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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE A. AVOGADRO Facoltà di Lettere e Filosofia TESI DI LAUREA L’edizione del lapidaire della Biblioteca Reale di Torino (ms. Varia 110) RELATORE: Ch. mo. Prof. Marco PICCAT CANDIDATA : Barbara GEROMEL Anno Accademico 2001-2002 Corso di Laurea in Lettere

L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

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(ms. Varia 110)

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE A. AVOGADRO

Facoltà di Lettere e Filosofia

TESI DI LAUREA

L’edizione del lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

(ms. Varia 110)

RELATORE:

Ch. mo. Prof. Marco PICCAT

CANDIDATA:

Barbara GEROMEL

Anno Accademico 2001-2002

Corso di Laurea in Lettere

Page 2: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I N D I C E

Presentazione I lapidari nell’antichità I lapidari nel Medioevo Descrizione Criteri di trascrizione De la vertu des pierres – il testo Commento Tabelle Conclusione Glossario Elenco delle pietre Toponimi e antroponimi Animali e piante Simboli zodiacali e astrologici Autori citati Bibliografia

I

VII

XXI

XXXIV

XXXVIII

1

68

98

117

127

146

158

164

169

172

184

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P R E S E N T A Z I O N E

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Presentazione

II

Il lapidario intitolato De la vertu des pierres, esaminato nel presente

lavoro, è un manoscritto anonimo del XV secolo, in francese antico, conservato

presso la Biblioteca Reale di Torino e segnato Varia 110.

Per la trascrizione mi sono avvalsa delle fotocopie tratte dal microfilm,

ma per fortuna, grazie alla vicinanza del luogo in cui si trova il codice, ho

avuto più volte la possibilità di consultare direttamente il libretto, cosa che

costituisce senza dubbio la parte più interessante del lavoro di edizione.

Naturalmente oltre a motivi di soddisfazione personale, consultare

direttamente il codice ha il pregio di fugare eventuali dubbi sorti durante la

trascrizione da fotocopie, e di rispondere, nel mio caso, a una domanda

essenziale per la comprensione e la contestualizzazione di Varia 110, ovvero:

la lacuna fra la carta 8 e la carta 9 è testuale o materiale? Rimando al capitolo

Descrizione e per l’approfondimento della questione.

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Presentazione

III

Personalmente conoscevo molto poco riguardo alla tradizione lapidaria,

e questo lavoro mi ha permesso di scoprire una storia lunga e affascinante, più

ricca di quello che pensassi. Gli studi stessi condotti sui trattati sulle pietre

preziose, in particolar modo quelli medievali francesi, sono tutt’altro che

terminati e riservano ancora molte sorprese. L’edizione di Varia 110 non è che

un minimo contributo a questi studi così vasti.

Il mio lavoro è consistito essenzialmente nella trascrizione del

manoscritto, con in più un apparato che metta in luce le differenze con un altro

testimone, che si trova alla Bibliothèque Nationale de France, segnato Fr. 2007.

Oltre ai capitoli con la descrizione del codice, il glossario e il

commento, ho pensato di svolgere una personale ricerca sulla storia dei lapidari

nell’antichità e nel Medioevo. A dire il vero la materia è risultata troppo vasta

per essere svolta in modo compiuto, ed è già da tempo oggetto di studio da

parte di filologi di fama mondiale. Tuttavia una piccola introduzione con

accenni ai momenti più importanti della tradizione lapidaria può essere utile

per comprendere meglio il contesto storico e culturale in cui si colloca il

lapidario di Torino, e i rapporti di questo con auctoritates del genere

trattatistico.

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Presentazione

IV

Purtroppo all’interno del codice non vi sono indizi che permettano di

collocarlo temporalmente, né di spiegarne la sua presenza a Torino. L’ex libris

ci fa sapere che apparteneva alla collezione di Carlo Alberto, ma questo

elemento non basta per risalire alla sua data di acquisizione, anzi, potrebbe

addirittura sviarci.

Né nell’incipit, né nel colophon, né all’interno del testo, non vi sono

indicazioni né sull’autore, né sul copista, né sul dedicatario dell’opera. Non vi

sono riferimenti temporali, e gli avvenimenti che sono riferiti in forma di

aneddoto non sono utili per la sua contestualizzazione.

Dalla scheda del manoscritto, contenuta nel catalogo dei codici

posseduti dalla Biblioteca Reale, sappiamo che è datato al XV secolo. Inoltre è

scritto in francese antico. Nei capitoli successivi analizzerò le diverse ipotesi

che possiamo fare tenendo conto di questi scarsi indizi: potrebbe essere un

dono di nozze (l’ottima fattura permette di pensarlo); la sua appartenenza alla

famiglia sabauda potrebbe essere molto antica. Spero che i prossimi studi sui

lapidari francesi permettano di scoprire il suo scopo, e il suo rapporto con il

lapidario di Parigi.

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Presentazione

V

Lavorare su questo codice, ed effettuare delle ricerche sul retroterra

culturale di questo genere, a metà fra letterario e scientifico, è stato senza

dubbio interessante e soddisfacente, nonostante molte domande non trovino

ancora risposta, e si sia ancora lontani da una sistematizzazione dei trattati che

permetta il loro confronto e lo studio delle fonti.

In più, oltre a considerazioni di carattere storico e filologico, l’analisi di

quest’opera spero serva ad aprire uno scorcio su un mondo che in genere è

trascurato dalla storiografia ufficiale, quello della vita quotidiana, delle

credenze, delle superstizioni, della ricchezza dell’immaginario medievale.

Siano essi testimoni di una coscienza para-scientifica, o tutt’altro,

avversaria alla scienza, questi trattati, con tutti i loro errori e le loro storture

superstiziose, paradossalmente hanno condotto a investigazioni sempre più

approfondite e scientifiche.1

A noi moderni, così attaccati al rigore positivista, figli prima del

Rinascimento e poi dell’Illuminismo, trattati del genere possono sembrare

ridicoli, ingenui, e privi di interesse storico. Invece è proprio attraverso queste

opere che possiamo riscoprire quell’universo “oscuro” tanto bistrattato e

1 A. RANIERI BISCIA: traduzione dall’arabo di Fior di pensieri sulle pietre preziose di A. TEFAISCITE, Firenze, Reale Tipografia Orientale Medico-Laurenziana, 1818, introduzione.

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Presentazione

VI

rimosso, e che al contrario costituisce le fondamenta della civiltà e della cultura

occidentali.

Vorrei dedicare un piccolo spazio a tutti coloro che mi sono stati d’aiuto

durante lo svolgimento di questo mio lavoro: ringrazio innanzitutto il mio

relatore, il Prof. Marco Piccat, per avermi proposto un argomento così

interessante e per l’aiuto durante il lavoro di ricerca e di stesura; i bibliotecari

della Biblioteca Reale di Torino, della Bibliothèque Nationale de France, della

Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, della Biblioteca della Facoltà di

Lettere e Giurisprudenza dell’Università di Milano, e naturalmente della

Biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Vercelli.

Un ringraziamento particolare va ai miei amici Sergio Maldotti e Maria

Scolamacchia, per la disponibilità e la sollecitudine nel procurarmi due libri, e

a tutti quelli che mi hanno sostenuto e incoraggiato, dandomi consigli preziosi.

E naturalmente alla mia famiglia.

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I L A P I D A R I N E L L’ A N T I C H I T A’

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I lapidari nell’antichità

VIII

L’uso delle pietre preziose a scopo magico, mistico e terapeutico ha

origini antichissime, probabilmente risale all’età della pietra. La necessità

stessa di cercare materiali duri per realizzare strumenti resistenti, fece scoprire

all’uomo la silice; ma in tutte le sue ricerche presto si imbatté in materiali non

soltanto duri, ma anche colorati e particolarmente belli e attraenti. A

quell’epoca, l’epoca dell’infanzia dell’umanità, di vichiana memoria, l’uomo si

era già reso conto che oltre alle forze fisiche sue e della natura, era circondato

da forze invisibili e più potenti di lui, che lo terrorizzavano, e che, se non

poteva dominarle, doveva almeno tentare di propiziarsi. Quei materiali poco

comuni, che sapevano illuminarsi ai raggi del sole, sembravano contenere in sé

questa potenza soprannaturale, e presto occuparono un posto preminente nei

manufatti delle più antiche civiltà.

Una delle prime gemme utilizzate addirittura dal periodo neolitico fu il

lapislazzulo, pietra blu o azzurra permeata di significati magici e sacrali, e per

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I lapidari nell’antichità

IX

questo molto ricercata e apprezzata. Da Megarth, in Pakistan, nella valle

dell’Indo, provengono lapislazzuli insieme a turchesi e steatiti, rinvenuti in

contesti databili a circa 7000 anni fa. In Iran, presso Tell-i-Bakun, intorno al

4500 a.C., l’industria gemmaria locale tagliava il lapislazzulo in forme

poliedriche smussate. In Mesopotamia, a Tepe Gawra, centro della cultura

Ubaid, il lapislazzulo faceva la sua comparsa insieme al turchese, all’amestista

e al berillo, nel 4500 a.C. sotto forma di gemme lavorate sul posto. Dal 3000 al

2000 a.C. qui fiorì la civiltà Sumera, la cui tecnologia avanzata e la passione

per l’ornamento della persona sono testimoniate dal tesoro di oro e gemme

trovato a Ur tra il 1922 e 1l 1934 dall’archeologo inglese Sir Leonard Woolley

(1880-1960). I minerali trovati nelle tombe erano prevalentemente oggetti in

lapislazzulo, corniola ed agata.1

Nello stesso modo in cui l’Oriente fu la culla della civiltà umana, così

fu anche il luogo che fornì pietre preziose all’umanità in misura assai maggiore

dell’Occidente. Ne consegue che i popoli di quelle regioni (Cina e India in

1 Per questa introduzione sull’uso delle pietre preziose nell’antichità mi sono servita delle informazioni contenute nel bel lavoro realizzato nell’ambito del progetto La storia della mineralogia attraverso i musei europei di mineralogia, che si può tuttora consultare all’indirizzo internet http://euromin.w3sites.net . In particolare, la sezione riguardante l’antichità e il Medioevo, è stata curata dal gruppo di lavoro facente capo alla Dott.ssa Lydie Touret, conservatrice al Museo di Mineralogia dell’École nationale supérieure des mines di Parigi.

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I lapidari nell’antichità

X

particolare) siano stati i primi maestri (e lo noteremo nel modo in cui gli autori

dei lapidari occidentali si rifaranno alla sapienza degli indiani) nell’insegnare

all’Occidente il valore delle pietre preziose e i primi ideatori delle loro virtù

magiche e terapeutiche.

Per quanto riguarda la Cina, la maggior parte di queste nozioni sono

andate perse, essendo tramandate oralmente, dato che la religione di Confucio

ha sempre cercato di allontanare, almeno ufficialmente, opere di questo genere.

Qualcosa però ci è rimasto a proposito della giada. Le giade in estremo Oriente

ed in Cina in particolare furono sempre i minerali più apprezzati in quanto

carichi di significati simbolici e di autentica “energia cosmica”. La sacralità

delle giade fu tale da conferire loro sovranità e potenza magica, poteri

medicamentosi e taumaturgici. Quella usata dai cinesi era la cosiddetta giada

nefrite (anche detta “pietra della pipì”) nelle sue varie gamme cromatiche. I

maggiori e più importanti giacimenti di nefrite nel mondo antico erano situati

nel Turkestan orientale cinese, e alla loro ricerca, circondata da una particolare

atmosfera di sacralità, erano adibite soltanto le donne. Al contrario, presso le

civiltà siro-mesopotamiche, egizia, egeo-cretese, greca, fenicia, etrusca e

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I lapidari nell’antichità

XI

romana, le giade trovarono solo eccezionalmente impiego nella gioielleria e

nella glittica.

Sia gli assiri che i babilonesi usavano piccoli cilindri di pietra o di

minerale sui queli erano incisi gli emblemi, i simboli, i nomi che avevano

scelto come contrassegno personale.

Gli egiziani rivolsero assai presto la loro attenzione alle pietre preziose

studiandole sotto tutti i punti di vista. Divennero celebri perché furono i primi

ad imitare artificialmente gemme e pietre dure e si distinsero nell’arte

dell’intaglio. Esistono molte leggende su pietre preziose a cui gli egiziani

attribuivano virtù soprannaturali, ma troppo vaghe. Sicuramente influirono

notevolmente sulla cultura ellenistica. Un riflesso della virtù esoterica delle

gemme, o almeno del valore simbolico attribuito loro, si può riscontrare

nell’Esodo, dove è detto che il Signore ordinò il numero (dodici) e la qualità

delle pietre che dovevano ornare il Razionale (choscien in ebraico) del Gran

Sacerdote.2 E’ probabile che qui si rispecchi la cultura egiziana in cui il

legislatore Mosè nacque e fu educato. Vedremo in seguito come le dodici

pietre del razionale creeranno un filone della letteratura lapidaria a sé, quello

2 Esodo, 39,8 ss.

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I lapidari nell’antichità

XII

cosiddetto cristiano, ricollegandosi ad altre citazioni di pietre presenti

nell’Antico e nel Nuovo Testamento.

Come ben sappiamo, il Mediterraneo deve la sua fioritura grazie al

mescolarsi di culture diversissime, occidentali e orientali. A questo deve la sua

ricchezza. Spesso quindi una singola cultura creatasi in secoli di contatto e

scambio, è in realtà frutto di apporti e filoni le cui origini si perdono nella notte

dei tempi e a distanze lontanissime. A un certo momento, quindi, non risulta

più possibile risalire all’origine di ogni singola notizia: si rimane nel campo

delle ipotesi, dell’opinabile. I lapidari sono soltanto un esempio di questo tipo

di cultura comune creato da diverse mentalità.

I lapidari sono opere che si occupano delle pietre e delle loro molteplici

qualità. A seconda dell’epoca in cui sono redatti e della civiltà in cui vedono la

luce, hanno estensione, struttura e scopi assai diversi. Basti pensare che a volte

sono costituiti da poche pagine, e le argomentazioni sono molto limitate,

mentre a volte (specialmente in epoca medievale) sono dei veri e propri trattati

contenenti nozioni di magia, scienza occulta, medicina. In genere si è portati a

credere che i lapidari fossero riconducibili a manuali pratici, testi di

consultazione per amatori e gioiellieri, ma anche re e principi, che si

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I lapidari nell’antichità

XIII

assicuravano la salute e la prosperità del loro regno grazie alle virtù magiche

delle gemme. Come ogni altro genere letterario, inizialmente i lapidari non

furono opere organiche ben definite, ma più che altro ammassi di nozioni

vaghe, riscontrabili specialmente nei poemi indiani e greci. Con il passare del

tempo, però, questi testi assunsero una forma ben definita, tanto che oggi

possiamo parlare di diversi filoni, a seconda del contenuto.

Come ho detto prima, non si può parlare di lapidari cinesi veri e propri,

ma le notizie sulle gemme si trovano sparse nei libri di tutte le epoche e di tutte

le dinastie dell’impero. Molte di queste notizie riguardano le virtù magiche

delle pietre, oltre a considerazioni riguardo al loro valore commerciale. In

India, invece, le virtù magiche e soprannaturali delle pietre, vennero

tramandate per iscritto in libri appositi. Non è chiaro a quando risalga la

compilazione di lapidari, tuttavia dovrebbe essere abbastanza recente. I più

antichi scritti dell’India classica, come il Kama Sutra, hanno numerosi richiami

alla magia delle gemme e alla loro influenza sul possessore. Tra tutti i lapidari

indiani conosciuti si cita in particolare il Ratnapariska (“Conoscenza delle

gemme”), che può senza dubbio essere considerato il padre di tutti i lapidari.

Tre erano le categorie di persone che secondo gli indiani dovevao possedere

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I lapidari nell’antichità

XIV

questo trattato: i commercianti, che erano i diretti interessati; i principi, perché

era proprio di un signore conoscere le virtù delle pietre; i poeti, che potevano

servirsene ogni qual volta fosse necessario descrivere i ricchi ornamenti dei

palazzi e delle corti. La particolarità di questo lapidario non risiede tanto nella

struttura, che è quella canonica (origini, qualità, difetti, virtù, prezzo), ma nella

convinzione che tutte le opere sono molto spesso dono o castigo di una

divinità, e perciò a seconda dei casi, apportatrici di fortuna o sfortuna. Non

ricorda questo la necessità del cuore puro nell’uso delle pietre nei lapidari

cristiani?

La cultura orientale proseguì il suo viaggio verso Occidente attraverso

la civiltà greca, e ancor più quella alessandrina. In particolare si assiste a un

fenomeno interessante: mentre i lapidari classici più antichi conservano una

linea di studio obiettiva, naturalistica, basata sull’osservazione delle

caratteristiche fisiche delle pietre, e su eventuali virtù terapeutiche, man mano

che ci si avvicina a epoche più recenti questo carattere scientifico si perde per

dar luogo a un interesse di tipo magico e soprannaturale, che raggiungerà i suoi

vertici nei lapidari bizantini.

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I lapidari nell’antichità

XV

Il primo trattato di mineralogia e gemmologia che ci sia giunto è

attribuito a Teofrasto (“Intorno alle pietre”) e fu composto intorno al 315 a. C.

Allievo di Aristotele, egli attua uno studio rigorosamente scientifico,

applicando le teorie di Ippocrate e di Platone per il mondo minerale formando i

primi raggruppamenti. Riprende la vecchia divisione delle pietre in maschi e

femmine, ma si rivela dubbioso nei confronti della teoria della loro

riproduzione, e attribuisce loro alcune proprietà terapeutiche, ma è

estremamente critico riguardo alle meraviglie che sono loro attribuite. Questo

tipo di ottica proseguirà con Galeno, Dioscoride e Plinio il Vecchio, sempre

attenti a considerare con cautela credenze occidentali e orientali, e più propensi

a uno studio di tipo mineralogico.3

Dopo la morte di Teofrasto la scienza dei minerali nel mondo

ellenistico rinuncia definitivamente a uno studio basato sull’osservazione delle

caratteristiche fisiche, e si dedica esclusivamente alle proprietà medicinali

soprattutto magiche delle pietre preziose. Questa corrente abbiamo visto nasce

in Egitto e in Mesopotamia, e risorge in epoca ellenistica in occasione di un

generale declino del razionalismo nelle scienze naturali. I lapidari di

3 R. HALLEUX e J. SCHAMP, Les lapidaires grecs, Les Belles Lectres, Parigi 1985, introduzione, pp. XIII-XIV

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I lapidari nell’antichità

XVI

quest’epoca sono in genere anonimi o pseudonimi, tuttavia fanno spesso

riferimento a auctoritates del genere lapidario. Vista la notevole quantità di

informazioni, di credenze e di opere del passato, dalle origini più disparate, si

creano addirittura delle correnti diverse, che siamo in grado di distinguere.

Un primo filone è costituito da autori “controcorrente”, che proseguono

uno studio delle pietre di tipo più rigoroso, come Sotacos, Senocrate di Efeso e

Plinio il Vecchio. Autore della Naturalis Historia, Plinio dedicò gli ultimi due

libri ai minerali: il XXXVI alle pietre, e il XXXVII alle pietre preziose. La sua

meraviglia è tutta per la bellezza di questi prodotti della natura, tuttavia

l’istanza moralistica che lo muove lo porta ad osservare in modo critico le

degenerazioni del lusso e dell’esibizionismo. Plinio sarà anche polemico nei

confronti delle fantasie mitologiche dei Greci, alle quali oppone spiegazioni di

tipo razionalistico e scientifico. Gli stessi saranno tacciati di disordine nelle

loro classificazioni, anche se egli stesso si renderà conto delle difficoltà di

suddividere in modo funzionale un patrimonio infinito di pietre.4

La seconda corrente è totalmente di tipo magico, e affonda le sue radici

negli apocrifi orientali. Ad esempio gli scritti attribuiti a Zoroastro, il fondatore

4 PLINIO, Naturalis Historia, Einaudi, Torino 1982, introduzione al libro XXVII, pp. 744-745

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I lapidari nell’antichità

XVII

del mazdeismo, che si trovavano nella Biblioteca di Alessandria. Oppure quelli

dei Magi, menzionati da Plinio, e dei Caldei, primi conoscitori delle gemme, il

più famoso dei quali fu Sudino (Sum-Iddin), indovino di Attalo I (240 A.C.).

Un altro fu il babilonese Zachelias, che dedicò al re Mitridate un lapidario in

cui attribuiva alle gemme un ruolo nel destino umano. Inoltre all’epoca un

lapidario correva sotto il nome del re Salomone. Tutte queste opere orientali

sono andate perdute, tuttavia le loro idee conobbero una diffusione

considerevole grazie al grande classico della storia naturale fantastica, il

Trattato delle simpatie del democriteo Bolos di Mende (100 a.C.).5

I lapidari astrologici, vicini ai precedenti, costituiscono il terzo filone.

Anche qui è descritto un universo in cui tutte le parti sono legate da

corrispondenze occulte di simpatia o antipatia. In più, viene sottolineato come

le pietre, allo stesso modo di tutti gli elementi, sono sottoposte agli influssi

degli astri. Ogni pietra è legata a un certo astro, e il potere si rafforza qualora vi

sia incisa una figura corrispondente al corpo celeste.6 Molto probabilmente

5 R. HALLEUX e J. SCHAMP, op. cit., introduzione, pp. XXII-XXIV 6 Si inserisce in questo filone l’interessante esempio di Alfonso X, re di Castiglia e di Léon, detto il Saggio, il quale scrisse un lapidario il cui principio ordinatore è lo zodiaco, e le pietre che vi sono descritte appartengono ciascuna a un dato segno e hanno determinate caratteristiche (cfr. ALFONSO IL SAGGIO, Le gemme e gli astri, Xenia, Milano 1997, a cura di Luca Temolo Dall’Igna).

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I lapidari nell’antichità

XVIII

queste credenze hanno origini egiziane, per cui della pietra non interessa tanto

la materia che la costituisce, quanto l’immagine che vi è incisa, che racchiude

tutto il valore magico e mistico. Questa tradizione si conservò ad Alessandria

dove ebbero particolare fortuna le cosiddette pietre gnostiche, su cui erano

incise figure che potevano essere di tipo astrologico, cabalistico, cristiano.

Acquisivano così valore talismanico e confortavano il credente.7

L’ultimo genere di lapidario ellenistico, con cui ci avviciniamo all’era

volgare, è quello allegorico, propriamente giudaico-cristiano. L’interpretazione

delle sacre scritture ha dato alla letteratura lapidaria delle opere importanti.

Non sono solo gli scritti dei profeti (ad esempio Ezechiele) a mostrarci il

popolo di Dio impegnato a ricercare presso i loro vicini le gemme più belle per

preparare i suoi vestiti e i suoi templi, con un linguaggio simbolico che

acquista una potenza di espressione affascinante.8 La stessa Legge dà alle

pietre preziose un posto importante. Abbiamo già parlato delle dodici pietre del

Razionale descritte nell’Esodo e nel Levitico9. La concordanza fra la

terminolgia ebraica e quella greca della Settanta ha posto dei problemi. Ma la

7 R. HALLEUX e J. SCHAMP, op. cit., introduzione, pp. XXVIII-XXXI 8 Ezechiele, 1,4 ss.; 27,16; 28,11 ss. 9 Levitico, 8,7

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I lapidari nell’antichità

XIX

questione essenziale è costituita dal legame fra queste pietre e i dodici

patriarchi delle tribù d’Israele. Filone vi vedeva delle ragioni astrologiche: ogni

pietra, con il suo colore, corrispondeva a una costellazione dello zodiaco.10

Ma gli autori cristiani dei primi secoli, fin dall’era apostolica, mentre

hanno sempre condannato da una parte il lusso sfrenato dell’alta società,

dall’altra si sono sempre scagliati contro il dilagare di tutte quelle forme di

superstizione e di magia che durante la decadenza dell’Impero aveva intaccato

la vita morale e spirituale anche degli ambienti colti. Tertulliano, Cipriano, San

Girolamo, si trovavano inconsapevolmente sullo stesso piano morale di Filone,

Epitteto e Seneca.11

Liberate le pietre preziose dalle pratiche magiche e superstizione,

finalmente gli scrittori cristiani potevano dedicarsi alla speculazione sul loro

significato simbolico, rifacendosi agli insegnamenti dell’Antico Testamento e

dell’Apocalisse.

I Padri della Chiesa riportano le dodici pietre alla Verità svelata del

Nuovo Testamento, di cui l’Antico non è altro che l’annuncio, e le interpretano

10 R. HALLEUX e J. SCHAMP, op, cit., introduzione, p. XXXI 11 A. LIPINSKY, La simbologia delle gemme nella Divina Commedia e le sue fonti letterarie, Olschki, Firenze 1961, p.8

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I lapidari nell’antichità

XX

come simboli dei dodici apostoli, delle schiere angeliche, o delle virtù mistiche

di Cristo. A queste pietre sono strettamente collegate quelle della muraglia

della Gerusalemme celeste descritta nel XXI capitolo dell’Apocalisse12: sono

dodici come quelle del pettorale di Aronne, tranne quattro di esse, e sono in

ordine diverso. Poiché ogni pietra possiede un colore e una virtù particolare,

ognuna di esse simboleggia uno dei dodici apostoli.13

12 Apocalisse, 21,18 ss. 13 L. PANNIER, Les lapidaires français du Moyen Age, Slatkine, Ginevra, 1973, pp.209-210

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I L A P I D A R I N E L M E D I O E V O

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I lapidari nel Medioevo

XXII

Tra il periodo tardo antico e il Medio Evo non c’è soluzione di

continuità, e la tradizione lapidaria continua ad essere portata avanti

fedelmente, ancora più arricchita dalle varie correnti che dall’antichità si sono

moltiplicate e si sono fuse tra loro. La magia della sapienza orientale, il

filosofeggiare scientifico dell’antichità classica, il nuovo apporto della cultura

ebraico-cristiana, vanno a formare una koinè da cui gli autori dei lapidari

attingono a piene mani, forti della ricchezza che gli scambi culturali fra popoli

ha permesso in Europa, e che durante il Medioevo raggiunge i suoi vertici, e di

un genere che ormai si è consolidato e vede la nascita di voluminosi trattati,

carichi di informazioni su moltissime pietre, a volte persino immaginarie.

Tra i molti lapidari medievali il lapidario per eccellenza è quello di

Marbodo. Questo poeta e scienziato benedettino, vescovo di Rennes tra il 1067

e il 1081, compose un Liber lapidum, seu de gemmis in settecentoquarantatre

esametri, divisi in sessanta capitoli, nei quali vengono trattate altrettante pietre

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I lapidari nel Medioevo

XXIII

preziose, spesse volte riducendo semplicemente interi brani di Plinio in versi.

L’opera ebbe un tale successo e una tale diffusione da venire tradotto in

provenzale, francese, italiano, spagnolo, irlandese, danese ed ebraico. Tutti i

lapidari successivi faranno più o meno riferimento a questo modello

incontrastato.1

E’ interessante notare che mentre per i bestiari si faceva più volentieri

riferimento a passi della Bibbia e al Fisiologo, per quanto riguarda i lapidari

ancora una volta i modelli sono quelli pagani, dell’antichità classica e orientale.

E’ a queste opere che si fa riferimento per lo studio della storia naturale (Plinio

su tutti), benché siamo nel XII secolo e l’insegnamento sia nelle mani della

Chiesa. E per quanto riguarda le nostre pietre, a dispetto della religiosità

profonda che caratterizza quest’epoca, la tradizione pagana prosegue intatta, e

gli stessi Marbodo e Isidoro, vescovi, contribuiranno alla diffusione di questa

tradizione, snobbando totalmente le disquisizioni dei Padri della Chiesa sulle

pietre dell’Apocalisse. Marbodo stesso, oltre a Plinio, utilizzerà come fonte un

trattato del I secolo, se non quello di Damigerone stesso, tradotto in latino dal

greco nel III o IV secolo. Del resto lo stesso originale greco era conosciuto da

1 A. LIPINSKY, op. cit., pp. 8-9

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I lapidari nel Medioevo

XXIV

Plinio e Isidoro: si trattava di un libro di magia medicale come quelli

provenienti dall’Egitto, Asia Minore e Giudea, che erano molto ricercati a

Roma già nei primi secoli dell’Impero.2

Quando poi, un secolo dopo, i chierici riterranno che Marbodo avrà già

fatto abbastanza per diffondere un’opera d’ispirazione tutta pagana, e si

metteranno a comporre dei lapidari mistici secondo i dettami dei Padri della

Chiesa, per cercare di recuperare il distacco, d’altra parte si continuerà

comunque a fare riferimento all’opera di Marbodo, che rimarrà un’ auctoritas

del genere lapidario per secoli. Così si creeranno due correnti parallele che

tuttavia non di rado attingeranno l’una dall’altra.

I lapidari mistici si caratterizzano per il numero di pietre limitato, e per

la concentrazione sul loro valore simbolico, morale e mistico. Naturalmente un

grande spazio era riservato alla trattazione delle dodici pietre del Razionale e

quelle dell’Apocalisse, e le fonti erano soprattutto i Padri della Chiesa. I

lapidari mistici in latino non furono tradotti, ma influenzarono molto quelli in

volgare, anche se in genere le dodici pietre non sono trattate, ma soltanto citate

(ad esempio nel lapidario attribuito a Jean de Mandeville). Del resto lo studio

2 L. PANNIER, op. cit.., pp. 9-10

Page 27: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXV

sul significato simbolico delle dodici pietre riguardava maggiormente la

cerchia ristretta ecclesiastica: i laici non si azzardavano, insomma. Tuttavia ci

furono due tentativi, nel XIII e nel XIV secolo, prima in versi francesi e poi in

prosa, probabilmente per frenare la diffusione dei lapidari puramente pagani.3

Oltre a queste due correnti però, andavano pian piano ad aggiungersene

altre, grazie soprattutto ai rapporti che sempre più spesso l’Occidente

intrattenne con l’Oriente (pensiamo alle Crociate). Correnti che andavano

sicuramente a rafforzare la tradizione anteriore al cristianesimo, essendo

portatrici della cultura araba ed ebraica, e di quella greca riscoperta grazie agli

arabi, e già in origine arricchita dagli apporti orientali.

La serie dei lapidari arabi comincia già nell’VIII secolo con Il libro

delle pietre di Jabir Ben Hayyan. Dal punto di vista scientifico, invece,

verosimilmente i più importanti sono quelli di Muhammad ibn Mansur, scritto

nel XII secolo, e Fior di pensieri sulle pietre preziose, del mercante arabo

Ahmed Ben Jussuf Al Teifash (1242), nel quale per la prima volta in Occidente

vengono citati i prezzi delle pietre preziose sui mercati mediorientali.

3 L. PANNIER, op. cit., p.4

Page 28: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXVI

Qual era l’uso di questi lapidari, specialmente di quelli d’ispirazione

pagana? Essenzialmente di carattere pratico, ovvero dovevano servire da

manuali di medicina, di automedicazione, erano trattati di mineralogia. Pietre

che guarivano le malattie degli occhi, i morsi dei rettili, che facilitavano il

parto e sconfiggevano la sete. Ma anche pietre pericolose, che immerse

nell’acqua potevano avvelenare, oppure se strette con violenza potevano

bruciare. Chiaramente erano anche uno strumento utile per i mercanti e gli

imbonitori, per vendere con successo le loro pietre a una popolazione

credulona incantata dalle virtù miracolose che vi si promettevano.

Un terzo filone che non troviamo mai isolato, ma in genere mescolato

all’interno dei lapidari o addirittura in appendice, è quello di tipo egiziano-

orientale, filtrato dalla cultura alessandrina e giunta fino al Medioevo, e che

verte sulla forma e sui simboli incisi sulle pietre. Proprio questa caratteristica

particolare, che non si riscontra in tutti i lapidari giunti fino a noi, ci permette

di introdurre un altro grande trattato in latino, quello redatto tra il 1248 e il

1252 dal teologo e filosofo Alberto Magno.

Intitolata De Mineralibus, quest’opera tratta veramente a fondo tutti gli

aspetti del mondo minerale, mentre consacra la II parte del libro III alle pietre

Page 29: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXVII

preziose (il vero e proprio lapidario, con le pietre elencate in ordine alfabetico).

Dorothy Wyckoff l’ha paragonato a quello di Marbodo e ad altre opere in

latino a esso contemporanee, cioè ai trattati di Arnoldo Saxo, Thomas de

Cantimpré e Bartolomeo Anglico. Tutti questi lapidari si somigliano

moltissimo, e secondo la studiosa probabilmente facevano tutti riferimento a

una fonte comune scomparsa. La III parte è dedicata alle pietre incise, ai segni

naturali di tipo astrologico e zodiacale che rafforzano il potere della pietra, e ai

modi in cui va portata o posta per far sì che sia efficace. Anche per questo

capitolo ci si chiede a quale opera precedente Alberto Magno abbia fatto

riferimento: l’unica cosa che sappiamo è che si fa spesso riferimento ad

Aristotele e a Diascoride.4

Un posto eccezionale spetta al bellissimo lapidario di Santa Ildegarda di

Bingen (1098-1179), Badessa di un grande monastero sul Reno, autrice di una

Physica. Il quarto libro è totalmente dedicato alla scienza delle gemme. La

grande santa non si è limitata a copiare ciecamente gli autori che l’hanno

preceduta, ma ha anche attinto a tradizioni folkloristiche, ha inserito proprie

intuizioni mistiche e ha concesso anche ampio spazio alla litoterapia, cioè alla

4 MICHEL ANGEL, Le monde minéral (traduzione in francese del De mineralibus di ALBERTO MAGNO), Cerf, Parigi, 1995, pp. 50-53

Page 30: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXVIII

medicina basata sulle virtù miracolose delle pietre, un potere che comunque è

sempre concesso dalla provvidenza divina. E’ un trattato che sa fondere e

armonizzare tradizioni pagane e verità cristiane, la magia dell’Oriente e la

propria devozione alla Chiesa, con una qualità stilistica e un’altezza spirituale

pari a quella delle musiche di cui fu anche autrice degna di attenzione.5

Tra i lapidari in versi, e in francese, due sono attribuiti a Philippe de

Thaon. Il Lapidaire alphabétique, in 1710 versi, che si fonda su Isidoro e

Damigeron, tratta 78 pietre elencate in ordine alfabetico, da cui il nome. Il

Lapidaire Apocalytique, in 297 versi, tratta invece con abbondanza di dettagli

delle dodici pietre dell’Apocalisse, alle quali sono aggiunti il cristallo, la perla

e il magnete6.

Anche il Lapidario cristiano, anonimo, tratta l’argomento dal punto di

vista religioso e mistico. Descrive infatti diciassette pietre seguendo un ordine

particolare: prima la descrizione delle dodici pietre dell’Esodo, poi il

5 P. MELIS, Il libro delle gemme (traduzione del Liber lapidum di MARBODO e del Liber de lapidibus di ILDEGARDA DI BINGEN), Il Leone Verde, Torino, 1998, p. 14 6 per approfondire lo studio sul lapidario di Philippe de Thaon, è indispensabile la lettura dell’articolo di P. MEYER, Les plus anciens lapidaires français, in Romania XXXVIII (1909), pp. 481-552

Page 31: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXIX

significato simbolico di queste pietre, il colore delle quattro pietre

supplementari descritte nell’Apocalisse, e infine il diamante7.

Interessante è il lapidario cosiddetto di re Filippo. Il nucleo centrale è

costituito dalle diciassette pietre sacre (è infatti d’ispirazione cristiana), seguito

poi da aggiunte di carattere mineralogico, fino ad arrivare a settantuno pietre

supplementari. Il trattato termina con un’appendice sulle pietre incise.

Attribuito a Filippo III l’Ardito o a Filippo IV il Bello, questo lapidario è

anteriore al 1310. Ottenne un certo successo, tanto da essere tradotto in latino

(che inizialmente si pensava fosse l’originale da cui la traduzione in francese)8.

A partire dal XIV secolo lo studio delle pietre preziose, influenzato

anche dai lapidari mistici e dagli apporti di teologi e giganti della Chiesa, si

sposta e comincia a prestare maggiore attenzione alla bellezza e alle virtù

morali delle pietre, cura più dell’anima che del corpo, in grado di rendere

gradevoli i loro possessori, rinforzare l’amore coniugale, sconfiggere i nemici e

far ottenere ricchezze e signorie.

In questo contesto si inserisce un lapidario apparso nel XIV secolo,

generalmente attribuito al cavaliere Jean de Mandeville. Tuttavia Léopold

7 L. PANNIER, op. cit., 205-285 8 L. PANNIER, op. cit., pp. 286-297

Page 32: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXX

Pannier nutre dei dubbi sull’attribuzione del lapidario a questo personaggio,

nato nel 1300 a Saint Alban in Inghilterra e divenuto famoso per i suoi 33 anni

vissuti attraverso la Terra Santa, l’Egitto, l’Asia e la Cina, delle cui meraviglie

pubblicò una relazione dal titolo di Magnus Villanus. Secondo Pannier fu

proprio questo incredibile viaggio a fargli attribuire un trattato sulle pietre

preziose. L’opera di Mandeville sull’Oriente ebbe un grandissimo successo nel

XIV secolo: i racconti meravigliosi sui paesi, le genti, gli animali che aveva

visto colpirono profondamente le immaginazioni dell’epoca. Egli divenne il

grande oracolo in fatto di cose orientali. Inoltre a metà del suo libro ci troviamo

davanti alla descrizione delle bellezze dell’India, paese così famoso fin

dall’antichità per le sue pietre preziose. Ovviamente Mandeville non poteva

esimersi dallo spendere almeno una parola sull’argomento. Cosa che fece,

parlando in particolar modo del diamante.9

Tutti i manoscritti contenenti il lapidario in questione contengono nel

preambolo l’affermazione secondo cui il testo, in francese, fu “tradotto dal

latino”. Eppure di questo originale non v’è traccia. Inoltre c’è una grossa

differenza tra i preamboli dei vari manoscritti, dato che in alcuni si afferma che

9 L. PANNIER, op. cit., pp. 192-194

Page 33: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXXI

l’autore è il cavaliere Jean de Mandeville, mentre in altri questa frase manca.

Nelle edizioni a stampa, invece, il nome di Mandeville quale autore del

lapidario è sempre presente appena sotto il titolo. Senza contare che tra le opere

del suddetto quest’ultima rimane sempre isolata, a parte.

Considerando sempre i preamboli, poi, le edizioni a stampa contengono

una dedica iniziale al re Renato d’Angiò (“re di Sicilia e Gerusalemme”), il

quale nacque nel 1408, quindi dopo la morte di Mandeville. Uno dei

manoscritti invece, dedicato a Luigi XII, non contiene alcun riferimento al re

Renato, morto da poco.

La questione, insomma, è alquanto ingarbugliata. Secondo le ipotesi di

Pannier, autore del lapidario doveva essere un chierico, incaricato da un

gioielliere, ebreo o lombardo. Non doveva certo dimenticarsi delle virtù

medicinali delle pietre preziose, ma doveva insistere soprattutto sulla loro

bellezza, sulla ricchezza, i poteri miracolosi di queste gemme provenienti da

paesi remoti e misteriosi e che ora si trovavano nel suo negozio.10 Anche

questo lapidario si ispira a Marbodo, ma in più aggiunge molte pietre

immaginarie e fantastiche, che hanno in comune la caratteristica di provenire

10 L. PANNIER, op. cit., p. 11

Page 34: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXXII

dalla testa o dal ventre di animali, come l’allettorio, che si trova nel ventre di

un cappone, l’eliotropio, che cresce nella testa di un asino, o il borace, in

quella di un rospo. Questo trattato contribuì ad arricchire la tradizione

lapidaria, addirittura fino alla fine del XVI secolo, specialmente il filone che si

richiamava ai benefici spirituali e materiali che le pietre preziose, se usate con

cuore puro, potevano apportare.

A questo punto dobbiamo almeno fare un accenno a quel che ne disse il

Poeta della letteratura italiana, colui che creò un mondo, quello ultraterreno,

ma soprattutto una lingua. Dante Alighieri, con la sua preparazione

enciclopedica, non poteva che essere ben informato anche sulle scienze

naturali. Non sarebbe stato un vero figlio del proprio tempo se nella sua infinita

e onnivora sete di conoscienza non avesse approfondito anche questo aspetto

curioso e che era così in voga all’epoca, e cioè lo studio delle gemme.

Nella Divina Commedia, summa del pensiero medievale italiano, le

gemme occupano una parte importante. Nell’Inferno non v’è posto per la

bellezza, e quindi nemmeno per questi oggetti meravigliosi, ma non appena

Dante e Virgilio escono dal tenebroso cunicolo e poggiano i piedi sulla

Page 35: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

I lapidari nel Medioevo

XXXIII

spiaggia dell’isola del Purgatorio, quello che vedono è un cielo dal dolce color

d’oriental zaffiro, che dà loro speranza e conforto.

E così il prato ai piedi della Montagna ha color di fresco smeraldo, e i

cieli del Paradiso hanno ciascuno la propria pietra: diamante per quello della

Luna, balascio, cioè rubino, per quello di Venere, topazio per quello di Marte.

Solo il cielo del Sole è privo di pietre, questo perché un astro che brilla di luce

propria non può venire sostituito da una gemma che riluce dello splendore che

riceve proprio da questo astro.11

11 A. LIPINSKY, op. cit., pp.10-18

Page 36: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

D E S C R I Z I O N E

Page 37: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino
Page 38: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino
Page 39: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Descrizione

XXXV

Varia 110

Il manoscritto di cui presento l’edizione si trova alla Biblioteca Reale di

Torino, con segnatura Varia 110. E’ scritto su pergamena e si presenta in

legatura moderna, sul cui dorso è riportato il titolo De la vertu des pierres, che

si desume dal testo. Il libro misura 200x140 millimetri ed è costituito da

trentuno carte non numerate. Sul foglio di guardia è incollato l’ex libris del re

Carlo Alberto (Ex bibliotheca Regis Karoli Alberti), e in basso a destra il

cartellino del rilegatore (Joseph Carrù – relieur de livres de S. M. le Roi - à

Turin).

La prima pagina è ornata su tre lati da un bel fregio miniato, e da due

iniziali anch’esse miniate: la prima più grande, la seconda più piccola, analoga

a tutte le altre iniziali di capoverso, in oro su fondo azzurro o rosso. Altro

fregio analogo e grande iniziale si trovano alla carta 12 recto, mentre altre

Page 40: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Descrizione

XXXVI

iniziali di grandezza intermedia e con piccolo fregio miniato si trovano alle

carte 5 verso, 7 verso, 18 recto, 19 recto, 27 recto. La scrittura è neogotica e

molto chiara alla lettura.

Il testo è scritto su una colonna, con inchiostro scuro, e lo specchio è

più o meno uguale per ogni pagina; per quanto riguarda i paragrafi, invece, il

numero delle linee varia sensibilmente a seconda del soggetto descritto. Non vi

sono glosse o disegni sui margini, e non ci sono carte bianche.

Il testo, anonimo, è in francese antico e risale probabilmente al XV

secolo. Tratta delle virtù medicinali e magiche delle singole pietre preziose, le

quali sono ordinate alfabeticamente, cominciando da Acate e finendo con

Zigrutes. Non ci sono titoli per ogni paragrafo, ma il nome di ogni pietra è

presentato all’inizio dello stesso.

Tra le carte 8 e 9 manca un intero fascicolo, e dalla lettera C si passa

alla lettera J.

Il testo inizia con poche righe di introduzione. Dopo l’elenco si ha

un’appendice sul significato dei segni che si trovano naturalmente sulle pietre e

sulla maniera di portare le pietre sul corpo o posizionarle affinché siano

efficaci.

Page 41: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Descrizione

XXXVII

Fr. 2007

Il manoscritto consultato per un confronto con quello torinese, essendo

entrambi testimoni dello stesso testo, si trova alla Bibliothèque Nationale de

France a Parigi, con segnatura Fr. 2007.

Anch’esso in pergamena, misura 140x190 millimetri, ed è costituito da

sette fascicoli di otto carte. I fogli di guardia sono in pergamena: quello

superiore porta la menzione Commentum Beati Angustini De Civitate Dei in

parte biffata, e sotto Le lapidaire. Presenta una numerazione moderna in cifre

arabe sul recto, angolo superiore destro. L’ultima carta non è numerata. Il testo

scritto in inchiostro scuro è su una colonna. La rilegatura è moderna in velluto

verde.

I capilettera marcano i paragrafi: sulla prima carta recto si trova una

grande lettera miniata col ritratto dell’autore davanti al suo scrittoio.

Il testo, anonimo, risale al XV secolo e tratta “Des propriétés, vertuz,

ymageries et lievrez des pierres preciusez”.

Page 42: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

C R I T E R I D I T R A S C R I Z I O N E

Page 43: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Criteri di trascrizione

XXXIX

La trascrizione, elaborata tramite fotocopie tratte da microfilm e rivista

sul codice, è risultata abbastanza agevole, data l’ottima fattura del manoscritto

e la scrittura particolarmente curata, e la mia dimestichezza con la lingua

francese.

Ho cercato di rimanere il più possibile fedele al testo, limitando al

massimo i miei interventi. Ho risistemato il periodare, senza correggere e

interpretare eccessivamente. Ho quindi aggiunto la punteggiatura e sistemato i

paragrafi per rendere più agevole la lettura.

Le abbreviazioni sono state sciolte, ma rimangono indicate nel testo

tramite un degno di sottolineatura. Le abbreviazioni più frequenti sono le

seguenti:

= et

= -m, -n, -em, -en (home)

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user
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user
Pencil
Page 44: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Criteri di trascrizione

XL

= -ar, -er, -ir, -re (contre)

= -ue o –ui (que)

= -es (songes)

= -eur o –eurs (pluseurs)

= dicte

= présent

Le oscillazioni della grafia hanno talvolta costituito un problema di

interpretazione, difficoltà che si sono attenuate col procedere della trascrizione.

Le diverse grafie sono comunque state mantenute. Dei termini riportati nel

glossario sono indicate tutte le forme in cui compaiono.

Sono state aggiunte le maiuscole per rendere più comprensibile il testo.

Inoltre ho ritenuto di indicare i capilettera miniati con il carattere Old English

Text MT grassetto, per dare un’idea della decorazione del manoscritto.

Ho separato i sintagmi staccando le parole e aggiungendo l’apostrofo

laddove fosse necessario.

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Page 45: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Criteri di trascrizione

XLI

Esempio: daguate = d’aguate

E’ stato regolarizzato l’uso di ‘u’ e ‘v’ e di ‘i’ e ‘j’, a seconda dell’uso

del francese moderno.

Esempio: dauent = davent

iaune = jaune

L’accentuazione è quella del francese moderno: nel manoscritto, infatti,

manca l’uso dell’accento tonico, che è stato aggiunto ove necessario (e per

rendere più agevole e comprensibile la lettura).

Esempio: apres = après

present = présent

La ‘e’ tonica in sede finale non è stata aggiunta ai termini che ne erano

sprovvisti. Ad esempio com (“comme”).

Page 46: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Criteri di trascrizione

XLII

La dieresi è stata aggiunta sulle vocali ‘i’ e ‘u’ quando precedute da

un’altra vocale, perché in antico francese costituiscono iato.

Esempio: veue = veüe

morseure = morseüre

L’apparato aggiunto in fondo ad ogni pagina contiene le varianti

formali e sostanziali del lapidario di Parigi, attraverso il quale ci si può fare

un’idea completa di come sia questo testo, almeno nelle parti che sono riportate

anche da Varia 110 (la lacuna non è integrata).

Page 47: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

D E L A V E R T U D E S P I E R R E S – I L T E S T O

Page 48: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

1

SS elon raison et vraie1 philosophie2 et aucy3 l’oppinion des Yndois

qui la vertuz scrivent4 des pierres si comme cil en5 parties elle6 viennet7 et

qui par maintes fois les ont esproveis8.

MM oult donna Dieu grant vertu à ces pierres et pluseurs forces et à

maintes autres qui cy après pourrez ouir. 5

1. AA cate est une pierre trouvée en fleuve qui a non Acate et sont de

pluseurs manieirs9. Il en est de noires et de blanches, de vertez et de

couleur d’or, telles où il y a de pluseurs couleurs et d’autrez10 où il n’y a

que d’une seule couleur, et d’autres où il y a croiz blanchez11 ou figures,

come branches come homes, comme feilles12 comme testes que nature y 10

1 vraye 2 phillosophie 3 aussi 4 screivent 5 et en quelles 6 elles 7 viennent 8 esprouveis 9 manières 10 autres 11 blanches 12 filles

C. 1 r

Page 49: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

2

a mis. EE t en y a de couleur noires qui sont vergées de vainnes13 blanches

et en y a de grises semées de goutes vermoilles. EE t en y a de vertes

come Jaspre tachiez de goutez14 vermoillez15.

Pluseurs16 appellant ceste pierre d’Aguate Elitropie mout17 est

virtueuse18. 15

EE t si en a où il y a vaynnes qui resemblant or et d’autres qui

resemblant de mierre, et de encens et de Courail et sont les meilleurs.

MM oult est virtueuse19 ceste pierre et mout20 || en divise le livre du

lapidaire.

LL ’Acate conforte veil home, elle le guerist et le tient en force, et si 20

estanche soif et si garde de venin et de morseüre21 de serpent et de chien

enragé, et fait home bien parlent et agréable et plaisant22 à Dieu et es

gens atrempé en ses faiz, et le desfant23 contre ses adversaires, et garde

de soif qui la met en sa bouche, et donnet bonne couleur au visage, et

augmentet les sens, et garde de mal faire. 25

13 vaines 14 goutes 15 vermeilles 16 plusieurs 17 moult 18 vertueuse 19 vertueuse 20 moult 21 morsure 22 plaisent 23 deffant

C. 1 v

Page 50: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

3

EE t si fame24 travaille d’enfent et qui25 la met en sa paume26 ou sus

la poutrene elle luy ayde27 à delivrer.

EE t qui la met en une herbe envelopée et puis la met en son poing

clox l’on ne puet voir28 la personne. EE t ceste herbe suit le souleil et se

appelle Elitropia et faut29 que la pierre d’Acate soit verte et semée de 30

goutes vermoilles30 et donne grace aux hommes et rend homme

gracieulx31 soubs32 les espriz33 de l’air et donne grant pouair34 contre l’art

de magique, et qui la portera sur luy aura victoire de ses ennemis.

EE t si toust qu’il35 la laira il perdra. Item la manière d’Agate qui est

noire vergée de blanc a celle vertuz entre les autres que, qui la metroit 35

soubz la teste d’aucun dorment, elle luy demonstreroit pluseurs et divers

songes.

CC elle qui est verte et semée de goutes vermoilles, est celle qu’il36

faut mettre37 avec l’erbe de Alitropia comme dessus est dit.

24 qui add. 25 om. 26 paulme 27 aide 28 veoir 29 fault 30 vermeilles 31 gracieux 32 soubz 33 esperiz 34 pouoir 35 qui 36 qui 37 metre

Page 51: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

4

LL a tierce manière de Acate qui est noire à vaines jaunes, fait || celui 40

qui la porte vaincre pluseurs perilz et forces et le rend agréable et plaisant

aux gens atrempé en ses faiz et le deffend contre ses adversaires.

LL a quarte manière de Acate qui est grise semée de goutes

vermoilles, norrist la veüe38 et estanche soif et garde de venin et, si elle

estoit alumée ou brulée, elle rend grant odour. 45

2. AA matiste est de couleur de pourpre. Ceste pierre conforte moult

celui39 qui la porte et fait home40 hardy41 et assure et donne pouair42

contre bestes sauvages, et garde de mauveise43 créance, et celui qui la

porte est bienvenu davent princes, et fait legièrement ce qu’il entreprant,

et rend la personne qui la porte humble et gracieux, et destraint les 50

déablez44 et si les enchasse et ne pouent empescher les mauveiz45 espriz

à celui qui la porte.

Et garde homme de enyuier, et fait home bien entendent, et aura

delivrement de ce qu’il requiert. || EE t, si on la lie sus le bourdexelle du

ventre d’une personne pur avecque46 la pierre de Sardoine, elle oste les 55

38 vène 39 celuy 40 homme 41 hardi 42 pouoir 43 mauvaise 44 déables 45 mauvaiz 46 avecquez

C. 2 r

C. 2 v

Page 52: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

5

maugissons et donne garison et amour, et aide les veneurs à prandre leur

venaison en tous47 lieux.

3. AA litropia est une pierre qui resemble de couleur à Esmeraude et

est semée de goutes vermoilles, et a telle propriété que celui48 qui la porte

a bon renom et santé et le fait vivre longuement, et est bonne contre 60

venins et contre fleuz de sang, et qui la metroit en un49 vessel plain de eau

et elle soit ointe de just d’une herbe qui a nom come elle, elle rend le

souleil comme sang et semblet es assistans que le souleil souffre eclipse,

et fait monter l’eau dedans les rays du soleil en manière de pluie.

EE t si on la met en sa boche50 elle fait deviner les choses avenir ; il 65

ensagist celui qui la portet ; il restraint tous51 fluz de sang et si est bon

contre les engrefs52, decepcions, mauveiz53 vicez. Aucune foiz celle pierre

croist en la teste d’un asne et quant la pierre est percrue l’asne pert la

veüe.

Et54 qui la met en eau elle fait en petit de heure bouillir l’eau, et qui 70

la met en son poing clox55, || envelopée en la dicte herbe de Alitropia, elle

47 touz 48 celuy 49 ung 50 bouche 51 touz 52 engrefz 53 mauvais 54 om. 55 cloux

C. 3 r

Page 53: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

6

rend son porteur invisible et est trouvé ceste pierre en Ytiopie, en Chipre

et en Inde.

4. AA yment a telle vertu qu’il atire le fer à soy, et si ung ho me et sa

fame56 ont discorde, mes que l’un ou l’autre la porte, ilz aront57 paiz, et 75

faut58 bien regarder que la pierre tire le fer de toutes pars si le Dyament

n’est présent car il en est pluseurs59, que un60 des costez de la pierre tire

le fer à soy et de l’autre costé le chasse.

EE t qui le boit en lait il guerist de ytropisie et aquiert à celui qui le

porte grace et honneur et le fait de bon conseil et bien parlent et le met en 80

grant pouair61.

SS i homs le met sur le chief de sa fame62 et elle soit léale à son

mari, elle l’embrassera en son dorment ; et si elle n’est loialle, elle ly

tornera le dos et aura telle paour que elle cherra de son lit.

EE t qui de la poudre63 de celle pierre metra es quatre angles de une 85

maison sur vif charbon, ceulx qui seront en la maison s’en fuyron de paour

et lors portont64 les larrons65 enbler66 ce qui sera en la maison.

56 femme 57 auront 58 fault 59 plusieurs 60 ung 61 pouoir 62 femme 63 pouldre 64 pourront 65 larronnes 66 embler

Page 54: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

7

Et la poudre67 mise sur arsure guerist. ||

5. AA labandine est une pierre à bi en po68, claire69 comme Sardins et

ha une rogeur resplendissante et est ainsi appellée pour ce que lieu où 90

elle est70 trouvée est appellé Alabandre ou autrement Ephèse.

6. AA llectoire est une pierre que l’on appellet pierre de jau et est de

couleur71 blanche resplandissante, semblable à cristal obscur. EE t est

trouvé ou ventre d’un chappon de quatre ans et selon aucuns de neuf ans,

et tant que le chappon est plus veil, la pierre est meilleur. EE t este72 ceste 95

pierre de la quantité d’une feuve ou maindre.

Et ha ces propriétés c’est assavoir que elle esmeut les personnes à

luxure.

Et rend son porteur agréable, constant victorieux et discreit73, et

donne facultez74 et puissancez75 et reconciliacon de amis, et garde la 100

force du corps, et fait la personne retourner en son pays quant il est hors,

et fait recouvrer76 ses honneurs et seignuriez77, et fait homme78 bien

67 pouldre 68 pou 69 clère 70 om. 71 coleur 72 est 73 discret 74 facultés 75 puissances 76 recovrer 77 seigneuries

C. 3 v

Page 55: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

8

parlent, et le fait estable et virtueux en bonne evure, et multiplie grace et

avoir, et enforce moult amour || entre homme et79 fame, et garist le mal

des rains et fait son porteur impetrer à seigneur ce qu’il requiert, mes qu’il 105

la mète en sa boche80, et se veult porter en or.

EE t si elle est pousée soubz la langue, elle rappelle81 la soif et est

ceste propriété derrenne esprouvée.

7. AA mandine est une pierre de couleur grise et estaint, et reprime

tout venin, et donne victoire de ses adversaires, et interprète et fait 110

entendre songes et obscuritez.

8. AA ndromante est une pierre de couleur d’argent et est aussi dure

comme Adamant, et a vertu contre furour82, contre legière mocion de

courage et tristece. ||

9. AA mbre alias Susine, est une pierre que ly Gregois appellet 115

Elleceram pour tant qu’il ait couleur de laiton, et nous l’apellon83 Ambre. EE t

est si come84 jaune ivoir si trait la paille à luy. Et vault à plus eurs85

maladies.

78 home 79 om. 80 bouche 81 rapelle 82 fureur 83 appellon 84 comme

C. 4 r

C. 4 v

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De la vertu des pierres – il testo

9

La fumie86 de ly ayde le femmez87 portans, et enchasset les

serpens. 120

Aucuns die88 que ce est gomme d’arbrez, maix89 je ne lou scay,

maix je scay bien que on le truve90 en la mer ou en pluseurs91 autres flux.

10. AA reston est pierre92 de couleur de fer, si vault contre pallexin et

autre maladie venant de froidure.

EE t si celle pierre est alumée de feu elle art toudis et ne puet estre 125

estainte jucques93 à tant q ue elle est toute arse.

On la treuve en pluseurs94 lieu95.

11. AA lbeste est une pierre de couleur semblabe96 à coule ur de fer

qui est de telle97 propriété que, si elle estoit une foyz98 alumée james ou à

grant paine pourroit estre estainte. 130

85 plusieurs 86 fumée 87 femmes 88 dient 89 mais 90 treuve 91 plusieurs 92 une add. 93 jusques 94 plusieurs 95 lieux 96 semblable 97 tielle 98 foiz

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De la vertu des pierres – il testo

10

EE t la raison99 et cause de ce si est pour ce que elle a nature de

plume de salmandre, qui est une beste ou || selon aucuns un100 oyseau

vivant tousiours en feu.

EE t de ceste pierre souloit l’on user es temples et l’oignoit l’on

d’aucune liquor grasse et ainsi gardoit l’on le feu sans estaindre es dits101 135

temples.

12. AA bintos est une pierre de couleur noire, vergée de petites

verges vermoilles ou semée de petiz grains.

Et ensuit la vertu de celle qui est nomée Albeston. CC ar quant elle

est alumée, le feu y demeure par l’espace de sept jours ou plus, pour ce 140

qu’elle est aussi de la nature de plume de salmandre. ||

13. B aB a lay est une pierre qui retrait à Rubi, mes elle est de couleur

violète. Elle mue et amande sa couleur contre beau temps et est le

maistre des Jagonces après Rubi et belle vertu a. II l oste de home102 qui

la porte vainnes pencées, tristece et refroidist de mal faire. 145

Et qui le moustre103 à son ennemy tantoust aura paiz, et qui le porte

entre ses ennemis, il reviendra sain et sauf et fait home104 hardy105.

99 rayson 100 ung 101 diz 102 de home] om. 103 monstre 104 homme 105 hardi

C. 5 r

C. 5 v

Page 58: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

11

Qui le touchera aus106 quatre cuignez107 de la maison ou de sa

chambre ou de son champ, vermine ne tempeste ny touchera qui mal y

face. 150

Et doit estre enchassé en or.

14. BB eril est pierre108 blanche come109 cristaul110, mes il n’est mie si

cler. On le treuvet111 en pluseurs112 lieux, mais113 cil qui vient d’Ynde

resemblet eue, si com114 a couleur d’uille et cil115 est meillour116 et plus

precieux. 155

II l confermet amour entre maris et espouze.

Il enhaucet la bonne renomée du portant. L’eue en quoy il est lavez,

esclairsit117 la veüe si refroidist l’estomac et faie eschaufé et tout l’esperit.

QQ ui boit pluseurs foyz de celle eue il garist de fevure118.

SS i le Beril est en ronde forme et on le met au ray du || souleil, il 160

alumet le feu.

106 aux 107 suignez 108 une add. 109 comme 110 cristal 111 trouvet 112 plusieurs 113 mes 114 om. 115 celuy 116 meilleur 117 esclarsit 118 fèvre

C. 6 r

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De la vertu des pierres – il testo

12

II l garist d’esquinance et des glandes se on la touche, et acroist le

portant en tout bien.

EE t si un chastel est assiégé de gens et un119 enfant virge portet le

ront Beril, tenens à trois 120 doiz121 sus le mur du chastel ou sus la tour, et 165

tornet122 sa face vers le mur et die troys fois123 : «SS i come124 ceste pierre

n’a nullez125 portez ne nulles entrées, en telle manière saians ennemis, ne

triuchet entrée en cestuy chastel prandre», et le chastel ne sera ja prins

par la126 vertuz du Beril, si n’est rendu de grace.

15. BB orax est la pierre de bouterias et est autrement appellée 170

pierre Crapaudine et en sont trois manières.

LL a première est blanche come127 la meillour128, li autre129 est de

couleur fuceque entre noire et blanche et au meilleu aussi come130 un

oellin131. LL y autres en la forme d’un bouterel ou meilleu, et est aucuns de

couleur d’arsille ; toutez vallet132 contre venin. Car quant on les a valet 175

119 ung 120 troys 121 dois 122 tournet 123 foiz 124 comme 125 nulles 126 pour la] par 127 comme 128 meilleur 129 l’autre 130 comme 131 cellin 132 vallent

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De la vertu des pierres – il testo

13

dedans son corps par133 la bouche, il garist les entraillez et neptoie et puis

ist hors par de soubz, et doit estre englutée sans briser, et se on || la met

en un134 anel de quoy ly chaiton135 soit outre parciez, en telle manière que

le doy touchet la pierre et venin soit porté davent celle pierre, tantoust136 la

pierre art et brule le doy ency137 come138 d’un charbon et aussi elle 180

enchasse le venin.

II l fut jadis un139 clerc qui en la presence de son varlet tenoit son

arère si trouvet en son arère un140 grans bouteriaul141 et vit sus son

chiep142 une grans143 bousse ronde par laiquel144 il pansoit qu’il avoit en

celle bousse pierre Crapaudine si prist le bouteriaul et lou145 liait146 en la 185

manche de sa chemise jucquez147 à ta nt qui fust retournez de coron de

champ et, quant il fut retourneis148 si ne trouva rien en sa manche et estoit

la manche bien fort liée d’une partie et d’autre et ny fut point trouvé de tres

133 par add. 134 ung 135 charton 136 tantost 137 ainsi 138 comme 139 ung 140 ung 141 son arère... un grans bouteriaul] son arère ungs grans bouteriaul 142 chief 143 grant 144 leiquel 145 le 146 lia 147 jusquez 148 retourné

C. 6 v

Page 61: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

14

par quoy on peust supposer que celle pierre vault à delivrer prisonniers de

chartre ou d’autre prison. 190

16. BB elloculez est pierre aucunement blanche avec jaune couleur

mallent et espandixent149 come150 splendissour d’or et ait151 au meilleu si

comme d’une prunelle d’un oil et d’un petit noir cerquelle, et celle pierre

garde la veüe et prolongue la vie ; || il donne victoire en bataille, en plais et

en autre part. 195

17. BB alagre est une pierre precieuse152 de couleur vermoille et

naturellement est très clère y est dicte, selon aucuns, la fame153 du

Carboucle, et le154 Carboucle est dit son mari, pour la similitude que a la

fame155 au mari car, ainsi que la fame est de plus feuble couleur et mains

virtueuse que le mari, semblablement est ceste pierre de plus feible 200

couleur et mains virtueuse que l’Escarbouscle156 et, selon aucuns, elle

149 espandissent 150 comme 151 est 152 préciouse 153 femme 154 om. 155 femme 156 Escarboucle

C. 7 r

Page 62: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

15

est157 dicte la maison et le158 palais du Carboucle159 pour ce que,

souventez160 foiz, s’engendret le Carboucle en ceste pierre.

EE t ceu161 avon162 veu en nostre temps que une mesme pierre par le

deshors estre Balagre et par le dedans estoit Carboucle. 205

PP ourquoy disoit Aristote163 que ceste pierre estoit manière de

Carboucle.

Selon que dient aucuns, la pierre que portet le crapaut est ainsin164

appellé165 ou autrement Bauras et en y a deux manières : l’une est

blanche aucunement brune et l’autre est noire et, en nostre temps, en 210

avon166 veu trouver une petite verte en || un167 crapaut.

Et vault à purger les ordurez des antrail les et superfluitez, et

vulgaument sont appellées168 cestez169 pierres Crapaudines.

18. C HC H erboucle est une pierre rouge ardans, de couleur si com170

deux charbons et là pra nt il son nom, et reluit es tenèbres et donnet grant 215

clarté et a la vertuz de toutes171 les pierres precieusez.

157 om. 158 om. 159 Carble 160 souventes 161 ce 162 avons 163 Arystote 164 ainsi 165 appellée 166 avons 167 ung 168 appelléez 169 om.

C. 7 v

Page 63: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

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EE t deveis172 savoir que ly Yndois en dient estre de trois manières,

desqueulx la première est nomée en grejois Antrax, c’est à dire

Cherboucle, qui est celui173 dont je vous parle, et vient de Libie et d’Ynde.

LL a seconde manière est de menour pris et est nomée Epitistez en 220

grejois, ceu174 est à dire Rubi.

EE t la tierce manière est appellée par son nom Balasse.

19. CC acidoyne175 : sa couleur est moienne entre Jagonce et Bericle

des Jagonces, qui sont auguez blanchez || et est de trouble couleur et

blancheur. 225

Sa vertuz est à celuy qui la porte à son col, il vault co ntre toutes choses176

fantastiques et illusion de ennemy.

EE t vault contre mauveis177 engin178 et contre decepcion.

Si aide mout179 en marchandie et en toute besoigne ; si on la fouret

et le porte en son col ou en son doy, avecquez la pierre que on appelle 230

Sinerip elles curet toutes fieuvres, elle resistet contre le venin de luxure et

de tempeste, et gardet celuy qui le portet de feu et de ayue, et veult estre

170 comme 171 toutez 172 devez 173 celuy 174 ce 175 Cacidoine 176 chouses 177 mauves 178 angin 179 moult

C. 8 r

Page 64: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

17

assise en or, et fait gaigner ses causez180 contre ses adversairez181, et

gardet la force du corps, et fait home182 bien parlent, et ne sera point

condampné en pleit où il ait droit et en toutes choses183 ly sera gardé son 235

droit.

CC elui qui a Oniche, Sardoine et Cacidoine, il est bien gardé.

LL e Cacidoine portet les gracez184 daventdictez, et Oniche, et

Sardoine gardet de tous185 perilz et meschiez et a este esprouvé par

pluseurs foiz. 240

20. CC orneline est une pierre jaune et aucunez186 foiz meslée de

rouge, comme laveure de chair et en y a de toutes jaunes.

Celle pierre a telle187 vertuz que, qui la portet sur soy, elle confortet

ceulx qui la portent de toutes leurs maladies et les rend plaisans et

amyables, || et apaise yres et noises, et188 estanche sanc de tous189 lieux, 245

expicialement190 de manstreurs et des esmarudes ; il donnet honneur et

180 causes 181 adversaires 182 homme 183 chouses 184 graces 185 touz 186 aucunes 187 tielle 188 om. 189 touz 190 espiciallement

C. 8 v

Page 65: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

18

victoire en plaiz ; et cil191 qui a rouge tache, restraint le sang de plaies et

des nerfs.

21. CC risopace est une pierre qui est aportée192 de la terre d’Ynde et

sa couleur est verdelete et resemble yeulx de porc et gete flambe come 250

d’or de toutes pars.

CC elui193 qui la porte si est moult gracieulx194. Et fait son porteur

estre receu liement partout où il va. Si esclarsist les yeulx et garist de

palexine et des mambres qui sont fort195 seiches si on la lie sus.

EE t en y a aucunes de couleur de just de paires semée de goutes 255

d’or entre meslées.

22. CC oural l’un est blanc et l’autre est rouge et chescun196 est

aprouvé197 avoir vertu contre tout fleu de sang, et s’il estoit pendu au col

d’aucune personne, il donnet sapience et oste folie. Il oste hors…∗ ||

Quant l’on porte198 venin ou enchantement, là où le Jaspre sera le Jaspre 260

suera et muera un de ses couleurs. Il estanche de sang et de courson ; il

garist de fievres et d’ytropisie.

191 celuy 192 apportée 193 celuy 194 gracieux 195 fors 196 chascun 197 approuvé ∗ cfr. capp. Conclusione 198 portet

C. 9 r

Page 66: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

19

EE t qui le regarde entre199 le jour, il gardet de fantosmes et fait

personne puissant et sain et le garde de contraire, et est bonne à fe mme

qui travaille d’enfent et plus toust en enfante. Et le meillour200 est le vert 265

d’espesse verdeur. Et encore dit Moyse que toutes ses Jaspères sont

bonnez201 contre toutes fantosmes ; et doit estre enchassée en argent.

MM es il n’apartient point à fame 202 de le porter car elle empesche le

concevoir, et ly restraint trop la maladie de ses fleurs, et se doit porter à la

destre partie de l’ome203. 270

23. II ena est une pierre, selon que diet Enax et Caaron, que si elle

estoit mise soubz la langue, elle feroit dire les chosez204 avenir par

manière de divinacion. ||

24. II stustos selon que dit Ysidore, est une pierre semblable à

Saffron qui est trouvée es derrainnes205 parties des Espaignes, jouxte les 275

meutez de Archules, qui sont appellés Gades, ou segon ou tiers clemaz

oultre celle terre que nous appellons maytenent206 Espaigne.

199 comme 200 meilleur 201 bonnes 202 femme 203 omme 204 chouses 205 dernières 206 mointenant

C. 9 v

Page 67: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

20

CC este pierre est vistouse et, quant sa vistousité est achevée, elle

est filable et le vestiment qui en seroit fait ne porroit207 estre brulé par feu

mes, de tant que le feu y a208 toucheroit et plus seroit purgé et netoyé et 280

plus fort resplandiroit.

CC este pierre selon aucuns est appellée Carboucle blanche et selon

les autrez Carcule blanc ; elle a aucunement manière de Carboucle entan 209qu’elle resiste es fantasmes et es ars magiques.

CC este pierre vault contre la douleur des210 yeulz, quant ils211 sont 285

trop humides, et la poudre212 de elle est bonne pour garir la rougne213. ||

25. KK acabre est une pierre semblabe à Gagates en couleur et en

vertu, de la quelle nous avons fait mencion, sauf selon que dient aucuns

que ceste pierre est plus molle que Gagates.

26. KK akabartes est une pierre semblabe à cristal, laquelle, selon 290

les docteurs, donne eloquence, honneur et grace et vault contre214

ydropisie.

207 pourroit 208 om. 209 entant 210 de 211 ilz 212 pouldre 213 rouigne 214 comme

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Page 68: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

21

27. KK amen est une pierre blanche en tout ou en partie, toutesfoiz

est elle diverse en couleur. ||

28. LL igures sont trouvées en Ynde en un flun plen de fourest et les 295

gardet une beste qui ha nom Layns et le repoust en sa goule bien et

perfont que les vertuz ne soient aydables.

Et sont de pluseurs215 couleurs mes la meillour216 est de couleur

d’or et en y a de couleur de mierre et de couleur d’encens et en y a dont la

jauneur verdoie217 et aucunez218 foyz219 a couleur de Safron, si come220 300

Ambre et a tachez aucunez221 foiz en rouge si com222 Escarboucle, mes il

ne luyt point de nuyt ; aucunez223 fois224 est verte si come225 un226 prisme,

car il changet sa couleur selon la vanité de l’ome227.

Et ont cestes pierres pluseurs228 vertuz : ellez229 guerissent de

jauneur et destorne230 ceulx qui la portant de mauveiz vices, et fait 305

215 plusieurs 216 meilleur 217 verdoye 218 aucune 219 foiz 220 comme 221 aucune 222 comme 223 aucune 224 foiz 225 comme 226 une 227 omme 228 plusieurs 229 elles 230 destourne

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Page 69: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

22

home231 courocie, joyeulx et refroidist de grant chaleur qui le met en sa

boche232 et oste la rogeur des yeulz, et si est bonne à porter contre toutes

manièrez de goutez, et guerist de toutes douleurs et le mal de l’estomac,

et le desanfle et estanche sanc. Et fait fame233 qui le porte plaisant et

amée de toutes gens, et estanche cours de ventre et guerist douleur de 310

vantre, et consume ventosités et tire la paille come234 l’Ambre, et l’ayue où

elle sera lavée briset la pierre et destruit la gravelle si on la boit. ||

29. LL angue de serpens235 est pierre de diverse couleur.

L’une manière est aussi come236 blanche flave si come237 couleur

de plove, et ly autre a couleur de cendre, et ly autre est238 noir, et ly autre 315

est239 rouge.

Aucunez240 foyz241 est noir ly autre ou rouge, aucunez242 foiz est

tachelée243, et aucunez244 foiz a venuies. Celle pierre a seisson et forme

d’une langue de serpens245 et pourtant est elle ainsi nomée246.

231 homme 232 bouche 233 femme 234 comme 235 serpent 236 comme 237 comme 238 om. 239 om. 240 aucune 241 foiz 242 aucune 243 taichelée 244 aucune 245 serpent

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De la vertu des pierres – il testo

23

Celle recist à venins car, si on aportet venins en sa presence elle 320

gectet suour et muet sa couleur et vault à viseicé de la langue.

Elle donnet247 bon parlez248, car la parole du portans est resiutet

gracieusement de tous249.

30. LL iparea est une pierre qui est trouvé en Libie.

Ceste pierre a merveilleuse vertu car, en celles parties toutes 325

bestes qui sont chasséez de veneurs ou de chiens, elle s’en fuit pour tout

refuge à ceste pierre et250 la regarde come251 son patron et, tant que la

beste est présente et regardente celle pierre, les veneurs et les chiens

n’ont point de puissance de ly nuyre, qui est choses bien marveilable252. ||

31. LL i pierres du souleil est noire ronde, qui a blanches vaines et 330

aucunez253 foyz254 bleuez, de laquelle ist un255 doux ray si com256 la

lumère du souleil. Si elle est mise en une maison en ray du souleil en

un257 vaissel258 avec necte ayue, elle randroit très grant clarté.

246 nommée 247 donne 248 parler 249 touz 250 est 251 comme 252 merveillable 253 aucune 254 foiz 255 ung 256 comme 257 ung 258 veissel

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Page 71: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

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Elle vault à prince de tous259, si acroist richesse et dominacion, si

fait avoir delit et gardet les vertuz du corps. 335

32. LL a pierre de la lune est pierre blanche paille, avec vaine et

taiche sur noir ou sur rouge ou citrine. EE lle luist aucunes260 fois261 par

nuis, si comme en plaine lune ; aucunez262 foiz ne luist mye, fors en

certenne263 houres264.

Elle garde les vertuz du corps et fait legièrement cheminer ceulx qui 340

vont par mer et garde de tempeste et de peril. Il acroist les biens

temporeux265, si vault à emprinter les nobles chois es266 et honneurs. Il

garist les lunatiques et gardet ceulx qui vont par chemins de peril de

larron. ||

33. LL azulle est pierre assez pres de la couleur de la pierre Armenie 345

dessus dicte, mes a en luy taiche d’or petites, si come267 poin dorés.

Celle pierre vault contre mesencolie et contre les quartenne et autre

maladie mesencolieuze268, mais269 elle empèchet aussi de concevoir270

enfans.

259 touz 260 aucune 261 foiz 262 aucune 263 certaines 264 heures 265 temporelz 266 chouses 267 comme

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De la vertu des pierres – il testo

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34. MM arguerite reconforte271 le cuer272 et enlumine les espriz et 350

vault contre la carcidiacre passion, et aide à ceulx qui enenouyssent 273, et

vault contre tout fleu de sang et autrez274 humours, et vault contre

palexine et contre la feblèce de l’estomac. Elle conforte la veüe et procure

concorde, et tient l’ome275 en memoire et bonne pansée de cuer276. ||

35. MM utille est pierre que on nomet277 brisevoir, car à un 278 cop 355

briset le voir et les pierres. Aucuns nomet279 celle pierres Aigle et est

carrée de couleur de fer.

Cest pierre aiment mout ly truant, car il engavigne280 moult d’argent,

car il cuisent celle pierre en sang de dagron281 et puis enfrontent282 et

conquient leur main ou leur chevoux283, ou leur jambes, ou leur col. Si 360

semblent si très laiz que les regardent qu’il semblet que cil membres

268 mesencolieuse 269 mes 270 concepvoir 271 reconfonte 272 cueur 273 enanouyssent 274 autres 275 omme 276 cueur 277 nommet 278 ung 279 nommet 280 engaigne 281 dragon 282 enfrotent 283 cheveux

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Page 73: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

26

soient afolez. TT oute284 vois li membre se demeure de sous285 sains et

gariz, et quant il leur pleist286 il les lave de rousée, ce que il ne pert rien.

36. MM edo est une pierre dont il est deux especez : l’une est noire et

l’autre est verte. 365

Ceste pierre est virtueuse contre une maladie de piez nomée287

podagre, contre avenleure de288 yeulx et contre maladie de rains. Aussi

est profitable pour resoner et norrir gens lassez et feublez, et dit on que si

la noire de ces pierres estoit depecée en eue chaude et aucun se laveroit

en celle eue, ses membres tantost pelerient et ecorcherient, et si aucun 370

bevoit de icelle289 eue il mourroit en vomissant. ||

37. MM elochites, qui selon aucuns est appellée Melonite, qui est

grasse, espèce et verte et resplandissante, non pas tant come290

Esmeraude, aussi come en couleur de maune291.

Ceste pierre a vertuz de garder son porteur d’aventures nuysibles. 375

Item pour garder les berceulx des petiz enfans.

284 toutes 285 soubz 286 plaist 287 nommée 288 des 289 ycelle 290 comme 291 manne

C. 13 r

Page 74: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

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38. MM auphites est une pierre qui a vertu de eschaufer ainsi come292

feir293, non pas que elle294 soit chaude de elle, mes elle ha vertu

d’eschaufer.

Item si ceste pierre estoit pilée et meslée avecquez295 eue et 380

donnée à boire à gens que l’on vouldroit bruler, il ne sentirient du torme nt

pour ce que elle les rend insensiblez.

39. MM archacile, selon aucuns, est une pierre qui a pluseurs

espècez selon la diversité des couleurs, car d’un chescun296 métal elle

ressoit297 la couleur. Et ainsin298 l’une est dicte Marchassite dorée et 385

l’autre Marchassite argentée, et ainsin d’autre selon la diversité des

métaulx. ||

40. NN itron est une pierre de couleur sourpale et clère.

La vertuz de ceste pierre est dissolver ou dessoudre ou deslier, et

aussi de atraire, et vault contre evacuacion. 390

41. NN ithomas est dicte alabastre, et selon aucuns est une manière

de marbre. Et n’est pas pierre precieuse, mes pour ce que sa vertu est

292 comme 293 fer 294 qu’elle 295 avecques 296 chascun 297 recoit 298 ainsi

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De la vertu des pierres – il testo

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merveileuse299, nous en parlerons300 aucunement entre les pierres

precieusez.

CC este pierre301 est tellement302 froide que pour la froideur d’elle, elle 395

a vertuz de conserver et garder les ougnemens, et pour tant

ensienement303 l’en enfasoit les boites. II tem elle garde les cors des mors,

par sa dicte froidure, de toutes feitours, maulveises odours, et pour ce

ensiennement304 l’on en fasoit les tombeaux et sepulcrez.

Ceste pierre est blanche et resplandissante, et selon aucuns donne 400

victoire et obtinet amitié.

II tem, selon que dient aucuns, est une manière de pierre appellée

Crapaudine, qui est de la manière de pierre de crapaut, et est trouvée en

pluseurs crapaus, de laquelle est deux manières : l’une est sour blanche,

c’est à dire non p arfectement blanche, || mes de telle couleur come305 405

seroit lait meslé avec sang, mes306 que le lait eust plus force que le sang,

et pourtant aucunes307 foiz y aparoist petites vaynnes sanguines

obscurez308 ; l’autre manière est noire. Et aucunes foiz en celle pierre y

apareist un309 crapaut en painture, les piez estanduz davent et darrière, et

299 merveilleuse 300 nous en parleront] om. 301 précieuse 302 tiellement 303 enciennement 304 enciennement 305 comme 306 om. 307 aucune 308 obscures 309 ung

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De la vertu des pierres – il testo

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scelon310 que disent les maistres, si ses deux pierres estoient closes 410

ensemble et aucun venin y fust présent, elles brulerient les mains de

celui311 qui le atoucheroit312, et pour aprouver et cognoistre ces pierres,

diset les maistres, que si elles estoient demoustrées313 à un314 crapaut vif,

le crapaut se esleveroit contre elles et les beseroit si pouet.

AA uxi315 dit l’on que si la première de ses deux pierres estoit pousée 415

emprès venin, elle convertiroit sa couleur en couleur grise. ||

42. OO niche et Sardoine et Calcidoine sont ensemble concrées en la

terre d’Ynde et de Arabes et sont de diversez couleurs et de diverses

vertuz.

OO niche est noire et, quant il y a taintures blanches316 ou percez ou 420

roges317 et il y a un318 poy de noir, s’il est droit Oniche, il fait home319

joyeulx, preux, hardiz et courageux ; et tient en santé celuy qui le porte et

le fait vivre longuement, et acroist richesses.

Et fait home songer de nuyt son amy mort en dorment et ly souvient

au matin de quoy le mort est besoigneux ; et celui320 qui le porte a 425

310 selon 311 celuy 312 athoucheroit 313 demonstrées 314 ung 315 aussi 316 blanchez 317 rogez 318 ung 319 homme 320 celuy

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De la vertu des pierres – il testo

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pluseurs321 gracez, et si oste l’ome322 de tristece, de craintes et de paours

de nuyt et dort seurement.

Et se doit porter en or et ne se doit point porter l’Oniche sinon

qu’elle soit concrée ensemble avec Sardoyne et Calcidoine.

OO niche, qui le porte à son col ou en son doy, il do nnet voir323 les 430

dyables et moult de fantasies en dorment ; il procuret ire et esmeut

tanson. Si on le pent au col d’un enfent324, il salivont la bouche et pandue

au col, il acroist tristece et aparaille toute maladie de mesencolie. ||

43. OO bsist est pierre noire avec blanche ou roge, taiché ou voinné,

et est moult pésant. 435

Se on la met de leis le feu, elle s’eschauferoit par telle manière

qu’elle ne perdroit sa chalour325 jusquez326 à un327 an et demy ou plus

duret la chalour328.

Il vault contre le pallexin de froide causé et à toute autre maladie

qui portet froidure. 440

321 plusieurs 322 omme 323 veoir 324 enfant 325 chaleur 326 jusques 327 ung 328 chaleur

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De la vertu des pierres – il testo

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44. OO rphanus est une pierre précieuse qui est en la couronne de

l’empereur de Rome329 et unquez330 ailleurs ne fut veue et pour tant est

elle ainsin nomée331.

CC este pierre est vineuse en couleur, c’est à dire que elle a coule ur

de vin, non pas forte, mes de telle couleur come332 seroit vin blanc bien 445

resplendissant mistioné avec vin claret, ainxi333 que le vin claret

sourmonteroit la couleur du vin blanc.

CC este pierre est bien clère, et selon aucuns, resplendist de nuyt et

est sa propriété de garder et conserver l’onneur réal.

45. OO btamble ou Octave est pirre très sur, et est patron de larron, 450

et robeur, car il rent le portant invisible et troublet les yeux de ceulx entour

le por || tans mais334 il clarifie moult les yeux335 de celui336 qui le portet et

si enfait on moult de merveille diverse.

46. OO rites est une pierre qui a trois espècez337, dont l’une est noire

et ronde, l’autre est verte et tachée de taches blanches ; la tierce est de la 455

329 Romme 330 onquez 331 nommée 332 comme 333 ainsi 334 mes 335 yeulx 336 celuy 337 espèces

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De la vertu des pierres – il testo

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couleur d’une piece de fer et si a une partie d’elle aspre et rude et l’autre

plange338 et sovène339.

Les maistres disent que cestes pierres ointes de uille rosat, elle

preserve son porteur de cas et d’aventures contraires et de toutes

morseürez mortellez de serpens et d’autres retillez. 460

II tem disent que, si une femme la porte pendue sur elle elle la

garde de ensainter et si elle estoit ensainte, elle fait avortir et perir le fruit.

||

47. PP anthère est pierre aucy340 de pluseurs341 couleurs et prent

celuy nom à la panther qui est une beste de div erse couleur, telle come342 465

est la pierre : assavoir, rouge343, ver, blanc, porpe, et rous, et ne sont mie

entremesléez les couleurs, ains tient chescune son lieu distingué si

comme par veinne.

Qui, au matin, regarderoit celle pierre, il ne devroit point doubter,

car celui344 jour ne porroit345 estre vainscus, car il deffant346 le portant de 470

tout peril, et si apaize la rage.

On le treuvet en Ynde, Ethiope, Arabe et Libie.

338 blanche 339 souène 340 aussi 341 plusieurs 342 comme 343 roge 344 celuy 345 pourroit 346 deffault

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De la vertu des pierres – il testo

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48. PP rasme est pierre verdieuze de grosse couleur, plus que

Esmeraude. EE smeraude est separée, car ce est347 li loppe de

l’Esmeraude. 475

Aucunez348 foiz elle a goucte sanguinne, aucunez foiz blanche, et si

confortet la veüe, mais pourtant qu’elle ne sont belle, sont elle de plus

petit pris que les Esmeraudez.

Et fait invisible le portant avec une herbe que on appellet Heutropia,

ee t si a aucunez349 des vertuz du Jaspe et aucunes de l’Esmeraude. 480

II tem elle rent les roys victorieux et les preservet de tout venin.

De ceste pierre est trouvé que Alixandre en || uset en bataille et,

quant il s’en retourna, il se voulit laver en un350 fleuve351 nomé352 Eufrates

et depousa ceste pierre de sus luy et, de aventure, avenit que une serpent

mordit ceste pierre et tantost vomit tout son venin. 485

Ceste pierre auxi353 rougist et a aucun poy de blancheur meslée.

49. PP éanite est pierre qui vient de Machidonne et de Mède.

Elle fait le femmes concevoir fruiz et porter jusquez à leur temps

deü et les fait legièrement delivrer, sans grant travail recepvoir.

347 c’est 348 aucune 349 aucunes 350 ung 351 fleue 352 nommé 353 aussi

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De la vertu des pierres – il testo

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50. PP irite est pierre semblante à feu melleir de fumée. Se il est 490

enclos354 en la main, il art come355 charbon.

Une autre manière en est de parce couleur et une autre come

Crisolite, maix356 il est plus vert et vault contre les articlez357 venans de

froidure, mais il veüst358 estre legièrement touchez, si qu’elle ne brule mie,

ne ardet la chair. || 495

51. PP yrophilos est la pierre de quoy Esculaperius359, li philosophe,

dist que le cuer d’un home360, qui est mort par venin, ne puet ardoir en

feu, mais devient pierre telle que je diz et se convertist en pirophile.

Se elle est gardée en feu par l’espace de neuf ans et est de couleur

de cire, il gardet le portant contre las poudre et le tounoire et le gardet de 500

tout venin et ne puet ly portant mourir ne espirer, tant qu’il ait la pierre

sus361 luy.

Mais il n’en garde mie qu’il ne seufre les poinnes et le travail aussi

fortes, ne veult point de la pierre.

354 om. 355 comme 356 mais 357 articles 358 veult 359 Esculapius 360 homme 361 sur

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De la vertu des pierres – il testo

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Il donnet victoire espicialemen362 à roy et à princes en bataille et les 505

fait tout conquerre. Et tot jour363 les portoit Alixandre, ly roy qui conquist

tout le mont364.

52. PP unix est la pierre qui est engenrée de l’escume de meir365 et

est nomée Punix en escume de meir.

Se celle pierre est liée sus la cuisse de la femme qui travaillet 510

d’enfant, il ostet la delivrance de l’enfantez.

Et on la lie de fil à col d’un enfant qui a la 366 tous367 angoisseuze, si

l’assouaget legièrement. ||

53. QQ uirin est pierre trouvée au ny de la houpe.

Celle pierre est encusenient de secreis car, se on la met sus la 515

poitrine d’une personne dormans, il rehireit tous368 ses secrez.

Il avuiet369 les370 fievrez371 et ammoneste372 et fantazie373 et amènet

de nuyt moult d’esperiz davent celuy qui la portet, et, si ly portant reclame

lou dyablez, il apert374 tantost, car celle pierre est moult prislouse375.

362 espiciallment 363 tousiours 364 monde 365 mer 366 om. 367 touz 368 touz 369 aidet 370 es 371 fievres 372 amoneste

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De la vertu des pierres – il testo

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54. QQ uanidros est pierre trouvé ou chef d’un votour, qui fait le 520

portant forceneis en venacion d’oxiaul376 par faulcon et autres oxiaus377 de

proie.

Et vault aussi contre cause adversaire et si donnet victoire en la

tanson et remplist de lait les mammelles de femme378. ||

55. RRubi est vermoil sur toutes les vermoilles pierres et vault par 525

sur toutes les vermoillez379 pierres.

Il est de telle380 seigneurie que, celui381 qui le porte enchassé en or,

a grace et tous382 s’esjoissent de sa venue et le desconforte qui celle

pierre regarde, se reconforte le cuer383, les yeus384 et le corps, et

conquiert à celuy qui la porte seigneurie, richesses et honneurs. Il apaize 530

les ires et garde de traison et rent son porteur seür de tous perilz, et fait

aymer Dieu, et se doit porter à la senestre p artie.

373 fantasie 374 appert 375 prillouse 376 oseau 377 oseaux 378 femmes 379 vermoilles 380 tielle 381 celuy 382 touz 383 cueur 384 yeulx

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EE t, qui donra l’eaue385 ou aura trempé le Rubi à boire es bestes,

elles gueriront de toutes leurs maladiez386 ; et reluit en lieu obscur.

Il en est d’Orient et de Alixandrie, mes ceulx d’Orient sont les 535

meillours387.

56. RReflambine est une pierre jaune du grant d’une feue et si a

telle388 vertu qu’elle estanche la soif et abat la jauneur du corps.

Qui a jaune couleur en la face ou es yeulz389 ou en corps et boit

l’eaue ou elle couche trois jours, tout ly passe et guerist. 540

Celle pierre, qui la porte sur soy, elle ly conforte tous ses membres

et si ly donne grant || force à la veüe.

CC este pierre se treuve en fleue qui passet par la petite Judée.

Il y a unes gens qui n’on390 que un391 ou392 en front qui les gardet

que nul ne les preigne si venent une393 gens à eulx qui ont nom Nubiens 545

armez et bataillet394 à eux et les prenent par force.

57. RRaunay est une pierre de couleur soubroge. La vertu de cette

pierre est restraindre le ventre et les menstruez. 385 eau 386 maladies 387 meilleurs 388 tielle 389 yeulx 390 ont 391 ung 392 oil 393 unes 394 bataillent

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De la vertu des pierres – il testo

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58. RRadyn395, ou autremen396 Donathide, est une pierre de couleur

noire resplandissante et disent397 les docteurs que, qui donroit la teste 550

du398 jau male à menger es frenuz 399 emprés par grant espèce400 de

temps, l’on trouveroit ceste pierre en celle teste.

La vertu de ceste pierre est impetrer toute chouse. ||

59. SS aphir est trouvé en la gravelle de Lubie ou fleuve d’Orient et

en y a de deux couleurs : l’un resemblet à couleur de ciel et l’autre est 555

plus obscur qui plus est virtueux, et est trové où plus parfont du fleuve.

Ces401 deux Saphirs, qui a l’un ou l’autre et le porte sur soy,

destorne fole envie et corrouz et conforte le corps et destourne homme

d’estre enprisoné402 et, s’il est en prison, elle l’aide à delivrer et la doit

toucher au quatre cornières de la prison et à ses fers et Dieu ly aidera en 560

manière qu’il n’y sera pas longuement.

EE t est bon à do nner à deux gens que on veul403 acorder ensemble,

et est bon pour oster sorcerie, et guerist de enfleure, et desenfle404 qui le

cerne du Saphir et moillé de l’eaue où le Saphir aura trempé.

395 Radin 396 autrement 397 disant 398 d’un 399 fremiz 400 espace 401 ses 402 emprisonné 403 veult

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De la vertu des pierres – il testo

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EE t qui aura bout ou enfleuré dedans le corps, boive de l’eaue ou 565

aura trempé le Saphir et il garira.

EE t si garist de jaunice et de chaude maladie qui boira de l’eaue ou

aura trempé le Saphir405 : elle garist du mal des yeux406 qui les enlavera et

le touchera du Saphir.

EE t aide et conseille Dieu à qui neptem ent le porte, et donne sen à 570

celuy qui le porte, et garde de envie et de sedicion, et garist d’une maladie

qui est "noli me tangere" et l’y doit on toucher par pluseurs foiz et de ce

enpire moult la pierre.

Sa vertuz est home407 essaucer en honneur || et le fait gracieux et

bien luy advienet. Olle408 se doit enchasser en or. 575

60. SS ardoine est une pierre qui est de couleur noirace comme

rouge et noir meslez ensamble et aucunes409 foiz est blanche et en y410

[est] de cinq manières.

Ceste pierre atrempe ire et fait repouser le cuer et oste les

mauveis411 vicez et nuisans taches et si fait home412 chaste, sage et 580

vergoineux et gracieux et le garde de meschance.

404 deseunfle 405 Phir 406 yeulx 407 homme 408 elle 409 aucune 410 om. 411 mauvaiz 412 homme

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De la vertu des pierres – il testo

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Si donne belle couleur au visage413 et fait son porteur chaste et

humble et donnet hardiesse et confortet la veüe et destruit les

enchantemens414 et vaul415 contre le flux de fame416, et contre tot flux de

sang. 585

On le treuvet en Ynde, en Arabe et en y a de tellez où il y a

Oniches, Sardoine et Cacidoine.

Le noir est Oniche, le blanc Cacidoine, le rouge meslé de noir

Sardoine et aucunez417 foiz y a du blanc sur le camoie et y puet avoir de la

Corneline. 590

61. SS orige est une pierre verdelète qui vient de Paradis terrestre

par un418 fleuve qui vient de là et si passe iceluy419 fleuve420 par la grant

Judée et parmy le grant desert || et sa semblant entre deux montaignes

clouses de toutes pars et en celles montaignes y a une bestez421 du grant

d’un chien qui son plus ignelles que oyseaux et si ne vivent qu[e] du 595

poisson de celle ayue422.

413 visaige 414 enchanstements 415 vault 416 femme 417 aucune 418 ung 419 yceluy 420 fleue 421 beste 422 om.

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De la vertu des pierres – il testo

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CC elles bestes trouvent cellez423 pierrez424 et les gardent en leur

goules, affin que nul ne sache425 leur vertu. Et si ne les puet on avoir que

par pucellez426 et les gens du paï s, quant il les voulent427 avoir il mènent

les pucellez428 jusquez429 à la rive et leur descouvrent leur piez et les 600

tetinez et la se tiènent430 sur la rive de ceste eaue. EE t puis les bestes431

sentent les pucellez432 et viennent droit à elles et mètent leurs groins entre

leurs tetinez433 et de la grant doulceur que ellez434 ont, les bestes435

s’endorment come436 pasmées. AA doncques437 les homez438 qui gardent

les pucelles yssent hors du boys et puis tuent icelles bestez et puis 605

prenant les pierres qui sont en leurs goulez.

Ceste pierre est de telle vertu qu’elle est bonne contre toute439

manière de goute en corps. QQ ui boit l’eaue par neuf jours à jeung 440 où

423 celles 424 pierres 425 saiche 426 pucelles 427 veullent 428 pucelles 429 jusques 430 tiennent 431 bestez 432 pucelles 433 tetines 434 elles 435 bestez 436 comme 437 adoncquez 438 hommes 439 om. 440 jung

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elle aura trempé, il ne sentira goute d’un an. Et diset441 les aucuns livres

qu’il soufit de la porter et l’eau où elle a trempé garist de tout venin. 610

SS orige est bonne contre toutes maladiez d’estomac et des humours

du corps et encontre toutes bestez enragées et males vermines

vermineusez442. || CC elui443 qui est mors de male beste ou de malle

vermine et il boit de l’eaue où aura trempé Sorige n’a garde de avoir nul

mal. CC elle mesme eaue garist de l’estomac et de mauveises humours. 615

Celui444 qui la porte doit estre honneste et son corps doit estre net

par la vertu que Dieu a donné à ceste p ierre.

62. SS arde est une pierre precieuse qui ha une rogeur espesse.

Ceste pierre fut premièrement trouvée en une cité qui avoit nom

Sardis et a telle propriété que elle rent son porteur joyeux , encouragé445 620

et ly acue son engin et quant elle est lyée avcq[ue]z la Onichine446 elle la

garde de nuyre par ses vertuz qui sont contrairez.

63. SS peculaires est une pierre qui en Espengne croist dedans terre

et en Allemangne, et trepasset parmy la clarté si come447 parmy verre ; si

441 disent 442 vermineuses 443 celuy 444 celuy 445 encoragé 446 Oniche 447 comme

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De la vertu des pierres – il testo

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en sont trois manièrez448 : blanc, jaune et rouge et est separés par fuillez.

||

64. SS arda, qui autrement est appellée sardo, est une pierre qui a

telle449 propriété au regart du boys come magnés au regart du fer, car

aincy450 comme magnès atire le fer à soy aincy 451 atiret ceste pierre le 625

boys à elle, et pour ce avient452 aucunez453 foyz que ceste pierre se

ajoinct tellement454 au boys des nefs, des vesseaux, que nullement elle ne

puet estre aragée sens couper celle partie à laquelle elle est adjoincte 455.

Ceste pierre est de couleur verdéante.

65. SS ilenites est une pierre précieuse de laquelle les maistres ont 630

parlé diversement, car les uns456 diet457 que elle naist en une manière de

limaz de Ynde et est diverse en couleur car elle est de couleur vermoille,

blanche et aucy458 de purpre459 et si est très belle. Les autrez460 disent

448 manières 449 tielle 450 ainsi 451 ainsi 452 advient 453 aucune 454 tiellement 455 adjoioincte 456 ungs 457 dient 458 aussi 459 poupre 460 autres

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que ceste pierre est verdéante et est trouvée es partiez461 de Perce et

disent que ceste pierre croist et decroist comme la lune. 635

La vertu de ceste pierre, scelon462 que il dient, est donner à son porte ur

aucune précieuse des choses463 à venir, mes que elle soit portée soubs464

la langue, espicialement465 la prémière lune estante dixième.

II tem disent que le matin de la prime lune, ceste pierre a ceste vertu par

espace d’une || heure et, quant elle est dixième, elle celle466 vertu en la 640

primière et sexte heures.

LL a manière de fere467 ceste divinacion si est que quant elle est mise

soubz la langue, l’on doit penser de aucune negoce ou besoigne, si elle

doige468 estre faicte ou non469 : si elle doige470 estre faicte, elle sera si fort

fichée en cuer, elle ne puet estre aragée ; si elle ne doige471 estre faicte, 645

tentoust472 le cuer la refuse.

II tem scelon que il dient, elle garist ceulx qui sont en langours ou fèblez

intisiques, et est tisie une maladie qui vient en poumon quant le poumon

est enfle ou ulcéré.

461 parties 462 selon 463 chouses 464 soubz 465 espiciallement 466 a add. 467 fair 468 doit 469 nom 470 doit 471 doit 472 tontoust

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De la vertu des pierres – il testo

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66. SS emagrade est une pierre trop plus précieuse que maintez 650

autres pierres, et est de couleur très verte, tre473 luisante tellement474 que

elle saint l’er prochen et vesin d’elle de la verdour et le fait estre vert

comme elle.

LL a meilleure figure de ceste pierre est celle qui est toute plène475 en

superfice, aincy476 que une partie ne fait point de umbre à l’autre. Et celle 655

qui ne variet par umbre ne par lumière est dicte la meilleure, et de ceste

pierre disent les maistres qu’il en sont douze manières, pour la || diversité

de sa couleur, car ainsin que il disent, ceste pierre, aucunez477 foiz, ha

une manière de fil noir meslé en elle par manière de petitez478 vergées479.

Et de cestes pierres aucunes sont appellées Scemagrades sitiques, 660

les aultres britaniquez, les autres limaquez et ainsi appellées par les lieus

où elles sont trouvées.

EE t oultre disent que aucunes en sont trouvéez480 es vaines d’un métau

nomé aren, c’est assavoir en ceu qui n’est point de la substance d’aren et

sont semblabez481 en couleur ou rouille de celuy métau. 665

II l en sont d’autres qui sont appelléez Calsidoine, pour la similitude que il

ont à une pierre ainxi482 nomée483 mes, entre toutes484 cestes485 espècez,

473 très 474 tiellement 475 pleine 476 ainsi 477 aucune 478 petites 479 vergéez 480 trovéez 481 semblablez

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De la vertu des pierres – il testo

46

les sitiquez sont les meilleures, et disent aucuns que cestez pierrez486

sont trouvéez487 es niz des grifons.

Et ouÿ dire à un 488 de mes compaignons venent de Grèce, qui fut 670

moult curieux489 et vray esperimentateur que ceste pierre est souvent

trouvée490 en rochers qui sont soubs491 l’eue de la mer.

LL a vertu de ceste pierre est, quant elle est bonne et vraye, incliner son

porteur à chasteté et nullement ne le seuffre habiter charnellement à

fame492. 675

Et de ce heümez493 esperience en notre temps, car le roy de

Homgarie qui en notre temps reignet, portet ceste pierre en son doy et

avint que luy, avent494 ceste pierre en son doy vint à habiter charnellement

à sa fame 495, et tantoust ceste pierre || froissa en trois parties ainxin496 que

elle ne puet actendre497 celle charnalité. 680

482 ainsi 483 nommée 484 toutez 485 cestez 486 pierres 487 trouvées 488 ung 489 curieulx 490 trovée 491 soubz 492 femme 493 heümes 494 aient 495 femme 496 ainsin 497 atendre

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De la vertu des pierres – il testo

47

II tem elle acroist richessez et donne498 parolez499 persuasairez, monitairez

en causez500.

II tem ceste pierre pendue au coul garist les maladiez caduquez.

II tem elle conforte le veüe feuble et gardet les ouilz.

II tem elle donnet bon mémoire et detourne la tempeste. 685

67. SS yrus est une pierre qui est trouvée en Sirie.

Scelon que dit Ysodoron, quant elle est501 entière, elle nage ou

nocte, et quant elle est comminué, elle meut à la manière de vinidez, et la

raison de ceu502 est pour ce que, celle qui est antère503 contient l’er en ses

pourz et, quant elle est comminué, l’er s’en va, et se depent504 de la 690

poudre505 de celle pierre.

68. SS amius est une pierre ainsi nomée506 pour le lieu où elle est

trouvée, qui est une hisle nomé507 Salmia.

L’on polist l’or o508 ceste pierre.

498 done 499 parolles 500 causes 501 om. 502 ce 503 entière 504 depart 505 pouldre 506 nommée 507 om. 508 ou

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De la vertu des pierres – il testo

48

LL a propriété de ceste pierre est telle509 que, si une510 foiz elle est liée à la 695

main d’une fame511 qui est en preinte d’enfenter, || elle empeschet

l’enfantement et retiret le fruit dedans la mère.

69. SS ardonis est une pierre composée de deux autrez512 pierres,

c’est à dire de Sarde et de Oniche. Ceste pierre est vermoille et ceste

couleur aparest sur l’autre pour la Sarde, dont elle est composée, et si est 700

blanche et noire en couleur de ungle et trait ceste couleur de l’Oniche.

TT outes foiz celle qui a cestez couleurs plus distintez et diviséez, et

qui est plus espèce en substance, est meilleure et plus à louer.

CC este pierre est trouvée de cinq manièrez513 et si puet estre de

pluseurs514, par les diverses mistions de ses couleurs et pour la diverse 705

espessour et dempsité de sa substance, et est trouvée515 plus sovent516

en Ynde et en Rabie517.

CC este pierre est dicte scelon sa vertu debouter luxure et rent le home 518chaste et, si ceste pierre estoit meslée avecquez l’Oniche, elle puyt519

509 tielle 510 unes 511 femme 512 autres 513 manières 514 plusieurs 515 trovée 516 souvent 517 Arabie 518 l’omme 519 puit

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Page 96: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

49

nuire520, mes, quant elle est meslée avecquez la Sarde, elle ne puit plus 710

nuyre. ||

70. SS erpentine est une pierre qui est engendrée de pluseurs521

serpens qui joignet522 leurs testez ensemble.

Celle pierre est noire et a en cor blancheur paille, et en meylleu523

ymage de serpens. 715

Elle vault contre venin et gardet le portant de morseüre

vermineuze524 en telle525 manière que on la puet prandre en sa main nue

sans blesser en nulle manière.

71. SS archofagus est une pierre qui devoret les charoignes des

mors, pour quoy, enciennement, les anciens firet les premièrez archez et 720

sepulcrez des mors, pour ce que ceste pierre devouret et consumet en

l’espace de trente jours le cors mort mis en elle.

72. SS uctimis est une pierre de couleur jaune qui, scelon les grüez,

elle est appellée Electie, et est tre526 luisante comme verre, et nest du just

ou de la gomme d’un pin et est appellée l’Ambre. 725

520 nuyre 521 plusieurs 522 joignent 523 meillieu 524 vermineuse 525 tielle 526 très

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Page 97: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

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Ceste pierre frotée, tiret à soy les foilles, les || pailles et le fil ainxi527

comme magnès tiret le fer, et dient les maistrez que ceste pierre rent son

porteur chaste, et est chouse esprovée528 que elle chasset les serpens, et

es fames qui son ensaintes elle vault pour enfanter plus esennent et, celle

qui est faicte du just qui saut de la terre par temps chaut, est la meilleure. 730

73. TT opace est de jaune couleur et en y a de plus d’une manière.

D’Orient et de Arabe viennent les meilleures et en y a de couleur

d’or et retrait de semblant à la lune.

Quant la lune est belle la pierre est plus belle et de plus vive couleur et

quant la lune est laide et pluvineuse, aussi529 est la pierre laide et troublé. 735

Qui ceste pierre porte plus en vi530 chastement et devotement, et donne

respectance531 et donne honneur532 et amitié, et guerist des fix et courson,

et le doit on porter en or, et qui la met en eau bouillant elle la refredist, et

guerist des homées533 et des amayrudes, et refraint ire et garist des

broches. || 740

74. TT urquemasz sont de deux couleurs, les unez retraient à vert et

l’autre à bleu et sont les meilleures. Et sont bonnez à homez qui ont

527 ainsi 528 esprouvée 529 ausi 530 enuyt 531 repertance 532 honeur 533 hommées

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De la vertu des pierres – il testo

51

chevaulx, car qui le touche de la pierre, jamés ne porra534 morfundre ne

gaster, ne chaut535, ne froit mal ne ly fera nes536 les ungles, ne ly muerent

ne l’aidez ne seront. 745

CC elui qui la porte, venir537 ne ly fera mal, ne son cheval ne cheira,

ne celuy qui le porte nayer ne pourra en eue.

Elle conforte la veüe et garde son porteur de adversité, et donne

hardement et de bon aire, et enorte à dire les chos es538 avenir. Et diset les

Yndois et les philosophes orientaux que celle pierre vault mieux en 750

bataille, et mieux539 garde son porteur que le Dyamans, et540 a esté

esprové par pluseurs541 foyz542. Et a tiel visce543 que home544 qui le porte,

tauchant545 à fame 546, ne puet engendrer, ne fame547 qui le porte

concepvoir.

75. TT huridis est une pierre de couleur flave et clère blanchéante. 755

534 pourra 535 chault 536 ne 537 venin 538 chouses 539 mieur 540 om. 541 plusieurs 542 foiz 543 vice 544 homme 545 touchant 546 femme 547 femme

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De la vertu des pierres – il testo

52

Et disent les maistres que ceste pierre conservet et garde la veüe et

deffent son porteur des aventures548 nuisiblez. ||

76. TT hopasion est une pierre ainsi nomée549 pour ce que elle fut

premièrement trovée en une hille550 nomé Thopasis.

Et sont deux espècez551 de ceste pierre dont l’une est de tout 760

semblable à or et est la plus précieuse.

L’autre est jaune et de plus feble couleur que or.

Ceste pierre a telle552 propriété que, si elle estoit mise en eue bouillante,

elle la refredist toust tellement553 que on la puet tirer de l’eive o la main.

Elle vault aussi contre les passions emoriquez et eupatiquez. 765

77. TT ormine est ainsi dicte pour le corbel qui le porte en son nif, et

quant ly corbeaul revient et il voit que ses eufx554 ne pouent555 fructifier, il

vait quérir celle pierre, si la met en son nif avec les yeufs. Adonc les

yeufs556 perviennent à fruit.

548 aventurez 549 nommée 550 hisle 551 espèces 552 tielle 553 tiellement 554 eufz 555 peuent 556 eufz

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Page 100: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

53

Celle pierre aide la fame bréhaingue à concepvoir et les fames557 770

pourtant, et fait legièrement delivrer et sans grant paine. Il eshauce le

portant558 et ly acroist ces biens en richesse, et se on desseus l’euche il

fait entendre la voiz des corbeaux. ||

78. TT ermidor est une pierre ronde come559 une noiz ou mains, et si

rent, la nuit560, clarté comme chandoille, et de jour grant enflambement561. 775

Elle est bonne contre toutes maladiez de corps et d’esseveurez,

d’enfleurez562.

CC ar toutes esleveurez qui est563 cernée de ceste pierre elle se

consonmet564 et se part.

Ceste pierre se trove en une montaigne en Inde, bien profont es 780

vainnes d’unes pierres vermoilles.

79. TT arach565 est engendrée de sang de dracon566, scelon567

aucuns ; les autrez disent que c’est le just de une herbe, mes Aristote dit

que c’est une pierre.

557 femmes 558 pourtant 559 comme 560 la nuit] om. 561 enflamblement 562 enfleures 563 sont 564 consoumet 565 Barach 566 dragon 567 selon

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Page 101: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

54

Ceste pierre est de couleur bien vermoille et vaut contre tous568 fluix569, 785

espicialement570 contre fluix de sang.

80. TT erimy571 est une pierre qui est dicte Armenique et est de

couleur sourpale, et vault contre mesencolie et contre les maladiez572 du

faye et de la rate, et aussi contre passions cardiaquez, qui sont maladiez

de cuer573. || 790

81. TT irites574 est une pierre précieuse de couleur resplandissante

come575 feu, et veüst estre sournement touchée car, si elle estoit fort

estrainte en la main, elle bruleroit la main.

82. YY ris est une pierre semblabe576 à c ristal et est toute ronde et,

scelon577 que dit un578 docteur nommé Enax, elle vient de Rabie, et est 795

trouvée579 en la Mer Rouge.

568 touz 569 fluiz 570 espiciallement 571 Berimy 572 maladies 573 cueur 574 Birites 575 comme 576 semblable 577 selon 578 ung 579 trovée

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Page 102: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

55

Ceste pierre est très seiche et moult dure et, quant elle est mise au droit

du souleil, elle donne raiz couleurez à la semble nce de l’arc en ciel, qui

est aussi appellé yris, et pour ce fut nomée580 ceste pierre Yris.

83. YY ène est une pierre qui est traite des yeulx de la beste qui a 800

celuy nom mesme.

Celle pierre fait dire les choses futurez à celuy qui la portet sus la || langue

et fait obtenir les requestes, quant elles sont faitez581 bonnement et

justement.

84. ZZ emech582 est une pierre qui autrement est appellée Lasur. 805

Ceste pierre est de couleur bloye avecquez petites goutez dorées.

Ceste pierre usée vault contre melencolie, quartène et sincope, qui vient

des vapours melencoliquez.

85. ZZ igrutes est une pierre de couleur come583 verre autrement

appellée Enax. 810

Ceste pierre vault à restraindre le sanc et repelle et deboute alienacion de

pansée.

EE t ainsi de la vertu des pierres précieuses en espicial584, vous doit sufire

quant à présent. ||

580 nommée 581 factes 582 Yemech 583 comme

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Page 103: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

56

CC y après avon585 à voir de la significac ion des ymagez586 trouvées 815

et ymprimées naturalement587 en dictes pierres, pour quoy est à noter que

unez588 pierrez dedans les aucunes pierres sont aucunes foiz entaillées

naturellement : un589 mouton, un590 léon et un591 archer qui respondent à

trois592 signez estans ou siercle du souleil, qui est nomé593 zodiaque.

EE t cestez pierres ont propriété et594 vertu contre fievrez595 et 820

pluseurs596 autres maladies comme sont ydropisie, palisie et aultres. Et

disent les maistres que elles rendet597 leurs porteurs ingenieux et facons

ou biens perlens, et les essaucet es honneurs de cet598 monde et par

espicial599 celles en qui est le léon.

584 especial 585 avons 586 ymages 587 naturellement 588 unes 589 ung 590 ung 591 ung 592 troys 593 nommé 594 om. 595 fievres 596 plusieurs 597 rendent 598 cest 599 especial

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De la vertu des pierres – il testo

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LL es autres ont en elles : deux persoines, une livre ou balence, et 825

un600 ever ou porteur de eue qui sont trois601 chosez quorespondentez à

aultrez trois signez du souleil qui sont appelléz : gemini, libra et acharius.

Cestes pierres preparet et apraillet leur porteurs à amitié, à garder

justice et la loy.

LL es autres ont en elles un602 chancre ou un603 scorpion ou un604 830

poisson, qui sont trois605 choses606 quorespondentez à trois 607 autres

signez du souleil qui sont cancer, scorpio et pisces. Cestez pierres valent

pour atremper la chaleur des fievres chaudez608 et froidez609, come610

seroit echique611 et cetera. ||

II tem elles inclinet leurs porteurs à mensongez, injustice, inconstance et 835

lubricité.

LL es autres ont dedans elles la figure d’un thoreau, d’une pucelle ou

d’une chèvre cornue. Cestes pierres sont froides et sèches612 quant à leur

600 ung 601 troys 602 ung 603 ung 604 ung 605 troys 606 chouses 607 troys 608 chaudes 609 froides 610 comme 611 ethique 612 seiches

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Page 105: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

58

efect613 et pourtant elle deffendent et préservent leur porteurs de maladiez

chaudez. 840

II tem ellez les inclinent à devoc ion, à religion et es euvres

rustiques614, come615 seroit à labourer la terre, les vignes, les jardrins et à

tellez operacions.

CC y emprès616 s’ensuit à voir la p ropriété et vertu des ymagez

trouvées617 en pierres estantez hors du zodiaque et sercle618 du souleil, 845

pour quoy est assavoir qu’il est une mesme consideracion et science

d’ycestes619 et d’ycelles620.

Et prémier Pégasus est une figure de demy compas et vault à ceulx

qui conbatent en chevaux et en bataille champestre et ha621 vertu contre

pluseurs622 maladiez623 de chevaux. 850

EE ndromade est un624 ymage d’une pucelle qui se viret à un 625

costé626 et se soit sus627 une selle et deprimet et abesset les mains.

613 effect 614 rustiquez 615 comme 616 amprès 617 trovées 618 siercle 619 icestes 620 icelles 621 a 622 plusieurs 623 maladies 624 une 625 ung

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De la vertu des pierres – il testo

59

Cestuy ymage, escripte et figurée en pierres précieuses, qui ont

vertu de reconcilier en amour, lesquellez ont este si628 dessus escriptes, ||

norrist amour ferme et estable entre home629 et sa fame630, et oultre plus, 855

si la fame631 avoit este ribaude ou le mari632, par ainsi qui haigne eüst esté

engendré entre eulx à cause de ce ceste pierre les reconcilie en auxi633

grant amour come634 davent.

LL ’estoille de Cafropèje est une vierge assize en une cheire, les

mains eslevées. 860

Cest ymage figurée en pierres précieusez, valentez pour faire

dormir, donnet repous635 emprès travail et donnet force au corps debiles

et fèbles636.

LL ’estoille de Serpantaire est un637 home638 saint et avironé d’une

serpens, du quel serpant le home639 tient la teste en sa main destre et la 865

coue en sa main senestre.

626 cousté 627 sur 628 cy 629 homme 630 femme 631 femme 632 mary 633 aussi 634 comme 635 repoux 636 feibles 637 ung 638 homme

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Page 107: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

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CC est ymage figurée et escripte en pierre qui chasset venin, ha vertu contre

venins et guerist les morseürez de serpans640 et d’autrez641 bestez

vrimousez ou cest portée ou soit beüe.

LL ’estoille de Archules est un642 home643 pléant un644 genoil, qui ha 870

une massue en une main, o645 laquelle il tue un646 léon et en autre main

porte la peau.

CC este647 ymage, escripte et figurée || en pierre apertenente648 à victoire,

rent son porteur victorieux en bataille champestre.

II ten en ciel jouste le sont deux pointes, deus649 estoillez650 875

noméez651 Urces, en meilleu desquellez652 a un drachon653 tortueux.

Cestuy drachon, figuré en pierre appartenente654 à engin et sapience,

donne astuce et force.

639 homme 640 serpens 641 autres 642 ung 643 homme 644 ung 645 ou 646 ung 647 cest 648 apartenante 649 deux 650 estoilles 651 nomées 652 desquelles 653 dragon 654 appartenante

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Page 108: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

61

LL a figure du Saturne est un655 home veuil tenent656 en sa main une

faus pleié. Cestui657 home658 si n’est joieux659, ne rient mes est brun et ha 880

poy de cheveux en sa barbe.

CC est ymage acroist puissance, si elle est figurée en pierre

appartenente660 à puissance.

EE t doit l’on savoir que cest ymage vaut plus es gens de basse condicion

que es nobles, pour ce que Saturnus ne amet point les nobles, scelon661 885

la science des estoilles.

JJ upiter a maintez figurez, desquelles sept sont gardées, entre

lesquellez nous suffist en determiner d’une, laquelle est une662 home o

teste de mouton, les tallons ridez, les cheveulx espanduz et la poictrine

subtille. 890

CC est ymage, ainxi663 escripte et figurée en pierre précieuse,

donnente la gresse des homes664, et rent son porteur gracieux et ly donnet

vertu de impetrer des homes665 tout ceu666 || que il voudra667 et le rent

655 ung 656 tenoit 657 cestuy 658 homme 659 joyeulx 660 appartenante 661 selon 662 un 663 ainsi 664 hommes 665 hommes 666 ce 667 vouldra

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Page 109: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

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fortuné en honneur et en toutes choses668 qui sont acquisez669 par foy et

honour670. 895

II tem, si en pierre précieuse qui donnet sapience, estoit figuré un671

home672 greille de corps, barbe claire, belle et petite, les leurs subtiles

outerves, et resplandissantez, le neys greille, havent673 deux allez espiez,

tenente674 en sa main senestre une vierge, en laquelle et par dessus un

serpant fiché avironnent la dicte vierge, quelle figure sovent est trovée en 900

pierres qui sont extraintes des ansienez675 templez676 des ydoles

espicialement677 es parties678 de Germanie.

Cest signe est la figure de Mercure et donnet sapience,

specialement679 en réthorique et beau parler et en fait de marchandises.

LL a figure ou signe de Mars est un680 chevaler681 tenent682 une 905

lance. Quelle figure escripte en pierre rendente son porteur iracond et

hardy, rent son porteur courageux et baptailleur683.

668 chouses 669 acquises 670 honneur 671 ung 672 homme 673 aient 674 tenentez 675 encienes 676 temples 677 especialement 678 partiez 679 speciallement 680 ung 681 chevalier 682 tenant 683 batailleur

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De la vertu des pierres – il testo

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DDu signe de Venus nous ne voulons à p résent rien dire pource qu’il

seroit chose684 trop longe685 et trop prolisse reciter de ses figures et

ymages car, entre les livres des ars magiquez, sont composées deux 910

grans livres tractens soulement686 des dictes figures et ymages. ||

DDes figures et ymages du souleil et de la lune sont semblablement

de maintez diversitez, des quelles pour la prolixité nous nous passons

quant à présent et einsi687 finist la compassions des figures et ymages des

sept planetez. 915

EE t cy emprès s’ensuit pluseurs688 autrez689 figurez et ymages et

premier un690 ydre, c’est assavoir un691 drachon qui a sus luy une bue

près de la teste et, au dessus de la teste, ha sus692 son dos une corne.

Ceste figure, escripte en pierre donnente693 richessez, donnet

richessez694, sapience et resistance contre nuisance695. 920

CC entaurus est la figure d’un home696 qui tient un lievre697 pandu en

la main senestre o698 un699 couteau et en sa main dextre tient un700 baton

ou quel a une petite beste fichée, pendue à un 701 chauderon.

684 chouse 685 longue 686 seullement 687 ainsi 688 plusieurs 689 autres 690 ung 691 ung 692 sur 693 donente 694 donnet richessez] om. 695 nuysance 696 homme

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Page 111: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

64

Ceste ymage, ainsi figurée, donnet702 santé estable.

UU n aveulle703 qui ha un704 serpant705 en ventre et une grant 925

trompille en dos, donnet felicité en terre et en mer, et prudence et

amyableté706 et restitue les chouses perdues.

II ten une nef, escripte et figurée o velle haut et estandu, donnet

surté en negociacion et autres chosez707.

II ten un egle, figurée o une saye davent sa teste, conservet708 et 930

gardet les honneurs ensiens709 || et en aquiert de novelles.

II tem le signe et figure d’un evier, delivret son porteur de fièvre

quartenne710.

II tem un711 serph figuré o712 un713 venour et ses chastuns, ha vertu

contre une maladie de teste714 nomée715 fronésie et guérist ceulx qui en 935

sont maladez.

697 livre 698 a 699 ung 700 ung 701 ung 702 donet 703 aveuille 704 ung 705 serpent 706 amiableté 707 chouses 708 confermet 709 enciens 710 quartène 711 ung 712 a 713 ung 714 ceste

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Page 112: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

65

II tem Venus, vestue d’un grant vestiment, tenent en sa main un716

lorier, donnet beauté et ornement.

CC y après s’ensuit la manière et forme de lier717 les pierres dessus

dictes en diverses partiez du corps, et les esfez en suivent d’icelles ainsi 940

liéez718. Pour quoy est assavoir que un719 philosophe, nomé720 Diastolitez,

parlent de ceste manière de lieurez, dit que Onix est une pierre qu’elle, si

elle estoit pandue au col721 d’une personne, elle ly acreistet tristessez et le

convertiret en pleurs, en crainte, en melencolie et finablement la mainroit à

maladiez qui se pouent ensuir de teulx722 accidens. 945

II tem cestuy philosophe dit que il est une pierre, nomée723

Galadides, qu’elle, si estoit mise contre enbrasement ou aucune choses724

ardente, tantoust estaindroit le feu.

II tem Aristotiles dit que l’Esmeraude, liée au col d’une personne, le

préserve de || epilance ou maladie caduque et la cure, la garist aucunez 950

foiz, et pour ce, commande le dit Aristote, au grans seigneurs et noblez,

715 nommée 716 ung 717 lyer 718 liées 719 ung 720 nommée 721 coul 722 tieulx 723 nommée 724 chouses

C. 30 v

Page 113: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

66

coment725 il lyent ceste pierre au col de leur enfens726 afin que il n’en

courgent ceste maladie.

II tem, dit, le dit Aristote, que il727 sont diverses728 espècez de

magnès desquelles l’une trait à soy l’or, l’autre l’argent, l’autre le coueure, 955

l’autre l’estain, l’autre le fer, l’autre le plon, l’autre la char humaine et, dit,

l’ome729 rit quant il est tiré de celle pierre, l’autre tire les os, l’autre les

cheveux, l’autre l’eue et l’autre le poisson, l’autre le ouille730, l’autre le

vinaigre, l’autre le vin.

II tem Diastorides dit que Amatiste et Sardonite sont deux pierres 960

qu’ellez731, si ellez estient penduez sur le numberil de home732, ellez le

garderient de se ennyurez, et s’il estoit yvre elle le ousterient de yvressez

et chasserient la vapour733 du vin et demouret le home734 en son premier

estat.

II tem Ethites735, une736 pierre, qu’elle, si estoit liée au coude d’un 965

home737 enferme de maladie caduque, tantoust le rendroit sain, et auxi738

mout739 profiteroit à une fame enseinte 740 par son ensaintement.

725 comment 726 enfans 727 ilz 728 diversez 729 omme 730 l’uille 731 elles 732 homme 733 pour 734 l’omme 735 Echites 736 est add. 737 homme

Page 114: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

De la vertu des pierres – il testo

67

II tem une pierre nomée Ecume de mer, liée à la cuisse d’une fame

ensainte, haste l’enfantement.

II tem celle pierre, liée au coul || d’un enfant qui aroit forte tous, elle 970

nutige et apaye741 la tous.

II tem Galien et Avicenne dient que, si le Courail vermoil estoit lié

sus742 l’estomac doulent et enferme, ainxi743 que il est mis droitement

sus744 le lieu de la douleur, tantoust donroit alègement de icelle douleur et

enfermeté745. 975

EE t ainsi quant des propriétés, vertuz, ymageries et lieurez des

pierres précieusez, vous soufit746 quant à présent. 747

738 aussi 739 moult 740 ensainte 741 araye 742 sur 743 ainsi 744 sur 745 infermeté 746 souffit 747 Amen. Deo gracias. add.

C. 31 r

Page 115: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

C O M M E N T O

Page 116: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

69

Il lapidario di Torino è un trattato in cui vengono descritte numerose

pietre preziose (e il loro numero sarebbe stato anche maggiore senza la lacuna

fra la lettera C e la lettera J).

Di queste pietre, elencate in ordine alfabetico, non è riportata soltanto la

descrizione fisica (colore, forma, dimensioni), ma anche e soprattutto

determinate virtù magiche. Accanto a poteri medicinali, quali ad esempio la

capacità di curare certe malattie o sintomi, fino addirittura ad arrivare a

scongiurare gravidanze indesiderate, ogni pietra possiede anche virtù

fantastiche e miracolose, e di tipo “morale”, quali la capacità di fare ottenere al

possessore ricchezze e onori, la felicità coniugale, una presenza gradevole e

benvoluta.

Osserviamo quindi che in questo trattato confluiscono tradizioni di

diverso tipo e diversa origine: quella di stampo “scientifico-medico” risalente a

Teofrasto e Plinio, e quello più attenta alle credenze e alle superstizioni, ma

Page 117: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

70

anche più vicina alla sfera morale ed esistenziale dell’individuo, di cui sono

portavoce soprattutto i lapidari medievali, da Marbodo ad Alberto Magno a

Jean de Mandeville.

Inoltre, prendendo in considerazione l’appendice finale sui segni

naturali incisi sulle pietre, viene subito in mente l’origine di questo filone che

risale all’astrologia egizia e giunse in Europa attraverso la cultura araba

(pensiamo all’opera di Alfonso X il Saggio).

Naturalmente presentare qui tutti i trattati sulle pietre della cultura

occidentale di cui si è a conoscenza sarebbe un compito enorme, che non

rientra comunque negli scopi del mio lavoro, che si limita a dare un minimo

contributo a questi studi.

Numerosi filologi di fama internazionale stanno già da tempo, e meglio

di me, svolgendo queste ricerche. C’è da dire che a tutt’oggi ancora non esiste

un’opera sistematica che analizzi in modo globale tutti i lapidari esistenti e che

permetta il loro confronto, e di osservare il cammino della tradizione.

Ritengo però che sia il caso di attuare una piccola analisi di tipo

sinottico in cui confrontare il manoscritto Varia 110 con i “giganti” della

Page 118: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

71

tradizione lapidaria, in modo da mettere in luce gli aspetti simili, le divergenze,

i topoi della trattatistica sulle pietre.

Un tale esame può farci scoprire quali siano state le fonti del lapidario

di Torino, a quali auctoritates il nostro autore abbia attinto e a quali opere si sia

ispirato.

E’ indubbio che il terreno su cui dobbiamo cercare le fonti del nostro

lapidario (ma sarebbe meglio parlare di entrambi i lapidari, dato che si tratta

della stessa opera) è fondamentalmente quello medievale-francese. Dobbiamo

passare sotto osservazione tutti i prodotti della tradizione lapidaria che sono

stati realizzati nel periodo immediatamente precedente la comparsa di De la

vertu des pierres.

Soprattutto, dobbiamo utilizzare come punti di riferimento i “mostri

sacri” di questo genere letterario, ovvero i testi di Marbodo e Jean de

Mandeville.

Mi sembra superfluo ricordare il ruolo di modello e il successo che

ottennero per secoli l’opera di Marbodo prima e quella di Mandeville (che

tuttavia a quello si ispira) più tardi. E’ quindi con questi due trattati che

dobbiamo “fare i conti”. Conti che certamente torneranno, considerando che

Page 119: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

72

ogni lapidario medievale si ispira più o meno indirettamente, questo è certo, ai

due famosi autori.

Prima di elencare le nostre pietre e confrontarle, occorre però fare un

salto indietro, e ricordarci che la tradizione lapidaria medievale non nasce dal

nulla, ma da una solida base latina, e che questa a sua volta si rifà alle opere

greche, e così via all’indietro e finché non perdiamo le tracce delle origini di

questa sapienza.

Non ci stupisce, perciò, studiare il lapidario medievale latino di Alberto

Magno e scoprire che si ispira a Isidoro di Siviglia, e una volta accostatici a

quest’ultimo scoprire che la sua fonte è Plinio.

Naturalmente dell’immensa trattazione pliniana, che enumera ben 227

pietre, è riportato dai suoi “seguaci” molto di meno: Isidoro elenca 173 pietre,

e Alberto Magno 46. Le tabelle al termine del capitolo ci permetteranno di

renderci immediatamente conto, e in modo “visivo”, dello scarto che intercorre

tra questi autori.

Ritengo interessante riportare alcuni esempi interessanti di questa sorta

di “filiazione”, ovvero di come le credenze relative a determinate pietre siano

state trasmesse nei secoli quasi immutate.

Page 120: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

73

Prendiamo ad esempio l’allettorio: in Varia 110 è detto che questa

pietra si trova nel ventre del cappone e ha la grandezza più o meno di una fava:

“Allectoire est une pierre que l’on appellet pierre de jau et est de couleur

blanche resplandissante, semblable à cristal obscur. Et est trouvé ou ventre

d’un chappon de quatre ans et selon aucuns de neuf ans, et tant que le chappon

est plus veil, la pierre est meilleur. Et este ceste pierre de la quantité d’une

feuve ou maindre” (7,92). Vediamo quali origini abbia questa leggenda.

Plinio ci dice che: “Alectorias vocant in ventriculis gallinaceorum

inventas crystallina specie, magnitudine fabae”.1

Dunque questa credenza è molto antica. E Isidoro cosa ci dice?

“Electria, quasi alectoria: in ventriculis enim gallinaciis invenitur, crystallina

specie, magnitudine fabae”2. Le parole usate sono quasi identiche.

Infine Alberto Magno: “Si vis impetrare aliquid ab aliquo. Accipe

lapidum, qui Alectorius dicitur, et est lapis gallinacei vel galli, et est albus ut

crystallus, et extrahitur de ventriculo gallinacei, postquam fuerit castratus ultra

1 PLINIO, op. cit., p. 826 2 ISIDORI HISPALENSIS EPISCOPI, Etymologiarum sive Originum libri XX, Oxford 1911, libro XVI, XIII,8

Page 121: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

74

annum quartum”3. I dettagli che ci forinsce Alberto Magno li ritroveremo nei

trattati medievali in lingua volgare, in cui si disquisirà parecchio sull’età del

cappone ed altre curiosità.

La iena, o yena, secondo l’autore di Varia 110, sarebbe una pietra tratta

dall’occhio dell’animale omonimo, e chi la pone sotto la lingua sarebbe in

grado di predire il futuro: “Iena est une pierre, selon que diet Enax et Caaron,

que si elle estoit mise soubz la langue, elle feroit dire les chosez avenir par

manière de divinacion”; “Yène est une pierre qui est traite des yeulx de la beste

qui a celuy nom mesme. Celle pierre fait dire les choses futurez à celuy qui la

portet sus la langue et fait obtenir les requestes, quant elles sont faitez

bonnement et justement” (19,271; 55,800).

Plinio dice in proposito: “Hyaeniae, ex oculis hyaenae ob id invasae

inveniri dicuntur et, si credimus, linguae hominis subditae futurae praecinere”4.

Notare il “si credimus” di Plinio, rivelatore dello scetticismo con cui l’autore

latino si accosta a queste leggende, avendo come primo obiettivo una

3 ALBERTUS MAGNUS, De virtutibus herbarum lapidum et animalium, a cura di Michael Scott, Amsterdam 1655, p. 127 4 PLINIO, op. cit., p. 843

Page 122: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

75

trattazione “scientifica” della natura che smascheri le dira mendacia dei Magi e

dei greci.

Isidoro scrive: “Hyaenia lapis in oculis hyanae bestiae invenitur; qui

sub lingua hominis subditus fuerit, futura eum praecinere dicunt”5. In questa

frase lo scetticismo è un po’ attenuato, sostituito da un moderato “dicunt”.

Alberto Magno ne parla così: “Si vis praescire futurum aliquod. Accipe

lapidem qui vocatur Bena, qui est sicut dens a bestia, et pone sub lingua tua, et

sicut Aaron et antiqui Philosophi dicunt, quamdiu sic tenucris, semper

divinando praedices futura, nec aliquo modo errabis divinando”6.

Un altro interessante esempio è costituito dalla pietra chiamata istustos.

In Varia 110 è detto, con abbondanza di dettagli, che questa pietra, secondo

Isidoro, si trova alle estremità della Spagna, nei pressi delle colonne d’Ercole:

“Istustos selon que dit Ysidore, est une pierre semblable à Saffron qui est

trouvée es derrainnes parties des Espaignes, jouxte les meutez de Archules, qui

sont appellés Gades, ou segon ou tiers clemaz oultre celle terre que nous

appellons maytenent Espaigne” (19,274).

5 ISIDORO, op. cit., XV,25 6 ALBERTO MAGNO, op. cit., p, 131

Page 123: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

76

Plinio scrive soltanto: “De opsidiano lapide diximus priore libro.

Inveniuntur et gemmae eodem nomine ac colore non solum in Aethiopia

Indiaque, sed etiam in Sannio, et, ut aliqui putant, in Hispania litoribus eius

oceani”7.

Anche lo stesso Isidoro, che costituirebbe la fonte, non si dilunga

molto: “Schistos invenitur in ultima Hispania, croco similis, cum levi fulgore,

facile friabilis”8.

Ma è in Alberto Magno che troviamo gli stessi particolari citati dal

lapidario di Torino: “Si vis ut fiat vestis incombustibilis. Accipe lapidem qui

Isthmos appellatur, qui, ut dicit Isiodorus, similis est croco, et in partibus

Hispaniae, et ieste lapis flabilis est propter ventositatem in ipso rarefactam

juxta Gades Herculis, et si de eo fiat vestis, nullo modo potest uri, sed de igne

nitet”9.

L’ultima pietra che voglio analizzare in modo sinottico è il topazio,

descritto in Varia 110 sotto due voci: Topace e Thopasion. L’elemento

interessante consiste nella sua provenienza, un’isola chiamata Thopasis, da cui

7 PLINIO, op. cit., p. 846 8 ISIDORO, op. cit., XVI,18 9 ALBERTO MAGNO, p. 131

Page 124: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

77

deriverebbe il nome della pietra: “Thopasion est une pierre ainsi nomée pour ce

que elle fut premièrement trovée en une hille nomé Thopasis” (52,758).

Plinio ci dà un’interessante spiegazione etimologica: “Egregia etiam

nunc sua topazo gloria est, e virenti genere et, cum primum reperta est,

praelatae omnibus. Accidit in Arabiae insula, quae Cytis vocabatur, in quam

devenerant Trogodyatae praedones fame et tempestate fessi, ut, cum herbas

radicesque foderent, eruerent topazon, Haec Archelai sententia est. Iuba

Topazum insulam in Rubro mari a continenti stadiis CCC abesse dicit;

nebulosam et ideo quaesitam saepius navigantibus nomen ex ea causa

accepisse, topazin enim Trogodytarum lingua significationem habere

querendi”10.

L’isola di cui parla Plinio dovrebbe corrispondere all’odierna Zabargad

(St. John) nel Mar Rosso, presso la costa egiziana.

Isidoro riporta la stessa identica definizione: “Topazion ex virenti

genere est omnique colore resplendens, inventa primum in Arabiae insula, in

qua Trogodytae praedones fame et tempestate fessi quum herbarum radices

effoderent, eruerunt. Quae insula postea quesita nebulis cooperta tandem a

10 PLINIO, op. cit., p. 806

Page 125: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

78

navigantibus. Sed ob hoc locus et gemma nomen ex causa accepit; nam

ôïðÜæåéí Trogodytarum lingua significationem habet quaerendi”11.

Alberto Magno dice soltanto: “Si vis ut aqua bulliens statim exeat manu

imissa, accipe lapidem qui topasion vocatur, a Topasi insula, vel quia auri

similitudinem protendit, et sunt duae species”12.

Dopo quest’analisi, le conclusioni a cui giungiamo ci mostrano che i

nostri lapidari non possono essere considerati né delle traduzioni in prosa né

dei trattati che si sono direttamente ispirati a queste grandi opere.

Indubbiamente la diffusione di questi nello spazio e nel tempo ha determinato

un certo tipo di influenza culturale che non si può sottovalutare e che dobbiamo

comunque tener presente nel corso dello studio di qualsiasi trattato sulle pietre

successivo.

Ma veniamo ora al cuore di questo capitolo, ovvero al confronto con gli

autori medievali, tra cui è certamente da ricercare la fonte (o le fonti)

dell’opera tramandataci da Varia 110 e Fr. 2007.

La questione è più spinosa di quello che può sembrare, dato che i trattati

di Marbodo e di Jean de Mandeville, proprio grazie al loro successo, si sono

11 ISIDORO, op. cit., VII,9 12 ALBERTO MAGNO, op. cit., 126

Page 126: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

79

moltiplicati in una quantità di copie vastissima, molto spesso diverse

dall’originale, e di cui molte non ancora scoperte.

Cominciamo con Marbodo. Innanzitutto dobbiamo ricordare che

l’originale in questo caso è latino. Quest’opera fu tradotta in tedesco, spagnolo,

provenzale, italiano, e ancora in inglese, irlandese e danese. Ma, come dice

Pannier13, è nel paese in cui è stato scritto l’originale latino che si è avuta la

maggior parte delle traduzioni. Le versioni in prosa e le imitazioni non si

contano più.

Lo stesso Pannier ci presenta la prima traduzione francese, tenuta in

grande considerazione dagli eruditi per lo studio dell’antica lingua francese e

della letteratura antica. Pare che sia contemporanea all’originale, dato che vi

ritroviamo tutti i caratteri del francese della prima metà del XII secolo. Di

questa versione esistono tre esemplari.

Abbiamo poi altre traduzioni in versi e in prosa del trattato di Marbodo.

Il lapidario di Modena, chiamato anche lapidario estense da Giulio

Bertoni14. Quest’ultimo in effetti compie un’opera di emendazione nei

13 L. PANNIER, op. cit., p.21 14 G. BERTONI, Il lapidario francese estense, in Zeitschrift für romanische Philologie, XXXII (1908), pp. 686-697

Page 127: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

80

confronti del lavoro di Pannier, che si rivela alquanto scorretto in certi punti

(ricordiamo che Pannier a causa della morte prematura lascia la sua opera

incompiuta e non corretta). Questa traduzione, che Bertoni fa risalire alla

regione piccarda, al confine con la Normandia, è conservata in un solo

manoscritto, conservato alla bibliotca di Modena. Un manoscritto a quanto pare

particolarmente rovinato, ma che tuttavia lascia intravvedere qualità e valore.

Il lapidario di Berna si trova all’interno di un manoscritto contenente il

Trésor di Brunetto Latini, e per questo motivo il trattato fu inizialmente

attribuito al maestro di Dante. Ma più di un motivo fa scartare questa ipotesi,

che peraltro poggia solo su un casuale incontro di due opere nello stesso

manoscritto: innanzitutto lo stile più antico, e in secondo luogo il fatto che

l’autore presenta se stesso nell’incipit dell’opera, sebbene in modo un po’

enigmatico.15

Il lapidario di Cambridge è un’altra opera di buona qualità, specie per

la lingua, che sembra appartenere al dialetto vallone. Purtroppo il manoscritto

comincia e finisce ex abrupto, cioè manca di un prologo e di un epilogo che ci

15 L. PANNIER, op. cit., pp. 73-75

Page 128: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

81

permetta di scoprire qualcosa di più riguardo l’autore, che comunque

dev’essere vissuto nel XIII secolo.

Le traduzioni in prosa sono invece di scarsissimo valore letterario. Sono

però testimonianze importanti dal punto di vista filologico.

La prima si trova in due esemplari, uno presso la biblioteca

dell’Arsenale a Parigi, e l’altro presso la biblioteca nazionale di Firenze. E’

stata studiata da Leo Jordan16.

Il secondo lapidario in prosa si trova presso la biblioteca di Berna,

conservato in un solo manoscritto. Sembra incompleto, ed è talmente breve da

essere riportato integralmente da Pannier17.

Infine, una versione in prosa che Pannier non conosceva, e che è

conservato in due esemplari: uno incompleto che si trova al British Museum,

analizzato da Max Friedrich Mann18, e uno completo che si trova alla

biblioteca di Sainte-Geneviève, studiato da Paul Meyer19.

16 L. JORDAN, Ein altfranzösischer Prosalapidar, in Romanische Forschungen XVI (1904), pp.385-398 17 L. PANNIER, op. cit., pp. 78-81 18 M. F. MANN, Eine altfranzösische Prosaversion des Lapidarius Marbod’s, in Romanische Forschungen II (1886), pp. 367-373 19 P. MEYER, Les plus anciens lapidaires français, in Romania XXXVIII (1909), pp. 267 e ss.

Page 129: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

82

Oltre a Marbodo e Jean de Mandeville, includiamo nella nostra

indagine un lapidario molto interessante, quello di Philippe de Thaon, il

cosiddetto lapidario alfabetico. Nello studio di Paul Meyer20 è messo in luce

come quest’opera non possa essere considerata alcuna “filiazione” dell’opera

di Marbodo, quindi né una traduzione né una parafrasi. Semmai possono avere

le stesse fonti (Damigerone). Inoltre ha questa particolare caratteristica di

essere alfabetico.

Lasciamo per un momento da parte il lapidario di Jean de Mandeville,

che sarà trattato separatamente per i motivi che vedremo in seguito.

Esattamente come per i lapidari antichi, delle tabelle ci permetteranno

di effettuare un confronto immediato e sinottico tra i trattati francesi medievali

e il nostro lapidario.

Prendiamo come esempio la pietra chiamata sul nostro testo alitropia,

che ha la peculiarità di rendere sanguigni i raggi del sole e, se immersa in un

contenitore pieno d’acqua, di far salire verso la luce delle goccioline come se

fosse una pioggia al contrario: “Alitropia est une pierre qui resemble de couleur

à Esmeraude et est semée de goutes vermoilles, et a telle propriété que celui

20 P. MEYER, Les plus anciens lapidaires français, in Romania XXXVIII (1909), pp. 31 e ss.

Page 130: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

83

qui la porte a bon renom et santé et le fait vivre longuement, et est bonne

contre venins et contre fleuz de sang, et qui la metroit en un vessel plain de eau

et elle soit ointe de just d’une herbe qui a nom come elle, elle rend le souleil

comme sang et semblet es assistans que le souleil souffre eclipse, et fait monter

l’eau dedans les rays du soleil en manière de pluie” (5,58).

Se confrontiamo questo frammento con il testo della prima traduzione

di Marbodo, ci rendiamo conto che indubbiamente i contenuti non variano

sensibilmente, a dimostrazione della continuità della tradizione culturale, ma

dal punto di vista del testo non c’è alcuna adesione, e non solo perché la

traduzione dell’opera di Marbodo è in versi. Infatti non possiamo nemmeno

considerare Fr. 2007 e Varia 110 delle traduzioni in prosa del Liber lapidum :

“Elyotrope est une piere

De bien vertuose manere:

Mutez la el rai del soleil

En un vaisel, si l’ fait vermeil,

Le est avís ki la tendra

Ke novels eclypse será.

En poi de tens fara saillír

Page 131: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

84

L’aive del vaisel e buillir,

Cumm se il ploveit a plenté”21

Le descrizioni che Marbodo fa di ogni pietra sono visibilmente più

brevi e meno ricche, esattamente come ci aspetteremmo dal capostipite di un

genere letterario. Il nostro testo, invece, più tardo e forte della tradizione

successiva, è decisamente più completo ed esaustivo.

Riportiamo un altro esempio, lo zaffiro. Varia 110 si dilunga molto sui

poteri di questa pietra: libera i prigionieri, ostacola la stregoneria, guarisce

dalla chaude maladie, e da una malattia chiamata noli me tangere: “Ces deux

Saphirs, qui a l’un ou l’autre et le porte sur soy, destorne fole envie et corrouz

et conforte le corps et destourne homme d’estre enprisoné et, s’il est en prison,

elle l’aide à delivrer et la doit toucher au quatre cornières de la prison et à ses

fers et Dieu ly aidera en manière qu’il n’y sera pas longuement [...] Et si garist

de jaunice et de chaude maladie qui boira de l’eaue ou aura trempé le Saphir :

elle garist du mal des yeux qui les enlavera et le touchera du Saphir [...] Et aide

et conseille Dieu à qui neptement le porte, et donne sen à celuy qui le porte, et

21 L. PANNIER, op. cit., p. 55

Page 132: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

85

garde de envie et de sedicion, et garist d’une maladie qui est "noli me tangere"

et l’y doit on toucher par pluseurs foiz et de ce enpire moult la pierre” (38,554).

Anche Marbodo ne parla accuratamente. Riporto qui le similitudini

principali:

“Si est truvée en la gravele

De Libe, de cele cuntrée;

[...] Ele toilt envíe e boisdíe,

E de prisun ume deslíe;

[...] A médecine mult revalt;

Ume refréide k’ a trop chíalt,

Ki dedenz á tro grant chialur,

E tressue pur la dulúr”22

Dal punto di vista del testo appare evidente che l’abbondanza di Fr.

2007 e Varia 110 ha altre fonti, anche se non possiamo assolutamente

escludere la conoscenza del Liber lapidum da parte del misterioso autore

dell’opera riportata dai due manoscritti parigino e torinese.

22 L. PANNIER, op. cit., p. 40

Page 133: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

86

Ora mettiamo a confronto il nostro testo con l’altro grande autore di cui

abbiamo parlato, ovvero Philippe de Thaon. Il suo lapidaire alphabétique,

ricordiamolo, è anch’esso in versi, però, proprio come ci suggerisce il titolo

stesso, contiene descrizioni di pietre elencate in ordine alfabetico. Questo

elemento potrebbe fare sorgere il sospetto di una qualche somiglianza con i

nostri codici.

Dell’onice Varia 110 offre un’ampia descrizione, ma quello che

colpisce di più è la leggenda secondo cui questa pietra avrebbe il potere di far

fare al possessore dei sogni molto particolari. Inoltre sarebbe in grado di far

vedere in sogno i propri cari morti, affinché il possessore sappia di cosa

abbiano bisogno: “Et fait home songer de nuyt son amy mort en dorment et ly

souvient au matin de quoy le mort est besoigneux ; et celui qui le porte a

pluseurs gracez, et si oste l’ome de tristece, de craintes et de paours de nuyt et

dort seurement. Oniche, qui le porte à son col ou en son doy, il donnet voir les

dyables et moult de fantasies en dorment” (29,417).

Philippe de Thaon invece non sembra particolarmente colpito da questo

potere, tant’è vero che si limita a dire che

“Ki ceste pere portera

Page 134: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

87

Mult forment tençonos sera,

E li premers nafré sera

En la bataille uil serat”23

A questo punto, per indagare sulle possibili fonti di Fr. 2007 e Varia

110, dobbiamo trovare ciò che “fa la differenza”, ovvero degli elementi che

non compaiono in tutte le liste (il numero delle pietre elencate varia

sensibilmente da un lapidario all’altro), ma che accomunando il nostro trattato

con altri, possono così indicare delle possibili fonti.

Proviamo ad esempio con l’iride, una pietra che a un’occhiata attenta

appare solo nella prima traduzione del lapidario di Marbodo, nella versione in

prosa del British Museum e di Sainte-Geneviève e in Philippe de Thaon. Non

ci resta che effettuare il confronto dei testi per vedere se c’è qualche elemento

che rispecchi un’adesione più fedele in termini di parole usate.

La prima traduzione del lapidario di Marbodo recita:

“De Yri

En ruige mer naist une piere

Yris á num, n’est gaires chere.

23 P. MEYER, op. cit., p. 519

Page 135: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

88

Ki el rai del soleil la tient,

L’arc del ciel en la pareil vient;

L’umbre de li devent itals,

E resemble Ke seit cristals.”24

Vediamo ora la versione in prosa British Museum/Sainte-Geneviève:

“Iris est en Erabie en la ruge mer. Ele ad semblant de cristal. Se hume la

tient el soleil, ele fait en la pareil ou l’umbre de li vient semblance del arc del

ciel. Et si est de sis angles.”25

Infine Philippe de Thaon:

“IRIS est pere esprovée

Ke l’en trove en mer betelée

Yrim l’arc del ciel apelom

Que nus contre pluie veum;

Pur ço ad num yris la pere

Qu’el ad en sai itel manere:

Quant li soleilz raie sur lie

Une resplendur ist de lie

24 L. PANNIER, op. cit., p.64 25 M. F. MANN, op. cit., p.371

Page 136: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

89

Cum del arc del cel par rasun,

Et pur ço Yris ad a num.

En li puet aveir medicine,

Mais je ne sai cum ele define;

Par ço n’en voil ore plus traiter,

D’autre pere voil comencer.”26

Confrontiamo ora questi testi con quello che troviamo sul nostro

lapidario alla riga 794 pagina 54: “Yris est une pierre semblabe à cristal et est

toute ronde et, scelon que dit un docteur nommé Enax, elle vient de Rabie, et

est trouvée en la Mer Rouge. Ceste pierre est très seiche et moult dure et, quant

elle est mise au droit du souleil, elle donne raiz couleurez à la semblence de

l’arc en ciel, qui est aussi appellé yris, et pour ce fut nomée ceste pierre Yris”.

Indubbiamente il contenuto è lo stesso, la pietra è descritta allo stesso

modo, ma non abbiamo elementi per dire che i testi sopra citati siano

sicuramente le fonti di Fr. 2007 e Varia 110.

26 P. MEYER, op. cit., p.516

Page 137: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

90

Un altro esempio mi fa prendere in considerazione il belloculez (il Belli

oculus di pliniana memoria), una pietra che questa volta viene citata soltanto

nel lapidario alfabetico di Philippe de Thaon!

“ BELLOCULUS est une pere,

Si trait a blanchur sa manere.

Une purnele en li est,

Entur cele un neir cerne est

A or resemble la resplendur

Qui ad en ceste pere entur.

Belliculus pur ço ad num

Ke en la bataille esprove l’um.

Ja nule rien ne lui nuira

Qui ceste pere portera.

Itel vertu ad ceste pere;

Oez avant d’altre manere.

Ore finent les peres del B,

Si començent celes del C.”27

27 P. MEYER, op. cit., p.503

Page 138: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

91

Accostiamo questo testo alle righe 191 e seguenti di pagina 14:

“Belloculez est pierre aucunement blanche avec jaune couleur mallent et

espandixent come splendissour d’or et ait au meilleu si comme d’une prunelle

d’un oil et d’un petit noir cerquelle, et celle pierre garde la veüe et prolongue la

vie ; il donne victoire en bataille, en plais et en autre part”.

Anche in questo caso non possiamo dire che Philippe de Thaon sia una

fonte sicura del nostro lapidario.

Sia per quanto riguarda le versioni di Marbodo, sia per quanto riguarda

Philippe de Thaon, non possiamo escludere comunque che l’autore

dell’originale da cui derivano Fr. 2007 e Varia 110 li conoscesse e ne traesse

ispirazione. Tuttavia è evidente che si tratterebbe di un’ispirazione a livello di

contenuti e di tradizione, non certo a livello testuale. Un retroterra culturale,

semmai, non di certo un modello da cui copiare.

Le cose cambiano quando prendiamo in considerazione il lapidario di

Jean de Mandeville, ed è per questo che lo trattiamo separatamente. Ci sono

infatti molti indizi che ci danno per certa la sua influenza su Fr. 2007 e Varia

110. Possiamo affermare con sicurezza che il lapidario di Jean de Mandeville è

una delle loro fonti.

Page 139: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

92

Osservando i due elenchi di pietre, si noterà che non sono identici:

quello di Jean de Mandeville cita un numero di pietre inferiore, non in ordine

alfabetico, e inoltre cita alcune pietre che non sono presenti nel nostro

lapidario.

Tuttavia, analizzando il testo delle pietre citate comunemente dai due

trattati, notiamo delle concordanze notevoli, a livello propriamente testuale.

Prendiamo ad esempio le due pietre pierre du souleil e pierre de la

lune, sul nostro trattato rispettivamente alla riga 330 di pagina 23 e alla riga

336 di pagina 24, e confrontiamole col testo di Jean de Mandeville.

Varia 110: “Li pierres du souleil est noire ronde, qui a blanches vaines

et aucunez foyz bleuez, de laquelle ist un doux ray si com la lumère du souleil.

Si elle est mise en une maison en ray du souleil en un vaissel avec necte ayue,

elle randroit très grant clarté. Elle vault à prince de tous, si acroist richesse et

dominacion, si fait avoir delit et gardet les vertuz du corps”.

Mandeville: “La pierre du Soleil est noire et ronde à blanches veines, et

aucunes fois bleues, de laquelle est un doux rayon comme la lumière du soleil;

si elle est mise en une maison en la lueur du soleil, en un vaisseau avec nette

eau, elle rendra grande clarté; elle vaut aux Princes car elle les garde et fait

Page 140: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

93

doubler de tout; elle accroît richesse et dominations et fait délict et garde les

vertus du corps.”28

Varia 110: “La pierre de la lune est pierre blanche paille, avec vaine et

taiche sur noir ou sur rouge ou citrine. Elle luist aucunes fois par nuis, si

comme en plaine lune ; aucunez foiz ne luist mye, fors en certenne houres. Elle

garde les vertuz du corps et fait legièrement cheminer ceulx qui vont par mer et

garde de tempeste et de peril. Il acroist les biens temporeux, si vault à

emprinter les nobles choises et honneurs. Il garist les lunatiques et gardet ceulx

qui vont par chemins de peril de larron”.

Mandeville : “La pierre de la lune est pierre blanche avec veines et

taches sur noir ou sur rouge, ou de citrin. Elle luit aucunes fois de nuit,

sicomme, en pleine lune, autre fois elle ne luit pas en quelques heures. Elle

garde les vertus du corps et fait légèrement cheminer ceux qui vont par mer,

elle garde de tempêtes et de périls; elle accroît les biens temporels; elle vaut à

impétrer les nobles choses et honneurs; elle guérit les lunatiques et garde les

larrons.”29

28 I. DEL SOTTO, op. cit., p.39 29 I. DEL SOTTO, op. cit., p.41

Page 141: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

94

Che dire, dal confronto i due testi risultano quasi identici: è impossibile

non ammettere che l’autore di Fr. 2007 e Varia 110 si sia ispirato palesemente

all’opera di Jean de Mandeville.

Un altro esempio è ancora più notevole: parlando della borax, pietra

che si trova nella testa del rospo, il nostro lapidarista si sofferma a raccontare

un aneddoto che dimostra le virtù magiche di questa pietra: “Il fut jadis un

clerc qui en la presence de son varlet tenoit son arère si trouvet en son arère un

grans bouteriaul et vit sus son chiep une grans bousse ronde par laiquel il

pansoit qu’il avoit en celle bousse pierre Crapaudine si prist le bouteriaul et lou

liait en la manche de sa chemise jucquez à tant qui fust retournez de coron de

champ et, quant il fut retourneis si ne trouva rien en sa manche et estoit la

manche bien fort liée d’une partie et d’autre et ny fut point trouvé de tres par

quoy on peust supposer que celle pierre vault à delivrer prisonniers de chartre

ou d’autre prison” (r. 182 pag. 13).

Ed è esattamente lo stesso aneddoto che riporta Jean de Mandeville:

“[...] Il fut jadis un clerc en la présence de son valet, et trouva un crapaud, qui

avant sur la tête une ronde bosse, pourquoi il pensait qu’il y avait une pierre

crapaudine, et prit le crapaud et le lia bien fort dans la manche de sa cotte,

Page 142: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

95

jusqu’à ce qu’il fut de retour du champ; et quand le clerc fut de retour, il ne

trouva rien, quoique la manche fut bien liée au bout, et on ne trouva point

d’ouverture par laquelle il aurait pu passer dehors; pourquoi on peut penser

qu’il vaut pour les prisonniers qui sont en chartre.”30

Con questo possiamo concludere che sicuramente tra le fonti di Fr.

2007 e Varia 110 vi è il lapidario di Jean de Mandeville.

Per quanto attiene alla tradizione in francese antico, costituita dai

lapidari di Marbodo, di Philippe de Thaon e di Jean de Mandeville, la nostra

indagine termina qui, con i risultati che abbiamo visto. In particolare si è voluto

sottolineare il rapporto di parentela o meno con gli esponenti maggiori di

questo genere letterario. E’ però altrove che evidentemente si dovranno cercare

altri elementi per scoprire le fonti sicure di Fr. 2007 e Varia 110.

Per far ciò, occorre mettere in luce gli elementi che distinguono questi

due manoscritti dagli altri. Si aprono così diversi filoni di studio: da una parte,

la ricerca di trattati che contengano la descrizione di pietre, minerali, e virtù ad

essi legati, che vengono citati solo dai nostri lapidari e che ne costituiscono la

peculiarità. Abbiamo visto infatti il numero considerevole di pietre elencate

30 I. DEL SOTTO, op. cit., pp.90-91

Page 143: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

96

(135 in Fr. 2007 e 85 in Varia 110), elemento non riscontrabile in nessun altro

lapidario in francese antico. Qual è l’origine di pietre come l’elyon (in Fr.

2007), che ha il potere di attrarre la clientela verso il mercante che la possiede?

Oppure di kacabre, ovvero il carbone, elencato come se fosse una pietra e

riporato nel suo nome arabo. E ancora kakabartes, tarach, turquemasz: anche

solo i nomi ci riportano a tutta una tradizione orientale, araba, alla quale molto

probabilmente si ispirò l’autore di questo lapidario, e di cui noi possediamo le

due copie Fr. 2007 e Varia 110.

Un altro filone deve puntare l’attenzione alla parte forse più importante

e più ricca di indizi del nostro testo, cioè l’appendice finale. Generalmente

riferimenti al potere delle pietre incise, alle virtù dei disegni, siano essi simboli

zodiacali o mitologici, sono inseriti nei lapidari medievali nel corso della

trattazione, accennandovi appena, certamente non riservando loro un vero e

proprio capitolo a parte. Abbiamo visto come questa tradizione abbia origine in

Egitto, e giunga in Europa attraverso la cultura ellenistica prima e araba poi.

Quali sono i lapidari che danno peso alla scienza delle pietre intagliate? Quali

sono i trattati che sottolineano il valore dei simboli astrologici? E’ in

quest’ambito che vanno scoperte possibili fonti dei nostri codici.

Page 144: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Commento

97

Anzi, possiamo dire che la presenza di questi elementi peculiari, che li

distinguono in modo così evidente dai contemporanei, dovrebbe facilitare la

ricerca e indirizzarla verso direzioni più precise.

Page 145: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

T A B E L L E

Page 146: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

99

PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia

147 margarita 267 myrrha 109 crystallum 340 sucina 144 lyncurium

4 adamas 143 smaragdus 57 berullus

108 chrysoprasum 286 opalum 160 sardonychis 150 onychis 76 carbunculum 27 anthracitis

324 sandastros 243 lychnis 157 sarda 141 topazum 70 callaina

274 nilion 149 molochitis 140 iaspis 122 cyanos 72 sappirum 17 amethista

139 hyacintos 101 chrysolithos

102 chryselectros 240 leucochrysos 258 melichrysos 294 paederos 41 asteria 44 astrion 45 astrioten 43 astolon 91 ceraunia

162 iris 238 leros

2 achates 2 acopos

11 alabastritis 13 alectoria 25 androdamas 36 argyrodamas 29 antipathes 31 arabica 38 aromatitis 40 aspisatim 46 atizoen 47 augitis 22 amphidanes 30 aphrodisiaca 1 apsyctos 6 aegyptillam

50 balanita 53 batrachitas 51 baptes 54 Belli oculus 52 baroptenus 64 botrytis 63 bostrychtin 66 bucardia 65 brontea 61 bolos 69 cadmitis 70 callais 75 captinis 73 cappadocia 70 callaicam 83 catochitis 84 catoptritis 90 cepitis 91 ceramitis

110 cinaediae 92 ceritis

116 crateritis 119 crocallis 123 cyitis 69 chalcophonos 87 chelidonia 97 chelonia

Page 147: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

100

88 chelonitidis 99 chloritis

100 choaspitis 106 chrysolampsis 107 chrysopis 93 cetionidis

125 daphnean 126 diadochos 168 diphyes 127 dionysias 170 draconitis 178 encardia 197 enorchis 192 exhebenum 182 erythallis 181 erotylos 186 eumeces 187 eumitren 188 eupetalos 189 eureos 190 eurotias 191 eusebes 180 epimelas 201 galaxian 135 galactitis 70 gallaica

204 gassinnaden 207 glossopetra 209 gorgonia

208 goniaea 15 heliotropium

217 hephaestitis 219 Hermu aedoeon 132 hexecontalithos 138 hieracitis 214 hammitis 215 Hammonis cornu 220 hormiscion 55 hyaenia

129 haematitis 224 Idaei dactyli 223 icterias 227 Iovis gemma 225 indicae 226 ion 237 lepidotis 241 leucopoecilos 242 libanochrus 145 liparea 249 lysimachos 260 memnonia 148 media 254 meconitis 263 mithrax 266 mormorion 267 myrrhitis 269 myrmecias 261 mesoleucos

270 nasamonitis 271 nebritis 275 nipparene 282 oica 283 ombria 285 onocardia 152 oritis 292 ostracias 293 ostritidi 287 ophicardelon 278 opsianum 295 panchrus 297 pangonus 296 paneros 309 pontica 301 phloginos 196 phoenicitis 299 perileucos 154 paeanitides 305 solis gemma 157 sagda 323 samothraca 327 sauritim 326 sarcitis 161 selenitis 331 sideritis 332 sideropoecilos 338 spongitis 342 synodontitis

Page 148: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

101

345 syrtitidis 343 syringitis 363 trichrus 358 thelyrrhizos 357 thelycardios 360 thracia 351 tephritis 349 tecolithos 371 Veneris crines 370 veientana 373 zathenen 372 zamilampis 377 zoraniscaeos 129 hepatitis 339 steatitis

3Adadu nephros, oculus, digitus

365 triophtalmos 78 carcinias

128 echitis 329 scorpitis

328 scaritis 364 triglitis

5 aegophtalmos 138 geranitis

8 aëtitis 269 myrmecitis 71 cantharias

248 lycophtalmos 347 taos 363 timictonia 21 ammochrysos 89 cenchritis

173 dryitis 111 cissitis 252 narcissitis 121 cyamias 313 pyren 94 chalazias

156 pyritis 308 polyzonos

301 phlogitidis 130 enhygros 307 polythrix 172 drosolithum 258 melichrum 257 melichlorum 120 crocian 306 polian 336 spartopolian 319 rhoditis 259 melitis 95 chalcitis

340 sycitis 63 bostrychitis 92 chernitis 23 anancitidis

341 synochitidis 167 dendritis 112 cochlidis

Page 149: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

102

ISIDORI HISPALENSIS EPISCOPI, Etymologiarum sive Originum libri XX

146 magnes 133 gagates

1 asbestos 156 pyrites 161 selenites 127 Dionysius lapis 360 thracius 302 phrygius 344 syrius 31 arabicus

228 iudaicus 322 samius 253 memphitis 325 sarchophagus 264 mitiores 25 androdamantus 1 schistos 1 amiantos

53 batrachites 135 galactites 280 obsius 125 gemma 263 Mithridax lapis

8 aetites 196 phengitis 292 ostracitis

149 melanites 334 smyris 103 chrysites 214 hammitis 362 thytes 116 coranus 265 molotius 368 tusculanus 321 sabinus 333 siphnius 184 etesius 94 chalazius

356 thebaicus 337 specularis 288 ophites 310 porphyrites 50 basanites 11 alabastrites

298 parius 115 coralliticus 10 alabandicus

362 trabes 355 thasius 239 lesbius 117 corintheus 80 caristeum

277 numidicum 246 luculleum 247 lumnensis 350 tephrias 175 ebur 143 smaragdus 155 prasius 57 beryllus

104 chrysoberyllus 108 chrysoprasus 140 iaspis 141 topazion 70 callaica

149 molochites 15 heliotropia

157 sagda 267 myrrhites 38 aromatitis

258 melichros 100 choaspitis 115 corallius 158 sardius 150 onyx 160 sardonyx 129 haematites 340 sucinus

Page 150: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

103

144 lyncurius 17 amethystus 72 sapphirus

139 iacinthus 289 optimus 222 iacinthizonta 19 amethystizonta 87 chelidonia

122 cyanea 319 rhoditis 147 margarita 42 asterites

135 galactitis 94 chalazias

305 solis gemma 161 selenites 110 cinaedia 54 Beli oculus

180 epimelas 192 exebenus

2 achates 1 apsyctos 6 aegyptilla

148 media 370 veientana 52 bariptos

262 mesomelas 371 Veneris crines 363 trichrus

127 dionysia 156 pyritis 295 panchrus 282 olca 263 mithridax 172 drosolithus 286 opalus 309 ponticae 132 hexecontalithos 267 murrina 109 crystallus

4 adamans 94 chalazias 91 ceraunium

162 iris 44 astrion

176 electria 130 enhydros 76 carbunculus 27 anthracitis

324 sandasirus 243 lychnis 77 carchedonia 10 alabandina

170 draconites 108 chrysoprasus 301 phlogites 345 syrtitis 220 hormiscion

107 chrysopis 101 chrysolithus 102 chryselectrus 106 chrysolampsis 21 ammochrysus

240 leucochrysus 258 melichrysus 105 chrysocolla 35 argyrites 25 androdamas 95 chalcitis 96 chalcophonos 50 balanites

331 sideritis 224 Idaeus dactylus

7 aethiopicus 276 zmilanthis 31 arabica

217 hephaestitis 292 ostracites 207 glossopetra 128 echites 78 carciniae

329 scorpitis 269 myrmecitis 347 taos 138 hieracitis

8 aetitis 5 aegophtalmos

Page 151: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

104

248 lycophtalmos 254 meconites 145 liparea

23 anancitide 341 synochitide 65 brontea

55 hyaenia 309 pontica

Page 152: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

105

ALBERTUS MAGNUS, De virtutibus herbarum lapidum et animalium

146 magnes 281 ophtalmius 150 onyx

4 adamas 2 agathe

115 corallus 109 chrystallus 101 crysolytus 15 eliotropia

131 epistrites 68 chalcedonius 87 chelidonius

133 gagates 55 bena 1 isthmos

346 tabrices 197 feripendanus 161 silonites 141 topazion 244 lipercol 369 urices 236 lazuli 143 smaragdus

162 iris 49 balesia

202 galeriates 170 draconites 128 echies 354 terpistrites 139 jacinthus 13 alectorius

183 esmundus 148 medor 253 memphites

1 abaston 17 amatistus 57 berillus 88 celonites

101 chrysolites 56 beratides

272 nichomar 315 quirin 317 raianus 152 orithes 72 saphyrus

322 saunus

Page 153: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

106

MARBODO, prima traduzione del lapidario

4 de adamante 2 de achate

13 de allectorio 140 de jaspide 72 de saphyro 68 de calcedone

143 de smaragdo 160 de sardonice 150 de onice 158 de sardio 101 de grisolito 57 de berillo

141 de topacio 139 de jacinto 108 de crisoprasso 17 de ametisto 87 de celidonio

133 de gagate 146 de magnete 115 de corallo 10 de alabandina

118 de corneolo 76 de carbunculo

144 de ligurio 128 de echite 161 de silenite 134 de gagatroneo 91 de ceraunio 15 de eliotropia

138 de gerachite 131 de epistite 129 de emathite

1 de abesto 154 de peanite 157 de sada 148 de medo 137 de gelacia 132 de exacontalito 88 de chelonite

155 de praxo 109 de cristallo 135 de galactida

152 de orite 55 de hyena

145 de lyparea 130 de enidro 162 de yri 28 de androdragma

151 de optallio 147 de margaritis 153 de panthero

1 de absicto 69 de calcofano

149 de melochite 136 de gegolito 156 de pyrite 126 de diacodo 127 de dionisia 102 de crisolectro 108 de crisopacio 125de anulo et gemma

Page 154: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

107

Lapidario di Modena (estense)

2 achate (fragm.) 13 alectoire

140 jaspes 72 saphyrs 68 calchedone

143 émeraude 160 sardone 150 onicle 158 sarde 101 grisolite 57 beril

141 thopache 108 crisopasse 10 alabandine

118 cornaline 76 escarboncle

139 jacinthe 17 ametiste 87 celidone

164 gaies 146 magnete 115 coral 144 ligor

8 ethite 161 sillenithe

Page 155: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

108

Lapidario di Berna

9 aimant 2 achate

13 alectoire 72 saphir

140 jaspe 68 calcidoine

143 esmeraude 160 sardoine 150 oniche 158 sarde 101 crisolite 57 bericle

141 topace 108 crisoparse 60 blande 1 ebesto

139 jacincte 17 ametiste 87 celidoine

133 galgate 146 manete 115 coral 118 corneline

128 echite 76 hrboucl

144 ligure 161 selenite 134 gagtromée 91 ceraune 15 helyotropia

138 gerachite 131 epythiste 17 amatiste

148 mede 109 cristal 135 gaglatride 152 orite 145 liparée 281 obtalmius 153 pantoire 69 calcofanum

251 malaquite 86 cegolite

156 pirite 127 dyonise

Page 156: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

109

Lapidario di Cambridge

9 aimant 2 achate

13 alectoire 72 saphir

143 émeraude 160 sardoine 150 oniche 158 sarde 101 crisolite 57 béril

141 topaze 108 crisopasse 139 jacinthe 17 améthyste 87 chélidoine

164 jayet 146 magnète 115 corail 10 alabandine

118 cornaline

76 escarboucle 144 ligure

8 aétite 161 sélénite 134 gagatromée 91 céraune 15 héliotrope

138 gérachite 131 epistite 129 hématite

1 asbeste 154 péanite 157 sadde 148 mede 137 gelace 132hexacontalithe 88 chélonite

155 prase 109 cristal 135 galactide

152 orite 55 hyene

145 lyparie 130 enhydre 221 hyrum 28 anthrodragme

151 optalie 300 perle 153 panthère

1 absite 69 calcofoine

251 malachite 86 cégolithe

156 pirite 126 diadocode 127 dionise 102 chrysélectre 108 chrysoprase 192 exebenos 294 pedéros

Page 157: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

110

Lapidario in prosa Arsenal/Firenze

4 del diamant 72 del saphir

143 de l'esmeraude 140 des jaspes 101 del crisolite 141 de la topace 150 del oniche 160 del sardoine 68 del calcidoine 2 de l'acate

118 de cornouille 139 del jagonce 49 del balais 17 de l'ametiste

165 del rubin 13 del alectoire 87 del celidoine 9 del aïmant

15 del eliotropie

115 del coural 164 del jaiet 57 del beril (et del eris)

128 del echite 108 del grisopas 161 del silenite 134 del gagatrone

1 del beston 88 del celonite

163 del genatide 152 del oride 109 del cristal 135 del alactide 140 del jaspe pantier 142 de l'alcaferne 144 del igure 367 turquemaus 59 betannus

Page 158: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

111

Lapidario in prosa di Berna

139 jagonce 141 topas 143 esmeraude 165 rubis 72 safirs

140 jaspes 144 ligure 67 camahius 17 amatistes

101 crisolites 150 onicle 57 bericles 4 diamant

13 alectore 87 chelidoine

115 coral 118 corneline 303 piere de l'aigle 146 manès 91 cheraune 15 eliotrope

138 geracinte 129 ematistes

Page 159: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

112

Lapidario in prosa Sainte-Geneviève/British Museum

4 adamas 2 achates

72 saphir 140 jaspes 143 smaragde 160 sardoine 101 grisolite 57 beril

141 topace 139 jagunces 17 ametiste 13 alectoire

138 gerachite 87 celidonie

164 gaet 146 magnete 115 coral 118 corneline 144 ligurie 161 selonites 134 gagatromeu 91 ceraunius 15 electropie

131 epistes 129 ematites 154 peanites 148 medus 88 chelonites

109 cristal 135 galactida 152 orites 55 hyena

145 liparea 130 enidros 162 iris 26 androdania

128 echites 300 perle 153 pantere 69 calcofanus

149 melochites 254 megolitus 126 siadocus 127 dionisie 102 crisolectrus 150 onicle

79 cardinie 101 grisolitus 108 crisopras 10 alabandine 76 carbuncle 1 abeston

157 sada 163 gelatide 132exaccontalicus 155 prasius

1 abscictos 156 perites 140 jaspe 72 caphir 68 calcedonie

143 smaragdus 160 sardonie 57 beril

141 topaz 139 jacincte 17 amatiste

Page 160: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

113

PHILIPPE DE THAON, Lapidaire alphabétique

9 aïmant 2 agathen 2 agapis,agathes

13 alectoires 39 asius 11 alabaustre 20 amistunte 14 alerites 44 astrion 32 arachites 10 alemandina 33 aramanda 24 anatida 57 berillus 57 berilica 54 belloculus

115 corallus 74 caprates 91 ceraunius 88 ceronites 87 chelidonius

101 crisolitus 118 cornil 109 cristallus 115 corallus

124 cymbra 98 chimedia 67 cachmahief 68 calcedoine

114 collire 126 diadocos 125 daphinion 127 dionisia 170 draconitides

8 etites 15 eleutropius

131 epitites 192 exebenius 129 ematites 199 frigius 196 fenicites 200 fumonius 195 fedus 134 gagatromeos 135 galatides 133 gagates 137 galacias 55 hyema

218 herimachius 140 jaspis

139 jacinctus 162 iris 229 jacractizonta

8 letites 144 liguros 243 lincis 245 litigerus 234 lantelius 236 lasulius 146 magnes 255 melas 250 macedonius 273 niger 152 oristes 151 optalius 278 obsianus 150 onix 284 onchinius 153 pantheros 156 pyrites 311 proselitus 161 silenites 72 saphirus

349 tegolitus 366 trisites

Page 161: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

114

JEAN DE MANDEVILLE, Lapidario

76 escarboucle 165 rubis 49 balais 4 diamant 2 agattes

72 saphirs 143 emeraude 141 topasse 17 amatiste

212 grenate 305 pierre du souleil 304 pierre de la lune 139 jacinte 147 marguerite 140 jaspe 13 alectoire 68 cassidoine

160 sardonis 101 chrisolite 150 onix 108 crisopas 87 célidoine

146 magnet 211 gratices 118 corneline 144 ligure 128 echites 161 silente 133 gagatoine 91 céramon 72 saphyrs

143 emeraudes 140 jaspes 101 crisolite 141 topace 290 orincles 160 sardoine 68 cassidoine 2 acate

118 corneline 49 balais

165 rubis 13 alectoire

109 cristal

62 boras 340 suctinus 337 specularis 58 besar 85 cautaine 12 alacharist 81 caste coqs

216 hanon 233 langue de serpent 266 murmus 268 mutil 315 quirin 213 guanidros 169 donatides 367 turquoise 37 armenas

236 lazul 170 dre-concides 90 decapitis

206 genninille 312 pumey 235 lapis demath

Page 162: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

115

Ms. Fr. 2007

2 acate 17 amatiste 15 alitropia 9 ayment

10 alabandine 13 allectoire 16 amandine 25 andromante 18 ambre 34 areston 1 albeste 1 abintos

49 balay 57 beril 62 borax 54 belloculez 48 balagre 76 cherboucle 68 cacidoyne

118 corneline 108 crilopace 115 courail 87 celidoine

113 cocrice 69 calchofanos 91 cerame 91 ceramon

88 ceronites 86 cegorites

108 crisopassion 110 cianodées 82 cathomates 81 chastiten

109 cristal 4 dyament

174 dyane 127 dyomsia 126 dyacodos 126 dyaconides 171 dradicez 169 domacidez 166 demonis lapis 143 esmeraude 193 eycandalite 129 emach 177 elyon 129 emathites 185 ethindros 131 epistaces 132 exatontalitus 128 echites 320 rinastice 194 falconos 198 filaferion

210 grannatus 101 grisolite 210 granit 164 gaies 138 geratique 133 gargates 134 gagatromeo 137 galacia 108 grisopasse 135 galaricides 138 gerathidam 136 gerolitus 164 gaide 203 galionof 205 gellrich 139 jaconces 139 jacuj 140 jaspères 55 iena 1 istustos

230 kacabre 231 kakabartes 232 kamen 144 ligures 233 langue de serpens 145 liparea 305 pierre du souleil

Page 163: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Tabelle

116

304 pierre de la lune 236 lazulle 147 marguerite 268 mutille 148 medo 149 melochites 253 mauphites 252 marchacile 276 nitron 272 nithomas 150 oniche 279 obsist 291 orphanus 281 obtamble 152 onites 153 panthère 155 prasme 154 péanite

156 pirite 314 pyrophilos 312 punix 315 quirin 213 quanidros 165 rubi 318 reflambine 317 raunay 316 radyn 72 saphir

160 sardoine 335 sorige 158 sarde 337 speculaires 157 sarda 161 silenites 143 semagrade 344 syrus

322 samius 160 sardonis 330 serpentine 325 sarchofagus 340 suctimis 141 topace 367 turquemasz 361 thuridis 141 thopasion 359 thormine 353 termidor 348 tarach 352 terimy 361 tirites 162 yris 55 yène

374 zemech 375 zigrutes

Page 164: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

C O N C L U S I O N E

Page 165: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

118

Leggendo il testo di Varia 110, e la descrizione del manoscritto,

scopriamo un elemento notevole: la grossa lacuna tra la lettera C e la lettera J.

Confrontando questo manoscritto col suo “gemello” di Parigi, abbiamo

scoperto che manca la descrizione di ben cinquanta pietre, che più tardi

elencherò.

A un’osservazione attenta del libretto pare che si tratti di una lacuna

testuale piuttosto che materiale, dato che non risulta la mancanza di carte;

anche la scrittura appare continua e omogenea passando dalla carta 8 verso alla

carta 9 recto: le due carte non sembrano essere state scritte in momenti diversi.

Attraverso la lettura di Fr. 2007 veniamo a conoscenza delle pietre

mancanti: Celidoine, Cocrice, Calchofanos, Cerame, Ceramon, Ceronite,

Cegorites, Crisopassion, Cianodées, Cathomates, Chastiten, Cristal, Dyament,

Dyane, Dyomsia, Dyacodos, Dyaconides, Dradicez, Domacidez, Demonis

lapis, Esmeraude, Eycandalite, Emach, Elyon, Emathites, Ethindros, Epistaces,

Page 166: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

119

Exatontalitus, Echites, Rinastice, Falconos, Filaferion, Grannatus, Grisolite,

Granit, Gaies, Geratique, Gargates, Gagatromeo, Galacia, Grisopasse,

Galaricides, Gerathidam, Gerolitus, Gaide, Galionof, Gellrich, Jaconces,

Jacuj, Jasperes.

Per quanto riguarda i rapporti fra il lapidario di Torino e quello di

Parigi, si possono fare delle ipotesi. Con un ragionamento logico è evidente che

non si può sostenere che Fr. 2007 abbia copiato da Varia 110, dato che un

manoscritto completo non può trarre origine da uno lacunoso.

Eppure sebbene inizialmente mi fosse parsa la soluzione più evidente, a

mio avviso non si può sostenere neppure il contrario, cioè che Varia 110 derivi

da Fr. 2007.

Innanzitutto non vedo il motivo per cui il copista del manoscritto

conservato presso la Biblioteca Reale avrebbe dovuto “saltare”

volontariamente la descrizione di cinquanta pietre, dato che, come ho già detto

precedentemente, il codice non presenta alcuna parte mancante, e la scrittura

fra la carta 8 verso e la 9 recto appare continua e lineare.

Senza contare che l’interruzione avviene proprio nel mezzo della

descrizione di una pietra: a mio avviso, se proprio avesse deciso per motivi che

Page 167: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

120

noi non conosciamo di tralasciare alcune parti, avrebbe almeno completato i

paragrafi, anziché “attaccarli” sotto l’unica dicitura di corallo.

E’ evidente che il nostro copista doveva avere sottomano una copia del

testo già lacunosa, che però noi non possediamo.

Inoltre ci sono due piccole lacune in Fr. 2007 che avrebbero alterato la

comprensione del testo e sicuramente non sarebbero mai state ricostruite dal

copista di Varia 110, come invece sul lapidario appare. Mi riferisco a queste

due omissioni.

A pag. 27 riga 392 si legge: “Et n’est pas pierre précieuse, mes pour ce

que sa vertu est merveileuse, nous en parlerons aucunement entre les pierres

précieuses”. In Fr. 2007 “nous en parlerons” manca, e ciò rende completamente

inintelligibile la frase. Il copista di Varia 110 sarebbe riuscito a capire che cosa

mancava e ad integrare adeguatamente la frase?

Ancora, a pag. 53, riga 775, si legge “la nuit”, che manca in Fr. 2007.

Qui comunque la lacuna non altera il senso del testo e avrebbe potuto essere

tranquillamente integrata (se di lacuna si tratta, dato che potrebbe essere

un’aggiunta di Varia 110).

Page 168: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

121

Inoltre c’è un elemento che mi fa ulteriormente credere che i due

lapidari non siano tratti direttamente dall’originale, ma da una copia.

L’elemento si trova a pag. 60 riga 875: dopo le parole “Iten en ciel jouste le”

c’è uno spazio bianco, identico a quello che si trova su Fr. 2007. Qui

probabilmente doveva esserci una parola non compresa e quindi saltata. Lo

stesso comportamento attuato dai due lapidari mi fa credere che essi abbiano

copiato da una copia che aveva già in sé questo elemento, questo “spazio

bianco”. Il copista di questa copia non avrebbe capito cosa voleva dire

l’originale. Oppure a sua volta può aver copiato da un esemplare lacunoso.

A questo punto si può tracciare quello che potrebbe essere uno stemma

base, considerando O l’originale, x la copia usata dai due lapidari, á Fr. 2007 e

â Varia 110.

O

x

á

â

user
user
user
Page 169: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

122

Tra x e â dovrebbe verificarsi la lacuna, in forma di lacerazione di x,

oppure di un’ulteriore copia contenente la lacuna.

Al di là del confronto puramente testuale fra i due codici, è opportuno

anche tentare di analizzare l’origine di ognuno di essi dal punto di vista storico.

Tuttavia la contestualizzazione di questi due manoscritti non è semplice,

soprattutto dal punto di vista geografico.

Per quanto riguarda il periodo storico, sappiamo che entrambi risalgono

al XV secolo. E’ stato possibile affermarlo grazie allo studio della lingua (è un

francese antico molto simile a quello moderno) e della scrittura (neogotica).

Immaginiamo che in quel periodo fosse in piena diffusione il lapidario di Jean

de Mandeville, al quale, come abbiamo detto nel capitolo Commento, il nostro

trattato direttamente si ispira.

La localizzazione geografica è una questione più complicata, perché si

tratta di decidere cosa vogliamo contestualizzare, se l’originale oppure gli

esemplari che possediamo noi, cioè Varia 110 e Fr. 2007. Con gli scarsi

elementi che abbiamo, è opportuno limitarci a fare delle ipotesi riguardo a

Page 170: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

123

queste copie, e magari arrivare ad azzardare la loro funzione, che non è stata

ancora appurata. E’ solo attraverso lo studio della lingua che possiamo

ipotizzare la provenienza di questi trattati, non possedendo altri elementi utili

all’identificazione degli autori (o meglio dei copisti). Ricordiamo infatti che in

entrambi i codici non è citato né il nome dell’autore, né del copista. Non

sappiamo chi fossero i dedicatari né i motivi che hanno condotto alla

realizzazione delle opere.

Analizzando termini particolari, come afoler, atemprer, bousse, coron,

frenuz, palexine, prunelle, vermine, veniamo indirizzati verso il nord della

Francia, in particolare il nord-est.

Afoler, “tagliare, mutilare”, è indicato dal Tobler-Lommatzsch come un

termine di origine vallona, del Rouchi, della Marne, della Yonne, del Poitou

ma anche svizzera1.

Atemprer, “immergere”, proviene invece dalla Picardie2.

Bousse, “pancia”, è un termine vallone, della Lorena del nord e della

Champagne3.

1 A. TOBLER – E. LOMMATZSCH, Altfranzösisches etymologisches Wörterbuch, F. Steiner, Wiesbaden, 1988-2002, tomo I, pag. 194 2 A. TOBLER – E. LOMMATZSCH, op. cit., tomo I, pag. 626

Page 171: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

124

Coron, “fondo, estremità”, dal latino cornu, proviene dalla Picardie,

dalle Fiandre e dal territorio vallone4.

Frenuz, “formiche”, è anch’esso vallone5.

Palexine, “paralisi”, sarebbe addirittura un termine giudeo-francese

(quindi localizzabile nel nord della Francia)6.

Prunelle, “pupilla”, dal latino prunum, è localizzabile nell’area della

Picardie, ma è anche un termine anglonormanno e giudeo-francese7.

Infine vermine, “parassiti”, termine normanno8.

Ricapitolando, i suddetti termini appartengono ai dialetti vallone,

piccardo, anglo-normanno, fiandro, della champagne, addirittura giudeo-

francese. L’area è sicuramente vasta, ma è da qui che dobbiamo partire per

scoprire qualcosa di più sui nostri lapidari.

3 W. VON WARTBURG, Französisches etymologisches Wörterbuch, Zbinden, Basel, 1970, tomo I, pag. 473 4W. VON WARTBURG, op. cit., tomo II2, pag. 1199 5 W. VON WARTBURG, op. cit., tomo III, pag. 720 6 F. GODEFROY, Dictionnaire de l’ancienne langue française et de tous ses dialectes du 9. au 15. siècle, Slatkine, Ginevra, 1982, tomo V, pag. 704 7 W. VON WARTBURG, op. cit., tomo IX, pag. 494 8 W. VON WARTBURG, op. cit., tomo XIV, pag. 292

Page 172: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

125

Innanzitutto, cosa può suggerirci l’uso di queste forme “locali”

all’interno di un testo che in linea di massima si pone all’interno di un’area

linguisticamente francese (ovvero dell’Ile de France)?

Osservando i termini in questione, ci accorgiamo che il loro contesto di

utilizzo non può che essere quello di tipo quotidiano, se non triviale e di

carattere “contadino”. Sappiamo che è frequente il ricorso a forme dialettali

ogni qual volta il discorso si allontana da un livello elevato anche e soprattutto

per quanto riguarda i contenuti (per il quale si adotterà un codice standard a

seconda dell’epoca, in questo caso il francese dell’Ile de France). E’ quindi

un’ipotesi verosimile l’uso da parte dei copisti di queste parole nelle forme

tipiche delle regioni di provenienza. Tutto questo senza dover necessariamente

andare ad intaccare il resto del trattato, che sembra maggiormente puntare a

un’illustrazione di carattere etico, religioso e fantastico. Fra le ipotesi elaborate

a proposito degli scopi di quest’opera, ricordiamo infatti quella di un eventuale

dono di nozze, riconoscendo con sicurezza la qualità materiale dei manoscritti,

l’accuratezza del testo e dei contenuti, e l’appartenenza dei due codici a

biblioteche d’origine reale.

Page 173: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Conclusione

126

Ma c’è un elemento molto importante di cui dobbiamo tenere conto, e

cioè l’ispirazione diretta al lapidario di Jean de Mandeville. Se cerchiamo

all’interno di questo trattato i termini che abbiamo prima elencato, troviamo

proprio bousse, coron, palexine, prunelle e vermine. Quindi sarebbe più

corretto riferirne l’uso alle fonti usate dai due copisti, piuttosto che a essi stessi.

Ricordiamo che Jean de Mandeville nacque a St. Alban, in Inghilterra. Se il

lapidario davvero è stato scritto da lui, non ci può stupire la presenza di termini

che ben giustificano la provenienza dell’autore, che rientra in un’area

linguisticamente anglo-normanna.

Sugli eventuali interventi dei copisti, invece, non abbiamo elementi

decisivi.

Page 174: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

G L O S S A R I O

Page 175: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

128

In base alla trascrizione di De la vertu des pierres ho avuto modo di

compilare un interessante glossario, allo scopo di permettere una migliore

comprensione del testo, grazie alla traduzione dei vocaboli meno noti o meno

comprensibili.

Sono stati esclusi dal repertorio i vocaboli di immediata comprensione,

grazie alla loro vicinanza all’uso moderno, quali ad esempio sostantivi come

pierre, homme, vertu, serpent, e verbi come mettre, avoir, conforter, donner.

La grafia con cui sono stati riportati i vocaboli corrisponde a quella del

manoscritto, con l’aggiunta di eventuali accenti, secondo l’uso moderno.

Di ogni termine è stata fornita soltanto la traduzione, seguita dalla

pagina e il numero della riga in cui compare.

Le forme verbali sono state glossate all’infinito. Dopodiché sono state

citate tutte le forme in cui è coniugato nel testo. Riporto un esempio per

chiarire quanto sopra detto:

Page 176: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

129

|PASMER| svenire

PASMÉES p. pass. f. pl.: 41,604

I vocaboli sono stati glossati al singolare, ma vengono elencate anche le

forme plurali in cui è citato nel testo.

Alcuni vocaboli si ripetono frequentemente all’interno del manoscritto,

e presentano delle divergenze grafiche: tutte sono state documentate nell’unica

glossa del vocabolo.

Ad esempio, il termine diaspro si presenta nelle diverse forme jaspre,

jaspère e jaspe.

Per i termini che presentano più di un’accezione sono stati riportati i

diversi significati, accanto ai quali è indicata l’occorrenza. Ad esempio

gravelle può significare, a seconda del contesto, calcoli renali, oppure sabbia.

Di alcuni vocaboli non è stato possibile ritrovarne il significato sui

dizionari da me usati. Di questi quindi non è disponibile una glossa che ne

spieghi il significato.

Page 177: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

130

AA

ACHARIUS Acquario (segno zodiacale): 57,827

|AFOLER| tagliare, mutilare

AFOLEZ p. pass.: 26,362

|AMMONESTER| esortare, incoraggiare, persuadere

AMMONESTE ind. pres. 3^s.: 35,517

ARCHULES Ercole: 19,276; 60,870

ARÈRE campo: 13,183

|ATEMPRER| immergere

Page 178: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

131

ATREMPÉ p. pass. f. pl.: 2,23; 4,42

ATREMPRE ind. pres. 3^s.: 39,579

AVENLEURE cecità: 26,367

BB

BERCEL culla

BERCEULX: 26,376

BOURDEXELLE ombelico: 4,546

BOUSSE pancia: 13,184-185

BOUTEREL rospo: 12,174

Page 179: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

132

BOUTERIAUL: 13,183-185

BRÉHAINGUE sterile: 53,770

CC

CAFROPEJE Cassiopea: 59,859

CARCIDIACRE cardiaco, del cuore: 25,351

CHAITON cassone: 13,178

CHIEF testa

CHIEP: 13,184

Page 180: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

133

CLEMAZ latitudine: 19,276

|COMMINUER| ridurre in schegge, triturare

COMMINUÉ p. pass. f. s.: 47,690

CORON fondo, estremità: 13,186

CORROUZ verruche: 38,558

COURSON diarrea: 18,261; 50,737

CRAPAUT rospo: 15,208-211; 28,403-409; 29,413-414

CRAPAUS: 28,404

Page 181: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

134

DD

|DESLIER| svelare, scoprire: 27,389

EE

|EMPRINTER| ispirare: 24,342

ENDROMADE Andromeda: 58,851

|ENFRONTER| recidere, tranciare

ENFRONTENT ind. pres. 3^pl.: 25,359

Page 182: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

135

ENGREF attacco, aggressione

ENGREFS: 5,67

|ENBLER| rubare: 6,87

ESMARUDE dispiacere

ESMARUDES: 17,246

AMAYRUDES: 50,739

ESQUINANCE stranguglioni: 12,162

ESSEVEURE gonfiore

ESSEVEUREZ: 53,776

ESLEVEUREZ: 53,778

ETHITES pietra fantastica oppure aetite: 66,965

Page 183: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

136

FF

FAYE fegato: 54,789

FEUVE fava: 7,96

FIX ingiurie: 50,737

FRENUZ formiche: 38,551

FUCEQUE di frutta: 12,173

Page 184: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

137

GG

GADES Cadice: 19,276

GRAVELLE calcoli renali: 22,312

ghiaia: 38,554

HH

HOUPE upupa: 35,514

Page 185: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

138

JJ

JAGONCE giacinto: 16,223

JASPRE diaspro: 2,13; 18,260

JASPÈRES: 19,266

JASPE: 33,480

JAU gallo: 38,551

LL

Page 186: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

139

LAIZ brutto: 25,361

LAYNS lince: 21,296

MM

MAINDRE meno: 7,96

MESCHIEZ disgrazia, sventura: 17,239

MEUTEZ colonne: 19,276

MORFUNDRE raffreddarsi, assiderarsi: 51,743

Page 187: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

140

NN

NOISE dispiacere

NOISES: 17,245

OO

OELLIN occhietto: 12,174

Page 188: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

141

PP

PAIRES porro: 18,255

PALEXINE paralisi: 18,254; 25,353

PALLEXIN: 30,439

|PASMER| svenire

PASMÉES p. pass. f. pl.: 41,604

PARCIEZ forato: 13,178

PO poco: 7,89

POITRINE petto: 35,516

Page 189: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

142

POICTRINE: 61,889

POUTRÈNE: 3,27

PROIE preda: 36,522

PRUNELLE pupilla: 14,193

RR

ROUSÉE rugiada: 26,363

Page 190: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

143

SS

SALMIA isola di Samo: 47,693

SARDIS Sardi, antica capitale della Lidia,

in Asia Minore: 42,620

SAFFRON zaffiro: 19,275

SAFRON: 21,300

TT

Page 191: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

144

THOPASIS odierna Saint-Jean, isola nel Mar Rosso:

72,759

UU

URCES Orse: 60,876

VV

VARLET paggio, valletto: 13,182

Page 192: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Glossario

145

VERMINE parassiti: 11,149; 42,614

VERMINES: 42,612

VISEICE vizio: 23,321

VOTOUR avvoltoio: 36,520

Page 193: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

E L E N C O D E L L E P I E T R E

Page 194: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

147

1. AGATE agata

2. AMATISTE ametista

3. ALITROPIA eliotropo

4. AYMENT magnete

5. ALABANDINE alabandina

6. ALLECTOIRE allettorio

7. AMANDINE non identificabile

8. ANDROMANTE corrispondente forse a una pirite

chiara

9. AMBRE ambra

Page 195: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

148

10. ARESTON asbesto

11. ALBESTE asbesto

12. ABINTOS asbesto

13. BALAY spinello (forse il nome indica la

provenienza dal Balaghât, in India)

14. BERIL berillo

15. BORAX borace

16. BELLOCULEZ “occhio di Belo (Baal)”, forse

un’agata cerchiata

17. BALAGRE non identificato

Page 196: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

149

18. CHERBOUCLE carbonchio

19. CACIDOYNE calcedonio

20. CORNELINE cornalina

21. CRISOPACE crisoprasio

22. COURAIL corallo

23. IENA ienia (pietra fantastica che si

diceva uscisse dall’occhio della

iena)

24. ISTUSTOS forse asbesto

25. KACABRE nome arabo corrispondente a

Page 197: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

150

“carbone”

26. KAKABARTES non identificato

27. KAMEN forse un tipo di onice

28. LIGURES forse ambra, di cui Plinio dice

che fosse chiamata da Demostrato

lyncurium (urina di lince)

29. LANGUE DE SERPENS serpentina

30. LIPAREA non identificabile (forse

proveniente da Lipari)

31. PIERRE DU SOULEIL avventurina orientale

32. PIERRE DE LA LUNE argentina o lunaria

Page 198: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

151

33. LAZULLE lapislazzulo

34. MARGUERITE perla

35. MUTILLE boord, una specie di diamante

36. MEDO non identificabile

37. MELOCHITES malachite

38. MAUPHITES non identificabile, forse una

sostanza di tipo vegetale come

oppio o estratto di papavero

contenente morfina

39. MARCHACILE pirite di ferro (non è

Page 199: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

152

identificabile con l’odierna

marcassite)

40. NITRON natron

41. NITHOMAS alabastro

42. ONICHE onice

43. OBSIST non identificato

44. ORPHANUS forse un opale, o un rubino

45. OBTAMBLE non identificato

46. ONITES magnetite

47. PANTHÈRE forse opale

Page 200: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

153

48. PRASME prasio

49. PÉANITE forse una varietà di agata

50. PIRITE pirite

51. PYROPHILOS pirofila, pietra fantastica

52. PUNIX pietra pomice

53. QUIRIN non identificabile

54. QUANIDROS non identificabile

55. RUBI rubino

56. REFLAMBINE non identificato

Page 201: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

154

57. RAUNAY ocra rossa

58. RADYN non identificabile

59. SAPHIR zaffiro

60. SARDOINE sardonice

61. SORIGE non identificato

62. SARDE sarda

63. SPECULAIRES mica

64. SARDA conchiglia

65. SILENITES madreperla

Page 202: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

155

66. SEMAGRADE smeraldo

67. SYRUS pietra pomice

68. SAMIUS pietra di Samo

69. SARDONIS sardonice

70. SERPENTINE serpentina

71. SARCHOFAGUS sarcofago

72. SUCTIMIS succino o ambra

73. TOPACE topazio

74. TURQUEMASZ turchese

Page 203: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

156

75. THURIDIS non identificato

76. THOPASION topazio

77. THORMINE non identificato

78. TERMIDOR non identificato

79. TARACH sangue di drago, non

identificabile

80. TERIMY vernice

81. TIRITES pirite

82. YRIS iride, quarzo trasparente

Page 204: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Elenco delle pietre

157

83. YÈNE ienia

84. ZEMECH lapislazzulo

85. ZIGRUTES non identificabile

Page 205: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

T O P O N I M I E A N T R O P O N I M I

Page 206: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Toponimi e antroponimi

159

ALABANDRE Efeso: 7,91

ALIXANDRE Alessandro Magno: 33,482; 35,506

ALIXANDRIE Alessandria: 37,535

ALLEMANGNE Germania: 42,624

ARABE Arabia: 32,472; 40,586; 50,732

ARABES: 29,418

RABIE: 48,707

ARISTOTE Aristotele: 15,206; 53,783; 65,951; 66,954

ARISTOTILES: 65,949

AVICENNE Avicenna: 67,972

CAARON Aaron d’Alessandria: 19,271

Page 207: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Toponimi e antroponimi

160

CHIPRE Cipro: 6,73

DIASTOLITEZ Diascoride o Dioscoride: 65,941

DIASTORIDES: 66,960

EPHÈSE Efeso: 7,91

ENAX Evax: 19,271; 54,795; 55,810

ESCULAPERIUS Esculapio, dio greco (Asclepio) e romano

della medicina: 34,496

ESPAIGNE Spagna: 19,277

ESPAINGNES: 19,275

ESPENGNE: 42,623

ETHIOPE Etiopia: 32,472

Page 208: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Toponimi e antroponimi

161

YTIOPIE: 6,72

EUFRATES Eufrate: 33,483

GADES Cadice: 19,276

GALIEN Galieno: 67,972

HOMGARIE Ungheria: 46,677

INDE India: 6,73; 53,780

YNDE: 11,153; 16,219; 18,249; 21,295;

29,418; 32,472; 40,586; 43,632; 48,707

JUDÉE Giudea

PETITE JUDÉE: 37,543

GRANT JUDÉE: 40,592

Page 209: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Toponimi e antroponimi

162

LIBIE Libia: 16,219; 23,324; 32,472

LUBIE: 38,554

MACHIDONNE Macedonia: 33,487

MÈDE Media: 33,487

MOYSE prob. Mosè Maimonide: 19,266

ORIENT Oriente: 37,535; 38,554; 50,732

PERCE Persia: 44,634

ROME Roma: 31,442

ROY DE HOMGARIE Bela IV, sovrano dagli amori agitati, che

regnò dal 1235 al 1270: 46,676

Page 210: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Toponimi e antroponimi

163

SALMIA isola di Samo: 43,693

SARDIS Sardi, antica capitale della Lidia: 42,620

SIRIE Siria: 47,686

THOPASIS isola di St. John, nel Mar Rosso: 52,759

YSIDORE Isidoro di Siviglia: 19,274

YSODORON: 47,687

Page 211: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

A N I M A L I E P I A N T E

Page 212: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Animali e piante

165

ASNE asino: 5,68

AVEULLE aquila: 64,925

CHANCRE granchio: 57,830

CHAPPON cappone: 7,94

CHEVAL cavallo: 51,746

CHEVAULX: 51,743

CHEVAUX: 58,849-850

CHÈVRE capra: 57,838

CHIEN cane: 2,21; 40,595

CHIENS: 23,326-328

CRAPAUT rospo: 15,208-211; 28,403-409; 29,413-414

Page 213: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Animali e piante

166

CRAPAUS: 28,404

DRACON drago: 53,782

DRACHON: 60,876-877; 63-917

DAGRON: 25,359

EGLE aquila: 64,930

ELITROPIA elitropia: 3,30

ALITROPIA: 3,39; 5,71

FAULCON falco: 36,521

GRIFONS grifone: 46,669

IGNELLE agnello

IGNELLES: 40,595

Page 214: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Animali e piante

167

LAYNS lince: 21,596

LÉON leone: 56,818-824; 60,871

MOUTON montone: 56,818; 61,889

OYSEAU uccello

OYSEAUX: 40,595

PANTHER pantera: 32,565

PIN pino: 49,725

POISSON pesce: 40,596; 57,831; 66,958

SALMANDRE salamandra: 10,132-141

SCORPION scorpione: 57,830

Page 215: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Animali e piante

168

SERPENT serpente: 2,21; 33,484

SERPANT: 59,865; 62,900; 64,925

SERPH serpe: 64,934

THOREAU toro: 57,837

YDRE idra: 63,917

Page 216: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

S I M B O L I Z O D I A C A L I E A S T R O L O G I C I

Page 217: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Simboli zodiacali e astrologici

170

ACHARIUS Acquario: 57,827

ARCHULES Ercole (costellazione): 19,276; 60,870

CAFROPEJE Cassiopea: 59,859

CANCER Cancro: 57,832

CENTAURUS Centauro: 63,921

ENDROMADE Andromeda: 58,851

GEMINI Gemelli: 57,827

JUPITER Giove: 61,887

LIBRA Bilancia: 57,827

Page 218: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Simboli zodiacali e astrologici

171

MARS Marte: 62,905

MERCURE Mercurio: 62,903

PÉGASUS Pegaso: 58,848

PISCES Pesci: 57,832

SATURNE Saturne: 61,879

SCORPIO Scorpione: 57,832

SERPANTAIRE 59,864

URCES Orse (costellazioni): 60,876

VENUS Venere: 63,908; 65,937

YDRE Idra: 63,917

Page 219: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

A U T O R I C I T A T I

Page 220: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

173

AARON: (Caaron nel lapidario) molto probabilmente si tratta di Aaron (o

Ahron) d’Alessandria, sacerdote e medico del VII secolo. Ha lasciato un’opera

importante in lingua siriana intitolata Pandectae, trenta libri di commenti sugli

studi dei medici greci.

ALBERTO MAGNO: Albert (o Albertus) nacque a Lauingen an der Donau,

in Swabia (ora Germania), secondo le fonti più accreditate nell’anno 1193.

Svolse i suoi studi a Padova, dove, nel 1223 (o forse nel 1229), prese contatti

con l’ordine dei Domenicani, da cui fu attratto e cui si unì. Insegnò a Padova,

Bologna ed in altri conventi in Germania. Nel 1245 fu inviato all’Università di

Parigi, dove fu nominato magister (docente universitario) di teologia e lesse le

traduzioni dei testi arabi e greci di Aristotele. Nella capitale francese, Alberto

cominciò a cimentarsi con l’ardua missione, di chiaro stampo sincretistico, di

presentare l’intero corpus di conoscenze in un’opera unica: scienze naturali,

logica, retorica, matematica, astronomia, etica, economia, politica e metafisica.

Scrisse commentari su tutte le opere di Aristotele. Fu in seguito nominato

Vescovo di Ratisbona e ottenne una cattedra domenicana di teologia a Colonia,

Page 221: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

174

dove portò con sé il suo discepolo Tommaso d'Aquino, e lo iniziò al sapere

aristotelico. Nella stessa città di Colonia morì il 15 novembre del 1280.

ALFONSO IL SAGGIO: Alfonso X detto il Saggio, re di Castiglia e di Léon,

nacque a Toledo il 23 novembre 1221. Figlio primogenito di Ferdinando III e

Beatrice di Svevia, si dedicò più volentieri alle lettere e alle scienze piuttosto

che all’attività politica e militare. Ciò gli valse l’appellativo di “Saggio”. Attuò

nel giro di trent’anni il progetto di comporre una sorta di enciclopedia

universale del sapere, e a tale scopo fece tradurre in lingua romanza numerosi

trattati arabi e classici. Riunì a corte e protesse generosamente un notevole

gruppo di lavoro costituito da studiosi ebrei e cristiani. Deposto da suo figlio

Sancho nel 1282, si rifugiò in Marocco, dopodiché diseredò il figlio e nominò

eredi i nipoti. Morì a Siviglia il 4 aprile 1284.

ARISTOTELE: Nato a Stagira, in Macedonia, nel 384 a.C., morto ad Atene

nel 322. Filosofo fondatore della scuola peripatetica. La sua vastissima opera

destinata ai suoi discepoli comprende trattati di fisica, cosmologia, botanica,

zoologia, fisiologia, logica e metafisica. Per quanto riguarda il regno minerale,

Page 222: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

175

molti autori hanno fatto riferimento al cosiddetto Lapidario di Aristotele, che in

realtà è un apocrifo. Scritta in siriano o in persiano nel V o VI secolo,

quest’opera è molto orientata verso i poteri soprannaturali delle pietre.

ARNOLDO DI SAXO: Abbiamo poche informazioni su di lui. Si suppone

originario si Saxo, e avrebbe vissuto all’inizio del XIII secolo. Autore della De

virtute universale nella quale ci sarebbero citazioni del Lapidario di Aristotele

tradotto da un certo Gerardo (traduzione oggi scomparsa). Il suo lapidario è

molto vicino a quello di Alberto Magno, e sembra ispirato sia a Marbodo che a

Diascoride, come quello di Bartolomeo Anglico.

AVICENNA: Conosciuto in Occidente con il nome di Avicenna, Ibn Siná

nacque nel 980 ad Afchana, presso Boukara, dove suo padre esercitava

funzioni amministrative e militari. Eccezionalmente dotato, studiò la

matematica, la logica, la filosofia, il diritto e la medicina. Guarì l’emiro di

Boukara da una malattia grave e per questo gli fu permesso di accedere alla

biblioteca. Consigliere di personaggi nobili, visse in un contesto politico

agiato, che non gli impedì di scrivere numerose opere filosofiche e medicali.

Page 223: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

176

Le due più importanti sono Il canone della medicina e la Chifa, enciclopedia

delle conoscenze filosofiche e scientifiche dell’epoca, soprattutto l’opera di

Aristotele.

BARTOLOMEO ANGLICO: Monaco francescano dell’inizio del XIII

secolo, autore di un’opera enciclopedica intitolata De proprietatibus rerum,

che fu tradotto in francese antico dal frate Jehan Corbichon, dell’ordine di

Sant’Agostino, a partire dal 1372 su richiesta del re Carlo V. Il libro XVI tratta

delle sostanze minerali e costituisce un lapidario manifestamente molto ispirato

a Isidoro di Siviglia, Diascoride e Marbodo.

CAARON (cfr. Aaron)

DIASCORIDE: Quest’autore citato anche da Vincenzo di Beauvais e

Bartolomeo Anglico non va confuso con Dioscoride. Secondo Dorothy

Wickoff il Diascoride citato da Vincenzo di Beauvais sarebbe un miscuglio di

Dioscoride e di Damigeron, e quello citato da Bartolomeo Anglico di un

amalgama tra il lapidario di Marbodo e diverse fonti arabe. Si può quindi

Page 224: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

177

pensare che non si tratti di un autore originale ma di misture risultanti da

iniziative prese da copisti anonimi.

DIOSCORIDE: Medico greco del primo secolo dopo Cristo, nato ad

Anabarba in Cilicia (Asia Minore). Contemporaneo di Plinio, essenzialmente

botanista, ha lasciato un trattato sull’uso medicinale delle piante e dei minerali

che presenta molte analogie con quello che ne dice Plinio. Probabilmente

hanno lavorato in maniera indipendente ma utilizzando le stesse fonti.

EVAX: Questo autore probabilmente non è mai esistito. Il lapidario di

Marbodo comincia così: “Evax fút un mult ríches réis: / Lu régne tint des

Arabéis”, e gli autori successivi hanno potuto dedurre che Marbodo si era

servito di un lapidario più antico scritto da questo Evax. Ma in realtà l’autore

primitivo era senza dubbio Damigeron, e l’allusione ad un re chiamato Evax

sarebbe stata aggiunta in occasione della traduzione in latino, forse per

introdurre il mito di un re venuto dall’Oriente, patria delle pietre preziose.

Page 225: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

178

GALIENO: Celebre medico greco dell’inizio dell’era cristiana (131-201)

considerato un’auctoritas fino alla fine del XVII secolo. Esercitò a lungo la sua

arte a Roma e fu autore di un’opera considerevole. Ottimo anatomista, fu

rimproverato di aver voluto sistematizzare la patologia medica in regole più o

meno astratte.

ILDEGARDA DI BINGEN: Beata, fu mistica benedettina vissuta in

Germania tra il 1098 e il 1179 dove nacque da nobile famiglia a Bockelheim.

Venne educata nel convento dei Benedettini di Disibodenberg, diventandone

poi badessa. Intorno al 1147 si trasferì con diciotto consorelle al convento di

Rupertsberg, presso Bingen, dove continuò ad esercitare il dono della profezia

che aveva già espresso nel Liber Scivias, opera in cui descrive le sue esperienze

mistiche lasciando previsioni profetico-apocalittiche. Fu autrice, tra l’altro,

dell’importante Liber vitae meritorum e del Liber divinorum operum. Spaziò

tra teologia e medicina: Liber subtilatum, Physica e Causae et Curae.

Compose anche musiche degne di attenzione: brani liturgici in onore dei Santi

e della Beata Vergine, l’Ordo virtutum di carattere morale e il Cantico

dell’Estasi. Morì il 17 settembre 1179 poco dopo essere stata canonizzata.

Page 226: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

179

ISIDORO DI SIVIGLIA: Letterato dell'alto Medioevo (Hìspalis, ora Siviglia,

570 circa - 636). Nato da una famiglia di origini romane, fu educato dal fratello

Leandro, letterato e vescovo di Siviglia. Nel 600, alla morte del fratello, Isidoro

gli succedette come vescovo, dedicandosi alla riorganizzazione della chiesa

spagnola e curando i rapporti con i re visigoti. Le sue opere, dalla forte

tensione enciclopedica ma scarsamente innovative, rappresentarono per tutto il

medioevo summae canoniche di riferimento e trovarono larga diffusione: al di

là della produzione religiosa, sono da ricordare le opere storiografiche come il

De viris illustribus, i Chronica e l'Historia Gothorum, Vandalorum, Sueborum.

Soprattutto gli Etymologiarum sive Originum libri XX testimoniano il tentativo

di raccogliere e catalogare il sapere classico non a fini eruditi, ma per

conservarlo e sistematizzarlo a uso dei nuovi ceti dirigenti, in rapida e radicale

trasformazione. Il libro XVI tratta delle pietre e i metalli, Isidoro cita settanta

pietre e menziona come sue fonti Plinio e Dioscoride, ma mostra una totale

infondatezza scientifica nei raggruppamenti mineralogici

Page 227: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

180

JEAN DE MANDEVILLE: Cavaliere inglese che nacque nel 1300 a St.

Albans. A 27 anni, il giorno di San Michele, partì per un viaggio che lo portò

dapprima in Egitto, dove partecipò come mercenario nelle guerre del sultano

contro i beduini. Poi visitò la Palestina, l’India, l’Asia e la Cina, e servì per

quindici mesi nell’armata del Gran Khan di Mongolia. Dopo un’assenza di 33

anni tornò e con l’aiuto di un fisico conosciuto alla corte del sultano, scrisse

una relazione sulle sue esperienze ed osservazioni, il Magnus villanus. Morì

nel 1372.

MARBODO DI RENNES: Nacque nelle vicinanze di Augers nel 1035, città

dove studiò e poi fu chiamato ad insegnare diventandovi Cancelliere e

Arcidiacono. Nel 1096 fu eletto vescovo a Rennes, in Bretagna, e vi mantenne

la cattedra fino alla sua morte, nel 1123. Abbiamo alcune sue lettere contenenti

pareri contrari alle innovazioni in campo di Dottrina e pratiche. Scrittore e

poeta, ci ha lasciato alcune agiografie, e poesie centrate su temi biblici,

martirologici e agiografici, oltre al Liber lapidum in esametri. Scrisse anche

epigrammi e preghiere in versi latini.

Page 228: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

181

MOSÈ MAIMONIDE: Soprannominato a volte Mosè l’Egiziano, era un

filosofo ebreo, nato a Cordoba nel 1136. Fu discepolo di Averroè, si dedicò alla

medicina ma avrebbe anche praticato il commercio delle pietre preziose.

Divenne rabbino. La sua filosofia tenta di conciliare Platone, Aristotele, e la

legge di Mosè. I suoi Commenti sulla Mishna cominciati in Spagna, furono

terminati in gitto, dove fu obbligato a rifugiarsi e morì nel 1204.

PHILIPPE DE THAON: Nato sicuramente in Inghilterra da una famiglia

normanna originaria della regione di Caén, Philippe de Thaon ha composto, tra

il 1113 e il 1154, le prime opere scientifiche in lingua volgare. A lui si deve un

trattato di Computo, non molto originale, che si ispira a Beda; un Bestiario la

cui fonte principale è il Fisiologo; due lapidari, uno Alfabetico e l’altro

Apocalittico. Pare che si debba attribuire a lui anche Le livre de Sibile,

composto nel 1140, traduzione della Sibilla Tiburtina in prosa latina.

Considerato dalla critica un autore mediocre e pedante, ebbe comunque il

pregio di essere un pioniere della letteratura scientifica in lingua volgare.

Page 229: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

182

PLINIO IL VECCHIO: Officiere nell’armata romana e giurista, Plinio scrisse

numerose opere ma è conosciuto soprattutto in quanto autore di una Storia

naturale in trentasette libri, monumentale testimonianza delle conoscenze e

delle credenze del tempo. Gli ultimi due libri sono dedicati al mondo minerale:

il libro XXXVI alle pietre, il libro XXXVII alle pietre preziose. Nato a Como

nel 29 d.C., Plinio morì soffocato nel 79 durante l’eruzione del Vesuvio che

distrusse Pompei. Egli comandava, all’epoca, la flotta romana a Miseno.

TEOFRASTO: Filosofo greco (372-287 a.C.), discepolo e successore di

Aristotele alla testa del Liceo. Tra le sue opere si trovava un trattato sulle pietre

di cui è rimasta conservata solo qualche pagina, ma sembra che non fosse

conosciuto dagli autori arabi del Medioevo.

TOMMASO DI CANTIMPRÉ: Nato nel 1201, vicino Bruxelles, da una

famiglia nobile del Brabante. Nel 1217 divenne canonico dell’abbazia di

Cantimpré e vi restò quindici anni prima di essere ordinato prete e di entrare

nell’ordine dei Domenicani a Louvain. Effettuò il suo noviziato a Colonia e poi

a Parigi e deve aver avuto l’occasione di incontrare Alberto Magno. Ritornò in

Page 230: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Autori citati

183

seguito a Luovain dove morì tra il 1263 e il 1280. Scrisse soprattutto storie

edificanti e vite di santi, ma è anche autore di un’enciclopedia in cui è incluso

un lapidario che presenta molte analogie con quello di Arnoldo Saxo,

indubbiamente per aver utilizzato le stesse fonti.

Page 231: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

B I B L I O G R A F I A

Page 232: L'edizione del Lapidaire della Biblioteca Reale di Torino

Bibliografia

185

• ALBERTUS MAGNUS, De virtutibus herbarum lapidum et animalium, a

cura di Michael Scott, Amsterdam 1655

• ALFONSO IL SAGGIO, Le gemme e gli astri, a cura di Luca Temolo

Dall’Igna, Xenia, Milano 1997

• M. ANGEL, Le monde minéral (traduzione in francese del De mineralibus

di ALBERTO MAGNO), Cerf, Parigi 1995

• G. BERTONI, Il lapidario francese estense, in Zeitschrift für romanische

Philologie, XXXII (1908)

• BOSSUAT – PICHARD, Dictionnaire des lettres fançaises, vol. 1 Le

Moyen Age, Fayard, Parigi 1994

• I. DEL SOTTO, Le lapidaire du quatorzième siècle d’après le traité du

chevalier Jean de Mandeville, Slatkine, Ginevra 1974

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