Javier Cercas - Il Movente

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JAVIER CERCAS IL MOVENTE Traduzione di Pino Cacucci UGO GUANDA

EDITORE

IN

PARMA

Titolo originale: El mvil Il nostro indirizzo internet : www.guanda.it Visita www.InfiniteStorie.it il grande portale del romanzo ISBN 88-8246-690-6 Javier Cercas, 2001 First published in Spanish language by Tusquets Editores, Barcelona, 2001 2004 Ugo Guanda Editore S.p.A., Viale Solferino 28, Parma

Dove si trova il confine tra realt e letteratura? Esiste? Si lascia attraversare nei due sensi? Possono formularsi cos le domande che l'autore di Soldati di Salamina sembra porsi in questo giallo sui generis. Il protagonista, uno scrittore di nome Alvaro, impegnato con tenacia e dedizione a costruire l'opera letteraria definitiva. Per raggiungere il suo scopo, e cogliere con precisione la complessit del reale, non c' niente di pi facile che ispirarsi ai suoi condmini: una giovane coppia di sposi con gravi problemi economici, un vecchio reazionario che partecip alla guerra civile e una portinaia dagli appetiti incontenibili, fonte preziosa di aneddoti e informazioni. Ma il perfetto meccanismo narrativo di Alvaro comincia a vacillare quando le persone in carne e ossa si rivelano sempre pi simili ai personaggi del suo romanzo, la cui trama si snoda intorno al destino tragico di uno di essi. Sospeso tra il serio e il grottesco, Il movente non soltanto un sofisticato gioco intellettuale, ma anche un'indagine sul senso della letteratura, sui problemi della scrittura e della perdita di contatto con il reale. Come in uno specchio che distorce l'immagine riflessa, il protagonista rimane in bilico tra la fantasia e la propria vita, chiedendosi se sia davvero possibile scegliere. Javier Cercas, nato nel 1962 a Ibahernando, Cceres, collabora abitualmente con El Pais e dal 1989 docente di letteratura spagnola all'Universit di Gerona. Fra i suoi libri: El inquilino, El vientre de la ballena e, accolto da uno straordinario successo internazionale, Soldati di Salamina (Guanda 2002, Premio Grinzane Cavour). Il nostro indirizzo internet : www.guanda.it Disegno e grafica di copertina di Guido Scarabottolo Nel testo in nero i numeri di pagina sono posti in basso. C' una locuzione latina che dice all'incirca: "Raccogliere un soldo nello sterco con i denti". Era una figura retorica che si riferiva agli avari. Io sono fatto allo stesso modo: per trovare l'oro non mi fermo di fronte a nulla. Gustave

Flaubert

1 Alvaro prendeva seriamente il suo lavoro. Si alzava ogni giorno alle otto in punto. Si liberava dal torpore con una doccia fredda e andava al supermercato a comprare il pane e il giornale. Al ritorno, preparava il caff, il pane tostato con burro e marmellata e faceva colazione in cucina, sfogliando il giornale e ascoltando la radio. Alle nove si sedeva alla scrivania nello studio, pronto a iniziare la giornata lavorativa. Aveva subordinato la propria vita alla letteratura; amicizie, interessi, ambizioni, possibilit di miglioramenti economici o nell'attivit lavorativa, le uscite serali o diurne, tutto era in funzione di quella. Disdegnava qualunque cosa non costituisse uno stimolo per il suo fine. E dato che la maggior parte dei lavori ben remunerati ai quali, come laureato in legge, avrebbe potuto accedere esigeva un impe9 gno pressoch esclusivo, Alvaro aveva preferito un modesto impiego da consulente legale in un modesto studio di commercialisti. Quel posto gli consentiva di disporre delle mattine per dedicarle al suo compito principale e lo liberava da ogni responsabilit che potesse distrarlo dalla scrittura; e gli offriva anche l'indispensabile tranquillit economica. Considerava la letteratura come un'amante esclusiva. O la serviva con attenzione e devozione assolute o lei lo avrebbe abbandonato al proprio destino. Tertium non datur. Come tutte le arti, la letteratura una questione di tempo e lavoro, diceva a se stesso. Ricordando la celebre sentenza sull'amore emessa da un severo moralista francese, Alvaro pensava che l'ispirazione come i fantasmi: tutti ne parlano, ma nessuno l'ha vista. Quindi, accettava il fatto che ogni creazione il risultato di un uno per cento di ispirazione e di un novantanove per cento di traspirazione. In caso contrario, significava abbandonarla nelle mani del dilettante, dello scrittore del fine settimana, affidata all'improvvisazione e al caos, alla pi detestabile mancanza di rigore. Riteneva che in effetti la letteratura era stata abbandonata nelle mani dei dilettanti. Una 10 prova inconfutabile: solo i meno illustri dei suoi contemporanei erano totalmente dediti a lei. Imperversavano senza ritegno la frivolezza, l'assenza di un'ambizione autentica, il mercimonio conformista nei confronti della tradizione, l'uso indiscriminato di forme obsolete, la miopia e addirittura il disprezzo per qualunque alternativa ai consolidati percorsi di un gretto provincialismo. Fenomeni estranei alla creazione propriamente detta ag-

giungevano confusione al desolante panorama: la carenza di un ambito sociale stimolante e colto, di un ambiente propizio al lavoro e fertile di manifestazioni attinenti al campo artistico; persino il meschino arrivismo, che si avvaleva della promozione culturale come rampa di accesso a determinati posti di responsabilit politica... Alvaro si sentiva corresponsabile di un simile stato di cose. Ecco perch doveva concepire un'opera ambiziosa di portata universale che spronasse i colleghi a proseguire sulla via da lui intrapresa. Sapeva che uno scrittore si riconosce dalle sue letture. Ogni scrittore dovrebbe essere, innanzi tutto, un grande lettore. Scorse con sguardo soddisfatto i volumi nelle quattro lingue da lui conosciute. Si era servito di tra11 duzioni soltanto per accedere a opere fondamentali delle letterature classiche o marginali. Diffidava, tuttavia, della superstizione secondo la quale ogni traduzione inferiore al testo originale, perch questo non che la partitura sulla quale l'interprete esegue l'opera; ci - avrebbe osservato pi tardi - non impoverisce affatto il testo, anzi, lo dota di un numero pressoch infinito di interpretazioni e forme, tutte potenzialmente giuste. Riteneva che non vi fosse letteratura, per quanto periferica o esigua, che non contenesse tutti gli elementi della Letteratura, tutte le sue magie, gli abissi, i giochi. Intuiva che leggere un atto di indole informativa; l'essenza dell'atteggiamento letterario sta nel rileggere. Tre o quattro libri racchiudono, come sosteneva Flaubert, tutta la saggezza a cui pu avere accesso un uomo, per i titoli di tali libri variano per ciascun individuo. Di rigore, la letteratura una forma di oblio indotto dalla vanit. Tale constatazione non la umilia, bens la nobilita. L'essenziale rifletteva Alvaro durante i lunghi anni di meditazione e studio precedenti il concepimento della sua Opera - individuare nella letteratura dei nostri avi un filone che ci rappre12 senti pienamente, che sia l'emblema di noi stessi, dei nostri aneliti pi intimi, della nostra pi abietta realt. L'essenziale riprendere tale tradizione e inserirsi fino ad assumerla come propria; anche se per fare ci occorresse riscattarla dall'oblio, dall'emarginazione o dalle mani impolverate di eruditi studiosi. L'essenziale crearsi una solida genealogia. L'essenziale avere dei progenitori. Aveva preso in considerazione diverse opzioni. Per qualche tempo, aveva creduto che i versi fossero per definizione superiori alla prosa. Il genere lirico, tuttavia, gli sembrava troppo dispersivo nella sua esecuzione, trop-

po istintivo e sporadico; per quanto l'idea gli ripugnasse, intuiva che certi fenomeni che sfiorano la magia, sottratti quindi al proficuo controllo di un apprendistato tenace e inclini a manifestarsi in chi possedeva un temperamento pi ardito del suo, intorbidivano l'atto della creazione. Se c'era un genere letterario in cui interveniva ci che i classici definivano romanticamente ispirazione, questo era il genere lirico. Dunque, essendo cosciente della propria incapacit di praticarlo, aveva scelto di considerarlo obsoleto: la poesia lirica un anacronismo, decret. 13 Avrebbe pi tardi valutato la possibilit di scrivere un poema epico. Qui senza dubbio l'intervento dell'impeto momentaneo era riducibile all'ordine dell'aneddotica. E non scarseggiavano certo i testi con cui sostenere i suoi propositi. Ma l'uso del verso comportava un inevitabile allontanamento dal grande pubblico. L'opera sarebbe quindi rimasta confinata nell'ambito di una cerchia ristretta, e riteneva conveniente evitare la tentazione di rinchiudersi in una concezione della letteratura come codice per iniziati. Un testo il dialogo dell'autore con il mondo e, se uno dei due interlocutori scompare, il processo ne resta irrimediabilmente mutilato: il testo perde la sua efficacia. Opt per il tentativo di realizzare un'epopea in prosa. Ma forse il romanzo, pensava, era nato proprio cos: come epopea in prosa. E questo lo mise sulla strada di un nuovo assillo: il bisogno di elevare la prosa al rango del verso. Ogni frase doveva possedere la solidit marmorea del verso, la sua musicalit, la segreta armonia, la fatalit. Disdegn la superiorit del verso sulla prosa. Decise di scrivere un romanzo. Il romanzo nasceva con la modernit; era lo strumento 14 adeguato per esprimerla. Ma si potevano ancora scrivere romanzi? Il suo secolo si era impegnato alacremente a demolirlo scalzandolo dalle fondamenta; i pi stimabili romanzieri si erano riproposti di non lasciare eredi, distruggendo il genere per non avere successori. Di fronte a questa sentenza di morte, c'erano stati due appelli a una certa distanza di tempo l'uno dall'altro, con risultati analoghi: il primo, nonostante cercasse di preservare la grandezza del genere letterario, era negativo e tutto sommato accettava la sentenza; il secondo, pur senza impugnare il verdetto, era positivo, ma si limitava a un modesto orizzonte. Il primo avrebbe agonizzato in uno sperimentalismo iperletterario, asfissiante e verbosamente autoreferenziale; il secondo - intimamente convinto, come il precedente, che il romanzo fosse

morto - si era rifugiato, come un amante che vede tradita la propria fede, in generi minori quali il racconto e la novella, e con questi magri surrogati rinunciava in partenza alla volont di cogliere aspetti dell'esistenza umana e della realt in modo completo e totalizzante. Un'arte zavorrata fin dal principio dal fardello di una plebea mancanza d'ambizioni era un'arte condannata a morire di frivolezza. 15 Malgrado i colpi inferti dal secolo, dunque, era sacrosanto continuare a credere nel romanzo. Alcuni lo avevano gi capito. Nessun altro strumento era in grado di cogliere con maggior precisione e ricchezza di sfumature la prolissa complessit del reale. In quanto al suo certificato di avvenuto decesso, lo considerava un pericoloso pregiudizio hegeliano; l'arte non avanza n indietreggia: l'arte accade. Ma sarebbe stato possibile combattere la notoria agonia del genere solo tornando al periodo del suo massimo splendore, prendendo nel frattempo nota dei contributi tecnici apportati nell'arco di un secolo, perch sprecarli sarebbe stato quanto meno stolto. Era d'uopo tornare al XIX secolo; dunque, a Flaubert. 16

2 Alvaro aveva concepito un progetto forse smisurato. Esaminati diversi argomenti possibili, opt infine per quello che giudicava pi tollerabile. In fin dei conti, pensava, la scelta del tema una questione secondaria. Qualunque tematica buona per la letteratura; ci che conta il modo di esprimerla. L'argomento soltanto un pretesto. Si riproponeva di narrare l'epopea inaudita di quattro personaggi all'apparenza insignificanti. Uno di loro, il protagonista, uno scrittore ambizioso che scrive un ambizioso romanzo. Il romanzo nel romanzo narra la storia di una giovane coppia di sposi, afflitti da difficolt economiche che ne distruggono la convivenza e minano alla base la loro felicit; dopo lunghe titubanze, la coppia decide di assassinare un vecchio misantropo che abita nello stesso edificio. Oltre allo scrittore di 17 questo romanzo, il romanzo di Alvaro comprende altri tre personaggi: una giovane coppia che sgobba da mattina a sera per tirare avanti e un anziano che vive in condizioni modeste all'ultimo piano del loro condominio, che poi lo stesso del romanziere. A mano a mano che lo scrittore del romanzo di Alvaro scrive il proprio romanzo, la pacifica convivenza della coppia di vicini si complica e si altera: le mattinate trascorse a letto tra moine e tenerezze si trasformano in mattinate di liti furibonde; le discussioni si alternano a pianti e riconciliazioni di breve durata. Un giorno lo scrittore incontra i vicini in ascensore; la coppia sta trasportando un oggetto oblungo avvolto in carta da pacchi. In maniera del tutto arbitraria, lo scrittore immagina che sia un'ascia e, una volta rientrato in casa, decide che la coppia del suo romanzo uccider a colpi d'ascia il vecchio benestante. Qualche giorno dopo mette il punto finale al romanzo. La portinaia, quel mattino stesso, scopre il cadavere del vecchio che viveva modestamente nel condominio del romanziere e della giovane coppia. Il vecchio stato assassinato a colpi di accetta. Secondo la polizia, il movente del crimine il furto. Sconvolto, il 18 romanziere, convinto di conoscere l'identit degli assassini, si sente in colpa perch, pur in maniera confusa, intuisce che stato il suo romanzo a indurli a commettere il crimine. Tracciato il piano generale dell'opera, Alvaro redige i primi abbozzi. Ambisce a costruire un meccanismo di perfetta orologeria; nulla va lasciato al caso. Per ogni personaggio stila schede in cui annota minuziosamente il decorso di indecisioni, nostalgie, pensieri, fluttuazioni, atteggiamenti, desideri, erro-

ri. Ben presto avverte che l'essenziale - e al tempo stesso il compito pi arduo - avviare un processo di osmosi tramite il quale, in modo alquanto misterioso, la stesura del romanzo in cui si immerge il protagonista modifica a tal punto la vita dei vicini da farlo poi sentire responsabile del crimine che hanno commesso. In maniera volontaria o involontaria, trascinato dal suo fanatismo creativo o dalla mera incoscienza, l'autore responsabile di non aver capito in tempo, di non aver potuto o voluto evitare quella morte. Alvaro si dedica totalmente al lavoro. I suoi personaggi lo accompagnano ovunque: lavorano con lui, passeggiano, dormono, orinano, bevono, sognano, si siedono davanti al 19 televisore, respirano assieme a lui. Riempie centinaia di fogli con osservazioni, appunti, episodi, rettifiche, descrizioni dei personaggi e dell'ambiente in cui si muovono. Le schede diventano sempre pi voluminose. Quando ritiene di possedere una quantit sufficiente di materiale, comincia la prima stesura del romanzo. 20

3. Il giorno in cui Alvaro avrebbe iniziato la stesura del romanzo, si alz, come sempre, alle otto in punto. Fece una doccia fredda e, quando stava per uscire - la porta di casa era gi aperta e lui aveva la mano sinistra sul pomello - indugi per un istante, come se stesse dimenticando qualcosa o se l'ala di un uccello gli avesse sfiorato la fronte. Usc. La luce limpida e gradevole d'inizio primavera inondava la strada. Entr nel solito supermercato, che a quell'ora era quasi deserto. Compr il latte, il pane, mezza dozzina di uova e un po' di frutta. Quando si mise in fondo alla piccola coda davanti alla cassa, not l'anziano minuto e spigoloso che lo precedeva. Era il signor Montero. Il signor Montero abitava in un appartamento all'ultimo piano del condominio in cui vive21 va Alvaro, e fino ad allora avevano limitato i rapporti agli imbarazzati silenzi in ascensore e ai saluti di rito. Mentre l'anziano posava i suoi pacchetti sul banco della cassiera, Alvaro lo osserv attentamente, valutandone la statura, il corpo lievemente ricurvo, le mani solcate da grosse vene, la fronte sfuggente, la mascella volitiva, il profilo asimmetrico. Quando arriv il suo turno, Alvaro preg la cassiera di affrettarsi, infil tutto nelle sportine di plastica, usc dal supermercato, corse per la strada assolata e giunse ansimante sul portone. Il vecchio stava aspettando l'ascensore. Buongiorno disse Alvaro con il tono pi affabile e gentile che gli consentiva il respiro affannato. Il vecchio rispose con un grugnito. Poi, il silenzio. L'ascensore arriv. Entrarono. Alvaro fece un commento come se pensasse ad alta voce: Che splendida mattinata! Si vede proprio che arrivata la primavera, eh? e fece un cenno di complicit perfettamente superfluo che l'anziano accolse con un rigurgito di sorriso, corrugando appena la fronte e inar22 cando leggermente le sopracciglia scure, per poi trincerarsi in un silenzio scontroso. Alvaro rientr in casa convinto che l'uomo anziano dell'ultimo piano fosse il modello ideale per il vecchio del suo romanzo. Il suo burbero mutismo, l'aspetto decrepito vagamente penoso, la fisionomia stessa: tutto coincideva con i tratti attribuibili al personaggio. Pens: Questo facilita le cose. Risultava evidente che, riflettendo nell'opera un modello reale, sarebbe stato molto pi semplice rendere verosimile ed efficace il personaggio

fittizio; a quel punto bastava basarsi sui tratti e sugli atteggiamenti dell'individuo in questione, evitando in tal modo il rischio di un salto mortale dell'immaginazione nel vuoto, dai risultati incerti. Doveva dunque informarsi in modo pi approfondito riguardo alla vita passata e presente del signor Montero, tutte le sue attivit, fonti di guadagno, familiari e amici. Non vi era un solo dato che non lo interessasse. Tutto poteva contribuire ad arricchire il suo personaggio e a ricostruirlo opportunamente alterato o deformato - nella finzione. E se era vero che il lettore poteva prescindere da molti di quei dettagli - infatti 23 non c'era motivo di includerli tutti nel romanzo - ad Alvaro interessavano comunque, dato che a suo giudizio costituivano la base per ottenere il precario e delicato equilibrio tra coerenza e incoerenza sul quale si fonda la verosimiglianza di un personaggio e che sostiene l'ineludibile impressione di realt suscitata dagli individui reali. Da tali considerazioni emergeva naturalmente la convenienza di trovare una coppia di coniugi che, per gli stessi motivi del vecchio, servisse da modello per la coppia innocentemente criminale del suo romanzo. A quel punto era doveroso ottenere anche la massima quantit di informazioni riguardo alla loro vita. D'altra parte, l'immediata vicinanza della coppia avrebbe semplificato in maniera straordinaria il suo lavoro, perch non solo sarebbe stato in grado di osservarli con maggiore attenzione e continuit, ma, con un po' di fortuna, avrebbe potuto ascoltare conversazioni ed eventuali discussioni coniugali, in modo da ricrearle nel romanzo con un alto livello di verosimiglianza, con maggiori dettagli e una proficua vivacit. Le conversazioni dei suoi vicini (quelli del piano di sopra e quelli che abitavano di 24 fianco a lui) oltrepassavano facilmente i sottili mattoni forati dei muri divisori, ma gli giungevano attutite e solo nei momenti in cui il silenzio regnava sull'intero edificio, o quando le urla si sovrapponevano ai rumori di fondo. Tutto ci rendeva piuttosto improbabile quella sorta di missione di spionaggio. Un altro inconveniente si aggiungeva ai gi menzionati: Alvaro conosceva a malapena di vista i suoi condomini. E dei tre appartamenti che avrebbe potuto spiare - perch confinavano con il suo - almeno due erano da scartare sin dall'inizio. In uno abitava una giovane giornalista con la faccia devastata dai brufoli che, con notturna assiduit e intenzioni non del tutto chiare, lo interrompeva regolarmente per chiedergli intempestivi prestiti di zucchero o farina; l'altro appartamen-

to era rimasto vuoto da quando madre vedova e figlia zitella, matura e innamorata del suo cane, erano state sfrattate, cinque mesi addietro, per non aver pagato l'affitto. Quindi, restava solo un appartamento in grado di ospitare una coppia che rispondesse ai requisiti del suo romanzo. Allora si ricord della finestrella che, nel 25 suo bagno, si apriva come una presa d'aria sul cortile interno dell'edificio. Spesso, quando espletava le funzioni corporali, aveva colto al volo qualche chiacchiera dei vicini, che gli giungeva sorprendentemente nitida attraverso la finestrella aperta. Di conseguenza, approfittando della nuova risorsa, non solo il compito di spiare si semplificava e diminuivano le difficolt di ascolto, ma aumentavano anche i candidati, considerando l'opportunit di poter origliare le conversazioni di tutti i vicini del suo stesso piano. Scartato l'appartamento lasciato vuoto dalle due donne, gli altri quattro erano occupati. E forse in uno poteva anche vivere una coppia che, grosso modo, assomigliasse a quella fittizia. Bastava informarsi e, una volta scelto l'ipotetico modello, prestare tutta l'attenzione possibile. Da chi avrebbe potuto ottenere informazioni riguardo al vecchio Montero e ai vicini di pianerottolo? La risposta non lasciava dubbi: la portinaia era probabilmente l'unica persona dell'intero condominio a conoscere in ogni dettaglio la vita dei suoi abitanti. Per non sarebbe stato facile carpire informazioni da lei senza suscitare sospetti. Doveva 26 guadagnarsi la sua fiducia a ogni costo, anche se ci significava superare l'istintiva ripugnanza che provava nei confronti di quella donna dai modi servili e untuosi, alta, magra, ossuta e pettegola, con un volto dall'aspetto vagamente equino. Nel circondario giravano voci a non finire su di lei. Alcuni affermavano con aria di mistero che il suo oscuro passato rappresentava un peso di cui non si sarebbe mai liberata; altri sostenevano che quel passato non era affatto passato e tanto meno oscuro, poich nessuno ignorava l'assidua frequentazione non solo del portinaio del condominio di fianco ma anche del salumiere del quartiere; tutti erano d'accordo sul fatto che la vera vittima dei suoi comportamenti disinvolti fosse il marito, un uomo pi basso di lei, flaccido, bisunto e sudaticcio, che la portinaia trattava con una sufficienza e un disprezzo illimitati, bench fosse stato per lei, secondo molti, un autentico redentore. I meglio informati (o forse i pi maliziosi) assicuravano che, sebbene l'aspetto abituale del portinaio - pantalo-

ni cadenti e canottiera da muratore - e l'aria di perenne sfinimento astioso indicassero il 27 contrario, era incapace di compiere i doveri coniugali, il che portava il malessere della donna a eccessi di violenza. Pur ignorando tali voci, come del resto ignorava qualsiasi cosa riguardasse i vicini, Alvaro non poteva negare un dato di fatto che avrebbe accorciato il tragitto verso l'intimit della portinaia: era evidente che lui l'attraeva. Solo cos si potevano interpretare gli sguardi e gli strofinamenti che, con sommo imbarazzo, stupore e vergogna di Alvaro, lei aveva pi volte deliberatamente provocato quando si incontravano in ascensore o sulle scale. Lo invitava spesso a prendere un caff a casa sua al mattino, cio quando il marito, la cui fede bovina nella fedelt della moglie era una garanzia di stabilit per il vicinato, era fuori a lavorare. Ben lungi dal lusingarlo, quelle evidenti insinuazioni avevano aumentato in lui la repulsione. E adesso, suo malgrado, avrebbe dovuto approfittarne. Cos, l'indomani, accertatosi che il marito di lei fosse andato al lavoro, suon il campanello della portineria. In quell'istante si rese conto di non aver neppure escogitato un pretesto per giustificare la sua visita. Stava per scappare di corsa su per le scale, quando la 28 giumenta apr la porta. Sorrise con una bocca di denti disciplinati e gli tese la mano, che nonostante la magrezza era stranamente vischiosa: fredda e un po' umida. Alvaro ebbe la sensazione di stringere un rospo. Lo fece entrare. Si sedettero sul divano della sala da pranzo. La portinaia sembrava nervosa ed eccitata; tolse dal tavolo un vaso di fiori e una statuina e gli offr il caff. Mentre la donna trafficava in cucina, Alvaro pens che stava commettendo una pazzia; appena bevuto il caff, sarebbe tornato subito a casa. La portinaia si ripresent con due tazze. And a sedersi ancor pi vicino ad Alvaro. Parlava senza sosta, rispondendosi da sola alle domande. A un certo punto, pos distrattamente una mano sulla coscia sinistra di Alvaro, che fece finta di niente e fin di bere il caff. Poi si alz di scatto e farfugli una scusa; quindi, ringrazi la portinaia. Grazie ancora di tutto ripet, sulla porta. E aggiunse, convinto di mentire: Torner un altro giorno. Arrivato a casa si sent sollevato, ma di l a poco il sollievo si trasform in scoramento. L'insopprimibile ripugnanza per quella don29 na non era un motivo sufficiente, si disse, per

mettere in pericolo un progetto di cos grande portata e accuratamente elaborato. Le informazioni che avrebbe potuto carpire alla portinaia avevano un valore ben superiore al prezzo da pagare con il sacrificio dei suoi stupidi scrupoli. Inoltre - concluse, per farsi coraggio - le differenze di ogni ordine e grado tra una donna e l'altra sono meramente soggettive. La mattina seguente torn in portineria. Stavolta non ci fu bisogno di tergiversare. Alvaro port a termine la missione con finto entusiasmo su un vetusto lettone dal capezzale in legno su cui pendeva un crocifisso che, nel culmine dell'euforia adultera e per effetto degli scossoni inevitabili in tali situazioni, si stacc dal gancio e cadde sulla testa di Alvaro, che si astenne da qualsiasi commento e prefer non pensare a niente di particolare. Adesso la stanza era in penombra; soltanto alcune righe di luce giallastra tigravano il pavimento, il letto, le pareti. Il fumo delle sigarette si addensava contro le strisce luminose. Alvaro si mise a parlare dei vicini; disse che a intrigarlo di pi era il signor Montero. La portinaia, avvolta nel torpore della saziet, 30 sembrava ignorare le parole di Alvaro, il quale ammise apertamente che gli sarebbe piaciuto, per pura curiosit, sapere qualcosa di pi sulla vita del signor Montero. La portinaia spieg (la sua voce acquistava a tratti una sfumatura gradevole alle orecchie di Alvaro) che il vecchio aveva perso la moglie da qualche anno e da allora si era trasferito nell'appartamento in cui abitava attualmente. Non ne era sicura, ma pensava avesse un'ottantina d'anni. Aveva partecipato alla guerra civile e, una volta finita, era rimasto nell'esercito, senza ottenere altro che incarichi subalterni. La nuova normativa militare lo aveva costretto ad andare in pensione con un certo anticipo rispetto alle previsioni. Era per questo che odiava visceralmente i politici. Per quanto ne sapeva lei, non riceveva mai visite; ignorava se avesse dei familiari, per di tanto in tanto gli arrivavano lettere da una donna con timbri di un paese sudamericano. La sua unica passione confessata erano gli scacchi; stando a quello che lui stesso asseriva senza falsa modestia, era un eccellente giocatore. Aveva contribuito a fondare un circolo la cui sede si trovava troppo lontano da dove abitava adesso, e questo lo costringeva a giocare 31 solo saltuariamente, perch alla sua et c'era poco da stare allegri. Il fatto lo aveva reso ancor pi scontroso. Probabilmente lei era l'unica a frequentarlo: saliva a casa sua ogni giorno per fare le pulizie, preparargli qualco-

sa da mangiare e sbrigare altre faccende domestiche. Ma non era mai entrata in confidenza con lui - del resto, neanche le interessava - a parte i superficiali rapporti di circostanza. Doveva riconoscere che il vecchio la trattava con una certa deferenza, ma sapeva quanto lui fosse burbero e diffidente con il resto del vicinato. Pensa un po' continu la portinaia, la cui brusca transizione dal lei al tu instaur tra i due un'intimit verbale che, per qualche motivo, ad Alvaro risultava pi fastidiosa di quella fisica. Ogni settimana prende i soldi che mi deve da una cassaforte nascosta dietro un quadro. Dice che non si fida delle banche. All'inizio non capivo da dove prendesse il denaro, ma poi, orgoglioso com' della sua cassaforte, ha finito per mostrarmela. Alvaro chiese se secondo lei custodiva molto denaro l dentro. Non credo che la pensione sia granch. 32 Contro il biancore delle lenzuola, la pelle della portinaia sembrava diafana. Teneva lo sguardo fisso sul soffitto e parlava con una serenit che Alvaro non le conosceva; sulla tempia si intravedevano appena le diramazioni delle vene. Si volt verso di lui, appoggi la guancia sul cuscino (i suoi occhi erano di un azzurro acquoso) e lo baci. Vincendo la pigrizia, come un corridore di fondo che, sul punto di raggiungere il traguardo, sente le gambe cedergli e, stringendo i denti, compie un ultimo sforzo titanico, Alvaro fece il proprio dovere. La donna affond il volto nel cuscino, soddisfatta. Alvaro accese una sigaretta. Era esausto, ma si mise egualmente a parlare dei vicini di pianerottolo. Disse che lo incuriosivano: gli sembrava un delitto che dopo due anni di convivenza nello stesso condominio li conoscesse solo di vista. La donna si volt, accese una sigaretta, fece i nomi dei suoi vicini e parl delle due donne che avevano dovuto lasciare l'appartamento perch non pagavano l'affitto. Raccont aneddoti che credeva fossero divertenti, ma risultavano soltanto grotteschi. Alvaro pens: On veut bien tre mchant, mais on ne veut pas tre ri33 dicule. Si sent soddisfatto per aver ricordato una citazione cos adatta alla situazione. Queste soddisfazioni da poco lo facevano sentire meglio, perch riteneva che l'intera vita fosse riducibile a un certo numero di citazioni. La vita come un'antologia di autori vari, pensava. E subito dopo si chiedeva: ma chi si incaricher dell'edizione critica? Un sorriso di beata idiozia gli illuminava

il volto mentre la portinaia continuava le sue chiacchiere. Parl dei coniugi Casares, che abitavano al secondo piano, scala C. Una coppia di giovani immigrati dall'aspetto moderatamente felice, modi moderatamente gentili e riservati, situazione economica moderatamente sana. Avevano due figli. Alvaro intu che fossero quel tipo di persone la cui normalit invulnerabile al pettegolezzo esaspera le portinaie. Disse che li aveva presenti e istig la donna a parlarne. Lei spieg che il marito - Non avr pi di trentacinque anni - lavorava alla Seat, nel turno serale, cio montava alle quattro e finiva a mezzanotte. La moglie si occupava della casa e dei figli. La portinaia rimproverava loro (parlava di tutti i vicini come se lei potesse decidere della vita di ciascuno) di impartire 34 ai figli un'educazione al di sopra delle loro possibilit economiche e di un livello sociale superiore. Forse il fatto di abitare nella parte alta della citt li spingeva a scelte dispendiose indubbiamente eccessive per il loro status sociale. Alvaro pens che il tono della portinaia era intriso del tipico rancore che provano i mediocri nei confronti delle persone felici. Alvaro si alz bruscamente, si rivest senza dire una parola. La portinaia si copr il corpo nudo con una vestaglia; gli chiese se sarebbe tornato l'indomani. Sistemandosi il nodo della cravatta davanti allo specchio, Alvaro rispose di no. Poi sbirci dallo spioncino della porta per controllare che l'atrio fosse deserto. La portinaia chiese se sarebbe tornato un altro giorno. Alvaro rispose chiss, vedremo. E usc. Aspett l'ascensore. Quando stava aprendo la porta per entrare, not che la signora Casares, carica di pacchetti che si trascinava appresso insieme al carrello portaspesa, infilava a fatica la chiave nella serratura del portone. Si affrett ad aiutarla. Le apr il portone e prese alcuni pacchetti posati a terra. Grazie mille, Alvaro, te ne sono davvero 35 grata disse la signora Casares, ridendo per la situazione in cui si trovava. Anzich infastidirlo, ad Alvaro fece piacere che gli avesse dato del tu, sebbene non potesse fare a meno di stupirsi, visto che era la prima volta che si rivolgevano la parola. Quando arrivarono davanti all'ascensore, la cabina era gi ripartita. La signora Casares scherz sulla sua condizione di casalinga; Alvaro scherz sulla sua condizione di casalingo. Risero entrambi. Irene Casares era minuta, statura media, fine e accurata nel vestire; i suoi modi pote-

vano sembrare studiati, ma non artefatti, forse perch in lei la naturalezza era una sorta di delicata disciplina. I tratti del viso apparivano singolarmente attenuati, come se la dolcezza che emanavano i suoi gesti, le labbra, le parole, li rendessero pi soavi. I suoi occhi erano chiari; la sua bellezza, umile. Eppure la sua eleganza e la dignit nascondevano a stento un'apparenza in qualche maniera volgare. Alvaro si mostr affabile. Fece domande e ottenne risposte. Rimasero a chiacchierare sul pianerottolo. Alvaro si rammaric per la superficialit dei suoi rapporti con il vicinato; 36 si lanci in una accorata difesa della vita di quartiere, riconoscendo di essersi estraniato purtroppo da sempre; per guadagnarsi la complicit della donna, fece qualche battuta maliziosa sulla portinaia. La signora Casares concluse che doveva ancora preparare da mangiare e si salutarono. Alvaro fece una doccia, prepar il pranzo, mangi. A partire dalle tre, si piazz allo spioncino aspettando che il signor Casares uscisse per recarsi al lavoro. Poco dopo, Enrique Casares usc. Alvaro usc a sua volta. Si incontrarono davanti all'ascensore. Si salutarono. Alvaro avvi la conversazione: disse che proprio quella mattina aveva scambiato due chiacchiere con sua moglie; si rammaric per la superficialit dei suoi rapporti con il vicinato e si lanci in una accorata difesa della vita di quartiere, riconoscendo di essersi estraniato purtroppo da sempre; per guadagnarsi la sua complicit, fece qualche battuta maliziosa sulla portinaia. Il signor Casares sorrise con sobriet. Alvaro not che era pi grasso di quanto sembrava a una prima occhiata e ci gli dava un'aria pi affabile. Gli chiese con quale mezzo si recasse in fabbrica. Con l'autobus rispose Casares. Alvaro si 37 offr di accompagnarlo con la propria auto; Casares rifiut. Alvaro insistette; Casares fin per accettare. Durante il tragitto i due conversarono con immediata scioltezza. Alvaro spieg che faceva il consulente legale per uno studio e, al pari di lui, il lavoro gli occupava soltanto i pomeriggi. Casares si mise a sua volta a raccontare, gesticolando tanto da denotare una vitalit esuberante e, forse, una certa insicurezza, in cosa consistesse il suo lavoro in fabbrica e, con malcelato orgoglio, sciorin le sue conoscenze automobilistiche maturate grazie a un incarico di relativa responsabilit. Arrivati alla Seat, Casares lo ringrazi per essersi preso il disturbo di accompagnarlo. Poi si allontan, incamminandosi verso il grande

capannone metallico, lungo il parcheggio disseminato di auto. Quella notte, Alvaro sogn che camminava su un prato verde dove pascolavano dei cavalli bianchi. Andava a trovare qualcuno o qualcosa, e aveva la sensazione di galleggiare sull'erba fresca. Saliva per il dolce declivio di una collina senza un albero, un cespuglio o un uccello. Sulla cima comparve una porta bianca con il pomello dorato. La apr e, no38 nostante sapesse che al di l lo aspettava ci che stava cercando, qualcosa o qualcuno lo indusse a voltarsi, a restare in piedi sulla verde cima della collina, rivolto al prato, la mano sinistra sul pomello dorato, la porta bianca socchiusa. 39 4. Nei giorni seguenti il suo lavoro cominci a dare i primi frutti. Il romanzo prendeva corpo senza incertezze, anche se deviava parzialmente dallo schema prefissato negli appunti e nella struttura stilata in precedenza. Ma Alvaro permetteva che fluisse senza intoppi in quel precario e difficile equilibrio tra la scrittura di getto che determinate situazioni e personaggi impongono e il necessario rigore del piano generale che costituisce l'ossatura di un'opera. Del resto, se la presenza di modelli reali per creare i personaggi facilitava da una parte il lavoro e gli forniva un punto d'appoggio sul quale la sua immaginazione poteva riposare o prendere nuovo impulso, dall'altra introduceva nuove variabili che avrebbero necessariamente alterato il corso della narrazione. I due pilastri stilistici sui quali stava costruendo l'opera restavano, tut40 tavia, intatti, e questo per Alvaro era essenziale. Da un lato, la passione descrittiva, che offre la possibilit di costruire un duplicato fittizio della realt, appropriandosene; inoltre, riteneva che, mentre il piacere estetico che procurano i sentimenti soltanto un'emozione triviale, genuinamente artistico il piacere impersonale delle descrizioni. Dall'altro, era doveroso narrare gli eventi con lo stesso tono neutro che dominava i passaggi descrittivi, come chi stesse raccontando avvenimenti che non riesce a comprendere del tutto o come se il rapporto tra il narratore e i suoi personaggi fosse simile a quello che lo stesso narratore ha con i propri strumenti di pulizia personale. Alvaro era solito complimentarsi con se stesso per la ferrea convinzione della validit di tali principi. Verific anche l'efficacia della postazione d'ascolto in bagno. Malgrado ogni tanto le

conversazioni dei vicini si mescolassero tra loro, arrivandogli nitide dalla finestrella che dava sul cortile interno, non era difficile distinguere quelle dei coniugi Casares, non solo perch al mattino gli altri appartamenti erano immersi nel silenzio sporadicamente rotto dal tintinnio di pentole e bicchieri, ma 41 anche perch - a quanto pot ben presto constatare - la finestrella dei Casares era situata proprio accanto alla sua, per cui le voci giungevano assolutamente nitide. Alvaro si sedeva sulla tazza del water e ascoltava trattenendo il respiro. Confusi nel formicolio mattutino del condominio, li sentiva alzarsi, svegliare i bambini, lavarsi, preparare la colazione, mangiare. Poi l'uomo accompagnava i bambini a scuola e rientrava poco dopo. A quel punto i due mettevano a posto la casa, sbrigavano le faccende domestiche, scherzavano, andavano a fare la spesa, preparavano il pranzo. Nel silenzio della notte, udiva le risatine gaudenti di lei, le frasi sussurrate nell'accogliente penombra della camera; poi, i respiri affannati, i gemiti, il ritmico cigolare del letto e quindi il silenzio. Una mattina li sent fare la doccia insieme tra le risate; un'altra, il signor Casares, nel bel mezzo delle faccende domestiche, salt addosso alla signora Casares, che, malgrado le deboli proteste al principio, si arrese subito senza opporre resistenza. Alvaro ascoltava attentamente. Si spazientiva per il fatto che tutte quelle chiacchiere non risultavano di alcuna utilit per i suoi 42 scopi. Si era procurato diverse audiocassette per registrare, collegando l'apparecchio alla presa sopra il lavandino, tutto ci che giungeva dalla finestrella accanto. Ma perch registrare quel mucchio di materiale inutile? Ne avrebbe potuto utilizzare a malapena una piccola parte per il suo romanzo. Che peccato. Alvaro si sorprese nel rammaricarsi - all'inizio con una certa perplessit - che non vi fossero contrasti tra i coniugi accanto. Ogni coppia attraversa i suoi momenti difficili e non gli sembrava troppo chiedere che anche loro si attenessero alla norma. Adesso che aveva imbastito il libro, adesso che i nodi della trama stavano cominciando a stringersi saldamente, aveva bisogno pi che mai di un punto di appoggio reale che gli consentisse di condurre con mano ferma l'argomento verso il pieno sviluppo. Sarebbero bastate poche discussioni, suscitate da qualche banale dissidio domestico o coniugale, a semplificargli enormemente il compito, aiutandolo a proseguire senza intoppi. E invece, le risate e i sussurri che coglieva dalla finestrella lo esa-

speravano fino al parossismo. A quanto pareva, i Casares non erano disposti a fargli alcuna concessione. 43 Qualche giorno dopo torn a spiare l'uscita di Enrique Casares. Si incontrarono ancora una volta in ascensore. Scambiarono due chiacchiere, e Alvaro si offr di accompagnarlo in fabbrica. Il caldo appiccicoso delle quattro del pomeriggio non imped loro di continuare la conversazione fra le astratte proteste dei clacson e i fumi grigi dei tubi di scappamento. Parlarono di politica. Con un astio che per Alvaro contrastava con l'amabile aspetto grassoccio, Casares critic aspramente il governo. Confess di averlo votato nelle precedenti elezioni, ma ora se ne pentiva. Alvaro pens che la vitalit del vicino si fosse convertita in un rancore quasi nevrotico. Casares disse che era incredibile che un governo di sinistra commettesse simili canagliate, e proprio contro quelli che lo avevano votato, contro i lavoratori. Alvaro annuiva, attento a ogni parola. Poi ci fu una pausa di silenzio. L'auto si ferm nel parcheggio della fabbrica. Casares non scese subito e Alvaro cap che voleva aggiungere qualcosa. Strofinandosi nervosamente le mani, Casares gli chiese se non gli dispiaceva, visto che era un giurista e vicino di casa, dargli un consiglio riguardo a un problema personale che lo preoccupava. 44 Alvaro afferm che sarebbe stato un piacere poterlo aiutare. Rimasero d'accordo di vedersi il giorno dopo. Con evidente sollievo, e gratitudine, Enrique Casares si accomiat, e lui lo guard allontanarsi nel vasto piazzale sotto il sole calcinante del pomeriggio. L'indomani, a mezzogiorno, Casares si present a casa di Alvaro. Si sedettero in salotto. Alvaro gli chiese se voleva bere qualcosa; Casares declin cortesemente l'invito. Per alleggerire la tensione che il vicino portava stampata in faccia, Alvaro parl del gradevole approssimarsi delle ferie estive. Casares lo interruppe; adesso non nascondeva l'imbarazzo. Preferirei andare al sodo. Sar franco con te. Alvaro osserv che, nonostante lui continuasse a dare del lei ai coniugi, loro avevano definitivamente adottato il tu. La cosa non lo disturbava affatto. Se mi sono deciso a parlartene perch mi trovo in una situazione critica e perch credo di potermi fidare di te. In effetti non lo farei se tu non mi ispirassi fiducia. Casares lo guardava negli occhi con franchezza. Alvaro si schiar la voce, disposto a prestare tutta la sua attenzione. Enrique Casares spieg che la sua impresa 45

aveva avviato un processo di ristrutturazione. Le riduzioni della pianta organica lo avrebbero colpito in pieno: stavano gi preparando la sua lettera di licenziamento. Come aveva potuto leggere sui giornali, i lavoratori erano scesi in sciopero; il sindacato aveva rotto le trattative con l'azienda e con il ministero. Per la maggior parte dei lavoratori colpiti da tali misure, la situazione era disperata. Il suo caso, invece, si distingueva dagli altri. Casares puntualizz i dettagli che rendevano diversa la sua situazione. Disse che non sapeva se fosse possibile impugnare la lettera di licenziamento con qualche probabilit di successo e, per non perdersi nella giungla di decreti e leggi che non conosceva, aveva bisogno dell'aiuto di un avvocato. Aggiunse: Ovviamente, pagher quello che c' da pagare. Alvaro rimase in silenzio, immobile sulla poltrona, senza accennare la bench minima reazione. L'altro sembrava essersi liberato dal peso di un grave fardello. Disse che adesso accettava la birra offertagli prima. Alvaro and in cucina, apr due birre; bevvero insieme. Casares, pi rilassato, disse che non stava esagerando le cose, perch lo stipendio 46 che guadagnava in fabbrica costituiva l'unico sostentamento della famiglia. Lo preg di non farne parola con nessuno; aveva tenuto segreta la questione per non far preoccupare inutilmente la moglie. Alvaro promise di prendere in esame il suo caso con la massima attenzione e assicur che gli avrebbe comunicato tempestivamente qualsiasi risultato ottenuto. Si salutarono. 47 5. La stesura del romanzo rimase ferma per qualche tempo. Alvaro dedic gran parte delle sue energie a studiare il caso di Enrique Casares. Si procur tutte le informazioni necessarie, le esamin accuratamente, le studi a fondo, le controll pi volte, confront il caso con altri analoghi. Giunse alla conclusione che, effettivamente, era possibile fare ricorso, con buone probabilit di successo, contro il licenziamento. Nel peggiore dei casi, l'indennizzo che l'azienda avrebbe dovuto elargire in caso di licenziamento sarebbe stato almeno il doppio dell'esigua liquidazione assegnata al suo vicino. Chiarita la situazione, riflett con cautela. Prese in considerazione due opzioni: a) Se avesse fatto ricorso, probabilmente Casares avrebbe conservato il posto di lavoro o, almeno, il danno sarebbe stato di gran lun48

ga minore - nell'ipotesi che l'azienda decidesse di appellarsi a un paragrafo di legge in cui si specificava che non aveva l'obbligo di riassumere il lavoratore licenziato. In tal caso - continuava Alvaro - mi sar guadagnato la gratitudine di Casares, ma avr anche perso tempo e denaro, perch non ho alcuna intenzione di abbassarmi a chiedergli un onorario. b) Se avesse lasciato che gli eventi facessero il loro corso, senza intervenire, si sarebbe egualmente guadagnato l'amicizia e la stima del vicino, che avrebbe compreso e apprezzato l'impegno disinteressato con cui si era preso a cuore il problema; per di pi, Alvaro non gli avrebbe chiesto un centesimo per tutto il tempo generosamente speso per lui. D'altro canto, era sicuro che il fatto di perdere il lavoro - sua unica fonte di entrate - si sarebbe ripercosso sui rapporti coniugali, deteriorandoli al punto da dare ad Alvaro la possibilit di origliare, dalla sua postazione in bagno, le vicissitudini del processo di deterioramento, senza dubbio utili al suo romanzo. Questo gli avrebbe semplificato straordinariamente il lavoro, offrendogli la possibilit, da tanto tempo attesa, di ottenere del materiale realistico per l'elaborazione della sua opera. 49 Fiss un appuntamento con Casares. Gli spieg quali passi aveva fatto, le ricerche compiute presso il ministero e il sindacato, illustr la situazione attraverso esempi analoghi, chiar nel dettaglio alcuni risvolti giuridici, aggiunse dati messi a disposizione dall'azienda; infine, si invent incontri e ment con freddezza. Concluse: Non credo vi sia alcuna possibilit che il ricorso venga accettato. L'espressione sul volto di Enrique Casares era passata dall'ansiosa attesa allo scoramento. Si allent il nodo alla cravatta; teneva le mani intrecciate e i gomiti appoggiati sulle ginocchia; respirava a fatica. Dopo un lungo silenzio durante il quale a Casares si arrossarono gli occhi, Alvaro gli offr tutto il suo appoggio e, sebbene il loro rapporto si fosse instaurato da poco, la sua piena amicizia in un momento cos duro. Gli disse che era doveroso, ora pi che mai, mantenere la serenit, che la tempra di un uomo si misura in simili occasioni, che disperarsi non sarebbe servito a nulla. A tutto c'era rimedio nella vita, assicur. Casares guardava oltre la finestra della sala da pranzo. Un piccione si pos sul davanzale. Alvaro si rese conto che il vicino era fra50 stornato. L'uomo si alz e si diresse alla porta chiedendo scusa per il disturbo arrecato e ringraziandolo di tutto. Alvaro sminu con modestia l'impegno profuso e disse ci man-

cherebbe altro, gli amici ci sono per questo. Sulla soglia, gli appoggi una mano sulla spalla e ribad il suo sostegno incondizionato. Casares se ne and a testa bassa. Un attimo dopo, Alvaro port in bagno una sedia, un tavolino e il registratore; piazz l'apparecchio sopra il tavolino, insieme a un taccuino e una penna. Si sedette. Ogni volta che iniziava una fase di ascolto, il condominio sembrava un formicaio di rumori confusi; l'udito doveva abituarsi a quel mormorio diffuso per poter distinguere le voci. Adesso sentiva chiaramente quelle dei coniugi accanto. Lui stava spiegandole la situazione; disse che non c'era soluzione possibile, che dovevano adattarsi. Da qualche parte, il fragore di uno sciacquone irruppe nel dialogo. Alvaro blocc la registrazione e farfugli un'imprecazione. Tornato il silenzio, riaccese l'apparecchio e ud la donna che cercava di tranquillizzare l'uomo, confortandolo affettuosamente. Diceva: A tutto c' rimedio nella vita. Lui mormor che Alvaro aveva usato le 51 stesse parole per consolarlo. La donna chiese cosa c'entrasse Alvaro in tutto ci. Lui confess di aver consultato il vicino perch sapeva che era un avvocato, pregandolo di aiutarlo. La donna non lo rimprover; anzi, disse che Alvaro le ispirava fiducia. L'uomo elogi la sua generosit, il sincero interesse che aveva dimostrato per il suo caso, prendendosi a cuore una rogna non da poco. Per giunta, non aveva voluto un centesimo. Dall'appartamento di fianco giunse una musica assordante: la giornalista brufolosa ascoltava Bruce Springsteen a tutto volume. Alvaro non si irrit. Per il momento, era soddisfatto. Pens che avrebbe messo a frutto integralmente il dialogo appena ascoltato. Modificando alcuni dettagli, migliorandone altri, la conversazione sarebbe risultata di un vigore e una vivacit straordinari, con i suoi eloquenti silenzi, le pause, le incertezze. Spronato da quell'iniziale successo, prese in considerazione l'eventualit di installare nel bagno un dispositivo di registrazione permanente per le conversazioni dei vicini, soprattutto tenendo conto che, a partire dalla settimana seguente, si sarebbero sviluppate anche durante le sue assenze. 52 L'indomani riprese la stesura del romanzo. La trama si snodava senza difficolt per quanto concerneva la coppia; gli eventi fluivano con scioltezza. Rispetto al vecchio, invece, non c'era molto di cui essere ottimista. A differenza di quanto accadeva con la giovane coppia, qui Alvaro era sprovvisto di punti d'appoggio o di riferimento per proseguire

con la storia; in assenza di ci, l'immaginazione vagava nel vuoto, impantanandosi: sia il personaggio sia le azioni erano carenti della solidit fornita dall'esempio reale. Era indispensabile, dunque, entrare in contatto con il vecchio quanto prima; questo avrebbe appianato le difficolt incontrate dal romanzo su quel versante. Ma il problema era come instaurare un rapporto di amicizia con lui. Perch sebbene si incontrassero quasi quotidianamente nel supermercato, a malapena si scambiavano un saluto: la sua scontrosit non lasciava alcun varco alla gentilezza. Suon il campanello. Sulla porta comparve la giumenta. Alvaro disse che era molto occupato. La portinaia nitr, e lui non riusc a impedirle di infilarsi in casa. un pezzo che non ci si vede disse lei in un sospiro. Abbozz una smorfia che vole53 va forse essere un sorriso malizioso o un affettuoso rimprovero. Ti fai desiderare, eh? Alvaro annu rassegnato. La donna chiese con voce sdolcinata: Come ti vanno le cose? Male rispose Alvaro in tono aspro. La portinaia aveva smesso di prestargli attenzione e si guardava in giro con aria distratta. Continu in automatico: E tutto questo? Puzza di cavallo sbott Alvaro. Era rimasto in piedi, inquieto; spostava il peso da una gamba all'altra. Come se non avesse inteso la sconclusionata risposta di Alvaro, la portinaia, che sembrava riemergere dagli abissi di una approfondita riflessione domestica, aggiunse con aria stupita: Senti un po', il tuo appartamento un vero disastro. Mi pare proprio che qui manca la mano di una donna. Fece una pausa e subito dopo riattacc, premurosa: Vuoi che te la dia io? Nulla mi sarebbe pi sgradito, signora ribatt Alvaro, scattando come una molla, con un tono che mescolava in dosi uguali la gentilezza posticcia ed eccessiva, il mero insulto e forse anche il timore viscerale per il 54 probabile doppio senso che la frase poteva albergare. La donna lo fiss stupita: C' qualcosa che non va? S. Di, non fare cos, accidenti, parla lo preg, con atteggiamento non del tutto indegno di Florence Nightingale. Ne ho le palle piene di lei! sbrait. La portinaia lo squadr dapprima sorpresa, poi, con una vaga indignazione equina. Non credo di meritare un simile tratta-

mento disse. Ho solo cercato di essere gentile con te e aiutarti in quello che posso. Se non vuoi rivedermi, non hai che da dirlo chiaro. Si diresse all'uscita. Con la mano sinistra sul pomello della porta socchiusa, si volt e disse con un tono quasi di supplica: Sei sicuro di non volere niente? Facendo ricorso a tutta la pazienza residua, Alvaro represse un insulto e mormor: Sicuro. La portinaia sbatt la porta. Alvaro rimase in piedi al centro della sala; gli tremava la gamba sinistra. Torn alla scrivania in stato di agitazione. 55 Respir a fondo pi volte e si calm. Allora ricord che, nel secondo incontro, la portinaia gli aveva parlato della passione del vecchio Montero per gli scacchi. Alvaro pens che fosse il punto debole su cui puntare l'attacco. Non si era mai interessato agli scacchi e conosceva a malapena le regole, ma quella stessa mattina si rec nella libreria pi vicina e acquist un paio di manuali. Li studi con fervore per diversi giorni, vedendosi costretto a rimandare nuovamente la stesura del romanzo. Quindi si immerse nella lettura di libri ancor pi specialistici. Acquis una certa padronanza teorica del gioco, ma gli mancava la pratica. Organizz degli appuntamenti con amici che non vedeva da tempo. Questi accettarono di buon grado, perch gli scacchi sembrarono loro un pretesto per riannodare un'amicizia interrotta senza alcun motivo apparente. Alvaro si presentava con una valigetta che conteneva appunti, libri sottolineati, fogli bianchi, matite e penne. Nonostante gli sforzi degli amici, scambiava a malapena due parole o beveva qualcosa durante le partite; non si poteva neppure ascoltare della musica, perch Alvaro sosteneva che influiva negativa56 mente sul suo livello di concentrazione. Qualche breve frase che fungeva anche da saluto all'inizio della partita, senza altri preamboli. Al termine, Alvaro aveva sempre un impegno urgente e se ne andava subito. Quando constat con soddisfazione di essere ormai riuscito a vincere la scarsa resistenza degli avversari, fece a meno di loro e, per affinare ulteriormente le sue doti, compr un computer con cui giocava lunghe partite ossessive che lo tenevano sveglio fino a notte fonda. In quel periodo, dormiva poco e male, e si alzava presto per riprendere la partita interrotta nel cuore della notte. 57

6. Il giorno in cui si sent pronto ad affrontare il vecchio, si alz, come sempre, alle otto in punto. Fece una doccia gelata e si rec al supermercato, ma il vecchio non c'era. Gironzol nel reparto della frutta, guardando le arance, le pere, i limoni ammucchiati in ceste di vimini. Chiese alla commessa quando sarebbero arrivate le fragole quell'anno. E a quel punto vide il vecchio. Mentre la risposta spirava sulle labbra della commessa, Alvaro si precipit dietro il vicino, che si stava gi dirigendo verso la cassa. Uscendo, gli apr la porta, cedendogli il passo. Si incoll al suo fianco nel tragitto di ritorno. Parl del tempo, di quanto erano sporche le scale, dei troppi venditori a domicilio che imperversavano nel condominio; nella speranza di ottenere la sua complicit, fece qualche battuta 58 maliziosa sulla portinaia. L'uomo anziano lo squadr con occhi di cristallo freddo ed elogi la portinaia, che lo aiutava nelle faccende domestiche; inoltre, secondo lui le loro scale erano le pi pulite del circondario. Arrivati al portone, Alvaro cambi argomento. Parl del computer che si era comprato; lo utilizzava soprattutto per giocare a scacchi. So che non sta bene dirlo, ma per la verit sono un giocatore superiore alla media disse Alvaro, fingendo una petulanza spocchiosa. Sul volto del vecchio comparve un sorriso sprezzante. Ma non mi dica! ribatt sarcastico. Alvaro elenc brevemente, ricorrendo al linguaggio pi tecnico e appropriato di cui disponeva, alcune delle sue vittorie, sciorin certe varianti che al momento opportuno non aveva messo in atto e afferm che il suo computer disponeva di sette livelli di gioco e solo a partire dal quinto cominciava a creargli qualche difficolt. Meno sorpreso che irritato per la vanit del vicino, il vecchio ammise che anche lui giocava a scacchi. Alvaro manifest tutto il suo entusiasmo. Alla fine si 59 diedero appuntamento per l'indomani a casa del vecchio Montero. Richiudendo la porta di casa, Alvaro si sent al contempo soddisfatto e preoccupato. Soddisfatto perch aveva finalmente raggiunto l'obiettivo di accedere alla casa del vecchio e poteva contare sulla possibilit di entrare in confidenza con lui; preoccupato perch forse si era spinto troppo in l, temeva di essersi mostrato eccessivamente sicuro di se stesso, esagerando le proprie capacit, e questo avrebbe potuto mettere in pericolo l'intera operazione, in previsione del fatto che il vec-

chio Montero si sarebbe dimostrato un giocatore di gran lunga pi esperto di lui e, se lo avesse battuto facilmente, ci avrebbe fatto la figura del fanfarone, non solo gettando via cos l'ingente quantit di tempo investito nello studio degli scacchi, ma anche vedendo praticamente svanire la speranza di instaurare un qualche rapporto con il vecchio, mettendo in pericolo addirittura la possibilit di finire il romanzo. Angosciato dal timore del fallimento, si mise a ripassare le aperture che conosceva a memoria. A quel punto suonarono alla porta. 60 Sospettando che fosse la portinaia, non si alz neppure dalla poltrona. Dieci minuti dopo il campanello continuava a suonare. And ad aprire infuriato senza sbirciare dallo spioncino. Salve! disse la giornalista dalla faccia brufolosa. Scusa se ti disturbo, ma stavo preparando qualcosa da mangiare quando mi sono accorta che ero rimasta senza patate e a quest'ora il supermercato sar gi chiuso. Cos mi sono detta: Alvaro potr sicuramente prestarmene qualcuna. Lui cos previdente! Alvaro rimase chiuso in un mutismo impaziente. Not che gli faceva male lo stomaco. L'angoscia lo colpiva sempre allo stomaco. Alvaro! insistette la giornalista. Ce l'hai un paio di patate? No. E dell'olio? Nemmeno. E va bene, allora dammi un po' di sale. La giornalista si intrufol in sala da pranzo. Alvaro torn dalla cucina con una bustina piena di sale, fece il gesto di dargliela ma senza mollarla e and verso l'ingresso. Con 61 una mano sul pomello della porta socchiusa, guard la ragazza, che se ne stava al centro della sala con l'aria di chi visita delle rovine romane. Per un attimo gli sembr molto pi giovane di quanto avesse fino ad allora creduto; nonostante i modi decisi e l'atteggiamento da adulta, era appena un'adolescente. Da dove era saltata fuori la convinzione che fosse una giornalista? A vederla, pens che tutt'al pi stesse studiando per imparare il mestiere, perch doveva avere una ventina d'anni. On veut bien tre mchant, mais on ne veut pas tre ridicule. Ridicolizzarla sarebbe stato un efficace antidoto contro le sue visite impertinenti. Senti un po' disse in tono ironico, sei cresciuta un sacco, ultimamente, no? La ragazza emise un sospiro e sorrise rassegnata.

Per te invece il tempo non passa. Alvaro non pot evitare di arrossire. Lei apr la porta del tutto e lo salut. Alvaro rimase con la porta socchiusa, la mano sinistra sul pomello e la busta di sale nella destra. Richiuse la porta sbattendola forte e si sent grottesco con il sale in mano. Si diede una 62 botta in testa con la busta; poi and a rovesciarla nel gabinetto e tir lo sciacquone. Sedendosi alla scrivania, si rese improvvisamente conto della singolare coincidenza: sia la portinaia che lui, al culmine del ridicolo dopo le due recenti pantomime, avevano impugnato con la sinistra il pomello tenendo la porta socchiusa. Con un brivido nella schiena, ricord il sogno della collina verde con la porta bianca dal pomello dorato, e sorrise tra s decidendo che tutte quelle analogie andavano sfruttate per un futuro romanzo. Il campanello suon nuovamente. Stavolta si avvicin con cautela alla porta e, trattenendo il respiro, sbirci dallo spioncino. Irene Casares con il carrello portaspesa. Alvaro si ravvi i capelli scompigliati davanti allo specchio dell'ingresso e aggiust il nodo alla cravatta. Apr e si salutarono con reciproca simpatia. Malgrado le proteste di lei, che diceva di non voler disturbare e di dover ancora preparare il pranzo, la convinse a entrare. Si sedettero l'uno di fronte all'altra. Dopo una pausa carica di attesa, la donna dichiar di essere venuta a ringraziarlo per tutto quello 63 che aveva fatto per il marito; era stata messa al corrente del suo impegno generoso e non sapeva come esprimere la sua gratitudine o come ricompensarlo (Alvaro fece un vago gesto di magnanimit con la mano, a indicare che non gli passava neppure per la testa tale eventualit) e che poteva contare sulla sua amicizia per qualunque cosa. Lui si sofferm ad ammirare la soave serenit della donna: gli occhi di un azzurro limpido, la voce chiara, e da tutto il suo corpo emanava una freschezza che armonizzava a stento con il vestiario da principessa povera. Alvaro la ringrazi per la visita e per le sue parole, sminu il proprio contributo, sostenne energicamente che chiunque altro al posto suo avrebbe agito allo stesso modo. Le offr una sigaretta che lei rifiut cortesemente; lui se ne accese una. Parlarono dei pericoli del fumo, delle campagne contro il tabagismo. Lui confess di aver tentato di smettere pi volte, con i risultati che si potevano vedere; lei disse di esserci riuscita cinque anni addietro e, con il tipico entusiasmo appassionato dei convertiti, elenc gli indubbi vantaggi ot-

tenuti. Poi concluse che i suoi doveri di casa64 linga le impedivano di restare ancora in sua compagnia. Alzatisi entrambi, Alvaro disse che il suo lavoro gli consentiva di tenersi informato sul mercato lavorativo e che non avrebbe esitato a ricorrere alla propria influenza, per quanto scarsa, affinch il marito trovasse un impiego. Lei lo guard negli occhi con desolata franchezza e mormor che lui non immaginava quanto ci fosse importante per la sua famiglia, e mentre un leggero tremito percorreva le mani appoggiate sul manico del carrello, riconobbe che la loro situazione era disperata. Apr la porta impugnando il pomello con la sinistra e si volt verso Alvaro come per aggiungere qualcosa. Lui si premur di reiterare le promesse gi fatte, quasi fosse impaziente che la donna uscisse, e propose che un giorno di quelli (espressione elastica che lo autorizzava a fissare la data in base ai suoi propositi) venissero a cena a casa sua. La signora Casares accett. Quella sera, di ritorno dall'ufficio, Alvaro si sentiva stanco. Mentre preparava qualcosa da mangiare, pens che forse ultimamente stava lavorando troppo, magari era il caso 65 che si prendesse una vacanza. Cen frugalmente, e si sedette un po' davanti al televisore. Verso la mezzanotte, quando stava per andare a letto, nel silenzio popolato dai respiri notturni ud armeggiare in una serratura vicina; poi, il colpo che rivelava la presenza di una catenella interna. Alvaro si precipit alla porta e guard dallo spioncino. I coniugi Casares stavano discutendo, ciascuno dal lato opposto della porta socchiusa. Malgrado fosse prevedibile che parlassero a bassa voce, Alvaro sper che il silenzio complice del condominio gli consentisse di registrare almeno qualche ritaglio di conversazione. Corse a prendere il registratore, infil la spina in una presa dell'ingresso, inser una cassetta vergine, lo accese e aggiunse i suoi cinque sensi alla memoria magnetica dell'apparecchio. La donna sussurr che era stufa di vederlo arrivare a casa cos tardi e, se non era in grado di comportarsi decentemente, avrebbe fatto meglio ad andare a dormire da un'altra parte. Con voce impastata e supplicante, il marito la preg di lasciarlo entrare (la lingua gli si incollava al palato e le sue parole erano a malapena un mormorio sommesso); ammise 66 di essere stato con gli amici e di aver bevuto; con un rigurgito di indignazione vagamente virile, le chiese cosa voleva che facesse tutto il

santo giorno in casa, a oziare, impotente, se voleva forse vederlo ridursi a un idiota incollato al televisore, ingrassando pi di quanto gi lo fosse, a forza di rimpinzarsi come un maiale. Dopo un silenzio percorso dal respiro ansimante del marito, la donna apr la porta. Alvaro spense il registratore, attravers di corsa il corridoio, lo colleg alla presa sopra il lavandino, si sedette sul water, riawi l'apparecchio. Adesso la stanchezza era svanita; aveva tutte le membra in tensione. L'uomo aveva alzato il tono della voce, sempre pi alterato. La donna gli intim di non parlare cos forte, i bambini stavano dormendo e per di pi i vicini avrebbero potuto sentirli. L'uomo sbrait che non gliene fregava un cazzo dei vicini e accidenti alle puttane che li avevano messi al mondo; le chiese chi si credeva di essere, lei non poteva dirgli cosa doveva fare, sempre la stessa storia, sempre a dare lezioni e consigli stupidi e lui era stufo, ecco perch si ritrovava ridotto cos, se non l'avesse sposata, se lei non lo avesse abbindolato come un fesso, ora la musica sarebbe 67 stata ben diversa, avrebbe potuto fare ci che realmente gli interessava, non sarebbe venuto a vivere in quella citt schifosa, non sarebbe stato costretto a trovarsi un lavoro qualsiasi con uno stipendio di merda per mantenere quella stramaledetta famiglia... L'uomo tacque. Nel silenzio turbato soltanto dal flebile ronzio del nastro magnetico, si udirono dei singhiozzi femminili. Alvaro ascoltava con la massima attenzione. Temette che potessero avvertire il ronzio del registratore e lo copr con il proprio corpo. La donna piangeva in silenzio. Dalla finestrella gli giunse il suono di una radio notturna. Qualcun altro singhiozzava: era l'uomo. E balbettava parole che Alvaro captava come un mormorio indistinto. Intu carezze e parole di conforto. Era il finale della sessione d'ascolto. Stacc la presa attento a non fare rumore, port il registratore in sala e riawolse la cassetta. Un gorgoglio nello stomaco gli ricord che aveva una fame atroce. And in cucina. Prepar dei panini al prosciutto, formaggio e burro e, dopo averli messi su un vassoio assieme a una lattina di birra, torn in sala. Mentre ingurgitava avidamente il cibo, ria68 scolt il nastro. Consider accettabile la qualit della registrazione e magnifico il suo contenuto. Con la soddisfazione del dovere compiuto, si infil a letto e dorm sette ore filate. Quella notte torn a camminare su un prato verdissimo dove i cavalli nitrivano, e il loro biancore lo spavent leggermente. Scorse

in lontananza il dolce declivio della collina e immagin di essere chiuso in un'enorme caverna, perch il cielo sembrava d'acciaio o di pietra. Saliva senza alcuno sforzo le falde prive di uccelli, nubi, senza anima viva. Si era levato un forte vento e i suoi lunghissimi capelli gli sbattevano sulla bocca e sugli occhi. Si rese conto di essere nudo, per non aveva freddo: non sentiva niente altro che il desiderio di raggiungere la cima verde della collina senza uccelli, la porta bianca con il pomello dorato. E accett di buon grado che sopra il prato umido sulla sommit vi fossero una penna e un foglio immacolato, una macchina da scrivere sgangherata e un registratore che emetteva un cigolio metallico. E quando apr la porta sapeva gi che non sarebbe riuscito a varcare la soglia, nonostante dall'altra parte vi fosse ci che stava cercando, perch qualcosa o qualcuno lo avrebbe costretto a vol69 tarsi indietro, a restare in piedi sulla cima verde della collina, rivolto al prato, la mano sinistra sul pomello dorato, la porta bianca socchiusa. 70

7. L'indomani si rec a casa del vecchio. Sul tavolo del salotto con le pareti rivestite di carta da parati scolorita, una scacchiera irta di figure bellicose dimostrava che il vecchio Montero lo stava aspettando. Alvaro perse per un attimo la sicurezza con cui aveva stretto la sua mano decrepita e ostile. L'uomo anziano gli offr qualcosa da bere; Alvaro rifiut ringraziandolo. Si sedettero al tavolo. Sapeva che era necessario, per arrivare al proprio scopo, raggiungere un difficile equilibrio: da una parte, doveva dimostrare una sufficiente capacit di gioco per non annoiare il vecchio - una prematura vittoria di questi avrebbe infranto tutte le aspettative di Alvaro - ma anche tenerlo in scacco per l'intera partita e, possibilmente, manifestare la propria superiorit, in modo da stimolare il vec71 chio a sfidarlo nuovamente; dall'altra - e questa condizione era forse indispensabile quanto la precedente - doveva uscirne sconfitto, almeno da quel primo scontro, per solleticare la vanit del vecchio, per incrinare il suo atteggiamento chiuso e, in tal modo, indurlo a essere pi espansivo, stabilendo un rapporto confidenziale che andasse al di l della semplice partita a scacchi. L'apertura del vecchio non lo colse di sorpresa. Alvaro rispose con cautela; le prime mosse erano prevedibili. Ma di l a poco il vecchio Montero dispieg le sue forze in un attacco che ad Alvaro sembr precipitoso e quindi ne rimase sconcertato. Cerc di difendersi con ordine, ma il nervosismo prendeva ogni tanto il sopravvento mentre osservava che l'avversario avanzava con feroce determinazione. Sempre pi confuso, lasci un cavallo in una posizione pericolosa e dovette sacrificare un pedone per salvarlo. Si ritrov in una situazione delicata e il vecchio Montero non sembrava disposto a cedere l'iniziativa. L'uomo anziano disse in tono neutro che la sua ultima mossa era stata alquanto infelice e poteva costargli molto cara. Spronato dalla sfumatura di disprezzo o di minaccia che cre72 dette di intuire nelle sue parole, Alvaro tent di riprendere il controllo. Un paio di mosse inoffensive del vecchio gli concesse respiro e pot riorganizzare la difesa. Mangi un pedone riequilibrando la partita. Allora il vecchio Montero commise un errore: in due mosse, l'alfiere bianco, braccato, sarebbe stato alla merc di Alvaro. Giudic che con il vantaggio concessogli da quel pezzo sarebbe stato costretto, se non voleva arrivare a vin-

cere la partita, a giocare molto al di sotto del livello fin l tenuto, e di conseguenza suscitare i sospetti dell'anziano scacchista, che non avrebbe compreso i motivi di una sconfitta di Alvaro in condizioni cos favorevoli. Manovr in modo da non bloccare l'alfiere; riusc nell'intento. La partita si era stabilizzata. A quel punto Alvaro cerc di avviare la conversazione; il vecchio Montero rispondeva a monosillabi o in maniera evasiva: aveva capito che Alvaro non era un avversario facile e si concentrava sul gioco. Era evidente che ci sarebbe voluto ancora del tempo prima che il vecchio abbassasse la guardia, prima che il rapporto tra i due cessasse di essere soltanto una questione di rivalit. Del resto, non conveniva precipitare le cose: se la mor73 bosa diffidenza del padrone di casa avesse intuito un prematuro e sospetto tentativo di avvicinamento, era presumibile che rafforzasse le difese, per cui qualsiasi futura relazione ne sarebbe stata compromessa. Il vecchio vinse la partita. Non riusciva a nascondere la soddisfazione. Affettuoso ed espansivo, fece vari commenti sulla disposizione dei pezzi al momento dello scacco matto, risistem i pezzi nella posizione in cui si trovavano quando aveva concepito l'attacco finale, discussero di alcuni dettagli, valutarono le possibili varianti. Alvaro sostenne che non credeva di esagerare definendo perfetta la serie di mosse. Il vecchio gli offr un bicchiere di vino. Alvaro pens che in effetti l'alcol rende loquaci e inclini alle confidenze, ma per quel primo incontro aveva deciso di essere prudente e preferiva lasciare il vecchio Montero con la voglia di parlare. Fingendo di provare rammarico per la sconfitta subita - cosa che senza dubbio avrebbe alimentato ancor pi la vanit dell'anziano scacchista invent una scusa e, concordato un appuntamento per la settimana seguente, lo salut. 74 A partire da quel giorno si dedic totalmente alla stesura del romanzo. Il febbrile lavoro veniva interrotto soltanto dalle continue liti dei coniugi Casares. Alle aspre discussioni provocate dalle sbronze e dalle assenze notturne seguivano invariabilmente le carezze e le riconciliazioni. Alvaro aveva acquisito una tale destrezza nelle registrazioni da non dover assistere in diretta - a meno che una momentanea caduta del ritmo di lavoro non consigliasse di servirsi di quello stimolo crudamente realistico - alle spesso faticose e ripetute liti. Bastava accendere il registratore al momento giusto e tornarsene nel suo studio per proseguire tranquillamente con il lavoro. D'altro canto, il deterioramento del lo-

ro rapporto influiva sull'aspetto esteriore dei Casares: la leggera tendenza all'obesit di lui, che prima gli conferiva un'aria fiduciosa e 75 soddisfatta, adesso era diventata una grassezza untuosa e servile; il pallore quasi vittoriano di lei ora la faceva sembrare malaticcia, con la pelle diafana che rivelava solo una grande stanchezza. Alvaro non si rammaricava per il fatto che la giornalista non fosse tornata a chiedergli delle patate o il sale. Comprendeva, invece, il pericolo insito nella piega presa dai suoi rapporti con la portinaia. Non va mai sottovalutato il potere delle portinaie, disse tra s. E arrivare allo scontro diretto era un rischio che non voleva correre; di conseguenza, tent di riconciliarsi con lei. Scese a farle visita. Le spieg che ci sono momenti in cui un uomo non lo stesso di sempre, perde le staffe e non sa controllarsi; in quei momenti infausti, nulla di ci che fa o dice va preso alla lettera, ma interpretato come una sorta di malevola manifestazione di un alter ego passeggero e abietto. Le chiedeva quindi scusa se, in una certa occasione, il suo comportamento non era stato degno di un gentiluomo. La portinaia accett le sue scuse estasiata. Alvaro si affrett ad aggiungere che in quel periodo si trovava a un punto particolarmen76 te delicato della sua carriera professionale, il che non solo spiegava i suoi accessi di malumore, ma lo costringeva a dedicarsi al lavoro in maniera totalizzante e senza concessioni, tanto da impedirgli di godere della sua compagnia per qualche tempo. Per quanto lo addolorasse, si vedeva obbligato a rimandare il loro rapporto d'amicizia a quando le circostanze fossero pi propizie. Ci non impediva, ovviamente, che le loro relazioni, nonostante si mantenessero su un piano strettamente superficiale, fossero improntate a una cordialit esemplare. Ammaliata dalla fluente retorica di Alvaro come un serpente dal flauto dell'incantatore, la portinaia annu a tutto, compiacente. Le partite a casa del vecchio Montero continuarono. Alvaro constatava con piacere che si sviluppavano sempre sotto il suo controllo: lui decideva gli scambi di pezzi, prevedeva la disposizione degli attacchi, imponeva l'andamento del gioco e propiziava una calcolata alternanza di vittorie e sconfitte che manteneva viva la rivalit e invitava alla confidenza tra i due avversari. Poco alla volta, le conversazioni prima o dopo la partita si dilatavano fino a occupare pi tempo del gioco stesso. 77

Rimase inizialmente sorpreso dalla quantit di alcol che il vecchio ingurgitava, almeno vista l'et, e che lo induceva a una loquacit disordinata e ossessiva. Alvaro restava in una posizione di attesa. Il vecchio Montero parlava soprattutto di politica. Aveva sempre votato per l'estrema destra e considerava la democrazia un'infezione di cui soffrono solo le nazioni deboli, perch implica che le lite dirigenti declinino le proprie responsabilit lasciandole alla massa amorfa del popolo, e un paese senza lite un paese in rovina. Del resto, la democrazia si basava su una chimera: il suffragio universale; il voto di una portinaia non poteva avere lo stesso valore del voto di un avvocato. Alvaro annuiva e subito dopo il vecchio inveiva contro il governo. I suoi strali, comunque, erano quasi sempre diretti ai partiti di destra. Riteneva che fossero venuti meno ai loro principi, che avessero rinnegato le proprie origini. Alvaro ogni tanto era commosso dal rancore sentimentale dei suoi rimproveri. Parlava anche del suo passato di militare. Aveva partecipato alla battaglia di Brunete e a quella dell'Ebro, e raccontava emozionato storie di morti memorabili, di scontri san78 guinosi ed eroismo. Un giorno narr di quella volta in cui aveva visto da lontano il generale Varela; un altro, rievoc la morte avvenuta tra le sue braccia di un giovane portabandiera, dissanguatosi mentre lo trasferivano in un pronto soccorso nelle retrovie del fronte. Ogni tanto non riusciva a trattenere le lacrime. Alvaro cap che la diffidenza del vecchio non era rivolta a individui concreti, ma si trattava di un rancore generale contro il mondo intero, una specie di sorda reazione alla generosit tradita. La sua unica figlia viveva in Argentina; ogni tanto gli scriveva. Lui, da parte sua, conservava i risparmi di tutta una vita per lasciarli ai nipoti. Un giorno, in piena esaltazione alcolica e riferendosi a quelli che avrebbero ereditato, afferm con orgoglio che disponeva di molto pi denaro di quanto la sua vita modesta lasciasse supporre. Con altrettanto orgoglio, dichiar che non si fidava delle banche, meschine invenzioni di usurai ebrei. A quel punto si alz in piedi (c'era un fulgore etilico nei suoi occhi acquosi) e and a scoprire una cassaforte incastonata nella pa79 rete, nascosta dietro un quadro con un paesaggio amorfo. Alvaro fu percorso da un brivido. Pochi istanti dopo, Alvaro reag e disse che anche lui da qualche tempo accarezzava

l'idea di togliere i suoi soldi dalla banca per metterli in una cassaforte, ma non si decideva a farlo perch non era del tutto convinto che fossero sicure e per pigrizia non era ancora andato a informarsi in un negozio specializzato. Con lo stesso entusiasmo di un rappresentante, il vecchio elenc le virt della cassaforte e sciorin spiegazioni sul suo semplice funzionamento. Afferm che era molto pi sicura di una banca e che la chiudeva solo quando usciva di casa. Quello stesso giorno, Alvaro invit i coniugi Casares a cena. Si presentarono alle nove in punto. Si erano messi in ghingheri per l'occasione. Lei indossava un antiquato vestito viola, ma la sua acconciatura era elegante e l'ombra di rossetto sulle labbra, il leggero trucco su occhi e guance esaltavano per contrasto il pallore del viso; lui era insaccato in un completo troppo stretto, e l'enorme pancia gli consentiva di al80 lacciare un solo bottone della giacca, lasciando in vista la pettorina di una camicia da battesimo asturiano. Alvaro per poco non si mise a ridere per l'aspetto patetico dei Casares, ma subito dopo comprese che per loro quella cena rappresentava un evento sociale di una certa importanza e prov una vaga compassione per la coppia. Ci gli infuse una grande fiducia in se stesso; e mentre bevevano l'aperitivo che aveva preparato e ascoltavano gli ultimi acquisti musicali, seppe trovare argomenti di conversazione in grado di stemperare l'iniziale imbarazzo fino a rilassare la rigidezza che li attanagliava. Conversarono del pi e del meno prima di sedersi a tavola e Alvaro not che la donna fumava una sigaretta dietro l'altra, con mani nervose, ma si astenne da qualsiasi commento. Durante la cena, l'uomo parlava e rideva con un'allegria stentorea che ad Alvaro parve eccessiva e, malgrado il suo aspetto emaciato, la donna si mostrava visibilmente compiaciuta per la contagiosa vitalit del marito. Alvaro, tuttavia, confidando nel rispetto che ispirava, non sciolse le redini del dialogo e, sebbene tendesse a inibirsi quando si trovava di 81 fronte una personalit pi vigorosa o debordante della sua, alla fine riusc a condurre la conversazione sul terreno voluto. Parl della vita di quartiere, dei singolari rapporti che si instaurano tra i vicini; invent discordie di dubbio gusto con i portinai. Poi entr nel merito dei suoi rapporti con il vecchio Montero: le lunghe partite a scacchi, le conversazioni che le precedevano e seguivano, la burbera diffidenza iniziale faticosamente supera-

ta con il trascorrere del tempo; si dilung anche sui tanti dettagli che lo rendevano un individuo eccentrico. A cena finita, mentre bevevano caff e cognac, si interess discretamente della situazione lavorativa del suo vicino. La coppia si adombr. Lui disse che era rimasta invariata; non sapevano come ringraziarlo per tutto il disturbo che si era preso per loro. Alvaro ribad che si considerava ripagato dalla soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere di amico e vicino di casa. Disse che, da parte sua, aveva effettuato verifiche nel suo ambito ridotto, ma senza alcun risultato; a suo giudizio, la situazione non presentava speranze di miglioramento, almeno a breve termine. Comunque, avrebbe continuato a interessarsene e, se fosse saltato 82 fuori qualche posto di lavoro, glielo avrebbe comunicato immediatamente. Rimasero a chiacchierare ancora un po'. Si diedero appuntamento per il marted successivo. Si salutarono. 83 8. Quella settimana fu all'insegna di un'attivit febbrile. Scriveva anche di notte: tornato dall'ufficio faceva una doccia, mangiava qualcosa di leggero e si rinchiudeva nello studio. Avvicinandosi alla fine del romanzo, il ritmo di scrittura rallentava, ma cresceva anche la certezza che la strada intrapresa fosse quella giusta. Per non sprecare le due mattine in cui era andato a casa del vecchio, le sere precedenti si era coricato molto presto, in modo da potersi alzare alle cinque e disporre cos di quasi cinque ore di lavoro mattutino prima di sedersi davanti alla scacchiera. Le liti tra i Casares infuriavano e, la sera in cui tornarono a cena da lui, fu evidente che l'ostilit tra i due era aumentata. Stavolta non si presentarono vestiti come se andassero a una funzione religiosa; ci presupponeva un maggior livello di confidenza, il che non solo gli 84 consentiva di comportarsi ed esprimersi con pi naturalezza, ma anche di lasciar eventualmente affiorare in superficie il risentimento incubato tra loro negli ultimi tempi. Alvaro dominava la conversazione e non dovette sforzarsi granch per accentrarla, ormai senza la pretesa che sembrasse un argomento casuale, sul vecchio Montero. Torn sulle sue eccentricit, descrisse dettagliatamente l'ubicazione della cassaforte e il suo semplicissimo meccanismo, assicurando altres che conteneva un'enorme fortuna; poi, parl delle pessime condizioni di salute del vecchio, del suo assoluto isolamento; sottoline in modo par-

ticolare la precisione quasi matematica delle sue uscite ed entrate quotidiane, i comportamenti invariabilmente abitudinari. Attese invano una reazione dei coniugi. Cambiavano discorso non appena Alvaro faceva una pausa di silenzio nel suo monologo ossessivo. All'inizio pens fosse solo questione di tempo; ma nel susseguirsi delle cene, con lui che restringeva gradualmente le conversazioni a quell'unico argomento, l'indifferenza dei Casares si trasformava in irritazione o impazienza. Una sera lo pregarono scherzosamente di smetterla una buona volta con 85 quella storia e Alvaro, facendo buon viso a cattivo gioco, chiese scusa: Il fatto che mi sembra una faccenda appassionante, dichiar appassionatamente; un'altra volta allusero al tema definendolo la sua mania persecutoria e lui, che avvert un tentativo di ridicolizzarlo, rispose scortesemente, come se si difendesse da un'aggressione inaspettata; in un'altra occasione, i coniugi si permisero di invitare la giornalista brufolosa per introdurre un elemento diversivo nei loro incontri, ma Alvaro quasi ne ignor la presenza, e quella sera insistette pi che mai sul vecchio Montero. Uscendo, i Casares si fermarono a chiacchierare con la giornalista sul pianerottolo. Confessarono la loro preoccupazione per Alvaro, che da qualche tempo sembrava peggiorato: tanta solitudine non gli faceva certo bene. La solitudine confina con la pazzia disse l'uomo, come se ripetesse una sentenza preparata in anticipo per l'occasione. Ci fu un silenzio. La ragazza sgranava gli occhi simili a due mele azzurre. Finir per succedergli qualcosa aggiunse la donna, con quel fatalismo che costituisce la saggezza della gente umile. 86

Alvaro non solo era preoccupato perch i coniugi non reagivano come aveva previsto, a esasperarlo ancor pi era constatare che i rapporti tra loro erano migliorati in modo evidente: le liti erano cessate, le cene a casa sua sembravano riconciliarli sempre di pi, l'aspetto fisico stava riacquistando il vigore perduto. Ma c'era di peggio: non riusciva a escogitare un adeguato finale per il suo romanzo; e quando credeva di averlo trovato, le difficolt di stesura finivano per scoraggiarlo. Doveva assolutamente trovare una soluzione. Ma fu la soluzione che trov lui. Aveva tentato di lavorare per l'intera mattinata senza alcun risultato. Usc a fare una passeggiata nell'incerta luce autunnale, tra le foglie morte. Di ritorno, incontr i Casares nell'atrio, che aspettavano l'ascensore. Oltre alle varie borse della spesa, avevano un oggetto oblungo avvolto nella carta da pacchi, dall'estremit inferiore allargata. Alvaro pens, in maniera del tutto arbitraria, che fosse un'ascia. Ebbe un brivido nella schiena. I Casares lo salutarono con un'allegria che ad Alvaro apparve incomprensibile e che forse era artificiosa; dissero di essere stati a fare alcune compere 87 in centro, fecero qualche commento sulla gradevole giornata e si accomiatarono sul pianerottolo. Con mano tremante per il nervosismo, riusc finalmente a infilare la chiave nella serratura. Entrato in casa, si lasci cadere su una poltrona della sala, e si accese una sigaretta, sempre in preda al tremore. Non aveva dubbi sull'uso che i Casares intendevano fare di quell'ascia, ma a quel punto - pens con un impeto di euforia - sapeva quale finale scrivere per il suo romanzo. E allora si chiese forse a causa dell'insidiosa abitudine intellettuale che porta a considerare ogni obiettivo raggiunto come una fregatura ai danni di qualcun altro - se davvero valesse la pena di concluderlo a prezzo della morte del vecchio e del probabile arresto dei coniugi, perch dei principianti come loro avrebbero commesso errori che non sarebbero passati inosservati alla polizia. Provava un tremendo senso di oppressione al petto e alla gola. Pens di chiamare i Casares per convincerli a rinunciare ai loro propositi, a rendersi conto che era una follia, e che l'idea non era neppure partita da loro: soltanto lui, Alvaro, era responsabile di quell'atroce macchinazione; vo88 leva convincerli che cos avrebbero distrutto la propria vita e quella dei figli, perch, anche se nel migliore dei casi la polizia non li avesse scoperti, come sarebbero riusciti a

sopportare il peso di un simile crimine sulla coscienza, come avrebbero potuto guardare in faccia i figli senza vergognarsi? Ma forse era troppo tardi. Ormai avevano preso la decisione. E lui, non aveva forse preso la stessa decisione? Non aveva deciso di sacrificare tutto sull'altare della sua Opera? E se era disposto a sacrificare se stesso, perch non sacrificare gli altri? Perch avrebbe dovuto essere pi generoso con il vecchio Montero e con i Casares che con se stesso? In quel momento suonarono alla porta. Era quasi mezzogiorno e non aspettava nessuno. Chi diamine poteva cercarlo a quell'ora? Con un brivido di paura, rassegnato, quasi sollevato, credette di capire. Si era sbagliato; i Casares non avrebbero ucciso il vecchio: volevano uccidere lui. In un lampo di lucidit, pens che forse i vicini avevano scoperto in qualche modo che lui poteva impugnare la lettera di licenziamento e ottenere che Enrique Casares non perdesse il posto, ma per chiss quale motivo a loro ignoto - e 89 non per questo meno infame - si era rifiutato di farlo, rovinando la loro vita e istigandoli poi, rozzamente, a uccidere il vecchio Montero. Ammazzando lui, non solo si sarebbero vendicati del responsabile della loro disgrazia, ma si sarebbero anche potuti impossessare del suo denaro - denaro che in un certo senso spettava legittimamente a loro - perch adesso intuiva, attraverso la foschia dell'alienazione mentale, che durante gli ultimi incontri ossessivi forse aveva rivelato che anche lui si era deciso a custodire i propri risparmi in una cassaforte simile a quella del vecchio. Sbirci dallo spioncino. In effetti, Enrique Casares era l, sul pianerottolo, ma a mani vuote. Apr. Il vicino balbett, disse che stavano sistemando una finestra e avevano bisogno di un cacciavite; gli chiese in prestito il suo, promettendo di restituirglielo quella sera stessa. Alvaro lo preg di aspettarlo in sala e pochi istanti dopo torn con il cacciavite. Non si accorse che la mano di Enrique Casares tremava quando lo prese. La moglie and a restituirglielo la sera. Scambiarono due chiacchiere in sala da pranzo. Quando stava per uscire - la porta socchiusa e la mano sinistra della donna sul po90 mello - si volt e disse a mo' di commiato, con un tono di voce che ad Alvaro sembr troppo solenne: Grazie infinite di tutto. Non si era mai chiesto perch prima non avesse avvertito odori n suoni e forse fu anche per questo che rimase sorpreso della loro presenza, sebbene potessero esserci stati an-

che altre volte; ma la cosa pi singolare era quella vaga certezza che ormai niente e nessuno gli avrebbe impedito di arrivare alla fine. Camminava su un prato verdissimo che odorava di erba e alberi da frutta e letame, bench non vedesse in giro n alberi n letame, soltanto il suolo verdissimo e i cavalli che scalpitavano nitrendo (bianchi e azzurri e neri) contro un cielo di pietra o d'acciaio. Risaliva il dolce declivio della collina mentre un vento secco increspava la sua pelle nuda, e si voltava a guardare con un senso di nostalgia la vallata che si lasciava alle spalle, simile a una scia verde costellata di macchie calcaree. E sulla cima della collina verdissima svolazzavano uccelli color della polvere che andavano e venivano emettendo strida metalliche, acute come gelidi aghi. E arriv sulla cima ansimando, e cap che ormai niente e 91 nessuno gli avrebbe impedito di scorgere ci che lo aspettava dall'altra parte, e impugn con la sinistra il pomello dorato e apr la porta e guard. 92

9. L'indomani non fu per lui una sorpresa constatare che al supermercato il vecchio non c'era. Avrebbero dovuto fa