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1 3 4 6 7 8 9 10 11 12 Anno XVI N° 11 (204) 31 dicembre 2014 SLAVIA/VALCANALE-BENE#IJA/KANALSKA DOLINA Due giorni per conoscere di persona gli sloveni in provincia di Udine La visita del ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc GORIZIA - GORICA Preoccupati per il futuro dei Comuni sloveni Il ministro ˘mavc in visita nel capoluogo, a Vermegliano (Ronchi) e a Savogna d’Isonzo L’INTERVISTA Riforma delle autonomie locali, il difficile viene adesso A colloquio con Cristiano Shaurli, capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale ROMA - RIM La Rai renda autonomi i programmi in sloveno I presidenti delle due organizzazioni slovene di raccolta, Skgz e Sso, chiedono al viceministro Filippo Bubbico di inserire la questione nell’odg della prossima convocazione del tavolo istituzionale permante governo-minoranza ROMA - RIM Più flessibilità nel riparto dei fondi per la minoranza Per il 2015 previsti 9,3 milioni di euro TRIESTE - TRST Convegno sui traumi del Ventesimo secolo IN MEMORIAM È morto Milko Mati@etov, etnografo e ricercatore MERSO SUP.-GORENJA MIERSA Rinnegare la lingua è tradire la madre Straordinario successo dei libri sulla storia della Slavia, editi dalla cooperativa Most S. PIETRO AL NAT. - ŒPIETAR «Primo anno dello Smo, stimolante la risposta dei visitatori» A colloquio con Donatella Ruttar, ideatrice del museo multimediale sloveno PUBBLICAZIONE Lo sloveno in tasca con un nuovo manuale Per i primi approcci alla lingua SOMMARIO

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Anno XVI N° 11 (204) 31 dicembre 2014

S L A V I A / V A L C A N A L E - B E N E # I J A / K A N A L S K A D O L I N ADue giorni per conoscere di persona gli sloveni in provincia di UdineLa visita del ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc

GORIZIA - GORICAPreoccupati per il futuro dei Comuni sloveniIl ministro ˘mavc in visita nel capoluogo, a Vermegliano(Ronchi) e a Savogna d’Isonzo

L ’ I N T E R V I S T ARiforma delle autonomie locali, il difficile viene adessoA colloquio con Cristiano Shaurli, capogruppo del Partitodemocratico in Consiglio regionale

ROMA - RIMLa Rai renda autonomi i programmi in slovenoI presidenti delle due organizzazioni slovene di raccolta,Skgz e Sso, chiedono al viceministro Filippo Bubbico diinserire la questione nell’odg della prossima convocazionedel tavolo istituzionale permante governo-minoranza

ROMA - RIMPiù flessibilità nel riparto dei fondi per la minoranzaPer il 2015 previsti 9,3 milioni di euro

TRIESTE - TRSTConvegno sui traumi del Ventesimo secolo

IN MEMORIAMÈ morto Milko Mati@etov, etnografo e ricercatore

M E R S O S U P . - G O R E N J A M I E R S ARinnegare la lingua è tradire la madreStraordinario successo dei libri sulla storia della Slavia,editi dalla cooperativa Most

S. PIETRO A L NAT. - ŒPIETAR«Primo anno dello Smo, stimolante la risposta dei visitatori»A colloquio con Donatella Ruttar, ideatrice del museomultimediale sloveno

P U B B L I C A Z I O N ELo sloveno in tasca con un nuovo manualePer i primi approcci alla lingua

SOMMARIO

Il ministro per gli Sloveni d’oltre confine e nel mondo,Gorazd ˘mavc, ha visitato gli scorsi 9 e 10 dicembre glisloveni che vivono in provincia di Udine. Il primo gior-

no, affiancato dalla console generale slovena a Trieste,Ingrid Sergaœ, ˘mavc ha visitato dapprima l’Istituto per lacultura slovena a San Pietro al Natisone, dove ha avutoluogo l’incontro con i presidenti provinciali delle due orga-nizzazioni slovene di raccolta, Giorgio Banchig per laConfederazione delle organizzazioni slovene-Sso e LuigiaNegro per l’Unione culturale economica slovena-Skgz, econ la presidente dell’Istituto per la cultura slovena, BrunaDorbolò. Dopo aver visitato l’istituto comprensivo statalecon insegnamento bilingue, il ministro ha incontrato il pre-fetto di Tolmino, Zdravko Likar, che con il suo impegno rap-presenta un esempio per la collaborazione transfrontalie-ra e che attraverso diversi progetti promuove lo spaziocomune sloveno. Negli incontri che hanno avuto luogo aCividale con i presidenti e i membri dei direttivi provincia-li di Skgz e Sso, il ministro è stato informato sull’operatodelle due organizzazioni slovene.Durante la riunione con i rappresentanti dellaConfederazione delle organizzazioni sovene-Sso e dellaredazione del quindicinale «Dom», il ministro ˘mavc si ècongratulato per l’operato della cooperativa editrice «Most»e dell’associazione «don Eugenio Blanchini». Particolaresoddisfazione ha espresso per il nuovo libro sulla storia dellaSlavia Friulana. Nel comunicato sulla visita, pubblicato sulsito internet dell’Ufficio per gli sloveni d’oltre confine e nelmondo, si legge che «l’associazione Blanchini è un’orga-nizzazione culturale, che raccoglie circoli e singoli indivi-dui della Slavia friulana, Resia e Valcanale e cura pubbli-cazioni sulla storia, lingua e cultura degli sloveni in provinciadi Udine. La cooperativa Most pubblica il giornale Dom, scrit-to in lingua slovena, anche nella variante dialettale, e ita-liana, e il bollettino mensile Slovit, redatto in lingua italia-na e finalizzato a informare l’opinione pubblica italiana sullasituazione della comunità slovena in Italia. Quest’anno lacooperativa ha pubblicato anche un ottimo libro sulla sto-ria della Slavia friulana, scritto da Giorgio Banchig e illu-strato da Moreno Tomasetig, autore anche delle cartinegeografiche. L’opera presenta, attraverso un approcciomoderno e di qualità, la storia della Slavia friulana, filtrataattraverso un linguaggio accessibile a un ampio pubblicodi lettori e adatta anche ad un uso scolastico».Nella sede della Skgz, a Cividale, hanno illustrato al mini-stro il proprio operato i componenti del circolo «mons. IvanTrinko», l’Unione dei circoli culturali sloveni-Zskd, la scuo-la di musica slovena di San Pietro, «Glasbena matica», lacooperativa Novi Matajur, l’Unione emigranti sloveni-Slovenci po svetu. È seguito l’incontro con l’Unione agri-coltori sloveni-Kme@ka zveza e l’Unione regionale econo-mica slovena-Sdgz.La giornata si è conclusa a San Pietro, dove il ministro ha

visitato il centro multimediale sloveno Smo. Nella saladell’Istituto per la cultura slovena si è svolto un incontro coni rappresentanti di tutti i circoli sloveni e istituzioni del ter-ritorio. Il giorno successivo a Lusevera il ministro ha visi-tato il museo etnografico e la chiesa, che rappresenta unaperla in questa parte della Slavia Friulana.

(Dom, 20. 12. 2014)

L’INTERVISTA

Piacevolmente sorpreso

dalla Slavia Friulana

«La nostra priorità è investire su giovani, per i quali il bilinguismo e la conoscenza delle linguesono fondamentali»

Lo scorso 9 e 10 dicembre il ministro Gorazd ˘mavc, coni collaboratori dell’Ufficio per gli sloveni d’oltre confine e nelmondo Dejan Podgorœek e Irena Vadnjal, ha visitato perla prima volta nel suo mandato la Slavia Friulana e la comu -nità slovena che vi risiede. Al termine della prima giorna -ta di incontri in provincia di Udine, il ministro ha concessoun’intervista per la trasmissione radiofonica «Okno vBene@ijo», curata dalla redazione del Dom.

Signor ministro, quali sono le sue prime impressioni?«Per la prima volta sono nella Slavia Friulana, alla cui visi-ta mi hanno indotto il mio ruolo e le mie responsabilità. Devodire di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla bel-lezza di questo territorio. Mi ha sorpreso anche la vastitàdei problemi da risolvere, il che richiede di adottare solu-zioni per migliorare la qualità della vita. Il mio compito diministro, a capo dell’ufficio per gli Sloveni d’oltre confinee nel mondo, è di ampliare il raggio delle attività, affinchéle minoranze siano messe in grado di porre la propria iden-tità, lingua e cultura alla base dello sviluppo futuro. In que-sto senso, riteniamo preziosa la collaborazione delle mino-ranze soprattutto di fronte alle sfide imposte dal contestoattuale. Il nostro compito è di fare da collante tra le mino-ranze, che possono farsi promotrici di nuove iniziative e pro-getti. È compresa la Slavia Friulana, che in questo momen-to è molto importante».

Essa rappresenta una realtà particolare nell’ambito dellacomunità slovena in Italia.«Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla prima gene-razione di sloveni, che costituisce un legame tra la Sloveniae la comunità slovena nella Slavia Friulana. La vostra per-severanza è un elemento fondamentale per la sopravvi-

Visita del ministro Gorazd ˘mavc SLAVIA/VALCANALE-BENE#IJA/KANALSKA DOLINA

Due giorni per conoscere di personagli sloveni in provincia di UdineSerie di incontri a S. Pietro, Cividale, Lusevera, Ugovizza e Camporosso

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venza di un popolo. Nonostante la situazione demografi-ca sia sfavorevole, credo che le attività intraprese ci per-metteranno di cercare soprattutto nuovi contenuti, che sonoimportanti per la giovane generazione, alla quale deside-riamo dare maggiore spazio per nuove sfide e progetti».

A questo proposito, è in primo piano la scuola bilingue«Dopo trent’anni di crescita, la scuola bilingue è diventa-ta un’istituzione e testimonia quanto sia importante costrui-re sui giovani. Il bilinguismo, e più in generale la conoscenzadi più lingue, rappresenta un elemento qualitativo e una prio-rità per la giovane generazione. Intendiamo continuare suquesta strada».

L’impegno delle organizzazioni slovene è notevole«Sì è vero e sono contento che siate riusciti a resistere ea perseverare con grande forza di volontà e cordialità nellaconservazione della vostra identità. In tal modo diffonde-te la nostra cultura slovena e siate autentici ambasciatoridella slovenità nella Slavia Friulana. Ci impegneremo a valo-rizzare il vostro operato. L’odierno contesto europeo, inol-tre, sta diventano sempre più senza confini. Di fatto, tra-mite le opportunità di sviluppo offerte, per esempio, dalleeuroregioni, riusciremo a collegare questi territori. Grazieai progetti transfrontalieri riusciremo ad affermare la nostraidentità slovena anche in Europa».

Le sono state illustrate molte criticità. A quali avete inten-zione di dare priorità?«Ci sono parecchi problemi. Credo, però, che la nostra prio-rità sia aiutare la giovane generazione. Spero che il pas-sato ci serva da monito. Dalla storia, infatti, dobbiamo impa-rare e le prossime iniziative dovranno dare contenuto alleattività proposte per la giovane generazione. Se riuscire-mo ad individuare la strada giusta per i giovani, riuscire-mo anche a conservare la cultura e lingua slovene nel piùampio spazio europeo».

Slavia friulana, Resia e Valcanale possono, quindi, contaresull’appoggio della Slovenia?«In questo momento l’appoggio dovrebbe essere maggiore.Cercheremo di aumentare i contributi per le zone più biso-gnose, tra le quali la Slavia Friulana. Questa è, infatti, infase di sviluppo e necessita di maggiore attenzione al finedi creare un certo equilibrio. Potete contare sul nostro aiutoper i progetti comuni».

Non si tratta solo di aiuto finanziario, ma anche di pro-muovere questo territorio in Slovenia.«Certo. In Slovenia va promossa la conoscenza di SlaviaFriulana, Resia e Valcanale. E possiamo farlo solo attra-verso un’azione comune. In questo modo questo territoriopotrà godere di maggiore sostegno da parte della Slovenia.Questa visita mi serve a prendere conoscenza diretta dellasituazione e mi consente di acquisire un quadro genera-le. In futuro questi incontri diventeranno una costante, mali organizzeremo in senso operativo, al fine di individuaregli interventi concreti».

Ezio Gosgnach(Dom, 20. 12. 2014)

S. PIETRO AL NAT. – ŒPIETAR

Visita all’lstituto bilingue

Lo scorso 9 dicembre il ministro per gli sloveni d’oltre con-fine e nel mondo, Gorazd ˘mavc, ha visitato la scuola bilin-gue di San Pietro al Natisone, in concreto il “College” cheospita la scuola dell’infanzia e due classi della scuola ele-mentare. A un breve saluto ai bambini e alle insegnanti, èseguita una riunione con l’attuale dirigente della scuola,Sonja Klanjœ@ek, e la ex dirigente, ̆ iva Gruden, i presidentiprovinciali di Sso, Giorgio Banchig, e Skgz, Luigia Negro,i rappresentanti del personale docente della scuola primaria,Matej Pintar, e media inferiore bilingue, Davide Clodig.Klanjœ@ek si è soffermata sulla situazione attuale della scuo-la, il cui aumento di iscrizioni ha portato quest’anno all’a-pertura di una sezione della scuola dell’infanzia a Savogna,che ha contributo a ravvivare anche il paese. Ha fatto rife-rimento pure alle questioni aperte dell’istituzione della scuo-la bilingue in Val Torre e della ristrutturazione della sededell’Istituto bilingue in viale Azzida a San Pietro, per la qualei lavori sono partiti nella prima metà di novembre e dovreb-bero essere terminati in due anni.Klanjœ@ek ha sottolineato la collaborazione proficua tra ilpersonale docente e non docente, compresi i genitori e icircoli attivi sul territorio. I frutti si riconoscono nelle varieattività legate alla ricca cultura tradizionale del territorio. Inquesto senso sono d’aiuto anche i mezzi di trasposto adisposizione della scuola, tra i quali lo scuolabus acquistatodall’Istituto per l’istruzione slovena grazie a un sostanzio-so contributo da parte della Slovenia. Da quest’ultima lascuola riceve ogni anno anche tre libri per alunno. Per l’ap-prendimento della lingua slovena è importante anche la visi-ta mensile del bibliobus della biblioteca «France Bevk» diNova Gorica. Klanjœ@ek ha evidenziato anche il costanteaggiornamento del personale docente e degli alunni attra-verso la frequenza di corsi e seminari di lingua in Slovenia.˘iva Gruden, che trent’anni fa ha fondato la scuola insie-me a Paolo Petricig (scomparso anni fa), ha parlato dellanascita della scuola bilingue, che è partita con cinque bam-bini iscritti alla scuola materna ed è cresciuta negli anni gra-zie a una continua perseveranza e determinazione, all’of-ferta formativa di qualità e alla continuità con l’apertura gra-duale, grazie alla crescita esponenziale delle iscrizioni,prima della scuola primaria e poi della media inferiore. Unacrescita sulla quale gli oppositori, il cui maggiore atto di pro-testa ha avuto luogo quando la scuola bilingue ricevetteper la prima volta il contributo dalla Regione, non avreb-bero mai scommesso. Il ministro ha sottolineato l’importanza di un’offerta forma-tiva di qualità e di promuovere l’uso della lingua slovenaanche in famiglia.

L. B.(Dom, 20. 12. 2014)

KANALSKA DOLINA/VALCANALE

Impegno per istituire la scuola plurilingue

˘mavc ha incontrato operatori culturali e parroci

Nell’ambito di una visita di due giorni tra gli sloveni della

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provincia di Udine, mercoledì 10 dicembre si è recato inValcanale Gorazd ˘mavc, ministro sloveno per gli Slovenid’oltreconfine e nel mondo. Il ministro ha, dapprima, pre-senziato ad un incontro comune coi rappresentanti del cir-colo «Planika» e dell’associazione «Don Mario Cernet»,tenutosi nella sede del «Planika» a Ugovizza/Ukve. QuiManuel Figheli, insegnante di musica, ha delineato le atti-vità della locale filiale della «Glasbena matica»; la presi-dente del «Planika» Nataœa Gliha Komac ha, invece, pre-sentato assieme a Rudi Bartaloth le attività del circolo cul-turale: oltre ai corsi extrascolastici di sloveno, il circolo orga-nizza anche eventi culturali e stage di ricerca e cura pub-blicazioni. Bartaloth ha richiamato l’attenzione sulla neces-sità di organizzare la biblioteca del centro.A nome dell’associazione «Cernet», dopo il saluto del pre-sidente Antonio Sivec, l’operatrice culturale Anna Wedamha presentato le attività nel campo del mantenimento diusanze e tradizioni e dell’insegnamento catechistico; l’as-sociazione è, inoltre, particolarmente attiva nell’ambito del-l’organizzazione di eventi musicali.Davanti al ministro, entrambi i circoli sloveni sono stati con-cordi nel considerare una ricchezza il quadrilinguismo dellaValcanale ed hanno, altresì, richiesto aiuto per dare solu-zione alla questione aperta dell’istituzione di una scuola tri-lingue o quadrilingue. In modo particolare, il ministro è statoesortato ad impegnarsi su questo tema nell’ambito degliincontri ufficiali coi rappresentanti politici a livello locale edinterstatale. Dal canto suo, ˘mavc ha promesso di ricor-dare la questione anche ai propri colleghi in seno alGoverno sloveno e soprattutto al ministro per gli Affari este-ri, Karel Erjavec.A questo incontro, ne è seguito un altro coi genitori dei bimbidelle scuole d’infanzia e primaria di Ugovizza/Ukve e deibimbi che partecipano alle attività del «Planika». In que-sta sede, il ministro ha verificato l’interesse da parte deigenitori circa la soluzione per l’insegnamento dello slove-no: i genitori già sostengono con forza l’insegnamento disloveno, tedesco e friulano e sono determinati anche rispet-to ad un’estensione dello sloveno ai livelli più alti del siste-ma scolastico locale.Nel corso del pomeriggio, il ministro ha incontrato anche iparroci di Ugovizza/Ukve, don Mario Gariup, e diCamporosso/˘abnice, mons. Dionisio Mateucig. Ha visitato,inoltre, anche il centro spirituale che sta costruendo il sacer-dote goriziano, don Marjan Marke¡i@.

Luciano Lister(Dom, 20. 12. 2014)

GORIZIA – GORICA

Preoccupati per il futuro

dei Comuni sloveni

Il ministro ˘mavc in visita nel capoluogo, aVermegliano (Ronchi) e a Savogna d’Isonzo

Il ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd˘mavc, nel corso della sua prima visita ufficiale alla comu-nità slovena di Gorizia-Gorica, che ha avuto luogo giovedì18 dicembre, si è dimostrato un attento interlocutore e hapromesso il suo appoggio. Il ministro sloveno si è dappri-ma recato a Vermegliano-Romjan. «Il modello di bilingui-smo qui adottato è esemplare. Vi ringrazio per l’attenzio-

ne che dedicate alle nuove generazioni, dal momento chei giovani sono la nostra priorità. Ad essi dobbiamo garan-tire le migliori condizioni e basi per il futuro». Queste le paro-le di ringraziamento che ˘mavc ha rivolto al Comune diRonchi dei Legionari e soprattutto alla scuola primaria conlingua d’insegnamento slovena «Ljubka Œorli».La delegazione formata dal ministro sloveno, dalla consoleslovena a Trieste, Ingrid Sergaœ, dalla console EliœkaKersni@ ˘mavc, dai sindaci di Ronchi-Ronke, RobertoFontanot, e Doberdò del Lago-Doberdob, Fabio Vizintin,dai presidenti provinciali delle organizzazioni slovene di rac-colta, Walter Bandelj per la Confederazione delle orga-nizzazioni slovene-Sso e Livio Semoli@ per l’Unione cul-turale economica slovena-Skgz, dal parroco RenzoBoscarol è stata accolta dai rappresentanti della scuola edagli alunni. Gli alunni della classe quinta e quelli che fre-quentano il laboratorio di musica, diretto da LucijaLavren@i@, hanno cantato l’inno sloveno «Zdravljica» e quel-lo scolastico «Veseli ringaraja», un omaggio floreale è statoconsegnato da due alunni della classe prima alla consoleslovena e poi al ministro. I bambini hanno ricevuto dei libriin regalo. Della scuola primaria e dell’infanzia slovene, che«convivono» con quella italiana e che sono frequentate daun totale di 230 alunni ha parlato la dirigente dell’Istitutocomprensivo, Sonja Klanjœ@ek. Quest’ultima, insieme alvicedirettore Dario Bertinazzi e ad altri ospiti, ha accom-pagnato ˘mavc e la sua delegazione a guardare il nuovoedificio, attualmente in costruzione dietro la scuola«Brumati» e che dovrebbe aprire i battenti il prossimo anno,risolvendo così i problemi di spazio che già da tempo atta-nagliano la scuola slovena. A questo proposito il ministrosloveno ha accolto con entusiasmo l’invito a presenziareall’inaugurazione del nuovo stabile e ha ringraziato ilComune per l’attenzione rivolta alla scuola slovena. «Lascuola slovena e la minoranza sono il nostro valore aggiun-to», ha sottolineato Fontanot.Il ministro con la sua delegazione si è quindi recato aSavogna d’Isonzo-Sovodnje (ad accompagnarlo anche lasegretaria dell’Ufficio governativo per gli sloveni d’oltre con-fine e nel mondo, Irena Vadnjal), dove in municipio è statoaccolto dal sindaco Alenka Florenin, da quello di SanFloriano-Œteverjan, Franka Padovan, e dal sindaco diDoberdob, Fabio Vizintin. Gli interlocutori hanno richiamatol’attenzione del ministro sui timori suscitati dalla riformaregionale degli enti locali, che è stata recentemente appro-vata, sulla base della quale anche i Comuni con maggio-ranza di popolazione slovena dovranno fare parte delleUnioni dei Comuni. ˘mavc ha garantito che sia il suoMinistero che quello degli Esteri sloveno stanno seguen-do attentamente la questione e ha sottolineato che l’iter diformazione delle Unioni dei Comuni non deve compro-mettere il livello di tutela attualmente in vigore. «Se sarànecessario reagiremo», ha detto e ha aggiunto di aver rice-vuto una comunicazione scritta da parte della presidentedella Regione Fvg, Debora Serracchiani, ad ulteriore garan-zia che la nuova legge non impedirà l’attuazione della tute-la.A Gorizia negli spazi della Libreria cattolica il ministro è statoaccolto dai rappresentanti delle Cooperative editriciGoriœka Mohorjeva e Goriœka Mohorjeva dru¡ba, dal Circoloeditoriale cattolico e dal Novi glas. Nella Casa cinemato-grafica slovena ha visitato il Kinoatelje e la mediateca. Èseguita la visita del Kb center, dove sono intervenuti anchei presidenti regionali di Sso, Drago Œtoka, e Skgz, RudiPavœi@. Nella Biblioteca Feigel il ministro è stato accoltoda Luisa Gergolet, dal presidente provinciale della Skgz,

SLOVIT N° 11 del 31/12/14 pag. 4

S otto il profilo politico-amministrativo, il 2015 sarà inFriuli Venezia Giulia l’anno dell’attuazione della rifor -ma delle autonomie locali, approvata dal Consiglio

regionale il 26 novembre. Ne abbiamo parlato conCristiano Shaurli, capogruppo del Partito democratico.

Consigliere, è soddisfatto del risultato?«Il mio è un giudizio estremamente positivo, e non solo peril fatto che la riforma servisse, fosse attesa da anni e inritardo rispetto ad altre Regioni, anche a statuto ordinario,che sugli enti locali sono intervenute prima di noi. La leggeche abbiamo approvato responsabilizza molto le ammini-strazioni locali nelle scelte e nelle prospettive. Riproporreil testo Del Rio in una Regione con un milione e duecen-tomila abitanti sarebbe stato poco coraggioso. Noi supe-riamo completamente le Province, articolando il nostro ter-ritorio solo tra Regione e Comuni».

Ora questa la legge è alla prova dell’attuazione. Riusciràa superarla?«Quella che ci aspetta è la parte più difficile, sia tecnica-mente, sia politicamente. Sotto il profilo tecnico, in consi-derazione anche dell’esperienza della mai terminata rifor-ma delle Comunità montane, la Regione, in collaborazio-

ne con l’Associazione dei comuni e il Consiglio delle auto-nomie locali, deve fornire una straordinaria opera di accom-pagnamento alle amministrazioni comunali, aiutandole neipercorsi da mettere in campo».

E sotto il profilo politico?«C’è da vincere una sfida culturale. Gli amministratori loca-li devono capire che la Regione, non intraprendendo la stra-da delle fusioni obbligatorie, ha in sostanza deciso di tene-re i Comuni, ma ora nelle Unioni deve esserci non solo l’am-bizione di mettere in comune i servizi, il che sarebbe vera-mente insufficiente rispetto alla normativa, ma anche l’im-pegno di una nuova idea di sviluppo per territori omoge-nei. Soprattutto è necessario rifuggire una pericolosa ten-tazione di piccolo cabotaggio».

Quale?«Quella di ragionare in termini di quanto un Comune peserànell’Unione, di quanti voti porterà, se conterà di più o dimeno, quando la vera sfida sta nel dare risposte efficaciai cittadini».

Per il territorio della Slavia/Bene@ija, del quale anche lei èin un certo senso espressione, quale percorso si prefigu-

A colloquio con Cristiano Shaurli, capogruppo del Pd in Consiglio regionale L’INTERVISTA

Riforma delle autonomie locali,il difficile viene adessoLe possibilità sono due: Unione nei confini degli ambiti socio assistenziali

o altre geografie basate sulla montanità e le peculiarità linguistiche dei territori

Livio Semoli@, e dai rappresentanti dei circoli che vi hannosede: Jana Mili@evi@ (Slovik), Igor Tomasetig (Unione deicircoli sportivi sloveni-Zsœdi), Walter Mikluz (Unione agri-coltori sloveni-Kme@ka zveza), Emil Devetak (Circolo deipensionati sloveni di Gorizia), Milena Padovan (scuola dimusica Glasbena matica), Igor Tuta (Unione dei circoli cul-turali sloveni-Zskd), e Joœko Prin@i@ (Sindacato della scuo-la slovena). Gli intervenuti hanno anche sottolineato la que-stione dei tagli sui finanziamenti per la minoranza operatidal governo sloveno. Dal canto suo ˘mavc ha assicuratoil suo appoggio presso il governo sloveno.Al Trgovski dom ̆ mavc ha visitato l’ufficio del Gruppo euro-peo per la coesione territoriale-Gect, del quale nel muni-cipio di Gorizia, il sindaco Ettore Romoli ha sottolineato a˘mavc l’importanza del ruolo e il contributo europeo rice-vuto, pari a 10 milioni di euro, «che rappresentano un buonviatico per lo sviluppo, soprattutto economico, dello spa-zio transfrontaliero». Il ministro sloveno ha confermato l’at-tenzione con cui Ljubljana segue il Gect di Gorizia, che con-tinuerà a sostenere perché rappresenta la base per i pro-getti comuni. «Con l’aiuto dei progetti europei cerchiamouna comune identità regionale», ha detto. ˘mavc ha visitato anche la redazione di Gorizia del quo-tidiano sloveno Primorski dnevnik, di cui il direttoreresponsabile gli ha illustrato i contenuti e la connotazione

“transfrontaliera” e ha sottolineato la fase critica che staattraversando il quotidiano, «che – ha detto ˘mavc – aLubiana ha un fondamentale ruolo informativo su quantoaccade in questi luoghi. Senza il suo contributo saprem-mo poco della minoranza, della collaborazione transfron-taliera e della normalizzazione dei rapporti in regione».Nel centro culturale «Lojze Bratu¡» ˘mavc è stato accol-to dalla presidente Franka ˘gavec, dalla presidentedell’Unione culturale slovena-Zskp, Franka Padovan, dalpresidente dell’Unione dei cori parrocchiali-Zscpz, DarioBertinazzi, da Julijan #avdek a nome del Circolo «AntonGregor@i@», dal presidente del centro «Emil Komel», SaœaQuinzi, dal presidente della società sportiva «Olympia»,Mihael Corsi, dal presidente del direttivo dell’organizzazioneslovena d’oltre confine degli scout-Szso, Mauro Leban.˘mavc ha promesso l’impegno a conferire il maggior appog-gio possibile alle istituzioni minoritarie, soprattutto a quan-te si distinguono per lo sviluppo e la qualità del proprio ope-rato. Il ministro sloveno ha poi visitato gli spazi della Casa dellostudente-Dijaœki dom «Simon Gregor@i@» e il Kulturni dom,dove è stato ricevuto da Kristina Knez e da Igor Komel coni collaboratori.

Ale(Primorski dnevnik, 19. 12. 2014)

SLOVIT N° 11 del 31/12/14 pag. 5

ra?«Le possibilità sono due. La legge prevede come punto dipartenza gli ambiti socio-assistenziali. Non è stata una scel-ta dirigistica, ma semplicemente il riconoscimento di un’e-sperienza ormai ventennale, che ha funzionato e dalla qualenessun sindaco si sognerebbe di tornare indietro. Perchéè il più efficace esempio di servizi messi in comune. È chia-ro anche che non tutti gli ambiti hanno una fortissima omo-geneità territoriale».

Qual è, allora, l’altra possibilità?«Dipende moltissimo dai nostri amministratori locali, chesono chiamati a non pensare tanto al loro peso pondera-le nelle Unioni, quanto all’ipotesi migliore per i loro citta-dini. Dunque, o si parte dagli ambiti, apportando le neces-sarie modifiche, o si prefigurano altre geografie, che pos-sono ricalcare le Comunità montane o riconoscere le pecu-liarità linguistiche dei territori. Però...».

Però?«Mi permetto di dire che pensare alla seconda ipotesi conil desiderio di tenere fuori Cividale e Tarcento, perché sonotroppo grandi, sarebbe secondo me sbagliato e profonda-mente contraddittorio rispetto alla norma. Eppoi Cividaleè tra i 32 Comuni nei quali la minoranza slovena è rico-nosciuta. Dirò di più, se mi si passa la battuta...».

Dica pure.«È incredibile come amministratori e uomini di “potere” chefino all’altro giorno vedevano le minoranze linguistiche comeun fastidio adesso, per le loro esigenze di mantenimentodi ruolo, diventino dei repentini paladini della tutela. Pensoa quei sindaci delle Valli del Natisone che criticavano leleggi per la comunità slovena e ora sostengono che anchela questione linguistica è importante per stare insieme».

Si avvicina il Natale e, cristianamente, le conversioni sonole benvenute.«Concordo, se sono sincere e vanno in positivo».

In sintesi, l’attuazione della riforma se la giocano gli ammi-nistratori locali?«Sì, ma torno a ribadire che sono chiamati a ragionare nonin termini di potere, ma di prospettiva per le loro popola-zioni. Si tratta di individuare qual è il territorio che può tene-re insieme servizi e un’idea comune di sviluppo.Personalmente posso pensare che il cividalese e il tar-centino stiano insieme, mentre mi risulta più difficile ripro-porre i confini della Comunità montana del Torre, Natisonee Collio, in quanto è improbabile mettere insieme i servizidi Lusevera e San Floriano. Se non altro per una questio-ne di distanze».

In queste valutazioni, quale ruolo avranno gli schieramentipolitici?«Si deve aprire una discussione serrata affinché prevalgal’interesse reale del territorio e non della propria parte.Quindi, in primo luogo i partiti devono comportarsi in manie-ra responsabile e, secondo me, trasversale nei confrontidelle scelte da fare. In secondo luogo devono considera-re che il percorso è progressivo. Mi riferisco, in particola-re, alla possibilità di istituire dei subambiti, il che può age-volare tutto il processo».

E le assemblee delle comunità linguistiche friulana, slovenae tedesca?

«Sono stato tra i primi firmatari dell’emendamento tra-sversale, che sta a ribadire come i diritti non possano esse-re assolutamente messi in discussione. Anzi, con la rifor-ma delle autonomie locali devono trovare nuovi spazi.Queste assemblee devono rappresentare uno strumentodi valorizzazione di una delle peculiarità della nostraRegione».

Ezio Gosgnach(Dom, 20. 12. 2014)

IL COMMENTO

Molti interrogativi e minoranza divisa

La riforma degli enti locali, recentemente approvata dallaRegione Fvg, non è una buona riforma. È vero che in unlasso di tempo alquanto breve, a causa della soppressio-ne delle Province, la Regione ha dovuto impostare ex novole sue competenze e quelle dei Comuni, ma avrebbe potu-to farlo meglio e in accordo con le amministrazioni comu-nali. Comunque, se non andiamo errati, il Friuli VeneziaGiulia è la prima regione ad avere colmato il vuoto lascia-to dalla soppressione delle province.Con questa riforma, che entrerà in vigore nel 2016, il legi-slatore ha voluto in qualche modo creare un equilibrio trale competenze (e il potere politico) della Regione e deiComuni, ma è riuscita a farlo solo in parte. Verranno isti-tuite le cosiddette Unioni dei Comuni, ma sarà sempre laRegione ad avere il coltello dalla parte del manico e potràcomminare delle multe ai comuni che non vorranno aggre-garsi con altri. Da questo punto di vista possiamo definirela riforma accentratrice. Manca ancora un anno al dicem-bre 2015 e in questo lasso di tempo potranno subentrarediversi cambiamenti, anche se dubitiamo che il centrosi-nistra sia disposto ad apportare grandi modifiche al testodi legge.A differenza del dibattito sulla soppressione delle Province,quando la retorica ha coperto analisi molto poco serie, iresponsabili della minoranza slovena hanno affrontato seria-mente la questione della nuova riforma. Nell’audizionedavanti alla quinta commissione del Consiglio regionale, irappresentanti del Comitato paritetico, dell’Unione culturaleeconomica slovena-Skgz, della Confederazione delleorganizzazioni slovene-Sso e l’assessore regionale allaCultura, Gianni Torrenti (a nome della Commissione con-sultiva), hanno fatto notare con opportune argomentazio-ni il fatto che la Regione avesse completamente ignoratola minoranza slovena.Lo hanno ribadito anche i consiglieri regionali sloveni IgorGabrovec e Stefano Ukmar e, sollecitata dalla comunità slo-vena in Italia, ha fatto altrettanto anche la Slovenia. A fron-te di queste lamentele giustificate, la Regione, prima delladiscussione in aula, ha incluso nella legge un articolo chegarantisce agli sloveni di mantenere l’odierno livello di tute-la nell’ambito delle future Unioni dei Comuni. Si tratta delterritorio a popolazione mista dei 32 Comuni delle provin-ce di Trieste, Gorizia e Udine.Fino a questo punto la minoranza slovena si è mantenu-ta unita nel perseguire i propri intenti, poi non più. I primia dividersi sulla questione sono stati i consiglieri regiona-li sloveni Gabrovec (Slovenska skupnost-Ssk) e Ukmar(Pd). Mentre, infatti, l’esponente della Ssk continuava a sot-tolineare i diritti sanciti dai trattati internazionali e chiede-re garanzie aggiuntive per i 32 Comuni bilingui, l’esponente

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del Pd si accontentava dell’ultima versione della legge sullariforma delle autonomie locali, redatta dalla Regione. Ukmare Gabrovec si sono espressi, invece, entrambi a favore del-l’istituzione delle commissioni consultive per i friulani, glisloveni e i tedeschi, appoggiando un articolo che non è fon-damentale né per la struttura della riforma né per le trecomunità linguistiche.Gli sviluppi inerenti la riforma degli enti locali hanno evi-denziato i limiti della politica della minoranza, capace di dia-logare fino ad un certo punto. Ne è testimonianza ancheil fatto che in tutta questa storia i sindaci sloveni non si sianoespressi in pubblico con posizioni comuni. Restano quin-di alcuni denominatori comuni, peraltro alquanto deboli, maoltre ad essi, ci sono lampanti ed evidenti divari. Niente dinuovo sotto il sole.

Sandor Tence(Primorski dnevnik, 30. 11. 2014)

SSO

La crisi del Primorski dnevnik

e la legge sulla riforma degli enti locali

All’odg di due riunioni del direttivo della Confederazione delle organizzazioni slovene

Nel corso di due recenti riunioni del direttivo dellaConfederazione delle organizzazioni slovene-Sso sono statiaffrontati due questioni salienti: la crisi finanziaria delPrimorski dbnevnik e la riforma degli enti locali. Alla riu-nione che ha avuto luogo a Cividale mercoledì 17 dicem-bre, il presidente della società DzpPrae (che gestisce il quo-tidiano sloveno di Trieste «Primorski dnevnik»), BojanBrezigar, ha illustrato le modalità con cui vengono asse-gnati i fondi pubblici per la stampa, dei quali fruisce ancheil «Primorski dnevnik».Le difficoltà sono subentrate con la modifica della legisla-zione statale, che ha avuto per conseguenza la diminuzionedel fondo destinato ai quotidiani. Da quest’ultimo riceve icontributi (risevati ai giornali minoritari) il «Primorski dnev-nik». Attualmente il governo sta preparando una nuovalegge che consentirà di assegnare i fondi sufficienti ai gior-nali minoritari, ma l’iter verrà completato il prossimo anno.Il problema principale sta nel fatto che la società DzpPraericeve i fondi per gli anni precedenti, per i quali il bilancioè già stato chiuso, e se i fondi diminuiscono si crea un pro-blema finanziario. Per fronteggiare nel modo più efficacepossibile questa situazione, sono già stati fatti alcuni taglied è stato introdotto il contratto di solidarietà per i giorna-listi, che però è a tempo determinato. Sulla base degli inter-venti in Parlamento a Roma, auspicano si giunga ad unasoluzione nella legge di stabilità, che è attualmente indiscussione.Come evidenzia il comunicato stampa dello Sso, il diretti-vo ha evidenziato la necessità che la comunità slovena inItalia disponga di un suo quotidiano e che il «Primorski dnev-nik» sia nei fatti giornale espressione di tutta la minoran-za. Nella precedente riunione del direttivo dello Sso, il presi-dente Drago Œtoka aveva riferito dell’incontro avuto con lapresidente del Comitato istituzionale paritetico, KsenijaDobrila, e il vicepresidente, Giuseppe Marinig. Nel corsodi questo e dell’audizione avuta nella commissione regio-

nale (nel corso delle consultazioni che hanno preceduto l’ap-provazione della riforma sugli enti locali), Œtoka aveva sot-tolineato la necessità di garantire ai Comuni sloveni la libertàdi scegliere se aderire o meno alle Unioni dei Comuni.«L’obbligo di adesione, come previsto dalla riforma deglienti locali, recentemente approvata, rappresenta un inac-cettabile abbassamento del livello di tutela con conse-guenze negative per la minoranza slovena, che al momen-to è difficile cogliere soprattutto per quanto riguarda il rispet-to dei trattati internazionali».

(Primorski dnevik, 30.11.- 20.12 2014)

ROMA-RIM

La Rai renda autonomi

i programmi in sloveno

I presidenti delle due organizzazioni slovene di raccolta,Skgz e Sso, chiedono al viceministro Filippo Bubbico diinserire la questione nell’ordine del giorno della prossimaconvocazione del tavolo istituzionale permanente gover -no-minoranza. Di seguito il testo della lettera.

Presso la sede Rai del Friuli Venezia Giulia fin dalla legge308/1956 e successive norme generali e convenzioni spe-cifiche tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per l’informazione e l’editoria e la RaiRadiotelevisione italiana Spa, operano la Redazione gior-nalistica in lingua slovena e la struttura di programmazio-ne in lingua slovena (Sps), che hanno sempre avuto lacaratteristica di un media minoritario attualmente deputa-to alla produzione annua di n. 4.517 ore di trasmissioniradiofoniche in lingua slovena e n. 208 ore di trasmissio-ni televisive in lingua slovena.Vi sono svariati aspetti delle norme di tutela della minoranzaslovena, legge 482/99 e legge 38/2001, che richiedono unaspeciale lettura ed attenzione anche da parte della Rai peril perseguimento delle condizioni di tutela della minoran-za slovena nell’ambito della Convenzione tra la presiden-za del Consiglio dei ministri e la Rai per le trasmissioniradiofoniche e televisive in lingua slovena nella Regioneautonoma Friuli Venezia Giulia.Anche a seguito della modifica del testo dell’art. 21 deldecreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, con legge di conver-sione 23 giugno 2014, n. 89 (GU n. 143 del 23 giugno2014), con cui all’art. 17 della legge 3 maggio 2004, n. 112,è stato inserito il comma 3-bis dal quale si evince che laSede regionale della Rai a Trieste mantiene la sua auto-nomia finanziaria e contabile in relazione all’adempimen-to degli obblighi di pubblico servizio affidato alla stessa efinge «anche da centro di produzione decentrato per le esi-genze di promozione delle culture e degli strumenti linguisticilocali», si chiede di voler valutare alcune considerazioniriguardanti la Sede e le Strutture deputate al servizio deri-vante dalla Convenzione e dai compiti di Servizio pubbli-co.Da notare che è confermata la produzione e l’emissionedi news e di programmi televisivi e radiofonici in lingua slo-vena, però non vengono previsti i profili e l’organizzazio-ne delle strutture deputate alla loro produzione. Se alla reda-zione giornalistica viene riconosciuta l’autonomia nella misu-ra goduta da tutte le redazioni del Tgr, la struttura di pro-grammazione in lingua slovena non può operare in condi-

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zioni analoghe.Si segnala, quindi, l’opportunità di condivisione sui seguen-ti argomenti:- il riconoscimento di un’articolazione autonoma della Sps,assicurando così alla struttura l’autonomia necessaria all’ot-timizzazione dei cicli operativi e produttivi affinché possaottemperare nel migliore dei modi agli obblighi dellaConvenzione;- il rinnovo tecnologico dei mezzi di produzione attualmentein atto per la parte “news” venga esteso anche alla Strutturadi programmazione slovena, soprattutto per quel che riguar-da la produzione e la trasmissione dei programmi televi-sivi. Nello stesso contesto si segnala la necessità di corsidi aggiornamento per l’uso delle nuove tecnologie per i pro-grammisti registi;- l’avvio delle selezioni per la sostituzione e l’implementa-zione dell’organico della Struttura di programmazione in lin-gua slovena con un adeguato numero di assunzioni di figu-re professionali adeguate (programmisti-registi, assistentiai programmi ed alla regia, personale amministrativo, per-sonale tecnico).- dato il riconoscimento alla sede Rai per il Friuli VeneziaGiulia dello status di Centro di produzione decentrato, siauspica un’applicazione aziendale della nuova cornice nor-mativa, ovvero l’upgrade dello status e l’adeguamento oltreche dei mezzi produttivi anche degli inquadramenti eco-nomici e contrattuali. Come per gli altri centri di produzione decentrati, si pre-senta l’esigenza di una collocazione diversa dalle sedi ordi-narie nell’ambito dell’organizzazione interna dell’azienda,che consenta la dovuta attenzione alle specificità territo-riali, produttive ed organizzative, derivanti dagli obblighi dilegge.Un tanto anche in linea di attuazione tecnica della favore-vole e speciale attenzione che il Governo ha voluto riser-vare alla produzione radiotelevisiva a favore delle mino-ranze etnico linguistiche mediante il cospicuo aumento dellerisorse finanziarie a sostegno delle convenzioni di che trat-tasi (dicembre 2012). A riguardo si ha notizia di analoghiinterventi da noi proposti già in fase di attuazione pressola Sede della Rai di Bolzano.

I presidentiRudi Pavœi@

(dell’Unione culturale economica slovena-Skgz)Drago Œtoka

(della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso)

ROMA-RIM

Un rappresentante degli sloveni

alla Camera dei deputati

Lo ha chiesto il Governo con una disposizone nel disegno di legge per la riforma elettorale

La direzione centrale per i diritti civili, la cittadinanza e leminoranze del ministero dell’Interno ha inviato ai membridel del tavolo istituzionale permanente governo-minoran -za Rudi Pavœi@, presidente dell’Unione culturale economi -ca slovena-Skgz, Drago Œtoka, presidente dellaConfederazione delle organizzazioni slovene-Sso, KsenijaDobrila, presidente del Comitato istituzionale paritetico perla minoranza slovena, Domenico Morelli, membro delComitato istituzionale paritetico per la minoranza slovena,

Francesca Adelaide Garufi, prefetto di Trieste, cons. ElisaGrande del Dipartimento per il coordinamento ammini -strativo presso la P.c.m. e a Mariangela Valenti, dirigentedel Servizio IX del Dipartimento degli affari regionali, le auto -nomie e lo sport presso la P.c.m., la seguente nota:

Con riferimento alle problematiche esaminae nel corso dellariunione del Tavolo istituzionale permanente sulle questioniattinenti la minoranza di lingua slovena in Italia, in data 27novembre u.s., si comunica che a seguito dell’azione svol-ta dal Vice Ministro Sen. Filippo Bubbico, il Governo hasostenuto l’introduzione, nel disegno di legge per la rifor-ma elettorale, una disposizione che nella circoscrizione FriuliVenezia Giulia renda possibile per la comunità slovena eleg-gere un rappresentante alla Camera dei Deputati.Inoltre, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza delConsiglio dei Ministri con delega all’editoria ha assicuratoil suo personale impegno in ordine alle problematiche con-nesse al quotidiano Primorski dnevnik.Infine, come già anticipato nella riunione del 27 novembreu.s., il VIce Ministro ha provveduto a segnalare all’atten-zione del Ministro dell’economia e delle finanze e alPresidente della Commissione Bilancio del Senato l’e-mendamento, proposto nell’ambito della legge di stabilità,volto a consentire una maggiore flessibilità nell’utilizzo deicontributi finanziari previsti dalla legge 38/2001.

ROMA-RIM

Più flessibilità nel riparto

dei fondi per la minoranza

Per il 2015 previsti 9,3 milioni di euro

Dopo un iter molto lungo e travagliato, il Senato ha final-mente approvato la legge di stabilità e lo ha fatto con lafiducia sul maxi emendamento, che è stato presentato dalGoverno nel tardo pomeriggio di sabato 20 dicembre. Acausa delle troppe e varie modifiche la questione è pas-sata dalla commissione Bilancio competente direttamen-te in aula, dove il Governo ha escluso diversi emendamenti.Ora la parola passa alla Camera dei deputati chiamata adapprovare nei prossimi giorni i provvedimenti accolti.Ed è motivo di grande soddisfazione che in un iter così com-plesso sia passato l’emendamento stilato dalla parlamen-tare slovena Tamara Bla¡ina e incluso dal Governo nel maxiemendamento, grazie al quale la decisione sulla ripartizionedei contributi, percepiti in base alla legge di tutela 38/2001sarà di competenza della Regione e non del ministero delleFinanze.In questo modo la Regione potrà distribuire i fondi con l’au-silio della Commissione consultiva e tenendo conto dellevarie priorità e in base alle effettive necessità. I contributiprevisti per l’anno 2015 ammontano a 9,3 milioni di euroe sono stati stanziati in base agli articoli 8, 16 e 21. Si trat-ta di un importante passo in avanti che consentirà un usopiù flessibile dei fondi e la possibilità di fronteggiare graviperiodi di crisi come quello in cui naviga già da tempo ilquotidiano sloveno di Trieste, «Primorski dnevnik». Nel con-tempo rappresenta un grande successo anche il fatto dimantenere i fondi per la minoranza invariati nel gravemomento di crisi economica che stiamo attraversando. Unaspetto questo raro nella legge di stabilità 2015.

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La deputata Bla¡ina ringrazia tutti gli interlocutori, deputatie senatori del Pd, che hanno sostenuto in modo deciso ilsuo emendamento e soprattutto i colleghi Ettore Rosato eFrancesco Russo, il sottosegretario al ministero alleFinanze, Barretti, e, naturalmente tutti gli alti rappresentantidella Slovenia, che hanno seguito con attenzione e parte-cipazione l’intero procedimento.

(Primorski dnevnik, 21. 12. 2014)

TRIESTE – TRST

Convegno sui traumi

del Ventesimo secolo

Ha avuto luogo venerdì 28 novembre nella sala «Tessitori»del palazzo del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,a Trieste, la conferenza scientifica internazionale «TraMemoria e Trauma: I campi di concentramento e i gulagnei ricordi degli appartenenti alle comunità slovene nellaregione dell'Alpe-Adria». La conferenza è stata organizzatadall’Istituto per gli studi etnici/Inœtitut za narodnostnavpraœanja (Ljubljana) in collaborazione con l’Istituto slovenodi ricerche/Slovenski raziskovalni inœtitut (Trieste-Trst) e conl’Istituto scientifico sloveno/Slovenski znanstveni inœtitut(Klagenfurt-Celovec).In apertura è intervenuta l’organizzatrice della conferenza,Marija Juriæ Pahor, e hanno portato il loro saluto anche ladirettrice dell’Istituto per gli studi etnici, Sonja NovakLukanovi@, il direttore dello Slori, Devan Jagodic, e DanielWutti dell’Istituto scientifico sloveno di Klagenfurt.Strutturata in chiave multi e interdisciplinare, l’obiettivo dellaconferenza era quello di presentare il lavoro di vari ricer-catori e ricercatrici di nazionalità slovena, attivi sia inSlovenia che nei paesi limitrofi, nello specifico, nonché irelativi risultati sul tema della memoria e del ricordo in rela-zione ai traumi collettivi e di massa. Un'attenzione parti-colare è stata rivolta ai ricordi degli appartenenti alle comu-nità nazionali slovene.Gli intervenuti hanno affrontato i temi, oggetto di discus-sione, da un duplice punto di vista, sia teorico che meto-dologico, poggiando su nozioni inerenti la psicoanalisi, lapsicologia, la storia, la sociologia, l’etnologia e altre disci-pline per trattare e illustrare fenomeni quali i traumi cherimangono tuttora nell’ombra, il linguaggio del trauma, il«silenzio», il vissuto di sofferenza dei bambini negli sce-nari di guerra, il trauma del ritorno e la trasmissione tran-sgenerazionale delle esperienze traumatiche.Lo psichiatra e psicoanalista Pavel Fonda, che si è sof-fermato sui traumi di guerra che restano all’ombra, ha sot-tolineato come questi abbiano interessato anche lo spa-zio sloveno e lasciato conseguenze rilevanti. Nonostantel’elaborazione di questi traumi sia in corso, permangonomolte difficoltà dal momento che molti traumi restano nel-l’ombra. Lo scorso secolo i campi di concentramento hanno avutoun ruolo particolare: l’idealizzazione dell’eroe che non sipiega ha creato pesanti sensi di colpa e di vergogna in tuttiquelli che hanno ceduto. In momenti particolari anche imonumenti di marmo possono pietrificare il ricordo e costrin-gere le persone in ruoli codificati. E questo impedisce lorodi elaborare i traumi e liberarsi dal peso del passato perconsentire alla propria vita sviluppi futuri. Diventano cosìprigionieri dei monumenti posti in loro onore.

La sociologa Marija Juriæ Pahor nel suo intervento sullaMemoria, ricordo e linguaggio del trauma, si è soffermatasull’importanza di distinguere tra i fenomeni della memo-ria e del ricordo e sui cosiddetti «luoghi della memoria».Ha detto che tutti questi fenomeni sono legati al linguag-gio del trauma, che ha illustrato ricorrendo a riferimenti let-terari, testimonianze e altro. Juriæ si è soffermata in parti-colare sull’esperienza dei campi di concentramento deglisloveni della Carinzia e del Litorale.La psicologa Marianna Kosic si è soffermata sull’analisi dellametodologia delle interviste alle vittime della violenza nazi-sta e del dopoguerra. Ha richiamato l’attenzione sui con-dizionamenti subiti da chi depone la testimonianza e suipossibili meccanismi di difesa degli intervistati, che possonoderivare dalla rievocazione di esperienze drammatiche.La storica Dunja Nanut ha parlato dei campi di concen-tramento nei ricordi degli sloveni del Litorale: tra il traumadella deportazione e quello del ritorno. «Non sappiamo quale sia il numero esatto degli slovenideportati dai nostri territori. Dall’Italia furono deportati neicampi di sterminio nazisti 23.826 persone, tra le quali ancheappartenenti alla comunità slovena in Italia. Ha poi sotto-lineato il trauma dovuto al reinserimento dei sopravvissu-ti nel contesto domestico, che in molti casi non è stato acco-gliente nei loro confronti. In molti casi per i deportati il ritor-no a casa è stato una delusione e il clima che si respira-va all’epoca a Trieste, Gorizia e nella Slavia Friulana eraostile nei confronti degli sloveni e degli operai. Non è stra-no, dunque, che per qualche decennio i deportati abbianotaciuto».La storica ed archivista Metka Gomba@ si è soffermata sul-l’esperienza dei bambini della provincia di Lubiana dete-nuti nei campi di internamento italiani tra il 1942 e 1943 eha affrontato il tema citando scritti e disegni fatti dai bam-bini nelle scuole partigiane nel territorio di Ko@evje-Ribniœko.Un tema questo che ha affrontato insieme allo storico BorisM. [email protected] psicologo Daniel Wutti ha parlato della trasmissione tran-sgenerazionale delle esperienze traumatiche, citando l’e-sempio di tre generazioni degli sloveni in Carinzia chehanno vissuto in modo diverso i traumi. L’etnologo Bo¡idarJezernik ha parlato del Goli otok tra ricordo e trauma non-ché dei fatti accaduti nel 1948 e successivamente, che rap-presentano una delle più importanti pietre miliari nella sto-ria della Jugoslavia di Tito.Lo storico Attila Kovacs in merito ai rapporti tra Jugoslaviae Ungheria nel primo decennio dopo la seconda guerramondiale si è soffermato in modo particolare sulla situa-zione degli sloveni del Porabje, offrendo un quadro sui rap-porti tra i due popoli, che è cambiato a seguito del muta-to clima politico. L’etnologa Katali Munda Hirnok ha illustratogli esiti di una ricerca sul ricordo degli sloveni del Porabjein merito alla deportazione. È seguita la proiezione di unbreve film documentario sul tema.La conferenza è stata moderata da Daniel Wutti, Marija JuriçPahor e Boris M. Gomba@. L’auspicio degli organizzatori è che i risultati esposti in que-sta sede possano concorrere a stimolare la curiosità dellacomunità scientifica e a creare nuovi rapporti di collabo-razione tra gli esperti, sia del versante sloveno che italia-no.Questa conferenza si inserisce nell’ambito degli eventi orga-nizzati in occasione del 90° anniversario dell’Istituto per glistudi etnici/Inœtitut za narodnostna vpraœanja (Ljubljana) edel 40° anniversario dell’Istituto sloveno diricerche/Slovenski raziskovalni inœtitut (Trieste-Trst) e

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dell’Istituto scientifico sloveno/Slovenski znanstveni inœti-tut (Klagenfurt - Celovec).

B. F.(Primorski dnevnik, 29. 11. 2014

www.slori.org)

IN MEMORIAM

È morto Milko Mati@etov,

etnografo e ricercatore

È morto Milko Mati@etov, accademico, filologo, etnografo,ma soprattutto fervido ricercatore. È mancato all’età di 95anni. Nato nel 1919 a Kopriva, sul Carso, era un grande studiosodel patrimonio culturale popolare. Aveva particolarmentea cuore l’attività di ricerca sulle tradizioni resiane e dellaSlavia friulana. La sua bibliografia contempla quasi trecentopubblicazioni; tra le sue opere più note e amate rientraindubbiamente la raccolta di favole «Animaletti di Resia».È stato socio ordinario dell’Accademia slovena della scien-za e delle arti e ha ricevuto numerosi riconoscimenti inSlovenia e all’estero. Tra questi ricordiamo il premio«Levstik» per l’opera «Animaletti di Resia» (1975) e il pre-mio «Murkov» alla carriera, ricevuto nel 1989.Milko Mati@etov ha vissuto la sua infanzia a contatto conla natura e già in tenera età ha iniziato a coltivare la pas-sione per il patrimonio locale. L’amore verso la raccolta didetti, canti, poesie e racconti è nata in lui, da quanto affer-mano in molti, anche quale reazione al disprezzo assolu-to del regime fascista verso la lingua e la cultura slovene.Ha frequentato il ginnasio dapprima a Capodistria, in segui-to a Gorizia dove ha conosciuto Vergil Œ@ek; faceva partedella famiglia studentesca di quest’ultimo, nell’ambito dellaquale coltivò la sua coscienza nazionale. Con Boris Pahor,Stanko Vuk e altri giovani intellettuali ha redatto diverse rivi-ste illegali (Gmajna, Pisanice, Brinjevke, Tihe besede,Mladika).Durante gli studi di filologia classica e moderna a Padova,Mati@etov approfondì la propria conoscenza sulla lettera-tura popolare, come scrisse Jasna Fakin Bajec sul nostrogiornale in occasione del 90° compleanno del ricercatoresloveno. «Non si sentiva una così forte avversione alla lin-gua slovena, anzi diversi professori incitavano gli studen-ti ad approfondire lo studio della letteratura popolare. Trai professori universitari influì particolarmente su MilkoMati@etov lo slavista italiano Arturo Cronia, che gli ha inse-gnato i fondamenti della ricerca scientifica. Fu in quel perio-do che Milko Mati@etov iniziò a censire il ricco patrimonioculturale degli sloveni oppressi in Italia e Slovenia. Nel 1948nell’articolo sull’”Etnografia e folclore degli sloveni occi-dentali» pubblicò un compendio sull’eredità culturale deglisloveni d’occidente. Si tratta di un’opera fondamentale dalpunto di vista etnologico sulla comunità slovena d’oltre con-fine e nel contempo rappresenta l’unica sua relazione cheoltre alla cultura spirituale, considera anche quella socia-le e materiale». Per merito di Mati@etov il museo etnogra-fico di Lubiana acquisì un importante reperto carsico, un’im-barcazione tipica (cupa) di Aurisina-Nabre¡ina.Nel corso della sua lunga collaborazione con l’Istituto perl’etnografia slovena, Mati@etov si dedicò prevalentementealla ricerca della tradizione orale nelle aree confinarie delterritorio etnico sloveno.

«Nella sua attività di ricerca Mati@etov – scrive ancora Bajec– mantiene un atteggiamento etico e rispettoso verso i nar-ratori, portatori del folclore culturale. Li tratta come autoridi un’opera unica e trascrive i loro racconti nella versioneautentica, in dialetto, e non li traduce nella lingua lettera-ria».Resia fu uno dei territori di ricerca a lui più cari; negli anniSettanta e Sessanta del secolo scorso raccolse oltre tre-mila testi di tradizione popolare e li conservò nell’archiviodei racconti popolari sloveni, che fondò nell’ambitodell’Istituto per l’etnografia slovena presso l’Accademia dellescienze e delle arti. «Citando una definizione di PavelMerkù, Mati@etov diventò un “vero resiano tra i resiani”,ovvero il miglior conoscitore della loro cultura, dialetto e tra-dizioni. Tra loro trascorse sia le vacanze, aiutando la gentedel luogo nel lavoro nei campi e guadagnandosi così la lorofiducia, sia le sere invernali, quando gli abitanti di Resiaavevano tempo per trasmettergli canti e racconti». Per ilsuo contributo straordinario alla divulgazione della culturaresiana, nel 1994 il Comune di Resia gli conferì la cittadi-nanza onoraria.

(Primorski dnevnik, 6. 12. 2014Novi Matajur, 10. 12. 2014)

UDINE - VIDEN

Valorizzare il passato

per programmare il futuro

Presentato a Godia nell’ambito del corso di slovenoil progetto europeo «ZborZbirk»

Non è stato un caso che abbia partecipato alla serata cul-turale che si è tenuta il primo dicembre nella sala parroc-chiale di Godia per presentare i frutti del progetto europeodi collaborazione transfrontaliera «ZborZbirk – Eredità cul-turale nelle collezioni fra Alpi e Carso». Nel mio piccolo viho collaborato. Non c’è da meravigliarsi dell’evento per chiha la fortuna di conoscere ed apprezzare l’impegno dimediazione culturale del consigliere comunale dott. MarioCanciani, responsabile del progetto Intercultura delComune di Udine.Si tratta di una «raccolta di raccolte, insieme di insiemi»di oggetti di cultura materiale. Piccoli musei casalinghi diappassionati, che hanno raccolto e conservato oggetti diuso quotidiano, spesso artigianali ormai in disuso e chespesso hanno perso, nella convulsione rottamatrice di oggi,la memoria della loro funzione e lo stesso nome, soppiantatida oggetti o arnesi prodotti dall’invadenza industriale.L’unicità, la particolarità che vorrebbe resistere alla mas-sificazione.Canciani, parlando di «Udine come città multiculturale trarealtà storica e futuro», chiedendosi quanto di «sloveno»potrebbe esserci in città, non ha dimenticato di citare la con-fraternita di S. Gerolamo che testimoniava gli intensi rap-porti tra Udine ed il mondo slavo – sloveno e croato –, giànel periodo medioevale, quando non esistevano i nazio-nalismi degli ultimi due secoli. Ha redatto, tuttavia, ancheil lungo elenco di incontri reciproci transfrontalieri in corsoda diversi anni. Non hanno mancato di illustrare nei parti-colari il senso del progetto e le relative acquisizioni MojcaRavnik, dell’Istituto sloveno di etnografia di Lubiana, l’i-deatrice, le collaboratrici Œpela Ledinek Lozej e Barbara

SLOVIT N° 11 del 31/12/14 pag. 10

Ivan@i@ Kutin, dello stesso istituto. Igor Jelen dell’Universitàdi Trieste ha concluso i lavori, mentre Alen Carli ha fattoda moderatore e traduttore.Un lavoro immane, se si considera che le ricercatrici hannorintracciato 34 piccoli e meno piccoli musei distribuiti sullafascia confinaria compilando, con collaboratori localiaddestrati ad hoc, oltre 5000 oggetti di cultura materialefotografati, misurati, descritti nelle loro particolarità e fun-zioni. Attrezzi da lavoro nei campi e nei vari settori del-l’artigianato; oggetti di uso quotidiano in casa, nella stal-la, nei piccoli laboratori di paese, adattati alle particolari esi-genze locali; vestiario, toeletta, cucina, allevamento e pas-satempo.Ce l’hanno fatto capire, anche se indirettamente, le rela-trici che dimenticare, gettare, distruggere il passato e quan-to non ci serve più, snobbare il percorso compiuto, ci privadelle radici, dell’identità in favore di una massificazione indu-striale, che confonde e banalizza. Sembrerebbero duemondi contrapposti, quello di qua e quello di là del vecchioconfine tra Slovenia e Italia, ma guardando gli oggetti rac-colti nei piccoli musei casalinghi, ci si accorge in manierainequivocabile di quanta identità sono ricchi; nome com-preso. Gli sloveni di qua e di là han tanto.L’incontro di Godia ha raggiunto il suo scopo nel momen-to in cui i numerosi presenti han provato il sentimento del-l’inutilità, della stupidità di ogni steccato che evidenzia ladiversità come pericolo e non come una ricchezza, valo-rizzando il passato per non perdere anche il futuro.

Riccardo Ruttar(Dom, 20. 12. 2014)

MERSO SUP.- GORENJA MIERSA

Rinnegare la lingua è tradire la madre

Straordinario successo dei libri sulla storia della Slavia editi dalla cooperativa Most

Stanno ottenendo un successo straordinario i due volumi– uno in sloveno »Bene@ija. Ko se mala in velika zgodo-vina sre@ata« e uno in italiano »Slavia-Bene@ija. Una sto-ria nella Storia« – sulle vicende della Slavia-Bene@ija dalleorigini al giorno d’oggi scritti da Giorgio Banchig, illustratida Moreno Tomasetig ed editi dalla cooperativa Most in col-laborazione con l’associazione don Eugenio Blanchini e laConfederazione delle organizzazioni slovene-Sso. È un suc-cesso di vendite, di partecipazione alle presentazioni e dicritica. Venerdì 5 dicembre l’opera è stata presentata, sotto il patro-cinio della locale amministrazione comunale, a un pubbli-co attento e molto numeroso nella sala del circolo cultu-rale e assistenziale «Valli di San Leonardo» a MersoSuperiore, il paese sede dell’antica banca, istituzione che,con le sorelle di Antro e di Costne-Drenchia, rappresentail glorioso periodo di autonomia, del quale hanno godutole convalli del Natisone. Ora la situazione è, purtroppo, del tutto diversa. «Rinnegarela propria cultura e la propria lingua equivale a rinnegarela propria madre. E tradire la propria madre è tradire séstessi», ha ammonito il sociologo ed etnologo SilvesterGaberœ@ek, del Ministero per la cultura della Repubblicadi Slovenia, presentando il volume .«In Slavia, luogo che io conosco fin dalla mia infanzia –ha proseguito Gaberœ@ek – ci si vergogna della cultura slo-

vena, fino a rinnegarla a causa della storia di questo ter-ritorio». Il dialetto sloveno della Benecia, come del restotutte le lingue e le parlate, è, in realtà, una grandissima ric-chezza da tutelare. Di questo si è resa conto anche l’Unescoche 11 anni fa ha inserito i dialetti nel patrimonio della cul-tura immateriale. «In questo libro di storia – ha sottolineatoGaberœ@ek – Giorgio Banchig, aiutato dalle illustrazioni diMoreno Tomasetig, ci presenta la nostra casa, di cui dob-biamo essere orgogliosi anche se è povera. Non c’è nien-te che valga più di essa». In Slovenia si parlano 62 dia-letti che non è detto che si capiscano sempre tra di loro,«ma – ha spiegato Gaberœ@ek – siamo uniti dallo stessocarattere, dallo stesso modo di vedere la vita. La madredi tutti questi dialetti è una sola ed è la lingua slovena».Uno dei pregi di questo volume è, secondo Gaberœ@ek, chenon si tratta di un’opera romanzata, bensì di un’opera docu-mentata scientificamente, che racconta la storia esatta-mente così com’è andata.Dello stesso parere anche mons. Sandro Piussi, docentedi storia della Chiesa e direttore degli archivi arcivescovi-li di Udine. «La cosa bella di questo volume è che non c’èideologia. Chi lo ha scritto ha mantenuto uno sguardo lim-pido sulla realtà. È una tessitura onesta che troverà in chivuole conoscere questa realtà un dialogo costruttivo e aper-to». Secondo mons. Piussi, per vivere e capire un luogo comela Benecia, dove si sente ancora un forte nazionalismo, civuole ciò che mons. Vittorio Peri definiva un «supplemen-to di anima». «Giorgio Banchig è una di quelle persone chedà il supplemento di anima a questa terra, creando un most,un ponte, che consente a tutti, anche a quelli che la cono-scono di meno, di avvicinarsi a questa realtà».«La nostra è una storia viva, che continua ad andare avan-ti e che non solo va valorizzata, ma merita entusiasmo»,ha spiegato il teologo mons. Marino Qualizza che ha poiricordato il grande merito dei sacerdoti delle valli delNatisone nella conservazione della lingua e delle tradizio-ni slovene in questa zona negli anni in cui il fascismo neaveva proibito l’uso nella vita pubblica.«Non è un caso se le prime parole dell’introduzione scrit-ta dall’autore sono “Il diritto di conoscere la propria storia”– ha detto Roberto Dapit, docente di sloveno all’Universitàdegli studi di Udine –. Questa è una dichiarazione intimadel rapporto dell’autore con la sua terra». Dapit ha poi spie-gato come la storia di questa terra sia strettamente lega-ta allo sviluppo della lingua slovena.Alla presentazione sono intervenuti anche l’autore e l’illu-stratore. «Il desiderio di scoprire la storia di questa terra –ha spiegato Giorgio Banchig – è nato proprio dalla volontàdi rispondere alle domande che mi sono posto fin da gio-vane, per non correre il rischio di rinnegare la mia linguae, quindi, mia madre che mi ha trasmesso la lingua e lacultura slovena».Da parte sua, Moreno Tomasetig, ha raccontato dell’ap-passionante lavoro di illustrare i testi di Banchig nei quat-tro anni di pubblicazione a puntate sul quindicinale Dom.«È stata un’avventura che ha permesso a me, nato in Belgioin una famiglia di emigranti, di riappropriarmi pienamentedella mia identità».All’incontro, moderato dal giornalista Ezio Gosgnach e alquale era presente un folto pubblico, hanno portato i lorosaluti il presidente della cooperativa Most, GiuseppeQualizza, il sindaco del comune di San Leonardo, che hadato il patrocinio all’iniziativa, Antonio Comungnaro, il con-sigliere regionale, Giuseppe Sibau.Comugnaro ha evidenziato l’importanza della ricerca sto-

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rica e della valorizzazione della cultura locale e ha coltol’occasione per rivolgere un augurio, anche in dialetto slo-veno, per le imminenti festività.

R. D.(Dom, 20. 12. 2014)

L’INTERVENTO

Il consigliere Giuseppe Sibau: mi hanno fatto

vergognare della mia lingua

Il consigliere regionale Giuseppe Sibau, intervenendo aMerso Superiore alla presentazione dei libri sulla storia dellaSlavia, ha fatto eco all’intervento di Silvester Gaberœ@ek,raccontando la propria esperienza di ragazzino, che dopoaver sempre parlato «po naœin» in famiglia e in paese, incollegio fu indotto a vergognarsi nei del proprio dialetto slo-veno e della propria identità culturale.«Questo è difficilie da sopportare per un ragazzino di 11,12 anni. E lo shock subito mi ha portato a non trasmette-re la lingua locale ai miei figli, pensando di togliere loro unfastidio. E ho sbagliato», ha affermato.Il consigliere di Autonomia Responsabile ha poi ricordatocome il problema principale per le Valli sia lo spopolamento.«Se non ci sarà gente anche il nostro dialetto non potràessere tramandato», ha detto, evidenziando la necessitàdi misure urgenti e strardinarie, come la «fiscalizzaizonedifferenziata». Sibau, a tal proposito, ha caldegiato il model-lo svizzero in base al quale «maggiore è lo spopolamen-to, minore è la pressione fiscale sul territorio interessato».

(Dom, 20. 12. 2014)

L’OPINIONE

La Slavia ha bisogno di un vero miracolo

Uno dei primi problemi che ho affrontato all’inizio della mianuova professione di ricercatore nell’Istituto di ricerche slo-veno, dopo sei anni di insegnamento nelle scuole prima-rie italiane, quattro dei quali letteralmente sul confine conla Slovenia, fu quello della disastrata e disastrosa situa-zione demografica delle popolazioni di lingua slovena sulconfine orientale, con un’attenzione particolare alle valli delNatisone, la Slavia. Il quadro drammatico dei dati estrapolatidal censimento del 1981 lasciavano sconcertati. La Slaviadi quell’anno non aveva trattenuto sul suo territorio nep-pure la metà (ab. 8.051) dei residenti che contavatrent’anni prima (ab.16.195 nel 1951). Le domande che miponevo erano tante: chi se n’era andato? Dove? Perché?Analizzando la situazione per classi d’età e stato civile sievidenziavano impressionanti disomogeneità. (...)Il compianto mons. Pasquale Gujon, già parroco diMontemaggiore/Matajur, scriveva nello stesso periodo, colsuo tratto incisivo ed ironico, del «ratto delle slavine», dellegiovani slovene, parafrasando le difficili origini di Roma epensando alla Roma di oggi, quale matrigna di un popoloinviso e bistrattato da un nazionalismo insensato e beffardo.Non è cambiato granché da quei tempi che sembrano lon-tani. Non per nulla la Slavia continua a perdere i suoi«pezzi» migliori: gli anziani, – ricchi di memorie e di attac-camento al loro patrimonio, magari misero di valore vena-

le ma ricco di cultura, lingua, tradizioni, saggezza ed espe-rienza – nei numerosi camposanti annessi alle chiesettevotive; i giovani – e ancora di più le giovani – che hannoben poco da attendersi a casa propria per il loro futuro peruna qualsiasi carriera che non li costringa all’emarginazione.Non ho partecipato al convegno dal titolo significativo «Kakomladi Slovenci v Italiji vidijo svojo prihodnost – Come i gio-vani sloveni in Italia vedono il proprio futuro», tenutosi qual-che giorno fa a Nova Gorica, colà organizzato dal localegiovane assistente universitario Dejan Valentinãiã, ma avreiascoltato volentieri la loro voce, le loro riflessioni, le aspet-tative. Se è già così drammatica la situazione italiana ed euro-pea, cosa dire dei nostri giovani? Il pensiero va non soloal disastro dei numeri, ma all’impoverimento di una comu-nità già disgregata e in crisi identitaria, rispetto al propriofuturo etnico, culturale, linguistico, sociale ed economico.E se io mi chiedo quale sia il futuro della Slavia, non trovoaltre risposte se non in un miracolo dell’Onnipotente. Perfortuna siamo sotto Natale!

Riccardo Ruttar(Dom, 20. 12. 2014)

S. PIETRO AL NAT. – ŒPIETAR

«Primo anno dello Smo, stimolante

la risposta dei visitatori»

A colloquio con Donatella Ruttar, ideatrice del museomultimediale sloveno

Una notte allo Smo. Non per autocelebrarsi, ma per farancor di più conoscere, ad un anno di distanza dall’aper-tura, una realtà culturale che rappresenta ormai un segnodistintivo, oltre che per il territorio delle Valli del Natisone,anche per l’intera regione. Sabato 27 dicembre, dalle 19,una serie di eventi – curati da tutti gli artisti che con l’i-deatrice del museo, Donatella Ruttar, hanno collaborato allasua realizzazione – racconteranno il paesaggio culturaleconfinario. «Una notte per stare assieme, tra riflessione ed arte, perconoscerci ed apprezzare i luoghi in cui viviamo», diceDonatella, alla quale chiediamo innanzi tutto un bilancio diquesto primo anno dello Smo. «Assolutamente positivo, guardando intanto alle frequen-tazioni, alle visite che sono state davvero tante. Ma piùimportante è che sono state gratificazioni, che hanno lascia-to un segno positivo. Alcune persone anche in modo sor-prendente, penso a docenti universitari che mi hanno sti-molato ancora di più, invogliato a comprendere io stessail lavoro che avevo svolto. Erano persone che per altro, aloro dire, mai si sarebbero aspettate di trovare un similespazio d’arte contemporanea a San Pietro al Natisone. Èstata stimolante anche la risposta dei visitatori che lavo-rano nel settore turistico, di chi organizza visite nel terri-torio. E poi molti giovani. Sono tutti segnali positivi».

Lo Smo ha dunque una sua forza anche dal punto di vistaturistico?«Potrebbe essere un perfetto punto di partenza, perché hauna forte empatia con questi luoghi, stimola alla cono-scenza. Non promuove il territorio in forma banalmente posi-tiva, ma incuriosisce, induce a guardarsi attorno».

Un anno di vita del museo, ma già si lavora al suo amplia-mento. È così?«Abbiamo già intrapreso una serie di lavori di sviluppo deicontenuti dello Smo, il 27 dicembre ad esempio inaugu-reremo i nuovi libri parlanti, mostreremo altri video cultu-rali, l’Atlas verrà implementato».

Cosa ha significato per te questa esperienza, cosa ti haportato?«Sono molto grata allo Smo, mi ha consentito di conoscereuna parte ampia del nostro territorio, scoprendo la bellez-za di un paesaggio che vorrei tutti conoscessero a fondo,continuassero ad abitarlo in modo creativo, al fine di avereun progetto comune, di prendersi tutti cura di questi luo-ghi. Mi piacerebbe diventasse un grande “giardino” dovel’attività di tutti contribuisse a rendere appieno la bellezzadel territorio. Solo dalla bellezza si può ripartire».

(Novi Matajur, 17. 12. 2014)

UGOVIZZA-UKVE

Don Gariup, irrinunciabile riferimento

Festeggiati i quarant’anni della presenza del parroco

L’8 dicembre la comunità di Ugovizza/Ukve ha festeggia-to il quarantennale dell’arrivo del proprio parroco, MarioGariup. Per l’occasione, la comunità ha invitato la popo-lazione dell’intero comune di Malborghetto-Valbruna/Naborjet-Ov@ja vas a partecipare ad una S. Messanella chiesa paesana. Durante la Messa – che adUgovizza/Ukve si svolge tuttora prevalentemente in sloveno– il parroco Gariup ha, ovviamente, avuto modo di ricor-dare il proprio concreto lavoro tra la gente – soprattutto inoccasione dell’alluvione del 2003.Particolare attenzione, nell’ambito del suo discorso, è statariservata allo sloveno ad Ugovizza/Ukve. Al suo arrivo, ipaesani lo avevano esortato a mantenere le tradizioni delpaese: egli ha mantenuto fede a questa promessa – soprat-tutto, adoperandosi non solo per la manutenzione delle tra-dizioni, ma anche per il mantenimento dello sloveno nellavita religiosa. Questo, malgrado le pressioni dovute al fattoche alcuni nazionalisti guardassero allo sloveno come adun problema piuttosto che come ad un tesoro da proteg-gere. A ringraziarlo, a nome del consiglio pastorale e dellacomunità di Ugovizza/Ukve, è stata Anna Wedam: «Lo rin-graziamo di cuore per averci accompagnato in tutti i prin-cipali momenti della vita di ogni buon cristiano, dal batte-simo alla comunione fino al matrimonio».Nel discorso di Wedam, don Gariup è stato positivamen-te caratterizzato come determinato e caparbio punto di rife-rimento, dal momento che è sempre stato in prima fila eche, da eccellente pastore, ha condotto il proprio greggeattraverso tutti i perigli. Va da sé che gli è stato pubblica-mente riconosciuto come, durante il proprio lavoro nellacomunità ugovizzana, abbia costantemente agito in dife-sa della lingua e degli usi locali. Dopo la S. Messa, che èstata accompagnata dal locale coro parrocchiale in unachiesa – secondo le aspettative – colma, si è tenuto un rin-fresco nella vicina ex latteria.

Luciano Lister(Dom, 20. 12. 2014)

SLOVIT N° 11 del 31/12/14 pag. 12

PUBBLICAZIONE

Lo sloveno in tasca con un nuovo manuale

Per i primi approcci alla lingua

«Lo sloveno in tasca», «˘epna slovenœ@ina» è il titolo diun piccolo manuale che permette di approcciarsi alla lin-gua slovena. Edito e stampato dal Centro per lo slovenocome seconda lingua/lingua straniera del Dipartimento perla slovenistica della Facoltà di filosofia dell’Università diLjubljana, il libricino è disponibile in 22 lingue. Il Centro,che unisce 57 università in tutto il mondo dove è possibi-le studiare lo sloveno, ogni due anni promuove un progettointernazionale culturale ed il manuale è il prodotto finaledel progetto avviato l’anno scorso (in precedenza sono statitradotti i documentari sloveni). Sono 2500 ormai gli studentiche nelle città europee, ma anche in Argentina, negli StatiUniti, in Russia, Giappone e Cina studiano lo sloveno a livel-lo universitario. A tradurre il piccolo volume, con l’aiuto deipropri docenti e di alcuni traduttori, sono stati proprio glistudenti stessi. La versione in lingua italiana è stata cura-ta dagli studenti che studiano lo sloveno presso le Universitàdi Udine, Trieste, Padova e Roma.Il manualetto, acquistabile al prezzo di 5 euro, è diviso in22 brevi capitoli ed ha 130 pagine. È dedicato a tutti quel-li che, ritrovandosi in ambiente sloveno, potrebbero averebisogno di conoscere almeno qualche parola. Ma il suoscopo è anche turistico-promozionale e quindi include allafine anche quattro fotografie della Slovenia ed un capito-lo dedicato alle attrazioni turistiche.Il capitolo introduttivo spiega dove ci si può aiutare con laconoscenza della lingua slovena. Seguono dei brevi capi-toli dedicati alla storia, alla grammatica slovena, alle par-ticolarità culturali e linguistiche slovene, per proseguire poicon i saluti, con alcune espressioni base, con le frasi neces-sarie per conoscersi, con i numeri, le ore, il traffico, il turi-smo. Si trovano anche frasi ed espressioni che si posso-no utilizzare nei negozi, al ristorante o dal medico.

(Novi Matajur, 17. 12. 2014)

SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA

Quindicinale di informazione

DIRETTORE RESPONSABILE: GIORGIO BANCHIG

EDITRICE: most società cooperativa a r.l.PRESIDENTE: GIUSEPPE QUALIZZA

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE:33043 CIVIDALE DEL FRIULI, BORGO SAN DOMENICO, 78

TELEFONO: TEL/FAX 0432 701455E-MAIL [email protected] IN PROPRIO

REG. TRIB. UDINE N. 3/99 DEL 28 GENNAIO 1999ASSOCIATO ALL’UNIONE

STAMPA PERIODICA ITALIANA

UNA COPIA = 1,00 EURO

ABBONAMENTO ANNUO = 20,00 EURO

C/C POSTALE: 12169330 MOST SOCIETÀ COOPERATIVA A R.L. - 33043 CIVIDALE