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Rivista del digitale nei beni culturali ICCU-ROMA Anno IX, Numero 2 - 2014 ISSN 1972-6201 ATTI DEL CONVEGNO Manuscript digitization and on line accessibility. What’s going on? International workshop Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 ottobre 2014 a cura di Elisabetta Caldelli, Marilena Maniaci, Stefano Zamponi

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Rivista del digitale nei beni culturali

I C C U - R O M A

Anno IX, Numero 2 - 2014

ISSN 1972-6201

ATTI DEL CONVEGNO

Manuscript digitization and on line accessibility. What’s going on?

International workshop

Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 ottobre 2014

a cura di Elisabetta Caldelli, Marilena Maniaci, Stefano Zamponi

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Rivista del digitale nei beni culturaliISSN 1972-6201Anno IX, Numero 2 - Dicembre 2014

Manuscript digitization and on-line accessibility. What is going on?International workshopRoma, Biblioteca Vallicelliana, 23 ottobre 2014

Proceedings edited by Elisabetta Caldelli - Marilena Maniaci - Stefano Zamponi

ContributionsMarilena Maniaci – Stefano Zamponi, Presentazione del workshop 4

Cesare Pasini, La digitalizzazione dei manoscritti presso la Biblioteca Apostolica Vaticana 10

Anne-Marie Turcan-Verkerk, Biblissima. Un osservatorio per il patrimonio scritto del Medioevo e del Rinascimento (arabo, ebreo, francese, greco, latino…) 17

Carolin Schreiber, Antonie Magen, Bettina Wagner, New directions and projects for manuscript digitization in German conservation libraries 26

Marina Bernasconi, E-codices: traguardi raggiunti e obiettivi futuri 33

Lorena Dal Poz, Nuova Biblioteca Manoscritta, un progetto veneto di catalogazione partecipata 40

Lucia Merolla, Progetti di digitalizzazione dei manoscritti conservati nelle biblioteche italiane 52

Lucia Negrini, Basi dati di manoscritti: un colloquio necessario 60

Maria Rosaria Falcone, Il portale Monasterium.net 67

Tavola Rotonda con Nicoletta Giovè Marchioli, Isabella Ceccopieri, Sabina Magrini, Daniela Scialanga, Massimo Zazza, Angelo Restaino 78

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Atti del convegno

Introduzione al workshop internazionale“Manuscript digitization and on lineaccessibility: what is going on?”, che si èsvolto a Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23ottobre 2014, nell’ambito del progetto PRIN2010-2011 “BIM - Bibliotheca ItalicaManuscripta. descrivere, documentare,valorizzare i manoscritti medievali d’Italia”.

Introduction to the international workshop“Manuscript digitization and on line accessi-bility: what is going on?”, held in Rome,Biblioteca Vallicelliana, on 23th October 2014,within the activities of the project PRIN 2010-2011 “BIM - Bibliotheca Italica Manuscripta.descrivere, documentare, valorizzare i mano-scritti medievali d’Italia”

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Presentazione del workshop internazionale “Manuscript digitization and on line accessibility:what is going on?”Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 ottobre 2014

Marilena Maniaci, Stefano Zamponi Dipartimento di Lettere e Filosofia, Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale - Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo, Università degli studi di Firenze

L’oggetto centrale della giornata di studio“Manuscript digitization and on line ac-

cessibility. What is going on?”, che ha trovatosplendida accoglienza in BibliotecaVallicelliana il 23 ottobre 2014 (e il nostro rin-graziamento va al suo direttore, GuglielmoBartoletti, e a tutti i bibliotecari che si sonoimpegnati per il miglior esito dell’iniziativa) ècostituito dai problemi connessi alla digitaliz-zazione dei manoscritti medievali, alla sicura econtrollata accessibilità delle immagini, più ingenerale alla disseminazione delle conoscenzesul manoscritto, che continua a rappresentareuna sfida fondamentale per la cultura dell’in-tero occidente. Una sfida il cui rilievo è testi-moniato da relatori provenienti dai principalipaesi europei, latori di esperienze molto di-verse, che con generosità hanno accettato ilnostro invito, e dai numerosi partecipanti chehanno dato la loro adesione.In primo luogo occorre spiegare come l’idea di

questa giornata sia nata all’interno di un pro-getto di ricerca di interesse nazionale, elabo-rato in ambito universitario, ma struttural-mente aperto alla collaborazione con le bi-blioteche; parimenti, è necessario delineare itemi e i problemi che innervano il profilo dellesingole relazioni e della tavola rotonda finale.All’origine sta una ricerca universitaria, appro-vata e finanziata dal MIUR con fondi PRIN2010-2011, che: «ha l’obiettivo di realizzarela descrizione (con esito di pubblicazione astampa e banche dati on line) e la documen-tazione fotografica dei manoscritti in scritturalatina e greca custoditi sul territorio italiano».Poco sotto i l progetto recita così:«Inserendosi in un contesto internazionalesempre più orientato verso la catalogazioneelettronica e la riproduzione digitale del patri-monio librario manoscritto, l’iniziativa propo-sta mira inoltre ad arricchire i contenuti dellacatalografia tradizionale, potenziando la frui-

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bilità delle descrizioni e consentendone ilcontinuo aggiornamento»1.Questo progetto ha il suo momento seminalenell’attività di catalogazione dei manoscritti da-tati d’Italia, iniziata da 20 anni, che ha al suoattivo 24 volumi, un sito internet, migliaia diimmagini digitalizzate e una base di dati di libe-ro accesso. Al progetto hanno lavorato costan-temente le sedi di Firenze e Padova, alle quali sisono aggregate altre università, in diversi mo-menti, quali Milano Cattolica e Udine, e studiosidi altre sedi ancora, fra i quali giovani non strut-turati e numerosi bibliotecari, fino a diventare,senza dubbio, la più importante e dinamica im-presa di catalogazione nel panorama italiano.L’esperienza dei manoscritti datati, la capacitàormai rodata di assicurarsi collaborazioni e at-trarre finanziamenti, ci ha sollecitato a deli-neare programmi più ambiziosi, e in particolareun progetto che potesse mettere insieme esommare le due principali tradizioni catalogra-fiche, sul fronte latino e su quello greco. Conquesto scopo si è organizzata la collaborazionefra 6 sedi universitarie, Pavia, Padova, Venezia,Firenze, Siena e Cassino, con un programma dilavoro vario e ampio, che comprende molteiniziative in fase avanzata di realizzazione. Peri manoscritti greci conservati in Italia è previ-sto il censimento cumulativo tramite bibliogra-fia, la catalogazione diretta in biblioteca(Roma, Napoli, Veneto e Friuli-Venezia Giulia,Emilia Romagna), la costruzione di authorityfile di autori e opere, soprattutto per l’epocabizantina; per i manoscritti latini continua ilcensimento dei manoscritti datati italiani, dallaValle d’Aosta alla Calabria, e a questo si ag-giungono i manoscritti della letteratura italianadelle origini, la tradizione manoscritta delle

Atti del convegno

opere di Boccaccio, i frammenti di manoscrittimedievali (un ambito di indagine che sta assu-mendo una sempre maggiore specificità).Entro questi ambiti di lavoro si sono imposte leesigenze di una fattiva collaborazione con le di-verse sedi di conservazione, prevedendo un mu-tuo scambio di servizi e accanto a questo un fit-to dialogo con amministrazioni locali e con le ar-ticolazioni del Ministero dei beni e delle attivitàculturali e del turismo preposte alla gestione evalorizzazione del patrimonio manoscritto. Lasfida che incombe su un gruppo di studiosi attivinelle università è ora la restituzione alla comuni-tà nazionale dell’investimento fatto su di noi, lasua pubblica fruibilità; ma bisogna anche colti-vare un terreno fertile perché questa esperienzadi catalogazione non rimanga isolata, conclusanei tre anni del progetto ministeriale. Sotto que-sto punto di vista, più dei modelli di cataloga-zione, che possono agevolmente utilizzare que-sto o quel programma per realizzare una schedadi maggiore o minore ampiezza, emerge l’aspet-to critico della gestione delle immagini, dalla lo-ro immediata e sicura reperibilità alle specifichetecniche per la loro conservazione, per fare inmodo che abbiano un futuro stabile quanto ilmigliore libro a stampa. In breve, è necessaria lapresenza e la collaborazione degli istituti centralidello Stato e un confronto con le più vive espe-rienze internazionali: nasce in tal modo l’esigen-za di questo seminario.La possibilità di un accesso virtuale della co-munità scientifica alla totalità del patrimoniolibrario medievale, fonte fino a meno di diecianni fa di vivaci dibattiti2, si è trasformata ra-pidamente da utopia visionaria in orizzontetangibile. In breve tempo si è passati dallaprospettiva di una digitalizzazione selettiva,

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1 Per ulteriori informazioni sul progetto cfr. <https://sites.google.com/site/bibliothecaitalicamanuscripta/>.

2 Ezio Ornato, ‘Bibliotheca manuscripta universalis’. Digitalizzazione e catalografia: un viaggio nel regnodi Utopia?. «Gazette du livre médiéval» 48 (2006), p. 1-13; v. anche, più di recente, Id., La numérisationdu patrimoine livresque médiéval: avancée décisive ou miroir aux alouettes?. In: Kodikologie undPaläographie im digitalen Zeitalter, a cura di Franz Fischer, Christiane Fritze, Georg Vogeler (con lacollaborazione di Bernhard Assmann, Patrick Sahle, Malte Rehbein), v. II. Nordested: BoD, 2010, p. 85-115, <kups.ub.uni-koeln.de/4345/1/07_ornato.pdf>.

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limitata ai testimoni più antichi o più ricca-mente decorati o alle sole pagine miniate disingoli codici, a quella della riproduzione inte-grale, ovvero estesa alla totalità delle carte –legature e guardie comprese – della totalitàdei fondi o della totalità dei manoscritti con-tenuti in un fondo.Lo studioso di libri, documenti, testi e scritturesi è così sempre più abituato alla comodità diaccedere virtualmente, non solo dall’interno diuna biblioteca ma anche dalla propria posta-zione di lavoro, ai testimoni di proprio interessee al piacere di poterli esaminare con calma enei dettagli, con modalità raramente praticabilinei tempi inevitabilmente ristretti di una mis-sione di studio nella sala manoscritti di una se-de lontana o tenendo conto delle limitazioni,sempre più rigide, imposte dai regolamenti dibiblioteche ed archivi alla consultazione (e allalibera riproduzione) degli originali.Il numero dei manoscritti digitalizzati cresceintanto quotidianamente, a ritmi che rendonodifficile l’aggiornamento degli approssimativicensimenti reperibili sul web: e questo aumen-to esponenziale, mentre apre prospettive ine-dite sui diversi versanti dello studio, della va-lorizzazione e della conservazione del patrimo-nio manoscritto, solleva un intreccio di interro-gativi e problemi di ordine sia scientifico chegestionale, ben noto a chi è impegnato perso-nalmente nella conduzione di operazioni di di-gitalizzazione di respiro più o meno ampio, suscala locale, nazionale o internazionale.Interrogativi e problemi in parte propri di unoscenario in vorticosa evoluzione, e come talidestinati ad essere più o meno rapidamentesuperati, ma in parte assai delicati e complessie destinati a rimanere ancora a lungo attuali. L’idea dell’incontro organizzato il 23 ottobre2014 presso la Biblioteca Vallicelliana, delquale si propongono in questa sede gli Atti, ènata dall’esigenza di una riflessione condivisafra promotori e fruitori di alcune fra le iniziati-ve in corso più note e significative, mirata apromuovere, se non l’uniformazione assolutadegli approcci, la creazione o il consolidamen-

Atti del convegno

to di indispensabili rapporti di scambio e dicollaborazione e, in prospettiva, un’auspicabi-le armonizzazione di strategie e di metodi dilavoro: riflessione che non può che tener con-to dei punti di vista � convergenti o divergenti� di bibliotecari, studiosi, tecnici della riprodu-zione digitale, ma anche di studenti e semplicicultori, fino al cosiddetto “grande pubblico”,che le istituzioni sono sempre più chiamate ainteressare e coinvolgere per giustificare e ga-rantire la loro stessa sopravvivenza. Le questioni più propriamente tecniche sonostate ampiamente affrontate nel corso dellagiornata. Questa premessa si limita a ricorda-re brevemente il contesto da cui ha avuto ori-gine il workshop e ad evocarne brevementealcuni temi, dal punto di vista dello studiosoe del docente universitario, richiamando l’at-tenzione sui desiderata che ne conseguono. Per valutare quanto nell’ambito della digita-lizzazione del patrimonio manoscritto medie-vale è già stato fatto e contribuire a orientarela programmazione delle iniziative future oc-corre, anzitutto, avere chiara e presente lacornice generale entro la quale si inserisce lavarietà dei progetti in essere e di quelli cheverranno avviati nei prossimi anni.Digitalizzare manoscritti (e documenti) me-dievali non significa ovviamente allestire gal-lerie di belle immagini da ‘dare in pasto’ alweb, in omaggio ai dettami della società del-l’immagine e della tecnologia imperante. Lariproduzione sistematica di libri e documentiantichi e medievali superstiti comporta in-dubbiamente un prodigioso ampliamento de-gli orizzonti, aprendo nuove potenzialità nonsolo alle ricerche condotte con metodi tradi-zionali (si pensi alla moltiplicazione dei con-fronti paleografici o anche, entro certi limiti,alla possibilità di soffermare l’attenzione sudettagli materiali che rischiano altrimenti disfuggire ad una consultazione episodica ocomunque limitata nel tempo) ma anche allaprogrammazione di indagini nuove, che nonsarebbe stato possibile condurre sugli origi-nali. Indagini vecchie e nuove che tuttavia

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Atti del convegno

esigono il compimento di scelte oculate perquanto attiene alla qualità delle riprese; allatipologia e consistenza degli apparati infor-mativi; alle modalità di visualizzazione e dieventuale download delle immagini; alla faci-lità di ricerca all’interno di singoli archivi edel web; alla completezza e affidabilità dei ri-sultati; all’interconnessione di materiali e in-formazioni raccolti nel quadro di diverse ini-ziative; alla garanzia di durata nel tempo de-gli oggetti digitali. Cosa interessa, in sostanza, a studiosi, docenti,studenti? Reperire facilmente, e gratuitamen-te, quello di cui hanno bisogno; muoversi age-volmente nella sempre più vasta bibliotecamanoscritta digitale che si va costituendo, efra le pagine dei singoli volumi, e all’interno diciascuna di esse, per ricavarne conferme adipotesi e stimoli a nuove ricerche; disporre diuna quantità minima di informazioni di contor-no, aggiornate e scientificamente affidabili;intervenire attivamente sulle immagini, visua-lizzandone adeguatamente i dettagli e possi-bilmente scaricandole, e rielaborandole conl’aiuto dei più diffusi software commerciali difotoritocco� poter eventualmente inserire se-gnalibri e annotazioni “personalizzate”; dialo-gare con altri utenti; essere indirizzati dall’im-magine che è oggetto di consultazione versoaltre banche dati iconografiche o testuali; con-servare, infine, la possibilità di accedere allaconsultazione degli originali, dopo aver prepa-rato con comodo il lavoro sulle riproduzioni3.Perché il sogno di una “biblioteca digitaleuniversale” si realizzi, ovviando al rischio che ipercorsi di ricerca siano orientati � e distorti �dai materiali disponibili sul web4 occorre che il

lavoro di digitalizzazione interessi con la mag-giore sistematicità possibile la totalità del pa-trimonio manoscritto di un fondo, di un’istitu-zione, di un paese. Escludendo che un’impre-sa di queste dimensioni possa essere presa incarico da un unico sponsor privato (nessunosembra essersi fatto avanti, almeno al mo-mento), appare evidente la necessità di unosforzo congiunto di coordinamento fra inizia-tive pubbliche e private, locali, nazionali edinternazionali, di respiro circoscritto o di gran-de ampiezza e ambizione. Gli esempi di “buo-ne pratiche”, come si è visto anche in questaoccasione, non mancano, ma la sfida è com-plessa e il lavoro procede inevitabilmente avelocità molto disuguali, al ritmo dei finanzia-menti disponibili, subordinati all’iniziativa deisingoli e condizionati dall’oculatezza dellesingole politiche nazionali.Nel corso della giornata romana sono stati il-lustrati alcuni esempi significativi di progettiormai affermati o più recentemente avviati,evidenziandone, oltre ai risultati ottenuti, ledifficoltà che è stato necessario affrontare erisolvere. Difficoltà che risultano inevitabil-mente amplificate in un contesto come quellodell’Italia, ricchissima di manoscritti e di libri,ma povera di risorse, teatro di una pluralità diiniziative realizzate con il concorso di attori efondi di origine diversa. I tempi paiono maturiper investire (anche, ma non soltanto, econo-micamente) più di quanto non si sia fatto fi-nora in uno sforzo di coordinamento, a livellonazionale, finalizzato alla definizione di una“visione d’insieme”5 che investa la produzio-ne, l’archiviazione, la fruizione, la conserva-zione e la manutenzione dei prodotti digitali.

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3 Si vedano i risultati dell’indagine condotta da Europeana regia, Attractive guidelines for users,<http://issuu.com/europeanaregia/docs/europeana-regia-attractive-guidelines/51?e=0>.

4 Marc H. Smith, Numérisation et paléographie, «Le médiéviste et l’ordinateur. Histoire médiévale,informatique et nouvelles technologies», 40 (2001), p. 9-16, < http://lemo.irht.cnrs.fr/40/mo40-03.htm>; Id., L’aube des archives globales, in: De l’archive à l’open archive. L’historien et internet.ANR/ATHIS – Ateliers Histoire & Informatique, 1, Roma, École française de Rome, 23-25 mars 2006(atti inediti), < https://www.academia.edu/1052208/Laube_des_archives_globales>.

5 Claudio Giunta, Digitalizzare tutto, «Il Sole 24 Ore. Domenicale», 7 settembre 2014,<http://www.claudiogiunta.it/2014/09/digitalizzare-tutto/>.

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È quanto ci viene chiesto, con crescente insi-stenza, anche dalla comunità internazionaledegli studiosi, che lamentano la difficoltà diaccesso al patrimonio virtuale italiano, la di-spersione e la scarsa visibilità delle iniziativeesistenti. Siamo convinti che modelli di colla-borazione fra università e biblioteche, comequello attivato nell’ambito del progetto: BIM.Bibliotheca Italica Manuscripta, possano offri-re un contributo significativo, se recepiti e co-ordinati a livello istituzionale. Per quanto concerne le modalità di acquisi-zione e di accesso alle immagini digitalizzate,al progresso costante delle tecnologie fa ri-scontro nella pratica l’adozione di una varietàdi soluzioni vecchie e nuove, purtroppo nonsempre all’altezza delle aspettative dell’uten-za, in particolare di quella specialistica. In po-chi anni, l’allestimento di progetti accattivan-ti, di sofisticato valore tecnologico e costi ele-vati, applicabili ad una ristretta selezione dicimeli di elevato impatto visivo � che prevede-vano la presentazione dei manoscritti al-l’utente nella forma di simulazioni in 3D e lapossibilità di sfogliarne realisticamente le pa-gine � ha ragionevolmente lasciato il campo alprevalere di modalità di visualizzazione menospettacolari, prive del fascino dell’esperienzarealistica, o iperrealistica, della pagina sfoglia-ta, ma più consone alla navigazione e allafruizione scientifica dell’immagine. Nel proli-ferare dei “visualizzatori” (viewer) in uso coe-sistono tuttavia soluzioni antiquate o macchi-nose, con possibilità scarse o inesistenti di in-grandimento o cattura dell’immagine, e altreche, dietro una veste apparentemente sempli-ce, limitata ad una successione di immaginiminiaturizzate “thumbnails”, offrono allo stu-dioso, al docente, allo studente potenzialitàd’uso più ricche e flessibili, maggiormenteadeguate alle esigenze della ricerca, senzacon ciò escludere la fruizione da parte di un

pubblico più ampio di appassionati e curiosi.Una riflessione condivisa � che non ci risultasia stata ancora avviata � potrebbe favorire lageneralizzazione delle soluzioni migliori e in-coraggiarne l’ottimizzazione ulteriore. È scontato ricordare che le immagini da sole,prive di un adeguato apparato informativo,sono insufficienti se non completamentesprovviste di utilità. E tuttavia, sulla natura ele caratteristiche dell’informazione di cui cor-redarle opinioni e scelte divergono: metadaticon diverse modalità di elaborazione sintatti-ca e vari livelli di complessità; descrizioni astampa vecchie e nuove in formato pdf asso-ciate ai prodotti digitali; cataloghi aperti (ofuturistici cataloghi interattivi “grand ou-vert”6) tanto affascinanti in teoria quanto dif-ficili da allestire, coordinare e gestire e non acaso scarsamente diffusi; database ridotti adun numero minimo di voci essenziali. L’orizzonte scientifico irrinunciabile rimane in-discutibilmente la catalogazione, il più possibi-le approfondita e dettagliata (indipendente-mente dal formato � cartaceo o digitale � impie-gato per realizzarla e veicolarne i risultati). Sitratta però di una prospettiva di lungo o lun-ghissimo termine, che nella ricerca di soluzionipratiche mirate a razionalizzare, in tempi e conmodalità ragionevoli, la gestione della variega-ta pletora di descrizioni e immagini presenti nelweb (e di quelle che continuano ad esservi im-messe a ritmi crescenti), non va sovrapposta oconfusa con l’esigenza di disporre di set minimidi dati di base (autore, contenuto, data, luogodi copia, supporto, dimensioni…), espressi informa rigorosamente normalizzata e funzionalialla realizzazione di ricerche cumulative all’in-terno di archivi diversi. Questo obiettivo, da ri-tenersi distinto rispetto alla catalogazione ana-litica, e di fatto prioritario, presuppone non so-lo una riflessione approfondita sugli standarddescrittivi in uso7 ovvero, per così dire, sui

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6 Ezio Ornato, La numérisation du patrimoine livresque médiéval cit., p. 85. 7 Giliola Barbero, Manoscritti e standard, «DigItalia. Rivista del digitale nei beni culturali», 2 (2013), p. 43-

65, <http://digitalia.sbn.it/article/view/824>, con ulteriore bibliografia.

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‘contenitori’ ma anche uno sforzo finalizzatoall’armonizzazione dei criteri scientifici applica-ti alla descrizione, esterna ed interna, dei “con-tenuti”, e quindi anche alla standardizzazione alivello nazionale e internazionale delle liste diautorità (nomi di persone, luoghi, titoli, termi-nologia paleografico-codicologica)8. Sebbenemolto in questo ambito sia stato fatto e conti-nui ad essere fatto, è ancora forte il rischio dicontinuare a costruire su fondamenta incerte,accumulando all’interno dei singoli progetti in-formazioni scarsamente o solo limitatamenteinteroperabili. L’interoperabilità è di fatto lastrada da percorrere con decisione, contrastan-do una tendenza diffusa al “comportamentomonadico” delle singole iniziative, pur senzamettere in discussione l’autonomia progettua-le e di struttura di ciascuna di esse. Affidandoai relatori della giornata il compito di illustrarealcune fra le più significative realizzazioni edesperienze in corso e i loro risvolti tecnici, si èinteso contribuire a sviluppare, su questo ter-reno, una riflessione condivisa. Infine, la disponibilità di riproduzioni integralidi buona o eccellente qualità può rivelarsi uti-le per favorire la consultazione selettiva deglioriginali specie nel caso di manoscritti fragili odeteriorati, riservando l’accesso alla materiali-tà del codice ai casi in cui esso si riveli vera-mente necessario. L’esistenza di surrogati di-

gitali non può tuttavia rappresentare un filtropreventivo rispetto alla possibilità di accesso,inducendo limitazioni drastiche motivate dallapreoccupazione indebita di evitarne il degra-do (ben maggiori rischi corre il manoscrittonon consultato da nessuno per quarant’anni)9.Anche da questo punto di vista, è auspicabilel’elaborazione di pratiche condivise, volte asuperare la disparità dei comportamenti in at-to nelle diverse istituzioni.Ci siamo limitati a riassumere, in questa pre-messa, alcuni dei nodi problematici più volteemersi nel corso dei lavori della giornata distudi. Come avevamo auspicato, il confrontofra iniziative e approcci diversi ha stimolatola riflessione e dato luogo ad intense e profi-cue discussioni; ci auguriamo anche che ab-bia favorito la costruzione o il consolidamen-to di produttivi rapporti di dialogo e collabo-razione.Concludiamo rinnovando il ringraziamento alDirettore della Biblioteca Vallicelliana peraver accolto con entusiasmo la proposta diospitare questa giornata di studi e averne re-so possibile la realizzazione, grazie anche al-la disponibilità e all’impegno del personaledella biblioteca stessa. Siamo anche grati alDirettore dell’ICCU, Rosa Caffo, per l’invitoad accogliere i contributi dei relatori nella ri-vista «DigItalia».

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8 L’assenza di authority file condivisi per i manoscritti, sulla falsariga di quelli in uso per i libri a stampamoderni è un riflesso diretto della complessità del problema, confermata dalla varietà dei criteri adottatia livello internazionale e dal carattere assai “sporco” (lacunoso e contraddittorio) degli indici prodotti nelquadro di singole iniziative di catalogazione elettronica. Ciò non esclude la possibilità di individuare econdividere, per alcuni specifici problemi, soluzioni semplici, come la creazione di identificativi numericiunici per gli elementi comuni a diversi database, al fine di consentirne l’interrogazione simultaneaattraverso specifici script. È la strada imboccata di recente dal progetto Diktyon,(http://www.diktyon.org/), gestito presso la Section grecque dell’IRHT dai promotori della base datiPinakes, nota a tutti gli studiosi di testi e manoscritti greci per favorire il coordinamento fra diverseiniziative on line e contrastarne la dispersione: la prima tappa ha già condotto alla creazione di unidentificativo unico per le segnature, integrabile nelle diverse basi dati afferenti al progetto.

9 Restano valide in proposito le considerazioni formulate trent’anni fa da Alessandro Vitale Brovarone,“Lector cavat codicem?”, «Gazette du livre médiéval», 6 (1985), p. 13-16.

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Atti del convegno

Il contributo presenta i progetti didigitalizzazione di manoscritti (ed incunaboli)in corso presso la Biblioteca ApostolicaVaticana, illustrando le scelte di fondo, gliambiti di applicazione e l’articolazione dellavoro ed evidenziando la complessitàdell’iniziativa, l’impegno richiesto allabiblioteca e l’importanza della dimensionecollaborativa.

The contribution illustrates the digitizationprojects of manuscripts (and incunabula)which are being developed by the VaticanLibrary. The basic choices, the areas of appli-cation and the articulation of the work aredescribed; the complexity of the initiative, theeffort required to the library and the impor-tance of the collaborative dimension arespecifically highlighted.

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La digitalizzazione dei manoscritti presso la Biblioteca Apostolica Vaticana

Cesare Pasini Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana

O rganizzo il mio intervento1 in tre momen-ti: indico anzitutto le scelte di fondo che

abbiamo compiuto nella Biblioteca ApostolicaVaticana in merito alla digitalizzazione deimanoscritti (1.), passo poi a elencare i fatti,cioè le tappe del lavoro e i differenti ambitiall’interno del progetto di digitalizzazioneconsiderato nella sua generalità (2.), terminocon alcune osservazioni e considerazioni dicarattere conclusivo che nascono dall’insiemedi quanto descritto (3.).

1. Scelte di fondoLa scelta fondamentale della BibliotecaVaticana è consistita nel concentrare il lavorodi digitalizzazione sui manoscritti, in conside-razione del fatto che si tratta di materiali

“unici”. Si è quindi escluso in linea generale ilresto, in particolare gli stampati, in quantomateriali prodotti e (di norma) conservati inpiù copie e quindi prevedibilmente accessibiliattraverso altri progetti (in specie in progettidi digitalizzazione di edizioni di ambito nazio-nale o regionale). Si è fatta tuttavia eccezioneper un gruppo di incunaboli, assimilabili aimanoscritti per l’aspetto di “unicità” delle lo-ro annotazioni marginali (o di altre particolaricaratteristiche di esemplare)2. Sono quindi dadigitalizzare i circa 80.000 manoscritti posse-duti dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e unascelta di alcune centinaia di incunaboli: unprogetto già sufficientemente ampio!Per sé non sono esclusi i disegni, le stampe, lemonete e le medaglie (e i documenti di archi-

1 Lascio a questo contributo il tono colloquiale della relazione tenuta in Biblioteca Vallicelliana il 23ottobre 2014, segnalando semplicemente in nota alcuni contributi (fra i quali numerosi articoli diquotidiani) che descrivano questa o quella sezione o aspetto del progetto di digitalizzazione dellaBiblioteca Apostolica Vaticana.

2 Cfr. Ambrogio M. Piazzoni, La digitalizzazione nella Biblioteca Apostolica Vaticana, «Bollettino diinformazione (Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani)», n.s., 21(2012), n. 3, p. 7-17: in part. p.9. Nel prosieguo di norma parlo di manoscritti, sottintendendo un tacito riferimento al gruppo degliincunaboli.

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vio); ma per essi le modalità di riproduzione edi conservazione delle immagini - di norma po-ste on line a corredo delle schede di cataloga-zione - sono più semplici, e non ne parlo qui3.Il criterio è quello di compiere la digitalizza-zione una volta per tutte, quindi con immagi-ni verificate sotto ogni aspetto e realizzate auna definizione alta, che permetta di non do-ver rifare il lavoro in futuro: la digitalizzazionealta dà un risultato tanto superiore a ciò che èpercepibile con la vista, con tutti gli ingrandi-menti utili, da poter ragionevolmente esclu-dere la necessità di rifare successivamente leriproduzioni.La scala di priorità nella scelta dei manoscrittitiene conto, in linea di principio, di quattrocriteri4: la delicatezza e fragilità dei manoscrit-ti, la loro importanza e preziosità5, la disponi-bilità di risorse finanziarie per determinatigruppi di manoscritti, le richieste degli utenti.Le riproduzioni digitali sono rese accessibili atutti sia attraverso la libera consultazione online sul sito della Biblioteca6 sia grazie aldownload gratuito delle immagini. È lo stile diservizio della Vaticana dalle sue origini, ovvia-mente per la consultazione in loco; ora questostile è esteso non solo ai frequentatori dellaBiblioteca ma a tutti coloro che possono ac-cedere alle riproduzioni tramite il web. Si ri-chiede semplicemente di iscriversi (così da la-

sciare traccia di sé) per effettuare il download.Le immagini poste in rete e scaricabili sono indefinizione adeguata per lo studio e perun’eventuale stampa a uso privato; non sonoinvece adeguate per pubblicazioni (per questotipo di servizio si deve fare specifica richie-sta)7. Una filigrana elettronica contrassegnaogni immagine, senza tuttavia disturbare laconsultazione e la lettura.Si sa che la digitalizzazione favorisce la con-servazione sia perché fissa in una riproduzio-ne ad alta definizione la situazione attuale delmanoscritto (che potrebbe domani subire de-gradi o altri danni) sia perché permette di evi-tare l’eccesso di consultazione: dico eccesso,perché il manoscritto come tale rimane acces-sibile agli studiosi in biblioteca (salvo i casi diparticolare delicatezza o di estrema antichitào degrado del manufatto), tuttavia dopo unprimo studio sulla riproduzione digitalizzatadel manoscritto. Non sarebbe corretto, permotivi evidenti di indagine diretta del manu-fatto, che si giungesse a una esclusiva consul-tazione digitale. Si fa notare, peraltro, che lamovimentazione periodica dei manoscritti èmolto utile a scoprire eventuali danni che siproducessero nel tempo e che rimanesseronon rilevati per troppo tempo.Non è prevista una contemporanea comples-siva catalogazione o inventariazione dei ma-

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3 Per le stampe, i disegni, le fotografie e le matrici si veda nel catalogo on line della Vaticana alla sezioneGrafica e oggetti d’arte, (<http://opac.vatlib.it/iguana/www.main.cls?sUrl=homeGDS>) e,analogamente, per le monete e le medaglie, alla sezione Monete e medaglie,(<http://opac.vatlib.it/iguana/www.main.cls?sUrl=homeMED>). Nell’uno e nell’altro caso, si precisa nelsito, «le immagini sono fornite con tre livelli di risoluzione (piccola, media e grande) e vi è la possibilitàdi ingrandire i particolari fino a 5 volte».

4 Cfr. A. M. Piazzoni, La digitalizzazione nella Biblioteca Apostolica Vaticana cit., p. 10-12.5 A questo proposito si è data la priorità ai manoscritti conservati nella cosiddetta Riserva: cfr. anche

Irmgard Schuler, I progetti di digitalizzazione della Biblioteca Apostolica Vaticana. All’alba di grandiimprese, in: Studi in onore del Cardinale Raffaele Farina, a cura di Ambrogio M. Piazzoni, II. Città delVaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana, 2013 (Studi e testi, 478), p. 1067-1092: in part. p. 1082.Cfr. A. M. Piazzoni, La digitalizzazione nella Biblioteca Apostolica Vaticana cit., p. 10-12.

6 Per i manoscritti alla pagina <http://www.mss.vatlib.it/gui/scan/link.jsp>; per gli incunaboli alla pagina<https://www.vatlib.it/home.php?pag=inc_digitalizzati>.

7 Alla pagina <https://www.mss.vatlib.it/home.php?pag=riproduzioni_fotografiche>.8 Di fatto è necessario dotare le immagini dei metadati strutturali essenziali: cfr. A. M. Piazzoni, La

digitalizzazione nella Biblioteca Apostolica Vaticana cit., p. 13-14.

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noscritti: sarebbe impossibile programmarla intempi accettabili per una mole così ampia dimanoscritti. Il dato minimo indicato per ognimanoscritto è ovviamente la segnatura, chepermette di ricercare il manoscritto digitaliz-zato8. Per alcune parti del progetto comples-sivo si riesce a fornire dati completi o parzialidi catalogazione: dò qualche indicazione spe-cifica nel seguito.Le immagini utilizzate sul web sono in formatojpeg. Il formato di scambio può essere il tiff oanche il jpeg o altri formati di uso comune9. Ilformato scelto per la conservazione (long termconservation) è il fits (Flexible Image TransportSystem)10, un formato estremamente lineare,elaborato alla fine degli anni Settanta del se-colo scorso dalla NASA e usato per la conser-vazione dei dati inerenti le missioni spaziali eanche in astrofisica e in medicina nucleare: èun formato non proprietario (non legato cioè asocietà e alle loro decisioni o esiti futuri, comeè invece il formato tiff), ma affidato alla co-munità scientifica internazionale che lo ag-

giorna da più di quarant’anni, in quanto estre-mamente flessibile; ora, grazie alla collabora-zione della Biblioteca Vaticana con lo IAU FITSWorking Group, l’istituzione che governa il fitsnel mondo si sta predisponendo la sua specifi-ca adattabilità alle esigenze della digitalizza-zione finalizzata ai beni culturali: va rilevatal’importanza e la positività di questa collabo-razione fra mondo umanistico e mondo stret-tamente tecnico-scientifico.

2. FattiIl 23 marzo 201011 fu annunciato l’inizio deltest bed, il “banco di prova” (concluso nelsuccessivo mese di dicembre): per la digitaliz-zazione degli 80.000 manoscritti si prevede-vano e si prevedono complessivamente circa40 milioni di pagine da digitalizzare, pari a 45milioni di miliardi (45) di byte, nella più altadefinizione possibile (di fatto, salvo eccezioni,da 400 a 800 dpi). Si è scelto, in linea genera-le, di fare le riproduzioni con scanner (nellospecifico scanner della ditta Metis Systems,

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9 Nello specifico, infatti, è sempre possibile convertire, tramite un software appropriato, i file in formatofits (di cui parlo di seguito nel testo) in file in formato tiff e viceversa.

10 Cfr. Luciano Ammenti - Paola Manoni, Servizi informatici, in: La Biblioteca Apostolica Vaticana luogo diricerca al servizio degli studi. Atti del convegno. Roma, 11-13 novembre 2010, a cura di MarcoBuonocore e Ambrogio M. Piazzoni, Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana, 2011 (Studi etesti, 468), p. 523-540: in part. p. 528-529; Stefano Allegrezza. Analisi del formato FITS per laconservazione a lungo termine dei manoscritti. Il caso significativo del progetto della BibliotecaApostolica Vaticana, «DigItalia. Rivista del digitale nei beni culturali», 6 (2011), n. 2, p. 43-72; A. M.Piazzoni, La digitalizzazione nella Biblioteca Apostolica Vaticana cit., p. 14-15.

11 Sull’annuncio del test bed il 23 marzo 2010 cfr. Cesare Pasini, Un’iniziativa della Biblioteca ApostolicaVaticana. Manoscritti digitali, «L’Osservato re Romano», 150, n. 68 (24 marzo 2010), p. 1; riedito in varietraduzioni: An initiative of the Vatican Library. Digital manuscripts, «L’Osservatore Romano. WeeklyEdition in English», 43, n. 13 (31 marzo 2010), p. 20; Une initiative de la Bibliothèque apostoliquevaticane. Des manuscrits numériques. «L’Osservatore Romano. Édition hebdomadaire en languefrançaise», 61, n. 13 (30 marzo 2010), p. 16; Großartiges Project zur Bewahrung der kirchlichenKulturgüter. Digitalisierung von rund 80.000 Manuskripten der Vatikanischen Apostolischen Bibliothek.«L’Osserva tore Romano. Wochenausgabe in deutscher Sprache», 40, n. 19 (14 maggio 2010), p. 8. Siveda anche L. Ammenti - P. Manoni, Servizi informatici cit., p. 529-530; I. Schuler, I progetti didigitalizzazione cit., p. 1083-1088. Sul progetto precedente, condotto insieme alla Pontificia Universitàcattolica di Rio de Janeiro negli anni 1994-1998 con supporto tecnico fornito da IBM, cfr. Ivi, p. 1068-1070; alcune indicazioni sono offerte nel catalogo della mostra tenutasi al Salone Sistino dal 29 marzo al10 novembre 1995: Elio Catania, Nota. I punti informativi e la mostra, in: Liturgia in figura. Codiciliturgici rinascimentali della Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di Giovanni Morello e Silvia Maddalo,Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana – Roma: Edizioni De Luca, 1995, p. 16-18; I puntiinformativi della mostra, Ivi, p. 355.

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sperimentati come i più idonei) a preferenzadi dorsi digitali applicati a macchine fotografi-che, in quanto gli scanner permettono unamiglior resa fotografica. Ovviamente si deveprestare grande attenzione a non recare danniai manoscritti: per questo motivo si è poi pro-ceduto ad applicare agli scanner, per i casi neiquali sia necessario, dei leggii flessibili chepermettano la fotografia aprendo il mano-scritto da 100°/110° sino a 180°. Per i casinei quali si è deciso l’uso di macchine foto-grafiche, si è scelto di usare una macchinaHasselblad da 50 Mpixel.Concluso il test bed, prese avvio, con la colla-borazione tecnica delle società EMC eDedagroup per la conservazione dei dati in-formatizzati, la digitalizzazione dei primigruppi di manoscritti.Nel frattempo, dal gennaio 2012, si precisaval’intesa con la Biblioteca universitaria diHeidelberg per la digitalizzazione dei mano-scritti latini del fondo Palatino della Vaticana,in numero di circa 2.031 (compresi i 133 ma-noscritti provenienti dal monastero di Lorschdigitalizzati in un primo “saggio” nel novem-bre 2010)12. Per questo progetto, denominatoBibliotheca Palatina digital13, le riproduzionifotografiche sono compiute direttamente dauna équipe di Heidelberg, che adotta proce-dure differenti da quelle standard dellaBiblioteca Vaticana appena descritte: vengonoinfatti utilizzate postazioni di acquisizione do-tate di macchine fotografiche digitali Canon.

La Biblioteca Universitaria di Heidelberg prov-vede peraltro anche alla catalogazione deimanoscritti. Le immagini sono poste sul sitodella Vaticana e i dati descrittivi sono ugual-mente messi a disposizione della Vaticana,perché li possa poi inserire nel proprio catalo-go on line. Del progetto di Heidelberg laVaticana può tuttora utilizzare, anche per l’in-sieme dei manoscritti, il programma DWorkper la pubblicazione delle immagini on line.Nell’aprile 201214 si innestava nel progettogenerale la digitalizzazione di 2.000 volumi(un terzo manoscritti greci, un terzo mano-scritti ebraici e un terzo incunaboli), sostenu-ta dalla Fondazione americana Polonsky, in unprogetto comune con la Bodleian Library diOxford: per questo progetto è stata previstaanche la catalogazione informatica dei mate-riali digitalizzati e si è pure predisposta lacreazione di un sito comune, lanciato il 3 di-cembre 201315, da cui poter consultare con-giuntamente il materiale delle due Istituzionicatalogato per questo progetto; ovviamente imanoscritti vaticani sono consultabili anchesul sito della Vaticana.Nel novembre 2012 (sino all’aprile 2013) fu lavolta del gruppo di manoscritti riconducibili aPietro Alamire16, un calligrafo copista di testimusicali che realizzò con straordinaria abilitàmagnifici libri di coro, e all’officina libraria dalui diretta: il progetto, che ha comportato ladigitalizzazione di 40 manoscritti, tramite undorso digitale PhaseOne, corredati di accurate

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12 Cfr. I. Schuler, I progetti di digitalizzazione cit., p. 1079-1081; si veda anche Veit Probst, Nel progetto didigitalizzazione dei fondi manoscritti della Bibliotheca Palatina. Sarà riunito il tesoro della Germania deiletterati, «L’Osservato re Romano», 153, n. 17 (21-22 gennaio 2013), p. 5.

13 Si veda alla pagina <http://digi.ub.uni-heidelberg.de/de/bpd/index.html> (Bibliotheca Palatina –digital: Virtuelle Rekonstruktion der einst berühmtesten Büchersammlung Deutschlands).

14 Cfr. Cesare Pasini, Avanti col digitale. La Polonsky Foudantion sostiene un progetto della BibliotecaApostolica Vaticana e della Bodleian di Oxford, «L’Osservatore Romano», 152, n. 85 (12 aprile 2012), p.4; si veda anche I. Schuler, I progetti di digitalizzazione cit., p. 1088-1091.

15 Cfr. Cesare Pasini, Da Oxford alla Vaticana. In rete manoscritti e incunaboli del Polonsky FoundationDigitization Project, «L’Osservatore Romano», 153, n. 277 (2-3 dicembre 2013), p. 5. Il sito comune èall’indirizzo <http://bav.bodleian.ox.ac.uk/>.

16 Cfr. Ambrogio. M. Piazzoni, Progetto tra la Biblioteca Apostolica Vaticana e la fondazione belga Alamire.Musica restaurata, «L’Osservatore Romano», 152, n. 263 (15 novembre 2012), p. 4; si veda anche I.Schuler, I progetti di digitalizzazione cit., p. 1081-1082.

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descrizioni, è stato reso possibile grazie a unaccordo con l’Internationaal centrum voor destudie van de muziek in de Lage Landen econ Alamire Foundation.Settantasei manoscritti, contenenti testi poe-tici, scientifici e religiosi di particolare rilevan-za per la storia della civilizzazione islamica inAsia Centrale, fanno parte di un progetto so-stenuto dalla Fondazione Heydar Aliyevdell’Azerbaijan17, grazie al quale si è potutoaccomunare al restauro conservativo dei ma-nufatti anche la loro digitalizzazione.Ottantaquattro manoscritti siriaci sono statidigitalizzati grazie a un progetto concernentei manoscritti siriaci della Vaticana, da realizza-re in successive fasi in collaborazione con laBrigham Young University (Provo, Utah): ognifase comporta lo studio e la catalogazione online dei manoscritti e la loro digitalizzazione18.Un progetto reso pubblico il 28 gennaio201419, che comporta anche una speciale mo-dalità di digitalizzazione, è quello legato alle“Carte Marega”, circa diecimila documentioriginali concernenti la persecuzione dei cri-stiani in Giappone dal Seicento all’Ottocento,costituiti sostanzialmente da attestati rilasciatidalle pagode buddiste locali in merito all’apo-stasia forzata cui erano sottoposti i cristiani ealtra documentazione analoga. Per la consi-stenza particolare di questi materiali � si trattaperlopiù di buste, spesso contenenti altre bu-ste, ciascuna delle quali contenenti una o piùlisterelle di carta arrotolate scritte su un lato �la fissazione delle segnature e il lavoro di digi-

talizzazione è veramente complesso, ma si in-serisce anch’esso nel progetto generale di di-gitalizzazione. Esso comporta anche interven-ti di conservazione e lo studio e la cataloga-zione dei documenti in collaborazione conistituzioni giapponesi facenti capo al NationalInstitute for Humanities (NIHU).Un passo importante nel percorso complessivodella digitalizzazione è stato compiuto grazie auna intesa che coinvolge NTT Data, una socie-tà giapponese di servizi tecnologici di partico-lare rilievo in tutto il mondo per la sua compe-tenza nell’ambito delle strutture informatichee della comunicazione, e che prevede la digi-talizzazione di tremila manoscritti in quattroanni. Preceduta da circa un anno di incontri edi verifiche sulle procedure e sulle modalitàoperative adottate in Vaticana, questa intesa èstata sottoscritta il 20 marzo 210420. Debbo ri-conoscere che l’essere giunti a un simile rico-noscimento da parte di una società di grandeesperienza qual è NTT Data, che ha manife-stato di condividere lo spirito di questa impre-sa e ha ugualmente compreso e fatta proprial’impostazione stessa del progetto costruitodalla Biblioteca Vaticana, ci ha confortati econfermati nella via intrapresa. Ma devo ag-giungere una seconda considerazione, checonferisce particolare significato a questa inte-sa: NTT Data ha deciso di sviluppare ulterior-mente questo disegno complessivo e di farneun modello da esportare e da applicare in real-tà simili, che abbiano analoga esigenza di con-servare per lungo tempo in formato digitale le

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17 Cfr. Cesare Pasini, Restaurati in Biblioteca Vaticana 48 manoscritti importanti per la storia islamica in Asiacentrale. Con l’etica del minimo intervento, «L’Osservatore Romano», 154, n. 123 (1 giugno 2014), p. 4.

18 Una prima fase, nel 2000, non ancora in linea con gli attuali parametri, comportò la digitalizzazione di34 codici siriaci (9 a colori e gli altri in bianco e nero), immediatamente convertiti in file pdf contenentianche informazioni catalografiche: cfr. I. Schuler, I progetti di digitalizzazione cit., p. 1071.

19 Cfr. Cesare Pasini, Diecimila documenti sul cristianesimo giapponese alla Vaticana. Identikit di martiri aKiūshū, «L’Osservatore Romano», 154, n. 21 (27-28 gennaio 2014), p. 4.

20 Cfr. Cesare Pasini, In quattro anni altri tremila manoscritti della Biblioteca vaticana verranno digitalizzatie resi disponibili in rete. Resistenza giapponese. Tra le carte il documento dei cristiani di Kuchinotzu chegiurarono di difendere i missionari fino alla morte, «L’Osservatore Romano», 154, n. 64 (19 marzo 2014),p. 5; riedito in traduzione portoghese: Serão digitalizados em quatro annos três mil manuscritos daBiblioteca Vaticana e disponibilizados na rede. Resistência japonesa, «L’Osservatore Romano. Ediçãosemanal em português», 45, n. 13 (27 marzo 2014), p. 6-7.

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immagini riprodotte. In concreto questo signi-fica che, al termine dei tremila manoscritti dadigitalizzare nei prossimi quattro anni, il coin-volgimento di NTT Data potrà aprirsi a un’ul-teriore, impegnativa fase riguardante l’interarealtà dei manoscritti della Biblioteca non an-cora digitalizzati. Ogni scelta futura non puòessere data per scontata oggi, ma mi sembraopportuno segnalare questa prospettiva, chepotrebbe facilitare il prosieguo di un’impresacosì grande in tempi relativamente contenuti.Nel frattempo in Biblioteca si stanno recupe-rando digitalizzazioni di manoscritti già com-piute negli anni precedenti, giudicate adegua-te per la qualità della fotografia ma sulle qualioccorre intervenire perché possano essere in-serite e utilizzate secondo i parametri ora per-fezionati21. Per fare questo, in riferimento acirca ottocento manoscritti, è stata dedicatauna persona a tempo pieno per il corrente an-no lavorativo 2014-2105, cui compete, inparticolare, di verificare/inserire, per ogni ri-produzione, il corretto nome file contenentela segnatura e l’indicazione della foliazione opaginazione, secondo un sistema di denomi-nazione sviluppato specificamente per laBiblioteca Vaticana. Questa informazione facomprendere quanto sia importante e impre-scindibile aver definito, nel corso di questeesperienze, un preciso e articolato workflowche governi e guidi tutti i passaggi dalla scelta

dei manoscritti da digitalizzare sino alla lorodisponibilità in rete e alla loro contemporaneaconservazione in un disaster recovery.Un altro recupero, in corso, di parziali progettiprecedenti riguarda la digitalizzazione e la con-seguente realizzazione di facsimili di circa1.200 volumi cinesi dei secoli XVII-XIX in colla-borazione con l’Università per le lingue stranie-re di Pechino, nell’ambito del programma mini-steriale per la compilazione della storia della di-nastia Qing22: iniziato nel 2008 prima dell’ade-guata determinazione del workflow, questoprogetto, realizzato in fasi non consecutive eattualmente in via di completamento, non ri-spetta i parametri ora necessari; l’inserimentodi queste immagini nel progetto richiede quindiun ulteriore lavoro, anch’esso programmato.Segnalo infine, in questo caso come iniziativaeffettivamente collaterale per la sua singolarità especificità, quella che è in corso dal 2005 con lasocietà giapponese Toppan Company e che si èconcretizzata in un progetto, denominatoCicero, che permette di attuare riproduzioni adaltissima definizione di manoscritti palinsesti suscanner appositamente progettati da Toppan perriprese sia a luce normale sia a raggi ultravioletti,grazie alle quali facilitare la lettura della scritturainferiore23. Questa impresa continua tutt’oggi,sono stati sinora

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digitalizzati 40 manoscrittigrazie anche all’approntamento di scanner sem-pre meglio adeguati a questo scopo.

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21 Cenni a queste precedenti digitalizzazioni, compiute dal 2006 in avanti, sono rinvenibili in I. Schuler, Iprogetti di digitalizzazione cit., p. 1076 (si veda anche p. 1072). Analogo recupero è previsto per ungruppo di manoscritti archivistici del fondo Archivio del Capitolo di San Pietro, digitalizzati con scannerMetis negli anni fra il 2007 e il 2011 (cfr. Ivi, p. 1078-1079), per 33 codici di provenienza bulgaradigitalizzati nel 2011 con dorso digitale Hasselblad (cfr. Ivi, p. 1081) e per la parte non ancorapubblicata on line dei manoscritti conservati nella Riserva (cfr. Ivi, pp. 1082-1083).

22 Cfr. I. Schuler, I progetti di digitalizzazione cit., p. 1077-1078.23 «Un software scritto ad hoc permette di sovrapporre le due immagini in modo da poter estrapolare, a

seconda della necessità e passando da un file all’altro, le scritture abrase o lavate via dal supportopergamenaceo»: I. Schuler, I progetti di digitalizzazione cit., p. 1073 (cfr. p. 1072-1076). Si veda ancheA. M. Piazzoni, La digitalizzazione nella Biblioteca Apostolica Vaticana cit., p. 10-11. Sul precedentepiccolo progetto, che nel 1999 comportò la riproduzione delle oltre 1.200 pagine dei due volumi dellaBibbia di Gutenberg a 42 linee (Stamp. Barb. AAA. IV. 16-17) in ektachrome e la successivadigitalizzazione di queste pellicole con uno scanner a tamburo operata dalla stessa Toppan, si veda I.Schuler, I progetti di digitalizzazione cit., p. 1070-1071.

24 2 gennaio 2015.

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3. Osservazioni e conclusioniLa digitalizzazione di 80.000 manoscritti èun’operazione complessa, che ha richiestomolteplici riflessioni e perfezionamenti (eadattamenti) di percorso. Riteniamo ora diavere un workflow adeguato.Non abbiamo tuttavia una tempistica prestabi-lita. Preventiviamo di poter giungere in quat-tro anni a un numero di manoscritti digitaliz-zati on line di almeno 10.000 (se non 15.000).A oggi25 sono stati pubblicati on line 1.503manoscritti e 624 incunaboli; sono tuttaviagià digitalizzati, anche se ancora in attesa diessere posti on line altri 1.050 manoscritti.Esserci impegnati in questa impresa ha con-dotto la Biblioteca Vaticana a un grande sfor-zo, non solo economico, grazie anche ad aiutiricevuti per specifiche parti del progetto, maanche organizzativo: tutta la struttura di unaBiblioteca, con un personale già impegnatonelle varie mansioni, si trova coinvolta e inparte sbilanciata. Solo qualche esempio: – il Dipartimento dei manoscritti, per la scelta

dei manoscritti e della cover page, cioè del-la pagina scelta come “copertina” quando siaccede alla prima visione del manoscritto,oltre che per l’eventuale (quando prevista)descrizione degli stessi manoscritti;

– il Laboratorio di restauro, per la presa ef-fettiva dei manoscritti, per il controllo delloro stato conservativo prima e dopo la di-gitalizzazione e per la compilazione di unascheda sullo stato del manoscritto stesso esulla possibilità e modalità di apertura delmanoscritto nel procedimento fotografico(con eventuali minimi interventi per garan-tirne la manipolabilità in sicurezza);

– l’Economato (e altro personale deiLaboratori), per il trasferimento dei mano-scritti agli ambienti dove viene effettuatala digitalizzazione;

– il Laboratorio fotografico, che, con turna-zione dei suoi membri, è sempre presente

laddove operano i fotografi con gli scanner(oggi una ventina di operatori apposita-mente addestrati, con due turni di lavoro,sino a una cinquantina previsti entro la finedel quadriennio; con la supervisione di untutor ogni cinque operatori, per confronta-re le riproduzioni con il manoscritto origi-nale per i colori, la sequenza delle pagineecc.), sia per un controllo di tipo generalesia, in specie, per un’ulteriore supervisionee verifica di dettaglio dopo quella dei tutore per la validazione delle immagini così dapoterle pubblicare on line;

– il Coordinamento dei servizi informatici e ilCentro elaborazione dati, per l’appronta-mento di tutte le procedure, per il lorocorretto funzionamento, per il manteni-mento in essere dei server e per l’imma-gazzinamento delle immagini sia in sedesia in un disaster recovery.

Quanto descritto fa comprendere che questaimpresa coinvolge non solo alcune strutturedella Biblioteca Apostolica Vaticana, ma laBiblioteca stessa nel suo insieme, e non soloessa, ma molte istituzioni culturali e tecnico-scientifiche che vi collaborano a vario titolo.In altra sede26 mi è capitato di descrivere labiblioteca come “luogo di dialogo”, perchénon si studia e non si produce ricerca se nonfacendo dialogare i propri risultati con quellidi altri. Qui mi preme osservare che anche illavoro, in genere, per costruire bene qualco-sa, necessita di dialogo o, se si vuole, di col-laborazione intensa e operosa (e talora an-che faticosa). Fra l’altro, è un dialogo dovecultura umanistica e competenze tecnichetrovano vie buone e adeguate per costruireinsieme: e non è cosa scontata. In ogni casoquel che si è fatto è frutto di questo dialogoe collaborazione ai più svariati livelli: in que-sto spirito ci è lecito guardare avanti, ringra-ziando tutti coloro che già stanno dialogan-do e collaborando.

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25 2 gennaio 2015.26 Mi riferisco alla conferenza, intitolata Dialoghi in biblioteca e oltre, tenuta a Mantova presso la

Biblioteca Teresiana il 4 settembre 2014; è in corso di stampa sulla rivista «Civiltà mantovana».

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Biblissima - Bibliotheca bibliothecarumnovissima - è un osservatorio per ilpatrimonio scritto del Medioevo e delRinascimento, creato nell’ambito delprogramma Equipements d’excellence, partedi un programma più ampio del governofrancese, gli Investissements d’avenir.L’osservatorio si occupa di documenti scrittiin grandi lingue di cultura dell’Europa, estudia la circolazione dei libri, dei testi,l’evoluzione delle biblioteche, la trasmissionedei saperi dal secolo VIII alla fine delSettecento. Biblissima cerca di mettere adisposizione di tutte le categorie di pubblicoil patrimonio librario medievale erinascimentale. Gli studiosi hanno bisogno di una quantitàsignificativa di dati e di riproduzioni dellefonti di ottima qualità. Biblissima dà quindiaccesso a tre categorie di dati:– Digitalizzazioni di manoscritti, incunaboli,

cinquecentine, per progetti di ricercascientifica che coinvolgono biblioteche edéquipe universitarie. Ogni anno il bandoBiblissima («appel à manifestationd’intérêt») mette a disposizione ¤ 200.000per la digitalizzazione e/o catalogazionedi corpora significativi, o per l’edizione

digitale di fonti. È richiesta lacooperazione di almeno una biblioteca eduna équipe di ricerca.

– Accesso aperto online alladocumentazione sulla trasmissione deitesti, specialmente all’immensa quantità didati dell’IRHT (immissione nelle banchedati del cluster delle migliaia di schedecartacee accumulate da quasi 80 anni).

– Dati nuovi prodotti dai progetti di ricercafinanziati o co-finanziati da Biblissima,per raggiungere una massa critica di dati,senza troppe lacune.

Biblissima sviluppa un infrastruttura digitaleper gestire ed analizzare questi set di datieterogenei. Il primo elemento di questosistema è una biblioteca virtuale con il viewerche realizza l’interoperabilità delle diversebiblioteche virtuali del consorzio. Il secondoelemento è un cluster virtuale di banche datiche descrive ed analizza la trasmissione deilibri, dei testi, delle immagini. Il terzoelemento è un framework per l’edizionedigitale (edizione critica, catalogazione ecc.)e un «toolkit», chiamato BaOBab, destinato aqualsiasi utente di Biblissima, dal menoesperto al più erudito.

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1 La presentazione ppt è consultabile all’indirizzo <http://doc.biblissima-condorcet.fr/biblissima-observatory-written-cultural-heritage-middle-ages-and-renaissance> (sito di documentazione diBiblissima). Ringrazio Marilena Maniaci per avere gentilmente riletto ed emendato questo contributo,l’équipe Biblissima: Matthieu Bonicel, Pauline Charbonnier, Eduard Frunzeanu, Stefanie Gehrke, ElizabethMacDonald, Régis Robineau, François Bougard, direttore dell’IRHT, e Pierre-Jean Riamond (MCC).

Biblissima. Un osservatorio per il patrimonio scritto del Medioevo e del Rinascimento (arabo, ebraico,francese, greco, latino…)1

Anne-Marie Turcan-Verkerk Responsabile scientifica di Biblissima - École pratique des hautes études,Institut de recherche et d’histoire des textes, Campus Condorcet

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Atti del convegno

Biblissima - Bibliotheca bibliothecarum novis-sima - is an observatory for the written cul-tural heritage of the Middle Ages and theRenaissance, developed through the Frenchgovernment programme: Équipements d’ex-cellence, part of the programme:Investissements d’avenir. The observatory fo-cusses on documents written in the main lan-guages of culture in Medieval andRenaissance Europe, and contributes to a bet-ter understanding of the circulation of texts,the evolution of libraries and the transmissionof knowledge in Europe from the 8th centuryto the 18th century. In addition to its contri-butions to research, Biblissima plays an im-portant role in disseminating knowledgeabout the written cultural heritage of theMiddle Ages and the Renaissance to thewidest possible audience. Researchers require a significant quantity ofscientific data and high-quality reproductionsof source documents. Biblissima aims to meetthis need by providing access to the followingessential data sets:– Digitised manuscripts and early printed

books necessary for research programmes,which will facilitate cooperation betweenresearchers, scholars and curators.

Significant funding are allocated annuallyto projects for digitising, cataloguing andencoding source texts and documents. Atleast one cultural heritage institution andone research team must be involved ineach project

– Online access to general documentarydata, particularly the huge quantity ofdata accumulated at the IRHT (over amillion records and files)

– New documentation to expand the corpusof available source documents and data,acquired through various projects that arecurrently underway, or to be launched infields that are still relatively unexplored.

Biblissima also aims to develop a system tomanage and analyse these heterogeneousdata sets. The first component of this systemis a digital image repository or large virtuallibrary. The second component is a virtualcluster of databases, which describe andanalyse the transmission of books, texts andimages. The third component is a suite ofgeneric and ergonomic tools for digital edition,which can be used for a variety of purposes,including critical edition, cataloguing ecc., andthe Biblissima toolkit open to all users.

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L’intervento è organizzato nelle seguenti tresezioni :1 – Digitalizzazione dei manoscritti e degli in-cunaboli nelle biblioteche francesi2 – Cos’è Biblissima?3 – Ciò che abbiamo fatto – prossime tappe

1. Digitalizzazione di manoscritti ed incunaboli nelle biblioteche francesi

I n Francia, manoscritti ed incunaboli sonoconservati in (almeno) quattro tipi di biblio-

teche, sotto la responsabilità di due ministeri:la Bibliothèque nationale de France e le bi-blioteche pubbliche (biblioteche comunali, ar-chivi, musei…) dipendono dal Ministère de la

Culture et de la Communication (MCC), men-tre le biblioteche universitarie sono gestite dalMinistère de l’Education nationale, del’Enseignement supérieur et de la Recherche(MENESR). Le biblioteche private, ovviamen-te, sono indipendenti, ma alcune possono es-sere considerate come semi-private, peresempio le biblioteche dell’Institut de France,tra cui spicca, tra l’altro, la raccolta libraria delMusée Condé di Chantilly.Le fonti di finanziamento per la digitalizzazio-ne sono per ciascun tipo abbastanza diverse.Sono molto consistenti per la BnF e per la bi-blioteca digitale Gallica (risorse proprie, me-cenatismo, programmi nazionali ed internazio-nali…). Sono invece più scarse e diversificate

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per le biblioteche comunali, che beneficianotuttavia, dal 2009, del programma di digitaliz-zazione dei manoscritti finanziato dal MCC eda cura dell’Institut de recherche et d’histoiredes textes (IRHT)2, con la biblioteca digitaleBVMM (Bibliothèque virtuelle des manuscritsmédiévaux); alcuni progetti di digitalizzazionepossono anche essere finanziati dalle colletti-vità territoriali, per esempio la digitalizzazionedei manoscritti dell’abbazia di Cîteaux(Biblioteca civica di Digione), finanziata dalMCC e dalla regione Borgogna3. Le bibliote-che universitarie hanno poche risorse proprieper la digitalizzazione; grazie a un finanzia-mento del MENESR, i loro manoscritti sonostati microfilmati e, nel 2009-2010, digitaliz-zati dall’IRHT4. Dal 2013, queste bibliotechehanno la possibilità di finanziare progetti spe-cifici grazie ai bandi annuali del programmanazionale BSN (Bibliothèque scientifique nu-mérique, segmento 5), ma i manoscritti me-dievali, finora, non ne hanno beneficiato: dasegnalare invece, nel 2014, il finanziamentodella digitalizzazione di incunaboli dellaBibliothèque Mazarine (finanziata già nel2013) e di libri di Rabelais e di Montaigne perle Bibliothèques virtuelles humanistes (BVH).Nel complesso, non si osserva alcuna unifor-mità: i risultati sono eterogenei, e bisognaammettere che le biblioteche spendono mol-to (troppo) tempo ed energia nell’immagina-re progetti e cercare finanziamenti. I bandiannuali di Biblissima sono l’unica fonte di fi-nanziamento disponibile per qualsiasi tipo dibiblioteca, anche privata; consentono quindi,in certa misura, lo sviluppo di una politicascientifica a livello nazionale nell’ambito delle

raccolte librarie antiche, ma solo per pochianni.

2. Cos’è Biblissima?Gestire e, se possibile, ridurre l’eterogeneità èl’obiettivo principale di Biblissima. Ma cos’èBiblissima? Bibliotheca bibliothecarum novis-sima, con riferimento trasparente allaBibliotheca bibliothecarum manuscriptorumnova di Bernard de Montfaucon, catalogo deicataloghi pubblicato nel 1739, Biblissima èuna biblioteca digitale che dà accesso, in mo-do unificato e semplice, a una quantità signi-ficativa di risorse elettroniche sulla circolazio-ne dei testi nelle grandi lingue di culturadell’Occidente, dal secolo VIII alla fine delSettecento. Il consorzio che porta avanti il progetto, coor-dinato dal grande Campus parigino di Letteree scienze umane che vedrà la luce adAubervilliers tra qualche anno, il CampusCondorcet, riunisce altri otto partners: laBibliothèque nationale de France, il Centred’études supérieures de la Renaissance aTours (CESR), i l laboratorio Histoire,Archéologie, Littératures des mondes chré-tiens et musulmans médiévaux di Lione (CI-HAM), il Centre Michel de Bouärd (CRAHAM)e la Maison de la Recherche et des Sciencesde l’Homme a Caen, l’Ecole nationale deschartes, l’Ecole pratique des hautes études, el’Institut de recherche et d’histoire des textes(IRHT, CNRS). Biblissima ha ricevuto dal program-ma “Investissements d’avenir”5 la somma com-plessiva di 7,1 milioni di euro per sette anni, ecoinvolge un centinaio di persone, tra cui una

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2 Nell’ambito del programma di riproduzione dei manoscritti delle biblioteche civiche avviato dal MCC,l’IRHT ha microfilmato i manoscritti fino agli anni 2000; è quindi passato alla digitalizzazione deglielementi miniati, e, dal 2009, alla digitalizzazione integrale. Il sito <www.enluminures.culture.fr> delMCC dà accesso al corpus iconografico, estratto dalla banca dati Initiale.

3 Cfr. <http://patrimoine.bm-dijon.fr/pleade/subset.html?name=sub-citeaux>. 4 Il sito <http://liberfloridus.cines.fr> del MENESR dà accesso al corpus iconografico estratto dalla banca

dati Initiale.5 Il finanziamento dello Stato francese, gestito dall’ANR (programma “Investissements d’avenir”), porta il

numero ANR-11-EQPX-0007.

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équipe composta da sette persone (4 sul Campus,2 alla BnF, 1 a Caen) la quale, coordinata daMatthieu Bonicel (BnF), si dedica esclusivamentealla costruzione dell’infrastruttura digitale, l’osser-vatorio stesso. Nonostante il carattere nazionaledel finanziamento, queste équipe francesi sonoinserite in una rete internazionale, tramite il consi-glio scientifico di Biblissima, le collaborazioni tec-niche particolarmente strette con la StanfordUniversity, gli interventi in diversi workshops econferenze, e le summer schools internazionali. Il 70% del finanziamento è dedicato a pro-grammi di ricerca, cioè alla produzione di con-tenuti per l’osservatorio.

L’idea è di acquisire, conservare, mettere a di-sposizione in open source una quantità di datidigitali certo non esaustiva, ma almeno signi-ficativa, cioè raggiungere una massa critica didati sulla trasmissione dei testi. Sono previstetre categorie di contenuti: 1) informazioni scientifiche “di base”, sia giàesistenti ma da mettere a disposizione online(per esempio le migliaia di schede cartaceedell’IRHT), sia da produrre (per esempio ilprogramma di digitalizzazione della documen-tazione Maurina alla BnF, o di tutti i mano-scritti di Floro di Lione e dei suoi collaboratoriecc.);

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Figura 1. La comunità Biblissima

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2) dati nuovi, prodotti da programmi di ricer-ca finanziati o co-finanziati da Biblissima percolmare lacune della documentazione: peresempio il programma: Books within books,sui frammenti di manoscritti ebraici, o l’esplo-razione sistematica degli archivi alla ricerca diantiche liste di libri provenienti da bibliotechefrancesi; 3) edizioni digitali, con due priorità: la Bibbiaglossata, vista come una delle principali bi-blioteche portatili del Medioevo, e il corpusdegli inventari antichi delle biblioteche dellaFrancia medievale, entrambi posti in relazionecon gli archivi e le banche dati dei primi duepunti, che raccolgono i dati del clusterBiblissima. Il 25% del finanziamento è dedicato all’infra-struttura digitale che consentirà di interrogareinsieme e in modo molto fluido tutti questicontenuti eterogenei. Si tratta di realizzare due tipi di interoperabilità : – una interoperabilità a posteriori delle

risorse esistenti (biblioteche digitali,banche dati) ;

– una interoperabilità ab ovo sia delle edizionidigitali, facilitata dal software XXE perl’edizione in XML (TEI ed EAD-EAC) con lesue interfacce user-friendly, sia delle banchedati, grazie al futuro kit di interoperabilità diBiblissima e al suo thesaurus.

3. Ciò che abbiamo fatto: prossime tappe

a) Primo cantiere di Biblissima: l’interoperabi-lità delle biblioteche digitali (coord. RégisRobineau)Partendo dallo studio puntuale delle tre bi-blioteche digitali più importanti del consorzio,Gallica, la BVMM, le BVH, l’équipe ha esplo-rato le soluzioni tecniche disponibili (server,viewer, specificazioni) e scelto le specificazio-ni Shared Canvas / IIIF. In collaborazionestretta con la Stanford University, Biblissimaha implementato il viewer Mirador e scritto gliscripts di trasformazione dai vari formati diorigine. È ormai possibile esaminare sullostesso schermo documenti provenienti da bi-blioteche digitali geograficamente molto lon-tane, e si possono anche confrontare immagi-ne e testo. La demo è disponibile all’indirizzohttp://doc. Biblissima-condorcet.fr/visuali-seur-mirador. La comunità IIIF coinvolge, per ora, soprattut-to biblioteche anglosassoni e progetti del nordd’Europa, come l’eccellente e-codices, ma sa-rebbe auspicabile il suo sviluppo, già chiara-mente avviato, a livello più ampio. Per quantoriguarda Biblissima, la prossima tappa consistenell’implementare le specificazioni IIIFall’IRHT, alla BnF (in corso) e poi a Tours, nel

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Figura 2. Il viewer di Biblissima

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mettere il modello Shared Canvas in relazionecon l’ontologia Biblissima e vice versa, e nel-l’arricchire sempre più il sito di documentazio-ne (http://doc. Biblissima-condorcet.fr/). Il lavoro sull’interoperabilità delle immagini èrealizzato, per quanto riguarda i metadati del-le immagini, in collaborazione con l’équipedati / metadati (secondo cantiere).

b) Secondo cantiere di Biblissima : l’interope-rabilità di dati e metadati tramite thesaurused ontologia (coord. Stefanie Gehrke)Punto di partenza sono state le decine di ban-che dati del consorzio, di estrema eterogenei-tà, per quanto riguarda sia i formati (SQL,

Access, TEI, EAD, ecc.), sia la quantità di dati(16 opere in Miroir des Classiques, 30.000 og-getti in Bibale), sia la struttura (dalla più sem-plice alla più complessa), sia i contenuti (cata-loghi di manoscritti, di incunaboli, edizioni di-gitali, banche dati iconografiche, musicali, sul-le legature, sulle raccolte librarie ecc.). Sulla base di questo inventario molto precisosono state studiate le ontologie esistenti.L’équipe ha scelto i modelli CIDOC-CRM eFRBRoo, che consentono la massima intero-perabilità con i partners dei musei e delle bi-blioteche, i cui oggetti hanno le massime affi-nità con gli oggetti di Biblissima, vale a dire illibro antico (patrimonio materiale) e il testo

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Figura 3. miniatura e CIDOC CRM / FRBRoo

Figura 4. Come si costruisce il thesaurus di Biblissima

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(patrimonio immateriale). Le banche dati diBiblissima permettono di semplificare il mo-dello per certi aspetti, ma anche di raffinarloper altri. L’allineamento dei dati delle risorse Biblissimaè attualmente in corso (persone, luoghi, ope-re, ecc.) in collaborazione stretta con la BnF ele banche dati internazionali (come VIAF,ISNI). Biblissima ha adottato il software di ge-stione di thesaurus del Ministère de la culture,GINCO, e eseguito i test. Le prossime tappesono lo sviluppo del multilinguismo del the-saurus e l’arricchimento dei vocabolari in altriambiti, come quello del libro a stampa. La pubblicazione dell’ontologia Biblissima ac-compagnerà lo sviluppo progressivo del por-tale. A febbraio 2015 saranno pubblicati suGithub gli scripts XSL sulla creazione dei ma-nifest (TEI, EAD, webservices pagination /OAI BNF).

c)  Terzo cantiere di Biblissima: la qualità deidati prodotti e la formazione degli utenti delclusterLa perennità dei dati va costruita a tre livelli: 1) il livello tecnico della conservazione a lun-go termine dei dati, che non rientra fra i com-piti di Biblissima (in Francia, è l’obiettivo del-l’infrastruttura Huma-Num e del CINES); 2) il livello della produzione dei dati, che de-vono essere interoperabili in modo nativo,open source, attraverso l’uso di ID unici e pe-renni: è compito di Biblissima mettere a di-sposizione i tools ad hoc. A febbraio 2015 sa-rà disponibile sul sito Biblissima il frameworkXXE di edizione digitale TEI / EAD prodottodal Pôle document numérique della MRSH diCaen con Biblissima (resp. Pierre-Yves Buard).Nel 2015 pubblicheremo una prima versionedel kit di interoperabilità Biblissima, realizzatoin una prima tappa ad uso dei partner diBiblissima, ma aperto in futuro anche ad altripotenziali partner;3) il livello della formazione dell’utente:Biblissima costruisce i propri utenti, il pubbli-co delle proprie realizzazioni, ma anche del

patrimonio librario antico. Solo così si potràassicurare il futuro dell’osservatorio. Insisteròdi più su questo livello, in quanto è stretta-mente legato alla digitalizzazione e cataloga-zione delle fonti e all’argomento, che qui ciinteressa, della mediazione del documento edei saperi.Biblissima cerca di ricostruire un “vivaio” digiovani studiosi, attraverso le scuole estive in-ternazionali organizzate dalle biblioteche co-munali che hanno ricevuto da Biblissima unfinanziamento importante per un progetto diricerca e di digitalizzazione. La prima scuolaBiblissima, nel 2013, ha coinvolto 15 studentinella ricostituzione delle biblioteche medievalidella Cattedrale di Chartres e dell’abbazia be-nedettina di Saint-Père  (programmaManuscrits sinistrés de Chartres); la seconda,nel 2014, ha associato 12 studenti alla rico-struzione della biblioteca cistercense diClairvaux come si presentava nel 1472, nel-l’ambito del progetto Biblioteca virtuale diClairvaux (BVC), i cui risultati vedranno la lucenel giugno 2015, in occasione del 900° anni-versario della fondazione (1115). Nel 2015 èprevisto lo svolgimento di due scuole: una, aluglio, sulla catalogazione degli incunabolidella Francia centrale, organizzata dal CESR diTours, e l’altra, ad agosto, legata al progettodi ricostituzione virtuale dell’antica bibliotecadi Saint-Bertin, i cui manoscritti sono conser-vati a Saint-Omer e Boulogne-sur-Mer. InoltreBiblissima ha coorganizzato a Parigi, insiemeall’IRHT, una training school sulla trasmissionedei testi e le tecnologie del web semantico(Transmission of texts: new tools, new ap-proaches, 31 marzo – 4 aprile 2014), finan-ziata dal programma Cost IS1005 “Medioevoeuropeo”, con la partecipazione di 20 studen-ti, e, il 1° dicembre, con la BnF, una formazio-ne sulla modellizzazione dei dati. Biblissima si rivolge a tutte le categorie diutenti: a chi vuole soltanto visitare una mo-stra virtuale, a professori e studenti, a studiosidi ogni livello, ad addetti e conservatori di bi-blioteche ed archivi ecc. Per permettere a tut-

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ti di accedere al patrimonio librario ed archivi-stico, ma anche di capirlo, di studiarlo, dipubblicare online ecc., sarà pubblicato a brevesul sito di Biblissima un toolkit denominatoBaOBab (la Boîte à Outils Biblissima, diBénédicte Giffard, con la collaborazione diElizabeth MacDonald), che darà accesso, ini-zialmente, a 700 risorse online, grazie ad unmotore di ricerca semplice oppure tramite di-versi tag, tematici o determinati dalle opera-zioni della ricerca (come: vedere una fonte,identificare un nome, leggere una scritturaantica, produrre una mostra virtuale, fareun’edizione critica in TEI ecc.). Tra gli ‘attrezzi’prodotti da Biblissima l’utente può già trovarele due versioni, web e scaricabile, delle nuoveapplicazioni Collatinus, di Yves Ouvrard con lacollaborazione di Philippe Verkerk (che lem-matizza e scandisce ogni testo latino sia inprosa che in versi, e dà accesso a dizionari etraduzioni in molte lingue europee), edEulexis, di Philippe Verkerk (che lemmatizzatesti greci e dà accesso a tre dizionari in ingle-se, tedesco e francese). ProssimamenteBaOBab consentirà l’uso libero e il downloaddi XXE per le edizioni in TEI ed EAD-EAC.È necessario attirare il pubblico, anche se privo

di formazione specifica, verso il patrimonio li-brario. Questo è uno degli obiettivi diBiblissima, che mette a disposizione delle bi-blioteche, ogni anno, ¤ 200.000 per progetti didigitalizzazione e catalogazione di corpora dimanoscritti o stampati antichi, o di edizione di-gitale delle fonti sulle biblioteche medievali e ri-nascimentali. Biblissima richiede un progettoscientifico, l’associazione della biblioteca conun’équipe di ricerca, e l’apertura totale dei datiprodotti sul web. Finora, sono stati finanziati seiprogetti per anno, i quali hanno ricevuto tra¤ 15.000 e 60.000 ciascuno. Alcuni progetti,come quelli su Saint-Bertin, Clairvaux, Chartres,o ancora il progetto sulla biblioteca di Mazarinoonline, hanno ricevuto un sostegno economicosia nel 2013 che nel 2014. Il terzo bandoBiblissima si è chiuso il 31 gennaio 2015. Biblissima condivide con DARIAH l’ideale dimettere a disposizione di tutti realizzazioniopen source e di pervenire ad una piena “tra-sparenza” delle tecnologie per lo studioso.Per il 2015 ha proposto a DARIAH quattrocontributi: il thesaurus, il framework di edi-zione TEI degli inventari antichi, BaOBab e lasummer school internazionale di Saint-Omer.L’obiettivo finale è creare un portale unico,

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Figura 5. primi elementi di BaOBab

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semplice, che permetta a tutti di trovare age-volmente risposte a domande sia semplici checomplesse, interrogando l’insieme dei datidel cluster. La prossima tappa sarà, a febbraio 2015, unprototipo del portale, concepito a partire dadue banche dati complementari sull’iconogra-fia dei manoscritti medievali, che utilizzanovocabolari diversi: Mandragore (BnF) e Initiale

(IRHT). Interrogare cumulativamente questebanche dati “impermeabili” è in effetti, per ilmomento, un sogno del medievista, che do-vrebbe diventare tra poco una realtà. La ver-sione beta del portale è prevista per luglio2015, e darà accesso, probabilmente, alle ri-sorse dell’IRHT e della BnF, l’integrazioneprogressiva delle altre risorse essendo previstaentro l’anno 20176.

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Figura 6. Il futuro portale Biblissima

6 Per ulteriori informazioni cfr. <http://biblissima-condorcet.fr/>; <http://doc.biblissima-condorcet.fr/>;<http://demos.biblissima-condorcet.fr/>. Contatti: équipe dell’osservatorio Biblissima:<[email protected]>; Matthieu Bonicel, coordinatore dell’osservatorio Biblissima:<[email protected]>; Anne-Marie Turcan-Verkerk, responsabile di Biblissima:<[email protected]>.

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Nel giugno 2013 la DeutscheForschungsgemeinschaft ha stanziato unfinanziamento per una ‘sperimentazionepilota’, della durata di due anni, finalizzataalla digitalizzazione dei manoscritti medievaliconservati in cinque biblioteche tedesche.Sulla base dell’esperienza pratica acquisitaattraverso la realizzazione di sette diversiprogetti di digitalizzazione, e in strettocontatto con i principali referenti negli ambitidell’informatica e della comunità scientificadei medievisti, i partner del progetto sonoimpegnati nell’elaborazione di un pianoprogrammatico destinato alla creazione di unprogramma di finanziamento della DFG(German Research Foundation) dedicato alladigitalizzazione dei manoscritti medievali. � I progetti pilota sono coordinati dallaBayerische Staatsbibliothek di Monaco. Oltread affrontare la questione delle priorità dadefinire a livello nazionale per lo svolgimentodelle attività di digitalizzazione, la fase pilotaha l’ulteriore obiettivo di elaborareun’infrastruttura sostenibile per consentirealle istituzioni tedesche di digitalizzare leproprie collezioni manoscritte con metodiaggiornati e standard elevati di metadati. Ilportale tedesco per i manoscritti,“Manuscripta Mediaevalia”, verràulteriormente sviluppato per trasformarlo inuna sede centralizzata di riferimento per lapresentazione on line sia delle riproduzionidigitali dei manoscritti che delle descrizioniscientifiche e dei metadati.

In June 2013, the DFG awarded a grant for atwo-year pilot phase for the digitization ofmediaeval manuscripts held in five Germanlibraries. On the basis of the practicalexperience gained in seven separatedigitization projects, and in close contact withthe principal agents in the area ofinformation infrastructure and the scholarlycommunity of mediaevalists, the projectpartners are to develop a master plan whichwill contribute to the establishment of a DFGfunding programme dedicated to thedigitization of medieval manuscripts. Thepilot projects are coordinated by the BavarianState Library (BSB). Apart from discussingquestions of priorization of manuscriptdigitization on a national level, the secondaim of the pilot phase is to develop asustainable infrastructure which will enableGerman institutions to digitize theirmanuscript collections with up-to-datemethods and meeting superior standards ofmetadata. The German portal formanuscripts, “Manuscripta Mediaevalia”, willbe developed further as a central hub for theon line presentation of both the digitalimages of the manuscripts as well asscholarly descriptions and other metadata.

New Directions and Projects for Manuscript Digitization in German Conservation Libraries

Carolin Schreiber, Antonie Magen, Bettina Wagner BSB - Bayerische Staatsbibliothek

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regional level, the ‘Handschriftenzentren’. Itsaim is the development of a master plan forthe digitization of nearly all surviving me-dieval manuscripts in Germany and the estab-lishment of a new funding programme fortheir digitization. The DeutscheForschungsgemeinschaft (DFG), the GermanResearch Foundation, is the most importantfunding organization for universities and li-braries in Germany and has supported severaldigitization projects in the field of culturalheritage institutions over the last twentyyears. Many projects to digitize manuscriptsand early printed books were possible due toits financial support; important examples arethe Cologne project Codices ElectroniciEcclesiae Coloniensis1, or the Heidelberg uni-versity library’s Codices Palatini2, as well as aconsiderable number of digitization projectsat the Bayerische Staatsbibliothek. Apart fromthese projects, many libraries holding impor-tant manuscript collections have begun todigitize their holdings either on demand ofand financed by customers (be it for academicpurposes or private use) or using their ownresources, in order to accompany exhibitionsby virtual exhibits on the internet, to presenttheir holdings more generally or to facilitateaccess to this part of their collections which isoften restricted for conservation reasons.It is estimated that around 60.000 medievalmanuscripts are preserved in German collec-tions today, of which roughly 7,5 percenthave been digitized so far. Broad experiencecould thus be gained by the digitizing institu-tions in the field of digitization technologyand workflows; this experience was also in-corporated into the DFG’s Practical Guidelineson Digitisation, which have developed into awidely accepted national standard in Germanyand must be adhered to in all projects fundedby the DFG. However, many aspects of digiti-zation still remain to be defined. In the two-

I n 2013, an initiative to develop a concertednational programme for the digitization of

medieval manuscripts in Germany waslaunched by five German conservation li-braries responsible for the central coordina-tion of projects relating to manuscripts at aregional level. The proposals for a two-yearpilot phase comprising altogether seven digi-tization projects on a variety of medievalmanuscripts, organized by five major Germanlibraries with substantial relevant holdings(Berlin, Leipzig, Munich, Stuttgart andWolfenbüttel) and the members of the edito-rial board of Manuscripta Mediaevalia(Staatsbibliothek zu Berlin, Bildarchiv FotoMarburg and Bayerische Staatsbibliothek,Munich), were accepted by the DeutscheForschungsgemeinschaft (DFG) in June 2013.These projects will allow the partners toquantify precisely the financial commitmentnecessary for the digitization of the Germanmanuscripts heritage and the integration ofthe data into Manuscripta Mediaevalia, thenational portal for manuscripts. The pilotphase will lead to the definition of a nationaldigitization strategy and the creation of asustainable technical infrastructure for the in-tegration of both primary and secondary digi-tal data. In this way, the current fragmenta-tion of information in a plethora of local digi-tization projects is to be overcome by a cen-tral and complete virtual research environ-ment for all those interested in medieval man-uscripts from Germany.

1. Background of the initiativeIn January 2013, an initiative to develop aconcerted national programme for the digiti-zation of medieval manuscripts in Germanywas launched by five German conservation li-braries responsible for the central coordina-tion of projects relating to manuscripts at a

1 http://www.ceec.uni-koeln.de/.2 http://digi.ub.uni-heidelberg.de/de/bpd/virtuelle_bibliothek/codpallat/index.html.

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of descriptive metadata, conservation aspectsand research interests of the scholarly com-munities. In the first case group we find collectionswhich are currently being catalogued indepth, in projects funded by the DFG5: – Project 1: Digitization of Latin

Manuscripts from the former Benedictinemonastery of St Emmeram in Regensburg(Clm 14000–14540) (BSB München)

– Project 2: Digitization accompanying theproject “Cataloguing of smaller holdingsof mediaeval manuscripts in Saxony andthe Leipzig area” (UB Leipzig)The second group comprises well-docu-mented collections, such as the famouscorpus of mediaeval German manuscriptsin Munich (Cgm 1-200), which were thesubject of a detailed scholarly catalogueas early as the 1920s:

– Projekt 3: Digitization of manuscriptsfrom the Ratsbücherei Lüneburg (HABWolfenbüttel)

– Projekt 4: Digitization of mediaevalGerman manuscripts on vellum withshelfmarks Cgm 1-200 (BSB München)

– Projekt 5: Digitization of manuscriptsfrom the group of Codices biblici in Folio(WLB Stuttgart)A third group consists of collectionswhich have remained literally nondescript,such as the group of Ms 1300-1500 atLeipzig University Library:

– Projekt 6: Digitization of manuscriptsfrom the holdings of „Manuscripta ger-manica“, with enhanced information fromhistorical inventories (SBB-PK)

– Projekt 7: Compilation of an inventoryand digitization of manuscripts fromholdings without published descriptions

year pilot phase financed by the DFG, theGerman manuscript centres have thereforenow undertaken to set standards in manyfields of manuscripts digitization.

2. The pilot phaseThe proposals for a two-year pilot phase wereaccepted by the DFG in June 2013. The proj-ects are organized by five major German con-servation libraries3 and the members of theeditorial board of the German portal for man-uscripts, “Manuscripta Mediaevalia”4. Theseinstitutions were chosen because of theirbroad expertise in the field of manuscriptstudies, their institutional collaboration withmajor digitization centres and centres for thepreservation of manuscripts, their experiencein standardization in a library context, andtheir well-established contacts to the scholar-ly world and research institutions. The pilotphase is coordinated by the BayerischeStaatsbibliothek, which is responsible for theorganization of two conferences, the evalua-tion of the respective digitization projects,the monitoring of other activities in the fieldof cultural heritage digitization and for the fi-nal redaction of the so-called Master Plan.Technical improvements of the German portalManuscripta Mediaevalia fall within the remitof the Bildarchiv Foto Marburg. Altogether eight different historical collec-tions of manuscripts were selected, whichwere chosen from a wide range of differentmanuscript types and including all levels ofdocumentation. In all cases, digitization isbased on the original manuscripts rather thansecondary forms such as microfilms or facsim-iles. Five case groups were defined, in whichcollections are classed by the available level

3 http://www.dfg.de/formulare/12_151/index.jsp, English version.http://www.dfg.de/download/pdf/foerderung/programme/lis/praxisregeln_digitalisierung_en.pdf.

4 Staatsbibliothek zu Berlin – Preußischer Kulturbesitz (SBB-PK), Universitätsbibliothek (UB) Leipzig,Bayerische Staatsbibliothek Munich (BSB), Württembergische Landesbibliothek Stuttgart (WLB) andHerzog August Bibliothek Wolfenbüttel (HAB).

5 BSB, SBB-PK and Bildarchiv Foto Marburg.

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put that is to be expected and on the finan-cial commitment needed for future digitiza-tion projects.The total number of manuscripts to be digi-tized in all projects amounts to no less than900 volumes and thus comes close to majorcollaborative digitization projects in the re-cent past, such as Europeana Regia7.

3. “Manuscripta Mediaevalia”:A national portal for manuscriptsThe creation of a sustainable technical infra-structure for the integration of both primaryand secondary digital data is another impor-tant aim of the pilot phase. It has to be re-membered that many medieval manuscriptsare preserved in smaller and very small collec-tions; the sheer number of institutions repre-sented on Manuscripta Mediaevalia is over-whelming8. Since many of these come fromvery different backgrounds – such as ecclesi-astical institutions, private collections, muse-ums, or archives – specialized knowledgeabout metadata standards, digitization tech-niques or standards of long-term preservationof digital data cannot be expected. An impor-tant objective of the pilot phase is thereforethe diffusion of technical standards andknow-how to less experienced cultural her-itage institutions and the creation of a na-tionwide network of competent partners, e.g.in the areas of digitization itself, long-termstorage of digital data, the administration ofpersistent identifiers, and the internet presen-tation of digital collections. For the same rea-son it has been decided that a central role willbe accorded to the German portalManuscripta Mediaevalia, which will devel-

and of ten manuscripts in high demandwhich can only be digitized with in-creased effort (UB Leipzig)

A fourth group represents digitization proj-ects induced by research interests. Here, nonew project was funded, but earlier projectswill be evaluated, e.g. the cooperation project“Schriftl ichkeit aus süddeutschenFrauenklöstern”6, which was carried out bythe University of Düsseldorf, the BSB and theBayerisches Hauptstaatsarchiv.The last case group (digitization with in-creased effort), cuts across the above-men-tioned classification in so far as manuscriptsthat belong to it are not being digitized in aseparate project, but are contained to a cer-tain degree in every one of the other projects.It is the declared aim of the pilot phase togain broad experience with the digitization ofmanuscripts difficult to digitize and to docu-ment the amount of time needed and thecosts involved, as well as the results that canbe obtained. Members of this case grouprange from richly illuminated cimelia andmanuscripts to which access is restricted, todamaged manuscripts or codices with espe-cially tight bindings, or to volumes in ex-tremely small or large formats. All of these ex-amples cannot be digitized in the ordinaryworkflow and with the ordinary output rates;they pose special challenges to both thetechnical equipment as well as to staff mem-bers. The percentage of manuscripts whichare difficult to digitize varies from project toproject and depends on the nature of the col-lection selected. In the final evaluation ofeach digitization project intended to serve asthe basis for the master plan, this percentagehas to be documented for each collection inorder to gain reliable information on the out-

6 See: <http://www.dfg.de/foerderung/programme/infrastruktur/lis/index.html>.7 http://www.phil-fak.uni-duesseldorf.de/forschung/dfg-projekt-schriftlichkeit-in-sueddeutschen-

frauenkloestern/.8 http://www.europeanaregia.eu/de.

http://www.manuscripta-mediaevalia.de/area/2/Handschriftensammlungen.html.

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The internal authority records for medievalworks stored within the database ofManuscripta Mediaevalia will be transferred tothe German National authority file, theGemeinsame Normdatei (GND), and con-tribute to reformulate the format for authorityrecords for medieval literary works. The newGND identifier for a literary work will unite allmanifestations of a given literary work andserve as an anchor for linking other informa-tion from different web-based sources viaLinked Data technologies. The modelling ofthese records will be tested within the frame-work of the pilot phase; 21,000 records on lit-erary works from “Manuscripta Mediaevalia”will be transferred to the GND and thus en-sure its sustained use.Other technical tasks are, for example, thesearch for an adequate new viewer for digitalimages of manuscripts within “ManuscriptaMediaevalia”. Aspects to be considered arethe minimal resolution required for researchpurposes, options for zooming, and naviga-tion facilities within the new tool. It has to beexplored whether the ‘DFG-Viewer’, a freeviewer developed for DFG funded projects9,can be used in the technical context of“Manuscripta Mediaevalia”, where it couldserve to present the digital images, as in theGerman portals for ancient printed books,Zentralverzeichnis Deutscher Drucke(ZvDD)10. The compatibility of data modelsused within “Manuscripta Mediaevalia” andwithin the DFG viewer has to be ensured, be-cause the delivery of data to the DFG vieweris to be provided as a service for institutionsthat have no established workflows for thedelivery of metadata in METS/TEI to theviewer. Therefore, the existing data model ofthe TEI/OAI interface of “ManuscriptaMediaevalia” must be modified and refined. Another important sphere of action is the ex-change of data with local, regional, and inter-

oped further as the central hub for both thepresentation of digital collections of Germanmanuscripts, but also of the correspondingmetadata. In future, Manuscripta Mediaevaliawill not only make accessible scans of theprinted catalogues in which the manuscriptsare described and full-text scholarly metadatain its database, but this information will alsobe linked to digital images of the manuscriptsthemselves and to bibliographies and relevantlibrary databases (Forschungs dokumentatio-nen). Of course, the portal itself must beadapted to this new central role. The most im-portant task in this context is the standardi-zation of data.In this context, it is above all the normalisa-tion of the specialized vocabulary used in thehitherto mainly printed descriptions that mustbe tackled in order to create authorized ac-cess points for internet databases. New devel-opments in international cataloguing rules of-fer a good background for this discussion; theso-called ‘primary relationships’ (work – ex-pression – manifestation – item) identified inthe new RDA cataloguing rules, however, un-doubtedly need to be modified in order to ac-commodate the peculiarities of unique me-dieval manuscripts. While authors’ nameshave long been subject to and integrated intonational and international authority files de-veloped in a library context, work on thestandardisation of other entities has only justbegun. Thesauri or classified and ideally hier-archically grouped lists of terms should be de-veloped for the most important concepts orsubjects in the disciplines of palaeography,codicology and art history. The most impor-tant entity is undoubtedly that of a standardtitle for every text or (literary) work, which isespecially complex in the case of medievalmanuscripts. Their notoriously unstable textform (with its omissions, individual additions,reworkings etc.) is an enormous challenge.

9 http://dfg-viewer.de/en/regarding-the-project/.10 http://www.zvdd.de/startseite/.

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– existing limitations of access, or thefragility of objects,

– their content, language, or illumination,– the institutional environment of the proj-

ect, e.g. the availability of digitizationequipment,

– and last but not least their relevance forcurrent research projects.

In order to ensure the participation of thescholarly community, a first workshop was heldfrom 9 to 10 October 2014, in the BSBMunich, in which a dialogue with potentialusers was established. Topics discussed werethe requirements of research and teaching,questions of prioritization, the development ofcollaborative projects including scholars and li-braries and the evaluation of existing digitiza-tion projects. Comments regarding the expec-tations and requirements of the scholarly worldwere also requested through an on line ques-tionnaire, the results of which will contribute tothe formulation of prioritization arguments. A second workshop, which will take placefrom 22 to 24 April 2015, again in Munich,will be primarily addressed to (German) insti-tutions active in the field of manuscript digiti-zation. The results of the pilot phase will bepresented there, and it is hoped that a na-tional network of relevant institutions will becreated. Technical aspects to be discussed arethe requirements for the harvesting of datafrom these cultural heritage institutions andwill include, for example, OPAC interfaces,viewers, or input formats.

5. PerspectivesAs a consequence of the pilot phase, the im-pact of digitization on the current practice ofscholarly cataloguing of medieval manuscriptsin Germany will need to be discussed and theguidelines (DFG-Richtlinien)11 re-evaluated. It

national portals, such as on line library cata-logues, union catalogues, the Deutsche DigitaleBibliothek, Europeana or CERL, using newlydefined interfaces and introducing the harvest-ing of data by “Manuscripta Mediaevalia”. Inthe context of the pilot phase, a new interfaceis to be developed which will allow“Manuscripta Mediaevalia” to harvest automat-ically metadata sets of digitized manuscriptsfrom the larger German Union Catalogues(where MARCxml has become the standard), sothat the pool of digitized manuscripts which areretrievable via the manuscripts portal willsteadily increase. For the delivery of a conciseset of metadata to partner institutions, the for-mat of the so-called ‘shelf-mark documents’ in“Manuscripta Mediaevalia” has to be redefinedand adapted. It will contain the most importantinformation on a given manuscript, refer to alldescriptions of the item available, and serve asan anchor for other sources of information,such as local databases of secondary literatureon manuscripts.

4. The master plan Based on the experience gained in these sev-en projects, the centres will be able to quanti-fy precisely the financial commitment neces-sary for the digitization of different types ofmedieval manuscripts. Besides this funda-mental financial aspect, the pilot phase willalso serve as a basis for a national digitizationstrategy: although it is not expected that thepilot phase will lead to the definition of anabsolute order in which important collectionsin Germany should be digitized, parametersfor the evaluation of digitization proposalswill be formulated. Such selection criteria forfuture projects could include:– the level of existing descriptive metadata, – the size of collections as well as dispersed

collections,

11 http://www.manuscripta-mediaevalia.de/hs/kataloge/HSKRICH.htm.

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The new context created by “ManuscriptaMediaevalia” cannot, of course, be limited tothe objectives formulated for the pilot phase.New developments which need to be incorpo-rated in the long term are perhaps the inclu-sion of transcriptions of texts contained inthe manuscripts and on line editions, the in-tegration of user feedback now possible withthe aid of Web 2.0 technologies, and the in-tegration of more specialized databases suchas the existing ones for watermarks (WZIS)12,blind-tooled German bookbindings (EDBD)13,or specialized provenance portals.

is a principle established by the German man-uscripts cataloguing centres that every digiti-zation project should be complemented by anat least rudimentary description of the manu-scripts concerned; digitization is considered afirst step towards the in-depth description ofmanuscripts but not as a substitute for it.However, the rules for the cataloguing of cer-tain aspects traditionally described in detail inprinted descriptions may need to be reformu-lated because of the accompanying visual in-formation now available.

12 http://www.wasserzeichen-on line.de/wzis/index.php.13 http://www.hist-einband.de/.

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“e-codices” è la biblioteca virtuale deimanoscritti conservati in Svizzera. L’iniziativaha avuto avvio nel 2005 con l’intento didigitalizzare e rendere accessibili on line 130manoscritti di epoca carolingia e ottonianadella biblioteca abbaziale di S. Gallo. Ora visono rappresentate tutte le più importanticollezioni che conservano più di 20 codici emanoscritti in mani private, o conservatipresso piccole collezioni, materiali moderni eautografi. La scelta del materiale dadigitalizzare viene operata a stretto contattocon i proprietari, o sulla base di una serie dicriteri che sono stati stabiliti in accordo con lebiblioteche conservatrici maggiori. Leimmagini vengono realizzate con delletecniche che rispondono a severi criteri diconservazione e sono corredate da una o piùdescrizioni scientifiche. Dal mese di dicembre2015 “e-codices” si presenta al pubblico conuna nuova applicazione, rinnovata nellaforma e nei contenuti, con un nuovo viewer,che consente un zoom delle immaginiprogressivo, nuove funzioni per l’utilizzatore emigliori possibilità di ricerca.

“e-codices” is the virtual library ofmanuscripts preserved in Switzerland. Theinitiative was launched in 2005, with theintent to digitize and make accessible on line130 manuscripts of the Carolingian andOttonian periods from the Abbey Library ofSt. Gall. At present all the most importantSwiss collections owning more than 20codices are represented in “e-codices”, aswell as manuscripts in private hands, orbelonging to small collections, modernmanuscripts and autographs. The choice ofthe items to be digitized is made in closecontact with the owners, or based on a set ofcriteria that have been established inaccordance with the most importantconservation libraries. The techniques used toproduce the images meet strict criteria ofpreservation and they are complemented byone or more scientific descriptions. SinceDecember 2015 “e-codices” also includes anew application, renewed in form andcontent, and with a new viewer, which allowsgradual zooming and offers new features andrefined search options.

1. Inizi

G li esordi di “e-codices” risalgono al 2005quando, nell’ambito di un progetto pilota

di cooperazione tra l’Istituto di studi medieva-li dell’Università di Friburgo e la biblioteca ab-baziale di S. Gallo, furono digitalizzati e pre-sentati on line 130 manoscritti medievali pro-venienti da questa collezione. La biblioteca di

S. Gallo, con i suoi 1.050 codici risalenti al-l’epoca medievale, rappresenta infatti unadelle più antiche e importanti raccolte di ma-noscritti al mondo. Nel 2007 il progetto si èampliato fondando il portale di accesso inter-net “e-codices” e allargando la digitalizzazio-ne ad altre biblioteche svizzere, con le qualicollabora ormai dal 2010.

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“e-codices”: traguardi raggiunti ed obiettivi futuri

Marina Bernasconi Reusser Collaboratrice scientifica “e-codices”

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2. Contenuti Al primo gennaio 2015 erano accessibili on li-ne 1.233 manoscritti provenienti da 51 diver-se raccolte librarie, il che costituisce circa il17% di tutti i manoscritti medievali dellaSvizzera1. Accanto alle più importanti collezio-ni di manoscritti, conservate nelle maggioribiblioteche della Confederazione, vengonopresentati anche piccoli gruppi, o singoli ma-noscritti, custoditi soprattutto da enti nontradizionalmente destinati alla conservazionedi questi oggetti, quali archivi comunali, par-rocchiali o altro. Scoprire questo tipo di mate-riale, affiancare i diversi enti nella sua valoriz-zazione e messa a disposizione degli studiosi,è uno dei compiti che si è assunto “e-codi-ces”2. Vengono particolarmente curati anche i rap-porti con i collezionisti privati, spesso custodidi manoscritti di estrema preziosità e rarità3.Nel caso questi vogliano condividere i loro te-sori senza che il loro nome appaia pubblica-

mente, “e-codices” ha creato una bibliotecadal nome Utopia. Armarium codicum biblio-philorum, nella quale questi materiali conflui-scono senza indicazioni riguardanti la colloca-zione o la proprietà4.La scelta dei manoscritti da pubblicare non èconfinata alla produzione medievale ma siinoltra se necessario nell’età moderna. E nem-meno si limita ai manoscritti in senso stretto:da poco sono stati messi on line degli auto-grafi5 e la famosa pianta di S. Gallo, un gran-de foglio costituito da cinque fogli di perga-mena cuciti assieme e solo in un secondotempo piegati in modo da raggiungere il for-mato in-quarto, ciò che ne giustifica la segna-tura � Cod. Sang. 1092 � e la collocazione inbiblioteca tra i codici medievali6.Il raggio di azione di “e-codices” travalica, senecessario, le frontiere nazionali. Nell’ambitodi progetti mirati sono stati digitalizzati e resiaccessibili on line manoscritti, o parti di que-sti, di origine svizzera ma conservati all’este-

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1 Il numero dei manoscritti medievali conservati in Svizzera si stima in circa 7.500. Una lista delle bibliotechepubbliche e private che li conservano è consultabile in: <http://www.codices.ch/bibliothecae.html>.

2 I manoscritti conservati negli archivi sono per la maggior parte di carattere storico, quali urbari, statuti,martirologi; nella forma sono identici a quelli tradizionali e quindi altrettanto degni di figurare in unabiblioteca digitale. Non mancano però casi di codici di interesse strettamente letterario, che per ragionispesso oscure sono finiti in queste raccolte. L’Archivio storico della cittadina di Bremgarten (cantonArgovia) conserva una Cronaca illustrata svizzera del XVI secolo, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/searchresult/list/one/stab/0002>, mentre l’Archivio parrocchiale di Dalpe, un minuscolo comune nelCanton Ticino, custodisce un fascicolo pergamenaceo del XIV secolo contenente una rara versione dellapassione di S. Placido, patrono di Disentis, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/searchresult/list/one/daap/Passio>. Talvolta sono gli enti proprietari stessi a proporre, in occasione di un particolareanniversario storico, la digitalizzazione e messa on line di questi loro tesori, si veda il caso di due volumicontenenti delle Offnungen (Statuti comunali) del XV secolo, digitalizzate nell’ambito deifesteggiamenti per il giubileo dell’esistenza del comune.

3 Dall’update di dicembre 2014 sono entrati a far parte delle collezioni digitali di “e-codices” 15manoscritti, e altrettanti seguiranno, di René Braginsky, proprietario di quella che è ritenuta forse la piùgrande collezione privata di manoscritti ebraici. L’intero team di “e-codices” ha dovuto in quest’occasioneconfrontarsi con una serie di problemi dovuti non solo ai contenuti ed alla lingua ebraica ma anche allaproblematica della visualizzazione di manoscritti che si sfogliano da destra verso sinistra.

4 Fanno parte al momento di questa biblioteca tra gli altri due manoscritti armeni e una decina di preziosilibri d’ore riccamente miniati.

5 Si tratta di una prima scelta di autografi di Jean-Jacques Roussean conservati presso la biblioteca diNeuchâtel: <http://www.e-codices.unifr.ch/it/list/subproject/rousseau>.

6 http://www.e-codices.unifr.ch/it/searchresult/list/one/csg/1092.7 Tra i primi per es. l’evangeliario di Erchenbaldus, un prodotto dello scriptorium di S. Gallo del X secolo,

appartenuto al vescovo di Strasburgo Erchenbaldus (965-991) e conservato a lungo presso la cattedrale

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ro7. In questi casi è stato il nostro fotografo arecarsi all’estero per eseguire la digitalizzazio-ne. Per quanto riguarda parti di manoscritti con-servati all’estero, ha avuto buon fine l’opera-zione di riassemblamento virtuale di un codicerealizzato nello scriptorium di Frowino aEngelberg. Il foglio iniziale, che reca una mi-niatura ed il testo di dedica a Frowino, erastato asportato nel XIX secolo ed in seguitovenduto al Museum of Art di Cleveland, dovesi trova tuttora8. L’immagine che abbiamo ot-tenuto dagli Stati Uniti è ora collocata virtual-mente all’inizio del rispettivo codice da cui erastata asportata9.

3. Criteri di scelta Nonostante il numero relativamente limitatodei manoscritti medievali conservati inSvizzera (circa 7.500), una digitalizzazionecompleta di questo patrimonio sarebbe tecni-camente possibile, ma al momento, nonostan-te in altre nazioni ci si stia orientando versoquesta scelta10, ciò non costituisce uno deinostri obiettivi primari. Dopo gli esordi, quando la scelta è caduta quasid’obbligo sui famosi codici carolingi sangallesi,“e-codices” ha in parte riorientato le sue priori-tà, che sono ora quelle di crescere, analoga-mente ad una biblioteca reale, seguendo i biso-gni e le esigenze degli studiosi e delle bibliote-che e con l’obiettivo di costituire una piattafor-ma per la ricerca, innovativa e di qualità.A questo scopo fondamentale risulta la scelta

dei codici da presentare on line, operazioneche viene condotta a stretto contatto con glienti proprietari, sia pubblici che privati. Con ledieci biblioteche che hanno le collezioni piùimportanti sono stati stabiliti una serie di cri-teri che vanno soprattutto dall’esigenza dipreservare dalla consultazione esemplari par-ticolarmente fragili, a quello di mettere a di-sposizione degli studiosi i codici più frequen-temente richiesti in consultazione. Riteniamo nostro compito anche avvicinare edivulgare presso un pubblico il più ampio pos-sibile dei volumi custoditi nei magazzini dellebiblioteche e sottoposti a delle rigide limita-zioni per la consultazione. Tra questi vi sonoper esempio le cronache illustrate svizzere,sontuosi volumi del XV e XVI secolo che rac-contano, tramite vivaci illustrazioni colorate, ipiù importanti avvenimenti storici che hannocoinvolto le principali città della Svizzera te-desca dal tardo medioevo. Alcune delle imma-gini che vi sono contenute sono state ripro-dotte innumerevoli volte in manuali scolasticio pubblicazioni a carattere storico, ma para-dossalmente persino i facsimili di alcuni diqueste sono per lo più inaccessibili al lettorecomune, confinati nelle sale di consultazionespeciali delle biblioteche ed esclusi dal presti-to. Nell’ambito di un sottoprogetto finanziatoda una fondazione privata, è stato possibilerendere fruibili sulla piattaforma “e-codices”quattro di queste cronache illustrate, con l’in-tento non da ultimo di offrire materiale utileall’insegnamento11. Il lancio di sottoprogetti, limitati nel tempo e

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di questa città, prima di entrare in possesso della Société Industrielle di Mulhouse, che a sua volta l’hadepositato per la Biblioteca municipale della città, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/searchresult/list/one/bmm/Erk>.

8 http://www.e-codices.unifr.ch/it/searchresult/list/one/cma/1955-74.9 Codici ricomposti virtualmente si trovano in “e-codices” in una apposita biblioteca dal nome [sine loco],

codices restituti, in questo caso di tratta del Cod. 2, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/searchresult/list/one/sl/0002>.

10 Si veda l’intervento di Carolin Schreiber, Antonie Magen e Bettina Wagner sulla recente decisione dellaDFG (Deutsche Forschungsgemeinschaft) di digitalizzare l’intero patrimonio manoscritto dellebiblioteche della Germania.

11 Dal 2012 sono on line complessivamente quattro di queste cronache, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/list/subproject/swiss_chronicles>.

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sostenuti da contributi terzi, è uno dei sistemicon i quali finanziare la digitalizzazione emessa on line di un gruppo di manoscritti12. Ilcinquecentesimo giubileo del capitolo dellacattedrale di S. Nicola di Friburgo, elevato acapitolo collegiale nel 1512, ha fornito l’occa-sione per la digitalizzazione di un gruppocompleto di antifonari dell’inizio del XVI seco-lo, prodotti ad uso del capitolo stesso, impor-tanti testimoni dell’arte miniaturistica tardo-medievale svizzera13. Altrettanto importante quale criterio di sceltaè quello di mettere a disposizione degli stu-diosi un testo interessante dal punto di vistascientifico ma poco conosciuto o addiritturainedito. Rientra in quest’obiettivo il lancio re-golare, i primi due nel 2010 e 2013, il terzonel 2015, di un “call for collaboration”: un ap-pello alla comunità dei ricercatori a suggeriredei manoscritti svizzeri da digitalizzare14. Glistudiosi si impegnano, in cambio della digita-lizzazione completa a spese di “e-codices” delmanoscritto e della preventiva messa loro adisposizione delle immagini, a fornirne unadescrizione nuova e dettagliata, che rispecchilo stato più moderno della ricerca sullo stessoe che verrà in seguito pubblicata con le imma-

gini nella piattaforma. Al momento “e-codi-ces” ospita quasi 300 descrizioni che hannotrovato la loro prima sede editoriale in “e-co-dices”, redatte in varie lingue da più di 70 ri-cercatori, specialisti in vari campi15. Il contatto e la collaborazione con studiosi econ istituzioni di altri Paesi, da noi particolar-mente curati, ci ha permesso di realizzare unaprima ricomposizione virtuale di un mano-scritto le cui parti superstiti si conservano intre biblioteche diverse. Si tratta di un famosomanoscritto della fine del VII secolo che con-tiene il sermone di S. Agostino De paeniten-tia, con glosse marginali del diacono Floro diLione. Rende speciale questo codice il fattoche i fascicoli, dei quinterni, sono costituiti daun bifoglio esterno in pergamena e da quattrobifogli interni in papiro. Le parti superstiti so-no suddivise tra la Biblioteca di Ginevra, laBibliothèque nationale di Parigi e la Bibliotecanazionale di S. Pietroburgo. Dopo un intensoscambio di contatti è stato possibile avere leriproduzioni complete delle tre parti e metter-le in rete con le rispettive descrizioni, così daavere tutte le immagini sulla stessa piattafor-ma e operare in questo modo la ricomposizio-ne virtuale di quanto è rimasto del codice16.

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12 Un elenco dei sottoprogetti avviati da “e-codices” e finanziati tramite contributi esterni, già conclusi oancora in corso, è disponibile nelle pagine informative del portale, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/about/completed>.

13 L’operazione è stata sostenuta da una serie di enti locali, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/searchresult/list/one/aef/CSN-III-3-1>. Tra i progetti ancora in corso, <http://www.e-codices.unifr.ch/it/about/subprojects>, quello dei “Codices Fuldenses Helvetiae” prevede, in stretta collaborazione conl’Istituto bibliotheca Fuldensis, la digitalizzazione di un consistente numero di manoscritti e frammentiprovenienti dalla biblioteca medievale di Fulda, quasi completamente distrutta durante la guerra deiTrent’anni, ma un grande numero dei quali venne portato a Basilea per servire da fonte alle edizioni astampa.

14 I ricercatori che hanno aderito alla proposta sono stati 33 nel 2010 e 55 nel 2013, per un totale di 97,rispettivamente 134 proposte.

15 In questo modo le biblioteche conservatrici si ritrovano ad avere a disposizione delle descrizioniscientifiche di manoscritti speciali sia per quanto riguarda il contenuto, la forma o la lingua nella qualesono redatti.

16 Il codice si trova ora ricostituito nella biblioteca [sine loco], codices restituti quale Cod. 1, Codex Florusdispersus, dove è stato ricomposto virtualmente grazie alle possibilità offerte dal nuovo viewer(OpenSeadragon), che consente di generare diverse sequenze delle immagini di un manoscritto. Inquesto caso è stata generata una sequenza nella quale le immagini dalle tre biblioteche sono collocatenella successione che il codice aveva prima dello smembramento.

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La selezione di un manoscritto per un’esposi-zione temporanea è sovente il momento idea-le per programmare una digitalizzazione com-pleta dello stesso17. Un’altra occasione privile-giata è costituita da un previsto restauro delcodice, restauro che, idealmente, dovrebbecomprendere d’ufficio la stessa riproduzionedigitale dell’oggetto18.

4. PlurilinguismoIl plurilinguismo è una grande sfida per “e-codices” e nello stesso tempo un impegnoobbligato per una piattaforma che ha la suabase in una nazione che annovera tre lingueufficiali. Tutte le pagine statiche, le informa-zioni sul progetto, le descrizioni brevi che ac-compagnano i manoscritti � e che contengo-no spesso le informazioni più aggiornate � ein genere tutte le informazioni generate da“e-codices”, sono nelle tre lingue nazionali,cui si accompagna l’inglese, che permette alprogetto di avere una maggiore visibilità in-ternazionale.

5. Annotation toolNell’intento di favorire la ricerca e lo scambiotra gli studiosi, nel 2013 è stata introdottauna nuova funzionalità: lo strumento di anno-tazione, che permette a chiunque, previa pre-ventiva registrazione con un nome e un indi-rizzo mail valido, di aggiungere nella visioned’insieme di ogni manoscritto dei riferimentibibliografici oppure delle annotazioni, osser-vazioni, correzioni, segnalazioni di ricerche incorso sul codice ecc. Uno strumento semplicema dinamico e veloce per lo scambio d’infor-mazioni19.

6. ImmaginiL’esigenza di disporre di immagini di buonaqualità cresce continuamente, ed è quindi no-stra cura essere sempre tecnicamente al-l’avanguardia. “e-codices” gestisce diretta-mente due laboratori fotografici situati a S.Gallo, nella biblioteca abbaziale, e a Cologny,nella biblioteca della Fondazione Bodmer, epresso le quali sono trasportati, a cura deiproprietari, i manoscritti da fotografare.

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17 I criteri espositivi più moderni prevedono che in occasione di una esposizione venga messa adisposizione del pubblico, oltre all’originale, obbligatoriamente confinato in una vetrina chiusa e la cuivisione è comunque limitata ad una sola doppia pagina, un facsimile consultabile tramite schermointerattivo o tablet. Nell’insieme di un budget previsto per una mostra di una certa importanza i costi diuna digitalizzazione risultano molto contenuti. Inoltre l’oggetto deve sovente lasciare la sua sedenaturale di conservazione, ciò che si prefigura quindi come il momento opportuno per eseguire questaoperazione. Le immagini fungeranno da una parte da copia di sicurezza e dall’altra potranno essereutilizzate per il facsimile e per le illustrazioni del catalogo della mostra.

18 La slegatura del codice costituisce in teoria il momento ideale per l’operazione di riproduzione delmanoscritto. È stato il caso per es. del Ms. gr. 44, un codice bizantino del sec. XIII conservato presso laBiblioteca di Ginevra, fotografato dopo essere stato slegato in occasione del restauro, e prima di esserenuovamente legato. Ogni qualvolta sia possibile, e previo l’accordo dei restauratori, e-codices si procurauna copia del rapporto di restauro e lo allega, in formato PDF, alla descrizione del manoscritto. Almomento sono almeno 12 questi rapporti di restauro on line, sovente fonte di preziose informazionisulla codicologia, raccolte in una situazione privilegiata dal restauratore (un elenco nella Newsletter nr.13, <http://www.e-codices.unifr.ch/newsletter/archive/issue-13.htm>).

19 Le istruzioni per utilizzare questo strumento si leggono in: <http://www.e-codices.unifr.ch/it/about/annotation_tool>.È possibile anche visionare tutte le annotazioni e le indicazioni bibliografiche finora introdotte:<http://www.e-codices.unifr.ch/it/annotations>.

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Atti del convegno

L’operazione di digitalizzazione è sottoposta adirettive molto rigide in tema di rispetto e diconservazione del manoscritto. Queste nor-me20, discusse ed approvate con le nostre bi-blioteche partner, vengono applicate ancheda quelle poche biblioteche, per la maggiorparte le universitarie, che eseguono que-st’operazione presso i loro laboratori interni.“e-codices” dispone inoltre di una tavola por-tatile da utilizzare nel caso il manoscritto nonpossa essere spostato perché ritenuto troppofragile, o quando uno dei nostri fotografi sirechi in una biblioteca estera. La messa a disposizione di immagini di altaqualità potrà in futuro favorire le ricerche chesi basano sulle nuove tecniche di analisi delleimmagini. Le potenzialità che si aprono inquesto campo sono enormi ed ancora in parteinesplorate, soprattutto per quanto riguardale nuove sfide nel campo della ricerca sulle fi-ligrane della carta, o in quella sui palinsesti,dove immagini digitali realizzate con tecnichespeciali possono integrare ed affiancare quelletradizionali. Molte sono le ricerche in corsoper arrivare ad una lettura automatica dei te-sti: anche queste tecniche necessitano di im-magini di alta qualità.

7. Interoperabilità Il ruolo che “e-codices” si vuole attribuire qua-le piattaforma avanzata per la ricerca sui ma-noscritti implica necessariamente una connes-sione il più capillare possibile con tutti i pro-getti che operino in modo analogo nel campodelle biblioteche digitali. L’interoperabilità è

uno degli obiettivi che perseguiamo dal 2010,aggiornando costantemente il nostro sistemaper rendere lo scambio e il riutilizzo delle no-stre informazioni il più effettivo possibile.Tramite l’interfaccia OAI di “e-codices” i nostrimanoscritti sono accessibili su Europeana,Manuscriptorium, Manuscripta Mediaevalia,Isidore, The European Library (TEI) e Gallica21 .

8. Sostegno finanziarioDal 2008 “e-codices” ha potuto usufruire delsostegno di fondazioni private quali laFondazione Andrew W. Mellon o laFondazione Stavros Niarchos, e di istituzionipubbliche, quali e-lib – Biblioteca elettronicasvizzera. Fino al 2016 è parte di un progettonazionale finanziato dalla Conferenza dei ret-tori delle Università svizzere (CRUS) dal titolo“Informazione scientifica, accesso, tratta-mento e archiviazione”, che si prefigge dicreare una struttura duratura per le offertedigitali in Svizzera.

9. Nuova applicazione web Fino al dicembre 2014 è stata utilizzata, e co-stantemente sviluppata, l’applicazione web“e-codices” v1.0. La versione era stata conce-pita nel 2008 e continuamente sviluppata, manonostante funzionasse egregiamente, lo svi-luppo di nuove tecnologie web e di nuovistandard internazionali per lo scambio dei datici ha convinto della necessità di ripensare erealizzare un’applicazione completamentenuova, sia per quanto riguarda il front-endche il back-end 22. Concepita in maniera mo-

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20 Sia le Direttive per la riproduzioni che le Direttive per la conservazione si possono leggere nella sezionedi “e-codices” dedicata alle Informazioni.

21 La lista delle collaborazioni con altri portali, nazionali o internazionali, con i quali avviene uno scambiosia automatico, tramite l’interfaccia OAI, che manuale, dei dati è consultabile in: <http://www.e-codices.unifr.ch/it/about/mss_portals>.

22 La nuova applicazione, presentata per la prima volta con l’update del dicembre 2014, è stata progettatain collaborazione con un team di informatici della ditta IT text & bytes di Berna(<http://www.textandbytes.com>). Tutte le informazioni a carattere tecnico sui nuovi programmi e lenuove tecnologie utilizzate si trovano nella pagine di informazione di e-codices: <http://www.e-codices.unifr.ch/it/about/webapplication>.

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dulare, in futuro sarà possibile cambiare o so-stituire delle singole parti, come per es. il vie-wer, senza dover riprogrammare l’intera appli-cazione. Essa risponde inoltre al meglio anchealle esigenze dei dispositivi mobili quali smar-tphones e tablets, già ora utilizzati da unbuon 12% dei visitatori di “e-codices”, pub-blico che sembra in futuro destinato a cresce-re ulteriormente. La nuova applicazione si presenta con un altrologo, un design rinnovato e moderno; purmantenendo tutte le funzionalità della vec-chia, le ha migliorate introducendone di nuo-ve. Tra queste una delle più importanti riguar-da il nuovo viewer, che consente ora uno zo-om progressivo delle immagini e la possibilitàdi generare diverse sequenze di immagini, co-sì da poter mostrare, di un medesimo mano-scritto, non solo l’ordine fisico attuale dellepagine, ma anche quello originale, precedenteun eventuale danno o restauro posteriori. Un nuovo back-end, costituito da un Content

Management System (CMS), permetterà in unfuturo prossimo alle istituzioni partner di ge-stire autonomamente delle sezioni specifichee di redigere alcuni contenuti, permettendo alungo termine una diminuzione dei costi fissidi gestione per la pagina web.

10. FuturoPer il futuro “e-codices” prevede di arricchireil numero di manoscritti on line al ritmo di cir-ca 200 ogni anno. L’obiettivo è quello di con-tinuare la fruttuosa collaborazione con stu-diosi e ricercatori, aumentare gli scambi e leinterconnessioni con progetti simili, mantene-re una posizione d’avanguardia dal punto divista tecnico, aggiungere nuove funzionalità,migliorare e ampliare gli strumenti di ricerca.Non da ultimo, e questa sarà la sfida più im-pegnativa, garantire l’autonomia del progettoed un futuro finanziario che gli assicuri stabi-lità nel tempo.

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Il contributo riassume la storia del progetto“Nuova Biblioteca Manoscritta” (NBM),illustra le caratteristiche del software epresenta le principali iniziative dicatalogazione già completate o attualmentein corso di realizzazione, sottolineandone ladimensione collaborativa.

I l progetto “Nuova Biblioteca Manoscritta”(NBM) nasce nel 2002 per rispondere al-

l’esigenza primaria di tutela del patrimoniomanoscritto veneto: di esso era già noto ilgrande rilievo per la presenza di importanticollezioni conservate in biblioteche pubbliche,ma non l’esatta entità trattandosi di beni di-slocati anche in sedi diverse, quali bibliotecheecclesiastiche, di accademie, fondazioni cultu-rali, scuole, spesso poco accessibili agli stu-diosi e più esposte al rischio di dispersione. Come è noto infatti, fin dal 1972 le funzionidi soprintendenza ai beni librari sono statedelegate, dopo un acceso dibattito, alle alloracostituende Regioni (D.P.R. 14 gennaio 1972,n. 3) e riconfermate in anni più recenti, preci-sandone gli ambiti di competenza, dal Codice

dei Beni Culturali (D.lgs 22 gennaio 2004 n.42 e successive integrazioni): una delle ragio-ni della delega era stata proprio la natura deibeni librari, estremamente mobili e diffusi sulterritorio italiano così capillarmente che la vi-gilanza da parte di un ente territoriale piùprossimo appariva più efficace1.Nel Veneto l’attenzione verso i manoscritti siera manifestata, grazie ad una fruttuosa colla-borazione tra la Regione e l’Università diPadova, fin dal 1997, quando Attilio BartoliLangeli prima e Stefano Zamponi poi avviaro-no � con finanziamento regionale � la catalo-gazione dei codici medievali con la finalità dipubblicare una collana di cataloghi a stampadei manoscritti conservati nelle bibliotechedel territorio databili fino al 1500. Questo

The contribution summarizes the history ofthe project “Nuova Biblioteca Manoscritta”(NBM), illustrates the main features of thesoftware and provides an overview of themain cataloging initiatives already completedor currently under construction, emphasizingtheir collaborative dimension.

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“Nuova Biblioteca Manoscritta”, un progetto veneto di catalogazionepartecipata

Lorena Dal Poz Sovrintendenza beni librari del Veneto

1 Il quadro normativo venne completato con la legge delega 22 luglio 1975, n. 382 e con il relativodecreto di attuazione 24 luglio 1977, n. 616, si veda a riguardo Paolo Traniello, Storia delle bibliotechein Italia, Bologna: Il Mulino, 2002, Cap. VI. Sul dibattito che precedette questa delega: ValentinaCuccinelli. La Soprintendenza bibliografica del Veneto. In: Biblioteche Effimere. Biblioteche circolanti aVenezia (XIX-XX secolo), a cura di Dorit Raines. Venezia: Regione del Veneto – Edizioni Ca’ Foscari,2012, p. 209-246, specialmente p. 222-224.

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progetto, da allora proseguito in modo lentoma costante, ha consentito la catalogazionedi 4 volumi2 ed è tuttora, sia pure con ridottimezzi finanziari, in corso.Questa modalità di lavoro tuttavia risultavaidonea per numeri relativamente piccoli dimanoscritti quali i medievali, che in tutto ilVeneto si possono stimare intorno a qualchemigliaio, ma appariva invece inadeguata adaffrontare la catalogazione della massa criticadel patrimonio, caratterizzato da un abbon-dante presenza di documenti anche di epocamoderna o contemporanea e di natura etero-genea, per i quali tuttavia un trattamento eun’inventariazione di tipo archivistico risulta-vano inappropriati: la catalogazione bibliogra-fica per sua natura analitica e mirata alla de-scrizione delle singole unità è lenta e spessocomplessa, ma consente di reperire informa-zioni più ricche e dettagliate sui contenuti te-stuali ed extratestuali3.Già dal 2003 era iniziata una stretta collabo-razione anche tra la Regione del Veneto el’Università Ca’ Foscari, entrambe interessatea ovviare alla penuria di cataloghi scientifici: ilprimo risultato era stato una quantificazionedi massima del patrimonio manoscritto con-servato nelle biblioteche del Veneto, valutatoallora � probabilmente per difetto � in 100.000pezzi4. L’Università Ca’ Foscari aveva già av-

viato da qualche tempo una fattiva collabora-zione con la Biblioteca del Museo Correr: inparticolare il professor Paolo Eleuteri avevaassegnato alcuni importanti lavori di tesi sumateriali manoscritti dei ricchi fondi venezianiposseduti dall’istituzione, predisponendonuovi strumenti di accesso ad essi e formandonello stesso tempo catalogatori capaci.La descrizione su supporto elettronico appari-va la soluzione più economica e funzionaleper avviare la sistematica catalogazione deimanoscritti conservati nelle biblioteche vene-te, includendovi anche i moderni: i cataloghidei codici medievali erano stati corredati findagli inizi da una versione su CD-rom, chetuttavia aveva mostrato dei limiti notevoli siaper la rapida obsolescenza tecnologica, sia perla sua natura di catalogo chiuso, non dialo-gante con altri dati e non atta a ricerche in-crociate.Pur trattandosi di materiali per loro naturaunici, dopo un’attenta valutazione fu decisodal gruppo scientifico che si era nel frattempocostituito5 di adottare non solo una cataloga-zione su supporto elettronico ma di realizzarlain forma partecipata, costruendo gradualmen-te una serie di strumenti di supporto alla ca-talogazione che la agevolassero rendendolanon solo più veloce, ma più omogenea e stan-dardizzata, facilitando nello stesso tempo la

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2 Relativi alle provincie di Belluno, Padova, Rovigo e Vicenza e precisamente: I manoscritti della Bibliotecadel Seminario vescovile di Padova, a cura di A. Donello [et al. ]. Venezia: Regione del Veneto - Firenze:SISMEL Edizioni del Galluzzo, 1998; I manoscritti di Padova e Provincia, a cura di Leonardo Granata [etal. ]. Venezia: Regione del Veneto – Firenze: SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2002; I manoscritti medievalidi Vicenza e Provincia, a cura di Nicoletta Giovè Marchioli [et al. ], Venezia: Regione del Veneto -Firenze: SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2007; I manoscritti medievali delle province di Belluno e Rovigo,a cura di Nicoletta Giovè Marchioli – Leonardo Granata. Venezia: Regione del Veneto – Firenze: SISMELEdizioni del Galluzzo, 2010.

3 Lo stesso Codice dei Beni culturali contempla manoscritti, autografi e carteggi tra i beni librari (D.lgs 22gennaio 2004 n. 42, art. 5 comma 2). Sul problema del difficile trattamento dei materiali moderni econtemporanei, di frequente raccolti o prodotti da una persona: Specchi di carta. Gli archivi storici dipersone fisiche: problemi di tutela e ipotesi di ricerca, a cura di Claudio Leonardi. Firenze: FondazioneEzio Franceschini, 1993.

4 Si cfr. a riguardo: Lorena Dal Poz, Prospettive per la catalogazione dei manoscritti nel Veneto. In:Manoscritti librari moderni e contemporanei. Modelli di catalogazione e prospettive di ricerca. Trento:Provincia autonoma di Trento, 2003, p. 147-151.

5 Formato, oltre che da Paolo Eleuteri e da chi scrive, da Francesco Bernardi e Barbara Vanin.

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ricerca, quest’ultimo un altro obiettivo fonda-mentale del progetto denominato dal 2004Nuova Biblioteca Manoscritta (NBM). Il nomeindica perciò sia uno strumento elettronicoche scientifico-metodologico: è infatti nellostesso tempo il catalogo in linea del progettodi catalogazione dei manoscritti delle biblio-teche venete, il software per la loro descrizio-ne, il sito che contiene informazioni sulle bi-blioteche partecipanti nonché materiali per lostudio e la ricerca sui manoscritti. Utilizzandoi browser per immettere direttamente in retele schede nel catalogo, NBM consente unacatalogazione partecipata a più biblioteche earchivi che lavorano sulla stessa banca dati:viene così facilitato il recupero di informazionigià strutturate e offerta la possibilità ai revi-sori di intervenire sulle notizie, realizzando difatto un catalogo aperto, con la possibilità dimodificarlo, arricchirlo e, potenzialmente, di

renderlo interattivo6. Sviluppato dalla dittaIdoru S.r.l. di Padova, il software e la base datiNBM sono di proprietà della Regione delVeneto, che ne ha affidato la cura scientifica eorganizzativa al Dipartimento di StudiUmanistici dell’Università Ca’ Foscari diVenezia diretto da Paolo Eleuteri, che si avva-le della collaborazione di Barbara Vanin eFrancesco Bernardi7.Tra le caratteristiche più rilevanti del software8

vi è l’accesso attraverso login e password al-l’area riservata di catalogazione e di ammini-strazione, che ha consentito di superare ilproblema della distribuzione sia del program-ma che delle sue diverse release e aggiorna-menti nonché della sua installazione nellesingole biblioteche e postazioni; catalogatori,bibliotecari, revisori e amministratori fruisconoinoltre di profili diversi adeguati al proprioruolo nell’ambito del progetto.

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6 Questa potenzialità, prevista fin dall’inizio, è tuttavia ancora da sviluppare; per ora eventualiosservazione da parte di terzi vengono veicolate attraverso l’indirizzo di posta elettronica di NBM.

7 Fortemente voluto da chi scrive fin dall’inizio, desidero ricordare che i dirigenti regionali di allora, AngeloTabaro e Massimo Canella, diedero pieno appoggio all’iniziativa così come in seguito l’attuale direttoredella Sezione Beni Culturali, Fausta Bressani. Dal punto di vista amministrativo il progetto è stato resopossibile da Lia Artico, Giulio Negretto, Antonella Gasparotti, Patrizia De Michele, Giuliana Vian e,infine, da Mara Colpo.

8 Il funzionamento del software è stato già descritto nei seguenti contributi: Paolo Eleuteri – BarbaraVanin. Il catalogo on line dei manoscritti delle biblioteche del Veneto. «Gazette du livre médiéval», 47(2005), p. 31-38; Francesco Bernardi – Barbara Vanin. La catalogazione dei manoscritti moderni: unprogetto regionale. In: Tutelare e Cooperare: politiche e iniziative regionali per la valorizzazione delpatrimonio librario e lo sviluppo delle biblioteche. Venezia: Regione del Veneto, 2006, p. 21-24; BarbaraVanin – Paolo Eleuteri, Nuova Biblioteca Manoscritta. Catalogo in linea dei manoscritti delle bibliotechedel Veneto. «Bollettino dei Musei Civici Veneziani», III serie, 1 (2006), p. 113-117; Barbara Vanin –Francesco Bernardi. Il catalogo Cicogna in web. In: Cooperare in biblioteca: esempi e prospettive.Venezia: Regione del Veneto, 2007, p. 89-94; Francesco Bernardi – Barbara Vanin. Catalogo dei codici diEmmanuele A. Cicogna: digitalizzazione e pubblicazione on line. «Bollettino dei Musei Civici Veneziani»,III serie, 2 (2007), p. 163-166; Barbara Vanin – Paolo Eleuteri. La «Nuova Biblioteca Manoscritta» dellaRegione del Veneto. In: Conoscere il manoscritto: esperienze, progetti, problemi. Dieci anni del progettocodex in Toscana. Atti del convegno internazionale, Firenze, 29-30 giugno 2006. Firenze: Sismel -Edizioni del Galluzzo, 2007, p. 145-152; Barbara Vanin, Nuova Biblioteca Manoscritta. Online Catalogueof Manuscripts Conserved in Libraries in the Veneto Region. In: Encyclopedia of InformationCommunication Tecnhology (ICT), a cura di Antonio Cartelli – Marco Palma. Hershey-Pennsylvania,2008, p. 632-634; Francesco Bernardi – Paolo Eleuteri – Barbara Vanin. La catalogazione in rete deimanoscritti delle biblioteche venete: Nuova Biblioteca Manoscritta. In Kodikologie und Paläographie imDigitalen Zeitalter. Norderstedt: BoD, 2009, p. 3-11; P. Eleuteri – B. Vanin, Nuova BibliotecaManoscritta. Catalogo dei manoscritti promosso dalla Regione del Veneto. In: La descrizione deimanoscritti: esperienze a confronto, coordinamento scientifico di Edoardo Crisci – Marilena Maniaci –Pasquale Orsini. Cassino: Dipartimento di Filologia e Storia, 2010, p. 61-69.

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La scheda e il modello descrittivo adottati so-no conformi a quelli indicati nella Guida a unadescrizione uniforme dei manoscritti e al lorocensimento dell’ICCU e di Manus, nella con-sapevolezza che la catalogazione realizzata èun’articolazione territoriale di quella più vastasu scala nazionale.Oltre a descrivere singole unità bibliografiche,il software NBM offre la possibilità di crearelegami tra di esse (per tipologie di legatura,scrittura, miniatore) e di rinvii tra i nomi performa accettata, variante e alternativa: si è ingrado così di ricostruire aggregazioni, ambiti erelazioni culturali, fornendo ai fruitori stru-menti avanzati di fruzione e ricerca. Volti a migliorare l’accesso ai dati sono anchel’introduzione nella descrizione dei campi lin-gua, argomento, contenuto e genere lettera-rio (ricercabili dal catalogo), la descrizione in-terna articolata su più livelli, con la possibilitàdi dare titoli d’insieme; gli strumenti di ricerca(OPAC) sulla base dati possono essere effet-tuati per parola, per campi e per liste.La maschera d’inserimento corredata dall’an-teprima della scheda del manoscritto anchedurante la compilazione, la condivisione delleliste dei fondi, nomi, luoghi, titoli, bibliogra-fia, antiche biblioteche, argomento, la gestio-ne delle liste condivise con la possibilità d’in-serimento, la possibilità di gestire i manoscrit-ti secondo gli stati in lavorazione, completato,corretto agevolano invece il lavoro dei catalo-gatori rendendolo nello stesso tempo più uni-forme e coerente.Supporta il lavoro dei revisori la gestione deimanoscritti secondo gli stati da rivedere opubblicato, delle liste condivise con possibilitàdi intervenire per la cancellazione e la modifi-ca, la disponibilità di strumenti di comunica-zione delle revisioni al catalogatore, la proce-dura per la pubblicazione in OPAC e l’ammini-strazione della gestione degli utenti che han-no accesso all’area riservata.

La banca dati differenziata per il catalogopubblico (OPAC) e per la catalogazione per-mette aggiornamenti successivi delle schede;sono attivi inoltre il forum per i catalogatori,gli amministratori e gli utenti che si siano libe-ramente registrati.L’importazione dei dati da Manus e l’esporta-zione verso di esso è possibile attraverso ilformato XML TEI-MS versione 2.A suggerire la scelta, ora quasi scontata mache tale non era dieci anni fa, di adottare lacatalogazione partecipata al più alto gradopossibile era stata soprattutto l’esperienzamaturata da molti bibliotecari del territoriograzie alla catalogazione on line del libro anti-co in software diversi ma compatibili conl’Indice del Servizio Bibliotecario Nazionale(SBN), che nel Veneto era stata molto solleci-tata dall’afflusso dei fondi statali derivantidalla vendita delle licenze di telefonia UMTS edestinati alle biblioteche9.Oltre che da un’esigenza di conoscenza econservazione del patrimonio, il progettomuoveva anche dall’idea che la tutela nonpossa essere disgiunta dalla sua � sia pureoculata � fruizione e dalla convinzione che, aldi là di ogni considerazione teorico-metodo-logica in materia di classificazione dei mate-riali, sia necessario approntare cataloghiscientificamente corretti ma di semplice utiliz-zo e accesso: tendenzialmente ogni bibliotecaha l’esigenza di rendere disponibile il suo in-tero patrimonio da un unico OPAC e chi lafrequenta, non solo e necessariamente unpubblico specialistico, quella di conoscerlo nelmodo più ampio per poter effettuare in pienaconsapevolezza le sue scelte. Tutela e servizifiniscono per fondersi in attività armonizzatein funzione della conoscenza e, in prospetti-va, della memoria collettiva del nostro passa-to, che trova nei manoscritti dei testimoni pri-vilegiati. Parallelamente a quanto avveniva per la pub-

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9 Si veda a riguardo: Massimo Canella. Il sistema bibliotecario veneto. «Notiziario bibliografico», 40(2002), p. 6-9.

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blica lettura, la rete di collaborazione tra le bi-blioteche aderenti al progetto si è progressiva-mente estesa e rafforzata, mentre di pari passosi sviluppavano, insieme al software, gli stru-menti di supporto alla catalogazione quali labibliografia, gli authority file di nomi, luoghi ematerie, i link ai siti utili, la biblioteca digitale,la storia dei fondi manoscritti, notizie anagra-fiche e sugli strumenti di consultazione, i con-tatti e i servizi erogati dalle rispettive bibliote-che, confluendo in un sito che diventava benpresto il punto di riferimento per tutte le bi-blioteche di conservazione del territorio. Il modello organizzativo adottato è stato, findagli inizi, flessibile, e nel tempo non è muta-to nella sostanza anche se le risorse sono oradiminuite: annualmente la Regione del Venetostanzia un finanziamento proporzionale alprogramma di lavoro elaborato e alle risorsedisponibil i , destinandone una parteall’Università Ca’ Foscari per l’assistenza allebiblioteche, il controllo delle schede prodotte,la manutenzione della base dati e lo sviluppodel software; un’altra parte della somma è de-stinata alle biblioteche che decidono di avvia-re, proseguire o concludere la catalogazionein NBM dei propri fondi manoscritti, anche sein taluni casi gli istituti di conservazione rie-scono a trovare risorse proprie o di terzi per lacatalogazione10. In alcuni casi la catalogazionesistematica del patrimonio manoscritto haconsentito una revisione conservativa dei ma-

teriali, dando vita a progetti paralleli di re-stauro dei manoscritti stessi: così è avvenutoper i medievali dell’Accademia dei Concordi,per il fondo Biblioteca Padovana della civicadi Padova e per le miniature ritagliate diCastelvecchio a Verona11.Le biblioteche afferenti non pagano canoniper partecipare a NBM: la base dati risiede suserver della Regione del Veneto, che ne so-stiene interamente le spese per il manteni-mento e la sicurezza.Sono 80 attualmente gli istituti afferenti alprogetto, tra i quali figurano le due bibliotechenazionali presenti nel Veneto, la BibliotecaNazionale Marciana e la Biblioteca Universitariadi Padova12. Vi partecipano tutte le civiche ocomunali dei capoluoghi di provincia (Belluno,Treviso, Padova, Vicenza, Verona) el’Accademia dei Concordi di Rovigo che svolgeanaloga funzione; le biblioteche comunali dicentri “minori” quali quelle di Adria, Bassano,Castelfranco, Chioggia, Feltre, Monselice, do-tate di ricchi fondi bibliografici testimoni di unatradizione culturale rilevante; biblioteche spe-cialistiche come quelle dei Musei Correr diVenezia e di Castelvecchio a Verona, dei Museidi Storia Naturale di Venezia e Verona; ecclesia-stiche, come le biblioteche venete dell’Ordinedei Frati minori, dei Seminari di Treviso eVittorio Veneto, le Capitolari di Treviso, Veronae la Lolliana di Belluno; di Fondazioni quali laGiovanni Angelini di Belluno, la Cini e la

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10 La Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha finanziato catalogazioni alla Biblioteca civica diAdria e all’Accademia dei Concordi di Rovigo; la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza eBelluno alla Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza, al Museo di Castelvecchio di Verona e alla Bibliotecacivica di Belluno; in altri casi le biblioteche, avviata la catalogazione in NBM grazie ad un finanziamentoregionale, l’hanno proseguita con risorse proprie, come nel caso della Biblioteca civica di Padova.

11 Sui quali si vedano rispettivamente: Michela Marangoni. Progetti di catalogazione e digitalizzazione delFondo autografi della Biblioteca Concordiana. In: Cooperare in biblioteca cit., p. 95-100; GildaMantovani. Il recupero conservativo in loco della raccolta “b. p.”. In: Cooperare in biblioteca cit., p.77-86; Giorgio Marini. Progetto di intervento conservativo sul fondo di miniature del Museo diCastelvecchio. In: Tutelare e cooperare cit., p. 53-54 e Melania Zanetti. Verona, Museo diCastelvecchio. Intervento di conservazione delle opere del fondo iniziali miniate. In: Tutelare eCooperare cit., p. 55-58.

12 L’adesione a NBM delle Biblioteche Nazionali è stata regolata da convenzioni: nel 2009 è stata sottoscrittaquella con la Biblioteca Nazionale Marciana e nel 2013 con la Biblioteca Universitaria di Padova.

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Querini Stampalia di Venezia; di società stori-che quali il Gabinetto di Lettura di Este; di co-munità culturali e linguistiche storicamente ra-dicate nel Veneto quali la Biblioteca ebraicaRenato Maestro. I record catalografici presenti nella base datisono 50.000, di cui 40.000 pubblicati dopoessere stati controllati dal gruppo scientificosia sotto il profilo dei contenuti che della coe-renza agli standard descrittivi; 5.000 sono i ti-toli presenti, 80.000 i nomi inclusi negli au-thority file, 1.700 i luoghi, 8.000 le citazionibibliografiche.Oltre alle schede catalografiche, sono dispo-nibili 100.000 immagini digitali, funzionalitàin corso di potenziamento per il suo crescen-te utilizzo e gradimento da parte di bibliote-cari e studiosi: integralmente disponibile online e particolarmente consultato il Catalogodei codici della Biblioteca di EmmanueleCicogna redatto tra il 1841 e il 1867 in 7 vo-lumi manoscritti di descrizioni e 6 di indici re-lativi all’omonimo fondo della Biblioteca delMuseo Correr, una delle collezioni costitutivedella biblioteca omonima; le pagine di NBMdedicate a quest’ultima offrono anche unamostra vir tuale tratta dall ’esposizioneMiniature dei dogi. Venezia e veneziani, santie virtù nelle Commissioni ducali del MuseoCorrer, tenutasi a Palazzo Ducale tra il 2012 e

il 2013, da cui è tratta la miniatura dellaCommissione di Agostino Barbarigo aGirolamo Capello, podestà e capitano diFeltre, del 6 dicembre 1487, attribuita alMaestro del Plinio di Pico o alla sua scuola(Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms. Cl.III 33 (fig. 1).In altri casi la digitalizzazione è stata concepi-ta come integrazione della scheda catalografi-ca o per esemplificare l’aspetto materiale delmanoscritto, corredandone la descrizione conun’immagine per ciascuna unità codicologicasecondo la tradizione dei cataloghi cartaceidei codici medievali13, come nel caso dellaBiblioteca Civica di Treviso14, o come arricchi-mento di descrizioni sintetiche, come quellerelative al monumentale fondo autografidell’Accademia dei Concordi di Rovigo che hagià realizzato 8.500 schede delle proprie rac-colte manoscritte15, e della Biblioteca civica diPadova16. Tra le collezioni più rilevanti accessibili attra-verso il sito Nuova Biblioteca Manoscritta se-gnalerei poi, per esemplificare la varietà di ti-pologie presenti in questo archivio digitale,almeno il catalogo generale della Bibliotecacivica Bertoliana di Vicenza ricco di 3.142 uni-tà bibliografiche dal XVI al XX secolo17, dei233 codici orientali della Biblioteca NazionaleMarciana18 e di quelli ebraici della Biblioteca

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13 Così ad esempio per i codici descritti nella collana Biblioteche e Archivi della SISMEL, Edizioni delGalluzzo di Tavarnuzze – Impruneta (Firenze).

14 La descrizione dei 454 manoscritti della Biblioteca civica di Treviso attualmente presenti in NBM è statarealizzata da Leonardo Granata. Questo lavoro è stato concepito anche come censimento preliminare invista della realizzazione del catalogo dei codici medievali della provincia di Treviso, continuazione deicataloghi descritti alla nota 2.

15 La catalogazione è stata esemplarmente seguita e in buona parte realizzata da Michela Marangoni.16 I fondi della civica patavina sono costituiti da oltre 5.000 manoscritti di varia natura e da circa 9.000

lettere: 8.000 schede sono attualmente disponibili on line in NBM. Di particolare rilievo la catalogazionee digitalizzazione del carteggio della famiglia Obizzi, che conta oltre 3.500 lettere dal XVI all’inizio delXIX secolo, seguito per la biblioteca da Mariella Magliani.

17 L’imponente catalogazione, seguita direttamente da Paolo Eleuteri e da Annalisa Gonzati, Adele Scarparie Sergio Merlo per la biblioteca, è stata realizzata da Elisa Bars, Marialuisa Burei, Daniela Camanzi eMarta Malengo.

18 Per la precisione, il fondo orientale della Biblioteca Nazionale Marciana è costituito da 20 codici ebraici,7 siriaci ed aramaici, 28 arabi, 34 persiani, 47 turchi, 6 armeniaci, 7 cinesi, 5 egiziani, 11 slavi, 3 malesi,

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Figura 1. Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms. Cl. III 33 Commissione di AgostinoBarbarigo a Girolamo Capello, 6 dicembre 1487

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Atti del convegno

Renato Maestro di Venezia19; rilevante anchedal punto di vista liturgico-musicologico lacatalogazione dei corali di canto fratto deiconventi dei frati minori francescani delVeneto20. Vi figurano poi manoscritti legati apersonalità eminenti, quali l’intero carteggiodel poeta, scrittore, traduttore e critico musi-cale bellunese Beniamino Dal Fabbro (1910-1989)21, una prima parte dei manoscritti dimusica indiana raccolti dal geniale studioso diinduismo e fondatore della musicologia com-parata Alain Danielou (1907-1994)22, quellidei naturalisti veneti Sandro Ruffo (1915-2010) al Museo di Storia Naturale di Verona,di Giovanni Domenico Nardo (1802-1877),Nicolò Contarini (1780-1849), Giovanni Miani(1810-1872) e Antonio Carlo DondiDall’Orologio (1751-1801) raccolti presso ilMuseo di Storia Naturale di Venezia. Vi sonopoi sezioni dedicate a progetti speciali, qualiManoscritti Greci d’Italia (MaGi) tra i quali fi-gura l’eccezionale Iliade di Bessarione dettaVenetus A della Biblioteca NazionaleMarciana Gr. Z. 454 (=822) (fig. 2), Libri eScritture dell’Umanesimo Veneto delQuattrocento (LeSuv), il catalogo dei mano-

scritti di San Michele di Murano (SMM), perla scelta programmatica di accogliere dati ca-talografici che, a sé stanti, avrebbero una piùlimitata possibilità di diffusione e interrelazio-ne, consentendone aggregazioni significativee talora imprevedibili, tali da valorizzarli inmaggior misura.Recente è il recupero e la pubblicazione informato digitale del catalogo dei manoscrittimedievali della chiesa veneziana di S. Mariadella Consolazione, detta della Fava, correda-to dall’indicizzazione di 385 codici già partedell’antica biblioteca del convento domenica-no dei Santi Giovanni e Paolo, ora divisi con laMarciana23.Il recupero delle miniature ritagliate delMuseo di Castelvecchio è stato invece l’occa-sione per riflettere sulle modalità di un’auspi-cabile ricerca per immagini: si è scelto di indi-cizzarle con il sistema ICONCLASS, disponibilein rete anche nella versione italiana. Perfinoquesto semplice lavoro di recupero ha offerto,come spesso accade, lo spunto per ulteriori ri-cerche e migliorie della già accurata cataloga-zione disponibile24: in questo caso mi ha sug-gerito di proporre direttamente nella scheda

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2 giavanesi, 3 etiopi, 2 georgiani, 12 indiani, 3 birmani, 1 albanese, 2 giapponesi, 2 mongolici, 3siamesi, 1 ungherese, 2 americani, 33 misti: la catalogazione, affidata alla Coopculture di Venezia, si èavvalsa della guida scientifica del professor Gianfranco Fiaccadori dell’Università degli Studi di Milanoche ha affiancato in questo caso il gruppo scientifico di NBM.

19 Il fondo ebraico della biblioteca veneziana è numericamente esiguo (n. 10), ma di grande importanza,come rilevabile dalle schede redatte da Natascia Danieli.

20 Realizzata interamente da Maria Cristina Zanardi.21 La biblioteca di Beniamino Dal Fabbro è stata acquisita dalla Biblioteca Civica di Belluno: i materiali a

stampa sono stati tutti catalogati nel Polo Regionale Veneto SBN e i manoscritti in NBM.22 I manoscritti Danielou sono stati descritti da Nicole Biondi; è stato interamente catalogato da Barbara

Vanin anche il fondo manoscritto occidentale della Fondazione.23 Sulla storia di questa ricca biblioteca cfr. Riccardo Quinto. Manoscritti medievali nella Biblioteca dei

Redentoristi di Venezia. Padova: Il Poligrafo, 2006, specialmente p. 39-52. Tra le cospicue raccolte inessa conservate, particolare importanza riveste il fondo musicale costituito da 750 manoscrittiprovenienti dalla raccolta della Congregazione dell’Oratorio, ivi insediatasi nel 1662, descritti da CristianBacchi. Il fondo musicale di S. Maria della Consolazione di Venezia. Venezia: Edizioni Fondazione Levi,2002; il fondo è stato digitalizzato integralmente con finanziamenti della Regione del Veneto ed èliberamente accessibile on line nel sito istituzionale all’indirizzo <http://smcfava.regione.veneto.it> eattraverso il portale Europeana. La Biblioteca dei Redentoristi di Venezia è stata dichiarata di interesseculturale con DDR della Regione Veneto del 24 febbraio 2011, n. 11.

24 Sul nucleo principale della raccolta cfr. Gino Castiglioni. Le miniature di Francesco e Girolamo Dai Libri.

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Figura 2. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Gr. Z. 454 (=822), Iliade detta “Venetus A”

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NBM una nuova attribuzione del foglio stac-cato con La Madonna con Gesù bambino introno riceve il senatore veneto Andrea Grittiaccompagnato da San Nicola di Bari e un san-to (Verona, Biblioteca d’Arte del Museo diCastelvecchio, Inv. 4508), già frontespizio diuna mariegola, al miniatore veneziano deno-minato Maestro T.o Ve, per affinità stilisticacon altre due opere a lui assegnate dellaBiblioteca Nazionale Marciana, laCommissione a Carlo Moro podestà e capita-no di Capodistria, ms Lat. X, 129 (3308), del1536 e la Commissione a Girolamo Bon, capi-tano di Raspo vicino a Cherso, ms lat. X, 245(3253), del 1537 25 (fig. 3).Sono state perseguite sistematicamente tuttele occasioni per favorire l’interoperabilità, cre-ando formati di scambio idonei al dialogo conaltri aggregatori: già dal 2007 NuovaBiblioteca Manoscritta ha aderito aCulturaItalia, in seguito nel 2011 al Portaledel Consortium of European ResearchLibraries (CERL), nel 2012 a Europeana,mentre nel 2013 è stata accolta tra le risorsedella Biblioteca Digitale della BayerischeStaatsbibliothek di Monaco. Le prospettive che il gruppo scientifico diNBM intende perseguire in futuro sono in-nanzitutto l’arricchimento della biblioteca di-gitale, anche con il recupero delle digitalizza-zioni già realizzate con finanziamento regio-nale, per documentare col tempo, il più am-piamente possibile, il patrimonio manoscrittoveneto (lo sviluppo del visualizzatore di im-magini si concluderà nella primavera 2015), losviluppo del modulo di ricerca iconografica,per cui potremmo riferirci al modello di navi-gatore IC di “e-codices” e, infine, uno svilup-po del software come applicazione 2.0 perrenderlo maggiormente interattivo nei con-

fronti della comunità scientifica e, anche inquesto, la soluzione proposta dal progettosvizzero può essere considerata un buon pun-to di riferimento.L’interoperabilità, lo scambio di esperienze,prospettive, l’ampia collaborazione a tutti i li-velli tra istituzioni, studiosi, bibliotecari, cata-logatori e gestori di NBM è la strada che si in-tende ulteriormente percorrere, magari crean-do relazioni con le altre basi sui manoscrittipresenti in Italia, innanzitutto ManusOnLine.Pur nelle diverse scelte gestionali, il dialogo è,più che possibile, auspicabile: la tecnologia loconsente e offre strumenti duttili ed efficaci.Tra le soluzioni tecniche che si possono prefi-gurare, il gruppo scientifico di NBM suggeri-sce, ad esempio, l’integrazione delle schededei manoscritti presenti in NBM e inManusOnLine nel catalogo generale SBN at-traverso UNIMARC/SBN – Marc: per realiz-zarla sarebbe necessaria la mappatura delloscarico dei dati, anche solo limitatamente aicampi comuni tra libro manoscritto e a stam-pa. L’integrazione delle schede dei manoscrittinel catalogo generale SBN dovrebbe prevede-re un rinvio alla descrizione contenuta nel ca-talogo specialistico d’origine: l’importazionedelle schede potrebbe avvenire direttamentein Indice o a livello di polo, ma in ogni caso idati dovrebbero poi essere visibili in entrambii cataloghi (nazionale e locale).SBN diventerebbe così l’accesso primario perla conoscenza e la fruizione di tutto il patrimo-nio bibliografico italiano, un aggregatore dibasi dati diverse, che non le elide ma le mettein relazione e le valorizza, ponendo rimedio aquella storica frammentazione del patrimoniolibrario e degli strumenti di corredo ad essocorrelati che costituisce la ricchezza ma ancheil limite della catalogazione nel nostro Paese.

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In: Museo di Castelvecchio. Catalogo generale dei dipinti e delle miniature delle collezioni civicheveronesi, I. Dalla fine del X all’inizio del XVI secolo. Milano: Silvana Editoriale, 2010, specialmente p.292-296.

25 Su questo miniatore si veda da ultimo Susy Marcon. La Commissione Bragadin. In: Integrare le risorseper migliorare i servizi. Venezia: Regione del Veneto, 2010, p. 89-105, specialmente p. 101.

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Figura 3. Verona, Biblioteca d'Arte del Museo di Castelvecchio, Inv. 4508 La Madonna con Gesùbambino in trono riceve il senatore veneto Andrea Gritti accompagnato da San Nicola di Bari e unsanto

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Un SBN aggregante e integrato col digitalepotrebbe divenire anche uno straordinariostrumento di tutela attiva del patrimonio bi-bliografico italiano, aspetto questo non ancorautilizzato a pieno di quello che costituisce unadelle più pregevoli costruzioni tecniche coralimai realizzate: vi potrebbero essere indicati si-stematicamente furti e mancanze, cosa cheviene fatta ora solo saltuariamente, forgiandocosì una preziosa risorsa per istituzioni, biblio-tecari, studiosi, antiquari e cittadini per con-trastare le sottrazioni illecite dalle biblioteche. L’utilizzo della catalogazione partecipata e diun’ampia collaborazione tra competenze di-verse potrebbe anche consentire di proseguirespeditamente la catalogazione del patrimoniomanoscritto, anche in un momento in cui leprofessionalità idonee tendono invece a sce-mare: standardizzandosi la descrizione si velo-cizza, diventa più precisa, necessita di minoristrumenti bibliografici – non sempre reperibilinegli innumerevoli luoghi di conservazione deimanoscritti in Italia – poiché molti di quelli ne-cessari vengono resi disponibili attraverso lostesso sito. Com’è evidente a chiunque operinel settore, infatti, la difficoltà vera nella reda-zione dei cataloghi elettronici di manoscrittinon risiede nel software utilizzato, ma nellaesoterica arte stessa della catalogazione, al cuiservizio e ausilio devono conformarsi gli stru-menti tecnologici utilizzati e non viceversa.Credo che nella progettazione delle futurecatalogazioni dei manoscritti dovremmo mi-

rare a ottimizzare le risorse professionali, an-ch’esse parte del nostro patrimonio culturale,utilizzandole saggiamente e riducendo al mi-nimo la dispersione del loro lavoro: se è fisio-logico infatti che una parte dei giovani a ciòformati scelgano o siano costretti a percorre-re altre strade, potremmo almeno valorizzarequanti persistono in questo, oltre che diffici-le, incerto percorso, per progetti magari cir-coscritti ma coerenti e atti a dialogare, nelmetodo descrittivo e nelle tecnologie, con lealtre basi dati italiane e straniere. E potremoanche procedere in modo sistematico al recu-pero delle catalogazioni rimaste inedite, qualitesi di laurea, di perfezionamento, dottorati,ma anche realizzate da bibliotecari e limitatead uso interno o non completate: se per glistampati soprattutto moderni il recupero delpregresso è quasi sempre antieconomico, peri manoscritti, che necessitano di ricerche suirepertori e approfondimenti plurimi, i lavoriprecedenti costituiscono comunque un puntodi riferimento utile e il cui riutilizzo può ren-dere accessibili in tempi più rapidi interi fondimanoscritti o parte di essi. Se ciascuno degliattori del territorio � biblioteche, università,istituzioni preposte � proverà a fare la suaparte secondo i principi di correttezza scien-tifica, riutilizzo dei dati esistenti, interopera-bilità, concreta collaborazione tra persone eistituzioni, potremo ancora agganciare inquesto settore l’evoluzione culturale e tecno-logica in corso nel resto del mondo.

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Il contributo illustra le caratteristiche deldatabase ManusOnLine (MOL), il softwareelaborato dall’Istituto Centrale per ilCatalogo Unico (ICCU) per il censimento e lacatalogazione del patrimonio manoscrittoitaliano, da anni disponibile e consultabileon line.MOL permette l’inserimento di immagini dimanoscritti e di cataloghi antichi o moderni;è il catalogo on line delle biblioteche eistituzioni culturali italiane che hanno aderitoal progetto dell’ICCU, ma anche una sorta dibiblioteca digitale: creando un collegamentotra le singole schede e la riproduzioneparziale o integrale di manoscritti, infatti, èpossibile già in fase di catalogazione,costituire un archivio di immagini in rete delleproprie raccolte manoscritte. Si accenna poialla necessità di sviluppare tecnologie emetamotori per rendere interoperabili tra loroi molti database di mss. presenti nel Web. Sielencano, infine, i più significativi progetti didigitalizzazione di manoscritti collegati aManusOnLine e i progetti visibili tramiteInternet Culturale, il portale che offre unsistema di accesso integrato alle risorsedigitali, catalografiche e multimediali dellebiblioteche e istituzioni culturali italiane, nepromuove e ne valorizza la conoscenza e lafruizione tramite un meta-indice, chepermette anche di consultare le varie basidati dell’ICCU.

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The paper illustrates the features ofManusOnLine (MOL), the software developedby the Istituto Centrale per il Catalogo Unico(ICCU) for the census and cataloguing of theItalian manuscript heritage, that since anumber of years is available and searchableon line.MOL allows the inclusion of images ofmanuscripts and of ancient or moderncatalogues. It is not only the on linecatalogue of the Italian libraries and culturalinstitutions that have joined the projectlaunched by the ICCU, but also a kind ofdigital library: the creation of a link betweenthe descriptions and the partial or fullreproductions of the manuscripts allows tobuild an archive of on line images of specificmanuscript collections. The author alsohighlights the need to develop technologiesand metasearch features to enhance theinteroperability of the numerous manuscriptdatabases available on the Web. The mostimportant projects of manuscript digitizationrelated to ManusOnLine are then mentioned,as well as those which are hosted on theportal Internet Culturale, that offers anintegrated access to digital resources,catalogues and multimedia librariesbelonging to Italian cultural institutions, andpromotes and enhances their knowledge andfruition through a meta-index, which alsoallows to browse the various ICCU databases.

Progetti di digitalizzazione dei manoscritti conservati nelle biblioteche italiane

Lucia Merolla ICCU – Istituto centrale per il catalogo unico

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I l codice di età medievale e moderna, comequalunque manufatto antico o anche di

epoca più recente, può essere considerato co-me un medium tra noi e il passato e un trami-te fondamentale della nostra consapevolezzaculturale.Ci troviamo tuttavia in presenza di un casoparticolare: il contenuto della mediazione èparticolarmente cospicuo. Il manoscritto (enon solo quello medievale), infatti, è un con-tenitore ricco di informazioni che tramandatesti, immagini, musica tutti elementi che of-frono chiavi per meglio comprendere non solola storia della cultura scritta, ma anche il con-testo storico generale dell’ambiente in cui il li-bro è stato prodotto e utilizzato. È all’incirca da un decennio che le bibliotechee le istituzioni culturali hanno iniziato a dif-fondere nel WEB manoscritti interamente di-gitalizzati e con accesso gratuito. L’affermarsidi Internet ha facilitato lo sviluppo di databa-se di manoscritti, ha favorito la loro digitaliz-zazione e il trattamento delle immagini, molti-plicando le opportunità di fruibilità, studio ericerca di un patrimonio finora nascosto esconosciuto al grande pubblico della rete. Ilsistema digitale, inoltre, mirando a sostituireper quanto possibile la consultazione e lo stu-dio degli originali, intende dare anche prioritàagli aspetti legati alla tutela degli esemplari ealla loro valorizzazione.È però implicito che una campagna di digitaliz-zazione non può essere sufficiente per un’in-dagine conoscitiva né sul codice medievale nésu tipologie di manoscritti meno antichi. Ilpunto di partenza per una campagna di digita-lizzazione di raccolte manoscritte è effettuarnein primo luogo una catalogazione sia pure es-senziale ma precisa, nel rilevamento dei dati damettere a disposizione del pubblico: la descri-zione del manoscritto resta lo strumento im-prescindibile per conoscere il libro di cui si vuo-le visualizzare la riproduzione digitale. Come è noto, l’ICCU da anni lavora su questofronte e ha proposto e realizzato documenta-

zione e s/w per raggiungere, nell’ambito delcomplesso lavoro catalografico, criteri di uni-formità a livello nazionale. Questi aspetti sono stati fondamentali quandosi è realizzato e sviluppato il database MANUSche da anni è disponibile e interrogabile on li-ne1. Non è questo il luogo per ripercorrere lasua storia, ma non possiamo non sottolineareche MANUS, ora ManusOnLine (MOL), fornitogratuitamente dall’ICCU, è stato il primo appli-cativo dedicato alla catalogazione di mano-scritti a livello nazionale e, a quanto ci consta,è ancora la sola iniziativa che interessa un ter-ritorio nazionale nella sua totalità. ManusOnLine consente inoltre di arricchire ladescrizione catalografica con immagini digi-tali di singole pagine o di codici interi, comepure di riproduzioni digitali di cataloghi anti-chi o moderni. Le immagini presenti nei ri-spettivi repository sicuramente costituisconoun elemento non di corredo ma, laddove pre-senti, forniscono ulteriori informazioni chespesso il testo non contiene. Non è sempredetto, infatti, che il contenuto iconograficonei manoscritti sia sempre legato al testo, oal tipo di libro.Manus è il catalogo on line dei manoscritti del-le biblioteche italiane, ma può costituire ancheuna sorta di biblioteca digitale: creando infattiun collegamento tra le singole schede e la ri-produzione parziale o integrale di un esempla-re, è possibile costruire, già in fase di cataloga-zione, un archivio di immagini in rete delle pro-prie raccolte manoscritte. È sufficiente che leriproduzioni siano identificate da un URL stabi-le; questa funzionalità, voluta e sostenutadall’ICCU, non comporta né duplicazione di da-ti né ulteriori costi per i partecipanti. Costruito in linguaggio XML, ManusOnLine èun database che 276 biblioteche e istituzioniculturali italiane utilizzano per la catalogazio-ne del loro patrimonio manoscritto. Sono glienti che implementano autonomamente ild/b e rimangono proprietari dei dati, all’ICCUne spetta la gestione.

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1 http://manus.iccu.sbn.it.

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Manus comprende manoscritti che si riferisco-no cronologicamente a un periodo estrema-mente ampio: dal V secolo, agli autografi edattiloscritti di autori contemporanei, ai car-teggi. La base dati ad oggi (22 ottobre 2014)contiene 145.748 schede inserite; 289.298 ti-toli; 258.671 nomi; 23.240 immagini di mano-scritti – scelte da chi cataloga – e 3.681 im-magini di cataloghi.Di recente il software è stato valorizzato danuove funzioni: la produzione, in formatoWord, di tradizionali cataloghi a stampa; lapossibilità di esportare le schede in formatoXML, così che ciascuna biblioteca possa riuti-

lizzare a suo uso le descrizioni realizzate e fa-cilitare di conseguenza la visibilità del propriocatalogo (ad esempio l’OPAC Manus realizza-to per la Regione Lombardia o quello per la

Biblioteca provinciale Albino di Campobasso);la visualizzazione e la stampa della scheda ac-quisita già in fase di catalogazione, medianteil pulsante preview; la possibilità di scaricare idati per implementare altri sistemi comeInternetCulturale e, infine, l’aggiornamentodella Guida al s/w che verrà immessa on lineentro qualche settimana2.Diamo una dimostrazione di ricerca avanzatasu manoscritti dotati di immagini, prendendocome esempio il codice 4 del fondo codicesCavenses della biblioteca dell’Abbazia dellaSS. Trinità di Cava dei Tirreni, di cui mostriamola scheda e il link a un’immagine:

Sul sito di MOL è possibile trovare anche unutile e gradevole video realizzato dall’ArchivioStorico della Pontificia Università Gregoriana(APUG), con lo scopo di facilitare ai non ad-

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2 È ora consultabile sul sito di ManusOnLine.

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detti ai lavori la ricerca su MOL. Da tempo,infatti, la Gregoriana cataloga i propri fondimanoscritti in MOL e sta dando un importan-te contributo alle voci di autorità (authorityfile) relative all’Ordine gesuitico3. Considerata ad oggi la presenza nel web di sitiche riguardano manoscritti medievali e mo-derni, di tipo specialistico o di carattere piùgenerale, è da prevedere nel medio periodo lanecessità di sviluppare tecnologie e metamo-tori che rendano possibile la comunicazionetra le diverse fonti, con l’obiettivo di potercontribuire a quella conoscenza globale deimanoscritti di cui anni fa parlava ClaudioLeonardi. Una conoscenza globale che, par-tendo da analisi testuali, filologiche, codicolo-giche e paleografiche presenti anche in unadescrizione bibliografica, naturalmente siestenda alla storia della cultura che i paesi eu-ropei condividono tra loro4. In questo senso le iniziative europee COST(European Cooperation Science andTechnology), che costituisce un ponte tra lediverse comunità scientifiche, e CENDARI(Collaborative European Digital ArchiveInfrastructure), che si propone di creare unarchivio di dati e immagini dal Medioevo allaPrima Guerra Mondiale, indicano la via che daqui ai prossimi anni si dovrà percorrere. Lostesso vale per TRAME (Text and manuscripttransmission of the Middle Ages in Europe),un progetto di infrastrutture di ricerca dedica-to allo sviluppo e all’interoperabilità degli ar-chivi web sulla tradizione manoscritta dei testinel Medioevo europeo: il progetto intende sia

affrontare la dispersione dei numerosi d/b re-lativi alle immagini digitali dei manoscritti ealla loro descrizione, sia rispondere all’esigen-za di uno strumento che faciliti la trasversalitàdelle informazioni. In questa prospettivaTRAME prevede di includere, nel progetto pi-lota sul Medioevo di CENDARI, alcuni conte-nuti provenienti da ManusOnLine, anche inforza della convenzione stipulata nel 2012 traICCU, Società internazionale per lo studio delMedio Evo latino (SISMEL) e Fondazione EzioFranceschini (FEF)5.È ora il caso di passare in rassegna alcuni deipiù significativi progetti di digitalizzazione dimanoscritti presenti in rete, con particolare ri-ferimento ai progetti della base datiManusOnLine.Incominciamo con i manoscritti dellaBiblioteca Vallicelliana, che da anni collaboraal progetto nazionale di catalogazione deimanoscritti e che ha ospitato il seminario incui è stata presentata questa relazione. La bi-blioteca è presente in ManusOnline con 462descrizioni catalografiche: 111 sono corredateda immagini.Quanto alla Biblioteca Casanatense, nel2012 ha creato un link tra le descrizioni deipropri manoscritti medievali presenti inMOL e due suoi depositi digitali: quellodelle legature e quello delle miniature; i ri-sultati sono visibili in rete sia nell’opac dellabiblioteca romana6, sia dalla base dati MOL.Inoltre dal sito della biblioteca è possibileaccedere alle riproduzioni digitali del fondoaraldico e genealogico, costituito da 160

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3 Il video si trova all’indirizzo: <http://screencast.com/t/FzvbuL44fPl>.4 «Il problema che pone il manoscritto, particolarmente in Italia, è la sua conoscenza. Infatti il manoscritto

è un personaggio per lo più ignoto, in parte agli stessi specialisti, per il fatto che i manoscritti sonodepositati nelle biblioteche di conservazione e vengono aperti solo quando uno studioso intendeconsultarli o studiarli per un suo particolare problema, oppure quando vengono portati adun’esposizione, in cui solo due sue pagine si potranno vedere, a libro aperto e sotto una vetrina. Questeoccasioni, sempre singole e particolari, sono importanti; tuttavia il vero problema dei manoscritti è la loroconoscenza globale: occorre sapere dove sono conservati, come sono fatti, soprattutto quali testicontengono e trasmettono. La globalità della conoscenza è il problema-principe per il manoscritto»(Claudio Leonardi).

5 Per le possibilità di colloquio tra le basi dati rinvio al contributo di Lucia Negrini.6 http://opac.casanatense.it/.

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Atti del convegno

manoscritti databili tra il XIII e il XIX secolo.La Biblioteca nazionale centrale di Roma che,insieme con la biblioteca Casanatense, è statauna delle prime istituzioni a testare MANUS,ha avviato un interessante progetto che ri-guarda la riproduzione di manoscritti miniatiin formato digitale del fondo VittorioEmanuele, risalenti a un arco di tempo com-preso tra il IX e il XV secolo, con alcune testi-monianze del XVIII secolo. Si tratta di 32 co-dici digitalizzati integralmente (per un totaledi 9.000 immagini) che saranno visibili in retetramite il progetto europeo ATHENA PLUS,coordinato dall’ICCU.Vorrei anche aggiungere che, dei 1.685 ma-noscritti del fondo Vittorio Emanuele catalo-gati in MOL, una buona parte delle descrizio-ni è stata corredata da immagini, come anchele descrizioni di alcuni codici del fondo S.Maria della Scala.Un ulteriore progetto riguarda la cosiddettabiblioteca Nonantolana virtuale: 45 codici di-gitalizzati integralmente (secc. VI-XII)7 – perun totale di oltre 16.000 immagini – costi-tuenti il corpus dei manoscritti medievali del-l’abbazia di Nonantola conservati presso laBiblioteca Nazionale di Roma. Il database di-gitale, attualmente consultabile nella SalaManoscritti e Rari della biblioteca, prossima-mente sarà visibile in rete all’interno del pro-getto ATHENA PLUS. La catalogazione, rea-lizzata con Manus, è attualmente in corso direvisione e alcune immagini saranno in rete acorredo delle schede descrittive.CODEX. Inventario dei manoscritti dellaRegione Toscana è una banca data on line chedà accesso alle schede descrittive di circa3.000 codici, datati o databili entro l’anno1.500 presenti in biblioteche toscane, e ad ol-tre 3.000 immagini. Avviato dalla regioneToscana, è affidato dal 1998 alla direzione

scientifica della SISMEL. In base a una con-venzione tra Regione Toscana, ICCU e SI-SMEL, dal 2011 è possibile accedere ai daticatalografici di oltre un migliaio di codici an-che da MOL, numero destinato ad aumentare:da una settimana infatti sono state importate1.155 schede della biblioteca comunale degliIntronati di Siena ed entro la fine del 2015 sa-rà riversata l’intera banca dati CODEX8. Ritengo inoltre opportuno ricordare laBiblioteca degli Intronati che dal 2000 ha ini-ziato la digitalizzazione del proprio patrimoniolibrario; del resto la Biblioteca, dal 2011, ade-risce alla World Digital Library, progetto inter-nazionale promosso dalla Library of Congressdi Washington e dall’Unesco, e grazie a unaconvenzione con l’Università di Siena ha au-mentato la strumentazione di acquisizione diimmagini digitali. All’interno della biblioteca �che ad oggi già dispone di un archivio di oltreun milione di scansioni di libri antichi a stam-pa, stampe, disegni �, pertanto, ad oggi sonogià stati digitalizzati oltre 3.000 codici (di cui2.154 integralmente, 855 parzialmente) chesaranno a breve consultabili on line sul sitodella biblioteca. Acquisizioni digitali sono sta-te effettuate pure dalla biblioteca Città diArezzo, anch’essa presente in Codex e inManusOnline: il suo patrimonio medievale èstato completamente digitalizzato grazie adun’altra convenzione stipulata sempre tra labiblioteca Città di Arezzo e l’Università diSiena. Il Censimento dei manoscritti medievali dellaLombardia concerne i manoscritti medievali dinatura storica e letteraria conservati in biblio-teche e in altre istituzioni culturali dellaRegione9. La banca dati comprende schededescrittive, sia di recupero sia di prima mano,e le relative immagini. I dati sono accessibilianche da MOL.

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7 34 codici appartengono al fondo Sessoriano: Sess. 10, 12, 13, 16, 17, 23, 26, 30, 31, 33, 34, 36, 38, 40,41, 44, 45, 48, 52, 55, 58, 62, 63, 66, 70, 71, 74, 76, 77, 94, 95, 96, 128, 590. Gli altri 11 codici alfondo Vittorio Emanuele: Vitt. Em. 10, 1006, 1325, 1326, 1347, 1348, 1357, 1408, 1433, 1452, 1472.

8 Su tratta di ca. 2000 schede, mentre il numero complessivo dei nomi da importare sarà di ca. 10.000.9 http://www.manoscrittilombardia.it/.

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Atti del convegno

L’Archivio Storico Civico e BibliotecaTrivulziana, che da diversi anni effettua la ca-talogazione dei manoscritti utilizzandoManusOnline, sin dall’inizio ha provveduto acorredare la descrizione di ciascun codice conalmeno 3 immagini. La biblioteca aderisceinoltre al progetto GraficheInComune, un mo-tore di ricerca studiato e progettato per con-sentire l’interrogazione simultanea di una ban-ca dati di circa 50.000 immagini del patrimo-nio artistico del Comune di Milano. Di partico-lare interesse per le ricerche nell’ambito deimanoscritti sono le digitalizzazioni integrali dioltre 50 codici dell’Archivio Storico Civico eBiblioteca Trivulziana. Per ciascun codice èstato predisposto da GraficheInComune uncollegamento alla scheda descrittiva presentein ManusOnLine permettendo così di accederealle immagini direttamente anche da MOL. Un esempio del dialogo fra immagine e infor-mazione scientifica è il codice Trivulziano2167, la cosiddetta Grammatica del Donato,celebre manoscritto d’educazione predispostoper Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico ilMoro, di cui ora è possibile sia sfogliare la ri-produzione integrale in GraficheInComune, siaconoscere i dati codicologici e la storia nellascheda descrittiva in ManusOnLine.Analogamente, nel campo ‘Riproduzioni’ diManusOnLine è stato integrato il link di colle-gamento alla digitalizzazione integrale del co-dice presente in GraficheInComune10.La Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele IIIdi Napoli, che dal 1994 partecipa attivamentea Manus, ha interamente catalogato e digita-lizzato i manoscritti di Salvatore di Giacomodel fondo Lucchesi Palli e i disegni dei papiriercolanesi.La Biblioteca Statale del Monumento Nazionaledell’Abbazia benedettina della SS. Trinità diBadia di Cava dei Tirreni ha realizzato la catalo-gazione e la digitalizzazione dei 65 codices

membranacei del fondo Codices Cavenses. Sitratta di manoscritti dei secoli IX-XV, uno solo èdatabile dopo il 1530. A ciascuna scheda de-scrittiva, realizzata con MOL, sono collegate treimmagini esemplificative. La digitalizzazione in-tegrale dei codici, per un totale di 26.850 im-magini, è consultabile on line11.La Biblioteca Nazionale di Cosenza ha catalo-gato in MOL circa 300 unità del carteggio diGiuseppe Giuliano, su un totale di più di1.500. Tutte le schede saranno corredate daimmagini, una parte delle quali sono statecollegate alle schede e quindi già visibili daManusOnline (ad es. il ms. 64).Altri progetti sono resi disponibili attraversoInternet Culturale (IC), il portale che proponeun sistema di accesso integrato alle risorse di-gitali, catalografiche e multimediali delle bi-blioteche e istituzioni culturali italiane, pro-muovendone e valorizzandone la conoscenzae la fruizione mediante un metaindice chepermette anche di consultare le varie basi datidell’ICCU. Insieme con gli altri portali tematici delMinistero dei beni e delle attività culturali edel turismo (MiBACT), cioè sistema archivisti-co nazionale e Musei digitali, InternetCulturale garantisce poi la visibilità su CulturaItalia, che a sua volta contribuisce a incremen-tare Europeana, la biblioteca on line finanziatadalla UE e dai paesi membri, che contiene cir-ca 16 milioni di oggetti digitalizzati. Tra i progetti relativi alla digitalizzazione dimanoscritti presenti in Internet Culturale se-gnaliamo in particolare i progetti riguardantila digitalizzazione integrale di due prestigiosifondi: il fondo Plutei della Biblioteca MediceaLaurenziana e il Fondo Antico del Sacro Con-vento di Assisi.Uno dei maggiori progetti italiani realizzati (siè concluso nel novembre 2010) è quello rela-tivo al Fondo Plutei della Biblioteca Medicea

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10 La presentazione ufficiale del lavoro realizzato si è svolta il 28 ottobre 2014 a Milano, presso la sala dellaTrivulziana.

11 http://cava.siav.it.

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Atti del convegno

Laurenziana, costituitao dai manoscritti pro-venienti dalla raccolta privata della famigliade’ Medici. Sono stati digitalizzati circa 3.900codici del fondo in questione, insieme con lariproduzione dei cataloghi settecenteschi cheli descrivono (quelli di Bandini, di Biscioni e diAssemani).L’altro progetto riguarda il Fondo Antico delSacro Convento, composto da 713 codici (deiquali all’incirca 70 sono decorati), che costi-tuisce la biblioteca francescana più notadell’Europa medievale. La banca dati, finan-ziata in gran parte dalla Biblioteca DigitaleItaliana (BDI), contiene circa 260.000 imma-gini digitali ed è ora consultabile da InternetCulturale; per ciascun codice (a oggi i mano-scritti presenti sono 680) è stata redatta unascheda descrittiva consultabile in MOL. Il pro-getto si integra con la ricerca promossa dallaSocietà internazionale di Studi francescaniche ha realizzato, nell’ambito dellaMediatheca Franciscana, una Microfilmotecae data-base dei manoscritti francescani me-dievali12 conservati in biblioteche europee edextraeuropee: la descrizione dei manoscritti,che si è basata sulla microfilmoteca dellaSocietà, è stata realizzata con ManusOnLine esarà consultabile in rete a breve termine.È ora visibile in rete anche l’Archivio Muratoridella Biblioteca Estense Universitaria diModena: costituito in massima parte dall’ar-chivio personale di Lodovico Antonio Muratori(1672-1750), con oltre 100.000 documenti,contiene i manoscritti delle sue opere, diplomiaccademici e materiali di varia natura, e l’epi-stolario che consta di circa 20.000 lettere. Ladigitalizzazione è in fase di completamento.Ricordiamo poi il progetto riguardante i Coralidi San Domenico della Biblioteca comunaleAugusta di Perugia, che interessa la digitaliz-zazione di 21 corali, riccamente decorati conlettere e note musicali cubitali, realizzati tral’ultimo quarto del Duecento e il primo de-cennio del Trecento per essere utilizzati du-

rante le celebrazioni nella chiesa di SanDomenico di Perugia; i codici provengonodalla sagrestia della stessa chiesa. La Biblioteca comunale Augusta ha realizzatoinoltre la digitalizzazione di altre due raccolte.La prima concerne un corpus di partiture au-tografe del compositore Francesco Morlacchi(1784-1841), la seconda i frammenti di codiciliturgici recuperati da legature di altri mano-scritti e volumi a stampa presenti in bibliote-ca, databili dal XII al XV secolo.Un ulteriore progetto riguarda i manoscritti difondi musicali bolognesi posseduti dal Museointernazionale e biblioteca della Musica. Sitratta dei manoscritti liturgici dall’XI al XVIIIsecolo posseduti dal Museo, in buona parterisalenti alla collezione di padre GiambattistaMartini (1706-1784); sono integralmente ri-prodotti e consultabili 18 manoscritti di tipo-logia estremamente varia, fra i quali si trovanomessali, innari, graduali, cantorini, vesperali,rituali e processionali, e frammenti.La Biblioteca statale di Lucca ha effettuato lariproduzione integrale del seguente materiale: ilmanoscritto (copia del 1210-1230) che contie-ne il Liber Divinorum Operum di Hildegard vonBingen, appartenuto al Convento dei Chiericiregolari della Madre di Dio di Lucca; 17 codicidel fondo Lucchesini (Cesare e Giacomo), dal IXal XVI secolo; il Fondo pucciniano Bonturi-Razzi, composto da circa 500 manoscritti relati-vi alla vita artistica, professionale e familiare diGiacomo Puccini, tra cui 120 lettere.Dell’ampio carteggio del monaco camaldoleseGuido Grandi (1671-1742) sono pervenutealla Biblioteca universitaria di Pisa circa 4.000lettere, in gran parte digitalizzate (3.075 ma-noscritti).Della raccolta dei manoscritti liturgici dellaBiblioteca comunale dell’Archiginnasio diBologna, costituita da più di 7.000 mano-scritti di diversa tipologia ed epoca (si va dalX al XX secolo), finora ne sono stati integral-mente digitalizzati 21 (due i codici medievali,

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12 http://www.sisf-assisi.it/microfilmoteca.htm.

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Atti del convegno

ms. A. 129 e ms. A.1209, databili tra il 1290e il 1310).Vorrei, infine, ricordare Rinascimento virtua-le, progetto pilota triennale (novembre2001-ottobre 2004), promosso in Italiadall’ICCU e realizzato grazie ad un finanzia-mento europeo: Rinascimento virtuale è unabanca dati multimediale, il cui obiettivo èstato il censimento, la descrizione, lo studioe la riproduzione digitale dei palinsesti grecipresenti in numerose biblioteche Europee,del Vicino Oriente e dell’America Settentrionale.Per l’Italia hanno partecipato le seguenti bi-blioteche: Medicea Laurenziana di Firenze,Ambrosiana di Milano, Nazionale VittorioEmanuele III di Napoli, Monumento nazio-nale di Grottaferrata, Nazionale Universitariadi Torino e Nazionale Marciana di Venezia. Ilprogetto13, che si è avvalso del softwareManus 4 sviluppato adattando alle specifici-tà dei palinsesti greci la procedura Manus3.0 realizzata per la catalogazione nazionale

dei manoscritti (precedente all’attuale), haattuato soluzioni tecnologiche che sono ap-plicabili non solo ai palinsesti greci e bizan-tini, ma anche a manoscritti danneggiatidall’acqua e dal fuoco. Quanto fino ad oraelaborato all’interno del progetto, non co-stituisce solo la base per il lavoro sui palin-sesti greci e bizantini ancora da completare,ma potrà essere esteso anche ai settori limi-trofi dello studio dei palinsesti latini, orien-tali nonché ad altri eventuali nelle varie lin-gue vernacole.Vorrei concludere con un’affermazione forseun po’ scontata ma comunque opportuna.Esistono senza dubbio molti altri progetti didigitalizzazione di manoscritti consultabili inrete e qui non indicati: il loro ingente numerorende ovviamente impossibile citarli tutti. Misono pertanto limitata a ricordarne solo alcunidi particolare valore e ricchi di immagini nel-l’ambito di quelli collegati a ManusOnLine e aInternet Culturale.

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13 Per quanto riguarda l’Italia i dati del progetto e le immagini acquisite sono visibili ai seguenti indirizzi:<http://palin.iccu.sbn.it/>; <http://www.rinascimentovirtuale.eu/>;<http://www.bml.firenze.sbn.it/rinascimentovirtuale/pannello01a.shtm>.

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Atti del convegno

Il contributo sottolinea l’importanza difavorire il colloquio e la relazione fra diversebasi dati di manoscritti, sia in Italia cheall’estero, perché non si corra il rischio dicreare programmi ben sviluppati e ricchi didati, ma incapaci di comunicare con altriprogrammi e progetti.Il formato XML/TEI è presentato comequello che meglio riesce a strutturare leschede descrittive relative ai manoscritti, inmodo da rendere possibile lo scambio di dati.Per l’Italia, ManusOnLine (MOL) partecipaattivamente a questo programma dicondivisione: con il CERL Portal, con ilprogetto Codex, con l’harvesting di alcunidati essenziali da parte di Internet Culturale,favorendo la costituzione di bibliotechevirtuali.Vengono inoltre brevemente descritti altriprogetti di livello europeo che sottintendonoalti livelli di cooperazione. Ci si interroga,infine, su come si possa configurare il futurodella collaborazione fra istituzioni eprogrammi diversi: in questa prospettiva ilWeb semantico e i linked data offronorisposte interessanti.

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Basi dati di manoscritti: un colloquio necessario

Lucia Negrini ICCU – Istituto centrale per il catalogo unico

The contribution emphasizes the importanceof fostering the dialogue between differentmanuscript databases, both in Italy andabroad, in order to avoid the risk of creatingprograms which are well developed and richin content, but unable to interact with otherprograms and projects.XML / TEI appears as the most suitableformat for structuring the descriptions andallowing data exchange among a largenumber of databases.As regards Italy, ManusOnLine (MOL)participates actively in this data-sharingprogramme, through its affiliation to theCERL Portal, as well as through the projectCodex and the harvesting of some basic datacarried out by Internet Culturale, aimed to thecreation of virtual libraries.Some other projects at European level arealso described, that imply high levels ofcooperation. The issues concerning the futurecooperation between institutions andprograms are also briefly addressed: in thisperspective, the semantic web and linkeddata provide interesting answers.

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Atti del convegno

«L’attore studierà insieme agli altri attori,costruirà il suo personaggio insieme con

gli altri personaggi. Poiché la più piccola unitàsociale non è l’uomo, ma due uomini. Anchenella vita ci si costruisce a vicenda». Queste pa-role di Bertold Brecht si leggono nel suoBreviario di estetica teatrale1, elaborato daldrammaturgo tedesco nel 1948. Riguardano undiverso veicolo culturale, il teatro, quindi un di-verso linguaggio, diretto ad un differente pub-blico di utenti. Eppure esse mi sono apparsequanto mai adatte all’argomento di questo miointervento: l’atteggiamento dei due attori chestudiano insieme, e reciprocamente si ascoltano,e che porta con sé la preziosa conseguenza di“costruirsi a vicenda”, deve infatti essere adot-tato anche da chi intraprende un qualsiasi pro-getto in ambito tecnico, scientifico, culturale, sevuole avere speranza di successo e di sviluppo.Anche lo studio e l’esame di un manoscritto,non possono rimanere un hortus conclusus:chi inventaria, cataloga, digitalizza questo ti-po di materiale, sia esso medievale o più re-cente, non può prescindere dai contributi dialtri studiosi, pena l’impoverimento delle in-formazioni e dell’analisi che da esse deriva.Ancora, un singolo manoscritto, avulso dalcontesto costituito dal rapporto con il fondonel quale è conservato, dalle notizie su chi loha copiato, decorato, posseduto, etc., corre ilrischio di restare unicamente un oggetto, go-duto edonisticamente ma non compreso; lostudio di un singolo codice può rimanere unatto isolato, che non produce conoscenza masolo informazione. Solo la condivisione dellenotizie, il colloquio con altre informazioni ge-nera, e poi amplia, la vera conoscenza.È per questi motivi che il tema di questa miarelazione rinvia a una priorità divenuta oramaiirrinunciabile, quella di favorire il dialogo e lacomunicazione fra basi dati di manoscritti.

1. Il formato XML per la descrizione e lo scambio di dati sui manoscrittiLo schema XML/TEI si configura attualmentecome il formato più adatto per strutturare se-manticamente la descrizione di un manoscrit-to, sia esso medievale o di epoca più recente,oppure anche dei carteggi.L’estrema duttilità del formato XML consentedi strutturare i dati catalografici relativi ai ma-noscritti in modo da renderli leggibili e fruibilianche da altri cataloghi elettronici, favorendocosì il dialogo fra diversi database bibliograficipresenti sul Web.Tale schema risponde ai requisiti dello stan-dard catalografico elaborato a livello interna-zionale nel corso di questi ultimi trent’anni,standard che è il frutto del vivace e appassio-nato dibattito di studiosi e specialisti delle di-verse discipline collegate con lo studio deimanoscritti, e anche all’impegno dei bibliote-cari coinvolti nella loro descrizione catalogra-fica. Il tema è già stato trattato analiticamen-te in molti saggi e articoli; per questa relazio-ne ho preso spunto, in particolare, da duecontributi in relazione al suo utilizzo in Manuson line (MOL): ManusOnLine: un’applicazio-ne web per il patrimonio manoscritto, elabo-rato da Gianpaolo Bagnato, Giliola Barbero eMassimo Menna, e presentato al Congressonazionale AICA del 20092, e il più recente la-voro di Giliola Barbero, Manoscritti e stan-dard, apparso sul secondo fascicolo di«DigItalia» del 20133.La triplice suddivisione gerarchica previstadallo standard descrittivo (descrizione dellecaratteristiche fisiche comuni all’intero mano-scritto, descrizione delle caratteristiche fisichedelle singole unità codicologiche, ove presen-ti, e infine identificazione di tutti i testi pre-senti), è stata resa dal Text Encoding Initiative

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1 Bertold Brecht. Breviario di estetica teatrale. In: Id., Scritti teatrali. Torino: Einaudi, 1977, p. 113-149: 139.2 L’articolo è consultabile all’indirizzo: <http://manus.iccu.sbn.it/AICA2009_Menna.pdf>.3 Giliola Barbero. Manoscritti e standard. « DigItalia. Rivista del digitale nei beni culturali », 8 (2013), n.2,

p. 43-65.

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Atti del convegno

Consortium in formato XML: nello standardTEI l’elemento <msDesc> può contenere ladescrizione di un manoscritto, sia esso unita-rio o composito; esso viene utilizzato, oltreche in ManusOnLine, anche in altri progetti ebasi di dati quali, ad es. il progetto ENRICH4

(European Neworking Resources andInformation concerning Cultural Heritage), al-l’interno del catalogo Manuscriptorium5, con-nesso con ENRICH, in e-codices6, nei catalo-ghi di importanti biblioteche, tra le quali laBiblioteca Apostolica Vaticana7.

2. ManusOnLine e il colloquiocon altri cataloghi elettroniciParlando un po’ come Cicero pro domo suapasserei ora a presentare un rapido excursusdi tutti i progetti di condivisione di dati neiquali ManusOnLine si trova oggi coinvolto,per i quali rinvio anche all’intervento di LuciaMerolla in questo stesso workshop8.Dal 2008, a intervalli regolari, viene effettuatoun harvesting delle schede descrittive presentiin MOL da parte del CERL Portal; l’harvestingviene effettuato con metadati di tipo TEI.Alcuni dati contenuti nelle schede descrittivein MOL sono anche fatti oggetto di harve-sting da parte del metaOPAC di InternetCulturale in formato OAI-PMh, con metadatadi tipo Dublin Core. Ciascun record non è daintendersi come una scheda descrittiva, macome l’item di un indice che rinvia poi allascheda vera e propria archiviata in MOL. Nel 2011, in accordo con la Regione Toscanae la SISMEL, sono stati riversate in MOL circa1.000 descrizioni di manoscritti medievaliconservati in biblioteche toscane ed elaboratenell’ambito del progetto CODEX; su tutti i no-

mi presenti è stata inoltre effettuata un’attivi-tà di revisione per adattare i dati relativi ainomi agli standard dell’Authority diManusOnLine; per quanto possibile, a ciascunnome sono state aggiunte brevi note biografi-che e l’indicazione delle fonti utilizzate sia perla normalizzazione che per le notizie biografi-che. Il numero dei nomi che sono stati norma-lizzati è di circa 1.800.È in corso anche una seconda importazione dischede CODEX in MOL, in numero di circa2.000, mentre il numero complessivo dei nomiè di circa 10.000; fra le principali bibliotecheinteressate da questa seconda importazione fi-gurano la Biblioteca Comunale degli Intronati,la Biblioteca del Comune e dell’AccademiaEtrusca, la Biblioteca Provinciale dei FratiMinori, la Biblioteca Comunale Guarnacci.Come già ascoltato nel puntuale resoconto diLucia Merolla, il progetto TRAME includeràanche alcuni contenuti provenienti daManusOnLine.Vorrei infine menzionare un altro progetto incorso di realizzazione, che non prevede, nellospecifico, uno scambio di informazioni frabanche dati diverse, ma che mi sembra impor-tante citare perché porterà a costituire unasorta di biblioteca virtuale all’interno diManusOnLine: si tratta della catalogazione dimanoscritti francescani conservati in sedi ita-liane ed estere, in prevalenza europee, tra lequali figurano però anche alcune istituzionistatunitensi. Il progetto ha avuto inizio, in re-altà, alla fine degli anni ’90 del secolo scorso,con la catalogazione del Fondo Antico dellaBiblioteca del Convento Superiore di Assisi; laseconda parte, coordinata dalla Bibliotecadella Società internazionale di studi france-scani, è stata avviata nel 2011; per la descri-

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4 http://enrich.manuscriptorium.com/.5 La versione italiana del sito è reperibile all’indirizzo: <http://www.manuscriptorium.com/?q=it>.6 http://www.e-codices.unifr.ch/it.7 La pagina web relativa ai cataloghi di manoscritti della BAV è reperibile all’indirizzo:

<http://opac.vatlib.it/iguana/www.main.cls?sUrl=homeMSS>.8 Cfr. la relazione presentata da Lucia Merolla in questo stesso seminario, p. 30-37.

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zione è stata utilizzata la microfilmoteca dellaSocietà. Il risultato è un catalogo che racco-glie le schede descrittive dei manoscritti fran-cescani conservati in Italia e all’estero; leschede inserite sono attualmente 1.452.

3. I progetti in EuropaPassiamo ora ai progetti di livello europeo.Questa veloce panoramica non può, né ha lapretesa di essere esaustiva; ciò che ci si pro-pone è rendere evidente il fatto che già moltiprogetti di cooperazione sono stati intrapresi.Iniziamo con un progetto tedesco di rilevanzanazionale che è però impossibile non menzio-nare. Si tratta di Manuscripta mediaevalia9,coordinato dalla Deutsche Forschungsge-meinschaft; il progetto si focalizza unicamen-te sui manoscritti medievali conservati nellebiblioteche tedesche e il nucleo centrale è co-stituito dai 175 cataloghi in formato cartaceopubblicati dalla Deutsche Forshungsgemein-schaft e riprodotti in formato digitale; i cata-loghi possono essere sia interamente visualiz-zati che interrogati tramite una maschera diricerca. Passiamo quindi a progetti più specificamenteeuropei.CENDARI10 (Collaborative European DigitalArchive Infrastructure): è un progetto finan-ziato dalla Commissione europea della duratadi 4 anni (1 Febbraio 2012- 31 gennaio2016), coordinato dal Trinity College diDublino. Al progetto partecipano 14 istituzio-ni di 8 paesi diversi: le istituzioni italiane coin-volte sono la Fondazione Ezio Franceschini, laSocietà internazionale per lo studio delMedioevo latino (SISMEL), l’Università deglistudi di Cassino e del Lazio meridionale.L’obiettivo di CENDARI è quello di favorirel’accesso ad archivi e risorse europee a bene-ficio dei ricercatori, ovunque essi si trovino.

Attraverso lo sviluppo del cosiddetto enquiryenvironment, un sistema innovativo che cam-bierà le modalità per effettuare una ricerca inambito storico, la piattaforma CENDARI forni-sce un accesso centralizzato alle risorse euro-pee relative all’Europa medievale e al periododella Prima Guerra mondiale, comprese quelleprovenienti da archivi isolati e dai silos infor-mativi, un patrimonio quindi spesso moltoframmentato. CENDARI offre la possibilità diriunire insieme materiale proveniente da fontidiverse e anche in formati digitali diversi, inun ambiente consolidato e adatto alla ricercainterattiva.Le funzionalità proposte includono operazionidi ricerche multilingua, indici di entità (perso-ne, luoghi o eventi), spazi di ricerca condivisae strumenti per la visualizzazione di informa-zioni.TRAME11 (Text and manuscript transmissionof the Middle Ages in Europe) è un progettoper lo sviluppo di infrastrutture di ricerca perl’interoperabilità delle banche dati web relati-ve alla tradizione manoscritta medievale. Taleprogetto mira a favorire l’interattività dei re-pository di immagini digitalizzate di mano-scritti medievali, ma anche delle loro descri-zioni codicologiche, nonché di database di in-teresse filologico e testuale: insomma di que-gli strumenti che esplorano e esaminano il lo-ro significato culturale nel contesto della sto-ria e della cultura europee; il portale di TRA-ME consente di effettuare ricerche simultaneesu diversi database e propone un protocollo diadesione a istituzioni e studiosi che intendanopartecipare al network.TRAME prevede 3 fasi principali: la prima hacome obiettivo quello di costruire un meta-motore di ricerca in grado di effettuare ricer-che fra i database dei partner italiani che han-no aderito alla fase iniziale del progetto,obiettivo raggiunto nel 2011, e dei partner

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9 http://www.manuscripta-mediaevalia.de/#|4.10 http://www.cendari.eu/.11 http://trameproject.net/.

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American12, lanciavano l’idea del web seman-tico: «un’estensione del Web attuale, nellaquale all’informazione viene dato un significa-to ben definito, permettendo così ai computere alle persone di lavorare meglio in coopera-zione».Con il Web semantico il World Wide Web di-verrebbe «un ambiente nel quale i documentisono provvisti di metadati che ne connotanosemanticamente il contenuto in un formatoadatto all’interrogazione e all’elaborazione daparte delle macchine»13.Attualmente, infatti, l’enorme mole di infor-mazioni presenti sul web è concepita per es-sere compresa dall’uomo, ma non dalle mac-chine.Come spiega Antonella Iacono in una sua re-centissima pubblicazione «il Web semanticonasce per porre una soluzione…alla fram-mentazione di un Web caotico e scollegato»14:molte volte le notizie di cui abbiamo bisognosono infatti contenute nei cosiddetti silos in-formativi, che non dialogano tra loro, e la ri-cerca diventa spesso faticosa. Citiamo ancora da Linked data di Antonella

Iacono: «Se [quindi] il Web 1.0 collegava i do-cumenti e il recente Web 2.0 [il Web dei sitisocial] ha collegato le persone e i contenutida loro generati, oggi il Web 3.0 o meglio “ilWeb dei dati” si propone di mettere in rela-zione i dati per produrre e organizzare la co-noscenza»15.I l inked data, spiega inoltre Fabio diGiammarco in un suo articolo apparso sullarivista «DigItalia», «nati per pubblicare e col-legare i dati ad uso delle macchine», offronola possibilità del passaggio da un web dei do-cumenti a un web dei dati, «sorta di gigante-sco database relazionale con informazioni

internazionali che hanno aderito dal 2012,stadio questo ancora in corso.La seconda fase prevede l’estensione dell’ap-proccio della metaricerca ad altre risorse web,utilizzando vari strumenti e tecnologie; il ter-zo infine, di prossima realizzazione, hal’obiettivo di estendere virtualmente l’approc-cio di metaricerca a qualsiasi risorsa web dedi-cata a testi medievali e manoscritti, attraversoun programma di partnership allargata. La fa-se iniziale di TRAME è stata finanziata dalMinistero italiano per l’istruzione, l’Universitàe la ricerca.Attualmente è in corso la valutazione del pro-getto TRAME da parte di CENDARI per la ge-stione di data mining, nonché come compo-nente per la gestione della conoscenza nel-l’ambito del dominio relativo al mondo me-dievale.Il portale di TRAME propone un protocollo diadesione a istituzioni e studiosi che intendo-no partecipare al network.

4. Lo scenario del futuro: il Web semanticoNel dicembre del 1990 Tim Berners Lee lanciòla prima pagina Web dal proprio computer, ecerto non immaginava quanto il World WideWeb sarebbe entrato nella vita dell’uomo con-temporaneo, quanto sarebbe stato utilizzatonello svolgimento delle più disparate mansionilavorative, l’enorme apporto che avrebbe for-nito al mondo della cultura, e non ultimo alsettore delle biblioteche.Nel 2001 ancora Berners Lee, assieme aHendler e Lassila formularono l’idea di unaseconda “rivoluzione”, e nell’articolo TheSemantic Web, pubblicato nello Scientific

Atti del convegno

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12 L’articolo in lingua originale è reperibile all’indirizzo: <http://www.cs.umd.edu/~golbeck/LBSC690/SemanticWeb.html>.

13 Antonella Iacono. Linked data. Roma: Associazione Italiana Biblioteche, 2014, p. 6: il brano citatoriprende quanto espresso in: David Wood [et al.]. Linked data. Structured data on the Web. ShelterIsland (NY): Manning, 2013.

14 Antonella Iacono, Linked data cit., p. 615 Ivi, p. 7.

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leggibili e interpretabili dalle macchine e poiutilizzabili al massimo delle loro possibilitàdagli uomini»16. I principi per lo sviluppo dei linked data(lin-ked data principles) sono:– identificatori univoci per i nomi degli og-

getti (URI);– ontologie espresse in un linguaggio con

un alto livello di formalizzazione, comeOWL (Web Ontology Language) o SKOS(Simple Konwledge Organization System);

– database in formato RDF: raccolte dienunciazioni relative agli oggetti, alle loroproprietà e alle loro relazioni espresse conla sintassi RDF (Resource DescriptionFramework), le cosiddette “triple”;

– ambienti software che siano capaci diesplorare, analizzare e utilizzare gli ele-menti forniti da ontologie e database consintassi RDF.

Il convegno “Global interoperability and lin-ked data in libraries”, che si è tenuto aFirenze nel giugno 2012, ha offerto l’occasio-ne per uno scambio di pareri ed esperienzerelativi all’adozione di tecnologie del web se-mantico nel settore bibliotecario.La discussione era maggiormente focalizzatasui cataloghi di materiale moderno conservatonelle biblioteche; la domanda che ora dobbia-mo porci è quindi: possono il Web semantico,i linked data, costituire un valido supporto perun efficace scambio di dati e informazioni suimanoscritti?Nel secondo numero di Kodikologie und

Paläographie im digitalen Zeitalter pubblicatonel 2010, compare un articolo molto stimo-lante di Toby Burrows: Applying semantic Webtechnologies to medieval manuscript rese-

arch17. Burrows nota come sul Web siano pre-senti molti siti e progetti dedicati ai mano-scritti medievali; infatti, sia gli studiosi delsettore che le istituzioni culturali in cui i ma-noscritti vengono conservati si sono spessotrovati in prima linea nell’applicazione delletecnologie digitali negli ambiti di loro compe-tenza. C’è una grande ricchezza di siti, portali,vocabolari e raccolte normalizzate di nomi diautori, titoli, etc., ma tutte queste fonti di in-formazioni portano con sé anche non pochiproblemi di interoperabilità, a causa dell’esi-stenza di descrizioni di manoscritti in formatidiversi e in lingue diverse, oltre ad una grandevariabilità nell’uso di nomi, titoli e concetti. Nell’articolo viene formulata la proposta diuna nuova infrastruttura di cooperazione frale istituzioni europee coinvolte nello studio ela conservazione dei manoscritti medievali,con l’obiettivo di organizzare e collegare laconoscenza e la ricerca alle tecnologie asso-ciate col web semantico e al movimento deilinked open data, ed è citato un workshopsvoltosi nel 2009 presso l’Università diBirmingham e organizzato dal MedievalManuscript Research Group CARMEN, al qua-le erano presenti studiosi, bibliotecari edesperti informatici. Diversi progetti in ambito internazionale siispirano già alla filosofia dei linked open datanell’ambito del dominio dei beni culturali:Burrows cita, fra gli altri, Personennamendateidella Deutsche Nationalbibliothek, il Libraryof Congress Subject Headings e RAMEAUdella Bibliothèque nationale de France. La realizzazione di questa infrastruttura ri-chiede lo sviluppo di un ambiente costituitoda linked data per la ricerca relativa ai mano-scritti medievali; ciò implicherà la trasforma-

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16 Fabio di Giammarco. La biblioteca nella rete dei linked data. « DigItalia. Rivista del digitale nei beniculturali », 7 (2012), n. 1, p. 138-141: p. 139.

17 Toby Burrows. Applying semantic Web technologies to medieval manuscript research. In: Kodikologie undPaläographie im digitalen Zeitalter, a cura di Franz Fischer, Christiane Fritze, Georg Vogeler (con lacollaborazione di Bernhard Assmann, Patrick Sahle, Malte Rehbein), v. II. Nordested: BoD, 2010, p. 117-131. <kups.ub.uni-koeln.de/4346/1/08_burrows.pdf>.

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zione delle informazioni esistenti in formatiutilizzabili nel web semantico. Gli elementi che costituiscono questo proces-so sono:– l’assegnazione di un identificatore univo-

co a ciascun manoscritto, cioè un URI;– lo sviluppo di appositi vocabolari, sia con

la trasformazione di quelli già esistenti informati appropriati, come SKOS, sia conl’estrazione di record provenienti da data-base descrittivi mediante tecniche come ilmining;

– lo sviluppo di schemi per le strutture de-scrittive, cioè l’identificazione dei diversicomponenti nelle descrizioni di mano-scritti e la realizzazione di mappature del-le loro variazioni;

– la costruzione di allineamenti e mappatu-re fra lingue diverse;

– la costituzione di appropriati repositorycapaci di fornire servizi sulle terminologieadatte da utilizzare, in pratica la costitu-zione di un deposito di triple in linguag-gio RDF.

Per rendere possibili tutte queste iniziative èdi basilare importanza l’apporto delle biblio-teche e delle altre istituzioni culturali che sioccupano della conservazione dei manoscritti. L’obiettivo è quello di costituire un serviziosul Web attraverso il quale un ricercatore puòfacilmente trovare tutti i manoscritti che ri-spondono alle esigenze di una particolare ri-cerca lanciata, che fornisca risultati relativi astudi precedenti effettuati su quei manoscrittinonché alle riproduzioni digitali esistenti. In un altro interessante articolo, ancora inKodikologie und Paläographie im digitalenZeitalter, dal titolo Semantic technologies for

manuscript descriptions, l’autore, RobertKummer18, rileva come le descrizioni formalidei manoscritti presenti nei cataloghi elettro-nici, spesso strutturati con il formatoXML/TEI, si presentano con un alto livello distrutturazione, quindi estrarre triple si presen-ta come un compito relativamente facilitato;formula inoltre l’ipotesi di adoperare il CIDOCConceptual Reference Model, la cui gerarchiadi classi viene di solito utilizzata per il patri-monio conservato nei musei, anche per la mo-dellizzazione dei dati relativi al codice e ai te-sti in esso contenuti.Altri contributi e altri progetti potrebbero esse-re menzionati, ma devo rimanere entro i limitistabiliti… mi avvicino quindi alla conclusione.Mai come in questi anni, in Italia, ma anche inEuropa e nel resto del mondo, stiamo speri-mentando un momento di grave crisi econo-mica; i settori della cultura in generale, dellebiblioteche e degli archivi in particolare, sonotra quelli che risentono maggiormente deglieffetti di tale crisi, almeno in Italia: scarseg-giano i fondi per intraprendere e svilupparenuovi progetti, per sperimentare nuove tec-nologie, non ci sono bibliotecari giovani a cuipassare le nostre conoscenze, ai quali conse-gnare la conservazione e la valorizzazione delnostro patrimonio culturale.Due fattori però non mancano, e quelli sonocompletamente gratuiti: le idee e la passione,con cui ogni giorno ci si impegna, ciascunonel proprio settore, a portare avanti il propriolavoro; voglio allora fare mia la frase diGuglielmo d’Orange che Angela Vinay citò nelgiugno 1980, all’apertura dei lavori del primoseminario organizzato dall’ICCU dedicato aimanoscritti19: «Non occorre sperare per intra-prendere, né riuscire per perseverare».

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18 Robert Kummer, Semantic technologies for manuscript descriptions. Concepts and visions, in:Kodikologie und Paläographie, 2 cit., p. 133-154. <kups.ub.uni-koeln.de/4347/1/09_kummer.pdf>

19 Gli atti di quel convegno sono raccolti nella pubblicazione: Il manoscritto. Situazione catalografica eproposta di una organizzazione della documentazione e delle informazioni. Roma: ICCU, 1981; la frasecitata si trova a p. 9.

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Si vuole attuare in questo contributo unosforzo di sintesi per mostrare la ricchezza delportale Monasterium.Net, una risorsa fruibileda diversi punti di vista, e per restituire l’ideadi un progetto, che sottende al portalestesso, animato da attività articolate ecomplesse, nelle quali è ormai coinvolto ungrande numero di persone che operano indiverse istituzioni in Europa.

1. Il progetto Monasterium

I l progetto Monasterium1, di cui il portaleMonasterium.net è diretta emanazione, è

animato da un ampio network di istituzioni(archivi, università, centri di ricerca) che, riuni-tesi in consorzio tra loro, sono giuridicamenteinquadrate all’interno dell’associazione nonprofit ICARus – International Centre forArchival Research2, con sede in Vienna, costi-tuita da circa centosessanta istituzioni prove-nienti da trenta paesi europei, canadesi e sta-tunitensi3. Un progetto di così vaste dimensio-ni, pur se particolare, non è la sola attestazio-ne di un fenomeno del genere sul Web: portalidi simile tipologia esistono ed hanno efficaciadal momento in cui sono alimentati da un pro-

cesso dinamico che presuppone un’intensa at-tività di collaborazione, un presidio continuodelle attività di sperimentazione e di ricerca, esoprattutto richiede investimenti tali da rende-re imprescindibile la creazione di reti di coope-razione ed un’organizzazione del lavoro basatasulla condivisione di pratiche e, se possibile,sulla federazione delle organizzazioni che ope-rano nel settore. Solo ciò può garantire la con-tinuità nel tempo dei programmi di lavoro, ne-cessaria ad ottenere risultati significativi.In questa prospettiva, ICARUS, coordinato daThomas Aigner che ne è il presidente, coadiu-vato da un attento e dinamico direttivo4, rag-gruppa, si è detto, numerose istituzioni, lequali, è bene sottolinearlo, non lavorano tutte

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1 <http://www.monasterium.net>. Sulle origini del progetto e gli sviluppi, si vedano i contributi in italianodi Thomas Aigner. Monasterium.Net-Documenti Europei on line. «Archivi» 5 (2010), 2, p. 123-128, eAntonella Ambrosio. Il progetto ‘Monasterium’ in Italia: le prime esperienze a Napoli. «Archivi» 5 (2010),2, p. 129-145. Per la letteratura in lingua straniera si rinvia alla bibliografia aggiornata presente sulportale: <http://icar-us.eu/en/cooperation/on line-portals/monasterium-net/publications>.

2 http://icar-us.eu/.3 http://icar-us.eu/about-us/icarus-members.4 http://icar-us.eu/about-us.

Il portale Monasterium.net. Documenti in rete e archivi digitali

Maria Rosaria Falcone Università degli Studi di Napoli Federico II

This article aims to expound briefly therichness of the portal Monasterium.Net, aresource accessible from many points of view,and to illustrate the objectives of theunderlying project, pursuing a wide andvaried number of activities, and involving anincreasing number of collaborators fromnumerous European institutions.

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a Monasterium, che non è la sola piattaformaon line gestita da ICARUS5. D’altra parte icentotrentacinque archivi rappresentati sulportale hanno il ruolo di content provider li-mitandosi a far confluire in esso le descrizioniarchivistiche ed i metadati relativi alle ripro-duzioni digitali6. Essi possono rivolgersi a unostaff (che risiede in Austria, presso la sede diICARUS a Vienna ed in Germania pressol’Università di Colonia)7, addetto a ricevere,oltre alle foto ad alta risoluzione, metadatidescrittivi in vari formati (XML, Word, TXT,XLS, Access, etc.), elaborandoli per la pubbli-cazione ed impegnandosi alla manutenzionegratuita on line. Accanto a questi contentprovider, un numero limitato di partner, e tradi essi l’Università degli studi di NapoliFederico II, sono impegnati in attività ancorapiù dinamiche: espandere la rete istituzionaleeuropea e mondiale che contribuisce aMonasterium ed alle altre piattaforme; conse-guire miglioramenti nell’interoperabilità conaltre risorse quali APE (Archives PortalEurope)8e Europeana9; stabilizzare le piattafor-me on line sia dal punto di vista dell’infrastrut-tura hardware che da quello del tool e degli al-tri strumenti di supporto (standard, linee gui-da, manuali, etc.); organizzare momenti di for-mazione, di aggiornamento, di incontro peruno scambio delle buone pratiche come lapartecipazione agli ‘ICARUS meetings’10 (leriunioni semestrali dell’associazione che ven-gono organizzate ogni volta in un diverso pae-se ed ospitate presso una delle istituzioni ap-partenenti al network); elaborare strategie eprogrammi che rendano l’organizzazione dei

portali e di ICARUS sostenibili a medio e a lun-go termine, anche attraverso la creazione diuna fondazione, sul modello di altri progettieuropei.Il consorzio istituzionale che compone la real-tà di ICARUS, e che ha reso possibile la nasci-ta di Monasterium.net, è una realtà eteroge-nea, costituita da una ragnatela sempre piùampia di rapporti, basati sulla fiducia e sullabuona collaborazione, consolidati tra personeche operano nelle istituzioni coinvolte.Questa diversità ha rappresentato l’imprintingnello sviluppo del portale e del progetto e nesta determinando lo sviluppo. Nella dinamici-tà delle attività svolte, in tale contesto, sipossono individuare due gruppi di istituzioniche hanno perseguito e perseguono due prin-cipali finalità: da una parte garantire la con-servazione della documentazione ed una suacorretta e, quanto più estesa possibile, visibi-lità e fruibilità su un piano mondiale, finalitàconnesse soprattutto agli istituti di conserva-zione, quali archivi e biblioteche; dall’altra,rendere le fonti presenti nel portale fruibiliper la ricerca, per creare un ambiente virtualeche possa essere riconosciuto dalla comunitàscientifica come uno strumento per condurree pubblicare le proprie ricerche e per utilizzar-le nella didattica; queste finalità, naturalmen-te, sono connesse soprattutto alle università eai centri di ricerca.

2. Il Portale Monasterium.netDopo aver delineato le caratteristiche del pro-getto possiamo procedere ad una descrizione,

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5 Si vedano in proposito i progetti sostenuti da ICARus: <http://icar-us.eu/en/cooperation>.6 http://icar-us.eu/cooperation/on line-portals/monasterium-net/cooperation.7 Presso l’Università di Colonia si è costituita l’équipe guidata da Manfred Thaller pioniere delle Digital

Humanities, che ha sviluppato il software MOM-Ca, in dotazione al portale. Attualmente, in ICARusesiste un workgroup che si occupa dello sviluppo tecnico del software, in collaborazione con Colonia,coordinato da Georg Vogeler: <http://icar-us.eu/cooperation/work-groups#MOM-CA>.

8 http://www.archivesportaleurope.net/.9 http://www.europeana.eu/.10 http://icar-us.eu/events/icarus%E2%88%92meeting.

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seppure sintetica, del portale ad esso correlato.La Home page presenta, sulla destra, la pri-ma informazione importante: l’utente oggipuò consultare liberamente più di 400.000documenti. Si tratta, nello specifico, di do-cumenti in unità singola, generalmente supergamena e a carattere giuridico, la tipolo-gia di fonti, quindi, tradizionalmente inda-gata dalla diplomatica. La documentazioneriprodotta, attualmente rappresenta un arcocronologico compreso tra i secoli X-XX. Lamaggior parte dei documenti è accessibileattraverso i Fondi11. Tali fondi ricostituisco-no, all’interno del portale, l’ordinamentoarchivistico che la documentazione possie-de presso la propria sede fisica di conserva-zione. Le immagini presenti nel portale ri-

producono il recto ed il verso delle perga-mene, ad alta risoluzione, ed offrono lapossibilità all’utente di consultarle o salvar-le in locale od anche stamparle, gratuita-mente, per gli usi consentiti dalla legge.Non sembra superfluo sottolineare, prima didescrivere gli altri significativi aspetti delportale, che la massa critica rappresentatadalle riproduzioni digitali, costituisce di persé una risorsa enorme, quantitativamente equalitativamente, capace di aggiungere va-lore allo studio della documentazione anchesolo attraverso la possibilità di interveniresulle immagini, con l’ingrandimento. Già nel2011, a tal riguardo, si era espresso Benoît-Michel Tock, il quale durante il convegnoDigital Diplomatics. Tools for a Digital

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11 http://monasterium.net/mom/fonds.

Figura 1. Monasterium.net-Home

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Diplomatist, tenutosi a Napoli, affermò,nella sua keynote12, che Monasterium è unadelle risorse più significative per quanto con-cerne le riproduzioni fotografiche presentinel Web, utili allo studio della diplomatica;bisogna, inoltre, sottolineare che dal 2011tali risorse sono addirittura raddoppiate.Al di sotto dell’area destinata alle immagini,sono visibili dall’utente le informazioni e i datiche sono stati immessi per descrivere il docu-

mento in oggetto e che possono andare dallasemplice segnatura all’edizione critica del do-cumento, passando per più o meno articolatedescrizioni archivistiche. L’unità indissolubiledi dati e fotografie compone un archivio digi-tale, secondo il modello teorizzato da PatrickSahle13 e da Andrea Zorzi14.La documentazione ed i dati immessi sono re-si fruibili dalla possibilità, inoltre, di navigarenel motore di ricerca interno15, utilizzabile at-

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Figura 2. L’archivio digitale

12 Benoît-Michel Tock. La diplomatique numérique. Une diplomatique magique?. In: Digital Diplomatics.The Computer as a Tool for the Diplomatist?, a cura di Antonella Ambrosio – Sébastien Barret – GeorgVogeler. Köln: Böhlau, 2014 (Beihefte zum Archiv für Diplomatik, Schriftgeschichte, Siegel- undWappenkunde, 14), p. 15-22.

13 Patrick Sahle. Digitales Archiv und Digitale Edition. Anmerkungen zur Begriffsklärung. In: Literatur undLiteraturwissenschaft auf dem Weg zu den neuen Medien, a cura di Michael Stolz. Zürich:Germanistik.ch, 2007, p. 64-84. Versione on line:<www.germanistik.ch/scripts/download.php?id=Digitales_Archiv_und_digitale_Edition>.

14 Andrea Zorzi. Documenti, archivi digitali, metafonti. «Archivi & computer. Automazione e beni culturali»,10 (2000), p. 274-291.

15 http://monasterium.net/mom/search.

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traverso i menù a tendina. Attualmente è pos-sibile testare la versione beta16 di tale ricerca,molto più evoluta ed in grado di raffinare, at-traverso fi ltri aggiuntivi, la ricerca.Naturalmente, quanto maggiore e dettagliatasarà stata l’immissione dei dati, tanto più saràpossibile ottenere risultati efficaci attraversola navigazione, dal momento che il portale èstato pensato come un vero e proprio archiviocollaborativo, grazie al software MOM-Ca.Finora sono state sinteticamente descritte le

operazione che qualsiasi utente può effettuareaccedendo al portale, ma l’accesso all’archiviocollaborativo, appena menzionato, e l’inseri-mento di dati ulteriori possono avvenire esclu-sivamente attraverso la registrazione. Ogniutente, dunque, oltre che usufruire dei dati,può diventare redattore17, poiché MOM-Ca èbasato su eXist-Database e su JavaServlets18.La registrazione come redattore permette diaccedere ad un vero e proprio ambiente diediting, offerto dal tool EditMOM19, nel quale

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Figura 3. L’ambiente di Editing. EditMOM tool

16 http://monasterium.net/mom/search2.17 http://icar-us.eu/cooperation/on line-portals/monasterium-net/join-us-collaborative-archive.18 http://icar-us.eu/cooperation/on line-portals/monasterium-net/digital-infrastructure ;

https://github.com/icaruseu/mom-ca/wiki.19 Benjamin Burkard. EditMOM - ein spezialisiertes Werkzeug zur kollaborativen Urkunden-Erschließung. In:

Digitale Diplomatik. Neue Technologien in der historischen Arbeit mit Urkunden, a cura di Georg Vogeler.

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il redattore può inserire dati, quali le descri-zioni archivistiche, i regesti, le trascrizioni, leedizioni critiche, che prima di essere resi pub-blici e quindi visibili a tutti, sono inviati ad unmoderatore, esperto della documentazione escelto dal redattore in fase di registrazione,che ha l’onere di verificarne l’esattezza e lascientificità. In ciascuna sezione, o tab, pos-sono essere inseriti i dati relativi al documen-to: data topica e cronica, regesto, trascrizione,dati relativi ai caratteri estrinseci; inoltre, pos-sono essere immesse informazioni tratte daulteriori ricerche come la bibliografia ad essoriferito e le copie esistenti. Questo utile tool, implementato proprio per idocumenti medievali, ma oramai utilizzato an-che per la documentazione più tarda, è stato

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ideato da Benjamin Burkard20. Più precisa-mente si tratta di un editor XML, disponibileon line, nel quale è possibile effettuare suidati immessi la cosiddetta operazione di mar-catura, che consente di espletare in modoagevole una vera e propria operazione di co-difica nel linguaggio XML21, attraverso glistandard di descrizione internazionali (CEI –Charter Encoding Initiative)22. Tali operazionidi marcatura vengono effettuate selezionan-do, col cursore, la parte che s’intende marcaree scegliendo, dai menù a tendina, la serie ditag opzionali già predisposti dal tool specifi-camente per la descrizione della documenta-zione. Tra le possibilità di codifica esistenti, sitenga presente che oltre ai toponomi, ai nomidi persona, etc., è possibile effettuare codifi-

Köln: Böhlau, 2009 (Beihefte zum Archiv für Diplomatik, Schriftgeschichte, Siegel- und Wappenkunde,12), p. 255-270.

20 Benjamin Burkard – Georg Vogeler – Stefan Gruner, Informatics for Historians: Tools for MedievalDocument XML Markup, and their Impact on the History-Sciences. «Journal of Universal ComputerScience», 14 (2008), 2, p. 193-210.<http://www.jucs.org/jucs_14_2/informatics_for_historians_tools/jucs_14_2_0193_0210_burkard.pdf>;Benjamin Burkard. Wiki goes Humanities. Kollaborative Erschließung mittelalterlicher Urkunden, in: Wikisim Social Web. Wikiposium 2005/06, a cura di Johann Stockinger – Helmut Leitner. Wien:Österreichische Computer Gesellschaft, 2007, p. 130-144; Id., EditMOM - ein spezialisiertes Werkzeugzur kollaborativen Urkunden-Erschließung. In: Digitale Diplomatik. Neue Technologien, cit., p. 255-270.

21 http://www.w3.org/XML/.22 http://www.cei.uni-muenchen.de/index.php.

Figura 4. Annotation Tool

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che, per così dire strutturali, arrivando a codi-ficare, attraverso l’analisi diplomatistica, leparti del documento, come ad esempio, invo-catio, intitulatio, inscriptio, etc. Le marcaturecostituiscono un aspetto importantissimo dellavoro da svolgere in EditMOM, poiché esse,grazie alla possibilità di aggiungere dati sudati, secondo il principio della codifica XML,permettono al motore di ricerca di acquisireuna mole di informazioni enorme che, a suavolta, accresce esponenzialmente le possibili-tà di ricerca.Il software MOM-Ca dispone, oggi, inoltre diun altro interessante tool: l’Annotation tool,del quale si propone di seguito un’immaginerappresentativa. Esso consente di selezionare parti di immaginie metterle in connessione con elementi dimarkup, fare un confronto e modificare le par-ti di immagini estratte, pubblicare queste an-notazione in Monasterium; operazioni, questedescritte, che per gli addetti ai lavori, in modoparticolare, rappresentano un accrescimentodi potenzialità per una ricerca scientifica parti-colare, ad esempio di tipo paleografico, per-mettendo di correlare un numero anche eleva-to di immagini al testo e applicando in tal mo-do i benefici della codifica anche alle fonti chepossono riguardare lo studio della paleografia.

3. Monasterium: strumento non solo per la fruizione e la descrizione della documentazione ma anche per la ricerca e la didatticaIl nostro software è capace di costruire unambiente collaborativo che si presta moltobene alla condivisione ed alla pubblicazionedella ricerca degli studiosi così come alla crea-zione di un ambiente di apprendimento ingrado di produrre abilità meta-cognitive checostruiscano nuove conoscenze23. Relativamente alla ricerca, il lavoro puntualedi implementazione e di aggiornamento svol-to dall’equipe dell’università di Colonia, inparticolare nell’ultimo anno, ha condotto allacreazione di un nuovo tool: le Collections24. Questo tool permette di estrapolare docu-mentazione contenuta negli archivi digitali e,creandone una copia, di ordinarla in una pro-pria collezione. Le collezioni possono esseredi tipologie diverse fra loro. Si pensi, adesempio, che si voglia intraprendere una ri-cerca riguardo all’evoluzione di una determi-nata scrittura; in tal caso, lo studioso o glistudiosi che se ne occupano hanno la possi-bilità di estrapolare dagli archivi digitali pre-senti nel portale tutti i documenti che testi-moniano l’evoluzione di quella scrittura ed

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23 Maria Rosaria Falcone. Il progetto ENArC. Attività didattiche innovative e creazione di archivi digitali. In:Digital Humanities: progetti italiani ed esperienze di convergenza multidisciplinare. Atti del convegnoannuale dell’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AIUCD) Firenze, 13-14dicembre 2012, a cura di Fabio Ciotti. Roma: Sapienza Università Editrice, 2014 (Studi Umanistici. SerieQuaderni DigiLab)<http://digilab2.let.uniroma1.it/ojs/index.php/Quaderni_DigiLab/article/view/177/166>; AntonellaAmbrosio. Towards the Creation of a Learning Environment within the Monasterium Project: TeachingExperiences of Diplomatics. In: Proceedings of Archives on the Web - Experiences, Challenges, Visions. acura di Thomas Aigner – Stefanie Hohenbruck – Thomas Just – Jochen Kemper. St. Pölten:Diözesanarchiv St. Pölten, 2011; Ead., Insegnare la diplomatica con le nuove tecnologie. Potenzialità espunti di riflessione. In: Sit liber gratus, quem servulus est operatus. Studi in onore di Alessandro Pratesiper il suo 90° compleanno, a cura di Paolo Cherubini – Giovanna Nicolaj. Città del Vaticano: Scuolavaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, 2012 (Littera Antiqua, 19), II, p. 1315-1326; Ead. –Maura Striano – Corinna Freda – Stefania Fiorentino – Luca Aiello. Teaching Diplomatics in 2.0 WebEnvironments: an innovative Experience in Internationalisation. In: The Proceedings of the 11thEuropean Conference on e-Learning, a cura di Hans Beldhuis. Groningen: University of Groningen, 2012,p. 15-19.

24 http://monasterium.net/mom/collections.

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accorparli in un’unica collezione o addirit-tura di crearla ex novo con documentazionedigitalizzata; il principio organizzativo po-trebbe essere di natura diplomatistica, per-ché s’intende dar luogo ad una ricerca, adesempio, riguardante le forme della docu-mentazione in un dato periodo ed in un da-to territorio, o meglio, in una prospettivacomparativa, in un dato periodo ma in terri-tori diversi. Anche in questo caso la crea-zione di una collezione permetterebbe unamigliorata visione d’insieme della documen-tazione pertinente alla ricerca. Ma le poten-zialità per la ricerca costituite da questo to-ol, sono svariate. Alcuni esempi di attivitàintraprese dall’Università degli studi diNapoli Federico II, sotto il coordinamento diAntonella Ambrosio25, possono risultare elo-quenti. Anzitutto, l’archivio virtuale del mo-nastero dei SS. Pietro e Sebastiano, il cui ar-chivio fisico nella realtà non esiste. Dal cen-

simento e dalla ricostruzione è emerso ungiacimento documentario formato da diversiarchivi aggregati, provenienti da diverse co-munità religiose. La documentazione prove-niente da tali archivi sedimentatasi nel corsodei secoli, trasmessa da una comunità all’al-tra, è stata sottoposta a inevitabili disper-sioni e distruzioni Oggi, parte della docu-mentazione esistente è conservata presso laBiblioteca della Società Napoletana di StoriaPatria, parte, invece, presso l’Archivio di Statodi Napoli. E così la sua ricostruzione e riunifi-cazione sta avvenendo in ambiente digitale26

attraverso lo strumento delle Collezioni27.Risulta evidente quanto un’operazione di ri-costruzione di questo tipo non avrebbe potu-to avvantaggiarsi di una pubblicazione tradi-zionale cartacea, mentre il work in progressofferto dal digitale ha spalancato le porte allapossibilità di cogliere nuove prospettive per laricerca in tale ambito.

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25 https://www.docenti.unina.it/antonella.ambrosio.26 Alla base del progetto la ricerca e la conseguente monografia di Antonella Ambrosio. Il monastero

femminile domenicano dei SS. Pietro e Sebastiano di Napoli. Regesti dei documenti (secoli XIV – XV).Salerno: Carlone Editore, 2003 (Documenti per la storia degli Ordini mendicanti nel Mezzogiorno, 1).L’archivio virtuale è stato realizzato dal gruppo di lavoro di Napoli, con il coordinamento di AntonellaAmbrosio. La codifica dei dati in XML è stata effettuata da Maria Rosaria Falcone. Sull’archivio si vedaanche il citato contributo di Antonella Ambrosio, Il progetto ‘monasterium’ in Italia (cfr. nota 1).

27 http://monasterium.net/mom/AVSPS/collection.

Figura 5. Le Collections

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Oltre alle ricostruzioni virtuali, questo tooloffre un’ulteriore possibilità di fare ricerca:nell’ambito di una collection, infatti, è pos-sibile dare vita a vere e proprie edizioni digi-tali, per le quali è necessario ripensare, sen-za stravolgere, la metodologia di edizionetradizionalmente utilizzata per le edizionicartacee28.Al fine di sperimentare l’elabora-zione di un’edizione digitale, presso la no-stra università è stato promosso il progettodi un’edizione delle carte dell’abbazia di S.Maria del la Grotta di Vitulano (pressoBenevento), in ambiente digitale29. Un pro-getto, questo, innovativo, che comporteràsicuramente la necessità di un’approfonditariflessione sull’approccio digitale, sulle op-portunità e sulle problematiche, di naturatecnica e teorica, come ad esempio l’adozio-ne ed il rispetto di standard comuni o il rico-noscimento di questa tipologia di pubblica-zione digitale; una riflessione che si costrui-rà attraverso l’attenta disamina delle que-stioni che si porranno nel corso della speri-mentazione con il software ed i cui primi ri-sultati saranno resi noti entro il 2016.

4. Monasterium.net. Le potenzialità per la didattica ed alcuni limiti da superareNell’ambito delle attività didattiche, il portaleMonasterium ed il software MOM-Ca sonoutilizzati ampiamente, fin dal 2008, in corsiaccademici in molti paesi europei, tra cuil’Italia con l’Università degli Studi di NapoliFederico II30. Gli studenti di diplomatica, dipaleografia, di storia medievale in tuttaEuropa, che hanno utilizzato il portale, si so-no trovati immersi in un’enorme e stimolantecomunità virtuale internazionale, quale è ap-punto la community di Monasterium. Essihanno avvertito che il loro percorso di ap-prendimento era collocato in un progetto piùampio, di cui essi stessi facevano parte, rap-presentato dalla creazione degli archivi digitaliin Monasterium.net. Poter fare parte di unacomunità di questo genere e poter lavorareattivamente in essa è stato un aspetto che hafortemente motivato il loro interesse e confe-rito maggiore efficacia all’insegnamento. InMonasterium il loro apprendimento pare es-sersi configurato realmente come il tipo di ap-

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28 Georg Vogeler, Digital Diplomatics: What Could the Computer Change in the Study of MedievalDocuments?. «Initial. A Review of Medieval Studies», 2 (2014), p. 163-185.

29 Il progetto nasce dal lavoro editoriale cartaceo curato da Antonella Ambrosio. Le pergamene dell’abbaziadi S. Maria della Grotta di Vitulano (BN). Secc. XI-XII. Salerno: Laveglia&Carlone editore, 2013 (Fonti perla storia del Mezzogiorno medievale, 21). Esso vede, oggi, coinvolto un gruppo di ricerca costituito daAntonella Ambrosio, Maria Rosaria Falcone, Vera Isabell Schwarz-Ricci, Claudia Cuminale per l’Universitàdegli studi Federico II di Napoli; da Paola Massa per l’Università degli studi di Roma La Sapienza e daGeorg Vogeler per l’Università di Graz, in Austria. Per i dettagli del progetto:<http://www.recruitdigitaldoc.org/smg-project-ita/>.

30 Antonella Ambrosio, sin dal 2008, tiene corsi di paleografia e diplomatica, presso l’università di Napoli,con l’ausilio delle nuove tecnologie, in particolare, Monasterium.Net. Dall’anno accademico 2011/2012tali corsi sono svolti nell’ambito della più ampia progettualità didattica promossa dal progetto europeoENArC-European Network on Archival Cooperation, per i dettagli del quale si rinvia alla nota 33. Tutte leinformazioni relative ai corsi accademici possono essere consultate alla pagina:<http://www.recruitdigitaldoc.org/activities/didactics-activities/academic-courses/>. Per i corsi deglialtri paesi europei è possibile consultare la pagina:<http://www.recruitdigitaldoc.org/activities/didactics-group/>. Dalle esperienze didattiche con l’ausiliodelle tecnologie digitali sono scaturite riflessioni in Italia ed all’estero che hanno prodotto alcuniinteressanti contributi che è possibile consultare alla pagina:<http://www.recruitdigitaldoc.org/activities/didactics-group/resources/>.

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prendimento ottimale all’interno di una “co-munità di pratica”, formato non solo daglistudenti ma da tutti i collaboratori diMonasterium, così come teorizzato dal ‘co-struttivismo socio-culturale’31. Naturalmente,seppure in via sintetica, non si possono tacerealcuni difetti e limiti che chi ha sperimentato ilsoftware conosce. C’è da premettere che essonon è stato concepito per la didattica ma uti-lizzato anche per la didattica e tale differen-ziazione concettuale ci permette di coglieremeglio alcuni limiti avvertiti durante i corsi:anzitutto, la mancanza di un sistema di comu-nicazione a distanza, come i diffusissimi fo-rum, che consentisse agli studenti di confron-tarsi, scambiarsi papers sulle problematicheed i dubbi incontrati di volta in volta.L’Università di Napoli, conducendo corsi inmodalità blended, ha avuto la possibilità diaggirare certamente gli ostacoli che un corsointeramente in e-learning, quindi integral-mente a distanza, avrebbe presentato, oltre asperimentare nell’anno accademico2011/2012 l’util izzo combinato diMonasterium.net e della piattaforma [email protected] tale limite, negli anni passati, si era aggiun-ta una difficoltà determinata da un sistemaintrinseco di protezione dei dati. Quando, in-fatti, un utente-redattore (quindi registratosul portale) immette nuovi dati, esegueun’operazione di duplicazione del documento

sul quale decide di intervenire. In buona so-stanza, egli salva nel proprio account una co-pia locale del documento e, attraverso il toolEditMom, esegue le modifiche che ritiene op-portune per poi inviare il lavoro al suo mode-ratore che, come si è detto, ne verifica il con-tenuto per la pubblicazione. Fino a quando,però, l’utente conserva un documento salvatonel suo profilo, sostanzialmente lo blocca, neimpedisce la possibilità di apportare modifi-che da parte di altri utenti. Questo sistema, sicomprende bene, garantisce che non vi sianomiriadi di cambiamenti su uno stesso docu-mento, preservandone, quindi, i dati, ma, inambito didattico, la possibilità di lavorare adun medesimo documento da parte di più stu-denti costituisce un aspetto di condivisioneed un momento di confronto fondamentali.Oggi, è possibile superare questo ostacolograzie al tool Collection, già citato. Infatti,ciascuno studente potrà creare una propriacollezione con i documenti ai quali intende la-vorare ed “invitare alla condivisione” i suoicolleghi. Si tratta dunque di un nuovo passoin avanti verso il miglioramento di questa ri-sorsa. La sperimentazione di questa nuovamodalità avverrà durante il corso di paleogra-fia dell’anno accademico in corso(2014/2015).Se, dunque, da un lato il software offre enor-mi potenzialità per l’attività collaborativa, dal-l’altra vediamo come esistano alcuni limiti,

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31 John S. Brown – Allan Collins – Paul Duguid. Situated Cognition and the Culture of Learning.«Educational researcher», 18 (1989), p. 32-42.

32 Presso l’Università degli studi di Napoli Federico II si è costituita nel 2011 un’équipe interdisciplinareafferente al dipartimento di Studi Umanistici, formata da Antonella Ambrosio, Maura Striano (docente diPedagogia e responsabile del progetto FIRB Rete@ccessibile), Corinna Freda (ingegnere biomedico),Stefania Fiorentino (pedagogista). La collaborazione tra i membri dell’équipe ha permesso lasperimentazione di corsi di diplomatica, presso il Master e presso il Corso di Laurea in Scienze Storichedell’università di Napoli con l’ausilio delle tecnologie digitali fin qui descritte, combinate però con lapiattaforma Moodle, utilizzata nel progetto FIRB Rete@ccessibile, che ha permesso di aggiungere,attraverso la piattaforma ed il suo il forum, strumenti di condivisione e comunicazione che, come si èdetto, mancano in Monasterium.Net. Nell’anno accademico 2011/2012, la piattaforma MoodleRete@ccessibile è stata utilizzata anche dalla Repubblica Ceca, durante i corsi tenuti da Ludmila Sulitkovápresso l’università Jan Evangelista Purkyn�. Per i dettagli sul FIRB Rete@ccessibile:<http://www.firbreteaccessibile.it/Progetto.htm>.

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che, per la verità, determinano nuovi stimolidi riflessione per il miglioramento della risorsadigitale. Va sottolineato, ad ogni modo, che leopportunità offerte alla didattica dal toolEditMOM possono essere certamente egua-gliate da applicazioni similari attualmente esi-stenti nel Web, mentre possiamo affermare,senza esitazione, che la communityMonasterium, nella sua articolazione e com-plessità, quale finora si è venuta delineando,è configurata da una certa unicità in Europa.Dunque, la conservazione, la fruizione, la ri-cerca, la didattica rappresentano finalità allequali tendono molte delle istituzioni impe-gnate in prima linea nell’ accrescimento delportale e del progetto Monasterium. A tali fi-nalità, che spesso si fondono in maniera ar-moniosa nelle varie attività e nelle progettua-lità, sono dedicate intense energie. Un esem-pio di queste istituzioni è oggi l’Università de-

gli Studi di Napoli Federico II, che grazie alsupporto di due progetti europei33 opera inmaniera dinamica con attività didattiche inno-vative, ed in seno ad esse anche di coordina-mento di un gruppo internazionale34, con leattività di sperimentazione in progetti circo-scritti come quelli delle edizioni digitali, con lasperimentazione dell’utilizzo del software instretto contatto con il gruppo tecnico, conuna intensa attività di dissemination attraver-so conferenze e workshop; si affianca a que-sto lavoro anche un’intensa attività di promo-zione, di interfaccia e di affiancamento scien-tifico agli archivi nel workflow di creazione diarchivi digitali35, con la consapevolezza di po-ter contribuire a un’occasione importante allaquale appare indubbio che l’Italia non puòmancare, cioè quella di dare visibilità interna-zionale al proprio pregevole patrimonio archi-vistico.

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33 Si tratta dei progetti di cooperazione internazionale ‘ENArC-European Network on Archival Cooperation’(EU-Culture Programme 2007-2013: <http://enarc.icar-us.eu/>) e ‘CO:OP-Community as Opportunity.The creative Archive’s and Users’ Network’ (Creative Europe. Support Programme for Europe’s Culturaland Creative Sectors from 2014). Il primo si concluderà nell’aprile 2015; il secondo è, invece, attivo daldicembre 2014. Le attività del progetto Monasterium, supportate da tali finanziamenti europei, sonocoordinate in Italia meridionale da Antonella Ambrosio, coadiuvata da un gruppo di lavoro nato nelDipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Napoli Federico II, mentre per l’Italia centrosettentrionale il coordinamento è ricoperto da Stella Montanari della Scuola Normale Superiore di Pisa.Dall’aprile 2015, l’intero coordinamento italiano sarà, invece, ricoperto da Antonella Ambrosio perl’Università degli studi di Napoli Federico II.

34 È possibile consultare le attività che l’Università degli Studi di Napoli Federico II svolge comecoordinamento dell’ICARus Didactics Group alle seguenti pagine: <http://icar-us.eu/en/cooperation/work-groups>; <http://www.recruitdigitaldoc.org/activities/didactics-group/>.

35 L’Università degli studi di Napoli Federico II ha promosso e pubblicato sul portale, ad oggi, i seguentiarchivi digitali: Benevento, Archivio di Stato (IT-ASBN): <http://monasterium.net/mom/IT-ASBN/archive>; Cagliari, Archivio di Stato (IT-ASCA): <http://monasterium.net/mom/IT-ASCA/archive>;Napoli, Archivio di Stato (IT-ASNA): <http://monasterium.net/mom/IT-ASNA/archive>; Napoli,Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria (IT-BSNSP): <http://monasterium.net/mom/IT-BSNSP/archive>; Reggio Calabria-Bova, Archivio Storico Diocesano (IT-ASDRCB):<http://monasterium.net/mom/IT-ASDRCB/archive>; Teggiano, Archivio privato Carrano (IT-APC):<http://monasterium.net/mom/IT-APC/archive>; Teggiano, Biblioteca del Seminario vescovile (IT-BST):<http://monasterium.net/mom/IT-BST/archive>; Archivio virtuale del monastero dei SS. Pietro eSebastiano (AVSPS): <http://monasterium.net/mom/AVSPS/collection>; Archivio virtuale dell’abbazia diS. Maria della Grotta (SMG): <http://monasterium.net/mom/SMG/collection>.

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Nicoletta Giovè Marchioli, Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche edell’Antichità, Università degli studi di Padova

I nnanzitutto mi preme salutare, e ringraziareper la loro presenza, sia i relatori che tutti

gli intervenuti, oltre che, in particolare, il di-rettore della biblioteca che ci ospita,Guglielmo Bartoletti. E mi si permetta anchedi compiacermi per l’evidente successo delnostro incontro di oggi, che si deve all’impe-gno di molti, in primis di Marilena Maniaci: atutti va la mia riconoscenza. Un successo,detto per inciso, che dimostra, se mai ve nefosse ancora il bisogno, un continuato e con-solidato interesse per le questioni riguardantil’ampio fronte della digitalizzazione, in parti-colare dei manoscritti.Quanto a me, essendo coinvolta nell’organiz-zazione del seminario, mi sento in dovere dinon sottrarre tempo agli interventi degliospiti, e dunque il mio, di intervento, saràdavvero limitato a un paio di rapidissime con-siderazioni, che vogliono avere anche inqualche modo il valore di introduzione. Lefaccio avendo per così dire due parti in com-media, poiché da un lato parlo, collettiva-mente, come rappresentante del più volteevocato e benemerito progetto di ricerca diinteresse nazionale “Bibliotheca italica manu-scripta (BIM): descrivere, documentare, valo-rizzare i manoscritti medievali d’Italia”, pro-

motore del workshop odierno, dall’altro, indi-vidualmente, come persona impegnata sianella ricerca che nella didattica in ambito pa-leografico e codicologico.Mi preme innanzitutto ricordare come il pro-getto di ricerca di cui faccio, facciamo parte intanti, proponga temi e percorsi in stretta con-nessione con quelli oggi in discussione, inse-rendosi programmaticamente in un contestointernazionale sempre più orientato verso lacatalogazione elettronica e la riproduzione di-gitale dei codici medievali, col condivisoobiettivo finale di implementare le banchedati esistenti e di progettare nuovi strumenti,volti alla descrizione e alla valorizzazione delricco patrimonio manoscritto medievale con-servato nelle istituzioni pubbliche e privateitaliane, strumenti che sono dunque utilizza-bili � a fini di ricerca e didattica � per la cono-scenza e la fruizione di questo stesso patri-monio, ma che forniscono, nel contempo, an-che un indispensabile aiuto per la sua ade-guata conservazione. Rispetto al vasto mondo della digitalizzazionee delle sue potenzialità, oltre che dei suoiproblemi, credo di poter manifestare un’opi-nione condivisa, quella cioè dell’assoluta ne-cessità di avviare e poi consolidare un rappor-to collaborativo fra gli istituti di conservazio-ne del materiale manoscritto e tutte le perso-ne che operano nell’ambito della digitalizza-zione, in un’ottica di reciproco aiuto e di co-

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TAVOLA ROTONDADigitalizzazione, gestione, fruizione del patrimonio manoscritto: esperienze, metodi, problemi

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stante interazione, nel tentativo di condivide-re sforzi, fini e risultati. E proprio sulla condi-visione, così come sul confronto, hanno oggiinsistito in molti, a partire da MarilenaManiaci all’inizio di questa giornata. Pensando poi alle infinite possibilità di ricercae all’incredibile velocizzazione, ottimizzazionee allargamento della stessa che permettono inparticolare le banche dati di immagini, sullabase delle esperienze concrete e quotidiane,mi permetto di ricordare, anzi di ribadire (nehanno già parlato infatti gli interventi prece-denti) alcune esigenze di fondo, che costitui-scono anche le linee guida � ideali così comeconcrete � che orientano molti dei progetti dicui si è parlato oggi. Sono peraltro richiesteche partono dalla necessità di disporre di ri-produzioni che consentano di lavorare bene,anzi addirittura meglio, da remoto. La prima delle quali, nel caso assai frequentedi codici che non sono stati interamente digi-talizzati, riguarda la possibilità di disporre diriproduzioni che non si limitino ai fogli piùeclatanti, per così dire, di un codice, e comun-que ritenuti più significativi dal punto di vistadella decorazione, ma, ad esempio, anche diquelli che esibiscono specificità grafiche op-pure anche cambi di mano, sottoscrizioni deicopisti, note di possesso. Riproduzioni cherappresentino per intero, seppure con una ri-duzione (la cui percentuale deve però esseresempre segnalata), i singoli fogli. Devono cioèessere agevolati il recupero, e pertanto l’ana-lisi, di elementi peculiari e strutturali della mi-se en page del codice, magari minimi, così co-me della sua scrittura. Dunque la qualità ac-canto alla quantità, un’alta qualità, che con-senta di mantenere il fuoco e una perfetta, oalmeno una buona leggibilità anche dovendoingrandire le riproduzioni, come spesso acca-de quando occorre individuare e valutare sin-goli e minuti fenomeni grafici. Forse però siamo addirittura al secondo livellodell’uso delle immagini digitalizzate. Il puntodi partenza deve essere rappresentato dallaloro accessibilità, dunque dalla facilità del loro

reperimento, cosa purtroppo non scontata,poiché non sempre i siti, così come le proce-dure di avvicinamento, sono friendly. Ecco al-lora la necessità di garantire la possibilità ditrovare, scaricare facilmente e velocemente leimmagini, e, soprattutto, di visualizzarle almeglio e dunque di poterle riutilizzare. Cosìcome quella di collegarle tanto a voci di cata-logo che sono state recuperate o a descrizio-ni, pur brevi, elaborate ex novo che offrano inogni caso dati inevitabilmente essenziali macomunque indispensabili, quanto a una bi-bliografia, che è impensabile sia esaustiva, mache può e deve rappresentare un primo e in-dispensabile orientamento. Aggiungo una considerazione finale. Sono,per così dire, una paleografa analogica, e nondigitale, soprattutto non nativa digitale, ma incostante contatto col digitale, dato che coltempo ho avviato, seppur lentamente, un rap-porto sempre più fitto con le DigitalHumanities, per usare un termine convenzio-nale e onnicomprensivo. O forse, più sempli-cemente, ho iniziato a sfruttare meglio le po-tenzialità della digitalizzazione: non so sequesto abbia migliorato la qualità dei mieistudi, ma certo li ha velocizzati in termini diquantità di dati che ho raggiunto presto e fa-cilmente. Intervenendo a questo seminario hopensato che sarebbe stato opportuno per meessenzialmente ascoltare, perché avrei avutotutto da imparare; e così di fatto è stato. Eproprio perché ho ascoltato e imparato, mipermetto di riflettere con voi ad alta voce sulfatto che stiamo vivendo un’epoca che vedecontemporaneamente la crescita del digitale,la moda del digitale, il paradosso del digitale,la sfida del digitale. Il fatto che sempre più anche nell’ambito, ame famigliare, della ricerca e della didattica,come in quello della conservazione dei beni li-brari, si abbia a che fare, a un ritmo che cre-sce in modo esponenziale, non solo con larappresentazione formalizzata degli oggettidella ricerca, ma anche con l’uso di strumentiinformatici per lo studio degli oggetti della ri-

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cerca, è circostanza acclarata e indiscutibile, ela sequenza e la varietà dei progetti che ci so-no stati illustrati oggi lo dimostrano efficace-mente. Una circostanza, questa, che ci spingeanche ad avviare una riflessione teorica sulladigitalizzazione, sempre più frequente, propo-sta in sedi sempre diverse. Penso ad esempioai seminari che, solo negli ultimi mesi, abbia-mo organizzato con altri colleghi, fra leUniversità di Padova e Venezia, sia su beniculturali e digitalizzazione, che su progetti epotenzialità della paleografia digitale, regi-strando sempre un vasto concorso di personeinteressate, di vario profilo.Che quella del digitale sia anche una rincorsaaffannosa, nel senso che spesso possa bastareper avviare e fare approvare progetti magarinon sempre convincenti e finanziamenti tal-volta a fondo perduto penso sia una sensazio-ne non solo mia personale.Che vi sia insito nel digitale un paradosso, ecioè l’allontanamento progressivo e inelutta-bile dalla materialità del libro, con una serie diconseguenze negative per lo studio, poiché siha a che fare con la rappresentazione virtualedi un oggetto del quale si annullano specifici-tà importanti, uniche e visibili solo nel contat-to diretto, e delle cui problematiche si è sem-pre meno consapevoli.Tuttavia, il fatto di doversi confrontare col di-gitale, di doversi adeguare a nuovi strumentilavorativi che sono anche nuovi strumenti in-terpretativi è nelle cose, e sarebbe miope eautolesionista non accettare e sfruttare que-sta situazione.Non a caso, infatti, l’incontro che stiamochiudendo ha, a mio parere, una doppia fun-zione, retrospettiva e prospettica, per così di-re, nel senso che riassume il pregresso, mettea fuoco il presente, ma certamente anche de-finisce nuovi scenari per il futuro. E a tal pro-posito, appare opportuno, anzi indispensabile(e non credo solo ai miei occhi) rendere visibi-li, e ancor prima coordinare le tante iniziative

che anche in Italia si sono realizzate e si stan-no attuando nell’ambito tanto della digitaliz-zazione dei manoscritti che nella costruzionedi banche dati. Mi sembra che questo sia un auspicio condivi-so con cui chiudere.

Sabina MagriniBiblioteca Palatina di Parma, Direttore

D al 2012 la Biblioteca Palatina di Parma haavviato una serie di collaborazioni di rilie-

vo con istituti di conservazione e di ricerca, inItalia e all’estero. Tra queste, ad esempio,vanno annoverate le attività di digitalizzazio-ne realizzate nell’ambito delle convenzioni sti-pulate con l’Universidad de Salamanca per lavalorizzazione delle collezioni bodoniane, laNational Library of Israel con particolare riferi-mento alla collezione di manoscritti ebraici delfondo De Rossi e, infine, l’Istituto BeniArtistici, Culturali e Naturali della RegioneEmilia Romagna per lo studio delle incisionicomprese della Raccolta Ortalli e delle Stampedel Fondo Parmense. Si tratta di sinergie traistituti diversi che contribuiscono ad arricchirequalitativamente e quantitativamente il nove-ro delle risorse digitali di cui la BibliotecaPalatina dispone e che la stessa può rendereliberamente accessibili al pubblico.Contemporaneamente, infatti, la BibliotecaPalatina ha realizzato e pubblicato in rete unapropria piattaforma1 comprensiva di un catalogoe di una teca digitali, liberamente accessibili. Lapiattaforma collega materiale eterogeneo, ca-talogandolo in sé o puntando a risorse altrui.Nello specifico per ogni manoscritto, laddovepresenti, il sistema punta alla digitalizzazione,alla descrizione in Manuson line o altro forma-to (scheda PDF integralmente ricercabile adesempio), alla bibliografia, alla descrizionedella legatura in formato PDF nonché a even-tuali risorse esterne pertinenti; così per ogni

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1 http://www.catalogo.bibpal.it.

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edizione bodoniana a stampa, ad esempio,viene offerta la descrizione secondo gli stan-dard previsti in SBN libro antico, la digitalizza-zione integrale e il link a risorse messe a puntoda altri enti di ricerca con i quali la Bibliotecae, in questo caso, la Fondazione MuseoBodoniano hanno avviato o stanno intrapren-dendo rapporti di collaborazione. La collabora-zione con una pluralità di enti italiani e stra-nieri ha comportato, tra l’altro, un grosso im-pegno al fine di garantire la interoperabilità trai diversi sistemi di metadati adottati da ciascu-na delle parti coinvolte (MAG, METS, MARC)e ha permesso di ottenere importanti risultatianche sul piano della conservazione a lungotermine del materiale digitalizzato2. L’attività di tale piattaforma nella politica cul-turale della Biblioteca si propone quale offertaparallela e complementare rispetto alla colla-borazione avviata da sempre con l’IstitutoCentrale per il Catalogo Unico e finalizzata allapubblicazione dei propri materiali all’interno diportali nazionali (la Biblioteca Digitale Italianaprima, Internet Culturale poi) o internazionaliquali Europeana. La Palatina ritiene, infatti,che il pubblico specialistico che costituiscebuona parte della utenza della Palatina predili-ga quale forma di accesso alle risorse digitali ilsito stesso della Biblioteca (suo vero e proprioalter ego virtuale) piuttosto che portali gene-ralisti quali Internet Culturale e simili.La partecipazione della Biblioteca Palatina alprogetto BIM quindi si colloca in questo con-testo: una assegnista di ricerca (Elisa Bianchi,Università di Milano) coordinata da PaolaDegni (Università di Bologna-Ravenna) ri-prenderà in esame le descrizioni dei mano-scritti greci della Biblioteca già pubblicate daPaolo Eleuteri (Università di Venezia) nel19933 e provvederà all’aggiornamento della

loro bibliografia. Il risultato di questo lavoro,come da convenzione appositamente stipula-ta, confluirà in schede descrittive corredate daimmagini e pubblicate in rete all’interno diManuson line che saranno a loro volte richia-mate dalla piattaforma digitale della Palatina.

Daniela ScialangaBiblioteca Angelica di Roma, vice-Direttore

L a collaborazione tra la BibliotecaAngelica, cosiddetta biblioteca di conser-

vazione, e l’Università si colloca nel solco diuna lunga tradizione che ha sempre attribuitogrande importanza all’attività didattica e dipromozione della conoscenza del patrimoniobibliografico. «La conservazione deve avere inizio con un at-teggiamento responsabile verso ciò che ci èstato consegnato dal passato. […] Ma a nes-sun livello si può invocare la “conservazioneper la posterità” come principio primo o esclu-sivo, se con questo s’intende conservare per lefuture generazioni con esclusioni e limitazioniper quella presente. In relazione al passatotutto è posterità e la generazione presente faparte della posterità altrettanto come quellafutura»4. Il futuro siamo anche noi: dobbiamousare bene ciò che il passato ci ha trasmessoper le future generazioni. In quest’ottica, peresempio, l’Angelica ha aderito fin da subito(inizi anni 2000) a quanto previsto dalla rifor-ma universitaria: svolgimento di tirocini curri-culari per avvicinare il mondo della scuola edel lavoro. Non solo: presso la Biblioteca sisvolgono regolarmente lezioni e/o gruppi dilezioni universitarie e post universitarie utiliz-zando il materiale bibliografico dell’Istituto. Èuna pratica “antica” dell’Istituto che coinvolge

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2 Sabina Magrini. La Palatina e la Bodoni. Due biblioteche si affacciano sulla rete. «Teca», 6 (settembre2014), p. 137-144.

3 I manoscritti greci della Biblioteca Palatina di Parma, a cura di Paolo Eleuteri. Milano: Il Polifilo, 1993(Documenti sulle arti del libro, 17).

4 Leonard E. Boyle. Le biblioteche e la posterità. «Bollettino dell’Istituto Centrale per la Patologia delLibro», 42 (1988), p. 181-190.

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le università romane (La Sapienza, Roma Tre,Tor Vergata, ecc.), ma anche alcune realtàuniversitarie regionali. Tutto questo ha deter-minato un costante flusso di giovani e ha por-tato a collaborazioni come quella di cui stiamoparlando oggi.Per la Biblioteca Angelica un programma inqualche modo omogeneo di digitalizzazione èstato avviato nel 2010 con la nuova Direzionedell’Istituto che ha “spinto” per proporre unprogetto di digitalizzazione che comprendes-se il materiale manoscritto rimasto fuori dallecampagne di microfilmatura degli anni prece-denti (fino al 1997). Il progetto per la digita-lizzazione e produzione di metadati di mano-scritti e frammenti di manoscritti dellaBiblioteca Angelica di Roma, finanziato nel2010 dalla Direzione Generale per leBiblioteche, gli Istituti culturali e il Dirittod’autore, ha dato risultati soddisfacenti sia dalpunto di vista tecnico (qualità delle riprodu-zioni, pratica d’esecuzione del lavoro), sia dalpunto di vista scientifico.Sono stati digitalizzati tutti i manoscritti chenon avevano alcuna forma di riproduzione(mss. 2532-2580). Attualmente l’IstitutoCentrale per il Catalogo Unico delleBiblioteche Italiane e per le InformazioniBibliografiche (ICCU) sta procedendo ad unamappatura per verificare ed aggiornare alcunidati tecnici. Questo consentirà di connettere leriproduzioni di tali manoscritti al catalogo deimanoscritti in alfabeto latino di nuova acquisi-zione, già disponibile sul sito di ManusOnLine.Per quanto riguarda i frammenti manoscritti lamotivazione di questo inserimento è statadettata dal desiderio di mettere a disposizionedegli studiosi un materiale molto eterogeneo:frammenti di manoscritti medievali usati perrinforzo di nervi o capitelli, frammenti di no-tevole consistenza di manoscritti medievaliutilizzati come coperte o carte di guardia dimanoscritti e stampati; fascicoli manoscritti inmiscellanee di stampati; aggiunte manoscrittea libri a stampa postillati. Si è deciso di privi-legiare i frammenti medievali. Il materiale da

digitalizzare si è rivelato particolarmente com-plesso e ha richiesto, soprattutto per i fram-menti manoscritti conservati nelle indorsaturee non slegati, molte riprese e tempi di post-produzione più lunghi. In più casi la ripresadigitale consente meglio che la visione autop-tica l’identificazione dei testi. I frammenti so-no stati inseriti in ManusOnLine.Ristretto il novero dei frammenti ai manoscrit-ti medievali si è deciso di privilegiare un pro-getto che contestualmente si sta svolgendo inAngelica. È in corso la catalogazione dei ma-noscritti in alfabeto greco (127 manoscrittidel fondo greco e pochi manoscritti del fondolatino ma in alfabeto greco). Si è riusciti dap-prima ad avviare e, adesso, grazie a questoprogetto, a completare la digitalizzazione delfondo, con la prospettiva di interfacciare la di-gitalizzazione con la catalogazione completain Manus. Interfacciamento che in parte èstato già realizzato con l’Album paleografico ela bibliografia dei manoscritti greci, già pre-sente su ManusOnLine.

Isabella CeccopieriBiblioteca Casanatense di Roma, vice-Direttore

R ingrazio gli organizzatori per avermi invi-tata a partecipare alla tavola rotonda del-

l’odierno workshop e ne approfitto per ag-giungere qualche breve considerazione, trattadalla mia esperienza di conservatore dei ma-noscritti della Biblioteca Casanatense. Avrei voluto illustrarvi l’OPAC della biblioteca,ma purtroppo non è possibile collegarsi ad in-ternet e procederò con una breve sintesi dellavoro svolto fino ad oggi, fruibile on line.Il catalogo della Casanatense consta di134.580 record bibliografici, viene aggiornatoperiodicamente e contiene: – dati importati da Indice SBN e le pubbli-

cazioni moderne pervenute in Bibliotecadal 1991 oltre al materiale pregresso ca-talogato e in corso di catalogazione inIndice SBN (relativo ai fondi moderni del-la biblioteca prima del 1990);

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– opere edite dal 1600 al 1830 contenutenel fondo antico (catalogazione in corso);le opere edite dopo il 1830 contenute neiVolumi Miscellanei (catalogazione in fasedi conclusione).

– dati provenienti da database locali deimanoscritti, fondi musicali, fondi araldiciche offrono nell’OPAC una discreta quan-tità di informazioni specializzate.

I fondi speciali attualmente interrogabili sono:il database delle miniature e dei manoscritti,la bibliografia dei manoscritti, il catalogo deglistemmi e del materiale fotografico, la biblio-grafia araldica, il catalogo della musica. Mi soffermerò in particolar modo sui mano-scritti, anche se in maniera rapida e sintetica.Il database “Miniature e Manoscritti” com-prende l’Archivio digitale delle miniature e di-spone attualmente di 16.350 record immaginia colori, provenienti da 1.000 manoscritti,ascrivibili ad un arco cronologico compreso trail X e il XIX secolo; di questi, 46 manoscrittisono riprodotti integralmente. L’Archivio pre-vede in futuro ulteriori ampliamenti sia in ter-mini di immagini sia in termini di supporti allaricerca.È possibile effettuare la ricerca sia attraversol’interrogazione semplice dall’indice generaledegli autori, sia attraverso quella avanzata, in-crociando dati con l’aiuto di operatori booleani.La chiave di ricerca principale è costituita dal-la segnatura del manoscritto, espressa in cifrearabe (es. 1, 2, 3 etc.) e dal soggetto. La me-desima segnatura costituisce un ulteriore linkal database “bibliografia dei manoscritti” e aldatabase “stemmi”. La Biblioteca dispone per tutte le 16.350 im-magini digitalizzate di 2 files: uno JPEG a me-dia risoluzione (circa 1 MB) e uno TIFF ad altarisoluzione (circa 15 MB). Dei manoscritti èpresente in OPAC una descrizione inventarialeo dettagliata, quest’ultima grazie ai legamiche è stato possibile realizzare con database

di manoscritti compatibili, per catturare le no-tizie e condividerle. L’Archivio, infatti, che è incostante aggiornamento, ha attivato il link aldatabase ManusOnLine, catalogo unico deifondi manoscritti italiani, che contiene la de-scrizione di oltre 1.000 manoscritti casanaten-si, consultabili in rete anche attraverso l’Opaccasanatense.Attualmente sono presenti in Opac 3.472 re-cord, relativi ai manoscritti che, a loro volta,creano legami con i db/miniature, db/stemmie bibliografia dei manoscritti. Ad integrazionedel database “Miniature e Manoscritti”, infat-ti, è stato completamente recuperatonell’Opac anche l’antico catalogo a schededella bibliografia dei manoscritti, comprensivodi 15.442 record bibliografici, relativi alla bi-bliografia dei manoscritti casanatensi, periodi-camente aggiornato attraverso spogli correntie oggi disponibili in rete. L’interrogazione av-viene attraverso differenti chiavi di ricerca: inprimis la segnatura del manoscritto; a seguire,autore, titolo, collocazione dell’opera, conpossibilità di incrociare i dati attraverso l’op-zione della ricerca avanzata.L’interrogazione attraverso la segnatura delmanoscritto consente il legame diretto con gliarchivi correlati: il “db/miniature MinD” e il“db/stemmi”, evidenziati nell’area delle notebibliografiche e in quelle del catalogatore. Lo scopo del nostro Opac è stato di far con-fluire in un unico contenitore il differente evariegato patrimonio bibliografico dellaBiblioteca creando, attraverso un sw duttilecome Kentika, una piattaforma di dialogo traoggetti di ricerca differenti, rendendo possibi-le incrociare dati quantitativi e qualitativi di-versi, ma evidentemente comparabili.Vi pregherei, pertanto, di visitare l’Opac attra-verso il nostro sito5 perché sono sicura che, aldi là delle opportunità di ricerca in sé stesse,può offrire importanti spunti di riflessione. Èun buon esempio di una base di dati con per-corsi di ricerca correlati in cui il manoscritto

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5 http://www.casanatense.it; http://opac.casanatense.it.

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costituisce il collettore, se così si possa dire, ela segnatura è l’identificativo privilegiato delpercorso di partenza per interrogare gli altriarchivi che hanno a che fare con l’oggettomanoscritto e realizzare un tipo di interroga-zione e un risultato di ricerca circolari. Mi pia-ce ricorrere a questa immagine perché la crea-zione dell’Opac ha rappresentato e rappresen-ta la summa di processi innovativi, sia profes-sionali che tecnologici, che hanno permessoall’atteggiamento del bibliotecario di un tem-po di mutare e di far nascere il bibliotecario dioggi. In tempi recenti, soprattutto negli StatiUniti, ad esempio, si è parlato e si parla, dispecial collections responsible: il bibliotecarioconservatore, cioè, è diventato il responsabiledelle collezioni speciali che debbono poi con-vergere tutte in una unica base di dati e infonti d’accesso che possano correlare tra lorole ricerche. Per arrivare a questo tipo di pro-fessionalità il cammino è difficile e lungo: cre-do che non tutti tra noi lo abbiano percorso,se non dopo parecchi anni di incertezze emancanza di convinzione.E, poiché mi sono trovata a sfiorare l’argo-mento della professionalità, specifica e com-plessa, come quella del bibliotecario conserva-tore, tema di cui non si parla quasi più, se nonmarginalmente (errore grave!) vorrei spendereun cenno anche sulla formazione delle cosid-dette nuove leve in questo settore specifico.Parlo della situazione italiana, ovviamente. Idiscorsi che ho sentito fin qui sono bellissimi emolto interessanti; il progetto svizzero, quelloinglese, che si conosce già da molto tempo,quello francese. In ognuno di questi è presen-te l’attenzione specifica per la formazione, su-bordinata ovviamente agli stanziamenti e aidifferenti budget dei progetti stessi. Per quan-to riguarda le biblioteche italiane governative,nulla di tutto ciò, da anni. Il segnale non è in-coraggiante, ma oserei dire disperante. Perevitare, pertanto, come diceva Paolo Eleuteri,di incorrere nel rischio che tra qualche anno ditutto questo non si parli proprio più, dal mo-mento che le nostre professionalità tenderan-

no evidentemente a scomparire (…“vuolsi cosìcolà dove si puote, più non dimandare”…),chiederei proprio in questa sede una riflessio-ne per un futuro prossimo, oltre che sulla figu-ra del bibliotecario, proprio su quella del con-servatore, la cui professionalità non si forgia intempi brevi, proprio perché necessita di prepa-razione approfondita, che spazia a 360 gradi.Mi giunge spontanea la conclusione, ripercor-rendo l’esposizione di tutte le iniziative che cisono in corso: non rincorriamo solo lo sviluppoe l’evoluzione dei mezzi tecnologici, che tra-sformano il nostro mondo; essi non bastano.Torniamo a dare centralità all’uomo, all’opera-tore; rendiamoci artefici di un neo-umanesimotecnologico, non dimenticando mai che dellatechne è sempre artefice l’uomo, il motore delmotore. Sembra spesso che non se ne abbiacoscienza.

Massimo ZazzaStudio AF

L e mie considerazioni sull’importanza delladigitalizzazione dei manoscritti mirano ad

approfondire, da un punto di vista tecnico,metodi, attrezzature, costi e rapporti che in-tercorrono tra noi operatori e le biblioteche. Innanzitutto mi sembra opportuno premettereche i progetti che nascono e si evolvono nelnostro ambiente di lavoro devono essere in li-nea con i seguenti scopi: – valorizzare il patrimonio documentale; – ampliare l’accesso del pubblico a segmen-

ti di tale patrimonio;– favorire gli studi interdisciplinari e pro-

muovere la collaborazione tra diverse isti-tuzioni;

– creare collezioni virtuali attraverso l’inte-grazione di vari formati o di materiali di-stribuiti in luoghi diversi;

– facilitare l’accesso a materiale di difficilefruizione;

– assicurare che il materiale documentalesia disponibile a tutti, almeno in modalitàvirtuale;

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– limitare la consultazione diretta di docu-menti originali in particolari condizioni dicriticità;

Per comprendere perché sia in crescita il valorespecifico della digitalizzazione del patrimonioculturale e nel nostro caso quello dei mano-scritti, si deve tener presente che se da un latol’evoluzione tecnologica permette la produzio-ne e la conservazione dell’informazione susupporti digitali dai costi sempre più contenu-ti, internet e il web riducono a loro volta ancorpiù drasticamente le spese di accesso, facili-tando la divulgazione dei contenuti stessi.La nostra epoca è connotata da continui svi-luppi e cambiamenti tecnologici che mutano ilsistema comunicativo, tanto da fornire stru-menti sempre più evoluti alle nuove genera-zioni. Le modalità con le quali attualmentevengono trasmesse le conoscenze attraversostrumenti e dispositivi audiovisivi offrononuove opportunità alla ricerca e allo studiodelle fonti, aprendo ulteriori prospettive diconoscenza e verifica di quello che la trasmis-sione orale e poi la parola scritta hanno ga-rantito nel tempo.Pertanto, la digitalizzazione dei manoscritti èfondamentale per tramandare il nostro passa-to alle generazioni future, che avranno comefonti di ricerca e approfondimento anche, senon esclusivamente, i sistemi digitali, così co-me noi predecessori attingevamo ai docu-menti scritti.Fortunatamente la tecnologia con il passaredegli anni ha sopperito ai limiti della strumen-tazione tradizionale (scanner planetari e PC),dovuti alla loro complessità, instabilità e len-tezza, per cui possiamo oggi offrire alle nuovegenerazioni apparecchiature e software chepermettono una produzione e qualità di im-magini molto elevata, facilitando anche il la-voro dell’operatore, grazie alle interfacceuser-friendly di cui la grande maggioranza disoftware professionali è ormai dotata.Va rilevato tuttavia che se da un lato scansio-nare un manoscritto antico con queste appa-

recchiature è oggi oggettivamente più sempli-ce, non va sottovalutato l’impegno personale.L’operatore infatti deve sempre essere co-sciente che l’oggetto a lui affidato per la ri-produzione è unico e talmente prezioso danon dovere essere manipolato né minima-mente danneggiato.Ritengo che tutte le Aziende coinvolte in pro-getti di eccellenza nella sfera dei BeniCulturali dovrebbero sempre tenere presenteche maneggiare un manoscritto antico signifi-ca avere la conoscenza della storia del mondotra le mani, condividendo, in tal senso, la con-sapevolezza propria di ogni esperto restaura-tore. Pertanto sono auspicabili e vanno favo-riti continui aggiornamenti di restauro pertutti i collaboratori.La particolare natura dei materiali inoltre, ren-de necessaria una selezione dei macchinari ingrado di produrre immagini ad altissima quali-tà, garantendo al tempo stesso resa ottimale econservazione dei manoscritti. Per i volumimanoscritti rilegati è indispensabile l’utilizzodi planetari con piano basculante dotati di cri-stallo con pressione manuale e non automati-ca da effettuare sul libro.Nel caso di riprese di libri con un angolo diapertura limitato, per non danneggiarne lastruttura, vanno utilizzati scanner provvisti diaccessori adeguati.Per un’ulteriore salvaguardia del documento, iplanetari non devono entrare in contatto conesso e necessitano di un corredo di sistemi diilluminazione con luce fredda e a bassissimaemissione di raggi infrarossi e ultravioletti, at-tiva solo per il tempo necessario allo scannerper effettuare la ripresa.Occorre inoltre creare un file master di altaqualità, per ragioni di conservazione, accessoe costo economico, in modo da evitare ulte-riori interventi futuri di digitalizzazione. Il filemaster è l’oggetto digitale destinato alla con-servazione ed alla generazione di file derivati,ad es. in formato TIFF non compresso; da essopotranno poi derivare file derivati, di dimen-sioni più piccole o in formati alternativi, per i

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diversi usi previsti. I file derivati sono utilizzatial posto del master per la produzione di stam-pe di buona qualità o accesso in rete locale oweb, le loro compressioni dipenderanno dagliusi previsti, anche se debbono avere dimen-sioni ragionevoli. Un formato molto usato è ilJPEG.Prima di iniziare l’attività di acquisizione, ènecessario stabilire un criterio di nomenclatu-ra dei file. In generale il nome di ciascun filesarà formato da una stringa di caratteri chedovranno contenere le informazioni necessa-rie ad identificare in maniera univoca l’ele-mento della collezione a cui l’immagine si ri-ferisce e al contempo permettere la creazionedi opportuni database.La collezione delle immagini, consistente indirectories e files, sarà memorizzata su sup-porti ottici o magnetici, come DVD, o più co-munemente, visti i costi, dischi rigidi esterni.Per fare in modo che gli oggetti digitali creatirimangano usufruibili e accessibili indipen-dentemente dai cambiamenti tecnologici fu-turi, si devono utilizzare formati file di tipostandard, raccomandati dalle Istituzioni re-sponsabili. Per quanto riguarda la scansione delle imma-gini, la chiave per la qualità non è quella dieseguire la scansione alla massima risoluzionepossibile, ma di procedere ad un livello checorrisponda al contenuto informativo dell’ori-ginale: la scelta va eseguita in base alla dimen-sione e tipologia dell’oggetto da riprodurre.Ad esempio, una ripresa a 600 dpi di un dise-gno 70x100 cm genererebbe un file talmentegrande da richiedere risorse enormi per visua-lizzarlo, rendendolo di fatto inutilizzabile.Le operazioni generali per la ripresa digitaleprevedono diversi accorgimenti e passaggi:– il contenuto informativo dell’originale de-

ve essere ripreso nella propria interezza; – attorno al documento va lasciato un bor-

do che permetta di leggere il contornodell’immagine;

– se l’originale è montato su un supportoche riporta informazioni, la digitalizzazione

dovrebbe comprendere anche il supporto;– per le riprese va utilizzato un formato

standard, come il TIFF;– per i manoscritti, va effettuata alla fine di

ogni set (dopo la coperta posteriore, suuna carta non significativa) una ripresacon l’originale affiancato da scala croma-tica, scala di grigi e scala metrica. Nel ca-so di stampe o disegni sciolti, le scale sa-ranno poste all’esterno dell’immagine ri-prodotta e all’interno dell’inquadraturacomplessiva.

L’introduzione dei metadati ha determinatoun significativo passo in avanti nelle pratichedi digitalizzazione. Nel passato si era fatto so-litamente ricorso ad una digitalizzazione mas-siva, producendo in molti casi enormi quantitàdi immagini oggi inutili, in quanto prive di ri-ferimenti: i metadati permettono di caricareteche digitali nelle quali alle immagini sonocollegate informazioni di varia natura (biblio-grafica, tecnica, generale) specifiche per ognidocumento. Per le biblioteche italiane l’ICCUha adottato lo standard MAG 2.01. La produ-zione dei metadati avviene tramite uno speci-fico software che consente di mettere in rela-zione un database generale generato da in-formazioni specifiche ricevute dalla Biblioteca,le informazioni catalografiche di dettaglio diogni documento e le caratteristiche tecnichespecifiche delle immagini.Un altro aspetto da considerare riguarda il co-sto della digitalizzazione, che dipende da di-verse variabili, quali le dimensioni, il tipo e lanatura del manoscritto, l’uso previsto perl’oggetto digitale con relativa creazione deimetadati e la quantità di documenti da digita-lizzare.Ad esempio, secondo che la natura dell’og-getto da riprendere sia un codice miniato, unvolume a stampa dell’800 o una stampa digrandi dimensioni, vanno valutate le difficoltàtecniche e il tempo necessario per ogni singo-la ripresa che varia anche in base alla fragilitàe delicatezza del documento stesso.

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In sostanza, si deve tener sempre presenteche l’obiettivo deve essere quello di avere og-getti digitali di alta qualità salvaguardando ildocumento originale.Infine, ma non ultimo, uno degli elementi ba-silari per confezionare un eccellente progettodigitale è il rapporto di fiducia e collaborazio-ne che si instaura tra il personale dellaBiblioteca o Archivio e quello dell’Azienda chesi occupa delle riprese. Dalla loro sinergia na-sce il punto di partenza fondamentale perogni progetto: la realizzazione di un prototiposu cui basarsi per le scansioni e la produzionedei metadati, nonché il confronto in caso dioggetti che differiscano per natura dal proto-tipo stesso, al fine di uniformare in ogni casoil risultato finale.Molta importanza hanno pertanto la fiduciareciproca e il feeling che si crea tra il bibliote-cario e l’operatore. Il bibliotecario tende com-prensibilmente ad avere un atteggiamentoprotettivo nei confronti del manoscritto, men-tre l’operatore ha l’esigenza di svolgere al me-glio il proprio lavoro nel minor tempo possibi-le. La collaborazione tra i due attori del pro-getto digitale va comunque finalizzata al benedel manoscritto, che è patrimonio comune, lacui fruizione va resa il più ampia e documen-tata possibile.

Angelo RestainoRicercatore indipendente, collaboratore del progetto Monasterium.net

Vorrei portare una piccola ma concreta testi-monianza a proposito del valore della digita-lizzazione e della diffusione in rete dei datirelativi al patrimonio archivistico e bibliote-cario, con particolare riguardo all’istituzioneche ospita l’evento di oggi. In questo mo-mento sono impegnato, insieme con la dot-toressa Valentina D’Urso, conservatore dimanoscritti di questa biblioteca, nella rege-stazione e descrizione, in vista di una pubbli-cazione cartacea, del fondo pergamenaceodenominato “Carte Vallicelliane”, già oggettoalcuni anni or sono di un primo regesto dat-tiloscritto da parte della dottoressa ValentinaD’Urso. Parallelamente è in corso anche ladigitalizzazione, da parte nostra, del medesi-mo fondo nel l ’ambito del progettoMonasterium.net6, portale web partner diArchives Portal Europe. Si tratta di un’inizia-tiva promossa da ICARUS (InternationalCenter for Archival Research), che si prefiggedi offrire riproduzioni ad alta definizione, inrete, di fondi documentari pergamenacei,senza limiti geografici o cronologici, a cui labiblioteca ha aderito in collaborazione conAntonella Ambrosio e Maria Rosaria Falcone7

dell’Università di Napoli “Federico II”, refe-renti del progetto per l’Italia centro-meridio-nale. Colgo l’occasione per ringraziare en-trambe per aver accolto, alcuni mesi or sono,la nostra proposta di adesione e per la co-stante e preziosa attività di assistenza e af-fiancamento che hanno svolto verso di noi

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6 Sulle questioni poste dalla diplomatica in ambiente elettronico si vedano, da ultimo, i saggi raccolti inDigital diplomatics. The computer as a tool for the diplomatist?, a cura di Antonella Ambrosio –Sébastien Barret – Georg Vogeler, Köln: Böhlau, 2014 (Beihefte zum Archiv für Diplomatik,Schriftgeschichte, Siegel- und Wappenkunde, 14). A proposito dei primi risultati raggiunti in Italianell’ambito del progetto Monasterium si segnala Antonella Ambrosio. Il progetto Monasterium in Italia:le prime esperienze a Napoli, «Archivi», 5/2 (luglio-dicembre 2010), p. 129-145, cui si rimandaparimenti per tutti gli aspetti affrontati qui. Per informazioni generali sul progetto è inoltre consultabileil link: <http://icar-us.eu/en/cooperation/on line-portals/monasterium-net>.

7 Si veda, su Monasterium.net, la relazione di Maria Rosaria Falcone.

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sia in fase di startup, sia nella fase operativa,tutt’ora in corso. È da spendere qualche parola sulle caratteri-stiche del fondo pergamenaceo che stiamodigitalizzando e sul perché Monasterium.netrisponda in modo completo e, date certe cir-costanze, insostituibile, alle esigenze scientifi-che del fondo in questione. Il fondo CarteVallicelliane è composto da circa 90 unità do-cumentarie non riconducibili ad uno stessosoggetto produttore, bensì provenienti dacontesti geografici diversi, e aventi caratteri-stiche diplomatistiche assai differenti. Tra diesse si trovano ad esempio: alcuni documentinotarili vicentini; circa 35 carte, fra documentinotarili e diplomi di cancelleria, il cui arco cro-nologico va dal XV al XVII secolo, provenientidall’archivio privato della famiglia napoletanadei De Regina; i due più antichi documentinoti dell’abbazia abruzzese di San Giovanni inVenere, risalenti rispettivamente all’XI e al XIIsecolo; lettere e brevi papali diretti a diversidestinatari; documenti vescovili e altro anco-ra. Si tratta di documenti acquistati dalla bi-

blioteca in gran parte nella prima metà del se-colo XX, la cui storia precedente è peraltrospesso e volentieri assai difficile da delineare. È noto il fenomeno delle raccolte pergamena-cee conservate in luoghi diversi da quelli percosì dire naturali, cioè gli archivi, ma purtrop-po non si dispone ancora, a mia conoscenza,di un censimento specifico e complessivo delpatrimonio in questione8. Constatiamo facil-mente infatti come non esista in pratica bi-blioteca di conservazione, sia essa privata,statale o di ente locale, che non posseggafondi documentari, talvolta decisamente co-spicui. Configurantesi tecnicamente come“fondo speciale”, una raccolta pergamenacea9

di biblioteca o di museo il più delle volte è co-stituita o da un archivio coerente di una isti-tuzione (ad esempio di un monastero, di unaconfraternita, di un Comune, e così via), o dauna raccolta legata ad una specifica persona-lità (erudito o collezionista) che l’abbia messainsieme nel tempo, o ancora da una raccoltaquasi casuale di documenti, dettata da politi-che di acquisto da parte dell’istituzione, da

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8 Su questo si veda, ad esempio, Armando Petrucci, Sul rapporto fra archivi e biblioteche. «Bollettinod’informazioni AIB», 4 (1964), 6, p. 213-219; Id. La descrizione del manoscritto, Roma: Carocci, 2001, p.137-143; Roberto Cerri, Archivi storici affidati ai bibliotecari: necessità o virtù? In: Gli archivi storici deglienti locali in biblioteca. Atti dello stage del 23 gennaio 1998 a S. Miniato, a cura di Maurizio Tani, SanMiniato: Archilab, 1999, p. 63-74. Qualche esempio, tra i molti possibili, di descrizione di complessipergamenacei conservati in biblioteche: Armando Petrucci, Fondi documentari ignoti della Bibliotecadell’Accademia Nazionale dei Lincei. «Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei», classe di scienzemorali, storiche e filologiche, s. VIII, 13 (1958); Regesto delle pergamene della Biblioteca Civica diRovereto, a cura di Pio Chiusole, Rovereto: Biblioteca civica A. Hortis, 1972; Catalogo delle pergamenedella Biblioteca storico-francescana di Chiesa Nuova di Assisi, a cura di Marino Bigaroni - UgolinoNicolini, Assisi: Edizioni Porziuncola, 1980; Un convento, una città, una regione. Le pergamene dellaBiblioteca Cappuccini di Trento. Secc. 13-18, a cura di Domenico Gobbi, Trento: Civis, 1992; Paolo Vian,Frammenti e complessi documentari nei fondi manoscritti della Biblioteca Vaticana, Qualche esempio, inArchivi e archivistica a Roma dopo l’unità. Genesi storica, ordinamenti, interrelazioni. Atti del Convegno(Roma, 12-14 marzo 1990), Roma: Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beniarchivistici 1994, p. 404-441; Le pergamene Belgioioso della Biblioteca Trivulziana di Milano (secoli 11-18). Inventario e regesti, a cura di Paolo Margaroli, Milano: [s.n.], 1997; Le pergamene della BibliotecaChelliana di Grosseto. Catalogo, a cura di Anna Bosco – Luca Serravalle, Grosseto: Titvillus, 2002.

9 Si usa non a caso un termine così specifico, e non quello più generico di ‘raccolta documentaria’ al finedi escludere dal campo di interesse gli archivi privati di personalità e scrittori, che così spessoarricchiscono, spesso assieme alle rispettive raccolte librarie, il patrimonio delle biblioteche, e su cui è davedere Cristina Cavallaro, Fra biblioteca e archivio. Catalogazione, conservazione e valorizzazione difondi privati, Milano: Sylvestre Bonnard, 2007, per i fondamentali problemi di metodo che vi sonolucidamente posti.

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donazioni o da vicissitudini patrimoniali di va-rio genere. Il fondo vallicelliano rientra inquest’ultima categoria. Quale è la strategia daadottare per far rientrare queste testimonian-ze del passato nel novero delle fonti, conosci-bili e dunque utilizzabili ai fini della ricercastorica? Il professionista dei Beni Culturali chesi trovi chiamato a trattare e valorizzare ade-guatamente materiali di questo tipo avrebbeesigenze che «le tradizionali pubblicazionicartacee non riescono a soddisfare in modorapido e ottimale: [quella di] conferire visibili-tà al difficilmente consultabile, unità al fram-mentario e al disperso, notorietà all’inedito eal poco conosciuto, [e quella di] presentarequanto prima il compiuto e migliorare quantopiù possibile il prodotto»10. Mentre nei casisopra elencati il professionista conservatoredel patrimonio culturale si trova di fronte a uncomplesso documentario del tutto simile ai“tesori diplomatici” conservati negli archivistatali (seppur completamente svincolato, inquesto caso, da un qualsivoglia più ampiocomplesso archivistico di provenienza), neglialtri due casi egli deve affrontare problemiparzialmente diversi per quanto riguarda ladescrizione dei documenti, la pubblicazionedei dati che li riguardano e la loro accessibilitàper i ricercatori. I modi della formazione diraccolte pergamenacee come questa, infatti,eludono in buona parte la logica archivistica,storicamente motivata, fondata su una strut-tura di tipo sedimentativo-istituzionale e perquesto archivisticamente ed euristicamenteprevedibile per i l r icercatore. Le Carte

Vallicelliane sono giunte presso la biblioteca,come si accennava, tramite percorsi di dona-zione e acquisto su cui pochissime sono le in-formazioni disponibili. Le pergamene “d’archi-vio” trovano spiegato nell’archivio stesso ilpiù delle volte (anche se non sempre!) il pro-prio contesto di produzione e fruizione e lapropria storia; in questo caso ciò non avviene.Le raccolte di pergamene come questa altronon sono, in ultima analisi, che membra di-siecta � fino a ridursi alla singola unità � dicomplessi documentari di entità maggiore,smembrati, dispersi e in alcuni casi scomparsi,e che rischiano di non venire forse mai nean-che cercati, perché nessuna logica di tipo sto-rico o archivistico vi condurrebbe l’eventualericercatore11.La risposta alla domanda che si poneva pocofa (quale sia cioè la strategia di descrizione evalorizzazione da privilegiare in casi comequesto) è dunque, a nostro avviso, costituitada iniziative come Monasterium.net: quelladella creazione, a partire da singole porzionidi patrimonio culturale � in questo caso perga-mene sciolte, di oggetti digitali ad alta defini-zione, liberamente scaricabili a fini di ricerca,ma sottoposti alla normativa vigente nei ri-spettivi paesi per quanto riguarda la pubblica-zione � e accompagnati dall’opportuno corre-do di metadati descrittivi che li rendano utiliz-zabili da parte degli studiosi. In tal modo sene potrebbero mettere in atto le potenzialitàscientifiche per ora in larga parte quiescenti,proprio perché tali beni culturali sono poco oscarsamente conosciuti e assai difficilmente,

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10 Così Ambrosio, Il progetto Monasterium cit., p. 145.11 Questo e altri aspetti di tali ‘frammenti di archivio’ potrebbero giustificare l’applicazione ad essi di un

metodo che si potrebbe definire a ragione codicologico, configurando una ‘codicologia dei documenti’(in un’ottica di studio globale della testimonianza scritta di natura non epigrafica, quasi un contraltare aquella «archivistica dei manoscritti» auspicata da Petrucci, La descrizione cit., p. 127, 137) che preveda,oltre alla descrizione minuziosa dei loro aspetti materiali, anche la ricostruzione della loro storia, che, sein genere è suggerita dal rispettivo contesto archivistico, ovviamente con tutte le lacune e ledeformazioni del caso, può, in casi come questi, essere ancora tutta da ricostruire. Su questo delicatoproblema, che qui non si può affrontare ma sul quale mi riprometto appena possibile di tornare, si vedauna utilissima messa a punto di Paul Bertrand, Une codicologie des documents d’archives existe-t-elle?,«Gazette du livre médiéval», 59 (2009), p. 10-18.

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Atti del convegno

allo stato, conoscibili. E non solo: il lavoro sulportale web ha consentito, ad esempio, nelcaso dell’archivio del monastero dei SantiPietro e Sebastiano di Napoli12, anche di riuni-re virtualmente pergamene dell’archivio diuna stessa istituzione conservate fisicamentein sedi diverse, e così potrebbe in futuro favo-rire dunque l’eventuale ricongiungimento dicarte extravagantes conservate in sedi diffe-renti, inattese, o difficilmente raggiungibili,offrendone agli studiosi la descrizione e la ri-produzione. Ancora: mentre una pubblicazio-ne cartacea tradizionale richiede, per essereaggiornata, una riedizione, Monasterium.netconsente un incremento dei dati in tempopraticamente reale. I fondi documentari di bi-blioteca13, infatti, come noi stessi abbiamoavuto modo di sperimentare, pur una voltaacquisiti, sono ancora suscettibili di incremen-to a causa del ben noto fenomeno del riuso dicarte di manoscritti o (in questo caso) di do-cumenti, integralmente o in parte, in funzione

di legatura di altri manufatti librari, come co-perte esterne, come riempimento di piatti dilegatura o come fogli di guardia14. In fase direstauro possono di fatto venire alla luce inte-ri documenti, spesso perfettamente leggibili oquasi, che, una volta separati dalla legatura acui appartenevano, entrano a far parte delpatrimonio del rispettivo ente di conservazio-ne come entità distinte, dotate di un proprionumero d’inventario e suscettibili di descrizio-ne autonoma15. Per i motivi fin qui esposti sipotrebbe auspicare la nascita di una proget-tualità comune a varie biblioteche ed istitutidi conservazione al fine di creare, in futuro,una risorsa digitale ad hoc, che riunisca, de-scriva e valorizzi il patrimonio pergamenaceodi istituti di conservazione attualmente nonrientranti nel Sistema Archivistico Nazionale,fornendo un nuovo utile strumento di cono-scenza di una porzione del nostro patrimoniodocumentario che rischia, allo stato, di restarein gran parte sconosciuta.

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12 Cfr. Ambrosio, Il progetto Monasterium cit.13 Ovviamente il fenomeno che si va a descrivere può verificarsi e si verifica anche in contesto archivistico.14 Sul fenomeno generale del riuso di supporti scrittori all’interno di legature si vedano, oltre all’ormai

imprescindibile monografia di Elisabetta Caldelli, I frammenti della Biblioteca Vallicelliana. Studiometodologico sulla catalogazione dei frammenti di codici medievali e sul fenomeno del loro riuso, Roma:Istituto storico italiano per il Medio evo, 2012, gli atti di un convegno ravennate svoltosi su questostesso tema nel 2000, Fragmenta ne pereant. Recupero e studio dei frammenti di manoscritti medievalie rinascimentali conservati in legature, a cura di Mauro Perani - Cesarino Ruini, Ravenna: Longo, 2002,anche gli spunti contenuti in Armando Petrucci, Fra conservazione e oblio: segni, tipi e modi dellamemoria scritta, «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo», 106 (2004), p. 75-92.

15 Ciò aggiunge un ulteriore fattore di eterogeneità alle raccolte pergamenacee di biblioteca, e richiedeulteriori sforzi e strumenti di descrizione, dal momento che, di fronte a casi del genere, per ricostruire lastoria del documento si debba per forza di cose volgersi e indagare la storia del manoscritto o del libro astampa che lo hanno involontariamente tramandato, e che a loro volta possono esserne illuminati. Ilfenomeno del riuso di materiale documentario all’interno di legature è stato molto meno studiatorispetto a quello di frammenti di manoscritti, e meriterebbe ben altra attenzione, un discorso a parte eun tentativo di censimento. In proposito mi limito a segnalare Marta Luigina Mangini, Nuovi itinerari diricerca su i protocolli milanesi del secolo XIII. Un frammento del quaternus del notaio Giacomo (1275),in: Sit liber gratus, quem servulus est operatus. Studi in onore di Alessandro Pratesi per il suo 90°compleanno, a cura di Paolo Cherubini - Giovanna Nicolaj, Città del Vaticano: Scuola Vaticana diPaleografia, Diplomatica e Archivistica, 2012, I, p. 549-563, che rileva, conducendo un’analisi acampione, come su una ventina di manoscritti ambrosiani provenienti dalla biblioteca agostiniana diSanta Maria dell’Incoronata di Milano e soggetti a restauro con pergamene di riuso, la maggioranza diessi mostri il riutilizzo proprio di materiale documentario e non librario. Problemi di natura differentesono posti, ovviamente, dal riuso di protocolli notarili e dal riuso di originali pergamenacei sciolti, comeavviene, in massima parte, nel caso che ci interessa.

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Finito di stampare nel mese di dicembre 2014a cura dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. - Roma

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