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pag. 7 INSIDE UNA CITTÀ DI CINICI, INFAMI E VIOLENTI Stefano Di Marino pag. 4 L`ANTEPRIMA MILANO CRIMINALE Francesca Colletti pag. 6 LA RECENSIONE LEZIONI DI TENEBRA Fabrizio Fulio Bragoni Da Scerbanenco a Olivieri, dai poliziotteschi a Milano Criminale, un viaggio nella mala meneghina degli anni Sessanta e Settanta.

MilanoNera mag - febbraio 2011

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Torna MilanoNera mag con una nuova ed interessante veste grafica

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ppaagg.. 77 IINNSSIIDDEE

UNA CITTÀ DI CINICI, INFAMI E VIOLENTI

Stefano Di Marino

ppaagg.. 44 LL`AANNTTEEPPRRIIMMAA

MILANO CRIMINALE

Francesca Colletti

ppaagg.. 66 LLAA RREECCEENNSSIIOONNEE

LEZIONI DI TENEBRA

Fabrizio Fulio Bragoni

Da Scerbanenco a Olivieri, dai poliziotteschia Milano Criminale, unviaggio nella malameneghina degli anniSessanta e Settanta.

grafica, nuova linea editoriale,nuove idee. Innanzitutto ogninumero di MilanoNera Mag,da ora in avanti, sarà monogra-fico e affronterà quindi ununico argomento per volta.Abbiamo deciso di cominciarecon la Milano della mala par-lando di Giorgio Scerbanenco,padre di tutti noi giallisti italia-ni, di poliziotteschi, di perso-naggi entrati nell’immaginariocollettivo come il commissarioAmbrosio...Ogni numero, insomma,diventerà da collezione e daconservare. Sarà sempre gra-tuito e potrete trovarlo in mol-tissimi luoghi: non soltantolibrerie ma anche biblioteche,centri ricreativi, bar, locali,aeroporti. La cadenza del Magsarà bimestrale con una parti-colare attenzione agli appunta-menti letterari più importanticome il Salone del libro diTorino o il Festivalettartura diMantova.Questo primo numero del2011, infatti, esce in concomi-tanza con un evento cui tenia-mo molto: la quinta edizionedel NebbiaGialla SuzzaraNoir Festival di cui

MilanoNera è da anni l’asseportante. Un lustro è un tra-guardo importante per unarassegna letteraria diventatauno dei festival giallo e noir diriferimento del panoramanazionale. Trascorrere aSuzzara quei giorni di nebbia enoir permette a tutti di entrarein una dimensione quasi magi-ca. È una sensazione difficileda spiegare ma quel senso diappartenenza, fra autori e let-tori, che si crea in quelle pocheore è qualcosa che rimane, chepoi ti riporti a casa; anchemolto lontano visto che perassistere al festival vengonoanche dall’estero: Germania eInghilterra in primis. Il segretopenso risieda nella strutturasnella della manifestazione. Lacittà, e l’Amministrazionecomunale in particolare, simettono al servizio dell’inizia-tiva riuscendo a rendere possi-bili cose che in realtà più gros-se ed importanti richiedereb-bero il triplo dei soldi e il dop-pio del tempo per organizzar-le. Penso anche al PremioNebbiaGialla di letteraturagialla e poliziesca: dopo ilsuccesso della prima edizione,vinta da Eugenio Tornaghi,stiamo già lavorando al secon-do bando. E quest’anno alfestival avremo trenta scrittori,trenta nomi importanti delpanorama nazionale ed euro-peo visto che molti sono tra-dotti in quasi tutte le lingue:quanti festival conoscete cheriescono a mettere in piedi unamacchina organizzativa simile,considerando che Suzzara è uncomune di meno di ventimilaabitanti? Nessuno, ilNebbiaGialla è un caso unicoin Italia.Se dovessi fare una battutadirei che siamo un po’ comegli studenti del ‘68 che predi-cavano la fantasia al potere:ecco noi la applichiamo orga-nizzando ogni anno il festival.La fantasia è la nostra arma inpiù, lo sforzo di uscire daglischemi prefissati e di cercarenuove forme di comunicazio-ne e di coinvolgimento. Fateciun salto se potete, ne vale lapena.

“Ache serve passaredei giorni se non sir i cordano?” , s i

chiedeva Cesare Pavese.Personalmente, quando pensoalla strada fatta conMilanoNera trovo subito larisposta: servono a crescere, amigliorare, a sentirsi vivi.Cinque anni di presenza sulweb e, con questo nuovonumero, tre in formato carta-ceo, sono un bel percorso. Maanche una ripartenza: nuova

di Paolo Roversi

Anni da ricordare

MILANONERA MAGPeriodico mensile, n. 1 anno III

Redazione: Via Arzaga, 1620146 Milano

Tel. +39 0200616886www.milanonera.com

EDITOREMilanoNera

[email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Paolo Roversi

[email protected]

CAPOREDATTORE:Francesca Colletti

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Hanno collaborato aquesto numero:

Fabrizio Fulio Bragoni, StefanoDi Marino, Patrizia Debicke, Adele Marini, Cristina Marra,

Corrado Ori Tanzi.

IMPAGINAZIONEE PROGETTO GRAFICO

Maryam [email protected]

SERVICE E PUBBLICITÀTESPI s.r.l., C.so V. Emanuele II

154 - 00186 RomaTel. 06/5551390 - mail:

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Fisciano (Sa)

Registrazione presso il Tribunaledi Milano n° 253 del 17/4/08

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A.P.P.U.N.T.A.M.E.N.T.I

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TORNA

MAURO MARCIALIS

CON UN THRILLER SPIETATO,

CHE SVELA I LATI PIÙ OSCURI

DELL’ANIMO UMANO

Dimenticate – ma solo perun po’– il giornalista hacker,un po’ imbranato e un po’guascone Radeschi e sosti-tuitelo con Antonio Santi.Dimenticate Hurricane oMatteo Neri e fate posto agli(anti) eroi Vandelli, Lampise Carminati. DimenticateLinda, Dalia e inchinatevi aNina e Carla. Dimenticate laBassa e Capo di PonteEmilia, la Milano delBirrificio, oppure quella gi-rata in sella al Giallone e ad-dentratevi nella città più ne-ra e violenta di tutti i tempi.Quella raccontata in MilanoCriminale, l’ultimo roman-zo scritto da Paolo Roversi,in uscita, il prossimo 2 mar-zo, per Rizzoli. Quattordicianni di mala meneghina: dal27 febbraio 1958 al 14 feb-braio 1972. Due rapine chehanno fatto la storia scelle-rata di una città, una storiaaccuratamente documentatae raccontata da un Roversiraffinato e più maturo. Unromanzo sensazionale cheimpressiona, coinvolge conle melodie di grandi cantau-tori, evoca slogan lontani eci catapulta in un’epoca cheha cambiato radicalmenteuna città e i suoi abitanti.Dimenticate tutto quello chevi hanno raccontato finora efate spazio al RomanzoCriminale milanese.

MILANO CRIMINALEPaolo Roversi

Rizzoli, p.430,€ 18,00

al thriller L’indagine di via Rapallo(1996), che descrive una Milanofatta di scontri sociali, emargina-zione e conflitti.Insomma, Milano è la più moder-na capitale del giallo italiano. Nonsolo perché è ispiratrice e prota-gonista nei testi dei suoi scrittori,per via di suggestioni e atmosfereparticolari, ma soprattutto perchéla sua dimensione metropolitanaoffre una fauna talmente variega-ta e polimorfa da giustificare, neigiallisti milanesi, le storie, vere overosimili, più fantasiose, para-dossali e violente. Pensate a quel-le raccontante da Andrea G.Pinketts, fondatore nel 1993 deLa scuola dei duri nella cantina delBoulevard Cafè di CorsoGaribaldi, movimento letterariola cui filosofia è “esplorare la cittàattraverso il linguaggio più estre-mo che è quello del crimine”. Ilprimo libro lo pubblica nel 1992ed è Lazzaro, vieni fuori (Feltrinelli)con cui inaugura una fortunataserie di romanzi nei quali mette inmoto il suo alter ego (stessi lavo-ri ?fotomodello, giornalista ealtri?, e stessi vizi ?la Guinnes e ilsigaro Toscano?, stessi luoghi incui bazzicano), LazzaroSantandrea. Oppure alle storie diPiero Colaprico, giornalista escrittore, fu lui a coniare il termi-ne Tangentopoli, alcuni mesiprima che lo scandalo del PioAlbergo Trivulzio desse origineal fenomeno al fenomeno – madein Milan ? Mani pulite. I suoisaggi con taglio giornalistico,Duomo Connection, Manager Calibro9 sono dedicati alla malavita mila-nese; La Trilogia della città di M(2004), narra invece tre vicendeche vedono alla guida delle inda-gini l’ispettore Francesco Bagni,immerso nel dramma di una città

irriconoscibile e cambiata persempre. E sempre a Milanoambienta le storie gialle del mare-sciallo Binda, scritte a quattromani con Pietro Valpreda.Per le vie della metropoli, anziper gli angoli di Quarto Oggiaro,inciampa in casi, magari perché siè fermato a mangiare qualcosa intrattoria, o perché ha bisogniimpellenti da espletare, il com-missario di Polizia MicheleFerraro. Nato dalla penna diGianni Biondillo, architetto conil vizio della scrittura, Ferraro,singolare poliziotto dalla dubbiavocazione e dalle ancor più dubbie capacità, testardo e con uninnato senso della giustizia, esor-disce in Per cosa si uccide (2004).Che si tratti del fumo di asfaltocolloso nella spossante Milanoestiva delle periferie, tra le casepopolari di Calvairate, il quartieredormitorio di Quarto Oggiaro eil carcere di Opera, che fa dasfondo a Catrame, romanzod’esordio di Giuseppe, o dellacittà che da dura ma bella, diventapoco a poco morta e invivibile, cosìcome traspare nei cinque roman-zi “gorilleschi” di SandroneDazieri, rappresenta sempre ununiverso di possibilità.Misteriose, cruenti, criminali,seducenti. Perché “Milano è unacittà orrenda, ma ci puoi trovaredentro tutto: cammini per le suebrutte strade e da dietro un ango-lo può sbucare un angelo, un cri-minale, un bambino che piange,un cane che gioca, la ragazza chesposerai. Nei negozi trovi qua-lunque prodotto: dischi introva-bili, libri fuori catalogo. Io dete-sto Milano, ma quando ne sonolontano mi sento quasi smarrito”.Raul Montanari dixit.

di Francesca Colletti

In principio furono GiorgioScerbanenco e RenatoOlivieri, poi vennero

Augusto De Angelis (1888-1944), e Raffaele Crovi (1934-2007). De Angelis, giornalista escrittore romano, approdò alpoliziesco nel 1935 con Il banchie-re assassino. Fu il creatore del com-missario della Mobile milaneseCarlo De Vincenzi, figura di poli-ziotto svincolata sia dai modellianglosassoni sia da quelli che inqualche modo potevano richia-mare le ‘maniere forti’ care alregime. Il commissario, dimenti-cato fino agli anni ‘70, rinacquegrazie all’interpretazione delgrande Paolo Stoppa in una serietelevisiva della Rai basata su treromanzi di De Angelis (Il cande-liere a sette fiamme, L’albergo delle trerose, Il mistero delle tre orchidee).L’opera di Crovi, che fu editore escrittore dalla straordinaria versa-tilità, spazia dalla narrativa, allapoesia e alla saggistica (Le masche-re del mistero. Storie e tecniche di thril-ler italiani e stranieri [2000], in cuistudia tra gli altri anche i milanesiDe Angelis e Scerbanenco), fino

“Milano è una città che,quando la pioggia lalava, si sporca”, ha scrit-to Giuseppe Genna. Cosìcome lo sanno bene tutti igrandi scrittori che hannoambientato i loro noir piùcupi e i thriller più intri-cati a Milano, che tranebbia e misteri si confer-ma capitale moderna delgiallo italiano.

4 milanoNERA www.milanonera.com

bre, anno meno tre. Un fosso e la fine.Due vite, oltre quelle delle vittime, ri-maste dentro quel fosso. La morte im-provvisa del padre precipita Camelia ela madre Livia nell’anoressia verbale,in un susseguirsi di dialoghi fatti di pa-role strozzate, poi di sguardi e, infine,di silenzi. L’elaborazione del lutto e lachirurgica rimozione dei ricordi, co-stringono le loro giornate in un inver-no innaturale. Livia, ovvero il remakea basso costo della splendida donnache era una volta, fotografa ossessiva-mente buchi di ogni tipo. Camelia, tor-mentata dal vuoto, si costringe aespiare la colpa di un padre fedifragovendicandosi sulle anime dei vestitiche sfregia, riducendoli a brandelli perpoi ricucirli gli uni con gli altri e siscontra quotidianamente con gli ideo-grammi cinesi in un disperato tentativodi restituire alle parole quel senso dicui sente la mancanza. Dicembre, anno zero, il giorno dellagiacca fucsia. Il momento di sfrenatoistinto di sopravvivenza, quello “in cui

ti stufi di esserel’unica cosa immo-bile nel turbinioubriaco di volontàdell’universo”. Ilgiorno in cuiCamelia trova de-gli strani vestiti“deformi” nel cas-sonetto e incontraWen dagli occhi amandorla. Wen chegli insegnerà la sua

lingua, che la farà innamorare degliideogrammi e dei suoi modi misterio-si. Wen, che custodisce un segreto in-nominabile e la respinge nasconden-dole il motivo. Wen, l’altare e la polve-re.Settanta Acrilico trenta lana è il pri-mo romanzo di Viola Di Grado, sici-liana all’estero, residente a Leeds,esordiente ad appena 23 anni. Unascrittura chirurgica che scende in pro-fondità, taglia, penetra e guarisce. Unromanzo di formazione decadente, unnoir dell’anima, poetico, alienante, os-sessivo, stupefacente. E senza speran-za.

Francesca Colletti

Dormi per sempre Sabine Thiesler Corbaccio, p.448, € 18.60Traduzione di Alessandra PetrelliAncora un romanzo di SabineThiesler, scrittrice tedesca già ben no-ta in Italia per il suo La carezza del-l’uomo nero, e ancora un thriller con lasplendida campagna toscana a fare dasfondo.Avvincente psicodramma, tragediadella gelosia o piuttosto di una dispe-rata follia?Un trauma infantile, un dramma fami-

liare e il tradimento di un marito adora-to portano a una decisione premeditataaccuratamente.Una vacanza estiva, una casa colonicarestaurata, La Rocca, un cadavere se-polto nell’orto, sotto un piccolo ulivo,un omicidio che potrebbe e dovrebbeessere perfetto, ma l’imprevisto e la fa-talità ci mettono lo zampino e il grufo-lare di cinghiali in cerca di cibo, scate-na un’inarrestabile cascata di delitti.Con ritmo misurato, quasi teatrale, ilsereno ambiente rurale non resiste agliavvenimenti che si accavallano irrime-diabilmente e si sfalda poco a poco, ali-mentando l’inquietudine. Una spari-zione incomprensibile, la denuncia aicarabinieri, l’allucinante presenza diun figlio amato e perduto, pongono do-mande che chiedono risposte e il folletentativo di annullare i ricordi negativi

con un’improbabi-le sostituzione ge-nera molti equivo-ci. Ogni gestocomplica la storia eogni tentativo fattoper sbrogliarla ri-sulta vano. Troppotardi! Nulla e nes-suno potrà più fer-mare la spirale dimorte. La situazio-

ne è sfuggita a ogni controllo per pre-cipitare fino all’ineluttabile conclusio-ne fatale.

Patrizia Debicke

Il sentiero dei folliDomenico Rosaci Falzea editore, p. 432, € 18,00Fede o ragione? In nome e a difesa del-l’una e dell’altra, due organizzazionisi accusano e si contrappongono nelromanzo Il sentiero dei folli diDomenico Rosaci. Ingegnere, docen-te universitario e accanito bibliofilo,l’autore coltiva da sempre una passio-ne personale per la storia delle religio-ni e la letteratura medievale e in questoromanzo crea un mix perfetto di storia,scienza, religione e mistery. Il sentierodei folli è un viaggio in terre e luoghitemporalmente e geograficamente lon-tani eppure accomunati da antichi se-greti. Dall’Alsazia alla Sicilia, dal XIIIsecolo ai giorni nostri si avvicendanole scelte e i destini della famigliaFalconari. Da Gugliemo, cavalierenormanno, che giunto a Palermo in-

treccerà rapporticon Federico II e di-venterà il custodedi un segreto sullavita e le opere diGesù, al baroneOrazio, detto “Thefool”, suo pronipo-te, che fonda unaconfraternita con loscopo di sradicare

l’insensa-tezza dal ge-nere umano. Avrà lameglio la fede o si imporrà la scienza?

Cristina Marra

Out of sightElmore LeonardEinaudi, p. 304 € 15,00Traduzione di Luca ContiL’impareggiabile Jack Foley, rapinato-re e romantico, ha appena deciso diconcedersi uno sconto di pena; è pron-to a evadere dal carcere di Glades, e hagià in mente il colpo perfetto per rimet-tersi in movimento: svaligerà la casa diun losco finanziere di Detroit per ap-propriarsi di tutti i fondi illeciti (e per-tanto non dichiarati) accumulati dallavittima in anni di operazioni truffaldi-ne. Ma la vita “fuori” gli riserva diver-se sorprese, non ultima l’incontro conl’affascinante Karen Sisco, un’agentedei Marshall che ha tutta l’aria di esse-re in attesa del principe azzurro...

Mentre sul web simoltiplicano le anti-cipazioni relativeall’imminente adat-tamento cinemato-grafico del meravi-glioso FreakyDeaky, in lavorazio-ne sotto la direzionedi Charles Mattau, ein Italia si attende laprima di Justified,

serial scritto da Leonard andato in on-da con grande successo, negli USA, apartire da marzo 2010, Einaudi resti-tuisce ai lettori Out of sight, romanzod’esordio del personaggio di JackFoley (in seguito ancora protagonistanel recente Road Dogs), nella nuova eineccepibile traduzione di Luca Conti.Ed è un successo annunciato.Se sono l’intreccio ben congegnato, ipersonaggi appena abbozzati ma per-fettamente costruiti (a volte un sempli-ce particolare vale più di mille descri-zioni), i dialoghi incredibili, il ritmo in-fernale e la fortunata ironia a fare diquesto romanzo - già noto al grandepubblico grazie alla discreta, se nonproprio eccelsa, trasposizione cinema-tografica firmata Steven Soderbergh -un vero classico del poliziesco ameri-cano contemporaneo, è pur sempre uncarattere impalpabile ma inconfondi-bile e inequivocabilmente stilistico acolpire il lettore fin dall’abbrivio: quel-lo stesso, particolare, “tono di voce”che, traducendo su carta capacità d’os-servazione, ascolto e sintesi fuori dalcomune, pone l’autore di Jackie Browne Killshot un gradino al di sopra dellamaggior parte dei suoi connazionali,scrittori di genere e non.

Fabrizio Fulio Bragoni

Lezioni di TenebraEnrico PandianiInstar Libri, p. 359, € 16,00

“Mi ha posato unpiede sul petto pertenermi fermo […].Ho anche pensatoche stesse per spa-rarmi in faccia, in-vece non l’ha fatto.Ha frugato in unatasca dell’imper-meabile e ha tiratofuori una corda gri-gia. ‘Sei mai stato

legato da una donna?’ ha chiesto”. Colto da un improvviso malore, il com-missario Mordenti si rifugia in casadella sua nuova fiamma, la fotografad’arte Martine, per ritrovarsi preda diuna sanguinaria killer alla ricerca diqualche misterioso oggetto: immobi-lizzato a terra e legato secondo i cano-ni dello Shibari giapponese - un siste-ma di legature in voga tra gli esperti dibondage - assiste impotente alla finedella sua compagna. Stordito dalla rab-bia, assume la direzione dell’inchiestae, coadiuvato dai suoi Italiens e dallabella tenente Deslandes, si lancia inun’indagine incrociata sul mondo delfetish e su quello dell’arte, ambiente dilavoro della defunta Martine. Ma la soluzione del caso è lontana, etutti gli indizi puntano verso Torino...Riuscirà Mordenti, in trasferta e dun-que privo della consueta autorità, a ve-nire a capo delle indagini? E quando ildestino lo rimetterà a confronto con lakiller mascherata, saprà mantenersifreddo e razionale, oppure, segnatodalle recenti Lezioni di tenebra, asse-conderà la sete di vendetta?Terzo romanzo della serie dedicata agliItaliens, Lezioni di Tenebra conserval’occhio per l’intreccio, l’incedere pi-rotecnico, i furiosi cambi di ritmo, ilgusto per i personaggi e le trovate fu-mettistiche dei capitoli precedenti,portando, però, in primo piano la lin-gua, altrove parzialmente occultatadalla cura per l’ambientazione. E qui,isolata dal suo luogo d’elezione, la par-ticolarità della voce “franciosa” (perdirla con l’Arpino lettore di Fusco) edardeggiante di Pandiani, esito di unlavoro di stilizzazione fatto di accorticalchi e indimenticabili trovate lessi-cali, fortunata ironia e repentini cambidi registro, s’impone in tutta la sua po-tenza narrativa ed evocativa. E il ro-manzo, inutile dirlo, funziona.

Fabrizio Fulio Bragoni

Settanta acrilico trenta lanaViola Di GradoEdizioni e/o, p. 208 , € 18,00Leeds - in cui “tutto ciò che non è in-verno è una band d’apertura che si sgo-la in due minuti e poi muore”-, dicem-

6 milanoNERA www.milanonera.com

Numero 1 anno III www.milanonera.com 7

Lo scrittore, il commissario e le pellicole. I protagonisti di iinnssiiddee: la nuova rubrica di approfondimento di MilanoNeraMag.

SSCCEERRBBAANNEENNCCOO:: IILL CCUUOORREE NNEERROODDII UUNNAA CCIITTTTAA

All’inizio da noi circolavanosolo gli Americani. I grandimaestri del noir e dell’har-

dboiled. Carroll John Daly,Dashiell Hammett, RaymondChandler, Chester Himes, MickeySpillane, Ross MacDonald…Autori che hanno fondato il lorosuccesso sul fatto di aver regalatoagli italianiancora trop-po poveri perv i a g g i a r eun’Americadiversa daquella che siintravedevaad di là deipolverosi fi-nestroni degliuffici perl’immigrazione con annessi spul-ciatoi di Staten Island. Un’Americawasp: whisky on the rock e pupeplatinate, investigatori in trench eBorsalino e cheerleader che-nean-che-s i -sapeva-cosa-fossero.Un’America di carta, tutta da so-gnare. E poi è venuto lui, Scerba,che agli italiani ha regalato unaMilano di nebbia e di piombo, tut-ta da scoprire.

Lo stile di VladimirGiorgio Scerbanenko, italianosolo per la metà materna che se vi-vesse oggi avrebbe problemi a ot-tenere il permesso di soggiorno,possiede, fra i tanti meriti letterari,quello di aver messo la parola fineai thriller born in Italy scimmiot-tanti il genere d’oltre Atlantico. Equesto è dovuto in buona parte alfatto che Scerba ha saputo rende-re Milano, soprattutto quella vio-lenta che sta a cavallo fra gli anniSessanta e Settanta, più attraente,più trasgressiva, più crudele, piùromantica e più malinconicamentedecadente delle grandi metropoliamericane. Con lui è nato il vero,l’unico il grande, l’inimitabile noirdi casa nostra. Il noir alla milanese.È capitato di leggere che DucaLamberti, il protagonista dei ro-manzi di maggior successo diScerbanenco: Venere privata (1966),Traditori di tutti (1966), I ragazzi delmassacro (1968) e I milanesi ammaz-zano al sabato (1969) è “un LewArcher dei Navigli”. Niente di piùfalso. Agli americani, Duca non sa-rebbe piaciuto affatto. Almeno,

non a quelli che leggevano thrillere noir negli anni in cui la serie fupubblicata. Duca è un medico ra-diato dall’Ordine per avere prati-cato l’eutanasia su una pazienteagonizzante. Ha scontato tre annidi carcere e siccome non può piùesercitare la professione, collaboracon la polizia. E per di più è ancheun recidivo perché viola sistemati-camente le leggi dell’ipocrisia bor-ghese. È un tipo che sta fraBeppino Englaro e MarcoPannella, che non piace ai conser-vatori di casa nostra oggi, figuria-mo a quelli Americani di ieri. Maallora da dove viene il successo diScerbanenco? Piano a parlare disuccesso. Scerba, pur avendo vintoil prestigioso Grand prix de littératu-re policière, ha avuto, da scrittore,una vita agra che certamente nonlo ha ricompensato come avrebbe-ro meritato il suo talento, la suamalinconia, il suo acume e soprat-tutto quel suo saper guardare avan-ti che ha reso i suoi romanzi capo-lavori di straordinaria attualità.Il successo, quello vero, gli è arriva-to oltre vent’anni dopo la morte eforse a decretarlo è stata la sua ca-pacità di forare la nebbia gelatino-sa del conformismo per mettere anudo una città così crudele, violen-ta e indifferente da superare, in fa-scino e mistero, le grandi metro-poli d’America. Milano, appunto.

Adele Marini

IILL CCOOMMMMIISSSSAARRIIOO AAMMBBRROOSSIIOO

Introverso, elegante, malinconico senza che il colpo all’anima si trasfor-mi in patologia. Tenace, sospettoso delle verità troppo evidenti, aman-te dell’arte e del bello. Garbato, ironico, leggermente ipocondriaco. Alle

vittime non fa mai mancare la sua pietas umana, empatia che lo aiuta qual-che volta a ricollegare i fili del racconto della sua stessa vita.Il commissario Giulio Ambrosio, nato dalla fantasia di Renato Olivieri,è uno che ama le piccole cose e ricordare i brevi momenti di felicità checompongono un’esistenza. Traendo spunto anche dai delitti di cui si occu-pa. In una Milano al centro di una trasformazione che ne trasfigura il pro-filo lavora su casi che, come la madeleine proustiana, possono diventarechiavi con cui squarciare la propria memoria e fare tornare a galla i più mi-croscopici momenti dell’esperienza personale.Milanese doc fin dal cognome, talento unico nel governare gli interrogato-ri e in grado di smascherare il colpevole dopo un’immersione nelle abitudi-ni e nella psiche della vittima, ha un unico vero nemico: il tempo. Perchépassa. Ha fatto passare un matrimonio. Il suo, con Francesca. E la sua re-lazione con Emanuela, per quanto scorrevole sui binari di una piacevolequotidianità, non può avere ulteriori sbocchi perché gli anni di differenzatra i due sono tanti.E così continua ad abitare da solo in un monolocale in via Solferino, a fu-mare Muratti, bere Tocai, a far visita a domeniche alternate all’anziana ma-dre in piazza Giovine Italia. A leggere E.M. Cioran, a perdere gli occhi suun palazzo in stile liberty durante una camminata, a placare l’inquietudineosservando le gemme dei platani al Lorenteggio.La sua Milano è essenzialmente alto borghese, se non quando addiritturaaristocratica. Le indagini lo portano faccia a faccia con una upper class chedella propria tradizione un po’ bauscia, mantiene spesso solo il vestito.Sempre elegante. Ma sempre più spesso soprattutto comodo a nasconde-re i lividi tatuati sulla pelle.«Confesso che quando Simenon dice “sta piovendo”, a me viene di pren-dere l’ombrello», raccontò Olivieri in un’intervista al Corriere della sera. Aquanti non è mai capitato di sentire i passi del suo commissario quando pas-seggia per via Manzoni?

Corrado Ori Tanzi

UUNNAA CCIITTTTAA DDII CCIINNIICCII,, IINNFFAAMMII

EE VVIIOOLLEENNTTII

Milano ha una storia criminalevariegata e, con gli anni, mute-vole nella realtà e nella fiction.Curiosamente, anche se nonmancano “commissari di fer-ro”, il cinema ha sempre prefe-rito le storie dei criminali.MMiillaannoo CCaalliibbrroo 99 e LLaa mmaallaaoorrddiinnaa (entrambi del ’72) col-

gono lo spirito dei racconti origi-nali ma aggiungono una dimen-sione eroica assente inScerbanenco che Fernando DiLeo mutua dalle sue esperienzewestern quanto da Melville. UgoPiazza e Luca Canali sono figurecredibili di criminali vecchio stilecontro una mala nuova, senza co-dici o regole. Restano forse tra gliesempi più noti di cinema crimi-nale nostrano. Il mio preferito èMMiillaannoo ooddiiaa:: llaa ppoolliizziiaa nnoonn ppuuòòssppaarraarree di Umberto Lenzi(1973). Giulio Sacchi, criminaleferocissimo al di là di ogni reden-zione, ha il viso di Milian ancoralontano da buffonesche ‘mon-nezzate’. Una vicenda criminaleancora oggi a tinte fortissime, chesi conclude in una discarica di viaPalmanova e lascia l’amaro inbocca. Sempre di Lenzi MMiillaannoorroovveennttee (’72) è un piccolo classicodi malavita con ambientazioninote tra lo Skoprion Center e ilnebbioso skyline cittadino che ilgangster Billy Barone definisce

“una piccola Chicago”.Imperdibile nel ’76 MMiillaannoo vviioo--lleennttaa di Mario Caiano conClaudio Cassinelli nei panni diun bandito che molto deve al-l’iconografia noir d’Oltralpe. Seguardiamo alla legge LucMerenda furoreggia in MMiillaannoottrreemmaa:: llaa ppoolliizziiaa nnoonn ppuuòò ssppaa--rraarree di Sergio Martino(‘73) cheriecheggia l’omicidio del com-missario Calabresi e svela pianidi eversione nera. SempreCassinelli è un convincente maenergico commissario in LLaa ppoo--lliizziiaa hhaa llee mmaannii lleeggaattee (’74) diLuciano Ercoli. Con l’imbra-nato collega Franco Fabrizi si ri-trova in un intrigo di politica emalavita. Non casuali analogiecon la strage di piazza Fontana:trame nere e botte agli studenti.Un film esemplare, attualissimo.E pensare che all’epoca questierano considerati “film fascisti”.Le etichette, già lo sapevamo, so-no per le pietre tombali.

Stefano Di Marino

ALFREDO COLITTO

IL LIBRODELL’ANGELO

«Un maestro del thriller storico»R. Barbolini - PANORAMA