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SOMMARIO FERMENTI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE

PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI TRICARICOAnno XVIII - Nuova serie - n. 101 - giugno 2008

Registrazione Tribunale di Matera n. 104 del 6/3/1990 - Sped. in abbonamento art. 2 post. comma 20/c legge 662/96 del 23/12/1996 filiale di MTC.C.P. n. 10646750 intestato a: Fermenti Curia Vescovile/75019 Tricarico (MT)

Direttore Responsabile: Giuseppe AbbateRedazione:

Giuseppe Daraio, Rocco Gentile, Anna Giammetta, Sergio Palermo, Vito Sacco.Sede Redazione: c/o Curia Vescovile, 75019 Tricarico (MT)

Piazza R. Delle Nocche - tel. 0835.723499 e-mail: [email protected] e stampa: Tip. GAGLIARDI - Lagonegro (Pz) - tel./fax 0973.22744

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IOMAGISTERO

1 Al servizio del bene comuneper lo sviluppo integrale del nostro territoriodi Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofino

EDITORIALE

3 Il Signore non va in vacanzadi Giuseppe Abbate

VITA DIOCESANA

4 Le risorse economiche e le necessità della Chiesadi Giovanni Grassani

5 L’8xMille alla nostra chiesa diocesanadi Giuseppe Abbate

7 Dalla Visita Pastorale un rinnovato impegno di Educazione alla Fedeper una matura appartenenza ecclesialedi Nicola Urgo

10 Intervista a S.E. Mons. Rino Fisichelladi Rocco Gentile

11 Pellegrinaggio diocesano a Fontidi Vito Sacco

12 I ministri straordinari della Comunione in ritirodi Daniela Ninni

13 Scuola biblica e testimoni di Geovadi J.S.

14 Progetto di promozione e accompagnamento delle Caritas diocesanedi Vito Traficante e Laura Pontillo

15 I giovani, la vita, la fede e la parrocchiaa cura del gruppo-giovani di San Mauro Forte

CULTURA

17 Scienze della Vita ed Etica della PersonaRiflessioni sul Convegno del Centro di Bioetica Lucano e dell’Istituto Teologico di Basilicatadi Rocco Gentile

18 Gli Stati Uniti accolgono il Papa rifiutato alla Sapienzadi Sergio Palermo

19 Gomorra: il vuoto educativo deforma ed abbruttiscedi Giuseppe Daraio

TERRITORIO

21 “Territorio” - Uno spazio di speranza operosadi Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofino

22 “Lo scoiattolo” della Diocesidi Anna Giammetta

24 L’Ostello Fontidi Giuseppe Abbate

AGENDA PER L’ESTATE

25 Agenda per l’estate

INSERTO MARIA MARCHETTA

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N. 101 - GIUGNO 2008

Nel precedente numero di “Fermenti” ho proposto alla vostra attenzione alcune riflessionisull’eredità pastorale della mia prima Visita alla Diocesi, sottolineando gli aspetti più speci-ficamente ecclesiali. Ora mi voglio soffermare soprattutto sulla dimensione sociale della

missione della Chiesa. Una missione che è sempre integrale e che non lascia fuori nessun aspettodella vita concreta delle persone e delle comunità, neanche quello sociale. La dottrina sociale dellaChiesa, infatti, è parte integrante del suo ministero di evangelizzazione. “Per la Chiesa insegnare ediffondere la dottrina sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale delmessaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società”(Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Centesimus Annus, n°. 5).

Venendo in mezzo a voi, durante la VisitaPastorale, ho trovato comunità accoglienti e ricchedi umanità, socialmente piuttosto tranquille e orgo-gliosamente attaccate al loro territorio, buone dianimo e fondamentalmente sane di costumi, spiri-tualmente serene ma sempre bisognose di vicinanza pastorale. Comunità in cui è ancora saldoil senso sacramentale e totalizzante della famiglia,nella quale prevale l’attenzione per le persone anzia-ne e la preoccupazione educativa verso le giovanigenerazioni.

La vita di tante comunità è caratterizzata da unacerta vivacità socio-culturale e da qualificate attivi-tà artigianali, commerciali e industriali dovuteall’iniziativa privata. Non sono tantissime, ma cisono e alcune sono di altissima qualità. Potrebberoessere più numerose e più incidenti economicamen-te e socialmente se solo si avesse più coraggio, piùcreatività, più oculatezza nell’individuazione dellepotenzialità e delle vocazioni proprie del territorio,come lodevolmente già avviene in alcune zone.Occorre crederci di più. L’iniziativa privata è la stra-da maestra. Le pubbliche Istituzioni, invece, hannoil dovere di garantire le condizioni perché i soggettiprivati possano intraprendere libere attività.

Anche la Chiesa (Diocesi e Parrocchie) deve faremeglio e di più. Facciamo ancora fatica a impostareuna organica e incidente pastorale del lavoro.Qualche tentativo presente è fondamentalmente

inincidente perché isolato e privatistico, non coinvolgente il Corpo ecclesiale e la sua azione, nonrispondente a un progetto pastorale condiviso. Anche noi dobbiamo occuparci del mondo del lavorocon maggiore puntualità ed efficacia, pur nella consapevolezza che il primo e fondamentale servizioche la Chiesa è chiamata a prestare a queste popolazioni è l’annuncio del messaggio liberante diGesù Cristo, testimoniando concretamente il suo amore per tutti.

Nei nostri paesi, però, non mancano le problematicità. La qualità della vita delle nostre comunità è condizionata molto da una certa apatia sociale, dal disorientamento etico, dall’omologa-zione comportamentale, dall’affermarsi della cultura della sopravvivenza, dall’individualismo esasperato sia a livello personale che comunitario (anche di alcune parrocchie!). Così come è semprepiù diffuso l’uso della droga, la pratica dell’usura, la gestione non corretta del caporalato e dellebadanti, la criminalità comune, l’alcolismo.

Al servizio del bene comuneper lo sviluppo integrale del nostro territorio

MAGISTERO

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FERMENTI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE

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In molti paesi prevale un certo immobilismo culturale, che non necessariamente vuol direinerzia. Al contrario! Dappertutto si organizzano iniziative di vario genere che, però, molto spesso nonscaturiscono da un progetto partecipato e chiaramente finalizzato ma dall’isolata intraprendenza dialcuni. Iniziative a volte episodiche, estemporanee e disgiunte dalla vita quotidiana delle comunitàche non incidono adeguatamente sul modo di concepire la vita né creano una mentalità diffusa, perché non chiaramente finalizzate e non opportunamente armonizzate e integrate nel tessuto socia-le del territorio.

Anche nella nostra diocesi l’atmosfera laicista afferra soprattutto le giovani generazioni, lequali, più che scegliere un’esistenza all’insegna del relativismo dei valori morali e dei costumi, si tro-vano a viverla e a subirla. In molti adulti, infatti, si constata la scissione tra l’adesione formale aivalori cristiani e la loro incidenza nella vita quotidiana e familiare. Da qui la crisi della comunicazio-ne di questi valori ai giovani. Spesso il divario culturale tra genitori e figli rende impraticabile l’usodi un medesimo linguaggio e una efficace comunicazione esistenziale.

Dal punto di vista più strettamente socio-economico il problema principale e più incidentenella vita delle persone e delle comunità è quello del lavoro precario e della disoccupazione, soprat-tutto giovanile, ma non solo. In tal senso le scelte politiche regionali e nazionali continuano a privi-legiare i grossi centri e a penalizzare quelli piccoli, abbandonandoli a un destino tanto infausto quan-to ineluttabile attraverso il ridimensionamento o la chiusura di alcune fondamentali strutture di ser-vizio o di produzione, facendo del nostro un territorio senza lavoro e senza condizioni per l’iniziativaprivata e ogni tipo di sviluppo. Mancano interventi pubblici significativi e incidenti, corrispondenti aun progetto di sviluppo generale lungimirante e alle specificità vocazionali del territorio.

Questa situazione non può lasciare indifferente nessuno. Non lascia indifferente me. In quan-to Pastore e guida spirituale di questa Comunità mi sento personalmente interpellato da questasituazione generale che richiede un supplemento di attenzione da parte di tutti. Un’attenzione nonformale, ma reale. Per servire nel migliore dei modi la nostra gente occorre dialogare sui problemiconcreti. Un dialogo che deve coinvolgere tutti i soggetti sociali: realmente e competentemente, senzaingerenze e confusioni di ruolo, senza sovrapposizioni e contrapposizioni, senza strumentalizzazionipolitiche e preconcetti ideologici. E’ necessario sbloccare la situazione politica nel nostro territorio,rinvigorendo la democratica dialettica maggioranza-minoranza e alimentando il confronto costrutti-vo con le parti sociali. Occorre liberare da fuorvianti formalismi il rapporto tra soggetti sociali, isti-tuzionali ed ecclesiali, per favorire il confronto propositivo su ciò che è urgente realizzare a vantag-gio di queste popolazioni.

La comune passione per il bene di tutti e di ciascuno deve spingere tutti noi che abbiamo unposto di responsabilità nelle comunità a preferire l’unità ideale e la collaborazione fattiva. Siamochiamati a collaborare serenamente, rispettosamente e costruttivamente per difendere e promuove-re sempre la dignità e i diritti fondamentali e inalienabili delle persone e delle comunità che a variotitolo guidiamo. E’ urgente e necessario assumere un atteggiamento positivo per pensare, progetta-re e proporre insieme le linee concrete di uno sviluppo possibile e duraturo che permetta anche allepiccole comunità delle nostre aree interne di guardare al futuro con fondata speranza.

Per progettare un adeguato sviluppo è necessario comprendere in profondità la “vocazione”propria del nostro territorio, evitando l’illusione di una generalizzata industrializzazione fortementein crisi in tutta la Basilicata e incrementando l’artigianato, l’agricoltura e il turismo. Occorre unavasta opera formativa, evitando ogni forma di assistenzialismo e fugando l’illusione del “posto fisso”.E’ necessario qualificare i servizi socio-culturali per una migliore qualità della vita e creare condizio-ni idonee per la piena valorizzazione delle risorse del territorio, attraverso gli investimenti pubblici el’iniziativa privata. Bisogna fare migliore e più equo uso delle risorse finanziarie e naturali di cui laBasilicata dispone ( … in abbondanza!) , perché diventino occasione concreta di investimento e di svi-luppo generalizzato. Occorre lasciarsi affascinare sempre di più dal realismo della partecipazioneattiva e dal coraggio delle scelte che orientano in modo duraturo la vita comunitaria. Occorre essereconcordi nell’impegno per il bene dei nostri paesi, poiché solo insieme si può crescere ed esserecostruttori di uno sviluppo stabile. Occorre amare questa Terra e le persone che vi abitano.

Insieme possiamo essere i veri protagonisti dello sviluppo integrale del nostro territorio,interloquendo con le Istituzioni regionali e nazionali per promuovere una migliore qualità della vitadi queste popolazioni che hanno diritto a vivere bene e a vivere qui.

La nostra gente ama questa terra e vuole vivere qui. Reclama, però, più opportunità di auten-tico lavoro e servizi sociali più qualificati. Ai rappresentanti delle Istituzioni, però, chiede maggioreattenzione, più vicinanza, più impegno concreto e decisionale.

Il vostro Vescovo

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N. 101 - GIUGNO 2008

Estate. Basta dire questaparola magica ad ungruppo di ragazzi o di

adolescenti e immediatamentesi stampano sulle facce di tuttidegli ampi sorrisi che riflettonosperanza e serenità. D’altra parte tutti sappiamoche estate significa prima ditutto vacanza da scuola, maanche ferie, serate fuori con gliamici, mare, vestiti leggeri, einfinite altre possibilità chel’inverno non dà.Chi è più maturo sa che l’esta-te per molti è anche tempo dilavoro, talvolta più duro e, perchi viene dalla campagna, capi-sce cosa voglio dire. Se per i giovani estate è sinoni-mo di libertà, per gli anziani oper gli ammalati, talvolta l’esta-te è tempo di fatica vera: non èsempre facile salvarsi dal caldoper chi è costretto in un letto oimpossibilitato ad andare invilleggiatura…In ogni caso, per chi sta bene e

Il Signore non va in di Giuseppe Abbate

EDITORIALE

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ha le possibilità, quando la sta-gione si apre, sembra che vadain vacanza tutto. Ne è prova lapresenza in chiesa durante labella stagione: si è poco piùdella metà.Meno male che il SignoreGesù non va in ferie…Sì perché, ringraziando Dio,l’Amore non ha ferie o vacanze.L’Amore non ha confini e nonha limiti. L’Amore è sempredisponibile ad accoglierci e afarci nuovi. Potrebbe l’amore diuna madre o di un padre anda-re in vacanza?La nostra comunità diocesa-na cerca sempre di far diven-tare l’estate un’occasioneunica per incontrare l’Amore.Sì, le parrocchie d’estate nonvanno in vacanza. Cambiaforse il modo con cui cercano diportare avanti il loro progettodi annuncio dell’Amore, si indi-rizza in particolare sui giovani,ma non smette di cercare intutti i modi di dire Gesù, ilSignore!Ecco allora il senso di faremolte attività per i ragazzi, igiovani e i bambini. Basta pensare ai campi per gio-vani e giovanissimi, alle vacan-ze per gli universitari, per i gio-vani lavoratori, per le famigliecon numerosa partecipazioneda parte di tutti. E anche se inumeri non dicono molto nel-l’annuncio del Vangelo, noisiamo contenti che le nostrefamiglie abbiano compresol’importanza di vivere momentidi festa, di gioco, di preghiera edi comunità dove in manierasemplice si tenta di dire Gesùai nostri piccoli.

L’estate allora non è tempo perandare in ferie nel rapportod’amore con il Signore. E credoche chi nella vita ha incontra-to l’Amore di Gesù, non puòdimenticarsi di Lui. Non dimentichiamo che ladomenica è il giorno delSignore e che lo è anched’estate. Ci piace ricordare a tutti inostri ragazzi che il rapportocon il Signore è proprio unarelazione d’amore e non si puòvivere nell’amore e stare conchi ami solo quando “te lasenti”. O ami, oppure non ami.Nell’amore non ci sono vie dimezzo. E il Signore aspetta isuoi figli anche d’estate.A tutti vogliamo augurare che,questa, sia una bella e buonaestate. In particolare, vorrem-mo augurare a tutti i giovanidella nostra chiesa diocesanache questo tempo di vacanzasia vissuto senza sprechi: fatequalcosa. Magari per gli altri ecapirete che la gioia vera stanel dare e che una vita vissutaper gli altri, è vissuta peramore ed è una “vita viva”….Una vita piena.Tra i giochi, i divertimenti etutto quello che scandirà lenostre calde ore estive sarebbecomunque opportuno trovareun pò di tempo da dedicare achi il sole, il mare e tutto ciòche ci sguazza dentro ce l’hadonato: IL SIGNORE NON VAIN VACANZA... Ovunque trascorrerete le vostrevacanze, dunque, ricordatevisempre che c’è una parrocchiache vi aspetta, che in ferie nonva mai.

vacanza

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VITA DIOCESANA

FERMENTI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE

«Non si tratta di “mischiare sacro e profa-no” o di concedersi a preoccupazioni troppoumane e poco evangeliche. Si tratta piuttosto dicogliere, anche sotto questo profilo, la peculiarerealtà della Chiesa e le esigenze che derivanodalla nostra appartenenza ad essa, per metterlasempre meglio in grado di esercitare la missionericevuta dal Signore. Non parlare di tali probleminel quadro dei valori evangelici ed ecclesiali,rischia di dare spazio a concezioni scorrette eprassi ambigue che danneggiano la credibilitàdella chiesa (Conferenza Episcopale Italiana,Sovvenire alle necessità della Chiesa.Corresponsabilità e partecipazione dei fedeli,1988)».

La pubblicazione, sul bollettino ufficiale,del bilancio economico consuntivo per l’anno2007 della Diocesi di Tricarico ci offre l’occasio-ne per avviare una riflessionepiù attenta sull’uso dellerisorse economiche che pro-vengono dalle diverse forme dicontribuzione dei fedeli a favo-re delle necessità della Chiesa,e soprattutto ci aiuta a ren-derci conto che la Chiesaesprime e manifesta la suaintima natura di mistero dicomunione anche attraversola corresponsabilità, la condi-visione e l’uso dei beni che uti-lizza per l’edificazione storicae concreta della comunitàecclesiale.

Il bilancio diocesano rappresenta plasti-camente la presenza e l’azione della Chiesa inquesto territorio situato nel cuore della RegioneBasilicata nei suoi aspetti “misurabili” e “quanti-ficabili”.

La maggior parte delle risorse economichedella nostra Diocesi, pari all’88,4% del totaledelle entrate, provengono dal Fondo ConferenzaEpiscopale Italiana dell’8x1000. Si tratta di unacifra consistente rispetto ad una popolazioneabbastanza esigua. Una ragione in più per ricor-dare che il Fondo Conferenza Episcopale Italianaè alimentato dai cittadini in due modi: con lafirma alla Chiesa Cattolica nella dichiarazionedei redditi e con le offerte deducibili a favoredell’Istituto Centrale Sostentamento Clero daparte delle persone fisiche e delle persone giuri-

diche fino al 2 per cento del reddito.La quasi totalità dei Fondi Conferenza

Episcopale Italiana dell’8x1000, pari all’83% deltotale delle uscite, è utilizzato per tre finalità:culto e pastorale, interventi caritativi ed ediliziadi culto.

Un grandissimo beneficio hanno ottenuto lenostre comunità grazie a queste risorse: si sonopotuti realizzare importanti lavori di manuten-zione ordinaria e straordinaria alle nostre chiesee ai nostri edifici, in molti casi ridotti in condizio-ni precarie; è stato possibile avviare e consolida-re opere educative e pastorali e attività culturaliin favore dei nostri ragazzi e dei nostri giovani,anche nelle comunità più piccole; si sta renden-do più ordinato e più funzionale il servizio degliuffici della curia vescovile; è stato possibile esse-re accanto a tante persone in difficoltà a causa

delle diverse forme di bisognoe di povertà diffuse nellenostre comunità e sostenerleanche materialmente per rida-re speranza e non rimanereschiacciati sotto il peso deiproblemi; e molto altro ancorasi è fatto a sostegno della vitadella Chiesa e avendo a cuoreil bene di tutti.

L’uso delle risorse econo-miche, attuato con giudizio etrasparenza, permette di stu-pirsi ancora una volta dellamisteriosa vita della Chiesa.

Rassomiglia ad una buona madre che ricevetutto e distribuisce tutto, secondo il comando delsuo Signore: «Gratuitamente avete ricevuto, gra-tuitamente date» (Mt 10,8). «Noi siamo come ilmare, - fa dire Manzoni a fra Galdino ne “I pro-messi sposi” - che riceve acqua da tutte le partie la torna a distribuire a tutti i fiumi». Ma questaè solo una traccia di ciò che avviene quotidiana-mente nella sua vita più profonda: la Chiesa rice-ve il Tutto dalle mani di Dio Padre e poi, congenerosità, facendosi interprete e strumento diLui, ridistribuisce ai suoi figli senza misura.

L’economia, dunque, può diventare unpotente strumento di evangelizzazione, non soloper i mezzi che permette di avere a disposizione,ma soprattutto per la concezione della vita checostringe a rivelare in chi la gestisce: «Dov’è il tuotesoro lì sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

Le risorse economiche e le necessità della Chiesadi Giovanni Grassani

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Il Servizio per la promozione del sostegno eco-nomico alla Chiesa Cattolica è stato costituitonel 1989 presso la Segreteria Generale della

Conferenza Episcopale Italiana.Questo Servizio ha la responsabilità operativadelle iniziative per la promozione del sostegnoeconomico alla Chiesa alla luce della recenteriforma concordataria, e quindi per ‘’l’8xmille’’ eper le Offerte per il sostentamento dei sacerdoti.Proprio dal fondo “8xmille”, oltre ad altri fondiregionali e royalties, si stanno rea-lizzando interventi di manutenzio-ne straordinaria e di ristruttura-zione delle chiese, delle canonichee dei locali di ministero pastoralein diversi paesi: Tricarico (chiese:Cattedrale, Madonna del Carmine,Sant’Antonio, San Potito, SantaMaria dei Lombardi, Spirito Santo,Santa Chiara, Casa Canonicadella Cattedrale; Museo diocesa-no; locali della Curia), Grassano(Chiesa Madre, CanonicaMadonna della Neve), Campomag-giore (Casa Canonica), Albano diLucania (impianto di riscaldamen-to), Garaguso (Chiesa San Nicoladi Myra e Oratorio), Oliveto Lucano(Casa Canonica), Accettura(impianto di riscaldamento), SanMauro Forte (Casa Canonica,impianto di riscaldamento, recu-pero dell’organo a canne),Cirigliano (Chiesa Madre),Stigliano (Chiesa S. Antonio,impianto di riscaldamento nellaChiesa Madre, oratorio interpar-rocchiale), Gorgoglione (ChiesaSan Domenico Savio e annessilocali di ministero, Chiesa Madre,Casa canonica), Aliano (CasaCanonica e Chiesa Madre),Missanello (Casa Canonica, ChiesaMadre e annessi locali di ministe-ro), Gallicchio (Chiesa Madre,locali di ministero e impianto diriscaldamento nella Chiesa nuova),Guardia Perticara (Chiesa Madre,

Casa Canonica), Corleto Perticara (ChiesaMadre, “Villino De Stefano” e oratorio S.Antonio), Armento (Casa Canonica), Montemurro(Chiesa Madre, Casa Canonica e oratorio).Tanti paesi con tanti interventi su locali e chieseche evidentemente necessitavano di opere direcupero e ristrutturazione. La Diocesi di Tricarico ha ricevuto dallaConferenza Episcopale Italiana 1.027.772,35euro dei fondi dell’Otto per mille assegnati alla

L’ alla nostra chiesa diocesanadi Giuseppe Abbate

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VITA DIOCESANA

Chiesa Cattolica, per i fini che tutti noiconosciamo: opere di culto e pastorale,carità, sostentamento clero.A fronte di tale somma i contribuenti dellanostra Diocesi hanno risposto attraversola firma dell’otto per mille alla ChiesaCattolica pari al 97,2%, attraverso le offer-te deducibili soltanto 1.563,87 euro.Questi dati ci dicono che ciò che diamoalla Chiesa Cattolica tramite le due formedi cui sopra, ci viene restituito abbondan-temente per far fronte alle necessità dellenostre comunità parrocchiali. Abbiamodavvero ottenuto grande beneficio da que-ste risorse. “L’uso delle risorse economi-che, attuato con giudizio e trasparenza,permette di stupirsi ancora una volta dellamisteriosa vita della Chiesa. Rassomigliaad una buona madre che riceve tutto edistribuisce tutto, secondo il comando delsuo Signore: «Gratuitamente avete ricevu-to, gratuitamente date» (Mt 10,8).La nostra risposta, allora, non può essereminore di tante altre che generosamentemettono a disposizione della nostra chiesadiocesana risorse economiche sapendo diservire, in questo modo, numerosi fratelli.Non possiamo aspettarci tutto dagli altrisenza pensare che anche il nostro aiutofarebbe crescere la Chiesa a cui apparte-niamo. Ognuno faccia la sua parte.Ognuno senta che in questo modo si dà ilproprio contributo alla grande famiglia cheè la Chiesa. La nostra famiglia.

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Da sx casa canonica e locali parrocchiali in Oliveto Lucano.In basso a dx Chiesa S. Domenico Savio in Gorgoglione.

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Dal 24 al 26 aprile 2008 si è svolto ilConvegno diocesano presso il centro dispiritualità “Getsemani” di Paestum.

Hanno partecipato, invitati dal Vescovo Mons.Vincenzo Carmine Orofino, 102 persone trasacerdoti, laici e religiose. Sin dall’arrivo da partedi tutti si è respirato un clima di fraternità, dicomunione, di corresponsabilità ecclesiale, desi-derosi di poter contribuire alla buona riuscita deilavori. Il Convegno è stato voluto, a conclusionedella Visita Pastorale nella diocesi, per offrireindicazioni e proposte pastorali per il prossimotriennio.

I lavori, dopo il momento iniziale di pre-ghiera, si sono aperti con la relazione teologica diMons. Rino Fisichella, Vescovo ausiliare di Romae Rettore Magnifico della Pontificia UniversitàLateranense sul tema: “Credere nella Parola diDio in un mondo che cambia.”Citando la Prima lettera dell’ Apostolo Pietro“Nella sua grande misericordia Dio ci ha rigene-rati mediante la risurrezione di Gesù Cristo daimorti, per una speranza viva” (1 Pt 1,3), il relato-re ha sottolineato come in quel contesto storico icristiani, erano messi alla prova, proprio a causadel loro professare “il Nome di Cristo” (4, 14-16).

VITA DIOCESANA

Dalla Visita Pastorale un rinnovato impegno di Educazione alla Fede

per una matura appartenenza ecclesiale.di Nicola Urgo

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VITA DIOCESANA

FERMENTI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE

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Anche noi, in un contesto storico non dissimileda quello in cui è vissuto e ha evangelizzatoPietro, siamo chiamati a porre il nostro impegnodi credenti alla luce della presenza di Dio e arileggere la nostra vita alla luce della parola diDio.L’annuncio che ha cambiato e guida per semprela Storia è l’incontro con il Cristo risorto. Larisurrezione è la vera novità cristiana; è la veritàsu Dio e sull’uomo. La Chiesa è chiamata, dun-que, ad annunciare Gesù Cristo, pienezza dellaverità che rivela ad ogni uomo, di ogni cultura, inogni tempo, la sua identità più profonda.Compito della Chiesa è di essere fedele al man-dato ricevuto, sapendo scrutare i segni dei tempie di interpretarli alla luce del vangelo. In untempo di postmodernità, caratterizzata da conti-nui cambiamenti, la Chiesa non può venir menoal suo compito di annunciare che “solamente nelmistero del Verbo incarnato trova vera luce ilmistero dell’uomo” (G.S., 22).La Chiesa è direttamente interpellata ad assu-mersi le proprie responsabilità; deve sempre con-tinuare a riproporre la fede in Cristo morto erisorto come riconoscimento pieno della persona,della sua dignità, della inviolabilità dei suoi dirit-ti fondamentali.Testimoni di speranza per “dare ragione dellasperanza che è in noi” (1 Pt 3,15).

Il secondo giorno del Convegno si è aper-to con la relazione di Mons. Orofino “Uno sguar-do sulla nostra realtà”. Una relazione ampia,completa, che ha evidenziato le esigenze, le pro-blematiche, le attese, le qualità e le potenzialitàdelle nostre comunità, sia dal punto di vistasocio-culturale sia religioso ed ecclesiale. Unarelazione che ha tenuto conto, a partire dagli Attidel Convegno Diocesano di Villad’Agri fino al Questionario dellarecente Visita Pastorale, di tuttii contributi raccolti negli ultimiquindici anni. Una relazioneche ha voluto stimolare quel“discernimento comunitario” dacompiere attraverso il lavorodei Laboratori in vista di unapuntuale, organica program-mazione per il prossimo trien-nio.Il nostro tempo, non possiamonasconderlo, - ha sottolineatoMons. Orofino - è caratterizzatodall’indifferentismo, dal relati-vismo, da un crescente e inci-dente processo di secolarizza-zione che investe i diversi ambi-

ti della vita delle persone. Si evidenzia una fortefrattura tra fede e vita, un generalizzato e diffu-so senso di smarrimento, di dubbio e di incertez-za, la perdita di identità e di punti di riferimentocerti, un indebolimento dei valori che colpisce inmodo particolare le giovani generazioni.Nel contempo si evidenziano in positivo il deside-rio di autenticità, il bisogno di ricercare valoriprofondi che danno senso e significato allanostra vita, il desiderio di impegnarsi soprattut-to nei confronti di chi soffre o chi è nel bisogno.La relazione ha presentato la realtà del nostroterritorio diocesano, dalla ubicazione geograficaalla situazione economica, dagli aspetti culturalia quelli religiosi, dalla qualità di vita delle nostre

piccole comunità al fenomenodelle povertà, dalla condizionedella famiglia, della vita dei gio-vani a quella ecclesiale.Il Vescovo ha proseguito, ana-lizzando e descrivendo conschiettezza, senza finzioni macon amore di padre, la vita dellanostra Comunità diocesana.Dalla riorganizzazione degliUffici di Curia al lavoro degliUffici pastorali, dalle attivitàdella Caritas diocesana allapromozione e accompagnamen-to delle Caritas parrocchiali ealla costituzione del ServizioDiocesano Assistenza Indigenti,dall’adesione al ProgettoPolicoro all’attenzione alle

sMons. Orofino durante il convegno

mons. Rino Fisichella

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VITA DIOCESANA

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diverse forme di povertà.Dalle attività promosse dalla Commissione dio-cesana per le vocazioni a quelle dellaCommissione diocesana per la pastorale familia-re. Dal prezioso lavoro svolto dal Centro diBioetica lucano a quello della Commissione dio-cesana “InformaVita”, dagli Uffici di Pastoralegiovanile, Universitaria e Scolastica agli altriUffici diocesani per la Pastorale del Lavoro, per leMigrazioni, per l’Ecumenismo, per le Missioni eper la Pastorale della Salute.L’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Socialiha contribuito notevolmente in questi anni permigliorare la rivista “Fermenti di comunione e dipartecipazione” ed ha nuovamente attivato il SitoInternet.Sempre nell’ambito del lavoro degli Uffici dioce-sani è stato presentato il programma dei lavori edelle iniziative che contribuiscono al migliora-mento strutturale degli edifici di culto, delle casecanoniche e dei locali di ministero pastorale non-ché alla realizzazione del polo museale, dell’ar-chivio e della biblioteca diocesani. La programmazione pastorale e gli indirizzi chevengono dati dal Vescovo vedono ordinariamenteinterpellati tutti gli Organismi di partecipazioneper favorire il pieno coivolgimento di tutti allacorresponsabilità e alla comunione per la cresci-ta della diocesi.Molta attenzione è stata riservata alla realtà dellenostre parrocchie. Esse sono il cuore dell’azione pastorale; sonofigura concreta e “popolare” dell’essere Chiesavicina alla vita delle persone. Le parrocchie sonochiamate, con le loro molteplici attività, con i loroorganismi di partecipazione, con la loro testimo-nianza di vita, con la loro presenza nel territorioad essere segno visibile e credibile dell’opera disalvezza che Dio realizza in mezzo a noi.

Il pomeriggio del 25 e la mattinata del 26tutti, presbiteri e laici, hanno lavorato insieme

nei cinque Laboratori previsti per interrogarsisugli Ambiti e sulle Tematiche da privilegiare,sulle Azioni da mettere in campo, sullo stile mis-sionario e comunionale da seguire, convinti econsapevoli che è necessario mettere in attoquella pastorale integrata che valorizza tutte lepotenzialità del territorio e fa lavorare “insieme”avendo a cuore il bene delle persone.

La prima sera, dopo cena, abbiamo fattofesta con semplicità e familiarità. La sera del 25abbiamo ripercorso, attraverso le immagini offer-te in video e la testimonianza di Mons. Ambrico,gli anni della vita diocesana dal primo numero diFermenti fino ad oggi, festeggiando anche conuna sontuosa torta il 100° numero della rivista.Ricolmi di speranza siamo rientrati per riprende-re con fiducia il nostro cammino e rendere fatti-ve le indicazioni che dalla Visita Pastorale e dalConvegno sono emerse.

Mons. Orofino e don Paolo Ambrico

I convegnisti durante la Celebrazione Eucaristica

Festeggiamentiper il 100°numero diFermenti

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VITA DIOCESANA

Intervista a S. E. Mons. Rino Fisichelladi Rocco Gentile

– Mons. Fisichella, ha esposto in questoConvegno l’identità del cristiano per il nostrotempo. Come si coniuga con la questione lai-cità che tanta incomprensione porta nelnostro Paese pensando a quanto successo alPapa “rifiutato” a La Sapienza?

Io mi auguro che l’aver impedito al Papa diandare alla Sapienza sia un capitolo chiuso, per-ché è stato un capitolo molto triste del nostropaese, perché non ha permesso la migliore tradi-zione del nostro paese che è sempre stata unatradizione di apertura, di confronto e di dialogo.A me sembra che noi abbiamo un compitoimportante: far prendere coscienza di quei gran-di valori che sono condivisi. Sono i grandi valoriche hanno dato la possibilità e lo spazio alla cultura di questo paese negli ultimi decenni, chenon hanno mai creato divisione tra credenti enon credenti o, se si vuole, tra credenti e laici. Ci sono dei valori perciò che sono comuni, perchéa noi, come ad altri, sta a cuore il bene del Paese,il suo sviluppo e il suo progresso. Ci sta a cuorela convivenza civile, ma ci sta a cuore che le istituzioni che lo rappresentano abbiano semprecome metodo la laicità, che significa saper ascol-tare le idee di quanti sono presenti nella società.

– Cosa significa esattamente questo?

Significa innanzitutto favorire il dialogo sem-pre e sempre la pace. La pace non è l’assenza diguerre, ma è la situazione reale della possibilitàdel progresso, del benessere, della crescita cul-turale. Solo se si favorisce una laicità “metodica”ci può essere vero dialogo e vera cultura. Ciò nonsignifica indebolire la verità o indebolire il pensiero.

– Fede e ragione, ma direi scienza e fede. Ne ha discusso ampiamente nell’ultimo perio-do anche nel salotto di Vespa.

La storia ci dice che non c’è nessuna contrad-dizione e nessun contrasto tra scienza e fede. Ci cono stati grandi scienziati, un nome per tuttiGuglielmo Marconi, lo Spallanzani, e si potrebbefare un lungo elenco di nomi di scienziati eranocredenti o addirittura preti, il che vuol, dire che non c’è un conflitto tra scienza e fede. C’è conflitto tra la presunzione della certezza

della scienza e la certezza della fede. Quandoperò si dà una ricerca comune, quando cioè siammette che i modi di conoscere da parte del-l’uomo non sono solo quelli della scienza allorainevitabilmente dobbiamo riflettere in manieradiversa. Oddifreddi pensa che l’unica scienzapossibile è la scienza sperimentale. Questa concezione è una concezione retrograda,della scienza moderna, non di quella attuale.Basta leggere Popper. Noi dobbiamo saper espri-mere un concetto, come sostengono gli episte-mologi, un concetto ampio di scienza dandoluogo e giustificando le scienze sperimentali, le scienze umanistiche, le scienze giuridiche, lescienze dell’interpretazione. Se siamo capaci direndere universali i nostri concetti e i nostri contenuti allora siamo capaci di scienza.Dunque fa la scienza la capacità dell’universaliz-zazione e la capacità di comunicare i contenuticon rigore e con metodo. L’obiezione ingiustificatache invece viene fatta è che siccome noi siamocredenti non possiamo essere degli scienziati. Ed è quello che anche nella trasmissione diVespa contestai al matematico Oddifreddi.

– A tal proposito, quale prospettiva e qualerisposta si può offrire agli intellettuali con-temporanei presi da un metodo scientistache sembra ridurre la ragione o fare del pensiero un “pensiero debole”?

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Si deve insistere proprio sul fatto che la ragione è forte, che la ragione ha la possibilità dispingersi oltre a comprendere-oltre. Si deve insistere sul riproporre una ragione chesi confronta con regole forti che non si dà l’uo-mo, che l’uomo conosce ma non inventa. Ad esempio la Legge naturale. Se andiamo avedere dove poggiamo ad esempio i diritti dell’uomo, la cui carta è stata espressa così bene subito dopo la seconda guerra mondiale,vedremo che a fondamento di questi ci sta ilriconoscimento della legge e del diritto naturale.

– Lei pensa che questa sia una sfida possibile?

Deve esserlo, ma noi dovremmo tentare elavorare per questo. Ancor prima della fede chepotrebbe dividerci dovremmo riconoscere, recu-perandolo per tutti, il valore di ciò che ci uniscee ciò che ci unisce tutti è proprio la considerazio-ne dell’esser umano sempre da difendere, consi-derazione che si poggia, e non può non poggiar-si, sul richiamo appunto della legge naturale.

Il primo maggio, a Tricarico, non è soltanto la festa del lavoroma è anche l’inizio delle celebrazioni dedicate alla Madonna delSantuario diocesano di Fonti con una solenne processione di

circa due chilometri che parte dal bosco Tre Cancelli. In ognunadelle successive quatto domeniche, poi, arrivano pellegrini nonsoltanto dai paesi della Diocesi ma anche da altri centri delmaterano e del potentino, molti dei quali a piedi, per manifestarela loro devozione alla Madonna. Fino a qualche anno fa, l’iniziodella festa coincideva con la prima domenica di maggio ma poi si èdeciso di anticiparla al primo del mese, che è festa civile, per noninterferire con gl’impegni dei sacerdoti nelle proprie par-rocchie. Quest’anno, complice anche il tempo favorevole,la processione, guidata dal nostro Vescovo, monsignorVincenzo Orofino e animata dal vicario generale diocesa-no don Nicola Urgo, è stata particolarmente partecipata.Giunti davanti alla chiesa, recentemente restaurataall’esterno, i pellegrini, preceduti dalle donne che reggeva-no l’immagine della Madonna di Pompei e i nastri chependevano, hanno fatto i rituali tre giri intorno prima dipartecipare alla concelebrazione religiosa che si è svoltaall’aperto. Durante l’omelia, il pensiero di monsignorOrofino è andato a tutti quelli che hanno perso la vitanell’esercizio del loro lavoro, a cui ha offerto la Messa ealle loro famiglie, a cui “vogliamo dire la nostra vicinanza– ha detto il Vescovo – e manifestare tutta la nostrasolidarietà”. Monsignor Orofino ha invitato i fedeli a pre-gare per la sicurezza nei posti di lavoro, affinché sempre edappertutto possa essere rispettata la dignità dei lavora-tori e custodita la loro vita e per coloro che hanno unruolo di guida nelle istituzioni pubbliche, “affinché possa-no creare condizioni adeguate per lo sviluppo, favorendola nascita di nuovi posti di lavoro”. Il lavoro per tutti,la sua stabilità e ben remunerato, ha affermato, sonopriorità assolute per la Basilicata e per le famiglie. Infine,ha esortato a impegnarsi “perché si affermi sempre piùuna mentalità che garantisca il giusto salario, che siarispettosa della dignità di ogni persona e che assicuri laqualità della vita negli ambienti di vita e di lavoro”.

Pellegrinaggio diocesano a Fontidi Vito Sacco

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VITA DIOCESANA

Presso l’Ostello di Fonti, iministri straordinari dellaComunione si sono

incontrati per l’ultima ritiro del-l’anno pastorale in corso. Si è iniziato con la preghieradell’Ora Media, seguita dallameditazione sulla Persona delloSpirito Santo. Abbiamo volutodividere la meditazione in dueparti : lo Spirito Santo nellaSacra Scrittura e lo SpiritoSanto nella vita dei credenti.I cinquanta giorni che seguonola Pasqua formano come ununico grande giorno di festa chetrova compimento nellaPentecoste. Prima del Conc.Vat. II si è parlato quasi di un“esilio” dello Spirito Santo chegiunge ad essere chiamato“l’Illustre Sconosciuto”. Dopo ilConcilio, grazie anche all’operadi alcuni movimenti (vedi ilRinnovamento dello Spirito), siè passati ad una riscopertadella presenza e dell’azionedello Spirito Santo nella vitadella Chiesa. È grazie infatti alloSpirito Santo che Dio riabituanei cuori degli uomini come inun tempio.Nel I cap. della Gen. Al v.2 silegge che “lo Spirito di Dio aleg-giava sulle acque” e ancora nelcap. 2 al v.7 si legge che“Dio plasmò l’uomodalla polvere del suolo esoffiò nelle sue narici unalito di vita e l’uomodivenne un essere vivente”.Dalla creazione all’operanella vita dei profeti enei re è sempre lo stessoSpirito divino: “LoSpirito del Signore siposò su Davide da quel

giorno in poi”. Quello che eraadombrato nell’A.T. si compie inGesù nel N.T.. È per opera epotenza dello Spirito Santo checome nube avvolge la VergineMaria che Dio si fa uomo..Ancora: Gesù viene condottodallo Spirito Santo nel desertoper essere tentato prima dellasua vita pubblica. Nel colloquiocon Nicodemo al cap. 3 di Gv.Gesù dice: “È lo Spirito che dàla vita” e alla Samaritana, sem-pre in Gv. Al cap. 4, Gesù dice:“Se tu conoscessi il dono di Dio”quel dono che è appunto l’ac-qua viva dello Spirito. Primadella sua Passione Gesù pro-mette ai suoi discepoli presidallo sconforto e dalla paurache non li lascerà orfani ma chemanderà loro il Paraclito.Sempre in Gv. Al cap.19 v. 30 èscritto “e chinato il capo conse-gnò lo Spirito”. È la primiziadella Pentecoste! E il primodono di Gesù Risorto sarà anco-ra lo Spirito: “…alitò su di loro edisse : Ricevete lo Spirito Santo”(Gv. 20,22).Sempre nel N.T. San Paolo nelcap. 8 della Lettera ai Rom svi-luppa il tema dello Spirito Santoeffuso nel cuore dei credenti. Ècosì l’Amore stesso di Dio che

insegna a pregare e grida in noi“Abbà Padre”. Infine ci si è sof-fermati brevemente sulle letteredella liturgia del giorno, in At 2lo Spirito Santo scende comelingue di fuoco sulla Chiesanascente. Se si pensa chenell’A.T. ogni olocausto dovevaessere consumato completa-mente e questo avveniva colfuoco, ecco che il fuoco dellaPentecoste sta a significare chel’olocausto (offerta totale) diGesù nella Passione è ora total-mente consumato e compiuto.Abbiamo concluso la meditazio-ne con la citazione di un discor-so di S. Basilio Magno: “DalloSpirito l’anticipata conoscenzadelle cose future, l’approfondi-mento dei misteri, la percezionedelle cose occulte, la distribu-zione dei doni, la familiaritàdelle cose del cielo, il tributocon gli Angeli.Da lui la gioia eterna, da luil’unione costante e la somi-glianza con Dio, e, cosa piùsublime di ogni altra, da lui lapossibilità di divenire Dio”.Alle 11,30 abbiamo partecipatotutti alla Messa celebrata dadon Franco Uricchio.Dopo la Messa alle 13,00 circaabbiamo pranzato tutti insieme.

Alle ore 15 ci siamo riuni-ti per la condivisione.Giuseppe di Grassano hachiesto come far pregarelo Spirito Santo che è innoi. Le condizioni perlasciar pregare lo SpiritoSanto che è in noi sono ilsilenzio e la familiarità, insintesi è necessario libe-rarsi da tutti i pensierie affidarsi allo SpiritoSanto.

I MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE IN RITIRO

di Daniela Ninni

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Tra i tanti eventi ed incontri di questo annopastorale, le due grandi novità sono state,senza dubbio, la visita pastorale di S.E.

Mons. Orofino in tutte le parrocchie dellaDiocesi di Tricarico e laScuola Biblica tenutada don GiovanniTrolio, presso la par-rocchia Madonna diPompei in GaragusoScalo e S. Antonio diPadova in CorletoPerticara, rispettiva-mente per la ValBasento e per la Vald’Agri-Sauro.Ufficialmente la ScuolaBiblica è terminata il 6e il 7 giugno p.v., conuna conferenza che si èsvolta a San Mauro Forte ed a Stigliano dal tema‘’La Bibbia e i testimoni di Geova’’ e che è statapresieduta dal biblista Padre Giuseppe Crocetti.A don Giuseppe Di Perna, parroco di San MauroForte, abbiamo chiesto: Che cos’è la Bibbia e in cosa consiste la veri-tà biblica per un cristiano?La Bibbia è la Parola di Dio. Un Dio che si è rive-lato al suo popolo attraverso la forza della suaParola creatrice. Questa Parola è come un pontefra il Creatore e la sua creatura, è un ‘’luogo fisi-co e metafisico’’ in cui avviene quell’ incontro checambia la prospettiva della propria vita; è laMano tesa di un Dio verso un popolo; è lo sguar-do di un Padre che non abbandona i figli, ma lisegue, li accompagna, li guida, li abbraccia con lasua Parola e li libera dalle loro schiavitù senzamai limitare la loro libertà.Cosa s’intende per verità biblica?La verità biblica è la piena rivelazione del proget-to di Dio per la nostra salvezza contenuta neitesti biblici, nati dalla trascrizione di quanto erastato tramandato per secoli nella tradizione oralecon l’assistenza dello Spirito Santo.Di Bibbie ce ne sono tante, c’è quella ebraica,quella cattolica, quella dei protestanti e quel-la dei Testimoni di Geova. Ciò significa che cisono tante verità? La Verità cattolica perdequindi il suo valore di assoluto?È vero che le Bibbie sono tante, proprio per que-sto è necessario conoscere per poter discernere laVerità ed essere liberi di scegliere e di saper rico-

noscere quella Verità che garantisce l’autentici-tà, quella Bibbia, cioè, che risponde al canonetradizionale della Chiesa. Canone significa‘’norma, regola’’. Secondo il cristianesimo la

Bibbia è un libro cano-nico, cioè normativo edè pertanto un punto diriferimento affidabile esicuro per la fede e lavita dei credenti.’’ LaChiesa – ha ben chiari-to don Giovanni in unadelle sue lezioni - ècosciente che laTradizione precede laScrittura. La decisionesul Canone è un proces-so ecclesiale, è il pro-cesso della Tradizione.‘’

Ci sono stati nel passato, tentativi di realizzareuna traduzione della Bibbia interconfessionale.Ce n’è una in commercio e che viene usata negliincontri biblici ecumenici.A questa traduzione non hanno contribuito iTestimoni di Geova in quanto rifiutano le regoleelementari di una corretta interpretazione e quin-di un approccio scientifico al testo biblico.Con quali criteri la Chiesa stabilisce il cano-ne dei libri sacri?Tre sono essenzialmente i criteri utilizzati dallatradizione della Chiesa per discernere i libri ispi-rati, in particolare quelli del N.T. e sono: l’usoliturgico del libro sacro (cattolicità), la Fedeltàall’ortodossia (il Credo; regula fidei) e l’origineapostolica.Questi criteri valgono solo per le bibbie cri-stiane o anche per quella dei T.d.G.?All’interno delle bibbie delle varie confessioni cri-stiane la differenza sta solo nella quantità deilibri considerati canonici, in tutti, però, c’è la stes-sa verità; le Bibbie cristiane sono tante, ma laverità è una sola ed è uguale per tutti.La Bibbiadei T.d.G. presenta, invece, una differenza nonquantitativa ma ‘’qualitativa’’, nel senso che nonviene fatta una traduzione corretta dai testi origi-nali e nello stesso tempo viene negata alla Bibbiadi essere Parola di Dio nella parola dell’uomo e inquanto tale bisognosa di interpretazione conmetodi scientifici. Se c’è tanta differenza fra le due Bibbie, perché quest’incontro proprio con i T.d.G.?

SCUOLA BIBLICA E TESTIMONI DI GEOVAdi J.S.

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VITA DIOCESANA

momento di approfondimento delleradici e delle verità del credo cri-stiano, un incoraggiamento adaprirsi alla Sapienza dellaScrittura, anche passando attra-verso un confronto con l’altraBibbia, quella dei T.d.G., chevogliamo sperare vorranno acco-gliere il nostro invito.Cosa unisce e cosa separa, insostanza, i cristiani dai T.d.G.Ci unisce sicuramente la passioneper la Parola di Dio, il forte coinvol-gimento emotivo, affettivo, intellet-tivo e la forte spinta motivazionale

che questa Parola ha nella vita di ciascuno. Cidividono, invece, le modalità con cui si diffonde laparola stessa, la forma cioè di evangelizzazionee, come dicevo, la diversa interpretazione di alcu-ni concetti di fondo, come quella della Croce equello della stessa persona di Cristo, consideratoFiglio di Dio dai cristiani ed un semplice profetadai T.d.G.

Quest’incontro ha voluto rappre-sentare un’apertura dialogica fradue realtà religiose differenti, nonuno scontro ma un incontro peroffrire ai fedeli la giusta e correttaconoscenza di quella Verità cherende liberi. Padre Crocetti, che èun biblista di fama nazionale, ciha aiutato a riconoscere la Verità,all’interno di un dialogo costruttivoanche con chi professa un credocosì profondamente diverso dalnostro. I cristiani non hanno maiavuto paura di un confronto sere-no, pacato, propositivo, capace diaprire la mente ad una conoscenza che sappiaandare oltre il marginale, il superficiale. Volendo fare autocritica, dobbiamo riconoscereche il cristiano di oggi, che vive in una societàsecolarizzata e relativizzata, conosce poco laScrittura e fa fatica ad individuare e a vivere queivalori assoluti che sono a fondamento del suocredo. Quest’incontro ha voluto essere un

FERMENTI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE

Progetto di promozione e accompagnamento delle Caritas diocesanedi Vito Traficante e Laura Pontillo

L’11 e 12 giugno scorso siè tenuto presso l’Ostellodi Fonti il terzo incontro

di formazione regionale per ope-ratori delle Caritas diocesane.Tale incontro è una tappa della formazione prevista dal “Progetto di promozione eaccompagnamento delle Caritasdiocesane”. Erano presenti ilVescovo Mons. Orofino, delega-to della Conferenza Episcopaledi Basilicata, la delegazioneregionale Caritas, CaritasItaliana nella persona di MonicaTola e gli operatori delle Caritasdiocesane di Basilicata.Le due giornate di lavoro sonostate strutturate in modo taleda favorire la condivisione delleesperienze delle diverse Caritasdiocesane, facendo emergereche si è entrati nella secondafase dell’accompagnamento,quella di costituzione di ungruppo di lavoro in cui partendodalle esperienze di ciascuno si

possano scoprire nuove stradeper meglio animare al sensodella carità. In particolare si èmessa in comune l’esperienzadi ciascuna diocesi in meritoalla valorizzazione pastorale del“Dossier regionale 2007 sullePovertà in Basilicata”. TaleDossier è stato visto come stru-mento di lavoro e di riflessionesulle povertà presenti sul terri-torio e non come semplice rac-colta di dati tra l’altro incomple-ta, in quanto alla sua stesurahanno contribuito tre diocesi susei. Allo stesso tempo è statouno stimolo per le CaritasDiocesane che ancora non ave-vano effettuato una raccoltasistematica dei dati sulle pover-tà nel loro territorio, per metter-si in moto….Durante la seconda giornatal’Equipe di ciascuna diocesi si èriunita per elaborare una pro-grammazione delle attività darealizzare nei prossimi mesi. In

particolare per la nostra diocesisi è programmato: di continua-re gli incontri di promozionedella Caritas nelle parrocchieancora non incontrate; dicominciare una raccolta siste-matica dei dati sulle povertà inbase alle modalità previste daCaritas Italiana; di promuoveredurante i tempi forti un ritirospirituale per gli operatori dellecaritas parrocchiali; di parteci-pare alla preparazione del con-vegno regionale Caritas coinvol-gendo le parrocchie accompa-gnate. Le due giornate di lavorosi sono concluse con la visitaalla Casa Famiglia per minori “LoScoiattolo” di Campomaggioredove il responsabile, donGiuseppe Di Perna, ha presenta-to la storia dell’ Opera Segno cheattualmente accoglie sei giovaniKosovari. Una realtà che deveinterpellare tutta la Comunitàdiocesana e un esempio pertutti. Da imitare.

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Già da tempo noi giovani della parrocchia“S. Maria Assunta” di San Mauro Forte,siamo impegnati in attività ed iniziative di

diverso genere: incontri settimanali in cui sidiscute e si esprimono le proprie opinioni inmerito a molti argomenti di attualità, che coin-volgono il sociale non solo dal punto di vista reli-gioso, ma anche etico e morale; conferenze e con-vegni sulla pace, sulla famiglia, sui rapportiinterpersonali…; catechesi settimanale; incontridi preghiera legati all’adorazione eucaristica, maanche di riflessione e di meditazione; campiscuola nella propria Diocesi, fissi o itineranticome quello dello scorso anno, che ha vistonumerosi giovani percorrere decine e decine diKm a piedi, passando attraverso le diverse par-rocchie facenti parte della Diocesi di Tricarico,per giungere al Santuario di Viggiano, meta delcammino fisico ma anche spirituale; o campiscuola addirittura fuori dal nostro territorio,come quello che ci appresteremo a fare nellaprima settimana d’agosto, che ci troverà tuttiinsieme ad Assisi. Non mancano, naturalmente,i momenti ricreativi e d’incontro spontaneo fra dinoi, anche solo per condividere una pizza e unmomento di serenità e di allegria vissuto fra loscherzo, una risata e una canzone.Diversificata e piuttosto articolata e movimenta-ta è, quindi, la nostra vita parrocchiale, quasiuna seconda casa, luogo in cui crescere, pensa-re, conoscere e conoscersi, dialogare, discutere,apprendere, pregare, ridere, scherzare, formarsi

come persone e come cristiani; luogo in cui ci sisente liberi di essere quelli che si è, di esprimer-si e di fare proposte, di vivere, cioè, sentendosiprotagonisti della propria vita e corresponsabilidella vita parrocchiale e sociale, che non sentia-mo staccate e lontane da noi, ma sulle quali sap-piamo di poter intervenire per orientarle e peradeguarle ai nostri bisogni, adeguandoci, anostra volta, ai loro ritmi, alle loro realtà e aimezzi di cui dispongono.Il gruppo giovani si caratterizza per la sua liber-tà, perché non è un “clan” chiuso e isolato dalcontesto, tutt’altro, c’è apertura verso chiunque,qualunque sia il suo pensiero e il suo ruolosocio-politico. A riprova di questo, c’è la nostraesperienza teatrale, avviata già da alcuni anni,che con l’aiuto e la collaborazione del nostro par-roco, don Giuseppe Di Perna, porta in scenaspettacoli di generi diverse, ora allegri, ora ironi-ci, ora culturali, ora letterari in senso stretto.In molti casi, a queste iniziative, infatti, hannopartecipato non solo chi frequenta di consueto ilgruppo-giovani, ma anche amici o persone chegeneralmente non condividono tutti queimomenti più strettamente legati all’ambito reli-gioso. Un’esperienza singolare, a conferma diquanto detto, è quella che riesce a riunire l’inte-ra popolazione, giovani, adulti, bambini, genito-ri, gente schierata su posizioni politiche diverse,gente che non frequenta abitualmente i localiparrocchiali, gente che vive la sua dimensionereligiosa in maniera marginale e che svolge ruoli

diversi nella società sammaure-se, gente che decide, però, di tro-varsi insieme, liberamente espontaneamente, per lasciarsicoinvolgere in un lavoro di squa-dra per realizzare, ad esempio,“la Passione di Cristo”. È unappuntamento, questo, giunto alsuo quarto anno, che vede, nellesettimane che precedono laPasqua, l’intera parrocchia infermento: c’è chi s’impegna ascrivere il copione, chi a trovarele musiche, chi a preparare o arispolverare i costumi, chi adindividuare i luoghi, semprediversi di anno in anno, chi nelseguire le prove… La cosa chepiù ci piace, in questo contesto,è il vedere come tutti si sentano

I giovani, la vita, la fede e la parrocchiail gruppo-giovani di San Mauro Forte

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protagonisti alla pari; tutti responsabili del pro-prio ruolo, liberamente scelto, ma anche tutticorresponsabili degli altri, nel senso che ci siscambiano consigli ed aiuti per migliorare lapropria parte e per migliorare il lavoro finale nelsuo insieme. Ognuno mette a disposizione quel-lo che può: strumenti audio e video, esperienzelavorative professionali come la sarta, il falegna-me, il fabbro… o talenti coltivati in proprio comela ragazza che ha curato il trucco o i ragazzi chesi sono occupati dell’audio e degli effetti specia-li; altri hanno messo a disposizione attrezzi edoggetti vari, locali e campi. Insomma, ognuno dàdel suo, con grande generosità d’animo ed anchegrande commozione nel sentirsi partecipe diquella che è l’esperienza centrale della nostrafede: la Passione, la Morte e la Resurrezione diCristo. Abbiamo voluto prendere come esempio,l’esperienza della Passione, perché non è unasemplice e normale esperienza teatrale, come letante altre fatte in questi ultimi anni, in cui sitrattava di immedesimarsi in una parte e di rela-zionarsi con gli altri. In questo caso c’è molto dipiù, soprattutto c’è un approccio completamen-te diverso. C’è una preparazione spirituale chesta a monte di quello che è l’aspetto teatrale veroe proprio, la messa in scena della Passione diCristo rappresenta l’esito finale di un percorsoreligioso e culturale, non certo la finalità. Neivari e numerosi incontri che hanno preceduto lamanifestazione finale, infatti, ognuno di noi hafatto un proprio cammino spirituale. Le conver-sazioni, le ricerche, i consigli e le sollecitazioni didon Giuseppe, la sua presenza e la sua vicinan-za ci hanno aiutato a vivere questa “avventura”prima interiormente e poi esteriormente. Primadi metterci in cammino lungo i luoghi in cui sisvolgerà la Passione, ognuno di noi si impegna amettersi in cammino verso un altro luogo, quel-lo in cui il pensiero incontra il cuore ed insiemeci conducono sulle strade di Gerusalemme, sulletracce di Gesù, alla sua sequela in questa suaesperienza umana, per condurci in luoghi piùeccelsi ed eterni. La rappresentazione finale,frutto dell’impegno, dell’entusiasmo e della gene-

rosità di tutta la popolazione, è un modo, uno‘’strumento’’ per far maturare la nostra fede, perdiventare più consapevoli delle scelte che a voltefacciamo senza rifletterci tanto, per abitudine oper indifferenza. Per noi giovani, poi, sempre allaricerca del senso della vita e della verità delnostro esistere, “mettere le mani in pasta”, cioèvivere direttamente uno dei punti cardini delnostro credo, è qualcosa che ci segna, ci lasciauna traccia che si imprime nel profondo, perchénon si è trattato solo di ripercorrere meccanica-mente il Calvario di Cristo, non si è trattato diinterpretare una parte, un ruolo, una comparsa,ma di sentire su di sé il peso di una Promessarealizzata al prezzo della Vita, la Vita di un Dioche scende tra gli uomini per portare il suoPerdono ed offrire la sua Salvezza. Non vogliamocitare, a conclusione di questo articolo, i nomi dicoloro che hanno svolto ruoli di maggiore impor-tanza tralasciando tutti gli altri, né potremmonominarli tutti, perché sono stati davvero tanti,una sessantina quelli coinvolti direttamente, matanti altri hanno lavorato in silenzio e con riser-vatezza ma con grande generosità. Per noi non cisono meriti o applausi che non valgono per l’unoo per l’altro, a noi resta la gioia di aver condivi-so con tutti, ognuno per quello che ha potuto,un momento di riflessione e di maturazione per-sonale e siamo grati a tutti per la collaborazione,il sostegno, l’aiuto, la presenza, il consiglio e l’in-coraggiamento; grati a tutti per aver creduto innoi, per non averci lasciati soli, per averci aiuta-ti a crescere nella fede, nella solidarietà, nel-l’amore condiviso per Gesù e per il prossimo. Grati a don Giuseppe per la fiducia che sempreci rinnova, per la sua presenza a volte silenziosaaltre volte autorevole, ma sempre attenta, affet-tuosa e paterna, per il suo impegno e per la suadisponibilità e per mettere a nostra disposizionetutto ciò che fa parte della sua vita: la casa, laparrocchia, il tempo, i mezzi e gli strumenti, laconoscenza e la cultura, l’amore per Cristo chevive in mille modi nella sua concreta realtà quo-tidiana, di cui noi giovani siamo parte importan-te e… a tempo pieno, naturalmente!

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La ricerca scientifica non può distaccarsidal bene dal quale parte e verso il quale simuove. Il bene in questione, assolutamen-

te “non negoziabile” è il valore della vita umana,cioè il bene della persona. La messa a fuoco diquesto principio è stato l’obiettivo del Convegnoorganizzato dal Centro di Bioetica Lucano edall’Istituto Teologico di Basilicata il 4 giugnodal titolo: Scienze della vita ed Etica della perso-na. Prospettive bioetiche oggi. A muoversi nell’intricato problema il Centro hachiamato il più importante bioeticista a livellointernazionale, Mons. Elio Sgreccia.Sgreccia è Presidente della PontificiaAccademia per la Vita. È stato il fondato-re del Centro di Bioetica dell’UniversitàCattolica di Roma nel 1985, Professoredi Bioetica alla stessa Università,Membro del Comitato Nazionale diBioetica per più mandati, Fondatoredella Federazione Internazionale degli Istituti edei Centri di Bioetica di ispirazione personalista(FIBIP). È autore di centinaia di scritti, tra libri earticoli (si può dire, il bioeticista più prolifico)oltre che di “monumenti” della Bioetica quale ilManuale di Bioetica (alla sua quarta edizione)che ha due volumi amplissimi. Su suo caldoinvito fu fondato il Centro di Bioetica Lucano peril quale ha tenuto due importantissimi Convegninel 2000 e nel 2001. A due giorni dal suo ottan-tesimo compleanno (è nato il 6 giugno del 1928)a Potenza ha ricordato alcuni fondamentali con-cetti su cui la sua opera si è particolarmente sof-fermata e ancor di più ha aperto tre prospettivedi ricerca su cui riflettere molto seriamente. Ha sottolineato innanzitutto come questione dimetodo, l’irragionevolezza di una ragione chepretende di fare a meno della fede o, meglio, del-l’escluderla ritenendola un limite. Al contrario,se la fede può illuminare lo spazio dell’uomo,quale uomo amerà stare nel buio piuttosto chenella luce? Il problema che si è ingigantito negliultimi anni, particolarmente in Italia, è quello diritenere quale criterio di verità più certa la lon-tananza dalle risposte della Rivelazione. Quantomeno diamo la parola alla fede, tanto più siamocerti che la verità che diciamo è degna di credi-bilità. Grande paradosso!! Tali questioni entra-no, anche impropriamente, in quello che è defi-nito “principio di laicità”. Le tre piste di ricerca

che lo studioso indica possono inquadrarsiquale una nuova riflessione sull’uomo che locentra quale culmine della vita dell’universo(sono alcuni anni che si rimette a tema la cen-tralità dell’uomo nell’universo e il principioantropico quale fine di ogni attività cosmica) ilcui valore non può essere messo tra parentesi innessun caso, ancor di più quando si fa una one-sta ricerca scientifica. Cosicché il primo puntoche Sgreccia ritiene essenziale e urgente è unariflessione sulle tecniche di fecondazione artifi-ciale che, visti gli sviluppi a trent’anni dalla

nascita della prima bambina con FIVET(Fertilisation in vitro embryo-transfer),appaiono sempre più come lo strumentoper mettere le mani sull’embrione, consi-derato che un processo di fecondazioneartificiale ne “produce” svariati. Non èun caso che in Inghilterra si parli (e poisi vota anche!) di un “nulla osta” per la

sperimentazione sull’embrione prima, e poi diun altro che non limiti la sperimentazione e con-ceda agli scienziati di lavorare per la formazionedi un embrione-chimera, cioè fatto con “materia-le umano” e “materiale animale”, embrione chepossa servire a possibili sostituzioni di organi etessuti (una sorta di produzione “in quantitàindustriali” di cellule staminali). La secondalinea che Mons. Sgreccia indica quale urgenza èuna seria riflessione sul valore della vita umanadavanti ad una rinnovata spinta eugenistica.Sempre più diffusamente si assiste a dibattitiche hanno come fulcro le possibilità infinite diuna scienza no limit e i casi di fragilità (malattieparticolarmente problematiche, di solito quellegenetiche) che, con una certa sufficienza, pro-pongono la liceità di ogni agire tecnico pro huma-nitate. Qui possiamo affermare che si nota ungrande spazio, a livello di media, che quasi ognigiorno, in genere prima di pranzo, riservato perla trattazione di tali questioni che, a nostro avvi-so, pongono la complessità di questo tema nellestrade, provocando soltanto una grande confu-sione e immettendo negli animi il sospetto chequalcuno voglia bloccare la scienza (in genere ilnome che si dà a questo Qualcuno corrisponde aquello di Chiesa). La terza linea che presentauna certa urgenza è una riflessione attenta sultentativo culturale che si va diffondendo di sop-primere i confini tra uomo e animale, cioè una

Scienze della Vita ed Etica della PersonaRiflessioni sul Convegno del Centro di Bioetica Lucano e dell’Istituto Teologico di Basilicatadi Rocco Gentile

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CULTURAsorta di involuzione che riporta l’uomo alla suaanimalità. Il rischio di questo passaggio che- come ha detto Sgreccia - è indicato anche daHabermas, è quello di eliminare la specificitàdell’uomo. Nonostante le critiche che uno stu-dioso come Singer oppone a tale situazione chia-mando questo razzismo o specismo (il ritenereche la specie umana sia “superiore” alle altre), difatto, mai l’uomo potrà essere appiattito sul

mondo animale sic et simpliciter perché “spiritoincarnato”, coscienza capace di sapere e disapersi, non bloccato dal mero istinto di soprav-vivenza, ma capace di porre in essere azioni libere verso un fine, il suo Bene. Riannodandocidunque all’incipit, senza la ricerca del Bene nes-suna scienza può essere autentica e, dunque,ogni scienza è autentica se persegue il Bene.Primum, bonum vitae.

Èda qualche tempo che sinota una tendenza, perniente confortante anzi per

dirla tutta abbastanza preoccu-pante, di un’opposizione forte, inmolti casi in assenza di una baseconcreta, alla Chiesa e in modospecifico al Pontefice. La prima giàla si conosceva ma la seconda èun fatto non nuovo ma quasi. La parola d’ordine che riecheggiaovunque è: riforma.Da poco si è conclusa l’importantevisita del Papa negli Stati Uniti e da poco sono terminate le contestazioni all’Università “LaSapienza” di Roma. Due avvenimenti solo inapparenza separati. In realtà purtroppo c’è dasegnalare un filo comune ma diverso nelle due occasioni: l’accoglienza. Straordinaria inAmerica, pessima proprio in casa sua, a Roma.La visita nel nuovo continente è stato qualcosadi storico, caratterizzata da un’attestazione distima generale, nonostante il momento delicatoche sta attraversando la chiesa Americana. La visita all’ONU è stata caratterizzata da condi-visioni di intenti e mezzi per una pace generale econdivisa da tutti gli stati membri. L’unione poli-tico-religiosa scaturita dalla visita nel nuovocontinente e alle nazioni unite è esprimibile inuna frase di Benedetto XVI: “Gli USA sono unesempio di sana laicità dove la dimensione reli-giosa, nella diversità delle sue espressioni, è nonsolo tollerata ma valorizzata”. Nell’epoca deltotale relativismo non è cosa da poco riconosce-re e valorizzare la diversità. Cosa che dovremmoimparare a fare noi che giochiamo a fare i riformatori e rifiutiamo il confronto su temimolto meno spinosi di quelli affrontati dalPontefice in USA. Ma cosa si deve riformare?L’ultima “conquista” avuta un paio di mesi fa in

Inghilterra in seguito all’approva-zione della nuova legge su embrionie fecondazione artificiale che asse-gna a donne single e a coppie lesbi-che lo status pieno di “genitori”,annullando la regola finora esi-stente secondo cui le clinichedella fertilità devono tenere in con-siderazione «il bisogno di unpadre»? Il mancato confronto deriva dall’eccessivo relativismo ela mancata accettazione dell’opi-nione altrui dalla consapevolezzadella fragilità delle proprie posizio-ni. Si accusa di oscurantismo unPontefice che ha fatto dell’unione

delle religioni il suo principale fine, che parla dipace e giustizia alle Nazioni Unite proponendointerventi concreti e non teorici, un difensore del naturalismmo (per cui sulla base dell’esi-stenza di una natura umana è possibile trarreconseguenze normative per i comportamentiindividuali e comunitari). Se questo è l’oscurantismo e se quello è il riformismo, per cui anche un teologo del calibrodi Hans Kun afferma la necessità di riformesulla procreazione, c’è poco da stare allegri masoprattutto c’è bisogno di punti fermi che com-battano il famigerato, sepre più noto ed esteso,relativismo culturale ma soprattutto religioso.

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Gli Stati Uniti accolgono il Papa rifiutato alla Sapienzadi Sergio Palermo

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Tratto dall’omonimo romanzo-inchiesta diRoberto Saviano, il filmGomorra, opera del giova-

ne regista Matteo Garrone, haconcorso al Festival di Cannesottenendovi l’importante ricono-scimento del Gran Prix, il secon-do posto nell’illustre competizio-ne cinematografica francese.Mediante i propri riflettori pun-tati su esistenze segnate dram-maticamente dalla violenza e daldesiderio di potere e di soldi ilfilm presenta il degrado umano e morale di una striscia di terra campana, compresa traScampia, Casal di Principe ed ipaesi vesuviani come Terzigno,dove la Camorra domina quasidel tutto le strutture della vitasociale ed economica a tal punto da esserne il “Sistema” al quale niente e nessuno può sottrarsi. Questa realtà orribile è narrata nellasua cruda ed angosciante verità con l’intrecciar-si di cinque vicende personali:innanzitutto la storia di Totò,giovane tredicenne che aiutala madre a consegnare laspesa a domicilio nelle “vele”di Scampia, il cui sogno èquello di entrare a far partequanto prima dei grandi chegirano in macchina e non inmotorino, che contano i soldied uccidono i loro avversari. Per realizzare questo sognoaccetta di sottoporsi, insiemead altri coetanei, alla provadisumana attraverso la qualei capi della malavita scelgonoed arruolano le nuove leve (la scena più agghiacciante!);indossato un giubbotto anti-proiettile si fa sparare per dareprova del suo “sangue freddo”.Così egli intraprende la carrie-ra camorristica come spaccia-tore e persona di fiducia, strumento spietato della guerra sanguinosa fra clanconseguente alla scissione,

senza neppure la possibilità di prendere coscien-za di cosa significhi “fare morti”ma obbedendo solamente a cli-ché umani, sociali e culturalioperanti a livello generazionale.La guerra fra clan trascina viacon sé la piatta quiete di donCiro il “ragioniere”, che nelSistema di Scampia svolge ilruolo del “sottomarino”, il cassie-re incaricato di distribuire allefamiglie, “orfane” dei boss finitiin galera, 500 euro di mensilità.Esistenza umanamente e moral-mente grigia la sua: il Sistemaera l’unico orizzonte di riferimen-to capace di garantirgli un ruolosociale “di tutto rispetto”.Incrinatasi l’unità del Sistemaemerge drammaticamente la sua

inconsistenza umana e morale: cerca di salvarsila “pelle” per non essere coinvolto nello stillicidiodella guerra ma i boss scissionisti, sorti proprioda quelle famiglie che ritenevano una miseria la

mensilità distribuita da donCiro rispetto ad un’esistenzainteramente “consacrata” allacausa della Camorra, lo pon-gono dinanzi ad una decisionenetta. E Ciro salva la propria“pelle” svendendo la vita deisuoi ex-capi. Un pezzo di gran-de arte è la scena in cui il“ragioniere” si allontana stra-lunato in mezzo ai cadaveridell’imboscata, con le orecchieovattate dal rimbombo deicolpi e con l’orrore del sanguenegli occhi.Speculare alla vicenda di Totòè la storia di Marco e Ciro, gio-vanissimi violenti ed ingenuiche “giocano” a fare i boss: ilSistema è stato anche per lorola sola realtà di senso, l’unico“luogo” educativo. «Erano –come dice Saviano nel suoromanzo – due bulli. Spacconi,buffoni, mangiavano lasciandocome mancia il doppio delconto. Giravano sempre in

Gomorr^: il vuoto educ^tivo deform^ ed ^bbruttiscedi Giuseppe Daraio

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CULTURA

coppia». Sognando di diventare Scarface, di cuiconoscono tutte le battute a memoria, si aggira-no senza meta e, forti della loro incoscienza, sfi-dano la Camorra spadroneggiando coi loro espe-dienti sui piccoli e grandi interessi della malavi-ta organizzata. Alla fine è la loro stessa ingenui-tà a tradirli consegnandoli nelle mani dei bossaguzzini. La scena cinematograficamente piùbella del film li vede protagonisti: Marco e Ciro,che si sono impadroniti di un terribile arsenaledi armi della Camorra, mentre in mutande, inpreda ad una forma di delirio di onnipotenza,sparano cannonate contro il paesaggio verso unnemico invisibile.Le vicende più inquietanti per noi sono quelle delsarto Pasquale e dello “smaltitore di rifiuti”Franco. Esse, infatti, gettano una luce sinistrasui “buchi neri” di un sistema industriale ed eco-nomico sempre soggetto al rischio di facili quan-to inaccettabili compromessi con le occasioni ele agevolazioni che ilSistema sa offrirgli. E così vediamo le grandigriffes dell’alta moda cheappaltano le loro grandiproduzioni, in aste segre-te, ad imprese tessili del-l’hinterland napoletano,che, inserite a pieno nelSistema, lavorando anero, sono capaci digarantire prezzi altamen-te competitivi e lauti gua-dagni alle rinomate firmedel cosiddetto Made inItaly. Pasquale è la puntadi diamante di una di queste sartorie sommerse;con l’abilità di un vero maestro guida le sfrutta-te dipendenti a realizzare abiti di gala, di granclasse, che poi verranno indossate da avvenentimodelle nelle grandi sfilate. Ignaro di essere undipendente del Sistema, accetta l’offerta di un“imprenditore” cinese che gli promette uno sti-pendio da favola se accetterà di insegnare la suaarte alle dipendenti dell’azienda, sempre som-mersa nel lavoro nero, con la quale egli sta sot-traendo terreno agli interessi della malavita.Solo strada facendo Pasquale si accorge che sitratta di un’operazione ad alto rischio: deve sot-tostare, infatti, alle precauzioni che il cinese ècostretto a prendere per tutelare la sua stessaincolumità. Apre del tutto gli occhi sulla realtà,uscendo dal torpore e dall’ignoranza della “pro-tezione” malavitosa in cui, a sua insaputa, havissuto e ha lavorato per tanti anni quando rie-sce a scampare, sebbene gravemente ferito,

all’attentato con il quale la Camorra elimina l’im-prenditore concorrente. Crede di ritrovare one-stà e dignità scegliendo di rinunciare alla suamaestria e cambiando lavoro. Finisce per diven-tare uno dei camionisti che fanno la spola perconto della Camorra fra Secondigliano ed il Lagodi Garda!Infine la vicenda di Roberto, giovane laureatoche, con l’aiuto del padre, trova lavoro al serviziodi Franco, imprenditore napoletano che ha fattofortuna con la “monnezza”, il quale – come scri-ve Saviano – «quando camminava, non osserva-va il paesaggio, ma pensava a come poterci fic-care qualcosa dentro». E così, all’interno di unacava profonda riesce a seppellire tonnellate dirifiuti tossici per conto di industrie del NordItalia. Raccapricciante è la deontologia dell’im-prenditore veneto che, dovendo firmare le proce-dure di smaltimento, chiede a Franco garanzienon su come effettivamente questo si svolgerà

ma solo sul fatto chequeste procedure siano«“clean”, come dicono inAmerica», sul fatto cheegli ne uscirà “pulito”.P r o g r e s s i v a m e n t eRoberto matura la volontà di abbandonareFranco, di uscire da quelgiro ignobile; essa si fadecisione davanti all’orri-bile spettacolo di unaterra irrimediabilmenteinquinata che producefrutta contaminata edesistenze spezzate dalla

malattia. È l’inferno prodotto dalle eco-mafie.Il libro ed il film Gomorra ci aiutano ad aprireuna finestra di riflessione sulla connessionemolto stretta che intercorre fra qualità della vitaumana e sociale e modelli culturali di riferimen-to. È certo importante che la vita sociale siagarantita sul piano etico e legislativo da normedi comportamento che ci guidino, in modo sem-pre rinnovato rispetto alle situazioni storiche, adanteporre il bene comune a tutto, garanziasoprattutto per i più deboli perché possano eser-citare i loro diritti. Eppure occorre un tessutoculturale che, sebbene nella differenza e nellavarietà delle sue trame, sia fortemente impegna-to nel promuovere i valori in tutte le loro realiz-zazioni possibili, in primis il bene comune ovverosia la realtà che tutti gli uomini sono tra loro interdipendenti e che sono pertantochiamati a collaborare al bene di tutti, ad esserne liberamente responsabili.

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“ T E R R I T O R I O ”Uno spazio di speranza operosa

“Fermenti”, con questo numero, apre una nuova rubrica dedicata al nostro territorio.Uno spazio di ascolto e di dialogo con tutte le realtà sociali, culturali e istituzionali presentio operanti nel nostro territorio. Uno spazio in cui rifluisca la vita dei nostri paesi attraversoil racconto di ciò che accade e di ciò che si progetta. Non il luogo dei discorsi astratti e vuoti,dei “lamenti” fastidiosi, delle recriminazioni dannose, ma lo spazio della realtà positiva, dellacostruttività esemplare, della testimonianza virtuosa, della speranza operosa. Uno spazio incui narrare tutto ciò che di bello e di buono si realizza e si crea nelle nostre piccole comuni-tà con lo scopo di favorire l’emulazione e la diffusione di una concezione positiva della vita,condizioni indispensabili per la moltiplicazione delle iniziative e lo sviluppo integrale dellecomunità. Vogliamo che emergano con sempre maggiore evidenza tutte le ricchezze e le poten-zialità di cui il nostro territorio abbonda, per valorizzarle e farle diventare occasioni concretedi lavoro e di crescita.

Il territorio in cui viviamo e operiamo è vasto ed eterogeneo (1.237,51 Kmq, 36.114abitanti, 19 Comuni, 32 parrocchie). E’ la parte più interna e disagiata della Basilicata, compresa tra la Val d’Agri e la Val Basento. La situazione geografica e viaria del nostro territorio incide molto sul suo sviluppo economico e socio-culturale: influisce sullo sviluppodelle imprese e sulla vita dei lavoratori; influisce sulla popolazione scolastica di tanti giovani,spesso anche ragazzi di scuola media inferiore, che devono raggiungere i centri più grandidove sono presenti le scuole; influisce altresì ad un livello più generale sull’apertura menta-le dei singoli, sul modo di concepire la vita e sul modo di orientare la propria esistenza.

La Chiesa si sente parte attiva di questo territorio e vuole esserlo sempre di più,immergendosi nella vita concreta di queste popolazioni. La Diocesi in questi ultimi anni hamesso in atto molteplici tentativi di coinvolgimento delle Istituzioni e delle Aggregazionisocio-culturali operanti nel territorio per una condivisa lettura della situazione in vista di unimpegno mirato. Un lavoro di animazione e di orientamento iniziato con la redazione delProgetto Diocesano di Azione Ecclesiale e mai interrotto fino ad oggi. La nostra Chiesa particolare da tempo si pone come soggetto propositivo di un organico ed efficace dialogo con i Sindaci e con i responsabili delle altre Istituzioni civili del luogo per affrontare i problemi delle popolazioni e concertare iniziative utili al bene comune. Qualche volta abbiamo coinvolto le Autorità regionali e i nostri rappresentanti nella politica nazionale. Due volte abbiamo organizzato questi incontri a livello zonale allo scopo di favorire una rap-presentanza più congrua e soprattutto per focalizzare i problemi con migliore concretezza. Sul territorio diocesano sono stati organizzati incontri di presentazione della dottrina socialedella Chiesa. Una seduta del Consiglio Presbiterale è stata dedicata interamente all’analisi dialcune problematiche sociali emergenti: la situazione della viabilità e quella ospedaliera conla redazione di un documento diffuso in tutta la Diocesi. Dal settembre 2005 è stato avviatoil “Progetto Policoro” con lo scopo di aiutare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro secondo la logica cristiana, con concretezza e pieno protagonismo personale.

Questa rubrica è aperta al contributo di tutti. Ma solo per “raccontare” fatti concretied edificanti per tutti. Fatti che, a giudizio della Redazione, possono essere esemplari e utiliper un ulteriore passo avanti delle nostre comunità.

+ Vincenzo Orofino

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Si chiamano, Astrit, Valbon, Dijamant,Berat, Egzon, Bashkim, e sono i primi“ospiti” della Casa Famiglia “Lo scoiattolo”

di Campomaggiore, dallo scorso 4 Aprile 2008. Una struttura, la primasul nostro territorio dio-cesano, che si preparavaall’ inaugurazione ufficia-le con tradizionale tagliodi nastro e stappo dichampagne, prevista peril 20 Aprile 2008. Unaemergenza, invece, habussato prima dell’uffi-cialità alla porta dellaCasa Famiglia, che senzaindugi ha aperto, conquindici giorni di antici-po, dapprima le porte delcuore dei responsabili ed immediatamente dopo,materialmente quelle della casa. Sono arrivati divenerdì a Campomaggiore, accompagnati dagliassistenti sociali di Vieste. Sei profughiKosovari, sei minori, sei ragazzi spaventati, seiadolescenti con “ferite invisibili”, causate dalconflitto bellico ed episodi di violenza tatuatinella loro psiche di bambini ormai cresciuti. “Lo scoiattolo” è ora il loro rifugio, il loro nido nel

tronco dell’albero, il loro presente, la speranzadel loro futuro. “Lo scoiattolo” è gestita dall’Associazione CasaFamiglia di San Francesco con sede ad Albano di

Lucania, una O.N.L.U.S.che nasce, oltre diecianni fa, come un centrod’ascolto per tossicodi-pendenze ed alcolismo.In seguito, l’esigenza diallargare l’impegno ancheai minori, produce il progetto della casa.I lavori del centro di acco-glienza, sono stati resipossibili grazie alla colla-borazione con l’ammini-strazione comunale diCampomaggiore che ha

concesso, all’associazione, un edificio in como-dato d’uso. Non è stato semplice tradurreun’idea in progetto ed un progetto in realtà. Ci sono voluti anni ed anni (quasi sei) di lavorosociale e burocratico, oltre a tanta determinazio-ne. Ma oggi è una realtà, una bella realtà opera-tiva, sul territorio diocesano di Tricarico, chegrazie alla forza ed all’amore dei tanti volontari,offre la medicina più potente per curare la psi-

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“Lo scoiattolo” della Diocesidi Anna Giammetta

I primi ospiti della Casa Famiglia “Lo scoiattolo”

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che dei rifugiati, quella delle relazioni sociali.Ma essa è anche una realtà occupazionale, inquanto la struttura offre lavoro stabile a cinquelavoratori, tra cui tre operatori diurni e notturni(che seguono i ragazzi durante lo svolgimentodelle attività quotidiane) e convenzioni con unapsicologa, una pedagoga e un’ assistente socialeche attraverso incontri settimanali ne curano laloro integrazione sociale. Aumento, dunque,anche delle opportunità occupazionali, indi-spensabili in un contesto così povero come quel-lo dell’entroterra lucano, un avvicinamento almercato del lavoro.Responsabile dell’Associazione è don GiuseppeDi Perna, che ne ha curato la realizzazione conil sostegno materiale e morale di don MimmoOzza, a guida della Comunità terapeutica ‘’SanFrancesco’’di Gemini (Lecce), capofila del proget-to. Una presenza fondamentale, è stata quelladei volontari dell’associazione dei due paesi(Albano- Campomaggiore) e dei ragazzi dellacomunità San Francesco di Gemini di Ugentoche nel corso dei campi-lavoro estivi di riabilita-zione hanno imbiancato mura, ridipinto ringhie-re ed effettuato lavori di falegnameria. Sulla bro-chure di inaugurazione della casa, c’era stampa-ta una poesia, scritta da un anonimo, che reci-tava “Spendi l’amore a piene mani,….è l’unicaimpresa nella quale più si spende e più si guadagna…” La Casa Famiglia “Lo scoiattolo” rappresenta un esempio concreto di amore; unamore verso il territorio, verso la propria terra,un amore filtrato da solidi valori. Un amore cheallieta la vita personale e rende più interessantequella comunitaria. Un amore che contribuisce,in questa società, al cambiamento della menta-lità culturale e della mentalità del lavoro.

Spendi l’amoreSpendi l’amore a piene mani!

L’amore è l’unico tesoro che si moltiplica per divisione:

è l’unico dono che aumenta quanto più ne sottrai.E’ l’unica impresa nella quale

più si spende e più si guadagna:donalo, diffondilo,

spargilo ai quattro venti,vuotati le tasche,scuoti il cesto,

capovolgi il bicchieree donami ne avrai più di prima.

Anonimo

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L’OSTELLO FONTIdi Giuseppe Abbate

Immerso nel bosco comunale a 10 Km daTricarico si trova il Santuario Diocesano

della Madonna di Fonti, oggetto di culto è l’af-fresco della Vergine col Bambino del XV sec..anche se il nome proprio di questa Madonna e

del suo santuario è come recita l’ufficiaturaliturgica: “S. Maria Fonte di Grazie”. Dove ora sorge la chiesa vi sarebbe stato antica-mente un roveto impenetrabile. Un mandriano,avendo smarrito una delle migliori vacche, laritrovò piegata sulle gambe posteriori intenta afissare l’immagine della Vergine dipinta su unmuricciolo diruto e corroso.Nel mese di maggio e in parte anche per tuttal’estate il Santuario è meta di numerosi pellegri-naggi da parte dei devoti. Adiacente al Santuariosi trova l’Ostello Fonti. Struttura divisa architet-tonicamente in due costruzioni. La parte antica,recentemente ristrutturata, è composta da:quattro camere con otto posti letto con servizi,

due camere da soggiorno, due sale da pranzocomunicanti, una sala congressi con circa 150posti a sedere. La parte più moderna è compostada due stanze da 10 posti con servizi, due stan-ze da 8 posti con servizi, due stanze da due posti

con servizi, una sala da pranzo, una salacongressi con circa 300 posti a sedere. Ledue strutture sono collegate tra loro da unazona ricreativa che funge da anfiteatro dovepossono essere svolte attività di spettacolo eanimazione. Struttura che la diocesi hamesso a servizio delle popolazioni, qualesegno di attenzione ai giovani (associazionigiovanili) e alle istanze sociali del territorio.Un servizio, appunto, che va utilizzato nonsolo dalle comunità parrocchiali dellanostra diocesi ma da tutti coloro (gruppigiovanili, famiglie, associazioni) che deside-rano trovare un momento da dedicare a se

stessi, alla riflessione, alla preghiera, al relax. Eper chi desidera rilassarsi non mancano sugge-stive passeggiate che faranno scoprire la bellez-

za della natura checirconda il Santuarioe gli scenari incante-voli che gli fanno dacornice. Un tratta-mento vantaggioso èovviamente riservatoproprio alle famiglie egruppi di giovani, e aquegli enti e associa-zioni che desideranoprenotare per acco-glienze periodiche.

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AGENDA PER L’ESTATE

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Agenda per l’estate23-26 giugno Assisi, vacanza con i giovani sacerdoti

2- 8 luglio Santuario di Fonti: Campo scuolaAzione Cattolica Ragazzi 4 - 5 elementare

5 luglio Santuario di Fonti:giornata di programmazione del ConsiglioPastorale DiocesanoTricarico (Cattedrale):Ordinazione diaconale di Francesco Lauciello

6-12 luglio Vacanza dei giovani in Trentino Alto Adige

15-20 luglio Giornata mondiale della gioventù a Sidney

18 - 24 luglio Santuario di Fonti: Campo scuolaAzione Cattolica Ragazzi scuola media

19-20 luglio Potenza (Stadio Viviani):Giornata mondiale della gioventùa livello regionale

19-26 luglio Comunione e Liberazione: Vacanza studenti

20-28 luglio Pellegrinaggio diocesano in TERRA SANTA

27-30 luglio Viggiano: Convegno regionale per le famiglie

26 luglio-2 agosto Comunione e Liberazione: Vacanza adulti

31 luglio- 5 agosto Assisi: Campo scuola a.c.giovani e giovanissimi

4-8 agosto Vacanza universitari, giovani lavoratori egiovani famiglie sul Terminillo (Rieti)

9 agosto Oliveto Lucano: Ordinazione Diaconale diFrancis e Cornelius (Diocesi di Orlu)

24-30 agosto Comunione e Liberazione: Meeting di Rimini

6 settembre Assemblea programmatica diocesana

Settembre Esercizi spirituali per laici di Azione Cattolica

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