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TAPPA 5 Da Gonnosfanadiga a Montevecchio Morfologia: pianura al principio, poi montagna

In Sardegna tra mare e miniere

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A piedi in Sardegna. Ventidue tappe, 450 chilometri. Un affascinante viaggio per mare e miniere è la proposta di questa guida. Quasi un mese a piedi, o in bicicletta, nel Sulcis-Iglesiente, alla scoperta del primo Parco Geominerario riconosciuto dall'Unesco. Le miniere recuperate e restaurate, i siti archeologici e i tanti villaggi fantasma, Carbonia, Iglesias, Montevecchio... L’ospitalità nelle case di Domus Amigas. Un ininterrotto percorso dal mare cristallino ai boschi fitti dell’interno, dalle dune di sabbia alla macchia mediterranea fino alle miniere di sale. E, insieme, le storie e i racconti dei minatori e delle loro famiglie, gli scioperi, il duro lavoro e le vicende di una terra tormentata e bellissima. Viaggiare in questo modo consente a tutti di recuperare storie, presenze, frammenti di vite passate e l’anima di un territorio unico.

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Miniere Il complesso di Montevecchio, NenixeddaDove dormire Arbus: B&B il Nuraghe - Agriturismo Lo scrigno.Montevecchio, camerone gestito da LegambienteDove mangiare Nessuna possibilità di rifornirsi prima di Arbus.Bar: Arbus, MontevecchioAlimentari: ArbusRistoranti-pizzeria: Arbus, Montevecchio

si inizia in discesa, poi si sta in una quasi pianura, ondulata, con qualche su e giù fino a poco prima di arbus. Per raggiungere il paese si sale, a verticale, e si continua così anche dopo l’abitato. La salita è tutta su asfalto. si scollina e si ridiscende. si finisce con una breve salita che permette di raggiungere il villaggio di gennas a montevecchio.

al B&B si riscende all’asfalto e si piega a sinistra, giù a ri-troso per l’andare di ieri, il già fatto (fino al km 1 - segn. 1). Si

abbandona l’asfalto e si continua diritti per lo sterrato che avete trascurato ieri. La via è contrassegnata da un cartello rosso che indica quella come zona addestramento cani. Avanti. Si passano alcune stalle, si giunge a un quadrivio (d’estate, quan-do il rio Terra non è gonfio d’acqua, si può passare per la via trat-teggiata - km 1,5 - segn. 2), si piega a destra e si prosegue fino a rag-giungere l’asfalto grande della Gonnos-Arbus (km 2,2 - segn. 3).Adesso a sinistra. Si procede sull’asfalto, si passa su un ponte-cavalcavia dopo il quale bisogna fare attenzione per prendere lo sterrato che scen-de a sinistra (km 3,3 - segn. 4). Una volta imboccato lo si terrà fino ad Arbus, stando sulla car-rareccia maggiore, facendo attenzione a non deviare di lato. Pare facile ma forse qualche dubbio verrà. Comunque: tenete presente che generalmente le vie di sinistra vanno al fiume (la prima porta al guado, la seconda al frantoio e poi di nuovo all’acqua), quelle di destra si perdono nei campi. Si passa in luoghi abbacinati, a fianco delle tombe dei giganti di

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D

lunghezza

DiffiColtà

17 km

a PieDi

in BiCi

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5San Cosimo. Gli scavi archeologici stanno ad appena poche centinaia di metri da lì e non pare nemmeno. Il primo bivio vero, da non sbagliare, si trova al km 4,1 (segn. 5). Prendete la via che va in piano a sinistra, subito un altro e tene-te la destra, ancora un bivio e state a sinistra (segn. 6). Si trovano i ruderi di una chiesa, si sta ai piedi di monti dalla bellezza ab-bacinante, dalle luci mediterranee, terre metafisiche. Ci vorreb-bero i poeti per raccontarle. La strada si allontana dall’asfalto, scende verso il fiume e poi con una curva lo abbandona (segn. 7). State rasenti il colle e gli arbusti bassi, il mirto, i perastri, il cisto bruciato dal caldo. Non salite le pendici.Lo sterrato si fa sconnesso, un poco divelto, selvaggio. Le rocce affiorano tra la vegetazione, i graniti si affacciano come vecchi alle persiane. C’è un nuovo bivio (km 5,8), prendete a sinistra, la via a fianco delle sugherete. Ancora piano, ancora avanti in un paesaggio che pare incantato. Una strada più larga, una carrareccia, vi raggiunge da sinistra (km 6,1 - segn. 8), all’incontro proseguite piegando a destra. Il fiume ritorna alla vostra sinistra. Adesso avete giunchi e felci sui lati. Erba secca dove non arriva il fiume. Poi si vede una casa rosa, siete in una zona di depurazione delle acque. L’intorno cambia. Si ritorna all’asfalto (km 6,7 - segn. 9), a delle colline scavate a sabbia e ghiaia. A un monte davanti asciutto e spoglio. Ruderi sulla sinistra. Si giunge a uno spiazzo asfaltato (km 7,9 - segn. 10). Alla

Le roCCe rosse DeL rio irVi

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5bretella che riporta a Gonnosfanadiga. Voi girate a sinistra per Arbus, per gli orti. C’è un bivio, piegate a destra, andando su per un’erta salita d’asfalto (km 8,5 - segn. 11). Si trova il paese (km 8,6 - segn. 12), la via di cemento Grazia Deledda, che lo fa salire a vertigine. La si percorre tutta, fino al secondo incrocio quella via, poi si piega a sinistra (km 8,9 - segn. 13) e si giun-ge all’innesto di tre direttrici (km 9 - segn. 14). Quella da cui venite voi: la strada che giunge da Gonnos; la via di destra che arriva da Guspini; e quella di sinistra che va a Ingortosu. Voi prendete a destra, la SS 126, per raggiungere il centro. Pas-sando per via Libertà, piazza Cavallera, la chiesa (nelle cui im-mediate vicinanze si trova anche il B&B se avete necessità di fare sosta, accorciare la tappa - km 9,6 - segn. 15) e ancora oltre per proseguire, fin dove la 126 si butta sulla strada per Montevec-chio (km 10,4 - segn. 16). Raggiunta quella via svoltate a sinistra.

rio irVi

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5Tenete presente che dalla chiesa di Arbus vi aiutano i cartelli stradali marroni che indicano la direzione per Montevecchio. L’andare è d’asfalto, in forte pendenza e salita. Ma non importa, oggi è giorno di miniere abbondanti. Stanno tutte davanti, e la salita che pure sale implacabile anche dentro l’abitato, non può fermarvi. Intorno i monti sono piantumati a righe, i versanti dei colli punteggiati a macchie verdi, ma serve tutto il fiato e l’ossigeno del sangue per fare i primi metri di questo tratto di tappa, non c’è energia d’avanzo. Riservate allora allo sguardo il tempo davanti, ce ne sarà per ubriacarsi d’intorno.

Per adesso: salite e ancora salite. Così per 2 chilometri. A mulo, con un solo chiodo fisso: Montevecchio. Quell’abitato è uno dei luoghi più significativi e ricchi di resti di fabbrica di tutto il percorso, dell’intera isola sarda. Archeologia mineraria allo sta-to puro: pozzi, edifici della direzione, vasche di decantazione, cumuli di detriti, palazzi e spiazzi: tutto sta davanti a reggervi la fatica. Si raggiunge l’alto, il confine del versante, il punto che fa cam-biare di valle (km 12,4 - segn. 17). L’aria intorno è più fresca, quasi fredda. Accovacciata dietro la cima nella parete di nord, vi inve-ste alla svolta. E regala la discesa. C’è qualche sterrato da ignorare, mentre la piana del campida-no si spiega davanti, insieme al profilo dei monti. Si scende ancora, e ci sono stalle e capre. Poi compaiono i primi ruderi. Si vedono gli scavi di levante (piombo, zinco e argento), la struttura del pozzo San Giovanni-Piccalinna con le abitazioni operaie ormai in abbandono; l’imponente sagoma di cemento del pozzo Sartori, vicino alle officine meccaniche dismesse; la linea raffinata del pozzo di Sant’Antonio. Mentre tra le curve si continua a scendere l’asfalto, alcuni di quegli abitati, i più vici-ni e diroccati, i primi dismessi, vi compaiono intorno. Affianca-te il gruppo di case degli operai (villaggio Righi), l’acqua di sco-lo, i pozzi. Tra le rocce affioranti raggiungete il punto d’innesto con la stra-da che proviene da Guspini (km 16,5 - segn. 18). Seguite la via per Montevecchio e in poco ci siete (km 16,7 - segn. 19). Non prima di essere nuovamente saliti per un breve tratto però.

Il palazzo della direzione sta a sinistra, insieme alle case degli operai, l’abitato in cui ancora stanno 100 famiglie. C’è un bar se vi va, la possibilità di dormire nei cameroni di Legambiente, la discesa per Ingurtosu, la prossima tappa, davanti (km 17 - segn. 20).

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Il complesso di MontevecchioMiniera di piombo, argento, zinco

Situato ai piedi del rilievo basaltico dell’Arcuentu, Monte-vecchio è il maggior bacino minerario per piombo e zinco dell’isola. Esteso su un vastissimo territorio, diviso dalla sel-la di Gennas, tra cantieri di levante e di ponente, il suo sfruttamento risale ad epoca antica. Riparato dagli attacchi che venivano dal mare, proprio grazie alla sua morfologia, godeva di una posizione dominante e strategica.Il cantiere più produttivo fu sempre quello di levante ove sono state trovate numerose testimonianze delle attività pas-sate: pozzi ricoperti, tracce di attività fusoria, catini di piom-bo…Risalgono al periodo romano i primi reperti, anche se la man-canza di una documentazione specifica non permette di rico-struirne la storia. Anche per il primo Medioevo le notizie certe sono praticamente inesistenti. I primi veri documenti sono del periodo pisano, quando l’attività estrattiva ebbe un vivace impulso sotto la dominazione pisana prima e aragone-se poi (XIII e XIV sec.). Ma la svolta decisiva si ebbe in epoca moderna, quando, dopo alterne vicende, nel 1848 il re Carlo

miniera Di monTeVeCChio: Pozzo sarTori

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5Alberto rilasciò a titolo perpetuo, la concessione della minie-ra di Montevecchio al sassarese Giovanni Antonio Sanna. Da quel momento iniziò lo sfruttamento industriale della minie-ra che si protrarrà ininterrottamente e con profitto sino agli anni Sessanta per poi declinare e finire del tutto nel 1991.

Cantiere di levanteScalo ferroviario di Sciria, con i magazzini per le scorte.Grande bacino degli sterili in disuso. Le sue acque ospitavano i residui dei processi di flottazione della laveria Tommaso. Abitazioni operaie.Struttura d’estrazione, pozzo San Giovanni in pietra e mat-toni faccia a vista - serviva il cantiere Piccalinna.Struttura di cemento del pozzo Sartori (ex pozzo impero sca-vato in epoca fascista e vanto dei dirigenti repubblichini).Officine meccaniche dismesse.Falegnameria.La bella Laveria Principe Tommaso (1887), all’avanguardia perché ospitava un impianto di trattamento idrogravimetri-co. Successivamente l’impianto fu sostituito da un nuovo impianto di flottazione estremamente sofisticato.L’elegante struttura d’estrazione del pozzo Sant’Antonio.

Villaggio Righi

A Montevecchio, il villaggio Gennas: direzione e ufficio tec-nico, dopolavoro, mensa, ex ospedale, spaccio aziendale, ex casa del fascio, ex alloggi dirigenti, ex foresteria.L’edificio della direzione si trova nel piazzale principale. Ulti-mato nel 1877, accoglieva nei primi piani gli uffici tecnici, della sicurezza, dell’amministrazione e gli alloggi del direttore e della servitù. All’interno interessanti affreschi in stile liberty e numerose decorazioni con stucchi nel salone delle riunioni.

Cantiere di ponente (sulla strada per Ingurtosu)Ex albergo Sartori nato per ospitare gli scapoli che veniva-no da lontano. Edificio semplice e lineare.Struttura d’estrazione, pozzo Sanna, mentre della laveria omonima rimangono solo pochi ruderi.Centrale elettrica Minghetti, alimentava la laveria e il pozzo Sanna.Abitazioni operaie di Zely e volta ad arco in cemento.

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Piano inclinato di Zely. In pietra, serviva a trasportare il mi-nerale alla laveria di pertinenza.Bacini Zerbini e Donegani. Diga e invasi.Uffici e depositi di Telle.Struttura d’estrazione, pozzo Amsicora, luogo delle occupa-zioni operaie nei primissimi anni Novanta.Cantiere di Casargiu.

Notizia. Nell’estate del 1991, sei minatori occuparono il poz-zo Amsicora sperando di poter procrastinare la chiusura dei cantieri, richiamando l’attenzione sul futuro lavorativo loro e dei loro figli. Fu firmato un accordo che prevedeva iniziative di reindustrializzazione nei comuni limitrofi e la messa in si-curezza e manutenzione degli edifici minerari in vista di uno sviluppo turistico. Furono promessi 260 posti. Con i bandi (2006) della Regione Sardegna per il recupero delle aree mine-rarie dismesse (andati però deserti) si sperava in 400 posti.

Non minor importanza dei cantieri e della storia mineraria riveste la fitta macchia di lentischi, corbezzoli e lecci di que-ste pendici di monte. Mantenute per decenni dalle stesse società minerarie che le usavano per approvvigionarsi del legname e carbone indispensabile per l’esistenza della mi-niera, oggi custodiscono il silenzio e la presenza di numero-se specie animali, tra cui il cervo sardo, raro ungulato, ormai presente in pochissime località, ed esclusivo dell’isola.

monTeVeCChio

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ArbusLa sua storia è strettamente lega-ta alle miniere vicine. Poco si sa della sua origine, del suo nome. Fino alla metà del XVIII secolo sembra sia stato un luogo mino-re. I registri parrocchiali testi-moniano una crescita lenta, re-cente. Mutata solo con l’aprirsi dei cantieri a Montevecchio e Ingurtosu. È con quei cantieri che Arbus inizia a crescere, diventando uno dei paesi più grandi dell’intera diocesi di Ales, fino a toccare i 10mila abitanti. Quelle presenze superarono il secondo conflitto mondiale e solo scemarono con la crisi delle miniere e la chiusu-ra degli impianti. Ma questa è già storia recente, giorni nostri.

MontevecchioVillaggio di Gennas. Ombreg-giato dai pini, il villaggio di Gennas, sembra sospeso tra pas-sato e presente, tra terra e cielo. La struttura di questo villaggio minerario, sorto dal nulla nel 1848 per sfruttare i filoni di piombo e zinco con contenuti d’argento elevatissimi, ricalca anche nell’urbanistica una con-cezione gerarchica. Nell’ombra

stanno i palazzi della direzione, le case dei dirigenti, lo spaccio, l’ospedale, la chiesa. A mezza costa le abitazioni dei minatori; in fondo alla valle le architettu-re neogotiche delle miniere.È uno tra i complessi minerari più grandi d’Europa.L’edificio della direzione ubicato nella piazza principale del vil-laggio di Gennas, fu ultimato nel 1877. Accoglieva gli uffici tecnici, della sicurezza, dell’am-ministrazione e gli alloggi del direttore e della servitù. È un blocco parallelepipedo con pianta rettangolare. Coperto a doppia falda. Al suo interno è inglobata una parte (abside e transetto) della chiesa di Santa Barbara, a croce latina con vestibolo in fronte. Da vedere il Museo della minie-ra e del minatore (Villaggio Gen-nas, piazza principale). Per info: Tel. 389-16.43.692. Sito web: www.archiviominieramonte-vecchio.it.

Informazioni sulle miniere in parte ricavate da: Le miniere di Montevecchio, a cura di E. Concas, Pezzini ed., 2000.Sardegna da salvare, S. Mezzolani, A. Simoncini, ed. Archivio Sardo, 1993.

Da vedere

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Neanche quella sera le donne sarebbero tornate a casa. La strada che portava da Gennas a Guspini o Arbus a piedi chiedeva al-meno un’ora d’andata. Troppo per chi aveva faticato tutto il giorno a separare, vagonare, bardellare, spaccare il minerale, grigliarlo e insaccarlo. Troppo per chi l’indomani avrebbe dovu-to ricompiere lo stesso lavoro, la stessa strada, la stessa fatica. La notte sarebbe passata nei cameroni. Quella notte, come tutte le altre notti. Notte eguale alle infinite altre. Aver dieci anni o cinquanta non faceva differenza. Cernitrice era un mestiere da fame, di malafama. Paga dimezza-ta e occhi d’uomo addosso tutto il giorno. Sul piazzale a pubbli-co sguardo, sotto il vento, dentro la polvere e le richieste insi-stenti. Sempre esposte agli spifferi delle baracche la notte e quelle delle parole di giorno. Bisognava far finta di niente, non sentirli, oppure accordarvicisi. Sopravvivere. Era maggio, il mese che ha notti di cieli puliti e voglia di vivere addosso. La luce ancora alta sul colle. Anche un cantiere di miniera è bello in ore così. Anche un can-tiere che ha costruito una diga d’acqua proprio sopra la lamiera della baracca, e il minerale che percola lo fa brillare ad arcoba-leno. 80 metri cubi d’iride. Il verbale dell’incidente disse che la Direzione non aveva re-sponsabilità essendo che “l’ingegnere stesso al quale (furono) affidati gli esterni lavori dello stabilimento pochi minuti prima della catastrofe passeggiava fiducioso sull’argine rovinato del serbatoio”. Verbale d’archivio a firma di sottoprefetto.Quella sera, alle 18.30, il muro laterale del serbatoio cedette, e si rovesciò sulle baracche delle donne, facendo crollare il tetto e investendo le presenti con la sua furia d’acqua in eccesso e cemento a “risparmio”. Morirono in 11.

4 maggio 1871 ore 18.29 cantiere Atzuni Montevecchio

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I loro nomi:Armas Antioca, 32 anni, ArbusAru Elena, 10 anni, ArbusAtzeni Anna, 12 anni, ArbusGentila Rosa, 15 anni, GuspiniMelis Anna, 11 anni, ArbusMurtas Luigia, 27 anni, ArbusPeddis Anna, 14 anni, ArbusPusceddu Anna, 14 anni, ArbusPusceddu Caterina, 10 anni, ArbusVacca Luigia, 15 anni, ArbusVacca Rosa, 50 anni, Guspini