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PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS. TRINITÀ DI MILANO - Anno 10, Esercizi Spirituali Quaresima 2019 IL FILO

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INDICEPAGINA

36 - 1112 - 1819 - 2526 - 3132 - 37

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Introduzione - Un’amica mi ha parlato di tePrimo giorno - La samaritanaSecondo giorno - La nedova di NainTerzo Giorno - L’emorroissaQuarto Giorno - Marta e MariaQuinto Giorno - L’adulteraLe mie riflessioniIncontrando un’amica Esercitazione su una figura femminile nel Vangelo

PARROCCHIA SS. TRINITÀ - via G. Giusti 25, Milano, tel. 02 36 72 7100 - fax: 02 31 820 144 IBAN IT 19 V 03359 01600 100000009678 presso Banca Prossimadon Mario Longo parroco - tel. 02 33 11 831 - 02 36 72 7100 - 338 79 85 284 [email protected] Sergio Gianelli - tel. 02 36 72 7101 cell. 339 84 28 068 don Francesco (capp. cinese) Padre Joseph Dennees - cell. 349 61 42 456 - [email protected] parrocchiale - dal lunedì al venerdì - ore 16 - 18 - tel. 02 36 72 7100 int. 7 Segreteria dell’oratorio - dal lunedì al venerdì - ore 15.30 - 18 - tel. 02 36 72 7100 int. 4e-mail della segreteria: [email protected] Ascolto mercoledì e giovedì ore 16.30 - 18.30 - tel. 02 36 72 7100 int. 3Basket, Volley, calcio: s.r.l. TRI - via Giusti 27 - tel. 02 36 72 7100 / [email protected] del Borgo - via Verga, 5 - [email protected] cell. 331 31 14 001Orario SS. Messe feriali 8.30 - 18.30 vigiliare 18.30 festive 8.30 - 10.30 - 15.45 (cinese) - 18.30Tutte le celebrazioni sono trasmesse in diretta audio e video sul sito: www.trinita.tvEmail della redazione: [email protected]

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Le videoregistrazioni delle serate degli esercizi spirituali si

possono vedere sul canale Youtube:

Cercare su Youtube il canale

Mario Longo

e cliccare sull’icona

qui a lato

Andare su PLAYLIST

e cliccare su

Esercizi Spirituali 2019

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G li uomini hanno paura delle donne. Èuna paura che viene da lontano, dalontano quanto la loro vita.

È una paura avvertita sin dal primo giorno, e nonè solo paura del corpo, del volto e del cuoredella donna, ma anche paura della vita e pauradi Dio. Poiché tutti e tre son vicini: la donna, lavita e Dio. Cos'è una donna? Nessuno sa rispon-dere a questa domanda, neanche Dio, che purle conosce per esser stato generato da loro, nu-trito da loro, cullato da loro, vegliato e consolato da loro. [...] Le donne non sono Dio, non sono esat-tamente Dio, manca molto poco per esserlo, manca loro molto meno che all’uomo. Le donne sonola vita in quanto la vita è più vicina al riso di Dio. Le donne hanno la custodia della vita durante l'as-senza di Dio. A loro è affidato il sentimento limpido della vita effimera, la sensazione fondamentaledella vita eterna. E gli uomini non riuscendo a superare la propria paura delle donne, credendo disuperarla nei giochi di seduzione, nelle guerre o nel lavoro, ma non superandola mai realmente, gliuomini, avendo una paura eterna delle donne, si condannano in eterno a non conoscere quasi nulladi loro, a non gustar quasi niente della vita e di Dio. Poiché sono gli uomini a fare le Chiese, è ine-vitabile che le Chiese diffidino delle donne, come del resto diffidano di Dio, cercando di addome-sticare le une e l'altro, cercando di contenere la vita in piena nell'alveo molto sobrio dei precetti edei riti. “Francesco e l'infinitamente piccolo” (C. Bobain)

Un’amica mi haparlato di te

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«Ascoltando la dottoressa Ghisoni ho sentito la Chiesa parlare di sè stessa. Cioè tutti noi abbiamoparlato sulla Chiesa. In tutti gli interventi. Ma questa volta era la Chiesa stessa che parlava. Non èsolo una questione di stile: il genio femminile che si rispecchia nella Chiesa, che è donna».«Invitare a parlare una donna non è entrare nella modalità di un femminismo ecclesiastico, perchéalla fine ogni femminismo finisce con l'essere un ‘machismo’ con la gonna. No. Invitare a parlareuna donna sulle ferite della Chiesa – ha rimarcato - è invitare la Chiesa a parlare su sé stessa, sulleferite che ha. E questo credo che sia il passo che noi dobbiamo fare con molta forza: la donna èl'immagine della Chiesa che è donna, è sposa, è madre. Uno stile. Senza questo stile parleremmodel popolo di Dio ma come organizzazione, forse sindacale, ma non come famiglia partorita dallamadre Chiesa». Papa Bergoglio ha precisato: «Non si tratta di dare più funzioni alla donna nellaChiesa – sì, questo è buono, ma così non si risolve il problema – si tratta di integrare la donnacome figura della Chiesa nel nostro pensiero. E pensare anche la Chiesa con le categorie di unadonna».

(Papa Francesco)

Questo vorrebbe essere lo stile e il tema di questi nostri esercizi:“Un’amica mi ha parlato di TE”• Sarebbe stato meglio che fosse stata una donna a predicarli proprio per farci entrare meglio nelsuo modo di vedere le cose, di organizzare la realtà, di sentire i problemi e le sfumature, nell’attesaio cercherò di balbettare qualcosa. L’anno prossimo…• Le donne citate nel Vangelo, sono tantissime, anche se ai tempi di Gesù contavano pochissimo.Entrando a far parte in così gran numero nel racconto evangelico, già ci comunicano con la loro pre-senza, una Buona Notizia.

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• Solo per citarne alcune, ricordiamo l’emorroissa, Marta e Maria, la donna curva, le casalinghe, levedove, la serva, le donne dell’annuncio, Elisabetta, Anna, la suocera di Pietro, la vedova di Nain, lapeccatrice, le donne al seguito, la figlia di Giairo, le donne di Gerusalemme, la moglie di Pilato…• In questa settimana ci fermeremo ad esaminare l’avventura solo di alcune di loro, per la precisione,sei, che ci guideranno in questi giorni di esercizi, sei figure di donne che hanno incontrato Gesù cheha cambiato la loro vita.• Sei occasioni diverse di incontro, sei esperienze diverse, sei donne diverse ma ciascuna con unproprio messaggio, tutte quindi con la loro esperienza di vita, diranno qualcosa di importante a cia-scuno di noi.• Come esercizio a casa, potreste riflettere su una delle altre donne di cui non parleremo in questesere e continuare la meditazione seguendo lo schema proposto. • Cercheremo di fare una sintetica lectio della pagina del Vangelo, di entrare nel loro mondo e nellaloro vita, di immaginare e conoscere un po’ la loro storia prima dell’incontro con Gesù, scoprire l’oc-casione di questo incontro, il cambiamento suscitato in loro per poi chiederci, cosa questa esperienzapossa suggerire alla nostra vita. • Ci faremo aiutare in questo percorso anche da una breve drammatizzazione, da un’icona e daalcuni testi di poesia, preghiera e canzoni.

TESTI

Eterno è il suo amore per noi David Maria Turoldo

Poter dire anche noi, ognuno di noi:

egli si è degnato di chiamarci alla vita,

chiamando ciascuno per nome:

eterno è il suo amore per noi.

E ci ha dato una mente e un cuore,

e occhi e mani, e sensi;

e la donna ha dato a perfezione dell'uomo:

eterno è il suo amore per noi.

E pur se provati da mali e sventure,

potati come vigne d'inverno,

visitati dalla morte,...

almeno qualcuno riesca a dire:

eterno è il suo amore per noi.

Che tutti gli umiliati e offesi del mondo,

questo immenso oceano di poveri,

possano un giorno insieme urlare:

eterno è il suo amore per noi.

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CANZONEDonne ZuccheroDonne, tu du duIn cerca di guai Donne a un telefono che non suona mai Donne, tu du du In mezzo a una via Donne allo sbando senza compagnia Negli occhi hanno dei consigli E tanta voglia d'avventure E se hanno fatto molti sbagli Sono piene di paure Le vedi camminare insieme Nella pioggia o sotto il sole Dentro pomeriggi opachi Senza gioia né dolore Donne, tu du duPianeti dispersi Per tutti gli uomini così diversi Donne, tu du du Amiche di sempre Donne alla moda, donne contro correnteNegli occhi hanno gli aeroplani Per volare ad alta quota Dove si respira l'aria E la vita non è vuota Le vedi camminare insieme Nella pioggia o sotto il sole Dentro pomeriggi opachi Senza gioia né dolore Donne DonneDonne, tu du duIn cerca di guai Donne a un telefono che non suona mai Donne tu du duIn mezzo a una via Donne allo sbando senza compagnia

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ParolaGiunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe avevadato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, se-deva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingereacqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvistadi cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sonouna donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesùle rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessagliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non haiun mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forsepiù grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli eil suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi bevedell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sor-gente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua,perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse: «Va' a chia-mare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai dettobene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in que-sto hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hannoadorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemmeadorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo,perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratoriadoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelliche lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire ilMessia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che tiparlo».In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con unadonna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto la-sciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tuttoquello che ho fatto. Che sia forse il Messia?».

La samaritanaDrammatizzazioneMentre si legge il Vangelo una donna sale all’altare portando una brocca. Si siede ai piedi dell’altare,verso la fine della lettura del Vangelo, abbandona la brocca e il velo azzurro e corre via.

Gv. 4, 5 - 29

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Lectio• Tutti gli incontri nel Vangelo di Gv. hanno un valore universale, le figure che si accostano a Gesùrappresentano la varietà delle esperienze umane. Così è anche per questo incontro. • Incontro di due “assetati”: Gesù “di fare la volontà del Padre”, la donna, “di acqua”. Gesù le fafare un cammino interiore, scava nel profondo del pozzo della vita della donna. La sete di acqua èsolo una immagine della infinita sete di infinito che ciascun uomo ha dentro di sè.• Il pozzo è quello di Giacobbe, dove il patriarca con un gesto spettacolare di forza solleva da solola pietra e porge da bere alla bella Rachele che vuole conquistare. Anche la domanda di Gesù,“dammi da bere” sembra quasi un’advance ma per Gesù è l’inizio di un dialogo che parte mostrandoinvece la sua debolezza e la sua umanità, abbassandosi a parlare con una donna, samaritana e mo-ralmente discutibile. • Un dialogo che poco alla volta la conduce a fare chiarezza nella sua vita a tutti i livelli da quello piùmateriale ed immediato, l’acqua e via via a quello della religiosità, dei riti, delle leggi, a quello del-l’identità del Messia fino ad arrivare al suo cuore dove abita quella sete infinita da cui erano partiti. • La donna ha sei mariti, non si placa la sete con la quantità ma con la qualità.• Gesù dona il senso della vita, aiuta a comprendere verso dove stiamo andando, cosa ci manca re-almente. • Gesù vera sorgente di acqua viva, richiama la “polla di acqua che stava al centro del giardino del-l’Eden in Genesi 2. Il mondo era deserto, informe, ma una polla....

Icona• Nell’icona dell’incontro di Gesù conla Samaritana, viene messo in risaltoil tema dell’amore e dell’offerta,l’amore di Dio che rompe ogni fron-tiera e si riversa come acqua che dis-seta per la vita eterna. Tutto questoespresso nel segno dell’acqua viva.Essa sgorga dal costato trafitto diGesù in croce e qui egli ne parla allasamaritana e gliela offre. • Il pozzo nell’icona è pieno di sab-bia, è prosciugato, il vento ci ha por-tato dentro la sabbia. • Cristo, invece, è il pozzo: il suo ve-stito è incorporato nel pozzo e il suomantello prende forma e diventapozzo, per offrire da bere una be-vanda nuova, già accennata sul co-stato dove Cristo tiene la brocca.• Nell’icona la brocca della donna è di colore scuro, rappresenta un’urna funeraria. Rappresenta lavita di prima della donna: le sue speranze e i progetti, tutto quello che ha portato nel cuore e cheaveva appassionatamente cercato, la sua sete di amore (i suoi cinque mariti + uno) che ora giaccionomorti ai piedi del pozzo.

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Donna prima• Chi è questa donna? Non sappiamo nemmeno il nome, in effetti il nome dei “nemici”, degli av-versari non è importante, è una Samaritana, quindi un’infedele, fa parte di quel popolo di traditoriche hanno abbandonato il vero culto per gli idoli cananei, è spregevole, per un Giudeo è vietato av-vicinarla, parlare con lei e peggio ancora bere dalla sua brocca.• Rappresenta l’Israele che ha abbandonato Dio per cercare tanti amanti.• È una donna inquieta, che ha commesso tanti errori nella ricerca dell’amore. • È mezzogiorno, l’ora più calda della giornata, quando non c’è in giro nessuno e lei non vuole nem-meno vedere nessuno perchè si vergogna, perchè è disprezzata anche dai suoi per la sua vita disor-dinata. I cinque mariti sono simbolo dei cinque libri della bibbia, il Pentateuco, la Legge, che lei hadisprezzato concedendosi ad un sesto! Sono anche il simbolo dei 5 idoli di Samaria; sei poi è il nu-mero della imperfezione.• Il pozzo è notoriamente un luogo di incontro, il luogo dell’amore (Il servo di Isacco, Giacobbe...)ma lei sceglie mezzogiorno per non incontrare nessuno, è proprio fuori, emarginata, si è emarginata,come la Samaria... • L’ora sesta è l’ORA in cui Gesù dalla croce urlerà “Ho sete!”.• La donna rimane scossa e forse indispettita da questo approccio anche se forse era abituata a ge-stire tante situazioni del genere. Rimane spiazzata, sorpresa, quella di Gesù non è una violenza comealtre ma una richiesta di elemosina, di aiuto... quante volte i profeti hanno proclamato l’amore diDio tradito da Israele e la sua continua ricerca rispettando la libertà del popolo. • Un pensiero di riflessione anche sull’atteggiamento di Gesù, e della donna. Entrambi chiedonoma Lui chiede per donare lei chiede per avere. Non vi è mai capitato di incontrare un senza tetto,un “barbone”, un povero che invece di stendere la mano si metta a vostra disposizione per servirvi?Se dovesse capitare, penso che in quel momento finirà di essere povero. Siamo tutti poveri, miseri,“barboni”... quando non sappiamo donare nulla.

OccasioneL’occasione di questo incontro è stata la sete, la sete infinita o meglio che finirà solo con la morte,una sete materiale che è parabola della sete di amore e di infinito che abbiamo nel cuore.

Donna dopo• L’incontro della donna con Gesù la trasforma, ora non gli interessa più l’acqua del pozzo, abban-dona persino la brocca, non cerca di evitare la gente anzi corre da tutti per parlare di Gesù, noncerca più qualcosa per soddisfare la sua sete ma dona la gioia e la luce che è scoppiata nel suocuore è diventata sorgente di acqua viva!• Incontrando Gesù e scoprendo il senso della vita, non può non correre ad annunciare, diventa mis-sionaria, annuncia il Vangelo sulla sua vita e con la sua vita. • Questa pagina è il racconto di una storia d’amore accaduta un giorno che non riguarda solo unadonna samaritana ma ciascuno di noi. • Ci ricorda la pagina di Osea: Percio�, ecco, l’attirero� a me, la condurro� nel deserto e parlero� al (sul) suo cuore. Le rendero� le suevigne e trasformero� la valle di Aco�r in porta di speranza. La� cantera� come nei giorni della sua giovi-nezza, come quando usci� dal paese d'Egitto. E avverra� in quel giorno - oracolo del Signore - mi chia-merai: Marito mio, e non mi chiamerai piu�: Mio padrone. (Os. 2, 16-18)• Da straniera, peccatrice, infedele ad un amore, come Israele, diventa “Sposa”, “Missionaria”.

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NoiAnche noi dobbiamo riscoprire la nostra sete di infinito, cercare e desiderare sempre più profonda-mente il senso delle cose e della vita. Anche sbagliando le scelte, la sete continua ha portato la donna ai piedi di Gesù. E noi come cerchiamo di soddisfare la nostra sete? Come rispondiamo alla nostra sete d’infinito?Quali sono le scelte che facciamo ogni giorno per poter soddisfare i nostri bisogni materiali, la nostrasete di felicità, di serenità…Quanto tempo perdiamo e quante forze per andare avanti e indietro dai “pozzi” di Giacobbe neldeserto della nostra vita! La donna dopo l’incontro con Gesù non ha smesso di andare al pozzo, anche noi non dobbiamosmettere di lavorare (tranne le “quota 100…”) e nemmeno smettere di amare, ma dare senso e va-lore reale a tutte le cose. La donna è stata colpita innanzitutto dal fatto che Gesù per primo si è rap-portato a lei in un modo diverso dagli altri, senza disprezzarla, perché ha fatto luce nella sua vita ele ha dato la gioia dell’incontro e del dono e così è diventata missionaria. Prova un po’ a verificare sull’aspetto missionario della tua vita! Non deve ridursi ad una elemosina o ad una “adozione a distanza, a casa loro!” ma deve essereuno stile di vita di chi, avendo incontrato il Signore, non può fare a meno di parlarne ai fratelli cheincontra. Dopo l’incontro con Gesù, tutto per la donna aveva acquistato un senso. La vita non era più un con-tinuo andare, venire cercare, trovare, cercare, trovare... e per te? O forse non sei ancora arrivato alpozzo?

TESTIAbbiamo fame di tenerezza Alda MeriniAbbiamo fame di tenerezza,in un mondo dove tutto abbondasiamo poveri di questo sentimentoche è come una carezzaper il nostro cuoreabbiamo bisogno di questi piccoli gestiche ci fanno stare bene,la tenerezzaè un amore disinteressato e generoso,che non chiede nient’altroche essere compreso e apprezzato.

Il giardino di Dio Pino Marelli (Nuovi Incontri per i genitori, Elledici)C'era una volta un giardino chiuso da altissime mura, che suscitava la curiosità di molti.Finalmente una notte quattro uomini si munirono di un'altissima scala per vedere che mai ci fossedi là. Quando il primo raggiunse la sommità del muro, si mise a ridere forte e saltò nel giardino.Salì a sua volta il secondo, si mise a ridere e saltò anch'egli. Così il terzo. Quando toccò al quarto,questi vide dall'alto del muro uno splendido giardino con alberi da frutta, fontane, statue, fiori diogni genere e mille altre delizie. Forte fu il desiderio di gettarsi in quell'oasi di verde e di quiete, maun altro desiderio ebbe il sopravvento: quello di andare per il mondo a parlare a tutti dell'esistenzadi quel giardino e della sua bellezza.

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Il tempo dell’uomo nel presente Dio Guido NovellaSignore, sovente non attendo niente o attendo cose.E mi ritrovo con il cuore vuoto.Risveglia in me il desiderio di attendere le persone.Di attendere te.Dammi capacità di decifrare l'inquietudine che sempre mi prende:è la tua voce che mi invita a desiderare il nuovo.Fa' che senta nell'aria il profumo della tua dolce presenza.Tu, l'amico vero che mai mi abbandona.Tu, mio futuro sognato e già divenuto realtà.Perché a te è cara la mia esistenza.Vieni, Signore, nel mio quotidiano!

Tardi ti ho amato S. Agostino (Le confessioni)Tardi ti ho amato,bellezza così antica e così nuova,tardi ti ho amato.Tu eri dentro di me, e io fuori.E là ti cercavo.Deforme, mi gettavosulle belle forme delle tue creature.Tu eri con me, ma io non ero con te.Mi tenevano lontano da tequelle creature che non esisterebberose non esistessero in te.Mi hai chiamato,e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.Hai mandato un baleno,e il tuo splendoreha dissipato la mia cecità.Hai effuso il tuo profumo;l'ho aspirato e ora anelo a te.Ti ho gustato,e ora ho fame e sete di te.Mi hai toccato,e ora ardo dal desiderio della tua pace.

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CANZONELa Ricerca Di Te TazendaA Te Che accogli il mio canto insicuro Dolce le sere di quiete Muto nella notte dell'inconscioIl mio profondo essere obbedisce

A Te Che cogli il mio frutto immaturo Acerba è la mia ragione Trema al primo sibilo di vento E cade nell'oblio del non-Ricordo

Di Te Portami oltre il pensiero Aldilà del mistero Aiuta la mia Essenza a andare via da ogni idea Invitami ogni giorno alla ricerca di me La ricerca di Te Io e Te Tra galassie e foreste Uccelli alla bruma dell'alba I pesci negli abissi degli oceani Io penso col pensiero di un bambino

A TeCon quelli che sanno ascoltarTi Con quelli che sanno vederTi Con tutte le creature della luce Accendo la scintilla nella notte Con Te Portami oltre il pensiero, Aldilà del mistero Aiuta la mia Essenza a andare via da ogni idea Invitami ogni giorno alla Ricerca di me La Ricerca di Te

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ParolaSi recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quandofu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madrevedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e ledisse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse:«Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diedealla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sortotra noi e Dio ha visitato il suo popolo». La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e pertutta la regione.

La vedovadi Nain

DrammatizzazioneMentre si legge il Vangelo una donna dolente velata di nero sale verso la croce di Gesù. Si ferma aipiedi della croce, alla fine della lettura del Vangelo, abbandona il velo nero e corre via.

Lc. 7, 11-17

Lectio• Gesù è in cammino con i suoi discepoli, Gesù è sempre in cammino, anche noi dobbiamo esseresempre in cammino. • Posta su un’altura in Galilea Nain era un villaggio sconosciuto nelle Scritture Ebraiche. Per la suapiccolezza questo villaggio aveva una sola porta (v. 12). Si può identificare con l’attuale Nain o Nein,sulle pendici settentrionali del Piccolo Hermon, 4 o 5 km a sud del Tabor; il nome, etimologicamente,significa “deliziosa”. • In un piccolo paese i dolori di una famiglia sono i dolori di tutti, per cui non fa meraviglia vederela partecipazione di una grande folla nel caso pietoso della morte dell’unigenito di una vedova.• Il profeta Zaccaria (12,10) parla del lutto di Israele dicendo: “Faranno cordoglio come si fa cordoglioper un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito”. Ilmorto veniva portato al sepolcro sopra una barella e con il volto scoperto; come si usa ancora ogginei funerali di palestinesi che vediamo in TV. Il velario o sudario per coprire il viso veniva posto suldefunto immediatamente prima della sepoltura che avveniva la sera stessa del giorno in cui il giovaneera morto: a quel tempo la sepoltura si faceva ben presto. • Il morto è descritto senza articolo determinativo: “Si portava alla sepoltura un morto” quasi a porrel’enfasi sui vocaboli che presentano un crescendo sempre più patetico: “morto” “unigenito” “figlio”“di sua madre, che era vedova”. Più disgraziata di così ... si muore...• Incontro di due “cortei”: quello “della vita” che sale con il Figlio.... Gesù verso la città (secondo ilvangelo di Luca, Gesù sale in tutto il suo Vangelo fino a Gerusalemme) di Nain (deliziosa). Quello

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della morte che scende con il figlio ...verso lo sheol, la tomba, la morte. Nain, deliziosa, propriocome Gerusalemme ma non esente dal dolore come racconta un midrash: "Dieci porzioni di bellezzasono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci porzioni discienza sono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci por-zioni di sofferenza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove".• Differenze tra i due figli: nessuna! Entrambi figli unici di madre vedova, fuori dalla porta della cittàstanno per essere sepolti, verranno sepolti, entrambi però vengono ri-consegnati alla madre dolente,si siederanno sulla bara, sul legno, sulla morte e si metteranno a parlare... come l’angelo seduto sulsepolcro del Risorto…• La commozione di Gesù non è suscitata dal morto, che non conosceva, a differenza di Lazzaro, madalla madre desolata: “Ne ebbe compassione”. Stesso verbo usato per la compassione “viscerale”,materna di Dio per il suo Popolo. Per gli ebrei le viscere erano l’origine delle affezioni più tenere,soprattutto la gentilezza, la benevolenza, la compassione tutte caratteristiche della personalità fem-minile, materna. Noi diremmo tutto ciò che viene dal “cuore”. • Gesù come sempre fa il primo passo, nessuno gli chiede nulla (formalmente) ma il pianto di unamadre è un urlo di implorazione e di dolore per chi non ha un cuore di pietra. • Gesù compie il miracolo per com-passione. Si richiama alla sua passione, tanto che Luca per laprima volta nel suo vangelo chiama Gesù, Signore, appellativo del Risorto. • Gesù dice alla povera donna: “Non piangere” (v. 13). “Non piangere” non rende bene il senso delverbo greco che significa: “Non continuare a piangere / Cessa di piangere”. • La donna, vedova, secondo una riflessione recente di Papa Francesco rappresenta la chiesa cheaccompagna i suoi figli peccatori e piange. Anche nella ultima lettera a conclusione del Sinodo deigiovani il Papa dice così:• Non possiamo essere una Chiesa che non piange di fronte a questi drammi dei suoi figli giovani.Non dobbiamo mai farci l’abitudine, perché chi non sa piangere non è madre. Noi vogliamo piangereperché anche la società sia più madre, perché invece di uccidere impari a partorire, perché sia pro-messa di vita. Piangiamo quando ricordiamo quei giovani che sono morti a causa della miseria edella violenza e chiediamo alla società di imparare ad essere una madre solidale. Quel dolore nonse ne va, ci accompagna ad ogni passo, perché la realtà non può essere nascosta. La cosa peggioreche possiamo fare è applicare la ricetta dello spirito mondano che consiste nell’anestetizzare i giovanicon altre notizie, con altre distrazioni, con banalità. (Chistus vivit 75)• Gesù non ha paura, non sta lontano, tocca invece la bara, cosa che lo rende impuro secondo lalegge, si fa prossimo come il samaritano della parabola di qualche capitolo dopo e parlando almorto, Gesù dice: “Ragazzo, dico a te, àlzati!” (v. 14). Il tempo del verbo “alzati/svégliati”, voce delverbo “risorgere”, indica un’azione immediata (subito, all’improvviso – non pian piano). Il morto èchiamato si tratta di un giovane si suppone di circa 18-20 anni. Come conseguenza del comando diGesù, “il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare” (v. 15). Quindi “lo restituì a sua madre”.Tutto avviene con semplicità e rapidità stupende. L’effetto fu la paura seguita subito da una com-mossa esplosione gioiosa: “Furono presi da timore, e glorificavano Dio” (v. 16). I presenti riconosconodue cose: “’Un grande profeta è sorto tra di noi’; e: ‘Dio ha visitato il suo popolo’” (v. 16). La categoriadegli orfani e delle vedove era spesso citata dai profeti e dalla legge come una categoria privilegiatadall’amore di Dio.

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IconaÈ molto semplice da interpretare: è l’incontro dei due cortei. Quello della vita: i personaggi sonopiù alti, i discepoli eretti dietro a Gesù, Gesù chinato verso la bara e tiene in mano il rotolo della Pa-rola. Il corteo della morte che esce dalla città, da una porta buia come un sepolcro, la madre in testaal corteo che si strappa i capelli, i personaggi che la seguono sono come piegati dal dolore, sonostretti tra loro nel dolore e risultano più piccoli dei discepoli, il dolore più è condiviso, più diminuisceal contrario della gioia che invece più è condivisa, più aumenta.

Donna prima• Chi è questa donna? Non sappiamo il nome, sappiamo solo che è una donna e basta, non è piùsposa, è vedova, ha un vuoto dentro di sè, senza amore, non è nemmeno più madre perchè l’unicosuo figlio orfano, è morto, l’ultima sua speranza di vita, il suo futuro, la sua sicurezza non c’è più.Non ha più ne diritti ne identità. Tanto più doveva essere straziante il dolore per la morte del figliounico ghermito a una vedova, e quindi priva di ogni appoggio morale. È una donna affranta dal do-lore, smarrita, senza futuro nè speranza, sola anche se circondata e accompagnata da molta gente.Il cammino della sua vita è una discesa verso la morte, prima il marito, ora il figlio unico. Forse nonsi accorge nemmeno del corteo della vita che le viene incontro, tanto è chiusa nel suo dolore. Unadonna affranta perchè porta al sepolcro una parte di sè, colui che aveva tenuto nel suo grembo,frutto di un amore. È sempre difficile e doloroso per una madre tagliare il cordone che la lega alfiglio per introdurlo alla vita, terribile e devastante quando lo vede andare verso la morte. • Stupita assiste alla scena di Gesù che parla con un morto! Cosa avrà pensato in quegli istanti? Spa-vento, e poi sbalordimento, proprio come la folla. Ma alla fine scaturisce il canto di lode al Signore....“Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni;… Io cambierò il loro lutto in gioia,li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.” (Ger. 31, 3.13)• La compassione dona vita. Quanti le avranno detto “Non piangere”! Capita sempre nei funerali,e più viene detto dai condolenti di non piangere e più uno piange. Gesù non lo dice per conve-nienza, non fa le condoglianze ma com-patisce: ogni morte con Gesù può trasformarsi in Passione.

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Occasione • L’occasione di questo incontro è stata la morte, il dolore: quante volte tante madri piangono perun figlio morto non solo fisicamente ma spiritualmente… pensiamo a santa Monica. Anche il doloreperò ha un senso se ci lasciamo incontrare da Gesù. • Anche l’esperienza della morte può aiutarci ad incontrare il Signore.

Donna dopo • La donna dopo l’incontro con Gesù, riacquista suo figlio perché ogni figlio è dono di Dio.• L’incontro della donna con Gesù trasforma la sua esistenza. La donna ha ripreso il suo cammino divita risalendo al villaggio, ripercorrendo le strade di ogni giorno, vivendo gli affetti e i momenti quo-tidiani con il suo unico figlio, ma il suo sguardo sulla vita certamente cambiò. Chissà quante volte,la sera, dopo una giornata di lavoro, di servizi e di incontri si sarà fermata in silenzio a contemplareil suo unico figlio e a guardarlo come un dono, a percepire ogni momento, ogni respiro come unaGrazia. Chissà, forse, alla sera della vita quando avrà rivisto il Figlio Unico che cambiò la sua esistenzaterrena, si sarà abbandonata dolcemente nelle sue mani, quelle miracolose che avevano ridato lavita al suo figlio e a lei... • Da vedova anonima, ridiventa Madre. Gesù come per la Samaritana, cambia il nome, dà un nomenuovo e quindi una vocazione, una mission.

Noi Gesù dona la vita e con essa il senso della vita, ci aiuta a comprendere verso dove stiamo andando,in che direzione, stiamo salendo o scendendo?Qual è la direzione della nostra vita? A che corteo apparteniamo, della vita o della morte?Gesù vede e intercetta il cammino della vedova e si fa incontro.... proprio come noi? Sappiamo farci prossimo?Come ci poniamo di fronte al dolore, alla malattia e alla morte di qualche persona vicina?Pensiamo qualche volta che le persone che ci stanno vicino sono un dono di Dio? Come ci comportiamo? E se pensassimo di perderle cosa cambierebbe nel nostro rapporto quoti-diano?C’è un aspetto della pastorale di molte parrocchie e della nostra in particolare che viene trascuratoed è la prossimità a chi vive un lutto, cosa possiamo dire della celebrazione dei funerali, cosa pos-siamo fare come comunità per incontrare e far incontrare l’amore di Gesù verso chi vive questa si-tuazione? La compassione ci ispiri percorsi di vicinanza e condivisione.

TESTIPianto Antico Giosuè CarducciL’albero a cui tendevi la pargoletta mano,il verde melograno da’ bei vermigli fior,nel muto orto solingo rinverdí tutto or orae giugno lo ristora di luce e di calor.Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita,tu de l’inutil vita estremo unico fior,sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra;né il sol piú ti rallegra né ti risveglia amor.

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La madre di Ceciclia Alessandro Manzoni (I Promessi Sposo, capitolo XXXIV)Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto an-nunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata,ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo emaestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhinon davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che dipacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era ilsolo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse perlei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne cuori. Portava essa in collo una bambina di forsenov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo,come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio.Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere su un braccio, col petto appoggiato al petto, come sefosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con unacerta inanimata gravezza, e il capo posava sull’omero della madre, con un abbandono più forte delsonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de’ volti non n’avesse fatto fede, l’avrebbe dettochiaramente quello de’ due ch’esprimeva ancora un sentimento. Un turpe monatto andò per levarlela bambina dalle braccia, con una specie però d’insolito rispetto, con un’esitazione involontaria. Maquella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccateper ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere unaborsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarleun filo dintorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo e di metterla sotto terra così».Il monatto si miseuna mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cuiera come soggiogato, che per l’inaspettata ricompensa, s’affacendò a far un po di posto sul carroper la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come su un letto, ce l’acco-modò, le stese sopra un panno bianco, e disse l’ultime parole: «addio, Cecilia! riposa in pace! Staseraverremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch’io pregherò per te e per glialtri». Poi, voltatasi di nuovo al monatto, «voi», disse, «passando di qui verso sera, salirete a prendereanche me, e non me sola». Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s’affacciò alla finestra,tenendo in collo un’altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a con-templare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere;poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l’unica che le rimaneva, e mettersele accantoper morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boc-cio, al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato.

Etty Hillesum“Ma cosa credete, che non veda il filo spinato, non veda i forni crematori, non veda il dominio dellamorte? Sì, ma vedo anche uno spicchio di cielo, e in questo spicchio di cielo che ho nel cuore iovedo libertà e bellezza”.

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Alla Vita Nazim HikmetLa vita non è uno scherzo.Prendila sul seriocome fa lo scoiattolo, ad esempio,senza aspettarti nulla dal di fuori o nell’al di là.Non avrai altro da fare che vivere.La vita non è uno scherzo.Prendila sul serioma sul serio a tal puntoche messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,o dentro un laboratorio col camice bianco e grandi occhiali,tu muoia affinché vivano gli uominigli uomini di cui non conoscerai la faccia,e morrai sapendoche nulla è più bello, più vero della vita.Prendila sul serioma sul serio a tal puntoche a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivinon perché restino ai tuoi figlima perché non crederai alla mortepur temendola,e la vita peserà di più sulla bilancia.

Kahlil GibranE una donna che reggeva un bambino al seno disse:Parlaci dei Figli.E lui disse:I vostri figli non sono figli vostri.Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, E benché vivano con voi non vi appartengono.Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri: Essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno. Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi: La vita procede e non s’attarda sul passato.Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere; Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.

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CANZONELe rose blu Roberto VecchioniVedi,Darti la vita in cambioSarebbe troppo facile,Tanto la vita è tuaE quando ti giraLa puoi riprendere;Io, Posso darti chi sono,Sono stato o chi sarò,Per quello che sai,E quello che io so. Io ti daròTutto quello che ho sognato,Tutto quello che ho cantato,Tutto quello che ho perduto,Tutto quello che ho vissuto,Tutto quello che vivrò,E ti daròOgni alba, ogni tramontoIl suo viso in quel momentoIl silenzio della seraE mio padre che tornavaIo ti darò.Io ti daròIl mio primo giorno a scuolaL'aquilone che volavaIl suo bacio che iniziavaIl suo bacio che morivaIo ti darò,E ancora sai,Le vigilie di NataleQuando bigi e ti va male,Le risate degli amici,Gli anni, quelli più feliciIo ti darò.Io ti daròTutti i giorni che ho alzatoI pugni al cieloE ti ho pregato, Signore,Bestemmiandoti perché non ti vedevo,E ti daròLa dolcezza infinita di mia madre,Di mia madre finita al volo

Nel silenzio di un passero che cade,E ti darò la gioia delle nottiPassate con il cuore in gola,Quando riuscivo finalmenteA far ridere e piangere una parola...Vedi,Darti solo la vitaSarebbe troppo facilePerché la vita è nienteSenza quello che hai da vivere;E allora,Fà che non l'abbia vissutaNeanche un po',Per quello che tu sai,E quello che io so. Fà che io sia un vigliacco e un assassino,Un anonimo cretino,Una pianta, un verme, un fiatoDentro un flauto che è sfiatatoE così sarò,Così sarò,Non avrò mai visto il mareNon avrò fatto l'amore,Scritto niente sui miei fogli,Visto nascere i miei figliChe non avrò.DimenticheròQuante volte ho credutoE ho amato, sai,Come se non avessi amato mai,Mi perderòIn una notte d'estateChe non ci sono più stelle,In una notte di pioggia sottileChe non potrà bagnare la mia pelle,E non saprò sentire la bellezzaChe ti mette nel cuore la poesiaPerché questa vita adesso, quella vitaNon è più la mia. Ma tu dammi in cambio le sue rose bluFagliele rifiorire le sue rose bluTu ridagli indietroLe sue rose blu.

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ParolaOra una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera dimolti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, uditoparlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riusciròanche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nelsuo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscitada lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tuvedi la folla che si stringe intorno a te e dici: «Chi mi ha toccato?»». Egli guardava attorno, per ve-dere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era acca-duto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti hasalvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».

L’emorroissaDrammatizzazioneMentre si legge il Vangelo una donna velata di rosso, sale all’altare verso il crocifisso, timorosa, titu-bante quasi strisciando e tocca i piedi del crocefisso e si prostra ai piedi per un momento, poi lasciail velo rosso e corre via.

Mc. 5, 25-34

Lectio• È un racconto che è preceduto e seguito da un altro miracolo a favore di una giovanetta di dodicianni, la figlia di Giairo. • Alla donna Gesù fa fermare il sangue, all’altra, morta, lo fa ritornare in circolo. Gesù si manifestaSignore della vita, può fermare e far riprendere il flusso di sangue secondo una regola giusta. • Questa donna si era rivolta a molti medici senza risultati, anzi peggiorando, ma è Gesù il vero me-dico, come riferito da Marco al cap. 2,17 “Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hannobisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori». Tentare disalvarsi senza Dio è fallimentare.• Qui è la donna che fa il primo passo, “tocca” Gesù, stabilisce un contatto fisico, un rapporto conGesù. Solo toccando il Risorto si ha la salvezza.• Dodici anni, due volte sei anni, l’incompletezza, ma ora arriva il settimo, il giorno dell’incontro traDio e l’uomo…• Dodici è anche il numero delle tribù di Israele e quindi ci rimanda al tradimento di Israele, dellaSposa, nei confronti del Signore, tradimento consumato con “altri medici”, la donna richiama quindila figlia di Sion, sterile, che disperde la vita.

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• È l’immagine del popolo di Israele, l’immagine dell’Alleanza che è arrivata ad una sclerosi religiosatale che non è più capace di dare la vita. Che Giairo, capo della sinagoga stia perdendo la figliaindica che i capi della religione non sono capaci di salvare il popolo, hanno alle spalle una religionesterile, una religione che veramente non serve la vita ma porta alla morte. Basta ricordare a qualeemarginazione le prescrizioni del Levitico 15 sottoponevano la donna che perdeva il sangue dichia-rando impuro tutto ciò che toccava.

Libro del Levitico 15,19-31: “Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza dureràsette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messaa dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà im-mondo. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondofino alla sera. Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, ba-gnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Se l'uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentreessa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera. Se un uomo ha rapporto intimo conessa, l'immondezza di lei lo contamina: egli sarà immondo per sette giorni e ogni giaciglio sul qualesi coricherà sarà immondo. La donna che ha un flusso di sangue per molti giorni, fuori del tempodelle regole, o che lo abbia più del normale sarà immonda per tutto il tempo del flusso, secondo lenorme dell'immondezza mestruale. Ogni giaciglio sul quale si coricherà durante tutto il tempo delflusso sarà per lei come il giaciglio sul quale si corica quando ha le regole; ogni mobile sul qualesiederà sarà immondo, come lo è quando essa ha le regole. Chiunque toccherà quelle cose sarà im-mondo; dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Quando essa siaguarita dal flusso, conterà sette giorni e poi sarà monda. L'ottavo giorno prenderà due tortore odue colombi e li porterà al sacerdote all'ingresso della tenda del convegno. Il sacerdote ne offriràuno come sacrificio espiatorio e l'altro come olocausto e farà per lei il rito espiatorio, davanti al Si-gnore, per il flusso che la rendeva immonda. Avvertite gli Israeliti di ciò che potrebbe renderli im-mondi, perché non muoiano per la loro immondezza, quando contaminassero la mia Dimora che èin mezzo a loro.… • Uomo avvisato….• Gesù non solo è il medico ma è la dimora di Dio in mezzo a noi. • Perciò adesso ci vuole una forza che irrompe, che spacca, che trasgredisce, perché la religione ela fede non possono convivere. • La donna con il suo gesto rischia la morte e Cristo rischia di essere punito perché ha toccato un’im-pura diventando a sua volta impuro. La donna tocca Cristo e non poteva toccarlo, Cristo tocca lafanciulla morta e non poteva toccarla: ci vuole una trasgressione davanti a ciò che la religione proi-bisce. In fondo forse la questione è sempre quella di osare una spaccatura, di osare di trasgredire lareligione. La decadenza va nella direzione di riportare la fede al livello della cultura umana, a qualcosache l’uomo può gestire, un Vitello d’oro, appiattendo quella fede che una volta era la sorgente viva.Si comincia con lo Spirito e si finisce con la carne (cfr. Gal 3,3), con una serie di abitudini e di prescri-zioni di cose ferree dove le cose diventano più importanti dell’amore, della persona e della comu-nione, dell’unione con Cristo. • Alla donna dice: “La tua fede ti ha salvato” (Mc 5,34) e la sua fede è riassunta nel: “Se riusciròanche solo a toccargli le vesti, sarò salva” (Mc 5,28). Questo ragionamento ha salvato la donna, per-ché, proprio come dice Solov’ev, è dalla fede che nasce un ragionamento giusto perché è un ragio-

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namento che è partito da una relazione di fiducia e di affidamento assoluto. È questa fiducia, questoaffidamento, questo amore per Cristo come Salvatore che mi fa nascere un pensiero, un ragiona-mento conforme a Cristo. La fede si vede sia nel modo di pensare sia nell’agire: “vista la loro fede”che faceva loro scoperchiare il tetto per calare il paralitico (cf Mc 2,5). È artificiale pensare che lafede possa arrivare in modo inverso. Fare le cose giuste per avere il pensiero giusto e conoscereCristo e incontrarlo è l’angolatura sbagliata e oltretutto priva di libertà. A Giairo dice: “Non temere,tu solo continua ad aver fede” (Mc 5,36), tu solo affidati, tu solo continua a fare così come hai fatto,ti sei gettato ai piedi, che è lo stesso gesto che ha fatto anche un pagano poco prima (cf Mc 5,6).Questo è il punto di incontro tra il capo di una istituzione religiosa e un pagano indemoniato: la con-statazione dell’insufficienza di sé che apre alla fede, fuori dalla religione prodotta che pensa a cosabisognerebbe fare per far piacere a Dio, per essere salvati dalle proprie opere buone.

IconaNon c’è molto da commentare su questo mosaico di Rupnick che si trova nel Santuario della DivinaMisericordia, a Częstochowa. La donna segue Gesù, come il vero discepolo, le sue labbra rosse richiamano il sangue ma anche labellezza seducente della fidanzata, della Sposa. Da Gesù esce una forza simboleggiata da quel manto dorato che ha lo stesso materiale dell’aureola,la santità, la comunione che si stabilisce tra i due e non con la folla di fianco che è soltanto attaccata. Altre due immagini ci possono aiutare:Una è un immagine che si trova nelle Catacombe dei santi Marcellino e Pietro a Roma e che è statausata come icona per il piano pastorale del 1991 dal Card. C.M. Martini.L’altra è un dipinto molto particolare che si trova nella chiesa di Tabga in Palestina e anche per questanon c’è molto da commentare.

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Donna prima• Chi è questa donna? • È una donna anonima, confusa e schiacciata dalla massa, che vive un dramma quotidiano da troppianni, le sue perdite di sangue la rendevano impura e quindi non solo non poteva partecipare allavita e alle pratiche religiose della comunità ma per via dell’impurità che comportava la sua emorragia,era esclusa da ogni contatto con la società. Oggi potremmo dire “Bullizzata”. • È una donna umiliata, disperata (dodici anni e un gran numero di medici...). Non può andare inpubblico, non può sedersi nemmeno in famiglia, non può toccare nulla... Cerca in ogni modo diguarire. Sente la fama di Gesù ma come può dire e gridare in mezzo alla folla la sua pena, la suapreghiera? Sceglie di agire clandestinamente, ne va della sua vita!• Vuole toccare il lembo del suo mantello, perchè era convinzione del popolo che potesse essereun mezzo di salvezza come si leggeva nel libro del profeta Zaccaria 8,23 “In quei giorni dieci uominidi tutte le lingue delle nazioni afferreranno un giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: vo-gliamo venire con voi perchè abbiamo udito che Dio è con voi” e anche lei aveva udito che Dio eracon Lui...• Il suo gesto è anche una ribellione ad una legge ingiusta che la separa dagli altri, toccando Gesùrientra in comunione con tutti. Si apre per lei con Gesù una nuova relazione che la apre anche aglialtri.• Il gesto l’ha portata ad avere un contatto fisico con Gesù e quindi a stabilire una relazione, Gesùsi accorge e chiede “Chi ha toccato le mie vesti?”. Era pressato dalla folla! Gesù parla ai morti, Gesù in mezzo alla folla chiede chi mi ha toccato? • Ma c’è modo e modo di toccare, di mettersi in rapporto con Gesù... la folla preme, anonima, ladonna tocca con fede.

OccasioneL’occasione di questo incontro è stato proprio il suo essere donna: le mestruazioni che si sono tra-sformate in malattia. Proprio nel momento, nel periodo in cui la donna ricorda sulla sua pelle di es-sere fonte della vita, si insinua nello stesso tempo il rimpianto per la perdita: la “condanna” a sentirsiesclusa, emarginata, e in questa donna, non solo per qualche giorno ma per dodici anni! A questo punto sarebbe meglio sentire la testimonianza di una donna, anche perchè come uomoposso solo immaginare e registrare gli effetti esteriori sull’umore e il carattere in questi periodi.... Ma restando al vangelo, possiamo dire che il fatto di aver saputo e sentito parlare di Gesù, un Gesùche accoglie e comunica, lei scomunicata e emarginata riesce a prendere coraggio e cerca un con-tatto fisico in mezzo alla folla, per poter stabilire un rapporto personale, appropriarsi della salvezza.

Donna dopo• L’incontro della donna con Gesù la trasforma. • Non si dice cosa ha fatto questa donna dopo l’incontro con Gesù, si dice però che dopo la suaguarigione, risponde alla chiamata di Gesù, esce dall’anonimato e impaurita e tremante si getta aipiedi di Gesù e gli dice tutta la verità. Quale? Il suo tormento e vergogna, la sua ribellione ad unalegge ingiusta, la sua impotenza e il suo infinito desiderio di comunione, di comunicazione. • La iniqua legge del sangue viene abrogata e cancellata dalla forza della vita che viene dal contattocon Gesù.• È la fede e la fiducia in lui che ci salva da ogni impurità.

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• Potremmo dire che la Legge è fatta per la donna e non la donna per la legge!• E così da anonima impura, definita solo con la sua malattia, diventa “Figlia!” “la tua fede ti ha sal-vata!”• Lei impossibilitata a divenire madre, diventa Figlia (di Sion)! • Forse è importante riconoscersi figli prima di essere madri o padri.

Noi• C. M. Martini ha dedicato un anno intero di riflessione per tutta la Diocesi sull’episodio dell’emor-roissa con la lettera pastorale “Il lembo del mantello”. Era un invito a riflettere sull’importanza dei“mezzi di comunicazione” che troppo spesso diventano strumenti di massa e di emarginazione in-vece di comunicazione e comunione.• Il racconto dell’emorroissa ci aiuta a riflettere su come noi rispondiamo alla nostra sete di comu-nione al nostro desiderio di non essere emarginati. • Il Cardinal Martini nella sua lettera pastorale ci poneva questa domanda: “Come è possibile che,mediante il mio televisore (inteso come simbolo di tutti i mass media) io entri in contatto addiritturacon la forza salvifica di Gesù?”• Come usiamo i mezzi di “comuni-one”?• Ci lasciamo condizionare e massificare o siamo critici nei confronti dei mezzi di comunicazione? • La donna pur facendo parte della massa della folla, vive un processo di forte personalizzazionecosa che è richiesta anche a ciascuno di noi di fronte alla massificazione ed appiantimento. • Come ci poniamo di fronte allo strapotere dei mezzi di comunicazione? Alle infinite informazionivere o false che ci arrivano ogni giorno? • Quanto tempo perdiamo e quante forze per poter essere protagonisti, parte di una comunità (dallafamiglia al lavoro, alla scuola, alla politica...).• I mezzi di comunicazione diventano troppe volte i nostri padroni, siamo schiavi e non Figli. • Ci preoccupiamo troppo dei Like o del parere della gente. Ci uniformiamo alla massa senza scor-gere in mezzo ad essa il Signore. • Non possiamo pensare che potremmo renderci disponibili a collaborare al servizio di comunica-zione della nostra parrocchia? Internet, TV, Cinema, Teatro, Filo, cantoria e musica...• Non si può nemmeno immaginare quanto bene si può fare usando bene questi mezzi e noi siamofortunati perchè ne abbiamo molti.

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TESTIConfidare Antonia PozziHo tanta fede in te. Mi sembrache saprei aspettare la tua vocein silenzio, per secolidi oscurità.Tu sai tutti i segreti,come il sole:potresti far fiorirei gerani e la zàgara selvaggiasul fondo delle cavedi pietra, delle prigionileggendarie.Ho tanta fede in te. Son quietacome l’arabo avvoltonel barracano biancoche ascolta Dio maturarglil’orzo intorno alla casa.

CANZONILa radio Eugenio FinardiQuando son solo in casa e solo devo restare,perché devo finire un lavoro, o perché ho il raffreddore,c’è qualcosa di molto facile che io posso fare,è accendere la radio e mettermi a sognare.Amo la radio perché arriva dalla gente,entra nelle case e ci parla direttamente,e se una radio è libera,ma libera veramente, mi piace ancor di più,perché libera la mente.Con la radio si può scrivere, leggere e cucinare,non c’è da stare immobili,seduti li a guardare,forse è proprio questo che me la fa preferire,è che con la radio non si smette di pensare.Amo la radio perché libera la mente,entra nelle case e ci parla direttamente,e se una radio è libera,ma libera veramente,mi piace ancor di più perché libera la mente.

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Guerriero Marco MengoniElevo questa spada Alta verso il cielo Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo Solo sulla cima attenderò i predoni Arriveranno in molti E solcheranno i mari Oltre queste mura troverò la gioia O forse la mia fine comunque sarà gloria E non lotterò mai per un compensoLotto per amore, lotterò per questo

Io sono un guerriero Veglio quando è notte Ti difenderò da incubi e tristezze Ti riparerò da inganni e maldicenze E ti abbraccerò per darti forza sempre Ti darò certezze contro le paure Per vedere il mondo oltre quelle alture Non temere nulla io sarò al tuo fianco Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto

E amore mio grande amore che mi credi Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi E resterò al tuo fianco fino a che vorrai Ti difenderò da tutto, non temere mai E amore il mio grande amore che mi credi Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi E resterò al tuo fianco fino a che vorrai Ti difenderò da tutto, non temere ma

Non temere il drago Fermerò il suo fuoco Niente può colpirti dietro questo scudo Lotterò con forza contro tutto il male E quando cadrò tu non disperare Per te io mi rialzerò

Io sono un guerriero e troverò le forze Lungo il tuo cammino Sarò al tuo fianco mentre Ti darò riparo contro le tempeste E ti terrò per mano per scaldarti sempre Attraverseremo insieme questo regno E attenderò con te la fine dell'inverno Dalla notte al giorno, da Occidente a Oriente Io sarò con te e sarò il tuo guerriero

E amore mio grande amore che mi credi Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi E resterò al tuo fianco fino a che vorrai Ti difenderò da tutto, non temere mai E amore il mio grande amore che mi credi Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi E resterò al tuo fianco fino a che vorrai Ti difenderò da tutto, non temere mai

Ci saranno luci accese di speranze E ti abbraccerò per darti forza sempre Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo Veglio su di te, io sono il tuo guerriero

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ParolaMentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella avevauna sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta in-vece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla chemia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose:«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria hascelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Marta e MariaDrammatizzazioneAll’inizio della lettura del Vangelo una donna velata di verde sale all’altare e comincia preparare latavola mentre una con velo dorato si mette ai piedi della croce. A metà della lettura la donna velatadi verde si mette indispettita con le braccia conserte davanti al crocifisso e sta fino alla fine della let-tura del Vangelo. Terminata la lettura entrambe lasciano il velo ed escono.

Lc. 10, 38-42

Lectio• Due sorelle e come sempre due caratteri diversi. • Caratteri diversi anche secondo i racconti di Luca e Giovanni, in due episodi diversi, quindi le dif-ferenze corrispondono proprio a verità.• Marta grande fede concreta, ragionata.• Marta però fa una brutta figura.• Marta rappresenta un po’ il popolo di Israele, dedito alle opere ma che dimentica il cuore, Mariarappresenta la risposta dìamore e la vita evangelica.• Abitano in un piccolo paese a circa tre kilometri da Gerusalemme, Bet-ania (casa del povero).• Sorelle di Lazzaro, una famiglia a cui Gesù voleva molto bene, erano suoi amici.• Per il Vangelo di Luca rappresentano come in altri casi (Ladroni, Figli...) due modi due vie diversedi risposta al Vangelo. • Non dobbiamo però contrapporre contemplazione e azione, ma purificare cioè andare nel pro-fondo, in fondo l’azione nasce dalla contemplazione. (Si entra in chiesa per adorare Dio nel Sacra-mento e si esce per servirlo nei poveri). Ora et labora. • La scelta di Gesù di essere ospitato in casa di una donna è certamente una scelta sconvenienteper i suoi tempi, ma Gesù, cerca i lontani non si lascia ingabbiare dalle usanze altre volte è capitatodi essere ospitato da chi è esculso (Matteo, Zaccheo...) • Maria vive la spiritualità della sposa, della fidanzata, Marta della serva.• La vera accoglienza è l’ascolto.

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• Ciò che Dio ama è il compiacersi di Lui, non il tentativo di soffocarlo, di sommergerlo con i nostrifavori per piacergli.• Marta deve diventare un po’ come Maria e Maria deve imparare a “fare anche tu lo stesso” comepoco prima nel Vangelo si diceva del buon samaritano.• Maria ha l’atteggiamento della vera discepola, anche se sembrava impossibile allora quando moltirabbini dicevano che “È meglio bruciare le parole della Torah che insegnarle a una donna...”• Marta (che vuol dire Signora, padrona) non è più padrona di sè, si lascia prendere dalla gelosiaper la sorella, e dalle cose da fare perdendo di vista l’Ospite.• Primato dell’ascolto ma non esclusività.• Nel Vangelo di Giovanni , nell’episodio della resuscitazione di Lazzaro incontriamo ancora le duesorelle. Marta corre incontro a Gesù, Maria sta chiusa in casa nel suo dolore. Tutte e due usano lestesse parole nel rivolgersi a Gesù, forse come un mantra che si ripetevano in quei giorni di lutto,ma Maria scoppia in pianto, com-muovendo Gesù, è simpatica, cioè coinvolge. • C’è sempre un po’ di tesnsione tra le due dimostrato dalle parole asciutte che Marta rivolge aMaria: “Il maestro è qui e ti chiama!” Marta capisce che Maria sa solo rispondere a Gesù...• Anche nella unzione di Betania per Maria Gesù è un corpo, presente ora ma che tra poco non cisarà più e quindi con uno sguardo d’amore, intuisce che tra poco dovrà morire e con il profumovuole andare oltre la morte, il suo capo e i suoi capelli profumano come i piedi di Gesù, così rimarràil ricordo di Lui che riempirà tutta la stanza e tutta la vita. • Con l’amore sa leggere che quelli sono gli ultimi giorni di Gesù.• Il profumo che riempie la stanza è anche il simbolo della morte di Gesù che si spanderà nel mondo. • L’arrivo di Gesù per Maria è gioia, per Marta è fatica e preoccupazione.• La casa di Marta è la nostra casa.• Dilemma, discepola o serva? • Maria (la Madre di Gesù) ha percorso il giusto cammino, da Serva a Discepola. • È diverso fare per farsi vedere dal fare per amore.• Sono le uniche donne di cui si sa il nome pronunciato da Gesù, sono due sorelle con qualità diffe-renti ma unite dallo stesso sangue, devono capire che tra loro non deve esserci competizione madiversità e unità.

IconaNel vangelo di Luca, Maria è così assorta dall’ospite che è entrato nella sua casa da dimenticare ilsuo ruolo tradizionale di donna, cioè quello di badare alla casa, di servire gli uomini, di dare da man-giare agli ospiti. Marta invece è prigioniera del suo ruolo e neppure se ne rende conto. Ma c’è unasola cosa necessaria: ritrovare, nello stare con il Signore, la propria libertà. Il rimprovero fatto daGesù a Marta non è in nome di una virtù ascetica della quale Maria sarebbe l’esemplare; è in nome,invece, di quella libertà evangelica che Maria ha ottenuto in dono, ascoltando il Signore. Cristo rim-provera Marta non perché fa delle cose, ma perché si agita. L’inciampo è causato dall’agitazione,dove Marta ha un’idea di che cosa bisogna fare e, siccome Maria invece non lo fa, prova un gran fa-stidio.Nel mosaico vediamo una mensa rossa, luogo della familiarità, dell’intimità, dell’amicizia. Questamensa attraversa il cielo e tutto il creato, perché è l’amore di Dio. Infatti Cristo, più che sedere ac-canto ad essa, sembra essere sul tavolo, perché è Lui il vero cibo dell’amicizia. La pietra usata perdiventare lo sgabello di Cristo contiene tanti fossili, quasi a ricordare che “la terra è lo sgabello per

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i piedi di Dio” (Mt 5,35).In Gv 12 le sorelle Marta eMaria hanno preparato unacena per festeggiare la vitadel fratello Lazzaro, che si in-travede alla sinistra del mo-saico, mentre sta uscendodalla tomba con le fasce chesi stanno ancora sciogliendo.E qui troviamo la mensa dellacena di Betania.Un unico lino unisce nellostesso atto di amore, di tene-rezza, di servizio e di contem-plazione le due sorelle: Mariapiù silenziosa, ai piedi; Marta,l’attiva, che serve, e chegiunge all’apice della con-

templazione: quello di vedere nel maestro, nell’amico, il Figlio di Dio, cioè Dio, la Vita e la Risurre-zione. È lei che per prima lo riconosce esplicitamente. Dice questo offrendogli il pesce: ichtys, ingreco, Iesous Christos Theou Yios Soter, cioè “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”. Marta è con-templativa perché riesce a vedere in una realtà concreta, un’altra più profonda.Dal momento che la risurrezione è credere in Gesù, perché chi vive e crede in Lui non muore ineterno (cf Gv 11,25), la “confessione di fede” di Marta è anche la risurrezione delle due sorelle.Marta e Maria qui sembrano come intrecciarsi: non si capisce dove “inizia” l’una e dove “finisce”l’altra. La loro “base” è comune. In ognuno convive un po’ di Marta e un po’ di Maria. Ciò che sicompie attorno alla mensa di Betania è un atto di amore, che le due sorelle riescono a sprigionare.

Donne prima• Marta, chi è questa donna? L’etimologia di questo nome pare controversa. Probabile anche la suaderivazione dall’ebraico mar (רמ), cioè “signore” e quindi significherebbe “signora, padrona”. • Da questo passo appare che Marta era una donna ansiosa, dallo spirito vivace, preoccupata di es-sere utile e di offrire le cose migliori al Maestro. Lei si mette in contrasto con la compostezza tran-quilla di Maria, che era più interessata ad avvalersi della possibilità di sedersi ai piedi di Gesù eapprendere da lui.• nMarta e Maria rappresentano due ordini diversi del carattere umano. Una è impegnata, preoccu-pata, distratta; l’altra è concentrata, attenta, desiderosa di imparare. Il mondo di Marta era quellodelle ansietà quotidiane; il mondo di Maria era quello dell’interiorità. Per Marta era tutto un susse-guirsi di attività, per Maria si trattava piuttosto dello scorrimento nella spiritualità. Marta, se è con-cesso un paragone, assomigliava di più all’impulsivo Pietro, Maria a Giovanni. Pietro era passionale,invadente e vivace; Giovanni era riverente ed ascoltatore malinconico. • Gesù sa indirizzare meglio l’interesse di Marta affettuosamente; si noti la sua tenerezza nel rivolgersia lei: “Marta, Marta . . .”. Chissà se Marta in quel momento realizzò che tutto quel suo daffare avrebbepotuto limitarsi ad un semplice pasto per stare di più insieme a Gesù.

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• Non sarebbe però giusto concludere che Marta si mettesse così tanto in apprensione perché fosseinsensibile alla spiritualità. In genere, i difetti sono qualità troppo esagerate. Marta era certo unadonna sensibile, la sua era però una ipersensibilità che la faceva essere ansiosa. Questo aspetto delsuo carattere si nota nel suo modo di reagire quando suo fratello Lazzaro venne a mancare. Tuttavia,Marta era anche donna abituata alla concretezza della vita; la conosceva, lei che lottava sempre conla durezza della vita, la realtà delle cose. Dopo questi fatti ritroviamo Marta con i suoi fratelli Lazzaroe Maria in casa di Simone il lebbroso, dove questi offrì una cena a Gesù (Gv 12:1-3). Sorridiamo consimpatia, leggendo che “Marta serviva” (Gv 12:2). Le caratteristiche delle persone non cambiano.Dopo questa cena, nulla più si sa di Marta. Ma una certezza l’abbiamo, ed è quella che lei stessaaveva: “Risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno”.

Occasione • L’occasione di questo incontro è stata l’amicizia e l’accoglienza: possiamo dire la vita quotidiana.Gesù entra nella nostra giornata fatta di tante piccole scelte. Lavorare senza interruzione o fermarsiper qualche momento a riflettere, ad ascoltare, a capire il perchè delle cose che faccio, a rimetterein ordine di valore le scelte quotidiane. • La vita e le vicende della vita, il nostro carattere e il confronto con i fratelli, possono aiutarci ad in-contrare Gesù che, chiamandoci per nome ci invita a vivere in pieno la nostra vocazione. Ad esserepadroni, signori e non schiavi pre-occupati.

Donne dopo • Ciascuna delle due non avrà certamente cambiato il carattere, Gesù non desidera questo, il carat-tere è quell’insieme e quel mixer di doni che appunto ci caratterizza, ci rende unici. • Ciascuna però avrà rimesso ordine nelle sue scelte, nella sua vita di ogni giorno, soprattutto si saràconvertita e cioè avrà diretto le sue forze, il suo carattere verso una meta giusta. • Riscoprono e purificano la loro situazione non di antagoniste ma di Sorelle, amiche di Gesù.

NoiAnche a noi il Signore parla nella quotidianità, mi accorgo?Alla sera provo a far passare davanti ai miei occhi tutte le persone che ho incontrato?Ognuna aveva un messaggio, mi sono accorto?Conosco il mio carattere, i miei pregi e i miei limiti?Santa Teresina con la piccola via ci insegna che si diventa santi vivendo con amore ogni giorno.

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TESTILa piccola viaNel monastero del Carmelo in Francia, dove viveva Santa Teresa del Bambino Gesù, c’era una suoramolto fastidiosa. Era fastidiosa in cappella, facendo sbattere continuamente la corona del rosario albanco, e il rumore distraeva e irritava le sue consorelle. Anche Teresina aveva qualche difficoltà aguardare serenamente in faccia questa consorella, ma cercava sempre di non manifestarlo. Quandola incontrava nel corridoio, ella era tentata di entrare in una stanza, evitando d’incontrarla; ma si do-minava, la guardava e le sorrideva. Al lavatoio comune, quella suora piuttosto distratta lavando lesue cose spruzzava acqua sulle consorelle che erano di fronte, intente anch’esse a lavare la bianche-ria. Teresina non si asciugava gli spruzzi d’acqua che riceveva, per non mostrare malcontento. “Faccioconto di ricevere spruzzi di acqua santa”, diceva a se stessa. Così, Teresina andava invertendo i suoisentimenti verso quella sorella. Il rumore della corona del rosario nella cappella le sembrava ormaiuna musica che l’aiutava a pregare e lodare Dio. Col tempo, cominciò anche ad amare quella sorella.E un giorno, con sua grande sorpresa, la suora le chiese: “Suor Teresa, perché ti piaccio tanto?

La bontà S. Madre Teresa di CalcuttaNon permettere maiche qualcuno venga a te e vada viasenza essere migliore e più contento.Sii l'espressione della bontà di Dio.Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi,bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto.Ai bambini, ai poverie a tutti coloro che soffrononella carne e nello spiritooffri sempre un sorriso gioioso.Dà loro non solo le tue curema anche il tuo cuore.(S. Madre Teresa di Calcutta)

Dall’Immagine tesa Clemente ReboraDall’immagine tesavigilo l’istantecon imminenza di attesa –e non aspetto nessuno:nell’ombra accesaspio il campanelloche impercettibile spandeun polline di suono –e non aspetto nessuno:fra quattro murastupefatte di spaziopiù che un desertonon aspetto nessuno:ma deve venire,verrà, se resistoa sbocciare non visto,verrà d’improvviso,quando meno l’avverto:verrà quasi perdonodi quanto fa morire,verrà a farmi certodel suo e mio tesoro,verrà come ristorodelle mie e sue pene,verrà, forse già vieneil suo bisbiglio.

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CANZONELa sua figura Giuni RussoL'estate appassisce silenziosaFoglie dorate gocciolano giùApro le braccia al suo declinare stancoE lascia la Tua luce in me

Stelle cadenti incrociano i pensieriI desideri scivolano giùMettimi come segno sul tuo cuoreHo bisogno di te

Sai che la sofferenza d'amore non si curaSe non con la presenza della sua figura

Baciami con la bocca dell'amoreRaccoglimi dalla terra come un fiore

Come un bambino stanco ora voglio riposareE lascio la mia vita a te

Tu mi conosci non puoi dubitareFra mille affanni non sono andata viaRimani qui al mio fianco sfiorandomi la manoE lascio la mia vita a te

Sai che la sofferenza d'amore non si curaSe non con la presenza della sua figura

Musica silenziosa è l'auroraSolitudine che ristora e che innamoraCome un bambino stanco ora voglio riposareE lascio la mia vita a te

Mi manca la presenza della sua figura

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ParolaGesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popoloandava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condusserouna donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è statasorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne comequesta. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo,si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosidi nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai piùanziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dovesono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'ioti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

L’adulteraDrammatizzazioneMentre si legge il Vangelo una donna velata di viola, sale fino al centro, davanti all’altare spintonatada qualche altra persona (uomini) tremante di paura. Rimane in piedi per tutto il tempo poi alla finedel Vangelo lascia ai piedi del crocifisso il velo viola e corre via.

Gv. 4, 5 - 29

Lectio• È un brano scandaloso e imbarazzante per cui è stato censurato fino al V secolo e quindi non esi-stono commenti dei Padri. Sembra più lo stile di Luca e poichè alcuni scritti antichi lo contenevano,alla fine è stato inserito qui in questo capitolo di Giovanni. • Gli accusatori presentano a Gesù questa donna sorpresa in flagrante adulterio. • Fanno riferimento alla legge ma solo parzialmente perchè anche l’uomo (sorpreso in flagrante)avrebbe dovuto essere lì per subire la stessa pena, lapidato!• Gli accusatori fanno parte di quella categoria che si permette di giudicare il comportamento deglialtri ma non il proprio.• Per loro non è una donna che ha commesso un peccato, è un adultera! Non distinguono la diffe-renza tra peccato e peccatore. (vedi testimonianza di Giorgio Ponte sull’omosessualità).• A chi è molto attento al “corpo” per accusare, Gesù risponde usando il suo corpo. • Da seduto (maestro) si china, si siede in terra davanti alla donna, scrive con il dito sulla sabbia e stain silenzio!• Un silenzio imbarazzante, inquietante, proprio come quando verrà interrogato durante il suo pro-cesso: “Non dici niente?” Lui ora scrive!

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• Cosa scrive? Non si sa, qualcuno dice che il gesto richiama la funzione degli scribi, altri dicono chescriveva frasi della Bibbia, altri ancora che scriveva i peccati degli accusatori oppure il peccato delladonna. Scrive con il dito proprio come Yahwè sul monte Sinai scrive le tavole!• Sta scrivendo una nuova legge? Ma perchè sulla sabbia, sulla terra? • Quante domande in questo interminabile silenzio!• Forse ricorda quando nel silenzio della creazione il Padre aveva plasmato con la polvere il primoessere vivente: ora Gesù sta plasmando una nuova creatura dalla sabbia del peccato. • Secondo la Legge, il primo che doveva scagliare la pietra era il testimone dell’accaduto ma dovevaessere puro, senza peccato... e così....• Va a finire che all’invito di Gesù, lasciano le pietre pronti poi a riprenderle verso la fine del capitolo8 per scagliarle contro Gesù. Non potevano fare a meno di lapidare! E Gesù come sempre guariscesostituendosi a colui che riceve il dono della sua misericordia e compassione.• La scena si conclude con la donna in piedi nel mezzo (di cosa? Se gli accusatori se ne erano andati?)e Gesù che si alza e si mette di fronte a Lei proprio come nel racconto della Genesi Adamo ed Eva.L’Uomo nuovo e la Donna nuova.

Icona Mosaico di Rupnick nella Cripta della chiesainferiore di S. Pio da Pietrelcina - San Gio-vanni Rotondo (Fg).Questa opera rappresenta l’adultera, conCristo che blocca con una mano le pietreche volevano usare per lapidarla e con l’altramano scrive con il dito per terra, guardandodirettamente la donna negli occhi. Esisteuna conoscenza, quella alla quale Cristo fariferimento scrivendo con il dito sulla pietra,che viene dalla legge, ma che solo rafforzala maledizione evidenziando il peccato e lamorte senza essere “capace di conferire lavita” (Gal 3,21). E c’e� la conoscenza delladonna, che sa bene cio� che lei non vive, masa anche che la contraddizione interna cherendeva la coscienza prigioniera del male (cfRm 7,14-25) e� superata con Cristo, nel qualesi diventa capaci di vivere la vita nella suapienezza: e� la conoscenza non solo del pec-cato e della propria tragedia, ma soprat-tutto di cio� che a lei viene da Cristo; qui valecio� che dice Cristo alla Samaritana: “se tuconoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10). E cosìchiudiamo la “galleria” delle nostre donneche ci hanno accompagnato in questa setti-mana. Anche Lei viene chiamata Donna.

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La conoscenza, l’incontro con Cristo trasforma la vita e il contenuto di cio� che si conosce divental'unica ragione di vivere e il senso di tutto. Osservando il mosaico vediamo in secondo piano tre scribi e/o farisei che si allontanano dalla scenadell’accaduto: i loro mantelli sono grigi, il colore della morte, e le tessere musive che li costituisconosono dello stesso materiale delle pietre preparate per uccidere la peccatrice: uomini dal cuore dipietra! Gesu� dice di loro: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!”Gli accusatori che si stanno allontanando sono tre: secondo la Kabbalah, il Tre rappresenta il numerominimo di testimoni, la spinta ad uscire da se stessi, dalle proprie limitazioni che la dualita� ci proponedi continuo (torto/ragione, buono/cattivo, positivo/negativo). Il Tre, rappresenta la volonta� di cre-scere, e� cio� che invita all’attivita�, al progresso, al miglioramento di cio� che siamo. Occorre usciredalle nostre abitudini, da cio� che ci limita e dirigerci verso la parte piu� vera, profonda di noi stessi. Itre si incamminano verso una zona d’ombra rappresentata dalle tessere scure del mosaico: per lorola donna e� il suo peccato, e� bloccata nel suo passato e nel suo peccato. Uomini dal cuore di pietrache applicano la legge alla perfezione. Ma il massimo che puo� fare una legge e� stabilire il confinetra il bene e il male, dare chiarezza di cio� che e� bene e cio� che e� male. Prevedere premi e punizioni:ma la legge e� incapace di dare perdono! Grazie alla legge si puo� sapere cosa bisognerebbe fare, ma la legge non da� la forza di farlo. Perquesto ci vuole la grazia. Mentre i tre, posti di fronte a se stessi, si allontanano, un arcobaleno doratodi grazia divina scende verso la donna. Gesu� e la donna sono in primo piano: Gesu� indossa i colori della tradizione: il rosso per il divino e ilblu per l’umano. Con la mano sinistra sembra voglia allontanare le pietre, con la destra scrive perterra mentre i suoi occhi si fissano in quelli della donna adultera. La donna in ginocchio davanti aGesu� mostra i palmi delle mani rivolti verso l’alto: i palmi aperti sono stati da sempre associati allaverita�, all’onesta�, alla lealta�: la donna mostra i palmi, indicando cosi� di essere disarmata. Lo sguardo di Gesu� si fissa in quello della donna, Gesu� si relaziona con lei mettendo al centro del-l’attenzione la sua persona, non il suo peccato. Non e� un rapporto bugiardo sminuente la gravita�della sua azione: la prende seriamente, anche nel suo peccato. L’atteggiamento del Cristo, le suegambe e i suoi piedi, ci danno l’idea dell’azione: Gesu� non blocca la donna nel suo peccato: le offreuna nuova possibilita� di vita! La scia dorata del perdono di Dio, che e� il creatore ricreatore ci restituisce alla nostra dignita� di figliricevuta nel battesimo, desiderata dalla sua pazienza misericordiosa; e la misericordia e il perdonovengono incontro alla donna che con il cuore contrito guarda Cristo come unica speranza per lei. ECristo gia� vede in lei la donna nuova, lavata dal perdono.

Donna prima • Chi è questa donna? • È una donna che sa che la sua vita sta per essere troncata violentemente con la lapidazione. Avràcertamente ripensato a tutta la sua vita, si dice che nei momenti di pericolo di vita ci passi davantiagli occhi tutto il film della nostra esistenza. L’avrà guardata con orrore, con nostalgia, con rimpianto,...perchè era arrivata a quel punto? Ora tutto stava per finire, anche il suo amore impossibile e so-prattutto si sente sola, senza nemmeno il suo compagno di avventura e quindi di sventura. Non hafuturo, forse avrebbe potuto fare delle scelte migliori ma ora tutto finisce! • Non si dice l’età e la situazione familiare ma è molto probabile che fosse giovane e libera o magarianche fidanzata con il suo compagno...

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• Di fronte alle accuse e al giudizio sommario, avrà avuto anche un momento di orgoglio, è in piedi,non parla, non chiede perdono, non supplica, non vuol dare soddisfazione ai suoi accusatori, è, al-meno superficialmente, sprezzante di tutto quello che le può accadere, tanto nessuno può salvarla. • L’unico che la salverà è colui che sta per subire una condanna a morte, se non ci fosse stato Gesùe se i Giudei non avessero voluto tendergli un tranello, tutto sarebbe andato via “liscio”, come an-cora oggi succede in alcuni paesi integralisti.OccasioneL’occasione di questo incontro con Gesù, paradossalmente è proprio il peccato. Quante volte pareche il Signore ci lasci peccare per farci capire quanto è bello invece stare con Lui (vedi il figlio pro-digo). Chi non si sente peccatore, non sente nemmeno l’amore del Signore... si sente sempre in paricon Lui.

Donna dopo • Solo Gesù non la considera un oggetto.• Dopo questo incontro, non è più un’adultera, una peccatrice, Gesù la chiama “Donna”, le ridà di-gnità. • Donna come Gesù chiama sua Madre, (quante analogie tra la storia di queste due donne), Gesù,consapevole della storia di sua Madre, che gli avrà sicuramente raccontato, avrà sentito nel profondodel cuore il “bisogno” di perdonarla, di compiere un gesto di amore gratuito. • Non si dice cosa ha fatto questa donna dopo l’incontro con Gesù.• Non si dice nemmeno che era pentita e dimostrasse questo pentimento.• Non sappiamo nemmeno se cambiò vita e si convertì ma sappiamo che affinchè cambiasse vita esi convertisse, Dio la perdonò in Cristo. • Le viene ridato il nome e la dignità di Donna.

Noi • Anche per noi il peccato può divenire occasione di incontro con l’amore misericordioso del Si-gnore.• Il peccato diventa quindi luogo di incontro, ma solo se riconosciamo i nostri peccati, possiamosperimentare profondamente l’amore del Signore.• Il perdono viene prima del pentimento. Noi siamo troppo abituati a pensare al contrario. • Il vero pentimento è generato dalla esperienza del perdono gratuito di Dio. • Il vero potere non è poter uccidere, ma avere tutti i diritti di farlo, e trattenersi! (O. Schidler)

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TESTISolo quando avremo taciuto Don Tonino BelloSolo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare.Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:la conversione, l'amore, il sacrificio.Quando il sole si eclissa pure per noi,e il Cielo non risponde al nostro grido,e la terra rimbomba cava sotto i passi,e la paura dell'abbandono rischia di farci disperare,rimanici accanto.In quel momento, rompi pure il silenzio:per dirci parole d'amore! E sentiremo i brividi della Pasqua.

Dimmi che sarà la morte Donata DoniDimmi che non sarà la morte Sarà come incontrartiper le strade di Galileae sentire il battito di lucedelle tue pupille divineriscaldare il mio volto. Sarà la Tua manoa prendere la miacon un gesto d’amore ignoto alla mia carne. Dimmi che non sarà la morte,ma soltanto un ritrovodi amici separatida catene d’esilio.Dimmi che non sarannopaludi d’ombraa sommergermi, né acque profonde a travolgermi.Solo il Tuo volto,solo il Tuo incontro, Signore.

Un frutto degli esercizi Anonima fedeleCome è bello Gesù, in queste sere di Esercizi Spirituali, pensarti ed amarti!Anch’io come queste donne, sfiderei il mondo intero per correre da te,per incontrarti, sicura che ti saprei riconoscere ed amare subito.Io mi inginocchierei e con il capo chino,ti pregherei di tenermi, sempre, con te!Altro non ti chiederei, amatissimo Gesùche di me tu sai tutto,di adorarti e glorificarti assieme al Padre Tuo. Amen

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CANZONILa cura Franco BattiatoTi proteggerò dalle paure delle ipocondrieDai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua viaDalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempoDai fallimenti che per tua natura normalmente attireraiTi solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umoreDalle ossessioni delle tue manieSupererò le correnti gravitazionaliLo spazio e la luce per non farti invecchiareE guarirai da tutte le malattiePerché sei un essere specialeEd io, avrò cura di teVagavo per i campi del TennesseeCome vi ero arrivato, chissàNon hai fiori bianchi per me?Più veloci di aquile i miei sogniAttraversano il mareTi porterò soprattutto il silenzio e la pazienzaPercorreremo assieme le vie che portano all’essenzaI profumi d’amore inebrieranno i nostri corpiLa bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensiTesserò i tuoi capelli come trame di un cantoConosco le leggi del mondo, e te ne farò donoSupererò le correnti gravitazionaliLo spazio e la luce per non farti invecchiareTi salverò da ogni malinconiaPerché sei un essere speciale Ed io avrò cura di teIo sì, che avrò cura di te

Il cielo in una stanza Gino PaoliQuando sei qui con meQuesta stanza non ha più paretiMa alberi,Alberi infinitiQuando sei qui vicino a meQuesto soffitto violaNo, non esiste più.Io vedo il cielo sopra noi

Che restiamo qui, abbandonatiCome se non ci fosse piùNiente, più niente al mondo.Suona un'armonicaMi sembra un organoChe vibra per te e per meSu nell'immensità del cielo.Per te, per meNel cielo

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Le mie riflessioni

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Incontrando un’amicaEsercitazione su una figura femminile nel Vangelo

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