48
Poste Italiane S.p.A – sped. in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1- LO/MI Anno XCIII – N. 5 N. 5/2014 MAGGIO MENSILE DELL’A.N.A. Capitano sul campo

Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Pos

te It

alia

ne S

.p.A

– s

ped.

in a

.p. –

D.L

. 353

/200

3 (c

onv.

in L

. 27/

02/2

004

n° 4

6) a

rt. 1

com

ma

1- L

O/M

I Ann

o X

CIII

– N

. 5

N. 5/2014MAGGIOMENSILE DELL’A.N.A.

Capitanosul campo

Page 2: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

25-2014

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229Iscrizione R.O.C. n. 48

DIRETTORE RESPONSABILEBruno Fasani

DIREZIONE E REDAZIONEvia Marsala, 9 - 20121 Milanotel. 02.29013181 - fax 02.29003611

INTERNET E-MAIL PUBBLICITÀwww.ana.it [email protected] [email protected]

COMITATO DI DIREZIONEAdriano Crugnola (presidente), Ildo Baiesi,Roberto Bertuol, Mario Botteselle,Massimo Curasì, Bruno Fasani, Roberto Migli,Massimo Rigoni Bonomo, Salvatore Robustini

NON ISCRITTI ALL’ANAAbbonamenti, cambio indirizzo, rinnovitel. 02.62410215 - fax [email protected] per l’abbonamento a L’Alpinoper l’Italia: 15,00 europer l’estero: 17,00 eurosul C.C.P. 000023853203 intestato a:«L’Alpino» - via Marsala, 9 - 20121 MilanoIBAN: IT28 Z076 0101 6000 0002 3853 203BIC: BPPIITRRXXXindicando nella causale nome, cognome e indirizzo completo della persona a cui dovrà essere spedito il giornale.

ISCRITTI ALL’ANAGli iscritti all’ANA, per il cambio di indirizzo, devonorivolgersi esclusivamente al gruppo o alla Sezione diappartenenza.

Stampa: Amilcare Pizzi s.p.a.Via Amilcare Pizzi, 1420092 Cinisello Balsamo (MI)

Progetto grafico e impaginazione: Camillo Sassi

Chiuso in tipografia il 24 aprile 2014Di questo numero sono state tirate 370.422 copie

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINIVia Marsala, 9 - 20121 Milano

Segreteria: tel. 02.62410200fax [email protected]

Segretario Nazionale: tel. [email protected]

Amministrazione: tel. 02.62410201fax 02.6555139

[email protected]

Protezione Civile: tel. 02.62410205fax 02.62410210

[email protected]

Centro Studi ANA: tel. 02.62410207fax [email protected]

Servizi ANA srl: tel. 02.62410219fax [email protected]

3 Editoriale

4 Lettere al direttore

8 I sentieri degli alpini 1914-1918

14 Convegno sul centenario della Grande Guerra

16 18° CISA a Marostica

20 “Penso Alpino”: il nuovo Cd di Baldan Bembo

22 Il “Conegliano” sul Grappa

24 L’Aquila: 2° convegno nazionale dei Giovani ANA

26 Il Libro Verde della solidarietà presentato a Bologna

28 Dal 5 all’8 giugno le Alpiniadi estive nel cuneese

30 Il 48° campionato ANA di gigante a San Martino di Castrozza

32 La Protezione Civile riunita a Motta di Livenza

35 Nostri alpini in armi

37 In biblioteca

38 Incontri

40 Alpino chiama alpino

42 Dalle nostre Sezioni

47 CDN del 5 aprile 2014 e calendario manifestazioni

48 Obiettivo sulla montagna

sommario IN COPERTINA

Il presidente nazionaleSebastiano Favero consegna il grado di capitano a Marco Nardi davanti al Sacrario del Monte Grappa.

maggio 2014

88 28

Page 3: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

35-2014

Ho ancora nell’animo l’eco del Convegno tenutosi a Marostica sulla Grande Guerra e, a se-guire, il CISA in cui abbiamo cercato di capire come raccontare questo momento della nostrastoria, in gran parte segnata dall’epopea alpina.Qualcuno tra i presenti ha trovato che l’aspetto teorico sia stato preponderante rispetto a quellopratico, quasi come se si trattasse di cose già dette e risapute. È vero che gli alpini sono gli uo-mini del fare e questo può talvolta portare a pensare che il manuale di istruzioni per l’uso siapiù importante dell’attrezzo stesso che si vuole usare. Nel nostro caso l’attrezzo è la nostra sto-ria che, in non poche vicende, è diventata semplicemente Storia, ossia storia di eroi.A Marostica, sia nelle relazioni che nel dibattito che è seguito, è risuonata una parola, che èdiventata quasi il ritornello, il sottofondo delle riflessioni. La parola è “emozioni”. Ed è questaparola che mi porto dentro come un’eco. Dire emozione ci interpella su come noi riviviamo levicende passate e, in secondo luogo, come poi le facciamo conoscere.Giustamente qualcuno ha sottolineato che noi la storia la raccontiamo da cent’anni a questaparte. È vero. E se dovessimo mettere la storia dell’ANA dentro una parola, potremmo sinte-ticamente far ricorso alla parola memoria. Perché l’ANA è nata come Associazione? Perchésono fioriti i monumenti in ogni angolo del Paese? Perché i nostri pellegrinaggi sui luoghi del sa-crificio, se non per far memoria di chi ha pagato con la vita e conservare la loro testimonianzanella nostra memoria? Tutto vero, ma dentro questa memoria si nasconde un tarlo insidiosis-simo, quello dell’abitudine.È l’abitudine il vero cancro che consuma sentimenti ed emozioni, erodendo pian piano la co-scienza, che dai sentimenti e dalle emozioni trova alimento per crescere ed espandersi. Anche l’amore corre i suoi rischi maggiori proprio a causa dell’abitudine. Lo sa bene chi vivedentro le case. Dopo un po’ finisce lo stupore per l’originalità di chi ti è vicino e pian pianoprende il sopravvento la noia come davanti a qualcosa che si presume di conoscere ma che, inrealtà, non dice più nulla. Come se le vicende umane finissero nella rigidità delle lapidi, quelledi pietra cui si passa davanti, passando avanti.Chiediamocelo con franchezza cari amici, quanti nel tempo si sono interessati realmente a co-noscere la nostra storia passata, al di fuori di un gruppo ristretto più attento e sensibile? Equanti si sono limitati e si limitano a guardare ai grandi scenari della guerra, Adamello, Orti-gara, Caporetto… come puri riferimenti topografici, scadenze celebrative per radunarsi, senzaconoscere la storia degli uomini, la loro passione civile ma anche passione intesa come soffe-renza, che hanno reso famosi questi luoghi?Paolo Rumiz non è stato neppure tanto diplomatico nel farci intendere che lui la Grande Guer-ra l’ha capita solo recentemente, per un risveglio di emozioni, quando le pietre, gli scenari diguerra hanno cominciato a sussurrargli vicende di uomini, lamenti di sofferenza, clangore diarmi e bagliori devastanti. Sono le stesse emozioni che da un po’ di tempo abbiamo cominciatoa raccontare su L’Alpino, evocando l’eroismo di alcune figure di alpini, ma anche la poesiadella loro umanità, nascosta nel pudore della coscienza, ma capace di uscire come un canto li-bero tra le creste inospitali dei luoghi di battaglia.Ed è entrando in questo genere di racconti che la storia prende corpo e si racconta. Ed è solodallo stupore che ognuno di noi riesce a far crescere dentro, che saremo in grado di dirlo agli al-tri, fuori dalle parole ingessate della retorica, che stanca chi ascolta e non convince nessuno. In fondo è vero che la comunicazione che rimane è sempre quella che parla da cuore a cuore.Il resto lambisce la mente, la quale quasi sempre guarda distratta e “tira innanz”.

Bruno Fasani

EDITORIALE

Solo l’emozione ci racconta la storia

Page 4: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

45-2014

BOSONETTO, ESEMPIO PER TUTTI

Ti scrivo in riferimento alla lettera di Luciano Mantero dal tito-lo “Un uomo Maiuscolo”. Leggendo attentamente la lettera

mi ha fatto pensare a quante situazioni ci sono nei nostri Gruppi.Oggi giorno si fa presto a occupare posti di comando ma bisognachiedersi: “sono io all’altezza del posto che vado a coprire?”.Conosco i miei limiti? Io sono perfettamente d’accordo e in lineacon la bella domanda-risposta che il capitano Bosonetto ha datoal suo subalterno-cuoco. Tanti capitani Bosonetto ci vorrebberonelle nostre Sezioni e nei nostri Gruppi.

Bruno Zanella – capogruppo Parona – Sez. Verona

La vera grandezza sta solo nello spirito di servizio, autentico e gratuito.Chi si serve del Gruppo o della Sezione per darsi lustro o un po’ dibotta, non è né grande, né generoso, benché faccia tante cose. È sem-plicemente un opportunista.

“SEI UN ALPINO, NO?”

Leggo su L’Alpino di febbraio la lettera della signora Bruna diPiacenza che, con belle parole, ci ringrazia della nostra presen-

za nella sua città che, a suo dire, ha lasciato un’immensa traccialuminosa. Anch’io voglio ringraziare i piacentini e in particolareun elettrauto che mai avevo visto prima. Arrivai a Piacenza la

RICORDO DI EUGENIO CORTIPermettimi queste poche righe per ricordare Eugenio Corti,

scomparso a 93 anni lo scorso 4 febbraio, considerato, credoa ragione, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento,ma purtroppo da troppo pochi conosciuto e letto. Anche la suavocazione, come quella del suo grande amico don CarloGnocchi, si chiarì dopo la campagna di Russia, cui partecipòcon il 21° reggimento artiglieria. Nel 1947 venne pubblicato ilsuo primo romanzo “I più non ritornano”. Ebbi la fortuna diascoltarlo a Udine, una quindicina di anni fa, quando iniziavo afrequentare l’ANA e a vivere il mondo alpino come esperienzadeterminante della vita. Il suo racconto della “Liberazione”, risalendo la Penisola insie-me agli Alleati inquadrato in quello che restava del RegioEsercito (da qui il romanzo “Gli ultimi soldati del re”), mi diedei criteri per saper giudicare quanto accaduto in quegli anni nellenostre Terre, sul confine orientale, per studiare e capire quellastoria, che qui ha visto coinvolte le nostre famiglie, ma che mainessuno dei miei professori aveva saputo, o voluto, affrontarenelle sue lezioni. Ho iniziato così a leggere i suoi romanzi. “IlCavallo Rosso” mi ha definitivamente consegnato al mondoalpino: lì si legge, senza retorica o senza facili stereotipi, il corag-gio, lo spirito di Corpo, la fierezza che contraddistinsero durantela ritirata di Russia gli alpini e i loro ufficiali, a differenza diquanto avvenne negli altri Reparti. Un altro libro che stasegnando la mia esperienza di presidente è “L’isola delParadiso”, un racconto sugli ammutinati del Bounty e sul lorosogno utopico di costruire una comunità senza leggi e senza reli-

gione. Da lì sto imparando che il nostro agitarsi, il nostro muo-versi è vano se ci affidiamo alle nostre forze senza riconoscereche siamo solo umili strumenti di un grande disegno che Unoha preparato per noi.

Pierluigi Parpinel - presidente sezione Cividale

Credo che di Eugenio Corti (nato a Besana in Brianza il 21 gennaiodel 1921 e a Besana morto il 4 febbraio scorso) sentiremo parlareancora a lungo. La sua figura infatti non si impone solo per le vicen-de militari, ma anche per quelle letterarie. Pur essendo laureato inGiurisprudenza, in realtà il suo vero carisma fu proprio preminentein ambito letterario. Non va dimenticato che nel 2011 egli fu propo-sto ufficialmente come candidato al premio Nobel per la Letteratura.Quanto alle sue vicende di soldato, oltre agli scenari della Russia,dove il suo reparto perse 13 mila uomini, va ricordato che benchégravemente malato, una volta rientrato in Italia, rifiutò il ricovero inospedale, ma si portò in Puglia, per risalire il Paese con le truppealleate di Liberazione. Fu un acerrimo nemico delle dittature, quellanazi-fascista prima e quella comunista poi. Era la sua matrice cristia-na, profondamente coerente, che lo portava a rifiutare qualsiasi cul-tura di sopraffazione sulla persona umana. Fu anche in ragione diquesta sua palese avversione all’ideologia marxista, resasi più palesea partire dagli anni Sessanta, che non sempre incontrò quei ricono-scimenti che la sua creatività letteraria gli avrebbero meritato. Ma èindubbio che le sue opere, basti ricordare anche e soltanto “Il Cavallorosso”, sono dei capolavori con cui bisogna fare i conti, per renderegiustizia all’uomo e alla storia.

lettere al direttore

sera del venerdì con il mio camper e lo parcheggiai vicino ad uncampo dove c’era già installata una tendopoli per gli alpini.Il tempo di piazzare il camper e guardarci attorno ed arriva il buio,cerco di accendere la luce ma non funziona, così come l’acqua delbagno e tutto quello che va a corrente. Controllo lo stato dellabatteria di servizio e scopro che non funziona più: un bel guaio.Durante la notte piove a dirotto e al mattino il campo dove stan-no le tende degli alpini è diventato un acquitrino e per poterlifare uscire indenni da quella palude fanno arrivare alcuni camiondi ghiaia. Chiamo al telefono mio figlio e mi faccio cercare suinternet un elettrauto nelle vicinanze. Avute le indicazioni, tolgola pesante batteria da camper, me la carico sul palo della biciclet-ta, e un po’ traballante raggiungo l’officina di “Beppe l’elettrau-to”, distante alcune centinaia di metri.Beppe mi dà la cattiva notizia che quel tipo di batterie sono spe-ciali: non sono quelle delle auto che hanno tanto spunto ma pocadurata e non sono facili da trovare a Piacenza; così lui si offre diprestarmene una da auto, abbastanza potente, sulla quale scorgo ilprezzo pari a 130 euro. Ci accordiamo che io gliela restituirò l’indomani pomeriggio,dopo l’Adunata, prima del mio ritorno a casa; ma siccome lui nonci sarà, mi invita a metterla accanto alla porta dell’officina nasco-sta da un cartone. Rimango stupito dalla sua generosità e dispo-nibilità ma quando estraggo un documento per fargli sapere chisono, lui non vuole nemmeno guardarlo: non vuole nemmeno ilmio numero di telefono e mi dice: “Sei un alpino, no?”.

Page 5: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

55-2014

Quanto mi ha fatto bene all’anima questo gesto! Mi ha riconci-liato con l’Italia dei tanti disonesti e dei tanti cafoni. Alla riconsegna, ho lasciato un biglietto di ringraziamenti, miei edi mia moglie, la quale ha voluto aggiungere anche una borsettacon dei vasetti di verdure da lei conservate.Per il resto, quell’Adunata, complice il tempo inclemente delsabato e il servizio dei trasporti un po’ zoppicante, non è stata, amio parere, una delle migliori, ma il gesto di Beppe l’elettrautol’ha resa grande.

Arduino Paggin – Camisano Vicentino

Quando leggeremo questa lettera saremo già a Pordenone, dove, nesono certo, esistono mille altri “Beppe elettrauto”. Sperando di nonaverne bisogno, li ringraziamo tutti anticipatamente. Ma se dovessesuccedere, fatecelo sapere prima di andare a L’Aquila. Stupendocomunque quel credito di stima: “Sei un alpino, no?”. Un atto di fidu-cia che ci riempie tutti di responsabilità.

SENTIRSI ITALIANI

Vorrei rispondere alla lettera di Ezio Cescotti del numero di feb-braio. Sono nato in Trentino nel 1939 e vivo in Piemonte dal

1959. Nonostante questo mi sento sempre un vero Trentino e noncondivido assolutamente ciò che dice Cescotti nei riguardi diCadorna, Garibaldi, Mazzini, come pure sono scettico riguardo lanarrazione delle razzie compiute dai soldati italiani perché non neho mai avuto testimonianza né dalle persone della famiglia, né daiconoscenti che vissero quel periodo storico. Vorrei aggiungere il ricordo e la testimonianza di vita di miopadre, Angelo Girardelli, nato nel 1897 e morto nel 1972, chefece il militare nell’Esercito austriaco combattendo in Galiziaprima e sul Col di Lana poi. Pur sentendosi pienamente italiano,dovette imbracciare il fucile contro i suoi stessi fratelli, ma appe-na l’occasione fu favorevole passò il confine con l’Italia, si diedeprigioniero, e per tutta la vita rimase pienamente soddisfatto dellasua scelta.Concludo ricordando le lacrime che vidi versare da mio padre eda tanti altri trentini nel 1953, il giorno in cui morì Alcide DeGasperi.

Pio Girardelli – Vinovo (Torino)

Senza polemica, ma va detto con assoluta chiarezza che il Trentino nonè vittima dell’Italia.

Mi riferisco alla lettera al direttore di Ezio Cescotti. Mi con-senta di ricordare a Cescotti che dal Medioevo e sino alla

“Pace di Schonbrunn” (14 ottobre 1809) esisteva il “Principato diTrento” che confinava, a sud con la “Serenissima Repubblica diVenezia” ed al nord col “Tirolo”. Con l’istituzione del “RegnoItalico” del quale era re Napoleone Bonaparte, l’annessione del“Principato di Trento”, questo fu suddiviso in Alto Adige concapitale Bolzano ed in Trentino con capitale Trento. Col congres-so di Vienna del 1815 l’Austria si è annessa il “Regno Italico”,esclusa l’Emilia Romagna, l’Umbria e le Marche che sono ritorna-te allo Stato della Chiesa, che ha chiamato “Regno Lombardo-Veneto”; è iniziata la dura colonizzazione di quelle ridenti ed ita-lianissime regioni dell’Italia. Peraltro come scrive lo stessoCescotti “… il battaglione Trento… ha combattuto in Galizia” enon sul fronte italiano perché tutti gli italiani dell’impero Austro-

Ungarico, abitualmente, disertavano e si arruolavano nel “RegioEsercito Italiano” e, a dir il vero, non erano i soli, basta leggere iltesto del Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918, per docu-mentarsi. Mi si consenta precisare inoltre che: il Tirolo è unaregione austriaca la cui capitale è Innsbruck; solo dopo il congres-so di Vienna è stato introdotto l’insegnamento della lingua tede-sca duramente contestata dalle popolazioni di lingua italiana,comprese le ladine; sotto l’Austria-Ungheria, le popolazioni ita-liane e ladine venivano abitualmente reclutate nel “Real ImperialEsercito Austro-ungarico”, quelli cosiddetti di lingua tedescadella provincia di Bolzano erano inquadrati negli schützen cheera una sorta di Legione straniera. Inoltre gli altoatesini che, nel1938 optarono per la cittadinanza tedesca, che abitualmente inGermania venivano chiamati “schwein”, porci, maiali, furonoarruolati nelle SS e non nelle Forze Armate perché non di nazio-nalità germanica.

Costantino De Felice - Cagliari

Chiedo scusa se ho dovuto sforbiciare questo lungo e dotto scritto, dicui ringrazio l’autore perché ci aiuta a capire che la storia, prima di giu-dicarla a spanne, bisogna conoscerla, ma a fondo e senza omettere leparti che disturbano. E colgo l’occasione per ricordare a tutti di inviarescritti brevi. Le lettere che arrivano sono moltissime ed è un peccatodover mortificarne alcune a causa della lunghezza di altre.

IL DRAMMA DELLE FOIBE

La lettera di Norberto Ferretti, esule da Pola “Ricordare leFoibe”, (L’Alpino n. 3/2014) mi ha indotto a scrivere questa

mia breve memoria.Sono l’ex sottotenente del Genio Pionieri Orobica che nell’otto-bre 1957 (periodo di massima tensione con le truppe di Tito) fuincaricato dal Ministero della Difesa a documentare il fondo dialcune Foibe triestine. Penso di essere stato il primo, e forse l’uni-co, ad ispezionare, in forma ufficiale, quelle voragini spaventose.Il segreto militare mi ha obbligato al silenzio per molti anni e,confesso, il non poter esternare una simile esperienza, ha aumen-tato a dismisura la mia angoscia.Ero un ragazzo poco più che ventenne, quando intrapresi quellamissione. Non avevo mai sentito parlare di Foibe e tantomeno deldramma che in esse si celava. Ero convinto che il mio compitofosse quello di controllare l’eventuale esistenza di residuati bellicie, in caso di ordigni, renderli inoffensivi, invece mi sono trovatoal cospetto di poveri resti umani. Lo choc fu tale che ancora oggil’angoscia mi prende. Trovai ossa di uomini sulle quali erano evi-denti i segni di tortura, di una donna, ma anche un bambino diforse una diecina d’anni. Trovai tracce di divise tedesche, cioèquelli che, nel 1944 quando facevo la staffetta partigiana, erano inemici. Ma quei poveri resti non riuscii più a vederli come nemi-ci: erano ragazzi come me, forse anche più giovani; quelle povereossa erano tutte uguali, tutte dello stesso colore; erano tutti mar-tiri ed i martiri non hanno colore.Ora, trascorso più di mezzo secolo, ogni vincolo di segretezza èdecaduto e finalmente ho potuto esternare quell’angoscia che pertroppi anni ho dovuto custodire in me stesso.

Mario Maffi - Cuneo

Grazie, caro Mario, della tua preziosa testimonianza. Lo spazio non ciconsente di indagare in queste poche righe sulle cause storiche di quel-l’eccidio, che rimane comunque una pagina della notte dell’uomo.

Page 6: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

65-2014

DÜR PER DURÀ!

Ho visto su L’Alpino di marzo una foto di congedati del 5° bat-taglione Edolo. Mi permetta un passo indietro: negli anni

Sessanta io abitavo a Brescia. Sono cresciuto in quella città: lascuola media, il liceo, i primi amori e gli amici che non ho piùrivisto ma che vivono sempre nella mia memoria. E poi il serviziomilitare negli alpini. Per un ragazzo di città quello fu il primoincontro con la bellezza e la solitudine delle montagne. Non homai amato armi e divise ma quei soldati, per oltre un anno, sonostati i miei compagni e i miei fratelli. Abbiamo diviso tutto anchela fatica che allora non ci pesava perché eravamo giovani e ricchidi sogni. Da quei ragazzi ho imparato i valori della solidarietà, delrispetto, dell’amicizia senza distinzione di ceto e di cultura.Un’esperienza che mi ha segnato in positivo. Sono rientrato inSardegna, mia terra d’origine, da oltre 40 anni, e qui ho costruitola mia vita e i miei affetti. Sono troppo lontano nel tempo e nellospazio ma i ricordi sono sempre vivi. Mi farebbe piacere, attraver-so il giornale, salutare gli alpini dell’Edolo. Magari qualcuno siricorderà di me, quell’infermiere sardo che non restava mai incaserma a Merano ma seguiva i reparti nei campi invernali e neicampi estivi. Sul Gavia, a Glorenza, a Vipiteno, a Verona, aRoma e ai confini con l’Austria. Probabilmente all’epoca (1967-1968) ero uno dei rari sardi tra gli alpini e c’ero capitato solo per-ché abitavo a Brescia. È stato un onore aver prestato servizio mili-tare negli alpini.

Leo Spanu – Sorso (Sassari)

Questa lettera, racconta, più di mille discorsi, quali tracce lasci nell’a-nimo di un giovane un periodo di servizio per il proprio Paese, vissutoinsieme ad altri giovani. La fretta con cui s’è voluta chiudere l’esperien-za della leva obbligatoria, non si è rivelata solo una scelta infelice, masoprattutto una perdita di umanità.

VITE SENZA VALORE

Leggo il tuo editoriale di marzo e sento di doverti manifestare ipensieri che ne derivano. Non sarò articolato come il tema

merita, spazi e modi non lo consentono; sarebbe bello parlarne.Accostare il concetto “vite senza valore” all’eventuale eutanasiadi un minore irreversibile è semplicistico, al di là di qualunqueopinione, pro contro o nulla. Penso che senza aver provato inprima persona l’orrore di vedere un figlio bambino disintegrarsiun po’ ogni giorno, si corra il serio rischio di fare accademia o peg-gio. Contrapporre “fare opinione” al relativismo mi pare mani-cheo: avere opinioni non necessariamente si deve tramutare in“fare opinioni”; da ciò far derivare a cascata morale della libertà eassenza di verità finisce per essere semplicistico o fideistico (lecitoma opinabile, come qualunque idea). Ma hai ragione tu, ammet-to: sono finalmente qui a riflettere su temi che avevo da temposeppellito e ti ringrazio.

Marco Mantovani

Caro Marco, grazie per la tua lettera che puntualizza criticamente, malascia trasparire sofferenza nella ricerca. Quello che però vorrei preci-sare è che le mie riflessioni non partono da un giudizio morale su alcunecondotte. Ognuno nella vita fa secondo coscienza e risponderà conquesta davanti all’umanità, a se stesso e a Dio, se ha la fede. Quelloche a me mette angoscia è il fatto che oggi stiamo erodendo le fonda-menta sulle quali si regge il valore e la dignità della persona umana, i

diritti dei più deboli… Ormai stiamo ridefinendo artificialmente i vissu-ti umani, il rapporto uomo e donna, paternità, maternità… In ballocaro amico non c’è la morale, ma la democrazia. Son passati solonovant’anni da quando in Germania si pubblicò il famoso libro sulle“vite senza valore”. Si decideva allora che alcune esistenze potevanoessere soppresse perché dannose allo Stato o al benessere in genere.Quello che sarebbe accaduto di lì a poco lo abbiamo visto. Ecco perché,come alpino e come cittadino mi ribello a quello che considero unimbarbarimento delle coscienze e un insulto alla democrazia.

Grazie dei tuoi pensieri nell’editoriale che hai scritto suL’Alpino di marzo. Siamo in un momento epocale: la tradi-

zione millenaria di forti valori che hanno sorretto il nostro popoloin tragedie ben più drammatiche nel passato, sembra oggi essermessa al bando da burocrati ministeriali o di commissioni euro-pee, che si sentono autorizzati a imporre una nuova visione del-l’uomo e delle relazioni familiari incentrate sull’individualismo,l’edonismo e il relativismo. Quello che colpisce di più è che lenostre famiglie non sono interpellate su una materia così impor-tante e delicata come l’educazione affettiva e sessuale dei nostrifigli: anche il MIUR (ex Ministero della Pubblica Istruzione ita-liano), con il pretesto di una lotta contro il bullismo, ha accettatocome “esperti” per la formazione degli insegnanti in questa mate-ria solo i rappresentanti delle 29 associazioni LGBT (lesbiche,gay, bisessuali, transessuali) e non dà ascolto alle richieste di par-tecipazione delle associazioni familiari, come invece laCostituzione garantirebbe in campo educativo. In questo momen-to drammatico per la formazione delle giovani generazioni siamochiamati ad una testimonianza importante di impegno civile e aduna vigilanza su questi abusi da parte anche dell’autorità pubblica.Tu ne hai dato l’esempio col tuo editoriale.

Guido Banzatti

C’è una strisciante dittatura del pensiero, a senso unico. Il nostro è untempo nel quale è richiesto il coraggio di avere delle idee e di battersi peresse. Sapendo che comunque non tutti ci diranno bravi. Del resto gliuomini veri non cercano né il battimani, né di conformarsi alle maggio-ranze.

L’ONORIFICENZA A TITO

Leggo su L’Alpino di marzo l’articolo “Non dimentichiamoli” diBurresi che nella terza colonna dice “Ben pochi sanno…” e mi

dico “ecco un’altra perla tutta italiana”. Chissà cosa pensano iparenti dei poveri infoibati e gli esuli, leggendo che lo Stato ita-liano abbia conferito la massima onorificenza allo stragista JosipBroz, alias Tito. Chissà cosa pensano i parenti dei tanti, troppigiovani mandati a morire in guerre assurde, spesso dimenticatidalle Istituzioni; le stesse Istituzioni che intitolano vie e conferi-scono onorificenze a personaggi indegni.Possibile che non ci sia un parlamentare con la P maiuscola cheaffronti la vergogna perpetrata? Una delle tante… Io credo cheavrebbe tantissimo seguito!

Matteo Temesio

Il nostro compito è quello di denunciare, per far conoscere la nostracoscienza critica, sperando che la semente gettata da qualche parte e asuo tempo porti frutto.

lettere al direttore

Page 7: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

75-2014

TORNARE AD ESSERE ALPINO

Mi permetto di darti del tu dato che un sottile filo comune cilega: come te ho iniziato la naja alla SMALP di Aosta, 14°

corso ACS nel 1967. Ti scrivo riguardo le lettere al direttore“Capitano quaquaraqua” del novembre 2013 e “Riscoprirsi alpini”del marzo scorso. Essendo molto sensibile ho sofferto dell’arroganza e della boria diqualche ufficiale desideroso di protagonismo pur di esercitare iltemporaneo potere in modo puerile e ridicolo. Ciò mi ha procu-rato una crisi di rigetto. Congedato mi sono iscritto fino al 1983nel gruppo del mio paese ma in modo marginale e inattivo. Poiun’attività imprenditoriale mi ha allontanato fino al 2008; ma ilrivedere il cappello alpino conservato come un oracolo, il suofascino e la testimonianza degli alpini presenti ovunque e in ognicalamità naturale, mi ha ridato un nuovo imput di fiducia. Macome hai scritto tu è giusto non generalizzare l’errore e non eclis-sarsi dietro a un falso alibi per evitare un importante impegnosociale.

Mario Bruno Pagani – Arcisate (Varese)

Caro Mario, prima di tutto ricorda che tra alpini ci si dà del tu senzatanti timori o riverenze. Quanto alla tua storia, va detto che se doves-simo metterci in disparte per qualcuno che ci ha deluso, saremmo tuttidegli eremiti. In realtà per uno che sbaglia ce ne sono almeno cento divalore. E questo ci basta per essere orgogliosi di stare insieme e di por-tare il cappello che abbiamo ricevuto.

L’ECCIDIO DI PORZUS

Sono un vecchio alpino del 16° corso AUC. Ho letto l’articolosull’eccidio di Porzus, avvenuto quando ero poco più che

dodicenne ma del quale ho vivo il ricordo poiché mio padreaveva ricevuto una poesia sull’avvenimento e la teneva nascostanel timore che qualche rastrellamento tedesco potesse farla veni-re alla luce. Non ho la certezza assoluta ma, se la memoria non faqualche brutto scherzo, l’autore dovrebbe essere Adalgiso Fior,all’epoca addetto stampa della brigata “Osoppo”. Ad ogni modo,leggendo l'articolo ho pensato che forse al direttore de L’Alpinoo all’archivio del giornale tale poesia potesse risultare gradita.

Luciano Romano

Grazie caro alpino. Per ragioni di spazio non possiamo pubblicare lapoesia, che però teniamo nei nostri archivi. Ma il tuo scritto è una ulte-riore fiammella che tiene vivo il ricordo di quella dolorosa vicenda.Giusto per non dimenticare.

BOSONETTO E CRAVAREZZA, GRAZIE

Vorrei ricordare due persone che hanno significato qualcosa diimportante durante la mia naja. Una di queste persone è il

colonnello Bosonetto, di cui si è parlato ne L’Alpino di gennaio.Era il 15 ottobre del 1980. Arrivai a Cuneo per iniziare la miaavventura di giovane recluta. Feci il CAR a San RoccoCastagnaretta, nel btg. Mondovì comandato dal col. Bosonetto.Dopo il giuramento io e un mio amico anche lui di Genova,andammo dal colonnello e chiedemmo se potevamo rimanere aSan Rocco, lui molto gentilmente rispose che aveva la forza inesubero, perciò non poteva accontentarci, ma non ci lasciò così

delusi, perché quasi per scusarsi del fatto che non poteva farcirimanere, ci fece un regalo, cambiandoci incarico. Infatti da sal-mieristi al mio amico diede l’incarico da meccanico e io diradiofonista conduttore, migliorandoci un po’ la naja e questoperché per Bosonetto gli alpini non erano semplici numeri, ematricole, ma uomini, figli. Un’altra persona che devo ringraziareper aver fatto sì che il mio servizio militare fosse colmo di beiricordi , è quello che io continuo a chiamare e ricordare come “ilmio capitano” anche se è poi diventato generale della DivisioneNord-Ovest: è il gen. Franco Cravarezza, grande ufficiale e grandepersona.Ero di stanza alla 106ª Mortai di Boves e fui aggregato a BorgoSan Dalmazzo alla compagnia comando per prendere la patente.Finito il corso rimasi a Borgo con il grado di cap. maggiore. Glifeci da autista ai campi estivi svoltisi in Toscana, Aulla eCastelnuovo Garfagnana, nell’estate del 1981. Non dimenticheròmai questi due ufficiali e prima ancora uomini veri.Ho un solo rimpianto, che mio figlio non abbia potuto viverequesta splendida avventura della naja, in quanto non rientravapiù nella leva obbligatoria. Benché qualcuno ne dica, la naja nonè stato un anno perso, ma un insegnamento di vita, una scuola, difatica, di sudore, ma anche di amicizia, cameratismo, unione epoi... avevamo 20 anni!

Vladimiro Tanca, gruppo Peveragno – Sez. Cuneo

Non è vero che i giovani non sanno giudicare le persone. Magari nonhanno le parole per esprimere quello che pensano. Queste arrivano conla maturità, ma non fanno altro che tradurre i segni, nel bene e nelmale, che altri uomini hanno lasciato dentro di loro.

“ITALIANO NON BUONO”

Le racconto una mia storia vissuta negli anni Quaranta nellaJugoslavia del maresciallo Tito combattente alla macchia con

i suoi partigiani slavi del “IX Korpus” contro italiani e soldatitedeschi. Scrivo in riferimento a quanto pubblicato nell’articolo dal titolo“Onore ai Caduti” che in parte si riferiva alla triste storia degliinfoibati in Jugoslavia solamente perché italiani. Facevo parte delreggimento Tagliamento costituito dopo l’8 settembre 1943 inFriuli in comune accordo con le truppe tedesche, il mio reparto fudestinato a Robis nelle vicinanze di Caporetto, un paese conpoche case semidistrutto dai combattenti tedeschi. Era giornofestivo quel 13 marzo 1944 quando entrai in un bar del paesementre all’interno del locale civili e militari tedeschi mano nellamano si divertivano con il ballo tondo al suono della fisarmonica,un soldato tedesco si staccò dal cerchio invitandomi ad entrarecon lui nel ballo tondo, pochi secondi e la fisarmonica smise disuonare, il soldato mi chiese scusa dicendomi “italiano nonbuono”. Uscii dal bar e la fisarmonica riprese a suonare. Più tardiun amico del luogo mi confidò che nei nostri paesi “redenti delregime fascista” la gente non aveva mai accettato l’imposizioneche nelle scuole gli scolari dovessero scrivere e parlare la linguaitaliana.

Mario Coianiz – Sassari

La cultura di un popolo non cresce per imposizione, ma fiorisce pianpiano attraverso l’adesione della coscienza. Questo spiega il rifiutodell’“italiano non buono”, ma non giustifica né il razzismo sociale etanto meno le foibe.

Page 8: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

85-2014

Sembrava essere il pranzo d’ungiorno qualunque. Ma c’era trai commensali un cuore che

batteva più degli altri, un cuore in attesadi una rivelazione che avrebbe per sem-pre mutato la vita dell’intera famiglia Lo-catelli. “Mi sono iscritto tra i volontarialpini. Domani parto per Morbegno”,disse Carlo. Il padre restò attonito, in silenzio. La ma-dre invece, prontamente rispose: “Bravo,fai bene. È il tuo dovere. Va e ritorna contante medaglie. È giusto e bello che tusenta la voce della nostra Patria. Bravo.Fatti onore…”.

Carlo era un ragazzo con le spalle quadree i capelli folti e scuri. Lo sguardo seriod’un uomo plasmato dalle severità dellamontagna e dagli studi tecnici, nono-stante la sua spiccata vena artistica cheaveva dovuto accantonare per necessità.Simile per attitudini era anche Antonio,il fratello più giovane. Erano cresciuti con la stessa educazioneche non concede sconti, che insegna asapersi destreggiare nelle innumerevoliprove della vita. Il padre Samuele li ave-va formati alla disciplina, al culto degliideali di Patria, assecondando con intel-

di Mariolina Cattaneo

Page 9: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

95-2014

Tutto per la Patria

ligenza le loro inclinazioni. Durante levacanze estive i due giovani simili nelcuore e nell’aspetto, partivano per alcu-ni giorni con viveri e tenda alla volta diqualche località delle Alpi ed erano sca-late famose a questa o a quella cima,giorni e notti trascorsi sui ghiacciai. Co-sì divennero forti e capaci e si ritrovaro-no al fronte, l’uno nelle compagnie vo-lontari del Morbegno, 5° Alpini, l’altropilota nel battaglione squadriglie del-l’Aviazione. Il 25 maggio 1915 Carlo era alla stazionedi Bergamo. Quante le penne che spun-

i sentieri degli alpini 1914-1918

LA GRANDE GUERRA

tavano sopra le teste borghesi e si muo-vevano di qua e di là, fino ad indugiare,abbassandosi un poco, nell’ultimo ab-braccio a genitori e amici. Timori e nostalgie s’erano travestiti dichiacchiere e raccomandazioni nel ten-tativo invano di ricacciare indietro l’al-gido pensiero della guerra. Carlo salì sul vagone, si affacciò al fine-strino e con un fazzoletto stretto nel pu-gno della mano destra salutò i suoi: siguardavano tutti e tre immobili sforzan-dosi di fissare per sempre quell’immaginenella mente. Quando il treno scomparve

Carlo Locatelli fu Samuele, era nato aBergamo il giorno di Natale del 1893. Morì

a venticinque anni, il 26 maggio 1918nell’ospedaletto da campo numero 172per ferite riportate in combattimento.Oltre a una promozione sul campo,

guadagnò una Medaglia d’Argento alValor Militare e l’onorificenza inglese per

merito di guerra e numerosi encomi. Il fratello Antonio pluridecorato

nella Grande Guerra, morì in volodurante la Campagna d’Africa del 1936. Gli venne concessa

la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Page 10: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

alla vista, la madre Anna disse con gliocchi persi nell’orizzonte che da qualcheattimo gli aveva rubato il figlio: “Un pre-sentimento mi dice che il nostro Carlomorirà in guerra!”. Rispose d’istinto ilmarito, “Tornano in tanti. Perché non ri-tornerà anche lui? Non ti crucciare. Lorivedremo con le medaglie sul petto”. Ma i cuori delle madri non s’ingannano. Gli scarponi chiodati di Carlo percorseroinfinite vie lungo la zona dell’Ortler Ce-vedale. Si consumarono sullerocce della Cresta di Villacorna,al Passo dell’Ablès, sul San Mat-teo e sul monte Tresero. Il suocorpo curato dagli agi d’una fa-miglia modesta ma a cui nonmancava nulla, conobbe i disagidella vita in baracca. Lo raccontain una lettera all’amica tanto ca-ra: “Signorina, sono tornatoquassù oggi pieno di pidocchi,ma sano come una pesca. Nonsono però i pidocchi che voi co-noscete, son di un’altra specie, grossi co-me grani di riso e rigati di nero che simuovono pesantemente, ne ho preso al-cuni che avevano persino le ali! A voi fa-rà schifo il pensare che io sono così…abituato, a me non ne importa niente e liguardo con indifferenza. Ieri a momentiresto sotto la valanga, per due volte di se-guito mi è partita di sotto i piedi conenorme fragore e il mio sangue freddo hasalvato me e i miei compagni. Eravamo

partiti per una ricognizione quan-do scorgemmo una pattuglia

nemica a otto-

cento metri da noi. Ci mettemmo in po-sizione ed iniziammo il fuoco a nostravolta, alle prime scariche i nemici dimo-strarono un forte panico, indi si diedero aprecipitosa fuga tanto che credo stianofuggendo ancora adesso. Antonio mi hascritto e mi ha mandato tre sue fotogra-fie. Presto dovrò venire a casa in licenzaper un dieci o quindici giorni. Io sto co-me vi ho già detto ottimamente, soltantosono un poco sporco, pensate che non mi

lavo dal 22 ottobre; domani andrò ai ba-gni di Bormio a fare una pulizia radicale,mi libererò così della sporcizia e dai pi-docchi. Santa Caterina, 4 dicembre1915”.Carlo visse tre anni di guerra sulle più al-te quote, fu di sostegno ai suoi alpini e disupporto ai Comandanti per via di quel-la sua ben nota conoscenza della monta-gna che dimostrava in ogni occasione.Rimase sempre in contatto con il fratelloAntonio, l’uno al piano volava con glisci sulle nevi ampie e ondulate come du-ne, l’altro sfrecciava nel cielo, tagliandol’aria e colpendo le postazioni nemiche.Si salutavano sempre con il pensiero e

quando il ritmo incalzante

della guerra concedeva loro il tempo, siscrivevano. “Caro Antonio, mi chiediqualche particolare sulle valanghe. Io si-no ad oggi conoscevo soprattutto la va-langa di neve marcia che scende comeuna cascata, come un fiume, qui inveceho visto molte valanghe di neve farinosache scendono lungo le pareti come nubienormi e con un fracasso indiavolato eche mandano correnti d’aria fortissime,tanto da mandare un uomo a gambe le-

vate come fosse un fuscello di pa-glia. Io infatti la prima volta chefui investito, venni soffiato via,rimasi stordito e rimbecillito, se-polto poi. La prima volta che cirestai sotto ne scampai due e in-cappai nella terza. La secondavolta mi trovavo in una galleriadi neve che serve da riparo, mavenne un valangone di nevemarcia, pesante che sfondò lagalleria e noi rimanemmo impri-gionati in un punto che aveva re-

sistito, sotto metri e metri di neve. Sol-tanto sette ore dopo potemmo uscire a ri-veder le stelle. È straordinaria e orribilel’impressione che hai là sotto: sei strettocome in una morsa, compresso in tuttele parti del corpo, senza respiro e quelloche è più orribile è che puoi ragionare epensare cha hai davanti la certezza dimorire. Alcuni giorni fa ne cadde unache schiacciò e sotterrò una baitadove si trovavano dodici al-pini. Ne furono estrattivivi sei, ma tutti fe-riti, e sei schiac-ciati e appiat-

105-2014

La baracca di Locatelli sull'Ortles Cevedale.

E gli occhi pensierosi e senza sonno che si incrociano

nel buio delle baracche e silenziosisi danno conforto.

Nelle ore di solitudine si pensavasoprattutto a questi momenti,

ai propri cari, agli amici.

Page 11: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

titi come se ci fosse passata sopra unapressatrice. Cose dell’altro mondo che avederle fanno rabbrividire, ma alle qualisi finisce per abituarsi. Passo Ortler, 6maggio 1916”.La guerra è strazio per la morte che legravita attorno, per l’incertezza dell’oraprossima. Cosa accadrà? nessuno può im-maginarlo. Tuttavia in mezzo ai tristi fo-togrammi seppiati appaiono a tratti sce-ne dai colori accesi, quasi accecanti: l’ar-rivo della posta all’imbrunire, quelle car-toline colorate, quelle lettere adorne diparole lette e rilette e che odoravano dicasa. E i fiori inconsapevoli e cocciuti chespuntano dai canaloni detritici ai piedidella montagna. E gli occhi pensierosi esenza sonno che si incrociano nel buio

© M

arino A

imonin

i

Ingresso della cannoniera posta a Le Rese Basse, in prossimità del Passo Stelvio.

115-2014

bandonare il Tagliamento, quando hosentito la enorme irreparabile rovina,quando ho sentito minacciata la mia ca-sa, allora l’unico pensiero che abbia po-tuto consolarmi un poco è stato questo:prima che essi arrivino là io sarò morto. A questo punto ero ridotto. Poi venne il miracolo del Piave, quattrogatti affamati e sfiniti hanno resistito,hanno fermato il nemico. La resistenzadel Piave è la più grandiosa pagina dellanostra storia. Da allora ho sentito anco-ra l’orgoglio di essere italiano, ho sentitorinascere la fede, ho sentito che non eropiù solo a credere, a sperare”.Ascoltiamo e meditiamo perché oratocca a noi.

delle baracche e silenziosi si danno con-forto. Nelle ore di solitudine si pensavasoprattutto a questi momenti, ai propricari, agli amici. Allo scorcio che si vede-va dalla finestra di casa e che mutava dicolore con il succedersi delle stagioni. Al-la scuola, alla messa domenicale. Era cosìper tutti, anche per Carlo. Un alpino spe-ciale eppure allo stesso tempo un alpinocome ve ne furono tanti. Anche attraverso la sua figura celebrere-mo il centenario della Grande Guerra.In cammino, percorrendo crinali e sen-tieri, o attraverso le parole di un diario. Parole come queste: “Al di fuori erosempre quello di una volta. Ma dentroche crollo, che devastazione, come hopianto! E quando abbiamo dovuto ab-

Cartolina commemorativa dei volontari alpini del btg. Morbegno.

Page 12: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

125-2014

Durante una delle mie solite escur-sioni estive, la punta del mio scar-pone urtò qualcosa di metallico e

di vivaci colori, affiorante dalla terra. Se-micancellata la scritta ancora leggibile:“Antipasto Tripoli – Alici in salsa piccante -Forte Sultania” e un bel disegno di una na-ve da guerra italiana con tanto di canno-ni e bandiera Tricolore sabauda al vento.A casa, riguardando la scatoletta italiana,pensavo al percorso che aveva fatto pri-ma di finire nella pancia dell’affamato ar-tigliere alpino che se ne stava nella posta-zione col suo cannone sotto la Costabel-la. Tecnicamente si parla di logistica; vet-tovagliamento, per la precisione.Carne, pesce, frumento, zucchero, ecc.in arrivo sulle navi provenienti dal-l’America del sud e dall’Inghilterrascampate ai vari siluramenti dei sotto-marini austro-tedeschi nel Mediterra-neo, venivano invagonati su treni emandati per la lavorazione ai rispettiviMagazzini Centrali Militari che riceve-vano anche le merci del mercato interno

di Andrea Bianchi

Il kit completo per il pasto: 1) gavettone alpino da 2 litri; 2) borraccia ‘Guglielminetti’ mod. 1907; 3) scatolette per alimenti rinvenute sul campo di battaglia; 4) borraccia in metallo rivestita in pannogrigioverde mod. 1917; 5) bottiglia di birra Metzger di Asti; 6) borraccia in metallo per cavalleria; 7) tazzino per liquidi; 8) cucchiaio; 9) gavetta da truppa da 1 litro con coperchio bucherellato.

nazionale. Gli Stabilimenti di Casaralta(BO) e Scanzano Belfiore (PG) produs-sero circa 60 milioni di scatolette. Daquesti magazzini, le derrate venivanotrasportate sui treni ai Magazzini Terri-toriali e da là, tramite una complicatarete di distribuzione, finivano ai Deposi-ti Reggimentali. Dalle varie posizionidel fronte scendevano le corveè con imuli o i carretti a far la “spesa” per ritira-re gli alimenti da cucinare e distribuireai reparti; oppure salivano i portatori ole portatrici come quelle della Carnia odel Cadore.I panettieri stavano davanti ai forni mo-bili “Weiss”, di brevetto austriaco, chesembravano delle piccole locomotive: ilforno era capace di sfornare 2000 paninel giro di 24 ore che veniva poi biscot-tato. Ecco dunque la famosa “galletta”. C’erano anche le cucine vere e proprie,cioè delle baracche dove si costruivanodei forni in mattoni o pietre, si metteva-no su i pentoloni e si seguivano le dispo-sizioni per preparare il menù del giorno:

13

3

3

2

6

7

89

54

Che fame

Page 13: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

in trincea!

135-2014

era martedì? Ebbene ad ogni combatten-te spettavano: pane grammi 600; caffècon 10 grammi di zucchero; formaggiogrammi 40, riso grammi 120; carnegrammi 200; legumi grammi 50. Erano assicurate – in via teorica – circa2.452 calorie a persona. Un po’ pochine,soprattutto per gente di vent’anni chespesso viveva a più di 2000 metri d’alti-tudine. Fu così che per sopperire allascatoletta di carne “ufficiale” compariro-no quelle delle Ditte private che omag-giavano i “Valorosi combattenti” con icosiddetti “viveri di conforto” in confe-zioni patriottiche, del tipo che si pappòil nostro artigliere cent’anni fa.Oltre alle scatolette, il combattente ave-va la gavetta che per gli alpini era di duelitri, il doppio di quella della fanteria (mail cibo all’interno era della stessa quanti-tà). Certo che la gavetta doveva esserequalcosa di prezioso: ognuno se la lucida-va ben bene (non tanto per igiene, maproprio per non lasciar sprecato nemme-no un briciolino di cibo); poi c’erano isoldati “artisti” che prendevano un chio-do e bucherellavano il coperchio dellagavetta per farne una grattuggia per lagalletta o il formaggio. Il cucchiaio (nonavevano in dotazione la forchetta e percoltello usavano la baionetta) aveva ilmanico ripiegato per inserire il coperchiodella gavetta e farne un piattino. Comebicchiere, il tazzino di latta con un segnosul bordo: era la misura della quantità diliquido di spettanza. Le borracce eranoprima in legno (le famose Guglielminetti,fatte a Torino) che, essendo troppo fragi-li, vennero sostituite nel 1917 con quellemetalliche di forma rettangolare.E poi c’era il tascapane: la dispensa per-sonale del soldato italiano! Ed era un po’come le borse delle donne di oggi, me-glio non guardarci dentro! Ma una cosacuriosa di certo non mancava: lo scalda-rancio. Rotolini di carta di giornale ar-rotolati e imbevuti di paraffina. Unavolta accesi, tre o quattro di questi servi-vano a riscaldare una gavetta, assicuran-do un cibo caldo anche sul ghiacciaio.L’invenzione era di antichissima originegiapponese e serviva per riscaldare l’ac-

qua del tè. Portata da un giornalista inFrancia durante la guerra del 1914, fu vi-sta da una nobildonna italiana che eles-se la sua cucina come prima sede del Co-mitato Nazionale per lo Scaldarancio.Le amiche sue milanesi la imitarono, gliindustriali regalarono delle attrezzatureun po’ più professionali, la gente comu-ne donò la carta, il motto del ComitatoNazionale Scaldarancio era: Riscalda Ri-stori Rincori.La popolazione nonostante soffrisse tre-mendamente la fame continuò nell’ope-ra di sacrificio per non far mancare nul-la ai giovani in armi; anche dopo Capo-retto si mantennero i posti di Ristoro peri soldati di passaggio da e per il fronte; siservivano giorno e notte cibi caldi, be-vande, ma anche cartoline, matite e altri

piccoli oggetti atti a confortare fisica-mente e moralmente le truppe.A fine guerra vennero spedite tonnella-te di cibo alle popolazioni tirolesi, vene-te e friulane, grazie anche all’opera dellaCroce Rossa britannica e americana.L’anno prossimo a Milano, in concomi-tanza con il centenario dell’entrata inguerra dell’Italia, si terrà l’Expo manife-stazione internazionale per il cibo. A questo proposito, ho partecipato di re-cente a un summit dove sono state pro-poste idee innovative e forse un po’ biz-zarre: un manager ha presentato la suastart-up (traduzione idea iniziale) che spe-ra venga finanziata. L’ha chiamata street-food (traduzione cibo da strada) mostran-do i contenitori eco-trendy (traduzioneecologici e di moda) dove il cibo potrà es-sere venduto, consumato e riscaldato perstrada, con un equilibrato menù veganoche oggi va per la maggiore.D’improvviso si è materializzata nellamia mente l’immagine del buon artiglie-re in trincea, affamato. Tra le mani lascatoletta di “Antipasto Tripoli”, intento,sotto gli shrapnell, ad attingere dal suogavettone un po’ di minestra con lo scal-darancio acceso, la tazzina e la borraccia:urlava contro il manager il suo menù datrench-food (traduzione cibo da trincea)…e chissà quali altri improperi!

Pausa rancio durante la grande guerra.Foto sotto: rotolini di carta imbevuti di paraffina per riscaldare il rancio.

i sentieri degli alpini 1914-1918

LA GRANDE GUERRA

Page 14: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

145-2014

La coscienza del CentenarioSull’onda delle tante iniziative pro-

mosse in Italia e in Europa l’Asso-ciazione Nazionale Alpini, in vista

del centenario della Grande Guerra, perrecuperare il senso dei valori morali e ci-vili della ricorrenza e recepire le attivitàdi enti e istituzioni, ha organizzato a Ma-rostica un convegno sul tema.Nella splendida cornice di Palazzo Bag-gio, il 12 aprile scorso tramite il CentroStudi, magnificamente supportato dallaSezione guidata dal presidente FabioVolpato, l’ANA ha presentato le attivi-tà che, da qui al 2018, intende porre inessere per ricordare quella che, segnan-done drammaticamente l’animo e la co-scienza, fu la prima, grande esperienzacollettiva del popolo italiano. Milioni di connazionali che fino a quelmomento erano rimasti lontani o estra-nei allo Stato unitario, scoprirono diaver superato insieme una prova tre-

ai convenuti, “perla preziosa, incastona-ta tra le pietre delle colline”, si sono suc-ceduti una serie di interventi di alto pro-filo, moderati, con perizia e sagacia, daldirettore de L’Alpino Bruno Fasani.

menda e cominciarono a sentirsi, per laprima volta, coinvolti in una medesimacomunità di destino.E dunque, a Marostica, definita dal sin-daco Marica Dalla Valle, nel suo saluto

di Salvatore Robustini

CONVEGNO SULLA GRANDE GUERRA A MAROSTICA

GLI INTERVENTI“Per non dimenticare”. Queste parole sono incise nel marmodella Colonna Mozza che i nostri Padri fondatori hanno postosull’Ortigara. La nostra Associazione è nata lì, da quelle sempli-ci parole che sintetizzano i valori che ancora, a dispetto deltempo trascorso, abbiamo saldi nel cuore. Il centenario dellagrande guerra non può quindi trovarci impreparati e ci è sem-brato importante organizzare un convegno per illustrare e met-tere a disposizione le nostre esperienze, le nostre idee e con-frontarci con enti e istituzioni. Il convegno di sabato 12 aprileorganizzato a Marostica si è aperto con il saluto di rito da par-te dei padroni di casa: il presidente sezionale Fabio Volpato e ilsindaco di Marostica Marica Dalla Valle. Monsignor Bruno Fasa-ni, direttore de L’Alpino e moderatore del dibattito, ha quindi da-

to la parola al presidente della commissione Centro Studi e Sa-crari Luigi Cailotto che ha salutato gli ospiti e chiarito i motividell’incontro. Sono seguiti gli interventi dei relatori dell’ANA:Gianluca Marchesi ha spiegato i progetti dedicati alle scuole;Andrea Bianchi i metodi e i percorsi da seguire nelle ricerchestoriche; Giuseppe Rugolo, presidente della sezione di Bassa-no, i progetti sui sacrari e infine Paolo Plini, ricercatore del CNR,che ha illustrato il suo progetto di rendere note e ben identifica-bili sulle mappe le località che furono teatro degli eventi bellici. Si è quindi proceduto con le esposizioni dei relatori esterni al-l’ANA. Alberto Robol ha spiegato le iniziative della FondazioneCampana di Rovereto. Elena Donazzan, assessore della regio-ne Veneto, ha posto l’accento sull’importanza del centenario co-

Uno scorcio della sala di Palazzo Baggio. ©

Rosanna V

iapia

na

Page 15: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

155-2014

Sono stati interventi con diverso taglio,ma con un unico, condiviso convinci-mento: la Grande Guerra, grande per ilnumero degli italiani che vi si immolaro-no, ma anche per i contenuti e i significa-ti che ebbe, rimane un’esperienza incan-cellabile e rappresenta uno dei momentipiù alti nella storia della nostra nazione. Un’esperienza certo tragica, ma per l’at-tualità dei valori ad essa sottesi, peren-nemente produttiva di insegnamenti,anche in riferimento agli odierni profilidell’identità nazionale.Tutti, in ultima analisi, hanno convenu-to su un categorico imperativo: perchéquesti insegnamenti non vadano disper-si, ora che un secolo ci separa da quegliavvenimenti, ad essi è necessario torna-re, per riaffermare, con animo scevrod’ogni altro fine, il diritto alla memoria,collettiva ed individuale, delle centinaiadi migliaia di italiani che l’immane con-

flitto strappò per sempre alla vita, allafamiglia, alla comunità. E tramandare aigiovani, perché ne facciano viatico,l’immenso patrimonio di valori legati aldovere e al sacrificio.L’ANA, come ha sottolineato il presi-dente nazionale Sebastiano Favero achiusura del Convegno, è nata dallaGrande Guerra e i nostri Padri, con pre-veggenza, si son subito preoccupati, arti-colo 2 dello Statuto, di fissare due prin-cipi irrinunciabili, imprescindibili: ri-cordare e aiutare. Ricordare chi è andatoavanti e tutti coloro che, anche nelle fi-le avverse, si sono sacrificati per l’idealedi Patria. Questo è il messaggio che deve esseretrasmesso ai giovani, che tali cose nonsentono più, anche per la decisione af-frettata di sospendere la leva. Essi, inve-ce, hanno bisogno di sapere, capire e ap-prendere.

Antesignana nel perseguire tali scopi,l’Associazione ha ribadito con forza divoler proseguire, lungo il prossimo quin-quennio, sul cammino intrapreso per te-ner vivo il ricordo dei fatti e delle perso-ne, intensificando il suo impegno lungole tre direttive inerenti il mondo dellascuola, le attività legate alla manuten-zione, tutela e rivalutazione del patrimo-nio rappresentato dai Sacrari, dai museie dalle sale storiche, e la realizzazione diun progetto di cartografia multimediale,a supporto e corredo dei siti e dei tantisegni di un passato, in grado, ancora esempre, di insegnare ed emozionare.Questo è quanto l’ANA ha in animo direalizzare perché l’obsolescenza dellamemoria storica, la cui perdita qualcunoha definito come “Alzheimer dei popo-li”, non abbia a prevalere mai.

me occasione per educare ai valori i giovani. Vittorio Costa del-la regione Lombardia ha illustrato i progetti e le iniziative regio-nali tese alla salvaguardia e alla valorizzazione dei luoghi e del-l’archivio telematico istituito dalla Regione. Gianni Torrenti dellaregione Friuli Venezia Giulia ha posto l’accento sulla necessità dirinsaldare il rapporto tra i giovani e la storia. Il col. Antonino Zar-cone ed il gen. brig. aerea Giuseppe D’Accolti hanno illustrato icompiti e le iniziative rispettivamente dell’Ufficio Storico del-l’Esercito e del Commissariato Generale Onoranze ai Caduti.Umberto Martini presidente del Club Alpino Italiano ha ricordatol’intesa sottoscritta recentemente con l’ANA per il Centenario eil rapporto saldo che dal 1919 lega la nostra Associazione alCAI. Il sen. Franco Marini, presidente del Comitato storico

scientifico per gli anniversari di interesse nazionale, ha illustra-to le priorità del Comitato tese alla difesa dell’unità e della cul-tura italiana e ne ha illustrato i progetti. Il convegno si è concluso con l’intervento del presidente nazio-nale Sebastiano Favero che si è soffermato sui valori che cicontraddistinguono e che dobbiamo trasmettere. L’Italia saràgrande se sarà una, perché solo unita potrà ritornare ad esse-re protagonista in Europa e nel mondo. Ricordare i Caduti e aiu-tare a trasmettere ai giovani i nostri valori fondanti: è questo ilgrande messaggio che il Centenario ci consente di affermare edi trasmettere. Il convegno è terminato tra gli applausi per l'ap-pello di don Fasani: "Che tornino presto a casa i nostri marò".

Mariano Spreafico

L’intervento del sindaco Marica Dalla Valle e il tavolo delle autorità.

© R

osanna V

iapia

na

Page 16: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

165-2014

CISAdi Matteo Martin

Il presidente nazionale Sebastiano Favero ha concluso i lavori. È al tavolo delle autoritàcon il comandante delle Truppealpine gen. Alberto Primicerj, il vicario dell’ANA Adriano Crugnolae il direttore de L'AlpinoBruno Fasani.

© R

osanna V

iapia

na

Parole per il Il 18° Convegno Itinerante della

Stampa Alpina si è svolto nella bellaMarostica, appena dopo il “Convegno

sul centenario Grande Guerra”, organiz-zato dal Centro Studi ANA. Per darecontinuità d’intenti e ulteriore sviluppoagli argomenti trattati il tema del CISAè stato: “Comunicare il centenario”. Laformula del convegno ricalca quella benriuscita delle ultime due edizioni, con losvolgimento di relazioni sul tema propo-sto e la successiva discussione in gruppidistinti, in modo da sviluppare un con-fronto più libero.Aprendo i lavori, a cui hanno partecipa-to i responsabili di 62 testate sezionali e 6di Gruppo, il direttore de L’Alpino BrunoFasani ha spiegato il senso dell’incontro,

il fronte italo-austriaco compiendo ungrande lavoro storico e giornalistico,pubblicato su La Repubblica, confluitonel film documentario L’albero tra le trin-cee di Alessandro Scillitani.Rumiz ha visitato i luoghi della memoriae della nostra storia, osservandoli conl’occhio del giornalista e sentendoli conil cuore del poeta, del curioso e dell’in-namorato. “Sono triestino - ha esordito -e sono uno dei montanari di mare, tra ipochi che vanno in barca e cantanocanzoni di montagna. Nel viaggio suiluoghi della Grande Guerra ho avutol’animo anfibio e l’ho affrontato con ilcuore europeo, ancor prima che italiano,nel senso che ho avuto un papà generaledell’Esercito Italiano reduce della secon-

destinato a capire in che modo la stampaalpina possa raccontare la Grande Guer-ra: “C’è la moda di uno storicismo esa-sperato; noi dobbiamo andare sull’essen-ziale della storia per raccontarla bene,senza sconfinare nel personalismo e nelsentimentalismo. È importante far ciòperché i nostri giornali devono diventareappetibili anche ai non alpini”.Il compito di sviluppare gli argomenti èstato assegnato a due relatori d’eccezio-ne: Paolo Rumiz, giornalista e scrittore,fresco vincitore del premio “Giornalistadell’anno 2013” assegnato dall’ANA el’alpino Paolo Ferrario, giornalista diAvvenire e direttore di Penna Nera delleGrigne, periodico della sezione di Lecco.Nell’ultimo anno Rumiz ha ripercorso

Page 17: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Centenario

175-2014

da guerra mondiale, ho uno zio irreden-tista che è stato sindaco di Trieste e unnonno che è stato soldato dell’esercitoaustriaco e ha combattuto in Galizia. ATrieste noi parliamo dei nostri soldati,ma non si capisce se siano dell’una o del-l’altra parte. Quando si va negli altrifronti della guerra si comprende che latrincea più che dividere ha unito glieserciti. La guerra di posizione ha fatto sìche i ragazzi si fiutassero, si parlassero esi sentissero partecipi della stessa trage-dia. L’Europa è nata in quelle trincee”.Rumiz ha parlato della sua esperienza diviaggio, di cui ha portato le immagini dipietra e delle quote: “Sotto l’Ortigara hodormito in una vecchia piazzola da mor-taio con la tenda: ritrovarmi in altamontagna sotto il diluvio mentre il ven-to ti strattona mi ha fatto percepire soloun piccolo assaggio di quanto vissero inostri soldati”. Un’immagine questa checi aiuta a visualizzare più facilmente laformula che secondo il giornalista è im-portante saper trasmettere soprattutto aigiovani: “È urgente rispondere al patri-monio, sopito nelle memorie di tanti,con una carica emozionale e non solocommemorativa o di comprensione.Non basta quindi capire, occorre met-tersi nei panni dei giovani d’allora”.Per parlare ai giovani di oggi occorrequindi riprodurre delle situazioni emo-zionali forti che si possono vivere solosui luoghi in cui queste sono accadute:“Sono stato in una postazione sulla cimadel Col Gallina con dei ragazzi - prose-gue Rumiz - e il custode ha letto alcunelettere alla sola luce della lampadinafrontale. Non avete idea del silenzio chesi è creato nei ragazzi che sono entrati inuna dimensione diversa e hanno iniziatoquasi a dialogare con chi non c’era più”.La fatica è poi un elemento fondamenta-le per mandare a memoria le cose perché“le stesse lette con facilità su internetvengono altrettanto facilmente dimen-ticate. Ho proposto al sindaco di Gemo-

PREMIATA LA STAMPA ALPINA

In occasione del 18° CISA è stato consegnato il “Premio stampa alpina” a Lo ScarponeValsusino che è stato giudicato dall’apposita commissione come la migliore testata al-pina tra le 40 in concorso. A ritirare il premio e il trofeo sono stati i pilastri del giornaleDario Balbo, Elio Garnero e Valerio Olivero (nella foto).Quest’anno la scelta del vincitore è stata ardua perché in una manciata di punti c’eranopochissimi giornali e quindi la commissione del premio ha deciso di riconoscere la bra-vura di chi si è piazzato comunque ai vertici, consegnando un riconoscimento al secon-do classificato, consegnato ad Achille Gregori per il Baradell, giornale della sezione diComo, mentre il direttore di Fiamme Verdi Antonio Menegon e il presidente della sezio-ne di Conegliano Giuseppe Benedetti hanno ritirato il premio per il terzo posto.Una menzione speciale è stata fatta per L’Alpino in Europa, giornale delle sezioni di Bel-gio, Germania, Lussemburgo, Nordica e Balcanica-Carpatica-Danubiana, diretto da Gio-vanni Camesasca, che ha ritirato il riconoscimento accompagnato dal segretario di re-dazione Giorgio Moretto. Consegnando la pergamena il direttore de L’Alpino Bruno Fa-sani ha spiegato: “L’Alpino in Europa forse non potrà mai ambire a vincere, ma è fattocosì bene dal punto di vista dell’impianto e dal punto di vista storico che risulta eccel-lente e senza rivali sotto molti aspetti. Il suo direttore si cava il pane dalla bocca per far-lo. Sei un esempio per tutti!”.

© R

osanna V

iapia

na

na di fare un bando tra le scuole superio-ri di tutta Italia e selezionare dei giovaniper vivere un’esperienza come se fosserosoldati della Grande Guerra: fare tregiorni di strada ferrata e altri due di lun-go cammino, poi acquartierarsi e riceve-re le storie di quanto è accaduto allora”.Insomma, una cosa è ascoltare un rac-conto, altra cosa è viverlo. Le parole sul-la Grande Guerra intercettate passiva-

mente possono facilmente evaporare intanti giovani, ma vivere un’esperienzasulla propria pelle fa nascere interrogati-vi, curiosità e un’esigenza di compren-sione.Nel suo intervento Paolo Ferrario haspiegato “come rendere appetibili le no-tizie sui giornali senza farli diventare deilibri di storia”.Per raccontare la Grande Guerra chi

Page 18: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

185-2014

scrive deve avere il fiuto dell’investiga-tore nel recuperare storie nascoste e sa-per trasferire le emozioni che queste tra-smettono. Occorre “andare a trovare lagente comune, ad esempio gli abitantidegli altipiani dove la guerra è statacombattuta, per farsi raccontare e creareuna sorta di narrazione”. Ferrario portaad esempio il toccante lavoro di Erman-no Olmi nel film Torneranno i prati, incui il regista, per raccontare la storia, si èlasciato ispirare dal vissuto della popola-zione di Asiago.Oltre che nelle parole, la storia è neglioggetti: lettere, documenti, divise e ci-meli sono importanti da “recuperare inmodo che possano far parte di mostre edessere presentati nelle scuole”. Le mi-gliaia di soldati al fronte avevano neces-sità di comunicare: si stima che siano4miliardi le lettere spedite dagli italianie 30miliardi quelle in tutta Europa. Unenorme bagaglio di informazioni e di vi-

ta si cela quindi nelle cassepanche e nel-le soffitte delle case, nei registri delleparrocchie e nei granai di tutto il Vec-chio Continente. “E in nessun libro distoria - ricorda Ferrario - si leggono leparole di chi ha vissuto i fatti della guer-ra. Attraverso le lettere, gli occhi e la vo-ce della gente del paese è possibile scri-vere e raccontare storie, ma anche realiz-zare mostre. Molti di questi scritti sem-brano addirittura la trama di un film o dispettacolo teatrale che potrebbe essererappresentato nei paesi in collaborazionecon la filodrammatica locale. Sarebbeuna ricchezza incredibile da raccontare”.Tanti Gruppi e Sezioni hanno un coro eanche le cante, soprattutto quelle menoconosciute, molte delle quali sono statescritte nelle trincee della Grande Guer-ra, sono fondamentali per trasmettere lospirito del messaggio, perché toccano ilcuore e sono importanti per la cristalliz-zazione della memoria.

Giornali e riviste della stampa alpinapossono poi ospitare delle ricerche ine-dite e diventare fonte di informazione. Epropone al riguardo una bella frase dellostorico Alessandro Gualtieri: “Sono cer-to che la pazienza e l’acutezza degli alpi-ni sapranno aggiungere delle pagine distoria minore ma non per questo menoimportanti”.Ultima, non meno rilevante, è la tuteladei luoghi della Grande Guerra. “Essi so-no dei libri a cielo aperto. Occorre ini-ziare un grande cantiere di recupero abeneficio della memoria collettiva. At-traverso i giornali si potrebbero avviarecampagne di sensibilizzazione delle isti-tuzioni locali in modo che collaborinoper la tutela di questo patrimonio”. EFerrario propone che tutte le Sezioniadottino un luogo della Grande Guerraperché diventi luogo della memoria.I due relatori hanno quindi diretto igruppi di lavoro dove gli argomenti so-no stati sviluppati e il giorno seguentesono stati condivisi tra i convegnisti gra-zie alle relazioni del presidente della se-zione di Cividale Pierluigi Parpinel per ilgruppo di Rumiz, e del giornalista alpinoDino Bridda per il gruppo di Ferrario.Riportando ottimamente le tante sfaccet-tature di una discussione articolata, Par-pinel ha sottolineato che nel lavoro digruppo, moderato dal vice presidente del-l’ANA Adriano Crugnola, “Rumiz ha da-to il compito di far emergere il patrimo-nio emozionale, per dare aria alla memo-ria del centenario della Grande Guerra”.“Sacrificio, senso del dovere, anelito dilibertà, orrore e tragedia della guerra so-no le parole dalle quali scaturiscono leemozioni che dobbiamo trasmettere”.Qualcuno ha obiettato dicendo che“questo lavoro sulla stampa alpina lofacciamo da anni!”. È però importantecontinuare su questa strada e “farlo me-glio perché lo scopo è quello di incon-trare i giovani per dare forza all’idea dipace, un sentimento che diamo spessoper scontato. In realtà “la pace è preca-ria e quindi dobbiamo darle forza, co-municando nel nostro territorio e di-ventando dei leader”. “Non è facile es-sere leader, ma potremmo essere comedei buoni padri” hanno ribattuto altri,non “rincorrendo le polemiche” ed evi-tando di “nascondere le contraddizionidella guerra (ad es. quelle trentine oquelle giuliane a Trieste)”. Senza di-menticare di parlare negli articoli del-l’importanza dei civili, delle donne edelle famiglie. Concludendo, Parpinel

Paolo Rumiz durante il suo intervento. In secondo piano l’altro relatore del convegno, Paolo Ferrarioe il direttore de L’Alpino Bruno Fasani.

© R

osanna V

iapia

na

© R

osanna V

iapia

na

Page 19: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

195-2014

Sono stati settanta i partecipanti del 18° CISA che hanno dato il loro giudizio sul conve-gno, sui temi trattati e sull’organizzazione, giudicata buona (il voto medio è di 3,64 suuna scala da 1 a 5). La quasi totalità ha dichiarato di essere stata informata sui motividella partecipazione e sugli obiettivi dell’incontro che sono stati raggiunti per la stra-grande maggioranza dei partecipanti (il voto medio è di 3,36). Il 28% ha tratto buonisuggerimenti per migliorare la qualità del lavoro, il 25% conoscenze per l’attività asso-ciativa, il 20% suggerimenti per migliorare l’efficacia personale, il 18% motivazione edentusiasmo, il 9% informazioni utili sulle tecniche metodologiche. Per il 35% dei parte-cipanti i contenuti del convegno sono stati utili; per il 22% e 18% rispettivamente, appli-cabili o concreti, per il 17% sono stati solo teorici e l’8% ha segnalato altre motivazio-ni. Sono dati confermati anche dalla valutazione generale sul risultato del convegno conl’54% che dichiara di portarsi a casa tanto e solo il 9% poco o niente.

Uno dei tanti momenti del dibattito.

ha proposto di andare nelle scuole, por-tare i giornali alpini e riservarne unospazio per far scrivere i giovani. “Ci sono alcuni elementi comuni ai duegruppi”, ha esordito Bridda nella suaesposizione. Per raccontare la GrandeGuerra nel gruppo diretto da Ferrariosono state individuate tre direttrici chepermettono di lavorare su materiali ine-diti: “La lettura dei nomi sui monumen-ti, in modo da risalire alle storie dei Ca-duti; reperire del materiale documenta-le nelle cassepanche e nelle soffitte del-le case; leggere i fogli matricolari e altridocumenti reperibili negli archivi diStato”.“Occorre anche lavorare sui giovani eaprire le pagine dei giornali ad un con-corso o a delle borse di studio che li ve-dano protagonisti. Senza scordare dicoinvolgere le sovrintendenze e i Beniculturali, interessati a mappare e codifi-care cippi e monumenti”.“Se non facciamo tutto questo lavoronoi alpini, chi lo farà?” si domanda Brid-da, auspicando un grande impegno neiprossimi quattro anni, in modo da risco-prire un ulteriore elemento a rinforzo deivalori della nostra comunità.Il CISA è stato anche un bellissimo in-contro tra le tante realtà della nostra As-sociazione, a partire dall’accorato inter-vento del presidente emerito CorradoPerona che ha richiamato l’attenzionesul “centenario della Grande Guerra chesi collega al centenario dell’ANA e al fu-turo associativo. Dovremo fare sacrifici equalcosa cambierà, purché non cambi ilservizio alla nostra Patria e il rispettoverso i nostri morti. Noi non cerchiamonumeri, cerchiamo l’anima e il cuore diquanti entreranno nella nostra Associa-zione. Solo così potremmo portare rispet-to ai nostri Padri. Anche queste cose bi-sognerà scriverle sui nostri giornali”.Il gen. Alberto Primicerj ha ringraziatogli addetti stampa che hanno seguito ilavori del convegno: il col. Enrico Mat-tina per il Comando Truppe alpine e gliufficiali della Taurinense e della Julia,ten. col. Mario Renna e il capitano Ma-rio Francavilla. Ha chiesto di mantene-re viva, sulla stampa alpina, l’attenzio-ne ad argomenti quali “l’addestramentoin montagna, per far capire la necessitàdi avere unità di fanteria leggera comele Truppe alpine che sono l’essenza del-l’impegno futuro; dare risalto alla mul-tinazionalità crescente nelle attivitàdelle brigate ed evidenziare le capacitàdegli alpini in armi nelle emergenze di

I RISULTATI DEL QUESTIONARIO

© R

osanna V

iapia

na

Conoscenze utili per l’attività associativaSuggerimenti per migliorare l’efficacia personaleSuggerimenti per migliorare la qualità del lavoroTecniche metodologiche utili al lavoroMotivazione ed entusiasmo

UtiliApplicabiliConcretiTeoriciAltro

I contenuti del convegno sono stati...Dalla partecipazione hai ricavato...

25%

20%28%

9%

18%

35%

22%18%

17%

8%

protezione civile e nello sport”.Dopo un breve saluto del presidente del-la sezione di Marostica Fabio Volpatoche con i suoi alpini ha organizzato ma-gnificamente la due giorni di convegno,ha chiuso i lavori il presidente nazionaleSebastiano Favero: “In occasione delcentenario dobbiamo affinare la nostratecnica e trovare il modo per parlare ai

ragazzi di 15-25 anni che rappresentanoil futuro. Se vogliamo che la memoriacontinui dobbiamo far sì che i giovani ciascoltino e trasmettano il nostro senti-mento che è quello che parla della no-stra storia e del nostro Paese”. E ha concluso: “Noi siamo e saremosempre per l’Unità d’Italia! Chi non lapensa così non fa parte dell’ANA”.

Page 20: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

205-2014

Ghiacciai e montagne dove nascono itorrenti, i bambini con il Tricolorein mano e un vecchio saggio che

racconta un po’ di sé. Sono dolci melodieper le orecchie di un alpino e sono alcunedelle immagini che il cantautore DarioBaldan Bembo traduce in musica nel suoultimo lavoro, un vero e proprio inno allecose semplici ma al tempo stesso piene disignificato, un tributo a quella che chia-miamo alpinità e che si traduce in uno sti-le di vita, in vero e proprio pensiero alpino.Penso Alpino, la canzone principale che dàil nome al Cd, “è un annunciare quello chesono le penne nere, quasi come se fossero idieci comandamenti degli alpini. In questacanzone - racconta il cantautore - c’è tantocuore: è la musica di un non alpino che siinnamora degli alpini e pensa alpino”.“Considero terminato quel periodo, seppurimportante, di canti che raccontano di ba-ionette e sangue. Questo è un canto nuovoche parla non di alpini soldati ma di alpinicongedati, di quello che fanno e di quelloche trasmettono con il loro agire”.Baldan Bembo racconta che le penne neresono state parte della sua vita fin da quan-do era piccolo. Li vedeva nella sua città,Maggiora (Novara), dove nacque una bellaamicizia con il generale Carlo Jean e suofratello Paolo che “sapeva del mio amoreper la montagna, per gli alpini e in partico-lare per i cori alpini. Già a dieci anni ave-vo una sensibilità particolare su queste mu-siche”. Ricorda che cantava con il corodella chiesa “Se fossi una rondinella” e“Gran Dio del cielo”, uno dei brani che ri-propone nel nuovo disco.A Penso alpino, realizzata grazie alla colla-borazione con il coro ANA “Stella Alpi-na” di Berzonno diretto da Patrizia Parac-chini, fanno da corollario nel Cd altre ottoarie in forma orchestrale, brani che sonoun must per gli alpini come Sul Cappello, La

AlpinoIL NUOVO DISCODI BALDAN BEMBO PRESENTATO ALL’ADUNATAPenso

Page 21: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

215-2014

DARIO BALDAN BEMBO è nato a Mi-lano il 15 maggio 1948. Autore, musi-cista e interprete, è uno dei protagoni-sti della musica leggera italiana. La sua carriera inizia negli anni Settan-ta: dopo una prima esperienza con l’or-chestra del Clan Celentano, collabora,nelle vesti di tastierista, con AugustoMartelli. Nel 1971 entra nell’Equipe’84, con la quale partecipa al Festivaldi Sanremo, e collabora alla realizza-zione dei dischi dei maggiori interpretidel momento: Lucio Battisti, Mina, Or-nella Vanoni, Premiata Fomeria Marco-ni, Caterina Caselli, i Salis.Nel 1974 scrive Soleado con CiroDammicco, una canzone portata alsuccesso negli Stati Uniti con il titolo diWhen a child is born. L’anno seguentedebutta come cantautore con Aria chediventa un successo internazionale.Negli anni ’80 inizia la collaborazionecon Renato Zero - per cui scrive le mu-siche e gli arrangiamenti di molte suecanzoni - e partecipa a Festival di San-remo con Riccardo Fogli. Nel 1982 è ai primi posti delle hit conAmico è, interpretata con Caterina Ca-selli. Il brano diventa popolare in quan-to sigla di Superflash, trasmissione diCanale5 condotta da Mike Bongiorno.Dopo un periodo di pausa, nel 1993 ri-prende a collaborare con Renato Zeroper l’album Quando non sei più di nes-suno. Nel 1996 è uscito il disco Il can-to dell’umanità.

Il Cd contiene 9 brani, 30 minuti, 12 euro (di cui 2 euro sa-ranno destinati a sostenere l’iniziativa “Ponte degli al-pini di Nikolajewka”). Moneglia Edizioni Musicali s.r.l., pro-duzione Dario Baldan Bembo e Antonio Zuccaro. Con la par-tecipazione del coro “Stella Alpina” di Berzonno della sezio-ne ANA di Cusio-Omegna.Il Cd sarà in vendita all’Adunata di Pordenone presso ilgazebo di corso Garibaldi, dove le copie potranno es-sere autografate dal cantautore. Il Cd potrà altresì esse-re acquistato presso le Sezioni ANA al costo di 12 euro(+ spese di spedizione), oppure su ana.it dove potrete ascol-tare un’anteprima di “Penso Alpino”, e anche su iTunes.

montanara, Stelutis Alpinis, Il testamentodel capitano. “Ho scelto questa formula -spiega il cantautore - per rendere questemusiche originali, leggere. Alcune crea-no un’atmosfera quasi chopiniana”.Oltre a scrivere le parole di Penso Alpino,Baldan Bembo ha curato l’armonizzazio-ne per il coro: “Sulla mia musica non sipotrà certo marciare, ma - ci rivela conuna punta d’orgoglio - sono sicuro chepotrà essere intonata come una delle vo-stre più belle cante”.Non vediamo l’ora di sentirla! La primaufficiale sarà all’Adunata nazionale diPordenone, nella serata di sabato 10maggio all’auditorium Concordia, in oc-casione del saluto del sindaco e del pre-sidente nazionale Sebastiano Favero alleautorità, al Consiglio Direttivo Nazio-nale e ai presidenti delle Sezioni.La presentazione di Penso Alpino a Por-denone è anche un bel modo per aggiun-gere musicalità alle parole del motto del-

l’Adunata: “Gli alpini esempio per l’Ita-lia”. Esse ben esprimono il sentimentoche l’Associazione vuole trasmettere inquesta grande manifestazione. Durantela conferenza di presentazione dell’Adu-nata anche il presidente nazionale Fave-ro aveva voluto rimarcare che “le paroledel motto non intendono dire che gli al-pini sono più bravi degli altri ma affer-mano con forza che le penne nere sonopersone normali che fanno qualcosa cheoggi non avviene, come compiere il pro-prio dovere per l’Italia”.Lo stesso sentimento che si ritrova nelleparole di Penso Alpino. Ed è lo stessomessaggio che troviamo scritto sulla co-pertina del Cd: “… per rifar bella l’Italiaci vuole il coraggio degli Alpini, ci vuo-le l’amore per la terra degli Alpini, civuole la sobrietà degli Alpini, ci vuole lareligiosità degli Alpini”. Firmato donCarlo Gnocchi.

Matteo Martin

Il cantautore Dario Baldan Bembo consegna una copia autografata del Cd al presidente Favero.

Page 22: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

225-2014

Il “Conegliano” Èstata una conclusione insolita

quella del campo invernale del 3°reggimento artiglieria da monta-

gna di Tolmezzo, comandato dal colon-nello Flavio Lauri, per la concomitanzacon le celebrazioni del centenario dellaGrande Guerra che iniziano quest’annoe che desiderano la più larga partecipa-zione, in particolar modo di coloro cheoggi, vestendo una divisa, meglio di tut-ti rappresentano chi si è sacrificato perla Patria. Lo storico Gruppo “Conegliano”, costi-tuito il 5 ottobre 1882 nella città venetadella quale porta il nome, oggi al coman-do del ten. col. Antonello Cagnazzi, haaffrontato tre settimane di spostamentidall’Alto Adige, alla Carnia, al Veneto.Su richiesta del presidente nazionale Se-bastiano Favero è giunto anche sulMonte Grappa con la 13ª batteria, co-mandata dal tenente Marco Nardi. Fa-vero ha coinvolto i presidenti delle se-zioni di Conegliano e Bassano, GiuseppeBenedetti e Giuseppe Rugolo, perché

l’accoglienza fosse degna del luogo e deiprotagonisti.Cima Grappa, molto suggestiva graziealle abbondanti nevicate invernali, èstata raggiunta dagli alpini in armi doposei ore di marcia: dal Monte Tomba allavetta attraverso il crinale sud-orientale,costeggiando le trincee della prima lineadi quel fronte che decise le sorti dellagrande guerra. Il 27 marzo un sole tiepido e qualcheleggero fiocco hanno accompagnato lacerimonia che, a causa dell’abbondanteneve, non si è potuta svolgere al Sacra-rio, ma nel sottostante piazzale della ca-serma Milano. Una celebrazione sempli-ce e allo stesso tempo suggestiva: dopouna breve sfilata, accompagnata dallafanfara alpina della sezione di Coneglia-no, i partecipanti si sono schierati difronte alla galleria Vittorio Emanuele IIIdove sono stati resi gli onori alla Bandie-ra e ai Caduti. Oltre al presidente nazio-nale Favero e al vice Nino Geronazzo,c’erano gli alpini e i vessilli delle sezioni

NOSTRI ALPINI IN ARMIdi Flavio Gollin

Il reparto in armi del Tolmezzo comandato dal tenente Marco Nardi, promosso capitano sul campo.

Page 23: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

235-2014

di Conegliano, Bassano, Treviso e Car-nica con i rispettivi presidenti e una cin-quantina di gagliardetti. Non è volutomancare all’appuntamento il direttoredel Sacrario ten. col. La Bella e i suoicollaboratori. Dopo l’alzabandiera è sta-ta deposta una corona d’alloro in memo-ria di tutti i 22.000 Caduti italiani e au-stroungarici che riposano poco più in al-to, mentre il cappellano militare donGiuseppe Ganciu impartiva la benedi-zione e leggeva la Preghiera dell’Alpino.Al momento dei saluti il colonnelloLauri ha manifestato la grande soddisfa-zione di aver visitato luoghi così ricchidi storia e di sacrifici che fanno sentirel’orgoglio di essere italiani e alpini. Fa-vero, nel porgere il benvenuto ai nostrisoldati ha ricordato che su questa mon-tagna si è fatta l’Italia e che è nostro do-vere trasmettere i valori di quel messag-gio “Monte Grappa tu sei la mia Patria”scolpito nel marmo del Sacrario.

Un fuori programma lo ha riservato ilcomandante Lauri promuovendo capita-no Marco Nardi, comandante della 13ªbatteria e chiedendo al presidente nazio-nale di consegnare all’ufficiale l’insegnadel nuovo grado: una promozione “sulcampo” per il capitano, emozionato eosannato dai suoi alpini. Tanta commozione per una cerimoniache nessuno scorderà.

Il presidente nazionale Favero e il col. Lauri rendono omaggio ai Caduti.

sul Grappa

Page 24: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

245-2014

Un piccolo assaggio dell’Adunatache si terrà nella città abruzzesenel 2015 ha avuto luogo il 29 e 30

marzo presso la caserma Rossi de L’Aqui-la, in occasione del 2° Convegno Nazio-nale dei Coordinatori Giovani del-l’ANA - ospitati dalla sezione Abruzzi edal 9° Alpini - che si sono confrontatisul tema: “L’esperienza degli alpini nellemissioni all’estero ed i suoi riflessi sul fu-turo dell’ANA; l’impegno associativooggi e domani dei Giovani dell’ANA”.Sabato 29 marzo, dopo l’alzabandiera egli onori ai Caduti hanno avuto ufficial-mente inizio i lavori, promossi e coordi-nati dalla Commissione nazionale Gio-vani, coordinata dal consigliere naziona-le Roberto Bertuol, unitamente ai colle-ghi Giorgio Sonzogni, Guido Vercellinoe Antonello Di Nardo che oltre ad esse-re un consigliere nazionale è anche ca-pogruppo di Barisciano. Il vice presiden-te nazionale Renato Zorio, il comandan-te del 9° reggimento Alpini, col. Massi-mo Iacobucci e il presidente della sezio-ne Abruzzi Giovanni Natale hanno por-tato ai convegnisti i saluti dell’Associa-zione e degli alpini in armi.Il giorno precedente all’apertura delconvegno era stato costituito presso un

grande associazione d’arma del mondo.Nel pomeriggio Paolo Plini, alpino, ri-cercatore del CNR, ha presentato la suaopera sui luoghi della Grande Guerra:facendo una serie di ricerche e sovrappo-sizioni di informazioni è riuscito a redi-gere una mappa informatica molto det-tagliata dei luoghi dove sono avvenuti ifatti della prima guerra mondiale, met-tendo a disposizione uno strumento pre-zioso di approfondimento per storici edappassionati, ma anche un valido sup-porto per le attività che l’ANA ha postoin essere per il recupero e la manutenzio-ne dei luoghi che furono teatro delle ge-sta del Corpo degli Alpini.Mauro Buttigliero, giovane del 1° Rag-gruppamento che ha condiviso il proget-to dei giovani ANA fin dagli albori, haaperto gli interventi dei coordinatori diraggruppamento e ha illustrato le attivi-tà svolte e i risultati ottenuti, ben rispec-chiati dal numero di partecipanti al con-gresso de L’Aquila e dal bel gruppo diamici che si è venuto a creare. L’energiadi Andrea Motta, da poco coordinatoredel 2° Raggruppamento, ha caratterizza-to il suo intervento. Andrea, palesando le difficoltà che tro-va nel far breccia nelle Sezioni con più

notaio della città il Comitato Organizza-tore dell’88ª Adunata nazionale deL’Aquila. Nella concomitanza dell’even-to il presidente del Comitato, consiglie-re nazionale Luigi Cailotto, è intervenu-to al convegno illustrando i progetti incui l’ANA è impegnata per le celebra-zioni del centenario della Grande Guer-ra. Sull’Adunata sono intervenuti ancheil sen. Franco Marini, alpino ed ex presi-dente del Senato, e il sindaco de L’Aqui-la Massimo Cialente, i quali hanno pre-sentato la grande manifestazione alpinadel 2015 come un’occasione importanteper la città, ferita dal tremendo sisma del2009, ma che sta lottando per tornare al-la normalità.A parlare di alpini in armi e dell’espe-rienza nelle missioni all’estero è interve-nuto il capitano Marco Deon, in serviziopresso il 9° Alpini e già impegnato nellamissione ISAF in Afghanistan, che haillustrato il compito dei militari e le va-rie fasi della missione. È emersa l’altapreparazione tecnica, ma soprattuttoumana dei nostri connazionali che, no-nostante il cambio delle modalità di re-clutamento e di impiego nell’Esercito,portano avanti la grande tradizione alpi-na che permette all’ANA di essere la più

A L’AQUILA IL 2° CONVEGNO NAZIONALE

I giovani e il

I giovani ANA alla caserma Rossi de L’Aquila.

Page 25: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

255-2014

soci, ha mostrato un ottimismo ed unacarica positiva non comune che fa bensperare per il futuro.Alessandro Ferraris, coordinatore del 3°Raggruppamento, ha parlato delle mol-teplici attività dei giovani delle Sezionitrivenete, evidenziando le criticità - inrealtà presenti in tutti i Raggruppamenti- come le resistenze che in alcune Sezio-ni vengono incontrate nella costituzio-ne dei coordinamenti giovani e nel so-stegno, anche economico, alle loro ini-ziative. È stata sottolineata anche l’im-portanza che gli obiettivi fissati dalCDN attraverso i coordinamenti deigiovani dell’ANA trovino la massimacondivisione e collaborazione.Dopo un filmato toccante in ricordo del-l’alpino Matteo Miotto, caduto in Af-ghanistan, Nicola Stoppa della sezionedi Vicenza ha illustrato le iniziative a fa-vore dei giovani che intendono parteci-pare ai bandi di arruolamento dei volon-tari con l’intento di indossare il cappelloalpino: un’opera che ha dato ottimi ri-sultati e che è stata indicata come unesempio da seguire e incentivare, anchein parallelo alle analoghe attività che ireparti svolgono per gli alpini in armiimpegnati in concorsi di rafferma. Unesempio su tutti quello del 9° Alpini, co-me ha avuto modo di spiegare un altropadrone di casa, il ten. col. Roberto Ne-ri, comandante del battaglione L’Aquila.L’incontro è stata anche l’occasione perindividuare un nuovo coordinatore gio-vani per il 4° Raggruppamento: si trattadi Florindo Rossi della sezione Moliseche insieme all’altro responsabile delRaggruppamento, Marco Scapperrotta,avrà l’arduo compito di supportare la Se-zione abruzzese con un gruppo di volon-terosi giovani alpini nella preparazionedella Adunata nazionale del 2015. Domenica 30 marzo nell’aula magnadella caserma Rossi si sono tirate lesomme dei lavori del giorno precedentee si è aperto il dibattito tra i giovani del-le varie Sezioni. È stato un confronto di

riflessioni e di esperienze che hanno po-sto la base per il lavoro nei prossimi me-si e che ha permesso di condividereobiettivi e idee sul futuro associativo.Occorre evidenziare che i giovani del-l’ANA ritengono sia indispensabile so-stente il mantenimento della massimaefficienza delle Forze Armate e in parti-colare del Corpo degli Alpini, sia per icompiti della difesa e sicurezza naziona-le ed europea, sia per l’impegno nellemissioni di pace all’estero che per il

senso civico

controllo e la salvaguardia del territorioe degli interventi nelle emergenze, af-fiancati dai volontari della ProtezioneCivile, nella quale l’ANA svolge unruolo importante. Nell’approssimarsi del centenario dellaGrande Guerra il convegno è stato an-che un’occasione di riflessione sul signi-ficato delle esperienze militari e civilidegli alpini nei 140 anni della loro storiae sulla consapevolezza e salvaguardia deivalori civici che sono alla base di un cor-retto rapporto sociale. In tal senso si èauspicato che il Parlamento possa valu-tare di reintrodurre modalità di forma-zione civico-militare per i giovani, at-tualizzate alla luce del percorso che dallaleva obbligatoria ha condotto alla attua-le organizzazione professionale delle For-ze Armate. Si è fatto portavoce di questaistanza il presidente emerito del Senatodela Repubblica Franco Marini che, in-tervenuto ai lavori, ha sostenuto la ne-cessità di rivedere la naja obbligatoria,anche se per un periodo ridotto, comestrumento di formazione per i giovani eper finalità legate al sociale e alle emer-genze sul territorio.

Roberto Bertuol e Daniele Bertin

Il sen. Franco Marini con il vice presidente nazionale Renato Zorio e, al centro, il presidente della sez. Abruzzi Giovanni Natale.

Page 26: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

265-2014

Libro Verde:solidarietàstraordinaria

Braccia sempre pronte a tendersiverso gli altri, a mostrarsi vicine achi versi nel bisogno e sostanziarsi

di gesti concreti, prosegue la “storia”, ge-nerosa, della solidarietà della grande fa-miglia verde: gli alpini continuano adessere d’esempio per la nostra Italia, cheha bisogno, ora più che mai, di riscopri-re la bellezza dell’impegno, spontaneo edisinteressato, per il bene comune e lagioia del dare, senza nulla chiedere incambio. Anche nel 2013, infatti, il gran-de cuore che alberga sotto il “cappellocon la penna” ha pulsato forte:2.114.995 ore di lavoro per opere di soli-darietà, che, in termini economici, se-condo il parametro adottato a computo,corrispondono a 58.204.662,40 euro aiquali bisogna aggiungere 6.865.411,50euro ovvero le somme raccolte e donateda Sezioni e Gruppi, per un totale di65.070.073,90 euro.Sono questi i numeri della solidarietàpubblicati sul Libro Verde 2013, rag-guardevoli, anche se sono mancati al-l’appello molti gruppi, che sappiamo siprodigano per le loro comunità, ma sonorestii a darne notizia.

ziato il presidente nazionale SebastianoFavero, il vice presidente Nino Gero-nazzo, il presidente della CommissioneCentro Studi ANA e Sacrari Luigi Cai-lotto, il coordinatore nazionale dellaProtezione Civile Giuseppe Bonaldi, iconsiglieri nazionali Curasì, Lavizzari,Minelli, Pandolfo e Robustini e i presi-denti delle cinque Sezioni della regione. L’assessore Gazzolo ha affermato: “Siamoorgogliosi di ospitare questo evento. IlLibro Verde racconta un impegno checontinua da sempre e che di giorno ingiorno si completa di pagine nuove, pa-gine di solidarietà e generosità”. E ha ri-marcato come il contributo di migliaiadi alpini, durante le emergenze che negliultimi anni la Regione aveva dovuto af-frontare, fosse risultato fondamentale eprezioso. Gli ha risposto il presidente Fa-vero: “Abbiamo lavorato, con voi, percercare di risollevare un territorio dura-mente colpito in poco tempo da due gra-vi calamità, in cambio, però, abbiamoavuto il calore della sua gente straordi-naria che ci ha dato un esempio di gran-de dignità e forza di volontà”.

Salvatore Robustini

È pur vero, per dirla col Manzoni, che“cui fu donato in copia/doni con voltoamico/con quel tacer pudico/che accettoil don ti fa”, ma, perché il mosaico dellasolidarietà alpina si completi, corre l’ob-bligo di rinnovare loro, pressante, l’invi-to ad abbandonare ogni forma di ritrosiae ad apportarvi la propria tessera. Un libro, questo della 14ª edizione, rivi-sitato nel formato e nella veste grafica ereso più snello anche nei contenuti, pre-sentato, dietro interessamento e regiadel consigliere nazionale Corrado Bassi,il 2 aprile scorso a Bologna, nella presti-giosa sede della regione Emilia-Roma-gna, a rinsaldare lo storico legame che launisce all’ANA.Di tutto riguardo il parterre, con la pre-senza dell’assessore regionale alla Prote-zione Civile Paola Gazzolo, che ha fattogli onori di casa, del sindaco di FinaleEmilia Fernando Ferioli, del sindaco diCento Piero Lodi, dell’assessore all’Am-biente della provincia di Bologna Ema-nuele Burgin e di alcuni assessori del co-mune di Novi di Modena che hanno vo-luto rinnovare la propria gratitudine aglialpini. Per l’Associazione hanno presen-

NEL 2013 OPERE E FONDI PER 65 MILIONI DI EURO

Da sinistra: il consigliere nazionale Cailotto, il presidente dell’ANA Favero, l’assessore Gazzolo e il consigliere nazionale Bassi.

Page 27: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

OFFERTA RISERVATA SOLO AI SOCIASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

On line! Collegati subito al nostro sito

http://store.edidomus.it

Abbonaticon lo sconto di oltre il

40%

(più € 1,90 contributo spese di spedizione)

anziché euro 45,00

6 numeri diMeridiani Montagnea solo euro

26,00

9 giorni di pura meraviglia tra le montagne e i deserti nella terra dei sultani, conla guida di un esperto geologo.

L’Oman, un gioiello naturalisticoe ambientale affacciato sull’Oceano Indiano, è un paradiso per jeep tour e trekking indimenticabili. Si parte da Muscat, residenza del sultano,per proseguire lungo la costa e poi nel deserto di Wahahiba Sand. Un viaggio di rara bellezza, dove la natura è padrona incontrastata.

Il viaggio è organizzato da Kailas Viaggi, il primo tour operator italiano fondato da geologi.

Regolamento completo su http://store.edidomus.it/regolamento.cfm Montepremi: 3.600,00 €

In più, potrai vincere uno splendido viaggio in Oman partecipando al grande concorso “I Gioielli dei Sultani”

Numero Verde

800-001199Dal lunedì al venerdì dalle 8,45 alle 20,00

Il sabato dalle 8,45 alle 13,00

Abbonati e potrai vincere un viaggio indimenticabile!

IN REGALO INOGNI NUMERO LA

CARTINA ESCLUSIVA

OFFEASSOC

A RISETTA RISERERRTCIAZIONE

A S TTA SOLO AI SOCIAATVVA ER RV NAZIONAL

SOLO AI S LE ALPINI

SOCI

con lo s

40 Ab

bbonatie sconto di oltr

0%

il

406 num

Meridian a solo e

26

0% meri di

ni Montagneo ur

00

(più € 1,90 contrib

anziché e

26,

In pi

buto spese di spedizione)

o 45,00 eur

00

ù e potrai vincer

e uno splendido v

viaggio in Oman

9 giorni di pura tra le montagne nella terra dei s la guida di un es

’Oman, un gioiello Lfac e ambientale af

Indiano, è un para ekking indimen e tr

esiden da Muscat, r

In pipartec

meraviglia e e i deserti

sultani, con sperto geologo.

o naturalisticociato sull’Oceano

diso per jeep tour ticabili. Si parte

nza del sultano,

ù e , potrai vincercipando al grand

e uno splendido v de concorso “I G

viaggio in Oman Gioielli dei Sultani”

ultani”

e lung oseguirper prah nel deserto di W

Un viaggio di rara ona inatura è padr

Il viaggio è organiz iaggi, il prim Kailas V

italiano fondato da

go la costa e poi hahiba Sand.

bellezza, dove la ncontrastata.

zzato da mo tour operator

a geologi.

Regolamen

nto completo su http://store.edidomus.

it/regolamento.cfm Montepremi: 3.60

00,00 €

al lu alle

sab 45

On lin http:/

dì unedì al vener 8,45 alle 20,00

bato dalle alle 13,00

ne! Collegati subito a

e.edido//stor

o sito al nostr ro sito

omus.it

Page 28: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Le prime Alpiniadi estivedell’Associazione Naziona-le Alpini sono state presen-

tate a Roma, nella prestigiosa se-de del Comitato Olimpico Na-zionale Italiano (nella foto), allapresenza del vice presidente vi-cario dell’ANA Adriano Cru-gnola e del presidente del ConiGiovanni Malagò.Si svolgeranno nel cuneese dal5 all’8 giugno di quest’anno.Borgo San Dalmazzo sarà alcentro dei campionati e ospi-terà nel villaggio olimpico gliatleti alpini e i militari italia-ni e stranieri. La quattro giorni delle Alpi-niadi interesserà anche Chiu-sa Pesio, Limone Piemonte eCervasca e sarà una festa del-lo sport e del territorio connumerose iniziative collate-

rali, mostre e fiere che richiameranno

285-2014

SPORT

DAL 5 ALL’8 GIUGNO SARA’ UNA FESTA DELLO SPORT E DEL TERRITORIO

migliaia di persone: ne sono attese 5mi-la. “Non abbiamo scelto Cuneo a caso – haricordato il vicario Crugnola – sappiamodi trovare organizzazione, competenza eprofessionalità per poter allestire unabella prima edizione delle Alpiniadiestive”.Letteralmente coinvolto dall’entusia-smo per l’evento il presidente Malagò:“Il vostro spirito è anche il mio. Sonolieto di avervi qui nella sala più impor-tante del Coni dove sono state prese tut-te le decisioni dello sport italiano perlanciare la manifestazione che unisce glialpini e lo sport. Quest’anno ricorre ilcentenario del Coni, lo celebreremoproprio nei giorni successivi alle Alpi-niadi”.Nella sala Giunta, accanto al presidentedella Commissione Sport Onorio Miot-to, al consigliere nazionale Giorgio Son-zogni e al presidente della sezione di Cu-neo Antonio Franza, c’erano il presiden-

Alpiniadi nel

Page 29: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

295-2014

te di Unioncamere Ferruccio Dardanel-lo, l’on. Chiara Gribaudo, il dirigente al-lo Sport della Regione Piemonte FrancoFerraresi, il generale Claudio Berto, ilpresidente della Federazione MedicoSportiva Italiana Maurizio Casasco e al-cuni sindaci dei Comuni dove si svolge-ranno le Alpiniadi. Il primo cittadino di Borgo, Gian PaoloBeretta, ha annunciato: “Siamo pronti afare la nostra parte per supportare al me-glio gli alpini, preparare la città per ilgrande evento e accogliere tutti coloroche verranno a visitare la nostra splendi-da terra”. Gli ha fatto eco il sindaco diLimone Francesco Revelli e quello diCuneo, Federico Borgna, sostenitore delprogetto per il Memoriale della Divisio-ne Cuneense che nel suo intervento harichiamato l’attenzione sull’aumento deiflussi turistici nella provincia.La cerimonia d’inaugurazione delle Al-piniadi si svolgerà il 5 giugno e coinvol-gerà tutta Borgo San Dalmazzo a partiredal pomeriggio fino a tarda sera. Le garesono in programma a Borgo con il qua-drangolare di calcio e il duathlon, novi-tà assoluta per i campionati ANA, cheunirà le prove di corsa e di mountain bi-ke in una gara serale per le vie della cit-tà. Teatro della corsa in montagna indi-viduale sarà Cervasca, Chiusa Pesio perla corsa in montagna a staffetta e Limo-ne per la marcia di regolarità.Le premiazioni ufficiali della gara di cor-sa in montagna individuale, del qua-drangolare di calcio e della classifica perSezioni si svolgeranno l’8 giugno a Bor-go, prima della cerimonia di chiusura deigiochi, quando la fiamma olimpica delleAlpiniadi estive sarà consegnata alla se-zione ANA di Saluzzo e sarà conservataal rifugio del Colle dell’Agnello.

cuneese

Page 30: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

305-2014

L’edizione numero 48 del campio-nato nazionale di slalom gigante,organizzato quest’anno dalla se-

zione di Trento e svoltosi il 29 e 30 mar-zo sulle nevi di San Martino di Castroz-za, sarà certamente ricordata negli anna-li sportivi dell’Associazione per due mo-tivi: per la prima volta hanno preso il viadal cancelletto di partenza i soci aggre-gati. Il secondo riguarda un fuori pro-gramma organizzativo da cardiopalma, acausa dell’imponente valanga che neigiorni precedenti la manifestazione hainvaso la strada per Passo Rolle, costrin-gendo gli organizzatori a trasferire repen-tinamente il campo gare dalle piste delvalico a quelle più accessibili e sicure, si-tuate appena fuori l’abitato di San Mar-tino.Fin da sabato 29 marzo le cerimonied’apertura hanno dato contezza dell’im-portanza dell’evento. C’erano 41 vessillie 73 gagliardetti che hanno scortato, as-sieme alle associazioni locali, agli sban-dieratori di Feltre e alla fanfara sezionaledi Trento, gli atleti alpini e le autoritàlungo il percorso della sfilata, reso quan-to mai suggestivo dal contesto ambien-tale. Tutt’attorno la cornice magica del-le vette dolomitiche del Cimon dellaPala, della Vezzana, del Rosetta e delSass Maor, montagne che sono state di-chiarate patrimonio universale del-l’Unesco, e che fanno da spartiacque na-turale fra il Trentino più estremo ed iprimi lembi del Veneto.Domenica mattina oltre 419 atleti, inrappresentanza di ben 41 sezioni, hannoaffollato il doppio cancelletto di parten-za: quello sulla pista “Record” riservata aiSeniores e Master A, e quello invece sul-la più agevole pista “Valbonetta”, riser-vata per l’occasione ai Master B. Ad af-follare il parterre anche 37 soci aggregatiche hanno alzato il tono agonistico deirisultati, con un ottimo riscontro che faben sperare per le manifestazioni future.Per quanto attiene il puro dato tecnico,

c’è da registrare nella classifica indivi-duale il bel successo dell’atleta orobicoFrancesco Santus che si laurea nuova-mente campione italiano anche per que-st’edizione, lasciando dietro di sé nominoti nel panorama dello sci alpino, qua-li Mauro Dionori della sezione Cadore el’altro bergamasco Gian Mauro Pianto-ni, che si è dovuto “accontentare” dellamedaglia di bronzo.Tuttavia i primi tre gradini dell’assolutonon danno conto di quanto invece acca-duto nella classifica generale: sconfes-sando l’antico detto “nessuno è profetain Patria”, la sezione di Trento si è aggiu-dicata il titolo a squadre con 1876 punti,vincendo l’ambìto Trofeo “Ugo Merli-ni”, conteso sul filo di lana - per l’enne-sima volta - con la sezione di Bergamoche si è fermata a quota 1710. Staccata,con poco meno di 300 punti, la sezionedi Belluno, terza classificata.Nel conteggio dei titoli nazionali per Se-zioni l’ennesimo duello a colpi di scioli-ne, che appassiona gli atleti delle duerappresentative, vede dunque i trentiniriportarsi in testa di una lunghezza sugliorobici per 16 a 15.Alla cerimonia di premiazione eranopresenti il presidente della sezione ospi-tante Maurizio Pinamonti e il presidentenazionale Sebastiano Favero, accompa-gnato dal presidente della commissionesportiva nazionale Onorio Miotto e dalcoordinatore nazionale Daniele Peli.Nel salutare atleti ed autorità - fra cui unposto d’onore va al sindaco alpino di Si-ror-San Martino, Walter Taufer - il pre-sidente Favero ha voluto rimarcare l’im-portanza del connubio alpini-sci, ed ilsano agonismo, che ha permesso di supe-rare ottimamente anche l’attesa per l’in-serimento della nuova categoria riserva-ta agli “amici degli alpini”. Favero ha ac-colto con favore l’esito della manifesta-zione che segna dunque un’ulterioreconcretizzazione di quanto discusso ne-gli ultimi anni in tema di futuro associa-

tivo. Un grande grazie lo ha poi rivoltoalla sezione di Trento per il livello del-l’evento e per essere stati all’altezza nelrisolvere gli imprevisti organizzativi.“Per noi – ha risposto il presidente tren-tino Pinamonti – è stato un grande ono-re poter rivedere nella nostra Regionequesta manifestazione, dopo l’ultimaedizione organizzata nel 2007 sul MonteBondone, ed è stato certamente un ban-co di prova per manifestazioni altrettan-to impegnative che vorremmo riportarein questa terra, prima fra tutte l’Aduna-ta nazionale del 2018”.

SPORTdi Paolo Frizzi

IL 48° CAMPIONATO ANA DI “GIGANTE” A SAN MARTINO DI CASTROZZA

Trionfano Santus

Page 31: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

315-2014

“Primi!”: Trento festeggia con il presidente Pinamonti la vittoriadel trofeo “Merlini”.

CLASSIFICHEAssoluta (primi cinque classificati): 1°) Francesco Santus (sezione di Bergamo),49”,71; 2°) Mauro Dionori (Cadore), 50”,19; 3°) Gian Mauro Piantoni (Bergamo),50”,84; 4°) Daniel Bellardini (Brescia), 50”,98; 5°) Moritz Micheluzzi (Belluno), 51”,12.Aggregati, trofeo “Renzo De Bertolis” (prime tre sezioni classificate): 1°) Trento(559 punti); 2°) Modena (129); 3°) Belluno (121).Trofeo “Ugo Merlini” (prime cinque Sezioni classificate): 1°) Trento, 1876 punti;2° Bergamo, 1710; 3°) Belluno, 1488; 4°) Feltre, 1403, 5°) Sondrio, 1364.Le classifiche complete sono pubblicate su ana.it.

e Trento

Il podio della gara: Santus sul gradino più alto, Dionori medaglia d’argento, Piantoni bronzo. A sinistra, accanto agli atleti, il coordinatore nazionale allo Sport Peli, a destra il consigliere nazionale Mariano Spreafico.

Page 32: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

325-2014

PROTEZIONE CIVILEdi Giuseppe Bonaldi

Volontari informati, volontari preparatiIl 22 marzo a Motta di Livenza (Trevi-

so), sede principale e strategica dellaColonna Mobile dell’ANA, si è con-

cluso un primo ciclo di attività su impor-tanti tematiche informative che hacoinvolto il settore della Protezione Ci-vile della nostra Associazione. Dalloscorso novembre la Commissione, pre-sieduta dal consigliere nazionale Corra-do Bassi, è stata impegnata nella raccol-ta della documentazione sui temi delle

assicurazioni, dei rimborsi spese, delleconvenzioni, della formazione, delleesercitazioni, del controllo sanitario edella sicurezza. Senza dimenticare l’ag-giornamento del regolamento della P.C.,discusso in ben quattro Consigli Diretti-vi Nazionali.L’importanza dell’incontro di Motta diLivenza è testimoniata dalla partecipa-zione di 20 rappresentanti del CDN e di70 Sezioni (61 presidenti e 9 delegati) e

di 170 volontari della P.C., tra cui i co-ordinatori di Raggruppamento, i refe-renti regionali, i coordinatori sezionali ei rappresentanti delle squadre speciali-stiche (antincendio boschivo, alpinisti,cinofili da soccorso, ospedale da campo,informatica, logistica, sanità di autopro-tezione, subacquei e trasmissioni).Il convegno è stato diretto da MicheleLongo, segretario nazionale della P.C.. Ilsindaco di Motta di Livenza ha espresso

LA PROTEZIONE CIVILE ANA RIUNITA A MOTTA DI LIVENZA

Page 33: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

335-2014

apprezzamento “per le attività di prote-zione civile che, con entusiasmo e com-petenza, i volontari svolgono a beneficiodella sicurezza dei cittadini”. E ha rin-graziato anche le famiglie dei volontariche permettono loro di dedicare partedel tempo libero a questa importante at-tività.Corrado Bassi ha parlato dell’evoluzionenel tempo della P.C., partita come atti-vità esclusiva di soccorso immediato cheoggi è interprete di interventi di assi-stenza e ricostruzione che durano neltempo. La Colonna mobile nazionale equelle regionali sono le strutture portan-ti su cui si basa gran parte dell’attività emeritano quindi un’attenzione maggio-re. Ha affermato con orgoglio che la P.C.oggi è un’eccellenza - come dimostra lagrande considerazione che nutre il Di-partimento nazionale - e ha rivolto unalode ai volontari per il loro impegno,mossi dai valori su cui si basa l’Associa-zione. Adriano Crugnola, vice presidente vica-rio dell’ANA e responsabile del Gruppodi Intervento Medico Chirurgico haparlato dell’Ospedale da campo ANA.

Ha ricordato come il CDN a settembre2012, valutata la connessione dellemansioni svolte dall’Ospedale con l’atti-vità di P.C. e allo scopo di avere un’uni-ca interfaccia con il Dipartimento na-zionale, ha deciso che l’Ospedale diven-ti parte integrante della Protezione Civi-le. Ad oggi sono ancora in corso attività

di riorganizzazione sia funzionale chestrutturale. “Su richiesta del Diparti-mento - ha sottolineato Crugnola - unreparto specialistico dell’Ospedale ANAè stato inviato in Giordania per fornireassistenza sanitaria ai profughi siriani”. Ilmateriale è rimasto all’estero ed è in cor-so di sostituzione con attrezzature più re-

Page 34: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

345-2014

IL 4º RGPT. AL LAVORO

Continuano con regolarità le attività formative di Protezione Civile, coordinate dalla Se-de Nazionale. In uno degli ultimi incontri, svolto a Firenze, gli istruttori dell’ANA si sonorivolti ai volontari del 4° Raggruppamento, diretti dal coordinatore Nicola Cianci che hapredisposto un ambizioso programma formativo per le attività didattiche, in collabora-zione con il nuovo presidente della sezione di Firenze Marco Ardia, già coordinatore del-la P.C. sezionale. Sono stati 47 i volontari della Sezione ospitante, di Pisa-Lucca-Livor-no e di Massa Carrara-Alpi Apuane, che hanno partecipato ad un corso base di Prote-zione Civile e di antincendio boschivo, illustrato dal coordinatore della specialità Fran-cesco Morzenti. Fortunatamente l’antincendio boschivo è un’attività che non conosce iprincipi di deprezzamento e dell’involuzione: le risorse che enti ed istituzioni destinanonon subiscono quindi i tagli che colpiscono in maniera indiscriminata altri capitoli di spe-sa. Dare credito a quest’attività specialistica potrebbe, tra l’altro, avvicinare i giovani al-la nostra Associazione ed essere d’incentivo all’incremento della presenza dell’ANA nelSud Italia e nelle isole. La durata del corso è stata di 18 ore complessive, trascorse inparte all’esterno, per una esercitazione pratica condotta sulle sponde dell’Arno - conl’ausilio delle attrezzature in dotazione alle squadre antincendio - e in parte in aula, do-ve gli istruttori hanno illustrato chi è e cosa può fare il volontariato di Protezione Civile,cosa cura e vigila il Servizio nazionale di P.C., come si inserisce in questo sistema laProtezione Civile dell’ANA. Oltre ad un accenno sulla legislazione vigente, sono stati an-che trattati argomenti specialistici come le radio trasmissioni con l’illustrazione detta-gliata delle potenzialità degli apparati radio digitali di nuova generazione che dispongo-no della radio-localizzazione. Un volontario della Sanità dell’ANA, dott. Luca Santalma-si, ha parlato dei criteri di primo soccorso in caso di infortunio.

centi in modo che l’Ospedale diventisempre più una struttura snella, moder-na e modulare.Nel suo intervento il gen. Beolchini,rappresentante ANA presso il Diparti-mento nazionale di P.C., ha ricordatoche nel 2008 è stata istituita la Consultanazionale del volontariato di P.C. allaquale ad oggi fanno capo 28 associazioninazionali tra le quali l’ANA che è l’uni-ca associazione in grado di soddisfare le

richieste del Dipartimento nazionale perinterventi di breve e lungo termine. Èanche l’unica tra le associazioni nazio-nali ad avere una colonna mobile chepuò operare in piena autonomia dispo-nendo di diverse specialità. Il coordinatore nazionale della P.C.ANA Giuseppe Bonaldi ha richiamatoil documento redatto e consegnato aipartecipanti dell’incontro, soffermando-si su diversi temi e chiarendo i contenu-

ti di diversi documenti operativi (rego-lamento di P.C., convenzioni, assicura-zioni, controllo sanitario, formazione si-curezza, ecc.). Ha concluso ringraziandoi volontari e in particolare Orazio D’In-cà, coordinatore del 3° Raggruppamen-to, che si è assunto l’onere della gestionedella Colonna mobile ANA che ha sedestanziale a Motta di Livenza.Nel suo discorso conclusivo il presidentenazionale Sebastiano Favero ha rimarca-to l’importanza dell’assicurazione pertutti i volontari. Sottolinea che ci sonodiversi iscritti nella P.C. che non sonorealmente operativi e rappresentano so-lo un costo associativo che si deve elimi-nare. Un altro argomento importante èquello delle visite mediche, ma su que-sto argomento il presidente Favero con-viene nell’attendere le disposizioni delDipartimento nazionale. Chiarisce poiche la revisione del regolamento dellaP.C. ANA è stata fatta per adeguarsi adisposizioni legislative e conclude con-fermando che la P.C. è importante per ilfuturo associativo.Motta di Livenza deve rappresentareuna tappa informativa importante suivari argomenti che coinvolgono la Pro-tezione Civile ANA. La condivisione diqueste informazioni deve però prosegui-re con le attività formative, orientate aivari livelli che compongono la nostracatena di responsabilità e comando.Anche gli enti sono impegnati in questosenso: le Regioni, ad esempio, stannopredisponendo percorsi formativi rivoltiai volontari che si avvicinano al mondodel volontariato. Anche la Sede Nazio-nale dovrà intensificare e meglio codifi-care le attività formative e informativerivolte ai volontari che occupano posi-zioni intermedie. Sarà poi la volta deipresidenti o dei loro delegati a non do-ver rendere vano questo percorso di co-noscenze del volontariato. Occorre tuttavia evidenziare un anellodebole della catena di comando, che èaltresì sintomo di grande vivacità asso-ciativa: le frequenti sostituzioni. L’attivi-tà della Protezione Civile richiede sem-pre più un’alta professionalità e cono-scenze specifiche che necessitano di unadeguato periodo di apprendimento.Seppur provvisoriamente, quindi, le so-stituzioni possono portare in alcunestrutture territoriali come le Sezioni aduna perdita di affidabilità. La raccoltadelle “circolari a carattere permanente”dovrebbe in parte circoscrivere questoinconveniente.

Page 35: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

355-2014

NOSTRI ALPINI IN ARMI

Lo scorso 17 aprile, durante l’addestramento di marcia in montagna nel Parcodelle Dolomiti Bellunesi, ha perso la vita il 1° caporal maggiore WilliamsTracanna, effettivo al 7° reggimento Alpini.

L’alpino era impegnato con il proprio reparto in un’ascensione lungo la via norma-le del Piz de Vedana quando, per cause in corso di accertamento, è caduto in un di-rupo. Sul posto è intervenuto il personale del soccorso alpino che ha recuperato ilcorpo del militare. Il 1° caporal maggiore Tracanna, 28 anni, celibe, era originario di Pescara. Entra-to a far parte dell’Esercito nel 2006, aveva svolto, con il 7° Alpini, due missioni inAfghanistan e preso parte all’operazione “Strade sicure” sul territorio nazionale. Ilpresidente dell’ANA Sebastiano Favero ha espresso profondo cordoglio per l’acca-duto e vicinanza ai familiari di Williams.

Muore in servizio alpino del 7º

Partnership internazionaliGli alpini della brigata Taurinense

hanno svolto presso l’area di ad-destramento di Carpegna (Pesaro

e Urbino) una complessa esercitazioneinsieme al Royal Regiment of Fusiliers bri-tannico (nella foto a destra), di stanza aCipro, e ad altre unità dell’Esercito, conil contributo dell’Aeronautica Militare.L’esercitazione, denominata “RomanExpress”, simula uno scenario di crisiche prevede lo schieramento di un con-tingente multinazionale destinato a sta-bilizzare un’area a rischio di conflitto. Lavasta gamma di attività messe in atto dai450 militari italiani e inglesi che costi-tuiscono la Task Force Susa, comandatadal tenente colonnello Paolo Sandri del3° reggimento alpini, comprende opera-zioni offensive, difensive e di stabilizza-zione. Oltre ai soldati inglesi eai reggimenti della Taurinense(2°, 3° e 9° alpini, 1° artiglie-ria da montagna, 32° genio eNizza Cavalleria), hanno par-tecipato all’esercitazione il186° paracadutisti e i fanti del66° “Trieste” che operano congli elicotteri Mangusta eNH90 del 7° reggimento “Ve-ga” dell’Aviazione dell’Eserci-to. Completano il quadro de-gli assetti aerei i velivoli Tor-nado del 6° stormo di Ghedi.“La Roman Express è un esem-pio di cooperazione che auspico possacontinuare anche in futuro per scambia-re esperienze a livello tattico e anche per

Regno Unito per l’Italia - che ha as-sistito alle manovre presso il poligo-no di Carpegna insieme al vice co-mandante delle Truppe alpine gen.D. Federico Bonato e a una delega-zione di ufficiali delle due nazioni.L’addestramento congiunto italo-britannico fa parte delle numerosepartnership militari in atto in ambi-to europeo, tra le quali figura anchela cooperazione tra la Taurinense ela 27ª Brigata da montagna france-se, finalizzata alla costituzione di uncomando bi-nazionale non perma-

nente da impiegare in operazioni inter-nazionali sotto l’egida dell’Onu, dellaNato e dell’Unione Europea.

concretizzare l’amicizia tra le nostre For-ze Armate”, ha dichiarato il colonnelloDuncan Venn - Addetto militare del

Page 36: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

365-2014

Bolzano: restituiti 35mila euro

Non capita tutti i giorni che partedei soldi pubblici stanziati peruna grande manifestazione ven-

gano restituiti e tornino a disposizionedella collettività. È successo in occasio-ne dell’ultimo atto ufficiale dell’Aduna-ta nazionale di Bolzano, quando una de-legazione del Comitato Organizzatore è

Il presidente del Comitato Organizzatore NinoGeronazzo consegna una copia del versamentoa favore del Comune al sindaco Luigi Spagnolli.

stata ricevuta al Consiglio comunale persancire la conclusione della pratica am-ministrativa e della convenzione relati-va all’evento. In accordo con l’ammini-strazione comunale, per l’Adunata del2012 erano stati stanziati 1,5 milioni dieuro che si sono però rivelati troppi ri-spetto al preventivo e alle spese effettua-te: “Abbiamo già rinunciato ad un con-tributo di 200mila euro – spiega il presi-dente della sezione di Bolzano Ferdinan-do Scafariello – e, controllando bene lefatture, siamo riusciti a recuperare altri35mila euro. La spesa è stata quindi di 1milione e 265mila euro, a fronte di unaricaduta economica sul territorio di circa40 milioni”. Grande soddisfazione è sta-ta espressa dal sindaco Luigi Spagnolli eda Sandro Repetto, rappresentante delcomune in seno al Comitato Organizza-tore che ha ribadito come “gli alpini sisono confermati, ancora una volta, unesempio da seguire”. Particolarmenteapplaudito l’intervento del presidentedel Comitato Nino Geronazzo che haringraziato Bolzano per quella che “ri-marrà un’Adunata storica”.

IN BREVETRE VOLTE 100

Angelo Brondino, btg. Ceva, iscritto al gruppo diSpigno Monferrato, ha festeggiato i 100 annicon gli alpini della sezione di Acqui Terme. Accol-to dai vice presidenti sezionali Traversa e Torriel-li e da molti alpini, Angelo ha spento le candelinedi un’enorme torta intrattenendo i presenti conracconti interessanti legati alla sua vita.

Giovanni Mariotta e Celestino Vassallo, iscritti algruppo di Saluzzo e appartenenti all’omonimobattaglione del 2° Alpini sono entrambi reducidelle Campagne di Grecia e d’Africa. Nelle foto ilcapogruppo Gaboardi mentre consegna loro ilbollino associativo 2014.

NOVANTA PER TRE

Bruno Dorigoni, anche lui 90 an-ni… eppure sembra un bocia!Tesserato dell’ANA da 68 annimantiene inalterato lo spiritodella solidarietà e dell’impegnoalpino.

Battista Morgano, del gruppo diCologne Bresciano, porta benis-simo i suoi 90 anni. È un alpinodel 6° reggimento.

70º di Monte MarroneSono iniziate le celebrazioni in ricordo del fatto d’arme della primavera del

1944, quando il btg. Piemonte, con un audace colpo di mano, conquistò la ci-ma di Monte Marrone, opponendosi vittoriosamente, al successivo tentativo

di riconquista delle truppe tedesche. A fine marzo gli alpini hanno deposto una co-rona ai piedi del monumento di Col Rotondo; presenti il consigliere nazionale Sal-vatore Robustini, il sindaco di Pizzone Letizia Di Iorio e una delegazione di pennenere molisane, guidata dal presidente sezionale Sebastiano Martelli e dal capogruppodi Mainarde, Attilio Pontarelli. Questo incontro ha anticipato la cerimonia per il70° anniversario che si svolgerà il 20 e 21 giugno prossimi a Rocchetta al Volturno(Isernia), alla presenza di alcuni reduci e del Labaro dell’Associazione, scortato dalpresidente Favero e dai consiglieri nazionali. Enzo Cadore è stato festeggiato da una delega-

zione del gruppo “Cimonega” di Cesiomaggiore,sezione di Feltre. Nella foto in prima fila da de-stra: Fermo dall’Osto (classe 1921), Enzo Cado-re (classe 1924) e Vito Canal (classe 1922). So-no i soci più longevi del Gruppo.

LE 96 PRIMAVERE DI CARLOIl gruppo di Imola Valsanterno, sezione BologneseRomagnola, ha festeggiato i 96 anni del vecio Car-lo Martignani. In forza alla Divisione Pusteria, com-batté prima sul fronte occidentale, successiva-mente su quello greco albanese con il gruppo Lan-zo e venne, infine, fatto prigioniero dei tedeschi inFrancia. Ha scommesso che arriverà a 100 anni enoi glielo auguriamo di cuore!

BALDASSARRE, ULTIMO REDUCEIl gruppo di Sala Monferrato, sezione di Casale Mon-ferrato, ha festeggiato l’ultimo reduce del paese,Baldassarre Bonelli, alpino del btg. Fenestrelle redu-ce del fronte greco albanese.Attorno a lui c’erano il vice sindaco Rosanna Melotti,il capogruppo Gianni Melotti (nella foto in piedi men-tre consegna l’attestato) il vice capogruppo PieroGaia e il nipote alpino Claudio.

IL VICARIO CRUGNOLAIN VISITA A LOCATE VARESINOIl vicario Adriano Cru-gnola ha fatto visita algruppo di Locate Va-resino, sezione di Co-mo. Gli alpini di Loca-te gli hanno illustrato

le varie attività di solidarietà in cui si impegna ilgruppo.Nella foto: stretta di mano fra Adriano Crugnola eAldo Stevenazzi, capogruppo di Locate.

Page 37: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

375-2014

I libri recensiti in questa rubrica si possono reperirepresso la Libreria Militarevia Morigi 15, angolo via Vigna, Milanotel. 02-89010725 punto vendita gestito da due alpini.

DAMIANO LEONETTIALPINI ALLA SBARRAUn processo per viltà contro 28 piemontesinell’estate del 1915 sulle dolomiti di Passodella SentinellaUn processo agli alpini, fi-nora occultato, scopertonei faldoni dell’archiviodello Stato Maggiore del-l’Esercito. Ventotto alpinipiemontesi del Fenestrel-le finiscono davanti al tri-bunale straordinario diguerra nelle Dolomiti, con-vocato dai generali LucaMontuori e Giacinto Ferre-ro, due ufficiali sulla cuiseverità scrisse Emilio Lussu. L’accusa era di co-dardia per essersi defilati nell’imminenza di un at-tacco al Passo della Sentinella. La sentenza, chenella sua durezza non previde condanna a morte,non piacque al gen. Cadorna, che ne trassespunto per dare delle disposizioni più rigorose.L’autore rivisita la vicenda anche grazie alla testi-monianza della figlia di uno dei condannati, met-tendo in risalto il divario tra la severità degli alticomandi, la comprensione degli ufficiali con di-retta esperienza delle battaglie e della condottadella truppa che, nella maggior parte dei casi,compì pienamente il proprio dovere.Pagg. 127 – euro 18Gaspari Editore – Udine – tel. 0432-512567www.gasparieditore.it

biblioteca

L’ITALIA DEL SILENZIO8 settembre 1943Storia del Paese che non ha fatto i conti con il proprio passato

Il 10 agosto del 1946, alla conferenza di pacea Parigi, Alcide De Gasperi chiese alle quattro

grandi potenze di trattare non con l’Italia del fa-scismo ma con la nuova Italia, quella antifasci-sta, delle migliaia di soldati italiani caduti com-battendo i tedeschi, della Resistenza, delle mi-gliaia di vittime delle atroci ritorsioni dei soldatidel Reich.Il diaframma che divide - per certi versi ancor og-gi - la vecchia Italia dalla nuova è rappresentatoda una data: l’8 settembre 1943. Un anniversa-rio quasi rimosso dalla coscienza degli italiani,trascorso in un silenzio politicamente corretto,che fu celebrato solo dall’allora presidente dellaRepubblica Azeglio Ciampi che con meritevole in-tento di pedagogia civile lo indicò come il giornodella rinascita dell’Italia.Lo storico Gianni Oliva, nel suo recente saggioL’Italia del silenzio analizza questa “giornata piùlunga” partendo da lontano, dalla caduta del fa-scismo (25 luglio 1943) alla firma dell’armistizio.Nel mezzo, la dissoluzione dell’Esercito abban-donato senza ordini, la fuga del re e dei genera-li, l’invasione delle Divisioni tedesche, la capitola-zione di Roma. Ma anche il sacrificio dei soldatiitaliani a Cefalonia e Corfù e, in altri fronti, le cen-tinaia di migliaia di soldati rifiutatisi di combatte-re a fianco dell’ex alleato e internati in Germania,l’inizio della lotta armata in un’Italia divisa in due. Eppure, afferma Oliva, la convergenza delle for-ze di sinistra e di centro nel valorizzare la lotta diliberazione come momento fondante della nuovaItalia non significa anche una memoria comune.C’è ancora la tendenza a considerare la storianon come scienza che ricostruisce asetticamen-te avvenimenti ma in chiave giudiziaria, con lascansione fra chi ha vinto, da esaltare, e chi haperso, da demonizzare. Che esalta qualche ri-correnza e ne rimuove qualche altra.Il risultato, conclude Oliva, è una memoria fragileincapace ancora oggi di essere condivisa. (g.b.)

GIANNI OLIVAL’ITALIA DEL SILENZIO8 settembre 1943Storia del Paese che non ha fatto i conti con il proprio passato Pagg. 179 – euro 19,50Arnoldo Mondadori Editore – Collezione Le Sciewww.librimondadori.it

MARIO TOGNATOL’INVERNO DI VENTI MESI

Questa è la seconda edizio-ne del libro di Mario Togna-to, reduce di Russia, già ca-pogruppo di Padova sud eautore di “La Julia muoresul posto”. Dopo la convale-scenza per le ferite riporta-te nella campagna di Rus-sia, Mario si trova in Vald’Aosta dove lo raggiungela notizia dell’armistizio;

l’assenza di ordini e di indicazioni lascia disorien-tati lui e i suoi uomini per qualche tempo, fino aquando la sua esperienza personale dei “tede-schi” gli fa compiere una scelta nella consapevo-lezza che “L’Italia ha ancora bisogno di noi…”. Èil racconto della sua partecipazione alla lotta par-tigiana, che durerà venti mesi, con gli eroismi e ledebolezze proprie di ognuno.Pagg. 271 – euro 10A cura del gruppo di Padova Sud Per l’acquisto contattare il capogruppo Diego Giraldin, cell. 348-7019284

FILIPPO PAVAN BERNACCHIROCCAFORTE AFGHANISTANRomanzoUna nuova spy-story scrittada un esperto del settore: ca-pitano degli alpini, paracaduti-sta, subacqueo, tiratore ago-nistico. Se siete attratti daspionaggio, azione, operazio-ni militari, questo libro vi por-terà all’interno di un conflitto,tra scontri a fuoco, velivolitecnologici, agenti paracadutati in zone inacces-sibili, inseguimenti, blitz, attentati, rapimenti, di-sinformazione e brutali omicidi. A scompaginarele carte il ritrovamento di una tavoletta d’argilla inscrittura cuneiforme celata all’umanità da 800anni. Manufatto che, se autentico, potrebbe ri-scrivere la storia delle religioni.Pagg. 341 – euro 18Mursia Editore, Milano, in tutte le libreriewww.mursia.com

CORO ANA DI VITTORIO VENETORACCONTANE ALTRE…Storie di Alpini in parole, cante ed immaginiLibro e CDL’ultimo CD del Coro di Vitto-rio Veneto è nato con unasplendida idea: accompa-gnarlo con schede di presen-tazione dei brani proposti,poiché i giovani, e non sololoro, non sempre capisconole cante alpine. Viene spiega-to dove sono ambientate,perché sono nate, il senso delle storie che rac-contano, in modo da poterle ascoltare con la giu-sta tensione emotiva.Il disco è affiancato da un libro che raccoglie 17schede - accompagnate da illustrazioni in biancoe nero - per altrettanti brani proposti, che sonoquelli tradizionali: da “Sul Ponte di Perati” a “DaUdin siam partiti” a “Benia Calastoria”, eseguiticon maestria da un insieme di voci di grande equi-librio e piacevolezza.Il libro, pagg. 119, euro 10; il CD, 17 brani, euro 10.Per l’acquisto rivolgersi a Carlo Cecon, cell. 331-2078627, e-mail: [email protected]

A CURA DI MAURILIO DI GIANGREGORIOGRUPPO ALPINI DI CASTEL DI IERI (SEZIONE ABRUZZI)IL BATTAGLIONE MONTE BERICO

Il libro curato da Di Giangre-gorio è la rielaborazionedelle memorie di alcuni su-perstiti del battaglione, so-prattutto di Pirro Marconi,ufficiale di complemento inservizio per tutta la duratadel primo conflitto mondia-le. Diviso in capitoli temati-ci: “primo cimento”, “eroi-smo”, tenacia”, ecc., riper-

corre tutta la storia del battaglione con raccontiin prima persona davvero avvincenti. In appendi-ce un’interessante raccolta di articoli di giornalidell’epoca sugli aspetti meno conosciuti dellaguerra (servizi sanitari, vestiario, cibo, ecc.).IPagg. 219 – Senza indicazione prezzoChi desidera il volume può richiederlo a MaurilioDi Giangregorio – e-mail: [email protected]. 0862-316771

RACCONTI DI NAJA PER UN LIBROGiampaolo Menato cerca racconti su una gior-nata di vita in caserma, gioiosa, triste o malin-conica come la sera del Silenzio. I più belli fa-ranno parte di un libro che sta curando. Inviare testi e foto a: Giampaolo Menato, via Manzoni 11, 35020 Saonara (PD); tel. 339-8750644, [email protected]

Page 38: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Riva, Necco, Conta e Bianco era-no nella fanfara della Taurinensenegli anni 1982-83. Si sono ab-bracciati dopo 30 anni in occa-sione del 90° di fondazione delgruppo di Caselle (Torino).

A Busseto un gruppo di allievi del 23° corso AUC del 1959.

Francesco Tironi ed ErnestoRossotto si sono ritrovati dopo57 anni. Erano alla casermaSchenoni di Bressanone, neglianni 1955-56. Con loro nella fo-to il genero di Rossotto, Gianni.

Alcuni componenti del plotone Pionieri della compagnia Comando, btg.Bassano di stanza a San Candido, di nuovo insieme dopo 54 anni.

Gli allievi del 10° corso ACS del 1966 si danno appuntamento a LaSpezia nei giorni 13-15 giugno con il loro capitano Giovanni Papini.Per informazioni contattare Lorenzo Durante, 338-20981564; e-mail: [email protected]

Ritrovarsi dopo 61 anni: è suc-cesso a Giuseppe Todesco eGiuseppe Chilese, entrambi clas-se 1929, commilitoni nel 1951-52 a Moggio Udinese (Udine).

Eccoli radunati per il consueto ritrovo annuale. Sono gli allievi del 7°corso A.C.S. della SMALP di Aosta felici di essersi ritrovati a Stezzano(Bergamo). Il prossimo appuntamento è per i giorni 14 e 15 giugno aBarolo (Cuneo). Per informazioni Piero Daviso, nr. 342-0524008,e-mail: [email protected]

385-2014

INCONTRI

Genieri alpini della Julia, 3°/’69 a 43 anni dal congedo. Sono, da sini-stra, Maghelli, Bidoggia, Scagnelli, Assirati, Fedel, Uccelli e Peruccon.Erano a Gemona nel 1970. Per il prossimo incontro contattare Mauri-zio Assirati, al nr. 0525-71361.

Morandi, Beria, Ghidotti e Borna-ghi lanciano un appello agli alpinidella 353ª cp. addestramento re-clute, del btg. Alpini d’arresto ValBrenta, che nel 1985 erano allacaserma Federico Enrico a Bruni-co (Bolzano). Contattare Borna-ghi al nr. 331-5339186, oppureBeria al nr. 345-8538028.

Page 39: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Clemente Caccia e Stefano Raf-faldi di nuovo insieme dopo ol-tre 50 anni.

Alcuni alpini del 7°/’87 di stanza a Santo Stefano di Cadore si sono ri-trovati dopo 25 anni dalla naja con il loro capitano Leopoldo Sperotti.Sono: Montanari, Sperotti, Cocco, Capirossi, Bordi, Pederzini, Rove-relli e Nicosanti.

Frisinghelli,Faccio,Mozzicato, Ricci e Zentile al raduno delgruppo Pieve di Cadore, 6° da montagnaa RomanoD’Ezzelino(Vicenza).

Gli alpini del 5°, btg. Morbegno, 9°/’96 si sono dati appuntamento aVipiteno.

Raduno dei commilitoni del 1°/’68, 269ª, 270ª e 271ª cp., dell’11° Alpini d’arresto di Ugovizza (Udine). Peril prossimo appuntamento contattare Michele Collodetto al nr. 0427-96224.

Incontro dopo 54 anni a Busseto(Parma) tra Mario Bruno e il suoex comandante di plotone, ten.Saverio Tattoli. Nel 1959 eranoal 23° corso AUC a Lecce.

Il raduno della brigata Cadore aBelluno li ha fatti ritrovare dopo55 anni. Sono Antonio Martini diComelico Superiore e MarioCarlini di Pordenone. Erano aSanto Stefano di Cadore neglianni 1957-58.

Alcuni allievi della SMALP di Aosta, del 65° corso AUC, che si sono ri-trovati sul lago di Garda.

395-2014

INCONTRI

3º raduno del Gruppo artiglieria da montagna “Sondrio”

A Vipiteno il 14 e 15 giugno si terrà il raduno del GAM “Son-drio”. Sabato 14 ore 19.30, cena al padiglione delle festedi Prati di Vizze. Domenica 15 ore 8.30, ammassamentoal piazzale Funivia di Vipiteno; ore 10.15, sfilata; ore 11 al-

zabandiera e Messa alla caserma Menini De Caroli; ore 13 pranzo alpadiglione delle feste di Prati di Vizze. Per informazioni: Luigi Orizio, cell. 347-1925781, [email protected] Battista Averone, cell. 349-3632455, [email protected]

Page 40: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Dario Domenighini cerca gli allievi del 40° corso ACS della SMALP di Ao-sta per festeggiare il 40° anno dal congedo. Scrivere via mail all’indiriz-zo: [email protected]

Lucio Tamiello cerca informazionisull’ufficiale del 7° ritratto nella fo-to. Potrebbe essere GiuseppeRossi che ha comandato il btg.Belluno dal 1934 al 1937. Sequalcuno lo riconosce è pregatodi scrivere a:[email protected]

Duilio Burberi, classe 1935 cerca i commilitoni che erano nel 5° Alpinia Malles Venosta nel 1956-57. Contattarlo al nr. 347-2928604.

Mauro Sabbatani cerca i mortaisti del 1°/’69 che erano a Strigno (Tren-to), nella 125ª cp. mortai. Contattarlo al nr. 339-8927221.

Gelindo Baldissera, disperso inRussia a Podgornoje: caporale ef-fettivo al 441° btg. TerritorialeMobile, 8ª Armata, il 18 gennaiodel 1943, con 30° sotto zero,prestò soccorso ad un amico ca-duto in un dirupo e rimasto feritogravemente. Gelindo preferì re-stare con l’amico e da quel mo-mento i compagni di naja non lovidero più. Chi si ricorda di lui puòcontattare la sorella Rita Baldisse-ra, al nr. 031-341832.

Alvise Locatelli, 44ª cp. e 47ª cp.del Morbegno, caserma Menini aVipiteno, negli anni 1961-62, cer-ca i commilitoni. In particolarevorrebbe ritrovare Ferdinando Ca-sanova, nella foto seduto. Contat-tarlo al nr. 348-3500692.

La nipote di Vittorio (Danilo) Pa-doan, cerca notizie dello zio natoa Sant’Apollinare (Rovigo) nel1922, partito per la Russia con ilbtg. L’Aquila, divisione Julia, 123ªcp. autieri e dato per disperso al-la fine della guerra. Ferito ad unamano nel dicembre del 1942 e ri-coverato in un ospedale vicino aRossosch una volta dimesso fuospitato da una famiglia russa eda allora non si ebbero più noti-zie. Contattare Gabriella Padoan,al nr. 0746-821061.

405-2014

CHI SI RICONOSCE? INCONTRIAMOCI! - ALPINO CHIAMA ALPINO

VITTORIO PADOAN

ALLA CASERMA MENINI NEL 1961-62

GELINDO BALDISSERA

MORTAISTI A STRIGNO

5° ALPINI A MALLES

CHI È L’UFFICIALE NELLA FOTO?

Rudi Scalfi cerca i due sotto-tenenti con lui nella fotoscattata 40 anni fa a Gag-giolo nel comune di Pietra-murata (Trento) durante ilcorso alpinistico estivo dellaTridentina. Contattare Scalfial nr. 339-5048987; e-mail:[email protected]

CERCA I DUE SOTTOTENENTI

Paolo Azzani (tel. 339-3670981) cerca gli alpini dell’11° d’Arresto,212ª e 272ª cp. a Paluzza (Udine), del 3°/’66. Telefonargli oppure scri-vergli via mail all’indirizzo: [email protected]

11° D’ARRESTO A PALUZZA

40° CORSO ACS

Luigi Bernardi (tel. 346-2443327) cerca i commilitoni che nel 1953 era-no a Vipiteno nel 6° Alpini, btg. Bolzano, 92ª cp. Contattatelo.

A VIPITENO, NEL 1953

Page 41: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Marco Verdina cerca i compagni di naja che erano nel btg. Susa, ca-serma Berardi, 36ª cp. con il capitano Fazzia a Pinerolo negli anni1973-74. In particolare ricorda Galli e Moriggi. Contattarlo al nr. 366-7203006; e-mail: [email protected]

Caserma Testafochi, 134ª cp. mortai. Contattare Giorgio Scaglia al nr.377-2319165; oppure Mario Boiero al nr. 347-9092232.

Caserma Del Din nell’aprile del 1953 a Tolmezzo: la C.C.R. Autosezioneva in congedo. Contattare Enzo Agarinis al nr. 0433-44496.

Aosta ottobre 1956, 9° corso ASC. Contattare Sergio Furlani, classe 1934, al nr. 0481-4752349.

Lelio Beggio cerca i commilitoniche erano con lui a Roma nel1963 durante il corso telegrafistialla Cecchignola. Chiamarlo al nr.347-2989110.

La moglie di Bino Berniga, classe 1937, cerca i commilitoni che eranoa Malles Venosta, caserma Wackernell. Scrivere a Rosi Gilardoni, via Ita-lia 16 - 22010 Grandola ed Uniti (Como).

Genieri alpini del 4°, a Bolzano, 2ª cp. telegrafisti nell’aprile del 1943.Contattare Sisinio Pontara al nr. 0461-392143.

415-2014

CHI SI RICONOSCE? INCONTRIAMOCI! - ALPINO CHIAMA ALPINO

GENIERI DEL 4°

MALLES VENOSTA, CASERMA WACKERNELL

CORSO TELEGRAFISTI, 1963 9° CORSO ASC

1953, CASERMA DEL DIN

134ª MORTAI

BTG. SUSA, CASERMA BERARDI

Ritrovo a Feltre il prossimo 25 maggio alle ore 10 dei commilitoni dal3°/’65 al 3°/’70 che hanno fatto la naja a Feltre. Contattare Ottorino Za-non, al nr. 0444-240132.

ADUNATA IL 25 MAGGIOGli artiglieri della Cadore, gr. Agordo, reparto Comando, 2°/’65 ca-serma Zannettelli, si danno appuntamento sabato 5 luglio a San Gia-como di Romano d’Ezzelino (Vicenza) per salire a Cima Grappa. Scri-vere a [email protected] oppure contattare Framarinal nr. 338-5779541.

APPUNTAMENTO IL 5 LUGLIO

Mario Bertelle cerca Riccardo di Parma che nel 1968 era alla caserma diChiusaforte (Udine) nella 16ª cp. Contattare Bertelle al nr. 349-3420821.

RICCARDO DI PARMA DOVE SEI?

Page 42: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

425-2014

SEZIONI ITALIA

Il gruppo di Ozzano, in collaborazione con l’Amministrazione co-munale e il dirigente scolastico Emanuela Cavalli, ha celebrato nel-

le scuole il 153° anniversario dell’Unità d’Italia. Grazie alla collabo-razione con Gianluca Marchesi del Centro Studi ANA che ha idea-to il supporto didattico e il materiale audiovisivo, è stato possibileproporre un tema ideale ai ragazzi delle scuole primarie e secondariedel paese dal tema: “1914–2014, l’inizio di un conflitto che ha cam-biato il mondo”. La novità del progetto sta nel modo in cui parteci-

CASALE MONFERRATO Ozzano: alpini e scuola

Madesimo ha nuovamente accolto le sezioni ANA di Como, Co-lico, Lecco e Sondrio per ricordare il 71° anniversario della bat-

taglia di Nikolajewka. Le condizioni meteo - in quei giorni sono ca-duti più di sei metri di neve - hanno regalato atmosfera e paesaggiod’altri tempi creando però non pochi problemi di viabilità.Tuttavia, parafrasando una vecchia canta, “ma gli alpini non hanno

COMO “Ma gli alpini non hanno paura…”

paura…”, erano presenti quattro vessilli sezionali, numerosi gagliar-detti e la fanfara Alto Lario. Con loro, in rappresentanza della sedenazionale, c’era il consigliere Cesare Lavizzari; per la Provincia l’as-sessore Silvana Smider, figlia e nipote di alpini, che nel suo discorsoha lodato l’operosità delle penne nere a favore della comunità.

Aldo Maero

pano i ragazzi, che non ascoltano solo una lezione di storia, ma ven-gono coinvolti attivamente e in prima persona nelle ricerche: “Par-tiamo dai nostri monumenti - dice Gianluca Marchesi - e dai nomidelle vie e scopriamo la storia del nostro paese”. Così i ragazzi, riuni-ti in gruppi di lavoro, hanno sviluppato bellissimi lavori di ricerca:raccolta di immagini “dimenticate” nei bauli di famiglia, diari e let-tere dal fronte, articoli di giornali tra cui spiccano alcune copie della“Domenica del Corriere”.Tutto questo è stato raccolto su pannelli che loro stessi hanno illu-strato al pubblico che ha gremito il salone della biblioteca di via Trot-ti. Di buon’ora i ragazzi e le insegnanti hanno formato lo schiera-mento davanti al Monumento ai Caduti per la cerimonia dell’alza-bandiera e la deposizione di una corona, cantando l’Inno nazionaleinsieme agli alpini e alle autorità. Il parroco di Ozzano, don Gigi, hacelebrato la Messa nella chiesa di San Giuseppe: nell’omelia ha ri-volto parole di riconoscenza agli alpini e ha esortato i ragazzi a servi-re la Patria, con lo stesso spirito di quei giovani che tanti anni fa allaloro chiamata risposero: “Presente!”. Gianluca Marchesi ha poi illu-strato, con l’ausilio di un filmato, il percorso degli alpini dalle trinceedel Carso a quelle dell’Afghanistan, dove le penne nere hanno scrit-to uno dei tanti capitoli della loro storia. Gian Luigi Ravera

Gianluca Marchesi parla ai ragazzi di Ozzano.

Page 43: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

435-2014

SEZIONI ITALIA

MONZA Per i martiri delle foibeGli italiani barbaramente uccisi nelle

foibe, migliaia di militari, ma anchecivili, donne e bambini, oltre a quelli fat-ti annegare in mare dalle truppe slave diTito, serbe, slovene e croate, nel corso diuna pulizia etnica compiuta dal 1943 al1947, sono stati commemorati dagli alpi-ni di Lissone che hanno dedicato loro unmonumento inaugurato alla vigilia dellaGiornata Nazionale del Ricordo del lun-go massacro e dell’esodo delle popolazio-ni italiane giuliano-dalmate.La loro è stata una tragedia sulla qualeper decenni è stato steso un velo di col-pevole silenzio, soprattutto politico, emanifestazioni di insofferenza nei con-fronti di quanti rivendicavano il dirittodi essere riconosciuti profughi in Patria.Grazie all’impegno degli alpini del grup-po guidato da Antonio Dossi e in specialmodo alla caparbietà di Walter Gelosa, scomparso di recente, il mo-numento, in roccia del Carso, è ora una realtà (nella foto). All’inau-gurazione erano presenti le autorità del Comune e della Provincia, ilvessillo della Sezione con il presidente Mario Penati, il consiglierenazionale Cesare Lavizzari, alcune associazioni d’Arma e una rappre-sentanza dell’Associazione nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia con

il presidente Pietro Cerlienco, oltre a tanti alpini. Dopo la benedizio-ne del monumento è stata deposta una corona sulle note del Silenzio,quindi i discorsi incentrati sulla volontà di conservare e valorizzareuna memoria per troppi anni sacrificata agli interessi politici. La spe-ranza è che la storia, ora affacciata all’Europa unita, insegni a noncommettere ancora gli stessi errori, le stesse barbarie.

Il naufragio del ‘Galilea’, mai dimenticatoUDINE

La scialuppa dell’incrociatore ausiliario “Zara” vagò per un’ora tra inumerosi corpi che galleggiavano, finché un flebile lamento atti-

rò i soccorritori. Apparve un uomo riverso su un canotto, seminudo,con il salvagente e, cosa incredibile, con il cappello alpino ben cal-cato in testa. Si trattava di Ugo Pittin, classe 1921, della 69ª cp. delbtg. “Gemona”, l’ultimo superstite della tragedia del “Galilea”, chequalche anno più tardi sarà annoverato tra i dispersi nell’immensasteppa russa. Dal 1947 i pochi superstiti del Galilea si ritrovano sulmonte di Muris di Ragogna, presso l’antica chiesetta di San Giovan-ni per ricordare i 1.050 fratelli che non fecero ritorno a casa. Alla cerimonia di quest’anno c’erano i reduci Onorino Pierobon, Ot-tavio Pes e Antonio Garzoni di Adorgnano (nella foto). Solo Onori-no Pierobon però si trovava sul Galilea, tra la scarsa decina di super-stiti oggi rimasta. Segno del tempo che passa, inesorabile. Assieme aloro tante persone e numerose autorità civili e militari: i sindaci del-la zona con i gonfaloni di Ragogna, Chions e Sesto al Reghena, i rap-presentanti della Provincia e della Regione, il prefetto di Udine, ilcomandante della Julia gen. Ignazio Gamba con i comandanti dell’8°e del 3° da montagna, il colonnello Spreafico e il colonnello Mauri.Numerose le penne bianche in congedo, su tutti i generali Job e Bo-riero e immancabile la Medaglia d’Oro al V.M. Paola Del Din. L’Associazione Nazionale Alpini era rappresentata dal vice presiden-te nazionale Nino Geronazzo, dai consiglieri nazionali Gianni Ce-dermaz e Renato Cisilin. Per la sezione di Udine, il presidente DanteSoravito de Franceschi, con il vice Rosso e numerosi consiglieri se-zionali. La Messa, accompagnata dal coro Amici della montagna di Ra-gogna, è stata celebrata dal cappellano militare don Gangiu che, nel-

l’omelia, ha ricordato come “alcuni valori fondanti si stiano ultima-mente offuscando nella frenesia quotidiana, ciò impedisce di ricorda-re quello che i nostri padri ci hanno lasciato, anche a prezzo della lo-ro vita”. Al termine, il presidente Soravito de Franceschi ha letto laPreghiera dei naufraghi del Galilea, seguito dal coro che ha intonatola struggente Signore delle cime. La cerimonia è terminata con i rin-tocchi della campana che sovrasta l’altare e la deposizione di coroneai rispettivi monumenti, eretti dalle varie associazioni d’Arma a ri-cordo dei loro morti: ai 760 alpini (su 965), ai 33 bersaglieri (su 46),ai 73 carabinieri (su 80) e agli 89 marinai civili e militari, su 128 im-barcati, senza scordare i prigionieri e i militari di altri Corpi: circa uncentinaio di uomini dei quali solo una decina si salvarono.

Paolo Montina

Foto

di E

rica S

ironi

Page 44: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

445-2014

SEZIONI ITALIA

Ottant’anni di impegno alpinoPORDENONE

Èstata un’intensa tre giorni quella vissuta dal gruppo di Casarsa-San Giovanni per il suo 80° compleanno. Sono state organizzate

due serate musicali al teatro Pasolini - presenti autorità e un foltopubblico - per il concerto della fanfara alpina di Orzano e per la pre-sentazione del libro sulla storia del Gruppo, intitolato “80 anni di vi-ta ed impegno alpino”, un incontro allietato dalle cante eseguite dalcoro “Vos de mont” di Tarcento. Le cerimonie sono state aperte dal-l’alzabandiera presso la sede del Gruppo. Accompagnati dalla filar-monica di Valvasone gli alpini hanno sfilato per le vie cittadine al se-guito dei vessilli sezionali di Pordenone, Udine, Carnica, Gemona,Belluno, Conegliano, Venezia e ad oltre cinquanta gagliardetti.Quindi sono state deposte le corone ai monumenti ai Caduti e il no-vantaduenne già cappellano alpino mons. Giovanni Tassan ha offi-ciato la Messa, accompagnata dalla “Corale Casarsese”.

In occasione dell’anniversario di costituzione delle Truppe alpine, lasezione di Novara ha organizzato un cerimonia al cimitero cittadi-no per ricordare chi è andato avanti. Nel cimitero di Novara riposa-no il gen. Cesare Ricotti Magnani, fondatore delle Truppe alpine, e ilcap. M.O.V.M. Mario Fregonara a cui è intitolata la Sezione. Il drap-

NOVARA Festa grande a Galliatepello di penne nere guidato dal presidente Antonio Palombo, con ilvessillo sezionale e dieci gagliardetti, ha sfilato raggiungendo le tom-be di Ricotti Magnani e Fregonara, dove sono stati resi gli onori ed èstata deposta una corona. Sono seguite brevi allocuzioni del presi-dente sezionale e del consigliere comunale Rossetti in rappresentan-za del sindaco di Novara. Negli stessi giorni il gruppo di Galliate hafesteggiato 85 anni con una due giorni di avvenimenti. Il più impor-tante è stato l’intitolazione del Gruppo al galliatese gen. Angiolo Fi-lippo Fonio. Nel castello Visconteo Sforzesco due le mostre inaugu-rate: una dedicata ai cimeli storici appartenuti al gen. Fonio (1839-1925), comandante a Conegliano del 7° Alpini e conosciuto da tuttii suoi alpini come “Papà Fonio”. L’altra, invece, raccoglie ricordi fo-tografici delle due guerre mondiali, le Medaglie d’Oro alpine e unarassegna di disegni satirici legata alle penne nere, opera dell’alpinoSilviano Meroni. Domenica mattina la sfilata per le vie della città,accompagnata dalla banda “Verde Azzurra” di Galliate e dal corpobandistico “4 giugno 1859” di Magenta, con la partecipazione di al-pini delle sezioni di Alessandria, Casale Monferrato, Ivrea, Omegna,Pinerolo, Torino e Valsesiana. Dopo l’alzabandiera, l’onore al monu-mento ai Caduti, gli interventi del capogruppo Massimo Ugliotti, delsindaco Davide Ferrari e del presidente sezionale Antonio Palombo.E dopo la Messa, celebrata in Duomo dal cappellano sezionale donTino Temporelli, tutti a tavola nel Castello Visconteo.

Page 45: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

455-2014

SEZIONI ITALIA

Il gruppo di Roncade ha posato la “statua all’Alpino” sul basamentodel monumento dedicato agli artiglieri e agli alpini, ristrutturato di

recente in collaborazione con le penne nere del gruppo di Biancade.La statua è stata scelta per rappresentare al meglio i valori di pace e disolidarietà e per conservare la memoria degli alpini “andati avanti”,tra i quali Giuseppe Oniga Farra, che fu capogruppo e che visse in pri-ma persona la ritirata di Russia.

TREVISO Roncade, una statua per l’AlpinoDopo la Messa, celebrata nella parrocchiale di Roncade, gli alpinihanno sfilato fino al monumento nell’isola del fiume Musestre. Lastatua è stata scoperta e benedetta dal parroco don Valeriano ed è sta-to reso l’onore ai Caduti, accompagnato dal coro “Cime d’Auta” diRoncade. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente della sezio-ne di Treviso Raffaele Panno con alcuni consiglieri e il sindaco Si-monetta Rubinato. Nei loro interventi hanno ricordato i tragicieventi della ritirata in Russia, elogiando l’altruismo e la laboriositàdegli alpini. Felice per la riuscita della manifestazione il capogruppoIvano Crespan che ha visto una grande partecipazione di cittadini, diGruppi e Sezioni e delle rappresentanze di Associazioni d’Arma. Nelsuo intervento ha ringraziato il segretario Daniele Bassetto per l’or-ganizzazione e la pittrice Mara Tonon per la decorazione della statua.

Sotto: gli alpini di Roncade con il consiglio direttivo sezionale, i gagliardetti dei Gruppi e il vessillo della sezione di Treviso.A lato: il monumento ristrutturato dagli alpini.

La sezione di Varese ha organizzato la “serata della riconoscenza”,appuntamento annuale in ricordo del primo cappellano sezionale

don Antonio Riboni, detto “Pa’ Togn”, artigliere alpino nella guerra’15-’18, “andato avanti” nel 1963. “Amatevi alpini, fra di voi, e ama-te sinceramente il prossimo con quello spirito di carità cristiana checi fa considerare tutti figli dello stesso Padre che sta nei cieli”, è unafrase del testamento spirituale di don Riboni. Per tener fede a questeparole la sezione di Varese organizza questo evento dal 1980. Il pre-mio “Pa’ Togn” viene assegnato - per iniziative ed azioni di rilevantesignificato nel campo della solidarietà umana e sociale - preferibil-mente ad un alpino, ad un Gruppo della Sezione, o anche ad un ami-co o famiglia di alpini, che nel corso degli anni si siano distinti per in-terventi umanitari e di solidarietà nell’ambito del territorio comuna-le o provinciale. Nel 2014 il premio è stato assegnato all’artigliere damontagna Gildo Caliaro del gruppo di Saltrio con questa motivazio-ne: “Ha donato e dona molto tempo come volontario per alleviarele sofferenze degli ospiti di strutture assistenziali locali. È presentecon costanza ed abnegazione a vari interventi in ambito civile e hapartecipato con impegno alla costruzione dell’asilo di Rossosch, al-la ricostruzione delle chiese parrocchiali di Korenica e GenelaskiStol in Croazia, oltre alla costruzione del Centro Polifunzionale a

VARESE A Gildo, esempio di vitaCrnici, in Bosnia Erzegovina, denominato 770 metri di speranza”.Il presidente nazionale Sebastiano Favero, che aveva conosciuto l’ar-tigliere Caliaro nel 1993 in Russia durante i lavori nel cantiere diRossosch, ha voluto consegnargli personalmente il premio. Alla ceri-monia era presente anche il vicario dell’ANA Adriano Crugnola.Nel corso della serata sono stati inoltre distribuiti diversi contributiin denaro ad associazioni e missionari che operano in Africa.

Nella foto: da sinistra il vice presidente vicario Crugnola, il presidentenazionale Favero, l’allora presidente della sezione di Varese Bertolasi e ilpremiato Gildo Caliaro.

Page 46: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

465-2014

SEZIONI ESTERO

BALCANICA-CARPATICA-DANUBIANA

“Festitalia” è una manifestazio-ne organizzata tutti gli anni

dal Centro di Cultura dell’Amba-sciata d’Italia a Bucarest e, in parti-colare, da Ezio Peraro, fratello delgià presidente della sezione di Verona Ilario, con lo scopo di far co-noscere la cultura italiana. Il gruppo Romania, capitanato da ClaudioMinuzzo, vi ha partecipato con uno stand eno-gastronomico. Propor-re ai numerosi visitatori romeni il cibo ed il vino delle nostre contra-de e vederlo apprezzato, ha dato grande soddisfazione e fatto sentirela vicinanza dei fratelli alpini in Italia. Il gruppo Romania ha desti-nato il ricavato a opere di beneficienza a favore del Piccolo Cotto-lengo Don Orione di Bucarest.

Il gruppo Romania a Festitalia

Ferruccio Minelli e Aldo Zanatta davanti alla chiesetta alpina situata sulmonte Buller di cui l’anno scorso si è festeggiato il 20° della costruzione.Di fronte sorge un monumento in ricordo dei Caduti in guerra e in pace.

MELBOURNE

Melbourne tricolore

Isoci della sezione di Melbourne si sono riuniti presso la sede del Fo-golar Furlan di Melbourne per l’annuale assemblea sezionale. C’era-

no Ferruccio Minelli, delegato ai contatti con le sezioni all’estero,eletto presidente dell’assemblea, e Giuseppe Querin coordinatoredelle Sezioni ANA in Australia. Il presidente Aldo Zanatta, dopo unminuto di silenzio in memoria dei Caduti in guerra e in pace e per isoci ‘andati avanti’, ha ringraziato i suoi alpini soffermandosi sul va-lore delle opere di solidarietà compiute ed esortando tutti a dare unamano. Dopo l’approvazione della relazione finanziaria ha preso la pa-rola Minelli per illustrare le regole del funzionamento delle Sezioniall’estero. Dal rinnovo delle cariche sociali, la sezione risulta cosìcomposta: presidente sezionale riconfermato all’unanimità Aldo Za-natta, vice presidente Giovanni Traglia, Carlo Buzzi segretario, Lo-renzo Bianchin, Angelo Savaris, Arnaldo Mauro consiglieri e Riccar-do Meneguzzi eletto capogruppo del nuovo gruppo di Melbourne, co-stituito durante l'assemblea. Non è mancata una visita in ospedale aVittorio Casale, reduce classe 1921, che non ha potuto intervenireper motivi di salute.

Foto di gruppo durante la visita in ospedale a Vittorio Casale: da sinistra il pre-sidente di Melbourne Aldo Zanatta, il reduce Vittorio Casale, Ferruccio Minellidelegato per le sezioni all’estero, il neo-capogruppo di Melbourne RiccardoMeneguzzi.

BALCANICA-CARPATICA-DANUBIANA

Pietta nuovo presidente

Il gruppo degli alpini della sezione. In prima fila, con la camicia a scacchi, ilcapogruppo di Bucarest Claudio Minuzzo, di fianco a lui il neo presidenteAlessandro Pietta. Dietro, con la penna bianca il col. Francesco Forti e al suofianco Ferruccio Minelli delegato per i contatti con le sezioni all’estero.

In marzo, presso la sede del gruppo alpini di Bucarest, si è tenuta l’as-semblea della sezione Balcanica-Carpatica-Danubiana. Molti i punti

in discussione: elezione del presidente sezionale e del consiglio diretti-vo sezionale, approvazione del regolamento sezionale, relazione mora-le, quota sociale, giornale sezionale, attività sportiva, ecc.Il consigliere nazionale Ferruccio Minelli, commissario della Sezione,dichiara valida l’assemblea e porta il saluto del presidente nazionale Fa-vero. Presidente dell’assemblea viene nominato Claudio Minuzzo e se-gretario Valerio Varaschin. Il presidente propone di aggiungere all’or-dine del giorno il cambiamento del nome: da sezione Balcanica Carpa-tica Danubiana a sezione Danubiana. Il cambio di denominazione vie-ne approvato all’unanimità, in attesa della ratifica da parte del CDN.Si decide anche di aderire alla testata L’Alpino in Europa: la Sezioneavrà anche un piccolo notiziario interno. Si passa quindi all’elezionedel presidente sezionale: viene eletto per acclamazione l’unico candi-dato Alessandro Pietta. Vengono poi eletti consiglieri sezionali: per laBulgaria Ezio De Crignis, per la Romania Francesco Forti, per l’Un-gheria Marco Moroldo. Revisori dei conti vengono eletti: GirolamoFavata, Leonardo Pontarollo, Raffaele Bianconi. I componenti dellaCommissione per i nuovi iscritti sono: Diego Toffanin, Claudio Co-lombera, Roberto De Bortoli. Terminata l’assemblea, dopo i ringrazia-menti e i saluti di rito, il presidente invita tutti a cena presso il Centrodon Orione assieme alla comunità Italiana.

Page 47: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

475-2014

CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE

L’organizzazione dell’Adunata nazionale di Pordenone delprossimo 9, 10 e 11 maggio procede regolarmente. Perl’occasione l’ANA ha messo a disposizione per scopi benefici50mila euro, che verranno elargiti a tre enti di Pordenone: la“Fondazione bambini e autismo”, la “Fondazione CRO di Aviano”e la “Casa madre della Vita”.È stato costituito il Comitato Organizzatore dell’Adunata deL’Aquila, che sarà presieduto dal consigliere Luigi Cailotto. IlCDN ha approvato il bando di concorso per il manifesto e la me-daglia dell’Adunata de L’Aquila.In riferimento alle modalità della scelta dei candidati alle carichesociali elettive, al prossimo CDN verrà messa all’approvazioneuna soluzione il più possibile condivisa, nel rispetto delle normeassociative.Per l’Adunata nazionale del 2016 risultano candidate le sezioni

La riunione del 5 aprile 2014

CALENDARIO GIUGNO 20141° GIUGNOVALDOBBIADENE – Raduno sezionale aColbertaldoVERONA – Festa della Famiglia a SantaLucia e raduno zona Mincio a CustozaSALUZZO – Al gruppo di Piasco festa diSanta Brigida

2 GIUGNOSAVONA – Gruppo di Vendone, cammina-ta al Monte Castell’Ermo

5/6/7/8 GIUGNOALPINIADI ESTIVE A BORGO SANDALMAZZO (CUNEO)

7/8 GIUGNOLATINA – Raduno sezionale a Borgo Mon-tello

8 GIUGNOPISA-LUCCA-LIVORNO – A Poggio Garfa-gnana inaugurazione targa in ricordo deldottor AngeliniINTRA – Raduno intersezionale al memo-riale di PalaMODENA – Raduno sezionale a Fanano

13/14/15 GIUGNOSAVONA – 40° premio nazionale “Alpinodell’Anno 2013” e raduno sezionale

14 GIUGNOCIVIDALE e GORIZIA – Pellegrinaggio sulMonte NeroVERONA – A Terrossa raduno sezionaleVal d’Alpone

14/15 GIUGNOASTI – Festa sezionale a CastelboglioneCOMO – Raduno sezionale a DongoMARCHE – Raduno sezionale al rifugioGiacomini e 41° “giro da rifugio a rifugio”nel parco nazionale dei SibilliniPINEROLO – “Un giorno da alpino”VAL SUSA – A Exilles festa sezionale e in-contro annuale con Chasseurs alpinsVICENZA – Raduno sezionale

15 GIUGNOCONEGLIANO – A San Vendemiano 80°del GruppoCARNICA – Pellegrinaggio al Pal Piccolo ePal GrandePARMA – Raduno sezionale a Fornovo TaroTORINO – Festa sezionale a Lanzo Torinese

20 GIUGNOSALUZZO – Incontro al rifugio Bottero

21/22 GIUGNOLUINO – Raduno per 90° sezionaleTRIESTE – Gara di tiro trofeo “Egidio Furlan”

22 GIUGNOBELLUNO –Raduno sezionale al Col VisentinTRENTO – Commemorazione Caduti aPasso BuolePINEROLO – Gemellaggio sezione di Pine-rolo e sezione Val SusaPISA-LUCCA-LIVORNO – Pellegrinaggio al-la campana votiva del monte ArgegnaSVIZZERA – Picnic annuale del gruppo diGinevra

28 GIUGNOPINEROLO – Concerto annuale dei cori alforte FenestrelleVALLECAMONICA – 9° raduno sezionalealla trincee del Montozzo

28/29 GIUGNOUDINE – 40° incontro alpino internaziona-le a Pontebba Passo Pramollo

29 GIUGNOPELLEGRINAGGIO NAZIONALE AL RIFUGIO CONTRIN (TRENTO)ALESSANDRIA – Raduno sez.le a FelizzanoASTI – Pellegrinaggio al Santuario dellaMadonna degli alpini a CassinascoCADORE – A Cappella Tamai anniversarioeccidio di Cima VallonaLECCO – Raduno sezionale al rifugio Caz-zaniga Merlini ai Piani di Artavaggio.

di Asti per il primo raggruppamento e Vicenza per il terzo rag-gruppamento: la scelta verrà ufficializzata in occasione delCDN di settembre.Prendendo spunto dall’approvazione dello Statuto della Prote-zione civile ANA del 1° Raggruppamento, il CDN ribadisce chela Sede Nazionale deve mantenere la guida e il controllo dellaProtezione Civile e deve controllarne altresì i flussi finanziari.Il numero de L’Alpino di aprile è uscito in ritardo a causa di pro-blemi legati al nuovo assetto societario dell’azienda che lostampa.Dopo l’Adunata di Pordenone verrà effettuato un aggiornamen-to e un restyling del portale ana.it.Il col. Plasso del Comando Truppe alpine riferisce che sono in cor-so le attività di organizzazione dell’Adunata di Pordenone e dellaesercitazione “Falzarego” che verrà riproposta anche quest’anno.

Nella dichiarazione dei redditi di quest’anno è possibile destinare il 5 per mille alla Fondazione A.N.A. Onlus. I contributi raccolti saranno destinati alla Protezione Civile ANA, al nostro Ospedale da campo e ad altre iniziative di solidarietà.

Questo il numero di codice fiscale da indicare nella dichiarazione dei redditi: 97329810150

CINQUE PER MILLE ALLA FONDAZIONE A.N.A. ONLUS

NUOVI PRESIDENTIReggio Emilia: Ettore Benassi ha sostituito Sergio Bergomi – Balcanica-Carpatica-Danubiana: Alessandro Pietta ha sostituito Stefano Benazzo.

Page 48: Maggio 2014 - ANNO XCIII - N° 5

Obiettivo sulla montagnaI primi passi di un piccolo sul nevaio, sotto lo sguardo vigile di mamma stambecco. La foto è stata scattata sul Monte Bianco da Giovanni Aloisi del gruppo di Borgo San Pancrazio (sez. Verona).