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(ms. Varia 110)
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE A. AVOGADRO
Facoltà di Lettere e Filosofia
TESI DI LAUREA
L’edizione del lapidaire della Biblioteca Reale di Torino
(ms. Varia 110)
RELATORE:
Ch. mo. Prof. Marco PICCAT
CANDIDATA:
Barbara GEROMEL
Anno Accademico 2001-2002
Corso di Laurea in Lettere
I N D I C E
Presentazione I lapidari nell’antichità I lapidari nel Medioevo Descrizione Criteri di trascrizione De la vertu des pierres – il testo Commento Tabelle Conclusione Glossario Elenco delle pietre Toponimi e antroponimi Animali e piante Simboli zodiacali e astrologici Autori citati Bibliografia
I
VII
XXI
XXXIV
XXXVIII
1
68
98
117
127
146
158
164
169
172
184
P R E S E N T A Z I O N E
Presentazione
II
Il lapidario intitolato De la vertu des pierres, esaminato nel presente
lavoro, è un manoscritto anonimo del XV secolo, in francese antico, conservato
presso la Biblioteca Reale di Torino e segnato Varia 110.
Per la trascrizione mi sono avvalsa delle fotocopie tratte dal microfilm,
ma per fortuna, grazie alla vicinanza del luogo in cui si trova il codice, ho
avuto più volte la possibilità di consultare direttamente il libretto, cosa che
costituisce senza dubbio la parte più interessante del lavoro di edizione.
Naturalmente oltre a motivi di soddisfazione personale, consultare
direttamente il codice ha il pregio di fugare eventuali dubbi sorti durante la
trascrizione da fotocopie, e di rispondere, nel mio caso, a una domanda
essenziale per la comprensione e la contestualizzazione di Varia 110, ovvero:
la lacuna fra la carta 8 e la carta 9 è testuale o materiale? Rimando al capitolo
Descrizione e per l’approfondimento della questione.
Presentazione
III
Personalmente conoscevo molto poco riguardo alla tradizione lapidaria,
e questo lavoro mi ha permesso di scoprire una storia lunga e affascinante, più
ricca di quello che pensassi. Gli studi stessi condotti sui trattati sulle pietre
preziose, in particolar modo quelli medievali francesi, sono tutt’altro che
terminati e riservano ancora molte sorprese. L’edizione di Varia 110 non è che
un minimo contributo a questi studi così vasti.
Il mio lavoro è consistito essenzialmente nella trascrizione del
manoscritto, con in più un apparato che metta in luce le differenze con un altro
testimone, che si trova alla Bibliothèque Nationale de France, segnato Fr. 2007.
Oltre ai capitoli con la descrizione del codice, il glossario e il
commento, ho pensato di svolgere una personale ricerca sulla storia dei lapidari
nell’antichità e nel Medioevo. A dire il vero la materia è risultata troppo vasta
per essere svolta in modo compiuto, ed è già da tempo oggetto di studio da
parte di filologi di fama mondiale. Tuttavia una piccola introduzione con
accenni ai momenti più importanti della tradizione lapidaria può essere utile
per comprendere meglio il contesto storico e culturale in cui si colloca il
lapidario di Torino, e i rapporti di questo con auctoritates del genere
trattatistico.
Presentazione
IV
Purtroppo all’interno del codice non vi sono indizi che permettano di
collocarlo temporalmente, né di spiegarne la sua presenza a Torino. L’ex libris
ci fa sapere che apparteneva alla collezione di Carlo Alberto, ma questo
elemento non basta per risalire alla sua data di acquisizione, anzi, potrebbe
addirittura sviarci.
Né nell’incipit, né nel colophon, né all’interno del testo, non vi sono
indicazioni né sull’autore, né sul copista, né sul dedicatario dell’opera. Non vi
sono riferimenti temporali, e gli avvenimenti che sono riferiti in forma di
aneddoto non sono utili per la sua contestualizzazione.
Dalla scheda del manoscritto, contenuta nel catalogo dei codici
posseduti dalla Biblioteca Reale, sappiamo che è datato al XV secolo. Inoltre è
scritto in francese antico. Nei capitoli successivi analizzerò le diverse ipotesi
che possiamo fare tenendo conto di questi scarsi indizi: potrebbe essere un
dono di nozze (l’ottima fattura permette di pensarlo); la sua appartenenza alla
famiglia sabauda potrebbe essere molto antica. Spero che i prossimi studi sui
lapidari francesi permettano di scoprire il suo scopo, e il suo rapporto con il
lapidario di Parigi.
Presentazione
V
Lavorare su questo codice, ed effettuare delle ricerche sul retroterra
culturale di questo genere, a metà fra letterario e scientifico, è stato senza
dubbio interessante e soddisfacente, nonostante molte domande non trovino
ancora risposta, e si sia ancora lontani da una sistematizzazione dei trattati che
permetta il loro confronto e lo studio delle fonti.
In più, oltre a considerazioni di carattere storico e filologico, l’analisi di
quest’opera spero serva ad aprire uno scorcio su un mondo che in genere è
trascurato dalla storiografia ufficiale, quello della vita quotidiana, delle
credenze, delle superstizioni, della ricchezza dell’immaginario medievale.
Siano essi testimoni di una coscienza para-scientifica, o tutt’altro,
avversaria alla scienza, questi trattati, con tutti i loro errori e le loro storture
superstiziose, paradossalmente hanno condotto a investigazioni sempre più
approfondite e scientifiche.1
A noi moderni, così attaccati al rigore positivista, figli prima del
Rinascimento e poi dell’Illuminismo, trattati del genere possono sembrare
ridicoli, ingenui, e privi di interesse storico. Invece è proprio attraverso queste
opere che possiamo riscoprire quell’universo “oscuro” tanto bistrattato e
1 A. RANIERI BISCIA: traduzione dall’arabo di Fior di pensieri sulle pietre preziose di A. TEFAISCITE, Firenze, Reale Tipografia Orientale Medico-Laurenziana, 1818, introduzione.
Presentazione
VI
rimosso, e che al contrario costituisce le fondamenta della civiltà e della cultura
occidentali.
Vorrei dedicare un piccolo spazio a tutti coloro che mi sono stati d’aiuto
durante lo svolgimento di questo mio lavoro: ringrazio innanzitutto il mio
relatore, il Prof. Marco Piccat, per avermi proposto un argomento così
interessante e per l’aiuto durante il lavoro di ricerca e di stesura; i bibliotecari
della Biblioteca Reale di Torino, della Bibliothèque Nationale de France, della
Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, della Biblioteca della Facoltà di
Lettere e Giurisprudenza dell’Università di Milano, e naturalmente della
Biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Vercelli.
Un ringraziamento particolare va ai miei amici Sergio Maldotti e Maria
Scolamacchia, per la disponibilità e la sollecitudine nel procurarmi due libri, e
a tutti quelli che mi hanno sostenuto e incoraggiato, dandomi consigli preziosi.
E naturalmente alla mia famiglia.
I L A P I D A R I N E L L’ A N T I C H I T A’
I lapidari nell’antichità
VIII
L’uso delle pietre preziose a scopo magico, mistico e terapeutico ha
origini antichissime, probabilmente risale all’età della pietra. La necessità
stessa di cercare materiali duri per realizzare strumenti resistenti, fece scoprire
all’uomo la silice; ma in tutte le sue ricerche presto si imbatté in materiali non
soltanto duri, ma anche colorati e particolarmente belli e attraenti. A
quell’epoca, l’epoca dell’infanzia dell’umanità, di vichiana memoria, l’uomo si
era già reso conto che oltre alle forze fisiche sue e della natura, era circondato
da forze invisibili e più potenti di lui, che lo terrorizzavano, e che, se non
poteva dominarle, doveva almeno tentare di propiziarsi. Quei materiali poco
comuni, che sapevano illuminarsi ai raggi del sole, sembravano contenere in sé
questa potenza soprannaturale, e presto occuparono un posto preminente nei
manufatti delle più antiche civiltà.
Una delle prime gemme utilizzate addirittura dal periodo neolitico fu il
lapislazzulo, pietra blu o azzurra permeata di significati magici e sacrali, e per
I lapidari nell’antichità
IX
questo molto ricercata e apprezzata. Da Megarth, in Pakistan, nella valle
dell’Indo, provengono lapislazzuli insieme a turchesi e steatiti, rinvenuti in
contesti databili a circa 7000 anni fa. In Iran, presso Tell-i-Bakun, intorno al
4500 a.C., l’industria gemmaria locale tagliava il lapislazzulo in forme
poliedriche smussate. In Mesopotamia, a Tepe Gawra, centro della cultura
Ubaid, il lapislazzulo faceva la sua comparsa insieme al turchese, all’amestista
e al berillo, nel 4500 a.C. sotto forma di gemme lavorate sul posto. Dal 3000 al
2000 a.C. qui fiorì la civiltà Sumera, la cui tecnologia avanzata e la passione
per l’ornamento della persona sono testimoniate dal tesoro di oro e gemme
trovato a Ur tra il 1922 e 1l 1934 dall’archeologo inglese Sir Leonard Woolley
(1880-1960). I minerali trovati nelle tombe erano prevalentemente oggetti in
lapislazzulo, corniola ed agata.1
Nello stesso modo in cui l’Oriente fu la culla della civiltà umana, così
fu anche il luogo che fornì pietre preziose all’umanità in misura assai maggiore
dell’Occidente. Ne consegue che i popoli di quelle regioni (Cina e India in
1 Per questa introduzione sull’uso delle pietre preziose nell’antichità mi sono servita delle informazioni contenute nel bel lavoro realizzato nell’ambito del progetto La storia della mineralogia attraverso i musei europei di mineralogia, che si può tuttora consultare all’indirizzo internet http://euromin.w3sites.net . In particolare, la sezione riguardante l’antichità e il Medioevo, è stata curata dal gruppo di lavoro facente capo alla Dott.ssa Lydie Touret, conservatrice al Museo di Mineralogia dell’École nationale supérieure des mines di Parigi.
I lapidari nell’antichità
X
particolare) siano stati i primi maestri (e lo noteremo nel modo in cui gli autori
dei lapidari occidentali si rifaranno alla sapienza degli indiani) nell’insegnare
all’Occidente il valore delle pietre preziose e i primi ideatori delle loro virtù
magiche e terapeutiche.
Per quanto riguarda la Cina, la maggior parte di queste nozioni sono
andate perse, essendo tramandate oralmente, dato che la religione di Confucio
ha sempre cercato di allontanare, almeno ufficialmente, opere di questo genere.
Qualcosa però ci è rimasto a proposito della giada. Le giade in estremo Oriente
ed in Cina in particolare furono sempre i minerali più apprezzati in quanto
carichi di significati simbolici e di autentica “energia cosmica”. La sacralità
delle giade fu tale da conferire loro sovranità e potenza magica, poteri
medicamentosi e taumaturgici. Quella usata dai cinesi era la cosiddetta giada
nefrite (anche detta “pietra della pipì”) nelle sue varie gamme cromatiche. I
maggiori e più importanti giacimenti di nefrite nel mondo antico erano situati
nel Turkestan orientale cinese, e alla loro ricerca, circondata da una particolare
atmosfera di sacralità, erano adibite soltanto le donne. Al contrario, presso le
civiltà siro-mesopotamiche, egizia, egeo-cretese, greca, fenicia, etrusca e
I lapidari nell’antichità
XI
romana, le giade trovarono solo eccezionalmente impiego nella gioielleria e
nella glittica.
Sia gli assiri che i babilonesi usavano piccoli cilindri di pietra o di
minerale sui queli erano incisi gli emblemi, i simboli, i nomi che avevano
scelto come contrassegno personale.
Gli egiziani rivolsero assai presto la loro attenzione alle pietre preziose
studiandole sotto tutti i punti di vista. Divennero celebri perché furono i primi
ad imitare artificialmente gemme e pietre dure e si distinsero nell’arte
dell’intaglio. Esistono molte leggende su pietre preziose a cui gli egiziani
attribuivano virtù soprannaturali, ma troppo vaghe. Sicuramente influirono
notevolmente sulla cultura ellenistica. Un riflesso della virtù esoterica delle
gemme, o almeno del valore simbolico attribuito loro, si può riscontrare
nell’Esodo, dove è detto che il Signore ordinò il numero (dodici) e la qualità
delle pietre che dovevano ornare il Razionale (choscien in ebraico) del Gran
Sacerdote.2 E’ probabile che qui si rispecchi la cultura egiziana in cui il
legislatore Mosè nacque e fu educato. Vedremo in seguito come le dodici
pietre del razionale creeranno un filone della letteratura lapidaria a sé, quello
2 Esodo, 39,8 ss.
I lapidari nell’antichità
XII
cosiddetto cristiano, ricollegandosi ad altre citazioni di pietre presenti
nell’Antico e nel Nuovo Testamento.
Come ben sappiamo, il Mediterraneo deve la sua fioritura grazie al
mescolarsi di culture diversissime, occidentali e orientali. A questo deve la sua
ricchezza. Spesso quindi una singola cultura creatasi in secoli di contatto e
scambio, è in realtà frutto di apporti e filoni le cui origini si perdono nella notte
dei tempi e a distanze lontanissime. A un certo momento, quindi, non risulta
più possibile risalire all’origine di ogni singola notizia: si rimane nel campo
delle ipotesi, dell’opinabile. I lapidari sono soltanto un esempio di questo tipo
di cultura comune creato da diverse mentalità.
I lapidari sono opere che si occupano delle pietre e delle loro molteplici
qualità. A seconda dell’epoca in cui sono redatti e della civiltà in cui vedono la
luce, hanno estensione, struttura e scopi assai diversi. Basti pensare che a volte
sono costituiti da poche pagine, e le argomentazioni sono molto limitate,
mentre a volte (specialmente in epoca medievale) sono dei veri e propri trattati
contenenti nozioni di magia, scienza occulta, medicina. In genere si è portati a
credere che i lapidari fossero riconducibili a manuali pratici, testi di
consultazione per amatori e gioiellieri, ma anche re e principi, che si
I lapidari nell’antichità
XIII
assicuravano la salute e la prosperità del loro regno grazie alle virtù magiche
delle gemme. Come ogni altro genere letterario, inizialmente i lapidari non
furono opere organiche ben definite, ma più che altro ammassi di nozioni
vaghe, riscontrabili specialmente nei poemi indiani e greci. Con il passare del
tempo, però, questi testi assunsero una forma ben definita, tanto che oggi
possiamo parlare di diversi filoni, a seconda del contenuto.
Come ho detto prima, non si può parlare di lapidari cinesi veri e propri,
ma le notizie sulle gemme si trovano sparse nei libri di tutte le epoche e di tutte
le dinastie dell’impero. Molte di queste notizie riguardano le virtù magiche
delle pietre, oltre a considerazioni riguardo al loro valore commerciale. In
India, invece, le virtù magiche e soprannaturali delle pietre, vennero
tramandate per iscritto in libri appositi. Non è chiaro a quando risalga la
compilazione di lapidari, tuttavia dovrebbe essere abbastanza recente. I più
antichi scritti dell’India classica, come il Kama Sutra, hanno numerosi richiami
alla magia delle gemme e alla loro influenza sul possessore. Tra tutti i lapidari
indiani conosciuti si cita in particolare il Ratnapariska (“Conoscenza delle
gemme”), che può senza dubbio essere considerato il padre di tutti i lapidari.
Tre erano le categorie di persone che secondo gli indiani dovevao possedere
I lapidari nell’antichità
XIV
questo trattato: i commercianti, che erano i diretti interessati; i principi, perché
era proprio di un signore conoscere le virtù delle pietre; i poeti, che potevano
servirsene ogni qual volta fosse necessario descrivere i ricchi ornamenti dei
palazzi e delle corti. La particolarità di questo lapidario non risiede tanto nella
struttura, che è quella canonica (origini, qualità, difetti, virtù, prezzo), ma nella
convinzione che tutte le opere sono molto spesso dono o castigo di una
divinità, e perciò a seconda dei casi, apportatrici di fortuna o sfortuna. Non
ricorda questo la necessità del cuore puro nell’uso delle pietre nei lapidari
cristiani?
La cultura orientale proseguì il suo viaggio verso Occidente attraverso
la civiltà greca, e ancor più quella alessandrina. In particolare si assiste a un
fenomeno interessante: mentre i lapidari classici più antichi conservano una
linea di studio obiettiva, naturalistica, basata sull’osservazione delle
caratteristiche fisiche delle pietre, e su eventuali virtù terapeutiche, man mano
che ci si avvicina a epoche più recenti questo carattere scientifico si perde per
dar luogo a un interesse di tipo magico e soprannaturale, che raggiungerà i suoi
vertici nei lapidari bizantini.
I lapidari nell’antichità
XV
Il primo trattato di mineralogia e gemmologia che ci sia giunto è
attribuito a Teofrasto (“Intorno alle pietre”) e fu composto intorno al 315 a. C.
Allievo di Aristotele, egli attua uno studio rigorosamente scientifico,
applicando le teorie di Ippocrate e di Platone per il mondo minerale formando i
primi raggruppamenti. Riprende la vecchia divisione delle pietre in maschi e
femmine, ma si rivela dubbioso nei confronti della teoria della loro
riproduzione, e attribuisce loro alcune proprietà terapeutiche, ma è
estremamente critico riguardo alle meraviglie che sono loro attribuite. Questo
tipo di ottica proseguirà con Galeno, Dioscoride e Plinio il Vecchio, sempre
attenti a considerare con cautela credenze occidentali e orientali, e più propensi
a uno studio di tipo mineralogico.3
Dopo la morte di Teofrasto la scienza dei minerali nel mondo
ellenistico rinuncia definitivamente a uno studio basato sull’osservazione delle
caratteristiche fisiche, e si dedica esclusivamente alle proprietà medicinali
soprattutto magiche delle pietre preziose. Questa corrente abbiamo visto nasce
in Egitto e in Mesopotamia, e risorge in epoca ellenistica in occasione di un
generale declino del razionalismo nelle scienze naturali. I lapidari di
3 R. HALLEUX e J. SCHAMP, Les lapidaires grecs, Les Belles Lectres, Parigi 1985, introduzione, pp. XIII-XIV
I lapidari nell’antichità
XVI
quest’epoca sono in genere anonimi o pseudonimi, tuttavia fanno spesso
riferimento a auctoritates del genere lapidario. Vista la notevole quantità di
informazioni, di credenze e di opere del passato, dalle origini più disparate, si
creano addirittura delle correnti diverse, che siamo in grado di distinguere.
Un primo filone è costituito da autori “controcorrente”, che proseguono
uno studio delle pietre di tipo più rigoroso, come Sotacos, Senocrate di Efeso e
Plinio il Vecchio. Autore della Naturalis Historia, Plinio dedicò gli ultimi due
libri ai minerali: il XXXVI alle pietre, e il XXXVII alle pietre preziose. La sua
meraviglia è tutta per la bellezza di questi prodotti della natura, tuttavia
l’istanza moralistica che lo muove lo porta ad osservare in modo critico le
degenerazioni del lusso e dell’esibizionismo. Plinio sarà anche polemico nei
confronti delle fantasie mitologiche dei Greci, alle quali oppone spiegazioni di
tipo razionalistico e scientifico. Gli stessi saranno tacciati di disordine nelle
loro classificazioni, anche se egli stesso si renderà conto delle difficoltà di
suddividere in modo funzionale un patrimonio infinito di pietre.4
La seconda corrente è totalmente di tipo magico, e affonda le sue radici
negli apocrifi orientali. Ad esempio gli scritti attribuiti a Zoroastro, il fondatore
4 PLINIO, Naturalis Historia, Einaudi, Torino 1982, introduzione al libro XXVII, pp. 744-745
I lapidari nell’antichità
XVII
del mazdeismo, che si trovavano nella Biblioteca di Alessandria. Oppure quelli
dei Magi, menzionati da Plinio, e dei Caldei, primi conoscitori delle gemme, il
più famoso dei quali fu Sudino (Sum-Iddin), indovino di Attalo I (240 A.C.).
Un altro fu il babilonese Zachelias, che dedicò al re Mitridate un lapidario in
cui attribuiva alle gemme un ruolo nel destino umano. Inoltre all’epoca un
lapidario correva sotto il nome del re Salomone. Tutte queste opere orientali
sono andate perdute, tuttavia le loro idee conobbero una diffusione
considerevole grazie al grande classico della storia naturale fantastica, il
Trattato delle simpatie del democriteo Bolos di Mende (100 a.C.).5
I lapidari astrologici, vicini ai precedenti, costituiscono il terzo filone.
Anche qui è descritto un universo in cui tutte le parti sono legate da
corrispondenze occulte di simpatia o antipatia. In più, viene sottolineato come
le pietre, allo stesso modo di tutti gli elementi, sono sottoposte agli influssi
degli astri. Ogni pietra è legata a un certo astro, e il potere si rafforza qualora vi
sia incisa una figura corrispondente al corpo celeste.6 Molto probabilmente
5 R. HALLEUX e J. SCHAMP, op. cit., introduzione, pp. XXII-XXIV 6 Si inserisce in questo filone l’interessante esempio di Alfonso X, re di Castiglia e di Léon, detto il Saggio, il quale scrisse un lapidario il cui principio ordinatore è lo zodiaco, e le pietre che vi sono descritte appartengono ciascuna a un dato segno e hanno determinate caratteristiche (cfr. ALFONSO IL SAGGIO, Le gemme e gli astri, Xenia, Milano 1997, a cura di Luca Temolo Dall’Igna).
I lapidari nell’antichità
XVIII
queste credenze hanno origini egiziane, per cui della pietra non interessa tanto
la materia che la costituisce, quanto l’immagine che vi è incisa, che racchiude
tutto il valore magico e mistico. Questa tradizione si conservò ad Alessandria
dove ebbero particolare fortuna le cosiddette pietre gnostiche, su cui erano
incise figure che potevano essere di tipo astrologico, cabalistico, cristiano.
Acquisivano così valore talismanico e confortavano il credente.7
L’ultimo genere di lapidario ellenistico, con cui ci avviciniamo all’era
volgare, è quello allegorico, propriamente giudaico-cristiano. L’interpretazione
delle sacre scritture ha dato alla letteratura lapidaria delle opere importanti.
Non sono solo gli scritti dei profeti (ad esempio Ezechiele) a mostrarci il
popolo di Dio impegnato a ricercare presso i loro vicini le gemme più belle per
preparare i suoi vestiti e i suoi templi, con un linguaggio simbolico che
acquista una potenza di espressione affascinante.8 La stessa Legge dà alle
pietre preziose un posto importante. Abbiamo già parlato delle dodici pietre del
Razionale descritte nell’Esodo e nel Levitico9. La concordanza fra la
terminolgia ebraica e quella greca della Settanta ha posto dei problemi. Ma la
7 R. HALLEUX e J. SCHAMP, op. cit., introduzione, pp. XXVIII-XXXI 8 Ezechiele, 1,4 ss.; 27,16; 28,11 ss. 9 Levitico, 8,7
I lapidari nell’antichità
XIX
questione essenziale è costituita dal legame fra queste pietre e i dodici
patriarchi delle tribù d’Israele. Filone vi vedeva delle ragioni astrologiche: ogni
pietra, con il suo colore, corrispondeva a una costellazione dello zodiaco.10
Ma gli autori cristiani dei primi secoli, fin dall’era apostolica, mentre
hanno sempre condannato da una parte il lusso sfrenato dell’alta società,
dall’altra si sono sempre scagliati contro il dilagare di tutte quelle forme di
superstizione e di magia che durante la decadenza dell’Impero aveva intaccato
la vita morale e spirituale anche degli ambienti colti. Tertulliano, Cipriano, San
Girolamo, si trovavano inconsapevolmente sullo stesso piano morale di Filone,
Epitteto e Seneca.11
Liberate le pietre preziose dalle pratiche magiche e superstizione,
finalmente gli scrittori cristiani potevano dedicarsi alla speculazione sul loro
significato simbolico, rifacendosi agli insegnamenti dell’Antico Testamento e
dell’Apocalisse.
I Padri della Chiesa riportano le dodici pietre alla Verità svelata del
Nuovo Testamento, di cui l’Antico non è altro che l’annuncio, e le interpretano
10 R. HALLEUX e J. SCHAMP, op, cit., introduzione, p. XXXI 11 A. LIPINSKY, La simbologia delle gemme nella Divina Commedia e le sue fonti letterarie, Olschki, Firenze 1961, p.8
I lapidari nell’antichità
XX
come simboli dei dodici apostoli, delle schiere angeliche, o delle virtù mistiche
di Cristo. A queste pietre sono strettamente collegate quelle della muraglia
della Gerusalemme celeste descritta nel XXI capitolo dell’Apocalisse12: sono
dodici come quelle del pettorale di Aronne, tranne quattro di esse, e sono in
ordine diverso. Poiché ogni pietra possiede un colore e una virtù particolare,
ognuna di esse simboleggia uno dei dodici apostoli.13
12 Apocalisse, 21,18 ss. 13 L. PANNIER, Les lapidaires français du Moyen Age, Slatkine, Ginevra, 1973, pp.209-210
I L A P I D A R I N E L M E D I O E V O
I lapidari nel Medioevo
XXII
Tra il periodo tardo antico e il Medio Evo non c’è soluzione di
continuità, e la tradizione lapidaria continua ad essere portata avanti
fedelmente, ancora più arricchita dalle varie correnti che dall’antichità si sono
moltiplicate e si sono fuse tra loro. La magia della sapienza orientale, il
filosofeggiare scientifico dell’antichità classica, il nuovo apporto della cultura
ebraico-cristiana, vanno a formare una koinè da cui gli autori dei lapidari
attingono a piene mani, forti della ricchezza che gli scambi culturali fra popoli
ha permesso in Europa, e che durante il Medioevo raggiunge i suoi vertici, e di
un genere che ormai si è consolidato e vede la nascita di voluminosi trattati,
carichi di informazioni su moltissime pietre, a volte persino immaginarie.
Tra i molti lapidari medievali il lapidario per eccellenza è quello di
Marbodo. Questo poeta e scienziato benedettino, vescovo di Rennes tra il 1067
e il 1081, compose un Liber lapidum, seu de gemmis in settecentoquarantatre
esametri, divisi in sessanta capitoli, nei quali vengono trattate altrettante pietre
I lapidari nel Medioevo
XXIII
preziose, spesse volte riducendo semplicemente interi brani di Plinio in versi.
L’opera ebbe un tale successo e una tale diffusione da venire tradotto in
provenzale, francese, italiano, spagnolo, irlandese, danese ed ebraico. Tutti i
lapidari successivi faranno più o meno riferimento a questo modello
incontrastato.1
E’ interessante notare che mentre per i bestiari si faceva più volentieri
riferimento a passi della Bibbia e al Fisiologo, per quanto riguarda i lapidari
ancora una volta i modelli sono quelli pagani, dell’antichità classica e orientale.
E’ a queste opere che si fa riferimento per lo studio della storia naturale (Plinio
su tutti), benché siamo nel XII secolo e l’insegnamento sia nelle mani della
Chiesa. E per quanto riguarda le nostre pietre, a dispetto della religiosità
profonda che caratterizza quest’epoca, la tradizione pagana prosegue intatta, e
gli stessi Marbodo e Isidoro, vescovi, contribuiranno alla diffusione di questa
tradizione, snobbando totalmente le disquisizioni dei Padri della Chiesa sulle
pietre dell’Apocalisse. Marbodo stesso, oltre a Plinio, utilizzerà come fonte un
trattato del I secolo, se non quello di Damigerone stesso, tradotto in latino dal
greco nel III o IV secolo. Del resto lo stesso originale greco era conosciuto da
1 A. LIPINSKY, op. cit., pp. 8-9
I lapidari nel Medioevo
XXIV
Plinio e Isidoro: si trattava di un libro di magia medicale come quelli
provenienti dall’Egitto, Asia Minore e Giudea, che erano molto ricercati a
Roma già nei primi secoli dell’Impero.2
Quando poi, un secolo dopo, i chierici riterranno che Marbodo avrà già
fatto abbastanza per diffondere un’opera d’ispirazione tutta pagana, e si
metteranno a comporre dei lapidari mistici secondo i dettami dei Padri della
Chiesa, per cercare di recuperare il distacco, d’altra parte si continuerà
comunque a fare riferimento all’opera di Marbodo, che rimarrà un’ auctoritas
del genere lapidario per secoli. Così si creeranno due correnti parallele che
tuttavia non di rado attingeranno l’una dall’altra.
I lapidari mistici si caratterizzano per il numero di pietre limitato, e per
la concentrazione sul loro valore simbolico, morale e mistico. Naturalmente un
grande spazio era riservato alla trattazione delle dodici pietre del Razionale e
quelle dell’Apocalisse, e le fonti erano soprattutto i Padri della Chiesa. I
lapidari mistici in latino non furono tradotti, ma influenzarono molto quelli in
volgare, anche se in genere le dodici pietre non sono trattate, ma soltanto citate
(ad esempio nel lapidario attribuito a Jean de Mandeville). Del resto lo studio
2 L. PANNIER, op. cit.., pp. 9-10
I lapidari nel Medioevo
XXV
sul significato simbolico delle dodici pietre riguardava maggiormente la
cerchia ristretta ecclesiastica: i laici non si azzardavano, insomma. Tuttavia ci
furono due tentativi, nel XIII e nel XIV secolo, prima in versi francesi e poi in
prosa, probabilmente per frenare la diffusione dei lapidari puramente pagani.3
Oltre a queste due correnti però, andavano pian piano ad aggiungersene
altre, grazie soprattutto ai rapporti che sempre più spesso l’Occidente
intrattenne con l’Oriente (pensiamo alle Crociate). Correnti che andavano
sicuramente a rafforzare la tradizione anteriore al cristianesimo, essendo
portatrici della cultura araba ed ebraica, e di quella greca riscoperta grazie agli
arabi, e già in origine arricchita dagli apporti orientali.
La serie dei lapidari arabi comincia già nell’VIII secolo con Il libro
delle pietre di Jabir Ben Hayyan. Dal punto di vista scientifico, invece,
verosimilmente i più importanti sono quelli di Muhammad ibn Mansur, scritto
nel XII secolo, e Fior di pensieri sulle pietre preziose, del mercante arabo
Ahmed Ben Jussuf Al Teifash (1242), nel quale per la prima volta in Occidente
vengono citati i prezzi delle pietre preziose sui mercati mediorientali.
3 L. PANNIER, op. cit., p.4
I lapidari nel Medioevo
XXVI
Qual era l’uso di questi lapidari, specialmente di quelli d’ispirazione
pagana? Essenzialmente di carattere pratico, ovvero dovevano servire da
manuali di medicina, di automedicazione, erano trattati di mineralogia. Pietre
che guarivano le malattie degli occhi, i morsi dei rettili, che facilitavano il
parto e sconfiggevano la sete. Ma anche pietre pericolose, che immerse
nell’acqua potevano avvelenare, oppure se strette con violenza potevano
bruciare. Chiaramente erano anche uno strumento utile per i mercanti e gli
imbonitori, per vendere con successo le loro pietre a una popolazione
credulona incantata dalle virtù miracolose che vi si promettevano.
Un terzo filone che non troviamo mai isolato, ma in genere mescolato
all’interno dei lapidari o addirittura in appendice, è quello di tipo egiziano-
orientale, filtrato dalla cultura alessandrina e giunta fino al Medioevo, e che
verte sulla forma e sui simboli incisi sulle pietre. Proprio questa caratteristica
particolare, che non si riscontra in tutti i lapidari giunti fino a noi, ci permette
di introdurre un altro grande trattato in latino, quello redatto tra il 1248 e il
1252 dal teologo e filosofo Alberto Magno.
Intitolata De Mineralibus, quest’opera tratta veramente a fondo tutti gli
aspetti del mondo minerale, mentre consacra la II parte del libro III alle pietre
I lapidari nel Medioevo
XXVII
preziose (il vero e proprio lapidario, con le pietre elencate in ordine alfabetico).
Dorothy Wyckoff l’ha paragonato a quello di Marbodo e ad altre opere in
latino a esso contemporanee, cioè ai trattati di Arnoldo Saxo, Thomas de
Cantimpré e Bartolomeo Anglico. Tutti questi lapidari si somigliano
moltissimo, e secondo la studiosa probabilmente facevano tutti riferimento a
una fonte comune scomparsa. La III parte è dedicata alle pietre incise, ai segni
naturali di tipo astrologico e zodiacale che rafforzano il potere della pietra, e ai
modi in cui va portata o posta per far sì che sia efficace. Anche per questo
capitolo ci si chiede a quale opera precedente Alberto Magno abbia fatto
riferimento: l’unica cosa che sappiamo è che si fa spesso riferimento ad
Aristotele e a Diascoride.4
Un posto eccezionale spetta al bellissimo lapidario di Santa Ildegarda di
Bingen (1098-1179), Badessa di un grande monastero sul Reno, autrice di una
Physica. Il quarto libro è totalmente dedicato alla scienza delle gemme. La
grande santa non si è limitata a copiare ciecamente gli autori che l’hanno
preceduta, ma ha anche attinto a tradizioni folkloristiche, ha inserito proprie
intuizioni mistiche e ha concesso anche ampio spazio alla litoterapia, cioè alla
4 MICHEL ANGEL, Le monde minéral (traduzione in francese del De mineralibus di ALBERTO MAGNO), Cerf, Parigi, 1995, pp. 50-53
I lapidari nel Medioevo
XXVIII
medicina basata sulle virtù miracolose delle pietre, un potere che comunque è
sempre concesso dalla provvidenza divina. E’ un trattato che sa fondere e
armonizzare tradizioni pagane e verità cristiane, la magia dell’Oriente e la
propria devozione alla Chiesa, con una qualità stilistica e un’altezza spirituale
pari a quella delle musiche di cui fu anche autrice degna di attenzione.5
Tra i lapidari in versi, e in francese, due sono attribuiti a Philippe de
Thaon. Il Lapidaire alphabétique, in 1710 versi, che si fonda su Isidoro e
Damigeron, tratta 78 pietre elencate in ordine alfabetico, da cui il nome. Il
Lapidaire Apocalytique, in 297 versi, tratta invece con abbondanza di dettagli
delle dodici pietre dell’Apocalisse, alle quali sono aggiunti il cristallo, la perla
e il magnete6.
Anche il Lapidario cristiano, anonimo, tratta l’argomento dal punto di
vista religioso e mistico. Descrive infatti diciassette pietre seguendo un ordine
particolare: prima la descrizione delle dodici pietre dell’Esodo, poi il
5 P. MELIS, Il libro delle gemme (traduzione del Liber lapidum di MARBODO e del Liber de lapidibus di ILDEGARDA DI BINGEN), Il Leone Verde, Torino, 1998, p. 14 6 per approfondire lo studio sul lapidario di Philippe de Thaon, è indispensabile la lettura dell’articolo di P. MEYER, Les plus anciens lapidaires français, in Romania XXXVIII (1909), pp. 481-552
I lapidari nel Medioevo
XXIX
significato simbolico di queste pietre, il colore delle quattro pietre
supplementari descritte nell’Apocalisse, e infine il diamante7.
Interessante è il lapidario cosiddetto di re Filippo. Il nucleo centrale è
costituito dalle diciassette pietre sacre (è infatti d’ispirazione cristiana), seguito
poi da aggiunte di carattere mineralogico, fino ad arrivare a settantuno pietre
supplementari. Il trattato termina con un’appendice sulle pietre incise.
Attribuito a Filippo III l’Ardito o a Filippo IV il Bello, questo lapidario è
anteriore al 1310. Ottenne un certo successo, tanto da essere tradotto in latino
(che inizialmente si pensava fosse l’originale da cui la traduzione in francese)8.
A partire dal XIV secolo lo studio delle pietre preziose, influenzato
anche dai lapidari mistici e dagli apporti di teologi e giganti della Chiesa, si
sposta e comincia a prestare maggiore attenzione alla bellezza e alle virtù
morali delle pietre, cura più dell’anima che del corpo, in grado di rendere
gradevoli i loro possessori, rinforzare l’amore coniugale, sconfiggere i nemici e
far ottenere ricchezze e signorie.
In questo contesto si inserisce un lapidario apparso nel XIV secolo,
generalmente attribuito al cavaliere Jean de Mandeville. Tuttavia Léopold
7 L. PANNIER, op. cit., 205-285 8 L. PANNIER, op. cit., pp. 286-297
I lapidari nel Medioevo
XXX
Pannier nutre dei dubbi sull’attribuzione del lapidario a questo personaggio,
nato nel 1300 a Saint Alban in Inghilterra e divenuto famoso per i suoi 33 anni
vissuti attraverso la Terra Santa, l’Egitto, l’Asia e la Cina, delle cui meraviglie
pubblicò una relazione dal titolo di Magnus Villanus. Secondo Pannier fu
proprio questo incredibile viaggio a fargli attribuire un trattato sulle pietre
preziose. L’opera di Mandeville sull’Oriente ebbe un grandissimo successo nel
XIV secolo: i racconti meravigliosi sui paesi, le genti, gli animali che aveva
visto colpirono profondamente le immaginazioni dell’epoca. Egli divenne il
grande oracolo in fatto di cose orientali. Inoltre a metà del suo libro ci troviamo
davanti alla descrizione delle bellezze dell’India, paese così famoso fin
dall’antichità per le sue pietre preziose. Ovviamente Mandeville non poteva
esimersi dallo spendere almeno una parola sull’argomento. Cosa che fece,
parlando in particolar modo del diamante.9
Tutti i manoscritti contenenti il lapidario in questione contengono nel
preambolo l’affermazione secondo cui il testo, in francese, fu “tradotto dal
latino”. Eppure di questo originale non v’è traccia. Inoltre c’è una grossa
differenza tra i preamboli dei vari manoscritti, dato che in alcuni si afferma che
9 L. PANNIER, op. cit., pp. 192-194
I lapidari nel Medioevo
XXXI
l’autore è il cavaliere Jean de Mandeville, mentre in altri questa frase manca.
Nelle edizioni a stampa, invece, il nome di Mandeville quale autore del
lapidario è sempre presente appena sotto il titolo. Senza contare che tra le opere
del suddetto quest’ultima rimane sempre isolata, a parte.
Considerando sempre i preamboli, poi, le edizioni a stampa contengono
una dedica iniziale al re Renato d’Angiò (“re di Sicilia e Gerusalemme”), il
quale nacque nel 1408, quindi dopo la morte di Mandeville. Uno dei
manoscritti invece, dedicato a Luigi XII, non contiene alcun riferimento al re
Renato, morto da poco.
La questione, insomma, è alquanto ingarbugliata. Secondo le ipotesi di
Pannier, autore del lapidario doveva essere un chierico, incaricato da un
gioielliere, ebreo o lombardo. Non doveva certo dimenticarsi delle virtù
medicinali delle pietre preziose, ma doveva insistere soprattutto sulla loro
bellezza, sulla ricchezza, i poteri miracolosi di queste gemme provenienti da
paesi remoti e misteriosi e che ora si trovavano nel suo negozio.10 Anche
questo lapidario si ispira a Marbodo, ma in più aggiunge molte pietre
immaginarie e fantastiche, che hanno in comune la caratteristica di provenire
10 L. PANNIER, op. cit., p. 11
I lapidari nel Medioevo
XXXII
dalla testa o dal ventre di animali, come l’allettorio, che si trova nel ventre di
un cappone, l’eliotropio, che cresce nella testa di un asino, o il borace, in
quella di un rospo. Questo trattato contribuì ad arricchire la tradizione
lapidaria, addirittura fino alla fine del XVI secolo, specialmente il filone che si
richiamava ai benefici spirituali e materiali che le pietre preziose, se usate con
cuore puro, potevano apportare.
A questo punto dobbiamo almeno fare un accenno a quel che ne disse il
Poeta della letteratura italiana, colui che creò un mondo, quello ultraterreno,
ma soprattutto una lingua. Dante Alighieri, con la sua preparazione
enciclopedica, non poteva che essere ben informato anche sulle scienze
naturali. Non sarebbe stato un vero figlio del proprio tempo se nella sua infinita
e onnivora sete di conoscienza non avesse approfondito anche questo aspetto
curioso e che era così in voga all’epoca, e cioè lo studio delle gemme.
Nella Divina Commedia, summa del pensiero medievale italiano, le
gemme occupano una parte importante. Nell’Inferno non v’è posto per la
bellezza, e quindi nemmeno per questi oggetti meravigliosi, ma non appena
Dante e Virgilio escono dal tenebroso cunicolo e poggiano i piedi sulla
I lapidari nel Medioevo
XXXIII
spiaggia dell’isola del Purgatorio, quello che vedono è un cielo dal dolce color
d’oriental zaffiro, che dà loro speranza e conforto.
E così il prato ai piedi della Montagna ha color di fresco smeraldo, e i
cieli del Paradiso hanno ciascuno la propria pietra: diamante per quello della
Luna, balascio, cioè rubino, per quello di Venere, topazio per quello di Marte.
Solo il cielo del Sole è privo di pietre, questo perché un astro che brilla di luce
propria non può venire sostituito da una gemma che riluce dello splendore che
riceve proprio da questo astro.11
11 A. LIPINSKY, op. cit., pp.10-18
D E S C R I Z I O N E
Descrizione
XXXV
Varia 110
Il manoscritto di cui presento l’edizione si trova alla Biblioteca Reale di
Torino, con segnatura Varia 110. E’ scritto su pergamena e si presenta in
legatura moderna, sul cui dorso è riportato il titolo De la vertu des pierres, che
si desume dal testo. Il libro misura 200x140 millimetri ed è costituito da
trentuno carte non numerate. Sul foglio di guardia è incollato l’ex libris del re
Carlo Alberto (Ex bibliotheca Regis Karoli Alberti), e in basso a destra il
cartellino del rilegatore (Joseph Carrù – relieur de livres de S. M. le Roi - à
Turin).
La prima pagina è ornata su tre lati da un bel fregio miniato, e da due
iniziali anch’esse miniate: la prima più grande, la seconda più piccola, analoga
a tutte le altre iniziali di capoverso, in oro su fondo azzurro o rosso. Altro
fregio analogo e grande iniziale si trovano alla carta 12 recto, mentre altre
Descrizione
XXXVI
iniziali di grandezza intermedia e con piccolo fregio miniato si trovano alle
carte 5 verso, 7 verso, 18 recto, 19 recto, 27 recto. La scrittura è neogotica e
molto chiara alla lettura.
Il testo è scritto su una colonna, con inchiostro scuro, e lo specchio è
più o meno uguale per ogni pagina; per quanto riguarda i paragrafi, invece, il
numero delle linee varia sensibilmente a seconda del soggetto descritto. Non vi
sono glosse o disegni sui margini, e non ci sono carte bianche.
Il testo, anonimo, è in francese antico e risale probabilmente al XV
secolo. Tratta delle virtù medicinali e magiche delle singole pietre preziose, le
quali sono ordinate alfabeticamente, cominciando da Acate e finendo con
Zigrutes. Non ci sono titoli per ogni paragrafo, ma il nome di ogni pietra è
presentato all’inizio dello stesso.
Tra le carte 8 e 9 manca un intero fascicolo, e dalla lettera C si passa
alla lettera J.
Il testo inizia con poche righe di introduzione. Dopo l’elenco si ha
un’appendice sul significato dei segni che si trovano naturalmente sulle pietre e
sulla maniera di portare le pietre sul corpo o posizionarle affinché siano
efficaci.
Descrizione
XXXVII
Fr. 2007
Il manoscritto consultato per un confronto con quello torinese, essendo
entrambi testimoni dello stesso testo, si trova alla Bibliothèque Nationale de
France a Parigi, con segnatura Fr. 2007.
Anch’esso in pergamena, misura 140x190 millimetri, ed è costituito da
sette fascicoli di otto carte. I fogli di guardia sono in pergamena: quello
superiore porta la menzione Commentum Beati Angustini De Civitate Dei in
parte biffata, e sotto Le lapidaire. Presenta una numerazione moderna in cifre
arabe sul recto, angolo superiore destro. L’ultima carta non è numerata. Il testo
scritto in inchiostro scuro è su una colonna. La rilegatura è moderna in velluto
verde.
I capilettera marcano i paragrafi: sulla prima carta recto si trova una
grande lettera miniata col ritratto dell’autore davanti al suo scrittoio.
Il testo, anonimo, risale al XV secolo e tratta “Des propriétés, vertuz,
ymageries et lievrez des pierres preciusez”.
C R I T E R I D I T R A S C R I Z I O N E
Criteri di trascrizione
XXXIX
La trascrizione, elaborata tramite fotocopie tratte da microfilm e rivista
sul codice, è risultata abbastanza agevole, data l’ottima fattura del manoscritto
e la scrittura particolarmente curata, e la mia dimestichezza con la lingua
francese.
Ho cercato di rimanere il più possibile fedele al testo, limitando al
massimo i miei interventi. Ho risistemato il periodare, senza correggere e
interpretare eccessivamente. Ho quindi aggiunto la punteggiatura e sistemato i
paragrafi per rendere più agevole la lettura.
Le abbreviazioni sono state sciolte, ma rimangono indicate nel testo
tramite un degno di sottolineatura. Le abbreviazioni più frequenti sono le
seguenti:
= et
= -m, -n, -em, -en (home)
Criteri di trascrizione
XL
= -ar, -er, -ir, -re (contre)
= -ue o –ui (que)
= -es (songes)
= -eur o –eurs (pluseurs)
= dicte
= présent
Le oscillazioni della grafia hanno talvolta costituito un problema di
interpretazione, difficoltà che si sono attenuate col procedere della trascrizione.
Le diverse grafie sono comunque state mantenute. Dei termini riportati nel
glossario sono indicate tutte le forme in cui compaiono.
Sono state aggiunte le maiuscole per rendere più comprensibile il testo.
Inoltre ho ritenuto di indicare i capilettera miniati con il carattere Old English
Text MT grassetto, per dare un’idea della decorazione del manoscritto.
Ho separato i sintagmi staccando le parole e aggiungendo l’apostrofo
laddove fosse necessario.
Criteri di trascrizione
XLI
Esempio: daguate = d’aguate
E’ stato regolarizzato l’uso di ‘u’ e ‘v’ e di ‘i’ e ‘j’, a seconda dell’uso
del francese moderno.
Esempio: dauent = davent
iaune = jaune
L’accentuazione è quella del francese moderno: nel manoscritto, infatti,
manca l’uso dell’accento tonico, che è stato aggiunto ove necessario (e per
rendere più agevole e comprensibile la lettura).
Esempio: apres = après
present = présent
La ‘e’ tonica in sede finale non è stata aggiunta ai termini che ne erano
sprovvisti. Ad esempio com (“comme”).
Criteri di trascrizione
XLII
La dieresi è stata aggiunta sulle vocali ‘i’ e ‘u’ quando precedute da
un’altra vocale, perché in antico francese costituiscono iato.
Esempio: veue = veüe
morseure = morseüre
L’apparato aggiunto in fondo ad ogni pagina contiene le varianti
formali e sostanziali del lapidario di Parigi, attraverso il quale ci si può fare
un’idea completa di come sia questo testo, almeno nelle parti che sono riportate
anche da Varia 110 (la lacuna non è integrata).
D E L A V E R T U D E S P I E R R E S – I L T E S T O
De la vertu des pierres – il testo
1
SS elon raison et vraie1 philosophie2 et aucy3 l’oppinion des Yndois
qui la vertuz scrivent4 des pierres si comme cil en5 parties elle6 viennet7 et
qui par maintes fois les ont esproveis8.
MM oult donna Dieu grant vertu à ces pierres et pluseurs forces et à
maintes autres qui cy après pourrez ouir. 5
1. AA cate est une pierre trouvée en fleuve qui a non Acate et sont de
pluseurs manieirs9. Il en est de noires et de blanches, de vertez et de
couleur d’or, telles où il y a de pluseurs couleurs et d’autrez10 où il n’y a
que d’une seule couleur, et d’autres où il y a croiz blanchez11 ou figures,
come branches come homes, comme feilles12 comme testes que nature y 10
1 vraye 2 phillosophie 3 aussi 4 screivent 5 et en quelles 6 elles 7 viennent 8 esprouveis 9 manières 10 autres 11 blanches 12 filles
C. 1 r
De la vertu des pierres – il testo
2
a mis. EE t en y a de couleur noires qui sont vergées de vainnes13 blanches
et en y a de grises semées de goutes vermoilles. EE t en y a de vertes
come Jaspre tachiez de goutez14 vermoillez15.
Pluseurs16 appellant ceste pierre d’Aguate Elitropie mout17 est
virtueuse18. 15
EE t si en a où il y a vaynnes qui resemblant or et d’autres qui
resemblant de mierre, et de encens et de Courail et sont les meilleurs.
MM oult est virtueuse19 ceste pierre et mout20 || en divise le livre du
lapidaire.
LL ’Acate conforte veil home, elle le guerist et le tient en force, et si 20
estanche soif et si garde de venin et de morseüre21 de serpent et de chien
enragé, et fait home bien parlent et agréable et plaisant22 à Dieu et es
gens atrempé en ses faiz, et le desfant23 contre ses adversaires, et garde
de soif qui la met en sa bouche, et donnet bonne couleur au visage, et
augmentet les sens, et garde de mal faire. 25
13 vaines 14 goutes 15 vermeilles 16 plusieurs 17 moult 18 vertueuse 19 vertueuse 20 moult 21 morsure 22 plaisent 23 deffant
C. 1 v
De la vertu des pierres – il testo
3
EE t si fame24 travaille d’enfent et qui25 la met en sa paume26 ou sus
la poutrene elle luy ayde27 à delivrer.
EE t qui la met en une herbe envelopée et puis la met en son poing
clox l’on ne puet voir28 la personne. EE t ceste herbe suit le souleil et se
appelle Elitropia et faut29 que la pierre d’Acate soit verte et semée de 30
goutes vermoilles30 et donne grace aux hommes et rend homme
gracieulx31 soubs32 les espriz33 de l’air et donne grant pouair34 contre l’art
de magique, et qui la portera sur luy aura victoire de ses ennemis.
EE t si toust qu’il35 la laira il perdra. Item la manière d’Agate qui est
noire vergée de blanc a celle vertuz entre les autres que, qui la metroit 35
soubz la teste d’aucun dorment, elle luy demonstreroit pluseurs et divers
songes.
CC elle qui est verte et semée de goutes vermoilles, est celle qu’il36
faut mettre37 avec l’erbe de Alitropia comme dessus est dit.
24 qui add. 25 om. 26 paulme 27 aide 28 veoir 29 fault 30 vermeilles 31 gracieux 32 soubz 33 esperiz 34 pouoir 35 qui 36 qui 37 metre
De la vertu des pierres – il testo
4
LL a tierce manière de Acate qui est noire à vaines jaunes, fait || celui 40
qui la porte vaincre pluseurs perilz et forces et le rend agréable et plaisant
aux gens atrempé en ses faiz et le deffend contre ses adversaires.
LL a quarte manière de Acate qui est grise semée de goutes
vermoilles, norrist la veüe38 et estanche soif et garde de venin et, si elle
estoit alumée ou brulée, elle rend grant odour. 45
2. AA matiste est de couleur de pourpre. Ceste pierre conforte moult
celui39 qui la porte et fait home40 hardy41 et assure et donne pouair42
contre bestes sauvages, et garde de mauveise43 créance, et celui qui la
porte est bienvenu davent princes, et fait legièrement ce qu’il entreprant,
et rend la personne qui la porte humble et gracieux, et destraint les 50
déablez44 et si les enchasse et ne pouent empescher les mauveiz45 espriz
à celui qui la porte.
Et garde homme de enyuier, et fait home bien entendent, et aura
delivrement de ce qu’il requiert. || EE t, si on la lie sus le bourdexelle du
ventre d’une personne pur avecque46 la pierre de Sardoine, elle oste les 55
38 vène 39 celuy 40 homme 41 hardi 42 pouoir 43 mauvaise 44 déables 45 mauvaiz 46 avecquez
C. 2 r
C. 2 v
De la vertu des pierres – il testo
5
maugissons et donne garison et amour, et aide les veneurs à prandre leur
venaison en tous47 lieux.
3. AA litropia est une pierre qui resemble de couleur à Esmeraude et
est semée de goutes vermoilles, et a telle propriété que celui48 qui la porte
a bon renom et santé et le fait vivre longuement, et est bonne contre 60
venins et contre fleuz de sang, et qui la metroit en un49 vessel plain de eau
et elle soit ointe de just d’une herbe qui a nom come elle, elle rend le
souleil comme sang et semblet es assistans que le souleil souffre eclipse,
et fait monter l’eau dedans les rays du soleil en manière de pluie.
EE t si on la met en sa boche50 elle fait deviner les choses avenir ; il 65
ensagist celui qui la portet ; il restraint tous51 fluz de sang et si est bon
contre les engrefs52, decepcions, mauveiz53 vicez. Aucune foiz celle pierre
croist en la teste d’un asne et quant la pierre est percrue l’asne pert la
veüe.
Et54 qui la met en eau elle fait en petit de heure bouillir l’eau, et qui 70
la met en son poing clox55, || envelopée en la dicte herbe de Alitropia, elle
47 touz 48 celuy 49 ung 50 bouche 51 touz 52 engrefz 53 mauvais 54 om. 55 cloux
C. 3 r
De la vertu des pierres – il testo
6
rend son porteur invisible et est trouvé ceste pierre en Ytiopie, en Chipre
et en Inde.
4. AA yment a telle vertu qu’il atire le fer à soy, et si ung ho me et sa
fame56 ont discorde, mes que l’un ou l’autre la porte, ilz aront57 paiz, et 75
faut58 bien regarder que la pierre tire le fer de toutes pars si le Dyament
n’est présent car il en est pluseurs59, que un60 des costez de la pierre tire
le fer à soy et de l’autre costé le chasse.
EE t qui le boit en lait il guerist de ytropisie et aquiert à celui qui le
porte grace et honneur et le fait de bon conseil et bien parlent et le met en 80
grant pouair61.
SS i homs le met sur le chief de sa fame62 et elle soit léale à son
mari, elle l’embrassera en son dorment ; et si elle n’est loialle, elle ly
tornera le dos et aura telle paour que elle cherra de son lit.
EE t qui de la poudre63 de celle pierre metra es quatre angles de une 85
maison sur vif charbon, ceulx qui seront en la maison s’en fuyron de paour
et lors portont64 les larrons65 enbler66 ce qui sera en la maison.
56 femme 57 auront 58 fault 59 plusieurs 60 ung 61 pouoir 62 femme 63 pouldre 64 pourront 65 larronnes 66 embler
De la vertu des pierres – il testo
7
Et la poudre67 mise sur arsure guerist. ||
5. AA labandine est une pierre à bi en po68, claire69 comme Sardins et
ha une rogeur resplendissante et est ainsi appellée pour ce que lieu où 90
elle est70 trouvée est appellé Alabandre ou autrement Ephèse.
6. AA llectoire est une pierre que l’on appellet pierre de jau et est de
couleur71 blanche resplandissante, semblable à cristal obscur. EE t est
trouvé ou ventre d’un chappon de quatre ans et selon aucuns de neuf ans,
et tant que le chappon est plus veil, la pierre est meilleur. EE t este72 ceste 95
pierre de la quantité d’une feuve ou maindre.
Et ha ces propriétés c’est assavoir que elle esmeut les personnes à
luxure.
Et rend son porteur agréable, constant victorieux et discreit73, et
donne facultez74 et puissancez75 et reconciliacon de amis, et garde la 100
force du corps, et fait la personne retourner en son pays quant il est hors,
et fait recouvrer76 ses honneurs et seignuriez77, et fait homme78 bien
67 pouldre 68 pou 69 clère 70 om. 71 coleur 72 est 73 discret 74 facultés 75 puissances 76 recovrer 77 seigneuries
C. 3 v
De la vertu des pierres – il testo
8
parlent, et le fait estable et virtueux en bonne evure, et multiplie grace et
avoir, et enforce moult amour || entre homme et79 fame, et garist le mal
des rains et fait son porteur impetrer à seigneur ce qu’il requiert, mes qu’il 105
la mète en sa boche80, et se veult porter en or.
EE t si elle est pousée soubz la langue, elle rappelle81 la soif et est
ceste propriété derrenne esprouvée.
7. AA mandine est une pierre de couleur grise et estaint, et reprime
tout venin, et donne victoire de ses adversaires, et interprète et fait 110
entendre songes et obscuritez.
8. AA ndromante est une pierre de couleur d’argent et est aussi dure
comme Adamant, et a vertu contre furour82, contre legière mocion de
courage et tristece. ||
9. AA mbre alias Susine, est une pierre que ly Gregois appellet 115
Elleceram pour tant qu’il ait couleur de laiton, et nous l’apellon83 Ambre. EE t
est si come84 jaune ivoir si trait la paille à luy. Et vault à plus eurs85
maladies.
78 home 79 om. 80 bouche 81 rapelle 82 fureur 83 appellon 84 comme
C. 4 r
C. 4 v
De la vertu des pierres – il testo
9
La fumie86 de ly ayde le femmez87 portans, et enchasset les
serpens. 120
Aucuns die88 que ce est gomme d’arbrez, maix89 je ne lou scay,
maix je scay bien que on le truve90 en la mer ou en pluseurs91 autres flux.
10. AA reston est pierre92 de couleur de fer, si vault contre pallexin et
autre maladie venant de froidure.
EE t si celle pierre est alumée de feu elle art toudis et ne puet estre 125
estainte jucques93 à tant q ue elle est toute arse.
On la treuve en pluseurs94 lieu95.
11. AA lbeste est une pierre de couleur semblabe96 à coule ur de fer
qui est de telle97 propriété que, si elle estoit une foyz98 alumée james ou à
grant paine pourroit estre estainte. 130
85 plusieurs 86 fumée 87 femmes 88 dient 89 mais 90 treuve 91 plusieurs 92 une add. 93 jusques 94 plusieurs 95 lieux 96 semblable 97 tielle 98 foiz
De la vertu des pierres – il testo
10
EE t la raison99 et cause de ce si est pour ce que elle a nature de
plume de salmandre, qui est une beste ou || selon aucuns un100 oyseau
vivant tousiours en feu.
EE t de ceste pierre souloit l’on user es temples et l’oignoit l’on
d’aucune liquor grasse et ainsi gardoit l’on le feu sans estaindre es dits101 135
temples.
12. AA bintos est une pierre de couleur noire, vergée de petites
verges vermoilles ou semée de petiz grains.
Et ensuit la vertu de celle qui est nomée Albeston. CC ar quant elle
est alumée, le feu y demeure par l’espace de sept jours ou plus, pour ce 140
qu’elle est aussi de la nature de plume de salmandre. ||
13. B aB a lay est une pierre qui retrait à Rubi, mes elle est de couleur
violète. Elle mue et amande sa couleur contre beau temps et est le
maistre des Jagonces après Rubi et belle vertu a. II l oste de home102 qui
la porte vainnes pencées, tristece et refroidist de mal faire. 145
Et qui le moustre103 à son ennemy tantoust aura paiz, et qui le porte
entre ses ennemis, il reviendra sain et sauf et fait home104 hardy105.
99 rayson 100 ung 101 diz 102 de home] om. 103 monstre 104 homme 105 hardi
C. 5 r
C. 5 v
De la vertu des pierres – il testo
11
Qui le touchera aus106 quatre cuignez107 de la maison ou de sa
chambre ou de son champ, vermine ne tempeste ny touchera qui mal y
face. 150
Et doit estre enchassé en or.
14. BB eril est pierre108 blanche come109 cristaul110, mes il n’est mie si
cler. On le treuvet111 en pluseurs112 lieux, mais113 cil qui vient d’Ynde
resemblet eue, si com114 a couleur d’uille et cil115 est meillour116 et plus
precieux. 155
II l confermet amour entre maris et espouze.
Il enhaucet la bonne renomée du portant. L’eue en quoy il est lavez,
esclairsit117 la veüe si refroidist l’estomac et faie eschaufé et tout l’esperit.
QQ ui boit pluseurs foyz de celle eue il garist de fevure118.
SS i le Beril est en ronde forme et on le met au ray du || souleil, il 160
alumet le feu.
106 aux 107 suignez 108 une add. 109 comme 110 cristal 111 trouvet 112 plusieurs 113 mes 114 om. 115 celuy 116 meilleur 117 esclarsit 118 fèvre
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II l garist d’esquinance et des glandes se on la touche, et acroist le
portant en tout bien.
EE t si un chastel est assiégé de gens et un119 enfant virge portet le
ront Beril, tenens à trois 120 doiz121 sus le mur du chastel ou sus la tour, et 165
tornet122 sa face vers le mur et die troys fois123 : «SS i come124 ceste pierre
n’a nullez125 portez ne nulles entrées, en telle manière saians ennemis, ne
triuchet entrée en cestuy chastel prandre», et le chastel ne sera ja prins
par la126 vertuz du Beril, si n’est rendu de grace.
15. BB orax est la pierre de bouterias et est autrement appellée 170
pierre Crapaudine et en sont trois manières.
LL a première est blanche come127 la meillour128, li autre129 est de
couleur fuceque entre noire et blanche et au meilleu aussi come130 un
oellin131. LL y autres en la forme d’un bouterel ou meilleu, et est aucuns de
couleur d’arsille ; toutez vallet132 contre venin. Car quant on les a valet 175
119 ung 120 troys 121 dois 122 tournet 123 foiz 124 comme 125 nulles 126 pour la] par 127 comme 128 meilleur 129 l’autre 130 comme 131 cellin 132 vallent
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dedans son corps par133 la bouche, il garist les entraillez et neptoie et puis
ist hors par de soubz, et doit estre englutée sans briser, et se on || la met
en un134 anel de quoy ly chaiton135 soit outre parciez, en telle manière que
le doy touchet la pierre et venin soit porté davent celle pierre, tantoust136 la
pierre art et brule le doy ency137 come138 d’un charbon et aussi elle 180
enchasse le venin.
II l fut jadis un139 clerc qui en la presence de son varlet tenoit son
arère si trouvet en son arère un140 grans bouteriaul141 et vit sus son
chiep142 une grans143 bousse ronde par laiquel144 il pansoit qu’il avoit en
celle bousse pierre Crapaudine si prist le bouteriaul et lou145 liait146 en la 185
manche de sa chemise jucquez147 à ta nt qui fust retournez de coron de
champ et, quant il fut retourneis148 si ne trouva rien en sa manche et estoit
la manche bien fort liée d’une partie et d’autre et ny fut point trouvé de tres
133 par add. 134 ung 135 charton 136 tantost 137 ainsi 138 comme 139 ung 140 ung 141 son arère... un grans bouteriaul] son arère ungs grans bouteriaul 142 chief 143 grant 144 leiquel 145 le 146 lia 147 jusquez 148 retourné
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par quoy on peust supposer que celle pierre vault à delivrer prisonniers de
chartre ou d’autre prison. 190
16. BB elloculez est pierre aucunement blanche avec jaune couleur
mallent et espandixent149 come150 splendissour d’or et ait151 au meilleu si
comme d’une prunelle d’un oil et d’un petit noir cerquelle, et celle pierre
garde la veüe et prolongue la vie ; || il donne victoire en bataille, en plais et
en autre part. 195
17. BB alagre est une pierre precieuse152 de couleur vermoille et
naturellement est très clère y est dicte, selon aucuns, la fame153 du
Carboucle, et le154 Carboucle est dit son mari, pour la similitude que a la
fame155 au mari car, ainsi que la fame est de plus feuble couleur et mains
virtueuse que le mari, semblablement est ceste pierre de plus feible 200
couleur et mains virtueuse que l’Escarbouscle156 et, selon aucuns, elle
149 espandissent 150 comme 151 est 152 préciouse 153 femme 154 om. 155 femme 156 Escarboucle
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est157 dicte la maison et le158 palais du Carboucle159 pour ce que,
souventez160 foiz, s’engendret le Carboucle en ceste pierre.
EE t ceu161 avon162 veu en nostre temps que une mesme pierre par le
deshors estre Balagre et par le dedans estoit Carboucle. 205
PP ourquoy disoit Aristote163 que ceste pierre estoit manière de
Carboucle.
Selon que dient aucuns, la pierre que portet le crapaut est ainsin164
appellé165 ou autrement Bauras et en y a deux manières : l’une est
blanche aucunement brune et l’autre est noire et, en nostre temps, en 210
avon166 veu trouver une petite verte en || un167 crapaut.
Et vault à purger les ordurez des antrail les et superfluitez, et
vulgaument sont appellées168 cestez169 pierres Crapaudines.
18. C HC H erboucle est une pierre rouge ardans, de couleur si com170
deux charbons et là pra nt il son nom, et reluit es tenèbres et donnet grant 215
clarté et a la vertuz de toutes171 les pierres precieusez.
157 om. 158 om. 159 Carble 160 souventes 161 ce 162 avons 163 Arystote 164 ainsi 165 appellée 166 avons 167 ung 168 appelléez 169 om.
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EE t deveis172 savoir que ly Yndois en dient estre de trois manières,
desqueulx la première est nomée en grejois Antrax, c’est à dire
Cherboucle, qui est celui173 dont je vous parle, et vient de Libie et d’Ynde.
LL a seconde manière est de menour pris et est nomée Epitistez en 220
grejois, ceu174 est à dire Rubi.
EE t la tierce manière est appellée par son nom Balasse.
19. CC acidoyne175 : sa couleur est moienne entre Jagonce et Bericle
des Jagonces, qui sont auguez blanchez || et est de trouble couleur et
blancheur. 225
Sa vertuz est à celuy qui la porte à son col, il vault co ntre toutes choses176
fantastiques et illusion de ennemy.
EE t vault contre mauveis177 engin178 et contre decepcion.
Si aide mout179 en marchandie et en toute besoigne ; si on la fouret
et le porte en son col ou en son doy, avecquez la pierre que on appelle 230
Sinerip elles curet toutes fieuvres, elle resistet contre le venin de luxure et
de tempeste, et gardet celuy qui le portet de feu et de ayue, et veult estre
170 comme 171 toutez 172 devez 173 celuy 174 ce 175 Cacidoine 176 chouses 177 mauves 178 angin 179 moult
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assise en or, et fait gaigner ses causez180 contre ses adversairez181, et
gardet la force du corps, et fait home182 bien parlent, et ne sera point
condampné en pleit où il ait droit et en toutes choses183 ly sera gardé son 235
droit.
CC elui qui a Oniche, Sardoine et Cacidoine, il est bien gardé.
LL e Cacidoine portet les gracez184 daventdictez, et Oniche, et
Sardoine gardet de tous185 perilz et meschiez et a este esprouvé par
pluseurs foiz. 240
20. CC orneline est une pierre jaune et aucunez186 foiz meslée de
rouge, comme laveure de chair et en y a de toutes jaunes.
Celle pierre a telle187 vertuz que, qui la portet sur soy, elle confortet
ceulx qui la portent de toutes leurs maladies et les rend plaisans et
amyables, || et apaise yres et noises, et188 estanche sanc de tous189 lieux, 245
expicialement190 de manstreurs et des esmarudes ; il donnet honneur et
180 causes 181 adversaires 182 homme 183 chouses 184 graces 185 touz 186 aucunes 187 tielle 188 om. 189 touz 190 espiciallement
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victoire en plaiz ; et cil191 qui a rouge tache, restraint le sang de plaies et
des nerfs.
21. CC risopace est une pierre qui est aportée192 de la terre d’Ynde et
sa couleur est verdelete et resemble yeulx de porc et gete flambe come 250
d’or de toutes pars.
CC elui193 qui la porte si est moult gracieulx194. Et fait son porteur
estre receu liement partout où il va. Si esclarsist les yeulx et garist de
palexine et des mambres qui sont fort195 seiches si on la lie sus.
EE t en y a aucunes de couleur de just de paires semée de goutes 255
d’or entre meslées.
22. CC oural l’un est blanc et l’autre est rouge et chescun196 est
aprouvé197 avoir vertu contre tout fleu de sang, et s’il estoit pendu au col
d’aucune personne, il donnet sapience et oste folie. Il oste hors…∗ ||
Quant l’on porte198 venin ou enchantement, là où le Jaspre sera le Jaspre 260
suera et muera un de ses couleurs. Il estanche de sang et de courson ; il
garist de fievres et d’ytropisie.
191 celuy 192 apportée 193 celuy 194 gracieux 195 fors 196 chascun 197 approuvé ∗ cfr. capp. Conclusione 198 portet
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EE t qui le regarde entre199 le jour, il gardet de fantosmes et fait
personne puissant et sain et le garde de contraire, et est bonne à fe mme
qui travaille d’enfent et plus toust en enfante. Et le meillour200 est le vert 265
d’espesse verdeur. Et encore dit Moyse que toutes ses Jaspères sont
bonnez201 contre toutes fantosmes ; et doit estre enchassée en argent.
MM es il n’apartient point à fame 202 de le porter car elle empesche le
concevoir, et ly restraint trop la maladie de ses fleurs, et se doit porter à la
destre partie de l’ome203. 270
23. II ena est une pierre, selon que diet Enax et Caaron, que si elle
estoit mise soubz la langue, elle feroit dire les chosez204 avenir par
manière de divinacion. ||
24. II stustos selon que dit Ysidore, est une pierre semblable à
Saffron qui est trouvée es derrainnes205 parties des Espaignes, jouxte les 275
meutez de Archules, qui sont appellés Gades, ou segon ou tiers clemaz
oultre celle terre que nous appellons maytenent206 Espaigne.
199 comme 200 meilleur 201 bonnes 202 femme 203 omme 204 chouses 205 dernières 206 mointenant
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CC este pierre est vistouse et, quant sa vistousité est achevée, elle
est filable et le vestiment qui en seroit fait ne porroit207 estre brulé par feu
mes, de tant que le feu y a208 toucheroit et plus seroit purgé et netoyé et 280
plus fort resplandiroit.
CC este pierre selon aucuns est appellée Carboucle blanche et selon
les autrez Carcule blanc ; elle a aucunement manière de Carboucle entan 209qu’elle resiste es fantasmes et es ars magiques.
CC este pierre vault contre la douleur des210 yeulz, quant ils211 sont 285
trop humides, et la poudre212 de elle est bonne pour garir la rougne213. ||
25. KK acabre est une pierre semblabe à Gagates en couleur et en
vertu, de la quelle nous avons fait mencion, sauf selon que dient aucuns
que ceste pierre est plus molle que Gagates.
26. KK akabartes est une pierre semblabe à cristal, laquelle, selon 290
les docteurs, donne eloquence, honneur et grace et vault contre214
ydropisie.
207 pourroit 208 om. 209 entant 210 de 211 ilz 212 pouldre 213 rouigne 214 comme
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27. KK amen est une pierre blanche en tout ou en partie, toutesfoiz
est elle diverse en couleur. ||
28. LL igures sont trouvées en Ynde en un flun plen de fourest et les 295
gardet une beste qui ha nom Layns et le repoust en sa goule bien et
perfont que les vertuz ne soient aydables.
Et sont de pluseurs215 couleurs mes la meillour216 est de couleur
d’or et en y a de couleur de mierre et de couleur d’encens et en y a dont la
jauneur verdoie217 et aucunez218 foyz219 a couleur de Safron, si come220 300
Ambre et a tachez aucunez221 foiz en rouge si com222 Escarboucle, mes il
ne luyt point de nuyt ; aucunez223 fois224 est verte si come225 un226 prisme,
car il changet sa couleur selon la vanité de l’ome227.
Et ont cestes pierres pluseurs228 vertuz : ellez229 guerissent de
jauneur et destorne230 ceulx qui la portant de mauveiz vices, et fait 305
215 plusieurs 216 meilleur 217 verdoye 218 aucune 219 foiz 220 comme 221 aucune 222 comme 223 aucune 224 foiz 225 comme 226 une 227 omme 228 plusieurs 229 elles 230 destourne
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home231 courocie, joyeulx et refroidist de grant chaleur qui le met en sa
boche232 et oste la rogeur des yeulz, et si est bonne à porter contre toutes
manièrez de goutez, et guerist de toutes douleurs et le mal de l’estomac,
et le desanfle et estanche sanc. Et fait fame233 qui le porte plaisant et
amée de toutes gens, et estanche cours de ventre et guerist douleur de 310
vantre, et consume ventosités et tire la paille come234 l’Ambre, et l’ayue où
elle sera lavée briset la pierre et destruit la gravelle si on la boit. ||
29. LL angue de serpens235 est pierre de diverse couleur.
L’une manière est aussi come236 blanche flave si come237 couleur
de plove, et ly autre a couleur de cendre, et ly autre est238 noir, et ly autre 315
est239 rouge.
Aucunez240 foyz241 est noir ly autre ou rouge, aucunez242 foiz est
tachelée243, et aucunez244 foiz a venuies. Celle pierre a seisson et forme
d’une langue de serpens245 et pourtant est elle ainsi nomée246.
231 homme 232 bouche 233 femme 234 comme 235 serpent 236 comme 237 comme 238 om. 239 om. 240 aucune 241 foiz 242 aucune 243 taichelée 244 aucune 245 serpent
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Celle recist à venins car, si on aportet venins en sa presence elle 320
gectet suour et muet sa couleur et vault à viseicé de la langue.
Elle donnet247 bon parlez248, car la parole du portans est resiutet
gracieusement de tous249.
30. LL iparea est une pierre qui est trouvé en Libie.
Ceste pierre a merveilleuse vertu car, en celles parties toutes 325
bestes qui sont chasséez de veneurs ou de chiens, elle s’en fuit pour tout
refuge à ceste pierre et250 la regarde come251 son patron et, tant que la
beste est présente et regardente celle pierre, les veneurs et les chiens
n’ont point de puissance de ly nuyre, qui est choses bien marveilable252. ||
31. LL i pierres du souleil est noire ronde, qui a blanches vaines et 330
aucunez253 foyz254 bleuez, de laquelle ist un255 doux ray si com256 la
lumère du souleil. Si elle est mise en une maison en ray du souleil en
un257 vaissel258 avec necte ayue, elle randroit très grant clarté.
246 nommée 247 donne 248 parler 249 touz 250 est 251 comme 252 merveillable 253 aucune 254 foiz 255 ung 256 comme 257 ung 258 veissel
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Elle vault à prince de tous259, si acroist richesse et dominacion, si
fait avoir delit et gardet les vertuz du corps. 335
32. LL a pierre de la lune est pierre blanche paille, avec vaine et
taiche sur noir ou sur rouge ou citrine. EE lle luist aucunes260 fois261 par
nuis, si comme en plaine lune ; aucunez262 foiz ne luist mye, fors en
certenne263 houres264.
Elle garde les vertuz du corps et fait legièrement cheminer ceulx qui 340
vont par mer et garde de tempeste et de peril. Il acroist les biens
temporeux265, si vault à emprinter les nobles chois es266 et honneurs. Il
garist les lunatiques et gardet ceulx qui vont par chemins de peril de
larron. ||
33. LL azulle est pierre assez pres de la couleur de la pierre Armenie 345
dessus dicte, mes a en luy taiche d’or petites, si come267 poin dorés.
Celle pierre vault contre mesencolie et contre les quartenne et autre
maladie mesencolieuze268, mais269 elle empèchet aussi de concevoir270
enfans.
259 touz 260 aucune 261 foiz 262 aucune 263 certaines 264 heures 265 temporelz 266 chouses 267 comme
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34. MM arguerite reconforte271 le cuer272 et enlumine les espriz et 350
vault contre la carcidiacre passion, et aide à ceulx qui enenouyssent 273, et
vault contre tout fleu de sang et autrez274 humours, et vault contre
palexine et contre la feblèce de l’estomac. Elle conforte la veüe et procure
concorde, et tient l’ome275 en memoire et bonne pansée de cuer276. ||
35. MM utille est pierre que on nomet277 brisevoir, car à un 278 cop 355
briset le voir et les pierres. Aucuns nomet279 celle pierres Aigle et est
carrée de couleur de fer.
Cest pierre aiment mout ly truant, car il engavigne280 moult d’argent,
car il cuisent celle pierre en sang de dagron281 et puis enfrontent282 et
conquient leur main ou leur chevoux283, ou leur jambes, ou leur col. Si 360
semblent si très laiz que les regardent qu’il semblet que cil membres
268 mesencolieuse 269 mes 270 concepvoir 271 reconfonte 272 cueur 273 enanouyssent 274 autres 275 omme 276 cueur 277 nommet 278 ung 279 nommet 280 engaigne 281 dragon 282 enfrotent 283 cheveux
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soient afolez. TT oute284 vois li membre se demeure de sous285 sains et
gariz, et quant il leur pleist286 il les lave de rousée, ce que il ne pert rien.
36. MM edo est une pierre dont il est deux especez : l’une est noire et
l’autre est verte. 365
Ceste pierre est virtueuse contre une maladie de piez nomée287
podagre, contre avenleure de288 yeulx et contre maladie de rains. Aussi
est profitable pour resoner et norrir gens lassez et feublez, et dit on que si
la noire de ces pierres estoit depecée en eue chaude et aucun se laveroit
en celle eue, ses membres tantost pelerient et ecorcherient, et si aucun 370
bevoit de icelle289 eue il mourroit en vomissant. ||
37. MM elochites, qui selon aucuns est appellée Melonite, qui est
grasse, espèce et verte et resplandissante, non pas tant come290
Esmeraude, aussi come en couleur de maune291.
Ceste pierre a vertuz de garder son porteur d’aventures nuysibles. 375
Item pour garder les berceulx des petiz enfans.
284 toutes 285 soubz 286 plaist 287 nommée 288 des 289 ycelle 290 comme 291 manne
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38. MM auphites est une pierre qui a vertu de eschaufer ainsi come292
feir293, non pas que elle294 soit chaude de elle, mes elle ha vertu
d’eschaufer.
Item si ceste pierre estoit pilée et meslée avecquez295 eue et 380
donnée à boire à gens que l’on vouldroit bruler, il ne sentirient du torme nt
pour ce que elle les rend insensiblez.
39. MM archacile, selon aucuns, est une pierre qui a pluseurs
espècez selon la diversité des couleurs, car d’un chescun296 métal elle
ressoit297 la couleur. Et ainsin298 l’une est dicte Marchassite dorée et 385
l’autre Marchassite argentée, et ainsin d’autre selon la diversité des
métaulx. ||
40. NN itron est une pierre de couleur sourpale et clère.
La vertuz de ceste pierre est dissolver ou dessoudre ou deslier, et
aussi de atraire, et vault contre evacuacion. 390
41. NN ithomas est dicte alabastre, et selon aucuns est une manière
de marbre. Et n’est pas pierre precieuse, mes pour ce que sa vertu est
292 comme 293 fer 294 qu’elle 295 avecques 296 chascun 297 recoit 298 ainsi
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merveileuse299, nous en parlerons300 aucunement entre les pierres
precieusez.
CC este pierre301 est tellement302 froide que pour la froideur d’elle, elle 395
a vertuz de conserver et garder les ougnemens, et pour tant
ensienement303 l’en enfasoit les boites. II tem elle garde les cors des mors,
par sa dicte froidure, de toutes feitours, maulveises odours, et pour ce
ensiennement304 l’on en fasoit les tombeaux et sepulcrez.
Ceste pierre est blanche et resplandissante, et selon aucuns donne 400
victoire et obtinet amitié.
II tem, selon que dient aucuns, est une manière de pierre appellée
Crapaudine, qui est de la manière de pierre de crapaut, et est trouvée en
pluseurs crapaus, de laquelle est deux manières : l’une est sour blanche,
c’est à dire non p arfectement blanche, || mes de telle couleur come305 405
seroit lait meslé avec sang, mes306 que le lait eust plus force que le sang,
et pourtant aucunes307 foiz y aparoist petites vaynnes sanguines
obscurez308 ; l’autre manière est noire. Et aucunes foiz en celle pierre y
apareist un309 crapaut en painture, les piez estanduz davent et darrière, et
299 merveilleuse 300 nous en parleront] om. 301 précieuse 302 tiellement 303 enciennement 304 enciennement 305 comme 306 om. 307 aucune 308 obscures 309 ung
C. 14 r
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scelon310 que disent les maistres, si ses deux pierres estoient closes 410
ensemble et aucun venin y fust présent, elles brulerient les mains de
celui311 qui le atoucheroit312, et pour aprouver et cognoistre ces pierres,
diset les maistres, que si elles estoient demoustrées313 à un314 crapaut vif,
le crapaut se esleveroit contre elles et les beseroit si pouet.
AA uxi315 dit l’on que si la première de ses deux pierres estoit pousée 415
emprès venin, elle convertiroit sa couleur en couleur grise. ||
42. OO niche et Sardoine et Calcidoine sont ensemble concrées en la
terre d’Ynde et de Arabes et sont de diversez couleurs et de diverses
vertuz.
OO niche est noire et, quant il y a taintures blanches316 ou percez ou 420
roges317 et il y a un318 poy de noir, s’il est droit Oniche, il fait home319
joyeulx, preux, hardiz et courageux ; et tient en santé celuy qui le porte et
le fait vivre longuement, et acroist richesses.
Et fait home songer de nuyt son amy mort en dorment et ly souvient
au matin de quoy le mort est besoigneux ; et celui320 qui le porte a 425
310 selon 311 celuy 312 athoucheroit 313 demonstrées 314 ung 315 aussi 316 blanchez 317 rogez 318 ung 319 homme 320 celuy
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pluseurs321 gracez, et si oste l’ome322 de tristece, de craintes et de paours
de nuyt et dort seurement.
Et se doit porter en or et ne se doit point porter l’Oniche sinon
qu’elle soit concrée ensemble avec Sardoyne et Calcidoine.
OO niche, qui le porte à son col ou en son doy, il do nnet voir323 les 430
dyables et moult de fantasies en dorment ; il procuret ire et esmeut
tanson. Si on le pent au col d’un enfent324, il salivont la bouche et pandue
au col, il acroist tristece et aparaille toute maladie de mesencolie. ||
43. OO bsist est pierre noire avec blanche ou roge, taiché ou voinné,
et est moult pésant. 435
Se on la met de leis le feu, elle s’eschauferoit par telle manière
qu’elle ne perdroit sa chalour325 jusquez326 à un327 an et demy ou plus
duret la chalour328.
Il vault contre le pallexin de froide causé et à toute autre maladie
qui portet froidure. 440
321 plusieurs 322 omme 323 veoir 324 enfant 325 chaleur 326 jusques 327 ung 328 chaleur
C. 15 r
De la vertu des pierres – il testo
31
44. OO rphanus est une pierre précieuse qui est en la couronne de
l’empereur de Rome329 et unquez330 ailleurs ne fut veue et pour tant est
elle ainsin nomée331.
CC este pierre est vineuse en couleur, c’est à dire que elle a coule ur
de vin, non pas forte, mes de telle couleur come332 seroit vin blanc bien 445
resplendissant mistioné avec vin claret, ainxi333 que le vin claret
sourmonteroit la couleur du vin blanc.
CC este pierre est bien clère, et selon aucuns, resplendist de nuyt et
est sa propriété de garder et conserver l’onneur réal.
45. OO btamble ou Octave est pirre très sur, et est patron de larron, 450
et robeur, car il rent le portant invisible et troublet les yeux de ceulx entour
le por || tans mais334 il clarifie moult les yeux335 de celui336 qui le portet et
si enfait on moult de merveille diverse.
46. OO rites est une pierre qui a trois espècez337, dont l’une est noire
et ronde, l’autre est verte et tachée de taches blanches ; la tierce est de la 455
329 Romme 330 onquez 331 nommée 332 comme 333 ainsi 334 mes 335 yeulx 336 celuy 337 espèces
C. 15 v
De la vertu des pierres – il testo
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couleur d’une piece de fer et si a une partie d’elle aspre et rude et l’autre
plange338 et sovène339.
Les maistres disent que cestes pierres ointes de uille rosat, elle
preserve son porteur de cas et d’aventures contraires et de toutes
morseürez mortellez de serpens et d’autres retillez. 460
II tem disent que, si une femme la porte pendue sur elle elle la
garde de ensainter et si elle estoit ensainte, elle fait avortir et perir le fruit.
||
47. PP anthère est pierre aucy340 de pluseurs341 couleurs et prent
celuy nom à la panther qui est une beste de div erse couleur, telle come342 465
est la pierre : assavoir, rouge343, ver, blanc, porpe, et rous, et ne sont mie
entremesléez les couleurs, ains tient chescune son lieu distingué si
comme par veinne.
Qui, au matin, regarderoit celle pierre, il ne devroit point doubter,
car celui344 jour ne porroit345 estre vainscus, car il deffant346 le portant de 470
tout peril, et si apaize la rage.
On le treuvet en Ynde, Ethiope, Arabe et Libie.
338 blanche 339 souène 340 aussi 341 plusieurs 342 comme 343 roge 344 celuy 345 pourroit 346 deffault
C. 16 r
De la vertu des pierres – il testo
33
48. PP rasme est pierre verdieuze de grosse couleur, plus que
Esmeraude. EE smeraude est separée, car ce est347 li loppe de
l’Esmeraude. 475
Aucunez348 foiz elle a goucte sanguinne, aucunez foiz blanche, et si
confortet la veüe, mais pourtant qu’elle ne sont belle, sont elle de plus
petit pris que les Esmeraudez.
Et fait invisible le portant avec une herbe que on appellet Heutropia,
ee t si a aucunez349 des vertuz du Jaspe et aucunes de l’Esmeraude. 480
II tem elle rent les roys victorieux et les preservet de tout venin.
De ceste pierre est trouvé que Alixandre en || uset en bataille et,
quant il s’en retourna, il se voulit laver en un350 fleuve351 nomé352 Eufrates
et depousa ceste pierre de sus luy et, de aventure, avenit que une serpent
mordit ceste pierre et tantost vomit tout son venin. 485
Ceste pierre auxi353 rougist et a aucun poy de blancheur meslée.
49. PP éanite est pierre qui vient de Machidonne et de Mède.
Elle fait le femmes concevoir fruiz et porter jusquez à leur temps
deü et les fait legièrement delivrer, sans grant travail recepvoir.
347 c’est 348 aucune 349 aucunes 350 ung 351 fleue 352 nommé 353 aussi
C. 16 v
De la vertu des pierres – il testo
34
50. PP irite est pierre semblante à feu melleir de fumée. Se il est 490
enclos354 en la main, il art come355 charbon.
Une autre manière en est de parce couleur et une autre come
Crisolite, maix356 il est plus vert et vault contre les articlez357 venans de
froidure, mais il veüst358 estre legièrement touchez, si qu’elle ne brule mie,
ne ardet la chair. || 495
51. PP yrophilos est la pierre de quoy Esculaperius359, li philosophe,
dist que le cuer d’un home360, qui est mort par venin, ne puet ardoir en
feu, mais devient pierre telle que je diz et se convertist en pirophile.
Se elle est gardée en feu par l’espace de neuf ans et est de couleur
de cire, il gardet le portant contre las poudre et le tounoire et le gardet de 500
tout venin et ne puet ly portant mourir ne espirer, tant qu’il ait la pierre
sus361 luy.
Mais il n’en garde mie qu’il ne seufre les poinnes et le travail aussi
fortes, ne veult point de la pierre.
354 om. 355 comme 356 mais 357 articles 358 veult 359 Esculapius 360 homme 361 sur
C. 17 r
De la vertu des pierres – il testo
35
Il donnet victoire espicialemen362 à roy et à princes en bataille et les 505
fait tout conquerre. Et tot jour363 les portoit Alixandre, ly roy qui conquist
tout le mont364.
52. PP unix est la pierre qui est engenrée de l’escume de meir365 et
est nomée Punix en escume de meir.
Se celle pierre est liée sus la cuisse de la femme qui travaillet 510
d’enfant, il ostet la delivrance de l’enfantez.
Et on la lie de fil à col d’un enfant qui a la 366 tous367 angoisseuze, si
l’assouaget legièrement. ||
53. QQ uirin est pierre trouvée au ny de la houpe.
Celle pierre est encusenient de secreis car, se on la met sus la 515
poitrine d’une personne dormans, il rehireit tous368 ses secrez.
Il avuiet369 les370 fievrez371 et ammoneste372 et fantazie373 et amènet
de nuyt moult d’esperiz davent celuy qui la portet, et, si ly portant reclame
lou dyablez, il apert374 tantost, car celle pierre est moult prislouse375.
362 espiciallment 363 tousiours 364 monde 365 mer 366 om. 367 touz 368 touz 369 aidet 370 es 371 fievres 372 amoneste
C. 17 v
De la vertu des pierres – il testo
36
54. QQ uanidros est pierre trouvé ou chef d’un votour, qui fait le 520
portant forceneis en venacion d’oxiaul376 par faulcon et autres oxiaus377 de
proie.
Et vault aussi contre cause adversaire et si donnet victoire en la
tanson et remplist de lait les mammelles de femme378. ||
55. RRubi est vermoil sur toutes les vermoilles pierres et vault par 525
sur toutes les vermoillez379 pierres.
Il est de telle380 seigneurie que, celui381 qui le porte enchassé en or,
a grace et tous382 s’esjoissent de sa venue et le desconforte qui celle
pierre regarde, se reconforte le cuer383, les yeus384 et le corps, et
conquiert à celuy qui la porte seigneurie, richesses et honneurs. Il apaize 530
les ires et garde de traison et rent son porteur seür de tous perilz, et fait
aymer Dieu, et se doit porter à la senestre p artie.
373 fantasie 374 appert 375 prillouse 376 oseau 377 oseaux 378 femmes 379 vermoilles 380 tielle 381 celuy 382 touz 383 cueur 384 yeulx
C. 18 r
De la vertu des pierres – il testo
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EE t, qui donra l’eaue385 ou aura trempé le Rubi à boire es bestes,
elles gueriront de toutes leurs maladiez386 ; et reluit en lieu obscur.
Il en est d’Orient et de Alixandrie, mes ceulx d’Orient sont les 535
meillours387.
56. RReflambine est une pierre jaune du grant d’une feue et si a
telle388 vertu qu’elle estanche la soif et abat la jauneur du corps.
Qui a jaune couleur en la face ou es yeulz389 ou en corps et boit
l’eaue ou elle couche trois jours, tout ly passe et guerist. 540
Celle pierre, qui la porte sur soy, elle ly conforte tous ses membres
et si ly donne grant || force à la veüe.
CC este pierre se treuve en fleue qui passet par la petite Judée.
Il y a unes gens qui n’on390 que un391 ou392 en front qui les gardet
que nul ne les preigne si venent une393 gens à eulx qui ont nom Nubiens 545
armez et bataillet394 à eux et les prenent par force.
57. RRaunay est une pierre de couleur soubroge. La vertu de cette
pierre est restraindre le ventre et les menstruez. 385 eau 386 maladies 387 meilleurs 388 tielle 389 yeulx 390 ont 391 ung 392 oil 393 unes 394 bataillent
C. 18 v
De la vertu des pierres – il testo
38
58. RRadyn395, ou autremen396 Donathide, est une pierre de couleur
noire resplandissante et disent397 les docteurs que, qui donroit la teste 550
du398 jau male à menger es frenuz 399 emprés par grant espèce400 de
temps, l’on trouveroit ceste pierre en celle teste.
La vertu de ceste pierre est impetrer toute chouse. ||
59. SS aphir est trouvé en la gravelle de Lubie ou fleuve d’Orient et
en y a de deux couleurs : l’un resemblet à couleur de ciel et l’autre est 555
plus obscur qui plus est virtueux, et est trové où plus parfont du fleuve.
Ces401 deux Saphirs, qui a l’un ou l’autre et le porte sur soy,
destorne fole envie et corrouz et conforte le corps et destourne homme
d’estre enprisoné402 et, s’il est en prison, elle l’aide à delivrer et la doit
toucher au quatre cornières de la prison et à ses fers et Dieu ly aidera en 560
manière qu’il n’y sera pas longuement.
EE t est bon à do nner à deux gens que on veul403 acorder ensemble,
et est bon pour oster sorcerie, et guerist de enfleure, et desenfle404 qui le
cerne du Saphir et moillé de l’eaue où le Saphir aura trempé.
395 Radin 396 autrement 397 disant 398 d’un 399 fremiz 400 espace 401 ses 402 emprisonné 403 veult
C. 19 r
De la vertu des pierres – il testo
39
EE t qui aura bout ou enfleuré dedans le corps, boive de l’eaue ou 565
aura trempé le Saphir et il garira.
EE t si garist de jaunice et de chaude maladie qui boira de l’eaue ou
aura trempé le Saphir405 : elle garist du mal des yeux406 qui les enlavera et
le touchera du Saphir.
EE t aide et conseille Dieu à qui neptem ent le porte, et donne sen à 570
celuy qui le porte, et garde de envie et de sedicion, et garist d’une maladie
qui est "noli me tangere" et l’y doit on toucher par pluseurs foiz et de ce
enpire moult la pierre.
Sa vertuz est home407 essaucer en honneur || et le fait gracieux et
bien luy advienet. Olle408 se doit enchasser en or. 575
60. SS ardoine est une pierre qui est de couleur noirace comme
rouge et noir meslez ensamble et aucunes409 foiz est blanche et en y410
[est] de cinq manières.
Ceste pierre atrempe ire et fait repouser le cuer et oste les
mauveis411 vicez et nuisans taches et si fait home412 chaste, sage et 580
vergoineux et gracieux et le garde de meschance.
404 deseunfle 405 Phir 406 yeulx 407 homme 408 elle 409 aucune 410 om. 411 mauvaiz 412 homme
C. 19 v
De la vertu des pierres – il testo
40
Si donne belle couleur au visage413 et fait son porteur chaste et
humble et donnet hardiesse et confortet la veüe et destruit les
enchantemens414 et vaul415 contre le flux de fame416, et contre tot flux de
sang. 585
On le treuvet en Ynde, en Arabe et en y a de tellez où il y a
Oniches, Sardoine et Cacidoine.
Le noir est Oniche, le blanc Cacidoine, le rouge meslé de noir
Sardoine et aucunez417 foiz y a du blanc sur le camoie et y puet avoir de la
Corneline. 590
61. SS orige est une pierre verdelète qui vient de Paradis terrestre
par un418 fleuve qui vient de là et si passe iceluy419 fleuve420 par la grant
Judée et parmy le grant desert || et sa semblant entre deux montaignes
clouses de toutes pars et en celles montaignes y a une bestez421 du grant
d’un chien qui son plus ignelles que oyseaux et si ne vivent qu[e] du 595
poisson de celle ayue422.
413 visaige 414 enchanstements 415 vault 416 femme 417 aucune 418 ung 419 yceluy 420 fleue 421 beste 422 om.
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De la vertu des pierres – il testo
41
CC elles bestes trouvent cellez423 pierrez424 et les gardent en leur
goules, affin que nul ne sache425 leur vertu. Et si ne les puet on avoir que
par pucellez426 et les gens du paï s, quant il les voulent427 avoir il mènent
les pucellez428 jusquez429 à la rive et leur descouvrent leur piez et les 600
tetinez et la se tiènent430 sur la rive de ceste eaue. EE t puis les bestes431
sentent les pucellez432 et viennent droit à elles et mètent leurs groins entre
leurs tetinez433 et de la grant doulceur que ellez434 ont, les bestes435
s’endorment come436 pasmées. AA doncques437 les homez438 qui gardent
les pucelles yssent hors du boys et puis tuent icelles bestez et puis 605
prenant les pierres qui sont en leurs goulez.
Ceste pierre est de telle vertu qu’elle est bonne contre toute439
manière de goute en corps. QQ ui boit l’eaue par neuf jours à jeung 440 où
423 celles 424 pierres 425 saiche 426 pucelles 427 veullent 428 pucelles 429 jusques 430 tiennent 431 bestez 432 pucelles 433 tetines 434 elles 435 bestez 436 comme 437 adoncquez 438 hommes 439 om. 440 jung
De la vertu des pierres – il testo
42
elle aura trempé, il ne sentira goute d’un an. Et diset441 les aucuns livres
qu’il soufit de la porter et l’eau où elle a trempé garist de tout venin. 610
SS orige est bonne contre toutes maladiez d’estomac et des humours
du corps et encontre toutes bestez enragées et males vermines
vermineusez442. || CC elui443 qui est mors de male beste ou de malle
vermine et il boit de l’eaue où aura trempé Sorige n’a garde de avoir nul
mal. CC elle mesme eaue garist de l’estomac et de mauveises humours. 615
Celui444 qui la porte doit estre honneste et son corps doit estre net
par la vertu que Dieu a donné à ceste p ierre.
62. SS arde est une pierre precieuse qui ha une rogeur espesse.
Ceste pierre fut premièrement trouvée en une cité qui avoit nom
Sardis et a telle propriété que elle rent son porteur joyeux , encouragé445 620
et ly acue son engin et quant elle est lyée avcq[ue]z la Onichine446 elle la
garde de nuyre par ses vertuz qui sont contrairez.
63. SS peculaires est une pierre qui en Espengne croist dedans terre
et en Allemangne, et trepasset parmy la clarté si come447 parmy verre ; si
441 disent 442 vermineuses 443 celuy 444 celuy 445 encoragé 446 Oniche 447 comme
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De la vertu des pierres – il testo
43
en sont trois manièrez448 : blanc, jaune et rouge et est separés par fuillez.
||
64. SS arda, qui autrement est appellée sardo, est une pierre qui a
telle449 propriété au regart du boys come magnés au regart du fer, car
aincy450 comme magnès atire le fer à soy aincy 451 atiret ceste pierre le 625
boys à elle, et pour ce avient452 aucunez453 foyz que ceste pierre se
ajoinct tellement454 au boys des nefs, des vesseaux, que nullement elle ne
puet estre aragée sens couper celle partie à laquelle elle est adjoincte 455.
Ceste pierre est de couleur verdéante.
65. SS ilenites est une pierre précieuse de laquelle les maistres ont 630
parlé diversement, car les uns456 diet457 que elle naist en une manière de
limaz de Ynde et est diverse en couleur car elle est de couleur vermoille,
blanche et aucy458 de purpre459 et si est très belle. Les autrez460 disent
448 manières 449 tielle 450 ainsi 451 ainsi 452 advient 453 aucune 454 tiellement 455 adjoioincte 456 ungs 457 dient 458 aussi 459 poupre 460 autres
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De la vertu des pierres – il testo
44
que ceste pierre est verdéante et est trouvée es partiez461 de Perce et
disent que ceste pierre croist et decroist comme la lune. 635
La vertu de ceste pierre, scelon462 que il dient, est donner à son porte ur
aucune précieuse des choses463 à venir, mes que elle soit portée soubs464
la langue, espicialement465 la prémière lune estante dixième.
II tem disent que le matin de la prime lune, ceste pierre a ceste vertu par
espace d’une || heure et, quant elle est dixième, elle celle466 vertu en la 640
primière et sexte heures.
LL a manière de fere467 ceste divinacion si est que quant elle est mise
soubz la langue, l’on doit penser de aucune negoce ou besoigne, si elle
doige468 estre faicte ou non469 : si elle doige470 estre faicte, elle sera si fort
fichée en cuer, elle ne puet estre aragée ; si elle ne doige471 estre faicte, 645
tentoust472 le cuer la refuse.
II tem scelon que il dient, elle garist ceulx qui sont en langours ou fèblez
intisiques, et est tisie une maladie qui vient en poumon quant le poumon
est enfle ou ulcéré.
461 parties 462 selon 463 chouses 464 soubz 465 espiciallement 466 a add. 467 fair 468 doit 469 nom 470 doit 471 doit 472 tontoust
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De la vertu des pierres – il testo
45
66. SS emagrade est une pierre trop plus précieuse que maintez 650
autres pierres, et est de couleur très verte, tre473 luisante tellement474 que
elle saint l’er prochen et vesin d’elle de la verdour et le fait estre vert
comme elle.
LL a meilleure figure de ceste pierre est celle qui est toute plène475 en
superfice, aincy476 que une partie ne fait point de umbre à l’autre. Et celle 655
qui ne variet par umbre ne par lumière est dicte la meilleure, et de ceste
pierre disent les maistres qu’il en sont douze manières, pour la || diversité
de sa couleur, car ainsin que il disent, ceste pierre, aucunez477 foiz, ha
une manière de fil noir meslé en elle par manière de petitez478 vergées479.
Et de cestes pierres aucunes sont appellées Scemagrades sitiques, 660
les aultres britaniquez, les autres limaquez et ainsi appellées par les lieus
où elles sont trouvées.
EE t oultre disent que aucunes en sont trouvéez480 es vaines d’un métau
nomé aren, c’est assavoir en ceu qui n’est point de la substance d’aren et
sont semblabez481 en couleur ou rouille de celuy métau. 665
II l en sont d’autres qui sont appelléez Calsidoine, pour la similitude que il
ont à une pierre ainxi482 nomée483 mes, entre toutes484 cestes485 espècez,
473 très 474 tiellement 475 pleine 476 ainsi 477 aucune 478 petites 479 vergéez 480 trovéez 481 semblablez
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De la vertu des pierres – il testo
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les sitiquez sont les meilleures, et disent aucuns que cestez pierrez486
sont trouvéez487 es niz des grifons.
Et ouÿ dire à un 488 de mes compaignons venent de Grèce, qui fut 670
moult curieux489 et vray esperimentateur que ceste pierre est souvent
trouvée490 en rochers qui sont soubs491 l’eue de la mer.
LL a vertu de ceste pierre est, quant elle est bonne et vraye, incliner son
porteur à chasteté et nullement ne le seuffre habiter charnellement à
fame492. 675
Et de ce heümez493 esperience en notre temps, car le roy de
Homgarie qui en notre temps reignet, portet ceste pierre en son doy et
avint que luy, avent494 ceste pierre en son doy vint à habiter charnellement
à sa fame 495, et tantoust ceste pierre || froissa en trois parties ainxin496 que
elle ne puet actendre497 celle charnalité. 680
482 ainsi 483 nommée 484 toutez 485 cestez 486 pierres 487 trouvées 488 ung 489 curieulx 490 trovée 491 soubz 492 femme 493 heümes 494 aient 495 femme 496 ainsin 497 atendre
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II tem elle acroist richessez et donne498 parolez499 persuasairez, monitairez
en causez500.
II tem ceste pierre pendue au coul garist les maladiez caduquez.
II tem elle conforte le veüe feuble et gardet les ouilz.
II tem elle donnet bon mémoire et detourne la tempeste. 685
67. SS yrus est une pierre qui est trouvée en Sirie.
Scelon que dit Ysodoron, quant elle est501 entière, elle nage ou
nocte, et quant elle est comminué, elle meut à la manière de vinidez, et la
raison de ceu502 est pour ce que, celle qui est antère503 contient l’er en ses
pourz et, quant elle est comminué, l’er s’en va, et se depent504 de la 690
poudre505 de celle pierre.
68. SS amius est une pierre ainsi nomée506 pour le lieu où elle est
trouvée, qui est une hisle nomé507 Salmia.
L’on polist l’or o508 ceste pierre.
498 done 499 parolles 500 causes 501 om. 502 ce 503 entière 504 depart 505 pouldre 506 nommée 507 om. 508 ou
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48
LL a propriété de ceste pierre est telle509 que, si une510 foiz elle est liée à la 695
main d’une fame511 qui est en preinte d’enfenter, || elle empeschet
l’enfantement et retiret le fruit dedans la mère.
69. SS ardonis est une pierre composée de deux autrez512 pierres,
c’est à dire de Sarde et de Oniche. Ceste pierre est vermoille et ceste
couleur aparest sur l’autre pour la Sarde, dont elle est composée, et si est 700
blanche et noire en couleur de ungle et trait ceste couleur de l’Oniche.
TT outes foiz celle qui a cestez couleurs plus distintez et diviséez, et
qui est plus espèce en substance, est meilleure et plus à louer.
CC este pierre est trouvée de cinq manièrez513 et si puet estre de
pluseurs514, par les diverses mistions de ses couleurs et pour la diverse 705
espessour et dempsité de sa substance, et est trouvée515 plus sovent516
en Ynde et en Rabie517.
CC este pierre est dicte scelon sa vertu debouter luxure et rent le home 518chaste et, si ceste pierre estoit meslée avecquez l’Oniche, elle puyt519
509 tielle 510 unes 511 femme 512 autres 513 manières 514 plusieurs 515 trovée 516 souvent 517 Arabie 518 l’omme 519 puit
C. 23 r
De la vertu des pierres – il testo
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nuire520, mes, quant elle est meslée avecquez la Sarde, elle ne puit plus 710
nuyre. ||
70. SS erpentine est une pierre qui est engendrée de pluseurs521
serpens qui joignet522 leurs testez ensemble.
Celle pierre est noire et a en cor blancheur paille, et en meylleu523
ymage de serpens. 715
Elle vault contre venin et gardet le portant de morseüre
vermineuze524 en telle525 manière que on la puet prandre en sa main nue
sans blesser en nulle manière.
71. SS archofagus est une pierre qui devoret les charoignes des
mors, pour quoy, enciennement, les anciens firet les premièrez archez et 720
sepulcrez des mors, pour ce que ceste pierre devouret et consumet en
l’espace de trente jours le cors mort mis en elle.
72. SS uctimis est une pierre de couleur jaune qui, scelon les grüez,
elle est appellée Electie, et est tre526 luisante comme verre, et nest du just
ou de la gomme d’un pin et est appellée l’Ambre. 725
520 nuyre 521 plusieurs 522 joignent 523 meillieu 524 vermineuse 525 tielle 526 très
C. 23 v
De la vertu des pierres – il testo
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Ceste pierre frotée, tiret à soy les foilles, les || pailles et le fil ainxi527
comme magnès tiret le fer, et dient les maistrez que ceste pierre rent son
porteur chaste, et est chouse esprovée528 que elle chasset les serpens, et
es fames qui son ensaintes elle vault pour enfanter plus esennent et, celle
qui est faicte du just qui saut de la terre par temps chaut, est la meilleure. 730
73. TT opace est de jaune couleur et en y a de plus d’une manière.
D’Orient et de Arabe viennent les meilleures et en y a de couleur
d’or et retrait de semblant à la lune.
Quant la lune est belle la pierre est plus belle et de plus vive couleur et
quant la lune est laide et pluvineuse, aussi529 est la pierre laide et troublé. 735
Qui ceste pierre porte plus en vi530 chastement et devotement, et donne
respectance531 et donne honneur532 et amitié, et guerist des fix et courson,
et le doit on porter en or, et qui la met en eau bouillant elle la refredist, et
guerist des homées533 et des amayrudes, et refraint ire et garist des
broches. || 740
74. TT urquemasz sont de deux couleurs, les unez retraient à vert et
l’autre à bleu et sont les meilleures. Et sont bonnez à homez qui ont
527 ainsi 528 esprouvée 529 ausi 530 enuyt 531 repertance 532 honeur 533 hommées
C. 24 r
C. 24 v
De la vertu des pierres – il testo
51
chevaulx, car qui le touche de la pierre, jamés ne porra534 morfundre ne
gaster, ne chaut535, ne froit mal ne ly fera nes536 les ungles, ne ly muerent
ne l’aidez ne seront. 745
CC elui qui la porte, venir537 ne ly fera mal, ne son cheval ne cheira,
ne celuy qui le porte nayer ne pourra en eue.
Elle conforte la veüe et garde son porteur de adversité, et donne
hardement et de bon aire, et enorte à dire les chos es538 avenir. Et diset les
Yndois et les philosophes orientaux que celle pierre vault mieux en 750
bataille, et mieux539 garde son porteur que le Dyamans, et540 a esté
esprové par pluseurs541 foyz542. Et a tiel visce543 que home544 qui le porte,
tauchant545 à fame 546, ne puet engendrer, ne fame547 qui le porte
concepvoir.
75. TT huridis est une pierre de couleur flave et clère blanchéante. 755
534 pourra 535 chault 536 ne 537 venin 538 chouses 539 mieur 540 om. 541 plusieurs 542 foiz 543 vice 544 homme 545 touchant 546 femme 547 femme
De la vertu des pierres – il testo
52
Et disent les maistres que ceste pierre conservet et garde la veüe et
deffent son porteur des aventures548 nuisiblez. ||
76. TT hopasion est une pierre ainsi nomée549 pour ce que elle fut
premièrement trovée en une hille550 nomé Thopasis.
Et sont deux espècez551 de ceste pierre dont l’une est de tout 760
semblable à or et est la plus précieuse.
L’autre est jaune et de plus feble couleur que or.
Ceste pierre a telle552 propriété que, si elle estoit mise en eue bouillante,
elle la refredist toust tellement553 que on la puet tirer de l’eive o la main.
Elle vault aussi contre les passions emoriquez et eupatiquez. 765
77. TT ormine est ainsi dicte pour le corbel qui le porte en son nif, et
quant ly corbeaul revient et il voit que ses eufx554 ne pouent555 fructifier, il
vait quérir celle pierre, si la met en son nif avec les yeufs. Adonc les
yeufs556 perviennent à fruit.
548 aventurez 549 nommée 550 hisle 551 espèces 552 tielle 553 tiellement 554 eufz 555 peuent 556 eufz
C. 25 r
De la vertu des pierres – il testo
53
Celle pierre aide la fame bréhaingue à concepvoir et les fames557 770
pourtant, et fait legièrement delivrer et sans grant paine. Il eshauce le
portant558 et ly acroist ces biens en richesse, et se on desseus l’euche il
fait entendre la voiz des corbeaux. ||
78. TT ermidor est une pierre ronde come559 une noiz ou mains, et si
rent, la nuit560, clarté comme chandoille, et de jour grant enflambement561. 775
Elle est bonne contre toutes maladiez de corps et d’esseveurez,
d’enfleurez562.
CC ar toutes esleveurez qui est563 cernée de ceste pierre elle se
consonmet564 et se part.
Ceste pierre se trove en une montaigne en Inde, bien profont es 780
vainnes d’unes pierres vermoilles.
79. TT arach565 est engendrée de sang de dracon566, scelon567
aucuns ; les autrez disent que c’est le just de une herbe, mes Aristote dit
que c’est une pierre.
557 femmes 558 pourtant 559 comme 560 la nuit] om. 561 enflamblement 562 enfleures 563 sont 564 consoumet 565 Barach 566 dragon 567 selon
C. 25 v
De la vertu des pierres – il testo
54
Ceste pierre est de couleur bien vermoille et vaut contre tous568 fluix569, 785
espicialement570 contre fluix de sang.
80. TT erimy571 est une pierre qui est dicte Armenique et est de
couleur sourpale, et vault contre mesencolie et contre les maladiez572 du
faye et de la rate, et aussi contre passions cardiaquez, qui sont maladiez
de cuer573. || 790
81. TT irites574 est une pierre précieuse de couleur resplandissante
come575 feu, et veüst estre sournement touchée car, si elle estoit fort
estrainte en la main, elle bruleroit la main.
82. YY ris est une pierre semblabe576 à c ristal et est toute ronde et,
scelon577 que dit un578 docteur nommé Enax, elle vient de Rabie, et est 795
trouvée579 en la Mer Rouge.
568 touz 569 fluiz 570 espiciallement 571 Berimy 572 maladies 573 cueur 574 Birites 575 comme 576 semblable 577 selon 578 ung 579 trovée
C. 26 r
De la vertu des pierres – il testo
55
Ceste pierre est très seiche et moult dure et, quant elle est mise au droit
du souleil, elle donne raiz couleurez à la semble nce de l’arc en ciel, qui
est aussi appellé yris, et pour ce fut nomée580 ceste pierre Yris.
83. YY ène est une pierre qui est traite des yeulx de la beste qui a 800
celuy nom mesme.
Celle pierre fait dire les choses futurez à celuy qui la portet sus la || langue
et fait obtenir les requestes, quant elles sont faitez581 bonnement et
justement.
84. ZZ emech582 est une pierre qui autrement est appellée Lasur. 805
Ceste pierre est de couleur bloye avecquez petites goutez dorées.
Ceste pierre usée vault contre melencolie, quartène et sincope, qui vient
des vapours melencoliquez.
85. ZZ igrutes est une pierre de couleur come583 verre autrement
appellée Enax. 810
Ceste pierre vault à restraindre le sanc et repelle et deboute alienacion de
pansée.
EE t ainsi de la vertu des pierres précieuses en espicial584, vous doit sufire
quant à présent. ||
580 nommée 581 factes 582 Yemech 583 comme
C. 26 v
De la vertu des pierres – il testo
56
CC y après avon585 à voir de la significac ion des ymagez586 trouvées 815
et ymprimées naturalement587 en dictes pierres, pour quoy est à noter que
unez588 pierrez dedans les aucunes pierres sont aucunes foiz entaillées
naturellement : un589 mouton, un590 léon et un591 archer qui respondent à
trois592 signez estans ou siercle du souleil, qui est nomé593 zodiaque.
EE t cestez pierres ont propriété et594 vertu contre fievrez595 et 820
pluseurs596 autres maladies comme sont ydropisie, palisie et aultres. Et
disent les maistres que elles rendet597 leurs porteurs ingenieux et facons
ou biens perlens, et les essaucet es honneurs de cet598 monde et par
espicial599 celles en qui est le léon.
584 especial 585 avons 586 ymages 587 naturellement 588 unes 589 ung 590 ung 591 ung 592 troys 593 nommé 594 om. 595 fievres 596 plusieurs 597 rendent 598 cest 599 especial
C. 27 r
De la vertu des pierres – il testo
57
LL es autres ont en elles : deux persoines, une livre ou balence, et 825
un600 ever ou porteur de eue qui sont trois601 chosez quorespondentez à
aultrez trois signez du souleil qui sont appelléz : gemini, libra et acharius.
Cestes pierres preparet et apraillet leur porteurs à amitié, à garder
justice et la loy.
LL es autres ont en elles un602 chancre ou un603 scorpion ou un604 830
poisson, qui sont trois605 choses606 quorespondentez à trois 607 autres
signez du souleil qui sont cancer, scorpio et pisces. Cestez pierres valent
pour atremper la chaleur des fievres chaudez608 et froidez609, come610
seroit echique611 et cetera. ||
II tem elles inclinet leurs porteurs à mensongez, injustice, inconstance et 835
lubricité.
LL es autres ont dedans elles la figure d’un thoreau, d’une pucelle ou
d’une chèvre cornue. Cestes pierres sont froides et sèches612 quant à leur
600 ung 601 troys 602 ung 603 ung 604 ung 605 troys 606 chouses 607 troys 608 chaudes 609 froides 610 comme 611 ethique 612 seiches
C. 27 v
De la vertu des pierres – il testo
58
efect613 et pourtant elle deffendent et préservent leur porteurs de maladiez
chaudez. 840
II tem ellez les inclinent à devoc ion, à religion et es euvres
rustiques614, come615 seroit à labourer la terre, les vignes, les jardrins et à
tellez operacions.
CC y emprès616 s’ensuit à voir la p ropriété et vertu des ymagez
trouvées617 en pierres estantez hors du zodiaque et sercle618 du souleil, 845
pour quoy est assavoir qu’il est une mesme consideracion et science
d’ycestes619 et d’ycelles620.
Et prémier Pégasus est une figure de demy compas et vault à ceulx
qui conbatent en chevaux et en bataille champestre et ha621 vertu contre
pluseurs622 maladiez623 de chevaux. 850
EE ndromade est un624 ymage d’une pucelle qui se viret à un 625
costé626 et se soit sus627 une selle et deprimet et abesset les mains.
613 effect 614 rustiquez 615 comme 616 amprès 617 trovées 618 siercle 619 icestes 620 icelles 621 a 622 plusieurs 623 maladies 624 une 625 ung
De la vertu des pierres – il testo
59
Cestuy ymage, escripte et figurée en pierres précieuses, qui ont
vertu de reconcilier en amour, lesquellez ont este si628 dessus escriptes, ||
norrist amour ferme et estable entre home629 et sa fame630, et oultre plus, 855
si la fame631 avoit este ribaude ou le mari632, par ainsi qui haigne eüst esté
engendré entre eulx à cause de ce ceste pierre les reconcilie en auxi633
grant amour come634 davent.
LL ’estoille de Cafropèje est une vierge assize en une cheire, les
mains eslevées. 860
Cest ymage figurée en pierres précieusez, valentez pour faire
dormir, donnet repous635 emprès travail et donnet force au corps debiles
et fèbles636.
LL ’estoille de Serpantaire est un637 home638 saint et avironé d’une
serpens, du quel serpant le home639 tient la teste en sa main destre et la 865
coue en sa main senestre.
626 cousté 627 sur 628 cy 629 homme 630 femme 631 femme 632 mary 633 aussi 634 comme 635 repoux 636 feibles 637 ung 638 homme
C. 28 r
De la vertu des pierres – il testo
60
CC est ymage figurée et escripte en pierre qui chasset venin, ha vertu contre
venins et guerist les morseürez de serpans640 et d’autrez641 bestez
vrimousez ou cest portée ou soit beüe.
LL ’estoille de Archules est un642 home643 pléant un644 genoil, qui ha 870
une massue en une main, o645 laquelle il tue un646 léon et en autre main
porte la peau.
CC este647 ymage, escripte et figurée || en pierre apertenente648 à victoire,
rent son porteur victorieux en bataille champestre.
II ten en ciel jouste le sont deux pointes, deus649 estoillez650 875
noméez651 Urces, en meilleu desquellez652 a un drachon653 tortueux.
Cestuy drachon, figuré en pierre appartenente654 à engin et sapience,
donne astuce et force.
639 homme 640 serpens 641 autres 642 ung 643 homme 644 ung 645 ou 646 ung 647 cest 648 apartenante 649 deux 650 estoilles 651 nomées 652 desquelles 653 dragon 654 appartenante
C. 28 v
De la vertu des pierres – il testo
61
LL a figure du Saturne est un655 home veuil tenent656 en sa main une
faus pleié. Cestui657 home658 si n’est joieux659, ne rient mes est brun et ha 880
poy de cheveux en sa barbe.
CC est ymage acroist puissance, si elle est figurée en pierre
appartenente660 à puissance.
EE t doit l’on savoir que cest ymage vaut plus es gens de basse condicion
que es nobles, pour ce que Saturnus ne amet point les nobles, scelon661 885
la science des estoilles.
JJ upiter a maintez figurez, desquelles sept sont gardées, entre
lesquellez nous suffist en determiner d’une, laquelle est une662 home o
teste de mouton, les tallons ridez, les cheveulx espanduz et la poictrine
subtille. 890
CC est ymage, ainxi663 escripte et figurée en pierre précieuse,
donnente la gresse des homes664, et rent son porteur gracieux et ly donnet
vertu de impetrer des homes665 tout ceu666 || que il voudra667 et le rent
655 ung 656 tenoit 657 cestuy 658 homme 659 joyeulx 660 appartenante 661 selon 662 un 663 ainsi 664 hommes 665 hommes 666 ce 667 vouldra
C. 29 r
De la vertu des pierres – il testo
62
fortuné en honneur et en toutes choses668 qui sont acquisez669 par foy et
honour670. 895
II tem, si en pierre précieuse qui donnet sapience, estoit figuré un671
home672 greille de corps, barbe claire, belle et petite, les leurs subtiles
outerves, et resplandissantez, le neys greille, havent673 deux allez espiez,
tenente674 en sa main senestre une vierge, en laquelle et par dessus un
serpant fiché avironnent la dicte vierge, quelle figure sovent est trovée en 900
pierres qui sont extraintes des ansienez675 templez676 des ydoles
espicialement677 es parties678 de Germanie.
Cest signe est la figure de Mercure et donnet sapience,
specialement679 en réthorique et beau parler et en fait de marchandises.
LL a figure ou signe de Mars est un680 chevaler681 tenent682 une 905
lance. Quelle figure escripte en pierre rendente son porteur iracond et
hardy, rent son porteur courageux et baptailleur683.
668 chouses 669 acquises 670 honneur 671 ung 672 homme 673 aient 674 tenentez 675 encienes 676 temples 677 especialement 678 partiez 679 speciallement 680 ung 681 chevalier 682 tenant 683 batailleur
De la vertu des pierres – il testo
63
DDu signe de Venus nous ne voulons à p résent rien dire pource qu’il
seroit chose684 trop longe685 et trop prolisse reciter de ses figures et
ymages car, entre les livres des ars magiquez, sont composées deux 910
grans livres tractens soulement686 des dictes figures et ymages. ||
DDes figures et ymages du souleil et de la lune sont semblablement
de maintez diversitez, des quelles pour la prolixité nous nous passons
quant à présent et einsi687 finist la compassions des figures et ymages des
sept planetez. 915
EE t cy emprès s’ensuit pluseurs688 autrez689 figurez et ymages et
premier un690 ydre, c’est assavoir un691 drachon qui a sus luy une bue
près de la teste et, au dessus de la teste, ha sus692 son dos une corne.
Ceste figure, escripte en pierre donnente693 richessez, donnet
richessez694, sapience et resistance contre nuisance695. 920
CC entaurus est la figure d’un home696 qui tient un lievre697 pandu en
la main senestre o698 un699 couteau et en sa main dextre tient un700 baton
ou quel a une petite beste fichée, pendue à un 701 chauderon.
684 chouse 685 longue 686 seullement 687 ainsi 688 plusieurs 689 autres 690 ung 691 ung 692 sur 693 donente 694 donnet richessez] om. 695 nuysance 696 homme
C. 29 v
De la vertu des pierres – il testo
64
Ceste ymage, ainsi figurée, donnet702 santé estable.
UU n aveulle703 qui ha un704 serpant705 en ventre et une grant 925
trompille en dos, donnet felicité en terre et en mer, et prudence et
amyableté706 et restitue les chouses perdues.
II ten une nef, escripte et figurée o velle haut et estandu, donnet
surté en negociacion et autres chosez707.
II ten un egle, figurée o une saye davent sa teste, conservet708 et 930
gardet les honneurs ensiens709 || et en aquiert de novelles.
II tem le signe et figure d’un evier, delivret son porteur de fièvre
quartenne710.
II tem un711 serph figuré o712 un713 venour et ses chastuns, ha vertu
contre une maladie de teste714 nomée715 fronésie et guérist ceulx qui en 935
sont maladez.
697 livre 698 a 699 ung 700 ung 701 ung 702 donet 703 aveuille 704 ung 705 serpent 706 amiableté 707 chouses 708 confermet 709 enciens 710 quartène 711 ung 712 a 713 ung 714 ceste
C. 30 r
De la vertu des pierres – il testo
65
II tem Venus, vestue d’un grant vestiment, tenent en sa main un716
lorier, donnet beauté et ornement.
CC y après s’ensuit la manière et forme de lier717 les pierres dessus
dictes en diverses partiez du corps, et les esfez en suivent d’icelles ainsi 940
liéez718. Pour quoy est assavoir que un719 philosophe, nomé720 Diastolitez,
parlent de ceste manière de lieurez, dit que Onix est une pierre qu’elle, si
elle estoit pandue au col721 d’une personne, elle ly acreistet tristessez et le
convertiret en pleurs, en crainte, en melencolie et finablement la mainroit à
maladiez qui se pouent ensuir de teulx722 accidens. 945
II tem cestuy philosophe dit que il est une pierre, nomée723
Galadides, qu’elle, si estoit mise contre enbrasement ou aucune choses724
ardente, tantoust estaindroit le feu.
II tem Aristotiles dit que l’Esmeraude, liée au col d’une personne, le
préserve de || epilance ou maladie caduque et la cure, la garist aucunez 950
foiz, et pour ce, commande le dit Aristote, au grans seigneurs et noblez,
715 nommée 716 ung 717 lyer 718 liées 719 ung 720 nommée 721 coul 722 tieulx 723 nommée 724 chouses
C. 30 v
De la vertu des pierres – il testo
66
coment725 il lyent ceste pierre au col de leur enfens726 afin que il n’en
courgent ceste maladie.
II tem, dit, le dit Aristote, que il727 sont diverses728 espècez de
magnès desquelles l’une trait à soy l’or, l’autre l’argent, l’autre le coueure, 955
l’autre l’estain, l’autre le fer, l’autre le plon, l’autre la char humaine et, dit,
l’ome729 rit quant il est tiré de celle pierre, l’autre tire les os, l’autre les
cheveux, l’autre l’eue et l’autre le poisson, l’autre le ouille730, l’autre le
vinaigre, l’autre le vin.
II tem Diastorides dit que Amatiste et Sardonite sont deux pierres 960
qu’ellez731, si ellez estient penduez sur le numberil de home732, ellez le
garderient de se ennyurez, et s’il estoit yvre elle le ousterient de yvressez
et chasserient la vapour733 du vin et demouret le home734 en son premier
estat.
II tem Ethites735, une736 pierre, qu’elle, si estoit liée au coude d’un 965
home737 enferme de maladie caduque, tantoust le rendroit sain, et auxi738
mout739 profiteroit à une fame enseinte 740 par son ensaintement.
725 comment 726 enfans 727 ilz 728 diversez 729 omme 730 l’uille 731 elles 732 homme 733 pour 734 l’omme 735 Echites 736 est add. 737 homme
De la vertu des pierres – il testo
67
II tem une pierre nomée Ecume de mer, liée à la cuisse d’une fame
ensainte, haste l’enfantement.
II tem celle pierre, liée au coul || d’un enfant qui aroit forte tous, elle 970
nutige et apaye741 la tous.
II tem Galien et Avicenne dient que, si le Courail vermoil estoit lié
sus742 l’estomac doulent et enferme, ainxi743 que il est mis droitement
sus744 le lieu de la douleur, tantoust donroit alègement de icelle douleur et
enfermeté745. 975
EE t ainsi quant des propriétés, vertuz, ymageries et lieurez des
pierres précieusez, vous soufit746 quant à présent. 747
738 aussi 739 moult 740 ensainte 741 araye 742 sur 743 ainsi 744 sur 745 infermeté 746 souffit 747 Amen. Deo gracias. add.
C. 31 r
C O M M E N T O
Commento
69
Il lapidario di Torino è un trattato in cui vengono descritte numerose
pietre preziose (e il loro numero sarebbe stato anche maggiore senza la lacuna
fra la lettera C e la lettera J).
Di queste pietre, elencate in ordine alfabetico, non è riportata soltanto la
descrizione fisica (colore, forma, dimensioni), ma anche e soprattutto
determinate virtù magiche. Accanto a poteri medicinali, quali ad esempio la
capacità di curare certe malattie o sintomi, fino addirittura ad arrivare a
scongiurare gravidanze indesiderate, ogni pietra possiede anche virtù
fantastiche e miracolose, e di tipo “morale”, quali la capacità di fare ottenere al
possessore ricchezze e onori, la felicità coniugale, una presenza gradevole e
benvoluta.
Osserviamo quindi che in questo trattato confluiscono tradizioni di
diverso tipo e diversa origine: quella di stampo “scientifico-medico” risalente a
Teofrasto e Plinio, e quello più attenta alle credenze e alle superstizioni, ma
Commento
70
anche più vicina alla sfera morale ed esistenziale dell’individuo, di cui sono
portavoce soprattutto i lapidari medievali, da Marbodo ad Alberto Magno a
Jean de Mandeville.
Inoltre, prendendo in considerazione l’appendice finale sui segni
naturali incisi sulle pietre, viene subito in mente l’origine di questo filone che
risale all’astrologia egizia e giunse in Europa attraverso la cultura araba
(pensiamo all’opera di Alfonso X il Saggio).
Naturalmente presentare qui tutti i trattati sulle pietre della cultura
occidentale di cui si è a conoscenza sarebbe un compito enorme, che non
rientra comunque negli scopi del mio lavoro, che si limita a dare un minimo
contributo a questi studi.
Numerosi filologi di fama internazionale stanno già da tempo, e meglio
di me, svolgendo queste ricerche. C’è da dire che a tutt’oggi ancora non esiste
un’opera sistematica che analizzi in modo globale tutti i lapidari esistenti e che
permetta il loro confronto, e di osservare il cammino della tradizione.
Ritengo però che sia il caso di attuare una piccola analisi di tipo
sinottico in cui confrontare il manoscritto Varia 110 con i “giganti” della
Commento
71
tradizione lapidaria, in modo da mettere in luce gli aspetti simili, le divergenze,
i topoi della trattatistica sulle pietre.
Un tale esame può farci scoprire quali siano state le fonti del lapidario
di Torino, a quali auctoritates il nostro autore abbia attinto e a quali opere si sia
ispirato.
E’ indubbio che il terreno su cui dobbiamo cercare le fonti del nostro
lapidario (ma sarebbe meglio parlare di entrambi i lapidari, dato che si tratta
della stessa opera) è fondamentalmente quello medievale-francese. Dobbiamo
passare sotto osservazione tutti i prodotti della tradizione lapidaria che sono
stati realizzati nel periodo immediatamente precedente la comparsa di De la
vertu des pierres.
Soprattutto, dobbiamo utilizzare come punti di riferimento i “mostri
sacri” di questo genere letterario, ovvero i testi di Marbodo e Jean de
Mandeville.
Mi sembra superfluo ricordare il ruolo di modello e il successo che
ottennero per secoli l’opera di Marbodo prima e quella di Mandeville (che
tuttavia a quello si ispira) più tardi. E’ quindi con questi due trattati che
dobbiamo “fare i conti”. Conti che certamente torneranno, considerando che
Commento
72
ogni lapidario medievale si ispira più o meno indirettamente, questo è certo, ai
due famosi autori.
Prima di elencare le nostre pietre e confrontarle, occorre però fare un
salto indietro, e ricordarci che la tradizione lapidaria medievale non nasce dal
nulla, ma da una solida base latina, e che questa a sua volta si rifà alle opere
greche, e così via all’indietro e finché non perdiamo le tracce delle origini di
questa sapienza.
Non ci stupisce, perciò, studiare il lapidario medievale latino di Alberto
Magno e scoprire che si ispira a Isidoro di Siviglia, e una volta accostatici a
quest’ultimo scoprire che la sua fonte è Plinio.
Naturalmente dell’immensa trattazione pliniana, che enumera ben 227
pietre, è riportato dai suoi “seguaci” molto di meno: Isidoro elenca 173 pietre,
e Alberto Magno 46. Le tabelle al termine del capitolo ci permetteranno di
renderci immediatamente conto, e in modo “visivo”, dello scarto che intercorre
tra questi autori.
Ritengo interessante riportare alcuni esempi interessanti di questa sorta
di “filiazione”, ovvero di come le credenze relative a determinate pietre siano
state trasmesse nei secoli quasi immutate.
Commento
73
Prendiamo ad esempio l’allettorio: in Varia 110 è detto che questa
pietra si trova nel ventre del cappone e ha la grandezza più o meno di una fava:
“Allectoire est une pierre que l’on appellet pierre de jau et est de couleur
blanche resplandissante, semblable à cristal obscur. Et est trouvé ou ventre
d’un chappon de quatre ans et selon aucuns de neuf ans, et tant que le chappon
est plus veil, la pierre est meilleur. Et este ceste pierre de la quantité d’une
feuve ou maindre” (7,92). Vediamo quali origini abbia questa leggenda.
Plinio ci dice che: “Alectorias vocant in ventriculis gallinaceorum
inventas crystallina specie, magnitudine fabae”.1
Dunque questa credenza è molto antica. E Isidoro cosa ci dice?
“Electria, quasi alectoria: in ventriculis enim gallinaciis invenitur, crystallina
specie, magnitudine fabae”2. Le parole usate sono quasi identiche.
Infine Alberto Magno: “Si vis impetrare aliquid ab aliquo. Accipe
lapidum, qui Alectorius dicitur, et est lapis gallinacei vel galli, et est albus ut
crystallus, et extrahitur de ventriculo gallinacei, postquam fuerit castratus ultra
1 PLINIO, op. cit., p. 826 2 ISIDORI HISPALENSIS EPISCOPI, Etymologiarum sive Originum libri XX, Oxford 1911, libro XVI, XIII,8
Commento
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annum quartum”3. I dettagli che ci forinsce Alberto Magno li ritroveremo nei
trattati medievali in lingua volgare, in cui si disquisirà parecchio sull’età del
cappone ed altre curiosità.
La iena, o yena, secondo l’autore di Varia 110, sarebbe una pietra tratta
dall’occhio dell’animale omonimo, e chi la pone sotto la lingua sarebbe in
grado di predire il futuro: “Iena est une pierre, selon que diet Enax et Caaron,
que si elle estoit mise soubz la langue, elle feroit dire les chosez avenir par
manière de divinacion”; “Yène est une pierre qui est traite des yeulx de la beste
qui a celuy nom mesme. Celle pierre fait dire les choses futurez à celuy qui la
portet sus la langue et fait obtenir les requestes, quant elles sont faitez
bonnement et justement” (19,271; 55,800).
Plinio dice in proposito: “Hyaeniae, ex oculis hyaenae ob id invasae
inveniri dicuntur et, si credimus, linguae hominis subditae futurae praecinere”4.
Notare il “si credimus” di Plinio, rivelatore dello scetticismo con cui l’autore
latino si accosta a queste leggende, avendo come primo obiettivo una
3 ALBERTUS MAGNUS, De virtutibus herbarum lapidum et animalium, a cura di Michael Scott, Amsterdam 1655, p. 127 4 PLINIO, op. cit., p. 843
Commento
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trattazione “scientifica” della natura che smascheri le dira mendacia dei Magi e
dei greci.
Isidoro scrive: “Hyaenia lapis in oculis hyanae bestiae invenitur; qui
sub lingua hominis subditus fuerit, futura eum praecinere dicunt”5. In questa
frase lo scetticismo è un po’ attenuato, sostituito da un moderato “dicunt”.
Alberto Magno ne parla così: “Si vis praescire futurum aliquod. Accipe
lapidem qui vocatur Bena, qui est sicut dens a bestia, et pone sub lingua tua, et
sicut Aaron et antiqui Philosophi dicunt, quamdiu sic tenucris, semper
divinando praedices futura, nec aliquo modo errabis divinando”6.
Un altro interessante esempio è costituito dalla pietra chiamata istustos.
In Varia 110 è detto, con abbondanza di dettagli, che questa pietra, secondo
Isidoro, si trova alle estremità della Spagna, nei pressi delle colonne d’Ercole:
“Istustos selon que dit Ysidore, est une pierre semblable à Saffron qui est
trouvée es derrainnes parties des Espaignes, jouxte les meutez de Archules, qui
sont appellés Gades, ou segon ou tiers clemaz oultre celle terre que nous
appellons maytenent Espaigne” (19,274).
5 ISIDORO, op. cit., XV,25 6 ALBERTO MAGNO, op. cit., p, 131
Commento
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Plinio scrive soltanto: “De opsidiano lapide diximus priore libro.
Inveniuntur et gemmae eodem nomine ac colore non solum in Aethiopia
Indiaque, sed etiam in Sannio, et, ut aliqui putant, in Hispania litoribus eius
oceani”7.
Anche lo stesso Isidoro, che costituirebbe la fonte, non si dilunga
molto: “Schistos invenitur in ultima Hispania, croco similis, cum levi fulgore,
facile friabilis”8.
Ma è in Alberto Magno che troviamo gli stessi particolari citati dal
lapidario di Torino: “Si vis ut fiat vestis incombustibilis. Accipe lapidem qui
Isthmos appellatur, qui, ut dicit Isiodorus, similis est croco, et in partibus
Hispaniae, et ieste lapis flabilis est propter ventositatem in ipso rarefactam
juxta Gades Herculis, et si de eo fiat vestis, nullo modo potest uri, sed de igne
nitet”9.
L’ultima pietra che voglio analizzare in modo sinottico è il topazio,
descritto in Varia 110 sotto due voci: Topace e Thopasion. L’elemento
interessante consiste nella sua provenienza, un’isola chiamata Thopasis, da cui
7 PLINIO, op. cit., p. 846 8 ISIDORO, op. cit., XVI,18 9 ALBERTO MAGNO, p. 131
Commento
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deriverebbe il nome della pietra: “Thopasion est une pierre ainsi nomée pour ce
que elle fut premièrement trovée en une hille nomé Thopasis” (52,758).
Plinio ci dà un’interessante spiegazione etimologica: “Egregia etiam
nunc sua topazo gloria est, e virenti genere et, cum primum reperta est,
praelatae omnibus. Accidit in Arabiae insula, quae Cytis vocabatur, in quam
devenerant Trogodyatae praedones fame et tempestate fessi, ut, cum herbas
radicesque foderent, eruerent topazon, Haec Archelai sententia est. Iuba
Topazum insulam in Rubro mari a continenti stadiis CCC abesse dicit;
nebulosam et ideo quaesitam saepius navigantibus nomen ex ea causa
accepisse, topazin enim Trogodytarum lingua significationem habere
querendi”10.
L’isola di cui parla Plinio dovrebbe corrispondere all’odierna Zabargad
(St. John) nel Mar Rosso, presso la costa egiziana.
Isidoro riporta la stessa identica definizione: “Topazion ex virenti
genere est omnique colore resplendens, inventa primum in Arabiae insula, in
qua Trogodytae praedones fame et tempestate fessi quum herbarum radices
effoderent, eruerunt. Quae insula postea quesita nebulis cooperta tandem a
10 PLINIO, op. cit., p. 806
Commento
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navigantibus. Sed ob hoc locus et gemma nomen ex causa accepit; nam
ôïðÜæåéí Trogodytarum lingua significationem habet quaerendi”11.
Alberto Magno dice soltanto: “Si vis ut aqua bulliens statim exeat manu
imissa, accipe lapidem qui topasion vocatur, a Topasi insula, vel quia auri
similitudinem protendit, et sunt duae species”12.
Dopo quest’analisi, le conclusioni a cui giungiamo ci mostrano che i
nostri lapidari non possono essere considerati né delle traduzioni in prosa né
dei trattati che si sono direttamente ispirati a queste grandi opere.
Indubbiamente la diffusione di questi nello spazio e nel tempo ha determinato
un certo tipo di influenza culturale che non si può sottovalutare e che dobbiamo
comunque tener presente nel corso dello studio di qualsiasi trattato sulle pietre
successivo.
Ma veniamo ora al cuore di questo capitolo, ovvero al confronto con gli
autori medievali, tra cui è certamente da ricercare la fonte (o le fonti)
dell’opera tramandataci da Varia 110 e Fr. 2007.
La questione è più spinosa di quello che può sembrare, dato che i trattati
di Marbodo e di Jean de Mandeville, proprio grazie al loro successo, si sono
11 ISIDORO, op. cit., VII,9 12 ALBERTO MAGNO, op. cit., 126
Commento
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moltiplicati in una quantità di copie vastissima, molto spesso diverse
dall’originale, e di cui molte non ancora scoperte.
Cominciamo con Marbodo. Innanzitutto dobbiamo ricordare che
l’originale in questo caso è latino. Quest’opera fu tradotta in tedesco, spagnolo,
provenzale, italiano, e ancora in inglese, irlandese e danese. Ma, come dice
Pannier13, è nel paese in cui è stato scritto l’originale latino che si è avuta la
maggior parte delle traduzioni. Le versioni in prosa e le imitazioni non si
contano più.
Lo stesso Pannier ci presenta la prima traduzione francese, tenuta in
grande considerazione dagli eruditi per lo studio dell’antica lingua francese e
della letteratura antica. Pare che sia contemporanea all’originale, dato che vi
ritroviamo tutti i caratteri del francese della prima metà del XII secolo. Di
questa versione esistono tre esemplari.
Abbiamo poi altre traduzioni in versi e in prosa del trattato di Marbodo.
Il lapidario di Modena, chiamato anche lapidario estense da Giulio
Bertoni14. Quest’ultimo in effetti compie un’opera di emendazione nei
13 L. PANNIER, op. cit., p.21 14 G. BERTONI, Il lapidario francese estense, in Zeitschrift für romanische Philologie, XXXII (1908), pp. 686-697
Commento
80
confronti del lavoro di Pannier, che si rivela alquanto scorretto in certi punti
(ricordiamo che Pannier a causa della morte prematura lascia la sua opera
incompiuta e non corretta). Questa traduzione, che Bertoni fa risalire alla
regione piccarda, al confine con la Normandia, è conservata in un solo
manoscritto, conservato alla bibliotca di Modena. Un manoscritto a quanto pare
particolarmente rovinato, ma che tuttavia lascia intravvedere qualità e valore.
Il lapidario di Berna si trova all’interno di un manoscritto contenente il
Trésor di Brunetto Latini, e per questo motivo il trattato fu inizialmente
attribuito al maestro di Dante. Ma più di un motivo fa scartare questa ipotesi,
che peraltro poggia solo su un casuale incontro di due opere nello stesso
manoscritto: innanzitutto lo stile più antico, e in secondo luogo il fatto che
l’autore presenta se stesso nell’incipit dell’opera, sebbene in modo un po’
enigmatico.15
Il lapidario di Cambridge è un’altra opera di buona qualità, specie per
la lingua, che sembra appartenere al dialetto vallone. Purtroppo il manoscritto
comincia e finisce ex abrupto, cioè manca di un prologo e di un epilogo che ci
15 L. PANNIER, op. cit., pp. 73-75
Commento
81
permetta di scoprire qualcosa di più riguardo l’autore, che comunque
dev’essere vissuto nel XIII secolo.
Le traduzioni in prosa sono invece di scarsissimo valore letterario. Sono
però testimonianze importanti dal punto di vista filologico.
La prima si trova in due esemplari, uno presso la biblioteca
dell’Arsenale a Parigi, e l’altro presso la biblioteca nazionale di Firenze. E’
stata studiata da Leo Jordan16.
Il secondo lapidario in prosa si trova presso la biblioteca di Berna,
conservato in un solo manoscritto. Sembra incompleto, ed è talmente breve da
essere riportato integralmente da Pannier17.
Infine, una versione in prosa che Pannier non conosceva, e che è
conservato in due esemplari: uno incompleto che si trova al British Museum,
analizzato da Max Friedrich Mann18, e uno completo che si trova alla
biblioteca di Sainte-Geneviève, studiato da Paul Meyer19.
16 L. JORDAN, Ein altfranzösischer Prosalapidar, in Romanische Forschungen XVI (1904), pp.385-398 17 L. PANNIER, op. cit., pp. 78-81 18 M. F. MANN, Eine altfranzösische Prosaversion des Lapidarius Marbod’s, in Romanische Forschungen II (1886), pp. 367-373 19 P. MEYER, Les plus anciens lapidaires français, in Romania XXXVIII (1909), pp. 267 e ss.
Commento
82
Oltre a Marbodo e Jean de Mandeville, includiamo nella nostra
indagine un lapidario molto interessante, quello di Philippe de Thaon, il
cosiddetto lapidario alfabetico. Nello studio di Paul Meyer20 è messo in luce
come quest’opera non possa essere considerata alcuna “filiazione” dell’opera
di Marbodo, quindi né una traduzione né una parafrasi. Semmai possono avere
le stesse fonti (Damigerone). Inoltre ha questa particolare caratteristica di
essere alfabetico.
Lasciamo per un momento da parte il lapidario di Jean de Mandeville,
che sarà trattato separatamente per i motivi che vedremo in seguito.
Esattamente come per i lapidari antichi, delle tabelle ci permetteranno
di effettuare un confronto immediato e sinottico tra i trattati francesi medievali
e il nostro lapidario.
Prendiamo come esempio la pietra chiamata sul nostro testo alitropia,
che ha la peculiarità di rendere sanguigni i raggi del sole e, se immersa in un
contenitore pieno d’acqua, di far salire verso la luce delle goccioline come se
fosse una pioggia al contrario: “Alitropia est une pierre qui resemble de couleur
à Esmeraude et est semée de goutes vermoilles, et a telle propriété que celui
20 P. MEYER, Les plus anciens lapidaires français, in Romania XXXVIII (1909), pp. 31 e ss.
Commento
83
qui la porte a bon renom et santé et le fait vivre longuement, et est bonne
contre venins et contre fleuz de sang, et qui la metroit en un vessel plain de eau
et elle soit ointe de just d’une herbe qui a nom come elle, elle rend le souleil
comme sang et semblet es assistans que le souleil souffre eclipse, et fait monter
l’eau dedans les rays du soleil en manière de pluie” (5,58).
Se confrontiamo questo frammento con il testo della prima traduzione
di Marbodo, ci rendiamo conto che indubbiamente i contenuti non variano
sensibilmente, a dimostrazione della continuità della tradizione culturale, ma
dal punto di vista del testo non c’è alcuna adesione, e non solo perché la
traduzione dell’opera di Marbodo è in versi. Infatti non possiamo nemmeno
considerare Fr. 2007 e Varia 110 delle traduzioni in prosa del Liber lapidum :
“Elyotrope est une piere
De bien vertuose manere:
Mutez la el rai del soleil
En un vaisel, si l’ fait vermeil,
Le est avís ki la tendra
Ke novels eclypse será.
En poi de tens fara saillír
Commento
84
L’aive del vaisel e buillir,
Cumm se il ploveit a plenté”21
Le descrizioni che Marbodo fa di ogni pietra sono visibilmente più
brevi e meno ricche, esattamente come ci aspetteremmo dal capostipite di un
genere letterario. Il nostro testo, invece, più tardo e forte della tradizione
successiva, è decisamente più completo ed esaustivo.
Riportiamo un altro esempio, lo zaffiro. Varia 110 si dilunga molto sui
poteri di questa pietra: libera i prigionieri, ostacola la stregoneria, guarisce
dalla chaude maladie, e da una malattia chiamata noli me tangere: “Ces deux
Saphirs, qui a l’un ou l’autre et le porte sur soy, destorne fole envie et corrouz
et conforte le corps et destourne homme d’estre enprisoné et, s’il est en prison,
elle l’aide à delivrer et la doit toucher au quatre cornières de la prison et à ses
fers et Dieu ly aidera en manière qu’il n’y sera pas longuement [...] Et si garist
de jaunice et de chaude maladie qui boira de l’eaue ou aura trempé le Saphir :
elle garist du mal des yeux qui les enlavera et le touchera du Saphir [...] Et aide
et conseille Dieu à qui neptement le porte, et donne sen à celuy qui le porte, et
21 L. PANNIER, op. cit., p. 55
Commento
85
garde de envie et de sedicion, et garist d’une maladie qui est "noli me tangere"
et l’y doit on toucher par pluseurs foiz et de ce enpire moult la pierre” (38,554).
Anche Marbodo ne parla accuratamente. Riporto qui le similitudini
principali:
“Si est truvée en la gravele
De Libe, de cele cuntrée;
[...] Ele toilt envíe e boisdíe,
E de prisun ume deslíe;
[...] A médecine mult revalt;
Ume refréide k’ a trop chíalt,
Ki dedenz á tro grant chialur,
E tressue pur la dulúr”22
Dal punto di vista del testo appare evidente che l’abbondanza di Fr.
2007 e Varia 110 ha altre fonti, anche se non possiamo assolutamente
escludere la conoscenza del Liber lapidum da parte del misterioso autore
dell’opera riportata dai due manoscritti parigino e torinese.
22 L. PANNIER, op. cit., p. 40
Commento
86
Ora mettiamo a confronto il nostro testo con l’altro grande autore di cui
abbiamo parlato, ovvero Philippe de Thaon. Il suo lapidaire alphabétique,
ricordiamolo, è anch’esso in versi, però, proprio come ci suggerisce il titolo
stesso, contiene descrizioni di pietre elencate in ordine alfabetico. Questo
elemento potrebbe fare sorgere il sospetto di una qualche somiglianza con i
nostri codici.
Dell’onice Varia 110 offre un’ampia descrizione, ma quello che
colpisce di più è la leggenda secondo cui questa pietra avrebbe il potere di far
fare al possessore dei sogni molto particolari. Inoltre sarebbe in grado di far
vedere in sogno i propri cari morti, affinché il possessore sappia di cosa
abbiano bisogno: “Et fait home songer de nuyt son amy mort en dorment et ly
souvient au matin de quoy le mort est besoigneux ; et celui qui le porte a
pluseurs gracez, et si oste l’ome de tristece, de craintes et de paours de nuyt et
dort seurement. Oniche, qui le porte à son col ou en son doy, il donnet voir les
dyables et moult de fantasies en dorment” (29,417).
Philippe de Thaon invece non sembra particolarmente colpito da questo
potere, tant’è vero che si limita a dire che
“Ki ceste pere portera
Commento
87
Mult forment tençonos sera,
E li premers nafré sera
En la bataille uil serat”23
A questo punto, per indagare sulle possibili fonti di Fr. 2007 e Varia
110, dobbiamo trovare ciò che “fa la differenza”, ovvero degli elementi che
non compaiono in tutte le liste (il numero delle pietre elencate varia
sensibilmente da un lapidario all’altro), ma che accomunando il nostro trattato
con altri, possono così indicare delle possibili fonti.
Proviamo ad esempio con l’iride, una pietra che a un’occhiata attenta
appare solo nella prima traduzione del lapidario di Marbodo, nella versione in
prosa del British Museum e di Sainte-Geneviève e in Philippe de Thaon. Non
ci resta che effettuare il confronto dei testi per vedere se c’è qualche elemento
che rispecchi un’adesione più fedele in termini di parole usate.
La prima traduzione del lapidario di Marbodo recita:
“De Yri
En ruige mer naist une piere
Yris á num, n’est gaires chere.
23 P. MEYER, op. cit., p. 519
Commento
88
Ki el rai del soleil la tient,
L’arc del ciel en la pareil vient;
L’umbre de li devent itals,
E resemble Ke seit cristals.”24
Vediamo ora la versione in prosa British Museum/Sainte-Geneviève:
“Iris est en Erabie en la ruge mer. Ele ad semblant de cristal. Se hume la
tient el soleil, ele fait en la pareil ou l’umbre de li vient semblance del arc del
ciel. Et si est de sis angles.”25
Infine Philippe de Thaon:
“IRIS est pere esprovée
Ke l’en trove en mer betelée
Yrim l’arc del ciel apelom
Que nus contre pluie veum;
Pur ço ad num yris la pere
Qu’el ad en sai itel manere:
Quant li soleilz raie sur lie
Une resplendur ist de lie
24 L. PANNIER, op. cit., p.64 25 M. F. MANN, op. cit., p.371
Commento
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Cum del arc del cel par rasun,
Et pur ço Yris ad a num.
En li puet aveir medicine,
Mais je ne sai cum ele define;
Par ço n’en voil ore plus traiter,
D’autre pere voil comencer.”26
Confrontiamo ora questi testi con quello che troviamo sul nostro
lapidario alla riga 794 pagina 54: “Yris est une pierre semblabe à cristal et est
toute ronde et, scelon que dit un docteur nommé Enax, elle vient de Rabie, et
est trouvée en la Mer Rouge. Ceste pierre est très seiche et moult dure et, quant
elle est mise au droit du souleil, elle donne raiz couleurez à la semblence de
l’arc en ciel, qui est aussi appellé yris, et pour ce fut nomée ceste pierre Yris”.
Indubbiamente il contenuto è lo stesso, la pietra è descritta allo stesso
modo, ma non abbiamo elementi per dire che i testi sopra citati siano
sicuramente le fonti di Fr. 2007 e Varia 110.
26 P. MEYER, op. cit., p.516
Commento
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Un altro esempio mi fa prendere in considerazione il belloculez (il Belli
oculus di pliniana memoria), una pietra che questa volta viene citata soltanto
nel lapidario alfabetico di Philippe de Thaon!
“ BELLOCULUS est une pere,
Si trait a blanchur sa manere.
Une purnele en li est,
Entur cele un neir cerne est
A or resemble la resplendur
Qui ad en ceste pere entur.
Belliculus pur ço ad num
Ke en la bataille esprove l’um.
Ja nule rien ne lui nuira
Qui ceste pere portera.
Itel vertu ad ceste pere;
Oez avant d’altre manere.
Ore finent les peres del B,
Si començent celes del C.”27
27 P. MEYER, op. cit., p.503
Commento
91
Accostiamo questo testo alle righe 191 e seguenti di pagina 14:
“Belloculez est pierre aucunement blanche avec jaune couleur mallent et
espandixent come splendissour d’or et ait au meilleu si comme d’une prunelle
d’un oil et d’un petit noir cerquelle, et celle pierre garde la veüe et prolongue la
vie ; il donne victoire en bataille, en plais et en autre part”.
Anche in questo caso non possiamo dire che Philippe de Thaon sia una
fonte sicura del nostro lapidario.
Sia per quanto riguarda le versioni di Marbodo, sia per quanto riguarda
Philippe de Thaon, non possiamo escludere comunque che l’autore
dell’originale da cui derivano Fr. 2007 e Varia 110 li conoscesse e ne traesse
ispirazione. Tuttavia è evidente che si tratterebbe di un’ispirazione a livello di
contenuti e di tradizione, non certo a livello testuale. Un retroterra culturale,
semmai, non di certo un modello da cui copiare.
Le cose cambiano quando prendiamo in considerazione il lapidario di
Jean de Mandeville, ed è per questo che lo trattiamo separatamente. Ci sono
infatti molti indizi che ci danno per certa la sua influenza su Fr. 2007 e Varia
110. Possiamo affermare con sicurezza che il lapidario di Jean de Mandeville è
una delle loro fonti.
Commento
92
Osservando i due elenchi di pietre, si noterà che non sono identici:
quello di Jean de Mandeville cita un numero di pietre inferiore, non in ordine
alfabetico, e inoltre cita alcune pietre che non sono presenti nel nostro
lapidario.
Tuttavia, analizzando il testo delle pietre citate comunemente dai due
trattati, notiamo delle concordanze notevoli, a livello propriamente testuale.
Prendiamo ad esempio le due pietre pierre du souleil e pierre de la
lune, sul nostro trattato rispettivamente alla riga 330 di pagina 23 e alla riga
336 di pagina 24, e confrontiamole col testo di Jean de Mandeville.
Varia 110: “Li pierres du souleil est noire ronde, qui a blanches vaines
et aucunez foyz bleuez, de laquelle ist un doux ray si com la lumère du souleil.
Si elle est mise en une maison en ray du souleil en un vaissel avec necte ayue,
elle randroit très grant clarté. Elle vault à prince de tous, si acroist richesse et
dominacion, si fait avoir delit et gardet les vertuz du corps”.
Mandeville: “La pierre du Soleil est noire et ronde à blanches veines, et
aucunes fois bleues, de laquelle est un doux rayon comme la lumière du soleil;
si elle est mise en une maison en la lueur du soleil, en un vaisseau avec nette
eau, elle rendra grande clarté; elle vaut aux Princes car elle les garde et fait
Commento
93
doubler de tout; elle accroît richesse et dominations et fait délict et garde les
vertus du corps.”28
Varia 110: “La pierre de la lune est pierre blanche paille, avec vaine et
taiche sur noir ou sur rouge ou citrine. Elle luist aucunes fois par nuis, si
comme en plaine lune ; aucunez foiz ne luist mye, fors en certenne houres. Elle
garde les vertuz du corps et fait legièrement cheminer ceulx qui vont par mer et
garde de tempeste et de peril. Il acroist les biens temporeux, si vault à
emprinter les nobles choises et honneurs. Il garist les lunatiques et gardet ceulx
qui vont par chemins de peril de larron”.
Mandeville : “La pierre de la lune est pierre blanche avec veines et
taches sur noir ou sur rouge, ou de citrin. Elle luit aucunes fois de nuit,
sicomme, en pleine lune, autre fois elle ne luit pas en quelques heures. Elle
garde les vertus du corps et fait légèrement cheminer ceux qui vont par mer,
elle garde de tempêtes et de périls; elle accroît les biens temporels; elle vaut à
impétrer les nobles choses et honneurs; elle guérit les lunatiques et garde les
larrons.”29
28 I. DEL SOTTO, op. cit., p.39 29 I. DEL SOTTO, op. cit., p.41
Commento
94
Che dire, dal confronto i due testi risultano quasi identici: è impossibile
non ammettere che l’autore di Fr. 2007 e Varia 110 si sia ispirato palesemente
all’opera di Jean de Mandeville.
Un altro esempio è ancora più notevole: parlando della borax, pietra
che si trova nella testa del rospo, il nostro lapidarista si sofferma a raccontare
un aneddoto che dimostra le virtù magiche di questa pietra: “Il fut jadis un
clerc qui en la presence de son varlet tenoit son arère si trouvet en son arère un
grans bouteriaul et vit sus son chiep une grans bousse ronde par laiquel il
pansoit qu’il avoit en celle bousse pierre Crapaudine si prist le bouteriaul et lou
liait en la manche de sa chemise jucquez à tant qui fust retournez de coron de
champ et, quant il fut retourneis si ne trouva rien en sa manche et estoit la
manche bien fort liée d’une partie et d’autre et ny fut point trouvé de tres par
quoy on peust supposer que celle pierre vault à delivrer prisonniers de chartre
ou d’autre prison” (r. 182 pag. 13).
Ed è esattamente lo stesso aneddoto che riporta Jean de Mandeville:
“[...] Il fut jadis un clerc en la présence de son valet, et trouva un crapaud, qui
avant sur la tête une ronde bosse, pourquoi il pensait qu’il y avait une pierre
crapaudine, et prit le crapaud et le lia bien fort dans la manche de sa cotte,
Commento
95
jusqu’à ce qu’il fut de retour du champ; et quand le clerc fut de retour, il ne
trouva rien, quoique la manche fut bien liée au bout, et on ne trouva point
d’ouverture par laquelle il aurait pu passer dehors; pourquoi on peut penser
qu’il vaut pour les prisonniers qui sont en chartre.”30
Con questo possiamo concludere che sicuramente tra le fonti di Fr.
2007 e Varia 110 vi è il lapidario di Jean de Mandeville.
Per quanto attiene alla tradizione in francese antico, costituita dai
lapidari di Marbodo, di Philippe de Thaon e di Jean de Mandeville, la nostra
indagine termina qui, con i risultati che abbiamo visto. In particolare si è voluto
sottolineare il rapporto di parentela o meno con gli esponenti maggiori di
questo genere letterario. E’ però altrove che evidentemente si dovranno cercare
altri elementi per scoprire le fonti sicure di Fr. 2007 e Varia 110.
Per far ciò, occorre mettere in luce gli elementi che distinguono questi
due manoscritti dagli altri. Si aprono così diversi filoni di studio: da una parte,
la ricerca di trattati che contengano la descrizione di pietre, minerali, e virtù ad
essi legati, che vengono citati solo dai nostri lapidari e che ne costituiscono la
peculiarità. Abbiamo visto infatti il numero considerevole di pietre elencate
30 I. DEL SOTTO, op. cit., pp.90-91
Commento
96
(135 in Fr. 2007 e 85 in Varia 110), elemento non riscontrabile in nessun altro
lapidario in francese antico. Qual è l’origine di pietre come l’elyon (in Fr.
2007), che ha il potere di attrarre la clientela verso il mercante che la possiede?
Oppure di kacabre, ovvero il carbone, elencato come se fosse una pietra e
riporato nel suo nome arabo. E ancora kakabartes, tarach, turquemasz: anche
solo i nomi ci riportano a tutta una tradizione orientale, araba, alla quale molto
probabilmente si ispirò l’autore di questo lapidario, e di cui noi possediamo le
due copie Fr. 2007 e Varia 110.
Un altro filone deve puntare l’attenzione alla parte forse più importante
e più ricca di indizi del nostro testo, cioè l’appendice finale. Generalmente
riferimenti al potere delle pietre incise, alle virtù dei disegni, siano essi simboli
zodiacali o mitologici, sono inseriti nei lapidari medievali nel corso della
trattazione, accennandovi appena, certamente non riservando loro un vero e
proprio capitolo a parte. Abbiamo visto come questa tradizione abbia origine in
Egitto, e giunga in Europa attraverso la cultura ellenistica prima e araba poi.
Quali sono i lapidari che danno peso alla scienza delle pietre intagliate? Quali
sono i trattati che sottolineano il valore dei simboli astrologici? E’ in
quest’ambito che vanno scoperte possibili fonti dei nostri codici.
Commento
97
Anzi, possiamo dire che la presenza di questi elementi peculiari, che li
distinguono in modo così evidente dai contemporanei, dovrebbe facilitare la
ricerca e indirizzarla verso direzioni più precise.
T A B E L L E
Tabelle
99
PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia
147 margarita 267 myrrha 109 crystallum 340 sucina 144 lyncurium
4 adamas 143 smaragdus 57 berullus
108 chrysoprasum 286 opalum 160 sardonychis 150 onychis 76 carbunculum 27 anthracitis
324 sandastros 243 lychnis 157 sarda 141 topazum 70 callaina
274 nilion 149 molochitis 140 iaspis 122 cyanos 72 sappirum 17 amethista
139 hyacintos 101 chrysolithos
102 chryselectros 240 leucochrysos 258 melichrysos 294 paederos 41 asteria 44 astrion 45 astrioten 43 astolon 91 ceraunia
162 iris 238 leros
2 achates 2 acopos
11 alabastritis 13 alectoria 25 androdamas 36 argyrodamas 29 antipathes 31 arabica 38 aromatitis 40 aspisatim 46 atizoen 47 augitis 22 amphidanes 30 aphrodisiaca 1 apsyctos 6 aegyptillam
50 balanita 53 batrachitas 51 baptes 54 Belli oculus 52 baroptenus 64 botrytis 63 bostrychtin 66 bucardia 65 brontea 61 bolos 69 cadmitis 70 callais 75 captinis 73 cappadocia 70 callaicam 83 catochitis 84 catoptritis 90 cepitis 91 ceramitis
110 cinaediae 92 ceritis
116 crateritis 119 crocallis 123 cyitis 69 chalcophonos 87 chelidonia 97 chelonia
Tabelle
100
88 chelonitidis 99 chloritis
100 choaspitis 106 chrysolampsis 107 chrysopis 93 cetionidis
125 daphnean 126 diadochos 168 diphyes 127 dionysias 170 draconitis 178 encardia 197 enorchis 192 exhebenum 182 erythallis 181 erotylos 186 eumeces 187 eumitren 188 eupetalos 189 eureos 190 eurotias 191 eusebes 180 epimelas 201 galaxian 135 galactitis 70 gallaica
204 gassinnaden 207 glossopetra 209 gorgonia
208 goniaea 15 heliotropium
217 hephaestitis 219 Hermu aedoeon 132 hexecontalithos 138 hieracitis 214 hammitis 215 Hammonis cornu 220 hormiscion 55 hyaenia
129 haematitis 224 Idaei dactyli 223 icterias 227 Iovis gemma 225 indicae 226 ion 237 lepidotis 241 leucopoecilos 242 libanochrus 145 liparea 249 lysimachos 260 memnonia 148 media 254 meconitis 263 mithrax 266 mormorion 267 myrrhitis 269 myrmecias 261 mesoleucos
270 nasamonitis 271 nebritis 275 nipparene 282 oica 283 ombria 285 onocardia 152 oritis 292 ostracias 293 ostritidi 287 ophicardelon 278 opsianum 295 panchrus 297 pangonus 296 paneros 309 pontica 301 phloginos 196 phoenicitis 299 perileucos 154 paeanitides 305 solis gemma 157 sagda 323 samothraca 327 sauritim 326 sarcitis 161 selenitis 331 sideritis 332 sideropoecilos 338 spongitis 342 synodontitis
Tabelle
101
345 syrtitidis 343 syringitis 363 trichrus 358 thelyrrhizos 357 thelycardios 360 thracia 351 tephritis 349 tecolithos 371 Veneris crines 370 veientana 373 zathenen 372 zamilampis 377 zoraniscaeos 129 hepatitis 339 steatitis
3Adadu nephros, oculus, digitus
365 triophtalmos 78 carcinias
128 echitis 329 scorpitis
328 scaritis 364 triglitis
5 aegophtalmos 138 geranitis
8 aëtitis 269 myrmecitis 71 cantharias
248 lycophtalmos 347 taos 363 timictonia 21 ammochrysos 89 cenchritis
173 dryitis 111 cissitis 252 narcissitis 121 cyamias 313 pyren 94 chalazias
156 pyritis 308 polyzonos
301 phlogitidis 130 enhygros 307 polythrix 172 drosolithum 258 melichrum 257 melichlorum 120 crocian 306 polian 336 spartopolian 319 rhoditis 259 melitis 95 chalcitis
340 sycitis 63 bostrychitis 92 chernitis 23 anancitidis
341 synochitidis 167 dendritis 112 cochlidis
Tabelle
102
ISIDORI HISPALENSIS EPISCOPI, Etymologiarum sive Originum libri XX
146 magnes 133 gagates
1 asbestos 156 pyrites 161 selenites 127 Dionysius lapis 360 thracius 302 phrygius 344 syrius 31 arabicus
228 iudaicus 322 samius 253 memphitis 325 sarchophagus 264 mitiores 25 androdamantus 1 schistos 1 amiantos
53 batrachites 135 galactites 280 obsius 125 gemma 263 Mithridax lapis
8 aetites 196 phengitis 292 ostracitis
149 melanites 334 smyris 103 chrysites 214 hammitis 362 thytes 116 coranus 265 molotius 368 tusculanus 321 sabinus 333 siphnius 184 etesius 94 chalazius
356 thebaicus 337 specularis 288 ophites 310 porphyrites 50 basanites 11 alabastrites
298 parius 115 coralliticus 10 alabandicus
362 trabes 355 thasius 239 lesbius 117 corintheus 80 caristeum
277 numidicum 246 luculleum 247 lumnensis 350 tephrias 175 ebur 143 smaragdus 155 prasius 57 beryllus
104 chrysoberyllus 108 chrysoprasus 140 iaspis 141 topazion 70 callaica
149 molochites 15 heliotropia
157 sagda 267 myrrhites 38 aromatitis
258 melichros 100 choaspitis 115 corallius 158 sardius 150 onyx 160 sardonyx 129 haematites 340 sucinus
Tabelle
103
144 lyncurius 17 amethystus 72 sapphirus
139 iacinthus 289 optimus 222 iacinthizonta 19 amethystizonta 87 chelidonia
122 cyanea 319 rhoditis 147 margarita 42 asterites
135 galactitis 94 chalazias
305 solis gemma 161 selenites 110 cinaedia 54 Beli oculus
180 epimelas 192 exebenus
2 achates 1 apsyctos 6 aegyptilla
148 media 370 veientana 52 bariptos
262 mesomelas 371 Veneris crines 363 trichrus
127 dionysia 156 pyritis 295 panchrus 282 olca 263 mithridax 172 drosolithus 286 opalus 309 ponticae 132 hexecontalithos 267 murrina 109 crystallus
4 adamans 94 chalazias 91 ceraunium
162 iris 44 astrion
176 electria 130 enhydros 76 carbunculus 27 anthracitis
324 sandasirus 243 lychnis 77 carchedonia 10 alabandina
170 draconites 108 chrysoprasus 301 phlogites 345 syrtitis 220 hormiscion
107 chrysopis 101 chrysolithus 102 chryselectrus 106 chrysolampsis 21 ammochrysus
240 leucochrysus 258 melichrysus 105 chrysocolla 35 argyrites 25 androdamas 95 chalcitis 96 chalcophonos 50 balanites
331 sideritis 224 Idaeus dactylus
7 aethiopicus 276 zmilanthis 31 arabica
217 hephaestitis 292 ostracites 207 glossopetra 128 echites 78 carciniae
329 scorpitis 269 myrmecitis 347 taos 138 hieracitis
8 aetitis 5 aegophtalmos
Tabelle
104
248 lycophtalmos 254 meconites 145 liparea
23 anancitide 341 synochitide 65 brontea
55 hyaenia 309 pontica
Tabelle
105
ALBERTUS MAGNUS, De virtutibus herbarum lapidum et animalium
146 magnes 281 ophtalmius 150 onyx
4 adamas 2 agathe
115 corallus 109 chrystallus 101 crysolytus 15 eliotropia
131 epistrites 68 chalcedonius 87 chelidonius
133 gagates 55 bena 1 isthmos
346 tabrices 197 feripendanus 161 silonites 141 topazion 244 lipercol 369 urices 236 lazuli 143 smaragdus
162 iris 49 balesia
202 galeriates 170 draconites 128 echies 354 terpistrites 139 jacinthus 13 alectorius
183 esmundus 148 medor 253 memphites
1 abaston 17 amatistus 57 berillus 88 celonites
101 chrysolites 56 beratides
272 nichomar 315 quirin 317 raianus 152 orithes 72 saphyrus
322 saunus
Tabelle
106
MARBODO, prima traduzione del lapidario
4 de adamante 2 de achate
13 de allectorio 140 de jaspide 72 de saphyro 68 de calcedone
143 de smaragdo 160 de sardonice 150 de onice 158 de sardio 101 de grisolito 57 de berillo
141 de topacio 139 de jacinto 108 de crisoprasso 17 de ametisto 87 de celidonio
133 de gagate 146 de magnete 115 de corallo 10 de alabandina
118 de corneolo 76 de carbunculo
144 de ligurio 128 de echite 161 de silenite 134 de gagatroneo 91 de ceraunio 15 de eliotropia
138 de gerachite 131 de epistite 129 de emathite
1 de abesto 154 de peanite 157 de sada 148 de medo 137 de gelacia 132 de exacontalito 88 de chelonite
155 de praxo 109 de cristallo 135 de galactida
152 de orite 55 de hyena
145 de lyparea 130 de enidro 162 de yri 28 de androdragma
151 de optallio 147 de margaritis 153 de panthero
1 de absicto 69 de calcofano
149 de melochite 136 de gegolito 156 de pyrite 126 de diacodo 127 de dionisia 102 de crisolectro 108 de crisopacio 125de anulo et gemma
Tabelle
107
Lapidario di Modena (estense)
2 achate (fragm.) 13 alectoire
140 jaspes 72 saphyrs 68 calchedone
143 émeraude 160 sardone 150 onicle 158 sarde 101 grisolite 57 beril
141 thopache 108 crisopasse 10 alabandine
118 cornaline 76 escarboncle
139 jacinthe 17 ametiste 87 celidone
164 gaies 146 magnete 115 coral 144 ligor
8 ethite 161 sillenithe
Tabelle
108
Lapidario di Berna
9 aimant 2 achate
13 alectoire 72 saphir
140 jaspe 68 calcidoine
143 esmeraude 160 sardoine 150 oniche 158 sarde 101 crisolite 57 bericle
141 topace 108 crisoparse 60 blande 1 ebesto
139 jacincte 17 ametiste 87 celidoine
133 galgate 146 manete 115 coral 118 corneline
128 echite 76 hrboucl
144 ligure 161 selenite 134 gagtromée 91 ceraune 15 helyotropia
138 gerachite 131 epythiste 17 amatiste
148 mede 109 cristal 135 gaglatride 152 orite 145 liparée 281 obtalmius 153 pantoire 69 calcofanum
251 malaquite 86 cegolite
156 pirite 127 dyonise
Tabelle
109
Lapidario di Cambridge
9 aimant 2 achate
13 alectoire 72 saphir
143 émeraude 160 sardoine 150 oniche 158 sarde 101 crisolite 57 béril
141 topaze 108 crisopasse 139 jacinthe 17 améthyste 87 chélidoine
164 jayet 146 magnète 115 corail 10 alabandine
118 cornaline
76 escarboucle 144 ligure
8 aétite 161 sélénite 134 gagatromée 91 céraune 15 héliotrope
138 gérachite 131 epistite 129 hématite
1 asbeste 154 péanite 157 sadde 148 mede 137 gelace 132hexacontalithe 88 chélonite
155 prase 109 cristal 135 galactide
152 orite 55 hyene
145 lyparie 130 enhydre 221 hyrum 28 anthrodragme
151 optalie 300 perle 153 panthère
1 absite 69 calcofoine
251 malachite 86 cégolithe
156 pirite 126 diadocode 127 dionise 102 chrysélectre 108 chrysoprase 192 exebenos 294 pedéros
Tabelle
110
Lapidario in prosa Arsenal/Firenze
4 del diamant 72 del saphir
143 de l'esmeraude 140 des jaspes 101 del crisolite 141 de la topace 150 del oniche 160 del sardoine 68 del calcidoine 2 de l'acate
118 de cornouille 139 del jagonce 49 del balais 17 de l'ametiste
165 del rubin 13 del alectoire 87 del celidoine 9 del aïmant
15 del eliotropie
115 del coural 164 del jaiet 57 del beril (et del eris)
128 del echite 108 del grisopas 161 del silenite 134 del gagatrone
1 del beston 88 del celonite
163 del genatide 152 del oride 109 del cristal 135 del alactide 140 del jaspe pantier 142 de l'alcaferne 144 del igure 367 turquemaus 59 betannus
Tabelle
111
Lapidario in prosa di Berna
139 jagonce 141 topas 143 esmeraude 165 rubis 72 safirs
140 jaspes 144 ligure 67 camahius 17 amatistes
101 crisolites 150 onicle 57 bericles 4 diamant
13 alectore 87 chelidoine
115 coral 118 corneline 303 piere de l'aigle 146 manès 91 cheraune 15 eliotrope
138 geracinte 129 ematistes
Tabelle
112
Lapidario in prosa Sainte-Geneviève/British Museum
4 adamas 2 achates
72 saphir 140 jaspes 143 smaragde 160 sardoine 101 grisolite 57 beril
141 topace 139 jagunces 17 ametiste 13 alectoire
138 gerachite 87 celidonie
164 gaet 146 magnete 115 coral 118 corneline 144 ligurie 161 selonites 134 gagatromeu 91 ceraunius 15 electropie
131 epistes 129 ematites 154 peanites 148 medus 88 chelonites
109 cristal 135 galactida 152 orites 55 hyena
145 liparea 130 enidros 162 iris 26 androdania
128 echites 300 perle 153 pantere 69 calcofanus
149 melochites 254 megolitus 126 siadocus 127 dionisie 102 crisolectrus 150 onicle
79 cardinie 101 grisolitus 108 crisopras 10 alabandine 76 carbuncle 1 abeston
157 sada 163 gelatide 132exaccontalicus 155 prasius
1 abscictos 156 perites 140 jaspe 72 caphir 68 calcedonie
143 smaragdus 160 sardonie 57 beril
141 topaz 139 jacincte 17 amatiste
Tabelle
113
PHILIPPE DE THAON, Lapidaire alphabétique
9 aïmant 2 agathen 2 agapis,agathes
13 alectoires 39 asius 11 alabaustre 20 amistunte 14 alerites 44 astrion 32 arachites 10 alemandina 33 aramanda 24 anatida 57 berillus 57 berilica 54 belloculus
115 corallus 74 caprates 91 ceraunius 88 ceronites 87 chelidonius
101 crisolitus 118 cornil 109 cristallus 115 corallus
124 cymbra 98 chimedia 67 cachmahief 68 calcedoine
114 collire 126 diadocos 125 daphinion 127 dionisia 170 draconitides
8 etites 15 eleutropius
131 epitites 192 exebenius 129 ematites 199 frigius 196 fenicites 200 fumonius 195 fedus 134 gagatromeos 135 galatides 133 gagates 137 galacias 55 hyema
218 herimachius 140 jaspis
139 jacinctus 162 iris 229 jacractizonta
8 letites 144 liguros 243 lincis 245 litigerus 234 lantelius 236 lasulius 146 magnes 255 melas 250 macedonius 273 niger 152 oristes 151 optalius 278 obsianus 150 onix 284 onchinius 153 pantheros 156 pyrites 311 proselitus 161 silenites 72 saphirus
349 tegolitus 366 trisites
Tabelle
114
JEAN DE MANDEVILLE, Lapidario
76 escarboucle 165 rubis 49 balais 4 diamant 2 agattes
72 saphirs 143 emeraude 141 topasse 17 amatiste
212 grenate 305 pierre du souleil 304 pierre de la lune 139 jacinte 147 marguerite 140 jaspe 13 alectoire 68 cassidoine
160 sardonis 101 chrisolite 150 onix 108 crisopas 87 célidoine
146 magnet 211 gratices 118 corneline 144 ligure 128 echites 161 silente 133 gagatoine 91 céramon 72 saphyrs
143 emeraudes 140 jaspes 101 crisolite 141 topace 290 orincles 160 sardoine 68 cassidoine 2 acate
118 corneline 49 balais
165 rubis 13 alectoire
109 cristal
62 boras 340 suctinus 337 specularis 58 besar 85 cautaine 12 alacharist 81 caste coqs
216 hanon 233 langue de serpent 266 murmus 268 mutil 315 quirin 213 guanidros 169 donatides 367 turquoise 37 armenas
236 lazul 170 dre-concides 90 decapitis
206 genninille 312 pumey 235 lapis demath
Tabelle
115
Ms. Fr. 2007
2 acate 17 amatiste 15 alitropia 9 ayment
10 alabandine 13 allectoire 16 amandine 25 andromante 18 ambre 34 areston 1 albeste 1 abintos
49 balay 57 beril 62 borax 54 belloculez 48 balagre 76 cherboucle 68 cacidoyne
118 corneline 108 crilopace 115 courail 87 celidoine
113 cocrice 69 calchofanos 91 cerame 91 ceramon
88 ceronites 86 cegorites
108 crisopassion 110 cianodées 82 cathomates 81 chastiten
109 cristal 4 dyament
174 dyane 127 dyomsia 126 dyacodos 126 dyaconides 171 dradicez 169 domacidez 166 demonis lapis 143 esmeraude 193 eycandalite 129 emach 177 elyon 129 emathites 185 ethindros 131 epistaces 132 exatontalitus 128 echites 320 rinastice 194 falconos 198 filaferion
210 grannatus 101 grisolite 210 granit 164 gaies 138 geratique 133 gargates 134 gagatromeo 137 galacia 108 grisopasse 135 galaricides 138 gerathidam 136 gerolitus 164 gaide 203 galionof 205 gellrich 139 jaconces 139 jacuj 140 jaspères 55 iena 1 istustos
230 kacabre 231 kakabartes 232 kamen 144 ligures 233 langue de serpens 145 liparea 305 pierre du souleil
Tabelle
116
304 pierre de la lune 236 lazulle 147 marguerite 268 mutille 148 medo 149 melochites 253 mauphites 252 marchacile 276 nitron 272 nithomas 150 oniche 279 obsist 291 orphanus 281 obtamble 152 onites 153 panthère 155 prasme 154 péanite
156 pirite 314 pyrophilos 312 punix 315 quirin 213 quanidros 165 rubi 318 reflambine 317 raunay 316 radyn 72 saphir
160 sardoine 335 sorige 158 sarde 337 speculaires 157 sarda 161 silenites 143 semagrade 344 syrus
322 samius 160 sardonis 330 serpentine 325 sarchofagus 340 suctimis 141 topace 367 turquemasz 361 thuridis 141 thopasion 359 thormine 353 termidor 348 tarach 352 terimy 361 tirites 162 yris 55 yène
374 zemech 375 zigrutes
C O N C L U S I O N E
Conclusione
118
Leggendo il testo di Varia 110, e la descrizione del manoscritto,
scopriamo un elemento notevole: la grossa lacuna tra la lettera C e la lettera J.
Confrontando questo manoscritto col suo “gemello” di Parigi, abbiamo
scoperto che manca la descrizione di ben cinquanta pietre, che più tardi
elencherò.
A un’osservazione attenta del libretto pare che si tratti di una lacuna
testuale piuttosto che materiale, dato che non risulta la mancanza di carte;
anche la scrittura appare continua e omogenea passando dalla carta 8 verso alla
carta 9 recto: le due carte non sembrano essere state scritte in momenti diversi.
Attraverso la lettura di Fr. 2007 veniamo a conoscenza delle pietre
mancanti: Celidoine, Cocrice, Calchofanos, Cerame, Ceramon, Ceronite,
Cegorites, Crisopassion, Cianodées, Cathomates, Chastiten, Cristal, Dyament,
Dyane, Dyomsia, Dyacodos, Dyaconides, Dradicez, Domacidez, Demonis
lapis, Esmeraude, Eycandalite, Emach, Elyon, Emathites, Ethindros, Epistaces,
Conclusione
119
Exatontalitus, Echites, Rinastice, Falconos, Filaferion, Grannatus, Grisolite,
Granit, Gaies, Geratique, Gargates, Gagatromeo, Galacia, Grisopasse,
Galaricides, Gerathidam, Gerolitus, Gaide, Galionof, Gellrich, Jaconces,
Jacuj, Jasperes.
Per quanto riguarda i rapporti fra il lapidario di Torino e quello di
Parigi, si possono fare delle ipotesi. Con un ragionamento logico è evidente che
non si può sostenere che Fr. 2007 abbia copiato da Varia 110, dato che un
manoscritto completo non può trarre origine da uno lacunoso.
Eppure sebbene inizialmente mi fosse parsa la soluzione più evidente, a
mio avviso non si può sostenere neppure il contrario, cioè che Varia 110 derivi
da Fr. 2007.
Innanzitutto non vedo il motivo per cui il copista del manoscritto
conservato presso la Biblioteca Reale avrebbe dovuto “saltare”
volontariamente la descrizione di cinquanta pietre, dato che, come ho già detto
precedentemente, il codice non presenta alcuna parte mancante, e la scrittura
fra la carta 8 verso e la 9 recto appare continua e lineare.
Senza contare che l’interruzione avviene proprio nel mezzo della
descrizione di una pietra: a mio avviso, se proprio avesse deciso per motivi che
Conclusione
120
noi non conosciamo di tralasciare alcune parti, avrebbe almeno completato i
paragrafi, anziché “attaccarli” sotto l’unica dicitura di corallo.
E’ evidente che il nostro copista doveva avere sottomano una copia del
testo già lacunosa, che però noi non possediamo.
Inoltre ci sono due piccole lacune in Fr. 2007 che avrebbero alterato la
comprensione del testo e sicuramente non sarebbero mai state ricostruite dal
copista di Varia 110, come invece sul lapidario appare. Mi riferisco a queste
due omissioni.
A pag. 27 riga 392 si legge: “Et n’est pas pierre précieuse, mes pour ce
que sa vertu est merveileuse, nous en parlerons aucunement entre les pierres
précieuses”. In Fr. 2007 “nous en parlerons” manca, e ciò rende completamente
inintelligibile la frase. Il copista di Varia 110 sarebbe riuscito a capire che cosa
mancava e ad integrare adeguatamente la frase?
Ancora, a pag. 53, riga 775, si legge “la nuit”, che manca in Fr. 2007.
Qui comunque la lacuna non altera il senso del testo e avrebbe potuto essere
tranquillamente integrata (se di lacuna si tratta, dato che potrebbe essere
un’aggiunta di Varia 110).
Conclusione
121
Inoltre c’è un elemento che mi fa ulteriormente credere che i due
lapidari non siano tratti direttamente dall’originale, ma da una copia.
L’elemento si trova a pag. 60 riga 875: dopo le parole “Iten en ciel jouste le”
c’è uno spazio bianco, identico a quello che si trova su Fr. 2007. Qui
probabilmente doveva esserci una parola non compresa e quindi saltata. Lo
stesso comportamento attuato dai due lapidari mi fa credere che essi abbiano
copiato da una copia che aveva già in sé questo elemento, questo “spazio
bianco”. Il copista di questa copia non avrebbe capito cosa voleva dire
l’originale. Oppure a sua volta può aver copiato da un esemplare lacunoso.
A questo punto si può tracciare quello che potrebbe essere uno stemma
base, considerando O l’originale, x la copia usata dai due lapidari, á Fr. 2007 e
â Varia 110.
O
x
á
â
Conclusione
122
Tra x e â dovrebbe verificarsi la lacuna, in forma di lacerazione di x,
oppure di un’ulteriore copia contenente la lacuna.
Al di là del confronto puramente testuale fra i due codici, è opportuno
anche tentare di analizzare l’origine di ognuno di essi dal punto di vista storico.
Tuttavia la contestualizzazione di questi due manoscritti non è semplice,
soprattutto dal punto di vista geografico.
Per quanto riguarda il periodo storico, sappiamo che entrambi risalgono
al XV secolo. E’ stato possibile affermarlo grazie allo studio della lingua (è un
francese antico molto simile a quello moderno) e della scrittura (neogotica).
Immaginiamo che in quel periodo fosse in piena diffusione il lapidario di Jean
de Mandeville, al quale, come abbiamo detto nel capitolo Commento, il nostro
trattato direttamente si ispira.
La localizzazione geografica è una questione più complicata, perché si
tratta di decidere cosa vogliamo contestualizzare, se l’originale oppure gli
esemplari che possediamo noi, cioè Varia 110 e Fr. 2007. Con gli scarsi
elementi che abbiamo, è opportuno limitarci a fare delle ipotesi riguardo a
Conclusione
123
queste copie, e magari arrivare ad azzardare la loro funzione, che non è stata
ancora appurata. E’ solo attraverso lo studio della lingua che possiamo
ipotizzare la provenienza di questi trattati, non possedendo altri elementi utili
all’identificazione degli autori (o meglio dei copisti). Ricordiamo infatti che in
entrambi i codici non è citato né il nome dell’autore, né del copista. Non
sappiamo chi fossero i dedicatari né i motivi che hanno condotto alla
realizzazione delle opere.
Analizzando termini particolari, come afoler, atemprer, bousse, coron,
frenuz, palexine, prunelle, vermine, veniamo indirizzati verso il nord della
Francia, in particolare il nord-est.
Afoler, “tagliare, mutilare”, è indicato dal Tobler-Lommatzsch come un
termine di origine vallona, del Rouchi, della Marne, della Yonne, del Poitou
ma anche svizzera1.
Atemprer, “immergere”, proviene invece dalla Picardie2.
Bousse, “pancia”, è un termine vallone, della Lorena del nord e della
Champagne3.
1 A. TOBLER – E. LOMMATZSCH, Altfranzösisches etymologisches Wörterbuch, F. Steiner, Wiesbaden, 1988-2002, tomo I, pag. 194 2 A. TOBLER – E. LOMMATZSCH, op. cit., tomo I, pag. 626
Conclusione
124
Coron, “fondo, estremità”, dal latino cornu, proviene dalla Picardie,
dalle Fiandre e dal territorio vallone4.
Frenuz, “formiche”, è anch’esso vallone5.
Palexine, “paralisi”, sarebbe addirittura un termine giudeo-francese
(quindi localizzabile nel nord della Francia)6.
Prunelle, “pupilla”, dal latino prunum, è localizzabile nell’area della
Picardie, ma è anche un termine anglonormanno e giudeo-francese7.
Infine vermine, “parassiti”, termine normanno8.
Ricapitolando, i suddetti termini appartengono ai dialetti vallone,
piccardo, anglo-normanno, fiandro, della champagne, addirittura giudeo-
francese. L’area è sicuramente vasta, ma è da qui che dobbiamo partire per
scoprire qualcosa di più sui nostri lapidari.
3 W. VON WARTBURG, Französisches etymologisches Wörterbuch, Zbinden, Basel, 1970, tomo I, pag. 473 4W. VON WARTBURG, op. cit., tomo II2, pag. 1199 5 W. VON WARTBURG, op. cit., tomo III, pag. 720 6 F. GODEFROY, Dictionnaire de l’ancienne langue française et de tous ses dialectes du 9. au 15. siècle, Slatkine, Ginevra, 1982, tomo V, pag. 704 7 W. VON WARTBURG, op. cit., tomo IX, pag. 494 8 W. VON WARTBURG, op. cit., tomo XIV, pag. 292
Conclusione
125
Innanzitutto, cosa può suggerirci l’uso di queste forme “locali”
all’interno di un testo che in linea di massima si pone all’interno di un’area
linguisticamente francese (ovvero dell’Ile de France)?
Osservando i termini in questione, ci accorgiamo che il loro contesto di
utilizzo non può che essere quello di tipo quotidiano, se non triviale e di
carattere “contadino”. Sappiamo che è frequente il ricorso a forme dialettali
ogni qual volta il discorso si allontana da un livello elevato anche e soprattutto
per quanto riguarda i contenuti (per il quale si adotterà un codice standard a
seconda dell’epoca, in questo caso il francese dell’Ile de France). E’ quindi
un’ipotesi verosimile l’uso da parte dei copisti di queste parole nelle forme
tipiche delle regioni di provenienza. Tutto questo senza dover necessariamente
andare ad intaccare il resto del trattato, che sembra maggiormente puntare a
un’illustrazione di carattere etico, religioso e fantastico. Fra le ipotesi elaborate
a proposito degli scopi di quest’opera, ricordiamo infatti quella di un eventuale
dono di nozze, riconoscendo con sicurezza la qualità materiale dei manoscritti,
l’accuratezza del testo e dei contenuti, e l’appartenenza dei due codici a
biblioteche d’origine reale.
Conclusione
126
Ma c’è un elemento molto importante di cui dobbiamo tenere conto, e
cioè l’ispirazione diretta al lapidario di Jean de Mandeville. Se cerchiamo
all’interno di questo trattato i termini che abbiamo prima elencato, troviamo
proprio bousse, coron, palexine, prunelle e vermine. Quindi sarebbe più
corretto riferirne l’uso alle fonti usate dai due copisti, piuttosto che a essi stessi.
Ricordiamo che Jean de Mandeville nacque a St. Alban, in Inghilterra. Se il
lapidario davvero è stato scritto da lui, non ci può stupire la presenza di termini
che ben giustificano la provenienza dell’autore, che rientra in un’area
linguisticamente anglo-normanna.
Sugli eventuali interventi dei copisti, invece, non abbiamo elementi
decisivi.
G L O S S A R I O
Glossario
128
In base alla trascrizione di De la vertu des pierres ho avuto modo di
compilare un interessante glossario, allo scopo di permettere una migliore
comprensione del testo, grazie alla traduzione dei vocaboli meno noti o meno
comprensibili.
Sono stati esclusi dal repertorio i vocaboli di immediata comprensione,
grazie alla loro vicinanza all’uso moderno, quali ad esempio sostantivi come
pierre, homme, vertu, serpent, e verbi come mettre, avoir, conforter, donner.
La grafia con cui sono stati riportati i vocaboli corrisponde a quella del
manoscritto, con l’aggiunta di eventuali accenti, secondo l’uso moderno.
Di ogni termine è stata fornita soltanto la traduzione, seguita dalla
pagina e il numero della riga in cui compare.
Le forme verbali sono state glossate all’infinito. Dopodiché sono state
citate tutte le forme in cui è coniugato nel testo. Riporto un esempio per
chiarire quanto sopra detto:
Glossario
129
|PASMER| svenire
PASMÉES p. pass. f. pl.: 41,604
I vocaboli sono stati glossati al singolare, ma vengono elencate anche le
forme plurali in cui è citato nel testo.
Alcuni vocaboli si ripetono frequentemente all’interno del manoscritto,
e presentano delle divergenze grafiche: tutte sono state documentate nell’unica
glossa del vocabolo.
Ad esempio, il termine diaspro si presenta nelle diverse forme jaspre,
jaspère e jaspe.
Per i termini che presentano più di un’accezione sono stati riportati i
diversi significati, accanto ai quali è indicata l’occorrenza. Ad esempio
gravelle può significare, a seconda del contesto, calcoli renali, oppure sabbia.
Di alcuni vocaboli non è stato possibile ritrovarne il significato sui
dizionari da me usati. Di questi quindi non è disponibile una glossa che ne
spieghi il significato.
Glossario
130
AA
ACHARIUS Acquario (segno zodiacale): 57,827
|AFOLER| tagliare, mutilare
AFOLEZ p. pass.: 26,362
|AMMONESTER| esortare, incoraggiare, persuadere
AMMONESTE ind. pres. 3^s.: 35,517
ARCHULES Ercole: 19,276; 60,870
ARÈRE campo: 13,183
|ATEMPRER| immergere
Glossario
131
ATREMPÉ p. pass. f. pl.: 2,23; 4,42
ATREMPRE ind. pres. 3^s.: 39,579
AVENLEURE cecità: 26,367
BB
BERCEL culla
BERCEULX: 26,376
BOURDEXELLE ombelico: 4,546
BOUSSE pancia: 13,184-185
BOUTEREL rospo: 12,174
Glossario
132
BOUTERIAUL: 13,183-185
BRÉHAINGUE sterile: 53,770
CC
CAFROPEJE Cassiopea: 59,859
CARCIDIACRE cardiaco, del cuore: 25,351
CHAITON cassone: 13,178
CHIEF testa
CHIEP: 13,184
Glossario
133
CLEMAZ latitudine: 19,276
|COMMINUER| ridurre in schegge, triturare
COMMINUÉ p. pass. f. s.: 47,690
CORON fondo, estremità: 13,186
CORROUZ verruche: 38,558
COURSON diarrea: 18,261; 50,737
CRAPAUT rospo: 15,208-211; 28,403-409; 29,413-414
CRAPAUS: 28,404
Glossario
134
DD
|DESLIER| svelare, scoprire: 27,389
EE
|EMPRINTER| ispirare: 24,342
ENDROMADE Andromeda: 58,851
|ENFRONTER| recidere, tranciare
ENFRONTENT ind. pres. 3^pl.: 25,359
Glossario
135
ENGREF attacco, aggressione
ENGREFS: 5,67
|ENBLER| rubare: 6,87
ESMARUDE dispiacere
ESMARUDES: 17,246
AMAYRUDES: 50,739
ESQUINANCE stranguglioni: 12,162
ESSEVEURE gonfiore
ESSEVEUREZ: 53,776
ESLEVEUREZ: 53,778
ETHITES pietra fantastica oppure aetite: 66,965
Glossario
136
FF
FAYE fegato: 54,789
FEUVE fava: 7,96
FIX ingiurie: 50,737
FRENUZ formiche: 38,551
FUCEQUE di frutta: 12,173
Glossario
137
GG
GADES Cadice: 19,276
GRAVELLE calcoli renali: 22,312
ghiaia: 38,554
HH
HOUPE upupa: 35,514
Glossario
138
JJ
JAGONCE giacinto: 16,223
JASPRE diaspro: 2,13; 18,260
JASPÈRES: 19,266
JASPE: 33,480
JAU gallo: 38,551
LL
Glossario
139
LAIZ brutto: 25,361
LAYNS lince: 21,296
MM
MAINDRE meno: 7,96
MESCHIEZ disgrazia, sventura: 17,239
MEUTEZ colonne: 19,276
MORFUNDRE raffreddarsi, assiderarsi: 51,743
Glossario
140
NN
NOISE dispiacere
NOISES: 17,245
OO
OELLIN occhietto: 12,174
Glossario
141
PP
PAIRES porro: 18,255
PALEXINE paralisi: 18,254; 25,353
PALLEXIN: 30,439
|PASMER| svenire
PASMÉES p. pass. f. pl.: 41,604
PARCIEZ forato: 13,178
PO poco: 7,89
POITRINE petto: 35,516
Glossario
142
POICTRINE: 61,889
POUTRÈNE: 3,27
PROIE preda: 36,522
PRUNELLE pupilla: 14,193
RR
ROUSÉE rugiada: 26,363
Glossario
143
SS
SALMIA isola di Samo: 47,693
SARDIS Sardi, antica capitale della Lidia,
in Asia Minore: 42,620
SAFFRON zaffiro: 19,275
SAFRON: 21,300
TT
Glossario
144
THOPASIS odierna Saint-Jean, isola nel Mar Rosso:
72,759
UU
URCES Orse: 60,876
VV
VARLET paggio, valletto: 13,182
Glossario
145
VERMINE parassiti: 11,149; 42,614
VERMINES: 42,612
VISEICE vizio: 23,321
VOTOUR avvoltoio: 36,520
E L E N C O D E L L E P I E T R E
Elenco delle pietre
147
1. AGATE agata
2. AMATISTE ametista
3. ALITROPIA eliotropo
4. AYMENT magnete
5. ALABANDINE alabandina
6. ALLECTOIRE allettorio
7. AMANDINE non identificabile
8. ANDROMANTE corrispondente forse a una pirite
chiara
9. AMBRE ambra
Elenco delle pietre
148
10. ARESTON asbesto
11. ALBESTE asbesto
12. ABINTOS asbesto
13. BALAY spinello (forse il nome indica la
provenienza dal Balaghât, in India)
14. BERIL berillo
15. BORAX borace
16. BELLOCULEZ “occhio di Belo (Baal)”, forse
un’agata cerchiata
17. BALAGRE non identificato
Elenco delle pietre
149
18. CHERBOUCLE carbonchio
19. CACIDOYNE calcedonio
20. CORNELINE cornalina
21. CRISOPACE crisoprasio
22. COURAIL corallo
23. IENA ienia (pietra fantastica che si
diceva uscisse dall’occhio della
iena)
24. ISTUSTOS forse asbesto
25. KACABRE nome arabo corrispondente a
Elenco delle pietre
150
“carbone”
26. KAKABARTES non identificato
27. KAMEN forse un tipo di onice
28. LIGURES forse ambra, di cui Plinio dice
che fosse chiamata da Demostrato
lyncurium (urina di lince)
29. LANGUE DE SERPENS serpentina
30. LIPAREA non identificabile (forse
proveniente da Lipari)
31. PIERRE DU SOULEIL avventurina orientale
32. PIERRE DE LA LUNE argentina o lunaria
Elenco delle pietre
151
33. LAZULLE lapislazzulo
34. MARGUERITE perla
35. MUTILLE boord, una specie di diamante
36. MEDO non identificabile
37. MELOCHITES malachite
38. MAUPHITES non identificabile, forse una
sostanza di tipo vegetale come
oppio o estratto di papavero
contenente morfina
39. MARCHACILE pirite di ferro (non è
Elenco delle pietre
152
identificabile con l’odierna
marcassite)
40. NITRON natron
41. NITHOMAS alabastro
42. ONICHE onice
43. OBSIST non identificato
44. ORPHANUS forse un opale, o un rubino
45. OBTAMBLE non identificato
46. ONITES magnetite
47. PANTHÈRE forse opale
Elenco delle pietre
153
48. PRASME prasio
49. PÉANITE forse una varietà di agata
50. PIRITE pirite
51. PYROPHILOS pirofila, pietra fantastica
52. PUNIX pietra pomice
53. QUIRIN non identificabile
54. QUANIDROS non identificabile
55. RUBI rubino
56. REFLAMBINE non identificato
Elenco delle pietre
154
57. RAUNAY ocra rossa
58. RADYN non identificabile
59. SAPHIR zaffiro
60. SARDOINE sardonice
61. SORIGE non identificato
62. SARDE sarda
63. SPECULAIRES mica
64. SARDA conchiglia
65. SILENITES madreperla
Elenco delle pietre
155
66. SEMAGRADE smeraldo
67. SYRUS pietra pomice
68. SAMIUS pietra di Samo
69. SARDONIS sardonice
70. SERPENTINE serpentina
71. SARCHOFAGUS sarcofago
72. SUCTIMIS succino o ambra
73. TOPACE topazio
74. TURQUEMASZ turchese
Elenco delle pietre
156
75. THURIDIS non identificato
76. THOPASION topazio
77. THORMINE non identificato
78. TERMIDOR non identificato
79. TARACH sangue di drago, non
identificabile
80. TERIMY vernice
81. TIRITES pirite
82. YRIS iride, quarzo trasparente
Elenco delle pietre
157
83. YÈNE ienia
84. ZEMECH lapislazzulo
85. ZIGRUTES non identificabile
T O P O N I M I E A N T R O P O N I M I
Toponimi e antroponimi
159
ALABANDRE Efeso: 7,91
ALIXANDRE Alessandro Magno: 33,482; 35,506
ALIXANDRIE Alessandria: 37,535
ALLEMANGNE Germania: 42,624
ARABE Arabia: 32,472; 40,586; 50,732
ARABES: 29,418
RABIE: 48,707
ARISTOTE Aristotele: 15,206; 53,783; 65,951; 66,954
ARISTOTILES: 65,949
AVICENNE Avicenna: 67,972
CAARON Aaron d’Alessandria: 19,271
Toponimi e antroponimi
160
CHIPRE Cipro: 6,73
DIASTOLITEZ Diascoride o Dioscoride: 65,941
DIASTORIDES: 66,960
EPHÈSE Efeso: 7,91
ENAX Evax: 19,271; 54,795; 55,810
ESCULAPERIUS Esculapio, dio greco (Asclepio) e romano
della medicina: 34,496
ESPAIGNE Spagna: 19,277
ESPAINGNES: 19,275
ESPENGNE: 42,623
ETHIOPE Etiopia: 32,472
Toponimi e antroponimi
161
YTIOPIE: 6,72
EUFRATES Eufrate: 33,483
GADES Cadice: 19,276
GALIEN Galieno: 67,972
HOMGARIE Ungheria: 46,677
INDE India: 6,73; 53,780
YNDE: 11,153; 16,219; 18,249; 21,295;
29,418; 32,472; 40,586; 43,632; 48,707
JUDÉE Giudea
PETITE JUDÉE: 37,543
GRANT JUDÉE: 40,592
Toponimi e antroponimi
162
LIBIE Libia: 16,219; 23,324; 32,472
LUBIE: 38,554
MACHIDONNE Macedonia: 33,487
MÈDE Media: 33,487
MOYSE prob. Mosè Maimonide: 19,266
ORIENT Oriente: 37,535; 38,554; 50,732
PERCE Persia: 44,634
ROME Roma: 31,442
ROY DE HOMGARIE Bela IV, sovrano dagli amori agitati, che
regnò dal 1235 al 1270: 46,676
Toponimi e antroponimi
163
SALMIA isola di Samo: 43,693
SARDIS Sardi, antica capitale della Lidia: 42,620
SIRIE Siria: 47,686
THOPASIS isola di St. John, nel Mar Rosso: 52,759
YSIDORE Isidoro di Siviglia: 19,274
YSODORON: 47,687
A N I M A L I E P I A N T E
Animali e piante
165
ASNE asino: 5,68
AVEULLE aquila: 64,925
CHANCRE granchio: 57,830
CHAPPON cappone: 7,94
CHEVAL cavallo: 51,746
CHEVAULX: 51,743
CHEVAUX: 58,849-850
CHÈVRE capra: 57,838
CHIEN cane: 2,21; 40,595
CHIENS: 23,326-328
CRAPAUT rospo: 15,208-211; 28,403-409; 29,413-414
Animali e piante
166
CRAPAUS: 28,404
DRACON drago: 53,782
DRACHON: 60,876-877; 63-917
DAGRON: 25,359
EGLE aquila: 64,930
ELITROPIA elitropia: 3,30
ALITROPIA: 3,39; 5,71
FAULCON falco: 36,521
GRIFONS grifone: 46,669
IGNELLE agnello
IGNELLES: 40,595
Animali e piante
167
LAYNS lince: 21,596
LÉON leone: 56,818-824; 60,871
MOUTON montone: 56,818; 61,889
OYSEAU uccello
OYSEAUX: 40,595
PANTHER pantera: 32,565
PIN pino: 49,725
POISSON pesce: 40,596; 57,831; 66,958
SALMANDRE salamandra: 10,132-141
SCORPION scorpione: 57,830
Animali e piante
168
SERPENT serpente: 2,21; 33,484
SERPANT: 59,865; 62,900; 64,925
SERPH serpe: 64,934
THOREAU toro: 57,837
YDRE idra: 63,917
S I M B O L I Z O D I A C A L I E A S T R O L O G I C I
Simboli zodiacali e astrologici
170
ACHARIUS Acquario: 57,827
ARCHULES Ercole (costellazione): 19,276; 60,870
CAFROPEJE Cassiopea: 59,859
CANCER Cancro: 57,832
CENTAURUS Centauro: 63,921
ENDROMADE Andromeda: 58,851
GEMINI Gemelli: 57,827
JUPITER Giove: 61,887
LIBRA Bilancia: 57,827
Simboli zodiacali e astrologici
171
MARS Marte: 62,905
MERCURE Mercurio: 62,903
PÉGASUS Pegaso: 58,848
PISCES Pesci: 57,832
SATURNE Saturne: 61,879
SCORPIO Scorpione: 57,832
SERPANTAIRE 59,864
URCES Orse (costellazioni): 60,876
VENUS Venere: 63,908; 65,937
YDRE Idra: 63,917
A U T O R I C I T A T I
Autori citati
173
AARON: (Caaron nel lapidario) molto probabilmente si tratta di Aaron (o
Ahron) d’Alessandria, sacerdote e medico del VII secolo. Ha lasciato un’opera
importante in lingua siriana intitolata Pandectae, trenta libri di commenti sugli
studi dei medici greci.
ALBERTO MAGNO: Albert (o Albertus) nacque a Lauingen an der Donau,
in Swabia (ora Germania), secondo le fonti più accreditate nell’anno 1193.
Svolse i suoi studi a Padova, dove, nel 1223 (o forse nel 1229), prese contatti
con l’ordine dei Domenicani, da cui fu attratto e cui si unì. Insegnò a Padova,
Bologna ed in altri conventi in Germania. Nel 1245 fu inviato all’Università di
Parigi, dove fu nominato magister (docente universitario) di teologia e lesse le
traduzioni dei testi arabi e greci di Aristotele. Nella capitale francese, Alberto
cominciò a cimentarsi con l’ardua missione, di chiaro stampo sincretistico, di
presentare l’intero corpus di conoscenze in un’opera unica: scienze naturali,
logica, retorica, matematica, astronomia, etica, economia, politica e metafisica.
Scrisse commentari su tutte le opere di Aristotele. Fu in seguito nominato
Vescovo di Ratisbona e ottenne una cattedra domenicana di teologia a Colonia,
Autori citati
174
dove portò con sé il suo discepolo Tommaso d'Aquino, e lo iniziò al sapere
aristotelico. Nella stessa città di Colonia morì il 15 novembre del 1280.
ALFONSO IL SAGGIO: Alfonso X detto il Saggio, re di Castiglia e di Léon,
nacque a Toledo il 23 novembre 1221. Figlio primogenito di Ferdinando III e
Beatrice di Svevia, si dedicò più volentieri alle lettere e alle scienze piuttosto
che all’attività politica e militare. Ciò gli valse l’appellativo di “Saggio”. Attuò
nel giro di trent’anni il progetto di comporre una sorta di enciclopedia
universale del sapere, e a tale scopo fece tradurre in lingua romanza numerosi
trattati arabi e classici. Riunì a corte e protesse generosamente un notevole
gruppo di lavoro costituito da studiosi ebrei e cristiani. Deposto da suo figlio
Sancho nel 1282, si rifugiò in Marocco, dopodiché diseredò il figlio e nominò
eredi i nipoti. Morì a Siviglia il 4 aprile 1284.
ARISTOTELE: Nato a Stagira, in Macedonia, nel 384 a.C., morto ad Atene
nel 322. Filosofo fondatore della scuola peripatetica. La sua vastissima opera
destinata ai suoi discepoli comprende trattati di fisica, cosmologia, botanica,
zoologia, fisiologia, logica e metafisica. Per quanto riguarda il regno minerale,
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molti autori hanno fatto riferimento al cosiddetto Lapidario di Aristotele, che in
realtà è un apocrifo. Scritta in siriano o in persiano nel V o VI secolo,
quest’opera è molto orientata verso i poteri soprannaturali delle pietre.
ARNOLDO DI SAXO: Abbiamo poche informazioni su di lui. Si suppone
originario si Saxo, e avrebbe vissuto all’inizio del XIII secolo. Autore della De
virtute universale nella quale ci sarebbero citazioni del Lapidario di Aristotele
tradotto da un certo Gerardo (traduzione oggi scomparsa). Il suo lapidario è
molto vicino a quello di Alberto Magno, e sembra ispirato sia a Marbodo che a
Diascoride, come quello di Bartolomeo Anglico.
AVICENNA: Conosciuto in Occidente con il nome di Avicenna, Ibn Siná
nacque nel 980 ad Afchana, presso Boukara, dove suo padre esercitava
funzioni amministrative e militari. Eccezionalmente dotato, studiò la
matematica, la logica, la filosofia, il diritto e la medicina. Guarì l’emiro di
Boukara da una malattia grave e per questo gli fu permesso di accedere alla
biblioteca. Consigliere di personaggi nobili, visse in un contesto politico
agiato, che non gli impedì di scrivere numerose opere filosofiche e medicali.
Autori citati
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Le due più importanti sono Il canone della medicina e la Chifa, enciclopedia
delle conoscenze filosofiche e scientifiche dell’epoca, soprattutto l’opera di
Aristotele.
BARTOLOMEO ANGLICO: Monaco francescano dell’inizio del XIII
secolo, autore di un’opera enciclopedica intitolata De proprietatibus rerum,
che fu tradotto in francese antico dal frate Jehan Corbichon, dell’ordine di
Sant’Agostino, a partire dal 1372 su richiesta del re Carlo V. Il libro XVI tratta
delle sostanze minerali e costituisce un lapidario manifestamente molto ispirato
a Isidoro di Siviglia, Diascoride e Marbodo.
CAARON (cfr. Aaron)
DIASCORIDE: Quest’autore citato anche da Vincenzo di Beauvais e
Bartolomeo Anglico non va confuso con Dioscoride. Secondo Dorothy
Wickoff il Diascoride citato da Vincenzo di Beauvais sarebbe un miscuglio di
Dioscoride e di Damigeron, e quello citato da Bartolomeo Anglico di un
amalgama tra il lapidario di Marbodo e diverse fonti arabe. Si può quindi
Autori citati
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pensare che non si tratti di un autore originale ma di misture risultanti da
iniziative prese da copisti anonimi.
DIOSCORIDE: Medico greco del primo secolo dopo Cristo, nato ad
Anabarba in Cilicia (Asia Minore). Contemporaneo di Plinio, essenzialmente
botanista, ha lasciato un trattato sull’uso medicinale delle piante e dei minerali
che presenta molte analogie con quello che ne dice Plinio. Probabilmente
hanno lavorato in maniera indipendente ma utilizzando le stesse fonti.
EVAX: Questo autore probabilmente non è mai esistito. Il lapidario di
Marbodo comincia così: “Evax fút un mult ríches réis: / Lu régne tint des
Arabéis”, e gli autori successivi hanno potuto dedurre che Marbodo si era
servito di un lapidario più antico scritto da questo Evax. Ma in realtà l’autore
primitivo era senza dubbio Damigeron, e l’allusione ad un re chiamato Evax
sarebbe stata aggiunta in occasione della traduzione in latino, forse per
introdurre il mito di un re venuto dall’Oriente, patria delle pietre preziose.
Autori citati
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GALIENO: Celebre medico greco dell’inizio dell’era cristiana (131-201)
considerato un’auctoritas fino alla fine del XVII secolo. Esercitò a lungo la sua
arte a Roma e fu autore di un’opera considerevole. Ottimo anatomista, fu
rimproverato di aver voluto sistematizzare la patologia medica in regole più o
meno astratte.
ILDEGARDA DI BINGEN: Beata, fu mistica benedettina vissuta in
Germania tra il 1098 e il 1179 dove nacque da nobile famiglia a Bockelheim.
Venne educata nel convento dei Benedettini di Disibodenberg, diventandone
poi badessa. Intorno al 1147 si trasferì con diciotto consorelle al convento di
Rupertsberg, presso Bingen, dove continuò ad esercitare il dono della profezia
che aveva già espresso nel Liber Scivias, opera in cui descrive le sue esperienze
mistiche lasciando previsioni profetico-apocalittiche. Fu autrice, tra l’altro,
dell’importante Liber vitae meritorum e del Liber divinorum operum. Spaziò
tra teologia e medicina: Liber subtilatum, Physica e Causae et Curae.
Compose anche musiche degne di attenzione: brani liturgici in onore dei Santi
e della Beata Vergine, l’Ordo virtutum di carattere morale e il Cantico
dell’Estasi. Morì il 17 settembre 1179 poco dopo essere stata canonizzata.
Autori citati
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ISIDORO DI SIVIGLIA: Letterato dell'alto Medioevo (Hìspalis, ora Siviglia,
570 circa - 636). Nato da una famiglia di origini romane, fu educato dal fratello
Leandro, letterato e vescovo di Siviglia. Nel 600, alla morte del fratello, Isidoro
gli succedette come vescovo, dedicandosi alla riorganizzazione della chiesa
spagnola e curando i rapporti con i re visigoti. Le sue opere, dalla forte
tensione enciclopedica ma scarsamente innovative, rappresentarono per tutto il
medioevo summae canoniche di riferimento e trovarono larga diffusione: al di
là della produzione religiosa, sono da ricordare le opere storiografiche come il
De viris illustribus, i Chronica e l'Historia Gothorum, Vandalorum, Sueborum.
Soprattutto gli Etymologiarum sive Originum libri XX testimoniano il tentativo
di raccogliere e catalogare il sapere classico non a fini eruditi, ma per
conservarlo e sistematizzarlo a uso dei nuovi ceti dirigenti, in rapida e radicale
trasformazione. Il libro XVI tratta delle pietre e i metalli, Isidoro cita settanta
pietre e menziona come sue fonti Plinio e Dioscoride, ma mostra una totale
infondatezza scientifica nei raggruppamenti mineralogici
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JEAN DE MANDEVILLE: Cavaliere inglese che nacque nel 1300 a St.
Albans. A 27 anni, il giorno di San Michele, partì per un viaggio che lo portò
dapprima in Egitto, dove partecipò come mercenario nelle guerre del sultano
contro i beduini. Poi visitò la Palestina, l’India, l’Asia e la Cina, e servì per
quindici mesi nell’armata del Gran Khan di Mongolia. Dopo un’assenza di 33
anni tornò e con l’aiuto di un fisico conosciuto alla corte del sultano, scrisse
una relazione sulle sue esperienze ed osservazioni, il Magnus villanus. Morì
nel 1372.
MARBODO DI RENNES: Nacque nelle vicinanze di Augers nel 1035, città
dove studiò e poi fu chiamato ad insegnare diventandovi Cancelliere e
Arcidiacono. Nel 1096 fu eletto vescovo a Rennes, in Bretagna, e vi mantenne
la cattedra fino alla sua morte, nel 1123. Abbiamo alcune sue lettere contenenti
pareri contrari alle innovazioni in campo di Dottrina e pratiche. Scrittore e
poeta, ci ha lasciato alcune agiografie, e poesie centrate su temi biblici,
martirologici e agiografici, oltre al Liber lapidum in esametri. Scrisse anche
epigrammi e preghiere in versi latini.
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MOSÈ MAIMONIDE: Soprannominato a volte Mosè l’Egiziano, era un
filosofo ebreo, nato a Cordoba nel 1136. Fu discepolo di Averroè, si dedicò alla
medicina ma avrebbe anche praticato il commercio delle pietre preziose.
Divenne rabbino. La sua filosofia tenta di conciliare Platone, Aristotele, e la
legge di Mosè. I suoi Commenti sulla Mishna cominciati in Spagna, furono
terminati in gitto, dove fu obbligato a rifugiarsi e morì nel 1204.
PHILIPPE DE THAON: Nato sicuramente in Inghilterra da una famiglia
normanna originaria della regione di Caén, Philippe de Thaon ha composto, tra
il 1113 e il 1154, le prime opere scientifiche in lingua volgare. A lui si deve un
trattato di Computo, non molto originale, che si ispira a Beda; un Bestiario la
cui fonte principale è il Fisiologo; due lapidari, uno Alfabetico e l’altro
Apocalittico. Pare che si debba attribuire a lui anche Le livre de Sibile,
composto nel 1140, traduzione della Sibilla Tiburtina in prosa latina.
Considerato dalla critica un autore mediocre e pedante, ebbe comunque il
pregio di essere un pioniere della letteratura scientifica in lingua volgare.
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PLINIO IL VECCHIO: Officiere nell’armata romana e giurista, Plinio scrisse
numerose opere ma è conosciuto soprattutto in quanto autore di una Storia
naturale in trentasette libri, monumentale testimonianza delle conoscenze e
delle credenze del tempo. Gli ultimi due libri sono dedicati al mondo minerale:
il libro XXXVI alle pietre, il libro XXXVII alle pietre preziose. Nato a Como
nel 29 d.C., Plinio morì soffocato nel 79 durante l’eruzione del Vesuvio che
distrusse Pompei. Egli comandava, all’epoca, la flotta romana a Miseno.
TEOFRASTO: Filosofo greco (372-287 a.C.), discepolo e successore di
Aristotele alla testa del Liceo. Tra le sue opere si trovava un trattato sulle pietre
di cui è rimasta conservata solo qualche pagina, ma sembra che non fosse
conosciuto dagli autori arabi del Medioevo.
TOMMASO DI CANTIMPRÉ: Nato nel 1201, vicino Bruxelles, da una
famiglia nobile del Brabante. Nel 1217 divenne canonico dell’abbazia di
Cantimpré e vi restò quindici anni prima di essere ordinato prete e di entrare
nell’ordine dei Domenicani a Louvain. Effettuò il suo noviziato a Colonia e poi
a Parigi e deve aver avuto l’occasione di incontrare Alberto Magno. Ritornò in
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seguito a Luovain dove morì tra il 1263 e il 1280. Scrisse soprattutto storie
edificanti e vite di santi, ma è anche autore di un’enciclopedia in cui è incluso
un lapidario che presenta molte analogie con quello di Arnoldo Saxo,
indubbiamente per aver utilizzato le stesse fonti.
B I B L I O G R A F I A
Bibliografia
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Bibliografia
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• F. GODEFROY, Dictionnaire de l'ancienne langue francaise et de tous ses
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Bibliografia
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