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Novembre 2012 - WEB Album N°1 Dopo il divorzio a sorpresa, MFF celebra i 15 anni del matrimonio creativo tra la maison del gruppo Ppr e lo stilista francese che ha ridato un’anima alla storica griffe. Trasformandola in una vedette mondiale di sperimentazione e avanguardia BALENCIAGA nell’era di Nicolas Ghesquière BALENCIAGA nell’era di Nicolas Ghesquière

Speciale Balenciaga

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Balenciaga nell’era di Nicolas Ghesquière

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Novembre 2012 - web album N°1

Dopo il divorzio a sorpresa, MFF celebra i 15 anni del matrimonio creativo tra la maison del gruppo Ppr e lo stilista francese che ha ridato un’anima alla storica griffe. Trasformandola in una vedette mondiale di sperimentazione e avanguardia

BALENCIAGA nell’era di Nicolas GhesquièreBALENCIAGA nell’era di Nicolas Ghesquière

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Un matrimonio forte, che sembrava indissolu-bile. Terminato con un laconico comunicato spedito a tutto il mondo il 5 novembre alle ore 15. Balenciaga, maison satellite del gruppo Ppr,

e Nicolas Ghesquière, anima della griffe dal 1997 (la sua prima collezione è quella della primavera-estate 1998, ndr) decidono di comune accordo di separarsi dopo 15 an-ni di collaborazione. Nulla di più se non i ringraziamenti di François-Henri Pinault e il silenzio di Ghesquière, schivo e riservato come sempre, che proprio nei giorni dello state-ment si trovava in Giappone per il matrimonio di un’amica. I rumors impazzano in un tam tam tra web, sms e telefo-nate concitate. Sul futuro di Ghesquière (si mormora un corteggiamento da parte di Bernard Arnault di Lvmh per creare il suo marchio ma anche della direzione creativa di Schiaparelli) e sul futuro della storica maison francese. Che nell’anno dei suoi 75 anni si ritrova a perdere il suo timonie-re. Quel giovanissimo designer francese arrivato in sordina, a 26 anni, nell’atelier del marchio per occuparsi della gestio-ne delle licenze accanto a Josephus Thimister, responsabile del ready to wear. All’attivo l’esperienza accanto a Jean Paul Gaultier, ma anche collaborazioni con Callaghan, a cui ha regalato alcune delle migliori collezioni della sua sto-ria. Il passo è breve. Nell’ottobre del 1997 il battesimo sulla passerella di Parigi della collezione di ready to wear, pri-mo step di una storia di successo che ha scritto un capitolo importante nella storia del costume moderno. Balenciaga diventa Ghesquière e Ghesquière diventa Balenciaga in un gemellaggio indissolubile all’insegna della sperimentazio-ne irriverente, dell’avanguardia futuribile. Scandita poco per volta, stagione dopo stagione. Grazie a un’architettu-ra progettuale a 360 gradi. Il womenswear; le campagna adv diventate immediatamente cool; i progetti retail. Con una certezza: «No compromises... nessun tentennamen-to. Con i miei abiti, il mio design e le mie idee voglio prima di tutto piacere a me stesso, rispettando il nome di questa maison. Poi il resto arriverà», era solito ripetere durante

le giornate trascorse nell’headquarter di rue Cassette. Il resto è storia. L’innamoramento professionale dell’accop-piata Tom Ford e Domenico De Sole, ai tempi al timone estetico e manageriale del Gucci group, che nel 2001 ac-quista la griffe dal gruppo cosmetico Jacques Bogart (il 91% entra nel portafoglio della doppia G e il restante 9% resta in mano al designer, ndr). Il credo di Ghesquière non cambia: «Zero compromises!» anche dopo l’uscita di scena dell’accoppiata Dom-Tom e l’arrivo del gruppo Ppr gui-dato da François Henri Pinault. E aveva ragione, perché sfilata dopo sfilata, in un pellegrinaggio cool tra Parigi e New York, quello che era chiaro per il mondo della moda, per i fashionista più raffinati, è esploso come fenomeno di costume globale. Grazie a una borsa, quella City dalla sil-houette vagamente 70s ma dal gusto rock e parisienne, che diventata la Borsa con la B maiuscola, simbolo di una cer-ta nonchalance cool internazionale. Balenciaga diventa il piccolo gioiello del gruppo, capace di trainare i conti della divisione che all’interno di Ppr racchiude gli altri marchi young & cool, ma soprattutto fedele a un mantra preciso e radicato nell’avanguardia sperimentale, nonostante un’ere-dità ingombrante. «Monsieur Cristobal Balenciaga è stato un uomo veramente elegante. Ma quando disegno cerco di partire da un mio pensiero. Posso dire, esploriamo il Dna della maison e cerchiamo di introdurre qualcosa che fa par-te della storia della griffe nel mio mondo. Il suo lavoro è stato così influente che è dovunque, è parte del patrimonio di questa maison... credo che ogni designer citi il lavoro di Cristóbal e devo dire che sono molto fortunato nel lavorare in questa fashion house dove posso utilizzare tutti i suoi sti-lemi estetici senza nessun problema». Il verbo della coppia Balenciaga-Ghesquière diventa simbolo della nuova Parigi ma si fa interprete di un codice cool internazionale («Non ho mai voluto spontanemanete che questa maison fosse quin-tessentially french... quando ho iniziato il mio lavoro ho cercato di fare in modo che Balenciaga fosse intenaziona-le, che parlasse al mondo»). E di pari passo il management

della maison inizia a dare il via a un grande piano di svi-luppo worldwide. Arriva la capsule collection legata alla riedizione dei pezzi d’archivio ma anche le mini collezioni legate a una singola tipologia di prodotto; fioriscono le li-cenze, mirate e calibrate, come i profumi e l’eyewear e crescono i negozi monomarca in giro per il mondo (oggi gli store sono circa 62 con l’idea di crescere in maniera significativa soprattutto in Asia). Arriva il menswe-ar, completamento di un universo principalmente femminile e fioccano le celebrities, intellettuali e di una bellezza understated, muse più che testimo-nial. Tutto per creare una maison che, secondo una recente stima di Cheuvreux-Crédit agrico-le group, svilupperebbe un giro d’affari di oltre 210 milioni di euro in continua crescita (il fat-turato della griffe, contenuta nella voce altri brand all’interno del bilancio di Ppr, non è mai stato reso noto, ndr). «Negli anni abbiamo svi-luppato questa griffe... ora forse mi sento un po’ più solido perché la maison è solida e io stesso mi sento più forte quando creo rispetto a quando ho iniziato», raccontava ancora Ghesquière. Con un ma, fondamentale, per lui che era considerato il fa-ro internazionale della tendenza: «Tutto ciò mi mette addosso una grande tensione, mi rende a volte insicu-ro. Ma cerco di stare calmo». Il resto è la storia di questi giorni. L’addio condito da qualche pettegolezzo sui rappor-ti non facili con il management del colosso francese pronto a macinare fatturato fino ad arrivare a 24 miliardi di euro di entro il 2020. Oggi una frase riccheggia nell’atelier pa-rigino della maison, dove si stanno già svolgendo i colloqui per identificare un successore degno della maison e capa-ce di far dimenticare una personalità tanto ingombrante: «Ho dato così tanto di me stesso a Balenciaga in questi an-ni, che oggi se mi doveste mettere in una stanza e chiedermi di cominciare un progetto Nicolas Ghesquière non saprei da che parte iniziare». (riproduzione riservata)

Overview

Balenciaga, finisce l’era Ghesquière E Ppr ora deve pensare al futuro In questo web album speciale MFF racconta i 15 anni di matrimonio creativo tra lo stilista e la maison del gruppo Ppr attraverso un viaggio in immagini e in parole. Con le 31 collezioni che il designer francese ha regalato alla griffe e le ultime 11 cover dedicate al lavoro estetico di un grande maestro della moda contemporanea. Giampietro Baudo

I sei comandamenti del designer per ricreare un mito a cura di Fabio Maria Damato City bag, la borsa best-seller diventata icona delle new it girlÈ la City bag (nella foto sopra) la vera ossessione di ogni fashioni-sta, che compare tra il 2005 e il 2006. Rettangolare, morbidissima perché realizzata in pelle di capra effetto distressed, si impone per il suo aspetto rock’n’roll. Borchie ossidate, lunghe frange da biker e il vanity-mirror come trick immancabile. Ed è subito sold-out. tanto da diventare, ancora oggi, il must have da street style in tutto il mondo.

Il flagship diventa concettuale, site-specific e avveniristico

Boutique create ad hoc per ogni location (nella foto quella di Cannes). Piastrelle da piscina olimpionica, marmi monumentali, metalli ossida-ti e illuminazione da 2001 Odissea nello spazio. Nicolas Ghesquière ripensa il modo di fare shopping. Sceglie location non troppo inflazio-nate e si approccia al punto vendita come fosse una galleria d’arte, lavorando con l’architetto/artista Dominique Gonzalez-Foerster.

Marie-Amélie Sauvé, l’anima gemella di GhesquièreLa si potrebbe definire sem-plicemente una stylist, ma Marie-Amélie Sauvé (nella foto) è da sempre l’altra ani-ma creativa di Balencaiga. Fashion editor francese con quel je-ne-sais qua che conquista immediatamen-te l’immaginario di Nicolas Ghesquière, che dal suo primo incontro nel 1997, non se ne separerà più. Non solo amica, ma anche con-fidente, e soprattutto figura di primo piano, coinvolta a 360 gradi nel processo cre-ativo della maison. Sauvé con un passato da Vogue Paris, da sempre collabo-ra per riviste come Vogue America, W, Interview e con fotografi del calibro di Steven Meisel, David Sims e Patrick Demarchelier. Lei è stata per Ghesquière, quello che la Marchesa di Casa Torres fu per Cristobal Balenciaga: musa, mento-re, divina.

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A rchitetto delle forme. Anzi no, scultore. O forse semplicemente couturier ante litteram. Cristóbal Balenciaga, classe 1895, era un

immaginatore di concetti, prima di assumere il semplice sigillo di cre-atore di moda. Nato a Getaria nel nord della Spagna, Balenciaga col-tiva sin da subito con la Marchesa di Casa Torres, un rapporto sim-biotico, bivalente, sua musa ma anche mentore. Donna che lo spin-gerà, dopo essere diventato pupillo della famiglia reale iberica e a cau-sa della guerra civile spagnola, a trasferirsi a Parigi nel 1937, per fondare la sua nuova maison de couture al 10 di avenue George V. Qui riscopre la nostalgia di ca-sa. Riscopre le piccole giacche da torero e le riedita annullando il decoro, e concentrandosi sulla forma. Si cimenta nel drappeggio, codificandolo in una veste croc-cante, costruttivista. Ma è dopo la seconda guerra mondiale che i consensi diventano acclamati. Le spalle si azzerano e le maniche si fanno floride nei tailleur reinventa-ti. La sera si riscopre sperimentale nelle volumetrie invertite. Inventa linee a campana e a pavone, per poi strappare ap-plausi a scena aperta per i babydoll in gazar, immensi quanto scultorei. Gli anni 50 e i 60 sono la sua indiscussa golden age. Un sus-seguirsi di hot word che faranno storia: le linee ad anfora, gli abiti a palloncino, il ce-lebre capotto a uovo, i gown a petali. Vere opere d’arte di tagli e costruzioni sartoriali

senza scheletro, che riescono a parlare una lingua stilistica d’avanguardia. Balenciaga è avveniristico nella croccantezza delle sil-houette, nell’assoluta mancanza di fronzoli

a favore di shape-decoro, di strutture non-strutture, di deformazioni dell’anatomia femminile mai sperimentate prima. Fino al 1968, ultimo anno di attività della casa di moda sotto la sua guida, per sopraggiunti limiti di età, forse a causa del poco nobile e dilagante prêt-à-porter. Le sorti dell’etichet-ta mutano sotto la nuova proprietà, quella di Jacques Bogart. Arriva il redy-to-wear

disegnato da Michel Goma e denominato Le Dix, come la prima e più celebre fra-granza dello stilista. A succedergli, per rinnovare lo spirito high-hand dell’insegna Balenciaga, ci prova nel 1992 il designer danese Josephus Thimister. Ma sarà con l’arrivo del francese Nicolas Ghesquière, prima responsabile delle linee in licenza, poi dal 1997 direttore creativo della griffe, a dare nuovo lustro alla casa (la sua prima collezione è la primavera-estate 1998, ndr). Ghesquière, come nessuno della sua gene-razione, non rielabora solo i codici estetici del fondatore, ma ne scrive un presente co-erente, plausibile, personale e avant-garde in maniera assoluta. Ritorna alla sostanza delle forme, attinge dall’arte contempora-nea, ripensa il futuro e inventa un codice estetico ineguagliabile, fatto di tessuti da lui stesso sperimentati, referenze mai letterarie e icone di oggi forse inusuali. Da sempre accusato di creare una moda difficilmen-te commerciabile, Nicolas Ghesquière si fa portavoce assoluto di una moda da la-boratorio, forse dedicata a un pubblico esclusivamente edotto, che per sua stes-sa scelta rifugge dall’immediatezza dello spettatore popolare. E a Gloria Guinness sostituisce Charlotte Gainsbourg, e la sua novella Mona von Bismarck diventa Jennifer Connelly o Kristen Stewart. Lui è l’unico e solo ispiratore finale del gusto moda di oggi dilagante su tutte le passerelle internazionali. Dentro, ma soprattutto fuori la sua maison. Edulcorato, spesso ripropo-sto con una pessima carta copiativa, ma inequivocabilmente Balenciaga. Un passo avanti a tutto il resto. Ieri, come oggi. E do-mani? (riproduzione riservata)

History

Dalla Spagna a Parigi per una leggenda lunga 75 anni Il successo nella sua terra e poi il trasloco nella Ville Lumière, nel 1937, per ricreare la sua maison. Ecco la storia di Cristóbal Balenciaga, visionario della couture. Che ha lasciato la griffe nel 1968. Dopo di lui, al timone creativo, si sono susseguiti Michel Goma, Josephus Thimister e Ghesquière. Fabio Maria Damato

I sei comandamenti del designer per ricreare un mito a cura di Fabio Maria Damato Balenciaga edition, capi d’archivio tornati a nuova vitaBalenciaga edition (nella foto una creazione) è la dimostrazione del sempre attuale gusto dei capi disegnati da Cristóbal Balenciaga. L’etichetta ripropone ogni stagione alcuni capi rieditati in forma immu-tata dall’archivio storico del fondatore. Il ready to wear di Ghesquière è il futuro sperimentale e moderno. Mentre la linea è un omaggio al genio del couturier basco, satellite del gruppo francese Ppr.

Da Le dix a Florabotanica, due fragranze di successo

In principio fu Le dix, primo profumo della maison lancaito nel 1946. Poi sono arrivati nell’era moderna è arrivato L’Essence, interpretato dalla musa-amica Charlotte Gainsbourg e l’ultimo in ordine di tem-po, Florabotanica che ha come testimonial Kristen Stewart (nella foto uno scatto della campagna). Bouquet olfattivi capaci di racchiudere tutto lo spirito futuribile e il gusto raffinato del marchio.

Il menswear svelato in sordina e trasformato in un cult di vendite Piccole e timide incursioni nel menswear (nella foto un look s/s 2013) raccontato attraverso foto e appuntamenti in show-room e con la prima vera collezione battezzata nella primavera-esta-te 2007. Niente sfilate ad hoc, niente presentazioni, fatta ec-cezione per qualche timida incursione con alcuni look, anche negli anni precedenti, proposti durante gli show fem-minili. Ma solo in alcune stagioni e solo quando l’uomo e la don-na poteva coabitare in un unico racconto creativo ed estetico. Il resto è una linea appena sus-surrata, di abbigliamento e di accessori, fedele al credo sperimentale e immaginifico di Nicolas Ghesquière, diventata un cult di vendita nei multimar-ca di tutto il mondo grazie al suo linguaggio facile e immediato. tanto da meritarsi il battesimo di una campagna adv ad hoc a partire dall’autunno-invermo 2012/13. (riproduzione riserva-ta)

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Euforica e divertente, la designer greca con casa a Londra, è il nome hot della London Fashion week. Con studi negli Usa e presso la prestigiosa scolsa St. Martins si Londra, è famosa per le sue stampe digitali da imprimere all over sul-la sua collezione e per le forme costruite in tessuti doppiati e tecnologici.

Il designer cinese, naturalizzato ameri-cano, è il nuovo e unico volto credibile della nuova generazione di creativi a stelle e strisce. Più famoso per il suo american sportswer urbano e futuribi-le, nell’ultima stagione si è fatto notare anche per un vigoroso piano di espan-sione commerciale verso Est.

Ormai affermato sulla scena interna-zionale, Kane vanta oltre alla sua linea anche la collaborazione con Versace per la linea Versus. Designer cool, amato dalle celebrities, si è fatto nota-re sin dal 2006, anno della fondazione del suo marchio, per un mix di avant-garde sfacciata e irriverente.

Di origini marocchine, ma parigina d’adozione Bouchra Jarrar, entra nel calendario ufficiale delle sfilate dell’al-ta moda parigina già nel 2010. Esperta conoscitrice della forma, ha lavora-to sotto la direzione di Ghesquiére da Balenciaga dal 1996 al 2006.

Bouchra Jarrar

Scozzese, classe 1977, Saunders è uno degli hot name del panorama in-glese. Con una formazione presso il Central saint martins college of art and design e una breve parentesi come de-signer del womenswear di Pollini, oggi lo stilista disegna la sua label.

Jonathan saunders

Kostas Murkudis, designer di origine greca, già alla guida della sua etichet-ta eponima che sfila a Berlino e forte di un curriculum che l’ha visto colla-borare, tra gli altri, con Helmut Lang, NewYorkIndustrie e Burlington. Oggi disegna Closed.

Kostas Murkudis

Nato e cresciuto a Parigi, Joseph Altuzarra ha iniziato la sua carriera con uno stage di sei mesi nell’ufficio sti-le di uno dei big della Grande mela: Marc Jacobs. Da lì una consulenza come free lance per Proenza Schouler e poi l’approdo da Givenchy insieme a Riccardo Tisci, dove ha incontrato la pr Coline Choay, che lo ha aiu-tato a fondare il suo brand.

Rispettivamente Jack McCollough e Lazaro Hernandez, il duo dietro al marchio americano Proenza Schouler, si impone sin dal suo debutto a New York nel 2002, co-me uno dei marchi più interessanti negli Usa. Negli il loro brand, dallo spirito avanguardista, è passato dal Valentino fashion group al gruppo Theory che fa capo all’imprendi-tore Andrew Rosen.

Nel 2010 debutta con la sua linea eponima a soli 19 du-rante la fashion week parigina, dopo un training a Parigi in diversi atelier tra cui quello di Lanvin. Il brasiliano Lourenço è un vero prodigio della moda, forse anche grazie al fatto di essere nato in una famiglia di creativi: i suoi genitori in-fatti, sono rispettivamente i designer Reinaldo Lourenço e Glória Coelho. (riproduzione riservata)

Proenza schoulerJoseph altuzarra Pedro lourenço

Mary Katrantzoualexander Wang

haider ackermann

Intellettuale, introspettivo e sempre in fuga dai riflet-tori della moda. Haider Ackerman ha nello spirito molto in comune con il precedessore della label di Ppr. La sua moda è decisamente contempora-nea, sofisticata senza mai essere urlata, dedicata a un pubblico dai palati raffinatissimi, tanto da in-contrare i favori di Karlk Lagerfeld che più volte l’ha indicato come suo erede da Chanel. Ackermann, classe 1971, è nato a Bogotá in Colombia, ma è naturalizzato francese. Da sempre affascinato dal lavoro dello stilista francese Yves Saint Laurent, ha studiato fashion design presso la prestigiosa Royal academy of fine arts di Anversa. Ha fondato la sua casa di moda nel 2001 a Parigi e nel mar-zo dello stesso anno ha sfilato per la prima volta. Con una passione per i colori materici e le volu-te architettoniche, oggi è considerato uno dei più talentuosi stilisti della sua generazione.

Nomine

Dieci giovani vedette pronte a raccogliere un’eredità importante Un glorioso passato pronto per essere riscritto da un talento young della moda internazionale: ecco i dieci designer a cui François-Henri Pinault sta pensando di affidare la griffe. Fabio Maria Damato

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FashionMFF

UN GRANDE PORTFOLIO PER SVELARE IL FUTURO DELLA CREATIVITÀ. NEW ICONIC. FIGLIA DEI CONTEST. OSANNATA DAL WEB. RITRATTA NEI SUGGESTIVI SPAZI

DI VILLA NECCHI CAMPIGLIO. NEL CUORE DI MILANO, DOVE TUTTO È INIZIATO

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FashionMFFw w w . m f f a s h i o n . i t

INTERNATIONAL

EDITION

Nella foto, da sinistra, Margherita Missoni, Delfi na Delettrez Fendi, Bianca Brandolini d'Adda, Andrea Incontri, Anna Dello Russo e Fausto Puglisi in uno scatto di Stefano Roncato

Il primo e unico magazine che racconta la moda In diretta

Un grande POrTFOlIO Per SVelare Il FUTUrO della creaTIVITà made In ITaly, rITraTTa neI SUggeSTIVI SPazI dI VIlla necchI camPIglIO nel cUOre dI mIlanO

interviewalexander wang

tomas maier@Bottega veneta

damir domaanna molinari

@BlumarineisaBel marant

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tom FordFendi

dolCe & gaBBanaPrada

valentinodries van noten

trend smoKing Please!ChiC PlexiFiCato

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vedo nudo

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del made in italyBrand new

duelli di modaBuyer, le Pagelle

women spring/summer 2013

una divisione diè un progetto

in ediCola Con MF

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MF fashion8MF fashion il primo quotidiano della moda e del lusso Direttore ed editore Paolo Panerai 06.11.12

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Ppr, proprietario della storica maison dal 2001, ha annunciato ieri il termine della liaison con lo stilista francese, direttore creativo dal 1997. Nessuna dichiarazione sul successore ma, secondo quanto risulta a MFF, in pole position ci sarebbe un new name della scena anglo-americana come Kane. E il designer potrebbe guidare il rilancio del neonato progetto Schiaparelli

Balenciaga, addio a Ghesquière

Con una nota sintetica ieri Ppr ha annuncia-to la fine della collaborazione tra Balenciaga e il suo direttore creativo Nicolas Ghesquière. Lasciando un alone di mistero sull’identità e

sulle tempistiche, pare comunque brevi, della nomina di un nuovo designer alla guida della storica maison ri-levata dal gigante francese del lusso nel 2001 e riportata a nuova vita proprio dalla mano creativa dello stilista francese. «La maison Balenciaga e Nicolas Ghesquière comunicano la decisione condivisa di porre fine alla loro collaborazione a decorrere dal 30 novembre prossimo». Non una riga di più se non una dichiarazione ufficia-le di François-Henri Pinault, presidente e ceo di Ppr: «Cristóbal Balenciaga fu un maestro, un genio la cui vi-

sione avant-garde dettò grandi tendenze della moda e ispirò generazioni di designer. Con un talento creati-vo senza paragoni, Nicolas ha portato a Balenciaga un contributo artistico essenziale all’influenza unica della maison». Nessuna dichiarazione dello stilista compare però nel testo. Così come nessuna sfilata segnerà uffi-cialmente l’addio di Ghesquière alla maison di cui ha tenuto saldamente il timone creativo sin dal 1997, ancor prima dell’acquisizione da parte di Ppr. Da cui, peral-tro, ai tempi della cessione, il designer aveva ottenuto la possibilità di mantenere una partecipazione pari a circa il 9% delle quote. Partecipazione in merito alla quale il comunicato non rilascia specifiche ma che è inteso verrà riassorbita da Ppr. Il silenzio legato all’addio comunque

sembra coerente con il profilo basso da sempre tenuto dallo stilista, dato che già durante l’ultima fashion week parigina circolavano rumors relativi all’imminenza del divorzio. Causato, sempre secondo indiscrezioni, dalle tensioni nate tra lo stilista e i vertici di Ppr, a causa del grande potere concesso a Hedi Slimane in Saint Laurent. Ambienti finanziari, invece, indicano nelle vendite della maison la vera causa della rottura: secondo una stima di Cheuvreux-Crédit agricole group la griffe sviluppereb-be un giro d’affari di 210 milioni di euro principalmente derivante dal segmento accessori, grazie ad alcune borse cult come la City. Indiscrezioni a parte la maison francese,

continua a pag. II

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al centro di un vigoroso piano di espan-sione retail internazionale che porterà alla soglia delle 62 boutique monomarca, sareb-be pronta a comunicare a breve il nome di un successore. Nel toto nomine spicca la figura di Christopher Kane: da tem-po infatti François-Henri Pinault, anima del gruppo Ppr, sarebbe interessato a ri-

levare una quota del marchio del designer inglese e il deal potrebbe combaciare con l’affidamento della direzione creativa. Comunque, piuttosto che l’arrivo di un big name, sembra più plausibile la nomina di un giovane designer della scena britan-nica o statunitense, capace di continuare la storia di una maison nata come inno-vatrice per eccellenza e che, negli anni di Ghesquière, ha conquistato il pubblico

fashion. Dall’altro lato, invece, sul futuro del designer francese sembra ancora pre-sto per esprimersi. Lo stilista amato dalle star più sofisticate della scena francese, Charlotte Gainsbourg in testa, è un ve-ro e proprio pezzo da novanta del fashion internazionale che, idealmente, potrebbe essere l’erede creativo di una grande mai-son francese, alla Chanel maniera (il suo nome era anche spuntato nel toto nomi-

ne Dior nel pre Raf Simons, ndr). Certo è che ieri il pensiero è subito andato alla maison Elsa Schiaparelli, ancora orfa-na di un direttore creativo (vedere MFF del 31 ottobre). Ma nessuna comunica-zione ufficiale è stata rilasciata in merito dal marchio della famiglia di Diego Della Valle, che ha promesso l’arrivo di un designer-star. (riproduzione riservata) Chiara Bottoni

segue da pag. I

Le 31 collezioni della coppia Balenciaga-Ghesquière

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f/w 05-06 s/s 2005 f/w 04-05 s/s 2004 f/w 03-04 s/s 2003 f/w 02-03 s/s 2002

f/w 01-02 s/s 2001 f/w 00-01 s/s 2000 f/w 99-00 s/s 1999 f/w 98-99 s/s 1998

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MF fashion10MF fashion il primo quotidiano della moda e del lusso Direttore ed editore Paolo Panerai 28.09.12

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Nicolas Ghesquière rende omaggio allo spirito architettonico della maison di Ppr. Con volant plastici e tagli scultorei, pizzo e bouclé in un mix di purismo geometrico. «Mi sono ispirato ai costumi disegnati da monsieur Cristobal per la Carmen e alle sue costruzioni»

La jeunesse decoré di Balenciaga

Le dita coperte da anelli dorati. Un décor lezioso, un tirapugni. Perché la jeunesse doré immaginata da Nicolas Ghesquière regala alle Balenciaga girl la tensione di un bon ton dallo sguardo ombroso. Come quello di Kristin Stewart, la Bella

(tenebrosa) di Twilight, testimonial del profumo di Balenciaga e presente allo show. Che rilegge l’heritage architettonico della mai-son di Ppr. «Mi sono ispirato ai costumi disegnati da Cristobal Balenciaga per la Carmen. E alle sue costruzioni architettoni-che», ha spiegato lo stesso Ghesquière, che rende omaggio a modo suo allo stilista iberico. La Spagna di balze strutturate, top a pan-nello come mantelline religiose, il pizzo virginale. Mescolati a onde e a tagli scultorei, ad asimmetrie assolute con gonne a fazzoletto. continua a pag. II

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Ma Balenciaga è diventato grande a Parigi. Con un richiamo edonistico a mini tailleur in blouclé, a bottoni gol-dish come le cupole che si stagliano nel cielo della Ville lumière. La ve-na purista torna con mix geometrici. Dai tacchi-Défense con una struttu-ra di cubo, ai completi affilati, alle giacche allungate che contrastano con abitini ultralavorati. Alle sot-tovesti bordate da un profilo nero esploso. Come filo spinato.Giudizio. Franchement c’est cool. Nella colonna sonora è contenuto lo spirito della collezione. La bravura di Nicholas Ghesquière è quel-la di saper tracciare il perimetro di una new generation Balenciaga, che mescola passato e futuro. (riprodu-zione riservata) Stefano Roncato (Parigi)

segue da pag. I

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MF fashion12MF fashion il primo quotidiano della moda e del lusso Direttore ed editore Paolo Panerai 02.03.12

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Hard and soft, nuovo edonismo e ipercostruzioni nel nuovo power dressing immaginato da Nicolas Ghesquière per il marchio di Ppr. Tra animalier pixelati, ricamati effetto mercurio liquido, e accenti sportivi

Rock starchitech da Balenciaga

Un ufficio spaziale, un po’ Gattaca un po’ 2001 Odissea nello spazio. Al 27° della Tour cristal nel cuore del quartiere d’affa-ri Beaugrenelle. Con un allestimento minimal messo a punto dall’artista Dominique Gonzalez-Foerster per raccontare la nuo-

va evoluzione di Balenciaga mescolando diversi elementi. Architettura, come nel suo Dna. Una touch space. Un business headquarter a ricordo dell’edonismo eighties ma con new power dress. I guanti patchwork strin-gono cartelline da lavoro. Sono gli accessori di grandi cappotti e giacche dalle spalle supergeometriche con un mix di materiali dalla rigidità voluta. Contrastano con la leggerezza degli abiti. Con base chiffon trasparente, con balze lucide, con corpetti intagliati nelle luci metalliche. «Mi sono ispirato a una visione architettonica, per una femminilità con diversi aspetti, intelli-gente e funzionale», ha spiegato a MFF Nicolas Ghesquière nel backstage blindatissimo. Mandando in scena per il marchio del gruppo Ppr una car-rellata di silhouette dalla doppia visione. Allungata con pantaloni a vita altissima in tessuti impalpabili ma croccanti. O accenti sport nelle felpe di paillette o in quelle notturne con stampe che invitano a «viaggi immaginari», da affiancare a décolletté con grandi stringhe a contrasto come sneakers. La colonna sonora si muove sulle note elettroniche dei Glass candy, con

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un ritmo da club come le fantasie animalier mutate. Sono snike pixe-lati da un photoshop ossessivo. Sono maculati e tigrati realizzati con sa-pienti ricami, ma dall’effetto liquido. Come il mercurio. Giudizio. Un rock visionario, sperimentale e architettonico che col-pisce subito l’immaginario. Ancora una volta la mano di Nicholas Ghesquière per Balenciaga si conferma potente. (riproduzione ri-servata) Stefano Roncato (Parigi)

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Ghesquière disegna giacche ipergeometriche sospese sul corpo, lavorazioni a onda e maxi visiere per le silhouette più costruite. E sulla passerella della griffe torna il jeans

L’evoluzione architettonica di Balenciaga

«Volevo creare l’idea di un’architettura flottante, lavorando con materiali na-turali e costruendo un guardaroba dai pezzi classici». O new classics, visto il risultato. Perché le parole di Nicolas Ghesquière nel backstage di Balenciaga diventano una chiave di lettura per una collezione in cui si continua a speri-

mentare. Con qualche colpo di scena che trasforma lo show in un fashion moment. Cedono una dopo l’altra e con forte rumore quattro panche dell’intima e supervip sfilata. Nessuno si fa male cadendo per terra, qualche sorriso e una voce fuori campo prega gentilmente di seguire lo show in piedi, senza sedersi. E di fronte al pubblico di all standing escono le pri-me giacche. Si parte dal capospalla geometrico, che sembra imbottito e sospeso sul corpo, in un mix di colori tenui dai riflessi perlati. Si portano con shorts-coulotte, con stivalet-ti rockeggianti animalier dalle ali svettanti sui lati. Bello il lavoro ondulatorio fatto per il retro delle bluse e per gli scolli degli abiti al ginocchio, con la vita sottolineata da una cin-tura. Interessante l’arrivo del jeans, per i pantaloni bifronte dal retro a contrasto nero.

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Le citazioni sono sempre al lavoro di Cristobal Balenciaga, alle sue forme monumentali e anche alla sua vita personale. A suo padre di professione pe-scatore sono ispirati i cappelli del finale, trasformati in visierine con ricami interni, dalla forma conoidale, un po’ monacali un po’ Gengis Khan. Da portare con silhouette allungate di gonne cosparse di tesserine trasparenti de-gradé e di lunghi abiti che osano nelle iperstrutture.Giudizio. Non esattamente facile, ma da Balenciaga si sa. Però la sperimen-tazione convince più nelle prime uscite, quando Nicolas Ghesquière rielabora con un occhio acutamente architettonico capospalla e abiti al ginocchio. (ri-produzione riservata) Stefano Roncato (Parigi)

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Couture e sperimentale. Nicolas Ghesquière rilegge silhouette provenienti dal Dna della maison con una grande ricerca nei materiali e negli abbinamenti. Tra eco-pelle lavorata a maxi knitwear, reti giganti e accostamenti in un color block d’impatto, a tinte fredde

Balenciaga evolution

Un gioco di effetti visivi. Couture e sperimentali. Che richiamano il Dna di Balenciaga con un twist futurista. Una gonna panneggiata, un giac-chino knitted, la borsetta in mano. Un’apparenza semplice, bon ton, di un’eleganza fatta di addizioni borghesi. Ma i tacchi affilati graffiano l’al-

lestimento in mattonelle bianche ospedaliere. Entra una nuova dimensione nella grandeur del Crillon. «Il punto di partenza è quello della storia di Balenciaga, che mi offre spunti infiniti», ha spiegato a MFF Nicolas Ghesquière, mente cre-ativa della fashion house del gruppo Ppr-Gucci, «ho voluto lavorare sui materiali e sulle stampe. Con improvvisi ingrandimenti. Come se ci fosse uno zoom». Sulle stampe che irrompono nelle gonne che sulla stessa base inseriscono elementi diversi. Punti e maglia metallica nelle volute, orli asimmetrici più lunghi davan-ti, un fianco svelato da quella rete a grandi maglie che torna anche nei top. La maglieria ha una severità e una pesantezza militari, l’eco-pelle viene lavorata come fosse knitwear ingigantito. Nelle giacche dell’inizio ma anche nella bag. È una sfida di elementi semplici abbinati in meccanismi visivi che mescolano strisce e pan-nelli in un color block dalla palette fredda. Blu. Bianco. Nero. Bottoni dorati. Rosso

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fiamma. Flash argento. Da porta-re con pantaloni affilati chiusi con una zip sul retro. Anche sotto gli abiti-tuniche che sono architettu-re aeree. Fino alle ultime uscite. In cui un rettangolo si appoggia sulle spalle, fermato da un punto a chiu-dere la manica. Una nuova cappa, riletta in chiave concettuale. G i u d i z i o . L ’ a c c o p p i a t a Balenciaga-Ghesquière ha un potere, quello di spiazzare sem-pre. Non certa l’immediatezza commerciale. E questo si sapeva. Ma la collezione nel suo insie-me riesce sempre a stupire con un messaggio di grande ricerca con-cettuale. (riproduzione riservata) Stefano Roncato (Parigi)

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La prima giornata delle passerelle francesi è dominata da uno spirito punk. Con la concettuale rilettura boyish, dai tratti couture, di Nicolas Ghesquière per Balenciaga E il racconto rock’n’roll di Balmain, affidato all’estetica metallica e sauvage di Christophe Decarnin

Le Sex pistols di Parigi

Nina Hagen e Sid Vicious. Si muove con un’anima musi-cal l’ispirazione di due delle vedette della scena parigina. Che per la primavera-estate 2011 citano il mondo bor-chiato dei punk, con due sguardi diversi. Le boyish girl di

Balenciaga vengono forgiate da Nicolas Ghesquière con un attitude intellettuale, rielaborato sapientemente con una ricerca di mate-riali e di lavorazioni couture. Più immediate, come fotogrammi da un backstage di concerto, le rock femme di Christophe Decarnin. Sfacciate, conturbanti, incatenate in giacche metallare. Perforate da spille da balia, strette da collier-catena con un piccolo lucchet-to. All’interno, nelle pagine II e III, le recensioni dei défilé francesi.

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Niente tacchi frivoli. Solo scarpe basse ap-puntite o anfibi intagliati in pellami pregiati. Chiusi da ganci metallici, con una suola di bor-chie per camminare sui nemici. Le ragazze di

Balenciaga diventano cattive. Indossano cappottini con fantasie pied-de-poule nero-rosse con una mano lucida, industrial. Su cui piovono boule metalliche punkeg-gianti per i colletti del coat, nelle cinture sulle camicette smanicate. «Più che i punk sono le figlie dei punk», ha spiegato a MFF Nicolas Ghesquière, anima creativa del-la maison francese del gruppo Ppr-Gucci. Che come al solito non ha mezze misure. «C’è una vena legata alla musica, con una contrapposizione di boyish e attitude sensuale. Ma anche grande individualità». Sottolineata da una casting molto pensato. Ciuffi ribelli sugli oc-chi per le new faces che aprono lo show, scovate con uno street casting in giro per l’Europa. Ma ecco anche facce note. Stella Tennant, Amber Valletta, Carolyn

Murphy. E la coda di cavallo di Gisèle Bundchen che chiude lo sfilata. Con indosso un top-architettura iper-moderno, rigido, stratificato, asimmetrico. Che celebra quella mutazione vestimentaria che anima tutta la colle-zione. Gonne stratificate, un palloncino con una gabbia di pizzo rigido. Pantaloni bombati, corti, maschili con bluse artistoidi, disegnate da applicazioni che sembrano cola-te di plastica. «Paillette messe all’interno, che regalano un effetto di pioggia», ha aggiunto lo stilista. Che forgia tunichette tagliate a sbieco, ricamate come fossero state spalmate di gloss. Tra gilet con inserti di pitone e spalle matelassé, o biker jacket lucide. Oliate.

Giudizio. Un colpo netto, preciso. Una collezione che lascia il segno. Con una tendenza forte che però viene sapientemente filtrata grazie a quella magica capacità di rileggere gli abiti come fossero pezzi d’arte. (riprodu-zione riservata)

Punkish BalenciagaIl mondo della musica ispira Nicolas Ghesquière. Tra borchie, cappottini in pied-de-poule da bad girl, dettagli biker e lavorazioni ipertecnologiche con un effetto industrial. E anfibi in pellami preziosi, con una suola di boule metalliche. Stefano Roncato (Parigi)

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Nylon, iper-architetture, cashmere, tessuti da imballaggio. Nicolas Ghesquière per il marchio controllato dal gruppo Ppr-Gucci forgia l’identità di una femme visionaria e sperimentale, ispirata dal lavoro di Dominique Gonzalez-Foester e di Cindy Sherman

Futurismo industriale firmato Balenciaga

La passerella illuminata da un cuore di luce risplende come in una exhibition. Perché la scena ipermoderna e visionaria di Balenciaga tiene a battesimo una generazione di femme ad arte. Diventano totem architettonici, indossano pezzi scultura frutto di sperimentazioni. Capospalla con maniche samurai. Inserti di pelle e pelliccia,

doppiature invisibili, nylon e cashmere. Da portare con scarpe che continuano un mood di contaminazioni. Partono come mocassini in pellami preziosi, si aggiungono tacchi-gratta-cielo coperti di marmo. Con la suola sospesa da una palafitta in schiuma da imballaggio. «Industrial», è la prima parola che si sente dire da Nicolas Ghesquière, anima creativa del-la maison del gruppo Ppr-Gucci, «mescolando tessuti super-poveri e super-ricchi». Gli elementi sono da silhouette di una borghesia spaziale. Giacche e gonne certo. Ma decli-nate con lavorazioni effetto gonfio d’aria come le protezioni per le spedizioni, magari per un sottogonna che si intravede da una seta paracadute. Il collo è inquadrato da

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colletti-ghigliottina neri, per un mood quasi religioso, da space nun, quando indossato su piumini che sulla schiena si aprono in ali. I pan-taloni sono matelassé, salgono con zip come salopette, i pull vengo-no ricamati con rilievi geometrici, sui tubini le applicazioni disegnano farfalle stilizzate 3D. E poi scrit-te pop di immaginarie affissioni, che celebrano l’opera Textorama. «Ho preso ispirazione dal lavoro di Dominique Gonzalez-Foester e da Cindy Sherman», ha conti-nuato il designer, che ha forgiato techno-look futuristi, con tessuti la-serati come pizzo. Perché le donne di Balenciaga sono exhibition fem-me, opere d’arte che camminano. Giudizio. Bello e impossibile, in modo voluto. E sicuramente ge-niale. Nicolas Ghesquière regala una nuova prova del suo grande ta-lento. Sperimenta sulla silhouette, oltrepassa i limiti, inaugura nuove frontiere di ricerca e apre una spe-ranza per chi ama davvero la moda. Senza compromessi. (riproduzio-ne riservata) Stefano Roncato (Parigi)

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Ghesquière mescola hi-tech e rustico per una silhouette ipergrafica da musa underground. A base di mix di pelle, in pant aderenti da biker e gilet con cappuccio. Fra top a quadri geometrici come un dipinto costruttivista, mini intagliate come un’opera cinetica, fiammate fluo e pennellate di colore come un action painting

Balenciaga a ritmoart-core

Una musa underground, un diavolo dalla città degli angeli. Che in una rave di Los Angeles indossa un gilet incappucciato per coprire uno sguardo strisciato di nero con un flash fluo nell’interno dell’occhio. Nappa, struzzo, plissettature, pieghe origami forgiano gilet e panta-

loni aderenti da nuova rocker astratta. Perché le ragazze disegnate da Nicolas Ghesquière per Balenciaga tornano cattive, irraggiungibili, dopo la pausa di chic parisienne di questo autunno. Il ritmo è hard core, la vena è artistoide. «No references», ha spiegato a MFF Ghesquière nel backstage all’hotel Crillon dove si è consumato lo show, «volevo una visione molto grafica all’insegna dei contrasti». Avant-garde e couture, hi-tech e rustico. Il mélange esiste in ogni capo, ma si svela solo a distanza ravvicinata. Inserti con mini intrecciati lucidi, lavorazioni con effetto rafia carpet, mix di chiffon e pelle che convivono nello stesso top, architettonico come un quadro costruttivista alla Malevic. Sono qua-dri e rettangoli in un puzzle portato con mini di pelle a pieghe che perde l’innocenza con trasparenze sul lato e lavorazioni spinte al limite, come oggetti esposti in una galleria downtown. Come le gonne corte del

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finale, intagliate a spicchi che si muovo come un’opera ipercinetica. Le fantasie strisciate sono pronte per una sessione di action painting, ritornano anche sugli stivali con accen-ni di inserti metallici, issati su tacchi a tronco di cono. E irrompono irruente le improvvise fiammate dai colori intensi e fluo, per illuminare anche le pieghe di una blusa candida, o si mescolano in una palette tendente al polveroso, all’asfalto, al cemento. Quello solcato da una art-biker in una metropoli.

Giudizio. Balenciaga torna a mettere i brividi. La silhouette maledetta con pantaloni seconda pel-le, asimmetrie, giacchini asciutti appartiene all’estetica lanciata dallo stesso stilista. Ma questa volta a colpire maggiormente sono le sapienti lavorazioni e la ricerca fatta sui materiali e sui lo-ro accostamenti. Da collezionare. Come se ogni pezzo fosse pronto a trasformare un look in una exhibition vivente. (riproduzione riservata) Stefano Roncato (Parigi)

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Ghesquière disegna una silhouette raffinata ed elegante tra onde di drappeggi per giacche e gonne e fantasie camouflage-animalier rilette con un occhio psichedelico. Con fasce di pizzo delicato sotto le scollature, per un nuovo, primo, brivido di seduzione

Aristocrachic Balenciaga

Stucchi dorati alle pareti, maglie di cristalli effetto tappezzeria-gioiello, gonne in seta a onde come tende di un palazzo nobile. Probabilmente andare a sfilare all’hotel Crillon non è stato casuale. Perché la donna Balenciaga abbando-na il suo spazio modernista di rue Cassette per un défilé nelle sale del celebre

albergo in place de la Concorde. Dove la femme disegnata da Nicolas Ghesquière sembra essere molto a suo agio. Si muove con un fruscio impercettibile tra gli specchi dalle cornici a 24 carati, dove si regala gli ultimi sguardi, si concede gli ultimi vezzi. Bracciali scultura dorati, con catene importanti. Calze velate con pois per le gambe. Stivaletti a calza grigia o in crochet nero ravvivati da scampoli infiocchettati sul lato. La silhouette si ammorbidisce, la figura è accompagnata da drappeggi nei pantaloni

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MF fashion 25venerdì 6 marzo 2009 Parigi Prêt-à-porter

più larghi in vita o con un’applicazio-ne a contrasto sul fondo delle giacche. Che non perdono il loro aplomb. E si portano anche con pantaloni dal taglio maschile con una pence. L’effetto d’insieme è di una Dynasty recitata in avenue Montagne, con protago-niste muse di uno chic parisienne con acuti eighties. Alla mente ven-gono donne-totem come Loulou De La Falaise (presente alla sfilata), Ines De La Fressange o la contessa Jaqueline de Ribes. Pronte a qual-che vanità seduttiva. Le scollature si tuffano profonde, rivelano una fa-scia di pizzo intrigante a coprire il seno. I tubini hanno uno spacco profondo che fende una costru-zione a bassorilievo. Per aprire le danze su abiti in visone rasato blu notte, scamiciati all’insegna di stampe astratte e dress con un nuo-vo camouflage in tinte da pittore impressionista. Talmente camuffa-to da avere impercettibili macchie animalier. Ravvivato da ricami ac-cesi. Distorto come quella musica psichedelica che chiude lo show.

Giudizio. Balenciaga cambia rotta, entra in un mood meno futurista, architettonico o spaziale. In favore di una donna più chic ed elegante ma sempre riletta con l’occhio mo-derno di Ghesquière, che dimostra maturità e conferma di essere an-cora una mente da seguire. La new vision è davvero interessante. Le lavorazioni degli abiti rivelano la mano di un vero artista dell’abito, con stampe e virtuosismi che non passano inosservati. Forgiando un concetto di chic avantgarde. (ri-produzione riservata)

Stefano Roncato (Parigi)

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Nicolas Ghesquière dipinge il guardaroba del futuro scegliendo un esercito di amazzoni spaziali. Che indossano abiti-scultura, bozzoli di velo, plissé metallici e superfici d’argento. Con giacche realizzate in panno, che citano le armature medievali

Edonismo space per Balenciaga

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La musica elettronica parte con una sorta di rombo da astronave. Segna l’inizio di un incontro ravvicinato di un nuovo tipo, quello con la spe-cie siderale firmata Balenciaga. Che si muove seguita da un’onda di luce colorata proveniente dal pavé di faretti disposti sopra la passerella,

accesi in modo armonico al passare delle modelle. Illuminano i primi abiti-boz-zolo disegnati da Nicolas Ghesquière dai volumi importanti, couture, scolpiti sul centro del busto, avvinti intorno alle braccia. Per segnare una femminilità da space age ribadita dallo styling. La pelle si nasconde sotto calze-collant-stivali, con intrusioni di lurex, con zeppa architettonica, con tacco a cono. I guanti di-ventano parte integrante delle maglie leggere come second skin, a completare anche tubini di paillette a parete. La palette fredda si illumina di flash argen-tei da via lattea, l’insieme ricorda il modo in cui negli anni 60 e 70 si pensava al futuro. Per giacchini aperti basati su plissé precisi e specchiati o per gli abiti del finale, tutti rigorosamente corti, costruiti come un mosaico di pelle metal-lizzata. Magari alternata ad algide frangette di cristalli. Le giacche ricordano costruzioni armatura in stile medievale, modernizzate, portate avanti nel tem-po, come in un frammento di Dune di David Lynch. Per bolerini intagliati a sottolineare il corpo da portare con pantaloni con imbottiture anatomiche. O con spicchi bianchi aperti a torchon su una base nera. In passerella torna l’uo-mo Balenciaga, diviso tra bluson cardiniani da abitante della Luna o stretto in completi con giacca portata chiusa fino al collo, con applicati bottoni geometri-ci ton sur ton. Con un collo-guru, dove spunta un rettangolo argenteo, un totem sacro. Forse è per un nuovo Olimpo pagano à la Matrix.

Giudizio. Dopo le donne robot di qualche stagione fa e le lady dai completi spalmati di questo inverno, Ghesquière torna ancora al futuro, a quelle citazioni spaziali, a quel lido che sembra essere protettivo e molto congeniale al desi-gner. La collezione lascia il segno, è forte, spinge un po’ troppo con gli abiti argentei del finale. Ma ribadisce il sigillo dello stilista, ossia il lavoro sulla sil-houette. Grazie agli abiti-bozzolo architettonici e alla rilettura di un completo femminile che proietta davvero verso il domani. (riproduzione riservata)

Ritorno al futuroper BalenciagaNicolas Ghesquière immagina un Olimpo spaziale abitato da amazzoni avvolte in abiti-bozzolo, calze-stivale con tacco a cono e tubini a mosaico. Con citazioni space-medieval di giacche armatura dai tagli anatomici. E accenti di edonismo nei rigidi plissé d’argento. Stefano Roncato (Parigi)

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Cyber-lady in Balenciaga Rivoluzione tra bon-ton e avanguardia per Nicolas Ghesquière, che porta in passerella

una silhouette architettonica e aristocratica. Riletta da materiali hi-tech, come la vernice e il neoprene. Decorata da gioielli bourgeois e da imprimé ispirati alle fiabe giapponesi

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Senza tempo. Rese eterne, intoccabili, immutabili. Come spiate attraverso il vetro di una teca. Come fossero coperte da quel glossy patinato di una cover, che diventa la laccatura della pelle trasformata in un cappottino rigido e impeccabile. Da aristocra-tica di potere, da divina, da icona come Jackie Kennedy. Perché Nicolas Ghesquière

vuole sublimarne la bellezza, la potenza visiva, trasformando le sue donne in femme-fetic-cio. E apre la sfilata di Balenciaga con tubini neri architettonici, da indossare con gioielli che rubano gli occhi. Sono chocker, collier, bracciali di cristalli importanti, illuminano come ri-flettori, fanno scorrere gli occhi alle scarpe, appuntite con riflessi argento. Con tacco sottile, impietoso. La musica space-elettronica accende la curiosità, sfida gli occhi bistrati di nero delle modelle, dai capelli raccolti sul retro, senza alcuna sbavatura. La scena viene rubata da una nuova dinastia che mescola silhouette architettoniche, spirito bon ton e tessuti di ricerca. Il neoprene diventa un must per lo stile first lady, le giacchette scoprono il mélange, ogni pez-zo è una scultura vivente. Ci si domanda come si infili il coat che non sembra avere bottoni, in pelle spalmata come la gonna nera a portafoglio. La febbre feticista sale con le sovrappo-sizioni di giubbini dalle spalle stondate, con suture frutto di una chirurgia vestimentaria, da cui spuntano semi-bustier a cintura. I top diventano drappeggi annodati in giallo e blu, i pant hanno una vena skinny. Spuntano alti stivali candidi che celano in parte il tacco geometrico a piramide rovesciata. La bussola guarda lontano con disegni orientali, quadri giapponesi, ac-querelli che sembrano polaroid ante litteram della vita a Kyoto di qualche secolo fa. Sono ricamati, spuntano anche sul neoprene. Per l’ultima imperatrice, quella siderale.

Giudizio. Balenciaga lascia sempre senza parole, con una delle collezioni più belle di que-sta stagione. Grazie al grande talento di Nicolas Ghesquière che riesce a dare una visione super personale, a regalare un twist sempre inatteso e accattivante. Con una chiave di lettu-ra in più step, che rende ogni singola uscita un mondo da riguardare più volte con interesse. (riproduzione riservata)

La dinastia sperimentale di BalenciagaNeoprene e pelle spalmata per il nuovo bon ton architettonico delineato da Nicolas Ghesquière. Che forgia silhouette scultura, abiti con volumi geometrici, tubini dalle stampe jap e dettagli fetish. Stefano Roncato (Parigi)

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Nicolas Ghesquière delinea rigide silhouette architettoniche dalle influenze space-age mischiando stampe floreal-hippy, dettagli settecenteschi e tracce di glamour orientale

Le guerriere in fiore di Balenciaga

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Una nuova dinastia che si muove tra Versailles e Blade runner. Una corte che sposa citazioni 700 e oriental glamour a partire dalla prima uscita forgiata, anzi incisa con un taglierino da Nicolas Ghesquière. Che per la sfilata Balenciaga apre la sede di rue Cassette con pare-

ti di specchi e un pavimento floreale. A ricordo di qualche cortigiana rococò che ieri mattina si sarebbe fatta stregare dalla silhouette archittettonica di tu-bini costruiti come sculture. La matrice è ipercouture, supergeometrica, con dettagli di forme a uovo da viaggiatrice space age ma scaldata da tessuti flo-reali in tinte accese, dai riflessi metallici che ricordano broccati e tappezzerie di qualche palazzo reale. Le nuove imperatrici si immolano al loro popolo annullando il corpo. Ridisegnano linee nette, importanti, assolute, a parti-re dalle spalle, nuovo elemento-cardine di un edonismo siderale. Con sbuffi che esplodo nelle pieghe del tessuto, con tagli affilati, con strati colorati po-tati come le siepi di un giardino all’italiana, con sovrapposizioni successive come le armature da samurai. La costruzione, rigida come un vaso Ming, è tutta interna, fuori rimane solo l’effetto finale di gonne a palloncini squa-

drati, vita segnata come nei bustini delle relazioni pericolose. Gli scolli si disegnano come crateri, da stringere con una corda come una borsa a sec-chiello. Sulla schiena delle giacche compaiono applicazioni di ricami come arazzi, i colletti sono da new guru, i botticini trasversali citano In the mood for love. Lo strascico diventa una mantellina, le cuciture sono suture a vista che strizzano l’occhio a lavorazioni artigianali da hippy style. Come gli sti-vali bianco neri, stretti da cinghie laterali. Ma il viaggio riparte ancora. Con in raso dalle tanalità accese. Per pantaloni seconda pelle e bluse rigide, dal-le cuciture ergonomiche.

Giudizio. Lo show di Balenciaga è come un pugno nello stomaco. Colpisce la mente come pochi. La collezione è forte, lancia dei moniti, in tema di stampe e silhouette. Entra in una nuova era barocco-space, esplora forme cou-ture applicandole a citazioni orientali. Siglando, anzi, confermando il talento di Ghesquière come uno degli ultimi grandi talenti della moda contemporanea. (riproduzione riservata)

Il barocco siderale di BalenciagaGhesquière forgia una silhouette ipergeometrica, partendo da spalle-scultura. Mescolando citazioni 700, forme da space age, dettagli neo-hippy e oriental glam. Stefano Roncato (Parigi)

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Fall-winter 2007/08

All around the world vedere MF del 28 febbraio 2007

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Spring-summer 2007

Technocyberagevedere MF del 4 ottobre 2006

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Fall-winter 2006/07

Ispirazione Cristobal vedere MF del 1° marzo 2006

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Spring-summer 2006

Le relazioni pericolosevedere MF del 5 ottobre 2005

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Fall-winter 2005/06

Grafismi in pelliccia vedere MF del 2 marzo 2005

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Spring-summer 2005

Vestire alla marinaravedere MF del 6 ottobre 2004

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Fall-winter 2004/05

Giochi di forme vedere MF del 4 marzo 2004

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Spring-summer 2004

Una nuova eleganzavedere MF del 10 ottobre 2003

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Fall-winter 2003/04

Urban deluxevedere MF del 14 febbraio 2003

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Spring-summer 2003

Sport remixingvedere MF dell’8 ottobre 2002

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Fall-winter 2002/03

Patchwork a New York vedere MF del 15 febbraio 2002

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Spring-summer 2002

Riletture d’Orientevedere MF del 18 ottobre 2001

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Fall-winter 2001/02

Guerriere medievali vedere MF del 20 marzo 2001

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Spring-summer 2001

Caos calmovedere MF del 20 ottobre 2000

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Fall-winter 2000/01

Eighties visionari vedere MF del 7 marzo 2000

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Spring-summer 2000

Geometrie next-agevedere MF del 15 ottobre 1999

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Fall-winter 1999/00

Il lato oscuro

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Spring-summer 1999

Nude mood

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Fall-winter 1998/99

Streghe moderne

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Spring-summer 1998

Debutto in black

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Comunicazione

Una parata di immagini cult dal 1998

f/w 12-13

p/e 2012

f/w 10-11 p/e 2010 f/w 09-10

Dalla coppia Inez Van Lamsweerde & Vinoodh Matadin, passando per David Sims fino a Steven Meisel. E poi muse-testimonial come Gisele Bundchen e Jennifer Connely. Le idee creative di Nicholas Ghesquière hanno intaccato anche il mondo dell’advertising. Proponendo stimoli visivi e riletture inaspettate. In linea con lo spirito del fondatore della maison

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Comunicazione

Una parata di immagini cult dal 1998

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p/e 2009

Dalla coppia Inez Van Lamsweerde & Vinoodh Matadin, passando per David Sims fino a Steven Meisel. E poi muse-testimonial come Gisele Bundchen e Jennifer Connely. Le idee creative di Nicholas Ghesquière hanno intaccato anche il mondo dell’advertising. Proponendo stimoli visivi e riletture inaspettate. In linea con lo spirito del fondatore della maison

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p/e 2008

f/w 07-08

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f/w 06-07

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f/w 02-03 f/w 01-02

p/e 2000

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