
Pz minaccioso: qualche suggerimento
Approccio al pz agitato
SAPERE QUANDO INTERROMPERE IL COLLOQUIO
Quando il trattamento farmacologico è necessario
Quando il TSO è necessario, se qualsiasi altro intervento è impossibile
E’ FONDAMENTALE…
E’ successo che fare?POSSIBILI REAZIONI
• La prima reazione è la rabbia per non essere stati protetti dalla struttura, dai medici, dai colleghi e il desiderio di rappresaglia
• Ansia• Diniego• Sentirsi turbato• Autocolpevolizzarsi• Paura di occuparsi di pazienti gravi• Irritabilità• Rabbia• Cefalea• Depressione
• Scarsa soddisfazione nel lavoro• Scarsa concentrazione• Insicurezza• Cambiamento di lavoro• Rifiuto di identificarsi con i pazienti
• Sessioni di ‘debriefing’ di tutta l’equipe immediatamente dopo l’episodio sono utili per tutti
• Ricavare una descrizione precisa di cosa è successo • Valutare i sentimenti di rabbia e impotenza che
possono emergere• Discussione su come prevenire il ripetersi
dell’episodio• Le vittime di episodi di violenza sono a rischio di
sviluppare un Disturbo Post Traumatico da Stress!
E’ successo che fare?