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MISCELLANEAAuthor(s): Ezio FranceschiniSource: Aevum, Anno 26, Fasc. 1 (GENNAIO-FEBBRAOI 1952), pp. 78-82Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25820306 .
Accessed: 15/06/2014 18:06
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MISCELLANEA
Un giudizio del Garzoni sul presunto cristianesimo di Seneca.
L'umanista bolognese Giovanni Garzoni (1429-1505), intorno al quale manca ancora
una monografia aggiornata ? che tuttavia potrebbe uscire dalla tesi di laurea teste discussa
nella Universita Cattolica dal dott, Mario Degli Innocenti ? scrivendo all'amico Giacomo
de Mena, lettore di astronomia nello Studio di Bologna fra il 1497-1498, cosi si esprime riguardo agli Stoici:
? Stoicos, quos in virtute summum bonum posuisse constat, non admirari non possum, cum inferos esse negent. Cogita
? inquiunt
? nullum defunctum malis attici; ilia quae iiobis inferos faciunt terribiles, fabulae sunt; nullae imminent mortuis tenebrae, nulli car
ceres, nulli cruciatus.
Haud parvam Stoici orationi suae vanitatem adhibent. Quid autem dementius a Seneca
Stoicorum acutissimo dici potuerit non facile dixerim. Adfirmat mortem esse finem, ultra
quern mala nostra non exeunt, qui nos in illam tranquillitatem, in qua antequam nasceremur
iacuimus, reponit. Sunt haec non solum a theologis nostris, sed etiam a Marco Tullio
iampridem explosa. Atqui nonnullos esse non ignoro qui Senecam in apostolorum numerum
adscribunt. Est id. mea sententia, a veritate alienum, quum a ceteris apostolis dissentiat.
Qui enim inferos tollit, iustitiam tollit ? (EpistoL, II, 50, cod. 1896 della Bibl. Univ. li Bo
logna, f. 225 v: la trascrizione e del Degli Innocenti). Che la morte annulli Tesistenza nostra e ci riporti la dove eravamo prima di nascere
e opinione piu volte espressa di Seneca. Ma qui il Garzoni aveva davanti agli occhi un
capitolo della Consolatio ad Marciam: ? Liberazione e fine di ogni ambascia e la morte;
piu in la non si estende l'umano dolore. Essa ci ripone in quella pace nella quale noi
fummo prima di nascere > (Ad Marc, XIX, 5; traduzione di C. Marchesi, Seneca, 3 ed., Milano 1944, p. 343, dove si raccolgono i passi senecani suiroltretomba: e sono le pagine
piu belle di un libro bellissimo). Per il brano precedente, nel quale si accusa gli Stoici di ridurre a favola Ja credenza
nell'inferno e nelle sue pene, e invece probabilmente fonte il famoso coro delle Troadi:
Post mortem nihil ipsaque mors nihil, velocis spatii meta novissima;
spem ponant avidi, solliciti metum:
tempus nos avidum devorat et chaos.
Mors individua est, noxia corpori nec parcens animae. Taenara et aspero
regnuxn sub dbmino, limen et obsidens
custos non facili Cerberus ostio
rumores vacui verbaque inania
et par sollicito fabula somnio.
Quaeris quo iaceas post obitum loco?
Quo non nata iacent.
(Troad., w. 397-408).
Di contro a questi testi, cosi signrficativi, il Garzoni afferma di non ignorare Tesistenza
di coloro che ponevano Seneca nel numero degli Apostoli. AUudeva evidentemente a
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MISCELLANEA 79
quanto scrive S. Gerolamo: ? Lucius Annaeus Seneca Cordubensis, Sotionis stoici discipulus et patruus Lucani poetae, continentissimae vitae fuit. Quern non ponerem in cataiogo sancto
rum nisi me illae epistolae provocarent quae leguntur a plurimis, Pauli ad Senecam aut
Senecae ad Pauium, in quibus,
cun esset Neronis magister et illius temporis potentissimus,
optare se dicit esse eius loci apud suos cuius sit Paulus apud Christianos * (De viris illur
stribus, XII), e alia ininterrotta tradizione medievale, ancora sostenuta ai suoi tempi, che
voleva Seneca convertito al Cristianesimo sul finire della vita.
II Garzoni tuttavia non accenna minimamente alia cosi detta corrispondenza fra Seneca
e S. Paolo. II suo ragionamento nasce con grande semplicita tiai testi che cita: gli Stoici
negano l'esistenza deirinferno, Seneca ? il piu acuto di loro ? sostiene che nulla ci
attende oltre la morte: e percid a veritate alienum ritenere che egli sia stato cristiano,
perche chi nega l'inferno nega la giustizia di Dio: e questo e del tutto contrario alia
dottrina cristiana.
Sul presunto cristianesimo di Seneca e stato scritto moltissimo, troppo spesso per
puro amore di retorica. Con dottrina e sobrieta esemplari ha invece riassunto tutto il pro blema in un lavoro recentissimo Arnaldo Momigliano (Note suila leggenda del Cristiane
simo di Seneca, in ? Rivista Storica Italiana ?, LXII, 3, Napoli 1950, pp. 325-344) che
ha seguito, con quanti documenti ha potuto avere, il nascere, lo svilupparsi e il dissol
versi della leggenda.
Questo giudizio del Garzoni puo essere aggiunto ai molti testi da lui addotti. Non e
probabilmente estraneo ad esso il fattc che Giovanni Garzoni fu per alcuni anni scolaro a
Roma del Valla, il primo e piu aspro negatore dell'autenticita delle lettere fra Seneca e
S. Paolo e, quindi, del cristianesimo di Seneca.
Ezio Franceschinl
Un prezioso sussidio per lo studio della letteratura patristica latina.
II terzo volume di ? Sacris Erudiri?, la rivista belga di studi patristici che fa capo all'abbazia benedettina di S. Pietro a Steenbrugge
e si e rapidamente aftermata per il
rigore scientifico della sua impostazione, e di tale importanza che crediamo di doverio se
gnalare ai nostri lettori prirna ancora di recensirlo criticamente.
Che cosa contenga indicano subito il titolo e le parole dichiarative ad esso congiunte: Clavis Patrum latinorum: qua in novum Corpus Christianorum edendum optimas quasque
scriptorum recensiones a Tertulliano ad Bedam commode recludit Eiigius Dekkers, oyera usus qua rem preparavit et iuvit Aemilius Gaar vindobonensis (Steenbrugge 1951, pp. XXIII-461).
Si tratta dunque di un manuale bibliografico nel quale, raggruppati con intelligente criterio, secondo il tempo e il contenuto, vengono passati in rassegna tutti gli autori e tutti
i documenti della patristica latina da Tertulliano al Venerabile Beda (+ 735 d. C.). La di
visione e la seguente: I. Scriptores antenicaeni (pp. 1-15); II. A Concilio Nicaeno ad Conci
lium Chakedonense (pp. 16-140); III. A Concilio Chalcedonensi ad Gregorium Magnum (pp. 141-201); IV. A S. Isidoro ad S. Bedam (pp. 202-235); V. Poetae Latini (pp. 236-257);
VI. Grammatici et Rhetores (pp. 258-262); VII. Romanorum Pontificum opuscula, acta,
epistulae genuinae (pp. 263-296); VIII. Symbola et Expositiones jidei (pp. 297-300); IX. Fontes scientiae et Expositiones luris (pp. 301-311); X. Regulae monasticae (pp. 312-320); XI. Libri paenitentiales (pp. 321-324); XII. Monumenta liturgica (pp. 325-351; questi sono
seguiti da un elenco dei codici nei quali sono contenuti, pp. 352-356); XIII. Vitae Sancto
rum (pp. 357-384); XIV. Opera de tempore (pp. 385-398); XV. Itineraria et alia Geo
graphica (pp. 399-403). Chiudono il volume ? che e dedicato al card. Giovanni Mercati ?
tre indici: dei nomi e delle opere, sistematico, e degli incipit (pp. 407-458); e alcuni ad denda (pp. 459-461).
Nella prefazione il Dekkers narra brevemente Tinteressante storia delle due iniziative
che alTopera hanno condotto. Lo stesso lavoro, infatti, stavano facendo, Tuno dell'altro
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ignari, a Vienna Emilio Garr come sussidio al Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latino
rum, e a Steenbrugge il Dekkers per il progettato Corpus Christianorum che dovrebbe
rinnovare e completare su basi critiche la Patrologia Latina e Graeca del Migne. Finita la guerra, e rivelatasi la comune fatica, tutte le schede gia raccolte dal Gaar
turono messe a disposizione del Dekkers; che pote inoltre giovarsi anehe dell'indice alfabe
tico del Thesaurus Linguae Latinae ? l'altra gigantesca impresa che sta lentamente ri
prendendo il suo cammino per darci il piu grande e completo vocabolario della lingua latina ? e dell'aiuto di molti studiosi che si occupano di Letteratura cristiana e di Medioevo
latino (Bollandisti, direttori e collaboratori delF? Archivum Latinitatis Medii Aevi ? e di
altre riviste di studi medievali, scrittori della Biblioteca Vaticana, etc.). Di qui il grande valore dell'opera che ne e nata a servizio degli studi patristici.
Per ogni scritto o documento (segnati con un numero d'ordine che sara quello con
cui appariranno nei volumi del Corpus Christianorum) sono date, quando e possibile, le
seguenti indicazioni: a) Fedizione migliore (con suppletiva indicazione completa, a margine,
quando* il testo sia edito nella Patrologia Latina o nel Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum
Latinorum o nei Monumenta Germaniae Historica); h) un breve rimando all'opera piu nota che ne tratta (per i testi letterari la Gesch. d. rbm. Litter, dello Schanz; peccato che, dove essa non giunge, non siano stati fatti i riferimenti alia Gesch. d. lot. Lift, des Mittelalters
del Manitius); c) Telenco degli studi che trattano della tradizione manoscritta e di quelli che contengono congetture, proposte di emendamenti, o qualunque altro elemento utile
per la critica del testo; gli uni e gli altri posteriori aU'edizione indicata come la migliore e non reperibili in manuali di consultazione generale (criterio giustissimo per alleggerire i dati da inutili pesi); d) brevissime notizie, quando e il caso, di problemi particolari ri
guardanti singoli testi (autenticita, cronologia, etc.) con la bibliografia relativa. ? Id unum contendimus ? riassume il Dekkers ? ut ea afferremus subsidia, unde
nova studia critica exordium debent sumere? (p. XI).
Tale possibility di rapido aggiornamento completo per ogni testo da Tertulliano a Beda fa di questa Clavis Patrum Latinorum un preziosissinio struniento di lavoro per ogni studioso di Patristica latina. L'editore proinette una collaterale Clavis Patrum Graecorum
(dove saranno raccolte anche le piu antiche versioni latine degli scritti greci) che salu
teremo con la stessa riconoscenza e lo stesso entusiasmo: auspicando, anzi, non troppo lon
tani i tempi in cui un'opera del genere possa abbracciare anc;he i secoli posteriori all'VIII.
fmo alia fine del Medio Evo, sia latino sia bizantino.
L'immensa mole delle notizie raccolte non puo, evidentemente, essere immune da
imperfezioni e da lacune: alcune di queste indicheremo recensendo il volume in questa
Kivista. Ma fin d'ora lo abbiamo voluto annunciare ai nostri lettori come una delle piu utili opere finora uscite nel campo della Patristica latina.
Ezio Franceschini.
Una collezione inteiwazionale di testi latini: il ? Thesaurus Mundi?.
Gia da alcuni anni dalla Casa Editrice ? Thesaurus Mundi?, che ha sede a Zurigo, era stato studiato e lanciato il progetio di una Bibliotheca Scriptorum Latinorum Mediae
et Recentioris Aetatis, destinata a raccogliere, in edizioni critiche o comunque seriamente
preparate, testi scritti in lingua latina dalla fine delFimpero romano ai giorni nostri, che
fossero giudicati d'importanza fondamentale per le singole discipline: per la spiritualita,
per la filo$ofia, per la letteratura, per la storia, per le scienze.
Quattro volumi in elegante veste e nitidissima stampa sono ora apparsi quasi contem
poraneamente. II primo contiene due testi poetici del secolo X (Frithegodi Monachi brevilo
quium vitae beati Wilfredi e Wulfstani Cantoris narratio metrica de sancto Swithuno) a
cura di Alistair Campbell; il secondo e il terzo il De laboribus Herculis di Coluccio Sa lutati (+ 1406) a cura di B. L. Ullman; 41 quarto i Carmina di Michele Marullo (+ 1500) in edizione curata da Alessandro Perosa.
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Dei singoli volumi diremo recensendoli critieamente in questa Rivista. Vogliamo tut
tavia richiamare subito l'attenzione degli studiosi su questa niziativa, di grandissima impor tanza per la storia della cultura in Euxopa, e particolarmente per la conoscenza, che
offre ancora cosi vaste lacune, del Medio Evo e deirUmanesimo. Collezioni di testi per sin
gole materie, e per ben definiti periodi storici, sono gia purtroppo rarissime, e spesso solo
iaticosamente condotte avanti dal sacrificio di pochi uomini che continuano a credere nei
valori della cultura. L'estensione cronologica del Thesaurus ? che abbraccia praticamente
quindici secoli, dal VI d. Cr. ai nostri giorni ? e il suo rivolgersi ad ogni settore della
produzione latina, fanno di esso la raccolta piu completa di testi latini postclassici che
oggi esista a servizio degli studi. Forrnuliamo lino d'ora Faugurio che essa divenga, nei suo
campo, quello che nei campo dei testi classici sono le collezioni di Lipsia, di Oxford, di
Parigi, di Torino.
Fra gli scritti di cui si sta preparando l'edizione sono da notare, il De miscria
humane condicionis di Innocenzo III; le Derivationes di Uguccione Pisano; il De gestis Italicorum di Albertino Mussato; il De viris illusiribus di Guglielmo da Pastrengo; il De
faio et fortuna di Coluccio Salutati; il De dignitate et excellentia hominis di Giannozzo
Manetti; il De vero bono e i Dialecticarum disputationum libri ires di Lorenzo Valla; la Theologia Platonica e gli Epistularum libri XII di Marsilio Ficino; YHodoeporicon di
Ambrogio Traversari; il De sermone di Gioviano Pontano; i Carmina et Dialogi di Gero
lamo Fracastoro; la Historia XX saeculorum di Egidio da Viterbo; il De Fato e il De in
caniationibus di Pietro Pomponazzi. La pubbiicazione di singoli volumi pud avvenire anche sotto gli auspici di Societa e
di Comitati locali che abbiano stabilito rapporti con ? Thesaurus Mundi ? (Limmatquai 18,
Zurigo, Svizzera). La rappresentanza esclusiva per lltalia e stato assunta dalla Libreria
Scientifica Gorlich e C. (via S. Eufemia 6/5, Milano) che ne cura la distribuzione e la
vendita.
Ezio Franceschjni.
Un nuovo codice del ? De amore ? di Andrea Capellano.
Paolo Collura dando l'elenco un po' affrettato dei manoscritti contenuti nell'Archivio
Dragonetti-De Torres in L'Aquila (? Notizie degli Archivi di Stato ?, X, 3, sett.-dic. 1950,
pp. 1-8 dell'estratto) scrive che ? una singolare Ars amandi medievale e conservata nei codice CXII, pergamen., mutilo delle prime ed ultime pagine, del sec. XIII, con iniziali
rubricate. Bastino a farcene un'idea i seguenti titoli dei capitoli: f. 1 r: Quod amor est
inter marem et feminam; f. 2 v: Qualiter amor deviatur (ma sara da leggere: denominetur, o dicatur, o definiatur). Quid sit effectus amoris; f. 3r: Quae personae sint aptae ad
amandum; f. 4 r: Quibus moribus (ma sara da leggere: modis) amor acquiratur; 1. 6 r:
Loquitur plebeius plebeiae; f. 11 v: Loquitur plebeius nobili mulieri; i. 15 r: Nobiliori feminae loquitur plebeius; f. 24 v: Loquitur nobilis plebeiae; f . 29 r: Loquitur nobilis no
bili; etc. ?.
Da questa descrizione appare evidente che si tratta del De amore di Andrea Capel lano, una delle piu note opere della seconda meta del sec. XII, che, oltre ad avere una ricca tradizione manoscritta per il testo originale latino, fu tradotta gia nei secoli X1II-XV in trancese, in tedesco (per la traduzione di Johann Hartlieb, verso il 1434, vedi ora P.
Lehmann u. O. Glauning, Mittelakerliche Handschriftenbruchstiicke der Universitdtsbi
bliothek und des Georgianum zu Munchen, in ? Zentralblatt fur Bibliothekswesen ?, Beihelt
72, Leipzig 1940, p. 160), in catalano, in italiano (due traduzioni toscane inedite del sec.
XIV sono state recentemente pubblicate insieme con il testo latino deU'edizione di E. Trojel, da Salvatore Battaglia, Perrella, Roma 1947) e
gode di grande fortuna. II Collura non dice, ne parlando del codice nei testo (p. 5) ne elencandolo nell'ap
pendice (p. 8), quanti fogli manchino in principio e in fine; ma poiche il primo titolo (f. 1 r) corrisponde al cap. 2 del I libro (ed. Battaglia, p. 8) e facile arguire che non e
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caduto, in principio, piu di un foglio contenente la breve prefazione e parte del capitolo primp (ed. Battaglia, pp. 2-6). Nulla e invece possibile dire per cio che manca alia line.
Piuttosto e da osservare che, se la datazione data al codice dal Collura e esatta, siamo davanti ad uno degli esemplari piu antichi delTopera. Infatti i codici brevemente elencati dal Manitius (Gesch. d.lat. Lit. des Mittelalters, III, Miinchen 1931, p. 286) appartengono tutti ai sec. XIV e XV, fatta eccezione per il solo Vatic. Ottob. 1463, che e del sec. XIII.
Dai titoli trascritti dal Collura (non sappiamo con quanta esattezza) appaiono anche varianti
notevoH rispetto aU'edizione Trojel: ma il fatto non pud meravigliare trattandosi di un
testo molto diffuso.
Segnaliamo, ad ogni modo, il codice al futuro editore dell'opera di Andrea Ca
pellano. Ezio Frances chini.
Sulla Elegia di Enrico da Settimello.
G. Vinay da notizia, fra gli Annunzi del ? Giornale Storico della Letter. Italiana ?
(fasc. 382, Torino 1951, pp. 243-4) deU'edizione della Elegia di Enrico da Settimello cu rata recentemente (Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 1949) da Giovanni Cremaschi.
Riconosciutine i progressi, da tutti i punti di vista, sulle edizioni antecedent^ e l'ac
curatezza, e il valore critico, egli tuttavia ritiene che ? un ampio articolo in cui egli (il
Cremaschi) esponesse il nuovo della sua ricerca e giustificasse la messe delle citazioni da
poeti sec. XII con uno studio non solo lessicale sui rapporti fra Arrigo ed i suoi contem
poranei ed immediati predecessori d'Oltralpe, avrebbe senza dubbio risposto piu utilmente
al desiderio degli intenditori ?; e continua: ? non avremmo (cosi), come spesso abbiamo, l'im
pressione di un Cremaschi che ricama su una vecchia tela, quando una tela nuova avrebbe
saputo tessersi, e benissimo, da se ?.
L'osservazione, qualora si consideri non legata al giudizio sulTedizione, c assennata e
il desiderio legittimo; ma il primo ad accorgersi della necessita di un'impostazione nuova era
stato lo stesso Cremaschi il quale, essendo evidentemente impossibile e contrario ad ogni uso far precedere ad un testo critico ?
che non sopporta lunghe introduzioni ? lo
studio desiderato, lo ha pubblicato a parte, negli ? Atti ? delllstituto Veneto di Scienze
Lettere ed Arti (G. Cremaschli, Enrico dd Settimello e la sua Elegia, Anno accad. 1949-50, tomo CVIII, Classe di Scienze morali e lettere, Venezia 1950, pp. 177-206).
Della sua intenzione il Cremaschi aveva reso edotto il lettore in una nota aU'edizione, evidentemente sfuggita al Vinay, che dice precisamente:
? In uno studio che vedra la luce se
paratamente, si e cercato di mettere a punto ie questioni biograficlie delFautore, il valore e la
posizione della Elegia nel quadro della cultura medievale; per questo ci siamo qui limitati a brevi cenni secondo le norme che regolano le edizioni della collana orbis christianus ?
(p. 9 nota 6, e p. 14 nota 14). II lettore delFedizione critica sa dunque che deve ricorrere a tale articolo ? nel
quale per la prima volta si ricollega compiutamente Topera di Arrigo con quella dei grandi poeti latini di Francia del sec. XII, Gualtiero di Chatillon, Alano da Lilla, Ildeberto di
Lavardin, Matteo di Vendome ? per quello
? studio ampio ? che il Vinay desidera.
Ezio Franceschini.
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