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1 Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze Anno XXXII - maggio / giugno 2012, n. 3 p.i.m. LA SS. ANNUNZIATA Il Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella societ cristiana I l fuoco dellE ucaristia e le sante lacrime dei S ervi di M aria ra il 19 giugno 1341: santa Giuliana Falconieri si avvici- nava al momento del trapasso. Il suo piø ardente desiderio era il ricevere la S. Eucarestia ma, per lo stre- mo delle forze e la nausea che aveva allo stomaco, non era in grado di assumerla. La domand con tutte le forze al padre che lassisteva (il confessore e correttore delle monache fiorentine) per poterla ado- rare con una «pioggia di lacrime». Poi, con grande intelligenza, chiese che le si imponesse lostia sul petto pulito, con ste- so sopra un velo candidissimo e sopra an- cora il corporale, cioL il pannicello di lino bianco usato anche nella Messa. A sini- stra del cuore sentiva erompere la fornace del fuoco dellamore. Ed avvenne il miracolo: Giuliana appar- ve bellissima quasi come un angelo e dopo il trapasso lostia non fu piø vista o trova- ta, come liquefatta per la grande dolcezza damore. Assieme alla sua anima fu attrat- ta in cielo alle eterne nozze con Gesø, come scrive il padre Arcangelo M. Giani negli Annali dei Servi di Maria (279). Le suore cominciarono a preparare il cor- po per il suffragio e la carissima discepola e imitatrice Giovanna da Firenze vers molte lacrime per la grande afflizione e per avere perduto una tale maestra. Nel E sistemare il corpo, vide presso il cuore limmagine di Gesø Crocifisso in un cer- chio rotondo, impresso come un sigillo. Questo perchØ la Passione di Gesø era sempre stata presente nel cuore della san- ta madre. Anche le piø antiche immagini di lei a Firenze e altrove ricordavano la sua sentita devozione al SS. Crocifisso. Qualche decennio prima, nel 1299, era deceduto il beato Vittorio da S. Angelo in Vado che ugualmente aveva meditato e coltivato con grande ardore la Passione e morte di Gesø Cristo sotto la specie del- lEucarestia. Una sua immagine presente a santAngelo in Vado lo raffigura a mani giunte in adorazione del SS. Sacramento mentre dei raggi gli escono dal petto (An- nales, 182). Anche la beata Serva di Maria Giovanna Viselli da Cremona, che aveva combattu- to i demoni senza tregua e in monastero praticato penitenza e digiuno, predisse il giorno della sua morte (3 dicembre 1455) e per i 15 giorni antecedenti non prese cibo se non il SS. Corpo di Cristo. La sua im- magine la raffigura in adorazione presso la pisside dellEucarestia mentre dietro a lei un demone deluso vola via lontano (Ivi, 491). Infine il beato Giacomo Filippo Bertoni da Faenza, di povera famiglia e di caratte- re mansueto e taciturno, dopo che fu as- sunto alla dignit sacerdotale, celebr la S. Messa con tale devozione e piangendo che nessuno avrebbe potuto contemplare in modo piø alto il mistero della Croce mentre teneva tra le mani lostia (Ivi, 574). Mor il 25 maggio 1483, a 39 anni di et. Dopo un secolo venne aperta la sua tom- ba e furono trovati belli e freschi i fiori che erano stati posati sul suo corpo. Nelle foto in senso orario: Orazio Gentile- schi, Cristo nellorto, 1613-1619, Fabriano S. Venanzo; Leonardo Scaletti, Il beato Giacomo Filippo Bertoni (part. della Pala Bertoni), 1483 ca., Faenza, Pinacoteca Comunale; Santa Giuliana Falconieri, sec. XVIII, Firenze, Convento della SS. Annunziata.

LA SS. ANNUNZIATAannunziata.xoom.it/bollettino312.pdf · rogativa della Chiesa Arcivescovile di Santa Maria di Nazareth, in cui era im-piantato il Terz’Ordine dei Servi di Ma-ria,

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Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze AnnoXXXII -maggio/giugno2012,n.3

p.i.m.

LASS. ANNUNZIATAIl Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella società cristiana

Il fuoco dell�Eucaristia e le sante lacrime dei Servi di Maria

ra il 19 giugno 1341: santaGiuliana Falconieri si avvici-nava al momento del trapasso.Il suo più ardente desiderio era

il ricevere la S. Eucarestia ma, per lo stre-mo delle forze e la nausea che aveva allostomaco, non era in grado di assumerla.La domandò con tutte le forze al padreche l�assisteva (il confessore e correttoredelle monache fiorentine) per poterla ado-rare con una «pioggia di lacrime». Poi,con grande intelligenza, chiese che le siimponesse l�ostia sul petto pulito, con ste-so sopra un velo candidissimo e sopra an-cora il corporale, cioè il pannicello di linobianco usato anche nella Messa. A sini-stra del cuore sentiva erompere la fornacedel fuoco dell�amore.Ed avvenne il miracolo: Giuliana appar-ve bellissima quasi come un angelo e dopoil trapasso l�ostia non fu più vista o trova-ta, come liquefatta per la grande dolcezzad�amore. Assieme alla sua anima fu attrat-ta in cielo alle eterne nozze con Gesù,come scrive il padre Arcangelo M. Gianinegli Annali dei Servi di Maria (279).Le suore cominciarono a preparare il cor-po per il suffragio e la carissima discepolae imitatrice Giovanna da Firenze versòmolte lacrime per la grande afflizione eper avere perduto una tale maestra. Nel

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sistemare il corpo, vide presso il cuorel�immagine di Gesù Crocifisso in un cer-chio rotondo, impresso come un sigillo.Questo perché la Passione di Gesù erasempre stata presente nel cuore della san-ta madre. Anche le più antiche immaginidi lei a Firenze e altrove ricordavano lasua sentita devozione al SS. Crocifisso.Qualche decennio prima, nel 1299, eradeceduto il beato Vittorio da S. Angelo inVado che ugualmente aveva meditato ecoltivato con grande ardore la Passione emorte di Gesù Cristo sotto la specie del-l�Eucarestia. Una sua immagine presentea sant�Angelo in Vado lo raffigura a manigiunte in adorazione del SS. Sacramentomentre dei raggi gli escono dal petto (An-nales, 182).Anche la beata Serva di Maria GiovannaViselli da Cremona, che aveva combattu-to i demoni senza tregua e in monasteropraticato penitenza e digiuno, predisse ilgiorno della sua morte (3 dicembre 1455)e per i 15 giorni antecedenti non prese cibose non il SS. Corpo di Cristo. La sua im-

magine la raffigura in adorazione pressola pisside dell�Eucarestia mentre dietro alei un demone deluso vola via lontano(Ivi, 491).Infine il beato Giacomo Filippo Bertonida Faenza, di povera famiglia e di caratte-re mansueto e taciturno, dopo che fu as-sunto alla dignità sacerdotale, celebrò laS. Messa con tale devozione e piangendoche nessuno avrebbe potuto contemplarein modo più alto il mistero della Crocementre teneva tra le mani l�ostia (Ivi, 574).Morì il 25 maggio 1483, a 39 anni di età.Dopo un secolo venne aperta la sua tom-ba e furono trovati belli e freschi i fioriche erano stati posati sul suo corpo.

Nelle foto in senso orario: Orazio Gentile-schi,Cristo nell�orto, 1613-1619, FabrianoS. Venanzo; Leonardo Scaletti, Il beatoGiacomo Filippo Bertoni (part. della PalaBertoni), 1483 ca., Faenza, PinacotecaComunale; Santa Giuliana Falconieri,sec. XVIII, Firenze, Convento della SS.

Annunziata.

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In passato la Chiesa universale faceva me-moria della beata Vergine Maria Addolo-rata, oltre che nel mese di settembre, an-che il venerdì che precedeva la domenicadelle Palme. Questa memoria, sotto for-ma di devozione, è ancora molto radicatae sentitamente vissuta e celebrata dallapietà popolare del nostro Meridione d'Ita-lia. Essa va letta nella prospettiva deiMisteri della Passione del Figlio Gesù.L'evangelista san Luca introduce nel suoVangelo dell'infanzia una profezia scon-volgente, per bocca del vegliardo Simeo-ne: la missione di Gesù nel mondo saràaccompagnata da ostilità e a sua Madreuna spada trafiggerà l'anima (Lc 2,35).Maria di Nazareth, che nei mesi prece-denti aveva intonato il Magnificat comeinno di giubilo e di ringraziamento, rice-ve ora per prima l'annuncio della Passio-ne. Da quel momento la sofferenza accom-pagnerà la via del Figlio e della Madrefino al Calvario, in una trama che li mettein comunione con tutti gli uomini. Vicinoal dolore del Figlio suo, Maria, infatti, èanche solidale con la sofferenza dell'uma-nità, per quell'affidamento che le venneordinato da Gesù morente: Ecco tuo figlio(Gv 19,26). Qui teologia e tradizione po-polare convergono.Per questo la nostra gente, provata dall'in-digenza e dal dolore, volgendo lo sguardo aColui che hanno trafitto (cfr. Gv 19,37),guardando a Maria Santissima trapassatada una spada ancora presente sotto la cro-ce di ogni uomo, da sempre ha sperimen-tato quella solidarietà e quella protezioneceleste che le ha dato forza di proseguireil faticoso e meraviglioso cammino quoti-diano, anche quando, nella notte del dolo-re e della solitudine, Dio sembra riposaresu orizzonti lontani � e questo in vista diquel terzo giorno che ha cancellato defini-tivamente la morte.

È ancora vivo tra le claustrali benedettinedi Barletta il ricordo dell'amore filiale por-tato verso Maria Santissima Addoloratadalla loro grande madre abbadessa donnaM. Scolastica Lattanzio (1880-1954) laquale, rifugiandosi di sovente tra gli stallidel Coro ai piedi della venerata Immagi-ne, diceva: Accanto a Lei trovo tanto soste-gno e conforto nel portare avanti il faticosocammino di ogni giorno.Quanto affermato trova conferma in unpasso della seguente lettera scritta dallasanta spagnola Raffaella Maria del SacroCuore (1850-1925), nel pieno della notteoscura da lei vissuta per ben trentadue lun-ghi anni in segregazione, umiliazione, si-lenzio e in offerta quotidiana di sé, al-l'ultimo posto nella Congregazione delleAncelle del Sacro Cuore di Gesù, da leifondata: Non so perché, ma da qualche tem-po ho più devozione per la Vergine ai piedidella Croce che con il Bambino tra le braccia:mi sembra molto più grande e soprattutto, piùgenerosa! Con il cuore trapassato dall'ingrati-tudine di tutte le creature, ricolmo di tanteoffese verso suo Figlio, è sempre piena di mise-ricordia verso di noi, e chiede perdono e graziaal Padre Eterno per tutti. In questo appare lasua grandezza! 1.Nella città di Barletta la devozione a Ma-ria Santissima sotto il titolo di Addolorata,data a noi in dono da Gesù come madre(cfr. Gv 19,27) era particolarmente pre-rogativa della Chiesa Arcivescovile diSanta Maria di Nazareth, in cui era im-piantato il Terz'Ordine dei Servi di Ma-ria, oggi passato nella chiesa parrocchialedi periferia di San Giovanni Apostolo. Maquasi ogni chiesa aveva in dote una statuadell'Addolorata, compresa la chiesa di SanGiacomo Maggiore, dalla quale la limi-trofa comunità di fede di Margherita diSavoia, già Saline di Barletta, ne ha rice-vuto in consegna tale devozione.È dinanzi a questa immagine mariana, ve-nerata da antica data in San Giacomo, cheil servo di Dio don Ruggero Caputo e ilvenerabile don Raffaele Dimiccoli impa-rarono ad amare la Madre dei dolori, So-cia del Redentore, segno di solidarietà e disperanza.Questi due santi sacerdoti sono stati veriuomini di Dio, mistici che hanno cono-sciuto la parola divina e anche il suo si-lenzio. Sia nella luce che nelle tenebre,essi non si sonomai tirati indietro nel cam-mino di ricerca del volto del Signore, ri-fugiandosi - per non soccombere - sotto ilmanto della Mamma Santissima, cosìcome Gesù morente, nella sua santissimaUmanità, sentì il bisogno del confortomaterno. Per questo don Ruggero Caputoinvocava continuamente il Cuore Addolo-rato e Immacolato di Maria, mettendosi nel

Maria SS. Addolorata ai piedi della croce

nella spiritualità dei servi diDio don RaffaeleDimiccoli e don Ruggero Caputo

Suo sì, nel Suo ecce, nel Suo fiat 2. In que-sto rifugio sicuro era certo di sperimenta-re il Suo materno aiuto: Stammi sempre vi-cino perché i bimbi non possono stare maisenza la mamma e la mamma mia sei Tu,dolce Mamma di Gesù.Anche don Raffaele Dimiccoli, padre spi-rituale di don Caputo, non ha smesso maidi tenere lo sguardo fisso su Maria. Por-tandosi come Lei accanto a Gesù ai piedidella croce e stringendosi - senza proferi-re parole - al Frutto benedetto del Suo senoha imparato quanto l'amore sia insepara-bile dal dolore: Non bisognava che il Cristosopportasse queste sofferenze�? (Lc 24,26).È sua questa invocazione mariana ancoramolto diffusa tra i barlettani: O dolcissimoCuore Immacolato e materno di Maria, siate-mi in questo tormentoso esilio speranza, rifu-gio, ristoro e consolazione 3.

Don Ruggero Caputo.

Don Raffaele Dimiccoli.

A riguardo di don Dimiccoli, da più testi-monianze processuali, che evidenziano lesue virtù e la sua santità di vita, ricaviamoun significativo episodio legato al giornoin cui fu battezzato. Era il 22 ottobre 1887quando fu portato al fonte battesimale del-la chiesa parrocchiale di San GiacomoMaggiore da Maria Girolama Carpentie-re, sorella nubile di sua madre, consacratanel mondo (i cui resti mortali riposanonella cappella cimiteriale di S. Maria diNazareth, insieme ai genitori del Venera-bile). In quella circostanza la zia animadevota e ricca di fede, entrando in chiesa conil piccolo Angelo Raffaele bianco vestito,radunò i presenti dinanzi all'altare dell'Ad-dolorata (dove attualmente è collocata lastatua di san Giuseppe), esortandoli: Di-ciamo un'Ave Maria per questo piccolo, per-ché diventi santo. Racconta cont. a pag. 3

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Angelina Sfregola nella biografia inedita,scritta sotto dettatura di Maria sorellamaggiore di don Raffaele: Maria, la sorelladel piccolo Angelo Raffaele, andò a mettersiin mezzo al gruppo di anime, e pregarono in-sieme. La sorella contava tredici anni e ottomesi più del fratellino. Queste preghiere le re-citavano vicino al confessionale che stava tral'altare di san Gioacchino e dell'Addolorata.La zia, rivolgendo gli occhi verso quest'im-magine, ricevette l'ispirazione di mettere sot-to la protezione della Madonna il suo caronipotino. Proprio in quel confessionale quelneonato, da sacerdote, avrebbe confessato tan-ta gente.L'amore dimostratoci da Gesù sino alla fine

cont. da pag. 2 -Maria SS. Addolorata ...

(Gv 13,1) e sperimentato da Maria San-tissima, madre di Dio e madre nostra, ac-compagni i nostri passi senza farci mai ti-rare indietro nel cammino di sequela, ap-poggiati solo al bastone della croce.

S.L.Note. 1 Lettera scritta il 10 agosto 1903 da Roma,dov'era stata segregata. Lettere di s. Raffaella Ma-ria, Tip. Meridionale, CassanoMurge, 1978, pp.383-384.2 Cfr. Preghiera indirizzata dal Servo di Dio asuor M. Carla Sfregola. S. LATTANZIO, DonRuggero Caputo, pane spezzato con Cristo, Biografiae Scritti, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2005,pp. 96-97.3 S. LATTANZIO,Ti ho glorificato sulla terra, Bio-grafia e Scritti, Ed. Rotas, Barletta, 1997, pag. 69.

Le tre regine aservizio del loropopolo proven-gono da tre mondi diversi: dal mondo Afri-cano, dal mondo Ebraico e infine dalmondo ... di Dio.La prima regina era THANDILE, figliadel re Zwide, capo della grande tribù de-gli Ndwandwe che abitavano nel cuore delSud Africa. Ed ecco che arrivarono allareggia del padre alcuni messaggeri da par-te di Somhlolo, re del Swaziland che, es-sendo diventato maggiorenne, stava cer-cando la dolce compagna della vita.Zwide fece sfilare le sue ragazze davanti aloro, perché scegliessero quella che sem-brasse la più adatta ai gusti del re.Thandile era la più piccola, ma aveva de-gli occhi così lucenti e dei lineamenti cosìperfetti che i messaggeri furono estasiati edecisero di portarsela via. Diventò sposadi Somhlolo, che fu re buono e saggio eche introdusse la Bibbia nel suo paese.Ora avvenne che Shaka, re degli Zulu,conosciuto anche come l'Attila Nero, perla sua crudeltà, fu preso da certe voglieespansionistiche per cui con i suoi reggi-menti velocissimi cominciò a trebbiare unregno dopo l'altro, una tribù dopo l'altra,tanto che molte famiglie degli Ndwand-we cominciarono a preoccuparsi e permezzo di messaggeri fecero capire a Than-dile che si trovavano in grave pericolo. Elei che aveva un cuore d'oro si senti indovere di venire incontro ai suoi fratelli.Ma come fare? Somhlolo soltanto avreb-be potuto darle una mano. Detto fatto. Inun momento di intimità, Thandile fece lasua richiesta e la risposta fu immediata:«Nessun problema, mia cara, venganopure questi tuoi fratelli che in te sono di-ventati anche miei fratelli: il nostro paeseè grande, ci sarà posto per tutti».E così gli Ndwandwe trovarono rifugioin un paese che Shaka non osò mai attac-care. Si integrarono perfettamente e anco-ra oggi i cognomi di una gran parte di fa-miglie in Swaziland sono quelli del popo-lo di Zwide: gli Ndwandwe, gli Nxuma-lo, gli Mkhatshwa.

L'altra regina, molto più antica, è l'ebreaESTER, andata in sposa ad Assuero, rePersiano, in sostituzione della puntiglio-sas Vasti che aveva avuto il fegato di di-sobbedirgli. Ester era ancora molto gio-vane, e per di più ebrea, ma fu portata sultrono, semplicemente perché in Persia,non si trovò una ragazza più bella di lei.Ora però avvenne che il primo ministroAman odiasse gli Ebrei per motivi perso-nali, e con astuzia diabolica riuscisse aottenere un decreto con cui poteva elimi-nare tutti quelli dimoranti nel Regno.Mardocheo, zio di Ester, un uomo rispet-tato dal suo popolo, non vide altra via diuscita se non nel ricorso a Ester. Le man-dò subito un messaggio, facendole capireche se non fosse intervenuta il suo popoloe lei stessa sarebbero stati annientati. Esteravrebbe voluto parlare al re, ma c'era unalegge strana secondo cui nessuno potevapresentarglisi davanti senza essere chia-mato da lui. Per questo si venne a trovarein un'angoscia mortale nella quale capì chel'unico sostegno era la preghiera. Si ingi-

nocchiò e suppli-cò: «Signore, tuvedi che mi trovo

sola, non ho altri che Te, tu solo mi puoiaiutare». Fu come se sentisse accanto a sél'ombra di Dio.Si alzò, si vestì degli abiti regali, i più sfar-zosi che avesse, si profumò, si imbellettòal punto da apparire splendente come unadea. Poi andò verso la sala del trono doverisiedeva Assuero, aspettandosi anche lapena di morte, secondo la legge.E invece fu una festa. Il re rimase talmen-te abbagliato da quella bellezza, che la toc-cò con lo scettro, salvandole la vita, e lechiese cosa desiderasse. Ester allora leparlò di quel malfamato decreto che mi-rava alla distruzione del suo popolo.Per farla breve, Aman fu arrestato e giu-stiziato, il decreto revocato e gli Ebrei fu-rono salvi grazie alla regina Ester.Ora la terza regina l'avete già indovinata.È MARIA, quella piccola Maria di Na-zaret, che ogni mattina andava ad attinge-re acqua alla fontana del paese.Nessuno sembrava essersi accorto di lei.Ma ecco che un bel giorno il Re del cielole manda un angelo a dirle che era suodesiderio averla per Madre del Figlio suo,per realizzare un grande progetto di sal-vezza. Maria ci pensò un secondo, feceuna sola domanda, e quando fu chiaro chel'angelo veniva proprio da Dio ed era Dioche la voleva, disse un Sì talmente umile,gioioso e vibrante che dovette far com-muovere tutti gli angeli del paradiso.E così fu Madre di Dio e Regina del cieloe della terra, un titolo al quale Gesù dallacroce ne aggiunse un altro: Madre dellaChiesa e di tutti gli uomini.Una missione immensa che Maria assun-se con grande senso di responsabilità. Ilsuo Cuore Immacolato, già grande, si al-largò ancora di più al contatto con la Tri-nità Beata. Di conseguenza, in questi due-mila anni è andata da un capo all'altro del-la terra, per portare una sua parola di con-solazione, di rimprovero, di evangelizza-zione, di speranza e di pace, e scongiurarecosì tante sofferenze, e perfino delle guer-re. I suoi messaggi sono rivolti a nazioniintere o a semplici individui, a secondadelle circostanze, ma sono tutti soffusi diinfinita dolcezza e di grande sapienza per-ché rispecchiano perfettamente la dolcez-za e la sapienza di Dio.Quanto a noi, non ci stanchiamo di invo-carla e se ritarda a rispondere, non temia-mo di dirle con S. Bernardo:«Ricordati, piissima Vergine Maria, chenon si è mai inteso al mondo che qualcu-no abbia fatto ricorso a te per implorare iltuo aiuto, e sia stato abbandonato. An-ch'io, animato da tale confidenza, a te ri-corro, Vergine Madre purissima. Non re-spingere la mia povera voce, ma ascoltalabenevola ed esaudiscimi. Amen».

p. Benedetto M. Biagioli, osm

Iacopo Robusti (Tintoretto), Maria inmeditazione, part., 1582-1584,Venezia,arciconfraternita di San Rocco.

Tre Regine a servizio del loro popolo

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Riprendendo il discorso circa il testo del-la Legenda de Origine, nello scorso nume-ro abbiamo indicato come le ricerche com-piute dall'annalista dei Servi fra Arcange-lo Giani (� 1623) avessero meglio specifi-cato il modo di riferirsi a questo testo. Inparticolare, il Giani utilizzò il terminechronica nel riferirsi al testo della Legendade Origine e indicò Pietro da Todi, comeprobabile autore del testo.Facendo un passo avanti nella ricerca, sigiunge al XVIII secolo. Nel 1717 venivaapprovato il culto del beato Alessio e nel1725 quello degli altri suoi sei compagni,ovvero l'equivalente di una beatificazio-ne. Nel 1729, le due cause venivano riu-nite in un unico procedimento. Nel 1734,il riconoscimento della validità di cinquemiracoli attribuiti all'invocazione collet-tiva dei Fondatori offriva ragionevoli spe-ranze circa la possibilità di ottenerne lacanonizzazione, per la quale venne istitu-ito un Processus Canonizationis Septem SS.Fundatorum Ordinis Servorum B. M. V.(Roma, 1743). Tuttavia nel 1744, in se-guito ad una disposizione di papa Bene-detto XIV circa i miracoli da presentareper la canonizzazione, il processo subì unalunga battuta d'arresto.Gli atti del Processus Canonizationis del1743 risultano molto interessanti in quan-to al loro interno si trovano diversi riferi-menti espliciti alla Legenda de Origine. Inol-tre, per la prima volta, il testo della Legen-da viene parzialmente stampato nel Sum-marium super Gestis et Virtutibus (1743) peril processo di canonizzazione. In questaprima edizione del testo è interessantenotare come vi sia una nota in cui si parladi «Libro, cui praefixus est titulus - Adlaudem Virginis Mariae Christi Jesù inci-pit proemium super legenda B. PhilippiServorum B. M. V. = scripto iuxta Perito-

rum iudicium usque ab anno 1325, etcompulsato in Processu super cultu im-memorabili B. Alexii». Questa nota indi-ca alcuni particolari. In primo luogo, iltesto della Legenda viene intitolato secon-do l'incipit del testo ovvero come LegendaB. Philippi. In secondo luogo, esso vienedatato al 1325, probabilmente sulla scor-ta delle ricerche compiute dal Giani. Inol-tre il testo era stato già utilizzato nel cor-so del processo per l'approvazione delculto del beato Alessio. Occorre infattiricordare come il capitolo V (nn. 26-28)della Legenda de Origine sia espressamentededicato alla figura di Alessio.Altri riferimenti alla Legenda de Originenegli atti del Processus Canonizationis li tro-viamo in un particolare Elenchus autho-rum quorum particulae dantur in annexosummario, cum brevi notitia chronologicatemporum, in quibus suas ediderunt historias� Al secondo posto di questo Elenchus sifa riferimento ad una Legenda seu Vita Be-ati Philippi scritta da fra Pietro da Todiattorno al 1325, salvo qualche riga piùavanti definirla Vitam Beati Philippi et eiu-sdem Chronicon che l'autore avrebbe ini-ziato a scrivere dal 1317. Si deve notarecome il curatore della nota faccia riferi-mento al n. 4 del testo della Legenda deOrigine per indicare la data del 1317 perl'inizio della redazione della Vita BeatiPhilippi e alle ricerche del Giani nell'indi-care la data del 1325 come anno di reda-zione del testo.Sempre dagli atti del Processus Canoniza-tionis un'altra annotazione interessante laricaviamo questa volta da un ElenchusAliorum Authorum de Septem Beatis agenti-um in suis Historijs. All'interno di questoElenchus si riporta al 1314 la notizia di un«author Manuscripti, cui titulus - Incipitlegenda B. Philippi Ordinis Servorum»

«Quaderno del principio dell�Ordine»citazioni e annotazioni della Legenda de Origine lungo i secoli - 3

nella quale si nominano i Fondatori. Il ri-ferimento è all'incipit della Legenda de Ori-gine e al n. 15 dove si indica chiaramentein sette il loro numero.Considerando i vari riferimenti rintrac-ciati all'interno degli atti del Processus Ca-nonizationis del 1743, si può notare comeci si riferisca al testo della Legenda de Ori-gine prendendo spunto dall'incipit e quin-di indicandola come Legenda B. Philippi.Appaiono al tempo stesso come acquisitele indicazioni di Pietro da Todi come au-tore e del 1325 come data di composizione.

Torniamo quindi a considerare l'annota-zione dei quaderni settecenteschi degliSpogli del p. Filippo Tozzi (� 1775), postaall'anno 1375: «Quaderno del principiodell'Ordine. Sarà la leggenda di fra Pietroda Todi». Circa la prima parte «Quadernodel principio dell'Ordine» avevamo datouna spiegazione all'inizio di questa ricer-ca. La seconda parte dell�annotazione ap-pare invece una specificazione propria delTozzi. Una specificazione che si pone sul-la base di una prassi consolidata nell'uti-lizzo del termine «legenda» e nell'identi-ficare il redattore in Pietro da Todi.Arriviamo così verso la fine dell'ottocen-to. Nel 1888, l'Ordine ottiene la canoniz-zazione dei Fondatori. Pochi anni più tar-di è pubblicata la prima edizione integra-le del testo della Legenda de Origine dal p.Agostino Morini nel primo volume deiMonumenta Ordinis Servorum (1897) conil titolo Legenda de origine Ordinis FratrumServorum Virginis Mariae auctore incerto1317. All�edizione viene premessa un'am-pia introduzione critica del testo.Appare interessante notare come nel tito-lo, si assista ad un cambio di prospettivariguardo al testo. Anzitutto, viene nomi-nata decisamente Legenda de Origine, la-sciando il riferimento dell'incipit «Legen-da B. Philippi» in favore dell'explicit «Le-genda de Origine». Cambia il riferimentoall'autore, non più identificato con Pietroda Todi ma indicato come «auctore incer-to». La ragione probabilmente stà nel fat-to che né il Morini né l'annalista Soulier, idue frati che dettero inizio alla pubblica-zione della collana dei Monumenta, riu-scirono a riverificare le ricerche del Gia-ni circa l'indicazione di Pietro da Todicome autore della Legenda de Origine. Lastessa ragione andrebbe impiegata per ladata di composizione: non potendo rive-rificare la data del 1325, si preferì riferir-si al n. 4 del testo in cui si fa riferimentoalla traslazione delle spoglie di FilippoBenizi, avvenuta nel 1317. Resta tuttaviail fatto che da questo momento ci si riferi-sce al testo come Legenda de Origine.(3. Fine)

fra Emanuele M. Cattarossi, osm

Processus Canonizationis Septem SS. Fundatorum, Roma, 1743: frontespizio e Legenda ...

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PRATO. «La collezione del Museo Civi-co si arricchisce di tre capolavori donaticon lascito testamentario al Comune dal-la contessa Angela France Riblet BargagliPetrucci, scomparsa nel dicembre 2011 aFirenze. Si tratta de La Moltiplicazione deipani e dei pesci di Santi di Tito (Firenze1536-1603), un�enorme pala d�altare di ol-tre m. 3x2 datata 1603, e di due granditele di Alessandro Allori (Firenze 1536-1603): Il Miracolo del grano di San Giovan-ni Gualberto con la veduta dell�Abbazia di Val-lombrosa e Il Miracolo dell�acqua di San Fi-lippo Benizi a Montesenario, sempre del1603».Parla il sindaco Roberto Cenni: «Un ri-sultato importante per il Comune, che gra-zie alla rete di collaborazioni che ha sapu-to costruire e al prestigio di cui gode, inpochi mesi ha arricchito la collezione delMuseo Civico con i gessi di Jacques Li-pchitz e ora con queste opere di inestima-bile valore -. A questo vanno aggiunti ilCrocifisso di Filippino Lippi, la mostra alleScuderie del Quirinale di Roma con i ca-polavori di Filippino e l�esposizione del-la Filatrice di Bartolini al piano terra diPalazzo Pretorio, concessa in comodatogratuito al Comune dal proprietario».E la conservatrice del Museo civico Ma-ria Pia Mannini sottolinea: «È molto rarotrovare un corpus unico di dipinti di que-sta importanza. La suggestione creata dal-l�insieme dei tre monumentali dipinti èdavvero impressionante, dalle figure di-pinte, allo stile e ai colori».La signora Riblet Bargagli Petrucci, «ol-tre al nucleo del tardo Cinquecento, hadonato al Comune di Prato altri tre qua-dri: il Ritratto della nonna Angiolina Ri-blet, attribuibile a Michele Gordigiani,eseguito nel 1872, il Ritratto della madreAlba Brunelli in Riblet, eseguito dal padre

San Filippo e la fonte diMontesenario

Ferdinand Riblet nel 1905, e L�autoritrat-to del padre, dipinto nel 1900.I DIPINTI. - Le opere vennero commis-sionate da Geri Spini per la cappella dellavilla di campagna a Peretola, detta �Il Pa-lagio degli Spini�. Il soggetto del ciclo pit-torico è dedicato al tema della nutrizionee della fertilità della terra: celebra infattiil miracolo del grano, dell�acqua, del panee del vino. Alla morte di Agnolo Bronzi-no e del Vasari nel 1574, Allori diventa ilpiù richiesto pittore fiorentino e artista uf-ficiale del granduca Francesco I de� Me-dici, di cui soddisfa le raffinate esigenzeassumendo diversi incarichi [...] tanto daessere nominato anche architetto del-l�Opera del Duomo nel 1592.[...] La grandiosa tavola di Santi di Titopresenta in primo piano le figure del Cri-sto con gli apostoli Andrea e Filippo, in-seriti in un ameno paesaggio, con unamol-titudine di devoti che assiste al miracolosullo sfondo. Il soggetto è tratto dal Van-gelo di Giovanni (6, 1-13) che cita la pre-senza dei due apostoli e del ragazzo porta-tore del canestro con i pani e i pesci. Ildisegno preparatorio è conservato al Lou-vre, Cabinet des Dessins.Nelle opere inedite del maestro Allorispicca invece la forte caratterizzazione so-matica delle fisionomie e dei volti in sen-so ritrattistico, forse dei veri e propri ri-tratti dei committenti della famiglia Spiniche fissano lo spettatore per ricordare laloro storia familiare. I bellissimi sfondi»[...] raffigurano «le foreste di Montesena-rio e Vallombrosa. I disegni preparatoridei due dipinti sono conservati agli Uffizi[...].LA FAMIGLIA DONATRICE. � L�amo-re per l�arte e per la pittura contraddistin-gue da sempre la storia della famiglia delladonatrice Angela France Riblet BargagliPetrucci. Il nonno Auguste Riblet (1841-1910) era un importante antiquario, amicodi Stefano Bardini e consigliere dei più gran-di collezionisti europei: i proprietari delMuseo Jacquemart Andrè di Parigi com-

Alessandro Allori, Il miracolo dell�acquadi San Filippo Benizi a Montesenario,

1603, Prato, Museo Civico.

La fonte di S. Filippo oggi (da Internet).

prarono da lui un Lippi e un Moroni. Il pa-dre della donatrice, Ferdinand Riblet, nac-que a Firenze nel 1872 da famiglia di origi-ne aristocratica e fu educato alla pittura daGiovanni Fattori. Nel 1890 si trasferì a Pa-rigi dove studiò all�Ecole des Beaux Artscon Leon Bonnat, uno dei maggiori rappre-sentanti del verismo. Viaggiò molto inOriente, in Egitto, Turchia, Algeria, Siria ePalestina alla ricerca di nuove sensazioniestetiche, attirato dalla moda dell�esotismo.Trasferì il proprio studio a Parigi, dove tra-scorse la maggior parte della vita avvicinan-dosi alla Scuola di Barbizon e ai paesaggidegli Impressionisti. Nei primi anni del No-vecento il suo studio a Montmartre ebbecome vicini Gino Severini e GeorgesBraque. Verso il 1903-04 schiarì la sua tavo-lozza avvicinandosi ai Fauves e a Matisse.Nel ritratto in bianco della moglie donatoalla collezione del Museo Civico la lumi-nosità dei colori ricordano Van Dongen eWhistler».DaNotizie di Prato (Internet) 15 marzo 2012.

San Filippo Benizi, entrato tra i Servi di Maria con l�abito di fratello laico,nel 1254 condusse vita solitaria e penitente in una grotta di Montesenario.Il Signore per compensarlo fece scaturire miracolosamente dalla pietra unafonte di acqua limpida e taumaturgica. Ricordano il miracolo un tempiettoedificato nel 1629 e alcune iscrizioni.Sotto l�effige del santo si legge: FLETIBUS ELICUIT FONTEM DE RUPE PHILIPPUS CORDIBUSUNDE VIGOR FEBRIBUS UNDE SALUS (Filippo con le lacrime fece uscire la fonte dallaroccia da cui [sgorga] forza nei cuori e salute nelle febbri).Nel fregio del tempietto è scritto: SITI NE PEREANT FRATRES B. PHILIPPUS FONTEM APERUITMCCLIV. SITU NE PERAT FONS, F. HERNRICUS ANTONIUS GENERALIS OPERUIT MDCXXIX (affinché i fratinon si perdessero nella sete, il beato Filippo aprì la fonte 1254; affinchénon si perda la fonte nell�abbandono, il generale fra Enrico Antonio coprì1629).All�ingresso della grotta l�ultima iscrizione: HOC ANTRO LATUIT VIRTUS OPEROSA

PHILIPPI CLARIOR UT MUNDO SURGERET ATQUE POLO (in questa grotta sicelò la virtù operosa di Filippo, affinché egli sorgesse più luminoso nelmondo e anche nel cielo).

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Ferdinando Folchi all�Annunziata

Ferdinando Folchi nacque a Firenze il 2maggio 1822, secondogenito dei tre figlidi Francesco impiegato regio con mansio-ni di staffiere; lo stesso granduca Ferdi-nando III gli fece da padrino al battesimo.Nel 1834 fu ammesso all�Accademia diBelle Arti, dove seguì i corsi fino al 1850e potè mantenersi grazie ai sussidi e allesovvenzioni ricevuti per merito e per con-dotta. Fu allievo di Pietro Benvenuti,Luigi Sabatelli e Giuseppe Bezzuoli. Nel1843 soggiornò a Roma.Partecipò poi a diverse esposizioni di pit-tura e dipinse per il granduca Leopoldo IInel 1846, per Vittorio Emanuele II in oc-casione della sua entrata in Firenze nel1860 e nel nuovo quartiere della Meri-diana a palazzo Pitti nel 1862. Buon de-coratore affrescò in molti altri edifici pub-blici, privati e religiosi toscani: a Firenzenei palazzi Gerini, Guicciardini, Fenzi,Ginori, Conti, Colonna-Giuntini, e anchenel Mugello, a Montecarlo di Lucca, a Pi-stoia nelle chiese di S. Rocco e dell�Im-macolata Concezione e a Giaccherino, aLivorno in Santa Maria del Soccorso, allaVerna. Le sue opere hanno esclusivamen-

te temi sacri e storici.Il 10 febbraio 1850 sposò nella parroc-chia fiorentina di Sant�Ambrogio Annun-ziata Vanzi, ricamatrice da cui il 13 mar-zo 1851 nacque la figlia Laura. Il Folchimorì a Firenze il 20 agosto 1883.Alla SS. Annunziata nella portineria delconvento si ammira oggi la tela della De-posizione dalla Croce già nella cappella delCrocifisso, dove con un particolare mec-canismo era alzata a coprire l�altare dalVenerdì Santo fino a Pasqua o in altri mo-menti liturgici. Ne scrisse p. Eugenio Ca-salini nel bollettino 5-2008, trascrivendoil ricordo del 1855 nel Libro dei Partiti:[Il priore] «parlò quindi dell�opera neces-saria, della cornice etc. necessaria a farsiper collocare il bellissimo quadro del pit-tore e da esso donato alla chiesa e dal con-vento già in antecedenza accettato nellacappella del SS. Crocifisso a fine di toglie-re una volta e per sempre l�aspetto inde-cente e meschinissimo di quella tenda che

il simulacro rico-pre. [Voti] 4 vivavoce le occorrentispese di circa scudi60 approvate».Del Folchi fu ancheil rifacimento del-l�affresco di chiesaMiracolo della mona-ca salvata dal pozzo

(1857), il primo della serie sulla paretesinistra della navata. Il precedente di Co-simo Ulivelli (1671) si era deteriorato.Del tutto inedita invece è l�attribuzionedell�opera la Visitazione di Maria il cuidocumento abbiamo ritrovato in un In-ventario dell�Archivio del convento:«Seconda cappella ... La Visitazione diMaria a S. Elisabetta. Un quadretto centi-nato nella parte inferiore da m. 1 a m. 0,60circa esistente sul grado dell�altare dellasuddetta cappella dipinto a olio entro cor-nice con frontone intagliata e dorata e suabase, opera di Ferdinando Folchi fiorenti-no L. 150». Oggi è collocata anch�essa nel-la portineria del convento.Un documento autografo sempre conser-vato nell�Archivio del convento infine ciricorda che nel 1856 il Folchi fece un re-stauro importante:«123. Nota di spese e fattura fatto da meFerdinando Folchi, per il restauro del qua-dro rappresentante l�Assunzione di M. V.dipinta dal Volterrano, ed esistente nellaChiesa dei RR. Padri della SS. Annunzia-

I dipinti di Ferdinando Folchi in senso orario dall�alto: La Visitazione, Il miracolo dellamonaca caduta nel pozzo, Autoritratto (Firenze, Uffizi), La Deposizione (part.). Nellacolonna di destra in alto, autografo del restauro e in basso l�Assunzione del Volterrano inBasilica. Ci scusiamo della cattiva qualità di quest�ultima fotografia dovuta alla patina cheoscura il dipinto. Per riportare la tela alla sua bellezza originaria sarebbe necessario unaccurato restauro. Le fotografie delle pp. 6-7 sono di fraFrancoM. DiMatteo, osm.

ta di Firenze.Libbre 5 di vernice a lire 8 la libbra L. 40- Braccia 24 tela di lino a soldi 11 e 8 la B.L. 14.6 - Colori L. 6. 13. 4 - Ragia ed altroL. 2. 10 Fattura L. 100 - Somma L. 163.9. 4.A dì 13 agosto 1856. Saldato il presenteconto con Lire centosessanta a me Ferdi-nando Folchi».

Paola Ircani Menichini

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Vergine Santa, nobile nostra Signora,lasciate che un giullare s'avvicini a voi;

poi che vi vedo accoglier la luce accoratadelle fiammelle intorno ai santi tabernacoli,

io mi raccomando a quell'anime vagantidi fuoco perché mi rappresentino come sono

nel momento del fulgore ascoltate i mieicanti,

nel sùbito del buio datemi perdono.

Io sono più in basso degli ori, delle fiammelle,guardatemi più in basso dei gradini dell'Euca-

restiapassano i comunicandi e il vento sulla mia

pellerinfresca la mia arsura, la sola cosa mia

con la quale sono venuto a voi, Madreoscura,

sotto i vostri piedi tutta la mia ombra stiae per uno sguardo sul vostro volto di puraluce, per uno sguardo solo perdonatemi, o

pia.

CARLO BETOCCHI (1934)

In chiesa

Carlo Betocchi nacque a Torino nel 1899dal padre emiliano e madre toscana. Dal1928 visse stabilmente a Firenze dove in-sieme a Piero Bargellini fondò la rivista IlFrontespizio. Morì a Bordighera nel 1986.La poesia riportata fu pubblicata da DonGiuseppe de Luca nel bollettinoMater Dei,1956: Il dono di Betocchi: tre poesie ine-dite (pp. 247-249).

CRONACA DEL SANTUARIO

1611 - 2011: il IV anniversario della nascitadel Volterrano e le sue opere in Basilica

1 marzo, ore 16, pelle-grinaggio della Parroc-chia di S. Donnino.5 marzo, ore 15, visitadegli Amici dei Musei diPrato.

8 marzo, ore 17,30, peril Centro Culturale Ma-riano conferenza L�im-magine di Maria nella mi-stica femminile medie-vale, rel. AlessandraBartolomeiRomagnoli.

14 marzo, p. Sergio M.Ziliani, è stato confer-mato priore provincialedella Provincia «SS. An-nunziata» per il triennio2012-2015 .

19 marzo, S. Messa insuffragio di p. Giusep-pe M. Piccolo decedu-to il giorno 17 alle ore12,45 nell�infermeriaprovinciale in cui si tro-vava da febbraio. Han-no concelebrato il p.generale Angel M. RuizGarnica, il p. provincia-le Sergio M. Ziliani euna ventina di confra-telli, presenti parenti edamici. P. Giuseppe eranato il 30 aprile 1925ad Andria (Bari), avevaricevuto l�abito religio-

Baldassarre Franceschini nacque,come dice il soprannome, a Volter-ra nel 1611 e morì a Firenze nel1689. Figlio di Guasparre, scultorein alabastro, tufo e legno, fu allievoin patria di Cosimo Daddi e poi aFirenze, dove fu mandato dal padre,di Matteo Rosselli e di Giovanni daSan Giovanni. Studiò anche le ope-re romane, il Correggio e i pittorilombardi, tanto che ebbe il sopran-nome di Correggio dei fiorentini. Pia-cevole ed elegante decoratore dipin-se gli affreschi nella villa della Pe-traia, nei palazzi Niccolini e Lan-fredini, nella Sala delle Allegoriedi palazzo Pitti (1658) e in moltialtri luoghi.Il Volterrano lavorò anche alla SS.Annunziata tra il 1664 e il 1670.Bellissima, ma bisognosa di restau-ro, è l�Assunzione di Maria Vergine alcielo nel soffitto della basilica. Vi fucollocata il 10 dicembre 1670. Eracostata 10000 scudi: tra i benefat-

so il 17 settembre 1950ed era diventato sacer-dote il 9 aprile 1955.Laureato in S. Teologiaal Marianum di Romanel 1956, aveva inse-gnato e ricoperto inca-richi di prestigio nellamedesima Facoltà.22-24 marzo, triduo inpreparazione alla so-lennità dell�Annuncia-zione del Signore conalle 17,30 canto del Ve-spro e preghiera allaMadre di Dio e alle 18S. Messa animata dadon Stefano Ulivi di No-stra Signora del SacroCuore (il 22), don Leo-

Gli sbandieratori delCapodanno fiorentino (25 marzo).

cont. a pag. 8

Dall�alto: gli affreschi della cupola e santa Cecilia nellacappella di San Biagio della SS.Annunziata di Firenze.

tori il card. Giovan Carlo deiMedici e il mercante armenoAnton M. Buogi detto Celibìamico del principe Mattias e delp. generale dei Servi di Maria.Altrettanto splendida è la deco-razione della cupola con un�As-sunzione trionfante e il Paradisoiniziata il 19 settembre 1680 eterminata in tre anni, il tutto alume di candela.Altra opera del Volterrano è ilmodello della cupola della cappel-la della SS. Annunziata, intaglia-ta da Luca Boncinelli.Infine sono da ricordare gli af-freschi della volta della cappel-la di San Biagio - una santa Ceci-lia che suona l�organo e guarda alcielo - nella cappella dei Sette SS.Fondatori - Santa Lucia davantialla Trinità - e i due quadri dellacappella di San Filippo - San Fi-lippo in gloria e San GiovanniEvangelista.

nardo Salutati di S.Marco Vecchio (il 23) edal parroco p. Lamber-to M. Crociani (il 24).23 marzo, ore 21, Con-certo in favore dell�As-sociazione Tumori To-scana del Coro e Or-chestra Desiderio daSettignano diretto dalm. Johanna Knauf, ecena in refettorio.

25 marzo, ore 11,omaggio floreale delComune per il Capo-danno fiorentino; ore16,30, cappella di S.Sebastiano, esibizionedel Quartetto Vocale To-

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INCONTRI

Liturgia delle ore.Dal Lunedì al venerdì,ore 7,30: Canto delle Lodi (coro); ore 18:S. Messa, ore 18,30 Vespri - il venerdì,dopo la S. Messa, al posto dei Vespri vie-ne cantata la Benedetta all�altare dellaMa-donna - il sabato i Vespri sono alle 17,30;la domenica, ore 8: Canto delle Lodi(coro), ore 17,30: Vespri (all�altare dellaMadonna); ore 18: S. Messa.

Il 12 del mese, ore 16: Commemorazionedi Maria Valtorta e di sr. Francesca Ne-rozzi, Capp. del Capitolo.

Il 13 del mese (o in date vicine), ore 15,30:S. Rosario, S. Messa e Consacrazione alCuore Immacolato di Maria del Movi-mento Sacerdotale Mariano.

Il 23 di ogni mese, ore 16,30: Benedizio-ne dei Bambini, Capp. di S. Filippo.

Tutti i mercoledì, ore 18,30: Lectio divi-na (catechesi degli adulti) in convento (van-gelo di Marco).

Secondo giovedì del mese, ore 17: incon-tro con ilMovimento delle Vedove.

Terzo giovedì del mese, ore 10: S. Messadelle Mamme.

Tutti i Venerdì, ore 18: Concelebrazionedella Comunità religiosa.

Primo sabato del mese, ore 16: RiunioneTerz�Ordine Servitano (O.S.S.M.).

Terzo sabato del mese, ore 16,30: S. Mes-sa dell�Associazione Figli in cielo, Capp.dei Pittori (don Dante Carolla).

LaDomenica, SS. Messe: ore 7 - 8,30 - 10- 11,30 - 13 - 18 - 21 (il ricavato è devolu-to ai poveri); ore 10,30 Capp. dei Pittori:S. Messa in inglese - English Mass.

Con approvazione ecclesiastica

Direttore responsabile: Alberto CeragioliRedazione: L. Crociani, I. Da ValleCaporedattore: P. Ircani MenichiniRegistrato al Tribunale di Firenze n. 2926 del 4-4-1981Via C. Battisti, 6 - Firenze - Tel. 055/266181 - fax 0552661894

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Parrocchia (p. Lamberto M. Crociani),informazioni: lun., merc., ven. 17,30-18,30.Coro della SS. Annunziata (dir. p. Alber-to M. Ceragioli), prove il giovedì ai SetteSanti, ore 21 (tel. 055 578001).Piccolo Coro Melograno (dir. m.° LauraBartoli), tel. 347 6115556.

Hanno collaborato p. Aurelio M. Mar-rone, osm e Matteo Moschini - fotodi fra Franco M. Di Matteo, osm.

scano e lettura di poe-sie dal libro del p. Fau-sto Sbaffoni Pellegrinidell�Oltre; ore 18, S.Messa presieduta da S.E. il card. Giuseppe Be-tori e animata dal Corodella SS. Annunziata.26 marzo, solennità li-turgica rimessa: alleore 8,45 Canto delleLodi e concelebrazionepresieduta dal prioreprovinciale p. Sergio M.Ziliani; ore 11, S. Mes-sa solenne presiedutada mons. Stefano Ma-netti rettore del Semi-nario, con la partecipa-zione del Gonfalone delComune e del Coro del-la SS. Annunziata; ore18, S. Messa concele-brata da S. E. mons.Claudio Maniago e as-sistita dal Collegio deiSeminaristi di Siena, conrettore e vicerettore.

16-27 marzo, cappelladi S. Sebastiano, Mo-stra di pittura Verso laterra promessa, fugheesodi, pellegrinaggi nellaBibbia; inaugurazione il16 marzo alle ore 16,30con esecuzione di mu-siche celtiche.

30 marzo, Maria pres-so la Croce, ore 17,30,Canto dei Vespri e S.Messa animata dal Corodella SS. Annunziata;ore 21, Via Crucis deiGiovani per le vie delCentro.

1 aprile, Domenica del-le Palme, consueta be-nedizione delle Palmenella cappella del Capi-tolo e processione nelChiostro Grande; Gio-vedì Santo, ore 18, Eu-caristia della Cena delSignore animata dal

Coro degli Amici del San-tuario; dalle 21,30 alle24, solenne ora di ado-razione; Venerdì Santo,ore 15, Via Crucis nelChiostro Grande; ore18 Azione liturgica del-la Passione e Morte delSignore e Adorazionedella Croce; ore 21,15Tenebrae factae sunt,meditazione in musicaa cura del Coro del Tea-troGaribaldi di Figline Val-darno diretto dal m.Alessandro Papini;Sabato Santo, ore10,30, Ora della Madre,preghiera dei Servi diMaria in attesa dellaResurrezione del Si-gnore; ore 22, SolenneVeglia animata dal Corodegli Amici del Santua-rio e con il battesimo diDonato Guglielmi; Do-menica di Pasqua, so-lenne Eucaristia anima-ta dal Coro della SS. An-nunziata.

3 aprile, ore 21, Con-certo di Pasqua delConservatorio Cherubi-ni di Firenze Gli Angelidella Musica, con lo Sta-bat Mater di Rossini e laprima esecuzione as-soluta di E �l trasmutarsembiante di Lorenzo

Romano. Hanno diret-to il m. Paolo Ponzia-no Ciardi e il m. Fran-cesco Rizzi (il coro).

4 aprile, Cappella delCapitolo, S. Messa perun gruppo di pellegrinicinesi, celebrata dadon Giovanni dellastessa nazionalità.

15 aprile, festa dellaDivina Misericordia, ore15, Ora della Misericor-dia con la Coroncina ele preghiere di suorFaustina.

20 apri-le, ore10, S.M e s s ain suf-f r a g i odi p.

Alfredo M. Pantalonecelebrata dal p. vicarioprovinciale Antonio M.Pacini. Nato a Rocca-montepiano (Chieti) il20 aprile 1936, p. Alfre-do aveva ricevuto l�abi-to religioso il 4 ottobre1953 e detto la primaMessa il 15 aprile 1963.Laureato in Education eEvaluacion a Caracas inVenezuela nel 1975 ave-va trascorso molti anniin questo Vicariato, epoi nei conventi di Chie-ti e Francavilla al Maredove era stato parrocoe priore. Dal 2006 eradi famiglia alla SS. An-nunziata. Deceduto ilgiorno 19 all�ospedaledi Santa Maria Nuova,è stato tumulato nellatomba di famiglia aFrancavilla al Mare.Sono ospiti in conven-to sei religiosi camal-dolesi di cui cinque dinazionalità cinese e fraAxel Bayer di naziona-lità tedesca.

La processione del funerale del p. Giuseppe M. Piccolo.

cont. da pag. 7 - Cronaca ...

L�omaggio dei fiori del Capodanno fiorentino.