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Intervista (im)possibile SE RIVOLGESSIMO A GALILEO ALCUNE DOMANDE, COSA CI RISPONDEREBBE?

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Intervista (im)possibileSE RIVOLGESSIMO A GALILEO ALCUNE DOMANDE,

COSA CI RISPONDEREBBE?

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FILIPPO DI NICOLA FURINIRitratto di Galileo Galilei1612, Vienna, Kunsthistorisches Museum

Perché ha scelto per la Sua trattazione scientifica il volgare?

Io l’ho scritta vulgare perché ho bisogno che ogni persona la possi leggere, e per questo

medesimo rispetto ho scritto nel medesimo idioma questo ultimo mio trattatello: e la

ragione che mi muove, è il vedere, che mandandosi per gli Studii indifferentemente i

gioveni per farsi medici, filosofi etc., sì come molti si applicano a tali professioni essendovi

inettissimi, così altri, che sariano atti, restano occupati o nelle cure familiari o in altre

occupazioni aliene dalla letteratura, li quali poi, benchè, come dice Ruzzante, forniti d'un

bon snaturale, tutta via, non potendo vedere le cose scritte in baos, si vanno persuadendo

che in que' slibrazzon ghe suppie de gran noelle de luorica e de filuorica, e conse purassè

che strapasse in elto purassè; et io voglio ch' e' vegghino che la natura, si come gl'ha dati

gl'occhi per veder l'opere sue così bene come a i filuorichi, gli ha anco dato il cervello da

poterle intendere e capire.

Lettera del 6 giugno 1612 a Paolo Gualdo, poeta e sacerdote di Padova, a proposito della suatrattazione Intorno alle cose che stanno in su l’acqua.

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Mi dia il tempo di capire.1) Lingua popolare e osservazione immediata dei fenomeni?La percezione immediata della natura permette al senso comune, libero dal peso dell’erudizione scolastica, di

concepire in maniera adeguata le cause dei fenomeni naturali. La lingua popolare, che si è adattata a questa

concezione razionale della natura, rappresenta il senso comune che si basa sulla verifica dell’osservazioni immediata

dei fenomeni.

2) Quale lingua popolare? Anche quella del poeta Ruzante?Evidentemente no. Il volgare utile per i trattati scientifici è la lingua toscana. Anche se non nego che ho sempre

apprezzato parlare coi carpentieri e i tecnici dell’arsenale di Venezia. Lasciavo volentieri lo Studio di Padova per

confrontarmi con la loro concretezza e la loro esperienza: le ritenevo fondamentali per conoscere.

3) Mi sembra anche di cogliere un piglio polemico contro i libri di scienza scritti in latino?Certo. Chi non conosce quella lingua si immagina che quei testi contengano chissà quali sublimazioni logiche e

filosofiche (de luorica e de filuorica), e quel che è peggio molti, pur forniti di talento (d’un buon snaturale), sonocostretti a disinteressarsene, lasciando che se ne occupino quelli che sanno di latino, anche se poco dotati o «a tali

professioni…inettissimi».

Credo di avere capito, Anzi, le Sue parole mi riportano al don Ferrante dei «Promessi sposi», suo contemporaneo (se non fosse fruttodell’invenzione artistica di un poeta-romanziere che farà anche lui scelte espressive molto innovative).

Per approfondire le scelte del volgare e per la «nostalgia» degli anni a Padova si veda link

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Ottavio LeoniRitratto di Galileo Galilei, 1624 Firenze, Biblioteca Marucelliana

Una lingua viva, che sia insieme capace d'arte e di scienza, dove trovarla?

Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari, 1613, in Ed. Naz V, 189-190

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Il linguista Bruno Migliorini ha scritto pagine memorabili sulla lingua di Galileo. Forse è bene riprendere un suo «luminoso» passaggio:

Con il Seicento siamo alla svolta decisiva: nascono le nuove scienze, svincolandosi dallo sterile metodo peripatetico, e

questo spirito nuovo ha bisogno di un'espressione adeguata. Sarà il vecchio otre della scolastica, già malconcio per icolpi che gli hanno dato gli umanisti? O sarà l'elegante vaso antico dissotterrato e polito dal classicismo? Il latino, siaquello di tipo scolastico, sia quello di tipo umanistico, avrebbe certo il vantaggio di rivolgersi ai dotti di tutta

l'Europa. Ma Galileo non ha solo dei concetti da esprimere: egli ha in sé un'energia, un entusiasmo, un furore di

proselitismo che vuol esercitare non sulla corporazione dei dotti, catafratta di citazioni aristoteliche e di sillogismi

pseudo-scientifici, ma sugli uomini che hanno esperienza di vita e ingegno aperto. A costoro non bisogna parlare in

baos, ma servirsi di una lingua viva, che sia insieme capace d'arte e di scienza.

Migliorini B., Lingua e cultura, p.141, Roma, 1948

Ci sono! Una lingua viva si trova in chi ha in sé energia, entusiasmo, furore di proselitismo (…) sugli gli uomini che hannoesperienza di vita e ingegno aperto! Basta davvero leggere le sue lettere (numerose e vivaci, cariche di riferimenti alla vita quotidianaed insieme pagine vigorose di scienza).- Una selezione di lettere- Oltre 400 lettere fra testi per la stampa o per ampia diffusione e corrispondenza privava; le celebri «lettere copernicane; le lettere

dopo il 1633 da Arcetri, per mantenere contatti con intellettuali italiani ed europei..

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Io mi trovo al presente in Venezia per fare stampare alcune osservazioni le quali con mezzod'uno mio occhiale ho fatte nei corpi celesti; e sì come sono d'infinito stupore, cosìinfinitamente rendo grazie a Dio, che si sia compiaciuto di far me solo primo osservatore dicosa ammiranda e tenuta a tutti i secoli occulta. Che la Luna sia un corpo similissimo allaTerra, già m'ero accertato, e in parte fatto vedere al Ser.mo Nostro Signore, ma peròimperfettamente, non avendo ancora occhiale della eccellenza che ho adesso; il quale, oltrealla Luna, mi ha fatto ritrovare una moltitudine di stelle fisse non mai più vedute, che sono piùdi dieci volte tante, quante quelle che naturalmente son visibili. Di più, mi sono accertato diquello che sempre è stato controverso tra i filosofi, ciò è quello che sia la Via Lattea. Ma quelloche eccede tutte le meraviglie, ho ritrovati quattro pianeti di nuovo, e osservati i loromovimenti proprii e particolari, differenti fra loro e da tutti gli altri movimenti delle altre stelle;e questi nuovi pianeti si muovono intorno ad un'altra stella molto grande, non altrimenti che simuovino Venere e Mercurio, e per avventura gli altri pianeti conosciuti, intorno al Sole.

Stampato che sia questo trattato, che in forma d'avviso mando a tutti i filosofi e matematici,ne manderò una copia al Ser.mo G. D., insieme con un occhiale eccellente, da poter riscontraretutte queste verità.

A Belisario Vinta in Firenze, Galileo da Venezia il 30 gennaio 1610.

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Sappia dunque, che io, circa tre mesi fa, cominciai ad osservar Venere collo strumento, e la vidi di figura rotonda ed assaipiccola: andò di giorno in giorno crescendo in mole, e mantenendo pure la medesima rotondità, finché finalmente, venendo inassai grande lontananza dal Sole, cominciò a scemare della rotondità dalla parte orientale, ed in pochi giorni si ridusse almezzo cerchio. In tal figura si è mantenuta molti giorni, ma però crescendo tuttavia in mole: ora comincia a farsi falcata, efinché si vedrà vespertina, anderà scemando le sue cornicelle fin tanto che svanirà; ma ritornando poi mattutina, si vedrà collecorna sottilissime, e pure avverse al Sole, e anderà crescendo verso il mezzo cerchio sino alla sua massima digressione.Manterrassi poi semicircolare per alquanti giorni, diminuendo però in mole; e poi dal mezzo cerchio passerà al tutto tondo inpochi giorni, e quindi per molti mesi si vedrà, e Lucifero e Vesperugo, tutta tonda, ma piccoletta di mole. Le evidentissimeconseguenze, che di qui si traggono, sono a V. R. notissime.

Quanto a Marte, non ardirei di affermare niente di certo; ma, osservandolo da quattro mesi in qua, parmi che in questi ultimigiorni, sendo in mole appena il terzo di quello che era il Settembre passato, si mostri da oriente alquanto scemo, se giàl'effetto non m'inganna, il che non credo: pure meglio si vedrà al principio di Febbraio venturo intorno al suo quadrato, sebbeneper l'apparire egli così piccolo, difficilmente si distingue la sua figura se sia perfetta rotonda, o se manchi di alcuna cosa. MaVenere la vedo così spedita e terminata quanto l'istessa Luna, mostrandomela l'occhiale di diametro eguale al semidiametro diessa Luna veduta coll'occhio naturale. Oh quante e quali conseguenze ho io dedotto, Don Benedetto mio, da queste e da altremie osservazioni! Sed quid inde? Mi ha quasi Vostra Reverenza fatto ridere col dire, che con queste apparenti osservazioni sipotranno convincere gli ostinati. Adunque ella non sa che a convincere i capaci di ragione, e desiderosi di sapere il vero, eranoa bastanza l'altre dimostrazioni per l'addietro addotte, ma che a convincere gli ostinati, e non curanti altro che un vanoapplauso dello stupidissimo e stoltissimo volgo, non basterebbe il testimonio delle medesime Stelle, che scese in terraparlassero di sé stesse? Procuriamo pure di saper qualche cosa per noi, quietandoci in questa sola soddisfazione: madell'avanzarci nell'opinione popolare, o del guadagnarci l'assenso de' filosofi in libris, lasciamone il desiderio e la speranza.

Al Padre Benedetto Castelli a Brescia, Galileo da Firenze, 30 dicembre 1610.

Sono passati 11 mesi dalla lettera precedente. Anzi. Sono passati oltre 400 anni da quelle lettere a noi. Ci sembra forse chela forza comunicativa di Galilei sia «passata di moda»? Quella lingua toscana è davvero diventata la nostra lingua, anchegrazie alla prosa galileiana. E ovunque, oggi nel mondo, si alzano gli occhi al cielo come ci ha insegnato Galileo.

La contemplazione del cielo - link

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E se invece volessimo alzare noi oggigli occhi al cielo immaginare di averegli occhi di Galileo?

Grazie ai suoi disegni e all’animazionecomputerizzata, oggi l’esperienzastorica di allora si può ripetere.

«Che meraviglia!» direbbe Galilei.

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©Massimo Mogi Vicentini – per approfondire

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Nel rozzo cannocchiale che Galileo aveva mostrato sul campanile di S. Marco ai patrizi veneti, che s'erano con lui arrampicati fino aquell'altezza, si ravvisava soprattutto uno strumento di guerra, e forse questa fu la causa che indusse il Senato a così grandegenerosità*. Ma quello che ai fini politici di Venezia era sembrato strumento sicuro di potenza marittima e terrestre, divenne piùpresto nelle mani di Galileo strumento di più alte e immortali conquiste.

ANTONIO FAVARO, Galileo Galilei 1939, RomaE’ stato il curatore di un'importante edizione (1890-1909) delle opere dello scienziato.

Per la presenza nelle opere di G. del termine «meraviglia»

«Io mi applicai tutto a ricercar le ragioni e i mezzi per i quali io potessi arrivare all'invenzione di un simile strumento; la quale conseguiipoco appresso, fondato sopra la dottrina delle refrazioni. E mi preparai primieramente un cannone di piombo, nelle estremità del qualeaccomodai due vetri da occhiali, amendue piani da una parte, ma uno dall'altra convesso e l'altro concavo; al quale accostando l'occhio,veddi gli oggetti assai prossimi ed accresciuti. (…) Mi applicai poi subito a fabbricarne un altro più perfetto, il quale sei giorni dopocondussi a Venezia, dove con gran maraviglia fu veduto da quasi tutti i principali gentiluomini di quella repubblica, ma con miagrandissima fatica per più d'un mese continuo. Finalmente, per consiglio d'alcun mio affezionato padrone, lo presentai al Principe inpieno Collegio, dal quale quanto ei fosse stimato e ricevuto con ammirazione testificano le lettere ducali, che sono ancora presso di me,contenenti la magnificenza di quel Serenissimo Principe in ricondurmi per ricompensa della presentata invenzione, e confermarmi in vitanella mia lettura dello Studio di Padova, con duplicato stipendio di quello che ne aveva per l'addietro, che era poi più che triplicato diquello di qualsivoglia altro mio antecessore». (segue)

*La Repubblica Veneta infatti che, nell'occasione d'una prima conferma di Galileo nella lettura, aveva portato il suo stipendio a

320 fiorini ed in una seconda l'aveva aumentato di altri 200, cosicchè anzi egli non aveva dato seguito a trattative corse per passareal servizio del Duca di Mantova, grata dell'omaggio fattole, l'aveva eletto a vita elevandone l'assegno a 1000 fiorini.

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“Le vite di Galileo. Viaggio attraverso la storia dell’astronomia”, fumetto ufficiale dell’Anno dell’Astronomia2009, realizzato dallo svizzero Fiami, edito in Italia dalla Casa Editrice CLEUP (Padova). Già uscito in versionefrancese, inglese, spagnola, galiziana, olandese, finlandese e tailandese.

http://www.astronomy2009.org/