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Pietro Mugnaioni - Mala tempora currunt

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Prefazione

Dopo il primo anno di attività di Punto G,sfortunatamente Roberto G. Salvadori,professore all'Università di Siena, èdeceduto.Questo ha creato un vuoto nella redazione,difficile, anzi impossibile da riempire. Unuomo di quella sapienza storica e alcontempo legato alla storia del movimentohyronista, semplicemente, non c'era e nonc'è.Abbiamo quindi cambiato genere.Pietro Mugnaioni, brillante studente distoria all'Università di Firenze si era giàofferto di recensire l'ultimo libro diSalvadori sulle pagine di Punto G edabbiamo pensato di proporgli – quindi –una collaborazione di un anno.L'esperimento, a mio avviso, è riuscito ameraviglia. Mentre per un anno Salvadorici aveva guidato alla scoperta delRisorgimento italiano visto con gli occhidei contadini, Mugnaioni ci ha guidato, conminor bibliografia ma più verve, alla

scoperta dei punti di contatto fra l'odiernacrisi italiana e la crisi dell'Impero Romanonel IV secolo dopo Cristo. Abbiamo deciso di raccogliere in questopiccolo libro i suoi articoli e trovo,rileggendoli nel complesso, che il risultatosia un libro interessante e accattivante pergli studenti di liceo e che al contempo puòoffrire degli interessanti spunti diriflessione anche a chi conosce bene lastoria dell'Impero Romano.

Guido G. Gattai

Introduzione

Se dovessimo scegliere una sola parola perriassumere il periodo che stiamo vivendo eil modo in cui lo stiamo percependo, quasisicuramente sarebbe crisi: iniziata comerecessione economica, si è poi estesa adogni aspetto della società insieme ad unacrescente insicurezza ed angoscia perl’estrema difficoltà a trovare soluzioniefficaci per risolverla e per l’emersione ditensioni e conflitti latenti o menoall’interno e tra singoli Stati. Se si guarda indietro nel tempo ci siaccorge subito di una cosa: che ogni epocaed ogni cultura ha avuto il suo momento dicrisi. Ciò è naturale poiché alla nascita e almomento di massimo splendore di unaciviltà segue la sua decadenza che portaallo sviluppo e al sorgere di nuove società.E, soprattutto, è normale che questimomenti di crisi siano accompagnati daglistessi sentimenti descritti prima riguardantiil nostro tempo e, per trovare un esempio diciò, bisogna rivolgersi alla storia e alla

letteratura. Un caso esemplare di ciò è lacrisi e il crollo dell’impero romano:troviamo pagine mirabili in cui i latini sichiedevano sgomenti ed angosciati comeavesse potuto Roma, città che aveva estesoil suo dominio duraturo su gran parte delmondo allora conosciuto, essere messa inginocchio dai barbari e dalle lotte intestineper il potere.Ed è proprio della crisi dell’impero romanoche questo libro tratterrà: partendo dallepagine di Ammiano Marcellino, ultimogrande storico romano del IV secolo,cercheremo di capire le difficoltà el’angoscia di chi visse in quei difficili anniche precedettero il crollo definitivodell’impero. Ma non sarà una sterile analisifine a se stessa: si cercherà di collegare ilpassato al presente, la crisi di quel periodocon la nostra crisi contemporanea, tenendosempre ben presenti le differenze storiche eculturali delle due civiltà analizzate,cercando quindi di non forzare icollegamenti. Oggi, come nel IV secolo,“mala tempora currunt”, corrono brutti

tempi; per comprendere il presente ecercare di capire il futuro studiando lalezione del passato: questo, e oggi neabbiamo bisogno particolarmente, è ilcompito della storia.

I. Crisi della società e dei valori

Per cogliere pienamente gli effetti dellacrisi che stiamo vivendo, bisogna rivolgerela nostra attenzione alla società: infatti, inessa si manifestano non soltanto le paure ele angosce generate in questi anni maanche i tentativi di risolvere e porre fine aquesto particolare momento di difficoltà.Oltre a ciò, si può notare come in questoperiodo stia emergendo sempre più unalettura dai toni molto aspri e critici di tuttoil corpo sociale nel suo insieme e dei suoivalori, con particolare forza verso la classepolitica incapace a trovare una soluzioneefficace contro la crisi. Un esempiocalzante di quanto appena detto e sotto gliocchi di tutti è la società italianacontemporanea: basti pensare allasituazione in cui si trova per la crisi e atutte le accuse di corruzione e superficialitàmosse verso la classe politica ed altre fascedella popolazione per capire come l’Italiasia un caso esemplare di quanto appenadetto.

Nel leggere la descrizione della Roma delIV secolo che Ammiano Marcellinocompie nel XIV libro delle sue “Storie”,rimaniamo impressionati e colpiti da unelemento: che i toni e le paroledell’invettiva dello storico sonoestremamente simili a quelle usate da noicontemporanei. Infatti, chiedendosi comemai non si parli altro che di “sedizioni,osterie e altre volgarità simili” quando siviene a trattare della città eterna, il nostroautore tinge un quadro a fosche tinte delsenato e del popolo romanocontrapponendoli continuamente con ilpassato glorioso di Roma: ne deriva quindiun ritratto molto duro della società romana,in cui gli uomini sono impegnati soltanto aglorificarsi, a rendersi belli e adabbandonarsi a vizi inutili e costosi,trascurando completamente la gestione diRoma e del suo impero ormai prossimo alcrollo. Interessante notare come Marcellinoponga particolare attenzione nelsottolineare la mancanza di cultura e lapreferenza ad essa di oziosi ed inutili

divertimenti, come la corsa delle bighe,presente in ogni strato sociale romano.Bisogna ricordare comunque che la crisi divalori registrata qui dal nostro storico nonfu causa del crollo dell’impero romano maconseguenza di vari fattori di crisi, comel’indebolimento dell’apparato stataleromano, la diffusione del cristianesimoaccompagnata dai frequenti scismi e lapresenza sempre più pressante dei barbarisui confini dell’impero.Nonostante ciò, rimane comunqueinteressante trovare similitudini tra ilritratto che Marcellino compie e il modo incui percepiamo la nostra società,soprattutto per quanto riguarda l’asprezzain entrambe le descrizioni: ciò ci portasicuramente a riflettere non soltanto sullamaniera in cui percepiamo noi stessi e ilnostro tempo, ma anche ad affrontarecriticamente ciò che ci circonda e aformarci un'idea propria.

II. L’incontro con l’altro: intendere ladiversità”

In questi ultimi anni, uno dei temi piùdibattuti all’interno dello scenario politicoe sociale italiano è quello riguardante ilfenomeno dell’immigrazione: infatti,soprattutto a partire dagli anni ’90 delsecolo scorso, l’Italia è stata, e tuttora lo è,meta privilegiata di uomini provenienti inparticolar modo dall’Africa del nord e daiBalcani. Tuttavia, tale elemento non èsempre accolto favorevolmente nelle fascedella popolazione nostrana: basti pensarealle maggiori problematiche collegate alcaso come il difficile rapporto tra i cittadiniitaliani e gli immigrati con episodi diviolenza e di tensione fra le due parti el’arduo tentativo di controllare e dimarginalizzare l’immigrazione clandestina.A peggiorare la situazione, in questoperiodo, a causa della crisi economica edelle crescenti difficoltà da essa provocata,si sta rafforzando non solo in Italia maanche in Europa un forte sentimento

razzista e xenofobo mescolato a valorinazionalisti in difesa della patria contro“l’invasione” dello straniero, visto comeelemento dannoso e improduttivo dellasocietà.Nell’impero romano del IV secolo, lasituazione non è così diversa da quellacontemporanea: basti pensare che in questoperiodo si registrano le grandi ondatemigratorie dei popoli germanici chepremono sempre di più sui confini romania nord. Tali flussi agiscono da catalizzatoredei problemi preesistenti all’interno dellostato romano, ovvero instabilità politica,debolezza economica e frantumazione delterritorio; a tali problemi, si aggiunge ladifficile convivenza tra i barbari e icittadini romani, accompagnata da veri epropri scontri tra le due fazioni. Di talidifficoltà ci è testimone AmmianoMarcellino che, in un passo del XXXI librodelle “Storie”, descrive il trasferimentoattraverso il Danubio dei Goti, scacciatidalle proprie terre dagli Unni, organizzatodai Romani: non soltanto si nota il tono

sarcastico dell’autore descrivendo lo zelocon cui le autorità romane non lascianoindietro “nessuno di quelli che avrebberodistrutto lo stato romano”, ma anche ledifficilissime condizioni in cui versano ibarbari che, costretti dalla fame e daicomandanti romani, danno schiavi, tra cui ipropri figli, in cambio di cani da potermangiare. Tuttavia è incorretto accusare i Romani dirazzismo nei confronti dei barbari: ciò nonvuol dire che i latini non si siano sentitisuperiori nei confronti delle tribùgermaniche e che non li abbiano descritticome popoli selvaggi, rozzi ed irrazionali(lo stesso Ammiano Marcellino descrive inquesti termini gli Unni); piuttosto, bisognacapire che la diversità nel mondo romanonon viene spiegata in termini etnici-scientifici come il razzismocontemporaneo, ma si fonda su unpregiudizio puramente culturale. Lostraniero, in questo caso il barbaro, èinferiore ai romani non per un suo deficitgenetico e naturale, ma per la sua cultura e

per i suoi valori ritenuti peggiori poichécompletamente opposti all’universovaloriale romano. È proprio in questoatteggiamento verso l’altro che si trova laprincipale differenza fra il nostro modo diagire e quello degli antichi romani.

III. La crisi del potere politico

Come abbiamo visto nei precedentiarticoli, la crisi provoca profondetrasformazioni dagli esiti ancoraimprevedibili nella nostra società, nelmodo in cui la viviamo, nelle strutture incui si articola e nei nostri valori. Talimutamenti si manifestano specialmentenella progressiva debolezza del poterepolitico che si trova non soltanto adaffrontare una situazione estremamentecomplessa e socialmente esplosiva, maanche a vedere la sua autorità ridursi acausa della crescente importanza del poterefinanziario sulle decisioni all’interno deisingoli stati: basti pensare all’UnioneEuropea, dove le decisioni economiche piùimportanti non sono in mano agli statimembri ma ad organizzazioni private, ealla nascita di movimenti politici che sioppongono a tali scelte e che combattonoper il ritorno della sovranità economicanazionale.È di particolare interesse notare come nella

Roma del IV secolo si presenti unasituazione piuttosto simile alla nostra: lì,infatti, il potere politico è subordinato dalnuovo determinante ruolo degli eserciti,usati come strumenti di conquista o dimantenimento dell’autorità da parte degliimperatori. A tal proposito, significativo èil discorso di Valentiniano, riportato daAmmiano Marcellino nel libro XXVI delle“Storie”, all’esercito riunitosi ad Ancyria,l’odierna Ankara: infatti, il nuovoimperatore chiede ai soldati la loro ratificae il loro appoggio alla sua decisione diassumere come collega nell’impero ilpiccolo Graziano, suo figlio. Lo strapoteremilitare del IV secolo è l’esito di unlunghissimo processo che ha le sue radicigià nelle prime fasi dell’impero romano:all’inizio usato come mezzo per esercitareil proprio potere da Ottaviano,successivamente l’esercito acquisisce unasempre maggiore influenza nella vitapolitica romana non solo attraverso lanomina ad imperatore di grandi generalicome Traiano ma anche grazie al

rafforzarsi dell’equilibrio preesistente traautorità imperiale e potere militare,garanzia della stabilità statale romana. NelIII secolo si assiste ad una vera e propriarottura di tale rapporto a causa di unfortissimo periodo di crisi generale che siripercuote sull’intero sistema politicodando vita al cinquantennio di anarchiamilitare, periodo nel quale si assiste ad unavera e propria lotta per il potere,caratterizzata dal grande numero digenerali proclamatosi imperatore con ilconsenso delle proprie truppe e dallabrevità dei loro regni. È solo con laproclamazione di Diocleziano adimperatore che, nel 285 d.C., si pone finealla crisi del III secolo: con essa, si ritornaad una situazione di equilibrio tra l’autoritàimperiale e il potere militare. Equilibrioche, come abbiamo visto sopra, non riescea reggere a causa delle continue tensioniall’interno ed all’esterno dello statoromano.Nei due periodi di crisi qui brevementedescritti assistiamo ad una vera e propria

erosione del potere gestito dalletradizionali classi politiche: come nellaRoma del IV secolo l’autorità vienefortemente influenzata dall’esercito, cosìnella società contemporanea il poterefinanziario sta condizionando largamente ledecisioni politiche. Non sappiamo qualisaranno i risultati dei cambiamenti chestiamo vivendo: l’unica cosa di cui siamocerti è che sarà qualcosa di completamentenuovo e diverso rispetto a ciò a cui siamoabituati.

IV. Vivere i grandi eventi

Ogni giorno, nella nostra quotidianità,veniamo continuamente informati dai massmedia su una grande quantità di notizie checi può interessare quanto lasciareindifferenti: tuttavia, capita che particolariavvenimenti, principalmente ma nonesclusivamente quelli tragici, per la lorogravità e per la loro importanza scuotanogli animi di tutte le persone e sianopercepiti come eventi che cambieranno ilcorso della storia. È il caso, per esempio,dell’attentato dell’11 Settembre alle TwinsTowers oppure, ricollegandoci a questigiorni, l’attacco terroristico ai danni dellaredazione di Charlie Hebdo del 7 Gennaioscorso. Tali episodi, infatti, hannocoinvolto il mondo intero provocandoreazioni generalmente di sgomento e didubbio riguardo al futuro in ogni luogo emettendo in moto una serie di eventi chehanno cambiato radicalmente il corso dellastoria: per ricollegarci agli esempiprecedenti, sull’onda dell’11 Settembre, si

è costruita la seconda guerra del Golfo,mentre per Charlie Hebdo, oltre all’enormeimpatto mediatico e alla straordinariasolidarietà nei suoi confronti, bisognaaspettare per vedere quali altre reazioniprovocherà e quale peso assumerà talevicenda.Nel corso della sua storia, l’antica Roma havissuto in prima persona eventisignificativi che ne hanno determinato ilsuo sviluppo e la sua crescita: tra essi, bastipensare all’assassinio di Giulio Cesare nel44 a.C. e la battaglia di Azio del 31 a.C., iquali hanno portato rispettivamente alrinnovo delle guerre civili e all’ascesa diOttaviano come unico protagonista dellavita politica romana. Insieme ad essi, varicordata la battaglia di Adrianopoli del 9Agosto 378 d.C.: infatti, tale scontro vieneindividuato come uno dei fattorideterminanti il crollo dell’Impero Romanod’Occidente. Per spiegare le dinamiche chehanno portato a questo conflitto cosìimportante, Ammiano Marcellino dedicainteramente l’ultimo libro delle Storie,

ovvero il XXXI, a tale argomento e allaricerca della cause scatenanti la battaglia.Lo storico individua l’origine di ciò nel376 quando Valente, imperatore d’Oriente,accoglie la richiesta dei Goti di accoglierliin terra romana oltre il Danubio, a causadelle migrazioni degli Unni;successivamente però, le tribù gotiche,alleatesi con altre popolazioni barbariche,cominciano a saccheggiare la Tracia e laMesia e a mettere in difficoltà Valente. Aquesto punto Valente, ponendol’accampamento ad Adrianopoli easpettando le legioni inviate dall’Imperod’Occidente, decide di attaccare i Goti. Ciòche segue è una disastrosa disfatta da parteromana, resa in maniera magistrale daMarcellino, in cui le tribù barbaricheriescono non soltanto a decimare l’esercitoromano uccidendo Valente stesso, mainfliggono ai Romani una pesante sconfittamorale: tale evento è paragonabile allarotta di Canne nel 216 a.C. controAnnibale. Ma se dopo Canne Roma hasaputo resistere e riorganizzarsi, con

Adrianopoli comincia una vera e propriacrisi in cui gli elementi di decadenza giàpermanenti all’interno delle istituzioniromane si acuiscono e portanodefinitivamente al loro crollo nel 476 d.C.Dalla descrizione che Marcellino compiedella battaglia, emerge tutto lo sgomento,la disperazione e il pathos che, con moltaprobabilità, sono state suscitate al giungerein patria delle notizie riguardanti lasconfitta.Tutti i grandi eventi sono tali perchécoinvolgono una gran parte dellapopolazione, provocano forti sentimentitali da far smuovere le masse e perché,soprattutto, cambiano irrimediabilmente ilcorso della storia.

V. La religione come strumento

Nella nostra società, e più in generale nellacultura occidentale, la religione ha smessodi ricoprire il ruolo che aveva un tempo:infatti, da forte collante sociale e pretestoper azioni politiche, la religione è statarelegata all’ambito privato di ogniindividuo grazie ad importanti movimenticulturali ed eventi storici che hannopropugnato e diffuso sempre nuove idee,tra cui il laicismo statale, comel’Illuminismo e la Rivoluzione Francese. Acausa di ciò, la religione ha perso il suoruolo pubblico nella gestione degli stati; alcontrario, in altre società, soprattutto medio– orientali, si stanno diffondendo sempre dipiù stati che si basano sulla Shari’a, lalegge racchiusa nel Corano, testo sacro deimussulmani. Tali divergenze sullaquestione religiosa, intrecciandosi ad altriproblemi come quello dell’immigrazione edel terrorismo di matrice islamica, stannoportando sempre più a tensioni all’internodelle società occidentali fra diverse fasce

della popolazione contro i mussulmani,non sempre ben integrati.Spiegare il ruolo e la percezione dellareligione nella Roma antica è un discorsoassai articolato e complesso da poterriassumere esaustivamente in poche righe:tuttavia, si può provare ad enunciare agrandi linee le caratteristiche che lacontraddistinguono. Tra le più importanti,va segnalato che la religione romana èprevalentemente pubblica: ciò vuol direnon soltanto che non esistono concetticome il peccato, inteso come colpaindividuale che coinvolge esclusivamenteil singolo nella sua coscienza, ma ancheche essa viene utilizzata come mezzo epretesto per promuovere ed eseguiredeterminate idee e manovre politiche, cosache meno frequentemente accade nelnostro scenario politico. Un esempiocalzante di ciò lo possiamo trovare nellepagine di Ammiano Marcellino, il qualedescrive la situazione di Roma in rapidomutamento proprio da un punto di vistareligioso: infatti, lo storico vive negli anni

in cui il cristianesimo, da culto clandestinoe perseguitato con veemenza dall’autoritàromana, viene ufficialmente riconosciutocome credenza legittima con l’editto diMilano del 313 d.C. ad operadell’imperatore Costantino. Tale gestoporta ad un forte periodo di crisi, che hatermine con l’editto di Tessalonica del 380d.C., tra i pagani e i cristianisull’affermazione definitiva del proprioculto rispetto all’altro. Nel delineare questoperiodo, Marcellino si soffermaprincipalmente sull’imperatore Giulianodetto l’Apostata, colui che è passato allastoria per aver tentato di restaurare gliantichi costumi pagani e per aver limitatosempre più il cristianesimo. Tra le varieriforme che l’imperatore decide a sfavoredei cristiani, bisogna ricordare l’editto del362 d.C. con cui si proibiscel’insegnamento dei maestri cristiani nellescuole pubbliche a causadell’incompatibilità della fede degliinsegnanti con quella degli antichi uominidi lettere e la soppressione dei privilegi

fiscali alla chiesa accordati dagli imperatoriprecedenti. Nonostante il particolare amoreper la cultura pagana e il tentativo,vanificato dalla sua morte prematura, direstaurarla, Giuliano replica la gestionereligiosa dei suoi predecessori e dei suoisuccessori: infatti, eccetto l’atipicitàdell’Apostata, ogni imperatore nel IVsecolo si assume il controllo religioso epolitico della chiesa, favorendola conprivilegi e limitando fino a mettere albando il paganesimo.Ciò serve a farci capire che la religione,qualsiasi valore le si dia, rimane un forteelemento di costruzione identitariaattraverso il quale gruppi diversi sioppongono fra di loro per far prevalere lapropria opinione e favorire la loro azione.

VI. La crisi economica

In questo libro abbiamo cercato dianalizzare, se pur brevemente, gli specificieffetti causati dalla crisi di questi anni negliambiti proposti dagli argomenti propostinei capitoli precedenti. Tuttavia, rimane daesaminare l’aspetto economico della crisidi questi anni, ovvero capire come abbiaavuto origine e come si sia propagataall’intero sistema economico mondiale,sconvolgendo e cambiando radicalmentegli equilibri internazionali e interni ad ognistato. Riassumendo e cercando disemplificare il più possibile, a seguito dicambiamenti strutturali del sistemafinanziario internazionale e statunitenseche hanno portato principalmente allosvincolamento progressivo delle banche inmateria di prestiti concessi e scambifinanziari da parte degli Stati e allamaggiore interconnessione ed instabilitàdel sistema finanziario mondiale, si èassistito nel 2007 alla crisi del sistemafinanziario statunitense a causa

dell’ingente svalutazione delle quotazionisul mercato delle abitazioni, dovuto allaconcessione smodata di mutui a chi non erain grado di fornire sufficienti garanzie equindi all’aumento dei pignoramentiinsieme all’elevamento del costo dei mutuiper arginare ciò. Questo avvenimento haportato a grosse perdite e fallimenti dellebanche che avevano concesso i mutui e allaperdita di valore dei prodotti finanziaribasati sui mutui. Gli effetti di questasvalutazione hanno avuto pesantiripercussioni su tutto il sistema finanziariointernazionale, in particolare per quantoriguarda quelle istituzioni finanziarie cheavevano investito sui titoli collegatidirettamente o meno al valore dei mutui.Tutto ciò si è riverberato sui singoli staticon effetti disastrosi, soprattutto dal puntodi vista sociale: infatti, ed è notizia di tutti igiorni ormai, c’è un calo dei consumi edella produzione quasi costante, conaltissimi livelli di disoccupazione.Anche Ammiano Marcellino visse inun’epoca, il IV secolo, segnata dagli effetti

provocati dalla crisi del III secolo cheavevano sconvolto e cambiatodrasticamente l’Impero romano. Tuttavia,sarebbe errato tentare di paragonare le duecrisi in quanto completamente diverse fradi loro: infatti, se da una parte quella deinostri giorni è iniziata nel quadrofinanziario estendendosi poi a tutto ilsistema economico internazionale, quellaromana invece non ha un’origine benprecisa; piuttosto, essa è data dalla sommadi vari fattori che, degenerando nel corsodel tempo, hanno portato allo scoppio dellacrisi. In particolare, e molto brevemente, ilmancato arrivo degli ingenti bottini diguerra, principale entrata delle casse delloStato, la precaria situazione dell’economiaagricola, indebolita dalle numerose guerree dalle epidemie, insieme all’instabilitàpolitica dovuta alla mancanza di una forteleadership all’interno dell’impero romano,portano ad un’eccessiva tassazione basatasulla proprietà terriera e ad una fortissimasvalutazione del denarius d’argento,

moneta di scambio fra la gente comune; ciòha come effetto un significativopeggioramento della vita nello statoromano, soprattutto a danno dei piccoli emedi proprietari terrieri che vedono le loroporzioni di terreno confiscate dai militaricome pagamento del loro stipendio.

Conclusione e riflessioni generali

Siamo giunti alla fine di questo lungopercorso intrapreso insieme, nato sullepagine di Punto G ormai un anno fa:attraverso questa rubrica ho cercato didescrivere tematicamente, seppurschematicamente, l’epoca che stiamovivendo, concentrandomi principalmentesulla crisi e sugli aspetti ad essa legata. L’esposizione non si è fermata soltanto aquesto: infatti ho usato quest’ultimo comepunto di partenza per collegarmi conun’epoca del passato accomunata inqualche modo al presente. Per questomotivo ho scelto il IV secolo in quantopervaso dalla crisi come il nostro periodostorico. Basandomi inoltre sulle pagine diuno dei maggiori storici della latinità edell’arco temporale qui analizzato, ovveroAmmiano Marcellino, ho tracciato unparagone tra il IV secolo e il 2014-15 aproposito del tema che ogni mese venivaproposto. In questo modo si è potuto

spaziare in ogni campo, dal decadimentomorale della società alla crisi economicapassando per la percezione verso l’altro evia discorrendo. Quali conclusioni, dunque,possiamo trarre da questa esposizione?Innanzitutto, che la storia dell’uomo ècostellata da sempre di innumerevoli crisidi vario genere: tuttavia, tali momenti, perquanto siano stati drammatici esconvolgenti, non hanno mai posto fine allavita ed allo sviluppo della civiltà umana;anzi, proprio le crisi sistematiche hannoposto le basi per la formazione e la crescitadi nuovi scenari. Prendiamo ad esempio ilIV secolo per l’appunto: è stata sì un’epocadi guerre, di tensioni sociali e di crisi, maproprio in questo periodo si sono poste leprime basi sulle quali poi ha avuto origineuna nuova fase storica, il Medioevo. Edesso non è un caso isolato nella storia. Con questo si vuole dire che la crisi chestiamo vivendo ora, con tutte le sueparticolarità, sta aprendo nuovi scenari enuove possibilità che ancora devonoemergere completamente ma che già

stiamo cominciando a vedere. Sicuramente,dopo la crisi avremo un mondo diverso daquello del 2008: vedremo in cosa saràdifferente, in meglio e in peggio.Il paragone tra il presente e il IV secolo èincentrato su questo: non nel proporresoluzioni, in quanto due contesticompletamente diversi nel tempo e nellatipologia, ma nel creare consapevolezza diciò che stiamo vivendo e di ciò che i nostriavi hanno vissuto prima di noi, per nonavere un atteggiamento passivo ma attivovolto a capire gli innumerevoli spunti chela nostra epoca offre quotidianamente.

APPENDICE: le origini del Natale

Il Natale è una delle feste più importanti, senon addirittura la principale, della culturaoccidentale: ciò grazie ad elementi che,impressi nella nostra memoria findall’infanzia, richiamano ricordi positivi efelici come lo scambio di doni, l’albero diNatale e Babbo Natale. Insieme a talifattori, non bisogna dimenticare il climaconsumistico formatosi intorno a questafesta, tipico del nostro sistema culturale.Togliendo tutte queste caratteristicheaggiuntesi nel corso del tempo, il Natale èuna festività cristiana in cui si celebra lanascita del Cristo: commemorata dalleprime comunità cristiane si è poi diffusa intutto l’Impero romano dopo la fine dellepersecuzioni pagane. Sulla ricorrenzanatalizia grava però una questione: è unafesta esclusivamente cristiana oppure non èaltro che un riadattamento in chiavecristiana di una ricorrenza pagana? Innanzitutto, bisogna precisare una cosa: ilgiorno della nascita del Cristo non è

menzionato nei Vangeli canonici, testi sacricristiani, al contrario della Pasqua, giornodella resurrezione del Salvatore e provadella sua natura divina, festa principale peri cristiani. Ciò significa che la data del 25Dicembre non è altro che una costruzioneculturale successiva, un elemento nonprevisto dalle Sacre scritture esuccessivamente accettato dall’ecumenecristiana nei concili. La scelta del 25Dicembre non è casuale, anzi, è densa disignificato: infatti, proprio in questo giornola durata delle ore di luce comincia adaumentare dopo il solstizio d’inverno,come se il sole rinascesse. Ciò è collegatoin molte culture a temi come l’invincibilitàdel bene sul male, la resurrezione, la vitaeterna e l’inizio di un nuovo ciclo vitale.Tra tali culture vanno inseriti i Romani. Perloro il 25 Dicembre rappresentavaanticamente la festa dei Saturnalia, legataalla celebrazione di Saturno, diodell’agricoltura e dell’età dell’oro, età incui tutto era perfetto e la morte nonesisteva. Successivamente, a tale solennità

se ne sovrappose un’altra nel corso del IIIsecolo, quella del sol invctus: nata inOriente ed introdotta a Roma dalla dinastiadei Severi, era associato a divinità solaricome Mitra, Helios ed El-Gabal. Conl’ufficializzazione del cristianesimo e,successivamente, con l’adozione di esso areligione di stato, avvenne una gradualesovrapposizione, favorito anche dallacomune simbologia, tra culto cristiano eculto solare che si riverbera sul nuovoNatale cristiano. Vi ho esposto qui brevemente la storia delNatale e delle sue origini problematiche:nonostante ci sia una prevalenza nelcredere, anche negli ambienti cristiani piùprogressisti, che la festività natalizia nonsia altro che la cristianizzazione di unacelebrazione pagana, il dibattito è ancoraben lontano dall’essere dichiaratoconcluso.

Indice:

Prefazione pag. 2

Introduzione pag. 4

I. Crisi della società e dei valori pag. 6

II. L’incontro con l’altro pag. 10

III. La crisi del potere politico pag. 14

IV. Vivere i grandi eventi pag. 18

V. La religione come strumento pag. 22

VI. La crisi economica pag. 26

Conclusione e riflessioni generali pag. 30

APPENDICE:

Le origini del Natale pag. 33

Edizioni Hyroniste 2015

Disegno di copertina di Olga Mazzolini