59
Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC MULTIDETETTORE IN PAZIENTI CIRROTICI PRE- TRAPIANTO: CORRELAZIONE RADIO- ANATOMOPATOLOGICA RELATORE IL CANDIDATO _________________________ ___________________ Chiar.mo Prof. Carlo Bartolozzi Cecilia Bonechi Anno Accademico 2008-2009

NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

  • Upload
    others

  • View
    15

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Facoltà di Medicina e Chirurgia

Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi

NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC MULTIDETETTORE IN PAZIENTI CIRROTICI PRE-

TRAPIANTO: CORRELAZIONE RADIO-ANATOMOPATOLOGICA

RELATORE IL CANDIDATO

_________________________ ___________________

Chiar.mo Prof. Carlo Bartolozzi Cecilia Bonechi

Anno Accademico 2008-2009

Page 2: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Indice

Riassunto ........................................................................................................................... 1

Introduzione ...................................................................................................................... 3

1.1 Epidemiologia e fattori di rischio ............................................................................ 3

1.2 Modelli patogenetici ................................................................................................ 4

1.2.1 Carcinogenesi ................................................................................................... 4

1.2.2 Dalla cirrosi all’epatocalcinoma ...................................................................... 5

1.3 Sorveglianza .......................................................................................................... 10

1.4 Diagnosi ................................................................................................................ 15

1.5 Sistemi stadiativi ................................................................................................... 20

1.6 Prognosi e storia naturale ...................................................................................... 22

1.7 Opzioni terapeutiche ............................................................................................. 24

Scopo della tesi ............................................................................................................... 29

Materiali e metodi ........................................................................................................... 30

Risultati ........................................................................................................................... 34

Discussione ..................................................................................................................... 36

Immagini ......................................................................................................................... 41

Tabelle ............................................................................................................................. 43

Bibliografia ..................................................................................................................... 46

Page 3: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Riassunto

1

Riassunto

Il carcinoma epatocellulare è la più frequente evoluzione della cirrosi epatica.

A tutt’oggi, le metodiche di Imaging ed in particolare la TC, rappresentano l’approccio

diagnostico più largamente applicato, grazie alle peculiari caratteristiche post

contrastografiche della neoplasia.

Sebbene la diagnosi si basi quindi sulla valutazione dei due parametri di enhancement

universalmente riconosciuti (enhancement in fase arteriosa e wash-out in fase portale),

negli ultimi anni, alcuni studi sono stati proposti al fine di enfatizzare il ruolo della fase

di acquisizione tardiva per la detezione del wash-out neoplastico.

Scopo del nostro studio è stato quello di analizzare il comportamento post

contrastografico e la natura delle nodularità iperdense in fase arteriosa evidenziate

all’esame TC in una popolazione di pazienti candidati al trapianto di fegato (TOF).

Il nostro studio origina dalle osservazioni emerse dall’analisi di un database da noi

formulato in cui sono stati inseriti i dati di 188 pazienti cirrotici sottoposti a TOF tra

Novembre 2004 e Marzo 2009.

Il database è stato strutturato in tre sezioni complementari, comprendenti i dati

demografici ed epidemiologici dei pazienti, i risultati della valutazione Imaging e

l’analisi istologica su parenchimi espiantati.

Da tale fonte di dati sono stati selezionati 70 pazienti (11 donne e 59 uomini, età media

58.3 anni, range 45-70 anni), non sottoposti a terapie ablative, che presentavano

all’esame TC almeno una nodularità iperdensa in fase arteriosa (115 noduli). Il range

temporale tra esame TC e TOF è stato di 3 giorni-7 mesi, con una media di 2mesi.

Per ciascun nodulo iperdenso evidenziato è stato valutato il pattern post contrastografico

nelle due successive fasi di acquisizione (fase portale e fase tardiva).

Page 4: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Riassunto

2

In base al comportamento post contrastografico dei noduli sono stati evidenziati quattro

differenti patterns:

Pattern A: noduli ipodensi sia in fase portale sia in fase tardiva;

Pattern B: noduli iso/iperdensi in fase portale ed ipodensi in fase tardiva;

Pattern C: noduli isodensi in entrambe le fasi;

Pattern D: noduli iperdensi in entrambe le fasi.

In base al pattern post contrastografico, all’esame TC è stata posta diagnosi di natura

della lesione; i dati ottenuti sono stati confrontati con il risultato dell’analisi istologica

su fegato espiantato.

Quarantasei focalità mostravano pattern A, 42 lesioni pattern B, 25 pattern C, 2 pattern

D. L’analisi istologica ha posto diagnosi di HCC in 78 nodularità; di queste, 37

mostravano pattern di tipo A, 35 pattern di tipo B, 5 pattern di tipo C, e 1 pattern di tipo

D. Il valore predittivo positivo (VPP) di ciascun pattern nella diagnosi di HCC è

risultato essere l’80,4%, 83,3%, 20% e 50% rispettivamente.

L’analisi del VPP della fase tardiva per la diagnosi di HCC è risultata essere maggiore

del VPP della fase venosa, mostrando un valore dell’81,8%.

Ventotto nodularità individuate allo studio TC non hanno avuto un riscontro anatomo-

patologico; di queste, 19 facevano parte del gruppo C.

Come atteso, la maggior parte dei noduli iperdensi in fase arteriosa tardiva si sono

rivelati HCC e, in base ai dati da noi ottenuti, la fase tardiva si è mostrata più efficace

della fase porto-venosa nella valutazione del wash-out lesionale.

In base ai dati emersi nel nostro studio, inoltre, nel caso di riscontro di nodularità con

pattern C, è lecito sospettare una natura non nodulare dell’area, in quanto tale pattern

post contrastografico è risultato essere tipico di are di alterata perfusione piuttosto che

di noduli.

Page 5: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

3

Introduzione

1.1 Epidemiologia e fattori di rischio

Il carcinoma epatocellulare (HCC) rappresenta la più frequente neoplasia primitiva del

fegato (80-90%).

Nel corso degli ultimi anni la sua incidenza è notevolmente aumentata e attualmente

l’HCC rappresenta la quinta neoplasia maligna come frequenza e la terza come

mortalità su scala mondiale.

In generale, l’incidenza stimata di nuovi casi per anno si aggira intorno a 500.000-

1.000.000, mentre l’ incidenza di decessi è circa 600.000 [1]. L’incidenza d’insorgenza

e di mortalità della malattia sono comunque strettamente dipendenti dal contesto

geografico: se nei paesi del Sud-Est asiatico infatti, l’incidenza di malattia è addirittura

maggiore di 20/100.000 casi all’anno, in Occidente l’incidenza varia in un range

compreso tra 11-20 casi/100.000 e 5-10casi/100.000.

La disomogenea distribuzione di incidenza dell’HCC si spiega alla luce della differente

presenza di molteplici fattori di rischio [2,3], il più frequente dei quali è rappresentato

dalla cirrosi, sia essa su base virale, sia essa su base non virale (tossica, congenita, auto-

immune, etc).

Se in Europa Occidentale e in Nord America, i due maggiori fattori di rischio sono

rappresentati dall’abuso di alcool e dall’infezione da virus dell’epatite C (HCV), in Asia

ed in Africa il maggior fattore di rischio è rappresentato dal virus dell’epatite B (HBV),

contratto spesso alla nascita, per trasmissione verticale dalla madre al feto [4] e

responsabile quindi di una più precoce età di comparsa della malattia [5].

Page 6: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

4

1.2 Modelli patogenetici

1.2.1 Carcinogenesi

Vaste ricerche epidemiologiche collegano l’infezione cronica da HBV e da HCV alla

carcinogenesi dell’HCC secondo un processo multistep che porta, in ultima analisi, alla

trasformazione in senso maligno dell’epatocita [6].

I meccanismi fisiopatologici che sottendono lo sviluppo della neoplasia variano, in

realtà, in base al virus di contagio.

E’ oramai accertato che il virus dell’epatite B porta allo sviluppo dell’HCC sia

attraverso una via definita”diretta” sia attraverso una via definita”indiretta”.

Il processo di carcinogenesi per via “diretta” è strettamente correlato con la natura del

virus B.

L’HBV infatti, essendo un virus a DNA appartenente al gruppo di virus oncogeni

conosciuti con il nome di Hepadna virus, è in grado di integrare il suo genoma

all’interno di quello della cellula ospite. Più spesso l’integrazione avviene nel contesto

di siti genomici responsabili della crescita e dell’apoptosi cellulare, inducendo pertanto

una de-regolazione del normale ciclo cellulare. Inoltre l’integrazione del virus comporta

un’alta instabilità genomica che determina aberrazioni cromosomiche quali delezioni,

traslocazioni e duplicazioni [7].

Alcuni autori hanno suggerito inoltre che peculiari genotipi dell’HBV (es. il sottotipo C)

possiedano una più spiccata tendenza alla carcinogenesi [8,9].

Il processo di carcinogenesi per via “indiretta” si comprende invece alla luce dei

continui cicli di morte e rigenerazione epatocitaria causati dallo stimolo cronico

determinato dal virus; il risultato è caratterizzato da un quadro di iniziale fibrosi

parenchimale e, successiva franca cirrosi, che a livello cellulare si accompagna

all’accumulo di mutazioni critiche nel genoma.

Page 7: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

5

Tale meccanismo patogenetico neoplastico risulta sovrapponibile a quello determinato

dall’infezione cronica da virus C e da epatopatie croniche di altra natura [10,11].

Infine, negli ultimi decenni si è osservato un continuo aumento di pazienti HBV o HCV

positivi con concomitante infezione da HIV: in questo caso si osservato che la

coinfezione determina una più rapida progressione verso la cirrosi [12] e di

conseguenza una più rapida progressione verso l’instaurarsi di neoplasia [13].

1.2.2 Dalla cirrosi all’epatocarcinoma

La riorganizzazione strutturale del parenchima cirrotico risulta caratterizzata da un vero

e proprio sovvertimento della normale architettura epatica, con la comparsa di ponti

fibrotici, aree di degenerazione grassa e di necrosi, associate alla comparsa di noduli

rigenerativi, displasici e neoplastici.

Per quanto riguarda l’inquadramento della riorganizzazione nodulare del parenchima

epatico in cirrosi, molteplici classificazioni sono state formulate negli anni e a tutt’oggi

non esiste una classificazione di riferimento adottata all’unanimità.

Allo stato dell’arte, la letteratura orientale classifica le nodularità insorte su fegato

cirrotico in tre gruppi ben distinti: noduli rigenerativi, noduli displastici e HCC in stadio

iniziale.

In particolare, se il nodulo rigenerativo viene considerato come esito della risposta

adattativa del parenchima epatico all’insulto flogistico cronico e l’HCC in stadio

iniziale mostra tutte le caratteristiche franche della neoplasia in senso stretto, il concetto

di nodulo displasico, inteso come step intermedio tra forma benigna e maligna, suscita

da sempre acceso dibattito.

Gli autori giapponesi classificano le nodularità displasiche in forme di basso (LGDN)

ed alto grado (HGDN): tale classificazione si riporta sostanzialmente a quella elaborata

dalla World Health Organization (WHO), in cui il LGDN viene classificato come

Page 8: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

6

iperplasia adenomatosa tipica, mentre l’HGDN viene classificato come iperplasia

adenomatosa atipica [14,15].

Riguardo all’HCC, si parla di HCC in stadio iniziale qualora la neoplasia non mostri

dimensione massima maggiore di 2cm. Nell’ambito di tali noduli, gli autori giapponesi

hanno individuato due forme istologicamente differenti, classificate come HCC con

aspetto “decisamente” nodulare e HCC con aspetto “vagamente” nodulare [16].

L’HCC ”decisamente” nodulare è caratterizzato dalla presenza di pseudocapsula, che

determina una demarcazione netta della lesione rispetto al parenchima circostante [16],

mentre l’HCC “vagamente” nodulare, detto anche “early HCC”, risulta privo di capsula.

L’early HCC rappresenta una entità riconosciuta e largamente studiata dagli autori

giapponesi, il cui riconoscimento non trova consenso da parte di un cospicuo gruppo di

autori americani o europei, i quali classificano tali forme come HGDN [17], tanto che in

base alla classificazione WHO, tali forme sono generalmente considerate come aree

neoplastiche su nodularità displasiche.

Noduli rigenerativi:

I noduli rigenerativi possono essere considerati come l’unità morfo-funzionale del

parenchima cirrotico.

Tali noduli mostrano dimensioni che variano in un range tra 5 e 40mm (macronoduli

rigenerativi) [14] e risultano costituiti da normali cellule epatocitarie, perfettamente

funzionanti, circondati da tralci fibrosi di vario spessore.

La comparsa del nodulo di rigenerazione è frutto del continuo processo di

rimodellamento del parenchima epatico sottoposto a noxa patogena e dipende dalla

proliferazione degli epatociti che, comprimendo il parenchima circostante, fibrotico,

sovvertono l’usuale architettura lobulare del fegato. L’unione di più noduli rigenerativi

porta alla formazione di un grande nodulo rigenerativo in cui la componente fibrotica si

riduce ad un esile setto.

Page 9: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

7

L’apporto vascolare di questi noduli è sovrapponibile a quello del normale parenchima

epatico, quindi caratterizzato da una predominante irrorazione da parte dei rami portali;

inoltre la funzione di emuntorio biliare è conservata [18,19,20], in quanto, date le

normali morfologia e funzionalità degli epatociti, la struttura dei canalicoli biliari è

preservata.

Noduli displastici:

Il nodulo displasico mostra dimensioni comprese tra 8 e 20mm e generalmente appare

di dimensioni maggiori rispetto al nodulo rigenerativo.

Da un punto di vista anatomo-patologico, tali nodularità possono essere distinte in

lesioni di basso (LGDN) e di alto grado (HGDN) [21].

E’ oramai accertato e accettato con consenso unanime che la displasia di basso grado

non rappresenti una franca forma pre-neoplastica. Tali noduli, generalmente privi di

capsula, sono costituti da epatociti caratterizzati da scarsa atipia cellulare; da un punto

di vista vascolare, tali noduli sono principalmente riforniti da rami portali, anche se, a

differenza di quanto accade per i noduli rigenerativi,esiste un incremento dell’apporto

arterioso [22].

I noduli displasici di alto grado sono invece considerati vere forme pre-neoplastiche;

microscopicamente si differenziano dalla displasia di basso grado per maggiori atipie e

densità cellulare [23]. Le cellule dell’HGDN presentano dimensioni ridotte, con

aumento del rapporto nucleo-citoplasma, e frequente degenerazione grassa

dell’epatocita [24,25].

Ulteriore peculiarità delle forme displasiche è rappresentata dall’ulteriore incremento

della componente vascolare arteriosa, caratterizzata dalla comparsa delle cosiddette

“unpaired arteries”, ovvero arteriole non accompagnate da dotti biliari e rami portali,

con conseguente perdita della classica organizzazione triadale del lobulo epatico

[26,27,28].

Page 10: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

8

HCC in stadio iniziale:

La distinzione fra un nodulo displastico di alto grado ed “early” HCC si fonda

sostanzialmente sulla valutazione della presenza di invasione vascolare e settale da parte

delle cellule nodulari [29,30].

L’”early” HCC si presenta generalmente come una lesione di dimensioni inferiori ai 2

cm, poco demarcata rispetto al parenchima circostante e con forma vagamente nodulare.

A livello microscopico, tale forma è caratterizzata da un aumento della densità cellulare,

del rapporto nucleo su citoplasma e dall’eosinofilia cellulare; le travate epatocitarie che

costituiscono la nodularità possono orientarsi secondo un pattern trabecolare o

ghiandolare e, nel contesto del nodulo, è possibile trovare aree di degenerazione grassa.

In tali noduli, il numero delle “unpaired arteries” è maggiore rispetto a quanto evidente

negli HGDN e tende a crescere all’aumentare delle dimensioni del nodulo [31].

Nella maggior parte dei casi, l’aumento della componente arteriosa non è tale da esser

rilevata dagli esami strumentali e pertanto la diagnosi differenziale con l’HGDN risulta

assai difficoltosa. Circa il 95% degli HCC vagamente nodulari risulta infatti isodenso in

fase arteriosa nello studio TC contrastografico [32].

Al contrario, l’HCC ”decisamente” nodulare possiede una vascolarizzazione più

spiccata rispetto all’”early” HCC, presentandosi iperdenso in fase arteriosa durante uno

studio dinamico all’imaging [32].

Nel 60% dei casi, questa forma si presenta come moderatamente differenziata, nel 20%

ben differenziata e nel restante 20% presenta aree moderatamente differenziate

frammiste ad aree ben differenziate.

HCC in stadio avanzato:

L’HCC in fase avanzata presenta tipiche caratteristiche morfologiche; nel 70% dei casi

il nodulo mostra una pseudocapsula fibrosa e mostra, nel suo contesto, setti ed aree di

necrosi ed emorragia.

Page 11: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

9

In passato, da un punto di vista macroscopico, la forma di HCC in stadio avanzato

veniva distinta in base alla classificazione di Heggel, che prevedeva una suddivisione in

forma nodulare, solida e diffusa [33].

Negli ultimi anni, con l’aumento della detezione di tumori passibili di trattamento

chirurgico, la classificazione di Heggel è divenuta inadeguata e pertanto il Liver Study

Group of Japan (LCSG) ha proposto una sub-classificazione, in base alla quale la forma

avanzata di neoplasia viene sostanzialmente suddivisa in tipo nodulare semplice, tipo

nodulare semplice con crescita extranodulare e tipo multinodulare confluente [34].

Da un punto di vista microscopico l’HCC in stadio avanzato può essere suddiviso in ben

differenziato, moderatamente differenziato, scarsamente differenziato e indifferenziato.

Il tipo ben differenziato è piuttosto raro ed è composto da cellule di origine epatocitaria

di dimensioni ridotte rispetto ai normali epatociti, disposte secondo un pattern di tipo

trabecolare talvolta pseudo ghiandolare.

Il tipo moderatamente differenziato è caratterizzato da cellule con citoplasma eosinofilo

fittamente stipate a formare una struttura trabecolare o più spesso pseudoghiandolare.

Al tipo scarsamente differenziato appartengono HCC formati da cellule in cui il

rapporto nucleo su citoplasma è notevolmente aumentato. Inoltre sono frequenti in

questa neoplasia cellule multinucleari giganti: tale sottotipo risulta piuttosto difficile da

diagnosticare perché le cellule che lo compongono hanno un pattern di crescita solido o

midollare [35].

Da un punto di vista vascolare, indipendentemente dal sottotipo e dal grado di

differenziazione, l’HCC in fase avanzata è caratterizzato da una cospicua

capillarizzazione sinusoidale e da neoangiogenesi, con incremento delle arterie e degli

shunt artero-venosi, responsabili del caratteristico pattern post contrastografico

all’imaging [36].

Page 12: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

10

1.3 Sorveglianza

Le procedure di sorveglianza clinico-strumentale hanno il duplice scopo di ridurre la

mortalità malattia-specifica e di aumentare la sopravvivenza attraverso la diagnosi

precoce della malattia in esame in modo da fornire al paziente la miglior strategia

terapeutica.

L’HCC presenta tutte le caratteristiche che giustificano l’impegno in un programma di

sorveglianza e pertanto lo screening dell’HCC è diventato un aspetto condiviso della

gestione dei pazienti con malattie epatiche in stadio avanzato. Per “screening” si

intende l’esecuzione di un test che permetta la diagnosi di una patologia ad uno stadio in

cui l’intervento terapeutico possa aumentare significativamente la sopravvivenza del

paziente. La “sorveglianza” consiste nell’applicazione ripetuta di tale test nel tempo.

In questi ultimi anni, grazie all’ampia diffusione di tecniche di sorveglianza dei pazienti

cirrotici, la diagnosi di HCC viene posta in fase più precoce rispetto al passato,

permettendo l’applicazione di schemi terapeutici ben determinati, con risultati

soddisfacenti in termini di sopravvivenza [37].

Come riportato dalle linee guida, la sorveglianza si basa sul dosaggio dell’α-

fetoproteina (AFP) e sulla effettuazione dell’esame ecografico mirato del parenchima

epatico ogni 6-12 mesi. L’intervallo di 6 mesi è attualmente quello ritenuto più

adeguato e si basa su i dati di crescita tumorale, anziché sulla diminuzione del rischio,

considerando che il tempo impiegato da una neoplasia per divenire clinicamente

evidenziabile (circa 2cm) è compreso fra i 4 e i 12 mesi [38].

α-fetoproteina:

L’ α-fetoproteina rappresenta il marcatore più utilizzato nei primi studi condotti sulla

sorveglianza dell’epatocarcinoma [39], anche se alcuni autori ritengono oramai tale test

Page 13: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

11

superfluo ai reali fini diagnostici se non adeguatamente inserito in un contesto clinico

[40]. La sensibilità dell’α-fetoproteina per lo screening dell’HCC infatti varia

ampiamente sia nei gruppi di pazienti HBV-positivi, sia nei gruppi di pazienti HCV-

positivi a causa della confusione tra diagnosi e screening. E’ stato analizzato infatti che,

se il livello soglia dell’AFP per la diagnosi dell’HCC aumenta, da 20 mg/L a 100 mg/L,

la sensibilità del test diminuisce dal 39% al 13%, mentre la specificità aumenta [40].

L’AFP in ogni caso non risulta essere specifica per l’HCC ed i valori possono

aumentare anche per i picchi di attività dell’epatite. In uno studio condotto su 44

pazienti HBV-positivi con livelli elevati di AFP riscontrati durante un programma di

sorveglianza per HCC, solo in 6 pazienti era presente neoplasia; ulteriori accertamenti

hanno dimostrato che 28/44 (41%) pazienti presentavano una esacerbazione della

patologia epatica sottostante o modificazioni dello stato di replicazione dell’HBV [41].

Infatti, soggetti con infezione virale cronica, pur in assenza di neoplasia, possono

presentare livelli di AFP elevati in modo transitorio, persistente o intermittente. Infatti,

il valore dell’ α -fetoproteina può subire aumenti anche consistenti in caso di infezione

virale o di esacerbazione del processo epatitico cronico, in questi casi spesso associato

ad un rialzo delle transaminasi

Tuttavia i livelli di AFP, in presenza di epatocarcinoma, tendono ad aumentare e

generalmente, il range supera quello osservato in assenza di tumore. Non esistono

tutt’oggi linee guida che riportino il valore “cut off” oltre il quale, pur in presenza di un

normale quadro ecografico, siano necessari ulteriori approfondimenti al fine di

escludere la presenza di neoplasia.

Come riportato in uno studio condotto negli anni ’90, in un test diretto dell’AFP per

diagnosticare l’HCC in pazienti HBV negativi e positivi, la specificità era solo del 50%

nei pazienti HBV-positivi rispetto ai pazienti HBV-negativi [42].

Page 14: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

12

Il test mantiene comunque un ruolo diagnostico probante soltanto nel caso in cui si elevi

oltre i 200ng/ml in un paziente cirrotico che possieda un nodulo epatico: in tali casi, è

necessario passare ad una ulteriore indagine di imaging ai fini di conferma diagnostica

[43].

Ecografia:

Le caratteristiche dello studio ecografico come test di screening per l’HCC sono state

definite sia in portatori sani (non cirrotici) dell’antigene di superficie dell’epatite B, sia

in pazienti con cirrosi. È stata riportata una sensibilità del 71% e del 78%

rispettivamente ed una specificità del 93%. Il valore predittivo positivo è stato del 14%

e del 73% [44].

Sono stati condotti vari studi clinici allo scopo di individuare la popolazione target della

sorveglianza e, soprattutto, al fine di valutare il range temporale ottimale entro il quale

sottoporre i pazienti a rischio al programma di sorveglianza ecografia.

Nei diversi studi, gli intervalli di sorveglianza variano da 3 mesi ad 1 anno, ma, sulla

base dei dati di accrescimento tumorale, sembra adeguato un intervallo di 6 mesi.

Infatti, il tempo che una lesione neoplastica impiega a divenire evidenziabile

strumentalmente (diametro di almeno 2 cm) è compreso tra i 4 e i 12 mesi [38], con un

tempo medio di raddoppiamento del tumore di 117 giorni [45,46].

Le più recenti linee guida propongono l’utilizzo associato di ecografia e dosaggio di

AFP da eseguire ogni 6-12 mesi in pazienti cirrotici [47]. In presenza di un nodulo

individuato all’ecografia i passi successivi dipendono strettamente dalle dimensioni del

nodulo, secondo il seguente algoritmo:

Page 15: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

13

• Noduli<1cm: devono esser valutati ogni 3-6mesi per almeno 2 anni e, nel caso in cui

non si documentino significativi cambiamenti dimensionali, il paziente rientrerà nel

normale programma di sorveglianza. Tale atteggiamento è motivato dal rilievo che

certe nodularità con vascolarizzazione arteriosa, rilevata con TC o RM, pur non

corrispondendo in maniera univoca al successivo sviluppo di neoplasia, presentano

una bassa percentuale di viraggio in senso neoplastico[48].

• noduli 1-2cm: tali nodularità devono essere ulteriormente investigati attraverso due

metodiche a scelta fra TC, RM e US con m.d.c. Nel caso in cui entrambe le

metodiche rilevino un pattern vascolare tipico cioè ipervascolarizzazione arteriosa e

wash-out in fase porto venosa può esser posta la diagnosi di HCC. Al contrario, in

caso di pattern vascolare non diagnostico, (ad es. ipervascolarizzazione in fase

arteriosa associata ad assenza di wash-out successivo), è necessario un

approfondimento bioptico. Qualora la biopsia sia negativa, il follow-up strumentale

Page 16: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

14

andrà condotto in un range temporale ristretto (ogni 3-6 mesi), al fine di valutare

eventuali modifiche dimensionali o post contrastografiche della lesione.

• noduli>2cm: nel caso di detezione di nodularità con dimensione massima maggiore

di 2cm , associata ad un comportamento post contrastografico tipico, è necessaria

una sola metodica di Imaging per porre diagnosi. In tali casi, si procederà a

valutazione ai fini terapeutici, in base alle caratteristiche cliniche del soggetto. Nei

casi di nodularità di dimensioni cospicue, che non presentino caratteristiche

diagnostiche in almeno uno degli studio di Imaging sarà necessario procedere alle

tecniche invasive come la biopsia.

Page 17: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

15

1.4 Diagnosi

Clinica

Da un punto di vista clinico, la diagnosi di HCC appare spesso tardiva, data la sfumata

sintomatologia legata alla presenza di malattia, spesso mascherata dal corteo

sintomatologico dovuto all’epatopatia di base.

Sintomi aspecifici, quali profondo e progressivo malessere, rapido e marcato calo

ponderale, intensa astenia, dolenzia sorda, senso di peso mal definibile all’ipocondrio

destro accompagnato talvolta a tumefazione possono rappresentare la manifestazione

della malattia.

Solitamente, i reperti obbiettivi non sono tipici anche se un’epatomegalia ingravescente

o dolorosa, un rumore da sfregamento epatico o un soffio possono suggerire la diagnosi

in pazienti cirrotici o residenti in zone dove l’HBV è endemico. In occidente comunque

l’HCC viene diagnosticato principalmente in fase pre-sintomatica grazie ad un attento

programma di sorveglianza e all’utilizzo di tecniche di imaging quali US, TC e RM con

acquisizioni dinamiche dopo somministrazione di mezzo di contrasto.

Strumentale-TC

Qualsiasi sia la metodica utilizzata, il dato che permette di porre diagnosi è il

caratteristico pattern contrastografico caratterizzato da un enhancement lesionale in fase

arteriosa cui si associa wash-out del mezzo di contrasto in fase porto-venosa e/o

tardiva. Questo peculiare comportamento post contrastografico è dovuto ad un

incremento della componente arteriosa e ad una diminuzione della componente portale

nell’ambito della riorganizzazione strutturale della nodularità neoplastica, rispetto al

tessuto circostante in cui la maggior parte dell’apporto ematico deriva dalla vena porta

anziché dall’arteria epatica.

Page 18: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

16

Negli ultimi anni la diffusione dell’ecocontrastografia, della TC multidetettore e lo

sviluppo di mezzi di contrasto epatospecifici e di sequenze ad alta risoluzione spaziale e

temporale in RM, hanno incrementato notevolmente sensibilità e specificità delle

metodiche di Imaging nella diagnosi di HCC, rendendo il ricorso alla biopsia sempre

più raro. In particolare con l’avvento della TC spirale multidetettore è stato possibile

acquisire immagini in tempi sempre più brevi, con conseguente miglioramento della

detezione e caratterizzazione delle lesioni focali epatiche [49].

Oggigiorno, allo stato dell’arte, la TC è considerata la metodica più completa per la

valutazione dei pazienti cirrotici, in quanto permette la valutazione di tutti gli aspetti

necessari alla formulazione di uno staging loco-regionale e a distanza della malattia.

L’esame TC viene condotto in base a differenti protocolli di acquisizione, che

prevedono sia scansioni pre sia post contrastografiche [50].

Negli ultimi anni, grazie alla evoluzione delle metodiche, è risultato inoltre possibile

ottimizzare l’acquisizione in base al tempo di circolo del paziente, grazie

all’introduzione di tecniche di valutazione del circolo quali, ad esempio, la tecnica del

picco di enhancement aortico [51].

Tali accorgimenti sono finalizzati ad ottenere una adeguata temporizzazione delle

immagini, per ottenere scansioni nelle fasi post-contrastografiche ottimali per la

diagnosi.

Ai fini dello studio del parenchima epatico, sono generalmente acquisite tre fasi post

contrastografiche: fase arteriosa (ritardo di acquisizione rispetto al picco di

enhancement di circa 15”), fase porto-venosa (ritardo di acquisizione rispetto al picco di

circa 65-70”) e fase tardiva (ritardo di acquisizione rispetto al picco di circa 100-120”).

Spesso la fase arteriosa è preceduta da una fase arteriosa precoce, acquisita

immediatamente dopo il picco di enhancement aortico [52].

Page 19: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

17

La corretta temporizzazione delle fasi di acquisizione nella diagnosi di epatocarcinoma

è oramai stata standardizzata da numerosi studi mirati [53].

Il tipico pattern contrastografico dell’HCC è caratterizzato da intenso enhancement

nodulare in fase arteriosa (sia precoce, sia che tardiva) e successiva ipo intensità rispetto

al parenchima circostante in fase portale e di equilibrio. In assenza di enhancement e di

un ben definito wash-out, la presenza di un anello iperdenso in fase tardiva può esser

comunque considerata diagnostica per HCC, essendo presente in circa il 20% delle

neoplasie [54].

Sebbene, come riportato in un recente studio, l’introduzione della fase arteriosa precoce

non sembra comportare un incremento nella detezione di HCC o una riduzione del

numero dei falsi positivi, tale fase viene generalmente acquisita, perlopiù nei casi di

lesioni di grandi dimensioni, in quanto necessaria ai fini del mapping vascolare, molto

utile per la valutazione anatomica preoperatoria delle strutture vascolari [52].

Al contrario, è oramai accertato che la fase arteriosa tardiva, acquisita nell’arco di

tempo in cui il mezzo di contrasto giunge al fegato attraverso l’arteria epatica e non

attraverso il sistema portale, svolga un ruolo predominante ai fini della detezione della

franca ipervascolarizazione che caratterizza le lesioni neoplastiche [55,56]. Inoltre, le

immagini acquisite in fase arteriosa tardiva possono fornire informazioni più accurate

circa le dimensioni della neoplasia [57] e permettono di rilevare l’eventuale natura

neoplastica di trombi endoportali, anch’essi caratterizzati da vivace enhancement [56].

Ma, come sopra accennato, l’altra caratteristica fondamentale per porre diagnosi di

HCC all’Imaging dinamico è il riscontro di veloce wash-out di mezzo di contrasto

spesso già evidente nella fase porto-venosa.

Sia il wash-in sia il wash-out delle lesioni sono strettamente connessi con la struttura

istologica della lesione e quindi, rappresentano microscopicamente il grado di

differenziazione/differenziazione del nodulo.

Page 20: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

18

In fase portale, gli HCC ben differenziati risultano essere lesioni iso o ipodense rispetto

al parenchima circostante, in quanto hanno una vascolarizzazione portale ridotta ma non

del tutto assente [58].

Sebbene la maggior parte delle neoplasie ben differenziate risulti quindi ipodensa già in

fase portale, alcune nodularità mostrano una franca ipodensità solo nella fase di

acquisizione tardiva.

Tale comportamento risulta maggiormente evidente nel caso di lesioni di grandi

dimensioni o nel caso di neoplasie ipovascolarizzate. Inoltre, la fase tardiva risulta

essere utile per l’individuazione della capsula perilesionale [59].

A differenza di quanto accade nell’HCC, il comportamento post contrastografico delle

lesioni displasiche risulta quanto mai variabile e non esistono in letteratura criteri post

contrastografici standard per porre certa diagnosi di natura.

Data la modesta componente arteriolare, variabile comunque in base alla differenti

gategorie nodulari (LGDN e HGDN), la fase arteriosa non fornisce informazioni

significative in quanto il nodulo displastico presenta caratteristiche contrastografiche

analoghe al parenchima circostante e generalmente, la diagnosi di nodularità displasica

viene posta utilizzando le fasi portale e tardiva, fasi in cui il nodulo, caratterizzato da

decremento dell’apporto venoso, mostra wash-out.

Pertanto viene posta diagnosi di nodulo displastico in caso di nodulo di diametro

inferiore ad 1-2 cm, ipodenso durante l’intero studio di fase o in presenza di una

nodularità visibile solo in fase tardiva che appaia in tali fasi come un’area

rotondeggiante di bassa densità [60].

Anche la detezione dell’early HCC risulta piuttosto complessa perché solo il 5% di

queste lesioni appare come una nodularità iperdensa durante la fase arteriosa. Il pattern

più comune è quello di un nodulo isodenso in fase arteriosa, isodenso in fase portale e

ipodenso in fase di equilibrio.

Page 21: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

19

Al contrario, il 96% degli HCC in fase precoce appartenenti al tipo decisamente

nodulare appaiono iperdensi in fase arteriosa [61].

La specificità della TC per quanto concerne la caratterizzazione dei noduli nel paziente

cirrotico è variabile a seconda dello studio preso in esame. La sensibilità è comunque

più alta nella detezione degli HCC piuttosto che nella detezione delle lesioni

displastiche e risulta strettamente correlata con le dimensioni del nodulo in esame.

Alcuni autori riportano una sensibilità della metodica del 68%-75% nell’individuazione

dell’HCC, mentre la sensibilità nella diagnosi di natura di displasia mostra percentuali

sensibilmente inferiori, che oscillano tra il 39% ed il 60% [62].

Page 22: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

20

1.5 Sistemi stadiativi

La classica stadiazione TMN [63], che prende in considerazione dimensioni tumorali,

interessamento linfonodale e presenza di metastasi a distanza e che rappresenta uno dei

cardini di riferimento nella valutazione della maggior parte delle neoplasie solide,

risulta essere insufficiente ai fini stadiativi dell’HCC, dato che non comprende una

classificazione della epatopatia di base, presente nella quasi totalità dei casi.

Esistono in letteratura molteplici classificazioni della cirrosi epatica; in particolare,

sebbene la classificazione di Chil-Pugh [64] sia stata largamente utilizzata in passato,

essa appare superata, dato che, sono state formulate recentemente alcune classificazioni

(ad es. Classificazione di Okuda [65]) che hanno il vantaggio di analizzare sia le

dimensioni tumorali (come nel caso della classificazione TNM), sia la funzione epatica

attraverso differenti parametri: presenza di ascite, dosaggio dell’albumina e della

bilirubina plasmatiche.

Studi condotti al fine di valutare la attendibilità di tali classificazioni hanno comunque

dimostrato come esse siano scarsamente accurate nel descrivere e valutare la patologia

sia in uno stadio precoce, sia in un stadio tardivo [66].

Per tali motivi, è stata formulata da una Consensus Conference di esperti internazionali

la stadiazione BCLC (Barcelona Clinic Liver Cancer), a seguito di numerosi studi di

coorte indipendenti [67]. Le classi di neoplasia che emergono da tale stadiazione sono il

frutto della valutazione di numerosi parametri sia basati sulle caratteristiche lesionali,

sia sul performance status del paziente, come dimensioni tumorali, funzionalità epatica,

sintomatologia correlata alla patologia. Tale classificazione ha il vantaggio di stabilire

per ogni stadio, la più adeguata strategia terapeutica e l’aspettativa di vita.

In particolare, tale classificazione identifica un gruppo ben selezionato di pazienti,

definiti in stadio “early”, i quali possono beneficiare di trattamenti curativi fra cui la

Page 23: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

21

resezione chirurgica, il trapianto epatico e le terapie ablative locali, presentando un

range di sopravvivenza a 5 anni che oscilla fra il 50% e il 75% e che raggiunge

percentuali intorno al 100% nei pazienti in stadio “very early” [68].

Page 24: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

22

1.6 Prognosi e storia naturale

In base ai risultati ottenuti da uno studio condotto recentemente in USA, in cui

venivano raccolti i dati ottenuti su individui affetti da HCC in un intervallo di tempo

compreso dal 1975 al 2005, la sopravvivenza a breve, a medio e a lungo termine è

andata sempre più aumentando grazie all’incremento del numero di pazienti con

diagnosi in uno stadio precoce della malattia e all’ottimizzazione dell’approccio

terapeutico [69].

HCC in stadio precoce

In base alla stadiazione BCLC, in tale gruppo sono compresi pazienti con buona

funzionalità epatica (classe Child-Pug A-B) con un singolo nodulo di HCC che presenti

dimensioni inferiori a 3 cm o, pazienti con noduli multipli in numero minore o uguale a

3, ciascuno con diametro inferiore ai 3 cm [68]. Nell’ambito di tale stadio viene inoltre

identificato un sottogruppo, denominato “very early stage” in cui possono essere inseriti

i pazienti che presentino un unico HCC di diametro inferiore a 2 cm. Tale caratteristica

dimensionale rappresenta un fattore prognostico favorevole infatti è nota la ridotta

presenza di invasione microvascolare e disseminazione tumorale nel caso di neoplasie

di piccole dimensioni [68].

I pazienti che rientrano in tale stadio possono avvalersi di trattamenti curativi quali la

resezione, il trapianto ortoptico di fegato, l’alcolizzazione percutanea o la

termoablazione a radiofrequenza, presentando tassi di risposta completa piuttosto

eterogenei, ma che oscillano comunque in un range compreso tra il 90% e il 100% nel

caso di pazienti in very early stage e di circa il 50% nei pazienti con HCC di diametro

superiore ai 5 cm [70].

Page 25: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

23

HCC in stadio intermedio-avanzato

Nello stadio intermedio-avanzato vengono inclusi pazienti che neoplasie con dimensioni

maggiori e con performance status ridotto (Classe Child-Pugh B-C), che presentino

segni di invasione vascolare o di disseminazione intraepatica. La sopravvivenza di tali

pazienti, se asintomatici e con neoplasie prive di pattern invasivo risulta essere di circa

l’80%, 65% e 50% ad 1, 2 e 3 anni rispettivamente, mentre quella dei pazienti

sintomatici e/o con pattern invasivo si riduce in modo drastico al 29%, il 16% e l’8%

rispettivamente [70].

Le terapie riservate a questa classe di pazienti non vengono considerati come trattamenti

curativi in senso stretto e generalmente, l’opzione terapeutica ad essi riservata è la

chemioembolizzazione, che permette comunque di aumentare la sopravvivenza[68].

HCC in stadio terminale

In questo gruppo sono inclusi pazienti con un performance status superiore a 2 o

appartenenti alla classe C della classificazione di Child –Pugh. I trattamenti riservati a

tali pazienti hanno uno scopo palliativo e negli ultimi anni sono stati introdotti farmaci

ad azione angiogenetica, quali il Sorafenib, che hanno mostrato un aumento della

sopravvivenza libera da malattia.

Page 26: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

24

1.7 Opzioni terapeutiche

Allo stato dell’arte, la scelta della strategia terapeutica da adottare nel paziente con HCC

si basa prevalentemente sulle linee guida EASL e sulla stadiazione BCLC [68].

In base agli algoritmi diagnostico-terapeutici stilati in tali linee guida, i pazienti con

HCC in stadio precoce possono beneficiare di trattamenti curativi quali resezione

epatica, trapianto di fegato, ablazione percutanea a radiofrequenza o talora

alcolizzazione. In caso di HCC in stadio intermedio ed avanzato i pazienti possono

ricorrere a trattamenti quali la chemioembolizzazione e nuovi agenti chemioterapici, al

fine di migliorare la prognosi, mentre nel caso di pazienti con malattia in stadio

avanzato/terminale, si ricorre a terapie a carattere palliativo.

Resezione

La resezione epatica offre ottimi risultati in pazienti cirrotici con funzionalità epatica

ben conservata e con nodulo singolo, mentre non risulta appropriata nel caso di pazienti

con deterioramento della funzionalità epatica [71].

Ad oggi, la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti sottoposti a questo trattamento risulta

essere superiore al 50% [72,73]. In particolare, tale opzione terapeutica risulta essere

adeguata nei pazienti in classe iper-A di Child-Pugh, ovvero nel caso di pazienti privi di

sintomatologia e di segni clinico-laboratoristici correlati all’epatopatia di base [68].

In base a tali criteri, circa il 5-10% dei pazienti con HCC può beneficiare della resezione

epatica, con una mortalità operatoria inferiore all’1-3%; in tali pazienti, il tasso di

sopravvivenza a 5 anni risulta nella maggior parte delle casistiche superiore al 70%

[68].

Principale complicanza post-resezione è rappresentata dalla recidiva tumorale, che,

nella maggior parte dei casi, risulta essere correlata alla disseminazione

Page 27: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

25

dell’epatocarcinoma primitivo e non ad un tumore metacrono. Tale evenienza risulta

essere più frequente nei casi in cui la neoplasia primitiva mostri alla valutazione

istologica invasione microvascolare, scarsa differenziazione e presenza di lesioni

satelliti [74].

Trapianto ortotopico di fegato

Il trapianto di fegato rappresenta la migliore opzione terapeutica per i pazienti cirrotici e

che presentino neoplasia, in quanto, a differenza della resezione,si pone come

trattamento curativo sia della neoplasia, sia della epatopatia cronica di base.

Sebbene il trapianto rappresenti il gold-standard nel trattamento dei pazienti cirrotici, la

sua applicazione a largo spettro non può essere possibile, dato l’esiguo numero di

donatori.

Per tale ragione, numerosi studi sono stati condotti al fine di individuare criteri di

selezione dei pazienti candidabili al trapianto, al fine di sottoporre a tale trattamento

solo pazienti che possano trarre reale beneficio in termini di aumento della

soppravvivenza.

Inoltre, l’accurata valutazione dei pazienti risulta indispensabile al fine di identificare i

candidati con alto rischio di progressione di malattia nel periodo di attesa, per evitare

l’uscita dalla lista di tali pazienti (drop-out).

Allo stato dell’arte, i criteri di riferimento per l’inserimento nelle liste d’attesa pre-

trapianto sono i cosiddetti “criteri di Milano”, che indicano il trapianto in pazienti con

unico HCC di dimensioni inferiori a 5cm o in pazienti con massimo 3 HCC, ciascuno

con dimensione massima inferiore a 3cm [75].

Studi randomizzati hanno dimostrato come il trapianto effettuato in pazienti con tali

caratteristiche correli con una sopravvivenza a 5 anni del 70%, con tassi di recidiva

inferiori al 15% [75].

Page 28: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

26

Sebbene la validità dei criteri di Milano sia tutt’oggi accettata, in questi ultimi anni

alcuni autori hanno a lungo dibattuto circa un’eventuale possibilità di ampliare tali

criteri, proponendo di inserire nelle liste d’attesa anche pazienti con neoplasia singola

con dimensione massima inferiore a 7 cm o con 3 noduli, ciascuno con dimensione

massima inferiore a 5 cm, o pazienti con 5 HCC ognuno con dimensione massima

inferiore a 3 cm, o individui con evidenza di regressione tumorale dopo trattamento

loco-regionale [76].

Trattamenti percutanei

Le tecniche ablative percutanee rappresentano una valida alternativa, in termini di

sopravvivenza, alle tecniche recettive.

Tra le tecniche utilizzate, l’alcolizzazione per cutanea (percutaneous ethanol injection-

PEI) e l’ablazione a radiofrequenza (RF) rappresentano le due metodiche maggiormente

applicate nel caso di pazienti in stadio precoce di malattia.

L’alcoolizzazione percutanea, eseguita sotto guida ecografica, consiste nell’iniezione

intratumorale di alcool etilico, con conseguente induzione di necrosi di tipo coagulativo

delle cellule neoplastiche, legata alla disidratazione cellulare, denaturazione proteica e a

ischemia che si verifica nei piccoli vasi peri-lesionali in seguito alla loro occlusione

chimica. Generalmente la PEI è un trattamento ben tollerato, facilmente eseguibile,

economico, con un numero ridotto di reazioni avverse e con un’efficacia antitumorale

elevata, in particolare nel caso di noduli singoli, capsulati e di piccole dimensioni , con

tassi di sopravvivenza a 3-5 anni del 47%-79% in neoplasie con diametro massimo

inferiore a 5cm [77].

Sebbene tale metodica rappresenti quindi un valido approccio terapeutico, essa risulta

gravata spesso da recidiva locale, la cui incidenza è correlata in maniera direttamente

Page 29: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

27

proporzionale alle dimensioni e alla struttura istologica della neoplasia (setti

intraleisonali, satelitosi, etc.).

La termoablazione a RF rappresenta allo stato dell’arte la metodica di ablazione

percutanea più utilizzata nell’ambito di tale categoria di trattamenti.

L’ablazione a RF determina un danno tissutale indotto attraverso il passaggio di energia

elettromagnetica che determina riscaldamento del tessuto e conseguente necrosi

coagulativa cellulare.

Tale metodica permette di ottenere una ablazione completa della neoplasia,

indipendentemente dalle caratteristiche strutturali della neoplasia, raggiungendo tassi di

risposta addirittura superiori alla PEI, in un minor numero di sedute. In particolare, la

RF si è dimostrata più efficace della PEI nel caso di neoplasie di dimensioni superiori ai

3 cm [78, 79] ed in particolare si è dimostrata efficace nella riduzione di recidiva loco-

regionale dovuta alla persistenza di satellitosi [79].

Embolizzazzione e chemioembolizzazione intraarteriose

La chemioembolizzazione e la embolizzazione intra-arteriosa (Transcatheter hepatic

Artery ChemoEmbolization-TACE e Transcatheter hepatic Artery Embolization-TAE,

rispettivamente) si classificano come terapie non curative, riservate a pazienti

neoplastici in stadio intermedio-avanzato.

Sia la TACE sia la TAE sono in grado di ottenere una riposta oggettiva tumorale del 16-

60% [80], che si traduce in un aumento della sopravvivenza del 10-50% [81].

La TACE consiste nell’introdurre nella neoplasia, attraverso un catetere intra-arterioso,

una miscela composta da uno o più farmaci citotossici, più frequentemente adriamicina

o cisplatino mescolati ad un mezzo oleoso (solitamente Lipiodol®), cui fa seguito

l’embolizzazione quanto più selettiva possibile dei rami arteriosi afferenti alla

Page 30: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Introduzione

28

neoplasia, ottenuta mediante introduzione di agenti embolizzanti riassorbibili quali la

spugna di gelatina (es. Spongostan®) in frammenti o in polvere.

Il razionale di tale metodica si basa sulla peculiare vascolarizzazione arteriosa

dell’HCC.

Risulta pertanto possibile trattare selettivamente la neoplasia, risparmiando il

circostante parenchima epatico, la cui vascolarizzazione è prevalentemente portale e

riducendo pertanto gli effetti collaterali sistemici e locali. Il blocco del circolo arterioso

mediante embolizzazione favorisce il ristagno del chemioterapico nei noduli neoplastici,

rallentandone il wash-out, e, contemporaneamente, provoca un’ischemia improvvisa

intralesionale, che favorisce la necrosi e contemporaneamente incrementa l’effetto

citotossico del chemioterapico.

La necrosi indotta dalla TACE deriva quindi dall’effetto sinergico delle alte

concentrazioni di farmaco all’interno del tessuto patologico e dell’ischemia, la quale ha

importanza sia come fenomeno lesivo in sé sia come fattore che permette la prolungata

permanenza del farmaco nelle lesioni-bersaglio. L’efficacia clinica, in termini di

incremento della sopravvivenza, della TACE in pazienti selezionati è stata dimostrata

da studi clinici prospettici randomizzati che hanno riportato tassi di sopravvivenza a 1 e

2 anni del 82% e 63%, rispettivamente, significativamente superiori rispetto a pazienti

trattati con la sola terapia di supporto (63% e 27%) o anche con la sola TAE (75% e

50%) [88]. Negli ultimi anni, in seguito alla proposta di ampliamento dei cosiddetti

“criteri di Milano”, la TACE è stata proposta come trattamento terapeutico per tenere

sotto controllo crescita e progressione tumorale nei pazienti in attesa di trapianto

ortotopico di fegato, con riduzione del drop-out a sei mesi dal 30% al 15%, ottenendo

un sensibile down-staging di malattia [82].

Page 31: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Scopo della tesi

29

Scopo della tesi

Scopo della tesi è stato valutare la natura delle nodularità iperdense in fase arteriosa

individuate con TC multidetettore nell’ambito di parenchimi epatici cirrotici in pazienti

candidati al trapianto ortotopico di fegato.

Page 32: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Materiali e metodi

30

Materiali e metodi

Nel periodo compreso tra Novembre 2004 e Marzo 2009 sono stati valutati presso il

nostro istituto 188 pazienti candidati al trapianto ortotopico di fegato (OLT). Nel nostro

studio sono stati inclusi 70 pazienti (11 donne e 59 uomini, età media 58.3 anni, range

45-70 anni) non sottoposti ad alcuna terapia ablativa percutanea o a trattamento

intraarterioso, candidati a trapianto, il cui esame TC aveva dimostrato la presenza di

almeno una nodularità ipervascolare in fase arteriosa.

Quarantuno pazienti erano affetti da virus C, 5 da virus B, 5 da coinfezione B-D. Sei

pazienti presentavano cirrosi esotossica da abuso alcolico, 11 cirrosi da abuso alcolico

ed infezione virale, 2 pazienti presentavano cirrosi da cause differenti.

Per ogni paziente è stata presa in esame l’ultima valutazione TC effettuata prima del

trapianto; l’intervallo tra l’esame TC e OLT è stato compreso tra 3 giorni e 7 mesi

(media 2 mesi).

Pur trattandosi di uno studio prospettico, non è stato necessario ottenere l’approvazione

del comitato etico per la realizzazione dello studio, in quanto la valutazione TC dei

pazienti candidati a OLT è prevista nel routinario management pre-operatorio.

Tutti i pazienti hanno sottoscritto un consenso informato per l’esecuzione dell’esame

TC.

Protocollo MDCT

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione mediante esame TC multidetettore

(Light Speed Plus o Light Speed VCT, GE Milwaukee, U.S.A), con tecnica di

acquisizione trifasica, includendo scansioni pre e post-contrastografiche, dopo

somministrazione endovenosa di 120 mL di mezzo di contrasto iodato non-ionico ad

alta concentrazione, con velocità di flusso di 4mL/sec.

Page 33: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Materiali e metodi

31

Le scansioni post-contrastografiche sono state ottenute in fase arteriosa, porto-venosa e

tardiva. Al fine di ottimizzare l’acquisizione in base al tempo di circolo di ciascun

paziente, è stata applicata la tecnica del picco di enhancement aortico, fissato ad un

valore soglia di 150HU. Le fasi arteriosa propria, venosa e tardiva sono state acquisite

con ritardo di 15sec, 60 sec e 120sec rispetto al tempo di picco. Spessore di strato ed

intervallo di ricostruzione, variabili in base alla fase di acquisizione post-

contrastografica, sono riportati nella (Tabella 1).

Analisi delle immagini

Con i dati ottenuti dalla valutazione TC abbiamo effettuato un’analisi retrospettiva

mirata a valutare qualitativamente il comportamento post-contrastografico di tutte le

nodularità ipervascolari in fase arteriosa nelle successive fasi post contrastografiche.

Per ogni nodularità ipervascolare, sono state valutate le dimensioni ed il

comportamento post-contrastografico nelle successive fasi di acquisizione, ovvero nelle

fasi porto-venosa e tardiva.

In base al comportamento post contrastografico della lesione, sono stati identificati 4

differenti tipi di lesione:

� A: lesioni ipodense sia in fase porto venosa sia in fase tardiva (fig.1)

� B: lesioni iso/iperdense in fase porto-venosa ed ipodense in fase tardiva (fig.2)

� C: lesioni isodense sia in fase porto venosa sia in fase tardiva (fig.3)

� D: lesioni iperdense sia in fase porto-venosa sia in fase tardiva (fig.4)

I risultati dell’analisi TC sono stati posti a confronto con i risultati della valutazione

istologica nodulo per nodulo su fegato espiantato.

Valutazione anatomo-patologica

In tutti i pazienti, i fegati espiantati sono stati sottoposti ad analisi istologica, in cieco

rispetto ai risultati dell’esame TC. Per ciascun parenchima è stata effettuata una

Page 34: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Materiali e metodi

32

valutazione macroscopica, per identificare le nodularità, con successiva analisi

istologica dei noduli identificati.

Creazione database

I dati di tutti i pazienti valutati sono stati inseriti in un database, strutturato in tre sezioni

complementari, comprendenti i dati demografici ed epidemiologici dei pazienti, i

risultati della valutazione Imaging e l’analisi istologica su parenchimi espiantati.

Per quanto riguarda i dati demografici (Tabella 2), sono stati inclusi i seguenti

parametri:

� Sesso

� Causa dell’epatopatia

� Età al momento del trapianto

� Intervallo TC-OLT

� Data del trapianto

La sezione relativa all’Imaging è stata compilata inserendo nel database i risultati della

valutazione TC; in particolare, per ogni paziente i parametri estrapolati dai referti TC

sono stati:

� Sede del nodulo

� Dimensione del nodulo (mm)

� Il comportamento post contrastografico di ogni nodularità individuata nelle tre

differenti fasi post contrastografiche

� Diagnosi di natura

I risultati dell’analisi istopatologica sono stati utilizzati per compilare la terza ed ultima

sezione del nostro database; in tutti i casi, l’analisi di tutti i parenchimi espiantati è stata

condotta dalla stessa équipe di Anatomo-Patologica.

I parametri considerati al fine di compilare la sezione relativa all’anatomia patologica

sono stati:

Page 35: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Materiali e metodi

33

� Sede del nodulo

� Dimensione del nodulo (mm)

� Diagnosi di natura

Analisi statistica

La statistica descrittiva (media e deviazione standard) è stata ottenuta quando indicato.

Il valore predittivo positivo (VPP) dei differenti patterns post-contrastografici nella

diagnosi di HCC ed il VPP della fase tardiva nella diagnosi sono stati calcolati

considerando i dati ottenuti dall’analisi istologica.

Page 36: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Risultati

34

Risultati

Alla valutazione TC, sono state identificate 115 nodularità ipervascolari in fase

arteriosa; di queste, 78 (67.8%) lesioni (diametro medio: 24.3 ±12.7mm, range 6-

67mm) sono state classificate dall’analisi anatomo-patologica come HCC e 9 come

noduli displasici (dimensioni medie: 17.1 ±11.2mm, range 10-45mm). Ventotto (24.3%)

nodularità ipervascolari alla TC in fase arteriosa non sono stati evidenziate alla analisi

anatomo-patologica.

Pattern A

L’analisi del pattern post-contrastografico in tutte le fasi dopo somministrazione di

mezzo di contrasto ha mostrato un pattern di tipo A in 46 lesioni (40%): 37 di tali

nodularità sono state classificate all’analisi istologica come HCC (PPV, 80.4%). Quattro

(8,7%) lesioni sono risultate essere noduli displasici mentre altre 5 focalità (10.9%)

segnalate all’esame TC non hanno trovato alcun riscontro anatomo-patologico.

Pattern B

Un pattern di tipo B è stato evidenziato alla TC in 42 lesioni (36.5%): 35 di tali

nodularità sono risultate essere HCC alla valutazione istologica (VPP, 83.3%), mentre 3

(7,1%) erano noduli displasici e 4 (9,5%) non risultavano essere nodularità apprezzabili

all’esame istologico.

Pattern C

Venticinque nodularità (21,7%) presentavano alla TC un pattern di tipo C: 5 (20%) di

tali lesioni sono risultate essere HCC, con 1 (4%) caso di nodulo displasico. Le

rimanenti 19 (76%) lesioni non risultavano essere nodularità apprezzabili all’esame

anatomo-patologico.

Page 37: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Risultati

35

Pattern D

Solo 2 (1,8%) noduli presentavano pattern di tipo D, comprendenti un caso di HCC ed

un nodulo displasico.

Dismissione contrastografica in fase tardiva

Complessivamente 88/115 (%) noduli iperdensi in fase arteriosa risultavano ipodensi in

fase tardiva; di questi, 72 erano HCC (VPP 81,8%).

Inoltre, 72/78 HCC (92,3%) mostravano ipodensità nella fase tardiva, contro i 37/78

HCC (47.4%) presentava un wash-out già in fase porto venosa.

Non sono stati osservati nodularità ipodense in fase portale con successiva iper o iso-

densità, bensì tutti i noduli ipodensi in fase portale mostravano una più spiccata

ipodensità nella successiva fase con incremento della risoluzione di contrasto (Tabella

3).

Page 38: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Discussione

36

Discussione

Lo studio bifasico con TC spirale, sviluppatosi a partire degli anni ’80, è stato

considerato la tecnica più attendibile per la diagnosi di HCC con pattern post-

contrastografico tipico, ovvero caratterizzato da ipervascolarità in fase arteriosa ed

ipodensità nella fase portale.

Tuttavia, tale tipo di studio, non consentiva l’acquisizione post contrastografica

dell’intero parenchima durante la “vera” fase arteriosa, intesa come il tempo

intercorrente fra il passaggio del mezzo di contrasto nelle arterie epatiche e il passaggio

del mezzo di contrasto all’interno della vena porta.

L’avvento della TC multidetettore ha reso possibile l’ottimizzazione della tecnica,

permettendo non solo un sensibile incremento della risoluzione spaziale ma soprattutto

l’ottimizzazione dei tempi di acquisizione. In particolare, la diffusione di tale tecnica ha

consentito l’introduzione di dedicati accorgimenti per la valutazione della

contrastografia del parenchima epatico, quali, ad esempio, l’applicazione della tecnica

del “bolus tracking”, con conseguente ottimizzazione delle acquisizioni nelle differenti

fasi post contrastografiche e la possibilità di acquisizione di due successive e

ravvicinate fasi arteriose (fase arteriosa precoce e fase arteriosa tardiva).

Sebbene sia l”early” HCC sia la forma avanzata di neoplasia mostrino una spiccata e

precoce ipervascolarizzazione in fase arteriosa, talvolta evidente già in fase arteriosa

precoce, studi dedicati hanno dimostrato come la fase ottimale per la detezione della

ipervascolarità lesionale sia la fase arteriosa tardiva[83].

Come riportato nelle linee guida, la sola presenza di ipervascolarizzazione in fase

arteriosa tardiva non è comunque dirimente per la diagnosi di HCC; è infatti noto come

il tipico comportamento post contrastografico necessario per porre diagnosi di natura sia

Page 39: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Discussione

37

caratterizzato da un evidente wash-out nella fase porto-venosa, acquisita circa 70-80”

dopo la somministrazione di mdc.

In base a studi condotti correlando elementi ottenuti da una valutazione TC e

dall’analisi anatomo-patologica, Choi et al. hanno dimostrato come l’evidenza di tipico

pattern postcontrastografico in fase arteriosa tardiva sia in fase porto-venosa rappresenti

un elemento indispensabile per la corretta diagnosi di malattia. In base ai risultati

ottenuti da tale studio, l’analisi del comportamento post contrastografico in fase tardiva

era invece considerata necessaria esclusivamente per la detezione di neoplasia,

risultando quindi superflua ai fini della diagnosi, tanto da poter essere omessa per

ridurre la dose radiante somministrata la paziente [84].

Diversamente da quanto riportato da Choi, Lim et al. hanno dimostrato come la

valutazione delle tre differenti fasi post contrastografiche risulti più sensibile nella

detezione di malattia rispetto all’associazione tra fase arteriosa tardiva e fase porto-

venosa, in particolare nei casi di nodularità con diametro inferiore ai 2 cm [85].

In particolare, in tale studio, lo studio trifasico si dimostrava migliore nella detezione

degli early HCC, i quali apparivano più frequentemente ipovascolari in fase arteriosa

tardiva (quindi isodensi rispetto al parenchima circostante), risultando comunque

ipodensi in fase tardiva; lo studio enfatizzava quindi l’importanza dell’acquisizione

della fase tardiva per l’individuazione delle nodularità. Nel caso di lesioni con diametro

massimo maggiore di 2 cm, la fase tardiva non risultava significativamente influente ai

fini di una corretta detezione e diagnosi.

Il nostro studio è stato mirato a valutare la natura ed il comportamento post

contrastografico nelle successive fasi di acquisizione delle nodularità iperdense in fase

arteriosa individuate con TC multidetettore nell’ambito di parenchimi epatici cirrotici in

pazienti candidati a OLT.

Page 40: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Discussione

38

In particolare, lo studio si è proposto di valutare il VPP del singolo pattern post

contrastografico ai fini diagnostici di malattia e il VPP della fase tardiva rispetto a

quello della fase porto-venosa nella valutazione del wash-out lesionale e quindi,

indirettamente, nell’accuratezza di diagnosi di neoplasia.

In base al pattern post-contrastografico nella fase porto-venosa e tardiva, le 115 lesioni

iperdense da noi valutate sono state suddivise in 4 distinti gruppi: gruppo A,

comprendente focalità ipodense sia in fase porto venosa sia in fase tardiva; gruppo B,

comprendente lesioni iso/iperdense in fase porto-venosa ed ipodense in fase tardiva;

gruppo C, comprendente lesioni isodense sia in fase porto venosa sia in fase tardiva;

gruppo D, comprendente lesioni iperdense sia in fase porto-venosa sia in fase tardiva.

Quarantasei lesioni su 115 hanno mostrato pattern di tipo A, 42 pattern di tipo B, 25

pattern di tipo C e solo 2 focalità hanno mostrato pattern di tipo D.

La valutazione istologia su fegati espiantati ha documentato la presenza di 78 HCC

(67,8% di tutte le lesioni iperdense).

In particolare, 37 HCC avevano mostrato un pattern post-contrastografico di tipo A e 35

un pattern di tipo B, con VPP per la diagnosi di HCC dell’ 80,4% e 83,3%

rispettivamente.

Riguardo il comportamento post-contrastografico delle lesioni, 72/78 (92,30%) noduli

neoplastici apparivano iperdensi in fase arteriosa tardiva ed ipodensi in fase tardiva,

mentre solo 37/78 (47,4%) degli HCC mostrava una ipodensità in fase porto-venosa.

L’analisi del VPP della fase tardiva rispetto a quello della fase porto-venosa nella

valutazione del wash-out lesionale e quindi, indirettamente, nell’accuratezza di diagnosi

di neoplasia, è inoltre risultato, sensibilmente maggiore (81,8% vs 42%).

Tali risultati sembrano essere in accordo con la considerazione che gli HCC possiedono

una cospicua componente arteriosa, un aumento degli shunt artero-venosi e un

decremento della componente portale.

Page 41: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Discussione

39

Se da una parte il nostro studio conferma quanto riportato in letteratura, ovvero

l’importanza della fase porto-venosa, come fase di detezione del wash-out lesionale,

dall’altra è dimostrato come l’acquisizione in fase tardiva possa essere dirimente nei

casi dubbi, ovvero in casi di nodularità francamente ipervascolari in fase arteriosa ma

iso o iperdensi in fase porto-venosa.

Questa considerazione è supportata da uno studio condotto da Monzawa et al., secondo

cui la fase tardiva riveste un ruolo di primaria importanza nella caratterizzazione di

lesioni che risultano iperdense in fase arteriosa tardiva e iso/iperdense in fase porto-

venosa. Infatti, la fase tardiva svolge un ruolo centrale nella diagnosi differenziale fra

HCC e shunt artero-portali che di solito, in questa fase, appaiono rispettivamente

ipodensi e isodensi [86].

Inoltre, in tale studio, si ribadiva l’importanza della fase tardiva nello studio di lesioni

che non mostrassero un caratteristico wash-out in fase porto-venosa.

Uno studio recentemente condotto da Brancatelli et al. conferma tale indirizzo

affermando che la fase tardiva è superiore alla fase portale nella detezione degli HCC

che possiedono un pattern contrastogafico caratterizzato da marcato wash-out. In questo

studio, condotto su 30 pazienti sottoposti ad esame TC multidetettore con acquisizioni

in fase arteriosa tardiva, in fase porto-venosa e in fase tardiva, il VPP della fase porto

venosa e della fase tardiva sono risultati rispettivamente del 35% e del 77%.

Uno studio condotto da Jang et al, in cui è stata valutata l’attendibilità diagnostica della

combinazione tra pattern lesionale post-contrastografico e dimensione (noduli con

diametro massimo compreso tra 1 e 2 cm), ha mostrato un VPP della fase tardiva nella

detezione del wash-out del 33,3% rispetto ad un valore del 28% della fase portale. Tali

risultati hanno portato gli autori alla conclusione che nell’ambito di nodularità con

diametro inferiore a 2cm, la fase tardiva possa contribuire in modo significativo rispetto

alla fase portale a stabilire diagnosi di neoplasia.

Page 42: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Discussione

40

Nel nostro studio, la TC ha posto diagnosi di nodularità in 28 casi che non hanno

trovato un corrispettivo anatomopatologico. In particolare, il pattern più frequente di tali

lesioni è risultato essere un pattern di tipo C, evidente in 19/28 focalità (67,85%). Tali

nodularità (sovrastima della metodica), iperdense in fase arteriosa ed isodense nelle fasi

portale e tardiva, sono infatti spesso aree pseudonodulari, riferibili ad aree di alterata

perfusione nell’ambito di un parenchima epatico cirrotico.

Nel nostro studio, il 7,82% delle lesioni iperdense in fase arteriosa è risultato essere di

natura displasica. Tale dato sembra avvalorare il modello anatomopatologico che pone,

nell’ambito di un nodulo displasico, una percentuale di “unpaired arteries” maggiore

rispetto a quanto accada nell’ambito di un nodulo rigenerativo e nel circostante

parenchima cirrotico.

Tale caratteristica può contribuire a rendere difficoltosa la diagnosi differenziale tra

displasia e HCC, anche perché frequentemente le nodularità displasiche possono

mostrare ipodensità nella fase tardiva. Generalmente infatti, le nodularità displasiche

mostrano diminuzione della componente portale, responsabile della ipodensità nelle fasi

porto-venosa e tardiva.

In conclusione possiamo affermare che il nostro studio ha dimostrato, come già

supposto da alcuni autori, l’importanza della fase tardiva ai fini di detezione e diagnosi

delle nodularità su fegati cirrotici. In particolare, tale fase si è dimostrata fondamentale

per la corretta diagnosi di natura di HCC che non mostrino ipodensità nella fase portale

e che potrebbero essere dunque sottostadiate e non inviate all’adeguato iter terapeutico.

I risultati ottenuti nel nostro studio possono costituire la base per ulteriori valutazioni, al

fine di stabilire se la fase venosa possa essere omessa nel routinario studio TC

contrastografico e quindi individuare un nuovo protocollo, bifasico, che preveda, ai fini

di detezione e di caratterizzazione la fase arteriosa tardiva e la fase tardiva.

Page 43: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Immagini

41

Immagini

a

b

c

Figura 1: Patten A. Il nodulo del IV segmento si presenta iperdenso in fase arteriosa tardiva (a), ipodenso in fase porto-venosa (b) e ipodenso in fase portale (c).

A

b

c

Figura 2: Patten B. Il nodulo del II segmento si presenta iperdenso in fase arteriosa tardiva (a), isodenso in fase porto-venosa (b) e ipodenso in fase portale (c).

Page 44: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Immagini

42

a

B

c

Figura 3 Patten C.. Il nodulo del segmento VI si presenta iperdenso in fase arteriosa tardiva (a), isodenso in fase porto-venosa (b) e isodenso in fase tardiva (c).

a

b

C

Figura 4 Patten D.. Il nodulo del IV segmento si presenta iperdenso in fase arteriosa tardiva (a), iperdenso in fase porto-venosa (b) e iperdenso in fase tardiva (c).

Page 45: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Tabelle

43

Tabelle

Tabella 1 – Dati clinici – Analisi Epidemiologica

N° Pazienti (%)

Età (anni) media ± ds 58,3 ± 6

Range 45-70

Sesso Maschi 59 (82,5)

Femmine 11 (17,4)

Causa di cirrosi HCV 41(58,5)

HBV 5 (7,1) HBV-HDV 5(7,1) Esotossica (alcolica)

6(8,5)

Virale e esotossica

11(15,7)

Altro 2(2,8)

Intervallo TC-OLT (mesi)

media ± ds 2±1,4

Range 0-7

Page 46: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Tabelle

44

Tabella 2 Fasi Post- contrastografiche

Arteriosa Venosa Tardiva

Ritardo di

acquisizione

+ 15sec +60sec +120 sec

Spessore di strato 2,5mm 1,25mm 2,5mm

Intervallo di

ricostruzione

1,25mm 0,6mm 2,5mm

Velocità

rotazione tubo

0,6sec (High speed)

0,6sec (High speed)

0,6sec (High speed)

Pitch 0,9 0,9 0,9

Page 47: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Tabelle

45

Tabella 3 – Risultati statistici: VPP

Totale noduli HCC VPP (%)

Pattern A 46 37 80,4

Pattern B 42 35 83,3

Pattern C 25 5 20

Pattern D 2 1 50

115 78

Page 48: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

46

Bibliografia

1)Gomaa AI, Khan SA, Toledano MB et al. Hepatocellular carcinoma: Epidemiology,

risk factors and pathogenesis. World J Gastroenterol 2008; 14(27): 4300-4308.

2)Leong TYM., Leong ASY. Epidemiology and carcinogenesis of hepatocellular

carcinoma. HPB 2005; 7: 5–15.

3)Liu CJ, Kao JH. Hepatitis B virus-related hepatocellular carcinoma: epidemiology

and pathogenic role of viral factors. J Chin Med Assoc 2007; 70: 141-145.

4)Michielsen PP, Francque SM, Van Dongen JL. Viral hepatitis and hepatocellular

carcinoma. World J Surg Oncol 2005; 3: 27.

5)Kiyosawa K, Sodeyama T, Tanaka E et al. (). Interrelationship of blood transfusion,

non-A, non-B hepatitis and hepatocellular carcinoma: analysis by detection of antibody

to hepatitis C virus. Hepatology 1990;12: 671-675.

6)Geller SA . Hepatitis B and hepatitis C. Clin Liver Dis 2002; 6: 317–34.

7)Tan A, Yeh SH, Liu CJ, Cheung C et al. Viral hepatocarcinogenesis: from infection to

cancer. Liver International ISSN 1478-3223.

8)Orito E, Ichida T, Sakugawa H et al. Geographic distribution of hepatitis B virus

(HBV) genotype in patients with chronic HBV infection in Japan. Hepatology 2001; 34:

590–4.

Page 49: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

47

9)Ding X, Mizokami M, Yao G, Xu B. Hepatitis B virus genotype distribution among

chronic hepatitis B virus carriers in Shanghai, China. Intervirology 2001; 44: 43–7.

10)Fattovich G, Giustina G, Degos F, et al. Morbidity and mortality in compensated

cirrhosis type C: a retrospective follow-up study of 384 patients. Gastroenterology

1997; 112:463.

11) Hu KQ, Tong MJ. The long-term outcomes of patients with compensated hepatitis

C virus-related cirrhosis and history of parenteral exposure in the United States.

Hepatology 1999; 29: 1311.

12)Telfer P, Sabin C, Devereux H, Scott F et al. The progression of HCV-associated

liver disease in a cohort of haemophilic patients. Br J Haematol 1994, 87:555-561.

13)Garcia-Samaniego J, Rodriguez M, Berenguer J, et al. Hepatocellular carcinoma in

HIV infected patients with chronic hepatitis C. Am J Gastroenterol 2001, 96:179-183.

14)Choi B. Hepatocarcinogenesis in liver cirrhosis: Imaging diagnosis. J Korean Med

Sci 1998;13:103-106.

15)Hamilton SR, Aaltonen LA. World Health Organization Classification of Tumours

Pathology and Genetics of Tumours of the Digestive System. Lyon: IARC Press 2000.

16)Hytiroglou P, Park Y N., Krinsky G et al. Hepatic Precancerous Lesions and Small

Hepatocellular Carcinoma. Gastroenterol Clin N Am 2007; 36: 867–887.

Page 50: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

48

17)Kojiro M. Focus on Dysplastic Nodules and Early Hepatocellular Carcinoma:An

Eastern Point of View. Liver Transplantation 2004; 10(2): S3–S8.

18)Yamaguchi R, Yano H, Iemura A et al. Expression of vascular endothelial growth

factor in human hepatocellular carcinoma.Hepatology 1998;28:68-77.

19)Choi B . The current status of imaging diagnosis of hepatocellular carcinoma. Liver

Transpl 2004;10:S20-S25.

20)Choi B. Hepatocarcinogenesis in liver cirrhosis: Imaging diagnosis. J Korean Med

Sci 1998;13:103-16.

21)International Working Party. Terminology of nodular hepatocellular lesions.

Hepatology 1995;22(3):983–93.

22)Theise ND. Macroregenerative (dysplastic) nodules and hepatocarcinogenesis:

theoretical and clinical considerations. Semin Liver Dis 1995;15(4):360–71.

23)Lee S, Lee HJ, Kim JH, et al. Aberrant CpG island hypermethylation along multistep

hepatocarcinogenesis. Am J Pathol 2003;163(4):1371–8.

24)Takayama T, Makuuchi M, Kojiro M, et al. Early Hepatocellular Carcinoma:

Pathology, Imaging, and Therapy.Annals of Surgical Oncology 15(4):972–978.

Page 51: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

49

25)Takayama T, Makuuchi M, Hirohashi S, et al. Malignant transformation of

adenomatous hyperplasia to hepatocellular carcinoma. Lancet 1990; 336:1150–3.

26) Kojiro M. Pathology of hepatocellular carcinoma. Malden: Blackwell; 2006.

27) Kondo F, Kondo Y, Nagato Y, et al. Interstitial tumour cell invasion in small

hepatocellular carcinoma. Evaluation in microscopic and low magnification views. J

Gastroenterol Hepatol 1994; 9(6):604–12.

28)Park YN, Kojiro M, Di Tommaso L, et al. Ductular reaction is helpful in defining

early stromal invasion, small hepatocellular carcinomas, and dysplastic nodules. Cancer

2007;109(5):915-23.

29)Nakashima O, Sugihara S, Kage M, et al. Pathomorphologic characteristics of small

hepatocellular carcinoma: a special reference to small hepatocellular carcinoma with

indistinct margins. Hepatology 1995;22(1):101–5.

30)Kojiro M, Nakashima O. Histopathologic evaluation of hepatocellular carcinoma

with special reference to small early stage tumors. Semin Liver Dis 1999;19(3):287–96.

31)Sakamoto M, Hirohashi S, Shimosato Y. Early stages of multistep

hepatocarcinogenesis:adenomatous hyperplasia and early hepatocellular carcinoma.

Hum Pathol1991;22(2):172–8.

32)Kojiro M. Histopathology of liver cancers. Best Practice & Research Clinical

Gastroenterology Vol. 19, No. 1, pp. 39–62, 2005.

Page 52: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

50

33)Eggel H. Uber das primare Carcinom der Leber. Beitr Pathol Anat Allg Pathol 1901;

30: 506.

34)Liver Cancer Study Group of Japan. Classification of Primary Liver Cancer. Tokyo:

Kanehara, Ltd; 2000.

35)Edmondson H, Steiner P E. Primary carcinoma of the liver: a study of 100 cases

among 48,900 necropsies. Cancer 1954; 7: 462–503.

36)Nakamura K, Zen Y, Sato Y, et al.Vascular endothelial growth factor, its receptor

Flk-1, and hypoxia inducible factor-1a are involved in malignant transformation in

dysplastic nodules of the liver. Human Pathology (2007) 38, 1532– 1546.

37)Zhang BH, Yang BH, Tang ZY. Randomized controlled trial of screening

for hepatocellular carcinoma. J Cancer Res Clin Oncol 2004;130:417- 422.

38)Llovet JM, Burroughs A, Bruix J. Hepatocellular carcinoma. Lancet 2003;362:1907-

1917.

39)Sherman M. Alphafetoprotein: An obituary. J Hepatol 2001;34:603-605.

40)Oka H, Tamori A, Kuroki T, et al. Prospective study of alphafetoprotein in cirrhotic

patients monitored for development of hepatocellular carcinoma. Hepatology

1994;19:61-66.

Page 53: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

51

41)Lok ASF, Lai CL. Alpha-fetoprotein monitoring in Chinese patients with chronic

hepatitis B virus infection: role in the early detection of hepatocellular carcinoma.

Hepatology 1989; 9:110-115.

42)Lee HS, Chung YH, Kim CY. Specificities of serum alpha-fetoprotein in HBsAg+ e

ABsAg- patients in the diagnosis of hepatocellular carcinoma. Hepatology 1991; 14:68-

72.

43)Torzilli G, Minagawa M, Takayama T, et al. Accurate preoperative evaluation of

liver mass lesions without fine needle biopsy. Hepatology 1999;30:889-893.

44)Sherman M, Peltekian KM, Lee C. Screening for hepatocellular carcinoma in

chronic carriers of hepatitis B virus: incidence and prevalence of hepatocellular

carcinoma in a North American urban population. Hepatology 1995; 22:432-438.

45)Llovet JM, Burroughs A, Bruix J. Hepatocellular carcinoma. Lancet 2003;362:1907-

1917.

46)Sheu JC, Sung JL, Chen DS, et al. Growth rates of asymptomatic hepatocellular

carcinoma and its clinical implications. Gastroenterology 1985;89:259-266.

47)Bruix J, Sherman M. Practice Guidelines Committee, American Association for the

Study of Liver Disease. Management of hepatocellular carcinoma. Hepatology

2005;42:1208-1236.

48)Nakashima T, Kojiro M. Hepatocellular Carcinoma. Tokyo: Springer Verlag, 1987.

Page 54: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

52

49)Weg N, Scheer MR, Gabor MP. Liver lesions: improved detection with dual-

detector-array CT and routine 2.5-mm thin collimation. Radiology 1998; 209: 417-426.

50)Oto A, Tamm EP, Szklaruk J. Multidetector row CT of the liver. Radiol. Clin. North.

Am. 2005; 43: 827–48.

51)Foley WD, Hoffmann RG, Quiroz FA, et al. Hepatic helical CT: contrast material

injection protocol: Radiology 1994; 192(2):367-71.

52)Laghi A, Iannaccone R, Rossi P, et al. Hepatocellular Carcinoma: detection with

triple-phase multi-detector row helical CT in patients with chronic hepatitis. Radiology

2003;226:543-549.

53)Silverman PM, Cooper C, Trock B, et al. The optimal temporal window for CT of

the liver using a time density analysis: implication for helical(spiral) CT: J Comput

Assist Tomogr 1995; 19(1):73-9.

54)Ronzoni A, Artioli D, Scardina R, et al.Role of MDCT in the Diagnosis of

Hepatocellular Carcinoma in Patients with Cirrhosis Undergoing Orthotopic Liver

Transplantation. AJR 2007; 189:792–798.

55)Lim JH, Kim CK, Lee WJ, et al. Detection of hepatocellular carcinomas and

dysplastic nodules in cirrhotic livers:accuracy of the helical CT in transplant patients.

AJR 2000; 175:693-698.

Page 55: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

53

56)Oliver JH, Baron RL. Helical Biphasic contrast-enhanced CT of the liver: technique,

indications, interpretation, and pitfalls. Radiology 1996; 201:1-14.

57)Baron RL. Understanding and optimizing use of contrast material for CT of the liver.

AJR 1994;163:323-331.

58)Hwang GJ, Kim MJ, Yoo HS, et al. Nodular hepatocellular carcinomas:detection

with arterial-,portal-,and delayed-phase images at spiral CT. Radiology 1997:202:383-

388.

59)Iannaccone R, Laghi A, Catalano C, Rossi P, et al. Hepatocellular Carcinoma:Role

of Unenhanced andDelayed Phase Multi–Detector Row Helical CT in Patients with

Cirrhosis. Radiology 2005; 234:460–467.

60)Lim JH, Kim MJ, Park CK, et al. Dysplastic nodules in liver cirrhosis: detection

with triple phase helical dynamic CT. The British Journal of Radiology, 77 (2004),

911–916.

61)Takayasu K, Muramatsu Y, Mizuguchi Y, et al. Imaging of Early Hepatocellular

Carcinoma and Adenomatous Hyperplasia (Dysplastic Nodules) with Dynamic CT and

a Combination of CT and Angiography: Experience with Resected Liver Specimens.

Intervirology 2004;47:199–208.

62)Taouli B, Krinsky GA. Diagnostic imaging of hepatocellular carcinoma in patients

with cirrhosis before lever transplantation. Liver trans 2006 12:S1-S7.

Page 56: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

54

63)Fleming ID. AJCC/TNM cancer staging, present and future. J Surg Oncol

2001;77:233-236.

64)Pugh RN, Murray-Lyon IM, Dawson JL, et al. Transection of the oesophagus for

bleeding oesophageal varices. Br J Surg 1973;60:646-649.

65)Okuda K, Ohtsuki T, Obata H, et al. Natural history of hepatocellular carcinoma and

prognosis in relation to treatment. Study of 850 patients. Cancer 1985;56:918-928.

66)Chung H, Kudo M, Takahashi S, et al. Comparison of three current staging systems

for hepatocellular carcinoma: Japan integrated staging score, new Barcelona Clinic

Liver Cancer staging classification, and Tokyo score: Journal of Gastroenterology and

Hepatology 23 (2008) 445–452.

67)Llovet JM, Bru C, Bruix J. Prognosis of hepatocellular carcinoma: the BCLC staging

classification. Semin Liver Dis 1999;19:329-338.

68)Bruix J, Sherman M, Llovet JM, et al. Clinical management of hepatocellular

carcinoma. Conclusions of the Barcelona-2000 EASL conference. European

Association for the Study of the Liver. J Hepatol 2001;35:421-430.

69)Altekruse SF, McGlynn KA, Reichman ME. Hepatocellular Carcinoma incidence,

mortality, and survival Trends in the United States From 1975 to 2005. Journal of

clinical oncology.

Page 57: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

55

70)Livraghi T, Bolondi L, Buscarini L, et al. No treatment, resection and ethanol

injection in hepatocellular carcinoma: a retrospective analysis of survival in 391 patients

with cirrhosis. Italian Cooperative HCC Study Group. J Hepatology 1995;22:522-526.

71)Bruix J, Llovet JM. Prognostic prediction and treatment strategy in hepatocellular

carcinoma. Hepatology 2002;35:519-524.

72)Fleming ID. AJCC/TNM cancer staging, present and future. J Surg Oncol

2001;77:233-236.

73)Okuda K, Ohtsuki T, Obata H, et al. Natural history of hepatocellular carcinoma and

prognosis in relation to treatment. Study of 850 patients. Cancer 1985;56:918-928.

74)Minagawa M, Makuuchi M, Takayama T, et al. Selection criteria for repeat

hepatectomy in patients with recurrent hepatocellular carcinoma. Ann Surg

2003;238:703-710.

75)Mazzaferro V, Regalia E, Doci R, et al. Liver transplantation for the treatment of

small hepatocellular carcinomas in patients with cirrhosis. N Engl J Med 1996;334:693-

699.

76)Otto G, Herber S, Heise M, et al. Response to transarterial chemoembolization as a

biological selection criterion for liver transplantation in hepatocellular carcinoma. Liver

Transplant 2006;12:1260-1267.

Page 58: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

56

77)Livraghi T, Giorgio A, Marin G et al. Hepatocellular carcinoma and cirrhosis in 746

patients: long-term results of percutaneous ethanol injection. Radiology 2005;197:101-

108.

78)Lencioni R, Allgaier HP, Cioni D, et al. Small hepatocellular carcinoma in cirrhosis:

randomized comparison of radiofrequency thermal ablation versus percutaneous ethanol

injection. Radiology 2003;228:235-240.

79)McGahan JP, Dodd GD. Radiofrequency ablation of the liver: current status. AJR

Am J Roentgenol 2000;176:3-1663.

80)Llovet JM, Real MI, Montana X, et al. Arterial embolization or chemoembolization

versus syntomatic treatment in patients with unresectable hepatocellular carcinoma: a

randomised controlled trial. Lancet 2002;359:1734-39.

81)Lo CM, Ngan H, Tso WK, et al. Randomized controlled trial of transarterial lipiodol

chemoembolization for unresectable hepatocellular carcinoma. Hepatology

2002;35(5):1164-71.

82)Therasse P., Arbuck S., et al. New guidelines to evaluate the response to treatment in

solid tumors. J Natl Cancer Inst 2000;92:205-216.

83)Zhao H, Yao JL, Han MJ, et al. Multiphase hepatic scan with multirow-detector

helical CT in detection of hypervascular hepatocellular carcinoma. Hepatobiliary

Pancreat Dis Int 2004;3:204-20.

Page 59: NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC … · 2017. 3. 22. · Facoltà di Medicina e Chirurgia Direttore: Prof. Carlo Bartolozzi NODULI “IPERVASCOLARI” AD UNO STUDIO TC

Bibliografia

57

84)Choi BI, Lee HJ, Han JK, Choi DS, et al. Detection of hypervascular nodular

hepatocellular carcinomas: value of triphasic helical CT compared with iodized-oil CT.

AJR 1997; 168:219–224.

85)Lim JH, Choi D, Kim SH, et al. Detection of hepatocellular carcinoma: value of

adding delayed phase imaging to dual-phase helical CT. AJR 2002; 179:67–73.

86)Monawa S, Ichikawa T, Nakajama H, et al. Dynamic CT for detecting small

hepatocellular carcinoma: usefulness of delayed phase imaging. AJR 2007; 188:147-

153.