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    Dal sito: http://www.univ.trieste.it/~zuglio/all/storia/preistoria.introduzione.html

    Archaeotopos Learning Library from UTS NetGeoLab - HiReMaLab

    Last update 2001Hosted with University of Trieste

    Introduzione alla preistoria

    Lantichit dellUomo e la preistoria

    Il lungo periodo del passato dellumanit precedente linvenzione della scrittura viene comunemente denominatopreistoria, in contrapposizione allastoria, il periodo per il quale possediamo documenti scritti. Questa distinzione non

    in realt giustificata, poich tutto ci che interessa luomo ne costituisce la sua storia, fin dalla sua comparsa sulla terra.La preistoria, come scienza, nacque nella prima met dellOttocento, quando fu acquisita la nozione dellalta antica deinostri primi antenati. Le conoscenze attuali sulle origini delluomo pongono a 2 milioni di anni fa la comparsa sullaterra del genereHomo, derivato da specie pi antiche i cui primi passi possono essere seguiti nelle regioni meridionali eorientali dellAfrica fino a 4-5 milioni di anni fa. La preistoria sinteressa quindi di quel lungo periodo della storiadelluomo che precede i primi sistemi di scrittura, vale a dire dalle origini fino a 4.000-3.000 anni fa circa.

    A differenza degli studi storici propriamente detti, larcheologia preistorica, non disponendo di documenti scritti, prendein considerazione solo gli oggetti prodotti dalluomo (manufatti) in funzione delle sue attivit economiche, artistiche espirituali. In questa prospettiva rientrano gli studi sullevoluzione fisica e culturale delluomo, sulle sue attivitquotidiane, sulle tecniche produttive e sul suo rapporto con lambiente circostante.

    Le ricerche sulla preistoria pi antica (Paleolitico) hanno avuto lavvio in Europa occidentale, e soprattutto in Francia,da parte di ricercatori di formazione prevalentemente naturalistica con il proposito di dare una collocazione cronologica

    ai resti scheletrici e ai prodotti dellattivit umana rinvenuti in numerose cavit di quelle regioni. Essi svilupparonoperci metodi mutuati dalle scienze geologiche e paleontologiche per inquadrare questi primi resti umani e i manufatti aloro associati.

    Dopo aver superato la fase iniziale del collezionismo di oggetti strani o inconsueti, larcheologia preistorica moderna,intesa come mezzo di ricostruzione storica del passato, si propone, con metodologie sempre pi perfezionate, diraccogliere e studiare tutti le informazioni utili alla ricostruzione dei modi di vita dei gruppi umani che si sono succedutinel corso degli ultimi 2 milioni di anni.

    La ricostruzione degli avvenimenti e degli ambienti nelle varie epoche della preistoria si basa esclusivamente sullaricerca e linterpretazione dei resti materiali che si sono conservati, tra cui, in primo luogo, i prodotti delle varie attivitumane, quali gli strumenti di pietra, la ceramica, i manufatti dosso, ecc. Nellinterpretazione di queste, anche labili,testimonianze del passato si rendono indispensabili indagini relative allambiente naturale in cui luomo ha vissuto e dalquale stato condizionato, adattandosi al variare del clima e della morfologia del paesaggio. Lanalisi della culturamateriale viene pertanto svolta nellambito di una pi ampia ricerca che prevede lapporto di altre discipline rivolte allostudio dei terreni (geologia), dei resti ossei umani (paleoantropologia e antropologia fisica), dei resti ossei animali(paleontologia e archeozoologia) e dei resti vegetali (paleobotanica).

    Cronologia e inquadramento culturale della preistoria

    Lo schema cronologico della preistoria europea comprende i seguenti periodi:

    Paleolitico noto anche come antica et della pietra o et della pietra scheggiata; esso include le varie culture deipopoli cacciatori e raccoglitori dalle origini della comparsa del genereHomo, circa 2 milioni di anni fa, sino alla finedellultima glaciazione, circa 10.000 anni fa. Il Paleolitico suddiviso in inferiore, medio e superiore. La sua duratacorrisponde al Pleistocene.

    Mesolitico lo stadio culturale degli ultimi cacciatori-raccoglitori che si adattano alle modificazioni climatiche delPostglaciale; il Mesolitico corrisponde cronologicamente alle fasi iniziali dellOlocene.

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    Neolitico noto anche come et della pietra nuova odella pietra levigata; esso rappresenta una fase di profondicambiamenti nel modo di sussistenza delle comunit preistoriche. Durante il Neolitico sono introdotte tre fondamentaliinnovazioni: lagricoltura, lallevamento e la produzione della ceramica. Il Neolitico si sviluppa tra il VII e IV millennioa.C.

    Et del Rame durante questo periodo, noto anche come Eneoliticoo Calcolitico, luomo si appropria della tecnicametallurgica che gli consente di apportare significative modificazioni anche nel sistema di sussistenza; let del Rame si

    sviluppa durante il III millennio a.C.Et del Bronzo uno sviluppo delle tecniche di lavorazione dei metalli consente la produzione di oggetti in bronzo,let del Bronzo vede rilevanti cambiamenti nelleconomia e nelle strutture sociali delle comunit preistoriche. Let delBronzo si sviluppa dagli ultimi secoli del III millennio a.C. fino al IX-VIII secolo a.C., quandolet del Ferrosegna ilpassaggio allet storica.

    Let del Bronzo e del Ferro vengono di solito riferite alla protostoria, anzich alla preistoria, poich, durante questoperiodo, in alcune regioni dEuropa hanno avuto origine culture che attestano la conoscenza della scrittura; lacontemporaneit tra culture "analfabete" e culture dotate di sistemi di scrittura ha reso necessario un approccio diversoallo studio del passato. Se infatti lo studio della preistoria si fonda quasi esclusivamente sui resti archeologici e quellostorico invece sulle fonti scritte, la protostoria, momento intermedio tra i due, necessita di un campo di ricerca che esigela convergenza di discipline molto diverse tra loro, come larcheologia, la linguistica, lepigrafia, la critica delle fontiscritte, letnologia.

    La cronologia del Quaternario

    I tempi preistorici abbracciano il Pliocene, lultimo periodo dellEra terziaria, e lEra quaternaria (tavola). La comparsadel genereHomo fatta coincidere con linizio dellera geologica attuale, detta Quaternario. Questa viene suddivisa indue periodi: Pleistocene e Olocene, il cui limite corrisponde alla fine dellera glaciale in Europa ed fissatoconvenzionalmente a 10.000 anni fa (8.050 150 a.C.).

    Il Pleistocene viene a sua volta suddiviso in inferiore, medio e superiore. Il passaggio dal Pleistocene inferiore aquello medio fissato attorno a 700.000 anni fa, quando si verifica unimportante inversione del polo magneticoterrestre che determina una fase climatica temperata. Il limite tra Pleistocene medio e superiore corrisponde alla finedella glaciazione di Riss, tra 130.000-120.000 anni fa circa.

    Le glaciazioni

    Durante il Quaternario il globo terrestre stato interessato da importanti variazioni climatiche, influenzate da causeastronomiche, che nellemisfero boreale hanno determinato fasi climatiche particolarmente fredde, dette glaciazioni. Levariazione dellinsolazione della superficie terrestre in conseguenza delle variazioni delleccentricit della terra,dellinclinazione dellasse terrestre e per effetto della precessione degli equinozi hanno determinato un generaleirrigidimento del clima che ha causato la formazione di grandi accumuli di ghiaccio sulle terre emerse, divenuti semprepi rilevanti in rapporto allaumento del clima freddo. La formazione di grandi calotte glaciali avvenuta, inoltre, aspese delle acque degli oceani e dei mari il cui livello si abbassato fino a un massimo di 120 metri in corrispondenza

    dellacme glaciale verificatori attorno a 20.000 anni fa. I periodi glaciali sono stati intervallati da momenti con climapi temperato, nel corso dei quali il ritiro dei ghiacci e la risalita del livello del mare hanno portato a modifiche ancherilevanti nella morfologia del paesaggio. I periodi di miglioramento climatico tra una glaciazione e laltra sono dettiinterglaciali, mentre le fasi di miglioramento climatico durante un periodo glaciale sono dette interstadiali.

    Nella regione alpina, dove le ricerche sul glacialismo quaternario hanno avuto inizio durante i primi anni del secoloscorso, sono stati distinti quattro periodi glaciali, chiamati rispettivamente Gnz, Mindel, Risse Wrm. La glaciazionedi Gnz attribuita al Pleistocene inferiore, quella di Mindel e Riss al Pleistocene medio e, infine, la glaciazione diWrm al Pleistocene superiore.

    Durante i periodi glaciali, la penisola scandinava stata ricoperta da una calotta glaciale, detta inlandsis, che nel corsodei periodi di massima espansione (periodi pleniglaciali), si estese fino a sud del Mar Baltico, nellEuropasettentrionale.

    Le variazioni climatiche hanno avuto notevoli conseguenze su tutto il mondo biologico poich hanno determinato dei

    mutamenti sia nel tipo di vegetazione sia nelle faune dei territori interessati dal clima glaciale. Queste variazioni hannoinoltre condizionato luomo costringendolo ad adattarsi ai nuovi ambienti.

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    Metodi di datazione

    Lo scavo di depositi archeologici con serie stratigrafiche rilevanti contenenti in successione pi livelli di occupazionefornisce la base di una sequenza cronologica relativa. Tale cronologia misura le differenze di et utilizzando una scalaordinale, nel caso della serie stratigrafica la datazione relativa dei vari livelli si basa sul presupposto che lo strato posto

    pi in basso di tale sequenza sia pi antico di quello situato pi in alto. La cronologia relativa fornisce quindilindicazione di un prima o di un dopo di eventi o materiali correlati tra loro, ma non consente di datare dei manufatti odegli strati in anni dal presente (B.P.) o con gli anni del calendario (a.C./d.C.).

    Gli archeologi hanno avvertito la necessit di riferire i rinvenimenti preistorici a uno schema cronologico al fine dipoterli studiare sotto una prospettiva temporale, per tale motivo hanno rivolto la loro attenzione a vari metodi didatazione che fornissero un indicazione precisa del momento storico in cui un manufatto stato prodotto o un evento accaduto. I metodi di datazione assoluti consentono, con lausilio di procedimenti chimici o fisici, di determinare levarie epoche dei manufatti analizzati sia come anni dal presente sia come anni del calendario. I metodi pi utilizzati inarcheologia sono i seguenti: dendrocronologia, metodo del radiocarbonio, metodo del potassio/argon, metododelluranio/torio, termoluminescenzae paleomagnetismo.

    La dendrocronologia un metodo di datazione biologica che si basa sullanalisi delle sequenze degli anelli diaccrescimento degli alberi; esso consente di datare i manufatti lignei (oggetti e strutture) rinvenuti nei siti archeologici.Il metodo di datazione si basa sul principio secondo cui ogni anno gli alberi aggiungono un anello di crescita che

    registra le minime variazioni del clima e dellumidit; lampiezza dellanello relativamente sottile durante le annateasciutte, mentre essa tende a diventare spessa durante le annate umide. Al momento del taglio dellalbero, questevariazioni dei singoli anelli di accrescimento consentono di determinarne let. Pertanto alberi della stessa specie e dellastessa et cresciuti in aree con condizioni climatiche simili presentano sequenze degli anelli di crescita pi o menosimili. Nel caso di alberi pi vecchi e pi giovani le cui et si sovrappongono possibile realizzare una cronologiarelativa confrontando gli anelli di crescita dello stesso anno. Le et assolute possono essere ottenute sovrapponendo lesequenze degli anelli di crescita sino agli alberi viventi. La sequenza pi lunga e pi antica ottenuta sino ad ora quellafornita dalPinus aristataper lAmerica occidentale che risale sino a 9.000 anni fa.

    Il metodo del radiocarbonioconsente di determinare let dei materiali organici contenenti carbonio. Il metodo si basasulla decomposizione radioattiva dellisotopo 14 contenuto nel campione di azoto, con lemissione di particelle che hainizio allorch un organismo muore e cessa di scambiare carbonio 14 (C14) con latmosfera. Nel momento in cui unapianta, un animale o un uomo muoiono viene a cessare lassunzione di C14, la sua concentrazione, prima costante,

    comincia a diminuire per effetto del decadimento radioattivo. Conoscendo la velocit di decadimento del C14 emisurandone la quantit rimasta nel campione analizzato, si pu determinare let di un tessuto, di un manufatto ligneoo di animale morto. Le tracce di C14 sono piccolissime gi allinizio e si riducono alla met dopo 5.730 anni; dopo23.000 anni, in un campione rimane perci solo un sedicesimo della gi modesta quantit iniziale di C14. La precisionedelle datazioni con il metodo del C14 condizionata da vari errori: influenza delle radiazioni cosmiche, errori diconteggio e da possibili inquinamenti dei campioni. Per tale motivo le date ottenute sono sempre accompagnate da unastima dellerrore probabile (8.050 150 a. C.). Una delle ipotesi fondamentali del metodo C14 risultata non del tuttocorretta: la concentrazione di C14 nellatmosfera non infatti rimasta costante nel corso del tempo, ma mutata inrelazione alle variazioni del campo magnetico terrestre, a conseguenza di ci necessaria una calibrazione delle dateottenute. La dendrocronologia fornisce il metro di confronto cronologico di riferimento alle datazioni C14. Le dateottenute con il metodo del radiocarbonio dagli anelli di accrescimento degli alberi indicano che prima del 1.000 a. C.circa le date espresse in anni determinati con il C14 risultano progressivamente pi recenti rispetto a quelle espresse inveri anni di calendario. Prima del 1.000 a.C., gli alberi e tutti gli altri organismi viventi erano esposti a concentrazioni

    atmosferiche maggiori di C14 di quelle a cui sono esposti oggi. Lapporto delle sequenze dendrocronologiche deglianelli di accrescimento delPinus aristata e della quercia ha consentito per lEuropa e il Nord America la definizione dicurve di calibrazione valide fino al 7.000 a. C. (9.000 anni fa). Le curve consentono agli archeologi di calibrare una datacon il radiocarbonio traducendola in anni di calendario.

    Il metodo delluranio/torio si basa sul processo di decadimento dellisotopo radioattivo 238 delluranio, solubilenellacqua, dove si combina con il carbonato di calcio. Il decadimento radioattivo determina la trasformazionedellisotopo 238 delluranio nellisotopo 234 prima e quindi in torio, insolubile in acqua. Gli organismi viventi nelleacque, come conchiglie e coralli, e gli organismi terrestri che assorbono le acque sotterranee al momento della mortesono ricchi di uranio 234 e poveri di torio; da questo momento in poi inizia il decadimento dellisotopo instabiledelluranio determinando un accumulo di torio. La misura del rapporto tra la quantit di uranio e torio presente nelcampione analizzato consente la sua datazione, giacch il tempo di decadimento noto. Larco cronologico che puessere datato con questo metodo va da alcune migliaia danni fino a circa 350.000 anni fa.

    Il metodo del potassio/argoninteressa la datazione delle rocce magmatiche. Esso si basa sul principio che il potassioradioattivo presente al momento del raffreddamento di una roccia magmatica si disintegra producendo argon. Lamisurazione del rapporto potassio/argon di certi minerali consente quindi di datare il momento del raffreddamento. Con

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    questo metodo possibile datare rocce eruttive in relazione con depositi antropici, ottenendo cos per questi ultimi deitermini ante quem opost quem. Il metodo viene normalmente applicato per periodi pi antichi di 100.000 anni da oggi.

    La datazione mediante termoluminescenza serve per datare materiali archeologici che hanno subito un trattamentotermico. Questo metodo di datazione si basa sul seguente fenomeno: allinterno di un cristallo, al momento dellaformazione, sono presenti delle cavit elettrostaticamente positive che costituiscono delle trappole per gli elettroni liberiche circolano in esso; gli elettroni occuperanno le cavit esistenti fino a saturarle a meno che non vengano liberati in

    seguito a riscaldamento. Quando, infatti, il materiale viene riscaldato o esposto alla luce, gli elettroni intrappolati nellecavit vengono liberati, rilasciando energia sotto forma di luce, detta termoluminescenza. Il segnale una misuradellesposizione alle radiazioni che stata accumulata; pi lunga stata lesposizione o pi forte stato il livello diradiazione, maggiore la termoluminescenza emessa dal campione. Le datazioni fino ad ora pi antiche ottenute con ilmetodo della termoluminescenza riportano a circa 300.000 anni fa.

    La datazione archeomagnetica si basa sul paleomagnetismodelle rocce che sono state naturalmente sottoposte ariscaldamento. Il campo magnetico terrestre ha subito nel tempo numerose variazioni di senso, sia quale conseguenzadella variazione dellasse dei poli magnetici sia per effetto della deriva dei continenti. Poich le rocce vulcanichedurante il raffreddamento risentono linfluenza del campo magnetico terrestre, misurando il magnetismo residuo, esseconsentono di individuare il campo magnetico esistente al momento della solidificazione. Il dato ottenuto vieneconfrontato con una curva cronologica di riferimento del paleomagnetismo terrestre che consente di ricavare lepoca incui avvenuto il riscaldamento.

    Pietre, ossi e vasi: lo studio dei manufatti preistorici

    Luomo si differenzia dalle altre specie viventi per la sua capacit di manipolare la materia prima disponibile in natura;anche se alcuni animali, come ad esempio gli scimpanz o altre scimmie antropomorfe, usano abitualmente oggetti coscome li rinvengono in natura in funzione di necessit immediate, luomo lunico in grado di trasformare la materiaprima seguendo un progetto determinato, risultato di un pensiero astratto.

    Luomo inoltre lunico essere vivente in grado di trasmettere, attraverso un linguaggio articolato, le conoscenze e lescoperte acquisite in modo da incrementare il bagaglio culturale necessario alla sopravvivenza. Molte scimmieantropomorfe, bench durante le sperimentazioni di laboratorio dimostrino capacit alle volte sorprendenti, non sono ingrado di trasmettere alle generazioni successive i risultati delle loro, sia pure semplici, conquiste tecnologiche.

    La conoscenza della storia non scritta dei nostri antenati perci condizionata dalla capacit dello studioso di preistoriadi interpretare i diversi tipi di resti che si sono conservati sino ad ora nei depositi archeologici. Luomo preistorico hainfatti utilizzato numerose materie prime disponibili nellambiente naturale in cui viveva: pietra, legno, argilla, ossa,pelle, conchiglie. La maggior parte di queste per non si sono conservate e, in particolare per i periodi pi antichi, leuniche testimonianze giunte sino a noi sono i manufatti di pietra. I materiali ricavati da materia organica si preservano,infatti, solo in condizioni molto particolari come ad esempio negli ambienti privi di ossigeno, quali le torbiere, o incondizioni di totale mancanza di umidit, come nel deserto. Solo nella preistoria pi recente, durante il Neolitico, inseguito a un controllo totale del fuoco luomo riuscito a trasformare largilla in terracotta necessaria alla produzionedei vasi. In seguito unulteriore sviluppo della produzione artigianale ha portato, durante la prima et dei metalli, allafabbricazione prima di manufatti di rame e pi tardi a produrre il bronzo, una nuova materia non esistente in natura maottenuta dalla lega di rame e stagno o arsenico.

    La facilit di conservazione della pietra e i mutamenti tipologici e tecnologici documentati dalla produzione dei

    manufatti litici sono risultati determinanti alla comprensione dello sviluppo culturale dei nostri antenati. La produzionedi manufatti di pietra fabbricati dalluomo detta industria litica. Una prima distinzione, basata sulla tecnica diproduzione dei manufatti di pietra, pu essere istituita tra lindustria litica in pietra scheggiata e lindustria litica inpietra levigata. Le materie prime pi frequentemente utilizzate dalluomo preistorico nella realizzazione degli strumentiin pietra scheggiata sono: la selce, il calcare, il diaspro, la ftanite, il cristallo di rocca, la quarzitee lossidiana. Lerocce metamorfiche, di origine vulcanica e altri tipi di rocce verdi sono state invece impiegate nella produzione dimanufatti in pietra levigata.

    La lavorazione della pietra implica una fratturazione intenzionale mediante percussionecon un oggetto solido. Questomanufatto detto percussore; esso pu essere di pietra, di legno duro, dosso o di corno animale. La percussione di unciottolo ha lo scopo di ricavare da esso dei margini taglienti (in questo caso si parla di choppero chopping-tool), mentrela scheggiatura di un blocco di roccia, denominato nucleo la cui forma stata opportunamente modificata, serve adottenere delle schegge o delle lame da utilizzare dopo unulteriore lavorazione, detta ritocco, come strumenti.

    La percussione pu essere di quattro tipi (tavola):

    percussione diretta, realizzata colpendo direttamente il nucleo con un percussore;percussione indiretta, realizzata interponendo tra il percussore e il nucleo uno scalpello (di ossoo di corno);

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    percussione su incudine, realizzata battendo un blocco di pietra o un nucleo su una pietra fissaa terra usata come incudine;percussione bipolare, realizzata colpendo il nucleo con un percussore appoggiato a unincudine.

    La fabbricazione di manufatti in pietra scheggiata pu essere ottenuta mediante la tecnica a pressione. La tecnica discheggiatura a pressione comporta limpiego di un compressore, realizzato in legno duro, in corno o in osso, cheimprime una pressione diretta al bordo di un nucleo o di una scheggia; con questo metodo si possono staccare con

    grande precisione delle lunghe lame regolari da un nucleo o delle sottili schegge piatte da una scheggia o da una lama.Sono detti strumentitutti quei manufatti litici (lame o schegge) che dopo lestrazione dal nucleo, sono manipolati conunulteriore lavorazione di scheggiatura (ritocco) che ne modifica la morfologia al fine della migliore funzionalit(tavola). Le denominazioni tuttora utilizzate dagli archeologi per indicare gli strumenti ispirata dallipotetica funzionedegli strumenti e dalla loro morfologia; in questo modo si parla di grattatoi, bulini, raschiatoi, punte, lame, ecc. (tavola).Le ricerche condotte sulle tracce duso degli strumenti, con lausilio dellanalisi al microscopio e dellarcheologiasperimentale, rivolta alla riproduzione dei manufatti e al loro utilizzo, hanno in larga parte confermato le denominazioniusate.

    Lo scavo di depositi archeologici con lunghe sequenze cronologiche doccupazione ha infine consentito di definire listetipologiche di strumenti litici che ora vengono utilizzate, grazie anche la disponibilit di serie di datazioni assolute,quali elementi di individuazione di culture diverse o di suddivisioni di culture in fasi distinte dei periodi pi antichidella preistoria.

    Linvenzione della ceramicapresuppone la conoscenza che largilla sia modellabile quando allo stato umido e chesottoposta allazione del fuoco si consolidi conservando la forma ricevuta. Questo procedimento era noto in modooccasionale sin dal Paleolitico superiore, ma esso ha trovato larga diffusione solo a partire del Neolitico.

    La produzione ceramica prevede una serie di operazioni tecniche differenziate: preparazione dellargilla, modellazionedellimpasto, essiccazione del manufatto, trattamenti vari di preparazione della superficie del manufatto, cottura. Ladecorazione del vasellame pu essere realizzata sia sullargilla ancora molle sia dopo la cottura.

    Largilla con laggiunta di acqua diventa un impasto omogeneo al quale vengono mescolati minerali o sostanzeorganiche triturate (smagranti o degrassanti) al fine di rendere il prodotto argilloso elastico onde evitare la fratturazionedurante lessiccazione o la cottura del manufatto.

    Ottenuto limpasto, si procede nella modellazione che pu essere eseguita con tecniche diverse:

    1) scavando direttamente un blocco dimpasto;2) con la tecnica a colombino che consiste nel formare cordoni cilindrici dimpasto avvolti a

    spirale luno sullaltro fino ad ottenere la forma voluta (tavola).Data forma al vaso si possono eseguire decorazioni plastiche, impresse, incise e dipinte. I manufatto viene quindi fattoessiccare affinch limpasto perda parte dellacqua. A questo punto le superfici vengono lisciate per togliere loro leirregolarit; esse inoltre possono essere levigate o lucidate in modo da produrre anche un effetto estetico. La cotturacostituisce la fase che da rigidit, porosit e stabilit ai manufatti. La decorazione a graffito viene realizzata di solitodopo la cottura.

    La ceramica, documentata in quasi tutti gli insediamenti dallet neolitica in poi generalmente in percentuale assai pielevata rispetto ad altre produzioni artigianali, costituisce lelemento privilegiato per la classificazione delle culture, fasie correnti culturali della preistoria pi recente. La foggia dei vasi da un lato e le tecniche e i motivi decorativi dellaceramica dallaltro consentono, infatti, la suddivisione culturale e cronologica del Neolitico e dellet del Rame.

    La produzione metallurgicadocumentata nella tarda preistoria e durante la protostoria comprende manufatti di rame,bronzo e ferro. La prima lavorazione di oggetti metallici ha interessato il semplice martellamento del rameallo statonaturale. In seguito il metallo stato lavorato arroventandolo e solo successivamente sono stati prodotti manufattimediante la fusione e colata in stampi o matrici. Il bronzo una lega di rame (circa 90%) e di stagno o arsenico (10%);i bronzi con meno di 3% di stagno devono essere considerati accidentali, giacch in questo caso la bassa percentuale distagno ha avuto origine da impurit del minerale di rame. La metallurgia del bronzo ha determinato uno sviluppotecnologico notevole nella produzione dei manufatti, poich ha permesso di fabbricare oggetti pi resistenti e solidi diquelli di rame, mentre la grande facilit di fusione del bronzo ha portato alla creazione di nuove classi di strumenti chesostituirono quasi del tutto il precedente strumentario litico e in osso. Il ferrosi affermato molto tardi a causa dellecomplesse tecniche di lavorazione che comportava questo tipo di metallurgia.

    Il Paleolitico Inferiore

    I resti pi antichi

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    Le pi antiche testimonianze archeologiche del primo presenza umana nella penisola italiana sembrano collocarsi trapoco meno di 1.000.000 e 800.000 anni fa, in sincronia con quanto avviene nel resto dellEuropa centro-mediterranea;nella loro singolare povert, le prime fasi del popolamento umano in Italia appaiono tra loro non omogenee, senzaapparente continuit rispetto a quanto documentato in epoche successive. Con poche eccezioni, unanaloga scarsit diritrovamenti, per il periodo considerato, ricorrente in altri paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, comead esempio in Francia, Spagna e Portogallo.

    La presenza di siti importanti le cui datazioni pi antiche potrebbero essere collocate tra 600.000 e 500.000 anni fa,suggerisce invece che a uniniziale, incerta e intermittente presa di contatto, seguir il primo vero e propriopopolamento di diverse aree della penisola con caratteri di stabilit, di continuit e di intensit di frequentazione.

    Tre principali episodi possono essere individuati nellarco dei circa 8-700.000 anni che intercorrono tra il primopopolamento dellItalia e il momento in cui si assiste alle fasi finali dellAcheuleano, attorno a 150.000 anni fa (tavola).

    La fase arcaica corrispondente alle prime, sicure, testimonianze della presenza di gruppi umaninella penisola.La fase di Isernia la Pineta (Molise, Italia centrale).Lo stadio acheuleano.

    Gli inizi del popolamento: la fase arcaica

    A partire da circa 1 milione di anni da oggi, nei primi 2-300.000 anni di popolamento sono finora documentati un

    numero relativamente esiguo di siti allaperto o di ritrovamenti sporadici di superficie che hanno restituito pochistrumenti in pietra, caratterizzati da un alta percentuale di manufatti ricavati da ciottoli.

    Una singola schegge di selce rinvenuta in un deposito di ghiaia in localit Costa del Forgione a Irsina in Basilicata,datato con il metodo del potassio/argon a 850.000 anni, la prima muta testimonianza di un manufatto prodottodallattivit umana della nostra pi antica preistoria. Industrie ricavate da ciottoli o prodotte su scheggia sono stateinoltre rinvenute in Romagna a CaBelvedere di Monte Poggiolo, in Umbria a Monte Peglia, in Toscana a Bibbiona eCollinaia, nel Lazio ad Arce, Fontana Liri, Castro dei Volsci e Colle Marino, in Calabria a Casella di Maida e in Siciliaa Capo Rossello, Bertolino di Mare e Menfi.

    Con eccezione di CaBelvedere (tavola), sito datato tra 1.300.000 e 730.000 anni fa, nessuna o scarse ricerchesistematiche sono state effettuate nelle localit sopra citate ai fini di un loro pi preciso inquadramento cronologico.Linsieme di questi siti appare grosso modo cronologicamente corrispondente, o di poco precedente, a Isernia La Pineta,la cui industria, come si vedr, presenta alcuni aspetti arcaici (frequenza e tipologia dei manufatti su ciottolo), associatiad altri pi moderni. Unet tra i 700.000 e 500.000 anni in generale suggerita per molte di queste industrie riferite

    alla fase arcaica del Paleolitico inferiore.Gli strumenti utilizzati da questi primi gruppi umani sono ottenuti mediante la scheggiatura di blocchi o ciottoli diforma sferoidale od ovoidale in cui uno o pi stacchi determinano un margine tagliente; la scheggiatura pu interessareuna sola faccia (chopper) o tutte e due (chopping-tools o chopper bifacciali) o infine estendersi a gran parte dellasuperficie con numerosi stacchi multidirezionali (poliedri). Le schegge residue potevano inoltre essere lavorate conunulteriore scheggiature dei margini (ritocco) che ne modificavano la forma producendo manufatti di vario tipo, traquali ad esempio raschiatoi o schegge denticolate.

    Le materie prime pi frequentemente utilizzate sono il quarzo, la quarzite, il calcare e la selce; da ciottoli di questematerie prime attraverso il distacco di poche schegge con la tecnica della percussione diretta vengono ottenuti choppermonofacciali e bifacciali, poliedri, grattatoi carenati, schegge irregolari e rari strumenti che presentano un ritoccoirregolare o denticolato. Questi manufatti costituiscono lo strumentario di base dei primi gruppi umani cheappartengono alla specie dellHomo erectus.

    Il primo popolamento della penisola italiana e dellEuropa lo si deve allHomo erectus. Si tratta di gruppi umaniprovenienti dallAfrica o dallAsia o da entrambi questi continenti, che con penetrazioni successive portarono questaspecie, nellarco di circa mezzo milione di anni, a popolare per la prima volta lEurasia dopo aver abbandonato lesavane africane, intorno a circa a un milione di anni fa. Le variazioni del volume dei ghiacci continentali determinaronoinfatti importanti oscillazioni delle linee di costa che influirono sullassetto delle terre emerse. Queste modificazioni delpaesaggio costiero mediterraneo resero possibili, durante il Pleistocene inferiore e linizio del medio, in una fasecronologicamente precedente a 500.000 anni fa, migrazioni di gruppi diHomo erectusdallAfrica allEuropa attraversoGibilterra e la penisola iberica, attraverso la Sicilia e la penisola italiana e dallAsia occidentale attraverso la penisolabalcanica; le evidenze archeologiche sembrano costituire una conferma almeno per quanto concerne i primi due percorsi.

    In base alla diversa incidenza nelle industrie litiche degli strumenti su ciottolo o su scheggia si pu distinguere uninsieme di siti caratterizzati dalla presenza pi o meno consistente di manufatti su ciottolo, talora associati a strumentisu scheggia, da un gruppo con industrie su scheggia prive di ciottoli. Questa contemporaneit di due tradizioni litichediverse, o solo apparentemente diverse, pu infatti non essere la testimonianza diretta di distinzioni tra gruppi culturalidiversi, poich industrie tra loro differenziate dalla presenza di strumenti su ciottolo o su scheggia possono ancheriflettere attivit altrettanto differenziate nellambito di gruppi umani partecipi della medesima tradizione tecnologica.Per tale motivo necessario rilevare come le condizioni di giacitura dei reperti archeologici nel terreno e le modalit di

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    raccolta di essi possano avere notevolmente influito sulla reale rappresentativit di alcune industrie e sullincidenza dideterminati tipi di manufatti.

    La fase di Isernia La Pineta

    Luomo ha dunque stabilito il primo contatto con la penisola. Diversi tipi di ambienti, come le aree costiere, le pianureinterne, le sponde di grandi fiumi o di antichi bacini lacustri, sono state frequentate durante la fase arcaica delPaleolitico inferiore. Nessuna struttura di abitato per ci indica lentit dellimpatto di questi primi gruppiumani sullambiente circostante, n il grado di trasformazione che essi dovettero apportarvi per assicurasi lasopravvivenza nei territori occupati. Tutto ci che appare estremamente confuso, indeterminato e frammentario nellacultura umana, ridotto a pochi strumenti in pietra scheggiata , alla soglia di 736.000 anni fa, improvvisamentecondensato con il massimo dellevidenza in un sito. A Isernia La Pineta nel Molise, infatti, circostanze favorevoli hannoconsentito la conservazione di un vasto abitato del quale stato possibile ricostruire il contesto paleogeografico, averedatazioni assolute, individuare strutture abitative, definire unimponente associazione faunistica e i caratteri diunabbondante industria litica. Il giacimento preistorico in questione risulta cos uno tra i pi vasti e significativiaccampamenti diHomo erectusnoti in Europa (tavola).

    Lambiente che accolse linsediamento umano di Isernia era, in base ai molti dati naturalistici recuperati, unampiapianura, ricca derba e con qualche albero sporadico, solcata da un corso dacqua che durante la breve stagione dellepiogge andava soggetto ad esondazioni. In questo paesaggio vivevano grandi mammiferi che pascolavano nelle aree piaperte muovendosi alla ricerca di macchie verdi necessarie al loro sostentamento. Tra i resti faunistici le specie pi

    rappresentate sono il bisonte e il rinoceronte; assai frequente anche lelefante e, in minore entit, lorso elippopotamo, mentre sono rari i cervidi, il daino, il megacero e il cinghiale. Il clima doveva presentare due stagioni,una lunga arida e una breve umida con precipitazioni annuali, affinch si sviluppassero vaste superfici di pascolo adattealle mandrie di erbivori.

    Nonostante il pericolo di inondazioni i gruppi umani tornarono ripetutamente ad accamparsi in questa localit, comeattesta lampiezza dellarea interessata dai resti archeologici; frequentazioni stagionali in un luogo favorevole allattivitdi caccia, delimitato da una fiume e da terreni paludosi che proteggevano da animali pericolosi.

    La presenza dei cacciatori paleolitici documentata non solo dai resti di caccia, ma dagli strumenti litici che essiusavano per le varie attivit quotidiane e dalle strutture abitative dove questi cacciatori vivevano. I manufatti di pietrautilizzano selce e calcare; gli strumenti in selce, rappresentati per la maggior parte da denticolati, ma anche da grattatoi,raschiatoi e becchi, sono molto pi numerosi di quelli in calcare, usati nella produzione di chopper e di qualchescheggia ritoccata.

    Con questi strumenti e senza dubbio con altri, di cui non si sono conservate le tracce, come ad esempio il legno, luomodi Isernia provvedeva alla sua sussistenza e alla costruzione di una struttura di bonifica sulle sponde del fiume, atta aconsolidare il terreno acquitrinoso. La scelta di grandi ossa, quali crani, zanne, bacini, ossa lunghe di elefante, assieme anumerosi frammenti di travertino fu ben oculata per costituire la base della struttura di bonifica del terreno. La presenzadi aree abitative prive di ossa di animali, ma ricche di strumenti, fanno ipotizzare lesistenza di aree specializzate inattivit particolari in diversi punti dellaccampamento

    Il sito, occupato ripetutamente per brevi periodi in anni successivi, fu abbandonato definitivamente quando le attivitvulcaniche e sismiche della zona si fecero intense e pericolose.

    Leccezionalit dei resti archeologici riportati in luce a Isernia La Pineta documenta in unepoca cos anticaunorganizzazione socio-economica gi assai avanzata, come attestano le complesse attivit intraprese, qualilimponente struttura abitativa su bonifica o la caccia collettiva ai grandi mammiferi. I dati faunistici provano infatti cheil gruppo umano che occupava il sito di Isernia praticava una caccia sistematica e indirizzata verso un ampio spettro dispecie che rispecchia lesistenza di una collettivit socialmente organizzata e di strategie di sussistenza chiaramente

    innovative nella penisola italiana.A un periodo successivo ad Isernia, ma antecedente lo sviluppo dellAcheuleano possono essere riferite le industrie deilivelli A-B di Loreto di Venosa in Basilicata e quelle rinvenute nel giacimento di Visogliano sul Carso triestino.

    Lo stadio acheuleano

    Molti complessi litici pi recenti della fase di Isernia La Pineta e distribuiti in un arco di tempo compreso tra le epocheglaciali di Mindel e Riss sono stati attribuiti, in base alle caratteristiche tecniche, al Protolevalloisianoe al Clactoniano.Queste industrie, prive di bifacciali, sono prevalentemente caratterizzate da strumenti su scheggia. Linterpretazionedelle possibili relazioni tra queste due tradizioni litiche o della loro reciproca indipendenza, ed il significato funzionale

    della presenza/assenza di bifacciali, caratteristici invece dello stadio acheuleano, rappresentano un difficile argomentodi dibattito. Industrie di questo tipo sono state rinvenute nel Gargano in Puglia, in Abruzzo, nei dintorni di Roma, nelVeneto e in Sardegna. Le due tradizioni litiche sono in realt difficilmente inquadrabili, non solo dal punto di vistacronologico, ma anche culturale. La scarsit dei reperti, le raccolte di superficie parziali e la distinzione basata solo

    http://www.univ.trieste.it/~zuglio/all/jpg/pr.paleolitico.inferiore.isernialapineta.htmlhttp://www.univ.trieste.it/~zuglio/all/jpg/pr.paleolitico.inferiore.isernialapineta.html
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    sullo stato fisico dei manufatti (patina, fluitazione) non consentono al momento unulteriore definizione del significatodi queste tradizioni litiche nella penisola italiana.

    Non siamo in grado di fissare con sufficiente precisione quando alle industrie su ciottolo succedono quelle a bifacciali.NellAcheuleano vengono generalmente fatte rientrare le industrie con bifacciali di et compresa tra circa 500.000 e150.000 anni fa; esse sono molto numerose e distribuite su tutto il territorio peninsulare. I termini estremi dello stadioacheuleano si collocano tra i 458.000 anni di Fontana Ranuccio e i 200.000/150.000 anni a cui possono essere riferiti

    siti dellAcheuleano finale, quali ad esempio Rosaneto in Calabria.Il manufatto tipico di questo stadio , come stato detto, il bifacciale; sotto questa denominazione sono classificateforme differenti di manufatti, derivate da ciottoli o grandi schegge, prodotte mediante ritocco semplice o scagliato inmodo da ricavare due facce principali. Un bifacciale pu avere un profilo triangolare, cuoriforme, ovale, discoide e amandorla (amigdala); il ritocco, ad ampi stacchi si estende alle due facce, talora parzialmente, determinando unandamento dei margini sinuoso o rettilineo (tavola tavola). Lampia distribuzione delle industrie di tradizioneacheuleana levidente testimonianza di un incremento demografico rispetto alle fasi precedenti e di una particolareadattabilit dei gruppi umani portatori di questa tradizione culturale alle diverse nicchie ecologiche.

    Alcune aree privilegiate, come il gi ricordato bacino di Venosa, le rive del paleo Sacco nel Lazio meridionale o lecoste tirreniche a nord di Roma, presentano in questa epoca una concentrazione particolare di siti.

    A Venosa, in localit Notarchirico, stata individuata uneccezionale sovrapposizione di diversi suoli dabitato moltoestesi con addensamenti di manufatti associati a resti di elefanti, bovidi e cervidi. Negli undici livelli messi in luce,

    significativa lalternanza di industria a scarsi bifacciali e di industrie su scheggia totalmente prive di essi. Lapresenza/assenza di bifacciali nei livelli di abitato suggerisce piuttosto delle diversit di adattamento a condizioni locali,o a momenti particolari dettati da attivit diversificate (area di macellazione, area di sosta breve, estese superfici diabitato), o, ancora, appare in relazione alla maggiore o minore frequenza di resti di fauna, mentre pi difficileinterpretare tale alternanza come manifestazione di gruppi tecnologicamente o culturalmente diversi. Il sito diNotarchirico datato a circa 359.000 anni fa.

    Nel territorio laziale sono state riconosciute nellambito dellAcheuleano tre fasi cronologicamente differenziate ecaratterizzate da una limitata estensione territoriale. Le tre fasi sono state riconosciute ad Anagni-Fontana-Ranuccio, inuno dei livelli di Lademagne (Frosinone) e a Torre in Pietra e Pontecorvo.

    AllAcheuleano sono riferibili molti altri siti distribuiti su buona parte della penisola tra i quali si possono ricordare irinvenimenti della Grotta del Principe ai Balzi Rossi in Liguria, il giacimento di Monte Conero presso Ancona, inumerosi siti dellAbruzzo tra i quali si ricordi quello di Le Svolte di Popoli nella Conca Peligna, le numerose presenze

    acheuleane del Gargano in Puglia, le diverse localit di Marina di Camerota presso Palinuro in Campagna ed infine ilrinvenimento di bifacciali nellisola di Capri.

    Le fasi finali dellAcheuleano sono caratterizzate dalla comparsa della tecnica Levallois in industrie con rari bifacciali.La scheggiatura pu avvenire in maniera non predeterminata, ma anche secondo uno schema prestabilito, al fine diottenere dei prodotti della scheggiatura di forma regolare adatti alla fabbricazione di strumenti. Uno di questiprocedimenti di produzione di schegge di forma regolare la tecnicaLevallois; essa consiste nel preparare il nucleodandogli una forma regolare, ovalare, triangolare o rettangolare, predeterminando cos il distacco di una scheggia, unapunta o di una lama di forma predeterminata. Siti di questo momento finale dellAcheuleano sono presenti in numeroselocalit del Pedeappennino emiliano-romagnolo, nel Veneto nelle Cave di Quinzano e a Monte Gazzo e nelle Marche; aquesta fase sono inoltre riferibili anche alcune raccolte di superficie della Toscana a sud dellArno, dove lincidenza deibifacciali scarsa, mentre lindustria su scheggia, ottenuta con tecnicaLevallois abbondante. Una bassa incidenza dibifacciali associata a schegge levallois caratterizza pure alcune industrie litiche del Gargano e il complesso di Rosanetopresso Praia a Mare in Calabria.

    La progressiva evoluzione dalle industrie della fase finale della tradizione acheuleana port allo sviluppo almeno inparte dei complessi del Paleolitico medio. Nel corso dellultimo interglaciale diversi complessi litici presentano infattiuna serie importante di modificazioni strutturali. La progressiva scomparsa dei bifacciali, la standardizzazione spinta dideterminati tipi di strumenti, come le punte e i raschiatoi, e una maggiore regolarit dei prodotti della scheggiaturapreannunciano i caratteri tipologici dei futuri complessi wrmiani.

    La comparsa dellHomo sapiens neanderthalensis e dei complessi musteriani, nellInterglaciale riss-wrmiano tra130.000 e 80.000 anni fa, segna convenzionalmente la fine del Paleolitico inferiore.

    La vita quotidiana durante il Paleolitico inferiore

    La presenza dellHomo erectus documentata generalmente da concentrazioni di manufatti litici e di resti scheletrici dianimali che presentano tracce di macellazione, di taglio o fratture intenzionali. Lorganizzazione dello spazio abitatopu risultare da alcune evidenze archeologiche come la diversa distribuzione di aree con resti ossei parzialmenteseparate da aree con manufatti litici e tra questi dalla concentrazione differenziata di alcune categorie di strumenti (ad

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    esempio dei chopper e degli strumenti su scheggia), dalla presenza di superfici ricoperte di pietre di riporto(acciottolati) e da pavimentazioni ottenute con pietre piatte o infine dallallineamento di blocchi di pietra. difficilestabilire il significato reale di tali concentrazioni di reperti; nelle fasi pi antiche i resti sono pochi, cos probabile chequeste strutture corrispondessero a ripari, tende o a recinti di protezione dagli animali, mentre durante la fase piavanzata del Paleolitico inferiore, come abbiamo visto ad Isernia La Pineta e a Notarchirico, gli abitati diventano piestesi con allineamenti di pietre che delimitano aree di vari metri quadrati, capanne a pianta ovale, di cui ci rimangono

    le buche dei pali (tavola), e veri fondi di capanna rappresentati da depressioni scavate nel terreno circondate damuriccioli di pietra usati come paravento.

    Con la comparsa dellHomo erectussi osserva una ben pi grande capacit di adattamento a differenti situazioni. Duefattori hanno favorito questo adattamento:

    la conoscenza del fuoco;la maggiore importanza assunta dalla caccia e lapplicazione di nuove tecniche venatorie.

    Le tracce di fuoco pi antiche che si conoscano risalgono ad un arco di tempo compreso tra 450.000 e 200.000 anni. Ipi antichi resti di carboni associati a un suolo dabitato provengono da Terra Amata presso Nizza in Francia (380.000anni), da Vrtesszlls in Ungheria (430.000-350.000 anni) e da Torralba in Spagna (250.000-130.000 anni). Ilcontrollo del fuocoaument le possibilit di difesa, di conservazione e preparazione dei cibi e consent la creazione diambienti artificiali riscaldati, premessa della diffusione delluomo nelle regioni fredde.

    I resti scheletrici degli animali cacciati rinvenuti negli abitati del Paleolitico inferiore provano che le attivit venatorie si

    erano raffinate. Le armi impiegate nella caccia sono, in base a quanto noto sino ad ora, il giavellotto di legnoe forsela zanna di elefante. Prove delluso di giavellotti in legno sono state documentate a Clacton-on-Sea in Inghilterra e aSchningen (400.000 anni) in Germania. In entrambe le localit sono stati rinvenuti frammenti di giavellotti in legno:nel primo caso si tratta di un frammento di punta, mentre nel caso tedesco furono rinvenuti i frammenti di ben cinquegiavellotti di cui uno rotto in due pezzi e lungo pi di due metri. I giavellotti di Schningen erano utilizzati nella cacciaai cavalli lungo le sponde di un piccolo lago. Accanto alle armi dovevano essere adottate anche altre tecniche, quali letrappole artificiali e il fuoco.

    Le tecniche di caccia acquisite consentivano labbattimento sistematico di grandi mammiferi come lelefante, ilrinoceronte, il cavallo, il cinghiale, lo stambecco e il bue primigenio. La scelta era orientata di preferenza verso gliindividui giovani che potevano essere pi facilmente isolati e cacciati e davano anche carne di migliore qualit. Mentresi osserva un continuo sviluppo delle pratiche venatorie, sono pochissime le evidenze della raccolta di vegetali; allostesso modo sono rare le tracce di raccolta di molluschi marini.

    Nel corso del Paleolitico inferiore muta anche lutilizzo delle varie parti degli animali cacciati. Se nei primi tempi erasfruttata soprattutto la carcassa, in una seconda fase si osserva una decisa preferenza per le membra. Lo studio dei restischeletrici in vari siti acheuleani rileva che i cacciatori macellavano gli animali fuori dalle aree abitate quotidianamente,abbandonandone la parte assiale dello scheletro e portando con loro gli arti anteriori e posteriori. inoltre documentatala pratica di perforazione del cranio per consumare il cervello.

    Lorganizzazione degli accampamenti e la pratica della caccia collettiva a prede di grande taglia, come agli elefanti e airinoceronti, suggeriscono unorganizzazione sociale molto sviluppata.

    Il Paleolitico Medio

    Lambiente durante il Paleolitico medio

    Al Paleolitico medio sono generalmente assegnati i complessi riferiti allHomo di Neanderthal i cui resti scheletricisono distribuiti nellEuropa meridionale e centrale, nel Vicino e nel Medio Oriente, entro un intervallo cronologico cheabbraccia lInterglaciale Riss-Wrm e una parte della glaciazione di Wrm allincirca tra 130.000 e 35.000 anni dalpresente.

    Il miglioramento climatico che si verificato durante lInterglaciale Riss-Wrm d origine ad un nuovo sviluppo dellavegetazione arborea; buona parte dellEuropa temperata e parte di quella mediterranea viene ricoperta da un fitto boscodi latifoglie. A questa fase temperata, con un clima caldo relativamente umido nel Mediterraneo occidentale ed aridonelle regioni interne del Medio Oriente, segue un raffreddamento generale che segna linizio della glaciazionewrmiana con una prima fase con clima freddo-umido, seguita da una fase successiva con clima freddo-arido. Durante

    la glaciazione di Wrm il bosco tende a scomparire lasciando spazio a una vegetazione a prateria o a steppa.Lespandersi della calotta glaciale artica determina un netto cambiamento climatico-ambientale che provoca successiveondate migratorie di animali di ambiente steppico. Alcune specie che caratterizzavano il Pleistocene medio, quali

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    lelefante antico, il rinoceronte di Merck e lippopotamo si spostano verso i territori pi meridionali e si estinguono nonriuscendo ad adattarsi alle nuove condizioni climatiche. Contemporaneamente a questa migrazione verso territori pitemperati, si verifica una lenta occupazione dellEuropa centrale e meridionale da parte di specie artiche, come adesempio il mammut, il rinoceronte lanoso, la renna, lalce, il bue muschiato e alcuni roditori (lemming). Leffetto dellaglaciazione risulta mitigato nellarea mediterranea e tale situazione si ripercuote nella composizione delle faune;durante le prime fasi del raffreddamento, infatti, sopravvivono ancora lelefante, lippopotamo e il rinoceronte assieme

    a sporadiche presenze di faune fredde.

    Laspetto fisico dellHomo sapiens neanderthalensis

    Luomo di Neanderthal noto dai resti scheletrici di oltre 300 individui la cui distribuzione si estende dallEuropaoccidentale fino allattuale Uzbekistan in Asia centrale.

    La parte dello scheletro con caratteristiche pi marcate costituita dal cranio; la sua architettura , infatti, assai diversada quella delluomo attuale. Il cranio delluomo di Neanderthal ha una capacit cranica media pari a 1.520 cc, di pocoinferiore a quella delluomo di Cro-Magnon(Homo sapiens sapiens), ma superiore alla media delluomo attuale. La suaforma si differenzia da quella delsapiens, giacch essa pi lunga, larga e meno alta. Losso frontale meno elevato,pi sfuggente. Nella parte anteriore si osserva un notevole rigonfiamento continuo (torus) che forma due archi incorrispondenza delle orbite. La faccia prognata, con grandi orbite rotonde; il mento spesso assente.

    Le ossa dello scheletro sono in generale pi robuste di quelle dellHomo sapiens, ma nel caso degli arti evidente comelavambraccio e la parte inferiore della gamba fossero relativamente corti. La statura media pari a 166 cm. La tagliapiuttosto piccola, lossatura robusta e le estremit corte testimoniano ladattamento a un clima freddo.

    Il Musteriano

    Il termine Musteriano, derivato dalla localit omonima di Le Moustier in Dordogna (Francia), designa linsieme delle

    industrie del Paleolitico medio. Le industrie litiche musteriane (tavola) rappresentano lo sviluppo di quelle gi notedurante il Paleolitico inferiore rispetto alle quali per documentano le seguenti caratteristiche di innovazionetecnologica:

    perfezionamento della tecnica di scheggiatura levalloisiana;perfezionamento della tecnica di lavorazione dei bifacciali;differenziazione e standardizzazione degli strumenti su scheggia, in particolare modo delle puntee dei raschiatoi;incremento degli strumenti ricavati da supporti laminari.

    La distinzione delle varie industrie riferibili al Paleolitico medio dellEuropa e del Vicino Oriente si basa sulledifferenze riscontrate nella tecnica di scheggiatura dei manufatti di pietra (presenza/assenza della tecnica Levallois) esulle diverse incidenze di particolari tipi di strumenti (come ad esempio i raschiatoi o i denticolati). Questecaratteristiche consentono di distinguere quattro principali complessi musteriani secondo lo schema classico francese(Musteriano di tradizione acheuleana, Musteriano tipico, Charentiano, suddiviso tra un tipo La Quina e uno Ferrassie, e

    Musteriano a denticolati).Il Musteriano di tradizione acheuleana diffuso in unarea limitata, comprendente le regioni europee occidentali-atlantiche. Industrie litiche che presentano generici caratteri del Charentiano sono invece diffuse nelle regionimediterranee e nellEuropa centrale. Il Musteriano tipico ampiamente distribuito in tutta lEuropa e nel VicinoOriente, mentre il Musteriano a denticolati presente nel Levante spagnolo, Italia settentrionale, Vicino Oriente elitorale transcaucasico.

    Allo stato attuale delle conoscenze difficile tracciare un quadro generale del Musteriano italiano a causa dello statolacunoso dei dati archeologici e soprattutto di quelli paleocologici. Pur nella variet dei numerosi aspetti documentati, possibile distinguere due aree principali una centro-settentrionale e una centro-meridionale. Durante il momento inizialedel Paleolitico medio, corrispondente alla fase climatica Wrm I, i territori del centro-nord dellItalia documentano lapresenza di complessi riferibili al Musteriano tipico con una forte incidenza nella tecnologia litica della tecnicaLevallois soprattutto nel versante alto-adriatico. Nel Lazio costiero e nelle regioni centro-meridionali invece sono

    attestate industrie litiche riferibili al Charentiano tipo La Quina. Nel corso della fase climatica Wrm II, si verifica unprocesso di unificazione con laffermarsi su tutto il territorio della penisola italiana, tranne poche eccezioni a livelloregionale, di un Musteriano tipicocon presenza abbondante di raschiatoi e di strumenti tipici del successivo Paleoliticosuperiore, quali bulini, grattatoi, becchi, ecc. Alla fine di questa fase e agli inizi del Wrm II-III, in diverse regioni

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    italiane si sviluppa un Musteriano a denticolati, caratterizzato da un generale decadimento tecnologico, con una nettadiminuzione della tecnica Levallois che talora scompare del tutto e con una riduzione della variet tipologica deglistrumenti a favore di quelli denticolati.

    Tra i vari aspetti regionali pi interessanti del Paleolitico medio italiano si annovera il Pontiniano presente inaccampamenti allaperto o in grotta del Lazio, delle aree costiere della Toscana, della Campania e della Puglia. IlPontiniano considerato una variazione del Charentiano tipo La Quina, condizionato dallimpiego nella fabbricazione

    degli strumenti di piccoli ciottoli arrotondati. Dai ciottoli, dimezzati dalle prime percussioni, o dalle schegge ricavatesuccessivamente con ripetuti distacchi (calotte, spicchi), si arrivava ai manufatti finiti; gli strumenti risultano di piccoledimensioni e conservano per tale ragione buona parte del cortice.

    LItalia settentrionale durante il Paleolitico medio

    NellItalia settentrionale si possono distinguere tre aree geografiche principali: area ligure, area padana e Carso triestino.La maggiore concentrazione di localit che hanno restituito reperti del Paleolitico medio si trova nel Veneto, anche se,con minor frequenza, altri ritrovamenti sono documentati in Liguria, Piemonte, Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia(tavola).

    In Liguria le pi antiche testimonianze di una frequentazione da parte di gruppi umani del Paleolitico medio sonoattestate alla Barma Grande, ai Balzi Rossi e nella grotta della Madonna dellArma. Lo strato sottostante al livello conreperti musteriani di questultima localit stato datato, con il metodo delluranio-torio, tra 100.000 e 90.000 anni fa.Le industrie litiche sono in calcare, costituite da grosse schegge e nuclei; ad esse associata un tipo di fauna a grandipachidermi (elefante, ippopotamo e rinoceronte).

    Nelle fasi successive, e in particolare durante il Wrm I e I-II, si registra un lenta evoluzione delle industrie litiche chemostrano una certa variabilit tecnica e tipologica. Si ricordino a questo proposito i livelli riferibili al Musteriano tipicoricco di raschiatoi presenti nella Barma Grande, nella Grotta del Principe, nella Caverna delle Fate, nella Grotta diMadonna dellArma e in quella di S. Lucia di Toirano.

    Durante il Wrm II, fase climatica fredda ed arida, sopravvive tra i grandi pachidermi solo il rinoceronte, mentre sonopresenti il cavallo, lo stambecco, il camoscio e la marmotta, in alcuni casi pure documentata la renna. Il passaggio aun Musteriano a denticolati, riferibile cronologicamente a questa fase climatica, documentato nel Riparo Mochi e

    nello strato superiore della Grotta di S. Lucia.Di particolare rilievo infine lindustria litica rinvenuta nella localit S. Francesco di Sanremo, dove la tecnica e latipologia Levallois presentano manufatti ricavati da supporti laminari; tra gli strumenti, interessante rilevare la bassaincidenza dei raschiatoi a favore dei denticolati e degli strumenti di tipo Paleolitico superiore, quali bulini e coltelli adorso. Questa industria forse riferibile alla fase climatica Wrm II-III.

    Il bacino padano presenta una sostanziale omogeneit ambientale e morfologica a cui fa spesso riscontro una simileomogeneit degli aspetti tipologici e culturali delle industrie del Paleolitico medio. Le localit interessate dallafrequentazione di gruppi di musteriani sono, nella quasi totalit dei casi, distribuite sui primi rilievi posti al marginedella grande pianura alluvionale del Po. In particolare essi sono concentrati nel territorio veronese (Monti Lessini) evicentino (Monti Berici), dove numerose sono le grotte e frequenti i ripari sotto roccia. A questo proposito, si ricordinole seguenti localit: Riparo Tagliente, Riparo Mezzena, Riparo Zampieri, Grotta A di Veia, Grotta della Ghiacciaia eRiparo di Fumane in provincia di Verona e Grotta del Broion e le grotte Maggiore e Minore di S. Bernardino in

    provincia di Vicenza. I giacimenti preistorici menzionati sono caratterizzati, in genere, da imponenti depositiarcheologici che si sviluppano con serie stratigrafiche anche di vari metri. Le testimonianze della presenza umana sisuccedono abbondanti, spesso in modo ininterrotto, per lo pi rappresentate da manufatti litici e da resti ossei deglianimali cacciati dalluomo.

    La sequenza messa in luce nel Riparo Tagliente in Valpantena presso Verona rappresenta un valido riferimento per uninquadramento generale del Musteriano della valle Padana. Le industrie litiche del Paleolitico medio sono contenute inun deposito dello spessore complessivo di tre metri. Tre cicli principali sono stati riconosciuti nella storia della suaformazione; essi abbracciano un arco di tempo piuttosto lungo riferibile alla fase climatica Wrm II.

    Le industrie litiche, sempre ricavate dalla selce, si caratterizzano per la presenza della tecnica di scheggiatura Levallois,con unincidenza pi elevata nei livelli archeologici pi antichi ed una progressiva diminuzione di questa tecnica inquelli pi recenti. Tra le varie classi tipologiche degli strumenti, quella dei raschiatoi risulta essere la classe che incidemaggiormente.

    La maggiore parte dei depositi citati con resti del Paleolitico medio del Veneto riferibile a un Musteriano tipico,mentre lindustria litica della Grotta Maggiore di San Bernardino sui Colli Berici, riferibile cronologicamente alla faseclimatica Wrm I, presenta un carattere che lavvicina al Charentiano. Lincidenza della tecnica Levallois ridotta; glistrumenti sono di piccole dimensioni e comprendono molti tipi caratteristici del successivo Paleolitico superiore, quali

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    bulini, grattatoi, troncature e becchi. I raschiatoi sono sempre numerosi, anche se nei livelli pi recenti della sequenzastratigrafica riducono la loro incidenza a favore degli strumenti denticolati.

    Il caso specifico delle localit del Carso triestino che hanno restituito manufatti musteriani verr trattato nel paragrafodedicato al Paleolitico medio nel Friuli-Venezia Giulia.

    La vita quotidiana dellHomo sapiens neanderthalensis

    La grande quantit di resti ossei di animali, presente nei depositi del Paleolitico medio, prova limportanzafondamentale della caccia quale attivit di sostentamento delluomo di Neanderthal. Durante i periodi con un clima pitemperato, la composizione dei mammiferi cacciati riflette la variet degli ambienti circostanti le localit dove eranoposti gli accampamenti. Gli studi dei resti ossei degli animali rivelano la presenza di specie diverse, tra le quali grandipachidermi, equidi e cervidi; le prede cacciate dai Musteriani erano quindi in prevalenza erbivori. In condizioni dimaggiore rigidit climatica, che si verifica soprattutto nel Wrm II, la caccia tende a specializzarsi fino al punto dispingere alcuni gruppi musteriani a basare la loro economia e la loro cultura materiale sullo sfruttamento intensivo diuna sola specie. Tale adattamento a particolari condizioni ambientali ben documentato sia nel caso dei gruppi dicacciatori penetrati nelle regioni montane dellEuropa centrale e specializzatisi prevalentemente nella caccia allorsodelle caverne sia nel caso delle comunit musteriane delle regioni steppiche dellEuropa orientale dove laspecializzazione della caccia si era orientata esclusivamente verso il mammut.

    I metodi di caccia dei musteriani sono attualmente difficili da ricostruire. Si pu ipotizzare che i cacciatori delPaleolitico medio praticassero sistematicamente la caccia collettiva, utilizzando come arma da getto, una lancia dotatadi punta di pietra. Erano sicuramente impiegate nella caccia ad animali con comportamento gregario anche trappolecostituite da rilievi naturali, quali dirupi e crepacci; gli animali di grande taglia invece venivano catturati spingendoli interreni paludosi dove, dopo averli abbattuti, erano macellati.

    Per alcune regioni, quale la Francia meridionale, stata prospettata lesistenza di territori di caccia definiti, entro i qualii Musteriani si spostavano ciclicamente da un abitato principale corrispondente al campo base ad altri secondari, usaticome accampamenti temporanei frequentati stagionalmente. In regioni pi ricche di risorse, il modo di vita potrebbeessere stato pi sedentario.

    Pochissimi sono i dati che si riferiscono al ruolo della raccolta dei vegetali, della raccolta dei molluschi e della pesca.

    Lalimentazione, a quanto si pu affermare sulla base dei risultati degli studi sullusura dentaria, era prevalentementecarnea. In alcuni siti costieri sono stati raccolti anche molluschi marini, ma solo per ricavarne degli strumenti.

    Gli abitati delluomo di Neanderthalsono di vario tipo; anche se, rispetto al Paleolitico inferiore, quelli in grotta o sottoripari rocciosi risultano pi numerosi. Le cavit vennero probabilmente frequentate durante la stagione fredda, e i rigoridella glaciazione wrmiana giustificherebbero, almeno in parte, tale mutamento di abitudini. Queste sedi attestanospesso la presenza di strutture abitative diversificate con aree delimitate da blocchi di pietra con focolari al centro chedovrebbero costituire ci che rimane delle capanne addossate alle pareti delle grotte e dei ripari. Nelle pianuredellEuropa centro-orientale sono frequenti invece gli accampamenti allaperto con strutture abitative costituite dacumuli di ossa di mammut con andamento circolare che dovevano assicurare al suolo una probabile copertura di pelli(tavola).

    Lapprovvigionamento delle materie prime necessarie alla produzione degli strumenti litici avveniva di solito entro unraggio di 10-20 chilometri dagli accampamenti residenziali. Aree dove si lavorava la pietra (officine litiche) sono note

    sia nei pressi delle strutture abitative sia isolate, in prossimit degli affioramenti di selce.Assieme alla selce alcuni gruppi musteriani hanno prodotto degli strumenti dalle materie dure animali: scheggeappuntite dosso sono state lavorate in modo da ricavare dei punteruoli; in altri casi i margini di schegge dosso sonostati ritoccati, con metodi simili a quelli usati nella lavorazione della selce, ottenendone raschiatoi. In alcuni siti costieridella penisola italiana, come nelle caverne dei Balzi Rossi in Liguria, nella Grotta dei Moscerini nel Lazio e nelle grottedel Cavallo, di Uluzzo, Bernardini e di Serra Cicora nel Salento in Puglia, attestata la presenza di raschiatoi ricavatidalle valve di conchiglie di Callista chiome.

    Sepolture, cannibalismo ed astrazione delluomo di Neanderthal

    Nel Paleolitico medio compaiono le prime testimonianze di riti funerari. Il culto dei morti da parte dellHomoneanderthalensis, infatti, ben documentato da un numero discreto di sepolture distribuite nellEuropa meridionale, nel

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    Vicino e Medio Oriente; in particolare, sepolture intenzionali di individui di Neanderthal sono state messe in luce ingrotte della Francia, dellIraq e della Palestina.

    Le sepolture sono prevalentemente in fossa, sotto tumulo o in anfratti della parete della grotta; il corpo veniva depostosul dorso o su un fianco con gli arti inferiori pi o meno flessi. In alcuni casi la presenza di ossa di animali trovatepresso lo scheletro umano sono state interpretate come unofferta funeraria.

    Di particolare importanza, quale testimonianza dellattenzione riservata ai defunti dalluomo di Neanderthal, lasepoltura di nove scheletri, sette adulti e due bambini, rinvenuti nella Grotta di Shanidar in Iraq. In un caso un individuomaschile di 30-45 anni, deposto in posizione flessa entro un circolo di pietre, era disteso, in base a quanto rilevatodallanalisi dei pollini fossili, su un letto di fiori con i quali era stato anche ricoperto.

    Relativamente al culto dei morti, oltre alle sepolture intenzionali, sono stati riconosciuti anche rituali particolari, qualelusanza di conservare parti dello scheletro dei defunti. Lesempio classico quello della Grotta Guattari a S. FeliceCirceo nel Lazio (tavola). In un anfratto interno di questa grotta fu scoperto, al centro di un cerchio di pietre, il cranio diun neanderthaliano che presentava il foro occipitale allargato e rivolto verso lalto. Lallargamento del forame, praticatoper estrarne il cervello, stato considerato la prova di un atto intenzionale di cannibalismo rituale. La recentericonsiderazione dei dati ha sollevato molti dubbi su questa interpretazione e ha prospettato lipotesi secondo la quale ilcranio sarebbe stato introdotto nella grotta da carnivori che la frequentavano come tana. La disarticolazione escarnificazione delle ossa umane e lestrazione del midollo osseo, attestate ad esempio a Krapina in Croazia e nellaGrotta dellHortus in Francia, proverebbero invece che una forma di cannibalismo era praticata da parte delluomo di

    Neanderthal.Il rinvenimento di resti di orsi sepolti sotto tumuli, in ciste litiche o in fosse ricoperte da lastre hanno portato alcunistudiosi a ipotizzare un vero e proprio culto dellorso praticato dai Musteriani. Tali interpretazioni vanno per assuntecon cautela, anche se innegabile che questo animale abbia assunto in determinate regioni dellEuropa un ruolo di uncerto rilievo nella sussistenza e nella cultura materiale dei neanderthaliani. Senza voler postulare quindi una vera epropria religione dellorso sembra evidente che questo plantigrado dovesse ricevere una certa importanza anche nellacultura spirituale dei Musteriani, specialmente nelle aree dove la caccia a questo animale era pi intensa.

    Prove archeologiche di comportamenti simbolici o attestanti una certa astrazione sono il rinvenimento in strati riferibiliallultima fase del Musteriano di sostanze coloranti o di oggetti tinti con ocra, di fossili e minerali raccolti al di fuoridellaccampamento e di ossa incise con motivi geometrici (linee parallele, zig-zag). Si deve infine segnalare ilrinvenimento nella Grotta di Divje Babe I in Slovenia di un frammento di femore di orso delle caverne con tre foriartificiali che lo scopritore interpreta come flauto. Se questo oggetto una forma di flauto primordiale ci prova cheluomo di Neanderthalera in grado di concepire e creare dei suoni musicali e tale ipotesi proverebbe che linvenzionedella musica molto pi antica di quanto si pensi.

    Il Paleolitico Superiore

    La comparsa dellHomo sapiens sapiens

    Il Paleolitico superiore viene comunemente collegato alla diffusione dellHomo sapiens sapiens.Il problema della reale determinazione del limite tra Paleolitico medio e superiore interessa la comparsa di gruppi umanicon caratteristiche fisiche simili a quelle delluomo attuale. La discussione centrata su due tesi opposte: quella diunorigine africana recente dellHomo sapiens sapiensche mediante una migrazione verso nord-est avrebbe popolato ilresto del Vecchio Mondo (modello della sostituzione) e quella di unorigine antica attraverso una lenta evoluzionedalle forme precedenti in Africa, in Asia e in Europa (modello multiregionale). La collocazione cronologica egeografica dei resti pi antichi di uomo moderno sembra dare pi credito alla prima tesi.

    I risultati di una recente analisi genetica condotta su 147 popolazioni attuali confermerebbero il modello dellasostituzione. 133 popolazioni di questo campione presentano infatti tipi di DNA mitondriale derivati per mutazionisuccessive da un unico ceppo, che varie considerazioni ritengono africano. La comparsa di questo comune progenitoredi un uomo geneticamente moderno, che potremmo identificare con una ipotetica Eva africana, poich il DNAmitocondriale si trasmette lungo la linea femminile, collocata tra 290.000 e 140.000 anni fa nelle regioni dellAfricacentro-meridionali. La sua prima migrazione fuori dai territori africani sarebbe quindi avvenuta tra 180.000 e 90.000

    anni fa, in tale modo i dati che attribuiscono circa 100.000 anni ai pi antichi reperti di Homo sapiens sapiensdellaPalestina e meno di 40.000 anni a quelli pi antichi europei confermerebbero quanto ottenuto dai risultati della ricercagenetica.

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    Resta da stabilire dove e quando luomo moderno abbia sviluppato linsieme dei comportamenti che lo differenziano daquelli delluomo di Neanderthal. In Europa, parallelamente allestinzione dei Neanderthaliani e alla comparsa dei primiuomini moderni, si realizza il passaggio dal Paleolitico medio al Paleolitico superiore, caratterizzato da mutamenticomportamentali che interessano il modo di vita, le strutture abitative, leconomia, lorganizzazione sociale e laspiritualit. I due fenomeni, biologico e culturale sono in stretta connessione: il Musteriano, inteso come linsieme deicomplessi del Paleolitico medio, espressione delluomo di Neanderthal; lAurignaziano, primo complesso del

    Paleolitico superiore, la prima evidente testimonianza dellHomo sapiens sapiens.Le pi recenti scoperte hanno tuttavia dimostrato che i complessi pi arcaici dellEuropa occidentale tradizionalmenteattribuiti allinizio del Paleolitico superiore, quali il Castelperroniano in Francia e nella Spagna nord-occidentale elUluzzianonellItalia centro-meridionale, appaiono in continuit con gli ultimi aspetti del Musteriano riferibili ancoraa gruppi di Neanderthaliani di cui rappresentano le ultime manifestazioni culturali.

    In Europa il passaggio dal Musteriano allAurignaziano sempre brusco nelle regioni in cui questo primo complessodel Paleolitico superiore compare precocemente; in aree marginali invece si interpongono i cosiddetti complessi ditransizione, quali il Castelperroniano e lUluzziano. Le pi antiche datazioni di localit dellEuropa meridionale conpresenze aurignaziane sono attestate nella Penisola balcanica (39.000-35.000 anni fa), nellItalia settentrionale, inVeneto e Liguria (38.000-35.000 anni fa), in Spagna nella Catalogna attorno a 39.000-38.000 anni da oggi e in Francianella Dordogna tra 34.000-33.000 anni fa. Sembra che luomo moderno sia comparso in un momento precoce nelleregioni meridionali dellEuropa e da qui si sia poi diffuso verso le regioni centrali e verso i territori dellEuropaoccidentale-atlantica.

    Le caratteristiche fisiche dellHomo sapiens sapiens

    Come stato indicato in precedenza il periodo glaciale di Wrm caratterizzato da due stadi freddi separati da unalunga fase pi temperata (che si protrae tra 50.000 e 25.000 anni fa), durante la prima parte del quale luomo diNeanderthal scomparve dallEuropa e fu sostituito dalluomo moderno. I rapporti cronologici e genetici tra queste duesottospecie non sono ancora chiari, ma la maggior parte degli studiosi ritiene che i neanderthaliani rappresentino unaforma troppo specializzata per dare origine in poche migliaia di anni alluomo moderno. LHomo sapiens sapienspotrebbe pertanto essere comparso in Europa per migrazione da territori diversi del Vicino Oriente.

    Il nuovo tipo umano si diffonde in tutti i continenti, anche in Australia e nelle Americhe; rispetto alle forme precedentisi differenzia per il cranio alto, lassenza del toro sopraorbitario, la fronte diritta, la faccia piatta, il mento prominente,loccipitale arrotondato, la statura pi alta e una diversa proporzione tra gli arti. Come prototipo di questo nuovo tipoumano stato considerato lindividuo "anziano", di circa 50 anni det, rinvenuto nel 1868 nel riparo di Cro-Magnon inDordogna (Francia), che ha dato il nome ai resti pi antichi diHomo sapiens sapiens.

    Le innovazioni comportamentali delluomo moderno investono tutte le sfere della sua attivit quotidiana e spirituale.Tali comportamenti, che solo in pochi casi erano gi attestati nelluomo di Neanderthal, sembrano avere origine dallenuove e pi complesse facolt cerebrali dellHomo sapiens sapiens, che consentirono lo sviluppo del linguaggioarticolato e di capacit simboliche e cognitive.

    Con luomo moderno il processo di encefalizzazione giunge al suo culmine e il nostro cervello raggiunge un volumecompreso in media tra 1.500 e 1.600 cc. Si tratta di un organo dalle dimensioni notevoli in relazione alle dimensionicorporee complessive e che necessita di un apporto energetico altrettanto ragguardevole. Lampliamento delle capacit

    intellettive non dipende naturalmente solo dal volume metrico del cervello, ma anche dai suoi processi diriorganizzazione interna. Lespansione del volume inoltre non uniforme, ma interessa alcune aree particolari come adesempio quella destinata alle capacit associative e linguistiche. La particolare architettura cranica dellHomo sapiensarcaico e dellHomo sapiens moderno pu aver consentito lo sviluppo della parte frontale del cervello destinataallelaborazione di tali capacit.

    Una volta che il linguaggio e le capacit cognitive simboliche sono entrate a fare parte delluniverso umano ne derivauna conseguenza di portata incalcolabile: la possibilit di trasmissione per via non genetica del patrimonio diconoscenze, di capacit tecniche, di modi di vita e di sapere rituale da una generazione allaltra. Tale trasmissione nonbiologica delle capacit acquisite risulta cos il punto di partenza dellevoluzione culturale.

    Nessun mutamento di carattere biologico ed anatomico ci differenzia dallHomo sapiens sapiensdi 40.000-35.000 annifa. superfluo sottolineare quanto comportamenti, modi di organizzazione sociale e abitudini di vita si siano succedutie modificati nellarco di tempo che ci divide dalle fasi pi antiche del Paleolitico superiore e come queste modificazionisiano la conseguenza dellevoluzione culturale che ha segnato la nostra storia, ma che potr subire anche dei nuovi

    cambiamenti nel corso del suo sviluppo futuro.

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    Cronologia del Paleolitico superiore europeo

    I complessi del Paleolitico superiore europeo si sviluppano nella parte recente dellinterstadio wrmiano, nel IIPleniglaciale e nel Tardiglaciale, lungo un arco cronologico compreso tra 35.000 e 10.000 anni circa da oggi (tavola).LAurignaziano , come abbiamo visto, il primo complesso europeo espressione dellHomo sapiens sapiens che,

    affermatosi in vario modo tra 39/38.000 e 33.000 anni fa, termina attorno a 26.000 anni dal presente.Ad esso segue in tutta Europa il Gravettiano, che si afferma durante il II Pleniglaciale fino alla fase freddacaratterizzata dallacme glaciale attorno a 20.000 anni fa. Labbassamento generale della temperatura determina unestensione delle grandi masse delle nevi e dei ghiacci presenti nelle catene montagnose europee che vanno a costituirecos delle barriere naturali tra regioni vicine. I complessi che si affermano durante questa fase climatica subiscono,anche forse a conseguenza di ci, una netta differenziazione culturale.

    Nellarea occidentale atlantica si sviluppa dapprima il Solutreano, compreso tra 20.000 e 18.000 anni da oggi a cuisegue il Maddaleniano, tra 18.000 e circa 11.000 anni fa; nella penisola iberica, italiana e balcanica e nellEuropaorientale le tradizioni gravettiane regionali persistono fino al Tardiglaciale wrmiano, dando origine ai complessiepigravettiani. LEpigravettiano italico suddiviso in una fase antica, corrispondente allultima fase del Pleniglaciale(allincirca tra 20.000 e 15.000 anni da oggi), e in due ulteriori fasi, un momento evoluto ed uno finale, checorrispondono al Tardiglaciale wrmiano (tra 15.000 e 10.000 anni fa). La fine della glaciazione wrmiana fissata per

    convenzione a 10.000 anni da oggi, data che corrisponde in cronologia radiocarbonica calibrata a 8050 150 anni a.C.Questo limite cronologico non solo segna la fine del Paleolitico superiore e il passaggio al successivo Mesolitico, macoincide anche con il limite tra il Pleistocene e lOlocene che si riferisce al momento in cui il ritiro della calotta glacialeconsent lentrata dellacqua salata del Mare del Nord nellarea del Baltico.

    Ambiente e territorio durante il Paleolitico superiore nellItalia settentrionale

    Durante la glaciazione di Wrm, in conseguenza della regressione marina, la configurazione del territorio era bendiversa dallattuale, e la possibilit di contatti e di scambi tra la penisola italiana e parte di quella balcanica era benmaggiori (tavola).

    NellInterpleniglaciale, fase calda dellera glaciale che si estende tra 50.000 e 25.000 anni dal presente, le areeinteressate dalla presenza dei ghiacciai erano un po pi estese delle attuali, poich nelle regioni montuose il limite dellenevi perenni era un centinaio di metri pi basso di quello odierno. Le linee di costa si trovavano circa venti metri pi inbasso di quelle attuali. Il clima era generalmente freddo e arido, con dei momenti moderatamente pi temperati e umidi.

    Il II Pleniglaciale wrmiano, tra 25.000 e 15.000 anni da oggi, segna un generale irrigidimento climatico che culminerverso 20.000 anni fa con lacme glaciale in cui i ghiacciai continentali dellEuropa settentrionale e i ghiacciai alpiniraggiungeranno la massima espansione. La ritenzione di unenorme massa dacqua (regressione marina) determina unabbassamento generale dei mari di circa 120 metri al di sotto del livello odierno. A conseguenza di ci, tutto lAltoAdriatico emerse e la Pianura Padana si estese fino alle Alpi Giulie, al Carso, alle pendici dei rilievi istriani e alle AlpiDinariche. A nord di questa grande pianura, la cui linea di costa pi meridionale si estendeva tra Ancora e Zara, lePrealpi Venete, le Alpi Dolomitiche e Carniche e le Caravanche in Slovenia furono intensamente ricoperte dalle massenevose perenni, mentre le Alpi Giulie e Dinariche, caratterizzate da rilievi meno elevati, non costituirono una barriera

    naturale tra le regioni balcaniche e quelle mediterranee.Nel Pleniglaciale il clima, generalmente freddo e con tendenza a divenire sempre pi continentale (con temperaturemedie estremamente rigide nel mese di gennaio e relativamente alte in luglio) e arido determina, attorno alle areeglacializzate, la formazione di un paesaggio di tundra e pi a sud di steppe fredde e di steppe arborate. Nelle aree pilontane dalle masse dei ghiacciai prevale una foresta di conifere, mentre la foresta mista confinata in ristrette aree dirifugio. Le influenze continentali-balcaniche dovettero essere particolarmente marcate nelle regioni alto adriatiche dellapenisola italiana come confermato dalla presenza di mammiferi, quali il mammut, il bisonte e la lepre fischiante.

    Il ritiro definitivo delle masse glaciali dalle regioni dellEuropa settentrionale in relazione a un lento, ma progressivoinnalzamento della temperatura, segna linizio del Tardiglaciale wrmiano. Durante il Tardiglaciale, che interessa unarco cronologico compreso tra 15.000 e 10.000 anni dal presente, vengono distinte delle fasi a clima freddo e arido(Dryas I-III) intervallate da momenti temperato-umidi (Pre-Blling, Blling e Allerd), nel corso dei quali lavegetazione, gli animali e quindi anche luomo si diffondono nuovamente in territori in cui in precedenza eraimpossibile accedere, come ad esempio nellambiente montano.

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    Il Paleolitico superiore nellItalia nord-orientale

    LAurignaziano segnalato nel Veneto nei Monti Lessini, nella Grotta di Fumane e al Riparo Tagliente, nei ColliBerici, nella Grotta di Paina, in area prealpina e nelle Dolomiti Venete sul Monte Avena a 1430 metri di quota. Nellavicina Slovenia sono inoltre note alcune localit che attestano la frequentazione aurignaziana nelle Caravanche, nelle

    grotte di Potoka Zijalka a 1.700 metri di quota e di Mokrika a 1.500 metri, e nellaltopiano di ebrelje nella Grotta diDivje Babe.

    LAurignaziano pi antico del Veneto presenta delle industrie litiche che si differenziano nettamente da quelle delprecedente Musteriano, a partire dal modo di sfruttamento della materia prima, nelle modalit di preparazione dei nuclei,e dalla morfologia dei prodotti della scheggiatura (lame), fino alle forme degli strumenti e delle armature (tavola). Essomostra degli aspetti innovativi anche dal punto di vista comportamentale, quali la presenza di strumenti ricavati dalcorno o dall'osso, di oggetti ornamentali e di oggetti decorati. Nella Grotta di Fumane, dove i pi antichi livelliaurignaziani hanno unet superiore ai 35.000 anni, anche le strutture abitative presentano caratteristiche nuove; talielementi portano quindi a sottolineare la mancanza di una continuit tra Musteriano finale e Aurignaziano, confermandola constatazione di netta rottura nella cultura materiale dei due complessi.

    Gli insiemi aurignaziani del Riparo Tagliente e della Grotta di Paina sembrano appartenere al medesimo complesso;tuttavia il forte inquinamento dello strato del primo, sia dal Musteriano sottostante sia dallEpigravettiano che si

    sovrappone nella stratigrafia, e lesiguit numerica dei reperti rinvenuti nel secondo non consentono ulterioriconsiderazioni.

    Nella sezione pi orientale delle Alpi, le Caravanche, i depositi delle grotte Potoka e Mokrika hanno messo inevidenza pi livelli di occupazione aurignaziana. I complessi di queste due cavit delle alpi slovene sono caratterizzatinella cultura materiale oltre che dagli strumenti litici tipici dellAuriganziano anche da un numero cospicuo di puntedosso. I resti faunistici indicano che i cacciatori aurignaziani frequentavano ambienti al limite tra bosco e prateriaalpina. Delle tre localit slovene con presenze aurignaziane lunica che stata datata la Grotta di Divje Babe, cui stata attribuita unet di circa 35.000 anni dal presente. I ritrovamenti della Slovenia, riferibili a un momento successivorispetto a quelli del Veneto e privi di riscontri diretti con essi, sono attribuibili a unAurignaziano classico.

    Se si accetta la tesi di una formazione dellAurignaziano nellarea balcanico-danubiana, e della sua successivadiffusione verso occidente, le localit venete potrebbero indicare un percorso di questa diffusione lungo una direttricesudalpina. Presenze riferibili a questa prima fase aurignaziana e contemporanee, o di poco successive, a quelle venetesono inoltre attestate al Riparo Mochi in Liguria. Tale constatazione spiegherebbe inoltre la precoce comparsadellAurignaziano in Provenza e in Linguadoca, rispetto ad altre regioni della Francia.

    I rinvenimenti gravettiani ed epigravettiani antichi, collocabili cronologicamente tra 25.000 e 15.000 anni dal presente,sono circoscritti a tre grotte dei Colli Berici nel Veneto, dove sono limitati a pochi manufatti. Le analisi dei pollinifossili e dei resti faunistici hanno messo in evidenza come gli ambienti del Gravettianoe dellEpigravettiano anticosiano associati a paesaggi steppici, freddi e aridi.

    I dati relativi al Gravettiano sono purtroppo ancora scarsi perch si possano fare considerazioni che non si limitino aregistrare la presenza di questi complessi sia nel Veneto sia nella vicina Slovenia. I confronti tra le industrie litiche deidue territori sono invece pi puntuali durante lEpigravettiano antico, in particolare per la tipologia delle armi da gettoche caratterizzano questa fase. interessante sottolineare come nelle due aree le prede cacciate dai cacciatoriepigravettiani siano differenziate. Nei siti veneti gli animali che incidono maggiormente tra i resti faunistici sono