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Raccontato da Cristina Bombassei. L’unico Parco Scientifico Privato d’Italia e, forse, d’Europa. Voluto dal padre Alberto, fondatore del Gruppo Brembo. Un progetto d’eccellenza, per incoraggiare alla ricerca e all’innovazione tutte le aziende, soprattutto quelle medie e piccole. Il Kilometro Rosso di Luca Picasso L’ITALIA CHE INNOVA E RICERCA 4 03-04/2009

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Raccontato da Cristina Bombassei. L’unico Parco Scientifico Privato d’Italia

e, forse, d’Europa. Voluto dal padre Alberto, fondatoredel Gruppo Brembo. Un progetto d’eccellenza, per incoraggiare alla ricerca e all’innovazione

tutte le aziende, soprattutto quelle medie e piccole.

Il Kilometro Rossodi Luca Picasso

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Aoggi vi lavorano circa 750persone, prevalentementeaddetti del Gruppo Brembo,

del consorzio per la meccatronicaIntellimech e di un’altra decina diimprese del terziario avanzato.Già a fine 2010 saranno presentialmeno 1.500 persone, grazieall’insediamento del nuovo centrodi ricerca del Gruppo Italcementi,di quello dell’Istituto Mario Negri,del Centro FormativoMultidisciplinare dell’Università diBergamo e di altre realtà attive nelcampo dell’innovazione. A Parcoultimato, probabilmente tra circa 5anni, saranno presenti oltre 3.000persone.Cristina c’è da essere orgogliosinell’essere stati i promotori di unacosì importante iniziativa. Cosa haspinto tuo padre quando ha decisodi dar vita a un parco scientifico?Mio padre ritiene che la ricerca siauno degli strumenti essenziali percreare e sviluppare aziendecompetitive e di successo. E conquesto progetto ha voluto esseredi sprone a tutte le aziende,soprattutto a quelle medie epiccole. Chissà quanto sarà costatocostruirlo. Non essendo ancora ultimato, èdifficile rispondere. Ma posso direche il valore complessivodell’iniziativa è stimato attorno ai

350-400 milioni di euro, il cheinclude gli investimenti da parte diaziende e centri di ricerca cheinsediano o insedieranno propriestrutture nel parco. Sottolineo cheIl Kilometro Rosso è l’unico ParcoScientifico Privato d’Italia e - che iosappia - d’Europa. Privato nelsenso di finanziato al 100% dacapitali privati: una mosca bianca.Con quali aziende è presente ilvostro Gruppo?Con Brembo Ceramic BrakeSystems, società nata da una joint-venture col Gruppo Mercedes, conil nuovo Centro R&D di Brembo econ una parte della direzione

generale. Il Kilometro Rosso haanche la caratteristica di essere unparco multidisciplinare, cioèraccoglie centri di ricerca di piùsettori produttivi e discipline e aiutaciò che gli americani chiamano

Il Parco Scientifico Kilometro Rosso è un’avveniristica cittadella della scienza nata da un’intuizione di Alberto Bombassei, fondatore del Gruppo Brembo.Sorge alle porte di Bergamo, su di un’area di 50 ettari, quasi la metà dei quali destinati ad area verde, e prende il suo nome dall’imponente vista frontale, ben visibile dall’autostrada, lunga appunto 1 chilometro e di un colore rosso vivo che la rende unica e dall’aspetto accattivante.

La ricerca è un’attitudine che va coltivata quotidianamente se si desidera competere con successo con altre aziende;poter fare ricerca all’interno di un Parco multidisciplinaredove è possibile incrociare e confrontarsi con altre esperienze è un vantaggio competitivo cioè prima di tuttoun valore tangibile.

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cross-fertilisation, ovvero la condivisione e la contaminazione di conoscenzetra settori e discipline diverse. Per esempio, Leonardo da Vinci fu un genio inpiù discipline anche perché sin da ragazzino frequentò la bottega delVerrocchio, lavorando gomito a gomito con pittori, scultori, ingegneri,matematici. Insomma, questa cross-fertilisation in Italia la si fa da 600 anni!In Kilometro Rosso si cerca di ricreare quello spirito rinascimentale, riletto inchiave moderna.Che ruolo hai in Brembo?Ci lavoro da oltre 15 anni e sono Consigliere di Amministrazione dal 1997.Dopo un percorso a tappe in alcune funzioni chiave aziendali, dal 2003sono Responsabile del Corporate Development, funzione che mi hapermesso di sviluppare il progetto di Internal auditing approfondendo cosìtutti gli enti e processi che fanno parte dell’intero Gruppo e la conoscenzae il rapporto con molti collaboratori. Un’ottima esperienza, considerando lacomplessità della nostra azienda.Hai avuto un ruolo nella costruzione del Kilometro Rosso?Certamente, anche se l’idea è di mio padre che ha ritenuto di dare evidenzaa un’altra expertise per lui irrinunciabile in un’azienda: la ricerca continua dinuove soluzioni, nuovi prodotti, nuovi processi. Tutte funzioni aziendali cheun’organizzazione deve possedere, direi geneticamente, con l’obiettivo digenerare competitività. Dall’inizio, nel 2000, mi sono interessata ai variaspetti sia in fase di progetto dell’iniziativa sia nella fase realizzativa. E devodire che quest’ultima è quella che mi dà maggiori soddisfazioni.Quanto è importante il ritorno d’immagine da un’operazione di questo tipo?Il ritorno d’immagine del Parco è solo una conseguenza dell’idea che ne èalla base e di cui parlavo prima. La ricerca è un’attitudine che va coltivata

Il Kilometro Rosso sorge alle porte di Bergamo, su di un’area di 50ettari, quasi la metà dei quali destinati ad area verde, e prende il suo nome dall’imponente vista frontale, ben visibile dall’autostrada, lunga appunto 1 chilometro e di uncolore rosso vivo che la rende unica e dall’aspetto accattivante.

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quotidianamente se si desideracompetere con successo con altreaziende; poter fare ricerca all’internodi un Parco multidisciplinare dove èpossibile incrociare e confrontarsi conaltre esperienze è un vantaggiocompetitivo cioè prima di tutto unvalore tangibile.Ma questa crisi non impattaprofondamente sull’investimentoR&D?Paradossalmente mi sembra che lacrisi stia impattando in modo positivosugli investimenti in Ricerca eSviluppo. Negli ultimi mesi i contatticon aziende interessate a ubicare nelParco una propria struttura sonocresciuti. L’imprenditore piùlungimirante è quello che investe ininnovazione, in strutture estrumentazioni per la ricerca, informazione, “proprio perché c’è crisi”e non “…nonostante la crisi”. Secondome stiamo assistendo a una sorta di“selezione naturale” delle imprese:sopravvivono alla crisi quelle piùinnovative e coraggiose, che anzichéassumere una posizione difensivaaggrediscono il mercato, proponendoprodotti e servizi sempre più innovativie di qualità. Io credo che la crisi sia inrealtà una grossa opportunità per ilMade in Italy che ha tutte lecaratteristiche per spostare lacompetizione globale sul campo deiprodotti e servizi di alto livello, masoprattutto ha anche le carte in regolaper vincerla.Cambiamo argomento e parliamo unpo’ di te. Come concili il tuo ruolo dimadre con il lavoro?Lavoro a tempo pieno e famiglia sonodifficili da conciliare, soprattuttoadesso che ho due bambini moltopiccoli. In questo momento, infatti,sono in maternità (il piccolo ha 4mesi) ma, pur non avendo mai lasciatodel tutto l’ufficio, conto di rientrareorganizzandomi a casa come in ufficiocon valide persone e nel minimodettaglio. Sei figlia unica o hai fratelli?

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Cristina Bombassei

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Ho un fratello, Luca, che fa l’architetto e ha uno studio ben avviato a Milano.Anche lui ha partecipato attivamente al Progetto del Kilometro Rosso findalla proposta a Jean Nouvelle, l’architetto che ha disegnato il master plandel Parco, di seguirci in questa avventura. Luca ha progettato l’Edificio delleProfessioni del Parco, uno dei primi in classe A, condividendo con miopadre la grande passione per l’architettura.Come ti rapporti con tuo padre sul lavoro? Come sono le “discussioni” dilavoro con lui?Sul lavoro come in famiglia ho un rapporto non conflittuale: abbiamo moltacomplicità. Cerco di non avere l’ansia di dover dimostrare le mie capacità odi competere con lui. Vedo spesso tra i miei colleghi GI che lacompetizione all’interno della famiglia porta a delle rotture che minano lasua continuità. In questi anni ho cercato soprattutto di imparare, sia da luiche dai suoi collaboratori, e di applicare con buon senso. Non mi dimenticoche il fondatore e lo sviluppatore dell’azienda è lui.

l.picasso@ k4b.it

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Lavoro da oltre 15 anni alla Brembo e sono Consigliere di Amministrazione, dal 1997. Dal 2003, sono Responsabile del Corporate Development, funzione che mi ha permesso di sviluppare il progetto di Internal auditing approfondendo così tutti gli enti e processi che fanno parte dell’intero Gruppo e la conoscenza e il rapporto con molti collaboratori.

Cristina e Alberto Bombassei

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Il credito all’innovazionedi Sandro Orsi

Dalla Regione Lombardia, un esempio di concessione di finanziamento alle imprese. Per favorire e realizzare ricerca e sviluppo. Elisabetta Pirovano, imprenditrice dell’Alto Milanese, ne ha beneficiato con la sua azienda TTN (Trattamenti Termici Nervianesi).

La Legge Finanziaria 2007 ha introdottoimportanti novità per favorire la promozione e larealizzazione di attività di ricerca e sviluppo

precompetitivo svolte direttamente dalle imprese.Significativa, in questo senso, è la possibilità attribuitaalle imprese di beneficiare per un periodo di tre anni,dal 2007 al 2009 di un credito d’imposta, da imputarenelle dichiarazioni dei redditi.Nel campo degli incentivi per la promozione di attivitàdi ricerca e sviluppo svolte direttamente dalle impresesi inserisce anche la concessione di finanziamenti afondo perduto, iniziative promosse dalla RegioneLombardia per le aziende del territorio.

I bandi regionali mirano a sostenere l’innovazionetecnologica e organizzativa delle piccole e medieimprese, la collaborazione con le Università e i Centridi Ricerca per una più facile applicazione dei risultatidella ricerca scientifica ai processi produttivi eorganizzativi.Di tali opportunità ha usufruito Elisabetta Pirovano,imprenditrice dell’Alto Milanese, con la sua aziendaTrattamenti Termici Nervianesi SpA. La TTN, operativada più di vent’anni con sede centrale a Nerviano (MI),è divenuta leader nel settore dei trattamenti termicigrazie alla costante attenzione dedicata allo sviluppo eapplicazione di innovazioni tecnologiche. Particolare

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importanza riveste la divisionededicata ai trattamenti sottovuoto,situata a Nerviano, oggetto di fortiinvestimenti sia per l'innovazioneimpiantistica sia per lo sviluppo di unsistema di qualità aziendale cherenda possibile una gestione quasicompletamente informatizzata deicicli di trattamento e dellaproduzione. Proprio le attività svoltenella sede nervianese hannoconsentito alla TTN di beneficiare deifinanziamenti concessi dalla RegioneLombardia.Non è forse così Dott.ssa Pirovano?Sì, esatto, la TTN ha sviluppato unprogetto di ricerca e sviluppo suitrattamenti termici che è statofinanziato dalla Regione Lombardia.In sostanza, il nostro obiettivo era diconciliare nuove tecnologie aimpatto ambientale pressoché nullo,quali quelle operanti in vuoto, con latradizione metallurgica insita neiprocessi di cementazione. Da taleidea è nato il progetto di sviluppo ditecniche di cementazione in vuotoche è stato poi finanziato dallaRegione Lombardia.Qual è l’approccio adottato dalla TTNin materia di ricerca e sviluppo?Non abbiamo un dipartimentostrettamente dedicato alla ricerca esviluppo. In laboratorio e in reparto èperò sempre presente personalecompetente che viene anche messoa disposizione dei clienti presso iloro uffici tecnici interni. È in questesedi che prende forma concretal’innovazione attraverso larealizzazione di progetti in cui lescelte dei materiali, dei trattamenti edei processi di lavorazionemeccanica sono ottimizzate infunzione dei costi, della resistenzad’esercizio e facilità di realizzazione.Avete anche vinto alcuni premi con ivostri progetti innovativi.Si, è così. In particolare, siamo statipremiati per la creazione dirivestimenti sottili a base diamantecon elevatissima durezza e ottimocoefficiente di attrito, processi al

In laboratorio e in reparto è presente personale competenteche viene messo a disposizione dei clienti. È in queste sedi cheprende forma concreta l’innovazione attraverso la realizzazionedi progetti in cui le scelte dei materiali, dei trattamenti e deiprocessi di lavorazione meccanica sono ottimizzate in funzionedei costi, della resistenza d’esercizio e facilità di realizzazione.

Elisabetta Pirovano

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plasma sottovuoto che sostituiscono i processitradizionali gassosi mantenendone le caratteristichemetallurgiche ma neutralizzando tutte leproblematiche legate all’impatto ambientale.Quale è il segreto per ottenere tali risultati?Costanza, determinazione, pazienza e capacità.Come nasce un’azienda come la vostra? Parte daesperienze passate, ereditate o è un’idea nuova?La costruzione dell’azienda è stata frutto di diversecomponenti. L’azienda è sorta e si è sviluppata grazieall’esperienza maturata lavorando nel settore deitrattamenti termici metalli, alla passione di ereditàfamiliare per l’intraprendenza e al desiderio dimettersi in gioco, nonché all’intuizione della portatainnovativa e promettente di un processo diindurimento superficiale particolare, da noi utilizzato,qual è la nitrurazione.Di quante società è composto il vostro Gruppo e qualisono i campi di attività?Abbiamo otto unità distribuite sul territorio del NordItalia da Torino a Udine passando per Milano e Trevisoe impegniamo più di 200 dipendenti; integrazione ecomplementarietà sono le chiavi di lettura del Gruppo,che può svolgere pressoché per intero la catenaproduttiva che porta alla realizzazione dei componentimeccanici utilizzati nei principali settori industrialiquali il petrolchimico, energetico, plastico, chimico edelle macchine utensili. Tuttavia, nonostantel’articolazione della nostra struttura, non abbiamoperso la vocazione dell’azienda familiare. Nostro padreè sempre in prima linea con me e mio fratello emanteniamo un costante rapporto diretto e quotidianocon i nostri dipendenti e collaboratori. Il successo diquesto tipo di approccio è dimostrato dal fatto cheanche i dipendenti e collaboratori che si allontananoprima o poi tornano a far parte del nostro Gruppo.

Insomma la formula dell’azienda familiare funzionaancora.Guardi, i rapporti familiari sono sempre complessi:

occorre pazienza, spirito critico ma costruttivo ecarattere. Quando però alla base ci sono i principigiusti, sulla tentazione alla conflittualità non può cheprevalere l’ammirazione per il percorso fatto da ungenitore, partendo da zero, per poi coinvolgere i suoifigli in un progetto importante. Nostro padre ci hatrasmesso valori profondi, insegnandoci a dedicarci allavoro e a fare sacrifici quando serve, ma anche agodere e condividere grandi gioie quando si riescenell’impresa.Pensate di “riuscire” anche in questo periodo di fortecrisi?A volte le crisi sono un’occasione per avere incentivi adiversificare ancora di più i servizi e la clientela, cosìda incrementare le possibilità di far conoscere evalorizzare le nostre tecnologie e i nostri processi diintegrazione di fasi produttive.Siete tutti così ottimisti in famiglia?Tutti. E soprattutto non ci perdiamo mai d’animo!

[email protected]

Siamo stati premiati per la creazione di rivestimenti sottili a base diamante con elevatissima durezza e ottimo coefficiente di attrito, processi al plasma sottovuoto che sostituiscono i processi tradizionali gassosimantenendone le caratterisctiche metallurgichema neutralizzando tutte le problematiche legate all’impatto ambientale.

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Progetto Archimededi Giorgio Cappello

Presidente Regionale Giovani Imprenditori Sicilia

Bacino di specchi parabolici, elaborato dall’ENEA per il territorio di Priolo Gargallo in provincia di Siracusa. Raccoglie i raggi del sole per l’utilizzo di energia elettrica

anche quando il sole non c’è. Produzione a basso impatto ambientale e notevole riduzionedi costi. Si stima che l’energia prodotta sia sufficiente a servire un Paese di 20.000 abitanti.

Il progetto prende il nome da Archimede, loscienziato greco che, oltre 2200 anni fa, utilizzòl’energia solare per riscaldare inventando gli

specchi ustori, scudi levigati che convogliavano in unsolo punto i raggi del sole. Tale sistema, raccontano ilibri di storia, fu utilizzato per incendiare le vele dellenavi romane che assediarono Siracusa. Anche ilProgetto Archimede, elaborato dall’ENEA per ilterritorio di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa,nasconde uno stratagemma per consentirel’utilizzazione del calore del sole per la produzione dienergia elettrica anche quando il sole non c’è. L’idea

rivoluzionaria alla base del progetto stanell’integrazione in un’unica centrale elettrica di unimpianto fotovoltaico con un ciclo combinato a gas. Ilprogetto prevede la copertura con specchi parabolicidi un’area di circa 200.000 metri quadri (solo persuggerire una dimensione, pensate a 25 campi dacalcio). Negli specchi scorrerà un fluido “collettore dienergia”, costituito da sali di potassio e sodio, uncomposto poco costoso e a basso impattoambientale, di origine naturale, che sarà convogliato inun serbatoio di accumulo caldo. Il calore prodotto daisali fusi sarà poi utilizzato per la generazione di

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vapore che, a sua volta, confluiràall’interno di un turbo alternatore perla produzione di energia elettrica. Il serbatoio di accumulo consentiràdi ottenere una continuagenerazione di vapore anche nelcorso della notte, fino a esaurimentodel serbatoio. Solo nel caso in cui ilsole dovesse mancare per diversigiorni, il vapore sarà generato graziea caldaie alimentate a gas e laproduzione di elettricità comporteràuna immissione in atmosfera deiresidui della combustione. Laproduzione di elettricità saràgarantita da un ciclo combinato agas. Si stima che l’energia prodottasia sufficiente a servire un Paese di20.000 abitanti. Il rendimentodell’impianto e, in questo caso, iproblemi sono inerenti ai materialiper la costruzione degli specchi, deicollettori, oltre agli agentiatmosferici, pioggia e vento, chepotranno danneggiare e ridurre lacapacità di raccolta di energia.Oltre ad assicurare una produzioneininterrotta di energia a bassoimpatto ambientale, il progetto haanche come obiettivo una riduzionedei costi, attraverso l’utilizzazione delsistema di specchi destinati a durare30 anni. La funzionalità della centralepotrebbe essere pregiudicatasoltanto dall’impatto degli agentiatmosferici sugli specchi. Inparticolare, il vento potrebbedanneggiare le strutture di sostegnodegli specchi o causarne ladeformazione e la conseguentedispersione dei raggi. Per questo èstato previsto un meccanismo diripiegamento degli specchi qualora ilvento soffi al di sopra di una certavelocità. Altro punto cruciale per lacostruzione dell’impianto è lanecessità di una vasta superficiedisponibile con una buonainsolazione. Queste e altreproblematiche potrebbero limitare lepossibilità di diffusione erealizzazione di questo tipo diimpianti. Alla base del Progetto

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Archimede c’è l’interpretazione dell’esigenza di riuscire aincrementare e promuovere la realizzazione di impianti che generinoenergia pulita. Questa esigenza, come ci ricorda Gianluca Gemelli,imprenditore siracusano e Vicepresidente dei Giovani Imprenditori diConfindustria, è fortemente sentita all’interno della Regione Sicilia,luogo particolarmente indicato allo sviluppo di tale tipo di impianti,grazie alle sue caratteristiche climatiche. A titolo esemplificativo,Gemelli cita l’approvazione del nuovo Piano Energetico Ambientalecon il quale la Regione Sicilia ha semplificato il processo dicostruzione di impianti inferiori a 1 Mega Watt, consentendo una forteriduzione delle pratiche burocratiche necessarie. Oggi, infatti, inSicilia, la costruzione di tali impianti può essere iniziata ottenendo unasemplice autorizzazione comunale, oltre alle consuete autorizzazioniper l’allaccio alla rete di distribuzione. Questa riforma ha del tuttoeliminato la necessità di ottenere le autorizzazioni rilasciate dagliassessorati dell’Industria e dell’Ambiente (denominate “VIA” e “VAS”),riducendo così notevolmente il tempo intercorrente tra laprogettazione e la cantierizzazione di un impianto fotovoltaico. A tuttociò si aggiunge la volontà di imprenditori che operavano in settoridifferenti e che desideravano diversificare il proprio business, e che,proprio grazie a questa legge, stanno cominciando a investire sufiliere produttive di pannelli e alla realizzazione di nuovi impianti.Come sottolinea Gianluca Gemelli, nonostante la nuova legge fissi

Gianluca Gemelli

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limiti ben precisi per evitare che si proceda a unacostruzione selvaggia di impianti, bisogna evidenziarecome “la Sicilia per una volta sia riuscita a darel’esempio di come si possa snellire un iter burocraticoin risposta a esigenze imprenditoriali”.Gli impianti hanno un impatto fortemente positivo inun’ottica di tutela e rispetto dell’ambienteconsentendo la produzione di energia pulita erinnovabile a costi decisamente ridotti se liparagoniamo all’uso di combustibili fossili; ladiffusione di impianti fotovoltaici potrà determinareanche una contestuale riduzione dell’utilizzo dicombustibili fossili cui conseguirà una minore

immissione nell’atmosfera di gas a effetto serra. Lacarta vincente di questo progetto è la sua “elasticità”:si potrà ampliare e ridurre la capacità dell’impianto infunzione alle esigenze del territorio e installare nuoviimpianti in aree difficilmente raggiungibili quali isole oaree protette.Non si deve trascurare, inoltre, che l’uso dell’energiache si potrà ottenere dal sole potrà avere numeroseapplicazioni e coinvolgere molteplici settori, dandoimpulso al mercato indotto. Occorre fare comeArchimede e le idee “si accenderanno”.

[email protected]

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Il Campus Point di Leccodi Mimmo Lobello

Componente Comitato Redazione Qualeimpresa

Centro di osservazione legato al Politecnico di Milano. Esempio di coinvestimento in ricerca e sviluppo. Modello universitario sperimentale apertoe in stretta collaborazione con le industrie, la città e il territorio. Ce ne parla il Prorettore Riccardo Pietrabissa.

La sede lecchese del Politecnico di Milano iniziaa operare nel 1987 per interagire conl’imprenditoria locale e il territorio offrendo

ingegneri nel campo industriale. Dal seme gettato piùdi venti anni fa nasce oggi l’idea del Campus Point, un“contenitore” strutturale per la ricerca del Politecnicodi Milano. Il progetto, nato dalla vision del ProrettoreRiccardo Pietrabissa, porta la firma dell’Ing. ArturoMontanelli. Campus Point, una costruzione di caratteretemporale, è stato concepito al fine di offrire spaziimmediatamente sfruttabili per ospitare i laboratori diricerca durante la fase di ristrutturazione del Campus

del Politecnico. Campus Point propone un modellouniversitario di ricerca sperimentale aperto e in strettacollaborazione con le industrie, la città e il territorio. Iconcetti di modularità, temporaneità e dinamicità chehanno ispirato il progetto hanno portato allarealizzazione di una soluzione edilizia, componibile edeconomica, attraverso l’ausilio di prefabbricatiassemblati a secco. Il risultato è un’aggregazioneordinata di containers di conoscenza e di ricerca ingrado di rispondere a tutte le necessità delPolitecnico. In esso sono ospitati LabPoint, SkillPoint,ResearchPoint e SpinOffPoint nei quali si studiano

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soluzioni avveniristiche perl’ambiente, l’industria e la società.Anche i materiali utilizzati sonosinonimo di innovazione: inparticolare il vetro, materiale dicostruzione delle pareti esterne, èstato introdotto per consentire airicercatori di svolgere le proprieattività ordinarie “all’aperto”, in strettocontatto con il pubblico. In questomodo l’Università, pur rimanendoun’entità separata e distinguibilerispetto alla città, divienemaggiormente accessibile, anchevisivamente, a chiunque siainteressato. A oggi gli sponsor che hannoconcesso il loro appoggioeconomico e la fiducia nello sviluppoe nella crescita dell’Università e delterritorio sono 20. Campus Point,come sottolinea il ProrettorePietrabissa, è un esempio dicoinvestimento in ricerca e sviluppo.Professor Pietrabissa com’è nataquesta operazione?L’operazione è stata realizzataprincipalmente grazie all’ostinazionee tenacia con la quale è stataperseguita: i primi fondi sono arrivatiin modo curioso. Dopo la conferenzastampa di presentazione delprogetto ero stato contattato da unapiccola impresa edile poiché il figliodel titolare era rimasto entusiasta delprogetto. Il giovane mi chiese subitodi far parte della squadra poichériteneva un onore prender parte auna così importante iniziativa edivenne così il primo sponsor. Inseguito la strategia fu scrivere sulgiornale locale dell’accaduto edelogiare l’impresa edile che mi avevafinanziato dandole così visibilità:operando in questo modo si feceroavanti altri sponsor.Cosa intende con “comunicazionepaga comunicazione”?Con questo concetto intendosottolineare che la comunicazionefatta bene porta i suoi frutti, portaconoscenza e pubblicità. Peresempio, le ricordo che ho avuto la

Il nome Campus Point vuole trasmettere l’idea di una strutturache serve come punto di osservazione del cantiere nonché del territorio circostante.

possibilità di raccontare la storia di Campus Point su “Il Sole 24 Ore”.Questa modalità di trasmissione delle informazioni, questo mezzo dicomunicazione ci ha consentito di diffondere la conoscenza del nostroprogetto a un pubblico più ampio e acquisire ulteriori sponsorattraverso questo tramite.Perché il nome Campus Point?Campus Point può essere considerato come una proiezione del futuroCampus. Il nome vuole trasmettere l’idea di una struttura che servecome punto di osservazione del cantiere nonché del territoriocircostante.Per descrivere Campus Point si è usata spesso la parola generica“innovazione”, per lei che significato ha?Il termine innovazione in Italia è inflazionato: tutto ciò che è nuovo èconsiderato “innovatore”. A mio riguardo innovare significa impegnarsiper uscire da schemi precostituiti e più ancora avere il coraggio diromperli. Campus Point innova. L’idea di mettere i ricercatori “in vetrina”ne è una prova tangibile. È il primo Campus universitario nel qualeattraverso grandi vetrate è possibile scorgere l’attività che si svolge

Riccardo Pietrabissa

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realmente al suo interno. Al riguardo, è importantesottolineare che questo tipo di costruzione non vuoleessere strumento di un approccio di mercato o unavetrina commerciale per il Politecnico ma unadichiarazione di responsabilità e di apertura verso ilterritorio circostante. Noi non vogliamo nascondercibensì rendere palesi e visibili le nostre attività e ilnostro operato quotidiano.Oltre alla finalità concettuale queste enormi vetratehanno anche una funzione tecnica?Certamente, le vetrine hanno una finalità funzionale,sono lastre intere e non si possono aprire. Per questomotivo sono state progettate dentro e fuori lastruttura, modellando lo spazio in funzione delleesigenze, in modo tale da permetterci di inserire dellefinestre negli spazi laterali.Quali sono stati i rapporti con il progettista, l’Ing.Arturo Montanelli?L’Ing. Montanelli ha diretto quest’avventura: è stato ilprimo vero tecnico del Campus, ha voluto creare icontainer, ha introdotto l’uso del vetro e di tutti imateriali innovativi utilizzati per la costruzione.Montanelli e io siamo i genitori di Campus Point, io ilpadre e Montanelli la madre che lo ha partorito.Questo progetto è un esempio di architetturatemporanea, standardizzata ed ecosostenibile. In cosaconsiste il concetto di temporaneità?Il contenitore Campus Point può essere definito“consumista”: è creato per essere utilizzato, vissuto esuccessivamente smontato e, all’occorrenza,rimontato in uno spazio diverso. Il vero valore di

Campus Point è nella capacità di rispondere inmaniera veloce ed efficace a un’esigenza temporanea:è fatto per durare 4 anni. Alla fine della sua vita utile,dopo che il cantiere del nuovo Campus verràterminato, Campus Point sarà smontato e pronto peressere rimontato in altri spazi, ove sia necessario, a uncosto sostenibile; può essere montato ovunque,anche sopra un tetto. Il mio desiderio sarebbe quellodi donare Campus Point alla città di Lecco, nonappena il vero Campus universitario sarà pronto.Perché un’architettura di questo tipo è nata a Lecco enon nella sede principale a Milano?La risposta è molto semplice, Il Politecnico avevapreviamente acquisito l’area adiacente all’ex ospedalea Lecco, che era quindi l’unico spazioimmediatamente disponibile.Quale messaggio desidera trasmettere a tutti coloroche sono parte di questo grande progetto e delterritorio che lo ospita?Il Campus è una propaggine di Università in unapiccola cittadina di provincia come Lecco; non sipropone unicamente di ospitare i suoi cittadini e glistudenti del Politecnico ma ha l’obiettivo di attrarregiovani “menti” al di fuori della città, far avvicinarequesti giovani al territorio lecchese e possibilmentecoinvolgerli nell’attività del Campus universitario.Attraverso questo progetto vorremmo introdurre unanuova concezione della città come polo di attrazionedi nuovi talenti per creare una grande scuola.

[email protected]

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Nemo scienziato in Patriadi Maria Carmela Berterame

Giovane Imprenditore Confindustria Basilicata

La fuga di cervelli impedisce alle nostre aziende di essere fucine di talenti e incubatrici di idee. Affinché l’ingegno italiano investa su se stesso nella sua terra,

è necessario che abbia fiducia nel sistema che lo accoglie a tutti i livelli in cui matura e opera: istituzionale, universitario e imprenditoriale.

“Nemo scienziato in patria” sembra essere ilgiusto riadattamento di una celebrelocuzione per descrivere il fenomeno tutto

italiano della fuga di cervelli. L’emorragia di talenti,nell’era della glocalizzazione, è un vero talloned’Achille dell’economia italiana: le imprese e i centri diricerca hanno sempre più difficoltà a essere fucine ditalenti e incubatrici di idee.A risentirne di più sono il mondo della scienza, lenuove tecnologie, l’ambiente, i beni culturali, e più ingenerale la cultura d’impresa, non essendo i giovanistimolati alla creazione di nuove aziende e a investire

su se stessi nella propria terra.Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania sono lemete principali, senza trascurare la migrazione internaal nostro Paese che porta i lavoratori meridionali apreferire lidi nazionali, come Lombardia e Lazio. Nonstiamo assistendo agli spostamenti epocali comequello degli anni Cinquanta, i numeri sono piùcontenuti, sebbene i flussi migratori in uscita abbianoripreso a crescere: negli ultimi cinque anni ilMezzogiorno ha perso oltre il 2 per mille dellapopolazione.Oltre ai numeri, quello che cambia è la qualità dei

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“cervelli in valigia”: come sottolinealo Svimez (Associazione per loSviluppo del Mezzogiorno), se neglianni Sessanta era la classe operaia acercare fortuna emigrando, oggisono i neo laureati ad andarsene,lasciando a secco l’Italia di personalequalificato. La classifica delle motivazioni deipartenti, redatta dallo Svimez, vedeprimeggiare “la possibilità di farecarriera”, seguita dal “prestigiodell’Istituzione ospitante”, dalle“possibilità di accesso alletecnologia di punta”, dai “maggiorifondi disponibili per la ricerca”, dalle“opportunità di contatti con le reti diricercatori e professionisti”. In codaalla graduatoria, la “mera opportunitàoccupazionale” e “i miglioramentiretributivi”.Da queste ragioni “personali”bisogna astrarre le falle del nostrosistema per generalizzare leproblematiche e proporre soluzioni.A livello europeo l’Agenda di Lisbonaproponeva una serie di obiettivieconomici e strutturali per lavalorizzazione del patrimonioculturale, di intelligenza edesperienza, creando un’economiadei talenti e un ambiente piùfavorevole possibile alla nascita eallo sviluppo delle imprese grazie alconfronto delle eccellenze europee,con lo scopo di realizzare nelVecchio Continente il mercato piùdinamico e tecnologicamenteavanzato del mondo entro il 2010. Trai macro obiettivi di Lisbona figuranola realizzazione della società dellaconoscenza, per affrontare le causedella fuga dei cervelli, edificando unsistema che attiri risorse nellaricerca e faciliti le applicazioniindustriali delle scoperte, una piùampia diffusione dell’ICT in tutti isettori economici e l’impulso almercato del lavoro, favorendo lamobilità dei lavoratori tra i diversiPaesi. Il progetto offre quindi ilrovescio della medaglia: la mobilità èun vantaggio competitivo per i singoli

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Paesi e non un elemento limitante allo sviluppo dell’innovazione. Il realeproblema è che tale mobilità ha per l’Italia un flusso unidirezionale: italenti nostrani in uscita sono circa 120mila all’anno, contro un flusso inentrata di 60mila cervelli stranieri nello stesso arco di tempo.Pensando all’Europa come al nucleo del mercato mondiale, dobbiamoinevitabilmente scontrarci contro i giganti dell’economia. La Cina è oggiun agguerrito concorrente, non più solo nelle produzioni a basso valoreaggiunto, anche nelle produzioni ad alta tecnologia. L’India, sfruttandol’immensa disponibilità di manodopera qualificata con un buon livellod’istruzione e la conoscenza della lingua inglese, oltre a produzioni conelevato contenuto di manodopera, vanta attualmente un’offertarealmente competitiva nei servizi. Gli Stati Uniti, nonostante lamomentanea crisi, sostengono il più alto tasso d’innovazione

Oltre ai numeri, quello che cambia è la qualità dei “cervelli in valigia”: come sottolinea lo Svimez (Associazione per loSviluppo del Mezzogiorno), se negli anni Sessanta era la classe operaia a cercare fortuna emigrando,oggi sono i neo laureati ad andarsene, lasciando a secco l’Italia di personale qualificato.

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tecnologica grazie alla ineguale abilità del mondouniversitario e scientifico di reperire risorse.Sulla scia di quanto appena detto, bisogna rifletteresulla forte carenza di innovazione nel settore dell’high-tech, campo quasi inesplorato nel nostro Paese mache più di ogni altro necessita di ricerca esperimentazione. Questo perché il numero dei brevettidepositati da aziende italiane è notevolmente inferiorea quello dei brevetti depositati in Europa e pari a unottavo di quelli registrati negli Usa.Per cercare soluzioni per tamponare questaemorragia dei nostri cervelli e al contempo attirare i“cervelli esteri”, bisogna quindi lavorare su due fronti:la ricerca e il mercato del lavoro.Sul fronte della ricerca, è necessario che le impreseitaliane facciano un salto di prospettiva, passandodallo sviluppo orientato a migliorare le caratteristichetecnico/economiche dei loro prodotti a una vera epropria innovazione. Per far questo, bisogna optareper una più oculata destinazione degli investimentipassando dall’1÷2% del PIL attuale in innovazione ICT,al 10% come i nostri amici europei. È necessario peril mondo dell’impresa rafforzare quei settori crucialiper lo sviluppo, quali l’innovazione tecnologica e ilsettore energetico, con la consapevolezza che irisultati si potranno cogliere solo nel lungo periodo.In termini di politica economica, bisogna guardareall’Europa, ai suoi parametri quali la disciplina delbilancio, la liberalizzazione delle professioni, lefacilitazioni e gli sgravi fiscali alle imprese, la tutela

della proprietà e del brevetto.Inoltre, è opinione comune che il progresso risiedenelle attività economiche legate alla conoscenza. Leimprese, perciò, devono creare un ponte stretto con leuniversità, per evitare la dispersione dei cervellineolaureati: i giovani talenti hanno bisogno didialogare con le imprese italiane già durante gli annidi formazione e studio perché maturi in loro la culturadell’impresa non come rischio ma come opportunità. Le iniziative messe in campo a livello sovrastrutturaledevono risvegliare la spinta imprenditoriale nei giovaniattraverso azioni concrete: permettere di contare sulgiusto appoggio del sistema finanziario, agevolarel’accesso al credito per le aziende in fase di start up,implementare valutazioni “meritocratiche” nellaPubblica Amministrazione come nel privato, abbattereil costo del lavoro che grava sulle imprese, evitandomeccanismi perversi di generazione di pensatori acottimo. Affinché l’ingegno italiano investa su se stesso nellasua terra, è necessario che abbia fiducia nel sistemache lo accoglie a tutti i livelli in cui matura e opera:istituzionale, universitario e imprenditoriale. Le tresfere devono operare in forma sinergica, osmotica o,per restare a tema, sinaptica per evitare il drenaggio dipersonale qualificato e far crescere il vantaggiocompetitivo delle nostre imprese nella complessascacchiera mondiale.

[email protected]

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Cento invenzioni

di cui non potremmo più fare a menodi Laura Tessera Chiesa

Componente Comitato Redazione Qualeimpresa

Penna biro, matita, gomma da cancellare, velcro, post-it, pc, cd, telefonini, blackberry, microchip e tanto altro ancora. Scoperte che hanno cambiato la storia dell’uomo e il suo modo di vivere. Pietre miliari dello sviluppo, sia della cultura che della tecnica. Un invito, per noi Giovani Imprenditori, a fare di necessità virtù inventando e brevettando nuovi beni di consumo.

Il giornale britannico “Independent” ha stilato la listadelle scoperte e delle invenzioni industriali chehanno cambiato il mondo e che hanno

rivoluzionato la vita quotidiana dell’uomo,cambiandone giorno dopo giorno le abitudini. Ma checosa ha cambiato di più la storia dell’umanità, il fuocooppure il blackberry? Di invenzioni, fra cui scegliere quelle che hannocambiato la storia dell’uomo e il suo modo di vivere,

ve ne sono circa un centinaio che possiamo definire lepietre miliari dello sviluppo, sia della cultura che dellatecnica, come per esempio la carta e la stampa, ilpersonal computer e il microchip.La lista in realtà è interessante da leggere, non tantodi per se stessa quanto per la breve storia cheaccompagna ogni invenzione. Scopriamo così chel’inventore della penna biro (Josè Birò) non tenne persé il brevetto della sua scoperta ma la vendette al

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Barone Bich, oggi conosciuto dalmondo intero. Scopriamo che, fral’invenzione della matita e quelladella gomma da cancellare, passanoben 200 anni, che l’inventore dellaghigliottina (Joseph Ignace Guillotin)era in realtà un convinto sostenitoredell’abolizione della pena di morte,che l’80% delle chiusure a lampo ditutto il mondo è prodotto in un’unicafabbrica nella città di Qiaotou (Cina). A volte, i brevetti nascono dallacombinazione del caso e di semplicinecessità pratiche: il velcro, peresempio, è stato inventato da unSignore (George de Mestral) stancodi rimuovere a mano gli odiosipelucchi che si attaccavano al pelodei suoi cani. Un altro esempio sonoi post-it, inventati da un dipendentedella 3M grazie a un fortunato errore

nella formulazione di una colla;oppure il cd che è stato inventato daun appassionato di musica stanco disentire i suoi brani preferitiaccompagnati dall’inevitabile“rumore” proprio del giradischi. Una classifica che affianca oggettiormai indispensabili per la vita di tuttii giorni. Basti pensare che ci sono, oggi, piùdi due miliardi di telefonini al mondoe nell’Unione Europea ci sono piùcellulari che persone. L’invenzione sideve ai Bell Laboratories, cheintrodussero il primo servizio nelMissouri nel 1947. Leggere questa lista, per noi GiovaniImprenditori, è un vero è proprioinvito a fare di necessità virtùinventando e brevettando nuovi benidi consumo. Ci potremmo chiedere se esiste unareale tutela per l’imprenditore che

decide di brevettare un prodotto o un processo industriale.Ne parliamo con la D.ssa Francesca Boggio dello Studio Torta, GiovaneImprenditrice Piemontese che si occupa di tutela della proprietàindustriale in uno dei più importanti uffici italiani esperti nel settore. LoStudio assiste le imprese nella creazione, protezione, gestione e difesadi beni di proprietà industriale. “Condivido l’invito di dedicare una sempre maggiore attenzione allacreazione dell’innovazione e alla sua tutela mediante i brevetti. Lanostra esperienza come Studio di consulenti in proprietà industriale,che ha accompagnato diverse generazioni di imprenditori, dimostra chele imprese di maggiore successo, anche in momenti di crisi, sonoproprio quelle che hanno investito in modo organico e stabile in marchie brevetti. E questo perché solo la tutela della proprietà industrialepermette di consolidare il patrimonio tecnologico (brevetti) e com-merciale (marchi) dell’impresa e di valorizzarlo pienamente nellacompetizione sul mercato.Oltretutto, non si deve pensare che i brevetti siano appannaggio solodelle grandi imprese. Infatti, sono da tutti riconosciute le doti dicreatività e di innovazione della piccola e media impresa italiana. Forse,

Ci potremmo chiedere se esisteuna reale tutela per l’imprenditore che decide di brevettare un prodotto o un processo industriale.

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occorrerebbe solo diffondere maggiormente la culturabrevettuale tra i nostri imprenditori. Mi sembrainteressante segnalare, al riguardo, una statisticadell’Organizzazione Mondiale della ProprietàIndustriale (OMPI), che mette in relazione le spese diricerca e sviluppo (R&S) con il corrispondente numerodi domande di brevetto. In questa statistica sievidenzia che, a parità di spese di R&S, l’Italiadeposita una sola domanda brevetto, la Germania, laGran Bretagna e gli Usa ne depositano due, la Cinasei, il Giappone sette e ben quindici la Corea. Poiché ibrevetti conferiscono un diritto di sfruttamentoesclusivo per vent’anni, si può notare come i Paesi delFar East si stiano, di fatto, riservando importanti quotedi mercato per molti anni a venire, con possibilità diprecludere l’ingresso alle imprese concorrenti. Questeconsiderazioni ci riportano al nostro quesito iniziale,relativo all’esistenza o meno di una reale possibilità ditutela dei brevetti. La risposta non può che esserepositiva: in molti Paesi, compresa l’Italia, esistonostrumenti efficaci per fare valere i diritti di brevetto. In

Italia, in particolare, una normativa del 2003 ha istituitododici Sezioni Specializzate con competenzagiudiziaria in materia di proprietà industriale. Comerisultato di questa riforma, il nostro Paese disponeoggi di giudici dotati di competenza ed esperienza nelsettore che ci riguarda, con conseguente maggiorecertezza del diritto e riduzione dei tempi di causa.Peraltro, si deve tenere presente che nella materiadella proprietà industriale sono previsti specificiprovvedimenti di urgenza quali il sequestro, l’inibitoriae la descrizione, ottenibili in tempi brevissimi. Inconclusione, vorrei trasmettere un messaggio sucome approcciare l’attività di protezionedell’innovazione tramite i brevetti. Innanzitutto, ilbrevetto non dovrebbe essere considerato come unostrumento a sé stante e di pertinenza dei soli tecnicidi impresa, ma dovrebbe piuttosto trovare unacollocazione nell’ambito della più generale strategiaaziendale, come importante strumento per conseguiregli obiettivi dell’impresa. Inoltre, sono oggi disponibilinumerosi strumenti (soprattutto, brevetto europeo ebrevetto internazionale) per ottenere, in Italia eall’estero, una tutela personalizzata in funzione delleesigenze dell’imprenditore. Sono convinta che, comeGiovani Imprenditori, sia possibile svolgere un ruolosempre più incisivo per diffondere la culturadell’innovazione e della tutela brevettuale tra le nostreimprese”.

[email protected]

A volte, i brevetti nascono dalla combinazionedel caso e di semplici necessità pratiche:il velcro, per esempio, è stato inventato da un Signore (George de Mestral) stanco di rimuovere a mano gli odiosi pelucchi che si attaccavano al pelo dei suoi cani.

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Francesca Boggio

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Elital - Elettronica Italianadi Fabio Spinosa Pingue

Componente Comitato Redazione Qualeimpresa

Guido Arista. “Per noi, la ricerca è una vocazione perché operiamo in un mercato fatto proprio di prodotti particolari e sempre aggiornati secondo tecnologie in continua

evoluzione. Proteggiamo i nostri progetti, cercando di essere sempre all’avanguardia e rinnovandoci. Negli ultimi tre anni, abbiamo depositato due brevetti per due nostri

prodotti. È stata una grande fatica ma al contempo una grande soddisfazione”.

Oggi siamo con Guido Arista, ResponsabileTecnico della società Elital, azienda abruzzeseche sta investendo molto nel campo della

ricerca per sviluppare prodotti innovativi, affidabili etecnologicamente evoluti, consolidando la propriaposizione nel mercato. La Elital sviluppa prodotti moltoparticolari, nel settore delle telecomunicazioni viasatellite, sistemi elettronici complessi, meccanica diprecisione e circuiti stampati radio frequenza perapplicazioni spaziali e militari.Che tipo di azienda è la tua?La Elital appartiene alle piccole e medie imprese.

Opera dal 1986 con la missione iniziale di offrire i propriservizi a tutte le aziende di zona. L’impegno costante ela passione per il proprio lavoro ci hanno portato neltempo a sviluppare progressivamente nostri prodotti etecnologie da poter offrire ai nostri clienti.In che campi operate e quali sono i vostri prodotti?Il “fiore all’occhiello” dell’azienda sono i prodotti pertelecomunicazioni via satellite con la costruzione diantenne, sistemi di puntamento e stazioni ditelecomunicazione sia fisse che trasportabili. È per noiuna grande soddisfazione che i nostri prodotti sonostati scelti dalla Protezione Civile, proprio grazie alla

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loro efficacia e affidabilità, oltre cheda enti e operatori privati.La ricerca interna ha portato anche asistemi per il fleet management, cioèla localizzazione di mezzi mobilicollegati a una sala regia con lapossibilità di monitorare anche lostato dei mezzi in modo continuo,oppure in caso di allarmi vari è ilterminale stesso a segnalarel’anomalia. Questi prodotti sonoimpiegabili sia su mezzi terrestri chesu velivoli leggeri. Elital sviluppa sia ilterminale di bordo del mezzo, che ilsoftware della sala regia.Nel campo spaziale, Elital mette adisposizione la propria tecnologia perla realizzazione di sofisticati CircuitiStampati per elettronica ad altissimafrequenza. Questa tecnologia,applicabile sia a sistemi operanti nellospazio che nel campo della difesa,

consente di ridurre le dimensionidell’intero sistema, di ottenere unmiglioramento delle prestazioni siaelettriche che di resistenza

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meccanica. Nel campo della difesa, poi, Elital è presente con prodottidedicati. A cosa serve un sistema di telecomunicazione satellitare.Tutti i giorni inconsapevolmente beneficiamo del satellite, la televisione èl’esempio più lampante, quindi, uno scopo di tipo commerciale. Abbiamosentito parlare anche di telefonia satellitare, cioè telefonini che siconnettono direttamente con il satellite per collegarsi alla rete telefonicanazionale. La stazione satellitare è quel sistema che attraversoun’antenna “parabolica” e delle attrezzature specifiche riconnette ilsatellite alla rete nazionale terrestre. Queste antenne possono esserefisse o mobili, se montate su veicoli o sistemi mobili. Nel caso di impiegoper difesa civile, immaginiamo un evento naturale, le prime cose a esseredanneggiate sono proprio tutti i sistemi di comunicazione terrestre. È,quindi, attraverso le stazioni mobili satellitari che si possono ripristinarele comunicazioni per il coordinamento di tutte le forze in campo.Come è impostata la vostra struttura?L’azienda è composta da 5 reparti: l’ingegneria è sicuramente il centrodell’azienda, dove le idee si traducono in progetti. Poi i reparti di OfficinaMeccanica, di costruzione di Circuiti Stampati omologati spazio, ilCablaggio Elettrico, la Serigrafia e il reparto di Integrazione e Test.

Il “fiore all’occhiello” dell’azienda sono i prodotti per telecomunicazioni via satellite con la costruzionedi antenne, sistemi di puntamento e stazioni di telecomunicazione sia fisse che trasportabili.

Guido Arista

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La nostra officina meccanica ha subìto negli ultimi mesiuna completa ristrutturazione, con l’acquisizione dimacchine di altissima precisione e qualità (il costruttoreè italiano) che rispetto allo scenario normaleconsentono di ottenere prodotti di altissima precisionee affidabilità. I nostri reparti devono essere consideratidei laboratori dove le idee prendono forma, non siamoinfatti una azienda di produzione.Fate ricerca?Per noi, la ricerca è una vocazione perché operiamo inun mercato fatto proprio di prodotti particolari esempre aggiornati secondo tecnologie che sonosempre in continua evoluzione.Quindi, avete anche necessità di proteggere i vostriprogetti?Sì, il miglior modo è essere sempre all’avanguardia erinnovarsi. Negli ultimi tre anni, abbiamo depositato duebrevetti per due nostri prodotti. È stata una grandefatica ma al contempo una grande soddisfazione.In quale scenario, secondo te, operano oggi le aziende?Lo scenario, in cui operano le nostra aziende, stasubendo recentemente un vero e propriostravolgimento. L’inserimento dei Paesi dell’Est nellaComunità Europea ha condizionato molto l’assettoproduttivo dell’intera Europa, costringendo molteaziende anche medie e piccole, per rimanerecompetitive, a trasferirvi le proprie attività produttive,senza considerare il fatto che questi Stati assorbonouna fetta consistente dei fondi erogati della Comunitàstessa. Inoltre, il problema Cina ha creato unasituazione ancora più difficile; infatti, multinazionali eimprenditori abbagliati, oltre che dalla manodopera abasso costo e dalla speranza di conquistare il mercatocinese, hanno trasferito intere aziende, esportandoknow how e provocando seri danni a tutto il sistemaproduttivo europeo. Queste motivazioni - abbinate auna crisi economica senza precedenti, a fenomeni diforte immigrazione, a un dollaro competitivo sull’euro, amacroscopici errori programmatico/gestionali delmondo politico negli ultimi 20 anni - costringonoimprenditori e aziende a rivedere completamente econtinuamente le proprie strategie.Queste situazioni portano, irrimediabilmente, a unatrasformazione del sistema industriale.La tipologia del lavoro deve essere reimpostata,utilizzando in pieno le nuove tecnologie.Forse è una domanda scontata, ma è veramentenecessario innovarsi e innovare?Il futuro può essere basato solo su attività di intelletto,sulla cultura di un popolo e non solo del singolo, sullapropria tradizione, sulla capacità di saper prevedere perinnovare, sull’alta specializzazione delle personerichiesta soprattutto da settori strategici e di nicchia.

Oggi, per esempio, si parla molto di Università ed ègiusto, ma si parla poco di tutte le altre scuole e questoè un peccato, perché non si fa altro che perdere lacapacità di sostenere la propria ricerca, la propriatradizione. Purtroppo, è un costo a volte difficile dasostenere soprattutto per le PMI. Ma è nei periodi dicrisi che bisogna avere il coraggio di cambiare le cose,di investire in nuovi prodotti e/o tecnologie, sumacchinari e impianti di ultima generazione, che poiunite alla inventiva che gli italiani pensano di avere,permettono di realizzare prodotti allo stato dell’arte. Ma i fondi per l’innovazione ci sono!Sì, ci sono. Ma le aziende hanno purtroppo tempidiversi rispetto ai tempi degli enti e quelli chedovrebbero essere aiuti per lo sviluppo arrivano conmolto ritardo. Quindi, non sempre efficaci. O peggioancora, come succedeva in passato e talvolta continuaa essere, gli aiuti per lo sviluppo vengono utilizzati perla sopravvivenza di aziende, tenute in vita non perstrategie industriali. Situazioni queste di sicura rilevanzasociale ma da affrontare non con finanziamenti diricerca. Uno dei problemi principali amplificato negliultimi periodi è la difficoltà di accesso al credito, linfavitale di ogni attività industriale. Questo è condizionatoda vincoli sempre crescenti al punto che,paradossalmente, un’azienda con un fatturato increscita, quindi con una esposizione economica increscita, è penalizzata da indici di valutazioneinadeguati.

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Nanotecnologiedi Marco Matarrese - Giovane Imprenditore Confindustria Bari

e Vincenzo Portacccio - Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Lecce

Lo sviluppo di imprese che operano in settori ad alta tecnologia in Puglia, ha fatto nascereil primo distretto tecnologico per la competitività e l’innovazione della ricerca scientifica(Dhitec). Il caso di Aforisma, illustrato dal Presidente Elisabetta Salvati, che si occupa di formazione manageriale per neo laureati, manager, imprenditori e professionisti ormai da 13 anni

Le imprese pugliesi che operano nei settori delletecnologie lanciano la sfida dell’innovazione edello sviluppo in un’economia globale sempre

più competitiva e selettiva attraverso la creazione ditre distretti: il distretto della meccatronica a Bari, ildistretto biotech a Foggia e il distretto hi-tech per lenanotecnologie a Lecce.La nanotecnologia è un ramo della scienza applicata edella tecnologia che si occupa del controllo, dellaprogettazione e della realizzazione della materia suscala dimensionale inferiore al micrometro (in generetra 1 e 100 nanometri). Opera in un ambito di

investigazione multidisciplinare, coinvolgendomolteplici indirizzi di ricerca tra cui: biologiamolecolare, chimica, scienza dei materiali, fisica,ingegneria (meccanica, chimica ed elettronica). Lo sviluppo di imprese che operano in settori ad altatecnologia in Puglia, che vanno dall’aeronautica albiomedicale alla componentistica per produzionimanifatturiere ad alta complessità, nonché serviziinnovativi ad alto valore aggiunto, connessi alleapplicazioni delle ICT dei settori tradizionali, ha fatto sìche nella nostra Regione sia nato il primo distrettotecnologico per la competitività e l’innovazione della

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ricerca scientifica (Dhitec) di cuifanno parte il CNR, il LaboratorioNazionale di Nanotecnologie, laScuola Superiore ISUFI, l’Universitàdel Salento insieme a AleniaAeronautica SpA, Avio SpA,Confindustria Lecce, EngineeringIngegneria Informatica SpA, FIAMMSpA, Selex Sistemi Integrati SpA, STMicroelectronics SpA. Un’esperienzapositiva di innovazione che vede ilcoinvolgimento delle imprese con ilmondo della ricerca.Scopo del distretto è l’incremento eil consolidamento delle attività diR&D nei settori delle nanotecnologie,dei materiali avanzati,dell’innovazione digitale e delle ICT.A orientare le ricerche sono lenecessità del mercato e le richiestedel mondo dei consumi. Le opportunità rinvenienti

dall’applicazione dellenanotecnologie nei diversi settoriproduttivi sono state illustrate in unrecente incontro organizzato daConfindustria Lecce con ilprofessore Roberto Cingolani -Direttore Scientifico dell’IstitutoItaliano di Tecnologia di Genovanonché Direttore del LaboratorioNazionale di Nanotecnologiedell’Università di Lecce. Nel settorefarmaceutico per esempio si stannosperimentando i medicinalicosiddetti “intelligenti” capaci diintercettare le cellule tumorali e dinon essere “fagocitati” dal sistemaimmunitario. Nel settore dell’energiasi è già in fase di sperimentazione dicelle fotovoltaiche con maggiori

efficienze e costi più bassi e, ancora, i laboratori del distretto si stannoadoperando nella ricerca finalizzata al decremento di costi e consumielettrici. Sono al lavoro, infatti, per costruire emettitori di luce plasticiche nelle auto di nuova generazione potranno sostituire i fari. Non è uncaso che al progetto abbiano dimostrato interesse caseautomobilistiche come Mercedes e Porsche.

Vincenzo Portaccio, Presidente dei GI di Confindustria Lecce, haparlato al riguardo con la sua associata Elisabetta Salvati.Elisabetta, di cosa ti occupi esattamente?Con la mia società, Aforisma, mi occupo di formazione managerialerivolta a neo laureati, manager, imprenditori e professionisti ormai da 13anni! Potremmo definire Aforisma una fabbrica della conoscenza:produce, trasforma e promuove conoscenza, attraverso formazione eattività di ricerca, al fine di sostenere, da un lato, lo sviluppo personalee manageriale delle persone e, dall’altro, la diffusione e il rafforzamentodella cultura di impresa, basata sull’innovazione. La Scuola partecipaattivamente ai contesti associativi di ASFOR, Associazione Italiana per laFormazione Manageriale e Confindustria.Come si coniuga la formazione manageriale con le nanotecnologie?Formazione manageriale e mondo della ricerca hanno un comuneobiettivo: sostenere l’innovazione e la creazione e/o sviluppo di impresecompetitive.La ricerca prodotta da NNL - National Nanotechnologies Laboratory -produce nuove conoscenze altamente innovative; attraverso la

La nanotecnologia è un ramodella scienza applicata e dellatecnologia che si occupa del controllo, della progettazione e della realizzazione della materia su scala dimensionale inferiore al micrometro.

Roberto Cingolani ed Elisabetta Salvati

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formazione d’eccellenza e gli strumenti di analisimanageriale, questa può diventare applicativa per losviluppo di nuovi processi e di nuovi modelli diimpresa, vale a dire la creazione di nuovo valore,capace di sostenere la competitività sul mercato. È suquesto assunto che si è sviluppata la partnership traAforisma e NNL.Come si svilupperà nel concreto questacollaborazione?Le innovazioni di NNL saranno l’oggetto di studio pergli allievi dei master post lauream in “Amministrazione,Finanza & Controllo di Gestione”; “Gestione delleRisorse Umane & Organizzazione”; “Marketing &Communication Management” a.a. 2008/09. Alla fine della fase d’aula i ragazzi, divisi in gruppi dilavoro e affiancati dai docenti, saranno impegnati in unpercorso di analisi di fattibilità economica e gestionale(project work) che culminerà nella stesura di unbusiness plan. In sostanza i prodotti della ricercasaranno oggetto di uno studio che ne verificherà lapossibile trasformazione in prodotti commerciabili ecompetitivi, appetibili sia per la costituzione di nuoveimprese o spin off che per l’acquisto dei brevetti daparte di altre aziende.Su quali innovazioni lavoreranno i ragazzi?La prima innovazione è una tecnologia che consentedi sviluppare un’ampia serie di dispositivi quali displayalpha-numerici, monitor per cellulari, PC, TV,segnaletica di illuminazione per autovetture e sorgentiluminose ultrasottili di ampia area a elevata efficienza.Gli OLEDs sono dispositivi che convertono elettricitàin luce mediante il processo di elettroluminescenza.Essi presentano numerosi vantaggi rispetto

all’illuminazione tradizionale: sono dispositivi a bassocosto; mirano al risparmio energetico a lungo terminee offrono una elevata capacità di modulare la tonalitàdi colore.La seconda innovazione è un micro-reattore inplastica per l’analisi di liquidi biologici umani. Puòessere applicato nella diagnosi di virus e batteripatogeni; come strumento di difesa dal bioterrorismo;per monitorare l’ambiente e combattere lacontaminazione di batteri patogeni. Inoltre è a bassocosto di produzione, monouso, trasparente,disponibile in diversi formati e geometrie, portabile eversatile e non necessita di alcun tipo dipretrattamento. Saranno gli allievi a decidere l’ambitoapplicativo, in base alle analisi e ricerche di mercato.Per quando è prevista la presentazione dei businessplan?I business plan saranno presentati dagli allievi il 3luglio 2009, in occasione dell’esame finale della fasedidattica dei master. Parteciperanno i docenti, gli exallievi, le istituzioni e imprese partner della scuola,nonché gli imprenditori e investitori interessati alleinnovazioni.A cosa serviranno, infine, i business plan? I business plan potranno essere valutati da investors eimprenditori che credano nell’idea innovativa. Glistessi allievi dei master potranno decidere direalizzare il progetto imprenditoriale studiato eanalizzato, avviando una propria azienda.

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[email protected]

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Vincenzo Portaccio

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Open Source, Open farmdi Maria Carmela Berterame

Giovane Imprenditore Confindustria Basilicata

La condivisione e il libero scambio di idee alla base della filosofia Open Source per le aziende.

L’Open Source sta entrando sempre di più nellenostre aziende, non solo come infrastrutturatecnologica ma anche e soprattutto come

cultura aziendale, che permea e coinvolge tutti i livelli.“Open Office” per gli ambienti di lavoro, “Mosaico” trai sistemi di gestione contabile e “Mozilla” comebrowser di navigazione sono i software aperti piùdiffusi in ambito aziendale.Approcciare al fenomeno Open Source implicaguardare allo sviluppo d’impresa lungo due direzioni:l’innovazione ICT e il clima aziendale. Da un latoquindi la possibilità di utilizzo di software informaticicon un alto livello di personalizzazione, dall’altro laconsapevolezza che il buon funzionamento di unatecnologia cosiddetta aperta è affidata in gran parte ai

suoi reali utilizzatori, ossia al personale d’azienda.Dal punto di vista aziendale, quali sono i vantaggi realiper abbandonare i più noti e rodati sistemi informaticichiusi e approdare all’Open Source? Principalmentetre: economicità, sicurezza e, come già accennato,cultura aziendale.Economicità, ossia efficacia e trasparenza. Opensource non è sinonimo di gratuito bensì identificasoftware i cui autori, o meglio detentori dei diritti, nefavoriscono il libero studio, l’interscambio e l’apportodi modifiche da parte di chi lo utilizza, attraverso laconcessione del codice sorgente, permettendo unelevato livello di customization.Il vantaggio economico principale è l’abbattimento otalvolta l’eliminazione dei costi di licenza, a cui si

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affianca l’eliminazione del rischio diabbandono, da parte della softwarehouse, dello sviluppo del software oil mancato rinnovo della licenza. Inquesti casi il cambio di fornitore èrapido, facile e soprattutto indoloreper il bilancio aziendale. Ci sono poidei vantaggi di natura “tecnologica”:con il codice sorgente è possibilemodificare e personalizzareliberamente il software in base allespecifiche competenze aziendali; inuovi aggiornamenti, frutto delcomune lavoro di tutti gli utilizzatori,sono frequenti, e più rapide sonoanche la scoperte dimalfunzionamenti e bug del sistema. Sicurezza, ossia trasparenza: neisoftware Open Source non esistonospecifiche proprietà e segreti dialcun tipo e il codice sorgente è

trasparente. Nessuna via di fugaindesiderata di dati aziendali potràtrovare posto in una soluzione apertae l’apertura del sorgente nepermette l’ispezione in ogni istante.Il terzo e più importante vantaggioriguarda la cultura aziendale.Abbracciare la filosofia Open Sourcein un’impresa significa passare dauna cultura aziendale/personaleprotezionistica e difensiva, a unapproccio aperto, in cui ogni risorsaumana contribuisce alla culturaaziendale, attingendo al contempoalle competenze altrui. Lacondivisione diviene la regola e nonpiù un’imposizione da cui guardarsi.Un salto culturale che devepermeare tutti i ruoli e livelli,estendendosi anche all’esterno,coinvolgendo altre realtà aziendali enon. In questo clima, il concetto dicompetizione tra le singole risorse

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umane si supera, spostandosi dal livello individuale, a quello dirisoluzione congiunta di problemi.Le opportunità di sviluppo aziendale e tecnologico hanno però unrisvolto della medaglia, con dei limiti e dei costi, tra cui talvolta siannovera un costo di licenza o per il servizio assistenza. Non bisognainoltre sottostimare il costo della curva di apprendimento delle nuovecompetenze in-house (la gestione del cambiamento è a volte moltoonerosa in termini di tempo e risorse), la ricerca di personale internoqualificato o la formazione, il compenso per consulenti per latransizione tecnologica. Ci sono poi costi per la migrazione dei dati(personali e aziendali), i cui tempi devono essere ridotti il più possibileper minimizzare il danno sull’efficacia aziendale.Chi non sostiene l’Open Source paventa un potenziale pericolo per laricerca e l’innovazione nel campo dell’ICT. Il possibile rischio è che lesoftware house smettano di investire nella ricerca informatica a causadei bassi margini di guadagno per l’acquisto delle licenze d’uso. La rivoluzione della ricerca è, ancora una volta racchiusa nella stessafilosofia Open Source: ogni software house ha, grazie alla condivisione

Approcciare al fenomeno Open Source implica guardareallo sviluppo d’impresa lungodue direzioni: l’innovazione ICTe il clima aziendale

Dal punto di vista aziendale, i vantaggi reali per abbandonarei più noti e rodati sistemi informatici chiusi e approdare all’Open Source sono principalmente tre: economicità, sicurezza e cultura aziendale.

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e alla cooperazione degli utilizzatori, a disposizionemolti più sviluppatori “volontari”. La ricerca el’innovazione diventano un processo condiviso, chemotiva le aziende clienti e stimola la casa produttrice.Alla luce delle riflessioni fatte, emerge che ilfenomeno Open Source non è semplicemente unnuovo modo di sviluppare, distribuire e licenziare ilsoftware, ma è una nuova visione del fare impresa. Leaziende non acquistano più un prodotto: comprano unservizio che incide in positivo sul bilancio aziendale esullo sviluppo tecnologico dell’azienda. Soprattuttomette al centro del processo, la competenza el’esperienza accumulata dalle risorse umane,stimolando all’approccio attivo per il benedell’azienda. Come un’idea ha bisogno di propagarsi liberamente,di essere interpretata dal singolo e di cucirsi addosso

di chi la fa propria, così un software a sorgente apertasi plasma e si migliora nella mani dei suoi utilizzatori.Come le idee, l’Open Source penetra nel tessutoaziendale e lo influenza, producendo effetti positivi intermini produttivi, economici, etici e, più generale,culturali.

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Le aziende non acquistano più un prodotto:comprano un servizio che incide in positivosul bilancio aziendale e sullo sviluppo tecnologico dell’azienda. Mettendo al centro del processo, la competenza e l’esperienza accumulata dalle risorse umane, stimolando all’approccio attivo per il bene dell’azienda.

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Eppure ci ha cambiato la vita!di Emanuele Bertucci

Giovane Imprenditore Confindustria Catanzaro

Alzarsi una mattina e non trovare più la “tecnologia”. Immaginare, solo per un attimo, una giornata senza computer, fax, cellulare, sms, e-mail, Black Berry, FaceBook e… Impensabile? Noi, però, lo abbiamo provato!

In principio fu il VIC 20. Ricordate? Era il 1981,quando fece capolino nelle nostre case il primo“computer”. Avete letto bene... non parliamo del

secolo scorso... era il 1981, ventisette anni fa arrivò ilcaro vecchio VIC 20. TIC – TOC – TIC – TOC, eraquesto il suono che riproduceva quando ci siimbatteva nel gioco del tennis. Lo ricordate il giocodel tennis? Pensarlo oggi, mettendolo a confronto conle moderne consolle, è semplicemente incredibile.Eppure con il vecchio Commodore sono cresciuti intanti. E chi non ricorda Dragon Fire, Ms PacMan oDonkey Kong. Ora, proviamo a immaginare solo per

un attimo la nostra giornata tipo senza il computer e,più in generale, senza tutta la tecnologia che ormai faparte della nostra vita. Accompagniamo l’ignaro Dott.Bonaventura nella sua giornata “ante-tecnologia”. Ore7.00: sveglia, colazione e telegiornale... Telegiornale?Sì, ma non come lo conosciamo ora. Eh no, sarebbetroppo facile! Senza la tecnologia, le immagini, le fotonon arriverebbero a noi con la stessa nitidezza evelocità, le dirette in collegamento dal mondo nonsarebbero possibili. E allora accontentiamoci delTelegiornale “raccontato”. Poco male, cosa volete chesia? Usciamo di casa, prendiamo l’auto che, neanche

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a dirlo, non ha navigatore, lettore cde controlli elettronici vari, e cirechiamo a lavoro. Già... lavoro! Macome si lavora senza la tecnologia inazienda? Semplice, come si lavoravaprima del loro avvento. Con la carta,la penna - l’inossidabile BIC non cel’ha toccata ancora nessuno - el’immancabile segretaria che prendeappunti... ho detto appunti, appuntisulla carta, Dott. Bonaventuraabbandoni dunque l’idea dell’agendaelettronica. Anch’essa è computer!Dicevamo, quindi, la segretaria a cuiimpartire istruzioni su comeorganizzare la giornata, a cuichiedere la cortesia di portarci unbuon caffè. Già, il vecchio buon caffèdal distributore delle bevande.Sbagliato! Non c’è computer... nonc’è distributore. Chi “elaborerebbe” icalcoli sul resto da dare, sul creditoa scalare delle chiavette etc.? No,per il caffè c’è la vecchiamacchinetta sul fornellino a corrente.Sorvoliamo anche questo, cosa vuoiche sia? Ok, andiamo avanti, senzaperdere tempo, il tempo è preziosoed è già tardi come ci sta perricordare il memorandum impostatosul cellulare per la riunione. IlCELLULAREEEEEE. Oh no, senzacomputer addio anche al nostrocellulare... proprio ora che avevocomprato l’ultimo Black Berry!Fantastico, avevo impostatoFaceBook, navigavo in Internet,leggevo le e-mail. Le e-mail?Internet? FaceBook? No, no... macos’è un brutto sogno, cosa stasuccedendo? Proprio ora che eroriuscito a far aggiornare il sito webdella mia azienda. Il commercioelettronico! Ebay… non c’è più Ebay!Niente di niente. La vita non è più lastessa!!! Beh ho deciso, per oggi lagiornata finisce qui. Troppo stress,milioni di cose da fare che ora nonsono più sicuro di riuscire a fare.Dettare una lettera alla segretariache ora dovrà scriverla... scriverla dipugno e poi inviarla… inviarla? Ecome? Non c’è il fax! Chiederle difare quelle telefonate ma non con

Skype, o con il VoIP... no, solo con il caro vecchio telefono a disco. Nonc’è più Word, Excel, come farò a predisporre quella presentazioneaziendale? Non ho più neppure Power Point! Un disastro!!! Vado ariposare!!! Raccolgo le idee e domani è un altro giorno. Mi fermo in unnegozio, ho visto una borsa di pelle, di quelle “giuste”. Senza computeri fogli aumenteranno, una bella borsa capiente è davvero ciò che mioccorre. “Quanto costa?”... “ok, la prendo”. Non ho contanti ma tantopagherò con carta di credito. Sapete già la risposta: no computer, nocarta. È un incubo lo so, è solo un brutto incubo. Anche se a pensarcibene... no carta no spese pazze di mia moglie! Ok, iniziano a emergerei primi lati positivi della faccenda! “Se non puoi vincerli allora fatteliamici”, recita il vecchio adagio. Faccio la mia solita strada per rientrare equasi mi perdo senza il navigatore. Dovrei avvisare mia moglie. Oggi,rientro prima a casa ma come faccio, non ho più gli sms, non hopotuto, tramite e-mail, telefonarle neanche per scherzo… il cellularenon esiste. Mi soccorreranno le vecchie amate cabine. Andrò daltabaccaio a cambiare i soldi… che bello, ritrovo in tasca la vecchia Lira!Cambio cinque gettoni, mi basteranno? Non ricordo più quanti neoccorrevano per fare una telefonata “urbana”. Già una telefonataurbana… quand’ero giovane e innamorato ne ho passate di ore e diserate intere nelle cabine telefoniche a parlar con la mia bella. Mi sentoquasi emozionato. Fare il numero con il telefono a disco. Mi chiedo: masarà necessario comporre anche il prefisso? Mah... non ricordo piùneanche questo. Ok mia moglie è avvisata, rientro a casa ma non primadi essermi fermato al bar in piazza che stasera è stranamente più

Albert Einstein affermava: “I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi.Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti.L’insieme dei due costituisce una forza incalcolabile”.

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frequentato. Toh… chi si vede! Salvatore, Giuseppe,Alberto... c’è pure Enzo, ma che ci fanno tutti qui?Avevo quasi dimenticato i loro volti nonostantel’abitudine quotidiana del buongiorno su FaceBook!!!Chiacchieriamo un po’ come ai vecchi tempi,domandandoci perché non ci si vede più in giro comeuna volta, come questa sera. Qualcosa mi dice chel’assenza di tecnologia e il ritrovarsi con gli amicisiano tra loro collegati. Mah! Arrivo a casa, apro laporta e mio figlio mi corre subito incontro. Che strano,non è alla TV, non gioca con la Play Station, non chattacon i suoi amici e non ha neppure il suo lettore MP3attaccato al collo. E io che iniziavo a pensare che se lofosse fatto impiantare chirurgicamente... Ah già, ilcomputer... non c’è il computer! Mi prende per manoe mi accompagna nella sua cameretta: ”... papà, miaiuti con i compiti? La maestra ci ha assegnato unaricerca, cerchiamo insieme sull’enciclopedia?”. E poic’è la Matematica, la Storia e la Geografia. Fare unaricerca sull’enciclopedia, ricordate come si fa? Non c’èpiù Wikipedia, Google ma caspita... ci sono io! “Certoche ti aiuto, cosa dobbiamo cercare?”. È ora di cena,ora di Telegiornale. Le notizie non sono più cosìdrammatiche come le ricordavo solo il giorno prima.Le stragi non sono preannunciate da YouTube; ci sonosempre i bulli a scuola ma non filmano i lorocompagni con il telefonino, sento un TG ma non vedole stesse immagini per tutta la sera su tutti i canali.Non c’è il Grande Fratello, ma d’altronde comepotrebbe esserci senza le micro-camere pronte aspiare? Mio figlio mi chiede di andare a letto. Lo mettosotto le coperte e gliele rimbocco, augurandogli labuonanotte, mentre lui mi ringrazia per l’aiuto con laricerca. Lui che ringrazia me? Un déjà vu tantonostalgico quanto necessario a farmi riflettere. Vado aletto anch’io e fissando il soffitto ripenso alla giornataappena trascorsa. Una giornata ante-tecnologia. Mi èpiaciuto ri-trovare mio figlio e compiacermi della gioiaprovata nell’aiutarlo a fare i compiti, nell’“infilarmi” inuna vecchia cabina telefonica. Ho ritrovato il gusto difare un po’ di cose ma, detto tra noi, ne ho persetante altre alle quali ero abituato e a cui non ho vogliadi rinunciare. I social network per esempio. Cipresentano su video gli amici che potremmoincontrare sotto casa, ma è pur vero che ci aiutano neicontatti con persone che magari stanno dall’altraparte del mondo. E poi, ripenso a quanto la tecnologiaha fatto nel campo della salute; quante vite sono stategià salvate? E l’apporto fondamentale nelle scopertescientifiche? Quali e quanti passi da gigante ha fattol’Industria con la tecnologia? Quanti dati siamo riuscitia immagazzinare e quante informazioni riusciamo agestire? Le e-mail, internet, i fax! Perché rinunciarvi?

Quanto sollievo se ripenso a questa faccia dellamedaglia! Probabilmente, da oggi, scriverò qualchelettera “di pugno” quando non serve la tempestività diuna e-mail. Forse, cercherò maggiormente il contattofisico con gli amici e mi concederò più spazio per mee la mia famiglia, spegnendo il telefonino di tanto intanto. L’importante, però, è aver ritrovato la tecnologiaconsapevole che dovrò essere io a utilizzare lei e nonil contrario. In fondo, Albert Einstein affermava: “Icomputer sono incredibilmente veloci, accurati estupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti,inaccurati e intelligenti. L’insieme dei due costituisceuna forza incalcolabile”.

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L’importante, però, è aver ritrovato la tecnologia consapevole che dovrò essere io a utilizzare lei e non il contrario.

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Europa: lascia o raddoppia?

Il vecchio continente, nuovo cuore del mondodi Nicola Del Din

Componente Comitato Redazione Qualeimpresa

XXII meeting dei Comitati Regionali Giovani Imprenditori Confindustria dell’Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto.

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sarà probabilmente una perdita ancora più cospicua di posti di lavoro inquanto quella attuale è una crisi di proporzioni sconosciute, un terrenodove ognuno di noi cerca in qualche modo di trovare un cammino e unaricetta. In merito agli inviti del Capo del Governo a non avereatteggiamenti negativi, Federica Guidi ha concluso rilevando che inquesto momento è importante tenere i nervi saldi e non peggiorare lecose anche da un punto di vista psicologico. “Non avere unatteggiamento eccessivamente pessimistico - ha affermato - nonsignifica non rendersi conto della gravità della situazione, che èstraordinariamente pesante”.“Il meeting di Cortina – ha commentato Mistè – è diventato unappuntamento di grande richiamo per il nostro Movimento, un’occasionedi riflessione e di confronto. L’Europa deve giocare un ruolo centralenella determinazione delle nuove regole del commercio mondiale. Inquesta fase, è urgente che il Governo italiano proceda al recepimentodel Quadro Temporaneo sugli Aiuti di Stato in tempo di crisi, chel’Unione Europea ha adottato nell’ambito del pacchetto di provvedimentianticrisi. Si tratta di un atto che non comporta alcun tipo di spesaaggiuntiva, ma consentirà di mettere a disposizione di Stato e Regioni unimportante strumento di politica industriale a sostegno delle imprese”.Tre ore prima, Vigne aveva aperto i lavori pomeridiani con un incipit chenon lasciava interpretazioni: “di una cosa siamo certi - ha detto - la crisi

Lo scorso 7 marzo, i GiovaniImprenditori del Nord Est sisono ritrovati numerosi a

Cortina per dibattere il futuro ruolodell’Europa nel nuovo scenarioeconomico del dopo crisi. “Europa:lascia o raddoppia? Il vecchiocontinente, nuovo cuore del mondo” èstato il titolo provocatorio scelto dai 4Presidenti Regionali GI, GiovanniMistè (Emilia Romagna), AlessandroZanetti (Friuli Venezia Giulia), ThomasAusserhofer (Trentino Alto Adige) eGianluca Vigne (Veneto), per la XXIIedizione del meeting, cadutaquest’anno nel mezzo della peggiorecrisi economica dal dopo guerra.Questo in sintesi il “messaggiocardine”: l’Europa si trova di fronte auna scommessa strategica sul suostesso futuro, lasciare ad altre areedel mondo il ruolo di protagonistedello sviluppo economico oppureriaccendere l’orgoglio europeo eraddoppiare l’impegno e l’energia perfare del “vecchio continente” il “nuovocuore del mondo”?Nel primo incontro di sabato mattina,si è partiti da una riflessione sullecompetenze per misurarsi nella nuovaEuropa, per arrivare a dibattere suidiversi asset strategici necessari a faredell’Europa il cuore del mondo. Tra glianimatori del Seminario: GiuseppePerrone, Presidente Fondirigenti, eGiorgio Usai, suo Vice in Fondirigentie Responsabile delle RelazioniIndustriali di Confindustria. Si èparlato di crisi, di responsabilità ecultura di impresa, capacità eopportunità per i giovani di superarequesta difficilissima congiunturaeconomica, ma anche di valori, dipassione, di rilancio e di fiducia nelfuturo. Sabato pomeriggio, è andato in scenail tradizionale convegno all’AlexanderHall, conclusosi con un’intervista atutto campo a Federica Guidi,Presidente Nazionale GiovaniImprenditori Confindustria. La Guidiha affermato che, nei prossimi mesi, ci

In merito agli inviti del Capo del Governo a non avere atteggiamenti negativi, Federica Guidi ha rilevato che in questo momento è importante tenere i nervi saldi e non peggiorare le cose anche da un punto di vista psicologico.

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passerà, il problema è quando”. “L’Europa ha le carte in regola per diventareil vero cuore dell’economia di domani. La crisi, paradossalmente, ci offrel’opportunità per creare finalmente un unico vero mercato europeo, perdare alle aziende un’iniezione di competitività, per tarare meglio la politicaeconomica e creditizia. Il messaggio che abbiamo voluto lanciare a Cortina- ha spiegato Vigne - è che bisogna approfittare della crisi per riformarel’Europa, per prepararla per i nuovi scenari che si presenteranno al mondoquando questa grave turbolenza economica sarà superata”. “Il problema èche nel nostro Paese – ha proseguito Vigne - c’é un tessuto di piccole emedie imprese che in questo momento non vede alcun tipo di sostegno.L’aiuto che noi chiediamo consiste in sgravi fiscali sulla ricapitalizzazionedelle imprese, in possibilità di reinvestimento degli utili in azienda e in una

serie di politiche per incidere da subito nelle nostre aziende familiari. Perquesto, abbiamo elaborato una serie di proposte: istituzioni più solide, unsistema di welfare europeo, nuove regole, un’armonizzazione dei sistemitributari”. “Non esiste ancora un vero mercato unico globale – ha sottolineatoAusserhofer – manca ancora una reale convergenza di politiche tra legrandi aree economiche del mondo: manca un vero cuore economico delPianeta! L’Europa, ha una grande opportunità candidarsi a diventare il nuovocuore dell’economia di domani. Potremmo avere un grande vantaggio se

Gianluca Vigne. “La crisi, paradossalmente, ci offre l’opportunitàper creare finalmente un unico vero mercato europeo, per dare alle aziende un’iniezione di competitività, per tarare meglio la politica economica e creditizia”.

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Fondirigenti fa incontrare Giovani Imprenditori e Giovani Dirigenti

Il 5 febbraio scorso presso la sede di Fondirigenti, i rappresentanti G.I. Confindustria - Ric-cardo Crestani e Davide Canavesio - e di Federmanager giovani - Giuseppe Chiari e Ro-berto Rocchegiani - si sono incontrati per condividere un momento di riflessione sulle“competenze del Made in Italy”. All’ordine del giorno: crisi, merito, internazionalizzazione.Sull’internazionalizzazione, i Giovani di Confindustria hanno fissato due significativi appun-

tamenti. Cortina d’Ampezzo, 6 e 7 marzo 2009: il tradizionale meeting annuale – promosso dai Comitati RegionaliG.I. Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto – sul tema “Europa”, dove in un workshop hatrovato spazio la presentazione della costituzione di questo Gruppo di Lavoro e posta un’attenzione particolare allecompetenze manageriali per uscire dalla crisi.Stresa, 2 e 3 luglio 2009: il convegno annuale – organizzato dal Comitato Regionale G.I. Piemonte – in cui si parleràdi “Innovazione ed Europa” con i giovani rappresentanti dei principali Paesi europei e non, al fine di presentare unoscenario di principi guida, condiviso tra Giovani Imprenditori di diverse Nazioni, in un periodo critico del sistemaeconomico nazionale e mondiale.Dall’incontro, è nata una forza di squadra che, sicuramente, Fondirigenti saprà cogliere per costruire importanti pro-getti formativi mirati, in collaborazione con i Giovani Imprenditori.

Gianluca Vigne

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riuscissimo ad avere, oltre a una moneta unica, una politica monetariacomune. Per il futuro vorremmo un’Europa più forte con Istituzioni piùsolide, con strategie di crescita comuni e con un ruolo potenziato dellaBanca Centrale”.“È fondamentale che il mercato del lavoro rimanga aperto – ha aggiuntoZanetti - la crisi sta rilanciando istanze protezionistiche. Occorre renderepiù simili i contratti di lavoro avendo come obiettivo il contratto unicoeuropeo, in modo da spingere sempre di più i lavoratori a competere tra diloro in base alle competenze e non solo sulla remunerazione. Si potràuscire dalla crisi solo se tornerà la fiducia. La crisi finanziaria ha travoltol’economia reale, è fondamentale che le banche tornino a sostenere leimprese meritevoli”. Un autorevole panel di ospiti, moderato dall’editorialista Enrico Cisnetto, harisposto alle tante sollecitazioni dei GI. Sono intervenuti: Divo Gronchi,Consigliere Delegato Banca Popolare Vicenza; Lorenzo Bini Smaghi,Membro del Comitato Esecutivo della Bce; Angelo Panebianco, politologo;Paolo Costa, Presidente della Commissione Trasporti e Turismo delParlamento Europeo; Nerio Alessandri, Presidente Technogym; GuidoBarilla, Presidente Gruppo Barilla; Andrea Tomat, Presidente diConfindustria Veneto.“Il 2009 sarà ancora negativo ma meno di quanto lo sia già stato. Dalsecondo trimestre del 2010 - ha detto Bini Smaghi - dovrebbe iniziare larisalita. Il welfare italiano penalizza i giovani. È fondamentale capire chebisogna convergere verso un modello europeo. Bisogna aumentare ilcapitale delle Banche anche per restaurare la fiducia nel sistemafinanziario”. Gronchi, parlando di credito, ha sottolineato come in questomomento sia “impossibile salvare tutti, ma che è importante capire eagevolare soprattutto coloro che hanno potenzialità”. Alessandri haevidenziato il problema del credito e della liquidità per le imprese e hasottolineato come la crisi sia stata generata da una sorta di orgia finanziariaa cui tutti hanno in qualche modo partecipato. Barilla ha fatto un appelloalla politica e una riflessione anche sulle responsabilità e sul ruolodell’imprenditore, sostenendo che è ora che ognuno torni a fare il propriomestiere. Panebianco non si è dimostrato molto fiducioso sul ruolo dellapolitica per uscire dalla crisi e Costa ha stigmatizzato i troppi tecnicismidell’UE, mostrandosi piuttosto pessimista sulla possibilità di arrivareall’eurobond unico. Tomat, infine, ha criticato il Governo per i pochi soldiconcessi al Nord sulle opere pubbliche e per aver deciso di stanziare fondiper il Ponte sullo Stretto di Messina anziché per lo sviluppo ferroviario traVerona e Udine e Trieste. Anche da queste scelte, passa, infatti, lo sviluppodi un’Europa più forte e competitiva.

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L’Europa si trova di fronte a una scommessa strategica sul suo stesso futuro, lasciare ad altre aree del mondo il ruolo di protagoniste dello sviluppo economico oppure riaccendere l’orgoglio europeo e raddoppiare l’impegno e l’energia per fare del “vecchio continente” il “nuovo cuore del mondo”?

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UniCredit scommette

sui Giovani di Confindustriadi Luca Picasso

Cinque domande all’Amministratore Delegato, Dario Prunotto

Dott. Prunotto, cosa spinge UniCredit PrivateBanking ad affiancare i GI in questo progetto?Per il nostro Gruppo sta diventando una

tradizione affiancare i GI, essendo già stati vostripartner l’anno scorso in occasione del convegno diSanta Margherita Ligure. Proprio allora abbiamocollaborato attivamente alla realizzazione di unworkshop in cui si poneva l’attenzione sul delicatotema della leadership. Quindi, l’idea nasce proprio dalì, con il nostro contributo. Anche perché i patrimoniaziendali e familiari spesso sono intrecciati e per unabanca che si occupa di wealth management èindispensabile conoscere le evoluzioni delle impresefamiliari. Possiamo infatti consigliare come ottimizzare

il patrimonio, separando bene il portafoglio aziendaleda quello familiare. Conoscere gli attori delle diversegenerazioni è per noi importante per poter dare uncontributo consulenziale al momento del cambio al“timone”. Questo anche perché non è detto, che peresempio a un genitore “conservativo” corrisponda unfiglio con le stesse vedute e viceversa.Quale sarà il ruolo di UniCredit nel progetto?Contribuiremo in diverse forme. Prima di tuttometteremo a disposizione una competenza territorialederivante dalle nostre 180 filiali private presenti sututto il territorio nazionale. Riteniamo che le stesseproblematiche possano avere origini e soluzionidiverse a seconda della parte d’Italia in cui si

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riscontrano. Avere quindiqualcuno che può dare evidenzadelle differenze culturali,operando direttamente sul postosarà significativo per determinareuna fotografia il più esattapossibile della realtà. Oltre aquesto metteremo a disposizionela nostra struttura di Gruppo,Unimanagement, che ha sede aTorino, come la direzionegenerale di UPB . Un centroall’avanguardia che ha forticompetenze sulla formazionemanageriale e che ha laresponsabilità dello sviluppo dellaleadership del Gruppo. Nonultimo, la presenza del GruppoUniCredit in 22 Paesi cipermetterà di avere una viewinternazionale e poter portaredegli esempi comparativi sucome questo problema vieneaffrontato all’estero.Affiancare i GI in questo progettoindica che UniCredit è sensibile alproblema che molti Giovani sitrovano a dover affrontarequando subentrano al genitorealla guida dell’azienda. UniCreditPrivate Banking come aiutaquesto processo?Al nostro interno abbiamo duestrutture dedicate. Una, laBusiness Advisory, è specializzatanell’analizzare e affiancare gliimprenditori nei casi didiscontinuità aziendale, ovveroeventi che determinino un cambionell’assetto dell’azienda e chepossano avere effetti significativianche sulla gestione della stessa:crisi del settore merceologico,ingresso di nuovi soci ma anche,e soprattutto, il passaggiogenerazionale. Le esperienze danoi viste ci permettono di porredegli esempi su come taloraquesti problemi si sianoevidenziati e risolti. Inoltreoffriamo un servizio tipico delPrivate Banking, attraverso la

struttura di Asset Protection, volta a ottimizzare l’assetto dei patrimonifamiliari più complessi. Queste due strutture collaborano costantementecon chi sul territorio ha la gestione della relazione, il nostro privatebanker, e ci permettono di avere una visione d’insieme esaustiva:ovviamente mettiamo questa esperienza a disposizione degliimprenditori.E che cosa vi dice la vostra esperienza?Prima di tutto che il passaggio generazionale va pianificato attentamentequando non ve n’è ancora la necessità impellente. Rincorrere lasituazione quando si manifesta l’esigenza può portare a soluzioniaffrettate e non ottimali per l’azienda. La responsabilità principale di talepassaggio è della generazione “uscente” che detiene tutte le leveaziendali: molte volte si imputa ai figli di non essere bravi come i genitorima, se talora è vero, in molti casi è proprio il genitore che non vuole onon riesce a fare sufficiente spazio ai figli. Soprattutto quando si è inpresenza del fondatore dell’azienda tale passaggio diventa ancora piùdelicato perché interviene una sfera emozionale che spingel’imprenditore a “restare” al comando di ciò che ha creato dal nulla.Che consigli si sente di dare ai Giovani che dovranno affrontare questoproblema?Più che consigli posso riportare la nostra esperienza. Abbiamo visto che,all’interno di un’azienda, la legittimazione vera e propria nasce dal basso:

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PROGETTO LEADERSHIP

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sono i collaboratori e i dipendentiche riconoscono la leadership piùche il fatto che essa venga impostadall’alto. Non è raro il caso in cuitale legittimazione si manifesti ove ilgiovane abbia ricoperto incarichidiversi da quelli del genitore

all’interno dell’azienda: cercare di emulare chi ti ha preceduto ti esponea inevitabili confronti continui mentre ritagliarsi una propria esperienzaunica, se coronata dal successo ovviamente, ti mette in evidenza inmodo positivo senza necessariamente essere “misurato” in rapporto aquanto fatto da qualcun altro.

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Leadership di crisi e

continuità d’impresa: i

temi al centro del

Progetto avviato dai GI di

Confindustria, in

collaborazione con

l’Università LUISS Guido

Carli e UniCredit. Due

filoni di ricerca che

costituiscono un valido

intreccio, per approntare

una riflessione sul futuro

che ci attende.

In questo momento di crisi, si è posta l’attenzione sul

passaggio generazionale che molte aziende dovranno

affrontare. L’industria italiana, largamente composta da PMI a

carattere familiare, si identificano con la storia personale

dell’imprenditore che le guida. Una forza questa che, però,

entra in crisi al tempo dell’avvicendamento al vertice. Da

indagini recenti, il 45% delle aziende vive il problema della

continuità d’impresa mentre il 14,3% ritiene di affrontarlo

dopo. Un momento delicato, che può generare angosce e

risultare in un calo di redditività; quindi, deve essere

pianificato e gestito al meglio, per far sì che venga vissuto

come un’occasione di crescita e sviluppo. È all’intersezione

di questi due filoni che si colloca il nuovo progetto di ricerca

che vuole fare luce su aspetti poco valorizzati, nella

convinzione che una buona continuità d’impresa costituisce

un utile strumento per uscire dalla crisi.

Su quali fattori devono puntare le PMI per uscire dalla crisi?

Come “pilotare” il passaggio generazionale all’interno

dell’azienda per evitare che questo delicato momento, da

fonte di incertezza e disagio, si trasformi in un’opportunità di

crescita e di sviluppo? Cosa s’intende con leadership? Quali

i fattori che ne influenzano la crescita? Tanti gli interrogativi

ai quali il team di ricerca della LUISS Guido Carli, con gli

esperti di UniCredit e i GI di Confindustria, cercheranno di

rispondere. Il lavoro sarà articolato in due parti. La prima

comprenderà una raccolta di sei contributi sull’argomento,

che spaziano da una definizione della parola leadership a

un’analisi degli elementi che incidono su di essa - quali il

territorio e la cultura - alla storia delle imprese familiari, fino

alla leadership nei processi delle PMI. La seconda si baserà

su un doppio questionario sottoposto in parallelo a un

campione di GI e a un gruppo di Imprenditori Senior.

Dall’analisi incrociata delle risposte si formulerà uno

scenario più preciso di quello che è il panorama industriale

italiano e di quello che aspira a diventare, mettendo a

confronto i punti di vista delle due generazioni.

Al progetto collabora UniCredit, partner strategico del

Comitato Università Scuola e Formazione dei Giovani

Imprenditori, entrambi accomunati dalla convinzione che in

un momento come quello che stiamo vivendo sia necessario

analizzare le dinamiche in atto con un occhio di riguardo alle

risorse umane, perché lo sviluppo di un grande gruppo parte

sempre dalla centralità dei propri manager.

La ricerca è stata affidata a un partner istituzionale del

Movimento dei Giovani Imprenditori, la LUISS Guido Carli,

una colonna portante nel panorama istituzionale della

formazione, che da tempo si dedica allo studio delle scienze

sociali per la valorizzazione del capitale umano.

Dall’incontro di queste realtà, nasce il desiderio di studiare e

approfondire lo scenario imprenditoriale italiano, per

contribuire a immaginare cosa succederà una volta passata

la crisi e come bisognerà muoversi per non farsi

sorprendere impreparati dalla ripresa.

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Prepariamoci alla futura ripresa

Attraverso il Progetto dei Giovani Imprenditori di Confindustria, promosso in collaborazione con l’Università LUISS Guido Carli e UniCredit.

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Cultura della legalità e sviluppo del territoriodi Doriana Ruggiero

Componente Comitato Redazione Qualeimpresa

Attraverso il Vademecum sulla sicurezza aziendale. Strumento agile e formativo strutturatosulle cinque principali minacce alle imprese: estorsione, furto, truffa riciclaggio e usura.

Nato dalla collaborazione congiunta dell’Arma dei Carabinieri e dei GI Irpini. Per non far distruggere quanto con fatica si è costruito o ereditato dai padri.

E per scoraggiare il racket, che rappresenta una delle piaghe dell’imprenditoria meridionale.

Ne è passato di tempo da quando il compiantoFrancesco Compagna, meridionalista di sicurospessore culturale e politico di grande finezza

intellettuale, teorizzava che un Carabiniere in più perstrada avrebbe scoraggiato i ladri e aiutato i cittadini astare più tranquilli. Con grande anticipo rispetto alleimprobabili analisi politiche di oggi, e soprattutto conla forza del suo sano pragmatismo, Compagna avevaintuito già diversi lustri fa la straordinaria incidenza delfattore psicologico in materia di sicurezza sociale,individuando nella collaborazione tra cittadino e forze

dell’ordine uno degli elementi strategici megliofunzionali all’efficacia della lotta alla delinquenzaorganizzata e non. Tutto questo tempo non è passato invano. Oggi, ilCarabiniere in più per strada c’è, ma soprattutto è unCarabiniere (o un Poliziotto) meglio addestrato all’artedell’investigazione e nel cittadino, o più precisamentein alcune categorie organizzate di cittadini, vaprendendo sempre più forma la consapevolezza diquanto sia indispensabile la collaborazione con leforze dell’ordine per la sicurezza del territorio e,

DAL TERRITORIO

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dunque, di tutte le attività – sociali ed economiche – che si svolgono sulterritorio.Un esempio concreto, e per molti versi esaltante di proficuacollaborazione tra cittadini organizzati e forze dell’ordine, è stato fornitodall’apertura, in Irpinia, dello “sportello della legalità”: un’iniziativacongiunta dell’Arma dei Carabinieri e Giovani Imprenditori mirata a faremergere, nella più assoluta discrezione, gli elementi di vulnerabilitàdelle aziende rispetto agli “attacchi” della delinquenza. Si tratta, inbuona sostanza, di un Vademecum, realizzato dopo un proficuoconfronto tra le parti, che contiene la diagnosi, la prevenzione e ladifesa dai reati più diffusi ai danni dell’impresa.Il documento è stato presentato il 13 gennaio scorso in ConfindustriaAvellino alla presenza del Presidente Silvio Sarno, del Presidente dei GIAvellino Katia Petitto, del Colonnello dei Carabinieri di AvellinoGiammarco Sottili e del Presidente Nazionale dei Giovani ImprenditoriConfindustria Federica Guidi.L’esemplificazione individua cinque “minacce” essenziali: l’estorsione, ilfurto, la truffa, il riciclaggio e l’usura. Per ogni fattispecie sono“protocollati” i comportamenti da mettere in atto, per ridurre al minimoil rischio di danno all’azienda e di sopravvento della delinquenza. Sitratta, del resto, del primo esperimento del genere condotto in Italia, ele possibilità di successo sono decisamente apprezzabili se sono statesottolineate con grande enfasi da un esperto di sicura affidabilità qual èl’ex Procuratore Antimafia e attuale Direttore degli Affari Penali delMinistero della Giustizia, Antonio Laudati.Il rigore scientifico, con il quale Carabinieri e Giovani Imprenditori Irpinihanno messo a punto il progetto, lascia ben sperare. Il problemaessenziale, tuttavia, resta, a nostro avviso, il superamento di una culturaimprenditoriale che risente ancora, nella piccola provincia, dicondizionamenti ambientali che spesso esaltano gli egoismi dicategoria ed esasperano la diffidenza, peraltro immotivata, verso leforze dell’ordine. Il problema, insomma, è essenzialmente legato allanecessità di un mutamento di mentalità imprenditoriale rispetto almondo delle istituzioni, ed è proprio in questo senso che i GiovaniImprenditori Irpini si stanno muovendo in collaborazione con ilComando provinciale dell’Arma.C’è da dire, che la strada fatta in poco tempo è già tanta e che moltisegnali incoraggiano all’ottimismo. Uno per tutti, la scelta coraggiosadei Giovani Imprenditori di investire sulla cultura della legalità, in unafase di congiuntura drammatica in cui più facilmente si sviluppanoegoismi e tentazioni di scorciatoie illegali.

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DAL TERRITORIO

Il documento è stato presentato il 13 gennaio scorso in Confindustria Avellino alla presenza del Presidente Silvio Sarno, del Presidente dei GI Avellino Katia Petitto, del Colonnello dei Carabinieri di Avellino Giammarco Sottili e del Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori Confindustria Federica Guidi.

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Falsi Miti

Merito. Meritocrazia. Se si mettessero questedue parole in un motore di ricerca,ricostruendone il numero di citazioni, negli

ultimi sei mesi, molto probabilmente risulterebberofra le più gettonate tra le parole usate da politici,intellettuali, economisti, opinionisti e soggetti varidel circo italico dell’informazione. Quello del merito,sta diventando pertanto un mito della societàitaliana contemporanea, la quale però, comevedremo, continua a funzionare in modo tale daevidenziare che quello del merito continua ad

essere un “falso mito”. Falso perché tanto viene declinato nelledichiarazioni di intenti, quanto poco viene seguitonei comportamenti concreti. Chissà, infatti, fra i tanti che hanno letto“Meritocrazia” (che oggi va di moda), di GeorgeAbravanel, quanti si sono inorgogliti per il fatto diritrovarsi in tale valore, salvo poi continuare aorientare i propri comportamenti nel modo tipico diuna società che a tutti i livelli soffre la malattia del“mal di merito” .

Perché si parla molto di merito e si pratica poco?

di Luigi Tivelli*

La patologia di cui soffre la società italiana contemporanea è il “mal di merito”. E il nepotismo e la partitocrazia sono i due fattori che la determinano.

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Luigi Tivelli

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Falsi Miti

Proviamo a declinare anche in termini, se vogliamo,banali, quanto sto cercando di sostenere. Ilprofessore universitario, reduce dalla lettura, tornaal suo dipartimento, ed è costretto a prendere attoche gli ultimi due assistenti che ha nominato, li hanominati per mere ragioni di tipo nepotistico.Abbiamo, pertanto, già trovato un primo fattore chesta alla base del “mal di merito” di cui soffre lasocietà italiana: il nepotismo, tipico di una società incerte sue aree affetta da quello che Bansfield hadefinito “familismo amorale degenerativo”, in altrearee affetta da familismo e basta. Questo vale nelle università, tra gli ordiniprofessionali, nelle burocrazie, etc. Questo vale, per esempio, in quel sistema ancoraparafeudale, fatto di vassalli, valvassori e valvassiniche, è oggi il mondo politico. E qui veniamo al secondo fattore, che è quello dicui si parla meno e che invece pesa di più,contaminando molti aspetti del mondo economicoe sociale: la partitocrazia invadente e impicciona.Siamo alla fiera della lottizzazione, parola oggi pocorilanciata, ma rappresentativa di un modello piùdiffuso che mai. Perché le migliaia e migliaia diconsiglieri di amministrazione delle migliaia di

municipalizzate e enti pubblici che formano quellaspecie di socialismo reale in salsa locale vigente inItalia, devono essere scelti praticamente solo sullabase del criterio di appartenenza politica? Chi l’hastabilito? Perché nessuno, anche tra coloro chehanno letto attentamente il libro che ho citato, siribella a questo andazzo o denuncia talidegenerazioni? Perché laddove un tempo vigeva laregola meritocratica del concorso, ora impazza ilsistema delle spoglie? Ecco allora che quello del merito (e dellademocrazia) è per ora solo un idola tribus propriosolo di alcune tribù, le quali stesse però, pur dopoaver letto i libri giusti, si comportano poi, in più diqualche caso, in modo non certo meritocratico, siache siano politici, sia che siano burocrati, sia chesiano professori universitari.

* Luigi Tivelli è Consigliere Parlamentare dellaCamera dei Deputati, Docente ed Esperto diamministrazione pubblica ed è Autore di numerosepubblicazioni e libri in materia amministrativa,giuridica, economica e politologica. È Editorialistadei quotidiani “Il Messaggero” e “Il Mattino”.

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MONDANANDOCICORTINA D’AMPEZZO – ALEXANDER HALL

COMITATI REGIONALI G.I. EMILIA ROMANA, FRIULI VENEZIA GIULIA, TRENTINO ALTO ADIGE, VENETO7 MARZO 2009

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