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IL RASOIO DI OCKHAM Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora Organo ufficiale studentesco del Liceo Levi di Montebelluna Anno III - Speciale giallo - 19 Aprile 2005 19 Aprile 2005 - speciale giallo - Anno III - Liceo Levi - Montebelluna SPECIALISSIMO GIALLO OCKHAM Grande novità in questo Speciale del Rasoio! Infatti non c’è solo la Posta, incisiva e coinvolgente come sempre, che induce il lettore a discutere su temi importantissimi quali la salute pubblica, il ruolo delle multinazionali nel mondo e -si licet parva- il ruolo dei giovani nella scuola e nella società! Non ci sono solo delle bellissime recensioni di teatro e di libri, acute, godibili, ma capaci anche (come quelle sullo spettacolo teatrale dedicato alla Giornata della Memoria) di far riflettere. No, signori! Questa volta non basta ancora! Stavolta vi aspetta una novità meravigliosa, che vi terrà avvinti al Rasoio in un crescendo di emozioni, thrilling, suspense... Stavolta signori c’è il Giallo Ockham! E in ultima...? Buona lettura! La Redazione

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IL RASOIO DI OCKHAMFrustra fit per plura quod potest fieri per pauciora

Organo ufficiale studentesco del Liceo Levi di Montebelluna

Anno III - Speciale giallo - 19 Aprile 2005

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SPECIALISSIMO GIALLO OCKHAM

Grande novità in questo Speciale del Rasoio! Infatti non c’è solo la Posta, incisiva e coinvolgente come

sempre, che induce il lettore a discutere su temi importantissimi quali la salute pubblica, il ruolo delle

multinazionali nel mondo e -si licet parva- il ruolo dei giovani nella scuola e nella società! Non ci sono solo

delle bellissime recensioni di teatro e di libri, acute, godibili, ma capaci anche (come quelle sullo spettacolo

teatrale dedicato alla Giornata della Memoria) di far riflettere. No, signori! Questa volta non basta ancora!

Stavolta vi aspetta una novità meravigliosa, che vi terrà avvinti al Rasoio in un crescendo di emozioni,

thrilling, suspense... Stavolta signori c’è il Giallo Ockham! E in ultima...? Buona lettura!

La Redazione

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PostaRasoio di Ockham

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• Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, una lettera del prof. Vanin che replica all’articolo Marlboro o cocaina?apparso nell’ultimo numero del Rasoio

Il fumo uccide, eccome!Il fumo uccide, eccome!Il fumo uccide, eccome!Il fumo uccide, eccome!Il fumo uccide, eccome!Gent. Direttore,volevo intervenire in merito all’articolo di Paolo Gazzola Marlboro o cocaina? pubblicato sul numero 3/2005e riguardante la nuova legge antifumo. Si parla di “farsa” e di vicenda tragicomica e “grottesca”. Si sostieneche le sigarette fanno male come le bistecche, la cioccolata, la coca cola. Eh no, mi dispiace. Il fumo uccidemolto ma molto più dell’AIDS, signori: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (l’OMS) calcola in tre milionie mezzo le morti all’anno a causa del fumo nel mondo; se si pensa che l’AIDS finora ha mietuto in 25 anni 22milioni di vite, i conti sono presto fatti. Solo in Italia la stessa OMS, e il Ministero della Salute concorda contali cifre, afferma che le morti sono 80 000 all’anno. E queste purtroppo non sono come quelle cifre chesnocciolano i politici, che ognuno può dichiarare, smentire, interpretare, ridurre, tirare dalla propria partecome gli pare. Questi numeri non sono mai stati smentiti da nessuno (e infatti neppure le multinazionali deltabacco sono mai riuscite a farlo) perché frutto di centinaia di articoli scientifici pubblicati sulle maggioririviste mediche e scientifiche. D’altra parte, anche un modesto navigatore in rete può trovare sul Web ampiatraccia di questi riscontri. Inoltre, la legge tutela anche e soprattutto dal fumo passivo, che miete non menodi 10 000 vittime l’anno nella sola Italia (più degli incidenti stradali!).Di fronte a questi dati, desta stupore che i governi precedenti, e gli altri governi europei e mondiali, nonabbiano legiferato prima in questo senso? Non lo so: quelli che, come me, hanno perso ormai fiducia, se mail’hanno avuta, nell’eticità dello stato, non si stupiscono di sicuro. Certamente, credo di sapere perché questogoverno abbia varato questa legge, non certo perché mosso da istinti umanitari o etici, quanto perché,semplicemente, si è accorto di ciò che molti analisti vanno ripetendo da tempo, e cioè che lo Stato spende inspese mediche per curare i fumatori il quintuplo di quanto incassa dai Monopoli (discorso tuttora validoanche se l’Ente Tabacchi è stato privatizzato, perché il 75% del prezzo delle sigarette è costituito da tasse).Vi sembra un’esagerazione? Allora, un solo esempio: il 95% di coloro che si ammalano di tumore al polmoneè costituito da fumatori, e il tumore al polmone (fra l’altro il più micidiale, il più subdolo, nei confronti delquale una diagnosi precoce è ancora virtualmente impossibile) costituisce il 30% di tutte le neoplasiediagnosticate. Ovvero, semplicemente non fumando, la probabilità di contrarre un tumore nella vita di unindividuo calerebbe da una su due a una su tre.Nell’articolo si sostiene che il fumo può uccidere solo gli accaniti fumatori. Purtroppo, non è così. Il dannodel fumo è proporzionale alla dose, ma nessuno, come per altre sostanze, è mai riuscito a fissare una cosiddettamodica quantità. Al contrario, un lavoro scientifico, tempo fa, è riuscito a quantificare di quanto ogni singolasigaretta fumata accorcia la vita, ovvero undici minuti. Fate un po’ voi i conti... E poi, chi riesce a fumaresolo una sigaretta al giorno? Io non ne conosco nessuno, anche perché esiste per la nicotina il ben notofenomeno della tolleranza che accompagna l’uso di qualsiasi droga: per ottenere lo stesso beneficio, fisico opsichico, il consumatore è costretto ad assumere una quantità sempre maggiore di sostanza.Molti hanno parlato di proibizionismo a proposito di questa legge, dicendo che le limitazioni avranno addiritturaun effetto contrario, come fu per gli alcolici negli Usa negli anni Venti del secolo scorso. Io vorrei invececercare di far capire che fra non molto tempo in tutto il pianeta fabbricare e vendere sigarette e simili sarà unreato, perché fumare infine verrà valutato per quello che è, ovvero il più grande attentato alla vita umana:non c’è nessuna droga, nessun veleno, nessun comportamento, nessuna arma che provoca annualmente piùvittime. Nessuno Stato, per quanto poco etico sarà, potrà ignorare questo dato di fatto.Perché il fumo è così pericoloso rispetto ad altre sostanze psicoattive (ricordo che in Italia, per esempio, lagiustamente temuta e terribile eroina produce un numero di vittime oltre cinquanta volte inferiore)?

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Beh, perché le sue modalità di assunzione sono radicalmente mutate nel corso dei secoli. Infatti presso lepopolazioni amerindie esso veniva assunto, similmente alle altre droghe, per scopi rituali e solo parzialmentevoluttuari e in determinati, rari momenti, e non sempre veniva inspirato. La nascita della sigaretta, verso lametà dell’Ottocento, ha instradato il consumo verso i picchi che conosciamo, facendo aumentarevertiginosamente le dosi e creando così delle tossicodipendenze a tutti gli effetti peggiori di quelle da eroinao cocaina.Paolo Gazzola sostiene che anche l’alcool è micidiale. Verissimo. Secondo dati Eurispes le vittime deglialcolici sono 30 000 l’anno nella sola Italia. Ma non è che dobbiamo scegliere con quale arnese dobbiamoessere uccisi, la forca o la sedia elettrica: siamo contro la pena di morte, punto. Del resto, anche control’alcool il governo (Sirchia l’ha già annunciato) interverrà, e per i soliti motivi poco umanitari citati prima.Mi sembra poco corretto comunque affermare che il rincaro dell’alcool segua l’inflazione. Sia gli alcolici chele sigarette sono supertassati. E rimane questo il vero scandalo, non tanto che tabagisti e alcolisti nontroveranno più a buon mercato la loro droga quotidiana, quanto che lo Stato continuerà a fare cassa sullemorti dei propri cittadini, nella vana e mortifera illusione (leggi consapevole inganno) che l’aumento deiprezzi scoraggi il consumo. Cordiali saluti

Gabriele Vanin

• Pubblichiamo la lettera giuntaci da un nostro affezionato lettore, ex-studente del Liceo, che già altre volte è intervenutonel nostro giornalino. L’argomento affrontato è il boicottaggio della Coca-Cola, tema oggi di strettissima attualitàper le tante polemiche che ha innescato la decisione del senato accademico dell’università La Sapienza di Roma diaderire a tale iniziativa vietando la vendita di questo prodotto all’interno dell’ateneo, salvo poi fare una precipitosamarcia indietro e ritirare ingloriosamente la delibera.

Coca-cola? No, grazie!Coca-cola? No, grazie!Coca-cola? No, grazie!Coca-cola? No, grazie!Coca-cola? No, grazie!Gentile redazione, care studentesse, studenti e docenti

voglio parlarvi di un argomento molto importante, vale a dire il boicottaggio alla Coca Cola.Coca Cola, come sapete, è una multinazionale delle bevande presente con suoi stabilimenti in varie parti delmondo. In particolare mi interessa mettere in luce la situazione attualmente presente in Colombia dove laCoca Cola vanta circa 17000 lavoratori dipendenti o dipendenti di società di imbottigliamento da essadirettamente controllate.Proprio in Colombia, paese in cui dagli anni ‘60 impazza una furiosa guerra civile, la Coca Cola è accusata diviolazione dei diritti umani per essere la presunta mandante di assassini, sequestri, trasferimenti forzati,intimidazioni ai danni dei lavoratori e in particolare del movimento sindacale. Ben 3800 omicidi di sindacalistinegli ultimi 16 anni in Colombia non hanno un responsabile a causa del regime di violenza e corruzionepresente attualmente, e l’instabilità politica permette a questo clima violento di trovare radici solide. Pensateche l’80% dei sindacalisti uccisi in tutto il mondo viene ucciso in Colombia.E’ da specificare che i dipendenti Coca Cola in Colombia sono in buona parte sottosalariati e che Coca Colaimpone il lavoro in nero ai suoi dipendenti facendo sì in questo modo che i lavoratori, anziché percepire400$ al mese che è la paga base di un lavoratore in aziende imbottigliatrici, percepiscano 40 – 80$ mensili.Questa condizione è valida per i tre quarti circa dei dipendenti degli stabilimenti colombiani.

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Per tutti questi motivi il sindacato nel 2002 ha presentato una denuncia contro la Coca Cola presso la cortedel distretto sud della Florida che ha inviato alcuni suoi delegati in Colombia per analizzare la situazione. E’stato provato il clima di persecuzione presente e sono state raccolte diverse testimonianze. Ve ne riportouna:“Mio figlio fu preso l’11 settembre 2003. Un paio di uomini incappucciati lo presero mentre tornava a casa da scuola inbicicletta. Lo trattennero e lo portarono in giro per la città di Soledad, dove vivevamo all’epoca. Fu malmenato, torturato. Inseguito fu lasciato in un fosso tramortito ed in stato di semi-incoscienza. Chiesero a mio figlio di me. Dal momento in cuiiniziarono a picchiarlo, gli chiesero dove fossi e in che cosa fossi coinvolto. Poi gli dissero che in ogni caso avevano intenzionedi uccidere suo padre…”.Spero di avervi spiegato abbastanza bene quale è la situazione.La proposta che vi faccio dunque è quella di aderire al boicottaggio della Coca Cola, non acquistando più isuoi prodotti che sono Coca Cola, Fanta, Sprite, Ice Lemon, Powerade, Minute Maid, Kinley, Beverly, Bonaqua.Coca Cola infatti è a conoscenza del boicottaggio che è stato avviato in tutto il mondo nel 2002 e che laREBOC (rete boicottaggio Coca Cola) ha iniziato a diffondere in Italia a luglio 2003. Il boicottaggio è unaforma di protesta non violenta che mira a far cambiare comportamenti sociali all’impresa oggetto delboicottaggio. In sostanza l’obiettivo sarebbe quello di far diminuire i guadagni alla Coca Cola e far sì che afronte di questi risultati decida di adottare dei comportamenti corretti nei confronti dei suoi lavoratori. Ilsistema del boicottaggio è provato e, anche se in diverse fattispecie, ha portato a risultati positivi. Per questovi invito ad aderire alla campagna e a diffondere l’iniziativa ad amiche e amici.Per altre informazioni mandatemi pure una e mail all’indirizzo [email protected] o visitate il sito internetche è www.tmcrew.org/killamulti/cocacola .Per firmare l’appello potete inviare una firma interattiva in internet (www.cocacola.info/firme) oppure poteterivolgervi a mio fratello che è Filippo B., 2^A tecnologico

Enrico Baldin

• Uno dei nostri più grandi redattori, giunto ormai alla fine della sua carriera liceale, si congeda offrendoci questeacute e suggestive riflessioni sulla sua esperienza scolastica

Fra cinque anni... la primaveraFra cinque anni... la primaveraFra cinque anni... la primaveraFra cinque anni... la primaveraFra cinque anni... la primaveraQuante volte, soprattutto fra gli studenti più vecchi, si sente dire: “non vedo l’ora di essere fuori da questascuola…” o “ma chi me lo ha fatto fare di scegliere questa scuola…” oppure “non ne posso più”; e quante volte perrisposta ci si sente dire: “vedrete come tornerete a trovarci l’anno prossimo e come vi mancherà il liceo” o “fra qualche annoci ringrazierete” oppure “è qui fra i banchi del liceo che vi formate come persone…”. Parole sante, giustissime, forti diun’esperienza di vita più ricca e consolidata.Del resto a tutti capita di ripensare al passato e di ripetere a se stessi con una punta di nostalgia: “bei tempi…”o “potessi tornare indietro” oppure “è stato difficile ma lo rifarei subito”; è quello che succede comunemente mentresi ripensa ad un periodo della propria vita che se ne è andato portandosi via momenti felici e momenti tristi,gioie e dolori, come se, ad un esame più attento, si fosse rivelato complessivamente felice. Eppure mentre sivivono, quelle situazioni che al presente ricordiamo con un sorriso sulle labbra, sembrano (o sono) molto piùdifficili di quanto la memoria possa sforzarsi di ridipingere nel presente.Sarà che il tempo guarisce tutti i mali, che la vita è così, che maturando si impara a dare il giusto peso allesituazioni. O forse è la memoria che ci riporta ciò che effettivamente vorremmo ricordare tralasciando oannebbiando il resto? Non fa molta differenza. Indietro non si torna e tanto meglio se conserviamo unricordo felice del passato, presupposto per una migliore qualità di vita futura. Un doveroso ringraziamento amadre natura per aver previsto anche questo ingegnoso sistema di controllo emotivo.

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Ragionando in questo modo potremmo essere indotti a pensare che le difficoltà fanno parte della vita e chela stessa non sarebbe tale senza problema alcuno da risolvere; potremmo anche pensare di migliorare ilnostro rapporto con il quotidiano accettando docilmente la realtà dei fatti. La strada del mi allungo ma non mispezzo come la più efficace da percorrere: non si può cambiare la testa agli altri, non si può pretendere, non sipuò imporre, non si possono calpestare apertamente regole e consuetudini (mi raccomando i pantaloni ascellarie le scarpe allacciate), per quanto possano sembrare assurde. O meglio, si può, eccome se si può, ma nonconviene, specie se “non si ha il coltello dalla parte del manico”. Perché affannarsi tanto quando fra qualche anno,qualche mese, qualche giorno, o qualche ora, ripensando a quei momenti, ci troveremmo con un bel sorrisostampato sulla faccia?Vero è che una specie animale che si adatta all’ambiente, anche se ostile, non rischia di estinguersi come èaltrettanto vero che il proprio adattamento all’ambiente vale tanto quanto un adattamento dell’ambiente asé: l’uomo si distingue dall’animale anche per la sua capacità di cambiare le cose in meglio (dal suo punto divista) così come lo studente dovrebbe distinguersi dal vandalo adoperandosi per migliorare e rendere piùvivibile l’ambiente scolastico in cui è inserito, piuttosto di rassegnarsi alla realtà dei fatti, di studiare in neroo di alimentare il mercato dei pneumatici. Del resto anche il preside lo ricorda sempre agli habitué del thedella seconda ora colti colle mani nella macchinetta, così come lo reprime mago merlino.Cosa fare? Il dispotismo scolastico talvolta vigente non è forse la proposta migliore. Cambiare tuttoradicalmente? No. le rivoluzioni non pagano adeguatamente lo sforzo, e il sei politico alimenterebbe l’eticadel disimpegno e del “a cosa mi servirà il latino nella mia vita?” che causerebbe analfabetizzazione e disoccupazionetra i professori di latino: per quanto possa sembrare strano c’è bisogno anche di loro, quantomeno per capirecosa fare (o no) nella propria vita. Forse sarebbe auspicabile un liberismo scolastico, ma questo non sisposerebbe bene con il carattere educativo della scuola italiana che l’ha resa famosa nel mondo e porterebbead estreme conseguenze la famigerata mercificazione dei voti con conseguente inasprimento dello scontrosociale tra studenti entusiasti e docenti guardinghi.Il problema della nostra e, ragionevolmente, delle altre scuole sta proprio in una sorta di miscuglio alla buonadi tutti i sopraelencati ingredienti, dosati in base alle singole personalità del personale docente, amministrativo,dirigenziale e ATA (non scordiamoci dei nostri adorati e sfruttati bidelli) che concorre a creare quel gustoinconfondibile che ricordano con nostalgia anche i nostri genitori (forse all’epoca c’era un po’ più dipeperoncino).Cosa resterebbe? Forse un’economia scolastica mista amministrata da un dirigente scolastico con più poteriin ambito didattico e fondata sulla collaborazione studente-insegnante per il raggiungimento di comuniobiettivi (cultura o diploma per lo studente, gratificazione o stipendio per il docente). Il problema è che nontutti gli ingredienti entrano in un dolce: è difficile pretendere che il grano, da sempre grano, muti in farina pervolontà divina, o che il latte diventi burro dall’oggi al domani. Sarebbe bello. Impossibile? No. Difficile.Forse troppo. Forse ci vorrebbe troppo tempo.O forse le cose non devono andare così, forse il disordine e la disorganizzazione sono espressione di unanatura ordinata secondo il disordine, di certo democratico, di certo sfumato, di certo appetibile a tutti,poiché a tutti è dato modo di trovare la loro fetta, che anche se non tagliata con criteri ingegneristici è pursempre meglio di niente.Di sicuro non starò nella scuola media superiore a sufficienza per assistere a tali riforme strutturali e forseneanche voi. Pazienza. La scuola superiore è come la scuola guida: fino a che non superate l’esame e nonconseguite la patente non potete guidare da soli. Il mio foglio rosa si è ormai stancato di essere rinnovato diquadrimestre in quadrimestre, anzi, di trimestre in semestre, e si augura di trasformarsi in una patente vera alpiù presto… Ma potete stare certi che ritornerò a trovarvi e rimpiangerò i tempi del liceo.Buona strada a tutti voi.

Enrico De Marchi 5D

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La seconda parte dello Speciale Ockham è riservata ad una bella serie di recensioni, sia di teatro che di libri.Dapprima due commenti, partecipati e suggestivi, al medesimo spettacolo teatrale, rappresentato inun’occasione a noi del Liceo Levi particolarmente cara: la Giornata della Memoria. Poi l’avvicinamento aigialli della terza parte del Rasoio, col dovuto omaggio al crack dell’anno Dan Brown, e con una incisivarecensione all’avvincente noir di Durrenmatt “La Promessa”.

• Due recensioni della classe II D allo spettacolo Cuore pensante nella baracca, messo in scena in occasionedella Giornata della Memoria a Montebelluna

La vita, comunque vada, bisogna saperla amareLa vita, comunque vada, bisogna saperla amareLa vita, comunque vada, bisogna saperla amareLa vita, comunque vada, bisogna saperla amareLa vita, comunque vada, bisogna saperla amare

Ancora una volta è stato ricordato il dramma della Shoà. In occasione della Giornata della Memoria, labiblioteca comunale di Montebelluna ha organizzato una serie di iniziative tra cui lo spettacolo teatrale daltitolo: “Cuore pensante nella baracca”.Un’ora per ricordare, undici scene per capire ulteriormente il più grande sterminio della storia dell’umanità.L’attrice Emanuela D’Ortona, interprete e scrittrice del testo, ha composto un monologo ispirandosi a duefamosi testi: “Se questo è un uomo” di Primo Levi, e “Lettere 1942-1943” di Etty Hillesum.Scene buie, luci soffuse, la sola presenza dell’attrice illuminata da un unico fascio di luce e accompagnata damusiche coinvolgenti, hanno permesso allo spettatore di immedesimarsi completamente nel contesto.Pochi oggetti e pochi, ma significativi, gesti per dar vita alle parole di testimoni che non hanno avuto pauradi ricordare ciò che hanno trascorso nei campi di concentramento. Persone come Etty Hillesum che hannovissuto e sperato fino alla fine dei loro giorni, persone che in ogni circostanza, anche in quella orribile di unlager, hanno saputo riconoscere la bellezza e l’unicità della vita.Particolarmente comunicativa una scena nella quale l’attrice si mette una calza sul viso per dar forma all’odiocontro i tedeschi, e poi la stessa calza viene tolta con forza per raffigurare il fatto che il male si può allontanare.“Cuore pensante nella baracca”, un titolo che fa riflettere, che fa trasparire tutta la forza d’animo di Etty, anchein quegli anni di persecuzione e paura.L’interpretazione di Emanuela D’Ortona mostra come Etty ha saputo respingere l’odio contro i tedeschi conla sua gioia di vivere, che nasceva giorno dopo giorno e prendeva forma tra le pagine del suo diario, queldiario che solo sessant’anni dopo la sua morte è stato trovato e che oggi ha saputo insegnarci che la vita,comunque vada, è sempre una cosa meravigliosa.

La vita è bella.La vita è bella.La vita è bella.La vita è bella.La vita è bella.

In ogni momento vale la pena viverla.In ogni momento vale la pena viverla.In ogni momento vale la pena viverla.In ogni momento vale la pena viverla.In ogni momento vale la pena viverla.

La rappresentazione teatrale avvenuta sabato 29 gennaio 2005, in occasione della Giornata della Memoria,presso la biblioteca comunale di Montebelluna, ha riscosso un incredibile successo, soprattutto tra il pubblicogiovanile.Il periodo è quello della Seconda Guerra Mondiale, nel quale l’uomo è stato capace di compiere criminidisumani contro altri esseri umani considerati “diversi”.Sono stati anni in cui il terrore, l’odio ed il disprezzo hanno dominato su sentimenti come l’amore e l’amicizia;i momenti bui e le scene tinte di grigio nello spettacolo hanno riassunto la tragicità dei momenti vissuti, in cuitanti innocenti sono stati privati della propria libertà e della propria vita.

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La scrittrice, ideatrice e anche interprete di “Cuore pensante nella baracca” è Emanuela D’Ortona che hasaputo, utilizzando passi tratti da “Se questo è un uomo”, dalle “Lettere” e dal “Diario di Etty”, far riviveregli atroci dolori e le terribili sofferenze.Emanuela D’Ortona con il suo monologo ha dato voce alle parole di Etty ed ai suoi sentimenti.Etty era solare, appassionata, sempre innamorata dell’amore e con una gran voglia di aiutare coloro che lestavano intorno; di origine ebrea, Etty ripeteva sempre “la vita è bella” anche quando si trovava nel campo dismistamento di Westerbork, e quando il 7 settembre 1943 diretta ad Auschwitz lasciava cadere dal treno deideportati una cartolina su cui c’era scritto: “Abbiamo lasciato il campo cantando”.Emanuela D’ortona con semplicità ma grande efficacia è riuscita a trasmettere pienamente il messaggio diEtty; ha utilizzato pochi essenziali elementi: lo sfondo sempre nero con una sola luce bianca che le illuminavail volto per tutta la scena, una coperta, dei cornicioni, una matita, un diario, degli anfibi corrosi dal tempo euna calza a rete come simbolo del male.Ha affiancato musiche tetre che sottolineavano paura, a musiche allegre come l’orchestrina che i deportatisuonavano prima di entrare nelle camere a gas.Già dal titolo, parola chiave, che in tedesco è Hineinhorchen, viene indicato quell’atteggiamento di ascoltointeriore che porta Etty a essere il “cuore pensante” del campo di concentramento.Un ottimo spettacolo teatrale, lineare ma con carattere, che ha fatto pensare ponendo interrogativi.Le parole di Etty, vive oggi più che mai, sono un invito a credere nell’uomo, nella vita e nella società, sonouno stimolo a lottare contro l’amarezza e l’odio proprio come ha fatto Etty e come ha affermato nel suodiario:“… se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’ultimo tedesco meriterebbe di essere difeso, …grazie a lui nonsi avrebbe diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero” (15 marzo 1941).

Classe II D

RecensioneRecensioneRecensioneRecensioneRecensione

• Il best-seller dell’anno, con le relative polemiche!

Dan Brown, “Il codice Da Vinci”, Mondadori, euro 18,60, 523 pagineLa struttura de Il codice Da Vinci è quella di un giallo; infatti il libro si apre con la scoperta di un cadavereal museo del Louvre. Il corpo è quello dell’anziano curatore Suanière che, prima di morire, si distende nudosul pavimento, disponendosi come l’uomo di Vitruvio, famoso disegno di Da Vinci. L’uomo traccia sulpavimento, col proprio sangue, alcuni segni, e un nome, quello di Robert Langton, esperto di simbologia.Lo studioso, subito implicato nelle indagini, riesce a cogliere l’oscuro valore del messaggio segreto. Ilprotagonista rischierà più volte la vita, ma riuscirà insieme a Sophie, astuta nipote del defunto, a decodificareil segreto di Leonardo: i simboli occultati nascondono sconvolgenti misteri, legati al Sacro Graal, alla verastoria di Cristo e alla sua discendenza.Il libro ha suscitato molte polemiche soprattutto tra gli organi ecclesiastici [è di pochi giorni fa l’invito delcardinale di Genova a non leggerlo!]; esso, infatti, oltre a confermare l’esistenza del Graal e di tutto ciò cherappresenta, mette a nudo tutte le possibili cospirazioni effettuate dalla Chiesa, nel corso dei secoli. Altermine della lettura, è inevitabile fermarsi a riflettere sulla Chiesa e sulla sua lunga opera di predicazione,non sempre finalizzata alla spiritualità.Interessante e accattivante, il romanzo riscuote ancora grande successo. Dedicato a chi ama il giallo, a chiattraverso la lettura cerca anche di imparare.

Anonimo 2^ E

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• Entriamo infine nell�atmosfera dei �gialli� che ci aspettano subito dopo con questa bella recensione a:Friedrich Dürrenmatt, La Promessa

Un requiem al romanzo giallo

Vogliamo presentarvi un libro di Friedrich Dürrenmatt, uno fra i piùnoti romanzieri drammaturghi di origine tedesca, specializzatosoprattutto nella realizzazione di opere teatrali.�La Promessa�, un romanzo di genere noir, all�inizio fu scritto sottoforma di sceneggiatura per il film �Il mostro di Magëndorf �, in cui ilruolo di protagonista è stato interpretato da Jack Nicholson; in volumevenne pubblicato solo successivamente. Esso si distingue dai classiciromanzi gialli per le atmosfere cupi e tristi in cui è ambientata lavicenda, e per la trama che affronta tematiche sociali. L�autore conquesto antiromanzo vuole anche dimostrare la falsità e la superficialitàdelle classiche storie poliziesche in cui tutto è logico, razionale e l�inganno è troppo grosso e spudorato.Come nei romanzi gialli, ci sono comunque gli elementi principalidella storia: l�investigatore freddo e infallibile, i suoi colleghi ottusi ealtezzosi; c�è naturalmente un delitto, e c�è la sorpresa finale con lo scioglimento del mistero e la rivelazionedell�assassino. Ma, a differenza delle storie poliziesche, questi elementi non sono collegati, non seguono unfilo logico e non sono individuabili attraverso un ragionamento razionale.Il commissario Matthai investiga a Magëndorf, un villaggio nel cantone di Zurigo, sull�omicidio di una bambina;dato che non crede alla colpevolezza di un venditore ambulante, che gli abitanti del luogo hanno additatocome capro espiatorio, si mette ad investigare privatamente e, ossessionato dall�esigenza di mantenere unapromessa fatta, non si farà scrupolo di usare un�altra bambina come esca. Ma neanche affidandosi al lavoropignolo del poliziotto l�enigma verrà risolto. Almeno fino a quando un vecchio collega di Matthai non vienechiamato in ospedale per raccogliere la donazione di una vecchietta ...

Gli alunni della ID

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Giallo Ockham Rasoio di Ockham

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• Ed eccoci finalmente agli avvincenti gialli di tre meravigliose “gialliste” di 1^E, d’ora in poi redattrici ad honorem

del Rasoio per meriti letterari. Thrilling, suspense, atmosfere emozionanti, colpi di scena, si susseguono a ritmo

incalzante sulla scena di tre delitti…

IL CORPO DI UNA GIOVANE RAGAZZA…IL CORPO DI UNA GIOVANE RAGAZZA…IL CORPO DI UNA GIOVANE RAGAZZA…IL CORPO DI UNA GIOVANE RAGAZZA…IL CORPO DI UNA GIOVANE RAGAZZA…

Il corpo di una giovane ragazza senza vita, sul ciglio della strada. Ha vissuto troppi pochi anni per lasciare il

mondo, uccisa da una coltellata che ha colto inaspettatamente quella giovane anima piena di sogni, ma che

ora è lì, vuota, proprio come il cuore di chi l’ha assassinata.

“Pronto? Giovanni??? Sono James! C’è un delitto, vieni immediatamente!” “ Ma……….è questa l’ora di

chiamare? Sempre nel cuore della notte! Mai che accada qualcosa in pieno giorno!!! Dove sei?”

Il rumore dell’ambulanza e delle sirene della polizia, più l’odore della pioggia appena caduta, come se volesse

lavar via quell’orribile evento, accolsero il detective Spada.

I suoi occhi testimoniavano l’alzataccia nel cuore della notte per accorrere sul luogo del delitto. Il medico

legale gli si avvicinò: “Giovane ragazza di sedici anni uccisa da una coltellata alla gola, morta all’istante. La

porterò nel mio laboratorio per l’autopsia, ma temo che la pioggia abbia cancellato ogni impronta. Si presume

sia morta attorno a mezzanotte. Questo è tutto quello che posso dirle finora, le farò sapere se trovo altre

informazioni.”

“ Chiaro e conciso come sempre, dottor Warren, mi chiami quando scopre dell’altro a qualsiasi ora del giorno

e (ahimé!) della notte!”

Il detective Giovanni Spada, un italiano capitato per caso in America, che aveva rinunciato alla famiglia ed

agli affetti per dedicarsi al lavoro, si avvicinò al commissario James Penton, che si occupava con lui del caso.

“Buon giorno, James! Come andiamo?”

“Male! L’arma del delitto è sparita, il corpo di questa povera ragazza è stato ritrovato solo alle tre di questa

mattina, da un gruppo di giovani che usciva dalla discoteca; li stanno già interrogando, ma escludo che c’

entrino con il caso.”

“Già è vero, sono già stati avvisati i familiari?”

James non fece in tempo a rispondere che una donna di mezza età, in vestaglia, con il viso cadaverico e

sconvolto accorse verso di loro.

“Il detective Spada?”

“Si, mi dica.”

“Sono la matrigna di Jenny, sono venuta il prima possibile. Che è successo? Jenny sta bene, non è vero?

Perché mi avete portata fin qui?”

Scortarono la donna in Commissariato e con tutta la calma possibile prima le spiegarono la situazione, poi

cominciarono a tartassarla di domande. “Aveva dei nemici? Chi frequentava? Aveva litigato con qualcuno

di recente?” E via dicendo, nel tentativo di trovare un nome o un movente che avesse spinto qualcuno a

compiere tale carneficina.

Come i due si aspettavano, venne fuori che nessuna ragazza di sedici anni ha dei veri nemici, ma, come tutte,

dei problemi, sì, importanti, ma non tali da provocare la sua uccisione.

La ragazza aveva un fidanzato che aveva mollato da poco e la matrigna, la signora Lorella Stuart, raccontò

che due sere prima era tornata a casa in lacrime, con lo stampo di un ceffone sul viso. Lei lo voleva mollare

e lui non l’aveva presa molto bene. La sera del delitto era uscita per andare al bar con un’amica e da quel

momento non era più tornata. La ragazza è Caterine Bens, la sua migliore amica. Il padre di Jenny era morto

per cause naturali quando lei aveva undici anni, la madre di parto; lei viveva con la matrigna e il fratellastro

da quando aveva cinque anni, cioè da quando suo padre aveva deciso di risposarsi. I rapporti fra loro non

erano mai stati facili, Lorella confessò che litigavano spesso, ma si dichiarò innocente e disse che, anche se

non erano molto legate, lei in fondo a Jenny voleva un gran bene. L’interrogatorio finì alle sette di mattina

e la donna fu rilasciata.

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“James, che ti sembra?” disse Spada “Questa donna non mi convince, non l’ho vista molto sconvolta, era più

attenta a salvarsi la faccia, che dispiaciuta per la morte della figliastra!”

“Hai ragione, ma non penso che l’odiasse a tal punto da ucciderla”. “Sai che ti dico? Io indago un po’ sul suo

conto, tu invece potresti fare una visitina a Caterine Bens, la sua migliore amica, così magari

scopri qualcosa di interessante sulla vita privata di Jenny, non è così che si chiamava?” “Già! E aveva solo

sedici anni.”

Con questa triste affermazione la conversazione si concluse e i due proseguirono ognuno per la propria

strada.

Spada si trovò davanti al cancello di una scuola, il Liceo frequentato da Jenny e da Caterine. Tutti stavano

svolgendo le lezioni, tranne Jenny Stuart che invece si trovava tra gli angeli, dove forse aveva trovato un

mondo più giusto, un mondo che meritasse la sua grazia, la sua dolcezza, la sua bellezza.

Meditando, il detective si fece accompagnare da una bidella fino alla classe frequentata dalle due ragazze: -

Venga, c’è il prof. Berry in aula; stanno facendo Filosofia. - Appena entrato, scrutò attentamente i volti dei

compagni; non sapevano ancora niente della triste sorte di Jenny. Un professore dall’aria un po’ assorta

accolse il detective come se all’improvviso cadesse dalle nuvole. Il detective gli comunicò la disgrazia, poi

prelevò Caterine.

Dopo la notizia la ragazza sconvolta e in lacrime rispose docilmente alle sue domande, ma l’investigatore

non riuscì a ricavare molte informazioni. Come aveva detto la matrigna, Jenny si era lasciata male con il suo

ragazzo, non aveva un buon rapporto con la donna, anzi si odiavano, ma nient’altro che potesse indicare uno

spiraglio di luce in quelle “tenebre”.

L’unica cosa che non quadrava era il fatto che la sera del delitto Jenny al bar era strana, ma non disse

all’amica quali fossero le sue preoccupazioni. Ad un certo punto entrò qualcuno nel bar, ma Caterine era di

spalle, dunque non sapeva chi fosse. Jenny, spaventata, decise di tornare a casa a piedi; erano poche centinaia

di metri; da allora l’amica non l’aveva più rivista.Chi poteva essere questa persona? Era forse l’assassino o l’ex fidanzato che la ragazza non voleva più vedere?Così magari Jenny decise di uscire dal bar; ad ucciderla è stato forse un maniaco che ha abusato di lei. Per

rispondere a questa ultima ipotesi bastò il resoconto del medico legale, che dichiarò che Jenny non era stata

violentata né aveva posto resistenza all’assassino; dunque era stata colta di sorpresa.

Spada aveva appuntamento con il suo collega alle tre in Commissariato, per fare il punto della situazione.

James lo accolse sorridente: “Giovanni, ci siamo! Ho trovato delle prove sorprendenti! Siediti e ascolta!”

Il detective obbedì.

“Pare che Lorella abbia un amante che frequentava ancora prima di sposarsi con Jerry Stuart, il padre di

Jenny.”

“E perché sposarsi con Jerry Stuart se amava un altro uomo?”

“E’ quello che mi sono chiesto anch’io prima di vedere il conto in banca di Jerry Stuart.”

“Ma allora lo ha sposato solo per i soldi!” Concluse il detective Spada amareggiato.

“Esattamente! E c’è dell’altro. Quando Jerry Stuart ci ha lasciato per cause naturali, tutti i suoi soldi sono

andati in eredità ai suoi due figli, ma la signora Lorella, avida di potere, non si accontentò della sua parte,

volle anche quelli della figliastra e l’unico modo per impossessarsene era ucciderla!”

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“James, il tuo ragionamento non fa una piega! Ma c’è un solo piccolo dettaglio: non abbiamo le prove peraccusarla!”“Bene, allora andiamo a cercarle, queste benedette prove, cosa aspettiamo ?!!!!”“E dove vorresti cercarle?”“Secondo te? Dove? In un cinema???”A casa di Lorella Stuart! Dobbiamo frugare tra le cose di Jenny, sonosicuro che troveremo qualcosa.”Così decisero che dopo il funerale sarebbero andati a perquisire la casa della vittima.Alla fine della struggente cerimonia il detective decise di scambiare due parole con un insegnante di Jenny.L’uomo era logorato dal dolore e quando vide il detective venirgli incontro, balbettò :“Buongiorno, detective, come procedono le indagini?”“Ci conosciamo?”“E’ venuto a prelevare una mia allieva il mattino dopo l’omicidio, non si ricorda?” “Già è vero,il prof. Berry,mi scusi, non l’avevo riconosciuta. Lei, per caso, sa se Jenny aveva dei problemi o altro?”“Jenny era un angelo, la migliore cosa che potesse capitare ad un professore come me, amava la scuola e conlei è morta anche una parte di me! Ora mi scusi, ma si è fatto tardi, ho un appuntamento importante………….,uno di quelli a cui nessuno può mancare .....” “Capisco, coraggio!”Il professore si allontanò e lasciò il detective desolato e stupito dal legame che quell’uomo aveva con i suoistudenti. “Ai miei tempi non era così! Altro che affettuosi e sensibili! I miei insegnanti mi tartassavano! Sonoproprio fortunati gli studenti oggi!” – pensò, osservando la folla di gente che non riusciva a staccarsi dallabara.Dopo la cerimonia andarono alla villa degli Stuart con un mandato di perquisizione. James frugava nellacamera della signora, mentre Spada cercava indizi nella camera di Jenny.Nascosto in una fessura tra l’armadio e il muro trovarono un diario, il detective sentì il cuore battergli forte,sentiva che in quel diario c’erano dei segreti che nascondevano il nome o il movente che tanto desideravascoprire.Lo afferrò con dei guanti di lattice per non inquinare le prove, aprì la prima pagina e fu catapultato indietronel tempo, quando Jenny aveva dieci anni, cioè un anno prima che il padre morisse.Quelle prime pagine raccontavano della normale vita di una bambina, ma più avanti, iniziavano a parlaredelle telefonate che la matrigna faceva di nascosto; Jenny era solo una bambina, ma aveva capito che Lorellaaveva un amante. Raccontavano dell’odio che la donna provava nei suoi confronti, giorno dopo giorno.Ora Jenny ha undici anni, e una notte, non riuscendo a dormire, si alza dal letto per andare in bagno, fa pianoperché non vuole svegliare nessuno, ma ad un tratto sente uno piccolo rumore nello studio, pensa sia suopadre ed allora scende le scale per raggiungerlo. Nello studio trova la matrigna con una busta in mano,dentro la busta c’è una polvere bianca che la donna ha sciolto nel cognac del marito. Il signor Jerry Stuart futrovato morto nel suo studio il giorno dopo, morto per “cause naturali”.La piccola Jenny aveva capito e descritto la sua scoperta sul diario, tenendola nascosta dentro di sé. Ildetective alzò gli occhi dal diario, scese le scale come una bestia inferocita, prese la matrigna per un braccioe urlò: “Sei stata tu! Sei stata tu ad ucciderla e cinque anni prima hai ucciso anche suo padre!”“Ma di cosa sta parlando, detective?”“Guardi che ho le prove! Jenny l’aveva vista mentre avvelenava il padre e aveva scritto tutto nel suo diario.”Ore 19.00, Commissariato di Wristol.“Vuole o no dirci la verità?” Esclamò infuriato il detective Spada mentre James leggeva il diario inorridito.“Io le ho detto tutta la verità! Ho ucciso suo padre, ma Jenny non l’ho mai toccata. Avevo i miei soldi e nonc’era più mio marito, potevo benissimo vedermi con il mio amante. Che motivo avrei avuto per ucciderla?”James improvvisamente fece un salto in piedi e dall’agitazione non riuscì nemmeno a parlare. Balbettò: “Ohmio Dio! Giovanni ...L’assassino…….Jenny..........LEGGI!”

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Il commissario tremante pose il diario al detective che lesse una pagina scritta più di recente, pagina che lui

nella fretta aveva tralasciato. Fece cadere il diario dall’ansia: Jenny conosceva il suo assassino e, senza

neanche saperlo, quella giovane ed ingenua ragazza aveva suscitato l’ira della persona che l’aveva portata

alla morte.

Non c’era tempo da perdere, impugnò le chiavi della macchina e, incurante del mondo intorno a sé, usci dal

commissariato.

E’ in macchina e sta correndo a tutta velocità, quando ad un certo punto inchioda, si trova davanti ad una

casa discreta, curata, ma poco appariscente. Arriva davanti alla porta, è socchiusa, la spalanca, guarda intorno,

poi davanti a sé, si volta, osserva se dietro c’è qualcuno, un odore di muffa lo trattiene sulla soglia, si tappa

il naso, non ce la fa, poi alza la testa, forse l’odore viene da lì. Oh! No!!!!!!!!!!!!!! Lo riconosce, è lui, proprio

lui!!!!! Appesa al soffitto una corda regge il corpo del professor Berry. Amava Jenny Stuard, ma lei non ne

voleva sapere e lui l’ha uccisa, non poteva sopravvivere all’idea di non averla.

Il professore, malato di mente e d’amore, ci ha lasciato per raggiungere la sua amata nell’aldilà.

“Pronto, James? James!!!!!!!!!!!!!!!! Si può sapere dove hai il telefono? Sono dieci minuti che ti sto chiamando!!!!!

Vuoi deciderti a rispondere?”

“ Giovanni???!!!!!! Ma……………..veramente, dormivo.”

“ Bene, così capirai cosa vuol dire essere svegliati nel cuore della notte.”

Lisa Alba - Classe 1^ E

“JL” – UN GIALLO DA….”ACCENDERE”“JL” – UN GIALLO DA….”ACCENDERE”“JL” – UN GIALLO DA….”ACCENDERE”“JL” – UN GIALLO DA….”ACCENDERE”“JL” – UN GIALLO DA….”ACCENDERE”

“MORTO IL SINDACO DI SAN FRANCISCO”: prima pagina del New York Times, che, come

ogni mattina, giace sulla scrivania dell’investigatore Mc Gregor. “Il mio nuovo incarico?” - chiese

ironicamente alla segretaria, tentando invano di accendersi una sigaretta. – Mi fai accendere? –

Così si precipitò sul luogo del delitto. Come al solito, osservò lo studio del Sindaco, la posizione

di ogni singolo oggetto.

La morte era chiaramente avvenuta per uno sparo dritto al cuore; ma chi era stato?

Secondo il sergente della polizia, il colpevole era senza ombra di dubbio l’ex sindaco con il quale

proprio il giorno prima la vittima aveva litigato; l’ex sindaco aveva giurato che l’avrebbe ucciso. Il

movente c’era e anche la pistola, un revolver; infatti l’ex sindaco, dopo una rapina in casa sua,

aveva acquistato una pistola, per difesa.

Il ragionamento del sergente non faceva una piega; ma per il nostro investigatore, incaricato dalla

figlia del defunto, c’era qualcosa che non andava; tutto sembrava troppo semplice.

Mc Gregor tornò nel suo ufficio, non riusciva a credere alla dichiarazione del sergente e ne discusse

con la sua segretaria: “L’ex sindaco era un uomo intelligente, non l’avrebbe mai ucciso, tutti avevano

sentito ciò che aveva giurato, sapeva che sarebbe stato il principale indiziato. No, non può essere

stato lui, devo indagare sui presenti al litigio e riesaminare accuratamente la stanza”.

Vi si precipitò subito e trovò sotto una delle poltrone un piccolo oggetto che luccicava leggermente

con la fioca luce che vi si infiltrava. Capì cosa fosse solo quando lo ebbe in mano. Un accendino

d’argento con le iniziali “JL”. Se lo mise in tasca e tornò all’ufficio, dove intanto la sua segretaria

gli aveva procurato tutti i nomi dei presenti al litigio. Esaminò accuratamente tutte le singole

persone, in particolare la moglie della vittima: Jenny Mc Leod.

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Che strana coincidenza! �JL� erano anche le sue iniziali, oltre a quelle del principale indagato, che,però, si era sempre dichiarato contro il fumo; quindi l�accendino non poteva essere suo. Nonconoscendo molto la donna, si rivolse alla sua segretaria sempre ben informata sulla vita cittadinaa differenza di lui che viveva all�oscuro di tutti i pettegolezzi: - Selly, cosa mi puoi dire sullamoglie della vittima, del rapporto con suo marito?--Beh, so che ultimamente non andavano molto d�accordo: il loro matrimonio stava andando arotoli e gira voce che lui avesse scoperto che lei aveva un amante e volesse chiedere il divorzio�-- Ma sai per caso se si recava spesso allo studio del marito?-- Per carità! Da quando in quell�ufficio era morto il padre per infarto, non ha più osato mettercipiede; sa, lo ha trovato lei��..-- Capisco���.-Mc Gregor prese il suo impermeabile; � Vado a���� risolvere un caso! A più tardi�- sidiresse immediatamente dal sergente; gli raccontò ciò che aveva scoperto e gli illustrò il suo piano.Poi si recò a casa della donna, cominciò a farle delle domande, lei iniziò ad innervosirsi, prese laborsetta, continuava a cercare qualcosa�����������..-Cerca questo?- le disse Mc Gregor, porgendole l�accendino d�argento.-Si, ma come mai lo ha lei? Dove l�ha trovato?--Era nello studio di suo marito.- la donna impallidì.-E come c�è finito?--Questo dovrebbe dirmelo lei�--Io non so proprio come ci sia finito��.Come ben saprà, io non ci sono più andata dal giornodella morte di mio padre.-- Io invece credo proprio di si!- la donna si alzò e si diresse verso una scrivania.- A cosa allude?-- All�omicidio di suo marito, signora. So che lei sa molto di più di quello che vuol far credere,perché è lei che lo ha ucciso! O sbaglio? Suo marito aveva scoperto la sua relazione extra coniugale,voleva il divorzio e gliel�avrebbe fatta pagare molto cara. Così approfittò delle affermazioni dell�exsindaco durante il litigio a cui tra l�altro avevano assistito parecchie persone; tutti avrebberoincolpato lui.Si recò allo studio di suo marito per convincerlo a non divorziare. Aspettò che la segretaria se neandasse, così nessuno l�avrebbe vista, ma lui era deciso, allora litigaste e, siccome lui era semprepiù deciso a chiedere il divorzio, lei non vide altra soluzione che����. Tirò fuori il revolverdalla sua borsetta e gli sparò un colpo, uno solo e dritto al cuore. Vista la tarda ora, nessuno sentìlo sparo. Se ne andò, ma non si accorse che mentre estraeva la pistola dalla borsetta, le cadeval�accendino. E� andata così o sbaglio?-- Si, tutto questo è vero, ho approfittato delle dichiarazioni dell�ex sindaco; tanto le colpe sarebberoricadute su di lui. Ma non volevo uccidere mio marito, non so nemmeno perché ho portato lapistola con me, volevo solo convincerlo a non chiedere il divorzio, ero disposta a lasciare Luis, malui no, voleva farmela pagare, la mia scappatella. Così non c�ho più visto! Ho preso la pistola enon so con che forza ho sparato. Ma questo non ha importanza, tanto resterà tra noi! � disse ladonna, aprendo un cassetto della scrivania, da cui con molta rapidità estrasse un revolver.

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-Scommetto che da quella pistola manca un colpo…-

-Si, ma tra poco ne mancheranno due!- stava per premere il grilletto quando………….…

-Ferma! Appoggi la pistola e alzi le mani, signora Mc Leod! La dichiaro in arresto per l’omicidio di

suo marito e il tentato omicidio dell’investigatore Mc Gregor! - era il sergente, giunto appena in

tempo.

Il giorno seguente …………………………………

“ ATTENTATO ALL’ISPETTORE MAC GREGOR”: Prima pagina del New York Times, che,

come ogni mattina, giace sulla scrivania dell’investigatore Mc Gregor. “Il mio nuovo incarico??????”

- chiese pacato l’ispettore, accendendosi una sigaretta.

Angela Bolzonello – classe 1^ E

LA VILLA DEL MISTEROLA VILLA DEL MISTEROLA VILLA DEL MISTEROLA VILLA DEL MISTEROLA VILLA DEL MISTERO

Quella sera giunsero tutti alla villa in montagna dove, il padrone di casa, il signor Donald, amico del padre di

Susan, li aveva invitati per un week-end di relax.

Erano in quattro: una collega di Susan, Christine, l’ex di Susan, Jhon, e il suo attuale fidanzato, Enric, e

ovviamente lei, Susan.

Era un’attrice famosa che di lì a poco avrebbe girato un film, quindi si stava godendo gli ultimi giorni di vacanza.

Una volta arrivati, salutarono il signor Donald che presentò loro le camere e li fece subito accomodare.

- Bello qui, no? - disse Christine, con cui Susan condivideva la stanza. Erano amiche per la pelle, erano

sempre state insieme, sin dai tempi del liceo, e sapevano tutto l’una dell’altra. - Si, molto carino, e poi il signor

Donald sembra un tipo simpatico...- le rispose. Poi aggiunse: - Domani andremo a fare un giro per vedere il

posto, stasera non abbiamo potuto vedere granché! - e così si addormentarono.

L’indomani mattina Christine non trovò Susan nel letto: “Sarà uscita prima di noi per una passeggiata mattutina,lei non dorme mai molto!” pensò e si avviò con gli altri amici dicendo: - Susan è già partita, raggiungiamola,avrà sicuramente camminato lungo il sentiero, me lo ha detto ieri sera-.Così si avviarono, ma, gira e rigira, non trovarono l’amica. Ad un certo punto Jhon, stufo, disse: - Beh, ora

basta girare a vuoto, scendiamo e facciamo una passeggiata lungo il torrente, ci ritroveremo nella supervilla!-

Allora scesero lungo il ruscello e, dopo una lunga scarpinata, videro qualcosa ai piedi della cascata. Non si

poteva distinguere bene poiché era troppo in alto, ma sembrava un corpo disteso. Scesero prendendo una via

alternativa (buttarsi giù dalla cascata non era il massimo!), dopo un lungo camminare lo videro: il cadavere di

una donna che somigliava molto a Susan.

Christine, che la riconobbe subito, prima lanciò un urlo, poi scoppiò in un pianto ininterrotto. Chiamarono

subito un’ambulanza, nella speranza che Susan fosse ancora viva, ma i soccorsi arrivarono tardi: la ragazza

ormai era morta. Dopo l’ambulanza arrivò anche la polizia e subito dopo la Scientifica.

Si ritrovarono poi alla villa del signor Donald, il quale, appena seppe la notizia rimase stranamente addolorato,

la sua espressione era a dir poco sconvolta, anche se per lui quella ragazza era una perfetta estranea, poiché

non l’aveva mai vista prima di quell’occasione.

Il detective Smith riunì tutti, comprese cuoca e cameriera, e disse: - Signori, non vorrei sconvolgervi subito,

ma le indagini sono iniziate e siete tutti sospettati. Si pensa sia un suicidio, ma non c’è nulla di certo finché la

Scientifica non ci darà i risultati dell’autopsia-.

Gli esiti arrivarono dopo due giorni e si confermò l’ipotesi del suicidio poiché non c’erano tracce; si scoprì

solo che la vittima aveva ingerito una dose abbondante di sonnifero.

Smith però non era convinto, quindi risalì il torrente fino alla foce e lì scoprì, nascosta sotto un albero, una

camicia da notte femminile molto costosa e piegata perfettamente. Capì che non poteva trattarsi di un incidente

o di un suicidio: da qualche parte, in quella villa, si nascondeva un assassino.

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Quindi corse subito alla villa curioso di sentire le versioni dei sospettati. Appena arrivò, disse: - Signori, hoappena trovato questo indumento... Dimmi, Christine, lo riconosci?-- Ma, ma...questa...questa è la camicia da notte che Susan aveva ieri sera... No, non è possibile...dove...dovel�avete trovata?-- Per il momento non rispondo, so solo che c�è un assassino tra voi e quindi vorrei sentire i vostri alibi edeventuali moventi... Cominci lei, signor Jhon!-- Io veramente a quell�ora già dormivo, verso l�una siamo andati tutti a letto poiché siamo arrivati tardi...-- E non ha sentito rumori strani? Si, insomma, chi dorme da circa un quarto d�ora, non può crollare subito nelsonno più totale... Dico quindici minuti perchè per portare un corpo da qui al torrente... Comunque, rispondaalla mia domanda.-- No, signore, le ripeto che non ho sentito niente poiché sono crollato dal sonno e non mi sono più mossofino alla mattina successiva; non so se qualcuno può testimoniarlo, ma ho anche chiuso la porta a chiave...e,comunque sia, non sono stato io ad ucciderla, non avrei avuto alcun motivo per...-- Oh, andiamo Jhon, finisci la commedia!- disse Enric � Lo sappiamo che lei ti ha mollato senza darespiegazioni...e da quel momento non hai fatto che odiarla...-- Non incolpare me! E� Christine qui a fare la commedia! Fa tanto la dispiaciuta, ma ne gode in fondo, cosìadesso sarà lei a recitare la parte principale dapprima assegnata a Susan! E poi si sa che per essere braveattrici bisogna anche saper fingere di piangere...-- Non ti permetto di dire certe cose! Susan ed io ci volevamo bene e io non potevo che essere felice dellaparte che le era stata assegnata. Non avrei potuto ucciderla. Mai!- disse singhiozzando, ma poi aggiunse,cercando di controllare le lacrime che scendevano lungo le guance arrossate: - Anche, anche lui � e puntò ildito tremolante contro Enric � si, anche tu avevi un buon motivo per ucciderla, ...tu e lei litigavate sempree ogni giorno lei me lo diceva con le lacrime agli occhi: �...va sempre peggio...� Ammettilo che sei stato tu.-Enric stette per rispondere, ma il signor Smith fece per zittirlo e poi disse: - ora basta; e tu, Christine,raccontami dov�eri verso l�una di quella notte...-- Beh, vede, Susan ed io condividevamo la camera, e anch�io, dopo essermi infilata sotto le coperte, mi sonosubito addormentata.-- Non le creda, detective, dice il falso. Lei era in camera con Susan e non ci avrebbe impiegato molto a farlafuori, non avendo nemmeno il problema di aprire la porta e farsi sentire dagli altri...- Disse Jhon che continuavaad incolpare Christine, che a dir la verità, sembrava davvero troppo sconvolta...A quel punto al detective venne in mente una cosa e disse al sig. Donald: - Voi avete le copie delle chiavi diogni stanza?-e l�altro rispose: - Si, quelle di scorta, sono tutte nel mobiletto del telefono nell�angolo dell�ingressovicino all�entrata, se vuole, può controllare...- E così andarono a vedere, aprirono il cassetto e trovarono lechiavi, compresa quella della camera di Susan e Christine.- Dunque le chiavi erano a portata di tutti... quindi, signori, anche voi tre siete sospettati.- disse riferendosial sig. Donald e alle due donne.Poi, dopo una breve pausa, riprese: - raccontatemi la vostra versione dei fatti, cominci lei sig. Donald, e... Aproposito, colgo l�occasione per dirle che la sua casa è molto ordinata...-

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- Sì beh, grazie per il complimento, ma è la mia domestica che non tollera il disordine, - a questo punto ildetective pensò: “...E su questo ho i miei dubbi...”- in ogni modo io a quell’ora dormivo e siccome la miastanza è in un altra ala rispetto a quella delle camere dove alloggiano gli ospiti, non ho sentito nulla-- Qualcuno può confermarlo?-- No, purtroppo mia moglie alcuni anni fa ci ha lasciato e quindi non era nel letto accanto a me, ma le miedipendenti possono confermarvi che sono andato verso la mia stanza e non sono più tornato fino al mattinodopo.-- E’ vero, signore?-- Si, sì tutto vero.- dissero all’unisono.- Mi dite i vostri alibi?-La domestica iniziò – Dopo aver finito tutti i lavori che vanno terminati dopo cena, ho aiutato la cuoca e cisiamo ritirate nelle nostre stanze che sono una accanto all’altra; poi, verso le due, ci siamo addormentate,non muovendoci più di lì.-- Beh, a quanto pare egli alibi più deboli sembrano proprio quelli di voi tre, ragazzi, e in particolare tu,Christine...Ma non perdiamo tempo in chiacchiere voglio perquisire subito tutte le stanze. Signor Donald, laprego, mi faccia strada lei.-Dopo aver esaminato con cura le camere, trovò varie cose che gli rimasero impresse: i vestiti perfettamentepiegati nella cassettiera e nell’armadio del sig. Donald, mentre i vestiti altrettanto piegati bene, ma in mododiverso, nella camera della domestica e una lettera minatoria sotto il cuscino di Susan che lei aveva ovviamentevisto; ma l’aveva rimessa lì. Il detective Smith disse però solo la terza, così da poter far credere all’assassinodi non essersi accorto di quei due particolari e quindi di non essere un investigatore troppo in gamba. Inquesto modo l’assassino si sarebbe tranquillizzato e gli avrebbe rivelato qualche particolare in più.- Allora, ragazzi, ripetetemi una cosa: voi siete andati a letto verso l’una, vero?- Annuirono.- E Christine era in camera con Susan, giusto?- Si.-- E Susan per caso aveva mal di testa o mal di pancia...?- - Susan aveva un po’ di mal di testa e io le ho offertodue aspirine; le porto sempre con me...- disse Christine – e poi, non lo direi se fossi stata l’omicida, no?- Ma solo lei avrebbe potuto lasciare la lettera minatoria che diceva “lascia perdere il film o il sipario sichiuderà prima di aprirsi...”; questa è la prova schiacciante che è stata lei. Signorina christine, la dichiaro inarresto.- disse; anche se aveva ancora in mente la storia dei vestiti piegati che non gli tornava...- No, non sono stata io! Signor Smith, mi creda, la prego! Io volevo bene a Susan! Non volevo vederla morta!Per uno stupido film, poi...!-Ma quando ormai Christine aveva le manette e stava per entrare nell’auto della polizia, passò un barboneche, vedendo quel movimento di gente, si avvicinò senza curarsi della polizia, e disse: - Fate l’elemosina perfavore, voi, così ricchi e benestanti...- poi ad un certo punto si fermò, guardò il sig. Donald che esclamò: - Tu,ancora tu, via dalla mia proprietà!-- Vi conoscete?- chiese il detective e il barbone, prima che potesse farlo il sig. Donald, rispose: - Che il buondio abbia pietà di lui; ci siamo incontrati qualche notte fa...- e il sig. Smith - racconti tutto.- disse con fretta disapere.- Piano, signore, piano...Dunque, fu quattro sere fa, più o meno verso l’una e venti...stava entrando dallaparte posteriore della casa da un passaggio nel muro...e io, vedendo il suo bracciale in oro pesante, che portaanche adesso, mi avvicinai a chiedere l’elemosina, pensai che vivesse nella ricchezza; qualche spicciolochiedevo, giusto per un tozzo di pane, ma lui mi spinse all’indietro e mi scacciò in malo modo, peggio di uncane. Era molto nervoso e soprattutto bagnato, sì, zuppo dalla testa ai piedi, anche se non ne capisco laragione, non è estate e poi a quell’ora...-

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Giallo Ockham Rasoio di Ockham

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- Grazie signore, la sua testimonianza è così preziosa che capovolge tutto...-- Un momento! - Disse il sig. Donald - voi non avete prove sufficienti per incastrarmi! A meno che noncrediate a questo straccione che magari è stato pagato da Christine...-- Ed è qui che si sbaglia, mio caro! Vede, io ho trovato la camicia da notte sotto l�albero, è vero, ma eraperfettamente piegata, come allo stesso modo sono piegati i suoi vestiti nella cassettiera e nell�armadio; leiha la mania dell�ordine, signore!-- Le ho già detto e le ripeto che è la mia governante che non tollera il disordine! Tutt�al più è stata lei!...-- Il punto è che tutti e due i modi di piegare sono perfetti, ma completamente diversi... Evidentemente peròlei non tollerava quello della sua domestica... Vuole fare una prova?-- No, basta, lei mi ha scoperto, detective Smith, è davvero un tipo in gamba... Si. Confesso. Io ho messo lalettera sotto il cuscino per depistarvi e farvi credere che l�aveva mandata Christine e che Susan ha fatto fintadi non vedere per non mandare l�amica in galera. Si volevano proprio bene quelle due... Ma ho anche fattoun�altra cosa...-- Ha messo del sonnifero nella cena dei ragazzi mentre loro sono andati sotto sua richiesta a lavarsi le mani.Ne mise di più però nel piatto della vittima a cui probabilmente disse pressappoco così: �-Voglio averel�onore di stare seduto vicino a Susan... Prego, siediti qui!�... Sbaglio, forse?- No, è andato tutto come ha detto... Ma poi alla fine non so come, ma si è svegliata e sono entrato neltorrente per affogarla...- disse con tono triste abbassando la testa.- Ma mi tolga una curiosità, qual è il movente?-- Il padre di Susan circa sei anni fa ha investito mio figlio che attraversava tranquillamente le strisce pedonali.Un passante l�ha visto in faccia e mi ha detto chi era quando sono arrivato all�ospedale. Ma purtroppo fuinutile. Appena arrivai mio figlio riuscì solo a dire queste parole: �Ti voglio bene papà. Purtroppo furonoanche le sue ultime.Da quel momento volevo vendicarmi a tutti i costi di lui e me lo son fatto amico; più gli stavo accanto, piùil mio desiderio di vendetta cresceva... Fino a quando non ne ho potuto più e ho pianificato tutto l�omicidionei minimi particolari... Ma è proprio vero che non esiste il delitto perfetto...! E comunque io ho volutoquesta mania dell�ordine per stare sempre vicino a mio figlio, che io rimproveravo spesso dicendogli che eratroppo ordinato e sembrava una femminuccia...-- Doveva pensarci bene prima di fare un atto del genere. Forse quella dell�ordine non è stata solo unacoincidenza, forse suo figlio ha cercato in qualche modo di avvisarla poiché non lo voleva quest�omicidio,ma lei non ha tenuto conto di questo... Ora, anche il padre della ragazza soffrirà fino alla fine dei suoi giorniproprio come lei.-Le ultime parole che disse il sig. Donald prima di entrare in prigione e restarci fino alla fine dei suoi giornifurono: - Figlio mio, anch�io ti voglio bene...-

Angela Bertamino � 1^ E

Page 18: IL RASOIO DI OCKHAM · Infatti non c’è solo la Posta, incisiva e coinvolgente come sempre, che induce il lettore a discutere su temi importantissimi quali la salute pubblica, il

E per finire...Rasoio di Ockham

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15 dicembre 2004: la vittoria!Il Rasoio di Ockham

Miglior giornalino scolastico del Triveneto

da sinistra: Federica Pizzaia, Roberta Marcon, Massimo Negrin, Alessandro Morellato, prof, AntonellaGrigoletto, Nicolò Gasparetto. E al centro… la targa di miglior giornalino del Triveneto!

Rasoio di OckhamFrustra fit per plura quod potest fieri per pauciora

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