3
a sempre la dioce- si di Palestrina è attenta alla salva- guardia del luogo che a- bitiamo; molte, nel corso dell’anno, le manifesta- zioni incentrate sulla cu- ra dell’ambiente e del creato. Per questo moti- vo abbiamo accolto con entusiasmo la «Marcia per la terra» odierna del- la diocesi di Roma e con altrettanto entusiasmo partecipiamo con i nostri giovani. Rispettare il creato, a- marlo e curarlo è uno dei doveri che l’uomo deve a- dempiere fin dalla sua ve- nuta al mondo: una cura «esercitata secondo lo sti- le di Gesù è una coordi- nata imprescindibile del- l’esser–uomo come lui. Essa significa custodire, prendersi in carico, toc- care, fasciare, dedicare at- tenzione». Nostro com- pito è trasmettere questa «cura» ai nostri ragazzi: «La formazione delle nuove generazioni non può, infatti, che stare a cuore a tutti gli uomini di buona volontà, interpel- lando la capacità della so- cietà intera di assicurare riferimenti affidabili per lo sviluppo armonico delle persone» don Antonello Sio, Servizio diocesano pastorale giovanile D L’alba della speranza Firenze. Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» si apre domani il 5° Convegno ecclesiale nazionale. Martedì l’intervento di papa Francesco DI SIMONE DE VITO irenze 2015: è ormai l’alba. E l’alba è sempre qualcosa di radioso e pregno di speranza. La Chiesa italiana, ormai da tempo, ogni dieci anni “raduna” gli Stati generali: immagine per stupire, trion- falismi da esibire o un esame di coscien- za collettivo per ripartire dopo aver in- contrato il Signore come i due di Emmaus per ritornare là dove tutto ha avuto inizio? Questi interrogativi hanno sempre qual- che riscontro nella realtà sia in positivo che in negativo: per questa Assemblea, da- ta anche la visibile presenza di indirizzo di papa Francesco, la Chiesa italiana si è mobilitata più del solito soprattutto dove è stata coinvolta la base dei cattolici nella ferialità della vita parrocchiale( tanti con- tributi della base hanno dato vita alle trac- ce preparate dal Comitato nazionale an- che per la richiesta di una fruibilità dei te- sti nella possibilità di comprensione con- cettuale e linguistica) e per l’apporto prov- videnziale degli strumenti di comunica- zione sociale che in tempo reale permet- tono di poter intervenire a 360 gradi. Tali strumenti saranno anche il veicolo per i cattolici italiani che vogliono partecipa- re al Convegno come “delegati virtuali” senza dover dar conto a nessuno ma nel- la piena consapevolezza del proprio esse- re Chiesa in sintonia con quanto avviene nel tempo e per essere espressione di quel- l’appartenenza che spesso non viene rico- nosciuta in quanto fuori dell’apparato uf- ficiale. A questo punto viene una doman- da spontanea: quali sono stati i criteri di scelta dei delegati di ogni diocesi? Quale rappresentatività? Chi li ha scelti? Tutti sperano che le Diocesi abbiano fatto di- scernimento serio per far partecipare a questo evento di Chiesa persone motiva- te e sagge per ricavarne il meglio a van- taggio della propria Comunità. Una con- vinta partecipazione avrà un’ottima rica- duta nel territorio per intessere reti di re- lazioni di un nuovo “umanesimo” con i passi di pellegrini verso la Gerusalemme celeste attraverso i sentieri della storia del- la Gerusalemme terrestre il cui punto più alto è il Calvario e il sepolcro vuoto. Ho partecipato a due dei quattro Conve- gni fin qui celebrati: a quello di Palermo nel 1995 e a quello di Verona nel 2005 co- me delegato della Diocesi di Gaeta. Ora partecipo a Firenze 2015 come rappresen- tante al Comitato preparatorio eletto dal- la Commissione presbiterale italiana. Grandi aspettative ci furono dal Conve- gno di Palermo il cui tema era “Il Vange- lo della carità per una nuova società in I- talia”. Il tema più in auge fu “ I cattolici e la politica” e uno dei risultati visibile ( ma quanto incisivo?) fu la creazione del “pro- getto culturale”. L’intuizione più forte fu “la Chiesa estroversa”: che fine ha fatto que- sta spinta ad uscire se papa Francesco ha dovuto ribadire questo concetto e uno dei 5 verbi del Convegno è proprio «uscire»? Gli anni passano in fretta e con qualche “nostalgia” per il non vissuto e si arriva al Convegno di Verona sul tema “ Te- stimoni di Gesù speranza del mondo”. Anche questo Convegno fu preparato in maniera capillare nelle Diocesi e fu ce- lebrato con grande entusiasmo. Le te- matiche elaborate tennero banco per di- verso tempo nella Chiesa italiana; ma, ahimè, anche le spinte del Convegno non hanno trovato terreno fertile nel cambiamento della pastorale in Italia e nelle strutture che la Chiesa italiana si è data a livello nazionale e nelle Curie diocesane. Che fine hanno fatto i famo- si cinque ambiti (vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza) che dovevano essere la struttura portan- te della pastorale nella Chiesa italiana? Partecipo a Firenze avendo contribuito a preparare, con i membri del Comita- to, tutto il materiale necessario e il pro- gramma del “convenire”. Tutto ciò che si vivrà nei prossimi giorni non è solo nelle mani dei delegati ma nel- la preghiera, nell’attenzione caritatevole e nella partecipazione “virtuale” di tutta la Comunità italiana. Le Comunità diocesa- ne sostengano i loro delegati durante il Convegno e, soprattutto, dopo nel pre- tendere la ricaduta della Grazia e dei do- ni che provengono da Firenze 2015: vive- re in “novità” le strade dell’uomo sulle or- me di Gesù nella Galilea delle genti. F I numeri della partecipazione e 19 diocesi del Lazio parteciperanno al 5° Convegno nazionale ecclesiale di Firenze con 176 delegati. Le donne sono meno di un terzo rispetto agli uomini, rispettivamente 43 donne e 133 uomini. Ma da dove vengono i delegati? Ecco i numeri: la diocesi di Albano sarà presente con 10 delegati, quella di Ana- gni–Alatri con 7. Da Civita Castellana arrive- ranno a Firenze 7 delegati, da Frascati altri 7, da Frosinone – Veroli – Ferentino 7, da Gaeta 7. Dalla diocesi di Latina – Terracina – Sezze – Priverno, invece, ne partiranno 8. Solo 1 da Montecassino. Saranno 6 i delegati da Pale- strina, ben 11 da Porto Santa Rufina, mentre dalla diocesi di Riete andranno in 6. A fare la parte del leone Roma con i suoi 50 delegati, mentre da Sabina – Poggio Mirteto sono 7, da Sora, Cassino, Aquino, Pontecorvo partiranno in 7, da Tivoli 8. Da Velletri, Segni andranno in 7 e da Viterbo 6 e per finire dall’Ordinaria- to Militare i delegati a Firenze sono 8. Ma ve- diamo di scoprire meglio quanto clero e quan- ti laici. Ebbene del 176 delegati ben 89 sono clero: ci saranno, infatti, 26 Vescovi, 45 pre- sbiteri, 6 diaconi e 12 religiosi. I consacrati, in- vece, sono 4. Tutti gli altri sono laici e cioè 83. Infine vediamo la distribuzione per fasce d’età. Quelli che superano i 75 anni sono 5, mentre dai 60 ai 75 anni 51. I delegati con un’età com- presa fra 36 e 59 anni sono la maggioranza e cioè 96 mentre nella fascia giovane dai 18 ai 35 anni i delegati sono appena 24. (Vi.Tes.) L Papa Francesco sarà al Convegno di Firenze martedì prossimo i delegati dal Lazio «In marcia per la terra» Il creato, bene di tutti Rispettare il creato, amarlo e curarlo è uno dei doveri che l’uomo deve adempiere fin da quando nasce ALBANO CURA, AIUTO E FRATELLANZA a pagina 3 ANAGNI LE CONFRATERNITE SI INCONTRANO a pagina 4 C. CASTELLANA PREPARARSI AL GIUBILEO a pagina 5 CIVITAVECCHIA LA MADONNA DI POMPEI a pagina 6 FROSINONE LA RISPOSTA AL DOLORE a pagina 7 GAETA NON ABBIATE PAURA DELLA TENEREZZA a pagina 8 LATINA PRONTI A PARTIRE a pagina 9 PALESTRINA I CUSTODI IN CAMMINO a pagina 10 PORTO-S. RUFINA A SERVZIO DEGLI ULTIMI a pagina 11 SORA LA FESTA DEL CIAO DI AZIONE CATTOLICA a pagina 13 TIVOLI L’ESIGENZA DI «FARE RETE» a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI DESIDERI E ATTESE a pagina 12 LAZIO SETTE uccede ogni dieci anni. La Chiesa italiana si raduna in “conve- gno”. Cioè, tutte le diocesi d’Italia si radunano insieme, attraverso i loro vescovi e alcuni membri scelti, per comprendere come vivere sempre meglio e, magari, insieme l’amore per il Signore e la testi- monianza del Vangelo. Quest’anno ci si raduna a Firenze. Meta non casuale, ma significativa per il tema scelto: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. E Firenze in realtà è stata teatro di due diverse onda- te di “umanesimo”. Basti pensare ai grandi del tardo medioevo, Dan- te e Boccaccio, che furono alle origini del grande movimento dell’u- manesimo classico che proprio da questa città si sviluppò. C’è stato, poi, nel novecento, in mezzo alla barbarie del secolo breve, un par- ticolare movimento di grandi personalità che hanno reso Firenze fa- ro di nuovo umanesimo, il cardinale Elia Della Costa che si oppose fieramente ad Hitler quando si recò in visita nella città, il grande profeta don Lorenzo Milani, il sindaco santo Giorgio La Pira e il me- no noto don Giulio Facibeni, che fu alla base di una vera rinascita popolare. Il Convegno di Firenze, sarà un momento sicuramente ce- lebrativo, ma non per questo ininfluente nella vita delle nostre Chie- se locali. Dall’incontro si delineerà il percorso pastorale comune nel cuore di questo nuovo secolo che attende sempre più l’annuncio del Vangelo come notizia di una vita buona, gioiosa e possibile a ogni persona. Anche noi, allora, possiamo metterci in ascolto, in “conve- gno” per accogliere ciò che lo Spirito Santo dice alle Chiese, alla no- stra Chiesa in Italia. Per essere luce di speranza per ogni uomo. Francesco Guglietta S La notizia di una vita buona Domenica, 8 novembre 2015 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 DIACONI/2 IN SERVIZIO OLTRE LE SBARRE a pagina 2 IL FATTO

Firenze. Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo ... · Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» si apre domani ... poi, nel novecento, in mezzo alla barbarie del

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Firenze. Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo ... · Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» si apre domani ... poi, nel novecento, in mezzo alla barbarie del

a sempre la dioce-si di Palestrina èattenta alla salva-

guardia del luogo che a-bitiamo; molte, nel corsodell’anno, le manifesta-zioni incentrate sulla cu-ra dell’ambiente e delcreato. Per questo moti-vo abbiamo accolto conentusiasmo la «Marciaper la terra» odierna del-la diocesi di Roma e conaltrettanto entusiasmopartecipiamo con i nostrigiovani.Rispettare il creato, a-marlo e curarlo è uno deidoveri che l’uomo deve a-dempiere fin dalla sua ve-nuta al mondo: una cura«esercitata secondo lo sti-

le di Gesù è una coordi-nata imprescindibile del-l’esser–uomo come lui.Essa significa custodire,prendersi in carico, toc-care, fasciare, dedicare at-tenzione». Nostro com-pito è trasmettere questa«cura» ai nostri ragazzi:«La formazione dellenuove generazioni nonpuò, infatti, che stare acuore a tutti gli uomini dibuona volontà, interpel-lando la capacità della so-cietà intera di assicurareriferimenti affidabili perlo sviluppo armonicodelle persone»

don Antonello Sio, Servizio diocesano pastorale giovanile

D

L’alba della speranza

Firenze.Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» si apre domaniil 5° Convegno ecclesiale nazionale. Martedì l’intervento di papa Francesco

DI SIMONE DE VITO

irenze 2015: è ormai l’alba. E l’alba èsempre qualcosa di radioso e pregnodi speranza. La Chiesa italiana, ormai

da tempo, ogni dieci anni “raduna” gliStati generali: immagine per stupire, trion-falismi da esibire o un esame di coscien-za collettivo per ripartire dopo aver in-contrato il Signore come i due di Emmausper ritornare là dove tutto ha avuto inizio? Questi interrogativi hanno sempre qual-che riscontro nella realtà sia in positivoche in negativo: per questa Assemblea, da-ta anche la visibile presenza di indirizzodi papa Francesco, la Chiesa italiana si èmobilitata più del solito soprattutto doveè stata coinvolta la base dei cattolici nellaferialità della vita parrocchiale( tanti con-tributi della base hanno dato vita alle trac-ce preparate dal Comitato nazionale an-che per la richiesta di una fruibilità dei te-sti nella possibilità di comprensione con-cettuale e linguistica) e per l’apporto prov-videnziale degli strumenti di comunica-zione sociale che in tempo reale permet-tono di poter intervenire a 360 gradi.Tali strumenti saranno anche il veicolo peri cattolici italiani che vogliono partecipa-re al Convegno come “delegati virtuali”senza dover dar conto a nessuno ma nel-la piena consapevolezza del proprio esse-re Chiesa in sintonia con quanto avvienenel tempo e per essere espressione di quel-l’appartenenza che spesso non viene rico-nosciuta in quanto fuori dell’apparato uf-ficiale. A questo punto viene una doman-

da spontanea: quali sono stati i criteri discelta dei delegati di ogni diocesi? Qualerappresentatività? Chi li ha scelti? Tuttisperano che le Diocesi abbiano fatto di-scernimento serio per far partecipare aquesto evento di Chiesa persone motiva-te e sagge per ricavarne il meglio a van-taggio della propria Comunità. Una con-vinta partecipazione avrà un’ottima rica-duta nel territorio per intessere reti di re-lazioni di un nuovo “umanesimo” con ipassi di pellegrini verso la Gerusalemmeceleste attraverso i sentieri della storia del-la Gerusalemme terrestre il cui punto piùalto è il Calvario e il sepolcro vuoto.

Ho partecipato a due dei quattro Conve-gni fin qui celebrati: a quello di Palermonel 1995 e a quello di Verona nel 2005 co-me delegato della Diocesi di Gaeta. Orapartecipo a Firenze 2015 come rappresen-tante al Comitato preparatorio eletto dal-la Commissione presbiterale italiana.Grandi aspettative ci furono dal Conve-gno di Palermo il cui tema era “Il Vange-lo della carità per una nuova società in I-talia”. Il tema più in auge fu “ I cattolici ela politica” e uno dei risultati visibile ( maquanto incisivo?) fu la creazione del “pro-getto culturale”. L’intuizione più forte fu “laChiesa estroversa”: che fine ha fatto que-

sta spinta ad uscire se papa Francesco hadovuto ribadire questo concetto e uno dei5 verbi del Convegno è proprio «uscire»? Gli anni passano in fretta e con qualche“nostalgia” per il non vissuto e si arrivaal Convegno di Verona sul tema “ Te-stimoni di Gesù speranza del mondo”.Anche questo Convegno fu preparatoin maniera capillare nelle Diocesi e fu ce-lebrato con grande entusiasmo. Le te-matiche elaborate tennero banco per di-verso tempo nella Chiesa italiana; ma,ahimè, anche le spinte del Convegnonon hanno trovato terreno fertile nelcambiamento della pastorale in Italia enelle strutture che la Chiesa italiana siè data a livello nazionale e nelle Curiediocesane. Che fine hanno fatto i famo-si cinque ambiti (vita affettiva, lavoro efesta, fragilità, tradizione, cittadinanza)che dovevano essere la struttura portan-te della pastorale nella Chiesa italiana?Partecipo a Firenze avendo contribuitoa preparare, con i membri del Comita-to, tutto il materiale necessario e il pro-gramma del “convenire”. Tutto ciò che si vivrà nei prossimi giorninon è solo nelle mani dei delegati ma nel-la preghiera, nell’attenzione caritatevole enella partecipazione “virtuale” di tutta laComunità italiana. Le Comunità diocesa-ne sostengano i loro delegati durante ilConvegno e, soprattutto, dopo nel pre-tendere la ricaduta della Grazia e dei do-ni che provengono da Firenze 2015: vive-re in “novità” le strade dell’uomo sulle or-me di Gesù nella Galilea delle genti.

F I numeri della partecipazionee 19 diocesi del Lazio parteciperanno al 5°Convegno nazionale ecclesiale di Firenze

con 176 delegati. Le donne sono meno di unterzo rispetto agli uomini, rispettivamente 43donne e 133 uomini. Ma da dove vengono idelegati? Ecco i numeri: la diocesi di Albanosarà presente con 10 delegati, quella di Ana-gni–Alatri con 7. Da Civita Castellana arrive-ranno a Firenze 7 delegati, da Frascati altri 7,da Frosinone – Veroli – Ferentino 7, da Gaeta7. Dalla diocesi di Latina – Terracina – Sezze –Priverno, invece, ne partiranno 8. Solo 1 daMontecassino. Saranno 6 i delegati da Pale-strina, ben 11 da Porto Santa Rufina, mentredalla diocesi di Riete andranno in 6. A fare laparte del leone Roma con i suoi 50 delegati,mentre da Sabina – Poggio Mirteto sono 7, daSora, Cassino, Aquino, Pontecorvo partirannoin 7, da Tivoli 8. Da Velletri, Segni andrannoin 7 e da Viterbo 6 e per finire dall’Ordinaria-to Militare i delegati a Firenze sono 8. Ma ve-diamo di scoprire meglio quanto clero e quan-ti laici. Ebbene del 176 delegati ben 89 sonoclero: ci saranno, infatti, 26 Vescovi, 45 pre-sbiteri, 6 diaconi e 12 religiosi. I consacrati, in-vece, sono 4. Tutti gli altri sono laici e cioè 83.Infine vediamo la distribuzione per fasce d’età.Quelli che superano i 75 anni sono 5, mentredai 60 ai 75 anni 51. I delegati con un’età com-presa fra 36 e 59 anni sono la maggioranza ecioè 96 mentre nella fascia giovane dai 18 ai35 anni i delegati sono appena 24. (Vi.Tes.)

L

Papa Francesco sarà al Convegno di Firenze martedì prossimo

i delegati dal Lazio

«In marcia per la terra»

Il creato, bene di tutti

Rispettareil creato, amarlo e curarlo è unodei doveri chel’uomo deveadempiere fin da quando nasce

◆ ALBANOCURA, AIUTOE FRATELLANZA

a pagina 3

◆ ANAGNILE CONFRATERNITESI INCONTRANO

a pagina 4

◆ C. CASTELLANAPREPARARSIAL GIUBILEO

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIALA MADONNADI POMPEI

a pagina 6

◆ FROSINONELA RISPOSTAAL DOLORE

a pagina 7

◆ GAETANON ABBIATE PAURADELLA TENEREZZA

a pagina 8

◆ LATINAPRONTIA PARTIRE

a pagina 9

◆ PALESTRINAI CUSTODIIN CAMMINO

a pagina 10

◆ PORTO-S. RUFINAA SERVZIODEGLI ULTIMI

a pagina 11

◆ SORALA FESTA DEL CIAODI AZIONE CATTOLICA

a pagina 13

◆ TIVOLIL’ESIGENZADI «FARE RETE»

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETIDESIDERIE ATTESE

a pagina 12

LAZIOSETTE

uccede ogni dieci anni. La Chiesa italiana si raduna in “conve-gno”. Cioè, tutte le diocesi d’Italia si radunano insieme, attraverso

i loro vescovi e alcuni membri scelti, per comprendere come viveresempre meglio e, magari, insieme l’amore per il Signore e la testi-monianza del Vangelo. Quest’anno ci si raduna a Firenze. Meta noncasuale, ma significativa per il tema scelto: “In Gesù Cristo il nuovoumanesimo”. E Firenze in realtà è stata teatro di due diverse onda-te di “umanesimo”. Basti pensare ai grandi del tardo medioevo, Dan-te e Boccaccio, che furono alle origini del grande movimento dell’u-manesimo classico che proprio da questa città si sviluppò. C’è stato,poi, nel novecento, in mezzo alla barbarie del secolo breve, un par-ticolare movimento di grandi personalità che hanno reso Firenze fa-ro di nuovo umanesimo, il cardinale Elia Della Costa che si opposefieramente ad Hitler quando si recò in visita nella città, il grandeprofeta don Lorenzo Milani, il sindaco santo Giorgio La Pira e il me-no noto don Giulio Facibeni, che fu alla base di una vera rinascitapopolare. Il Convegno di Firenze, sarà un momento sicuramente ce-lebrativo, ma non per questo ininfluente nella vita delle nostre Chie-se locali. Dall’incontro si delineerà il percorso pastorale comune nelcuore di questo nuovo secolo che attende sempre più l’annuncio delVangelo come notizia di una vita buona, gioiosa e possibile a ognipersona. Anche noi, allora, possiamo metterci in ascolto, in “conve-gno” per accogliere ciò che lo Spirito Santo dice alle Chiese, alla no-stra Chiesa in Italia. Per essere luce di speranza per ogni uomo.

Francesco Guglietta

SLa notizia di una vita buona

Domenica, 8 novembre 2015

Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209

Email: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanePiazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected]: Salvatore Mazza

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE:PROGETTO PORTAPAROLAmail: [email protected] ABBONAMENTINUMERO VERDE 800820084

◆ DIACONI/2IN SERVIZIOOLTRE LE SBARRE

a pagina 2

IL FATTO

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 2: Firenze. Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo ... · Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» si apre domani ... poi, nel novecento, in mezzo alla barbarie del

Essere consapevoli che «siamo noi il sogno di Dio»

ell’anno della misericordia un innoalla vita. Questo scaturisce dalmessaggio intitolato «La

misericordia fa fiorire la vita» del Consigliopermanente della Cei per la 38ª Giornatanazionale per la vita in programma ilprossimo 7 febbraio. Il testo si apre conuna bellissima espressione di papaFrancesco: «Siamo noi il sogno di Dio che,da vero innamorato, vuole cambiare lanostra vita». Una vita che è cambiamento,che si trasforma in dono; una vita che ècrescita, fondata innanzitutto sulla famiglia.E ancora la vita è dialogo che trasmette lacultura dell’incontro. Infine la vita è“misericordia”. È fondamentale contagiare

di misericordia per guarire la società datutti gli attentati alla vita. Per dare unatestimonianza concreta di come si metta alprimo posto la vita nelle sue molteplicisfumature abbiamo voluto sentire chi inprima persona offre il proprio servizio dellavita. E questo nelle parole di DanielaNotarfonso, responsabile del Centrofamiglia e vita, (www.famigliaevita.org) ilconsultorio della diocesi di Albano che hasede ad Aprilia. «Il messaggio dei vescovicontiene alcune risposte vicine all’incontrocon le famiglie, l’accompagnamento e lavicinanza ad esse», ci racconta laresponsabile. «La cosa bella è che leggendoil titolo si mette in evidenza come la vitapossa essere accolta e difesa, vita che vienecurata e accompagnata secondo l’enciclicaLaudato si’ di papa Francesco. La cura è unaspetto molto importantedell’accompagnamento delle famiglie. Ititoli sembrano le tappe dell’accoglienza diuna famiglia, o una persona, che vengono

per poter porre in atto il cambiamentosoprattutto del cuore, nella conversione. Perle famiglie è un cambiamento aperto aldialogo. Il lavoro del consultorio èaccogliere le persone e le famiglie realtàpreziose per la Chiesa e la società – unlavoro da circa dieci anni come sostegnopsicologico, e da cinque con uno sportellodi ascolto nelle scuole: l’alberghiero diAnzio e, dal prossimo 27 novembre,l’istituto di Rosselli di Aprilia. Un altroaspetto riguarda il sostegno a due donnesingle che han deciso di portare avanti leloro gravidanze. Sono attivi corsi dipreparazione al parto, collaborando conun’associazione che fa sostegno pre e postparto. La vita è misericordia, secondo leparole del Papa, e questo ci aiuta ad avereuno sguardo aperto, legati alla Caritas,offrendo sostegno alle famiglie degliimmigrati. E ancora servizi ai bambini eragazzi con lievi ritardi cognitivi o difficoltàdi apprendimento, agli adolescenti con i

Gruppi di parola. Forte è anche lacollaborazione con le istituzioni. Una delleespressioni più a me care è la Chiesa comeospedale da campo, dove la prima cosa èdare accoglienza». Altro aspetto legato allacustodia della vita è l’insegnamento delmetodo Billings. Il centro «ha 15 operatoriche collaborano con la pastorale famiglia eCaritas e tutti gli uffici pastorali, nella lineadi una “pastorale integrata”, secondoun’espressione molto cara al vescovoSemeraro». L’attività del consultoriorisponde così all’invito rivolto dai Vescovinell’ultima parte del messaggio:«Contagiare di misericordia significa osareun cambiamento interiore, che si manifestacontro corrente attraverso opere dimisericordia. Opere di chi esce da se stesso,annuncia l’esistenza ricca in umanità, abitafiducioso i legami sociali, educa alla vitabuona del Vangelo e trasfigura il mondocon il sogno di Dio».

Carla Cristini

N

I diaconi tra gli scout come costruttori di pace

Vivere il diaconatoall’interno di unastruttura detentiva: è la storia di Giancarloche, dal marzodello scorso anno,ogni mattina si reca presso il carceredi Frosinone

Quell’umanitàoltre i cancelli

DI ROBERTA CECCARELLI

umori di chiavi, di una serra-tura che si apre affinchè tu pos-sa varcare il primo cancello,

che si richiude subito dopo il tuopassaggio. Succede anche con il se-condo, il terzo. Finché non arrivi alpiano che ospita la stanza adibitaper il colloquio con i detenuti. «Maa questo passaggio dal “mondo e-

Rsterno” al mondo a sé che è la CasaCircondariale non ci si abitua mai,neppure quando diviene routine». È un’immagine forte quella che rac-conta Giancarlo, diacono perma-nente della diocesi di Frosinone, cheogni mattina si reca nella strutturacarceraria della cità, dove ha inizia-to a venire a marzo 2014, per intra-prendere un’esperienza di carità eservizio, su indicazione del vescovoAmbrogio Spreafico, proseguendo ilcammino di preparazione al diaco-nato. Nell’omelia dell’ordinazioneavvenuta nella domenica della Mi-sericordia, il 12 aprile di quest’anno,ai cinque diaconi Spreafico chiesedi «comunicare questo senso belloe gioioso di un ministero vissuto alservizio dei poveri con misericordiae donando a tutti quella pace che ilSignore concede a noi tutti».Incontrare Giancarlo è un piccolodono: dal tono calmo della voce nontraspare soltanto il racconto dellesue attività quotidiane all’internodella struttura di via Cerreto, ma l’a-spetto umano e cristiano di questaesperienza divenuta ormai a “tempo

pieno”. «Sento il bisogno di andaretutti i giorni», ci confida. E la setti-mana scorre veloce: lunedì e mar-tedì dedicati ai colloqui; mercoledì,giovedì e venerdì, si celebra la San-ta Messa nella Cappella – con la par-tecipazione di detenuti provenientida varie sezioni della struttura – poiiniziano i colloqui; anche il sabatoincontra i detenuti e alle 13 si cele-bra la Santa Messa con il cappella-no don Guido. Ma al sabato, spes-so, ritaglia anche un momento disvago con la lezione di balli di grup-po in cui si cimentano Giancarlo ela moglie Pina, sposati da 49 anni,che vivono insieme il ministero chelui svolge in carcere e nella parroc-chia dei Ss. Giuseppe e Ambrogio aFerentino. Perché la famiglia è con-divisione e sostegno. Proprio il contrario di quanto acca-de nella vita di molti detenuti: il rea-to commesso non colpisce (e puni-sce) soltanto chi lo commette, maanche la sua famiglia. Dai colloquipersonali, spiega Giancarlo, vengo-no fuori vari aspetti: «Dalla vergognadei familiari che non vogliono far

sapere dove sia il proprio congiun-to a quelli che si rifiutano di visitar-li in carcere». Spesso, allora, dopol’iniziale diffidenza – e a volta loscontro verbale – si instaura un rap-porto di fiducia reciproca e il soste-gno e l’aiuto che gli uomini chiedo-no è «che cosa devo fare? Aiutami».Nei detenuti più giovani, si fa piùforte l’assenza della famiglia; negliadulti, la privazione maggiore è l’a-ver lasciato (o perso) moglie e figli;mentre il sentimento di fallimentopervade soprattutto gli anziani. La mancanza della libertà fa abitua-re alle privazioni quotidiane, comeuna chiacchierata con un amico cheti ascolta o «ti chiama per nome, e-liminando quella distanza impostadall’uso del “lei”», spiega Giancarlo,sottolineando il forte bisogno dicontatto umano come una sempli-ce «stretta di mano o un abbracciofraterno». Una bella occasione dicondivisione e amicizia sarà ancheil pranzo di Natale che ogni anno ilvescovo, con alcuni sacerdoti e vo-lontari, condivide con detenuti epersonale.

DI REMIGIO RUSSO

na vera sorpresa, di quelleche ti fanno rimanere abocca aperta. Ma anche

andare indietro con la mente aglianni giovanili. Così hanno reagitoClaudio De Rossi e Giuseppe Autiero,64 e 49 anni d’età, diaconi delladiocesi di Latina–Terracina–Sezze–Priverno, alla notizia che il loroprossimo servizio pastorale sarebbestato quello di “stare” tra gli scoutpontini. Entrambi ricordano benequando all’inizio di questa estatesono stati chiamati dal delegatodiocesano al Diaconato, don Livio DiLorenzo, per questa comunicazione:su indicazione del vescovo MarianoCrociata avrebbero affiancato donPaolo Lucconi nel suo servizio diassistente ecclesiastico dell’Agesci.Un servizio che s’inquadra in unanuova prospettiva dell’Assistenzache il Vescovo ha voluto garantireall’intero movimento scoutisticocattolico presente nella diocesi,indipendentemente dalle sigle.Infatti, sacerdote e diaconi sirivolgeranno non solo all’Agesci, ipiù conosciuti, ma anche ai gruppidegli Scout d’Europa–Fse e del Masci(il Movimento adulti degli scoutcattolici italiani). Per Claudio eGiuseppe è comunque un ritorno alpassato. «Io vengo ormai da 40 annidi scoutismo, prima Agesci e poiMasci», ha detto Claudio cheidealmente ammicca a Giuseppeperché «io invece ho trascorso tantiani con gli scout Fse». Questodualismo è indicatore della veramissione affidata loro dal Vescovo.

Inutile nascondere che le realtàscoutistiche si siano guardate l’unl’altra con un po’ di antagonismo.«Dobbiamo dare e diventare segnodi comunione nella nostra chiesalocale, in particolare nel nostrosettore. Già abbiamo tenuto leprime riunioni e siamo stati accolticon molta simpatia e affetto», hacontinuato Claudio. Invece, perAntonio: «Questa esperienza come“accompagnatore Spirituale” hasviluppato un senso di appartenenzapiù marcato verso la grandeFratellanza Scout. Per questo hoaccettato la nuova sfida cherisponde al desiderio del nostroVescovo di fondare questaFratellanza Scout tra i diversi gruppi.Creare quei “Ponti” fra le diverseaggregazioni sotto lo sguardo diGesù Cristo vero e unico CapoScout». Un servizio non semplice, daunire a quello svolto in parrocchia ealla propria famiglia. Tuttavia,l’obiettivo è davvero ambizioso:creare pace e fratellanza. D’altronde,questo è il ruolo del diacono, anchese un po’ dimenticato. Non è uncaso che sia lui a invitare alloscambio del gesto di pace durante laMessa. Ciò in ricordo del compitoprincipale che veniva loro affidatonei primi secoli: ricomponevano leliti e le divisioni tra le persone o tragruppi famigliari arrivando così allapace. Nel caso attuale degli scoutpontini una fratellanza da vivere delnuovo progetto catechetico cheverterà sui grandi temi ecclesiali dioggi: Sinodo, Firenze 2015, giubileodella Misericordia e Giornata dellaGioventù.

U

intera diocesi Di Sora–Cassino–Aquino–Pontecorvo

con i molteplici problemi, lecaratteristiche, le usanze, leattese, le speranze, si è ritrovata,lo scorso 6 novembre, presso ilPalazzo Ducale di Atina. Ilvescovo Gerardo Antonazzo hainfatti voluto incontrare tutti isindaci del territorio ecclesiale, in

quel clima di apertura, vicinanzae dialogo schietto, espresso nellevisite alle 144 parrocchie presentinei 60 comuni compresi nelladiocesi, e che si traduce nellacostante collaborazione con leamminostrazioni locali.Si parla di tre regioni – Lazio,Abruzzo,Campania – e treProvince e Prefetture, Frosinone,

L’Aquila, Caserta. Siamo tuttifiduciosi, nella comprensione nelcogliere la buona opportunitàdell’evento, pensato nelladirezione di una sempre piùproficua integrazione ecollaborazione. Dell’eventoriferiremo più ampiamento sulprossimo numero di Laziosette.

Alessandro Rea

’LIl vescovo Antonazzo incontra tutti i sindaci

Una boccata d’ossigeno per le comunità terapeutichealgrado le crisi di bilancio,abbiamo trovato le risorse peressere vicini a chi ha più

bisogno e questo è anche un buon viaticorispetto al Giubileo della Misericordia, chedeve essere vissuto con comportamenticoerenti di coloro che gestiscono la cosapubblica». Così il presidente della RegioneLazio Nicola Zingaretti ha dichiaratoriferendosi all’adeguamento delle rette perle comunità terapeutiche, contributi cheerano fermi dal 2001 ma che oraaumenteranno di circa il 50%. Ilprovvedimento è stato annunciato dallostesso Zingaretti nel corso della sua visitaal Centro Italiano di Solidarietà donPicchi, dove ha incontrato le 14 comunitàche fanno capo ad Acta Lazio,l’Associazione delle comunità terapeuticheaccreditate. Ed è stato proprio grazieall’intermediazione di Acta Lazio se si è

riusciti a raggiungere l’intesa, dopo 14 annidi stop da parte delle istituzioni. «Fare reteè la chiave di volta per dare risposteefficienti e assicurare un cambio di passonel Lazio nel rapporto tra istituzioni e ilmondo impegnato nella lotta alledipendenze». A spiegarlo è il presidente delCeis don Picchi, Roberto Mineo,soddisfatto per la sensibilità dimostratadall’amministrazione regionale alledifficoltà dei più deboli. I nuovi importientreranno in vigore già a partire dagennaio 2016. In particolare, l’assistenzariabilitativa residenziale passerà da 38 a 65euro, per la semiresidenziale l’aumentosarà da 24 a 41 euro, per l’assistenzapedagogica da 32 a 58 e da 18 a 38 perl’assistenza pedagogico riabilitativasemiresidenziale, così come aumenterannole tariffe per la presa in carico ditossicodipendenti e di coloro che hanno

più bisogno. «Sicuramente è una boccatadi ossigeno – commenta Roberto Mineo –per una spesa che normalmente si aggiraintorno agli 80 euro giornalieri pro capite.Oltre alle spese del cittadino c’è infatti daconsiderare l’aggravio dei costi per ilmantenimento della struttura e delpersonale specializzato, psicologi eoperatori sociali che operano h24. Alcunecomunità erano peraltro a rischio chiusura,per cui è stato ancora più necessario che laRegione investisse risorse, per ridaredignità alla prevenzione del disagiogiovanile». Un disagio acuito anche dallacrescita delle dipendenze, e in particolaredall’aumento del consumo di eroina,soprattutto nella fascia più giovane dellapopolazione. «L’incremento dei decessilegati all’eroina – continua Mineo –mostrano come questo business sia ancoramolto diffuso e metta in pericolo i nostri

giovani. Complici di questa situazione ladiminuzione della pressione militare inAfghanistan, primo produttore di oppio, ela rotta dei Balcani, corridoio privilegiatoper il narcotraffico verso i Paesi europei.Ma sono anche le difficoltà per i giovani ditrovare momenti in cui realizzarsi, aportare al riutilizzo dell’eroina, che adifferenza delle altre fa cadere in uno statodi torpore dei sensi e crea dipendenza sindal primo utilizzo». La prevenzione risultal’arma vincente su cui investire nel breve,medio e lungo termine, in manierapermanente e continuativa. E questa passasia attraverso programmi mirati nellescuole, come quelli attivati dal Ceis in 22istituti della Capitale, sia attraverso illavoro costante all’interno delle comunità,che possono accompagnare i giovani versoscelte positive e responsabili.

Anna Moccia

Il messaggio dei vescovi italianiper la 38ª Giornata per la vitanella lettura di chi ogni giornosta sulla frontiera dell’impegno

Un servizio inuna nuovaprospettivadell’Assistenzagarantita atutte le sigle

dialogo e collaborazione

Dopo quasi quindici anni di stallola Regione adegua i contributiper i differenti livelli di assistenzaLa soddisfazione di «Acta Lazio»

Un momento della cena di Natale dello scorso anno nella Casa circondariale di Frosinone

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 8 novembre 2015

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 3: Firenze. Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo ... · Con il tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» si apre domani ... poi, nel novecento, in mezzo alla barbarie del

L’anniversario della betificazione di Madre CurcioDI SIMONE CIAMPANELLA

l prossimo 13 novembre ricorre il 10°anniversario della beatificazione di Ma-ria Crocifissa Curcio, proclamata da pa-

pa Benedetto XVI nel 2005 nella basilica diSan Pietro. «Madre Maria Crocifissa – disseil papa nell’omelia – fu una donna sempli-ce e forte, afferrata dall’amore di Dio, tuttaprotesa al cielo, ma attenta a curvarsi sullaterra, in particolare sull’umanità sofferentee bisognosa. Essa seppe trarre dalla sua fe-de profonda e dall’amore appassionato al-l’Eucaristia ispirazione e nutrimento conti-nuo per la sua ricerca di santità. La beata Ma-dre Curcio ha saputo coniugare, nei fatti or-dinari della sua vita quotidiana, la preghie-ra e l’azione, intesa quest’ultima come re-cupero degli ultimi, e più precisamente, co-me accoglienza e formazione della gioventùpiù abbandonata. Proprio per questa suanormalità e concretezza è un modello a cui

ci si può ispirare oggi come oggi, essendo ilsuo messaggio di grande attualità». La fon-datrice delle Carmelitane Missionarie diSanta Teresa di Gesù Bambino, con la suatestimonianza, getta quindi un ponte idea-le con quei santi, martiri, dell’antica Chie-sa portuense, ricordando a tutti noi, eredidi quella esperienza di Chiesa, un percorsodi santità accessibile ad ognuno.La congregazione di cui Crocifissa è madrepropone un triduo di preparazione ai fe-steggiamenti per avvicinarsi alla figura del-la beata. Dal 12 al 14 novembre nella par-rocchia di Santa Maria del Carmelo alle o-re 16 si alterneranno le famiglie, i consa-crati e i giovani e i ragazzi per pregare e me-ditare sull’insegnamento della religiosa. Ifesteggiamenti si concluderanno domenicaprossima alle 12 con la concelebrazione eu-caristica presieduta dal vescovo Gino Realipresso la cappella della congregazione (ViaCarmelo, 3 Santa Marinella). Il tratto es-

senziale dell’apostolato di Madre Crocifis-sa è perfettamente sintetizzato nel titoloscelto dalla congregazione per questo im-portante evento, «Attingete alla sorgente eu-caristica e comunicate: questa è la nostramissione». Nel pensiero di Madre Crocifis-sa sussiste infatti questa stretta polarità tral’incidenza che l’Eucarestia genera nella vi-ta del singolo e nella comunità e l’esigen-za che la fedeltà a questa devozione si tra-sformi in azione, sia cioè adesione alla vi-ta eterna, che il sacramento eucaristicocustodisce, perché attraverso essa la vitaterrena possa sperimentare fattivamente lacarità di Dio. Una carità che dopo una pe-regrinazione iniziata nella sua bella Sici-lia è approdata a Santa Marinella, doveassieme al padre Lorenzo Von Den Ee-rembeemt, ha iniziato a modellare quelsodalizio di comunione e accoglienza checaratterizza ancora oggi il prezioso ope-rato delle sue figlie.

IDa Ragusa a Santa Marinella

Madre Crocifissa, al secoloRosa Curcio, nacque aIspica, Ragusa, il 30gennaio 1877. A 13 anni siiscrisse al Terz’ordineCarmelitano, assumendoil nome di suor MariaCrocifissa. Giunge nel1925 a Roma dopo unperiodo a Modica. Morì aSanta Marinella il 4 luglio1957, all’età diottant’anni. Nel 1991 ilsuo corpo fu traslato nellacasa madre delle SuoreCarmelitane Missionariedi Santa Teresa delBambino Gesù a SantaMarinella. La memorialiturgica ricorre il 4 luglio.La beata Maria Crocifissa Curcio

Carità è misericordiala proposta.Quattro incontri di formazioneper riscoprire la ragione del servizio agli ultimiDI SERENA CAMPITIELLO

gli operatori e volontari delleCaritas parrocchiali, deicentri di ascolto e dei servizi

diocesani ogni anno viene offertaun’occasione di formazione ecrescita spirituale. La proposta chequest’anno è stata presentata dallaCaritas di Porto–Santa Rufina,non poteva che prevedere un forterichiamo alla misericordia. Iquattro incontri, di cui sabatoprossimo al Centro pastoralediocesano si terrà il secondo dalleore 9, vogliono focalizzare ladimensione umana del servizioche tante persone svolgono ognigiorno con cura e dedizione.L’idea è quella diaffrontare il tema delleopere di misericordia ecomprendere comequeste sollecitano erichiamano allamodalità con cui sisvolge il servizio, infattiogni gesto che lecontraddistinguecoinvolge l’altro,implica necessariamenteun riconoscere l’altrocome fratello, con il suo vissutostrettamente personale e unico, acui dare una risposta prima ditutto relazionale. L’incontro colprossimo provoca, a voltedistrugge, sconvolge, masoprattutto pone domande disenso sul proprio agire, sulproprio modo di relazionarsi e dimuoversi verso l’altro. Il percorsopromosso vuole aiutare ipartecipanti a consolidare unamaturità umana e spirituale basatasull’ascolto di chi si incontra sulcammino. In tal senso laformazione ha un legame moltoforte con la misericordia, perchéin essa l’azione verso i poveri trovala ragione ultima del propriooperare. Il termine misericordiapuò significare un sentimento dipietà verso chi ha sbagliato e chespesso ci si ritrova davanti, maancora di più la misericordia deve

Afavorire deicomportamenti concretidi rispetto della dignitàaltrui, anche quandoquesta sembracompletamente persa, dilealtà, di condivisione edi solidarietà. Laformazione ad unapproccio scevro dapregiudizi, quindimisericordioso, diventaquasi un dovere neiconfronti delle personeche si servono, pertantouna formazione cheaiuta a sperimentare eimprimere a livello dipensiero e azione una

misericordia che animaogni gesto e diventa ilfine delle relazioniumane che nelquotidiano sisperimentano. Difrequente i serviziCaritas invece sonoanimati da undinamismo mirato alfare, a un riempire iltempo conun’operatività spessoripetitiva, e così sirischia di entrare in un circuitochiuso in cui viene meno l’ascoltodell’altro, e nasce la presunzionedi leggergli in volto quello di cuiha bisogno. Inoltre può capitareche per stare dietro alle esigenzemateriali di chi bussa alla porta, sirischia di perdere di vista lospecifico mandato che è quello dieducare la comunità ecclesiale al

servizio e alla testimonianza dellacarità, perché tutta la comunità hacome vocazione quella dimostrare il volto di Cristo. LaCaritas svolge una funzionepedagogica, sa che nelle sue azionideve essere impresso lo stile diGesù che si mette accanto, ma cheesige l’operosità di chi gli chiede ilmiracolo, è la mentalità di chi

educa “facendo e facendo fare”.Partecipare alla formazione aiutachi la riceve a sapersi muovere nelcontesto in cui la comunità glichiede di operare e aiuta ad averequegli strumenti per sperimentaresu sé stessi e verso gli altri lamisericordia che siamo invitati avivere.(http://caritaspsr.blogspot.it/).

Saper trovare nell’incontrocon il nostro prossimo la dimensione umanaper camminare a fianco,testimoniando la solidarietàl’accoglienza, la fraternitàcon azioni autentiche

DI LORETTA PESCHI

utto cominciò il 2 gennaio 2014,alle 3 del pomeriggio. A Castel-nuovo di Porto la signora Franca

tornava a casa sua dopo una giornatadi lavoro. Doveva preparare dei dolciper la festa del paese che si sarebbe ce-lebrata di lì a pochi giorni. Ma il tre-no della ferrovia “Roma Nord” che in-crociò la sua automobile fermò la suavita, a poco più di 50 anni. Oltre il dolore per la perdita di una per-sona molto amata non solo dalla suafamiglia ma anche dai suoi concitta-dini – il giorno delle esequie la chie-sa parrocchiale e la piazza circostanteerano stracolme – questo dramma ri-svegliò nei cittadini il senso di peri-colo che sorgeva ogni volta che si tra-versava quel maledetto passaggio a li-vello incustodito, dove il treno sbucada una curva che impedisce la vista.D’altronde altri incidenti, per fortunanon mortali ma comunque gravi, e-rano già avvenuti nello stesso punto.Un gruppo di cittadini, addolorati e in-

furiati allo stesso tempo, decise diprendere la questione di petto e – so-stenuti dall’amministrazione comu-nale – intrapresero una lunga battagliaper ottenere, dalla Regione Lazio e dal-l’Atac (ente gestore della linea ferro-viaria), che il passaggio a livello “as-sassino” fosse dotato di barriere. Si de-nominarono “Barriere per Vivere”. Glifu promesso che le barriere sarebberostate poste entro il 2 luglio del 2014.Sono arrivate il 9 agosto del 2015. Lacostanza del gruppo che non ha mai“mollato la presa”, insieme allo spiri-to collaborativo della dirigenza Atac edelle maestranze, hanno consentito diottenere questo risultato, seppure conpiù di un anno di ritardo rispetto allepromesse.Recentemente il parroco di Castel-nuovo di Porto monsignor Paolo Per-la ha benedetto il nuovo impianto, al-la presenza dei cittadini che hannoposto un mazzo di fiori di campo sulluogo dell’incidente, mentre il trenopassava e il conduttore salutava conun sorriso.

T

Con le «Barriere per vivere»una battaglia di civiltà vinta

on la Messa presieduta dal vescovo Gino Reali si conclude oggi la Festadella Visione. Un’iniziativa che vuole ricordare la visione che sant’I-

gnazio di Loyola ebbe a La Sorta, odierno quartiere della periferia nord diRoma. L’evento fu significativo per il santo perché l’immagine che ebbe del-la croce lo indirizzò poi nella scelta del nome della nascente Compagnia diGesù. In questa V edizione la comunità diocesana ha potuto ascoltare pa-dre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, chevenerdì scorso ha tenuto una conferenza dal titolo “Le opere di misericor-dia nella vita di sant’Ignazio di Loyola e dei suoi compagni”. Il gesuita hapresentato la figura del santo attraverso la prospettiva della cura e della ca-rità pastorale di Ignazio, offrendo al pubblico una prospettiva utile in pre-parazione al prossimo Giubileo. La celebrazione comincerà questa mattinaalle ore 10 con la processione che partirà dalla Cappella della visione, sa-lendo poi per Via del Cenacolo arriverà in cattedrale. La funzione liturgicaavrà luogo alle ore 11.

Gianni Candido

CLa visione di sant’Ignazio

DI MARINO LIDI

a commemorazione dei fratellidefunti si celebra il giornoseguente a quello della festa di

Ognissanti per ricordare quello strettolegame che esiste tra la via alla santità acui tutti sono chiamati e ladestinazione di ogni persona dopo lamorte. Una destinazione che attraversol’intercessione dei santi per le animedei fedeli defunti, e anche per noi,raccoglie quella comunione che tieneinsieme tutto il popolo di Dio, neltempo e oltre il tempo. Credere aquesto contatto tra il cielo alla terra èproprio della fede cristiana che ognicredente professa attivamente

attendendo la vita “vera” attraverso uncontinuo cammino di conversione. Ilprimo novembre diventa dunqueoccasione per fare memoria dei propricari che questo limite lo hannoattraversato e meditare propriosull’ultimo passo dell’esistenza terrena.La sensibilità e l’importanza che laChiesa riserva al culto per le personetrapassate si esplicita in questi giorni, incui più forte è il richiamo all’attenzioneverso i morti, con le Messe celebratenelle cappelle cimiteriali. Nella diocesiquesta bella tradizione sta crescendo,segnando di anno in anno una sempremaggiore partecipazione alle funzioneliturgiche. In alcune delle celebrazioni,come è ormai consuetudine, partecipa

il vescovo Reali, che con la sua presenzavuole sottolineare la rilevanza che ilmistero della morte e della vita rivestenell’esperienza di ogni cristiano.La scorsa settimana il presule hapresieduto le Messe nel cimitero diLadispoli e in quello di SantaMarinella. Nelle omelie il vescovo havoluto sottolineare che la connessionetra la memoria dei defunti e la festa deisanti è nel segno di quella speranza dicui tutti possono essere capaci. Haesortato quindi le comunità a viveresenza la paura di testimoniare ilproprio essere cristiani in virtù del fattoche, un domani, saremo tutti chiamatia dover rispondere a Dio, ognuno delproprio operato.

L

Memoria dei defunti, seme di speranzaggi pomeriggio alle ore17, presso il santuario di

Santa Maria in Celsano(http://smcelsano.diocesipor-tosantarufina.org), il vescovoGino Reali presiederà unaMessa in suffragio di tutti co-loro che hanno perso la vitasulla strada. Al termine dellacelebrazione, in ricordo deidefunti, possono essere por-tati all’altare della madonnauna foto o un fiore o una can-dela accesa. La bella iniziati-va nasce dal desiderio dellacomunità parrocchiale diSant’Andrea Apostolo di offri-

re un segno tangibile di vici-nanza alle persone che hannoperso un parente o un amico.Così attraverso la preghieracomune si vuole mostrare al-le persone segnate dalla tra-gica scomparsa di un caro lapresenza concreta di una co-munità che rimane accanto,che non dimentica la soffe-renza dei suoi membri e cheoltre i giorni del lutto, vuolerestare una famiglia disponi-bile e accogliente, dove o-gnuno può trovare ascolto,conforto e amicizia.

Marino Lidi

O

Il vecovo Reali a Ladispoli

A Santa Maria in Celsanoper le vittime della strada

Un incontro al Centro pastorale diocesano

Castelnuovo di Porto

La Storta – Roma

ggi. Il vescovocelebra in

cattedrale per la festadi S. Ignazio, (ore 11, La Storta); 14novembre celebra con i vescovislovacchi in vistita ad limina (ore 10,Pontificio collegio slovacco Santi Cirillo eMetodio). Ingresso di padre Arielex Oco,parroco di Santa Maria Porto dellaSalute (ore 18, Fiumicino). 15 novembreIngresso don Valerio Grifoni, parroco diS. Giorgio (ore 10, Maccarese-Fiumicino).

O11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 8 novembre 2015

l’agenda

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30