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1 n. 4 Aprile 2011 IN DIALOGO Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo Pinerolo: vivere la città

Pinerolo Indialogo Aprile 2011

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Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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1n. 4Aprile 2011

INDIALOGOSupplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo

Pinerolo:viverela città

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22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

l’”ecoturismo” in ascesa tra i giovani

Le vacanze sempre più ecocompatibili Con l’arrivo della bella stagione si inizia inevitabilmente a pensare alle vacanze, pri-me fra tutte quelle pasquali. La primavera, si sa, con i suoi profumi e i primi caldi in-voglia a stare all’aria aperta e a organizzare gite fuori porta. Secondo alcuni studi, gli italiani ricerca-no sempre di più il contatto con la natura e preferiscono vacanze ecocompatibili a stressanti viaggi in caotiche città. Da qui il termine ecoturismo: ovvero “una forma di turismo incentrato sull’impegno ambienta-lista e sociale”. E quale luogo migliore se non proprio l’Ita-lia per una vacanza di questo tipo? Il nostro

Paese offre, infatti, una vasta gamma di scelte tra agriturismi, prodotti alimentari e tradizioni folcloristiche e culturali. Tra i maggiori sostenitori di questo nuovo turismo ci sono i giovani tra i 16 e i 30 anni, sintomo di una coscienza verde che ben si sta radicando tra le nuove generazioni; se-guono poi le famiglie, le gite scolastiche, le coppie e infine i single. Gli ecoturisti prediligono gli agriturismi, luoghi tranquilli nei quali approfondire la co-noscenza di piante ed animali e in cui poter godere la natura in pieno relax. Ma anche i bed and brekfast e le dimore storiche. Non solo: lo spirito sportivo prevale anche

quando si è in vacanza, così mol-te strutture si sono attrezzate con campi sportivi, gite a cavallo, cor-si di trekking, arrampicata e bird watching. Questi sono solo alcuni dei mo-tivi che spingono un numero sem-pre maggiore di italiani a preferire questo tipo di programma rispetto alle classiche vacanze. Concorro-no soprattutto la natura inconta-minata e le bellezze paesaggisti-che. Alcuni puntano anche alle località storico-artistiche e alle aree protette, il tutto nel rispet-to dell’ambiente. È questo infatti l’obbiettivo principale di chi sce-glie le vacanze ecologiche, prima ancora del costo. Senza contare oltretutto il fat-turato annuo italiano di questo settore in continua crescita, pari a 10 miliardi di euro. Dati otti-misti per il futuro arrivano anche dalla associazione della Coldiretti, pronta ad incoraggiare gli impren-ditori che vogliono puntare ad un green tourism.

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S o m m a r i o

| Editoriale | Riflettere insieme sulla città in cui si vive è un parlare della propria identità individua-le e soprattutto collettiva, un po’ per fare il punto sulla propria progettualità e un po’ per offrire spunti a quelli che progettano e amministrano la città.

Studiare insieme lo spazio in cui si vive è la filosofia che anima quella che è stata definita “l’architettura partecipata”, dove s’incontrano le persone che vivono lo spa-zio pubblico e le persone che lo progettano al fine di realizzare una “città possibile”, come si chiama anche un’associazione di Torino che opera per questo fine. Partecipare e riflettere insieme, dunque, per riqualificare e vivere meglio la città. Un’esperienza questa sviluppata in Ita-lia nell’ultimo decennio, soprattutto nelle grandi città, in ritardo rispetto all’Europa, dove le prime esperienze in Olanda (poi estese a Germania, Inghilterra, Francia, Svizzera) risalgono a trent’anni fa. E che non sono ancora decollate nelle piccole cit-tà come la nostra Pinerolo. Il questionario sul “vivere la città” di No-ardo e Barale e gli interventi preelettorali su “Pinerolo come la vorrei” sono un nostro piccolo e primo contributo a questa archi-tettura partecipata.

Antonio Denanni

2 Buone news levacanzeecocompatibili

4 eventi viverelacittÀ

6 Primo piano visitarelacittÀ

8 osservatorio pinerolomultietnica

9 visibili &invisibili leguerrenondichiarate

10 lettere al giornale ilmaleel’uomo

11 nuvole sopra i 20 nuclearesìono

12 Politica in città casermaesocietÀ

13 Pinerolo come la vorrei/5 unacittÀapertaaldialogo

14 Delibere comunali marzo2011

15 appunti di viaggio bocadojuma,inamazzonia

16 tendenze lp:ritornoalfuturo?

17 giovani@scuola 15oannid’italiaediscuolaunita

18 sociale &volontariato nasceilpinerolofd

19 Personaggi annabaral

20 teatro ateatrolatvnonsemprefunzona

21 arte&architettura dovelaseracisidaappuntamento

22 serate di laurea psicologiaeantropologiaculturale

23 musica pellicans

24 sport sansecondopallavolo

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PINEROLO INDIALOGO

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato a questo numero: Fiammetta Bertotto, Michele Barbero, Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Va-lentina Voglino, Gabriella Bruzzone, Francesca Noardo, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Massimiliano Granero, Nadia Fenoglio, Giulia Antonucci, Francesca Co-starelli, Michele F.Barale, Massimiliano MalviciniCon la partecipazione di Elvio Fassone

PhOTOGiacomo Denanni, Irene Lo Bianco

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010

REDAzIONETel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: [email protected]

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A cura di Francesca Noardo e Michele F.Barale

4 Aprile: “vivere la città”PRIMO PIANO

in un questionario i Punti Di forza e Di DeBolezza

“Vivere Pinerolo”Si vive bene, ma è una città “buia”;“manca qualcosa che la renda famosa” “Vivere la città” è uno slogan che riassu-me in sé l’idea di uno spazio in cui si vive la propria identità, fatta di idealità e di relazio-ni, di storia e di emozioni. Calando l’argomento nel locale con lo slo-gan “Vivere Pinerolo”, non abbiamo potuto far a meno di sentire il parere di chi Pinerolo effettivamente la vive, per individuare i pun-ti di forza e di debolezza condivisi. Per fare ciò è stato diffuso un questionario, perlopiù tramite facebook. Il mezzo certo rende par-ziali le risposte, che però, data l’omogeneità dei riscontri (nonostante la diversità di età e di condizioni), sono da considerare buone. E per questo meritevoli di attenzione.

ANGOLI PINEROLESI “Piazza Fontana” risulta in assoluto la più gettonata come luogo di appuntamen-to, prima di trasferirsi in bar o pub; non a caso è il parcheggio più utilizzato e la quasi totalità di chi ha risposto arriva a Pinerolo in auto. È interessante il caso del Centro Storico: il più frequentato, la zona che piace di più e allo stesso tempo la meno sfruttata in rela-zione alle potenzialità, a parere dei più. Si gira poi per i Portici, il centro com-merciale, piazza Facta, molto apprezzata,

seconda solo al centro storico. Può far pensare il fatto che, nonostan-te molti prediligano i parchi, la stragrande maggioranza ha risposto che mai si è recata al Parco Olimpico.I gruppi Scout, per finire, frequentano chie-se e parrocchie.

I TERMINI DI PARAGONE Mete più ambite fuori Pinerolo? Torino al primo posto, perché più interessante, offre più “vita”, iniziative e movimento di gio-vani. Quasi per le stesse ragioni a volte si preferisce Saluzzo: con una zona pedonale più appetibile, più luminosa e ricca di eventi culturali. Uscendo dalle città, molti amano la tranquillità e la bellezza delle valli e della montagna o dei parchi, anche per la possi-bilità di praticare sport.

GIUDIzI DEI PINEROLESI Riguardo all’offerta pinerolese nei vari settori, i giudizi sono generalmente tra buo-no e sufficiente. Si considera insufficiente soprattutto l’offerta turistica, seguita dalla promozione di eventi (tra i quali vince per popolarità la Notte Bianca).

A parere unanimemente diffuso è asso-

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Il successo di Piazza Facta Piazza Facta deve la sua esistenza al riassetto urbanistico di Pinerolo dovuto alla demolizione delle fortificazioni di difesa, avvenuta dopo la seconda dominazione francese del tardo XVII secolo. Infatti, in luogo della chiesa di San Rocco, eretta a partire dal 1744, sorgeva uno dei bastioni della cinta muraria, e si dice che sotto di essa corrano ancora antichi cunicoli che legavano tra loro tutti i bastioni. Lo slargo verso Piazza Cavour risale invece agli anni ‘60 del XX secolo, anni in cui venne demolita la Caserma Serafino. Intelligente l’intervento che ridisegnò l’edificio d’angolo di connessione tra le due piazze. Vi si riflettono i profili cittadini, la chiesa, le persone che vi transitano, le luci di Natale, i rumori del mercato. A migliorare ulteriormen-te la situazione, la più recente risistemazione del manto stradale e la creazione di una vasta zona integralmente pedonale, che ne ha fatto un luogo di ritrovo protetto dal-le automobili, con accesso diretto sia ai parcheggi, sia all’intimità del centro storico, sia al passeggio dei portici. Piazza Facta può oggi essere considerata la piazza prin-cipale di Pinerolo, non certo per le dimensioni, ma per questa funzione di luogo di ritrovo obbligato che porta un pubblico ogni giorno più ampio: le famiglie la domenica pomeriggio, i giovani il sabato sera o anche durante la settimana nei mesi più caldi, gli anziani ogni giorno con i nipoti più piccoli non ancora attratti dai giardinetti. Come mai un simile successo? Le cause sono molteplici: senz’altro la sua posizione nel contesto urbano, forse il luogo più centrale tra gli attuali assi di transito pedonale e non della città: questo la rende la vetrina della città, prova ne sono i gazebo, le auto esposte, i banchetti delle varie organizzazioni che qui sanno di attirare l’attenzione. La possibilità di avere panchine, tante e non fisse, e un luo-go sufficientemente protetto dal traffico automobilistico: questa peculiarità la contende con Piazzetta Verdi, dietro al Teatro Sociale, dove però le possibilità di seduta pubbli-ca si riducono a due. Grazie a queste due caratteristiche prevalenti, diviene sede di tutte le manifestazioni che si svolgono in città. Michele F.Barale

lutamente carente la pubblicità e l’in-formazione su ciò che a Pinerolo c’è e su quanto riguarda gli eventi, a fu-ror di popolo potenziabili: non solo i grandi eventi organizzati dal Comune, ma anche singole iniziative di locali o singoli cittadini, a cui pare manchi ap-poggio e disponibilità a dar loro spazio. In particolare si chiede attenzione ver-so i giovani (18-35 anni), che al mo-mento “fuggono” a Torino in cerca di fermento. Buona l’offerta di locali, ma si lamenta la scarsità di spazi per feste private, e intrattenimento. Anche per gli aspetti culturali, la cui offerta è giudicata buona, si sente la mancanza di pubblicità: pieghevoli, de-pliant e manifesti sono un investimento che, tra gli altri, gioverebbe all’apprez-zamento della nostra città. Insomma, si chiede di incuriosire, interessare e at-trarre gente!

Migliorabile anche la viabilità: tanti ac-cusano scarsità di parcheggi gratuiti e/o inefficienza (tratte, orari, prezzi) dei tra-sporti pubblici; anche estendibili (o mi-gliorabili) piste ciclabili e zone pedonali. Per quanto riguarda il verde si vor-rebbero parchi anche lungo i fiumi e i canali, rendendoli maggiormente fruibili ed appetibili per chi voglia sfruttarli nel tempo libero o praticarvi sport.L’offerta sportiva è comunque giudicata buona; si propone di sfruttare il parco olimpico per nuove strutture e introdurre campi comunali accessibili a tutti.

Infine, due ulteriori considerazioni che meritano riflessione sono il fatto che Pinerolo sia una città “buia” e che le manchi “qualcosa che ci rende famosi”, forse indice dell’identità pinerolese che si va perdendo, e cui bisogna riportare l’attenzione. Chi frequenta Pinerolo è conscio della sua bellezza e potenzialità, e per questo auspica i miglioramenti che si spera per-vengano in un prossimo futuro.

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A cura di Francesca Costarelli

la visita Di Pinerolo con gli amici internazionali

My Pinerolo Citadina«Entriamo nel centro storico e ci addentriamo nelle viuzze»

6PRIMO PIANO

Da quando sono tornata dall’Erasmus, tanti amici, veramente internazionali, sono venuti a trovarmi. Sono sempre stata molto orgogliosa della città in cui sono nata e dopo un po’ di tenta-tivi, credo di aver trovato il giusto mix per un perfetto tour da proporre ai giovani forestieri. Così la visita a Pinerolo City è diventata un must, a volte giovani canadesi, olandesi, ma-cedoni, polacchi… ripartono senza aver visto Torino per mancanza di tempo, ma lo stesso soddisfatti con Pinerolo nel cuore.Si inizia sempre con una colazione a base di cap-puccino e brioche, raramente certe specialità si possono gustare fuori dall’Italia. Si punta dritti verso Piazza Fontana, e più precisamente verso le cabine telefoniche. Da che mi ricordo, ci si è sempre incontrati “alle cabine” prima di una serata, così si lasciano in piazza le auto in più e si chiacchiera sotto i viali aspettando i soliti ritardari. Poi ci muoviamo verso il centro storico passando di fronte al Comune sul quale faccio notare le finestre che stilizzano una M di mussoli-niana memoria. E finalmente, ci addentriamo nel centro storico, passeggiamo di fronte al retro del Teatro Sociale e arriviamo in Piazza Facta a cui si affaccia la Casa del Gallo. Alcuni rimangono stu-piti per l’accostamento della modernità con gli edifici storici e solitamente, un po’ in contrasto con l’idea dominante in città, apprezzano. Oltrepassiamo Piazza del Duomo, percepita come un vero gioiellino, e ci addentriamo nelle viuzze che portano alla Scala Santa. Lo stu-

pore si dipinge sui volti dei miei amici quando racconto loro che, un tempo non troppo lonta-no, le processioni religiose che passavano su questa scala vedevano i credenti procedere in ginocchio su queste pietre per espiare i pec-cati e fare penitenza. A volte li prendo in giro dicendo che è per questo che i gradoni hanno una leggera inclinazione nella parte centrale e a volte ci cascano! Arriviamo all’entrata del Pecora, un giardi-netto conosciuto dai più giovani per venire a (far finta di) studiare e a fumare le prime si-garette potendo tossire indisturbati. In questo si fa concorrenza con il giardinetto che sorge dalla parte opposta del Tribunale, conosciuto come il Napoli, chissà poi perchè. Ci affacciamo su Via Principi d’Acaja e mo-stro Palazzo del Senato, una meraviglia dopo la faticaccia della salita. Arriviamo al pozzo e, salendo ancora alcuni gradini, ci ritroviamo di fronte a Palazzo degli Acaja, dove sostiamo per aver il tempo di raccontare del soggiorno pinerolese della Maschera di Ferro. Infine arriviamo a San Maurizio. Qui tutti ci siamo scambiati il primo bacio… ricordo anco-ra il pezzo di muretto su cui ero seduta quando il primo amore si dichiarò… Taccio e lascio par-lare il panorama che si estende tutto intorno. In conclusione, quando c’è tempo e i miei ospiti sono particolarmente golosi, non faccio mancare un gelato e un assaggio di torta zuri-go, una vera galuperie!

V i s i t a r e l a c i t t à

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Cuore di Pinerolo, se non altro per la sua po-sizione centrale e per i mercati settimanali del mercoledì e del sabato, Piazza Vittorio Veneto è da tutti i pinerolesi - e non solo - conosciuta come Piazza Fontana, soprannome che ai più richiama alla mente la fontana che, insieme al monumento celebrativo del generale Filippo Bri-gnone, frammezza la distesa di autovetture, or-mai parte integrante della cartolina ricordo. In realtà la piazza prende il nome dal marchese Ignazio Fontana di Cravanzana, colui che per primo la ideò nel 1738. La sua costruzione è legata al riassetto urbanistico che seguì la se-conda occupazione francese del Seicento e alla rilevante presenza di guarnigioni militari in città, che richiedevano alcuni spazi adeguati alle eser-citazioni e alle parate. La prima fase di progetta-zione, conseguente all’abbattimento del-le fortificazioni francesi, avrebbe dovuto portare alla creazione di un’ampia area monumentale e al decentramento della città con l’erezione di un nuovo Duo-mo. Tuttavia l’idea fu giudicata troppo dispendiosa e l’architetto incaricato dei lavori, Bernardo Vittone, dovette accon-tentarsi della progettazione del Palazzo dei Catecumeni - ovvero Palazzo Vittone -visibile sul lato est della piazza. Quest’ultima, realizzata dal 1740 al 1754, restò la piazza d’armi della città fino al 1830, periodo in cui si rese ne-cessario il suo impiego civico. Il campo di Marte fu quindi spostato negli attuali giardini antistanti alla stazione ferrovia-ria e la piazza subì alcune modifiche. In-nanzitutto furono piantati gli alberi che compongono il viale lungo tutto il peri-metro, in seguito, nel 1843, fu costruita la fontana impiegando la pietra locale del Malanaggio e, infine, il già citato monu-mento al generale Brignone, che si di-stinse nelle guerre risorgimentali, opera affidata nel 1879 allo scultore lombardo Odoardo Tabacchi. La piazza, insieme ai portici nuovi e al Teatro Sociale, ha rappresentato il “salotto buono” della borghesia per tut-to l’Ottocento, in particolar modo dopo l’installazione dei Nuovi Quartieri di Ca-valleria. Nel secolo scorso, durante le fiere della città, ha ospitato le giostre e il Luna Park,

Piazza S.Donato e il Centro storico Varcare la soglia del centro storico significa rapportarsi con quanto di più stratificato una cit-tà possa raccontare: il suo evolversi, i suoi rap-porti sociali, comunitari, sono tutti impressi dal primo all’ultimo con modalità differenti nei suoi edifici, nella loro disposizione, nelle relazioni che intessono tra loro e che non sempre siamo ancora in grado di rileggere. Qualunque sia la via di volta in volta percorsa, ciascuna di esse nella Pinerolo del vecchio borgo conduce nello stesso luogo: Piazza San Donato. La piazza deve il suo nome attua-le al santo protettore di Pinerolo a cui è dedicato il duomo, stupenda architettura medievale dal prospetto neogotico. Le sue linee guida sono chiaramente quelle medievaleggianti, tipiche del restauro italiano tardo ottocentesco, che tende-vano a riportare alla luce passati e presunti fasti dell’Italia dei Comuni. Come si vivono oggi questi luoghi? Gli interventi inizia-ti negli anni ’80 consentirono il recupero di questa parte della città, fortemente degradata sia sul profilo materico-strutturale, sia su quello sociale. Una realtà commerciale ancora più improntata ai generi di prima necessità: il settore alimentare vede ancora una forte componente, pressoché scomparsa nella zona dei portici oltre corso Torino. Minore la presenza del settore dell’abbigliamento. Facile trovare un bar durante il giorno, visto che tutto il basso centro storico ne è costellato. Purtroppo, se l’offerta è più che soddisfacente durante il gior-no, la sera si riduce a pochi luoghi: un paio di bar, che diven-tano il centro nodale del pre-serata dei giovani prima di andare in discoteca; poco oltre in via Trento alcuni locali che offrono serate al gusto di buona musica, non più di due gelaterie. Il tutto, diurno e notturno, è strenuamente concentrato nel basso centro storico. Chiunque provi a salire verso San Mau-rizio, se di certo troverà luoghi tranquilli dove passare inosser-vati la serata col partner, non si impegni a cercare una sosta dove bere qualcosa godendosi lo splendido panorama che la collina può offrire: rimarrebbe a gola secca. Michele F. Barale

ora collocate nella vicina Piazza III Alpini. Oggi resta una delle piazze più grandi del Piemonte ed è sede di numerose iniziative culturali che costellano il calendario di Pi-nerolo.

Piazza Fontana, il salotto dell’800 A cura di Marianna Bertolino

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te di lei. A breve finalmente tornerò in Vie-tnam e spero di riuscire a ritrovarla… Al momento di lasciare il Vietnam ho avuto un dolore mentale così forte da sfociare anche in quello fisico. Ero solo una bam-bina ed i miei amici e la mia terra erano le sole cose che avevo, erano parte di me. Spesso mi capitava di sognare la mia ‘’fet-ta di Mondo’’ strappatami dalle mani… Mi manca l’odore della mia terra, ma soprat-tutto far vedere alle mie figlie quali siano le mie radici e la vera identità di Marja». Anche i pareri sull’immigrazione sono

i più diversi. In un breve sondaggio fatto tra alcu-ni pinerolesi vi è chi vede l’immigrazione come un fenomeno positivo: affer-ma che la multiculturalità e il confronto con “l’altro” è fonte di un arricchimen-to e di un continuo scam-bio socio-culturale. Inoltre gli stranieri ci aiutano dal punto di vista demografi-co: i nuovi arrivi e le nuo-ve nascite ringiovaniscono la popolazione di Pinerolo.

Infatti, mentre nel 2004 la percentuale dei nati pinerolesi era del 94% e quella dei nati stranieri del 6%, nel 2010 si riscontra un calo dei primi all’86,5% ed un aumento dei secondi al 13,5%. Un altro pro è rife-rito all’opportunità dei bambini che, fin da piccoli, imparano ad accettare il ‘’diverso’’ e si integrano meglio perchè non hanno pregiudizi. Vi è poi chi si pone davanti all’immigra-zione in modo negativo affermando che, a causa della crisi economica che stiamo vivendo, non è bene che aumenti la popo-lazione, in quanto si viene ad aggiungere ulteriore disoccupazione ai già numerosi italiani senza lavoro. C’è anche da dire che solitamente i lavori svolti dagli stra-nieri sono quelli che gli italiani non fanno perchè non sono considerati abbastanza ‘’nobili’’.

Osse rva to r i o A cura di Lidia Comparetto

semPre Più multietnica e multiculturale

Pinerolo: 36158 abitanti, 2767 stranieri Pinerolo è sempre più una città multiet-nica. Facendo un’analisi della presenza degli stranieri ne risulta un costante aumento dal 2000 ad oggi con un’accelerazione ne-gli ultimi anni; difatti nel 2000 gli immigra-ti erano il 2% della popolazione, nel 2004 sono aumentati al 3%, sino ad arrivare al 7,65% nel 2010. Oggi, infatti, si contano 2767 abitanti stranieri, mentre quelli pine-rolesi sono 36158. Ovviamente i dati si riferiscono agli im-migrati in posizione regolare. Se si facesse

riferimento anche ai non regolari le percen-tuali sarebbero sicuramente più elevate. Inoltre si sottolinea che la maggioranza di stranieri con permesso di soggiorno è di sesso femminile (circa il 54%), presumibil-mente per l’alta richiesta di badanti. Tra le diverse etnie presenti a Pinerolo quella prevalente è la popolazione rumena, che rappresenta circa il 50% degli immi-grati, seguita da quella marocchina con il 14% e da quella albanese con il 10%. Le ragioni che spingono queste persone a lasciare il proprio Paese d’origine sono le più diverse, anche se prevalgono quelle economiche. «Sono scappata con la mia famiglia dal Vietnam nel 1975 – afferma Marja Sabadini - l’anno dell’evacuazione. Purtroppo però, al momento della fuga, mia sorella è rimasta intrappolata tra il filo spinato e da allora non sappiamo più nien-

SOCIETà

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morti in silenzio e senza clamore

Le guerre non dichiarate

Di Massimiliano Granero DIRITTI UMANI Visibili & Invisibili

XVI GIornata della memorIa delle VIttIme dI mafIa

“Insieme verità e giustizia in terra di luce” Libera per la XVI Giornata della Memoria e dell’Impegno per le Vittime di Mafia ha scelto lo slogan “Insieme verità e giustizia in terra di luce”. A Potenza si sono ritrovati in tanti per ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie e rinnovare in nome di quelle vittime il proprio im-pegno di contrasto alla criminalità organizzata. “Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni”, recitava uno striscione. E, in effetti, tra le migliaia di persone - la stima di Libera è di circa 80.000 partecipanti -, la mag-gior parte erano proprio persone comuni, spe-ciali solo per la voglia di vincere disagi di ogni sorta pur di camminare insieme verso un unico grande obiettivo, la sconfitta della criminalità organizzata e il ripristino della legalità, in ogni luogo dove essa venga minacciata o negata.

500 pullman, un treno speciale, macchine pri-vate, hanno portato nel capoluogo lucano gen-te da tutta Italia, anche da Pinerolo e le valli. Né la distanza né la pioggia quasi continua hanno demoralizzato i partecipanti, i quali, striscioni e bandiere alle mani, armati di buo-na volontà, hanno iniziato la loro marcia dalla parte bassa della città alla volta dei luoghi di raduno. La gioventù, il 19 marzo a Potenza, stava dalla parte dell’antimafia. Era un mo-mento di festa, anche se Filomena Iemma e Gildo Claps, rispettivamente madre e fratello di Elisa, la studentessa potentina di 16 anni scomparsa il 12 settembre 1993, aprivano il corteo. Un corteo nato per abbracciare ideal-mente chi ha sofferto, per includere, non per escludere.

Forse non tutti sanno che la guerra non è un incubo del passato in ogni luogo di questo mondo. Saltando a piè pari la situazione della Libia, di cui si parla ovunque e comunque, è indubbiamente utile conoscere e comprendere quali conflitti ancora imperversino nel globo. Guerre, conflitti, lotte armate, faide, rivolu-zioni. Comunque le si voglia chiamare esse esi-stono, portano distruzione e fame. Fanno mor-ti. Fanno numeri. Vengono infatti suddivisi in conflitti armati, guerre- eventi sociali e politici generalmente di vaste dimensioni che consisto-no nel confronto armato fra due o più soggetti collettivi significativi- e LIC. LIC, ovvero Low Intensity Conflict. L’uso di forze armate con-tro un soggetto non statale, o non riconosciu-to tale, per imporre l’osservanza di determinati obbiettivi. Operazioni di cosiddetto “peacekee-ping”. Lotte che ugualmente però fanno stragi tra i civili. Morti forse meno importanti? Di serie

B? Certamente morti scomodi. Forse morti for-tunati, perché in guerra vivere è spesso peggio che morire. Ma lasciamo spazio a nomi e numeri, di quei conflitti che ancor oggi, duemila e undici anni dopo la nascita di Cristo, imbevono di san-gue la Terra su cui camminiamo e impregnano l’aria con l’odore della morte. Ricordandoci che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di of-fesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Solo nel 2010: per la Ribellione Naxalito-Ma-oista in India 1174 morti, per la Guerra Civile Afgana 10461, per la Guerra Civile Somala più di 3000, per la Guerra d’Iraq più di 4000, per la Guerra nel Nord Ovest del Pakistan più di 5000, per le sollevazioni sciite in Yemen più di 3000, per la Guerra Messicana della droga 12456, per i conflitti in Sudan più di 1000. E chissà quanti altri sono morti nel silenzio.

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la trageDia Dello tsunami

Il male e le energie dell’uomo

Lettere al giornale Risponde Elvio Fassone

D.- Ieri Haiti, ieri l’altro le Maldive, oggi il Giap-pone. Di fronte a tragedie di queste dimensioni che cosa ci possono dire la fede, la ragione e la politica?

Quando il male proviene dall’uomo, come ad Auschwitz, si è sgomenti, ma è ancora possibile ricondurre le stragi e le sofferenze all’uso perverso di una libertà che è indi-spensabile alla moralità. Non saremmo chiamati all’avventura della scelta morale, se non avessimo nelle mani anche l’opzione della crudeltà. Ma quando il male scaturisce dalla natu-ra è diverso: non solo il maremoto, ma la nascita del bimbo deforme, la malattia che offende la dignità, le sofferenze atroci che precedono certe morti, tutto questo richia-ma le domande di sempre sulla teodicea: Dio vuole queste sventure? o le permette? o semplicemente le subisce? Questi inter-rogativi, di riflesso, generano il noto trian-golo dell’impossibilità: se Dio le vuole, non è buono; se è buono e le permette, non è comprensibile; se è buono e le subisce, non è onnipotente. Dei tre predicati, solo due stanno insieme: la teologia, la filosofia e la moralità, alle quali va ceduta la parola, su questo si arrovellano da sempre. La ragione, ammesso che possa pronun-ciarsi in materia, arrischia spiegazioni solo volando su un campo allargato. Dio non è

artefice dei singoli eventi, ma dello spazio-tempo informatizzato nel quale gli eventi si producono. Non è dentro la storia, ma accanto, o addirittura dentro l’uomo che la subisce. I terremoti ed i maremoti non sono che uno degli effetti dell’incrocio caso-necessi-tà, secondo il quale si muove la macchina messa in moto. Il ribollire delle viscere della terra, eredità della remota esplosione origi-naria, provoca lo spostamento delle masse tettoniche. Questo ha frantumato la “pan-gea”, il blocco delle terre emerse, diversifi-cando i rami dell’evoluzione ed impedendo per milioni di anni le successive ibridazioni. Questa pluralità di specie e di razze ha per-messo un aumento delle occasioni di cre-scita e di miglioramento, e ci accingiamo a vederne qualche effetto oggi che la globaliz-zazione sta mescolando le carte ed offrendo linfa a civiltà declinanti. E’ provvidenza, allora, anche lo tsunami? Certamente no, per chi lo patisce. Ma l’an-golo visuale cambia per chi lo legge sullo sfondo dei tempi dell’evoluzione. E la politica? Ben poco essa può di fronte a queste catastrofi. Ma può canalizzare la solidarietà dopo che esse si sono prodotte, e può allearsi con la scienza e la responsa-bilità prima che avvengano. Gli edifici rigo-rosamente antisismici (e non costruiti con

la corruttela, come in Abruzzo); la disciplina (e non l’avventurismo anarchico); le scorte prudenti, l’al-lenamento all’emergenza, il senso di responsabilità e di civismo, tutto questo non è casuale, non nasce senza una lunga educazione civile: non evita il danno, ma lo riduce. Sull’educazione civile siamo poco oltre la barbarie: se pensiamo che anche noi siamo terra ad eleva-to rischio sismico, l’impegnare le energie della politica nel discutere di leggi ad personam ci mortifica profondamente.

SOCIETà

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del petrolio (quindi, all’incirca, un secolo); ho letto anche che, per quanto riguarda gli impatti sanitari ed ambientali dell’uso dell’energia atomica, il problema fonda-mentale continua ad essere quello delle scorie: essendo esse ineliminabili e radio-attive, resterebbero infatti pericolose per decine di migliaia d’anni. E questi sareb-bero, alla buona, i contro. ho letto anche dei pro: sostanzialmen-te, se le centrali nucleari non esistesse-ro più non si tornerebbe in ogni caso ad usare le fonti energetiche sospirate dagli ambientalisti (legna, acqua, vento, sole), ma i combustibili fossili; e, da tutti i punti di vista, il carbone sarebbe molto più dan-noso dell’energia atomica. Del resto, non esistono soluzioni ideali: tutte le tecnolo-gie energetiche hanno per conseguenza

un costo, come ovviamente la loro assen-za. L’impatto della spaventosa crisi giap-ponese sarebbe stato, nonostante tutto e secondo questa ottimistica versione dei fatti, irrisorio se posto su larga scala e sul lungo periodo. Dall’alto dell’“asineria” sopra confessa-ta, non mi permetto di prendere qui una posizione definita; tuttavia, è sicuro che il tema meriti indagini meno superficiali, più accessibili a tutti e, in particolare, lontane da posizioni aprioristicamente estremiste.

Nuvole sopra i 20 A cura di Fiammetta Bertotto

la crisi nucleare in giaPPone

Nucleare: sì, no, forse...? La crisi nucleare accaduta in Giappone nel marzo scorso a causa del terremoto e dello tsunami, ha fatalmente portato a ri-considerare i rischi legati all’energia atomi-ca anche in Europa dove, per ora, i reattori in funzione sono 143. Tant’è che l’UE ha deciso di svolgere una serie di stress test per controllare il livello di sicurezza delle centrali europee; scelta prudente che se-gue a ruota l’iniziativa statunitense e rus-sa. Intanto, l’Italia attende il referendum (12 giugno prossimo), per conoscere le future politiche e scelte in materia. Personalmente, non posso certo defi-nirmi un’esperta e, di certo, questo è un argomento che esula dai confini locali per andare a toccare spazi e temi molto più ampi. Tuttavia, una volta ammessa la mia ignoranza a riguardo, devo anche dire di aver avuto la sensazione che la questione continui ad essere generalmente posta in termini soprattutto teorici e con interven-ti connotati da una disinformazione poco giustificata. Basti pensare al famoso spot sul nucleare mandato in onda poco tempo fa: esso ha non a caso ricevuto numerose critiche proprio per il carattere concretamen-te ambiguo con cui presentava l’argomento. Così, mi sono venute in mente le analo-ghe polemiche di, ormai, qualche anno fa a proposito del TAV: polemiche che, que-ste sì, nelle valli intorno a Pinerolo hanno sempre avuto una certa risonanza. Non che le due cose siano collegate, ma mi sono parse simili nel modo in cui sono state poste: da una parte una strenua lotta ideologica in difesa dell’ambiente e delle future generazioni; dall’altra, un altrettan-to tenace appoggio dato alla tecnologia ed alla voglia di progresso. Insomma, si tratta ancora di quella seria diatriba che, parti-colarmente negli ultimi decenni, conquista giorno dopo giorno maggior peso. ho letto da qualche parte che se tutto il mondo decidesse di ricorrere al nuclea-re, la durata delle riserve d’uranio estrai-bile a costi assennati si prolungherebbe approssimativamente tanto quanto quella

SOCIETà

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12 A cura di Emanuele Sacchetto

“riflessioni” Politiche young

I Carabinieri, la caserma e la società

I n C i t t à POLITICA

Forse non tutti sanno dell’ultimo proget-to di Pinerolo, che dovrebbe dare un nuovo tetto ai garanti della giustizia, i nostri Ca-rabinieri. A richiederlo non è, come ben si potrebbe pensare così vicini alle urne, una promessa elettorale di una qualsiasi par-te politica, bensì una imposizione dall’alto. Roma dice che quella attuale non è a norma. Un bello smacco insomma per i carabinie-ri. Loro che la giustizia la sentono nel cuore, “fregati” proprio dalle leggi! Eppure la ca-serma ci vuole. Noi tutti ne abbiamo bisogno e credia-mo che sia ora che venga fatta. Negarla loro sarebbe come mandare un chirurgo a operare in una piazza, sfrattato! Ci chiediamo allora, perché Pinerolo, città della caval-leria, non si è mossa prima per dare un nuovo alloggio ai CC, come appunto chie-de la legge?Mah... in tutto questo Lei, la Legge, tralascia un pic-colo problemino: i fondi! Il progetto c’è, pia-ce e procede. Ma il Comune non ha i soldi! Non si dica quindi che l’Amministrazione non abbia voluto o non sia riuscita a farla. Quale sindaco sarebbe così stupido da non volere un’opera pubblica così imponente da sventolare anche in campagna elettorale? Escluso allora ogni possibile conflitto d’inte-ressi, rimane il dubbio. Come hanno speso i soldi che sarebbero in parte potuti servire a coprire tale spesa? Cosa si è “coperto” anziché i Carabinieri? Ecco... forse, il miglior tetto, invisibile ai più, non è fatto di cemento. Non è rivesti-to di tegole e pietre. Non è un tetto carico dei voti dell’evidenza... E’ invece un “tetto sociale”. Un tetto che copre molte più per-sone e famiglie di una qualunque caserma.

Già, perché a rimanere senza casa in que-sti mesi non ci sono stati solo i Carabinieri. Moltissime famiglie, spesso cassaintegrate, hanno subito sfratti. La società nel suo in-sieme è stata sfrattata. Dunque c’è bisogno di un sostegno. Abbandonata la balzana idea di una ten-dopoli in Piazza Vittorio Veneto, via alle po-litiche sociali. La società e il tessuto che la compone nasce proprio qua, nella coesione per un

problema comune crescente. Perché l’Italia Unita lo è (con qualche piccolo intoppo di percorso) da 150 anni solo per questo: il sentimento di unità che anima le persone nella collaborazione e compassione. La so-lidarietà è la miglior difesa per una popola-zione. Se questa si fa trama stretta e forte, anche le pistole dei carabinieri non servono. 150 anni fa si è lottato per l’unione e la solidarietà di uno Stato unico. 60 anni fa si è resistito per questo Stato. E’ forse giunto il tempo di mollare? Una caserma dei cara-binieri aiuta certo. Ma la difesa deve partire da tutti e per tutti. Dunque si tratta di sce-gliere. Una difesa nuova, alloggiata in un palazzo d’oro o una resistenza senza tempo e senza dimora…?

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Mentre stiamo con difficoltà cercando di uscire dal-la più grande crisi del dopoguerra paragonabile solo a quella del ‘29 e mentre cerchiamo di capire dove potremo trovare porti più sicuri per il nostro futuro può essere utile fare alcune riflessioni sulla situazione reale. Innanzitutto è stata la prima grande crisi del merca-to da quando esiste l’Automotive’ che era sembrato essere un punto fermo da quando, dalla metà del secolo scorso, l’auto aveva portato benessere, occu-pazione, sviluppo. E’ stata anche e soprattutto una grave crisi finan-ziaria alla quale non mi pare, al momento, siano stati apportati i giusti correttivi per evitarne una triste ripe-tizione a medio–lungo termine, ma è stata anche e soprattutto una crisi figlia degli incredibili e repentini cambiamenti del mercato. Al proposito basti pensare che il mercato dell’auto si è sviluppato per oltre 100 anni al 90 % sui due mercati sino a ieri conosciuti: Europa dell’Ovest e Stati Uniti. Le modifiche dell’ultimo decennio sono sotto gli occhi di tutti e danno vita, di fatto, ad una radicale ed effettiva ‘REDISTRIBUzIONE DEL REDDITO SU SCALA MONDIALE’. Peccato davvero che sia una redistribuzione assolutamente non governata dal si-stema Politico e pertanto ‘gestita’ in presa diretta tra le Aziende e le parti sociali. La modifica più forte degli ultimi due anni è la cresci-ta esponenziale del mercato interno dei Paesi dell’Est Europeo e della Cina che da Paese che offriva mano-dopera a basso costo si è velocemente trasformato in un Paese che consuma ed i cui consumi avan-zano a doppia cifra percentuale, modificando così radicalmente l’ap-proccio ad essa ri-servato dagli inve-stitori istituzionali.Ci si è pertanto affrettati a costru-ire là i nuovissimi stabilimenti al fine di accaparrarsi un

Pinerolo come la vorrei /5 di Giorgio Alifredi

ELEZIONI COMUNALI 2011Vorrei una città aperta al dialogo«Con un tavolo composto da tutte le componenti sociali del territorio»Nella prospettiva delle elezioni comunali del 2011 abbiamo messo in campo questa rubrica per riportare le aspettative dei cittadini dai futuri amministratori della nostra città.Interviene Giorgio Alifredi, Direttore Risorse Umane Corcos

mercato ora totalmente autonomo, che da mercato di solo ‘lavoro’ è diventato appunto di ‘consumo’. Nella Pinerolo che vorrei credo sarebbe importante avere un tavolo aperto e disponibile al dialogo com-posto da tutte le componenti sociali che possano apportare la loro specifica esperienza e conoscenza senza essere ingessate nel proprio ruolo istituzionale. Un tavolo che cerchi un dialogo e soprattutto che cerchi delle soluzioni in merito ad uno scenario che è così mutato da non poter certo sopportare un mo-dello di rapporto tra le parti ingessato su vecchi con-cetti e valori. Un’opportunità in cui ognuno ci metta la faccia tralasciando gli ‘antichi’ slogan ma pronto a sperimentare strade anche diverse. Sono strade nuove che non possiamo sapere esattamente dove potranno portarci, ma di sicuro segnerebbero la volontà di muoversi. La mia perso-nale esperienza manageriale mi dice che in questo caso l’unico errore sicuro è quello di rimanere immo-bili lasciando così che a fasi alterne si esprimano ed emergano gli arroccamenti più duri tra le parti sociali passando attraverso potenziali ricatti e rifiuti al dialo-go frutto di preconcetti. Vorrei concludere con un pensiero riservato all’am-biente, al quale giungo non solo a seguito dei recenti incidenti nelle centrali nucleari, peraltro buoni ultimi rispetto ad una serie ormai infinita e preoccupante di danni irreparabili, ma soprattutto perché su que-sto tema una partecipazione più attiva e dinamica dei cittadini porterebbe di certo frutti insperati e costi ridotti. La Pinerolo che vorrei potrebbe \ dovrebbe garan-tire il coinvolgimento delle Aziende, delle organizza-zioni Sociali, di quelle di volontariato presenti sul ter-ritorio, che costituiscono un potenziale enorme per iniziare, pur nel nostro piccolo, una rivoluzione riferita

all’informazione ma soprattutto al ‘fare’ che potrebbe, a mio parere, raggiungere livelli davvero interes-santi, dimostrando che non sono sem-pre ‘gli altri’ che de-vono fare ma molto possiamo fare anche noi nel e per il nostro territorio.

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m e s e D i m a r z o 2 0 1 1

Delibere della Giunta comunale

A cura di Silvio Ferrero

P i ne ro loAMMINISTRAzIONE

Delibera 65, 09.03.2011 Approvazione bozza di convenzione tra il comune di Pinerolo ed il CPI di Pinerolo per l’inserimento in tirocinio formati-vo presso il settore commercio - polizia amm.va.Delibera 66, 09.03.2011 Progetto “Alle porte d’Italia” per il 150esimo anniversario dell’Unità: approvazione del programma.Delibera 67, 09.03.2011 Ripresa dell’inserimen-to formativo professionale terapeutico riabilitati-vo nel settore istruzione/informativo: biblioteca civica - ASL TO 3 (marzo /settembre 2011).Delibera 68 , 09.03.2011 Dismissione di volumi appartenenti al patrimonio librario della biblioteca del centro rete del sistema bibliotecario pinero-lese.Delibera 69, 09.03.2011 Organizzazione XXV^ Rassegna corale Pinerolese Coro Bric Boucie presso Basilica di San Maurizio per il 12 marzo 2011 - richiesta patrocinio e contributo.Delibera 70, 09.03.2011 Conferimento al CISS di Pinerolo del servizio di assistenza per l’inte-grazione di alunni disabili - anni scolastici 2011- 2012, 2012-2013, 2013-2014.Delibera 71, 09.03.2011 A.S.D. Pallavolo Pine-rolo - Palazzetto dello Sport finali FIPAV Provin-ciali per la categoria Under 16 – concessione patrocinio.Delibera 72, 09.03.2011 Concessione patroci-nio al Rotaract Club Pinerolo Distretto 2030 per

iniziativa a sco-po benefico.Delibera 73, 09.03.2011 Causa Comu-ne di Pinerolo/CO.GEN. Ricor-so per decreto ingiuntivo. Au-torizzazione al sindaco a stare in giudizio.Delibera 74, 16.03.2011 Concessione patrocinio alla Fondazione Pie-

montese per la ricerca sul cancro.Delibera 75, 16.03.2011 Delibera 74, Concessione patrocinio all’Associazione A.N.A.P.A.C.A. per utilizzo gratuito del centro sociale di Via Clemente Lequio.Delibera 76, 16.03.2011 Concessione patroci-nio all’A.S.L. TO3 per organizzazione manifesta-zione “Alcol Day”.Delibera 77, 16.03.2011 Art. 15 c.2 CCNL 1.4.1999 - anno 2010 - Presa atto relazioni dirigenti.Delibera 78, 16.03.2011 Approvazione inse-rimento in tirocinio formativo presso il servizio educativo di asilo nido - progetto “Sotto soglia” del Centro per l’Impiego.Delibera 79, 16.03.2011 Adeguamento delle tariffe all’indice ISTAT relative all’utilizzo della sala concerti “Italo Tajo” Chiesa San Giuseppe. Delibera 80, 23.03.2011 Approvazione del do-cumento programmatico sulla sicurezza 2011 (piano operativo per l’adozione delle misure di sicurezza nel trattamento dei dati persona-li nell’ambito delle attività del comune) e altri adempimenti in materia di privacy.Delibera 81, 23.03.2011 Edilizia residenziale pubblica legge n. 448/98 art. 31, dal comma 45 al comma 50 - Sostituzione convenzione stipu-late per la cessione del diritto di proprietà - zona CP2 lotto L13.Delibera 82, 23.03.2011 Art. 16 D.P.R. n. 380/01 aggiornamento del costo di costruzione degli edifici residenziali ai fini del calcolo della relativa quota del contributo di costruzione. Delibera 83, 23.03.2011 Civico Istituto Musi-cale A. Corelli - approvazione atto generale re-cante le norme di funzionamento. Abrogazione delibera di G.C. n. 118 del 22.3.2007.Delibera 84, 23.03.2011 Approvazione inseri-mento in tirocinio formativo presso mensa sco-lastica - corso di formazione agenzia formativa ENGIMDelibera 85, 23.03.2011 Approvazione inseri-mento in tirocinio formativo presso settore poli-tiche sociali - ufficio casa.Delibera 86, 23.03.2011 Concessione patro-cinio all’ASL TO3 per organizzazione evento in data 20 maggio 2011.

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15SOCIETà

in mezzo alla culla Della vita

A Boca do Juma in Amazzonia

Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons

Campeggio nella selva? Solo all’idea ero ter-rorizzata, ed invece la natura ci ha accolti con amore nel suo grembo ancestrale. È con questo stato d’animo che è incominciato il viaggio nella foresta amazzonica. Nella penombra, seguendo con attenzione il sentiero sicuro non c’è pericolo, anzi nella fore-sta vi è tutto il necessario: stilla latte da radici rosse, scorre acqua in liane cave; vi si trovano foglie di chinino contro la malaria, nidi di formi-che spalmabili come repellenti. L’açaì, l’uva di palma, è fonte di ferro; vi è poi, molto proteica, la castagna amazzonica, di cui sono ghiotte le scimmie: il loro martellare per romperne i gusci si sente in lontananza... La pausa è un fuoco acceso: sulle braci le banane, sullo spiedo un pollo e noi intorno: con Alan l’indio, Mauro ed io, viaggiatori zaino in spalla da anni; Peter e Yumiko da Tokyo, nuovi compagni d’avventura, come Robinson Crusoe e M.me Butterfly. Nella notte il mormorio del fiume ci culla sulle amache, protetti nelle zanzariere. Solo il drin di un uccellino notturno come un telefono, oltre al ron ron… di Peter ci fa compagnia! L’acqua di Juma è immobile, pare inesistente, tanto fa immaginare il proseguire di tronchi ed alberi riflessi nello specchio immenso. È pulita ma buia, per la profondità del letto del Solimões che origina il Juma Lake. Siamo arrivati qui grazie al gancio con Wilson Neto, un giovanissimo ma già esperto agente di viaggio di Manaus. Alla pousada di Claide abbiamo soggiornato

su palafitte ed oziato al ristorante galleggiante, dove preparano pesce e pollo con verdure fre-sche. Dal pontile ci siamo tuffati alla ricerca di refrigerio: i piraña qui son piccoli e innocui, ma attirano uccelli (tucani, are, cormorani, martin pescatori), caimani jacaré e delfini rosa d’acqua dolce, i boto. Nella stagione delle piogge il rio sale di oltre 20 m: si vede dal segno sulle cor-tecce delle radici che sembrano aeree. La luce filtra appena tra le fronde fitte degli alberi di ver-di inattesi: smeraldo, vescica, bistro. Rientrando a Manaus col traghetto solchiamo “o encontro dos rios”, a 10 km dalla città: il chiaro e fresco Solimões, che nasce nelle Ande, a 4-9 km/h incontra il più lento Rio Negro, dalle acque acide e calde (25°) che discendono dalle regioni argillose dell’Equador. Viaggiano fianco a fianco per 6 km verso il mare. Immersa in questo meraviglioso ambiente os-servo un insetto, una cavalletta, che all’improv-viso si lascia rapire dai flutti: nell’ultima svolta ha addocchiato il verde chiaro dei gigli d’acqua ed ha preso il volo. Come questi giorni.

Quando andare: da luglio a dicembre.Come: volo da Torino o Milano per Salvador de Bahia o Natal, e volo interno per Manaus; prezzi ok 4-5 mesi prima su opodo, edreams, volagratis.A Manaus in centro, vicino l’Opera house, ho-tel 10 Luglio, piccole agenzie offrono escur-sioni; sul web: www.amazonbrasil.com.br; [email protected] (Neto); www.ju-malakeinn.com

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16Tendenze A cura di Massimiliano Malvicini

cultura giovanile e nuove tecnologie

LP: ritorno al futuro? Si torna al vinile? Sarà proprio il classico disco nero, il microsolco, il long playing, l’LP, dichiarato obsoleto già negli anni ‘80, il mitico “successore del CD”, che l’industria discografica e musicale non ha sinora trovato per superare la lunga fase di declino di distribuzione della musica su

supporti fisici?

Ma cos’ha di così speciale, questo LP? Sicuramente è bello come oggetto, più bel-lo di un compact disc, più affascinante...è grande, ha una dimensione molto fisica, colorata, visiva, lontanissima dall’imma-terialità digitale...forse rappresenta meglio del compact e certo meglio di una sequen-za di files l’opera creativa, l’opera d’arte... Dal punto di vista tecnico sul vinile il suo-no viene registrato incidendovi dei micro-solchi: durante la riproduzione, ruotando, il disco viene letto da una puntina, che tramite un trasduttore converte le irrego-larità superficiali in segnali elettrici, i quali diventeranno poi, magicamente, musica.Nel 2010 la partita l’ha vinta LP, che nelle vendite è salito del 14%. L’album “CD”, invece, è calato del 13%,soprattutto a causa dell’influenza di iTunes Store che ha un feeling molto particolare con le nuove generazioni che amano scaricare direttamente dal web i

files musicali o che utilizzando l’ascolto in streaming risparmiano sull’acquisto mate-riale delle tracce audio. A questo punto, una domanda sorge spontanea: “E’ se il futuro dei supporti fisici fosse proprio all’insegna del 12”?”. Un’ipotesi, questa, con pareri molto di-scordanti. E per quanto riguarda il 2011? E’ vero che il vinile ha registrato un au-mento delle vendite e questo è un segno che non è stato completamente dimenti-cato, ma se fosse solo un fenomeno mo-daiolo? In fin dei conti le mode lanciano delle tendenze che superato il primo pe-riodo di successo, si sgonfiano presto sur-classate da altre. E’ forse improbabile che si arrivi ad un vero fenomeno di massa, ma vinili e gira-dischi stanno tornando nei negozi, ed è un buon modo per sentire la musica. E’ da sottolineare però che gli LP non sono mai andati via dalla scena: sono sempre stati presenti perché è sempre stata alta la voglia di sentire la musica con una qualità maggiore rispetto a quella che poteva offrire il Compact Disc. In definitiva è però il mondo multimediale governato da iTunes e dalla “web music” che si sta veramente evolvendo. D’altra parte è anche vero che il vinile sta facendo la sua “parte”: un ponte tra il mondo ana-logico e quello digitale utilizzando conver-titori MP3 integrati nei giradischi di nuova concezione. Una finestra tra due mondi.

SOCIETà

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L’Italia che ha dato avvio ai festeggiamenti della sua Unità statuale il 17 marzo ha conta-giato, e chi se l’aspettava, un esercito di Italia-ni, uniti nel segno del tricolore. Malgrado la po-lemica istituzionale circa la commemorazione pubblica di tale evento, un day-off dall’attività lavorativa e scolastica ha permesso che, alme-no un giorno, ci fermassimo per riconsiderare qual è la storia che ci ha fatti nazione. Il Piemon-te, terra madre della narrazione risorgimentale, riserva un programma denso di celebrazioni in città e nei paesi, con un occhio di riguardo per le iniziative scolastiche che già hanno riempito l’agenda del Pinerolese nelle ultime settimane. A tal proposito il 12 marzo scorso si è tenuta, presso l’auditorium Baralis del liceo Porporato, la conferenza “L’aurora del Risorgimento. 190 anni dei Moti del 1821, 150 dell’Unità d’Italia”, a cui hanno preso parte il sindaco di Pinerolo e diverse personalità del mondo della cultura, dell’esercito, discendenti di protagonisti del Ri-sorgimento... che hanno rievocato quei moti che hanno visto protagonisti diversi esponenti del Pinerolese. La Storia, dunque, tiene banco e si cala in mezzo alle nuove generazioni. In pianura si segnala l’iniziativa del comu-ne di Cavour, il quale è stato interessato dalla proiezione del filmato “Un piccolo paese nella grande storia”, realizzato dai ragazzi della scuo-la media in collaborazione con l’Unitre e proiet-tato nel salone comunale il 17 marzo. In calen-dario, invece, per San Secondo di Pinerolo, in data 30 maggio, un concerto serale degli allievi delle scuole elementari e medie che si terrà in piazza Europa e che reca il titolo, emblemati-

co, “Il nostro paese e l’Italia: il nostro Paese è l’Italia!”. Prevista, inoltre, la partecipazione del Quintetto degli Architorti, le cui melodie accom-pagneranno l’esecuzione dei ragazzi. Restando in tema di rappresentazioni artistiche, quello che gli studenti delle classi prime della scuola media di Vigone, a cui si aggiunge un gruppo di alunni di Cercenasco, hanno allestito è un vero e pro-prio laboratorio teatrale, in vista della messa in scena dello spettacolo “Il Risorgimento di Pulci-nella”, programmato per la fine di maggio presso il Teatro Selve di Vigone. Simbolo del far festa popolare, la maschera napoletana titola un testo teatrale, elaborato dal cercenaschese Giorgio Oi-tana, nel quale gli stessi studenti si caleranno nel ruolo di attori. Impensato, ma forte, il senso di partecipazione che dà animo a simili iniziative e che porta in mol-ti paesi, da Castagnole a None, un gesto simbo-lico: la consegna di copie della Costituzione della Repubblica ai ragazzi che, nel corso del 2011, festeggiano il diciottesimo anno di età. Celebra-zione, questa, di consegna della Carta, tenutasi anche a Bibiana il 21 marzo, e che ha visto la partecipazione del presidente della provincia di Torino, Antonio Saitta. Segno che un discorso unico riassume intimamente il momento risorgi-mentale accanto all’esperienza della Resistenza e della rinascita postbellica. Un unico discorso di libertà e autoderminazione politica, sociale, cul-turale compendia un messaggio propositivo di costruzione del domani. Da testimoniare anche oggi in mezzo a chi, del domani, sarà protagoni-sta: fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani. Ai tem-pi di d’Azeglio come ai giorni nostri, questo non può essere che compito della scuola.

SOCIETà Giovan i@Scuo la A cura di Nadia Fenoglio

Al via le celebrazioni nelle scuole del Pinerolese

150 anni d’Italia e di scuola unita da festeggiare

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18Soc i a l e&Vo lon ta r i a to A cura di Valentina Voglino

con lo slogan “DriBBliamo l’inDifferenza”

Nasce il Pinerolo Football for Disable 18 marzo 2011: una data da ricordare per la cittadinanza di Pinerolo. Nella gremitissima sala di rappresentanza del Comune, di fronte alle autorità, l’Associazione “Il Raggio” e il Pinerolo FC hanno presentato l’accordo di affiliazione che ha portato alla cre-azione del Pinerolo FD, squadra di calcio per disabili.

Il progetto, denominato “Dribbliamo l’indiffe-renza”, è stato promosso dall’associazione “Il Raggio”, di cui già si è parlato in questa rubrica, ed è mirato a persone diversamente abili tra i 18 e i 45 anni. Come sottolineato dal presidente Marco Teal-do, l’idea, strutturata da un gruppo di volonta-ri, ha immediatamente incontrato l’entusiasmo della dirigenza del Pinerolo FC, soprattutto nelle persone del presidente Franco Barbero e del responsabile del settore giovanile, Paolo Men-sitieri. L’entusiasmo e la commozione sono state palpabili durante la presentazione, ed è stato possibile, seppure in un microcosmo come quello pinerolese, palesare gli aspetti più auten-tici dello sport. Il neo Mister del Pinerolo FD, il Dottor Gianlu-ca Gallina, ha infatti sottolineato il sogno di tutti coloro che collaborano per la buona riuscita di questo progetto: “I ragazzi disabili spesso sono additati a causa del loro handicap, sarebbe bel-lo se un domani fossero riconosciuti in quanto giocatori di una squadra di calcio!”. Il novello allenatore è stato poi premiato con la maglia ufficiale del Pinerolo FC. La dirigenza della prestigiosa squadra citta-

dina ha messo a disposizione lo stadio Barbieri per gli allenamenti e per la disputa delle partite, le maglie ufficiali della squadra, gli spogliatoi e tutta l’attrezzatura necessaria per lo svolgimen-to delle attività. Il Pinerolo FD è la seconda realtà nazionale, dopo quella del Torino FD. Non sono, infatti, molte le società calcistiche che decidono di cre-are una categoria per disabili all’interno dell’ap-parato societario. Le selezioni calcistiche hanno cominciato a svolgersi presso lo stadio Barbieri e vi stanno partecipando numerosi ragazzi provenienti dalle diverse realtà sociali della zona, che, dopo un periodo di attento rodaggio, si confronteranno con formazioni di pari già esistenti ed operanti su altri territori. Gli allenamenti sono condotti da un team composto da preparatori atletici, educatori e infermieri professionali. Durante la serata del 18 sono giunte già le prime proposte: l’assessore allo sport e Vice Sindaco, Tiziana Alchera, ha invitato una dele-gazione del Pinerolo FD a partecipare alla gior-nata di”Porte aperte allo Sport”, che si terrà il 5 giugno in città, mentre l’Associazione degli Arbitri si è resa disponibile a condurre un corso di teoria ai novelli calciatori e ha lanciato la sfida per una amichevole da tenersi non appena la squadra sarà pronta. È stata la dimostrazione che il calcio non è fat-to solo da giocatori strapagati e tifosi violenti, e che un altro sport è possibile.

SOCIETà

Convegno: Il contributo delle Società Operaie di Mutuo

Soccorso al RisorgimentoSABATO 9 APRILE, Ore 15.00

Pinerolo: Auditorium Baralis, via Marro

A cura di Coordinamento Unitre Piemonte, Fon-dazione SOMS, Museo storico del Mutuo Soc-corso di Pinerolo, Unitre Pinerolo

Dal 6 al 13 aprile, stessa sede, mostra: «Gari-baldi e il Mutuo Soccorso». Orario giorni feriali 9.00 – 17.00; domenica ore 14.00 – 18.00

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a n n a B a r a l

L’antropologa nel Regno del Buganda

Pe rsonagg i A cura di Michele Barbero

PINEROLESE

Anna Baral, originaria di S. Pietro Val Lemina, durante il suo percorso di studi in Antropologia ha compiuto numerosi viaggi di ricerca in Uganda, e attualmente si tro-va a Londra per un dottorato alla prestigio-sa SOAS (School of Oriental and African Studies).Anna, parlaci delle tue “spedizioni” in Uganda. Ne ho compiute diverse. Uno degli og-getti delle mie ricerche è stata la musica tradizionale di corte nel Regno del Bugan-da, entità politico-culturale che a lungo ha giocato un ruolo chiave nella regione. I colonizzatori inglesi l’hanno infatti utiliz-zata per controllare il territorio, causando

il risentimento degli altri gruppi etnici. Ne-gli anni ‘60 il Regno è stato non a caso abolito dal primo dittatore dell’Uganda in-dipendente, Milton Obote, per essere poi restaurato negli anni ‘90 come istituzione culturale (che tende però ad assumere una marcata connotazione politica di opposi-zione all’attuale presidente, Museveni). Non stupisce quindi che negli ultimi due decenni la musica tradizionale del Regno abbia avuto un grandissimo revival. Un altro progetto mi ha portato a seguire le elezioni politiche che si sono svolte nel febbraio di quest’anno. Nel periodo pre-elettorale il paese è stato scosso da duri scontri, in particolare tra governo e soste-nitori del Regno cui accennavo. Io stessa

mi sono trovata in situazioni molto spiace-voli: in un caso la polizia ha sparato in aria per disperdere un corteo, e io sono stata letteralmente travolta e calpestata dalla gente in fuga; un’altra volta sono stata pedinata e poi interrogata piuttosto dura-mente dagli agenti di sicurezza di Museve-ni, solo perché stavo prendendo appunti durante un suo comizio. È stato uno dei momenti in cui ho avuto più paura di tut-ta la mia vita. Senza contare che è finito nei guai anche il mio assistente indigeno, che in quel momento si trovava con me: un esempio di come per l’antropologo si ponga continuamente il problema dei dan-ni che egli può causare per effetto della sua ricerca. Le elezioni come sono andate a finire? Com’era prevedibile, grazie a brogli di vastissime proporzioni il presidente Muse-veni è stato riconfermato per l’ennesima volta. Egli ha però avuto l’astuzia di ma-scherare la spudoratezza delle irregolarità, “concedendo” circa il 20% dei voti al suo principale oppositore e salvando così le apparenze agli occhi degli osservatori in-ternazionali.Cambiando argomento, come va il tuo dottorato londinese? È un’esperienza molto emozionante, anche se faticosissima e piuttosto stres-sante. Ogni settimana bisogna aggiornare il proprio progetto di ricerca e sottoporlo alle valutazioni di docenti e compagni, per non parlare poi della mole di libri e articoli da analizzare di volta in volta. Il sistema anglosassone è diversissimo dal nostro: ciascuno studente sottopone le proprie idee agli altri, e continuamente emergono pareri anche duramente sfavorevoli. Ma tutto ciò avviene senza cattiveria, come sarebbe portato a immaginare un italiano: il fine ultimo del percorso di studi è infat-ti proprio quello di far sviluppare il senso critico.

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a teatro nel Pinerolese

A teatro la Tv non sempre funziona

Tea t ro A cura di Maurizio Allasia

Fotografie M.A.

ARTE&SPETTACOLO

A teatro, le idee giocano spesso un ruolo più importante del cartellone. In particolare bisogna sempre diffidare quando personag-gi delle fortune televisive si ributtano sulla scena teatrale: non è una regola fissa, natu-ralmente, ma spesso si cercano di sfruttare strascichi di pubblico e personaggi collaudati sul piccolo schermo. Un pessimo esempio del genere lo si è avuto al Teatro Sociale di Pinerolo in “Un de-litto senza importanza: chi ha ucciso Oscar Wilde?”, di Alessandro Fullin (provenienza zelig), con la regia di Roberto Piana. La com-media si regge intera-mente sul trio Alessan-dro Fullin, Anna Meacci e Filippo Pagotto, i quali forse vorrebbero rifarsi al ben più celebre Trio di Lopez, Solenghi e Marchesini, ma senza averne né la comicità né, almeno in questo caso, i testi di alto livello. Il soggetto di par-tenza promette molto bene: Oscar Wilde non morì tristemente di malattia ma assassinato durante un party dove gli invitati erano i più famosi personaggi delle sue commedie. Tuttavia l’“ipotesi pirandelliana” (ma perché scomodare sempre i grandi a sproposito?) prende forma tra personaggi macchiettistici, stucchevoli ironie gay-friendly (capisco che possa essere una cifra stilistica di Fullin, ma può reggere un impianto teatrale così mono-corde?), e musiche ammiccanti al pubblico ma di fatto banalmente prevedibili. Se ci ag-giungiamo l’attrice del trio non proprio in se-rata di grazia, frequentissimi i suoi inciampi, emerge ancora di più una comicità stanca e con un occhio di troppo al peggior varietà. Verso la fine, quando ci si aspettava la svol-ta nel testo, una forte scelta drammaturgica, un qualcosa che rendesse onore al “giallo”

iniziale, l’unica cosa imprevedibile si è rive-lata, sugli applausi, la marchetta di Fullin per vendere il suo ultimo libro. Uno squallore più che televisivo, da televendita Mediaset. I palcoscenici positivi di marzo li abbiamo invece trovati entrambi in Val Pellice, entram-bi prodotti della cultura valdese. Il primo na-sce da un autore inedito per il teatro: “Risor-gimento a Peyrèt, in alta val Luserna”, regia e testi del pastore Giorgio Tourn, è un ensem-ble di recitazione, rappresentazione popola-re, letture di documenti (frutto di una ricerca

storica notevole), di canti (a cura della corale), e di immagini pro-iettate. La storia della borgata più estrema di Rorà, di contadini che poco e nulla ave-vano a che fare con il Regno e si trovarono a dover

morire in suo nome, si fonde con la storia del nostro Paese e con i suoi personaggi e vi-cende più famosi, nei trent’anni (1845-1875) che fecero l’Italia e cominciarono a fare gli Italiani. Una divulgazione che si fa teatro e che meriterebbe di uscire dalle Valli, come il tricolore con cui Tourn e i bambini rorenghi sfilano tra il pubblico chiudendo lo spettacolo. Sempre in tema 150 anni, molto interes-sante il musical “150…l’Italia canta”, che ha unito le forze del coretto di Torre Pellice e del gruppo teatrale giovanile I Melodrammatici. Una rappresentazione, fatta di ottime scel-te musicali e di intermezzi teatrali efficaci, il cui pregio maggiore è il coinvolgimento che riesce a trasmettere al pubblico, un reale sen-timento unificante che descrive un popolo sempre in cammino, sofferente e spensiera-to, festoso e tragico, ma soprattutto consa-pevole della propria Storia.

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21Ar te&Arch i t e t tu ra A cura di Francesca Noardo

quella statua Di Piazza fontana

Dove la sera ci si dà appuntamento

ARTE

La vediamo tutti i giorni, compriamo ai banchi di mercato che le si assiepano in-torno, la sera ci diamo appuntamento sot-to di lei, e le lasciamo in custodia la mac-china per “fare un giro” al pomeriggio.Ma raramente ci chiediamo chi rappresen-ti, chi ne sia stato l’autore e in che clima storico sia nata La Statua di Piazza Fon-tana. Per quanto riguar-da il periodo storico, restiamo coerenti an-cora una volta con gli eventi celebrati quest’anno: la statua rappresenta e celebra il generale e politi-co italiano originario di Bricherasio Filip-po Brignone (1812-1877), conquistatore di Spoleto, che viene dalle truppe al suo comando sottratta allo Stato Pontificio nel 1860. Partecipa alla battaglia di Cu-stoza, ed è Senatore del Regno d’Italia. Questo in parte (forse) è già noto. Meno noto è il suo autore, Odoardo Ta-bacchi, che nel 1879 la inserisce tra le sue sculture, alcune cele-brative di grandi per-sonaggi del Risorgi-mento. Tra queste Garibal-di, nel monumento in corso Cairoli, sopra ai Murazzi, sul lungo Po di Torino; Cavour (1865) a Milano, a cui collabora con A. Tantardini; a Casale Monferrato, Giovanni

Lanza, uno dei padri del centro – sinistra, Ministro, Presidente del Consiglio e Pre-sidente della Camera del Regno d’Italia, di cui farà spostare la capitale da Torino a Firenze. Lanza ricongiunge inoltre Roma al Regno di Italia, ed è a lui che si deve la legge delle guarentigie. Infine, lo scul-tore esegue la statua dedicata ai caduti

del Frejus (il celebre monumento di piazza Statuto più volte col-legato a significati mi-stici). Odoardo Tabac-chi nasce ad Ardena (VA) nel 1836, esce dall’Accademia di Bre-ra nel 1851, studia a Firenze, a Roma e in-segna poi all’Accade-mia di Torino, percor-rendo e precorrendo quell’Italia che si an-dava formando e che lui contribuisce a rap-presentare. Le sue sculture, monumentali e classi-ciste sono già pervase di una qualche natu-ralità e quotidianità che non smentiscono le tendenze artistiche europee di quel perio-do. Punto di riferimen-to personalizzato per ogni Pinerolese, la Statua di Piazza Fon-tana è quindi per tutti il collegamento con la sua storia risorgimen-

tale e con il territorio, a ricordare che Pine-rolo è stata anche parte attiva del mondo artistico e storico piemontese e italiano.

Corona omaggio al Generale Filippo Brignone, posta il 12 marzo dalla cittadinanza in occasione della commemorazione dei Moti del 1821.

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Martina Roggero e Marianna Bertolino a Serate di Laurea

Psicologia e Antropologia Culturale

Generazioni in Dialogo A cura di Ruchika Tosel

Venerdì 25 marzo vi è stata un’altra “Serata di Laurea”, dedicata questa volta a Martina Rog-gero e a Marianna Bertolino, laureate entram-be in discipline umanistiche, rispettivamente in Scienze e tecniche psicologiche e in Antropo-logia Culturale presso l’Università degli studi di Torino. Inizia Martina che si è autopresentata. ha frequentato il Liceo Scientifico “Marie Curie” di Pinerolo e ha conseguito la laurea in Scienze tecniche e psicologiche presso la Facoltà di Psi-cologia di Torino con una tesi dal titolo: “Il legame fraterno: un’inda-gine esplorativa attraverso il “Adult sibling relationship questionnaire”. La sua tesi riguarda il legame fraterno ed in particolare la relazione tra fra-telli nell’età adulta; fa riferimento agli studi compiuti nel pri-mo ‘900 dallo psicologo austriaco Alfred Adler, anche se lo slancio, sotto questo aspetto, è av-venuto solo negli anni ‘80-’90. Martina nel suo lavoro ha preparato un questio-nario molto dettagliato rivolto a venti persone, dieci gemelli e dieci fratelli, con domande riguar-danti il calore affettivo, la conflittualità e la ri-valità... Ne è risultato che il rapporto fraterno è unico e complesso e dura per tutta la vita. Che i gemelli hanno un forte appoggio emotivo rispetto ai non-gemelli e che tra fratelli il primo-genito, quando nasce il secondo figlio, subisce una detronizzazione. Dopo i giusti applausi relativi al suo interven-to Carlo Guassone, giovane chansonnier, le ha dedicato accompagnandosi con la chitarra una delle sue canzoni, ottenendo molto successo di pubblico. E’ stato quindi il turno di Marianna Bertolino,

presentata dal professor Diego Priolo che si è complimentato con lei per la laurea brillante-mente conseguita e per l’analisi accurata della sua tesi, svolta in modo concreto e pragmatico. Marianna nella sua tesi “Museo-grafare le culture locali. Un caso di studio: la sezione del legno del Museo Etnografico di Pinerolo”, si è dedicata al rapporto tra l’uomo e il legno, con particolare riferimento al Museo “Arti e tradizio-ni popolari” di Pinerolo. L’antropologia culturale, come studio delle cul-

ture umane, nasce a fine ‘800, mentre l’antropologia museale è un f e n o m e n o molto recente che riguarda i processi so-ciali e trasfor-ma l’oggetto in una testi-monianza di vita, attraver-

so la ricostruzio-ne del suo uso. Mariamia per realizzare la sua tesi ha lavorato presso il Museo Etnografico di Pinerolo svolgendo una catalogazione dell’esi-stente ed ha condotto anche un’inchiesta tra gli artigiani del legno della Val Chisone.Si è pure occupata dell’aspetto iconografìco delle lavorazioni lignee nella valle esaminando presso il centro di documentazione del mobile di Pinasca vari simboli ed incisioni, come quelli sulle cassapanche che erano uno degli oggetti di arredamento dati in dote e trasmessi di gene-razione in generazione. Pure per lei una dedica con un canto sulla libertà di Carlo Guassone e poi il dibattito con il coinvol-gimento del pubblico, con domande e risposte delle due giovani laureate. Alla fine applausi per entrambe e complimenti per queste “Serate” per l’interesse che continuano a suscitare. Il prossimo appuntamento è per il 29 aprile.

SOCIETà

Marianna Bertolino e Martina Roggero

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gruPPi emergenti Del Pinerolese

Pellicans

A cura di Mario RivoiroBlind Luck Records

MUSICA

Pellicans è il nome della band di cui vi vado a parlare. È una band della val Pellice, che suona da anni musica reggae. E il suo nome prende spunto proprio dalle radici dei suoi componenti, appunto la Val Pellice.Il 4 marzo avete presentato il vostro disco allo Stranamore. Qual è il titolo di questo vostro ultimo lavoro? Il disco si chiama Lunapark Underground. L’idea era di raccontarci per come ci sen-tiamo. Il lunapark è un luogo itinerante, senza ra-dici, ogni luogo è il suo luogo. Inoltre ha a che vedere con il gioco, e con l’incan-to, con luci e suoni che sanno portarti via. “Marry-go-round will ripe your tears” dice una nostra canzone, “la giostra che gira ti asciugherà le lacrime”. Invece underground perché, beh, underground è lo sguardo dal basso.Quali sono i temi più affrontati nelle vostre canzoni e c’é una canzone in particolare che avete individuato come un possibile singolo? I testi delle canzoni, quasi tutti scritti da un nostro amico che vive da anni a New York, parlano del desiderio di vivere vite appagate perché ricche di esperienze, in-

contri e creazioni. Sono testi d’inquietudi-ne, urbana e insieme di provincia. Niente spiritualità reggae. Solo canti di vita dalla testa ai piedi nel presente.Dove possiamo trovarlo?Potete ascoltarlo in streaming sul nostro sito www.pellicans.com, acquistarlo on line, ai nostri concerti oppure a Pinerolo da Rogiro’ o da Volare.Avete registrato per una etichetta in parti-colare e siete seguiti da un produttore ar-tistico? Produttore artistico del disco è Ruggero Catania. Altro grande amico. Alcuni di noi collaborano al suo progetto di etichetta in-dipendente Lady Lovely. Quali sono le vostre aspettative? Suonare ovunque sia possibile. Quali sono i prossimi appuntamenti estivi? Sono il 15 aprile a Torre Pellice, ospiti di Villa Olanda. E poiché non abbiamo ancora presentato il disco a casa nostra, questa sarà finalmente l’occasione. Il 15 maggio invece suoniamo con i Dot Vibes a Chieri, poi a Venezia e Udine. Quindi finalmente un po’ in giro. Come ogni lunapark che si rispetti.

O f f i c i ne de l suono

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nel camPionato uisP

Us San Secondo Pallavolo

Pal lavolo femmini le A cura di Andrea Obiso

SPORT

Per la prima volta nella nostra rubrica parliamo di una squadra sportiva com-pletamente femminile. La disciplina in questione è la pallavolo e la società è la polisportiva U.S. San Se-condo. A parlarci di questa squadra sono l’allenatore, Fulvio Rinero e il dirigente e “factotum” (come si è definito lui stesso) Guido Bruno Franco.Innanzi tutto, in che categoria agonistica mi-litate e con quali risultati? La categoria a cui siamo iscritti è l’”Eccel-lenza” ed è all’interno dei campionati UISP. Attualmente siamo quinti in classifica e pro-babilmente questa sarà la posizione che rico-priremo fino alla fine del campionato.Le ragazze abitano a San Secondo o proven-gono da altri paesi? Inoltre quali fasce di età ricopre la vostra categoria? La nostra squadra è composta da dodici ragazze, solo due di esse abitano a San Se-condo mentre tutte le altre provengono da di-

versi paesi del pinerolese.La nostra categoria non ha limiti di età, è riservata a ragazze che vogliono di-vertirsi con la pallavolo ma hanno esigenze lavorative o di studio e per questo non possono o non voglio-no militare in una squadra di categoria superiore, la quale prevederebbe tre al-lenamenti settimanali più

la partita nei fine settimana. Il nostro torneo per quanto competitivo, viene affrontato con spirito amatoriale. Le nostre ragazze sono mediamente intor-no ai ventitre-ventiquattro anni, sono giovani rispetto alla media del campionato che si ag-gira intorno ai trent’anni.Da quanto tempo esiste la squadra? Da circa cinque anni. Due anni fa la nostra squadra di allora, composta da altre ragaz-ze rispetto ad oggi, era arrivata prima senza perdere mai una partita, così, l’anno scorso, decidemmo di iscriverle al campionato della Prima Divisione. Neanche a dirlo vinsero an-

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25che quello.Il gruppo odierno nella categoria Eccellenza è presente da due anni circa.Avete accennato a differenze fra il campio-nato UISP, da voi disputato e quelli gestiti dalla Federazione. Cosa vi ha portato a sce-gliere le competizioni UISP? Innanzi tutto la mancanza di disponibilità delle ragazze per vari motivi di lavoro e di studio, come già detto precedentemente; in secondo luogo l’efficienza organizzativa del campionato UISP è superiore rispetto agli altri tornei, soprattutto se si tratta di ragazze che desiderano solo divertirsi. Purtroppo i campionati della Federazione sono gestiti a livello Regionale e Provinciale. In Veneto ed in altre regioni ad esempio sono organizzati meglio rispetto al Piemonte.Inoltre Fulvio, il nostro allenatore, ha allenato per anni, ma per poter allenare nell’ambito della Federazione dovrebbe frequentare innu-merevoli corsi di aggiornamento a pagamen-to. Una politica che andrebbe deliberatamen-te contro la nostra. Un’altra significativa comodità del campio-nato UISP è la possibilità, qualora vi fosse un qualsiasi impedimento, di spostare la data di una partita con una semplice telefonata inve-ce di dover passare per burocrazie eccessive, considerato il nostro livello. Questo semplifi-ca molto le cose a noi dirigenti ed allenatori.Essendo il vostro campionato estraneo alle

dinamiche della Federazione, nel caso in cui una squadra vincesse la competizione, è pre-vista una promozione? No, perché la nostra è la categoria più alta prevista, ciononostante le prime due squadre si qualificano per le finali nazionali che hanno sede a Rimini durante il mese di giugno.Se qualcuno dei nostri lettori o lettrici fosse interessatoea vedere un vostro allenamento dove possono trovarvi e quando? Ci alleniamo tutti i mercoledì dalle 20:00 alle 22:00 alla palestra comunale di San Se-condo, di fianco alle scuole. Le partite si di-sputano invece in settimana.

Grazie e buona fortuna per i prossimi impegni!

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26Sono amici di Pinerolo InDialogo