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Il processo decisionale nelle organizzazioni Prima parte Psicologia del lavoro- Dott.ssa Fabiola Silvaggi-Laurea Triennale

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Il processo decisionale nelle organizzazioni

Primaparte

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MAPPA CONCETTUALE – IL PROCESSO DECISIONALE

TEORIA DELLE DECISIONI:-BARNARD -SIMON

TEORIE SULLE CONSEGUENZE DELLA DECISIONE

LE CONCEZIONI DELLA RAZIONALITA’

LE EURISTICHE E BIAS

MODELLI DECISIONALIIL PROCESSO DECISIONALE DI GRUPPOCOMUNICAZIONE

IL CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVOCONVIVENZA ORGANIZZATIVAEMOZIONI

PERSONA

INTERAZIONECONL’AMBIENTE/SETTING

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I processi decisionali: problema organizzativo

Nella vita quotidiana la decisione implica:a) un atto di volontà dell’attore che deve decidereb) l’esistenza di possibili alternativec) la sequenza delle azioni che la genererannod) l’oggetto o contenuto della decisione

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SCUOLA DECISORIA

La scuola decisoria concepisce l’organizzazione stessa come un cervello che elabora informazioni e studia leinterrelazioni tra l’individuo e le sue aspirazioni con l’organizzazione ed i suoi obiettivi.

Secondo questa scuola, l’organizzazione deve essere osservata in termini di premesse e processi di decisione.E’ necessario cioè, per comprendere la dinamica organizzativa, osservare i membri dell’organizzazioneallorchè prendono decisioni e risolvono problemi, tenendo conto delle premesse di tali decisioni(atteggiamenti, valori, obiettivi, ecc).

Oggetto tipico dell’analisi della scuola delle decisioni è quindi l’operatore organizzativo (individuo ogruppo), osservato quando deve compiere delle decisioni.

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Teoria delle DecisioniC. Barnard (1861 - 1961)Considerato il capostipite della scuola decisoria, diede un contributo agli studi organizzativi con la sua operaprincipale “Le funzioni del dirigente” (1938), dove individua tre funzioni essenziali che caratterizzano l’operadirigenziale:

- assicurare un efficace sistema di comunicazioni;-garantire il flusso regolare e costante delle risorse necessarie al funzionamento dell’organizzazione;- determinare i fini ultimi dell’organizzazione.

H. SimonPremio Nobel per l’economia (1978), Simon concepisce l’organizzazione come un complesso schema dicomunicazioni e di altre relazioni che vengono a stabilirsi in un gruppo di esseri umani.

Simon costruisce l’organizzazione considerando gli uomini che agiscono all’interno dell’organizzazione stessa eche vanno visti come dei soggetti che decidono continuamente.

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Per Simon, management significa “decisione”. E’ la decisione l’oggetto fondamentale dellaconoscenza organizzativa. Vengono identificati da Simon tre livelli di decisione:

- strategico- progettuale- operativo.

Le decisioni diventano decisioni programmate (di routine) e decisioni non programmate(nuove, non strutturate, occasionali).

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LE CONSEGUENZE DELLE DECISIONI

• Ad ogni alternativa si collega una serie di conseguenze.

Tre categorie delle conseguenze:a) teorie della certezza (conoscenza completa delle conseguenze)

b) teorie del rischio (conoscenza precisa della distribuzione di probabilità delle conseguenze)

c) teorie dell’incertezza (il soggetto non riesce ad attribuire probabilità definite al verificarsi di conseguenze particolari).

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LE CONCEZIONI DELLA RAZIONALITA’

• Paradigma della razionalità assoluta:1) infinita capacità dell’uomo di raccogliere informazioni su una scelta;2) capacità di elaborare le informazioni istantaneamente;3) capacità di calcolare la soluzione ottimale al problema che deveaffrontare.

• Paradigma della razionalità limitata (H.Simon):1) la nostra capacità di raccogliere ed elaborare informazioni è limitata;2) non disponiamo mai di tutte le opzioni di scelta;3) non siamo in grado di calcolare le conseguenze di ogni opzione di scelta.

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Le euristiche (efficienti strategie per semplificare decisioni e problemi)

Tversky e Kahneman (1974) hanno studiato come le persone prendono decisioni incondizioni di incertezza.

Utilizzo delle euristiche, intese come decisioni a spanne, procedure semplici e intuitive.

Le euristiche, solitamente, sono efficaci. E garantiscono la soddisfazione delle esigenze.

Euristica della disponibilità

Euristica della rappresentatività

Euristica affettiva

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Euristica della disponibilità

Consiste nel giudicare la frequenza di una classe o la probabilità di un evento in base alla facilità con la quale esemplari o casi possono venire in mente.

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Euristica della rappresentatività

Prevede che si giudichi la probabilità o la frequenza sulla base della similarità.

Previsione categoriale: stimare la probabilità che una persona con certe caratteristicheappartenga a una determinata categoria.

Effetto di incorniciamento

Lo stesso problema può condurre a differenti decisioni se viene descritto in mododiverso

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Euristica affettiva

Le persone consultano l’emozione associata alle immagini che hanno inmemoria, e in base a questo decidono l’entità del rischio.

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Bias: errori sistematici di giudizio derivanti dall’utilizzo delle euristiche.Ovvero, non tutti gli errori sono casuali, ma talvolta sbagliamo tutti allo stesso modo.

BIAS DELLE EURISTICHE

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MODELLI DECISIONALI INDIVIDUALI

MODELLO RAZIONALE

MODELLO BUROCRATICO

MODELLO POLITICO

MODELLO INCREMENTALE/ADATTIVO

MODELLO CULTURALE/INTERPRETATIVO

MODELLO CAOTICO

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MODELLO RAZIONALE

Gli assunti di questo modello sono fondamentalmente tre:

a) l’uomo è un essere completamente razionale che, nell’assumere una decisione, segue, e deve seguire, una serie di fasi;

b) Le capacità del decisore non sono influenzate dal contesto in cui opera;

c) Le emozioni e i sentimenti del decisore possono essere tenuti completamente sotto controllo senza influenzare pertanto le sue capacità decisorie

Il decisore secondo tale modello:

a) Conosce tutte le alternative dell’azione;b) Conosce tutte le conseguenze di ciascuna alternativa di azione;c) Elabora una precisa preferenza sull’ordine delle diverse alternative;d) Fa ricorso a regole decisorie che consentono di scegliere una singola azione da intraprendere

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MODELLO BUROCRATICO

La decisione è guidata dalle norme, dalle regole e dalle procedure organizzative all’interno di unambiente stabile e prevedibile.

Ogni scelta, pertanto, deve seguire:

- un preciso iter sequenziale (non si può passare alla fase successiva se la fase precedente non risultacompletata);

- richiede una serie di verifiche tecniche;

- si perfeziona con la ratifica del dirigente responsabile

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MODELLO POLITICO

Questo modello muove dalla constatazione dell’esistenza, nelle organizzazioni, di interessi ecoalizioni contrapposte, ciascuna delle quali magari sorretta da una specifica razionalità macaratterizzate dalla ricerca del proprio vantaggio piuttosto che nel conseguimento degli obiettivicollettivi, sui quali non si realizza una chiarezza condivisa.

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MODELLO INCREMENTALE/ADATTIVO

Questo modello considera la strategia come l’espressione delle metafore che consentono agli individui di interpretare l’ambiente e di dare significati all’azione organizzativa.

La strategia non riguarda solo i vertici manageriali ma l’intera organizzazione chiamata a cooperare e le decisioni risultano scarsamente centralizzate

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MODELLO CAOTICO

Le decisioni sono caratterizzate da alta incertezza e alta ambiguità e spesso da una parziale comprensionedegli obiettivi e dei mezzi per raggiungerli.

Queste situazioni sono definite di anarchia organizzativa in cui le decisioni anziché seguire una serieordinata di fasi sono il frutto della combinazione casuale di fattori considerati indipendenti: problemi,soluzioni e decisori.

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Il processo decisionale di gruppo

3 fasi:

1. INDIVIDUAZIONE E DEFINIZIONE DEL PROBLEMAQuesta fase non è contraddistinta da attività tranquille e di routine: i membri del gruppo possono cooperare in questa fase oppure contrapporsi od ostacolarsi; possono distorcere o negare il problema o minimizzarlo.

2. ACQUISIZIONE E CONDIVISIONE DELLE INFORMAZIONILa ricerca e l’acquisizione delle informazioni possono essere svolte direttamente dai membri del gruppo ma

nulla esclude che il gruppo possa avvalersi di soggetti esterni. Le informazioni raccolte devono essere attentamente valutate e condivise

3. RICERCA E VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVELe informazioni raccolte sono propedeutiche all’individuazione di possibili alternative di decisione.

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BIAS DECISIONALI DI GRUPPO

PENSIERO DI GRUPPO: L’elevato grado di coesione nel gruppo, l’alto grado di appartenenza e diidentificazione con esso, la tensione a mantenere relazioni positive al suo interno alla base deicomportamento di autocensura dei membri dissenzienti.I processi attraverso i quali tale meccanismo può operare sono relativamente semplici: una selezioneaprioristica dei dati utilizzando solo quelli che confermano la posizione assunta; la difficoltà diacquisire informazioni accurate.

FALSO CONSENSO: Tendenza a sovrastimare il grado di similarità tra sé e gli altri: la tendenza deimembri di un gruppo a far ritenere che le proprie convinzioni o le proprie opinioni siano comuni anchea molte altre persone e siano più diffuse di convinzioni e opinioni diverse dalle proprie.

COINVOLGIMENTO CRESCENTE: Crescente coinvolgimento in una decisione malgrado leinformazioni sui risultati di detta decisione siano del tutto negativi

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DECISIONE E RESPONSABILITA’

Nel suo schema più elementare, responsabilità significa che qualcuno è tenuto a rispondere diqualcosa, cioè di azioni delle sue abilità, comunicazioni, omissioni a lui attribuibili a qualcunaltro, cioè verso colui o coloro che hanno aspettative legittime di pretendere risposte sulla basedi norme o di regole attive e operanti nel contesto considerato.

La responsabilità è una funzione costruita per contenere e finalizzare:

1. Aspetti psicologici: la responsabilità può essere considerata come una funzione e unacompetenza dell’io e delle sue capacità e potenzialità di autonomia rispetto alle pressioni, aiconflitti interni ed esterni all’individuo

2. Aspetti interpersonali e normativi: la responsabilità attiene alla dimensione delle interazionisociali, delle azioni e delle retroazioni

3. Aspetti sociali e istituzionali: per orientare e finalizzare le prestazioni e le aspettativemantenendo sufficienti livelli di ordine e di prevedibilità

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La comunicazione organizzativa è l’insieme dei processi strategici e operativi, di creazione, di scambio e di condivisione di messaggi informativi e valoriali all’interno delle diverse reti di relazioni che costituiscono l’essenza dell’organizzazione e della sua collocazione nell’ambiente”.

(E. Invernizzi, 2005)

DECISIONE E COMUNICAZIONE

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I quattro livelli comunicazionali nelle organizzazioni

Comunicazione funzionale: Informazioni di tipo operativo (colloqui, riunioni di lavoro)

Comunicazione strategica: Informazioni atte a far conoscere l’organizzazione nel suo complesso/ migliorare la visibilità di un’azienda (riviste aziendali, bacheche, lettere)

Comunicazione informativa: Punta a formare le persone attraverso l’apprendimento dicontenuti e metodi di lavoro, di modalità di comunicazione adatte a stimolare lacollaborazione (training on the job, formazione in aula)

Comunicazione creativa: Occasioni di scambio e di dialogo sia verticale che orizzontale,dove il sapere si trasferisce o si crea spesso in modo informale (brainstorming).

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Il processo di comunicazioneDal punto di vista tecnico, l’azione di comunicazione segue un percorso logico molto semplice ed è un’attività in cui ci sono:

– un punto di partenza; – un emittente, che trasmette il messaggio mediante – ad un servizio pubblico di rispondere ai bisogni dell’utenza; un canale e/o un mezzo; – un punto d’arrivo, un destinatario che lo riceve; – un messaggio di ritorno come risposta (feedback).

La comunicazione è, quindi, un processo a due vie: andata e ritorno del messaggio.

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