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L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI Author(s): EZIO FRANCESCHINI Source: Aevum, Anno 25, Fasc. 1 (GENNAIO-FEBBRAIO 1951), pp. 37-67 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25820185 . Accessed: 15/06/2014 12:01 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 188.72.126.181 on Sun, 15 Jun 2014 12:01:36 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

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L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORIAuthor(s): EZIO FRANCESCHINISource: Aevum, Anno 25, Fasc. 1 (GENNAIO-FEBBRAIO 1951), pp. 37-67Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25820185 .

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EZIO FRANCESCHINI

L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

Questo secondo centenario di Ludovico Antonio Muratori (+ 23 gen naio 1750), ha visto, malgrado i tempi difficili, un fervore vasto di ini ziative per ricordare e celebrare la memoria del grande Vignolese.

Ma, se il Comitato per le sue onoranze ha raccolto a Modena (14-16 aprile 1950) un congresso di studiosi per scrutare ogni aspetto della vita e dell'attivita del grande concittadino e ha pubblicato in un pre zioso volume i suoi scritti autobiografici (1), se l'Accademia Nazio nale dei Lincei ha voluto ricordare in lui Terudito e lo storico, il suo

pensiero civile, e il suo pensiero religioso (2), noi qui vogliamo ? te

nendo conto di tutte queste celebrazioni, ma in modo speciale ricorren

do continuamente ai suoi scritti ? indicarne l'insegnamento di scienziato e di credente; insegnamento di cui questi due secoli di ricerche non

solo hanno confermato la piena validita, ma anche un attualita viva e

concreta. ? *

Occorre tuttavia che diciamo, prima, poche parole sulla sua vita e

sulla sua opera. Campo, questo, nel quale ci possiamo muovere con

precisione e sicurezza estreme; perche, a parte le notizie sparse nei suoi scritti e ricavabili dal suo gigantesco (epur non ancora completo) Epi stolario, per ben cinque volte il Muratori scrisse di proprio pugno la sua

(1) L. a. Muratori, Scritti autobiografici a cura di Tommaso Sorbelli, Vignola 1950.

(2) R. cessi, L. A. Muratori erudito e storico; G. falco, // pensiero civile di

L. A. Muratori) Arturo Carlo Jemolo, II pensiero religioso del Muratori, Accad. Naz.

dei Lincei, Quaderno 20, Roma 1950. Fra gli altri contributi alia celebrazione muratoriana

meritano particolare menzione il volume di Scritti sul Muratori pubblicato in ?Convivium?

Torino 1950, nr. 4-5, pp. 481-712, e il numero della ?Rivista di storia della Chiesa in

Italia? (1950, IV, 1, pp. 1-152) a lui interamente dedicato.

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EZIO FRANCESCH1NI

vita: tre volte in italiano, due in latino. E basterebbero due di questi

preziosi documenti: la lettera Intorno al metodo seguito nei suoi studi

scritta a Giovanni Artico, conte di Porcia il 10 novembre 1721 e le Me

morie di Ludovico Antonio Muratori, redatte (in terza persona) nel 1749,

pochi mesi prima della morte, a renderci compiutamente edotti di ogni avvenimento importante della sua vita (1).

Ecco dunque i dati essenziali: terminati gli studi di Grammatica e

di Umane Lettere alia scuola dei Gesuiti in Modena (1685-89) il Mura

tori passa airilniversita; crede in un primo momento che la sua strada

sia nello studio della Teologia morale, ma questo non gli da alcufia

soddisfazione; poi in quello delle leggi, ma dai dissensi e dalle liti dei

legulei non gli viene che tedio: il tedio di ? dover solo aggirarsi, come

chi e legato al palo, intorno a cio che tanti altri han detto e ridetto?

(Lettera al conte di Porcia, in ?Scritti autob.? p. 35). Si volge allora

alia poesia, che e dapprima quella ?frescamente stampata? di Carlo Maria Maggi (2) e di Francesco de Lemene, ma poi a tutta la poesia classica, latina e greca (quest'ultima in traduzioni prima che egli impa rasse, da solo, la lingua); poi legge tutte le opere di Seneca il filosofo, e se ne innamora, e quelle di Giusto Lipsio (1547-1606) ?gran partigiano e rischiaratore delle sentenze stoiche? (3) (ibid. p. 38). E il momento che egli stesso chiama della ?erudizione profana? (ibid. p. 38); vuole

scoprire tutto il mondo delle antichita classiche: dopo i poeti latini e

Seneca, legge tutti i prosatori, anche i meno noti, e i piu recenti tratta ti critici ed eruditi sulle iscrizioni, sulle medaglie antiche, su ogni aspet to di quel mondo nel quale gli ?pareva? di trovare le sue ?delizie? e, in esse, la sua strada: ?in mia gioventu

? scrivera egli nel 1721 ? al tro io non aveva in testa che Antichita greche e romane? (in ?Scritti autob.? p. 54). E stava proprio per orientarsi verso quel mondo quando s'incontro con quello che sarebbe stato il suo vero maestro, il P. Be nedetto Bacchini, monaco cassinese, allora bibliotecario del duca d'Este, uomo, come egli scrive ?per l'ampiezza deir erudizione e per Tottimo

gusto in ogni sorta di letteratura eccellente? (ibid. p. 39). Sotto la sua

guida il Muratori scopre il campo immenso della ?erudizione sacra?:

ed eccolo darsi alia lettura delle opere dei Padri della Chiesa, degli

(1) Tutte e cinque le autobiografie sono edite nel citato volume di Scritti autobio grafici, Vignola 1950.

(2) Era il volume delle Rime varie edito a Bologna nel 1689. (3) II Muratori allude specialmente alia Manuductio ad stoicam philosophiam che

il Lipsio scrisse a Lovanio nel 1604.

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l/lNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

scrittori ecclesiastici (allora accessibili) del Medio Evo, degli Atti dei Concilii, degli Annali del Baronio. II Bacchini aveva gettato nel suo cuo re il seme che avrebbe dato, in piu di cinquant'anni di assiduo lavoro, un albero immenso; gli aveva indicato la strada che era veramente la sua.

Tuttavia egli sara sempre lieto di essere passato, per prima, attra verso T?erudizione profana?; e quando, piu tardi, pensera con animo

pacato a quel lontano periodo di ricerche febbrili e di entusiasmi gio vanili, lo fara sempre convinto della validita di quei valori, sia per la

compiutezza della sua cultura, sia per la formazione stessa del suo ca

rattere di studioso. II Muratori non rinnego mai la sua formazione classi

ca (1); anzi la pose a base della sua stessa cultura, che proprio per que sto appare solidissima, e vorrei dire completa, fino dai suoi primi scritti.

Ma intanto, ottenuta la laurea in uiroque jure a Modena il 16 dicem bre 1694, un grande avvenimento si andava preparando: la sua chiamata a Milano come dottore della Biblioteca Ambrosiana; ?airimprovviso mi

sentii invitato alia famosa biblioteca Ambrosiana di Milano ? scrive egli stesso ? cioe invitato al mio giuoco: e ... collocato in quella nicchia

cosi decorosa e di tanto mio genio (2)?. II suo giuoco sara, da questo momento in poi, di frugare fra i vec

chi manoscritti e le vecchie pergamene per scoprire e rivelare un mon

do ignoto, per ridare il volto ad un millennio di storia del suo Pae se. E la nicchia lo accogliera per cinque anni, dal 1695 al 1700, fertili di lavoro gia eccellente (i due primi volumi degli Anecdota latina usci vano nel 1697 e 1698) anche se egli dira poi che ?sbardel!atamente

(corse) alle stampe? senza sottoporre la sua opera al consiglio e alia lima altrui, che gli avrebbe risparmiato qualche difetto.

Gia nella sua andata all'Ambrosiana il Muratori aveva riconosciuto

Topera della fortuna: ?... s'io non ho mai cercata la fortuna, la fortuna

(1) II Cessi afferma che ?il mondo classico non si attanagliava alia spiritualita mu

ratoriana forse per una insuperabile antitesi di religiosita ? (art. cit. p. 4) e che ?lo stu

dio dei classici che <gli> aveva tarpato, sia pure con onore, le ali a maggior volo ed im

pigrito l'intelletto in fredda antiquaria e in pedante filologia, non era trascorso invano?

(ibid. p. 6): la duplice osservazione e vera nel quadro generale della figura e della per sonality del Muratori, ma e anche vero che egli, per fortuna degli studi storici, fu e ri

mase anzitutto un filologo: nei Rerum Italicarum Scriptores egli e soprattutto l'antico

scolaro ideale di Giusto Lipsio per serieta di ricerca e rigore di metodo critico; serieta e

rigore, del resto, che sono elementi costitutivi del carattere stesso di lui, e appaiono visi

bilissimi anche nelle opere non semplicemente erudite.

(2) Lettera al conte di Porcia, in ?Scritti autob.? p. 43.

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EZI0 FRANCESCHIN1

ha ben cercato me? (1); ma essa venne proprio a cercarlo come un

figlio prediietto quando nel 1700 il duca Rinaldo I lo chiamo in patria, a Modena, a dirigere la biblioteca e Tarchivio ducale.

Fedele bibliotecario dell'Estense Ludovico Antonio Muratori restera, avendo sempre ricusato offerte di cattedre e inviti di altri principi, fino

al 26 agosto 1749, quando, per l'eta avanzata, supplichera il duca ?che

si degni di solleyarlo dal peso del Ducale Archivio (2)?. Durante la maggior parte di questo periodo egli aveva atteso al suo

ministero sacerdotale (era stato ordinato a Milano nel 1695) come pre

posto parroco di S. Maria Pomposa, praticamente dal 1716 alia morte, anche se dal 1733 aveva lasciato ufficialmente la dignita della parrocchia al nipote Gian Francesco Soli, che gli sarebbe successo pure come bi

bliotecario airEstense.

Cinquantacinque anni bibliotecario; trentaquattro anni prevosto: e

facile quindi capire come egli amasse queste due qualifiche fino ad es

serne quasi geloso. La sua vita e tutta qui, senza tempeste esteriori, in lavoro assiduo (3);

e ? a parte le polemiche delle quali parleremo piu avanti ? trascorsa

fra la stima e l'ammirazione universale, ?nella Biblioteca, o nella Chie

sa, o in casa? come egli stesso la riassume (in ?Scritti autob.? p. 153) con una frase quasi identica a quella pronunciata esattamente mille an

ni prima da uno dei piu grandi eruditi del Medio Evo, cui la figura del Muratori e straordinariamente simile, il Venerabile Beda (-j- 732 d. Cr.). La guerra stessa, durante la quale, come egli scrive ?soglion tacer le

lettere, anzi non v'ha allora mestiere piu sfortunato di questo? (in ?Scrit ti autob.? p. 48), rispetto la sua vita e, almeno in parte, il suo lavoro; cosi che nei cinque anni durante i quali i Francesi tennero Modena (2

(1) Ibid. p. 42; questo riconoscimento egli ripetera anche pochi giorni prima di mo

rire secondo la testimonianza del suo confessore Antonio Gardani: ?Io sono stato molto

ben trattato da Dio nel tempo della mia vita. Non ho passato grandi travagli, o almeno

non mi hanno superato. Mi ha mantenuto in sanita. Non ho avuto malattie tormentose.

Ho avuto di buoni amici di ogni condizione. Non mi e mai mancato l'onesto vivere e

anche abbondante. Lo ringrazio di tutto; e solo resta che per la sua misericordia mi tratti

con tanta parzialita ancora nell' altra vita, come voglio sperarlo? (?Scritti Autob.?

pp. 192-3).

(2) Cfr. la lettera del 26 agosto 1749 al Duca di Modena, in ?Scritti inediti pubbli cati a celebrare il secondo centenario della nascita? Bologna 1872, p. 172 dei Document]'.

(3) ?Non la quiete, ma il mutar fatica ? alia fatica sia solo ristoro ? canta il Mura tori in un sonetto (edito in ?Scritti inediti, etc.? su citati, p. 45) che anche il Croce ri

corda (La poesia, Bari 1946, p. 20).

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L'iNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

agosto 1702-5 febbraio 1707) costrettone il duca all'esilio, egli pote con

servare ?il grado (anzi fu fatto bibliotecario ?regio?) il salario e Fuso

della Biblioteca? (ibid.). Nel 1743 corse voce che Benedetto XIV, suo amico e protettore, lo

volesse creare cardinale; nel 1745 fu fra i quatiro nomi proposti al Pa

pa dal duca Francesco III per il vescovado di Modena. Egli fece sapere che era in eta da ? pensare non al viaggio di Roma, ma ad un viaggio

piu lungo e inevitabile, cui si andava appressando? (in < Scritti autob.?

p. 148): fu accontentato, anche se forse non soltanto per il motivo che

egli adduceva.

Questa, dunque, la vita. Per le opere mi sia concesso rimandare ai

Cataloghi che spesso ne furono fatti (il piu recente in calce al volume

di ?Scritti autobiografici? piu volte sopra citato) e limitarmi a queste

semplicissime indicazioni:

Dal 1697 al 1714 escono i quattro volumi degli Anecdota, la Vita e

Rime di Carlo Maria Maggi, i Primi disegni della Repubblica letteraria, i due volumi Della Perfetta Poesia italiana, le Rifles sioni sopra il buon gusto nelle scienze e nelle arti, YIntroduzione

alle paci private, le Rime e la vita di Francesco Petrarca, il De ingeniorum moderatione in Religionis negotio, il trattato

Del governo della Peste.

dal 1715 al 1737: le Antichita Estensi (I tomo), la Vita del P. Paolo Segneri juniore, il Trattato della carita cristiana in quanto essa

e amore del prossimo, i 27 volumi dei Rerum Italicarum Scrip tores (il 28, con appendice di cronache ed indici, uscira postu

mo nel 1751), e la Filosofia morale.

dal 1738 al 1743: i sei volumi delle Antiquitates italicae Medii Aevi, i quattro del Novus Thesaurus veterum inscriptionum, il secondo

tomo delle Antichita Estensi, la Vita di Alessandro Tassoni, il

De superstitione vitanda e Dei difetti della Giurisprudenza.

dal 1744 al 1750: i 12 volumi degli Annali d'Italia, Delle forze dell'In

tendimento umano, Delia forza della fantasia, la Liturgia Roma

na Vetus e Della pubblica felicita oggetto dei buoni principi.

Si aggiungano numerosissimi scritti minori e un Epistolario che ab

braccia finora 40.000 lettere (meta sue e meta di corrispondenti), raccol

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EZIO FRANCESCHINI

te in 14 volumi da Matteo Campori, fonte preziosissima a illustrazione

dell*attivita del Muratori e del suo metodo (1). Ora e appunto da tutto questo immenso materiale ? ?lavoro pazien

te, acuto, vasto, multiforme ? scrive il Bertoni nella voce a lui consa

crata dall'Enciclopedia Italiana ? (che) rappresenta forse il maggior

sforzo che Tintelletto umano abbia mai fatto nel campo deirerudizione? ? che cercheremo di cogliere l'essenza deirinsegnamento del Muratori.

E per non disperderci nelle note di una precettistica senza fine cLlimi

teremo a questi tre punti che ci sembrano fondamentali: il metodo di

lavoro, l'uso della critica, la sua concezione dello studio e dello studioso.

* * *

II metodo di lavoro.

Chiunque intenda seriamente dedicarsi alia ricerca scientifica deve

porsi dapprima nelle condizioni di poterlo fare con l'acquisto di tutti gli strumenti necessari. Fra di essi viene in primo posto la conoscenza del

le lingue antiche e di quelle moderne: le prime gli consentono il diret

to accostamento ai testi che servono di base alia cultura e alia civilta

umana, le seconde di conoscere le opinioni altrui in un campo, che per essere comune patrimonio di cultura, non ammette barriere d'ignoranze linguistiche. ?Mihi profecto videtur ? scrive il Muratori ? iis qui plures capiunt linguas magna quaedam et vasta mens esse, quum orbem

praeteritorum quodam modo lapsaque tempora animo complectantur, ne

que aliter se gerant quam si illius aevi doctissimis viris coram loqueren tur? (in ?Scritti autob.? p. 75). Delle lingue antiche si rammaricava che il latino, da lui pienamente posseduto, fosse insegnato male, in maniera

meccanica e pesante (2), e non fosse messo in continuo rapporto con

l'italiano (3). II greco, come si e detto, apprese da solo (4), quando si

(1) Naturalmente non c ancora completo questo Epistolario; e nuove lettere vengono di tanto in tanto alia luce; vedansi, fra le piu recenti, le cinque lettere a Giuseppe An

tonio Sassi prima dottore e poi, dal 1711, prefetto deirAmbrosiana, illustrate da A. Saba, Ludonico Antonio Muratori in alcune sue lettere, in ?Convivium? 1950, 4-5, pp. 671-677.

(2) Esistono degli appunti inediti (Bibl. Estense, Archivio Muratori Soli, Filza II, fasc. XI), purtroppo ridotti a poche pagine, sui difetti deH'insegnamento di quella lingua ai suoi tempi.

(3) ?Si insegni il latino ma in modo che da tale studio si avvantaggi pure l'italiano; e non si verifichi il doloroso fatto che si esca dalle scuole ignoranti del nostro idioma patrio? (in ?Scritti Autob.? p. 47).

(4) ?Graecae quoque linguae, nullo magistro usus, non levem sibi supellectilem pro curavit?, dira neirautobiografia latina del 1742.

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L* INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

accorse che senza di esso non si sarebbe mai potuto accostare a quelle antichita che formarono la delizia dei suoi primi anni modenesi; ed e

delFanno antecedente la laurea quella lettera da Modena (luglio 1693) a Giberto Borromeo, De graecae linguae usu et praestantia, che e un

vero e proprio trattato. L'apprese in modo tale da non sapere soltanto

tradurre speditamente (1), ma da scrivere anche brevi componimenti (2) in quella lingua. Dell'ebraico ebbe ?sufficiente tintura... per pofer rica

vare dai lessici la forza di qualche vocabolo secondo le occorrenze?

(in ?Scritti autob.? p. 158); ma s'era messo a quello studio in eta ma

tura e gli vennero meno la pazienza di ?seguitare lungo tempo quel po co delizioso cammino? (ibid. p. 39).

Delle lingue moderne conosceva assai bene il francese e lo spagno lo, meno Tinglese, che si era applicato ad imparare da vecchio.

Ai giovani consigliava di mettersi subito allo studio delle lingue, perche ?quando si son fatte Tossa, e Tintelletto sta tutto rivolto ad im

parare cose, difficilmente si sa fermare al noioso studio delle parole, che e mestiere da principiante? (in ?Scritti autob.? p. 39).

Dopo la conoscenza delle lingue e indispensabile allo studioso che

voglia affrontare un qualunque campo di lavoro la conoscenza di tutte

le scienze ausiliarie che servono ad illuminare quel campo. Nel caso

della ricerca storica, il pieno possesso della paleografia, della diplo matica, della numismatica, della sfregistiea, delle scienze giuridiche, etc., senza le quali non si pud dare ad un documento il suo giusto valore e

la sua esatta interpretazione. Chi conosce T opera del Muratori sa come

egli abbia dato, a ciascuna di queste scienze, contributi originali, e spes so cospicui; e non e senza stupore (vorrei dire anche senza commozione) che si riscontrano oggi, dopo due secoli di progressi nelle singole discipli ne, quasi sempre esatte le datazioni che egli assegnava ai codici di cui

veniva mano mano facendo uso per le sue edizioni, quasi sempre inoppu

gnabile il giudizio sulla autenticita o falsita di molti di quei documenti sui quali egli stava fondando la storia del medioevo italiano.

Reso cosi padrone degli strumenti, lo studioso pud iniziare il lavoro; e la prima fase sara la ricerca dei testi fatta con scrupolo e pazienza cosi da rendersi esatto conto della loro tradizione e da avere, attraver so essa, la possibility di dame un'edizione attendibile ed autorevole.

(1) Vedansi le traduzioni latinc del suo volume di Anecdota graeca, pubblicati a Padova nel 1709.

(2) Vedasi l'epigramma per le nozze di Rinaldo I d'Este e di Carlotta Felicita di Hannover del 1696.

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EZIO FRANCESCHINI

II Muratori ebbe la fortuna (ma anche la responsabilita) di lavorare

in un campo quasi vergine e di aver a sua disposizione due miniere

inesauribili di testi quali erano (e in parte sono ancora) la Biblioteca

Ambrosiana e la Biblioteca Estense; ma conobbe anche i pellegrinaggi di citta in citta, di archivio in archivio, quando negli anni 1714-15-16

percorse gran parte d' Italia per preparare le sue Antichita Estensi, e le

ottusita e le gelosie che su tali strade s'incontrano (?essendo i princi

pi, e tanto piu le repubbliche d'Italia, piene di gelosie e di timori che

si divulghi qualche notizia di lor pregiudizio e sembrando ai particolari di perdere un tesoro, se concedono licenza di copiare e pubblicare i

loro manoscritti?: in ?Scritti autob.? p. 166). In questi viaggi egli comincid a capire le sue possibility.

Quando egli osserva che visitando biblioteche ed archivi di Calte

drali e di monasteri, copiava ?quei documenti che (trovava) piu merite

voli di luce per qualche riguardo, lasciando indietro tante altre perga mene dozzinali e di niun conto, le quali chi volesse pubblicare condan

nerebbe la carta ad un impiego inutile senza che ne provenisse alcun

soccorso air erudizione? (in ?Scritti autob.? p. 168), egli da testimo

nianza sicura di possedere la prima e piu necessaria dote di uno storico, anzi di ogni studioso, che e quella di saper distinguere Fessenziale dal

secondario, il centrale dal marginale, Futile dal superfluo. Chi non ha

questa dote potra essere diligente ricercatore e rivelatore di cose inedi

te, ma non potra mai salire piu in alto, e rimarra sempre un onesto rac

coglitore di documenti per il servizio altrui. Senza sua colpa, s'intende;

perche ?non cuicumque datum est habere nasum?, aveva scritto Ovidio, e il Muratori stesso soggiungera: ?non c'e bottega dove si venda Fin

gegno?(in ?Scritti autob.? p. 50). Ha scritto Roberto Cessi che ?dallo studio della classicita (maturo

nel Muratori) Ferudito, da quello del Medio Evo lo storico?. II giudizio e esattissimo qualora questi due aspetti dello studioso non si disgiun

gano fra di loro.

II Muratori ha, in realta, posto la filologia a servizio della storia; P editore dei testi raccolti nei Rerum Italicarum Scriptores e lo studioso

innamorato di Giusto Lipsio, il conoscitore profondo (per quanto i suoi

tempi lo consentivano) delle leggi della filologia nella critica del testo

e nella tecnica delle edizioni. Ed e proprio per questa solidita massic

cia della base che P opera del Muratori vince il tempo, e che la rico

struzione storica che egli fece del Medioevo italiano resta nella sostan

za valida.

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\! INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

Questo vorrei non dimenticassero, nel parlare di lui, gli storici: e

ne traessero un monito prezioso per tutti.

Non e legittimo il giudizio storico qualora non sia preceduto da un

rigido accertamento filologico della base da cui esso giudizio si trae. E

percid ?

quando non esiste in una stessa persona (il che accade ben

poche volte) la duplice possibility ? abbia lo storico l'umilta e la pru

denza di lasciar preparare ai filologi (non fossero altro che tecnici

puri) le edizioni dei testi e dei documenti di cui egli vuole fare uso per la sua analisi o la sua sintesi (1).

A proposito delle quali il Muratori ci insegna, inoltre, col suo esem

pio, che non e onestamente possibile la seconda senza la prima. La pri ma indagine dello storico deve consistere nell' analisi seria, severa, con

trollata, precisa, dei singoli testi e dei singoli documenti (analisi che

porti ad una loro documentata valutfczione, s'intende); solo quando egli avra fatto questo col massimo rigore possibile gli sara consentito ? se

ne avra la forza ? di salire ad una visione sintetica del fenomeno o

del periodo storico di cui quei testi e quei documenti sono la base.

Senza di cid ogni sintesi, anche se intelligente, non solo e provvisoria, ma e mutila, presuntuosa e disonesta.

Tutti gli studiosi sono d'accordo nel vedere nelle Antiquitates Itali cae Medii Aevi Yopera piu importante del Muratori, il ?grande quadro

?

sono parole di Roberto Cessi ? nel quale fu ritratto il mondo di mille anni in tutte le sue miserie e in tutte le sue dovizie, nelle sue virtu e

nei suoi vizi, nei piccoli motivi della vita quotidiana e nei grandi eventi

della storia; un gran libro, il gran libro... nel quale (si pud ravvisare) la maggiore e piu solida espressione del genio storico muratoriano?

(R. CESSI, comm. cit., p. 9). Orbene, date un*occhiata alle date: 1721

1737: Rerum Italicarum Scriptores; 1738-1743: Antiquitates Italicae Me

dii Aeoi. Le Antichita, dunque, sono frutto dei Rerum', la sintesi trae la sua validita dalF analisi, la concezione storica dalla conoscenza precisa dei testi, filologicamente restituiti alia loro migliore lezione.

Questo insegnamento ha pure un valore, per cosi dire, spaziale, che vale la pena di rilevare, anche se non e che un aspetto di quello teste

indicato.

(1) Questo vale per ogni genere di storia. Mi sia lecito di citare qui Y esempio delle opere di Aristotele. Non esiste, da un secolo a questa parte, studio sulla filosofia di Ari

stotele che non si basi sulla edizione critica (1831-6) di A. Immanuel Bekker; eppure egli non scrisse nulla sul pensiero di Aristotele (ne dei molti altri autori, specialmente greci, da lui editi): esempio insigne di conoscenza dei limiti e di onesta scientifica.

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EZIO FRANCESCHINI

Lo studioso serio comincia sempre da argomenti limitati e nettamen te circoscrivibili; questo non e soltanto un insegnamento che appartiene alia metodologia scientifica: prima che ad essa e proprio della logica e

del buon senso. Non si pud pretendere di conoscere la storia d'Italia

prescindendo da quella delle singole regioni. Non si puo scrivere sulla

costituzione o la storia del Feudo, o del Comune, o della Signoria, sen

za essere partiti dallo studio dei singoli feudi, e comuni, e signorie. Osservate ancora il Muratori. Degli Annali d' Italia e stato detto dal

Carducci che ?non mai uomo compi ed assommd in si rapido perfetto e grandioso organamento di opere la storia del suo paese?. Orbene,

egli non li ultimo che negli anni estremi della sua lunga vita (1744

1749), come frutto ultimo non solo di tutte le sue ricerche parziali, ma

specialmente di quelle Antichita Estensi per documentare le quali du

rante tre anni aveva percorso P Italia, traendo dalle vecchie pergame ne degli archivi testi di bolle e di diplomi, di donazioni e di testamenti, in una parola di documenti inediti pontifici, episcopali, monastici di ogni

genere, in un patrimonio che andava di anno in anno arricchendo (1). Da Casa d'Este, dunque, alPItalia; dalla storia di una dinastia alia

storia di un popolo: a questa stessa meta, per altra via, erano confluiti

i testi dei Rerum e le Antiquitates Italicae. Un capolavoro di metodolo

gia critica, a compiere il quale nulla eta stato dimenticato.

La storia di una gente, e di una gente come Pitalica, usciva cosi

lentamente e sicuramente da un'eta creduta fino allora barbara e rive

latasi poi ? e il merito primo e del Muratori ? cosi ricca di elementi

vitali da farla considerare, non solo per PItalia ma per PEuropa, origine e culla della civilta moderna.

Era il vertice, o si poteva spiegare il volo ancora piu in alto, da

quella cima?

Si, da quella grande, anche se non geniale, sintesi storica si poteva salire piu in alto: si poteva salire alia filosofia della storia. Ma qui le

potenti ali del Muratori vennero meno alPaltissimo volo, i suoi occhi

cosi acuti nello scrutare i documenti, e il loro senso, e il loro valore, si fermarono. Non si puo condividere il giudizio del Bertoni che chiama

?storia filologica? la storia del Muratori, una storia paga, come aveva

detto anche il Ranke, ? di conoscere come sono andate le cose?. Tutti

gli scritti del Vignolese stanno a dimostrare come abbia voluto e cer

cato di trarre dai ?fatti? considerazioni e ragioni valide per la vita di

(1) II I vol. delle Antichita Estensi e del 1717, il II vol. del 1740.

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l/ INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

un uomo come per quella di un popolo; ma queste considerazioni e

queste ragioni hanno un contenuto ed un valore esclusivamente morale, non mai teoretico (1). Ed e qui la sua differenza col grande contempora neo Giov. Battista Vico (1668-1744), tutto proteso nella ricerca delle

leggi universali nei fatti storici. Certo, se in un solo individuo si fosse

potuta assommare la cultura storica del Muratori e la potenza scrutatri

ce del Vico, Tltalia avrebbe avuto in esso uno dei suoi geni giu grandi. Ma di tali uomini la Provvidenza e avara, non dico nella storia di un'e

ta e di un popolo, ma nella storia di tutte le eta e di tutti i popoli (2). E qui potrebbe anche conchiudersi la ricerca sul metodo del Mura

tori se non ci fossero in esso alcuni altri insegnamenti che e impossi bile tralasciare o anche trascurare, per quanto possano sembrare margi nali. II primo riguarda quello che si potrebbe chiamare lo sfruttamento dei filoni secondari. Nell'indagare su qualunque argomento, lo studioso

s* imbatte spesso in elementi che hanno per esso argomento un valore

relativo, ma ne possono avere molto in se o per altri problemi. Egli de

ve, in questi casi, proseguire per la sua strada senza lasciarsi vincere

dalla tentazione di deviazioni facili e spesso rapidamente redditizie; ma

non deve dimenticare tali motivi intravisti lungo la strada e che potran no, raggiunta la prima meta, essergli punto di partenza per nuove in

dagini. Da un lavoro ben definito nascono cosi altri ai quali non si era

pensato; le ricerche si allargano e si distendono; i fatti e la storia si

intrecciano: il respiro di chi lavora si fa piu ampio. E questo e, nell'es senza stessa della ricerca, uno dei motivi piu autentici, perche il giudizio critico dello studioso sia sempre presente, sappia distinguere l'utile da

cio che tale non e, e impedisca sempre che ne ricevano danno Tequili brio dell'insieme e Tarmonia delle parti.

II secondo monito e di fare ricorso alia collaborazione altrui. Le

lettere del Muratori sono piene di domande in questo senso: sia per avere sicura notizia di codici lontani e non veduti, sia per chiedere col lazioni di testi, riscontri di lezioni (3), informazioni di ogni genere.

(1) 1/ultima opera del Muratori, il trattato Della pubblica felicita oggetto dei buoni principi (Venezia 1749), nella quale egli raccoglie in ampia sintesi il suo pensiero politi

co-sociale, e il documento piu espressivo del prevalere in lui di interessi pratici, al di

fuori di ogni astrattismo speculativo (cfr. l'ediz. a cura di B. Brunello, Bologna 1941,

pp. XVII-XVIII). (2) II piu perfetto raffronto fra il Muratori e il Vico rimane ancora quello che il Man

zoni ne fece in alcune pagine mirabili del secondo capitolo del suo ?Discorso sopra al

cuni punti della storia iongobardica in Italia? (1822). (3) Vedansi, per es., le lettere pubblicate dal Saba nelle quali il Muratori prega il

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Page 13: L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

EZIO FRANCESCH1NI

Questa collaborazione ha molti vantaggi: giova a rendere prudente e umile chi chiede, paziente chi risponde, piu attendibile il risultato.

Giova soprattutto a rendere fratelli nella comune ricerca della verita

quanti ad essa dedicano la vita, togliendo dai loro cuori quelle tentazio

ni <Ii superbia, di invidia, di isolamento intellettuale che sono fra i mali

maggiori e piu pericolosi della vita di studio (1). Rimane Y ultimo avvertimento metodologico, che forse varra a dare,

almeno parzialmente, una nuova interpretazione di certi scritti del Mura

tori, e che e comunque indice della sua straordinaria concezione del

valore morale dello studio.

Nella prima produzione di lui, dopo che i due volumi degli Anecdo

ta latina del 1697 e del 1698 avevano rivelato al mondo la sua erudi

zione e conciliato a lui la stima dei piu grandi dotti del tempo, appaio no opere che non hanno nessuna relazione con questo suo preciso orientamento: / primi saggi della Repubblica letleraria (Venezia 1703), Della perfetta poesia italiana (Modena 1706), Riflessione sopra il buon gusto nelle scienze e nelle arti (Venezia 1708). Versatility d'ingegno, si suole dire; molteplicita d'interessi di una mente aperta a tutti i pro blemi. Anche questo certamente, come il Muratori stesso ci fa nota re nelle prefazioni a quegli scritti (2). Ma si osservino le date: esse

corrispondono agli anni della occupazione francese di Modena (1702

Sassi che gli esamini un manoscritto greco ambrosiano delle Orazioni di S. Gregorio Na

zianzeno e, in epoca diversa, un manoscritto, pure ambrosiano, di Catullo, e non per se,

questa volta, ma ?per servire ad un amico di gran distinzione...? (cfr. Saba, art. cit.t

p. 677 e 675). (1) Ricordando di aver dato alle stampe il primo volume degli Anecdota latina ?cal

do caldo, senza punto tenerlo in serbo, senza sottoporlo alia censura e correzione di

qualche amico, anzi senza ne pure fame leggere una sillaba ad alcuno? il Muratori invita

i giovani a non seguire il suo esempio, ma a ricorrere sempre alia collaborazione di chi

puo aiutare: ?Lo avvertano i giovani: bisogna rispettar di molto il pubblico, bisogna ma

neggiare con gelosia e riguardo la propria riputazione, e ricordarsi che per grand'uomo

che si sia, piu veggono molti occhi, che uno solo. S'ha... da perdonar qualche fallo al

l'inesperienza e alia foga giovanile; ma meglio e non aver bisogno di questo perdono?

(in ?Scritti autob.? p. 45). E comincio subito a correggersi facendo leggere al Crescim

beni il manoscritto dell'opera Della perfetta poesia, che usci poi a Modena nel 1706.

(2) Anche nella lettera al conte di Porcia egli parla, a proposito della sua formazione

giovanile del suo ?caracollare per varie arti e scienze? attribuendolo non ad intemperan za di ingegno e ?alla voglia di non imparar nulla per volere imparare tutto?, ma alia per

suasione che ogni arte e scienza e di aiuto all'altra per il legame che insieme le unisce;

per cui ?quanto piu vaisenfe si ha, tanto meglio si forma il gusto e il giudizio, purche l'intelletto non vada continuamente mutando osterie e sappia abitare in quel paese che

piu gli aggrada? (in ?Scritti autob.? p. 41).

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L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

1707) durante la guerra di successione spagnola, quando, benche egli non avesse avuto alcuna noia dagli invasori, non poteva avere certo le

consuete possibility di lavoro, di accesso alle comuni fonti della sua

normale fatica: non poteva quindi continuare Tintrapreso indirizzo di

studi. Lo studioso, dunque, ,deve saper riempire il tempo nel quale fatti

da lui non dipendenti gli impediscono di proseguire in una determinata

direzione, rivolgendosi ad argomenti per i quali tali difficolta non esi

stono o sono minori.

Ecco come il Muratori stesso si esprime nella piu volte citata Let

tera al conte di Porcia: ? Credo io che Ferudito abbia da avere sempre in capo varie vedu

te, e varie fila per le mani. Se non puo per qualche ostacolo far que sta tela, ne lavori un'altra: se non puo fabbricare gran palagi, si metta

a qualche ameno giardino, adattandbsi al luogo, al tempo e alle congiun

ture, e mirando che non gli fugga di mano il tempo, che e cosa preziosa. Alcune opere escono dal piu intimo della glandola pineale; altre dalla

giudiciosa lettura. Alcune non si possono comporre se non con avere la

testa fitta in ricche librerie; per altre bastano pochi libri, ed anche in

villa si puo faticare? (in ?Scritti autob.? p. 48). Cosi nacquero, per sua stessa confessione, i libri su citati e anche

quelle Osseroazioni sul Petrarca (stampate poi nel 1711) delle quali il

De Sanctis stesso non parlera senza stima.

E questo ?non saper stare colle mani alia cintola? sapendo piegare

ogni contrariety di tempo e di eventi alia nobilta del lavoro mi pare sia

il suggello piu fermo delPinsegnamento metodologico di Ludovico Anto nio Muratori.

* * *

Veniamo alFuso della critica (1).

Scopo essenziale di ogni studio, meta unica di ogni studioso e la

ricerca della verita (2). Su questo non e lecito avere dubbio alcuno; es

(1) L'opera alia quale faremo maggiormente riferimento per questa parte e il De in geniorum moderatione in religionis negotio, stampata per la prima volta a Parigi, sotto

il nome di Lamindo Pritanio, nel 1714 (le nostre citazioni verranno tuttavia fatte sull'edi

zione di Venezia del 1727). In essa il Muratori difende S. Agostino contro le gravi cen sure di Giovanni Ferepono (il protestante Giovanni Le Clerc); la difesa e talmente minu ziosa e ampia, che coinvolge tutti i campi dello scibile, dando modo al Muratori di farci conoscere (e vedere attuato) il suo metodo critico con piu precisione che in ogni suo al tro scritto. Per mantenere uniformita con il resto, ne diamo i passi in versione italiana.

(2) Cfr. anche R. Cessi, commem. cit. pp. 7-8.

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Aevum - Anno XXV - 4

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EZIO FRANCESCHINI

sa e veramente il ?comune e universale bene, lasciato ancora sulla terra

per divina bonta? (De ingeniorum moderatione, ed. di Venezia del 1727,

p. 216), la cui ricerca non varia per variare di oggetto o di tema; per che ?una e la verita, e le infinite sue particelle non si avversano ne

discordano fra di loro, ma formano piuttosto un tutto armonioso? (ibid. p. 165), le scientifiche con le filosofiche, le filosofiche con le teologi che, alia luce di quella affermazione, che e nel consenso di tutte le

genti: ?il vero non pud essere contrario alvero? (verum vero adversari

nequit: ibid. p. 199). Ma queste verita, se e lecita la parola, isolate, che trascorrono per tutto il creato, ricercate e raggiunte dalla mente umana non possono condurre che a Dio, perche Egli e la verita suprema (ibid. p. 203) (1).

Ogni ricerca scientifica, dunque, essendo ricerca di verita, e, in de

finitiva, ricerca di Dio.

Non esiste percid alcun vero, nella varieta estrema delle cose uma ne e divine, che non sia lecito ricercare (ibid. p. 9) come non esiste alcun bene che non sia lecito amare.

E tuttavia questa quotidiana ricerca del vero e per t'uomo la cosa

piu ardua. II primo ostacolo e in noi, nei nostri limiti e nelle nostre

passioni. Nei nostri limiti, quando la ricerca si alza alia contemplazione di una verita che sia infinita o deirinfinito in qualche modo partecipi, al di la delle possibility umane: allora ?l'acutezza deirintelletto vien meno, si addensano le ombre e le oscurita, e la mente finita invano

protesa verso Y infinito, e costretta a confessare la sua impotenza e la sua temerita? (ibid. p. 45), beata se invece che disperdersi con temera ria audacia in mille opinioni assurde o vane, sapra arrestarsi umile, e affidarsi alFimmenso lume che e al di la del suo sforzo vano. Nelle no stre passioni, perche noi siamo animali ambiziosissimi (2), ai quali sta

piu a cuore, anche quando ci sembra che non sia cosi, l'amor proprio che non la verita. Ed ecco farsi avanti anche Tignavia e la trascuratez za nella ricerca, 1' incapacity di disciplina, le malattie del corpo, la man canza o l'abuso dei mezzi di ricerca, la debolezza della memoria e la sfrenatezza non controllata della fantasia, la perversione della volonta sotto Tinflusso delle passioni piu diverse (odio, amore, paura, speranza,

(1) In un altro passo il Muratori definisce la verita: ?Ilia sublimis ac innata Deo vir tus, immo Deo ipsimet adeo congenita ut Deus sit ipsa veritas? (De ingen. mod., ed.

cit., p. 444).

(2) Al Muratori e cara questa definizione dell'uomo, animal ambitiosissimum (cfr. op. cit p. 197 e p. 212) che riconosceva vera anche nei suoi riguardi.

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L'lNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

dolore) (op. cit. p. 9). Poi ci sono gli ostacoli fuori di noi che si uni

scono a quelli dentro di noi; ed ecco alia ricerca della verita, e alia

rivelazione della verita trovata, opporsi ?l'ignoranza, i pregiudizi, le posi zioni prese, T ambizione, Timpotenza, Famore di beni terreni, il timore

del disdoro, la eccessiva bramosia di danaro o di gloria, lo zelo degli

ignoranti (1) padre di quel male tremendo che e la superstizione? (ibid.

p. 303). Eppure la verita e tale CQsa che bisogna combattere contro ogni suo

nemico, quale che esso sia (ibid. p. 12). Ora, per cercare, trovare, difen

dere la verita nessun mezzo v'e piu efficace che il retto e sano uso

della critica.

In molti passi dei suoi scritti il Muratori parla della critica, del suo

uso, del suo scopo; ma uno ve n'e nel De ingeniorum moderatione che

tutti li puo comprendere e riassumere con estrema chiarezza. Eccolo: ? Chiamo critica quell'arte e quello studio mediante i quali noi ri

cerchiamo accuratamente gli errori sia nelle espressioni sia nei pensieri

degli altri e, ritrovatili, li colpiamo con la verga della censura. Fare que sto e lecito, e onesto, e utile ed insieme necessario per il bene della

comunita. Da dove infatti provengono tanti errori, e favole, e afferma

zioni stolide se non dalla mancanza della critica? Da dove la rettitudine

ed esattezza dei giudizi, la restaurazione di cio che nella cultura v'e di

meglio, se non dalla presenza della critica? II suo scopo e quello di

trovare la verita nella teologia, come nella fisica, come nella storia, co

me in ogni altra ricerca, ed individuare l'errore perche anche gli altri

lo possano evitare. La verita tuttavia e da ricercare e da manifestare con tanta sollecitudine e tanta cautela che non ne vengano offese ne

la carita cristiana, ne la modestia, ne soprattutto la giustizia. Percio (nel la critica) bisogna sempre astenersi da ogni insulto e da ogni invettiva; le calunnie poi devono essere evitate non altrimenti che la peste.

All* uomo serio non si addicono ne l'arte del mimo, ne le violente e stizzose irrisioni, ne le pose declamatorie. La lotta deve essere contro

gli errori, non contro gli erranti. Ed anche quando trionfi sull'errore ri

conosciuto e vinto, guardati da ogni pensiero di vanita. Non essere mai

(1) Santa cosa lo zelo, ma quando e congiunto con l'ignoranza e fonte dei piu gravi mali: ?cio che puo e suole distruggere l'onestissima natura dello zelo e l'ignoranza, e

l'insipienza, e la mancanza di dottrina... senza prudenza, senza scienza, lo zelo puo piu nuocere che giovare, non solo ai privati, ma alle stesse comunita...? (ibid. p. 304), per

che ?delira lo zelo senza la scienza* (ibid. p. 307).

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EZIO FRANCESCHINI

cosi insolente nella critica da dimenticare di lodare tutto cio che nel

l'avversario merita lode; se ti ha offeso, non restituirgli P offesa.

Con dure e severe parole colpisci solo gli scellerati, gli empi, gli

sfrontati, gli amanti consapevoli dell'iniquita e delF empieta, i calunnia

tori impudenti... contro coloro che non animo perverso ha indotto in

errore, lontani dal vero e dal bene, ma Tinfermita della natura e dell'a

nimo umano, sii sempre moderato. Cosi comportati soprattutto quando l'amore della verita esigera che tu rivolga la tua critica a uomini grandi ed illustri; se saranno (o saranno stati) autori insigni nella Chiesa, ve

scovi, uomini noti a tutti, non meno per profondita di dottrina che per santita di vita, ricordati di unire alia moderazione un senso di riverenza

e di rispetto. Vieni in aiuto alia verita in pericolo in modo che non ne

soffra mai danno ne la dignita tua ne quella degli altri.

Se nella critica ti comporterai diversamente non solo darai prova di

indole perversa, di vanita, di malevolenza, e di ogni altro peggior vizio, ma proprio mentre vai in affannosa ricerca della verita, la perderai (sed

ipsam plerumque veritatem, ut ut solertissime quaeras, in itinere perdes) ?

(op. cit. p. 449).

Precedentemente, proprio all'inizio di questa stessa opera ? che e

certamente la piu completa del Muratori anche nel campo della polemi ca rettamente intesa ?

egli aveva scritto:

?Non sono io certamente tale da avere in odio Tarte critica. Che anzi la stimo moltissimo, come ornamento necessario dell'uomo erudito, e non mi stanco di ricercarne negli altri il possesso e il retto uso, e di

desiderarla per me. Parlo di quell'arte mediante la quale noi distinguia mo il vero dal falso, il bene dal male; e che di tutte le arti, e di tutte

le scienze e siffattamente compagna che senza di essa non possono as

surgere a perfezione: non parlo della critica che viene confusa con la

satira e l'invettiva* (ibid. p. 3). L' esercizio di quest* arte e, per il Muratori, un diritto di natura,

confermato da una tradizione ininterrotta: ?Che il diritto di ricercare il

vero e di annunziarlo agli altri sia stato posto in noi dalla stessa natu

ra e sia stato sancito dall'esempio e dall'autorita di tutti coloro che ci

hanno preceduto e una verita elementare, percio noi non possiamo tra

scurarlo senza nostra vergogna? (ibid. p. 4 v). Da questi passi, e da molti altri, che sarebbe troppo lungo citare,

risulta chiaro quale sia Y insegnamento del Muratori nei riguardi della critica e del suo uso.

La critica, anzitutto, deve essere obieitiva. Per essere tale essa deve

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L'lNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

esercitare su ogni cosa che intenda esaminare il ?ius dubitandi, ut fal sum declinemus verumque assequamur? (ibid. p. 12); deve usare di tutti i mezzi per giungere a questo, che e il suo fine; deve applicarsi all'og getto del suo studio con un esame che sia totale: ?quando vogliamo

giudicare rettamente di una qualsiasi cosa, e necessario esaminarla da

ogni lato, dentro e di fuori, ricercarne le cause e gli effetti, le qualita, i

rapporti, ogni possibile modificazione o forma; mille particolari possono

presentarsi, mille particolari devono essere esaminati? (ibid. p. 46). In secondo luogo la critica deve essere serena, di una serenita che inve sta ugualmente sia colui che la compie, sia chi ne e Toggetto. II critico

deve essere sempre cosi padrone di se, e cosi onesto, da sapere anche, in ogni momento, ripudiare le sue fino allora credute certezze ricono

scendo i propri errori: solo con tali disposizioni egli potra essere sere

no nel giudicare gli altri (ibid. p. 197). Nessuna passione lo deve muo

vere che non sia quella di ricercare e di rivelare la verita. La critica

deve inoltre essere indipendente da qualsiasi elemento che la possa in

qualunque modo far deviare dalla obiettiva ricerca del vero: il proprio

giudizio, l'appartenenza ad una fede determinata, i rapporti di amicizia o di ostilita con la persona di cui si studia il pensiero non devono mi

nimamente influire sul giudizio critico. ?Bisogna aver maggiore cura

della verita che del proprio giudizio ? scrive il Muratori ?

quando asso non sia di tale natura che la verita sia ad esso congiunta? (op. cit. p. 157). Se qualche cosa c'e che alia verita si opponga, questo

qualche cosa non puo essere sopportato neppure in S. Agostino (ibid. p. 472): perche S. Agostino e uno dei piu grandi Padri della Chiesa, ma la verita va onorata piu di lui (ibid.) (1). E, d'altro canto, anche in mezzo alFerrore la verita va riconosciuta e rispettata: ?La diversita di religione

? osserva ancora il Muratori ? non deve avere alcun pe so nella critica. Molti vi sono che disprezzano e criticano senza discer

nimento alcuno tutto quello che e scritto da autore di fede diversa. A me dispiacciano pur sempre le empie proposizioni degli eretici, ma non

dispiaccia mai la verita neppure sulla bocca degli eretici (at mihi impia

quidem haereticorum dogmata perpetuo displiceant, sed numquam displi ceat veritas, vel in haereticorum ore)? (ibid. p. 3) (2).

(1) E in una lettera ad Apostolo Zeno scrive: ?Quanto alia censura di Omero, voi

sapete essere una delle leggi della Repubblica letteraria, la quale gode piu liberta di ogni altra Repubblica, il poter dire i suoi sentimenti sopra qualunque autore. Ne si mira chi

critica o e criticato, ma si bene se la critica e giusta perche niuno... e infallibile einca

pace di errare? (cfr. ?Convivium? 1950, p.657).

(2) Su questo concetto il Muratori insiste molto, e lo vuole soprattutto applicato nella

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EZIO FRANCESCHINI

Questo fu uno dei principi piu rigidi della critica muratoriana e

fonte per lui di non pochi dispiaceri. Ma egli non l'abbandono mai. So lo nella giovinezza, e lo confessa egli stesso, l'amicizia gli fece velo nello scrivere ?piu da panegirista che da storico, per quello che riguar da la maniera di poetare? la vita delPamico poeta Carlo Maria Maggi (Milano 1700). Ma dopo che Scipione Maffei ?fe accorto il mondo del pericolo in cui s'inciampava di rovinare la poesia italiana se volevasi imitare lo stile del Maggi?, il Muratori si corresse subito e parlo con

molto maggiore moderazione del poeta quando ne scrisse la vita tra

quelle degli Arcadi illustri (in ?Scritti autob.? p. 14). La critica infine deve essere umile, pur nella fermezza delle espres

sioni a difesa delta verita. E non soltanto perche Dio solo puo dare

l'intelligenza e la sapienza per la ricerca del vero; ne perche soltanto F umile puo comprendere il vero (op. cit. p. 50); ma anche perche al di sotto di ogni difetto della critica si rivela, velatamente o scopertamente, una mancanza di umilta. Perche un critico e spietato? Perche ritiene

aquila se, oche gli altri (op. cit. p. 473) e colloca ogni speranza di glo ria nel contraddire la communis opinio, nell'avanzare novita a qualunque costo (op. cit. p. 3). Perche e spesso cosi pedante nella ricerca di ogni possibile errore? Perche ?quando gli pare di cogliere in fallo un uomo

insigne, crede di potersi ritenere, almeno in parte, superiore a lui, e

questo gli e motivo di compiacimento? (op. cit. p. 3). Perche, spesso, tanto zelo di critica? ?Interdum unus amor nostri tantum pulverem exci tat? (op. cit. p. 212).

Critica obiettiva, serena, indipendente, umile, dunque. Ne queste qualita devono minimamente mutare in materia di religione. Siamo nel

polemica, Certamente egli pensava a certi aspetti deteriori della Controriforma quando scriveva: ?Vi sono degli scrittori che non sanno trattenersi dallo scaraventare addosso ai

nemici della Chiesa tutto quello che viene loro tra mano. Non v'e alcuna contumelia da

cui si astengano, e molte di esse sono prive di ogni fondamento di verita. Scagliano con

tro di loro carri interi di vituperii... nel loro concitato parlare trascorrono alle calunnie?

(De ing. mod. p. 211). Ma ?la verita si indigna di essere difesa con tali armi? (ibid. p. 217) e 1' apologia della fede e della Chiesa, trasformata in satira virulenta, in calunnia, in insolente invettiva, non solo perde ogni valore, ma fa perdere a chi cosi la compie la

carita cristiana e la dignita umana: e cosi, mentre si cerca di correggere negli altri la

mancanza di verita, si finisce col non essere ne cristr$ni ne uomini onesti (ibid. p. 212). Non ci stupisce quindi che, avendo mons. Fontanini attaccato il Leibnitz anche per la sua

fede religiosa, il Muratori scrivendo il 6 gennaio 1713 a Gian Simone Guidelli commenti:

?La critica... contro 1'opera del signor Leibnizio e fredda e vigliacca? (in ?Scritti inedi

ti, ecc.? pp. 334-5 dei Documenti).

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L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

punto piu delicato deirinsegnamento muratoriano che qui, piu che altro

ve, sale da dolorose esperienze di vita.

La Religione accetta una critica cosi intesa? E in quali campi? E

fino a quale punto? II Muratori comincia con Y osservare che la critica e assolutamente

indispensabile alia Religione. ?L'arte critica, sferza necessaria nella Chiesa di Dio, a toglierne

ogni impostura e ogni errore, consente a chi l'adoperi con saggezza di individuare i finti miracoli, di identificare i testi apocrifi e incerti, di cogliere e correggere gli errori che anche da scrittori insigni pos sono essere stati commessi? (op. cit. p. 308), cercando cosi di fare in

modo che ?la verita non sia lesa o addirittura soppressa, ne regni la

superstizione? (ibid. p. 306). Percio Fuso della sana critica, che non e ne mancanza di rispetto

ne mancanza di disciplina, non dovrebbe essere mai impedito dalla Chie

sa; perche e doveroso sostenere ?per quanto mai si puo le azioni dei sommi pontefici, ma senza adulazioni; non volere provare che $ia antico, che sia legittimo, cio che non e: e permettere che la sana crifica giudi chi de libri, de gli autori, de* miracoli, delle leggende e simili altri pun ti della storia ecclesiastica? (Epistolario IX, lett. 4314, p. 4075).

Piu delicato di tutti era il campo agiografico con leggende stupende, ma storicamente assurde, e miracoli inventati, con reliquie false e falsi

santi; con culti errati e divozioni superstiziose, ma estremamente reddi

tizie: ?quante cose non furono inventate ? sono parole del Muratori ?

da empi o da pii impostori (il risultato e uguale nelPuno e neiraltro

caso) perche ai santi, ai martiri, ai confessori, illustri atleti della religio ne cristiana, ne venisse maggior venerazione e fama? Poi, col passare dei secoli, Taudacia dei mentitori si e fatta via via piu sicura, e meno

cauta le credulita degli altri. E il risultato e che nelle chiese, nei discor si al popolo, nei libri di preghiera, nelle lettere dei romani pontefici, nelle storie, nei martirologi, nei breviarii, non di rado sono penetrate tali favole. Bisogna che la critica venga in aiuto e spazzi via tutta que sta lordura? (op. cit. p. 126). Della stessa esistenza di taluni santi (S. Veronica, le undicimila compagne di S. Orsola, etc.) egli afferma esser

vi fondata ragione di dubbio (op. cit.t p. 131); le leggende di altri sono

da lui dette ?favole, o fatui raccontini da vecchierelle? (fabulae, aut le ves anicularum narratiunculae: op. cit., p. 305).

Ma dietro ciascuno di questi santi stavano folle di devoti, e riti, ed

interessi privati e pubblici: stava una fede ingenua e, quando non si

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EZIO FRANCESCHINI

trasformava in superstizione, innocua, basata spesso su tradizioni secolari.

La Chiesa, fedele al suo compito di difendere la verita e di com battere ogni sorta di menzogne

? anche quelle originate da un falso concetto di pieta (1)

? s'era gia messa all'opera risolutamente per rista bilire in questo campo il rispetto della verita. II Bolland (f 1665), lo Henschen (+ 1681) e il Papebroch (+ 1714) avevano, proprio in quel tempo, iniziata quella raccolta degli Acta Sanctorum che a questo scopo

appunto era destinata, e avrebbe piu tardi dato luogo ad uno dei piu grandi monumenti di critica che onori la storia della Chiesa. Ma era

accaduto, proprio ai tempi del Muratori, un fatto che puo lasciare incer to e stupito chi non sia in condizioni di comprenderlo: i diciannove vo

lumi degli Acta Sanctorum (2) nei quali era culminate l'indefesso lavoro

per sceverare il vero dal falso del gesuita Papebroch erano stati messi alFindice con decreto del 14 novembre 1695 e vi erano rimasti fino al

1715, T anno dopo la morte del loro autore che non aveva potuto cosi vedere riconosciuta ufficialmente, non la sua sincerity, della quale nes suno dubitava, ma l'esattezza dei suoi risultati e la legittimita del suo metodo critico.

II fatto doloroso, e purtroppo non unico, non e tuttavia casuale. Uno dei mali piu gravi

? ed inevitabili ? che rendono lento e difficile il cammino della Chiesa nel mondo e il suo immediato adeguarsi alle po sizioni sempre nuove della vita contemporanea e la presenza in essa di servitori devoti fino al fanatismo, ma privi di personality e di intelligen za: uomini che non vedono nella Chiesa madre un corpo vivo di anime

vive, ma soltanto la depositaria di un immobile complesso di norme da fare osservare con qualunque mezzo per il bene dei fedeli, volenti o no

lenti; uomini che quando sono investiti di autorita si schierano a difesa di leggi e di tradizioni come se queste leggi e queste tradizioni non

fossero esse pure in cammino e a servizio ed aiuto, non a ritardo e a

moriificazione, delle generazioni che procedono nel tempo e nella storia.

Questi uomini che chiamano ubbidienza fedele il loro servilismo ottuso

(1) ?Per grazia di Dio, la Chiesa santa non ha bisogno di menzogne, ne ha paura della verita?, scrive il M. al Bianchini il 5 nov. 1740 nella lettera piu sopra citata (Epi stolario, IX, lett. 4314, p. 4075). Cfr. pure le pagine contro i deliramenti dei predicatori nel riferire i miracoli dei santi in De' pregi della eloqaenza popolare, Reggio Em. 1889, pp. 69-73.

(2) ?Opus omnium quae noverim utilissimum ac necessarium? li dice il Muratori in

una lettera al Bollandista Janninck (in ?Riv. di Storia d. Chiesa in Italia? 1950, p. 133).

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L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

e zelo la loro intransigenza spietata, non esitano quando possono colpire i fratelli che tentano vie nuove, interpretazioni nuove, esperienze nuove, e che questo fanno nella liberta dei figli di Dio, pronti a pagare di per sona, perche dal loro sforzo tragga vantaggio un numero sempre piu

grande di anime protese alia ricerca della verita. Non c' e vita di santo

che non possa documentare la presenza di questi cani da guardia, utili

certo a santificare le loro vittime nel dar loro modo ? e quale modo! ?

di esercitare eroicamente le virtu, ma palle di piombo ai piedi della

Chiesa di Dio, ostacolo doloroso al desiderio di molte anime di divenir ne figli devoti.

Per costoro chiunque usi Tarte critica e ? dice il Muratori ? uo

mo di pieta languida, di fede incerta, quando non addirittura blasfemo

ed eretico (op. cit., p. 308). ?Io,non ho virtu di far la testa alia gente che ne e senza?, osservera

piu tardi, sorridendo (in ?Scritti autob.? p. 194). Bisogna aver pazienza, cercar di evitare gli scandali, sopportare talia piae ignorantiae deliria

(op. cit. p. 309), ma non cessare un solo momento, per paura di loro, dal

cercare la verita, dal difenderla una volta trovata, a qualunque costo.

In campo agiografico il Muratori e un Bollandista e procede col fer

vore di un Bollandista (1). E il medesimo criterio, e il medesimo rigore usa anche con le pra

tiche devozionali che sono tanta parte della pieta e della vita cristiana.

Qui il principio mille volte ripetuto, e dal quale egli non si allon

tana mai, e questo: ogni pratica di pieta, ogni credenza religiosa deve essere ancorata al dogma, trovare nel dogma la sua ragione di essere.

A nessun fatto che non sia testimoniato nelle Sacre Scritture o nel

la legittima Tradizione puo essere attribuita una fede soprannaturale (op. cit. p. 123).

Nell'approvare e nel proporre alia lode dei fedeli gesta di santi, validita di reliquie, racconti di miracoli, la Chiesa non puo richiedere

altra fede che quella umana (op. cit. p. 126). Quanto alle rivelazioni, se la Chiesa ha tollerato o lodato quelle

che ebbero alcune sante donne come Brigida, Caterina da Bologna, Ca

terina da Siena, Angela da Foligno, Ildegarda, Geltrude, ed altre, nessun

teologo osera mai dire che esse impegnano la fede del credente (op. cit. p. 129).

(1) Sui rapporti del Muratori con i Bollandisti vedi ora B. de Gaiffier, Lettres de Bol/andistes a L. A. M. in ?Riv. di Storia d. Chiesa in Italia? IV, 1, 1950, pp. 127-136.

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EZIO FRANCESCHINI

II Muratori ebbe per Maria Santissima una tenera e filiale devozio

ne; eppure fu il piu forte e il piu tenace oppositore di alcune pratiche mariane che ai suoi tempi si andavano diffondendo, e in modo partico lare del cosi detto Voto sanguinario, che consisteva nel far voto con

giuramento di dare il sangue per sostenere la verita dell'Immacolata

Concezione (1). II Muratori afferma nettamente e recisamente la sua fede neirimma

colata Concezione di Maria, ma non meno recisamente afferma illecito

il Voto sanguinario fino a quando la Chiesa non abbia proclamato di

fede (e questo avvenne piu di un secolo dopo, nel 1854) tale verita:

fino a quel momento la credenza neirimmacolata Concezione rimarra una pia opinio, e per una pia opinio nessun fedele puo far voto di da re la vita.

?Altrimenti ? precisa il Muratori ? altri fedeli potrebbero fare lo

stesso voto per sostenere che nella casa di Loreto e veramente stato

concepito il Salvatore, che S. Francesco di Assisi e S. Caterina da Sie na hanno davvero avute le stigmate divinamente impresse, che determi

nati santi hanno compiuto determinati miracoli. Ma la Chiesa non potra mai tollerare cio, perche non venga dato uguale onore alle cose divine e alle cose umane, ne temerariamente, e talvolta per una menzogna,

venga gettata la preziosa vita umana? (De ingen. mod., ed. cit. p. 235). Ho citato questo passo per correggere un errore nel quale e incorso

A. C. Jemolo nella gia citata commemorazione ai Lincei; egli scrive:

?<il Muratori) non crede alia traslazione miracolosa della Santa Casa a

Loreto... non crede neppure alle stigmate di S. Francesco ? (p. 23).

Quale sia la sua fonte lo Jemolo non dice, ma se e il passo piu sopra

citato, da esso si puo dedurre soltanto che il Muratori non crede alia

veridicita della Casa di Loreto e alle stigmate di S. Francesco come

verita di fede: il che da un aspetto interamente diverso alia cosa, e po ne il Muratori dalla parte della ragione.

Ritornando alle divozioni mariane, a chi lo altacca e lo insulta, a

chi lo dice protestante ed eretico, il Muratori finisce col rispondere sem

plicemente: Maria non e Dio (Della regolata divozione dei Cristiani, Ve

nezia 1747, p. 316). Oltre che illecito il Voto sanguinario (per diffondere il quale i soli

ti ?pii impostori?, che non mancano mai nella storia della Chiesa, affer

(1) Vedansi le pagine che su questo argomento scrive il Muratori stesso nella sua ul tima autobiografia, in ?Scritti autob.? pp. 162-3.

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L'INSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

mavano che il Papa vi aveva annessa Findulgenza plenaria) egli dichia

ra ?sregolata devozione, ingiuriosa a Dio? anche le confraternite degli ?schiavi della Madre di Dio? (Della regolata diuozione dei Cristiani,

p. 379). E invitava tutti coloro che volevano veramente onorare nel modo

migliore la Vergine ad imitarne le virtu nei limiti del possibile (De in

geniorum moderatione, p. 234). Ne solo a questo campo agiografico e devozionale si fermo Fuso

della critica da parte del Muratori.

Nella giovinezza aveva sostenuto con grave mole di ricerche erudi

te i diritti della Casa d' Este su Comacchio e le sue valli contro la Se

de Apostolica; ?gravissima lite ? come la definisce egli stesso ? che

fece grande strepito in Europa? (1) e che fu continuata ancora molti

anni dopo finche ?finita la battaglia delle penne (che tuttavia aveva evi

tato uno scontro armato nel gennaio del 1709) la Corte di Roma trovo dei

segreti piu efficaci per tornare in possesso di Comacchio? (in ?Scritti

autob.? p. 174). Non v' e ombra di ironia, forse, in queste parole, ma

piuttosto il riconoscimento del valore di quella scienza del compromes so, alia quale si da oggi il nome di diplomazia.

Nella vecchiaia due polemiche di vasta risonanza egli ebbe; una in

seguito alia pubblicazione, fatta a Venezia nel 1742, del volume Dei di

fetti delta Giurisprudenza, nel quale prendeva aperta posizione sia con

tro Fintrigato groviglio della legislazione allora vigente, sia contro le

lentezze della procedura. ? Fecero per cagion d' esso non pochi schia

mazzi per tutta F Italia quei giureconsulti che mirano solamente la parte diritta e vistosa della facolta civile, senza mai voler fissar Focchio nel suo rovescio?, commenta lo stesso Muratori neir ultima delle sue auto

biografie (in ? Scritti autob.? p. 159) (2). La seconda fu quella col card. Angelo Maria Querini, vescovo di

Brescia, che duro dal 1742 al 1748, sulla diminuzione delle feste. II Mu ratori sosteneva che nel calendario liturgico v'erano troppe feste, le qua li imponendo Fastensione dai lavori servili, erano di grave danno alia

povera gente, mentre, d'altro canto, non servivano affatto ad aumentare la pieta e la devozione dei fedeli.

?Nulla nuoce ? egli scrive ? nulla rincresce agli ecclesiastici e a

tutti i benestanti il far festa tutto Fanno, perche provveduti di quel che

(1) Sulla contesa vedasi ora A. Lazzari, Un corrispondente del Muratori: Giroiamo Baruffa/di di Ferrara, in ?Convivium? 1950, pp. 687-691.

(2) Sul valore di quest'opera, cfr. ora E. Nasalm-Rocca, L. A. Muratori e il pen siero giuridico e sociale del suo tempo, in ?Convivium? 1950, pp. 593-96.

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EZIO FRANCESCHINI

loro bisogna. Non e cosi dei poverelli? (Delia regolata diuozione dei

Cristiani, Venezia 1747, p. 292); e ancora: ?Non e una la cagione per cui la nostra Italia abbonda cotanto di poveri e di questuanti... ma fra

queste cagioni s'ha ancora da annoverare Tesorbitanza delle feste? (op. cit. p. 295). II card. Querini rispose violento dandogli dello stolto e del

protestante (cfr. ?Scritti inediti?, Documenti, p. 271). II Muratori corse

il rischio di perdere la pazienza (?S,io qui perdessi la pazienza verso

chi, confidato nella sua potenza, crede a se permesso di conculcare i

suoi inferiori, attribuendo loro a suo capriccio proposizioni enormi ed

infami, stimerei d'esser degno di scusa?: ibid. p. 295) e aveva gia pre

parato una Umilissima supplica agli illustrissimi e reuerendissimi Vesco

bi d' Italia a nome de poveri d'essa Italia e una risposta al Querini,

quando il 14 novembre 1748 il Papa di motu proprio e sotto la minac

cia delle maggiori pene ecclesiastiche impose silenzio alle parti: per far tacere piu il cardinale che il Muratori (alia cui opinione egli con

sentiva), come chiaramente appare da una lettera a quest'ultimo del

card. Tamburini in data 24 agosto 1748, nella quale si preannunciavano le misure poi prese.

Queste tranche prese di posizione, alia luce della critica piu seve

ra, attirarono sul Muratori i fulmini dei rigidi custodi delle tradizioni, che ricorsero, oltre che alFinsulto, alia calunnia e alia menzogna.

A Salisburgo gli studiosi delle sue opere erano infamati come mem

bri della setta dei Liberi Muratori (in ?Scritti inediti? p. 133); a Vienna si cercava con ogni mezzo che la Regolata Divozione non andasse in mano ai fedeli (in ?Scritti inediti? p. 129): in Sic ilia gli animi erano

violentemente accesi contro di lui a causa del Voto sanguinario; in Po

lonia si erano diffuse voci che egli non credesse airimmacolata Conce zione (1); nel Veneto gli strali si appuntavano contro le sue proposte di riforma della giurisprudenza; in Spagna, ?avendo alcuni zelanti mini

stri di quella inquisizione avvertito che nella Filosofia morale non si

approvavano le rivelazioni delle sante donne, fu fatto gran rumore e de

nunziato il libro a quel Tribunale? (in ?Scritti autob.? p. 165): e ci vol

lero i buoni uffici del Nunzio Apostolico di Madrid presso il cardinal

Inquisitore generale perche il processo fosse sopito.

(1) Si veda l'episodio del prete polacco che andd a trovare il Muratori nel 1747 e a

dirgli che non sarebbe morto contento ?se non vedeva bruciato per man del boia il di

lui libro? (contro il Voto sanguinario); poi, congedato con buon volto e buone parole, torno indietro ?per ricordargli che una persona per aver negata l'lmmacolata Concezione

mori?. ? II Muratori ne parla come di un esempio di fanatismo (in ?Scritti autob.? p. 182).

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L'lNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

Ma piu si addensavano le tempeste e piu il Muratori era fermo nel

suo proposito di combattere per la verita ad ogni costo (?meum est con

tra veritatis inimicum, qualiscumque sit, dimicare?: De ingeniorum mo

der. ed. cit. p. 216). Egli che aveva scritto che ?nella polemica non si

debbono mai aprire le porte alle contumelie, debbono essere eliminate

la rabbia, Tasprezza, i torbidi moti deH'animo e soprattutto le calunnie, e tenute invece costantemente davanti agli occhi la moderazione, Tequi ta, la carita? (De ingen. mod. p. 742), cerca di essere il primo ad ub

bidire a questi precetti, ma riconosce anche di non essere proprio sicu

ro che non gli siano sfuggiti ?dei manrovesci spropositati? non essendo

in suo potere ?il ritener la bile? (in ?Scritti autob.? p. 53) (1). Ma sog

giunge: ?mio costume sempre e stato di non pigliar mai la penna in

mano per rispondere, s'io non sentiva prima ben calmato quel caldo;

perciocche in fine non la passione ma la ragione dee esser quella che

risponde; e chi allora si raccomanda a Dio per non cadere in eccessi, fa parte del suo dovere trattandosi di una tentazione grave, e di un evi

dente pericolo di non misurare i colpi secondo le regole di un'incolpata tutela? (op. ciL, in ?Scritti autob.? p. 53) (2). E questo rimane certo uno

dei moniti piu preziosi di lui.

Possiamo dunque rispondere alia domanda da cui partimmo, affer

mando la validita dei principi critici seguiti dal Muratori non solo sul

piano storico scientifico, ma anche su quello religioso.

Egli si muove dentro il grande solco della Controriforma, della qua le afferma la sostanza, ma evita le asprezze, accetta l'autorita, ma con

piena liberta di critica; con un'?obbedienza senza annientamento, con

una disciplina senza rinuncia al pensiero? come osserva giustamente lo

Jemolo (commem. cit. p. 25). Ortodosso nel senso piu ampio della pa

(1) La scusa degli errori nei quali talora anche uomini eccelsi cadono e quella che

aveva gia indicato Ovidio, le cui parole riecheggiano in questa frase: ?scilicet meliora

videmus melioraque aliis suademus, ac deteriora saepe nos sequimur? (De ingen. mod.

p. 448).

(2) Solo in pochi casi il Muratori non rispose agli attacchi degli avversari. Cosi, da

vanti alle critiche ai primi nove tomi degli Annali d'Italia da parte dell'abate Cenni, egli ?stette con indifferenza... ad ascoltare i suoi clamori, ne si pote indurre a fargli rispo sta? (in ?Scritti autob.? p. 176). La causa e certamente quella che si legge nel De inge niorum moderatione: ?... ineptissimos tantum libros et nemini officere valentes anxie in

trutina suspendere et refutare velle, est hominis cum inepto ineptire cupientis? (ed. cit. p. 216).

Significativi, nel campo della garbata polemica, sono i rapporti che il Muratori ebbe fino alia fine della vita, con Scipione Maffei; sui quali vedi ora le pagine accurate di G. For lini, // Muratori letterario nel suo carteggio, in ?Convivium? 1950, pp. 665-70.

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EZIO FRANCESCHINI

rola (1). Eppure e certo che alcune delle sue opere avrebbero fatto la

fine dei volumi degli Ada Sanctorum curati dal Papebroch (2), se negli ultimi dieci anni della sua vita, quando piii s'infittirono, con le polemi che, gli attacchi, non avesse occupato la cattedra di Pietro Papa Bene

detto XIV (1740-1758), il celebre canonista e teologo Lambertini che, a

lui amicissimo, si oppose sempre a che qualunque dei suoi scritti venis se posto airindice (3) e come difese in vita il Muratori cosi to difese

dopo morto quando il Della regolata devozione dei cristiani (1747) fu

nuovamente oggetto di violenti attacchi (4).

Quando il Muratori scriveva che la Provvidenza lo aveva singolar mente protetto durante tutta la vita, egli pensava certamente a Papa Be

nedetto XIV come ad uno dei segni piu visibili di questa protezione.

* * *

Da quanto si e detto sopra, risulta chiaro quale doveva essere per il Muratori la figura ideale dello studioso.

Lo studioso deve cercare in ogni cosa la verita, mettersi in condi

zione di poterlo fare impadronendosi con studio severo di tutti gli stru

(1) Tutti gli studiosi sono ormai su questo punto concordi. U. PlROTTl dedica alcune

pagine del suo accurate studio su // Muratori e il Manzoni (in "Convivium,, 1950, pp.

533-75, cfr. le pp. 568-75) a dimostrare contro lo Jemolo F impossibility di includere il Muratori nel novero dei giansenisti. Ma lo stesso Jemolo, abbandonando la sua primitiva

posizione, riconosce nella citata commemorazione ai Lincei che "in realta il Muratori fu

certamente antigiansenista,, (p. 24) e che la sua fu "una adesione profonda al Cattolice

simo come ammirabile conciliazione della fede e della ragione? (p. 25). Alle medesime

conclusioni arrivano anche, da strade diverse, Roberto Cessi (commem. cit. p, 11) e

Giorgio Falco (comm. cit. p. 19) che indica il Muratori come "il precursore del Cattoli

cesimo liberate, che fara le sue prove nel Risorgimento,,.

(2) "Abbiam piaghe, e invece di aver caro chi tenta di medicarle vogliamo processarlo per questo beneficiow scrive nella "Premessa al cristiano lettore? del Del la regolata di

oozione de' Cristiani, Venezia 1747.

(3) Si veda in proposito la bellissima lettera inviata dal Papa al Muratori il 25 set tembre 1748, in "Scritti inediti ? ed. cit., pp. 128-129.

(4) C. Castiolioni, L. A. Muratori e la pieta cristiana in "La Scuola Cattolica,, febbr. 1936, p. 27. Vedasi a questo proposito, il monito (ispirato dal Papa) delFarcive scovo di Vienna ai suoi fedeli in data 23 sett. 1759, nel quale si afferma che "neppure il piu piccolo motivo di censura,, era stato trovato dalla Commissione Romana per Fin

dice dei libri proibiti nelF opera Della regolata dioozione dei Cristiani e si invita alia

lettura delFopera, che era stata poco prima tradotta anche in tedesco; il Monitum si puo

leggere in "Scritti inediti? ed. cit. pp. 129-30.

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l/lNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

menti necessari, usare in ogni campo di quel grande mezzo per ritrovarla

che e la critica. Deve guardarsi dall'invidia, dall* orgoglio, dalla presun

zione, dall'asprezza, daH'incivilta, dalla vanita, dal desiderio di ?anda

re a caccia di lodi e di gloria con tele di ragno e reti sdruscite?, dalla

vilta di salire in alto dal basso, o mantenersi in alto a forza di adulazioni e alle spese del vero (in ?Scritti autob.? p. 66). Ma tutto questo non ba

sta. Egli deve anche riconoscere umilmente i suoi limiti personali, e

quelli della natura umana, per essere sempre pronto, giunto ai vertici

piu alti delle sue possibility, a lasciarsi investire dalla luce di Dio. Per

il Muratori lo studioso, oltre che essere uomo di scienza, deve essere

uomo di fede; di una fede che non sia faticata accettazione di verita

che valicano i limiti delle possibility, conoscitive umane, ma umile e fer

vida adesione ad una Verita che e l'origine e la fonte di tutte le verita

raggiungibili con Tintelletto e di cui e depositaria la Chiesa Cattolica. ?Credendum, faciendum, fugiendum est quod Deus per Ecclesiam nos

credere, facere ac fugere docet ? egli scrive con frase estremamente

incisiva ? si nobis cordi est aeterna vita et conscientiae quies? (De

ingeniorum moderatione, ed. cit. p. 141). E termina la lettera al conte di

Porcia con parole che non potrebbero essere piu significative e piu am

monitrici sulla bocca di colui che e da tutti riconosciuto come uno dei

piu grandi eruditi che abbia avuto la storia della cultura: ?Sopra tutto non vogliamo, come ci insegna l'Apostolo, saper troppo; ricordandoci che Dio abbandona i superbi e abbraccia gli umili; e che verra un gior no in cui ci rideremo delle nostre lettere, e della gloria, e delle fatiche

passate, e troveremo di non aver saputo nulla se non avrem saputo quel solo che importa ? (in ?Scritti autob.? p. 70).

Ricercatore della verita, dunque, lo studioso, per aderire umilmente alia verita. II suo compito essenziale e il ueritatem facere del monito di

S. Paolo, perche ? se sapere male e lo stesso che sapere nulla, sapere molto e oprare male e una grande ignoranza ? (in ?Scritti autob.? p. 73).

Ma per chi? Solo per se stessi e per la propria perfezione, che e

pur nobilissima meta? No. Anche per rendere migliori gli altri, tutti co

loro che alia vita dello studioso si accostano, spesso timorosi della sua

grandezza. Se cosi non fa, non e cristiano.

?Christiani hominis est ? scrive il Muratori ? alios efficere me

liores et sapientiores, cum possit, et lucem quam sibi comparavit com munem aliis velle? (De ingeniorum moder. ed cit. p. 203). La scienza, faticosamente raggiunta, come dono di luce agli altri, come contributo ad un patrimonio comune cui tutti possano attingere. Veritatem facere,

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EZIO FRANCESCHINI

dunque, in caritate: ecco lo scopo ultimo della vita dello studioso, se

condo il Muratori.

Ma non e ancora tutto; la carita della verita non basta: ci vuole anche quella delle opere. II suo esempio, in questo campo, e luminoso:

perche si puo con sicurezza affermare che e proprio questa concezione alia base di tutta quell'attivita, di scritti e di opere, che e rivolta air e

levazione spirituale e materiale degli umili, e di cui non si puo tacere senza mutilare la figura del Muratori (1).

La vita del Muratori non si e svolta soltanto nelle biblioteche e ne

gli archivi, fra codici e pergamene; ne soltanto nei sacri recinti della sua parrocchia.

Accanto ai Rerum Italicarum Scriptores, alle Antiquitates Italicae, alia sua gigantesca produzione di studioso, devono porsi la ?Compagnia della carita? da lui istituita per ?promuovere per quanto si puo. e in

quante maniere sara mai permesso, lo studio e l'esercizio della carita, o sia del santo amore verso il prossimo nostro? (La carita cristiano come amore del prossimo, ed. 1946, p. 11 e p. 185), aiutando vedove, orfani, ragazzi e ragazze abbandonati, infermi che non potevano essere

accolti nel pubblico ospedale (cf. in ? Scritti autob. ? p. 147); Tammini strazione dei monti dei pegni in Modena (cf. ?Scritti inediti? p. 32 e

ibid. Documenti p. 171), Tufficio di visitatore dei carcerati esercitato per molti anni, e dovuto poi abbandonare davanti alPostilita, come egli scri

ve, di ? chi professa solamente di far giustizia, ne vuol rendere conto

alcuno delle maniere con cui tratta i miseri carcerati? (?Scritti autob.?

p. 151); la sua campagna per la riduzione delle feste, di cui abbiamo

piu sopra parlato; la cura delle donne perdute, assai numerose nella sua

parrocchia; la sua opera assidua a che Teloquenza sacra si adeguasse ai bisogni e alia comprensione della povera gente e non corresse dietro

alle vanitose pompe della retorica, perche ?nelle bilance di Dio l'anima

di un ricco e l'anima di un povero hanno lo stesso peso? (Dey pregi dell eloquenza popolare, ed. di Reggio Emilia 1889, p. 21).

Tutto questo ci dice come fosse sicura opinione del Muratori che non

solo la verita raggiunta in ogni campo del sapere deve essere parteci

(1) "La vita del cristiano dovrebbe essere un continuo esercizio d'amore verso Dio

e verso il prossimo suo. Chi non s'applica a questo, e piu a questo santo esercizio che

agli altri, non sa che cosa sia cristianesimo, non s'intende di vera virtu, ne di perfezio ne? : La carita cristiana, ed. Roma 1946, p. 187. Quest'opera, la cui prima edizione usci

a Modena nel 1723, e il documento piu alto di questo aspetto dell'attivita del Muratori e contiene pagine che non solo sono ancora estremamente vive, ma anche di grande attualita.

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L'lNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

pata c messa a disposizione del bene comune; ma che la stessa figura dello studioso onestamente proteso alia ricerca della verita non e com

plete se il cerchio del suo pur nobile isolamento non e rotto e aperto su tutte le opere, anche materiali, della carita; se la sua vita non e

accanto alle ansie e ai bisogni di chi gli viene vicino; se i suoi occhi, acri scrutatori dei documenti del passato, non sanno essere tali anche

per i problemi (individuali e sociali) e gli affanni del presente; se le sue mani, esperte nel volgere le carte dei codici e nel maneggiare gli stru menti della scienza, non lo sono pure nel porgere il soccorso a chi ne

ha bisogno. Si dira che in tutto questo c'e il Muratori sacerdote. E certamente

vero per cio che riguarda le espressioni esterne di questa attivita; ma

nella sostanza e il Muratori uomo e studioso che ha raggiunto e formu

lato i principii dell'azione. E anzi un Muratori nel quale le qualifiche di

studioso, erudito, scienziato, prete, non sono ormai diventate che note

esterne della vita di un uomo che ha raggiunto, per quanto glielo con

sentivano i suoi limiti, la sua pienezza. Perche anche il Muratori ebbe naturalmente i suoi limiti: la incapa

city, gia accennata.. di salire dalla storia alia formulazione di principi teoretici o di leggi nel senso vichiano della parola, che anche il Manzoni, suo grande ammiratore, notava in lui (1); la difficolta, certamente a quel la incapacity iegata, di comprendere, nella stessa religione, ogni realta

che non sia (a parte il patrimonio del dogma) per cosi dire immanente e legata alia storia, come il misticismo e Tascetismo nelle loro espres sioni piu vere e piu alte (quando afferma che i ritiri dei Certosini e dei

Trappisti ? non sono ritiri da consigliare se non a chi ha gran voglia di

parlare al deserto, e di morire d' ipocondria? (Epistolario vol. VII, p. 3038 lett. 3113 del 14 marzo 1732 a Cassiodoro Montagioli) (2) egli ci fa quasi toccare con mano questa sua incapacity); la eccessiva sicurezza di se e dell'opera sua; la vanita, del resto ingenua perche apertamente

(1) Ecco le parole del Manzoni: ?Nella moltitudine delle notizie positive e dei giudizi talvolta esatti, ma sempre speciali, in mezzo a cui vi pone (il Muratori), come si deside

rano le viste generali (del Vico), quasi uno sguardo piu acuto, piu lontano, piu istantaneo,

per iscorgere grandi masse in una volta, per avere un senso unico e lucido di tante parti

che, separate, appaiono picciole ed oscure, per trasformare in dottrina vitale, in scienza

perpetua tante cognizioni senza principii e senza conseguenze!? (Discorso sopra alcuni

punti della storia longobardica in Italia in Opere, ed. Firenze 1837, p. 627). (2) E non importa che aggiunga subito: ?Per altro veggo in chiostro affatto rilassate

persone, che tendono alia santita? quasi ad attenuare la gravita dell'affermazione fatta.

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Aevum - Anno XXV - 5

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EZIO FRANCESCH1NI

confessata, che gli fa scrivere per cinque volte la sua autobiografia, in

dicando ai posted i suoi meriti e le lodi che essi meritano. Ma dentro questi limiti ? e ogni uomo va inteso e giudicato nelle

sue possibility, non nelle sue impossibility, per cio che gli e stato dato e di cui e responsabile, non per cio che non gli e stato dato e di cui non e responsabile

? il Muratori ci appare uomo che ha raggiunto la

pienezza della sua personality.

* * *

Gia lo Jemolo, studiando il pensiero religioso del Muratori e notan done gli ardimenti, si e richiamato per dimostrarne la rigorosa ortodos sia e nello stesso tempo la visione precorritrice dei tempi, a testi recen

tissimi quali il Catechismus catholicus del card. Gasparri, e la lettera del Segretario della Commissione pontificia de re biblica all'arcivescovo di Parigi (16 gennaio 1948) sull'interpretazione dei primi capitoli del Genesi. Un allargamento dell'indagine in questo senso fino alia recen

tissima enciclica ?Humani generis? di Pio XII ci porterebbe a constatare come esatto sia stato il pensiero del Muratori in ogni campo. Ma non

faremmo che allargare in superficie un punto ormai acquisito da suoi studiosi di tutte le sponde.

E stato scritto che la lezione del Muratori agli italiani fu ?soprat tutto quella che non si puo onorare Dio e servirlo se non, sempre, nel la Verita ? ( Jemolo, // pensiero religioso, etc. p. 25). Giudizio vero ed esatto. Ma vorrei dire qualche cosa di piu. Egli ammonisce, con la sua

opera e con la sua vita, 1' uomo di studio e di scienza di tutti i tempi che la verita va cercata con qualunque mezzo, difesa con qualunque sacrificio, diffusa attraverso tutte le vie; che, nella ricerca di essa, il contrasto con gli altri deve essere sereno e pacato, ma non mai acco

modante per autorita o dignita deiravversario, quando questi e nell'er rore; afferma che la vita dello studioso non puo essere separata dalla vita del credente perche la verita e una sola, sia che ci venga attraver so la parola e i misteri della Rivelazione, sia che appaia come frutto

prezioso di lente e faticate ricerche: e alle sorgenti lontane delle pic cole o grandi luci umane, la fonte della luce e una sola, quella di Dio.

Per questo occorre saperla vedere in una bellezza che e unica e sostanzialmente uguale, sia nella scoperta di una cronaca dimenticata, sia nella restituzione di un passo corrotto, o nella valutazione di un te

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L'lNSEGNAMENTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI

sto; senza distinguere la ricerca, e la verita, teologica da quella filoso

fica o scientifica, o filologica, se non per un marginale concetto di ge rarchia di valori e l'utilita di un ordinato apprendimento.

Risalire al sole dai raggi della sua luce, quali che essi siano: e del

raggiunto patrimonio di beni e di verita fare dono ai compagni di stra

da, perche nessun dono e, per gli uomini in cammino, piu bello di quello della luce.

Mi pare sia questo P insegnamento piu vivo e piu attuale di Ludo

vico Antonio Muratori.

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