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U n’associazione per un teatro. È stata costituita a Bracciano l’“As- sociazioneAmicidelTeatroComunale GaleazzoBenti”conl’obiettivoprima- rio di contribuire alla ristrutturazione delgloriosoNovo-CinediviaTrentoa Bracciano. Una struttura teatrale di tuttorispettoingradodiospitarepiéce di prosa, concerti, eventi ma anche spettacolichehannonecessitàdiparti- colari caratteristiche logistiche come l’opera lirica. Traitantichevisiesibironoanche ilgrandissimoRenatoCarosone,chea Bracciano era di casa. Il 2014, dopo il definitivo sblocco dei finanziamenti concessi dalla Regione Lazio, a segui- to di uno specifico bando presentato dal Comune di Bracciano, si apre all’insegna dell’ottimismo per quanto riguarda questo intervento di recupero di un bene culturale, a buon diritto patrimonio della città di Bracciano. La “rimodulazione” del finanzia- mento concesso, sceso del 20 per cen- to passando da 598mila a 490.360 eu- ro, richiede tuttavia un impegno ag- giuntivo. Ed è proprio per colmare questo gap che nasce l’associazione. Ed in questi giorni chi abbia a cuore la valorizzazione di questa struttura, affittata dal Comune con un contratto ventennale con la società A.C.E.A.S.A., può chiedere di aderire aquestanuovarealtàassociativa.Siva da soci cadetti e giovani, fino ai soci sostenitori da iscrivere negli albi amici, d’argento, d’onore e d’oro con quotechevannodai5ai200euro.Tra gli obiettivi dell’associazione, presie- duta da Marcella Mariani, anche l’or- ganizzazione a carattere culturale con particolare attenzione alla formazione musicale e teatrale dei giovani. Galeazzo Benti (nome d’arte di Galeazzo Bentivoglio) al quale verrà dedicato il teatro fu un attore impareg- giabile che visse a Bracciano, “spalla” assidua di Totò in sei film e creatore di personaggi indimenticabili come il gagà Dodo della Baggina de L’imperatore di Capri. È noto anche per una vasta fil- mografia e per le sue performance tea- trali. Fu anche stimato sceneggiatore. Novo-Cine: nasce l’associazione Amici del teatro comunale Galeazzo Benti Gente Bracciano Gennaio 2014 numero 0 di

Gente di bracciano gennaio 2014

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Ecco il numero 0 della rivista Gente di Bracciano prodotta a conclusione di un laboratorio di giornalismo al centro sociale anziani Aurelio Appolloni di Bracciano da una idea di Graziarosa Villani e Claudio Calcaterra

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Page 1: Gente di bracciano gennaio 2014

Un’associazione per un teatro. Èstata costituita a Bracciano l’“As-

sociazione Amici del Teatro ComunaleGaleazzo Benti” con l’obiettivo prima-rio di contribuire alla ristrutturazionedel glorioso Novo-Cine di via Trento aBracciano. Una struttura teatrale ditutto rispetto in grado di ospitare piécedi prosa, concerti, eventi ma anchespettacoli che hanno necessità di parti-colari caratteristiche logistiche comel’opera lirica.Tra i tanti che vi si esibirono anche

il grandissimo Renato Carosone, che aBracciano era di casa. Il 2014, dopo ildefinitivo sblocco dei finanziamenticoncessi dalla Regione Lazio, a segui-to di uno specifico bando presentatodal Comune di Bracciano, si apreall’insegna dell’ottimismo per quantoriguarda questo intervento di recuperodi un bene culturale, a buon dirittopatrimonio della città di Bracciano.La “rimodulazione” del finanzia-

mento concesso, sceso del 20 per cen-to passando da 598mila a 490.360 eu-ro, richiede tuttavia un impegno ag-giuntivo. Ed è proprio per colmarequesto gap che nasce l’associazione.Ed in questi giorni chi abbia a

cuore la valorizzazione di questastruttura, affittata dal Comune con uncontratto ventennale con la societàA.C.E.A.S.A., può chiedere di aderirea questa nuova realtà associativa. Si vada soci cadetti e giovani, fino ai socisostenitori da iscrivere negli albiamici, d’argento, d’onore e d’oro conquote che vanno dai 5 ai 200 euro. Tragli obiettivi dell’associazione, presie-duta da Marcella Mariani, anche l’or-ganizzazione a carattere culturale conparticolare attenzione alla formazionemusicale e teatrale dei giovani.

Galeazzo Benti (nome d’arte diGaleazzo Bentivoglio) al quale verràdedicato il teatro fu un attore impareg-giabile che visse a Bracciano, “spalla”assidua di Totò in sei film e creatore dipersonaggi indimenticabili come il gagàDodo della Baggina de L’imperatore diCapri. È noto anche per una vasta fil-mografia e per le sue performance tea-trali. Fu anche stimato sceneggiatore.

Novo-Cine: nasce l’associazione

Amici del teatro comunale Galeazzo BentiGenteBracciano

Gennaio 2014 numero 0

di

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Riflessioni di un comunista non pentitoLa questione morale: ancora prioritaria

Dopo i fatti e gli infortuni che hannosconvolto il Partito Democratico

negli ultimi tempi, mi è sorta spontaneauna domanda. Perché nell’Ottantanove(1989) – Novantuno (1991), dopo lacaduta del Muro, il P.C.I., non ha potu-to continuare ad essere un partito iden-titario e coerente con i propri ideali?La principale funzione del P.C.I. era

proprio quella di cercare di interpretaree rappresentare politicamente i diritti ele aspirazioni delle grandi masse lavo-ratrici popolari. Erede della rivoluzionedemocratica e popolare, che fu la lottadi Liberazione, resistendo alle barbarienazifasciste, con la quale anche iComunisti hanno contribuito alla libe-razione in Italia, ma anche, poi, allacrescita e alla maturazione democraticadel popolo italiano e alla dura ma inne-gabile avanzata delle classi lavoratrici.Oggi, senza nessuna nostalgia ester-

na, ritengo che quel P.C.I. saprebbeliberarsi dalla stretta della crisi econo-mica e dalla cattiva politica. Oggi piùche mai, sarebbe necessario, lo dicevaEnrico Berlinguer nel 1976, la moraliz-zazione della vita politica e il risana-mento del mondo del lavoro e dell’eco-nomia del Paese. Oggi “grazie” alPresidente della Repubblica GiorgioNapolitano, ci ritroviamo di fronte adun Governo composto da ex-democri-stiani, ex-socialisti, ex-fascisti ed ex ditutto quello che di più brutto e corrottoc’è in questo Paese. La cosiddettaSinistra (ex-comunista ) del P.D. è statasconfitta al proprio interno, il CentroDestra si è ringalluzzito e adagiatosulle posizioni populiste proprie dellamaggioranza del suo elettorato.L’ispirazione che guiderebbe oggi il

P.C.I., con un leader degno del passatostorico italiano, sarebbe affrontare conle altre forze democratiche, i problemiistituzionali secondo lo spirito della

Ci ritroviamo, oggi nel nostro Pae-se, uno sviluppo economico basatosulle ingiustizie, distorsioni, squilibri,razzismo di ogni genere, privilegi dipochi, ignoranza, clientelismi, sprechiin barba ai bisogni della gente, di fron-te a una crisi economica che produceperdite enormi di posti di lavoro e per-dita del potere d’acquisto di salari epensioni, per non parlare dei precari,cassaintegrati e disoccupati. Al verticedi questa piramide sociale vi è l’egoi-smo di “pochi” di fronte alla moltitudi-ne di sfruttati, di diseredati, di cittadiniche non hanno nemmeno uno stracciodi lavoro. Una gestione del potere eco-nomico e politico che ha portato al pri-mato dei particolarismi sull’interessegenerale, al prevalere delle convenien-ze private su quelle pubbliche, di quel-le di categoria su quelle di classe, diquelle di gruppi di pressione e delleclientele sugli interessi dello Stato.E allora perché, perché, perché è

stato cancellato dalla Storia il più gran-de Partito Comunista europeo?Sono consapevole che quanto scrivo

è frutto di una rabbia e una amarezzaprofonda, sarei contento di poternediscutere con i/le lettori/trici, in ognicaso, AI POSTERI L’ARDUA SEN-TENZA. Claudio Calcaterra

Costituzione democratica, con misureappropriate che ripristinino un correttorapporto tra Governo e Parlamento, traforze politiche e Stato, tra Politica eSocietà e sotto l’aspetto istituzionale, laQuestione Morale, altro che Presiden-zialismo e Premierato…Siamo di fronte ad un decadimento

politico e morale grave e di conseguen-za, siamo di fronte al rischio che inqualche misura si stia offuscando quelcardine di democrazia che la sopravvi-venza dei partiti ha garantito fino adoggi, la democrazia nel nostro Paese.

L’albero di CartesioLa filosofia è paragonabile ad un albero.

Le radici sono la metafisica: il tronco rappresenta la fisica;

i rami sono le altre scienze, tra cui emergono per importanza

la Morale, la Medicina e la Meccanica.

La Morale, in quanto ultimo ramo dell’albero, avrebbe sotto di sé

l’intera costruzione delle scienze, per cui la Morale diviene,

tra le umane concezioni, la più alta e la più sicura.Cartesio

Enrico Berlinguer

Uno zibaldone di riflessione

Riflessioni in libertà, fuori dagli schemi, per il piacere di dare uncontributo al dibattito, recuperare saperi, ampliare le conoscenze,valorizzare il territorio. Un po’ uno zibaldone, un quaderno per leannotazioni in una ottica di scrittura collettiva che interessi ecoinvolga il più ampio numero di cittadini al di là delle barriered’età all’insegna dell’integrazione e della multiculturalità.Tutto questo è Gente di Bracciano che esordisce oggi con questonumero 0 proponendosi al più ampio pubblico di Bracciano, ma nonsolo, quale strumento di condivisione e di discussione. Un progettoideato in nuce quale frutto del laboratorio di giornalismo che hacoinvolto nei primi mesi del 2013 i frequentatori dei centri anziani diBracciano ma che si è poi sviluppato in un prodotto editoriale nuovoche vuole essere dinamico e in continuo divenire aprendosiall’apporto di quanti abbiano il desiderio di aggiungere spunti diriflessione ma anche di riscoperta dell’identità del territorio e paginedi vissuto quotidiano. Gente di Bracciano perché la popolazione cheoggi vive a Bracciano è eterogenea, riunisce i braccianesi doc,ma anche i nuovi arrivati, non solo italiani. C’è bisogno di crearecondivisione, di creare integrazione, di lavorare insieme a nuovimodi di fare relazione e di ampliare la socialità.

Graziarosa Villani

GenteBraccianodi

Gennaio 2014 Numero 0

Dedicatoa Mariella

Ideazione: Claudio CalcaterraDirezione: Graziarosa Villani

Si ringrazia per la collaborazione:Francesco Mancuso,Mena Maisano,Davide Antonini, Vesna Ilieska.

Pubblicazione autoprodotta

Contatti:[email protected]

Stampato in propriosu carta riciclata

Page 3: Gente di bracciano gennaio 2014

affondato il tuo coltello nel burro dellamia ignoranza. Fuori si è affacciato unpallido sole poetico, pieno di memoriee di rimpianti, intanto piove sul mioumore nero mentre sfilano le ultimeimmagini di Accattone…Caro Pier Paolo oggi ho caricato

Salò, mi sono rifornito di Chocolat, unrito propiziatorio che mi quieta neimomenti di fatica, ho chiuso ermetica-mente le finestre per impedire a un solecaldo d’illuminare la mia stanza e nelbuio mi sono accoccolato nella miapoltrona, pigramente, con le antennetese, il cuore in subbuglio e il pensieroin agguato. Ma prima di spingere iltasto di avvio ho riletto una tua autointervista in merito al film, riporto inte-gralmente alcuni passaggi, a futuramemoria: …è vero, Salò sarà un filmcrudele, talmente crudele che dovrò perforza distanziarmene, fingere di noncrederci e giuocare un po’ in modoagghiacciante…un film crudele sareb-be direttamente politico, eversivo eanarchico in questo momento, quindiinsincero…ho sentito profeticamenteche la cosa più sincera dentro di me èfare un film su un sesso la cui gioiositàsia un compenso alla repressione, la

tolleranza di qui a poco renderà il sessotriste e ossessivo…la nostra memoria èsempre cattiva, viviamo distratti ciòche succede, dalla repressione del pote-re tollerante, che, di tutte le repressioni,è la più atroce…verso la fine dellaguerra assistetti, dall’alto di un campa-nile a un rastrellamento compiuto daitedeschi, finì con quattro giovani unci-nati, un gancio da macellaio nel mentoe lì a morire dissanguati, la mia giovi-nezza è trascorsa nell’incubo di essere

uncinato o impiccato, ho sempre avutoil terrore di una morte violenta…quellepiazze vuote con i camion dei fascisti,eia eia alalà, quell’angoscia di morte,sono tra i motivi ispiratori di Salò….Carissimo fratello ci ho messo quat-

tro giorni a vedere il tuo film, uno perogni girone. Sono stato tanto male chela cioccolata è finita in breve. Nonscorderò mai, nel passaggio da un giro-ne all'altro, la perversione dei supplizisubiti dai giovani sequestrati, maschi efemmine, inflitti da parte dei quattrogerarchi di Salò, tra cui il monsignore,fino al preannuncio della loro morte.Temo che per arrivare alla tua den-

sità dovrò compiere scelte estreme enon so se ne sarò capace, non so se riu-scirò a strappare le camicie che impri-gionano i miei pensieri, ma io so che dadomani non sarò più lo stesso, io so cheda domani sarò più trasgressivo, piùcorrosivo, io so che dovrò rubare un tirdi chocolat, io so che questo viaggiodoloroso è stato la mia salvezza, dalprecipizio, io so che da domani seguiròtutto ciò che succede, conoscerò tuttociò che si scrive, immaginerò tutto ciòche non si sa o che si tace.

Francesco Mancuso

Una scena di Accattone

Franco Citti e Pasolini

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Ho incontrato spesso Pasolini. Purescariche di adrenalina. Con lui ho

imparato a rendere libero il mio pensie-ro, a liberarlo dagli orpelli dei pregiudi-zi e dalle “scatole” che hanno già pron-te le risposte ai quesiti della vita, lalibertà, la giustizia sociale, l’incontrocon le differenze, di genere, di razza, larelazione con gli altri. Ricordo quando,nelle Lettere corsare, avvisava i “navi-ganti” che occorreva riflettere tra ciòche si dice e ciò che si fa, che nonbastano le parole per autodefinirsi, cheil mondo consumistico livella gli idealie i valori. Ma i miei incontri più fecon-di li ho avuti “inseguendo” i suoi film.Ho un ricordo vivido di ogni suo film emi sono sempre consegnato il bisognodi scrivere su quegli incontri.Accattone e Sodoma, uno dei primi

e l’ultimo mi hanno intrigato oltre ognimisura. Riporto alcuni brani delle lette-re che gli scrissi o che avrei desideratoscrivergli.Caro Pier Paolo oggi sono dell’u-

more del tempo, nuvole nere cariche dipioggia inespressa, fulmini freddi evento gelato. Come sai, quando sono diquesto umore mi lascio trascinare daituoi film, insieme al poeta il regista è ilte che prediligo.Ricordo quando andasti a scegliere

il posto per girareAccattone. Viaggiastitra Subiaco e Olevano, ma dicevi cheera in quest’ultimo paese che puntaviper le riprese, eri rimasto colpito daiquadri di Corot. Guardavi le sue mon-tagne leggere e sfumate, campite cometanti riquadri di sublime, aerea garzacontro il cielo del suo stesso colore,stavi scegliendo una vallata che in unsogno di Accattone, poco prima dellasua morte, raffigurasse un rozzo e cor-poso paradiso. InsommaAccattone nonsolo muore, ma va in paradiso. Ti ho

inseguito incredulo, incapace di teneredietro ai tuoi sguardi, ma sentivo, lag-giù, in fondo al cuore e al pensiero,quanta ricchezza mi stava sfiorando.Ricordo quando, camminando per

quelle vallate, narravi che la storia diAccattone doveva avere la durata diun’estate, quella del governo Tam-broni. Ho annaspato nella disperataricerca del filo che disegnava la tramadi questo tuo film. Un lungo silenzioseguì il mistero delle tue parole. Poi, inquella radura emersa dal bosco, quasiintuendo lo stato intriso di rabbia deituoi accompagnatori per non riuscire acapirti, li guardasti con quei tuoi occhiaccesi e narrasti loro che fu in quelperiodo che ti affacciasti a guardarequello che succedeva nell’animo di unsottoproletario della periferia romana,intuendo in esso tutti gli antichi mali etutto l’antico bene della pura vita einsieme il suo portato di miseria mate-riale e morale, la sua feroce e inutileironia, la sua ansia sbandata e ossessa,

la sua pigrizia sprezzante, la sua sen-sualità senza ideali e, insieme a tuttociò, il suo atavico, superstizioso cattoli-cesimo di pagano, perciò Accattonesognerà di morire e di andare in paradi-so, sussurrasti, con un refolo di voce.Aggiungesti che Accattone sarebbe

stato anche un laboratorio per indagareun modo di vita, cioè una cultura, lavo-ro interessante per un ricercatore, tragi-co per l’autore che avrebbe dovutoaffondare le mani in quella querelle.I tuoi accompagnatori bevvero le tue

parole in un silenzio furibondo, si stavaloro svelando un paesaggio e se ne pre-sentava subito dopo un altro, dove leparole non riuscivano ad arrivare.Sono qui, accoccolato nella mia pol-

trona in una posizione fetale, lascioscorrere le immagini di Accattone eripenso a quella valle. Il film mi hadonato parole per capire, non so affattose essertene grato o se odiarti, capiremi porta sull’orlo del precipizio, senzaprecipizio non potrei vivere e tu hai

Caro Pier Paolo…Un ricordo di Pasolini

Il regista durante le riprese di Accattone

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Page 4: Gente di bracciano gennaio 2014

s'appella Borgo Flavio (ed ha in fondopiccola piazza), da Flavio, ultimo dellaCasa Orsini che ne fu Signore.Le altre belle strade sono dette di

Santa Maria Novella, dei Cappuccini, edella Ferriera. Primo Duca di Braccianofu Orsini Paolo Giordano, nel 1502 fattostrangolare da Cesare Borgia, e della cuistessa morte già egli uvea uccisoIsabella sua consorte prima Duchessa diBracciano. Gli Orsini potenti nel 1242,divennero più forti sotto il PonteficeNiccolò III eletto Papa in Viterbo nel1277, dia morì tre anni dopo in Soriano.Dagli Orsini passò Bracciano istesso

ai Principi Odesca-lchi che tuttora il pos-sedono, e pe' quali fu comprato dal di lorozio Innocenzo XI nel 1679 che gli elesseDuchi di tale città, la quale già ebbe ilproprio Statuto fin dal 1552. S'ignora tut-tora chi verso il 500 costruisse l'imponen-te Rocca di Bracciano, che gigantescas'innalza sull'apice del colle, ed ha grossemura fondate sopra grandi rettangolaripietre. La sua forma è parallelogramma, evi si conservano gli antichi suoi merli, edi cinque torrioni, quattro de' quali semi-circolari si elevano più alto delle muraistesse; il quinto a destra della porta prin-cipale rimane mozzo pareggiando lemura. Entro tale Rocca evvi una vastissi-ma Sala detta la Castellana adorna nellepareti di nicchie, ed in grande numerosono le camere, i sotterranei; al pian ter-reno vi capivano sino a 3.000 soldati, e sigira pure attorno l'alto delle mura dietroai merli, da cui godasi la veduta di un sor-prendente panorama. Unica nel suo gene-re è questa Rocca in Europa, ed abbelli-sce la città che signoreggia.Il Duomo consacrato a S. Stefano

Protomartire, è la sola Parrocchia, ed hail suo Arciprete, il Capitolo di 18Canonici, e s'eleva sopra tutte le case diBracciano, che sono 416, contenenti488 famiglie, formate da 2290 persone,dedite molte alla agricoltura, ed al com-mercio colla Metropoli, talune altreoccupate nelle 5 Ferriere che vi sono, enelle due Mole da grano, che rimango-no ove era prima una Cartiera.

Feste solenni della città si celebranoper il SS. Salvatore la prima Domenicadopo l'Assunta, e per San SebastianoProtettore della città al primo Maggio. Ilgiorno 2 di questo mese v'è Fiera, edaltra al 13 Dicembre.Le famiglie primarie; sono il

Principe Odescalchi, Traversini, Floridi,Monsignor Castellaci, Gandini, ed iPadri Agostiniani ricchissimi, che oggisono 22. Di Bracciano è pure il chiaris-simo D. Tommaso Mazzani CanonicoLateranense, e Professore di Meccanicaed Idraulica nell'Archiginnasio Ro-mano.Dietro la Rocca vi sono piccole abi-

tazioni, alberi, giardini, e ciò è dettoBracciano vecchio, che mediante unponte si unisce a Bracciano nuovo, ovein generale sono buone le fabbriche, eben tenute, e vi si scorge il bel Con-vento dei RR. PP. Agostiniani e Chiesaintitolata a Santa Maria Novella. Dallapiazza, altra bella e grande via che vadolcemente salendo, è detta dei Cap-puccini, perché tali Religiosi ritengonoun quarto di miglio distante dalla città,in alto e a sinistra, un Convento, eChiesa di S. Lucia, costruiti dal DucaVirgilio Orsini, e quei Padri vi preserpossesso fin dal 1580. Essa Chiesa furestaurata nel 1840 a spese di Sua eccel-lenza Don Marino Torlonia, in alloraDuca di Bracciano che l'ebbe dagliOdescalchi col patto redimendi.La facciata si rinnovò con architettu-

ra d'Antonio Sarti. Nel colle ove sono iCappuccini, oggi in numero 12, vi sivede piccola, ma amena macchia d'an-nose quercie; è detto di S. Lucia, ma inantico il chiamavano sacro, o sacrano.È di natura del tutto vulcanica, ed un

piccolo rio che corre a suoi piedi, vieneappellato dal volgo Fosso del diavolo.Entro la città vi sono buone botteghecon ogni sorta di commestibili, dueLocande, Caffè, decente e ben fornitaunica Farmacia Casetti; e in altra bella,e grande piazza con vaga fonte nellomezzo, evvi in un lato il comodo Pa-lazzo del Comune con grazioso Teatro

assai ben dipinto, ma oggi tenuto quasiin non curanza.Il territorio di Bracciano in piano e

in colle, segna rubbia romane 7961.Attivissima vi si scorge l'agricoltu-

ra, ed orticoltura non meno, tantoché anon pochi vicini paesi vengono fornitiin copia gli erbaggi, e frutta di Brac-ciano, ove sono buone anche le acquepotabili; ed una acidula ferruginosa vene ha 3 miglia distante nella Castagnetadel Duca, contenendo 3 grani di ferroper ogni bicchiere di fluido. Vi sonopure in Bracciano il Preposto del Bolloe Registro, il Cancelliere del Censo,l'Ispettore de' sali e tabacchi, la Ca-serma di Gendarmeria. È Governo, esono ad esso soggette le Comuni diTrevignano, e di Oriolo. Temperato è ilsuo clima, piuttosto umido, sebbene vispiri il vento Nord, di raro Sud-Est.Vi regnano le febbri accessionali, le

pleuritidi, la rachitide in molti; e inambo i sessi, ed in qualsiasi età la ver-minazione. Il Medico ha scudi 240, e180 il Chirurgo, ed entrambi una buonacasa, che pure si accorda dal Comune.L'educazione delle Fanciulle è affi-

data alle Monache del Sacro Cuore: perla scuola dei maschi vi sono i RR. PP.Agostiniani indicati.Manziana 5 miglia distante, è il

paese più vicino a Bracciano, se tenercalcolo non si voglia dell'Appodiato oFrazione di questa città chiamataPisciarelli, 3 miglia lungi, la quale con-siste nella Chiesa Parrocchiale e pochecase fra mezzo a boschi, con pessimestrade nel verno. V'è un Medico conannui scudi 216, che deve percorrereuna moltitudine di sparpagliate abita-zioni, onde curare nel verno maliinfiammatori, ed in estate una infinitàdi febbri accessionali, ed anche perni-ciose.Da Bracciano si corrono 5 miglia

affine d'arrivare per carrozzabile stradaai Bagni di Vicarello, e 10 per quelli diStigliano. – Cens. Rust. 349,965. –Urb. 52482.Direzione postale: Bracciano

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Sortendo da Porta del Popolo per lavia Flaminia, selciata di lava

pirosennica, dopo metri 3019, o miglia2,03, passato cioè ponte Milvio costrui-to di pietra albana e tiburtina, percor-rendo prima una pianura sul sinistromargine del Tevere, la strada si biparte.La Flaminia diviene provinciale, e

prendendo a destra va a Castel Nuovodi Porto, Rignano ecc.; mentre l'altroramo nazionale acquista il nome di ViaCassia e ascende, e discende, e quasisempre è sino al miglio 12 ondulata.Dopo un miglio, o poco innanzi dalponte Milvio, v'è il rivo influente nelTevere detto Acqua Traversa (Tutia),incontrandosi in alto a sinistra il casalee cappelletta Mazzetti, ed il sepolcroricordato alla ridetta pagina. A circa 6miglia a ponente della Capitale si vedeil sito detto le Capannaccie, ch'era uncastello fortificato nei tempi di mezzo.Si tragitta quindi a 7 miglia da

Roma l'acquedotto Paolo (Trajano) dasinistra a destra; e viene indi laGiustiniana, che è altro casale e picco-la Chiesa a destra; e circa l'ottavomiglio il casale la Spizzichina a destra,con antica quadra isolata torre sopra

picciol colle a sinistra poco lontano.Dopo il miglio 9.° pure a destra giunge-si alla Storta, ch'è una campestre benfornita Osteria. È dei RR. PP. Gesuiti,con chiesetta di S. Ignazio; l'acqua ènon buona; e vi sono oltre la postalestazione, due o tre case ove stanzianosovente anche diversi Pontificii Dra-goni. Passata la Storta, vedonsi due vie;la retta o Cassia adduce innanzi aMonterosi; l'altra a sinistra è la Clodiache va a Bracciano. A 10 miglia primadi giungere a questa città, s'incontra uncasale con Chiesetta chiamato SantaMaria di Galera, e v'è osteria; sopra unponte a due archi si passa il fiumicelloArrone (da Aruns, voce etrusca) ed ivimossa dall'acqua v'è una macchina datriturare il grano. Poco avanti fracipressi a sinistra alquanto lontanodalla strada si scorge la chiesa di SantaMaria di Galera, ed un castello abban-donato, e mezzo diroccato che è Ga-leria istessa. Poi sulla strada a destra v'èl'osteria del Fossetto, mezzo miglio piùavanti. Poco oltre il 15.° miglio v'è adestra la via che conduce all'Anguil-lara, di qua 5 miglia distante; e dopo ilmiglio 16.° scorgi la strada che guida

all'antica Cere, oggi Cerveteri.Vengono quindi le Crocicchie pure a

destra 6 miglia circa da Bracciano, per-correndosi sempre una strada bella piut-tosto ed in aperto orizzonte. Furon detteCrocic-chie dal quadrivio formato dallavia Claudia attraversata dalla strada chedalla romana villa di Santo Stefano vaall'antica Cere, passando per Ceri mo-derno. A sinistra fra le Crocicchie eBracciano si scorge un verde prato dettoLago morto, che fu il cratere d'un vulca-no antico, messo poi a coltivazione.È situato Bracciano, Diocesi di Nepi

e Sutri, 25 miglia o poco più distantedalla Metropoli, per ove sono ognigiorno Diligenze, Carrozze, Vitture.Amena, ed al Sud è la sua posizio-

ne, contornata da feraci campi, e davigneti. Il nome di questa Città vuolsiderivato dalla gente Braccia, che vipossedeva un fondo, come ricordaanche il Cluverio. Rimane precisamen-te Bracciano nell'alto di una rupe spor-gente al S-O sul Lago Sabazio, le cuiestreme falde van giù fino ad esso, dalquale la Città in retta linea è distante unsolo quarto di miglio. Belle, allineatesono le interne vie, e quella più ampia

Bracciano nel 1864Da Descrizione Topografica di Roma e Comarca – Loro monumenti commercio industria agricoltu-ra Istituti di Pubblica Beneficienza Santuari Acque Potabili e Minerali Popolazione Uomini IllustriNelle Scienze Lettere ed Arti con molte altre nozioni utili ad ogni ceto di persone etc. etc.

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Una veduta di Bracciano di Paul Brill (1615)

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Non sono ancora italiani ma sono giàbraccianesi, i bimbi di tante nazionalitàdiverse che a Bracciano giocano e stu-diano gomito a gomito con i bimbi italia-ni. Qui il messaggio (tratto dal sito delComune di Bracciano) della ministraKyenge ai nuovi cives ad honorem diBracciano in occasione del riconosci-mento della cittadinanza ius soli. Tuttomentre l’Italia dà scandalo nel mondoper i trattamenti che riserva ai migranti,di fronte alle tragedie del Mediterraneo,agli orrori dei Centri di “detenzione” ditanti cittadini del mondo in fuga dallaguerra e dalla fame.

Gentile sindaco, in tante città italia-ne si stanno svolgendo iniziative

per conferire la cittadinanza onoraria amigliaia di bambini e ragazzi di originestraniera. Non posso che salutare congioia questa iniziativa Sua e di tantiComuni sparsi in tutto il Paese. Suidocumenti di questi giovani che diver-ranno cives ad honorem non verràancora scritto “nazionalità italiana”, népotranno godere dei diritti che compe-tono ai cittadini, malgrado stia crescen-do su questa Terra, qui stiano studian-do, nonostante parlino la lingua diDante e respirino l’aria del Bel Paese.Tuttavia, tale atto simbolico è il modocon il quale i Comuni, che sono le isti-tuzioni più prossime alla popolazione,desiderano dire alle seconde generazio-ni: “Siamo felici che voi siete qui.Voi appartenete a questa comunità e

questo Paese vi appartiene”. Permet-tetemi, ora di indirizzare qualche paro-la alla vostra cittadinanza che credocondivida, in gran numero la festositàdi questo giorno. A chi nutre perplessi-tà verso la società meticcia vorrei ricor-dare che l’Italia è una terra multicultu-rale fin dalle sue origini: la ricchezza

del suopatrimonioartistico, ladolcezza dei suoipaesaggi, l’eloquenzadella sua lingua sono anche illascito di molti popoli che nei secolil’hanno attraversata, che l’hanno elettaa luogo ove soggiornare e radicarsi.I “nuovi italiani” non sono dunque

una novità. L’Italia, cuore del Mediter-raneo, è da sempre crocevia di popoli e,se saprà essere crocevia del Mondo,potrà mantenere vitali i suoi saperi, lesue tradizioni ed anche la sua econo-mia. Perché ciò che è più temibile nonè il pluralismo delle culture, ma l’as-senza di cultura. In ultimo, mi rivolgo aquesti giovani che ricevono oggi la cit-tadinanza onoraria. Cari ragazzi eragazze, per la mia storia personaleposso comprendere i vostri turbamenti:la fatica di far valere un’identità com-plessa, la difficoltà di stare in bilico trapiù mondi, di fronteggiare una burocra-zia non sempre amichevole. Intuisco larabbia che a volte vi prende per nonessere considerati italiani, pur sentendo-vi tali, quando il vostro nome viene stor-

piato, quandola gente si sba-

lordisce che puravendo un volto “stra-

niero” parlate bene l’italia-no. Ma mi auguro che reagiate fieri

delle vostre origini e con responsabilitàverso la terra dove vivete. Le istituzionioggi vi sorridono. Voi siete mediatorinaturali fra le vostre famiglie e la societàitaliana, siete ambasciatori tra il Paesedei vostri avi e l’Italia, conoscete più lin-gue e frequentate più universi culturali,siete nati per il dialogo e di tale vostrotalento questo Paese ha bisogno.La democrazia, infatti, non è ostaco-

lata dalle differenze, ma le differenzesono la linfa della democrazia. Certo,occorre uno sfondo comune di valori eprincipi inderogabili, che sono, poi,quelli custoditi nella nostra Costituzione.Vi invito, allora, a leggere e innamo-

rarvi della Costituzione italiana, adapprendere la storia di questa magnificaTerra, affinché essa possa diventare piùvostra, vi sprono ad impegnarvi nellostudio e nel vostro futuro lavoro per aiu-tare l’Italia a essere ancora più bella.

Cècile Kyenge

Quando la proverbiale mancanza di elasticità del burocrate si combina

con la meschinità del razzismo il risultato può fare vacillare la mente.

Nelson Mandela

A proposito di burocrazia

I nuovi braccianesiKyenge: “ciò che è più temibilenon è il pluralismo delle culture,ma l’assenza di cultura”

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Con l’assessorato alle PoliticheCulturali, un gruppo di cittadini sta

lavorando al progetto “Vie RioneMonti”, ideato da Claudio Calcaterra,per valorizzare il percorso delle vieattorno al castello di Bracciano. Ognivia dovrebbe essere “presentata” dauna stele che ne indichi la “ragion distato” la storia, l’etimologia, il dettopopolare, il significante. Insieme sipensa di affiggere sui muri delle frasi,celebri e meno, che ricordino la speci-ficità della via.Per rendere l’idea riportiamo alcuniesempi:Via del Pescino

Dai un pesce a un uomo e lo nutriraiper un giorno. Insegnagli a pescare elo nutrirai per tutta la vita. Proverbiocinese.Via dell’ Osteria

Il vino mi spinge,/ il vino folle, che facantare anche l'uomo più saggio,/ e lofa ridere mollemente e lo costringe adanzare,/ e gli tira fuori parole chesarebbe meglio tacere.Omero, Odissea, ca. IX sec. a.C.Piazza Padella

Avere un occhio alla gatta e uno allapadella.Via della Collegiata

“La chiesa, pur essendo certamenteanche una istituzione umana, storica,con tutto quello che comporta non hanatura politica, ma essenzialmente spi-rituale: è il popolo di Dio, il santopopolo di Dio, che cammina verso l’in-contro con Gesù Cristo”.Jorge Mario Bergoglio (Papa Francesco).Via del Moretto

Alessandro Bonvicino detto “Moretto”,pittore nato a Brescia (1498-1554).Lavorò per Flavio Orsini al restauro delcastello. “Si dipinge col cervello e noncon le mani”. Michelangelo Buonarroti.Attraverso questo percorso si possono

idea è quella di un progetto sociale, vis-suto dai cittadini e che valorizzi l’ enor-me bene pubblico che rappresenta ilcastello, uno dei più belli e megliomantenuti d’Europa.Si tratta di provare a incrementare

l’idea di turismo responsabile che ilComune sta cercando di promuovere.Insomma, un approccio al turismo

caratterizzato da una duplice preoccu-pazione per il luogo in cui ci si reca.La prima preoccupazione riguarda

l'ambiente, il turista responsabile infat-ti deve evitare di danneggiarlo, mentrel'altro fattore di attenzione riguarda lepopolazioni che abitano nella localitàvisitata, il turista responsabile in questocaso deve avere un atteggiamentorispettoso della cultura locale e devegarantire anche il benessere della popo-lazione, capita infatti spesso che i rica-vi dell'industria turistica rimangano inmano all'imprenditore o al gestore,senza vero vantaggio per la gente loca-le. Un piccolo tassello, un piccolo fareper promuovere Bracciano.

così valorizzare le attività che si svolgo-no nel centro storico, portando a cono-scenza del turista le tante offerte localiche Bracciano è in grado di offrire.Le steli dovrebbero indicare un per-

corso per il “turista per caso”, in gradodi offrire suggestioni e qualche ideasulla storia di Bracciano, il tuttoaccompagnato da un “opuscolo” daoffrire ai turisti, su cui formare “guide”di accompagnamento, in grado di fargustare l’aria antica del borgo e far sco-prire le sue curiosità, si potrebbe pensa-re a una cooperativa di giovani a cuiaffidare “l’incarico”, chissà che non neesca un lavoro.Il progetto prevede una partecipa-

zione attiva della proloco, delle asso-ciazioni e delle agenzie di viaggio diBracciano, dei mestieri e delle profes-sioni che vivono nel centro e che sono,spesso, formidabili fonti d’informazio-ne orale sulla storia del borgo.L’idea è nata osservando alcuni cen-

tri storici di città italiane che hanno giàrealizzato il progetto. A Nuoro, peresempio, le vie del centro sono accom-pagnate da frasi di Grazia Deleddascritte su ardesie che hanno le forme diuna nuvola, quelle che riportano le frasidei fumetti, per capirci. Per le frasi dainserire nelle “ardesie” si potrebbe pen-sare al coinvolgimento delle scuolesuperiori, magari con un concorso chepremi le idee più originali, insomma l’

Bracciano: centro storico passo passoIdea per un progettodi valorizzazione del borgoaccompagnando responsabilmenteil turista

Foto di Socrate Pontanari

Il progetto “Le vie del Rione Monti” vede coin-volti oltre all’ideatore Claudio Calcaterra anchela ricercatrice Mena Maisano, l’archivista diBracciano Massimo Giribono, il presidentedella Pro Loco Bracciano Salvatore Pierini, loscrittore Francesco Mancuso ed è stato portatoall’attenzione, per la sua approvazione da partedell’amministrazione comunale, del vicesinda-co di Bracciano con delega alle PoliticheCulturali Gianpiero Nardelli.

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rapporto produzione/consumo si è invertito: non si consuma ciòche si produce, ma si produce ciò che si consuma. Si tratta degliesiti ultimi del processo iniziato con il taylor-fordismo e la crea-zione del “mercato di massa”, che potremmo descrivere come"slittamenti progressivi nel piacere del consumo", produttoreinesausto di egoismo sociale.

Dati economici e riflessi sul lavoro

La vulgata economica ci propina ogni giorno l’andamentodelle borse e l’aumento della disoccupazione. Unica ricetta,produrre di più, diminuire il rapporto PIL, debito pubblico, cre-scere, crescere, crescere è l’ imperativo categorico.

Brevi annotazioni

Gran parte del debito pubblico consiste nel salvataggio dellebanche, con la caratteristica del debito privato italiano che, adifferenza di altri paesi, non esiste, esiste risparmio privato,fermo lo stock, in diminuzione la sua propensione. Per il PILvorrei raccontarvi una “favola”. Il PIL è l’indicatore che i paesipiù industrializzati si sono dati per leggere le loro performancesproduttive, qualcuno dice essere un indicatore di “felicità”. Ieriero sulla Tiburtina, fila chilometrica e motori accesi. Siccome ilPIL cresce quando si consuma (e lì si sono consumati barili dipetrolio) sono rimasto “felice” per le ore di fila che mi sonoregalato per andare a trovare un caro amico. Consumare di piùsignifica creare trash, ossia spazzatura, quella che non sappia-mo più dove mettere, terra di conquista delle mafie organizzatee danno permanente della nostra salute. Produrre di più ci con-fina nel limbo delle nostre pulsioni al possedere, al goderesenza limiti, a noi che siamo “terreni”, finiti. Produrre di piùsignifica forse far sognare tutti, ma accontentare pochi, lascian-do sulla strada disillusioni e macerie.

Qualche riflessione finale

Le evidenze che ho provato a narrare parlano di una societàbloccata per molti, troppi e di ricchezza inaudita per pochi,insieme ad un avvelenamento dell’ ambiente e a lavori che nes-suno può pensare con serietà di riconquistare perché sono den-tro le macchine e i bit, spesso anche per fortuna, un vecchio ver-niciatore di auto soggetto a cancro ai polmoni oggi è salvo, ilsuo lavoro è fatto da sofisticati robot. La vulgata di sostegno al-l’idea che il mondo è più bello se ognuno pensa a sé sta dimo-strando limiti formidabili. Perché non provare a modificarel’assunto di una società tesa solo al progressivo slittamentoverso il consumo? Perché non riattivare solidarietà e lentezza?Credo che già porsi queste domande sia un passo avanti.

Francesco Mancuso

N.B. Sono consapevole di aver scritto cose complicate nello spazio di unasola pagina, ma sentivo urgente il bisogno di scambiare queste riflessioni conqualcuno, intanto con voi lettori. Mi piacerebbe interloquire con voi su questispunti di riflessione, per scavare, approfondire…

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Non c’è comunicazione mediatica che non ci avverta chesenza crescita non può esistere benessere e occupazione.

Proviamo a navigare controcorrente, riflettendo un po’ suimodelli sociali, sui dati economici e i suoi riflessi sul lavoro.

Modelli sociali

Dominique Meda, una sociologa francese, nel suo libro“Società senza lavoro”, nota due “curiosità”. La parola lavoroderiva dal francese “travail”, ossia sacrificio, pena. Scrive ancheche le repubbliche e le società contemporanee si dichiarano fonda-te sul lavoro, presentando questo dato come naturale, certo eimmutabile, sino a fare del diritto al lavoro il diritto per il cittadi-no di realizzare la propria piena umanità, su questo mito, vero eproprio incantesimo dei tempi moderni, si sono costruite ideologiee teorie, riflessioni e azioni politiche, tutte crollate di fronte al rare-farsi del lavoro, alla crisi dell'occupazione in un mondo dove solol’economia detta le leggi, dove solo il consumo è il parametro delsuccesso delle persone, desertificando irrimediabilmente i nostrisogni, i nostri desideri, la voglia di stare insieme guardando ilcielo, impedendo alle persone, di respirare lente…Scrive Aris Accornero nel “Secolo del lavoro”…il secolo

XX sarà ricordato come il secolo del lavoro, e dei lavoratori. Unsecolo possente e arcigno, dovizioso e drammatico; un secolopenetrato dal benessere e toccato dall’angoscia, dilacerato finoa ieri tra l’avere e l’essere, e oggi tra l’essere e l’apparire. Unsecolo di promozione sociale e di riscatto dal bisogno, di incivi-limento materiale e di anomia spirituale, di raffinatezza per canie gatti e di stragi per uomini e donne….Insomma, siamo passati da un secolo pesantissimo, ferro e

acciaio a raccontare di sé, a un secolo leggero, il silicio a ingo-iare professioni e mestieri. Il secolo pesantissimo garantiva, afronte di “pene e sacrifici”, un lavoro “fisso”, per riuscire a pro-gettare un po’ di futuro e per potersi chiamare: sono un operaiomeccanico, un impiegato alle poste, un saldatore di navi, un tec-nico addetto al montaggio e così via. Oggi siamo in un secolodove per una grande maggioranza dei cittadini è difficile chia-marsi stante la precarietà e frammentazione dei lavori, impeden-do così qualsivoglia fiducia nel futuro. Insieme si è allargato ilfosso con i lavori ad alta professionalità e le grandi ricchezzenate in questo tempo grigio e acre. Si può ben dire che la rivo-luzione informatica ha trasformato (e ancora più radicalmente èdestinata a trasformare) il nostro modo di vivere (dagli stili divita ai modelli di comportamento), ma solo perché ha trovatol'ambiente mediatico già predisposto come "brodo di coltura"per il suo linguaggio. Il fatto è che, da almeno mezzo secolo, il

Controcorrente: crescita vò cercando

Aurelio Agostino D’Ippona (latino: AureliusAugustinus Hipponensis, Tagaste, 13 novembre 354 –Ippona, 28 agosto 430) è stato un filosofo, vescovo cat-tolico e teologo latino. Padre, dottore e santo della Chiesacattolica, è conosciuto semplicemente comeSant’Agostino,detto anche Doctor Gratiae (“Dottoredella Grazia”). Secondo Antonio Livi, filosofo, editore esaggista italiano di orientamento cattolico, è stato “ ilmassimo pensatore cristiano del primo millennio e certa-mente anche uno dei più grandi geni dell’umanità inassoluto “. Le Confessioni sono la sua opera più celebre.

La morte non è nientedi Sant’Agostino

La morte non è niente.Sono solamente passata dall’altra parte:è come fossi nascosta nella stanza accanto.Io sono sempre io e tu sei sempre tu.Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,di quelle piccole cose che tanto ci piacevanoquando eravamo insieme.Prega, sorridi, pensami!Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,solo perché sono fuori dalla tua vista?Non sono lontana, sono dall’altra parte, proprio dietro all’angolo.Rassicurati, va tutto bene.Ritroverai il mio cuore,ne ritroverai la tenerezza purificata.Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:il tuo sorriso è la mia pace.

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Benessere e quarta età

Il benessere non è solo assenza di ma-lattia. Significa anche diritto alla salu-te, alla casa, al reddito (pensione) equindi alla prevenzione delle malattie.È sicuramente un interessante vola-

no di sviluppo se legato alla capacità edalla libertà di scegliere in autonomiaquale orientamento dare alla propriavita, a scelte che sappiano rimettere alcentro la persona, alla capacità di man-tenere in relazione mentalità, umanità,culture diverse, per non mancare aldiritto di una vita buona e piena, senzatogliere il gusto a svolgere un ruoloanche sulle piccole cose. Come mante-nere la memoria sulle scelte che si sonofatte lungo il corso della vita. Esserevigili sul problema della sicurezza,incentivando l’intervento ai bisognidegli anziani/e. Sulla raccolta dellamemoria con interviste ed autobiogra-fie, foto antiche, poesie ed aneddoti, alfine di evitare il disperdersi del vissutoe di interi pezzi di storia.

Anziani, radici

e memoria storica di vita

Gli anziani/e sono portatori/trici divalori sociali e costituiscono una risor-sa “attiva” preziosa e insostituibile perla comunità. La senilità non rappresen-ta più una barriera di comunicazioneculturale: consente, invece, di realizza-re un vero e proprio scambio di saperi,di competenze, di storie ecc.. Tutelareil patrimonio dei saperi e dei valorisignifica salvaguardare la nostra identi-tà. Realizzare un giornale scritto ecostruito dagli anziani/e equivale a pro-porre un modello di vita che racchiudein sé valori come la solidarietà, l’inclu-sione, la condivisione, il senso dicomunità ed il rispetto delle tradizioni edelle proprie origini.

attenzione delle istituzioni rispetto allaloro salute. Dal punto di vista politicorilevante è il numero degli astensionistise si sommano i dati riguardanti coloroai quali la politica interessa poco o perniente. La vera sorpresa arriva dal datosull’interesse sulle problematicheambientali a livello planetario per ilquale spicca il numero di coloro per iquali la salvaguardia dell’ambiente èun aspetto rilevante. Con 23 sì si trattaquasi del totale dei 26 anziani chehanno risposto al questionario.Il ritratto che ne esce fuori è quello

di un anziano, uomo e donna, con unabuona autostima, abbastanza soddisfat-to, protagonista in famiglia, aperto allasocializzazione e poco fiducioso dellapolitica. Complessivamente emergeanche la richiesta di una offerta cultura-le che vada oltre alle tradizionale pro-poste dei centri anziani. Non solo bur-raco, ma anche teatro, musica e semi-nari per conoscere – visto il dato – ledinamiche ambientali del pianeta.Al riguardo esplicita la richiesta di

Domenico Vitale, frequentatore delcentro Appolloni, dell’organizzazionedi convegni di cultura generale, geo-grafia, storia, filosofia e medicina.

L’obiettivo resta quello comunquedell’ampliamento delle relazioni a tuttii costi. “Il rapporto con gli altri, il lororiconoscimento e la loro attenzione,l’empatia, la capacità di stare dentro aicircuiti di condivisione di tempo, inte-ressi, attività – scrive il Censis nel dos-sier “Anziani, una risorsa per il paese”,sono sicuramente, per gli anziani, alcentro di un approccio positivo allavita. Sentirsi impegnati, utili, averemolti e buoni rapporti con gli altri,insomma avere una vita piena, anche direlazioni, può incidere in maniera nettaanche sullo stato di salute”. Il futuro èla longevità attiva.

Graziarosa Villani

Il segreto di rimaneregiovani in età avanzata

La giovinezza non è soltanto un perio-do della vita: è anche una forma menta-le, una caratteristica della volontà, unaqualità dell’immaginazione, un flussodi emozioni. È una prevalenza delcoraggio, sulla timidezza dell’amoreper l’avventuroso, sull’amore per ilfacile. Nessuno invecchia semplice-mente col passare degli anni, ma solodisertando i propri ideali. Saremo gio-vani finché avremo fede, ci troveremovecchi, quando ci lasceremo assaliredalle incertezze; saremo giovani finchéavremo speranza; saremo vecchi quan-do l’avremo abbandonata. Finchè ilnostro cuore resterà sensibile allaBellezza, alla Verità, al Coraggio, ciconserveremo giovani.

Claudio Calcaterra

Indifferenti

o quasi alla politicaL’identikit

In famiglia collaborano, leggono pre-valentemente giornali e riviste, predili-gono programmi tv di spettacolo, se-guiti da quelli di cultura. Fin qui nel-l’identikit dell’anziano medio di Brac-ciano nessuna novità. Se si indaga sugliaspetti personali si nota come una gran-de considerazione sia data all’amicizia,intesa come condivisione.Accanto poi ad una buona soddisfa-

zione personale si vede come gli anzia-ni ammettano come, in effetti, potreb-bero fare molto di più per gli altri. Altala propensione al sentimento. “L’amormio non muore mai” si potrebbe diretanto che un rilevante numero di anzia-ni hanno commentato che “l’amore èun sentimento per tutte le età”.Passando al sociale tutti chiedono più

Età: tutto è relativoIndagine sul campo

Antatest per scoprire chi sono oggi

i “vecchi” di Bracciano

Nell’ambito del laboratorio di giornalismo che si è tenuto da gen-naio a marzo 2013 ai centri anziani Aurelio Appolloni e MariellaGiammona, grazie alla collaborazione del consiglio direttivo pre-sieduto da Rossana Negretti, è stato somministrato, in forma ano-nima, ai frequentatori un questionario (a risposta multipla) miratoa far emergere alcuni aspetti del loro vissuto quotidiano e il lororapporto con la politica, il sociale, la conoscenza, il sentimento.Sono stati raccolti 26 questionari. Ecco i risultati

1) Che ruolo svolgi nella tua famiglia?a) Fondamentale 11b) Collaborativo 12c) Propositivo 2

2) Ami leggere?a) Libri 6b) Giornali e riviste 16c) Non leggo 4

3) Che genere di programmi vedi in Tv?a) Sport 6b) Spettacolo 14c) Cultura 11d) Giornalistici 9e) Servizio 2

4) Cosa è per te l’amicizia?a) Condivisione 17b) Ascolto 7c) Complicità 3

5) Pensi potresti fare di più per gli altri?a) No, già faccio troppo 6b) Sì 14c) Forse nel capo del volontariato 5

6) Sei soddisfatto della tua situazione personale?a) Sì 15b) No 2c) Non Troppo 9

7) Ti interessi di politica?a) Sì 9b) No 9c) Poco 8

8) Ti interessano le problematiche ambientali?a) Sì 23b) No 1c) Non so 1

9) Ti senti tutelato dal punto di vista sanitario?a) Sì 7b) No 7c) Vorrei maggiori garanziesulla tutela della salute. 13

10) L’amore è un sentimento per tutte le età?a) Sì, senz’altro 15b) No 3c) Tutto è possibile 7

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Cuore e Delitto…I mille elettroni magici

L’ambulanza correva a sirena spiegatalungo la via Cassia, direzione Roma,verso l’ospedale Fatebenefratelli. Così DiegoAntinori fu portato al reparto cardiologico edopo pochi minuti, sotto l’effetto di un seda-tivo, cominciò a sentirsi meglio, gli sembravaquasi di sognare…

Sentì sua madre che lo chiamava dal bal-cone di casa, forse era ora di pranzo. Si eranotrasferiti da poco tempo ad Ostia e Diego, cheaveva circa dieci anni, era molto contento diquesto cambiamento. Qui non c’erano i peri-coli e il caos di Roma, così sua madre si eraconvinta a farlo scendere in strada per gioca-re con gli altri bambini, portando con sé labicicletta.

Furono, forse, gli anni più belli della suavita ed ancora oggi, dopo tanto tempo, ripen-sava a quei giorni con tanto rimpianto enostalgia. Due episodi in particolare glisarebbero rimasti impressi per molto tempo.L’episodio degli elettroni magici, lo persegui-tò per tutta la vita.

Diego aveva cominciato a leggere librifin da piccolo. Leggeva tutto quello che glicapitava a tiro, dai romanzi d’autore ai gior-naletti, non disdegnando nemmeno i librigialli, che leggeva di nascosto dal padre per-ché diceva troppo violenti. I suoi fumettipreferiti erano Sciuscià, il Piccolo Sceriffo,Tex Willer, Pecos Bill, amava meno i giorna-lini di Walt Disney perché non c’era nientedi eccitante. Era tutto scontato, già si sapevacome andava a finire, nulla era demandatoall’immaginazione!

Eppure, proprio leggendo un fumetto diPaperino sentì parlare per la prima volta deglielettroni. I tre paperini, durante una loroavventura, erano venuti in possesso di unamonetina che sfregata mentre veniva detto:“PER MILLE ELETTRONI MAGICI” face-va avverare qualsiasi desiderio. La cosa affa-scinò così tanto Diego che, pur rendendosiconto che era una sciocchezza bella e buona,non sapeva più resistere alla tentazione distropicciare tutte le monetine strane che glicapitassero a tiro, dicendo: “Per mille elettro-ni magici, voglio diventare invisibile!” oppu-re “ Per mille elettroni magici, voglio diven-tare l’uomo più ricco del mondo!”. Nullapoteva fermare la sua fervida fantasia. Nonfaceva in tempo a formulare un desiderio chesubito un altro, più elettrizzante, lo solletica-va. Tutto questo era andato avanti un bel po’,

anzi per anni, ed anche da vecchio si lasciavaandare, di tanto in tanto, a questa stramberia,pensando stupidamente che forse una voltanella vita, magari un solo desiderio, si sareb-be potuto avverare. Era ovviamente ben con-scio che fosse una sciocchezza, eppure quan-do era particolarmente giù di corda, quandotutto andava in malora, si ricaricava con que-sta illusione e seguitava a tirare la carretta,come diceva suo padre, sperando in momentimigliori. L’unica cosa di cui era dannatamen-te sicuro era che nella vita si doveva fare tuttocon le proprie forze, sapeva che non si potevacontare sull’aiuto degli altri, nemmeno delmigliore amico o della moglie o dei figli.

Nel 1955 Diego tornò a Roma con tutta lafamiglia. Abitava in uno dei popolosi rioni asud della città, che in seguito furono comune-mente chiamati quartieri dormitorio. La suavita cambiò non poco, mise in cantina la bici,compagna di tante avventure. Aveva visto, nelbalcone accanto al suo, un ragazzo un po’ piùpiccolo che suonava la fisarmonica, cosìcominciarono a parlarsi e nacque una certaamicizia. Michele e Diego iniziarono a veder-si e spesso facevano i compiti insieme, anchese frequentavano scuole di indirizzi diversi.

La loro amicizia diventò quasi fraterna eDiego cominciò a confidarsi con l’amico rac-contandogli delle ragazze che conosceva ascuola, delle simpatie e dei turbamenti che

provava. L’anno dopo le strade dei due amicisi divisero, complice la scuola. Uno sarebbediventato ragioniere, l’altro un tecnico indu-striale. Diego aveva tante materie e tanto dastudiare.

Le sue giornate erano faticose, dovevaalzarsi molto presto la mattina, tornava a casatardi nel pomeriggio e spesso era costretto afare le ore piccole per avere una preparazionesufficiente, ormai vedeva l’amico raramente esolo il sabato pomeriggio c’era il tempo difare due chiacchiere. La sua esistenza erapiatta e tranquilla come un mare calmo, nelsuo istituto non c’erano ragazze, perciò nien-te tentazioni, quindi la sua vita amorosa erasolo, teorica e molto fantasiosa, tant’è che segli capitava la monetina speciale si rivolgevaagli elettroni magici e sperava di incontrareuna brava ragazza da amare e dalla qualeessere amato.

Diego aveva un gran bisogno d’amore edanche se questa parola gli suonava retorica epiù adatta a un romanzetto di Liala, di notte,prima di addormentarsi, fantasticava su que-sta ragazza bionda che un giorno avrebbeincontrato. Immaginava di farci dei lunghidiscorsi: avrebbero parlato di tutto, nessunsegreto tra loro! Avrebbero fatto lunghe pas-seggiate mano nella mano, corse sulla sabbia,si sarebbero dati mille baci sdraiati sulla rivadel mare e poi fatto l’amore nascosti dalle

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Studio Uno - 1961

Poesia del prigionieroO Vergine Maria tu fosti madre prima di noi subisti il dolore dal caro figlio dale tristi squadre ti fu rapito dal tuo sangue al cuore.Io sto parlando dinanzi a una madre unita al suo sposo genitore, che attendevail ritorno del suo figlio che si venne a salvar dal grande periglio.Genitori.Noi notte e giorno si bagnava il ciglio pensando che la morte ti rapiva e alSignore chiedevano consiglio che quella triste porta non s’apriva.Figlio.Questi tuoi preghi ti risparmia sentire la tua voce ciò gran noia,tutti i momenti prenderei una traccia ma sono circondato da sti boia, nulla ilvestire e ne mangiar ci spaccia, noi ci nutrimmo sol di qualche foglia ma se ildestino mi Vorà aiutare a tornare in mezzo a Voi e a Voi abbracciareFortuna o sia Destino preparato a rendere questi tali sai felici avere un figlioperso e poi tornato e pur c’è ancor che qualche mamma dice, qui finirà la sortedel Soldato di quella schiavitù dominatrice.Oggi rinasce qui la mia persona piatti e bicchieri ogni strumento suona.

Scritta al ritorno dalla prigionia 30 Settembre 1945 BraccianoLuigi Piergentili

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barche dei pescatori, mentre la Luna risplen-deva nel cielo! Le avrebbe, infine, carezzato ilunghi capelli e sussurrato le più dolci paroled’amore…Era l’ultimo giorno del Carnevaledel Sessantadue, si respirava un’aria di festa eMichele aveva naturalmente voglia di diver-tirsi. “Sono stato invitato ad una festa” disseMichele “perché non vieni pure tu?”. La casadove si ballava era a San Giovanni, i parteci-panti alla festa erano tutti ragazzi della mediaborghesia romana e fra di loro c’era purequalcuno in maschera. Michele era il deus exmachina di questi frangenti, così, avuta l’ap-provazione della padrona di casa organizzòsubito uno dei soliti giochi deficienti per faraccoppiare uomini e donne, che tra l’altro nonvedevano l’ora di divertirsi un po’.

Naturalmente anche Diego fu coinvoltonel gioco e conobbe una ragazza di nomeGemma. Sentì che qualcuno aveva messo lacanzone: Legata a un granello di sabbia cheandava per la maggiore, così chiese a Gemmase le piacesse.

“È molto bella, dolce e romantica!È una di quelle che amo di più”.“A me piace anche: L’amore è una cosa

meravigliosa!” aggiunse Diego“Se mi dici dov’è esattamente la scuola,

potrei venirti a prendere… se ti fa piacere!” siaffrettò ad aggiungere. La mattina si alzò cheormai aveva deciso. Arrivò davanti la scuolaa qualche minuto alle cinque, si appoggiò conle spalle al muro dell’edificio di fronte al-l’uscita e si preparò pazientemente all’attesa.

Quando furono le diciassette e venticin-que le mani gli cominciarono a sudare, un

elemento questo che lo fece pensare, in quan-to una cosa del genere non gli era mai capita-ta prima, così era costretto ad asciugarle spes-so passandole lungo il cappotto. Possibile chetutto ciò fosse dovuto a Gemma? Alle dicias-sette e trentacinque eccola uscire dall’istituto,si guardò intorno e attraversò la stra-da…Diego la vide e le fece un cenno, lei loguardò e non mostrò meraviglia, gli fece unbel sorriso e si avvicinò:

“Ciao, come stai?” e gli porse la mano.Cominciarono così a risalire la Nomenta-

na verso il Centro. Ad un certo momento glisembrò che lei stringesse il braccio, come pertrattenerlo, così la prese per l’incavo delgomito e non la lasciò più.

Sull’autobus Gemma si sorreggeva albraccio di Diego e quel contatto le piacevamolto.

Lui la guardava di sottecchi e osservava i

suoi occhi, il lungo collo, i capelli neri, ilnasino un po’ all’insù, non sapeva decidersi atogliere lo sguardo. Anche Gemma lo guarda-va con la coda dell’occhio, non lo trovavaproprio bello ma era in compenso molto edu-cato e gentile, quando parlava diceva semprel’essenziale, non si dava delle arie e poi eraproprio tenero… si vedeva che era un bravoragazzo. Quando capì che Gemma era quasiarrivata, Diego le chiese il numero di telefo-no per poterla chiamare.

“Allora ti vengo a prendere a scuola,dimmi quando!”.

“Tu telefonami, poi vedremo!”.Lei gli strinse la mano forte, la trattenne

per un po’, poi gli fece un sorriso un po’ tri-ste, come per dire, che ci vuoi fare? Infine glistrizzò l’occhio in un modo buffo che Diegonon scordò più.

Scesero dall’autobus insieme, lei non sigirò nemmeno a guardarlo, e dopo un attimoera già scomparsa. Mentre tornava a casa inautomobile Diego pensò e ripensò a tuttoquello che si erano detti durante il tragitto,cercava di interpretare le parole di lei e davaloro il senso che più gli faceva comodo. “Laprossima volta che la sento devo sapere cosavolesse esattamente dire con quelle parole epoi le chiederò questo e quest’altro…” pensa-va e non vedeva l’ora di stare con lei.

Quella sera andò a letto col pensiero diGemma, gli piaceva così tanto…! Dopo aver-ci pensato un bel po’ Diego capì che quello,forse era amore. Ma non sapeva che la suastoria, come la vita sarebbe stata un tormento.

da un racconto di Domenico Venturi