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IL SENSO RELIGIOSO (1^ PARTE) Sintesi degli argomenti principali per le classi I liceo classico

Sintesi degli argomenti principali per le classi I liceo classico

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IL SENSO RELIGIOSO(1^ PARTE)

Sintesi degli argomenti principali per le classi I liceo classico

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«Il metodo con cui si affronta qualcosa è determinato dall’oggetto»

Prima Premessa: Realismo

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Il metodo di ricerca è imposto dall'oggetto: una riflessione sulla propria esperienza

Per un’indagine seria su qualsiasi avvenimento o «cosa» occorre realismo. Intendo con questo riferirmi all'urgenza di non privilegiare uno schema che si abbia già presente alla mente rispetto alla osservazione intera, appassionata, insistente del fatto, dell'avvenimento (cfr documento1)

L'esperienza religiosa è un fatto, anzi il fatto statisticamente più diffuso nell' attività umana. L'interrogativo del senso religioso è: «Che senso ha tutto?». Questa è la domanda emergente nel comportamento dell'uomo di tutti i tempi, e che tende ad investire tutta l'attività umana.

MICHELANGELO, Sibilla Delfica, 1508-1512

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Il metodo di ricerca è imposto dall'oggetto: una riflessione sulla propria esperienza

Il realismo esige che, per osservare un oggetto in modo tale da conoscerlo, il metodo non sia immaginato, pensato, organizzato o creato dal soggetto, ma imposto dall’oggetto

L‘applicazione del metodo del realismo all'esperienza religiosa porta ad un’indagine esistenziale. Siccome l'esperienza religiosa

è un fenomeno che avviene in me, è su me stesso che devo riflettere. Mi occorre un'indagine su me stesso, un'indagine esistenziale. (cfr documento2)

MICHELANGELO, Geremia, 1508-1512

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L'esperienza implica una capacità di valutazione - Criterio pe la valutazione

L'esperienza coincide, certo, col «provare» qualcosa, ma soprattutto coincide col giudizio dato su quel che si prova. Ciò che caratterizza l'esperienza è il capire una cosa, lo scoprirne il senso. L'esperienza quindi implica intelligenza del senso delle cose

Il criterio per giudicare in modo corretto l'esperienza religiosa si deve cercare dentro di noi, perché, se fosse mutuato da qualcosa che è fuori di noi, cadremmo nell'evenienza alienante.

MICHELANGELO, Creazione di Adamo, 1508-1512

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L’esperienza elementare

Che il criterio per valutare l'esperienza religiosa è immanente a n0i significa che è attinto dalla nostra natura, vale a dire è immanente alla struttura originaria della persona. (cfr documento3)

Quando la Bibbia utilizza il termine «cuore» si riferisce all'esperienza elementare, a quel complesso di esigenze fondamentali (bellezza, bontà, felicità, giustizia, verità …) in forza delle quali l'essere umano affronta e giudica ogni aspetto della realtà. (cfr documento4)

MICHELANGELO, Gli antenati di Cristo, 1508-1512, particolare

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L'uomo, ultimo tribunale? Solo l'anarchico e l’uomo autenticamente

religioso salvano interamente la statura dell'essere umano perché la natura dell'uomo è rapporto con l'infinito. Però mentre l'anarchico è l'affermazione di sé all'infinito, l'uomo autenticamente religioso è l'accettazione dell'infinito come significato di sé.

Realmente l'anarchia costituisce la tentazione più affascinante, ma è tanto affascinante quanto menzognera. E la forza di tale menzogna sta appunto nel suo fascino, che induce a dimenticare che l’uomo prima non c'era e poi muore. È pertanto pura violenza ciò che può far dire: «lo mi affermo contro tutti e contro tutto» perché l'uomo afferma veramente se stesso solo accettando il reale, accettando cioè qualcosa che non si è dato da sé.

L’esigenza della bontà, della giustizia, del vero, della felicità costituiscono il volto ultimo, l’energia profonda con cui gli uomini di tutti i tempi e di tutte le razze accostano tutto, al punto che essi possono vivere tra loro un commercio di idee oltre che di cose, possono trasmettersi l’un l’altro ricchezze a distanza di secoli, e noi leggiamo con emozione frasi create migliaia di anni fa dagli antichi poeti con un’impressione di suggerimento al nostro presente, come talvolta non deriva dai rapporti quotidiani.

MICHELANGELO, Gli antenati di Cristo, 1508-1512, particolare

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Ascesi per una liberazione

Per abituarsi a paragonare tutto con l'esperienza elementare occorre un «lavoro ascetico», dove con la parola «ascesi» si indica l'opera dell'uomo in quanto cerca la maturazione di sé, in quanto è direttamente centrato sul cammino al destino.

MICHELANGELO, Giudizio Universale, 1536-1541, particolare dei Beati

Come questi uomini salgono a Dio purificati. Così il lavoro ascetico è un cammino al destino

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Documenti

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Un po’ di cinema e musica

Vivere (Ikiru) di Akira Kurosawa – Giappone 1952

The Truman Show (id.) di Peter Weir – Usa 1988

Lars e una ragazza tutta sua (Lars and The Real Girl) di Craig Gillespie - Usa 2007

Inception (id.) di Christopher Nolan - Usa 2010 **** Simple Man, Lynyrd Skynyrd, 1973 Sunday Bloody Sunday, U2, 1983 Via con me, Paolo Conte, 1981

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“Preoccupazione ed amore ad una razionalità”

Seconda Premessa: Ragionevolezza

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La ragionevolezza: esigenza strutturale dell’uomo Con il termine «ragionevolezza» si

indica l'attuarsi del valore della ragione nell'agire umano, con il termine «ragione» il fattore distintivo di quel livello della natura che chiamiamo uomo, e cioè la capacità di rendersi conto del reale secondo la totalità dei suoi fattori.

Nell'esperienza il «ragionevole» appare tale non solo quando l'atteggiamento dell'uomo si palesa con delle ragioni: occorre che esse siano adeguate.

Se la ragione è rendersi conto della realtà, il rapporto col reale si deve sviluppare in modo ragionevole, perché è la natura del soggetto a determinare le modalità di questo rapporto. E la natura del soggetto è quella di avere la ragione!

CLAUDE MONET, a) Il Portale e la Torre Saint-Romain. Armonia bianca. Effetto-Mattino. 1894; b) Il Portale. Armonia blu. Sole mattutino, 1894; c) Il Portale visto di fronte. Armonia bruna, 1894; d) Il Portale. Armonia Grigia. Tempo grigio, 1894

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Uso riduttivo della ragione – Diveristà di procedimenti La capacità di dimostrare (ripercorrere, cioè, tutti i passi di un

procedimento che pone in essere qualcosa ) è un aspetto della ragionevolezza, ma il ragionevole non coincide con la capacità di dimostrare perché proprio gli aspetti originali più interessanti della realtà non sono dimostrabili.

Il ragionevole non si identifica nemmeno con la logica perché la logica è un ideale di coerenza: ipotizzate delle premesse, svolgetele coerentemente e avrete una «logica». Però se le premesse sono errate, la logica perfetta darà un risultato sbagliato. (cfr documento3)

La ragione è apertura alla realtà, capacità di afferrarla e affermarla nella totalità dei suoi fattori. Ma vi è anche chi la intende come «misura» delle cose (fenomeno che si avvera quando c'è una diretta dimostrabilità). (cfr documento1)

Non è giusto ridurre la ragione al metodo logico-dimostrativo perché così viene anchilosata e rattrappita, come ha fatto tanta filosofia moderna. La ragione invece è molto più vasta, agile, ricca, polivalente, va da tutte le parti, percorre tante strade, sviluppa cammini diversi a seconda dell'oggetto cui si riferisce. (cfr documento2 e 4)

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Un procedimento particolarmente importante Il metodo logico-dimostrativo esaurisce non la capacità della conoscenza

umana. Vi sono delle realtà, dei valori, la cui conoscenza non rientra nell’ambito del metodo logico-dimostrativo. È il campo delle realtà o verità «morali», quelle che riguardano il comportamento umano.

La ragione arriva a certezze sul comportamento umano con un metodo che è più paragonabile a quello del genio e dell'artista. Come il genio e l'artista arrivano alla percezione del vero da segni, così la dimostrazione per una certezza morale è un complesso di indizi il cui unico senso adeguato è la certezza sul comportamento dell' altro. (cfr documento5)

Due rilievi importanti: Il primo. lo sarò tanto più abilitato ad aver certezza su di te, quanto più sto

attento alla tua vita, cioè condivido la tua vita. Il secondo. Inversamente, quanto più uno è potentemente uomo, tanto più

è capace da pochi indizi di raggiungere certezze sull'altro

Quanto più uno è veramente uomo tanto più è capace di fidarsi, perché intuisce i motivi adeguati per credere in un altro. (cfr documento6)

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Un'applicazione del metodo della certezza morale: la fede

La fede è aderire a quello che afferma un altro.

Posso raggiungere la certezza che una persona sa quel che dice e non mi inganna, tanto che ripetere con certezza ciò che essa dice è coerenza con me stesso, attraverso il procedimento della certezza morale. (cfr documento7)

In questo senso il problema della certezza morale è il problema capitale della vita come esistenza, ma attraverso essa anche della vita come civiltà e cultura

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Documenti

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Un po’ di cinema e musica

Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird) di Robert Mulligan – Usa 1962

Solaris (Soljaris) di Andrej Tarkovskij – U.R.S.S. 197112 (id.) di Nikita Mikhalkov - Russia 2007

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“come si fa a fidarsi di una persona?”

Terza premessa: Incidenza della moralità sulla dinamica del conoscere

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La ragione inscindibile dall’unità dell’io C'è una «unità profonda», una

relazione organica fra lo strumento della ragione e il resto della nostra persona. L' uomo è uno, e la ragione non è una macchina che si può disarcionare dal resto della personalità per farla agire da sola come il meccanismo a molla di un giocattolo. La ragione è immanente a tutta l'unità del nostro io, è organicamente relata. Per questo non la si utilizza bene in presenza di un dolore o in presenza di rabbia o delusione per l'incomprensione altrui

Lorenzo Lotto, Fra Gregorio Belo, 1547

L'intensità profonda dello sguardo e la decisione del gesto ci suggeriscono come nell'uomo c'è profonda unità tra la ragione e il resto della persona

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La ragione legata al sentimento – L’ipotesi di una ragione senza interferenze – Una questione esistenziale e una questione di metodo La ragione non è un meccanismo disarticolabile dal resto del nostro io,

essa è legata al sentimento, ne è condizionata, la ragione per conoscere l'oggetto deve fare i conti col sentimento, con lo stato d'animo. È filtrata dallo stato d'animo, ne è comunque implicata

L'ipotesi di una ragione senza interferenze nasce dalla concezione razionalistica e illuministica, che considera la ragione come una capacità di conoscenza che si sviluppa nei confronti dell'oggetto senza che niente debba interferire. Con oggetti di conoscenza come il problema del destino, il problema affettivo, il problema politico, la cultura razionalistica sostiene che non si può raggiungere la certezza obiettiva, perché vi gioca troppo la posizione personale nel suo aspetto di sentimento.

Le conclusioni sull'uso della ragione a cui perviene la cultura razionalistica sono che solo nel campo scientifico e matematico può essere percepita e affermata la verità sull'oggetto.

L'ipotesi di una ragione senza interferenze non risponde adeguatamente all'esigenza di conoscenza dell'essere in primo luogo perché è contraddittorio che la natura, quanto più mi fa

interessare ad una cosa, tanto più mi impedisce di conoscerla e quindi prima di giungere a tale conclusione è ragionevole cercare qualche altra soluzione.

In secondo luogo perché un principio esplicativo che per risolvere la questione debba avere la necessità di eliminare un fattore in gioco è un principio non adatto.

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Un altro punto di vista

Il sentimento va immaginato come una lente: l'oggetto da questa lente viene convogliato più vicino all'energia conoscitiva dell'uomo; la ragione lo può conoscere più facilmente e più sicuramente. Allora il sentimento è una condizione importante per la conoscenza, è un fattore essenziale alla visione. Non nel senso che sia esso a vedere, ma nel senso che rappresenta la condizione per cui l'occhio o la ragione vedono secondo la loro natura.

Il problema non è che il sentimento venga eliminato, ma che il sentimento sia al suo posto giusto. Tale problema non è un problema scientifico, ma è un problema di atteggiamento, è cioè un problema «morale», un problema che riguarda il modo di porsi di fronte alla realtà.

Il centro del problema conoscitivo umano è una posizione giusta del cuore, un atteggiamento esatto, un sentimento al suo posto, una moralità, e non una particolare capacità di intelligenza.

Lorenzo Lotto, Nozze mistiche di santa Caterina con santi, 1524

Quanto più una cosa interessa, cioè è valore, e quanto più è vitale, tanto più genera 'sentimento' come in santa Caterina davanti a Gesù"

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La moralità nel conoscere Nell'applicazione al campo della

conoscenza questa è la regola morale: l'amore alla verità dell'oggetto più di quanto si sia attaccati alle opinioni che già ci siamo fatti su di esso. Sinteticamente si potrebbe dire: «Amare la verità più di se stessi».

Amare la verità più dell'idea che su di essa già ci siamo fatti, vuol dire essere liberi dai preconcetti . (cfr documento1)

Per amare la verità più di se stessi, per amare la verità dell'oggetto più dell'immagine che ci siamo fatti su di esso, occorre un processo e un lavoro. Questo processo faticoso si chiama «ascesi», cammino personale che l'uomo intraprende verso la verità.

Ciò che può persuadere l'uomo a intraprendere la via dell'ascesi è l'amore al suo destino, cioè al suo compimento, alla sua realizzazione piena. È questa commozione ultima, è questa mossa suprema del cuore che persuade alla virtù vera.

Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori, 1524

L’atteggiamento del povero, come nei pastori, è fondamentale nella dinamica del conoscere

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Documenti

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Un po’ di cinema e musica

Nel nome del padre (In the Name of Father) di Jim Sheridan – Gran Bretagna/Irlanada 1993

The next three days (id.) di Paul Haggis - Usa 2010

Senna (id.) di Asif Kapadia - Gran Bretagna 2010

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Il senso religioso

Vincent Van Gogh, Notte stellata e cipresso, 1889

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Partire da se stessi

Poiché quella religiosa è un'esperienza umana, per comprenderne gli aspetti essenziali è necessario partire da se stessi

Partire da se stessi significa partire dalla propria persona osservata in azione dentro la vita quotidiana. (cfr documento1)

VINCENT VAN GOGH, Camera di Van Gogh ad Arles, 1889

Partire da sé è osservarsinell'esperienza quotidiana

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L’io-in-azione – L’impegno con la vita San Tommaso nel De Veritate dice:

«Un uomo capisce di avere un'anima, di vivere e di essere dal fatto che pensa, sente e compie altre attività dello stesso tipo». Vale a dire: uno capisce di esistere dal fatto che pensa, sente e compie altre simili attività. (cfr documento2). Un uomo pigro in modo grave e serio

- nel senso che potendo fare 10 fa 0 o 1 -, quest'uomo è in condizioni tali da non poter capire se stesso, o da poterlo fare con molta più difficoltà.

Ciò che caratterizza l’azione dell’io dentro la vita quotidiana è l’impegno con la vita intera e non con l'uno o l'altro dei suoi aspetti. Tanto più l'uomo è impegnato con tutta la vita, tanto più nella singola esperienza coglie i fattori fondamentali della vita stessa.

VINCENT VAN GOGH,a) Sien che cuce, 1883Ib) Contadino che zappa, 1885c) Contadino con la falce, 1885d) Il seminatore, 1882e) Taglialegna, 1885f) Bottega del fabbro, 1882g) Tessitore, 1884

I fattori costitutivi dell’umano si percepiscono quando l’uomo è in azione

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Aspetti dell’impegno

La tradizione è il primo aspetto dell'impegno dell'uomo con la vita. Essa è quella complessa dote di valori, di immagini di vita, di ricchezza del passato con cui la natura mette l'uomo dentro l'esistenza e che funge da ipotesi di lavoro nell'affrontare la realtà (cfr documento3). Perché la tradizione possa realizzarsi come ipotesi di lavoro davvero attiva, occorre che la ricchezza tradizionale sia applicata alla problematica della vita attraverso il vaglio critico di quella che chiamiamo «esperienza elementare», vale a dire quel complesso di esigenze ed evidenze con cui l'uomo è proiettato dentro il confronto con tutto ciò che esiste (esigenze di felicità, di verità, di giustizia ... )

Un secondo aspetto fondamentale dell'impegno dell'io, per scoprire i fattori di cui è costituito, è il valore del presente. Tanto più uno è uomo, quanto più abbraccia e vive nell'istante presente tutto ciò che l'ha preceduto e lo circonda (cfr documento4).

MASACCIO, Distribuzione dei beni e lamorte di Anania, 1424-1427VINCENT VAN GOGH, Donna con bambino ingrembo, 1882

La tradizione è quella dote con cui la natura ci mette nel grande cantiere della vita

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Duplice realtà

L'osservazione che il soggetto fa di se stesso in azione gli rivela che il suo io è fatto di due realtà diverse, una misura bile e modificabile, l'altra non quantificabile e permanente; tentare di ridurre l'una all' altra sarebbe negare l'evidenza dell'esperienza che le presenta diverse. Queste due realtà, con caratteristiche irriducibili, potevano essere chiamate in molti modi: le hanno chiamate «materia» e «spirito», «corpo» e «anima». Quello che è importante è tenere ben ferma l'irriducibilità dell'una all'altra (cfr documento5).

COSTITUZIONE ITALIANA

Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e

sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il

diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

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Il senso religioso: sua natura1 L’aspetto fondamentale

della realtà spirituale è il senso religioso, in quanto definisce la natura dell'impegno dell'uomo con la vita intera.

Il senso religioso definisce la natura dell'uomo, in quanto esprime le domande sul senso ultimo della vita. (cfr documento6 e 7)

VINCENT VAN G OGH,Cielo stellato sul Rodano, 1888

"A che tante facelle? I Che fa l'aria infinita, e quel profondo infinito seren?[…] ed io che sono?"

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Il senso religioso: sua natura2 Le domande che costituiscono

il senso religioso sono inestirpabili perché costituiscono la stoffa di cui è fatto l’essere umano

In quelle domande l'aspetto decisivo è offerto dagli aggettivi e dagli avverbi: qual è il senso ultimo della vita? In fondo di che cosa è fatta la realtà? Per che cosa vale veramente la pena che io sia, che la realtà sia? Sono domande che esauriscono tutta l'energia di ricerca della ragione. Sono domande che esigono una risposta totale. (cfr documento6 e 7)

MASOLINO E MASACCIO ,La predica di san Pietro,1425-1427

"Qual è il senso ultimo dellavita? Per cosa vale la penach 'io sia?"

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Il senso religioso: sua natura3 Quanto più uno s'addentra nel tentativo

di rispondere a quelle domande, tanto più ne percepisce la potenza, e tanto più scopre la propria sproporzione alla risposta totale. L'inesauribilità della risposta alle esigenze costitutive del nostro io è strutturale. Fra un milione d'anni la questione posta da quelle domande sarà caso mai esasperata, ma non risposta.

«Forse s'avess'io l'aleda volar su le nubi,e noverar le stelle ad una ad una ,o come il tuono errar di giogo in giogo,più felice sarei, dolce mia greggia,più felice sarei, candida luna».(G. Leopardi, «Canto notturno .. .», vv 133 -13 8) Centocinquanta anni dopo Leopardi,

l'uomo «erra come tuono di giogo in giogo» con i suoi jet; e «novera le stelle ad una ad una» coi suoi satelliti. Ma si può dire che nel frattempo l'uomo sia diventato un briciolo solo più felice? (cfr documento9)

MASACCIO, San Pietro risana gli infermi con la propria ombra, 1425-1427, particolare

I mendicanti raffigurati vogliono sottolineare che, quanto più l'uomo tenta di rispondere alla domanda di essere, tanto più percepisce la propria sproporzione

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Il senso religioso: sua natura4 La coscienza della sproporzione dell'uomo di fronte alla risposta totale

conduce a riconoscere che la risposta alle domande del senso religioso è una «x» incommensurabile, un «insondabile mistero». (cfr documento10 e 11) Una nota. Una dittatura non ha mai interesse che la ricerca sull'uomo sia libera,

perché una ricerca libera sull'uomo è il limite più pericoloso al potere, è sorgente incontrollabile di possibilità d'opposizione.

Il carattere fondamentale di una persona consapevole della sproporzione di fronte alla risposta totale è la tristezza, ossia la coscienza drammatica della sproporzione tra il destino ideale dell'uomo e tutto ciò che si fa per raggiungerlo. Se la tristezza è scintilla che scatta dalla vissuta «differenza di potenziale» tra la destinazione ideale e l'incompiutezza storica, l'appiattimento di quella «differenza» - comunque avvenuto - crea l'opposto logico della tristezza, la disperazione. (cfr documento12 e 13)

Dalla coscienza della sproporzione tra le domande ultime e la possibilità di una risposta deriva che la natura dell’io è promessa in quanto la vita e le sue esigenze non sono volute dall’uomo, ma date. L’essere umano porta dentro fin dall’origine la promessa di una risposta soddisfacente alle sue domande ultime, così che la vita diventa attesa che questa promessa si compia. (cfr documento14)

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Il senso religioso: sua natura5 Il senso religioso definisce la natura

dell'uomo come domanda di un significato totale. Questa domanda, che vibra nella solitudine, pone la radice di una compagnia ancor più originaria, in quanto la vita e le sue esigenze non sono generate dal volere dell'uomo, ma sono date.

Se l'uomo è domanda del senso ultimo della vita e della realtà può rispondere solo con l'ipotesi di Dio, in quanto solo l’esistenza del mistero come realtà è adeguata al livello delle domande con cui si esprime il senso religioso. (cfr documento15)

Il senso religioso non può rimanere una domanda senza risposta perché, per ciò stesso che un uomo vive, pone la domanda sul perché vivere. E non solo pone la domanda, ma vi risponde, affermando un significato «ultimo»: perché per ciò stesso che uno vive cinque minuti, afferma l'esistenza di un quid per cui valga la pena in fondo in fondo vivere quei cinque minuti. (cfr documento16)

MASACCIO, San Pietro risana gli infermi con la propria ombra, 1425-1427

II passo deciso di Pietro rivela come il senso religioso è l’ardore radicale da cui si sprigiona l'inesauribile mossa umana

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Documenti

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Un po’ di cinema e musica

La strada (id) di Federico Fellini – Italia 1954

Blade Runner (id) di Ridley Scott – Usa 1982

Hereafter (id.) di Clint Eastwood - Usa 2010

**** Blowin’ in the wind, Bob Dylan, 1963

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I principali atteggiamenti irragionevoli

Edvard Munch, Il grido, 1893

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Negazione teoretica delle domande Vorrei adesso elencare, sia pure

sommariamente, le principali posizioni «irragionevoli» nell’approccio a quelle domande che costituiscono il senso religioso. Sono posizioni irragionevoli perché affrontano gli interrogativi ultimi senza considerare tutti i fattori in gioco, dimenticandone o escludendone alcuni. Faccio un elenco di sei posizioni:

La «negazione teoretica delle domande» è quell'atteggiamento che definisce «senza senso» le domande ultime, così che diventa inutile porsele, in quanto non vi è possibilità di darvi risposta. (cfr documento1 e 2)

Nel Disegno storico della Letteratura Italiana Natalino Sapegno esprime questa posizione scrivendo: «Le domande in cui si condensa la confusa e indiscriminata velleità riflessiva degli adolescenti, la loro primitiva e sommaria filosofia (che cosa è la vita? a che giova? quale il fine dell'universo? e perché il dolore?), quelle domande che il filosofo vero ed adulto allontana da sé come assurde e prive di un autentico valore speculativo e tali che non comportano risposta alcuna né possibilità di svolgimento, proprio quelle diventarono l'ossessione di Leopardi, il contenuto esclusivo della sua filosofia». Quindi Leopardi e, con lui, Omero, Sofocle, Virgilio, Dante, Dostoevskij, Beethoven sarebbero degli adolescenti, perché tutta la loro espressione è determinata da quelle domande, grida quelle esigenze che - come diceva Thomas, Mann - danno «fuoco e tensione a ogni nostra parola, urgenza a ogni nostro problema»

Page 39: Sintesi degli argomenti principali per le classi I liceo classico

Sostituzione volontaristica delle domande Per sostituzione volontaristica della domanda

s’intende quell'atteggiamento che, avendo svuotato di contenuto le domande ultime, finalizza l'energia di ogni azione umana all'affermazione di sé. Lo strumento di questa affermazione è la volontà. (cfr documento3)

Essa può prendere spunto: da un modo di vivere interamente fondato su un proprio

gusto personale; da un sentimento utopico per cui l'energia della volontà

non è attivata da una meta riconosciuta, ma da una meta che essa stessa pone;

da un progetto sociale che dimentica il contenuto più autentico e personale dell'esistenza.

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Negazione pratica delle domande La negazione pratica delle domande

ultime corrisponde con l’impostare e affrontare la vita in modo che esse non siano nemmeno percepite. Nell' esperienza quotidiana la negazione delle domande si manifesta in tre modi: il primo è non pensarci, il secondo è identificabile negli interessi

che la società crea per oscurate la domanda di senso,

il terzo è l'ideale stoico dell’atarassia (un ideale di controllo di sé, di imperturbabilità di fronte alle domande ultime che nasce dal fatto che si ritiene impossibile darvi risposta). (cfr documento4, 5, e 6)

Ciò che accomuna gli atteggiamenti di negazione teoretica, sostituzione volontaristica e negazione Pratica delle domande ultime è il tentativo di vuotare e rendere insignificanti gli interrogativi ultimi della vita.

HIERONYMUS BOSCH, Trittico del fieno, 1485-1490

La società, come rappresentata nel Trittico del fieno, crea degli interessi per oscurare l'Interrogativo essenziale

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Evasione estetica o sentimentale L'uomo accetta le

domande, le misura e le calibra con il sentimento, ma non c'è impegno personale dell'io. Non c'è un impegno della propria libertà nella ricerca della risposta; ma soltanto compiacimento espressivo del riverbero emotivo che l'interrogativo suscita. (cfr documento7)

HIERONYMUS BOSCH, I sette peccati capitali, 1470-1480

L’uomo riduce le domande al loro riverbero emotivo

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La negazione disperata

Di tutti gli atteggiamenti questo è il più drammatico. La negazione disperata è l’atteggiamento di chi prende sul serio le domande ultime, ma, a causa delle difficoltà a rispondervi arriva in modo sofferto a dire che non c'è possibilità di risposta (cfr documento8).

EDVARD MUNCH, Autoritratto (uomo che passeggia di notte), 1923-1924

La disperazione impressa su questo volto fa percepire come sia difficile per l'uomo affermare la possibilità di una risposta positiva per sé

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L’alienazione

L’alienazione di fronte agli interrogativi ultimi consiste nel far risiedere il significato della vita in una ipotetica evoluzione nel futuro, a che tutti gli uomini dovrebbero concorrere come unico significato del vivere, senza che questo abbia senso per ognuno di loro personalmente (cfr documento9, 10 e 11).

Dopo questa serie analitica di posizioni mi preme ricordare che il valore dialettico della nostra denuncia è uno: esse non corrispondono interamente ai fattori che l'esperienza ci mostra in gioco. Sono sogni dimentichi di ciò che sta prima, di ciò da cui si parte, sono errori in cui la tensione o passione per il fine fa dimenticare i dati originali e perciò fa impazzire. Tutte hanno un aspetto giusto, o un pretesto verosimile, cui però si è dato sproporzionato rilievo. La verità più evidente è quella di Dostoevskij: «L'ape conosce la formula del suo alveare, la formica conosce la formula del suo formicaio, ma l'uomo non conosce la propria formula». Perché la formula dell'uomo è rapporto libero con l'infinito, e perciò non sta in nessuna misura e sfonda le pareti di qualsiasi dimora in cui la si voglia arrestare.

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Conseguenze degli atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo

Lo smarrimento del significato, come conseguenza dello svuotamento o della riduzione delle domande, porta conseguenze culturalmente gravi.

La prima conseguenza è la rottura col passato. Perché laddove l'uomo ha smarrito il significato della sua vita, il criterio del rapporto con la realtà diventa la pura reazione dell'istante, con la conseguenza che si tagliano i ponti con la ricchezza del passato, con la tradizione.

Ma, se si sfuoca il senso del passato e il presente appare e si afferma come pura reattività, si inaridisce anche la fecondità del fu turo . senza tradizione, senza storia, senza passato non vi sono fondamenta su cui costruire.

EDVARD MUNCH, Disperazione, 1892

Se viene meno il rapporto con Il passato l'uomo non sa dare direzione precisa al suo presente

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Incomunicabilità e…

Lo sfocarsi del senso del passato riduce il dialogo e la comunicazione umana perché le persone non impegnate con la vita in tutti i suoi fattori non hanno nulla di importante di cui parlare, tanto che riducono il dialogo a chiacchiera superficiale.

I fattori che generano la comunicazione sono la memoria come capacità di custodire la ricchezza dell' esperienza e il giudizio dato sull'esperienza.

EDVARD MUNCH, Morte nella camera della malata, 1895

Senza significato, l'uomo non può comunicare

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… solitudine

La solitudine non è essere fisicamente da soli, ma è l' assenza di un significato. Si può anche stare in mezzo a milioni di persone ed essere soli, quando non vi è un significato che unisce. (cfr documento12).

L'attrattiva consistente del presente viene dalla ricchezza di cui è pieno, perciò viene dalla eredità del passato, altrimenti si assottiglia enormemente, come è sottile e arida l'attrattiva di una pura reattività. La vecchiaia a vent' anni e anche prima, la vecchiaia a quindici anni, questa è la caratteristica del mondo d'oggi.

In tale situazione l'individuo si trova sempre più vulnerabi1e dentro il tessuto sociale. È l'esito più pericoloso della solitudine.

EDVARD MUNCH, Sera sulla via Karl Johan, 1892

L’incomunicabilità aumenta il senso tragico di solitudine

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Perdita della libertà L’uomo può definire la libertà

partendo dall’esperienza che ha del sentirsi libero, altrimenti assume come definizioni quelle della mentalità dominante, che sono alienanti, in quanto non pertinenti all’io e alle sue esigenze

Sperimentalmente l’uomo si sente libero per la soddisfazione di un desiderio. Però non solo la libertà di un momento, o anche di mille occasioni, può soddisfare il desiderio dell’uomo; essere libero significa esserlo sempre

La libertà è il compimento totale dell’io. Siccome un Altro è la realizzazione piena dell’uomo, allora la libertà e la capacità di Dio. L’uomo sarà libero quando la sua adesione a Dio sarà piena e totale, per questo esistenzialmente la libertà non è ancora compiuta, ma è tensione al compimento

Se Dio è la verità, posso dire a Dio: la mia verità sei tu, il mio io sei tu, secondo la formula di Shakespeare, in Romeo e Giulietta

ROMEO - Oh, vuoi lasciarmi così insoddisfatto?

GIULIETTA - Insoddisfatto? E qual soddisfazione pensavi tu d’aver da me stasera?

ROMEO - Sentirmi ricambiar dalla tua bocca il mio voto d’amore.

GIULIETTA - Te l’ho dato, ancor prima che tu me lo chiedessi; se pur vorrei che fosse ancor da dare.

ROMEO - Vorresti ritirarlo? E perché, amore?

GIULIETTA - Per potermi mostrare generosa, e dartelo di nuovo, a piene mani. Io non desidero che quel che ho. La mia voglia di dare è come il mare, sconfinata, e profondo come il mare è l’amor mio: più ne concedo a te, più ne possiedo io stessa, perché infiniti sono l’una e l’altro.

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Precarietà della libertà

L’origine della libertà si spiega facendo riferimento all’origine dell’uomo

Se l’uomo fosse l’esito dei suoi antecedenti fisico-biologici e dipendesse dal loro flusso materiale la sua condizione si troverebbe a dipendere dalla realtà, che a livello umano si chiama «umanità» e più concretamente «società». La società poi è un ordine determinato dal potere, per cui, se l’uomo fosse l’esito dei suoi antecedenti materiali, si troverebbe a dipendere dal potere.

EDVARD MUNCH, La danza della vita, 1899-1900

Nelle figure che danzano in modo meccanico e indifferente fra loro, sì vuole evidenziare come l'uomo in balia del potere è totalmente alienato·

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Fondamento della libertà

L'unico caso in cui l'uomo è libero è il caso in cui si suppone che l'uomo non derivi dalla tradizione biologica dei suoi antecedenti, ma sia diretto rapporto con l'infinito.

La libertà sta nella religiosità. L'uomo o dipende dal flusso dei suoi antecedenti materiali, ed è schiavo del potere, o dipende da ciò che sta all'origine del flusso delle cose, oltre esse, cioè da Dio.

L'unica obiezione al potere è la religiosità. Solo concependo l’uomo come rapporto con l'infinito si pone un limite al possesso che incombe in ogni rapporto umano. Infatti l'antipotere è l'amore, e il divino, in quanto affermazione dell'uomo come capacità di libertà, è amore (cfr documento13).

HIERONYMUS BOSCH, Cristo portacroce, 1515-1516

Il volto di Cristo attorniato dai ghigni e dagli aguzzini chiarisce come chi ha Il potere è tentato di odiare la vera religiosità

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Documenti

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Un po’ di cinema e musica

Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany) di Blake Edwards – Usa 1961

Braveheart (id.) di Mel Gibson – Usa 1995

**** Francesco Guccini, Stelle Enrico Ruggeri, Senza terra