2

Click here to load reader

Five myths about jesus

Embed Size (px)

DESCRIPTION

 

Citation preview

Page 1: Five myths about jesus

Cinque miti su Gesù

di Reza Aslan

Reza Aslan è l’autore del recentissimo “Zealot: The Life and Times of Jesus of Nazareth.”

Non c’è forse personaggio storico più profondamente invischiato di Gesù di Nazareth nella leggenda e nel mito. Al di fuori dei Vangeli, che non sono esattamente resoconti dei fatti riguardanti Gesù ma prove del Suo valore religioso, non c’è quasi traccia di questo semplice contadino della Galilea che ha ispirato la religione più diffusa al mondo. Eppure, sulla figura di Gesù esiste una storiografia biblica sufficiente a sollevare quesiti su alcuni dei miti che si sono generati attorno ad essa negli ultimi 2000 anni.

1. Gesù nacque a Betlemme.

I primi Cristiani sembrano avere avuto uno scarso interesse per i primi anni della vita di Gesù. Nei primi documenti scritti su di Lui, ossia le lettere di San Paolo (scritte fra il 50 e il 60 D.C.) e il Vangelo di Marco (scritto dopo il 70 D.C.), le informazioni sulla Sua nascita e sulla Sua infanzia sono vistosamente assenti. Ma al crescere dell’interesse per la persona di Gesù, la nascente comunità cristiana tentò di riempire i vuoti sulla Sua giovinezza per allineare la Sua vita e la Sua missione con la miriade di profezie sul messia, spesso contrastanti, presenti nelle scritture ebraiche.

Secondo una di tali profezie il messia, in quanto discendente del Re Davide, doveva nascere nella città di Davide, Betlemme. Eppure, Gesù è stato così identificato con Nazareth, la città in cui la maggior parte degli storici ritiene sia nato, da essere conosciuto nel corso della sua vita come “il Nazareno”. I primi cristiani avevano bisogno di una soluzione creativa per portare i genitori di Gesù a Betlemme così che potesse nascere nella stessa città di Davide.

Secondo l’evangelista Luca, la risposta si riconduce a un censimento richiesto da Roma nell’anno 6 D.C. che, stando a lui, obbligò ogni suddito a fare ritorno al suo luogo d’origine per essere censito. Poiché Giuseppe, padre di Gesù, era originario di Betlemme, egli e sua moglie Maria lasciarono Nazareth per recarsi nella città di Davide, dove Gesù nacque. E così la profezia si avverò.

In realtà il censimento romano riguardava soltanto la Giudea, la Samaria e l’Idumea, e non la Galilea, dove viveva la famiglia di Gesù. E soprattutto, poiché lo scopo del censimento erano le tasse, la legge romana valutava la proprietà di un individuo nel luogo di residenza e non in quello di nascita.

In parole povere, Luca colloca la nascita di Gesù a Betlemme non perché fu lì che avvenne, ma perché questa versione è conforme alle parole del profeta Michea: “Ma tu, o Betlemme... da te uscirà per me un dominatore d’Israele.”

2. Gesù era figlio unico.

Nonostante il precetto cattolico della perpetua verginità di Sua madre Maria, possiamo essere certi che la figura storica di Gesù provenisse da una famiglia numerosa con almeno quattro fratelli che sono nominati nei Vangeli (Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda) e un imprecisato numero di sorelle. Che Gesù avesse fratelli e sorelle è ripetutamente testimoniato dai Vangeli e dalle lettere di San Paolo. Anche lo storico ebreo Flavio Giuseppe, che visse nel I secolo, fa riferimento al fratello di Gesù, Giacomo, che sarebbe diventato l’autorità più importante della Chiesa protocristiana in seguito alla morte di Gesù.

Alcuni teologi cattolici hanno asserito che la parola greca che i Vangeli usano per descrivere i fratelli di Gesù, “adelphos”, potrebbe significare anche “cugini” o “fratellastri”, e che questi potessero essere figli di un precedente matrimonio di

Page 2: Five myths about jesus

Giuseppe. Se da un lato ciò potrebbe essere vero, nel Nuovo Testamento la parola “adelphos” non è mai usata con altri significati che “fratello”. Pertanto non vi è alcun ragione a sostegno della versione di Gesù come figlio unico.

3. Gesù ebbe dodici discepoli.

Questo mito si basa su un fraintendimento relativo alle tre categorie di seguaci di Gesù. La prima era composta da coloro che vennero ad ascoltare le Sue parole o per essere guariti da Lui ogni volta che entrava in un paese o in una città. I Vangeli definiscono questi gruppi come “folle”.

La seconda categoria era costituita da coloro che seguirono Gesù di città in città, di paese in paese. Costoro erano chiamati discepoli e, secondo il Vangelo di Luca, ve n’erano 70 o 72, a seconda della versione del testo a cui si dia credito. La terza categoria di seguaci di Gesù era nota come gli apostoli. Questi 12 uomini non erano semplici discepoli, in quanto non si limitavano a seguire Gesù da un luogo all’altro. Piuttosto, avevano il permesso di procedere per conto proprio e predicare il Suo messaggio in maniera indipendente e in assenza di supervisione. In altre parole, erano i capi missionari del movimento di Gesù.

4. Gesù fu processato al cospetto di Ponzio Pilato. I Vangeli ritraggono Ponzio Pilato come un governatore onesto ma poco volitivo, che fu costretto dalle autorità giudaiche a mandare sulla croce un uomo che sapeva essere innocente. Ma il Pilato della storia era in realtà ben noto per l’invio delle sue truppe fra le strade di Gerusalemme con lo scopo di massacrare gli Ebrei ogni volta che non erano d’accordo nemmeno con la più insignificante delle sue decisioni. Nel decennio in cui fu governatore di Gerusalemme, Pilato mandò sulla croce migliaia di persone, con zelo e senza processo, e gli Ebrei inoltrarono una protesta contro di lui all’indirizzo dell’imperatore a Roma. Gli Ebrei generalmente non venivano processati dai Romani, tanto meno gli Ebrei accusati di ribellione. Perciò l’idea che Pilato abbia speso un solo momento del suo tempo a riflettere sulla sorte dell’ennesimo Ebreo provocatore, e a maggior ragione che gli abbia concesso un’udienza personale, è inimmaginabile.è di certo ammissibile che Gesù fosse ricevuto in udienza dal governatore romano se l’importanza del Suo crimine avesse meritato una speciale attenzione. Ma qualsiasi “processo” Gesù avesse subito, sarebbe stato breve e sbrigativo, con il solo scopo di registrare in via ufficiale le accuse per le quali stava per essere giustiziato.

5. Gesù fu sepolto in una tomba. I Vangeli affermano che dopo la crocefissione il corpo di Gesù sia stato tolto dalla croce e posto in una tomba. Se ciò fosse stato vero, si sarebbe trattato di un atto di benevolenza estremamente inusuale, forse senza precedenti, da parte dei Romani. Per Roma la crocefissione non era soltanto una forma di pena capitale. Infatti alcuni criminali venivano prima giustiziati e poi inchiodati sulla croce. Lo scopo principale della crocefissione era dissuadere dalla ribellione; è per questo che veniva sempre svolta in pubblico. Per la stessa ragione il criminale veniva sempre lasciato sulla croce a lungo dopo la morte; i giustiziati per crocefissione non venivano quasi mai sepolti. Poiché lo scopo della crocefissione era umiliare la vittima e terrorizzare il popolo, il cadavere veniva lasciato mangiare dai cani e spolpare fino all’osso dai rapaci. Le ossa venivano quindi gettate via in montagne di rifiuti, da cui derivò il nome del luogo della crocifissione di Cristo: Golgota, il luogo dei teschi.è possibile che, a differenza di praticamente qualunque altro criminale crocefisso da Roma, Gesù sia stato tolto dalla croce e posto in uno stravagante sepolcro di pietra modellato per l’uomo più ricco della Giudea. Ma non è molto plausibile.

Traduzione a cura di Francesco Troccoli - traduttore certificato AITI Titolo originale: Five myths about Jesus, by Reza Aslan,

pubblicato online su Washington Post 26.09.2013