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In questo numero Pag. 2 - Catechesi parrocchiale annuale Pag. 3 - Gruppo di ricerca Antiochia Pag. 6 - Le parole di papa Francesco Pag. 7 - Speciale inter- vista a papa Francesco Pag. 11 - I nostri amici nel mondo Pag. 12 - A colloquio con don Stefano, priore di Mirasole Pag 14 - Catechesi e giovani Pag. 16 -Calendario LA RELIQUIA E IL PARADISO Siamo nella stagione colorata dalle piante, della conclusione della mietitura, e nello stesso tempo c’è un sole che si fa desiderare, una nebbia pronta a farsi notare con il freddo e la pioggia ormai alle porte. E il freddo che per ora ritarda. Siamo nel periodo delle feste di ‘stagione’, i santi e i morti che ci aprono al cielo, alle stelle. Li accumuniamo anche se uno non di- venta sempre santo dopo morto. Non è un po’ poco? Forse perché cosi li distacchiamo da noi, li mettiamo solo nel cielo delle stelle, lontano. Irraggiungibili. Forse li onoriamo solo dopo la morte come santi e a noi cari perché hanno vissuto nel nascondimento e nella semplicità della vita ordinaria e noi eravamo presi dalle stars mondane, potenti e più appari- scenti. Forse solo a distanza di tempo, e con un cuore rinnovato, scopriamo quanto bene ci hanno fatto e la religiosità meravigliosa che ci hanno comunicato. A ben guardarle le stelle non so- no poi così lontane; le stelle abitano il mondo e il nostro cuore. Facciamole abitare in noi, anche noi abitiamo una stella dell’universo. Apriamolo più spesso il nostro cuore perché è capace di amore, di relazioni e di comunione. Una signora avanti negli anni e nella fede mi confidava, dopo la perdita di suo marito: “Siamo stati insieme per 56 anni. Ho servito e ho avuto cura di mio marito come fosse una reliquia. Abbiamo passato tante fatiche, sofferenze, tempi duri con la guerra. E adesso che siamo in paradiso, bisogna morire!” Mi vien da dire l’amore può tutto, il paradiso continua! Periodico della Parrocchia Santi Pietro e Paolo, via Dante 25 - Opera Tel. 02/57600310, [email protected], www.santipietroepaolo-opera.it EDITORIALE ANNO XXI Numero 205 3 Novembre 2013 Avvento 2013 Per annunciare che Dio è amore La catechesi parrocchiale è rivolta a tutta la comunità adulta e giova- ne. Anche quest’anno ci lasciamo guidare dalla positiva della lettera Pastorale del nostro Vescovo e dal progetto pastorale della parrocchia sulla dimensione profonda della carità. Valorizzeremo in modo spe- ciale i tempi forti della chiesa, l’Avvento e la Quaresima, e anche atti- vazioni varie come ritiri/esercizi spirituali, pellegrinaggi e meditazio- ni appropriate. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale unitario promuove l’orizzonte del- la catechesi con la formazione permanente della vita cristiana pro- muovendo approfondimenti sul credere. L’attenzione da porre sarà quella di mettersi in ascolto di come la Parola di Dio lavora, ispira e fa crescere nella storia un progetto di amore. Ci auguriamo che l’atteggiamento di ascolto e di far risuonare la Pa- rola nella propria vita favoriranno cammini personali e comunitari di una donazione generosa e nuova.

EDITORIALE numero - Opera

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Page 1: EDITORIALE numero - Opera

In questo numero

Pag. 2 - Catechesi parrocchiale annuale Pag. 3 - Gruppo di ricerca Antiochia Pag. 6 - Le parole di papa Francesco Pag. 7 - Speciale inter-vista a papa Francesco Pag. 11 - I nostri amici nel mondo Pag. 12 - A colloquio con don Stefano, priore di Mirasole Pag 14 - Catechesi e giovani Pag. 16 -Calendario

LA RELIQUIA E IL PARADISO Siamo nella stagione colorata dalle piante, della conclusione della mietitura, e nello stesso tempo c’è un sole che si fa desiderare, una nebbia pronta a farsi notare con il freddo e la pioggia ormai alle porte. E il freddo che per ora ritarda.

Siamo nel periodo delle feste di ‘stagione’, i santi e i morti che ci aprono al cielo, alle stelle. Li accumuniamo anche se uno non di-venta sempre santo dopo morto. Non è un po’ poco? Forse perché cosi li distacchiamo da noi, li mettiamo solo nel cielo delle stelle, lontano. Irraggiungibili. Forse li onoriamo solo dopo la morte come santi e a noi cari perché hanno vissuto nel nascondimento e nella semplicità della vita ordinaria e noi eravamo presi dalle stars mondane, potenti e più appari-scenti.

Forse solo a distanza di tempo, e con un cuore rinnovato, scopriamo quanto bene ci hanno fatto e la religiosità meravigliosa che ci hanno comunicato.

A ben guardarle le stelle non so-no poi così lontane; le stelle abitano il mondo e il nostro cuore. Facciamole abitare in noi,

anche noi abitiamo una stella dell’universo. Apriamolo più spesso il nostro cuore perché è capace di amore, di relazioni e di comunione.

Una signora avanti negli anni e nella fede mi confidava, dopo la perdita di suo marito: “Siamo stati insieme per 56 anni. Ho servito e ho avuto cura di mio marito come fosse una reliquia. Abbiamo passato tante fatiche, sofferenze, tempi duri con la guerra. E adesso che siamo in paradiso, bisogna morire!” Mi vien da dire l’amore può tutto, il paradiso continua!

Periodico della Parrocchia Santi Pietro e Paolo, via Dante 25 - Opera Tel. 02/57600310, [email protected], www.santipietroepaolo-opera.it

EDITORIALE

ANNO XXI Numero 205 3 Novembre 2013

Avvento 2013 Per annunciare che Dio è amore

La catechesi parrocchiale è rivolta a tutta la comunità adulta e giova-ne. Anche quest’anno ci lasciamo guidare dalla positiva della lettera Pastorale del nostro Vescovo e dal progetto pastorale della parrocchia sulla dimensione profonda della carità. Valorizzeremo in modo spe-ciale i tempi forti della chiesa, l’Avvento e la Quaresima, e anche atti-vazioni varie come ritiri/esercizi spirituali, pellegrinaggi e meditazio-ni appropriate. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale unitario promuove l’orizzonte del-la catechesi con la formazione permanente della vita cristiana pro-muovendo approfondimenti sul credere. L’attenzione da porre sarà quella di mettersi in ascolto di come la Parola di Dio lavora, ispira e fa crescere nella storia un progetto di amore. Ci auguriamo che l’atteggiamento di ascolto e di far risuonare la Pa-rola nella propria vita favoriranno cammini personali e comunitari di una donazione generosa e nuova.

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CAMMINO DI CATECHESI PARROCCHIALE 2013-2014 Parrocchia Santi Pietro e Paolo e Parrocchia San Benedetto in OPERA

IL MONDO E’ IL CAMPO DI DIO FRUTTO DEL SUO AMORE

per annunciare che Dio è amore 1) Incontro introduttivo a Opera, ore 19-23 Mercoledì 2 Ottobre 2013 con Consigli Parrocchiale Pastorale unitario

2) Catechesi Avvento ore 21 Mercoledì 27 Novembre 2013 La novità dell’amore cristiano Abbazia L’amore per i nemici. Con un monaco/a

Mercoledì 4 Dicembre 2013 La speranza dell’amore cristiano A Opera Il perdono. Con il teologo Luca Moscatelli

Mercoledì 11 Dicembre 2013 La grandezza dell’amore cristiano A Noverasco Il martirio. Con il teologo Luca Moscatelli 3) Catechesi Quaresimale ore 21 Lunedì 17 Marzo 2014 L’oggi dell’amore di Dio: la relazione A Noverasco con Paola Soncini psicoterapeuta

Lunedì 24 Marzo 2014 Il qui dell’amoredi Dio: la storia e il creato A Opera con Mauro Bagatti

Lunedì 31 Marzo 2014 L’oltre dell’amore di Dio: vivere e morire Abbazia con un monaco/a 4) Esercizi spirituali esterni a Piombino – Centro Fraternità Missionaria

Passi e linguaggi di crescita nell’amore. Impariamo il cammino cristiano

Da Venerdì 28 Febbraio a Domenica 2 Marzo 2014 nel pomeriggio

5) Esercizi spirituali interni in Chiesa a Opera (ore 19 - 22) IMPARIAMO LA FRATERNITA’…DA GESU’ E DALLO SPIRITO

DALLA GRATITUDINE (EUCARISTIA-RINGRAZIAMENTO)…DA PIETRO E PAOLO Da Mercoledì 9 a Venerdì 11 Aprile 2014. Con il teologo Luca Moscatelli

6) Pellegrinaggio in Normandia Nella spiritualità di Santa Teresa di Lisieux Da Sabato 3 a Sabato 10 Maggio 2014

7) In preparazione alla festa patronale santi Pietro e Paolo Mercoledì 19 Giugno 2014, In Chiesa, ore 21 Apostoli della carità. Chi presiede e chi inneggia.

con il biblista GianAntonio Borgonovo

8) Pellegrinaggio in Palestina In Terra santa nella spiritualità del Vangelo Da Sabato 20 a Sabato 29 Agosto 2014

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Fedi e Culture Incontro tra popoli e dialogo interreligioso Cammino del gruppo ricerca Antiochia, anno 2012-13

Introduzione Il cammino del gruppo ricerca Antiochia nell’anno 2012-13 ha posto l’attenzione su due grandi temi: Migra-zioni e Dialogo Interreligioso. Ha accolto così le sfide alla riflessione lanciate l’anno precedente dal Prof Xeres quando ha introdotto il Concilio Ecumenico Vaticano II. Ha poi rinnovato la sua modalità di lavoro strutturandola secondo un triplice momento: - ascolto della proposta illustrata da un “esperto” del tema - ripresa comunitaria per un confronto e la formulazione di domande ed approfondimenti, - ripresa comunitaria, con chi ha formulato la proposta, affrontando le questioni sollevate nell’incontro prece-dente. Ci è parso, questo, un metodo semplice e valido per approfondire un tema favorendo il dialogo e il confronto comunitario. Primo momento: Migrazioni e incontro di popoli Nel primo momento abbiamo potuto gustare la ricca e appassionata proposta di un uomo di esperienza come Padre Be-niamino Rossi, missionario scalabriniano, che ci ha condotto sulle vie della migrazione dei popoli lungo le epoche stori-che. Le società sono passate dal modello culturalmente omogeneo all’attuale configurazione multiculturale e plurireli-giosa. Il passaggio in questione pone un problema di espansione e riconoscimento dei diritti umani, culturali, religiosi e civili all’intero tessuto umano che compone la società multiculturale e plurireligiosa. L’interculturalismo, ovvero il go-verno dei processi di interazione civile, economica, sociale, culturale e religiosa nella trama delle relazioni umane è quindi la sfida della società contemporanea. Si pone allora una “triplice rivoluzione”: culturale, ovvero aprire il cuore e la mente alla diversità e all’accoglienza, sociale, ovvero predisporre gli strumenti del vivere sociale all’inclusione, alla partecipazione, al dialogo e all’incontro, e infine politica, ovvero predisporre le istituzioni e gli strumenti giuridici per garantire i processi di coesione sociale e

integrazione. Le sfide che la comunità cristiana deve raccogliere sono fondamentalmente quelle di passare da una chiesa di tradizione e confessionale ad una chiesa dinamica, aperta, inclusiva, che raccoglie la sfida di Pentecoste di unire i diversi nell’unità di un Dio che è Padre di ogni essere umano. Sinteticamente si raccoglie questa intuizione passando dal Dio cristiano cattolico apostolico romano al Dio di Israele e di ogni popolo, unico ed eterno, dal Dio della chiesa, alla Chiesa di Dio, dalla religione “istituzione” alla religione di Dio. Secondo momento: il dialogo interreligioso Don Alberto Cozzi, professore di teologia sistematica del seminario di Milano, definirebbe col termine paradigma plu-ralista questo passaggio. Tre “paradigmi” possono rappresentare lo statuto del dialogo interreligioso attuale: esclusivista ovvero Cristo è l’unico salvatore,si trova nella Chiesa cattolica romana e solo lì, inclusivista ovvero Cristo è sì l’unico salvatore ma agisce anche misteriosamente nelle altre tradizioni ed esperienze

religiose, pluralista ovvero Dio agisce con il suo Spirito in forme e modalità differenti tra le quali anche quella offerta da Cristo e

dalla esperienza religiosa cristiana. Conclusioni Le sfide che la contemporaneità sembra porci sono dunque quelle di riformulare, “risillabare” una fede all’altezza delle domande e delle riflessioni che il dialogo interculturale attuale pongono. Una fede “aperta”, ospitale, “plurale”, sinfoni-ca, in grado di unire ed espandere, accogliere e fare pace, una fede in grado di interpretare e fronteggiare il dramma del male, della sofferenza, del dolore, della morte. Restano aperte ora le questioni relative al come pensare, comunicare, esprimere questa fede “nuova” e plurale, così come pensare un’ etica “nuova” e universale o come fronteggiare il dram-ma della miseria (la cosiddetta “bomba M”, come la definiva il prof Xeres nella sua riflessione sul Concilio). Queste sono solo alcune delle questioni aperte che meritano, a nostro avviso, approfondimento e riflessioni ulteriori. Il gruppo ha deciso di intraprendere, nel tentativo di esplorare il terreno per un’etica nuova e universale, una riflessione attorno ai temi dell’identificazione sessuale, per comprendere meglio come le diverse tradizioni culturali e religiose affrontino il tema dell’essere umano, della sua dignità, nell’identificazione personale e di genere. In allegato trovate il calendario con temi, date, luoghi e relatori.

25-05-2013, Gruppo Ricerca Antiochia, Decanato di Rozzano

Page 4: EDITORIALE numero - Opera

GRUPPO RICERCA ANTIOCHIA - DECANATO DI ROZZANO

In ascolto dell’oggi: L’IDENTIFICAZIONE SESSUALE

ricerca socio-culturale e religiosa 1° 24 Settembre 2013 INCONTRO INTRODUTTIVO, a Opera

2° 5 Novembre 2013 INCONTRO FORMATIVO, a Opera

IDENTITA’ PERSONALE E GENERE SESSUALE con don Aristide Fumagalli, teologo del seminario

Testo: Aristide Fumagalli, L’ECO DELLO SPIRITO, Queriniana

3° 26 Novembre 2013 INCONTRO DI RIPRESA IN GRUPPO, a S. Pietro Cusico

4° 7 Gennaio 2014 INCONTRO DI RIPRESA CON RELATORE a Zibido S. Giacomo Con don Aristide Fumagalli, teologo del seminario

5° 28 Gennaio 2014 INCONTRO FORMATIVO a S. Pietro Cusico di Zibido San Giacomo – Centro Civico

IL TRANS - ITO NELLE CHIESE con Soave Buscemi, teologa-responsabile della pastorale di genere in America Latina

6° 25 Febbraio 2014 INCONTRO DI RIPRESA IN GRUPPO, a Opera

7° 18 Marzo INCONTRO FORMATIVO, a Rozzano Sant’Angelo

IN ASCOLTO DELLE RELIGIONI con il monaco zen Mauricio Yushin Marassi,

un professore musulmano e, moderatore, il teologo Fabio Ballabio

Testi: Mauricio Yushin Marassi e Gennaro Iorio, La via libera. Etica buddista, etica occidentale, Stella del Mattino

8° 29 Aprile 2014 INCONTRO DI SINTESI ANNUALE a S. Pietro Cusico

9° 27 Maggio 2014 INCONTRO CONCLUSIVO E PROGETTAZIONE a Opera

NB. Gli incontri sono sempre al martedì; iniziano alle ore 19.00 con cena condivisa e poi lavoro di gruppo fino alle 22.30. Nella serata formativa con il relatore l’incontro pubblico aperto a tutti si svolge dalle ore 21 .00 alle 22.30 circa.

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Page 5: EDITORIALE numero - Opera

Biografia di comunità Sostieni e rafforza la fede di: Davide Mar-tinelli, Mattia Pirisi, Paola Baglio, Francesca De Luca, Mattia Silvani, Giacomo Leone Ber-nini, Camilla Lieto, Fiordi Peraj, Matteo Bia-gi, Simone Angelo Massimo Pietrovito, Dylan Mahale, Mauro Scotto, Gabriele Favoino, An-na Camilla Milia, Nicolò Osvaldo Papi, Simo-ne Kluc, Kristian Gjini, Riccardo Fera, Alice Bandirali, Francesca Rossi, Alessandra Fac-ciuto, Giulia Provenzano, Alice Berio, Maria Antonietta Pastano, Emilia Francesca Mac-chi, che hanno ricevuto il Battesimo. Benedici l’amore di: Paolo Noselli e Viviana Manni, uniti in Matrimonio. Accompagna col tuo amore: Antonio Mar-zolo, Giuseppina Petrone, Mario Remo Breda, Cesira Baiguera, Silvio Bellettato, Giuseppe Gargioni, Giuseppe Zanchet, Michela Iorillo, Marenco Carlo Monguzzi, Maria Vittoria Quappi, Regia Maria Campari, Angelo Guer-ciotti, Marilena Delle Donne, Maria Rossi, Luigi Allieri, Vincenzo Di Blasi, defunti in queste settimane.

Gruppo Ricerca Antiochia - Decanato di Rozzano

martedì 5 Novembre 2013, ore 21 presso Parrocchia Santi Pietro e Paolo, in Opera

Incontro con il teologo DON ARISTIDE FUMAGALLI

sul tema:

IDENTITA’ PERSONALE E GENERE SESSUALE

1° incontro cammino formativo 2013-14 --- IN ASCOLTO DELL’ OGGI:

L’IDENTIFICAZIONE SESSUALE ricerca socio-culturale e religiosa

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Page 6: EDITORIALE numero - Opera

Le parole di papa Francesco/ alle famiglie

"Scusa", "permesso" e "grazie":

tre parole che rafforzano la famiglia

Da Avvenire del 15 ottobre 2013 “La più in disuso è la parola "permesso", intesa come «posso fare questo?». Quale figlio lo dice più, alzandosi da tavola? Quale marito, quando cambia program-ma con il telecomando? Papa Francesco l’ha riesumata nell’omelia della Messa che ha concluso le Giornate mariane nell’Anno della Fede, indicandola come una delle parole-toccasana della casa. Oltre a "permesso", nelle nostre case scarseggia anche la parola "grazie". Ma-gari si pronuncia spesso con gli estranei, perché la forma lo richiede. Ma tra geni-tori e figli, o tra marito e moglie... E non

si tratta del "grazie" che ci si aspetta per un regalo o per una concessione straor-dinaria, ma per le cose normali, d’abitudine. Grazie perché anche oggi mi hai rassettato il letto. Grazie perché al supermercato ti sei ricordato/a del quaderno che mancava. Grazie perché sei uscito/a in fretta dal lavoro per venir-mi a prendere in palestra. Grazie perché mi fai compagnia quando sono giù di corda. E poi c’è "scusa". In verità non è poi così vero che si fatica a dirlo. I figli lo ripetono di continuo, di fronte a un ritar-do o a un rimprovero viene facilissimo – "scusascusascusa", recitano tutto d’un fiato gli adolescenti – , salvo poi com-portarsi esattamente come prima. Lo "scusa" suggerito dal Papa – insieme a "permesso" e "grazie" – vuol dire qualcos’altro. Vuol dire che in casa ci si rispetta, si ha considerazione l’uno dell’altro, si valutano preziosi i gesti e il tempo reciprocamente donati, non si dà

per scontata una fatica, si tengono in conto i pensieri e i sentimenti di chi sta accanto. Che sia il segreto di una fami-glia che "va avanti", come afferma il Papa, è indubbio, perché, per l’appunto, dietro a tre semplici parole c’è un modo di stare insieme. Non una forma, ma una sostanza. Non buona educazione (e sa-rebbe già qualcosa di significativo), ma tenerezza, affetto, riconoscenza, consa-pevolezza che si sta percorrendo un cammino impervio, la vita, ma insieme su un sentiero condiviso. A ben guardare, queste tre parole do-vrebbero essere i mattoni di qualunque aggregazione. In ufficio, per esempio, si lavorerebbe meglio se ognuno vedesse nel collega una persona a cui chiedere "permesso". Non un subalterno da met-tere sotto pressione, ma un collaboratore cui rivolgere un "grazie". Non un vicino di scrivania da sommergere di maldicen-ze, ma un compagno di strada cui do-mandare "scusa".

Le parole di papa Francesco/ai cappellani delle carceri

«Dite ai detenuti: il Signore è dentro con loro»

“Vorrei approfittare di questo incontro con voi, che la-vorate nelle carceri di tutta Italia, per far arrivare un saluto a tutti i detenuti. Per favore dite che prego per loro, li ho a cuore. Che non si scoraggino, non si chiuda-no. Voi sapete che un giorno tutto va bene, ma un altro giorno sono giù, e quell’ondata è difficile. Il Signore è vicino, ma dite con i gesti, con le parole, con il cuore che il Signore non rimane fuori, non rimane fuori dalla loro cella, non rimane fuori dalle carceri, ma è dentro, è lì. Potete dire questo: il Signore è dentro con loro; an-che lui è un carcerato, ancora oggi, carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, di tante ingiustizie, perché è facile punire i più deboli, ma i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque. Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, nessuna; Lui è lì, piange con loro, lavora con loro, spera con loro; il suo amore paterno e materno arriva dappertutto. Prego perché ciascuno apra il cuore a questo amore. Quando io ricevevo una lettera di uno di loro a Buenos Aires li visitavo, mentre ora quando ancora mi scrivono quelli di Buenos Aires qualche volta li chiamo, special-mente la domenica, faccio una chiacchierata. Poi quando finisco penso: perché lui è lì e non io che ho tanti e più motivi per stare lì? Pensare a questo mi fa bene: poiché le debolezze che abbiamo sono le stesse, perché lui è caduto e non sono caduto io? Per me questo è un mistero che mi fa pregare e mi fa avvicinare ai carcerati.

Le parole di papa Francesco PREGHIERA DI AFFIDAMENTO A MARIA

«Custodisci la nostra vita tra le tue braccia» Beata Maria Vergine di Fatima, con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna uniamo la nostra voce a quella di tutte le generazio-ni che ti dicono beata. Celebriamo in te le grandi opere di Dio, che mai si stanca di chinarsi con misericordia sull’umanità, afflitta dal male e ferita dal peccato, per guarirla e per salvarla. Accogli con benevolenza di Madre l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia, dinanzi a questa tua immagine a noi tanti cara. Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi oc-chi be che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori. Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso. Custodisci la nostra vita fra le tue braccia: benedici e rafforza ogni desiderio di bene; ravviva e alimenta la fede; sostieni e illumina la speranza; suscita e anima la carità; guida tutti noi nel cammino della santità. Insegnaci il tuo stesso amore di predilezione per i piccoli e i poveri, per gli esclusi e i sofferenti, per i peccatori e gli smarriti di cuore: raduna tutti sotto la tua protezione e tutti consegna al tuo diletto Figlio, il Signore no-stro Gesù. Amen

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Page 7: EDITORIALE numero - Opera

Santa Marta, lunedì 19 agosto ore 9,50 Papa Francesco mi ha dato appuntamento alle 10 in Santa Marta. […] Entro nella sua stanza e il Pa-pa mi fa accomodare su una poltrona. Lui si siede su una sedia più alta e rigida a causa dei suoi pro-blemi alla schiena. L’ambiente è semplice, austero. Lo spazio di lavoro della scrivania è piccolo. Sono colpito dalla essenzialità non solamente degli arre-di, ma anche delle cose. Ci sono pochi libri, poche carte, pochi oggetti. Tra questi un’icona di San Francesco, una sta-tua di Nostra Signora di Luján, Patrona dell’Argentina, un crocifisso e una sta-tua di san Giuseppe. La spiritualità di Bergoglio non è fatta di «energie armoniz-zate», come le chia-merebbe lui, ma di volti umani: Cristo, san Francesco, san Giuseppe, Maria. Il Papa mi accoglie col sorriso che ormai ha fatto più volte il giro del mondo e che apre i cuo-ri. Cominciamo a parlare di tante cose, ma soprat-tutto del suo viaggio in Brasile. Il Papa lo conside-ra una vera grazia. Gli chiedo se si è riposato. Lui mi dice di sì, che sta bene, ma soprattutto che la Giornata Mondiale della Gioventù è stata per lui un «mistero». Mi dice che non è mai stato abituato a parlare a tanta gente: «Io riesco a guardare le singole persone, una alla volta, a entrare in contat-to in maniera personale con chi ho davanti. Non sono abituato alle masse». Gli dico che è vero, e che si vede, e che questo colpisce tutti. Si vede che, quando lui è in mezzo alla gente, i suoi occhi in re-altà si posano sui singoli. Mi sembra contento di

questo, cioè di poter essere quel che è, di non dover alterare il suo modo ordinario di comunicare con gli altri, anche quando ha davanti a sé milioni di per-sone, come è accaduto sulla spiaggia di Copacaba-na. […] Poco prima dell’udienza che ha concesso ai ge-suiti della Civiltà Cattolica il 14 giugno scorso, il Papa mi aveva parlato della sua grande difficoltà a rilasciare interviste. Mi aveva detto che preferisce pensare più che dare risposte di getto in interviste sul momento. Sente che le risposte giuste gli ven-

gono dopo aver dato la prima risposta: «non ho riconosciuto me stesso quando sul volo di ritorno da Rio de Janeiro ho rispo-sto ai giornalisti che mi facevano le do-mande», mi dice. Par-lare con Papa France-sco in realtà è una sorta di flusso vulca-nico di idee che si an-nodano tra loro. Per-sino prendere appun-ti mi dà la spiacevole

sensazione di interrompere un dialogo sorgivo. È chiaro che Papa Francesco è abituato più alla con-versazione che alla lezione. Chi è Jorge Mario Bergoglio? Ho la domanda pronta, ma decido di non seguire lo schema che mi ero prefisso, e gli chiedo un po’ a bruciapelo: «Chi è Jorge Mario Bergoglio?». Il Papa mi fissa in silenzio. “Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. [...] sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”». E ripete: «io sono uno che è guardato dal Signore. Il mio mot-to Miserando atque eligendo l’ho sentito sempre

(Continua a pagina 8)

A tu per tu con papa Bergoglio

“Si deve cercare Dio per trovarlo. E trovarlo per cercarlo sempre”

Qualche settimana fa alcuni periodici, tra cui "Civiltà Cattolica", hanno pubblicato un’ampia inter-vista rilasciata da papa Francesco a padre Antonio Spadaro. La lunga conversazione, ripresa anche da Avvenire, è un documento eccezionale, nel quale il pontefice racconta con molta semplicità la sua visione della Fede, i temi cardine del suo pontificato, ma si apre anche a racconti, memorie e rifles-sioni personali. Ne pubblichiamo un riassunto rimandando, per chi fosse interessato, alla versione completa disponibile all’indirizzo internet www.laciviltacattolica.it/articoli_download/3216.pdf

Speciale - L’intervista a papa Francesco

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come molto vero per me». Il motto di Papa France-sco è tratto dalle Omelie di san Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di san Matteo, scrive: «Vide Gesù un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi». Papa France-sco continua nella sua riflessione e mi dice: «Io non conosco Roma. Conosco poche cose. Tra queste San-ta Maria Maggiore: ci andavo sempre… ma venen-do a Roma ho sempre abitato in via della Scrofa. Da lì visitavo spesso la chiesa di San Luigi dei Francesi, e lì andavo a contemplare il quadro della vocazione di san Matteo di Caravaggio». «Quel dito di Gesù così… verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo». «È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: “no, non me! No, questi soldi sono miei!”. Ecco, questo sono io: “un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”. E questo è quel che ho detto quando mi han-no chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice». Quindi sussurra: «Peccator sum, sed super miseri-cordia et infinita patientia Domini nostri Jesu Christi confisus et in spiritu penitentiae accepto». Perché si è fatto gesuita? «Santo Padre, che cosa l’ha spinta a scegliere di entrare nella Compagnia di Gesù? Che cosa l’ha colpita dell’Ordine dei gesuiti?». «Io volevo qualcosa di più. Ma non sapevo che cosa. Ero entrato in se-minario. I domenicani mi piacevano e avevo amici domenicani. Ma poi ho scelto la Compagnia, che ho conosciuto bene perché il seminario era affidato ai gesuiti. Della Compagnia mi hanno colpito tre cose: la missionarietà, la comunità e la disciplina. Curio-so questo, perché io sono un indisciplinato nato, nato, nato. Ma la loro disciplina, il modo di ordina-re il tempo, mi ha colpito tanto». «E poi una cosa per me davvero fondamentale è la comunità. Cerca-vo sempre una comunità. Io non mi vedevo prete solo: ho bisogno di comunità. E lo si capisce dal fat-to che sono qui a Santa Marta: perché quando ho preso possesso dell’appartamento pontificio, dentro di me ho sentito distintamente un “no”. L’appartamento pontificio nel Palazzo Apostolico non è lussuoso. È antico, fatto con buon gusto e grande, non lussuoso. Ma alla fine è come un imbu-to al rovescio. È grande e spazioso, ma l’ingresso è davvero stretto. Si entra col contagocce, e io no, senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri».[…] Sentire con la Chiesa «Io vedo la santità nel popolo di Dio, la sua santità

quotidiana. C’è una “classe media della santità” di cui tutti possiamo far parte». [...] «Io vedo la santi-tà — prosegue il Papa — nel popolo di Dio pazien-te: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani che hanno tante ferite ma che hanno il sorriso perché hanno servito il Signore, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nasco-sta. Questa per me è la santità comune. La santità io la associo spesso alla pazienza: non solo la pa-zienza come hypomoné, il farsi carico degli avveni-menti e delle circostanze della vita, ma anche come costanza nell’andare avanti, giorno per giorno. Questa è la santità della Iglesia militante di cui parla anche sant’Ignazio. Questa è stata la santità dei miei genitori: di mio papà, di mia mamma, di mia nonna Rosa che mi ha fatto tanto bene. Nel breviario io ho il testamento di mia nonna Rosa, e lo leggo spesso: per me è come una preghiera. Lei è una santa che ha tanto sofferto, anche moralmente, ed è sempre andata avanti con coraggio». «Questa Chiesa con la quale dobbiamo “sentire” è la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dob-biamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità. E la Chiesa è Madre — prosegue —. La Chiesa è feconda, deve esserlo. Vedi, quando io mi accorgo di comporta-menti negativi di ministri della Chiesa o di consa-crati o consacrate, la prima cosa che mi viene in mente è: “ecco uno scapolone”, o “ecco una zitella”. Non sono né padri, né madri. Non sono stati capaci di dare vita. Invece, per esempio, quando leggo la vita dei missionari salesiani che sono andati in Pa-tagonia, leggo una storia di vita, di fecondità». [..] La Chiesa? Un ospedale da campo… Papa Benedetto XVI, annunciando la sua rinuncia al Pontificato, ha ritratto il mondo di oggi come soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede che richie-dono vigore sia del corpo, sia dell’anima. Chiedo al Papa, anche alla luce di ciò che mi ha appena det-to: «Di che cosa la Chiesa ha più bisogno in questo momento storico? Sono necessarie riforme? Quali sono i suoi desideri sulla Chiesa dei prossimi anni? Quale Chiesa “sogna”?». […] «Io vedo con chiarezza — prosegue — che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossi-mità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito

(Continua da pagina 7)

(Continua a pagina 9)

Speciale - L’intervista a papa Francesco

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grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devo-no curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E biso-gna cominciare dal basso». «La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salva-to!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia. Il confessore, ad esempio, corre sempre il pericolo di essere o troppo rigorista o troppo lasso. Nessuno dei due è miseri-cordioso, perché nessuno dei due si fa veramente carico della persona. Il rigorista se ne lava le mani perché lo rimette al comandamento. Il lasso se ne lava le mani dicendo semplicemente “questo non è peccato” o cose simili. Le persone vanno accompa-gnate, le ferite vanno curate». “Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme orga-nizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengo-no dopo. La prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di sa-per dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato.” [..] Raccolgo ciò che il Santo Padre sta dicendo e faccio riferimento al fatto che ci sono cristiani che vivono in situazioni non regolari per la Chiesa o comun-que in situazioni complesse, cristiani che, in un modo o nell’altro, vivono ferite aperte. Penso a di-vorziati risposati, coppie omosessuali, altre situa-zioni difficili. Come fare una pastorale missionaria in questi casi? Su che cosa far leva? «Dobbiamo an-nunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di feri-ta. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omo-sessuali, che sono “feriti sociali” perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre con-dannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Du-rante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volon-tà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giu-dicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spiritu-ale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza

con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. Quando questo accade, lo Spirito Santo ispira il sacerdote a dire la cosa più giusta». «Questa è anche la grandezza della Confessio-ne: il fatto di valutare caso per caso, e di po-ter discernere qual è la cosa migliore da fare per una persona che cerca Dio e la sua grazia. Il confessionale non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia nel quale il Signo-re ci stimola a fare meglio che possiamo. Pen-so anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enorme-mente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confesso-re?». «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei meto-di contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna par-larne in un contesto. Il parere della Chiesa, del re-sto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione». «Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla tra-smissione disarticolata di una moltitudine di dot-trine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul neces-sario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equi-librio, altrimenti anche l’edificio morale della Chie-sa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, pro-fonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali». [...] Cercare e trovare Dio in tutte le cose Il discorso di Papa Francesco è molto sbilanciato sulle sfide dell’oggi. Anni fa aveva scritto che per vedere la realtà è necessario uno sguardo di fede, altrimenti si vede una realtà a pezzi, frammentata. È questo anche uno dei temi dell’enciclica Lumen fidei. Ho in mente anche alcuni passaggi dei discor-si di Papa Francesco durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro. Glieli cito: «Dio è reale se si manifesta nell’oggi»; «Dio sta da tutte le

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Speciale - L’intervista a papa Francesco

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parti». Sono frasi che riecheggiano l’espressione ignaziana «cercare e trovare Dio in tutte le cose». Chiedo dunque al Papa: «Santità, come si fa a cer-care e trovare Dio in tutte le cose?». «Quel che ho detto a Rio ha un valore temporale. C’è infatti la tentazione di cercare Dio nel passato o nei futuribili. Dio è certamente nel passato, perché è nelle impronte che ha lasciato. Ed è anche nel futuro come promessa. Ma il Dio “concreto”, dicia-mo così, è oggi. Per questo le lamentele mai mai ci aiutano a trovare Dio. Le lamentele di oggi su come va il mondo “barbaro” finiscono a volte per far na-scere dentro la Chiesa desideri di ordine inteso co-me pura conservazione, difesa. No: Dio va incontra-to nell’oggi». [...] Se l’incontro con Dio in tutte le cose non è un “eureka empirico” — dico al Papa — e se dunque si tratta di un cammino che legge la storia, si possono anche commettere errori… «Sì, in questo cercare e trovare Dio in tutte le cose resta sempre una zona di incertezza. Deve esserci. Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiora-ta da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un fal-so profeta, che usa la religione per se stesso. Le grandi guide del popolo di Dio, come Mosè, hanno sempre lasciato spazio al dubbio. Si deve lasciare spazio al Signore, non alle nostre certezze; bisogna essere umili. L’incertezza si ha in ogni vero discer-nimento che è aperto alla conferma della consola-zione spirituale». «Il rischio nel cercare e trovare Dio in tutte le cose è dunque la volontà di esplicita-re troppo, di dire con certezza umana e arroganza: “Dio è qui”. Troveremmo solamente un dio a nostra misura. L’atteggiamento corretto è quello ago-stiniano: cercare Dio per trovarlo, e trovarlo per cercarlo sempre. E spesso si cerca a tentoni, come si legge nella Bibbia. È questa l’esperienza dei grandi Padri della fede, che sono il nostro mo-dello. Bisogna rileggere il capitolo 11 della Lettera agli Ebrei. Abramo è partito senza sapere dove an-dava, per fede. Tutti i nostri antenati della fede morirono vedendo i beni promessi, ma da lontano… La nostra vita non ci è data come un libretto d’opera in cui c’è tutto scritto, ma è andare, cammi-nare, fare, cercare, vedere… Si deve entrare nell’avventura della ricerca dell’incontro e del la-sciarsi cercare e lasciarsi incontrare da Dio». «Perché Dio sta prima, Dio sta prima sempre, Di-o primerea. Dio è un po’ come il fiore del mandorlo della Sicilia, che fiorisce sempre per primo. Lo leg-

giamo nei Profeti. Dunque, Dio lo si incontra cam-minando, nel cammino. E a questo punto qualcuno potrebbe dire che questo è relativismo. È relativi-smo? Sì, se è inteso male, come una specie di pan-teismo indistinto. No, se è inteso in senso biblico, per cui Dio è sempre una sorpresa, e dunque non sai mai dove e come lo trovi, non sei tu a fissare i tempi e i luoghi dell’incontro con Lui. Bisogna dun-que discernere l’incontro. Per questo il discerni-mento è fondamentale». Dobbiamo essere ottimisti? Gli chiedo dunque: «dobbiamo essere ottimisti? Quali sono i segni di speranza nel mondo d’oggi? Come si fa ad essere ottimisti in un mondo in cri-si?». «A me non piace usare la parola “ottimismo”, perché dice un atteggiamento psicologico. Mi piace invece usare la parola “speranza” secondo ciò che si legge nel capitolo 11 della Lettera agli Ebrei che citavo prima. I Padri hanno continuato a cammina-re, attraversando grandi difficoltà. E la speranza non delude, come leggiamo nella Lettera ai Roma-ni. “La speranza cristiana è una virtù teologale e dunque, in definitiva, un regalo di Dio che non si può ridurre all’ottimismo, che è solamente umano. Dio non defrauda la speranza, non può rinnegare se stesso. Dio è tutto promessa». Pregare Pongo al Papa un’ultima domanda sul suo modo di pregare preferito. «Prego l’Ufficio ogni mattina. Mi piace pregare con i Salmi. Poi, a seguire, celebro la Messa. Prego il Rosario. Ciò che davvero preferisco è l’Adorazione serale, anche quando mi distraggo e penso ad altro o addirittura mi addormento pre-gando. La sera quindi, tra le sette e le otto, sto da-vanti al Santissimo per un’ora in adorazione. Ma anche prego mentalmente quando aspetto dal den-tista o in altri momenti della giornata». «E la preghiera è per me sempre una preghiera “memoriosa”, piena di memoria, di ricordi, anche memoria della mia storia o di quello che il Signore ha fatto nella sua Chiesa o in una parrocchia parti-colare. E mi chiedo: “Che cosa ho fatto per Cristo? Che cosa faccio per Cristo? Che cosa devo fare per Cristo?” Ma soprattutto io so anche che il Signore ha memoria di me. Io posso dimenticarmi di Lui, ma io so che Lui mai, mai si dimentica di me. La memoria fonda radicalmente il cuore di un gesuita: è la memoria della grazia, la memoria di cui si par-la nel Deuteronomio, la memoria delle opere di Dio che sono alla base dell’alleanza tra Dio e il suo po-polo. È questa memoria che mi fa figlio e che mi fa essere anche padre».

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Speciale - L’intervista a papa Francesco

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CONGO: Il viaggio del CONTAINER

Il giorno 10 ottobre, da Badile (Vispe) sono partiti due contai-ner, uno grigio e uno azzurro, per il Congo, destinazione Lisa-la, Don Donato. Il viaggio, via Genova, si concluderà a Matadi in circa 35/40 giorni. Poi i containers verranno sbarcati e via camion arriveranno nella capitale Kinshasa, da lì verranno

caricati su una chiatta e risalirà il fiume Congo per circa 1.200 km. L'arrivo a Lisala, salvo imprevisti, è programmato per

fine dicembre - fine gennaio. Nei prossimi numeri di Ecclesia gli aggiornamenti sul viaggio.

DA OPERA AL NEPAL, L’AVVENTURA DI UN VOLONTARIO VISPE

Un anno come missionario in Nepal: è questa la mis-sione che Marco Faragutti, volontario Vispe della no-stra comunità, ha ricevuto in Duomo dalle mani dell'Arcivescovo di Milano Angelo Scola. Il mandato missionario gli è stato consegnato nel corso di una veglia missionaria nella quale Marco ha ricevuto un crocifisso e il vero e proprio mandato. Marco è il pri-mo ambasciatore Vispe in Nepal e la prima persona di questa onlus di ispirazione cristiana ad avere un visto di lavoro, e non turistico, per il Nepal. La scelta del giovane volontario 27enne è maturata nel tempo,

anche a seguito del lavoro con i bambini nel campo della musicoterapia, e si è confermata durante il viag-gio in Nepal nel marzo di quest’anno, un’esperienza della quale Marco ha mostrato le immagini e raccon-tato le sensazioni durante un incontro qui in parroc-chia. In Nepal Marco collaborerà con l’ufficio dell’associazione che vigila su molti asili ai margini delle baraccopoli di Pokhara, la seconda città del Ne-pal per grandezza. Marco, che già da mesi studia il nepalese per interfacciarsi con gli insegnanti induisti e buddisti locali, riferirà informazioni dirette al Vi-spe, che supporta da anni le istituzioni e le scuole con fondi per l'educazione infantile.

Antonella Quaranta

I nostri “link” nel mondo

BRASILE Don Cesare

CONGO Don Donato

MADAGASCAR Paola e Stefano

SIRIA Suor Marita

POLONIA Sister Leonia Kornas Bronia

NEPAL Marco

ZAMBIA Arciv. Mpundu

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di Giulio Albanese ed Emanuele Elli Dopo mesi di lavori e pendolari-smi quotidiani, i canonici Premo-stratensi si sono stabiliti a Mira-sole. Così, appena possibile, sia-mo andati a trovarli e a conoscer-li meglio. Padre Stefano Maria Gallina, ci accoglie nella sala ri-creativa aperta sul chiostro. Da pochi istanti ha ricevuto la noti-zia che sabato sera Raiuno tra-smetterà la consueta rubrica A sua immagine, in onda alle ore 17, proprio dall’Abbazia.

Un bel modo per cominciare, insomma, e anche per presen-tarsi. Noi, però, vi conosciamo ancora poco, soprattutto sin-golarmente. Facciamo le pre-sentazioni? “Sì, prima vorrei fare un breve riassunto di come siamo arrivati qui, anche se lo si è già letto da più parti, anche sulla stessa Ec-clesia. Ma vorrei ricordarlo per-ché il nostro priorato è nato nel 1988 proprio su iniziativa di Don Primo, che dunque lo è di nome e di fatto, e che sarà pre-sto con noi. A regime saremo dunque in 11. Di noi 7 sono sa-cerdoti, 2 diaconi permanenti e 2 postulanti. Ognuno ha un suo

ruolo (vedi box sotto), an-che se in questo momento ancora tutti fanno un po’ tutto. Entrando più nello spe-cifico della vostra mis-sione ci spiega breve-mente i punti principali della vostra regola? L a r e g o l a è d i Sant’Agostino. E’ piuttosto breve, semplice, concentrata sui principi e meno sui dettagli pratici, dei quali, per esempio, è ricca quella di San Benedetto. La nostra rego-la mira soprattutto a coniugare la vita comunitaria con la vita pa-storale; è articolata in 7 capitoli con l’ ideale fondamentale dell’amore reciproco espresso nel-la comunione dei beni e nell’impegno all’umiltà, per arri-vare ad avere un cuor solo e un’anima sola. Gli strumenti sono la preghiera quotidiana, la re-sponsabilità reciproca, il servizio dell’uno verso l’altro e altre condi-visioni, come avere una sola cuci-na, un solo guardaroba, una sola lavanderia. Il riferimento lettera-

le della regola è agli Atti degli Apostoli, in particolare a quelli che si chiamano i sommari: la co-munità di credenti deve avere un cuor solo e un’anima sola, mette-re i beni in comune, vivere la pre-ghiera nello spezzare il pane. Come si svolge la vostra gior-nata feriale? Sveglia alle 6.30, con un rituale molto bello: ogni giorno, a turno, un fratello va a bussare alle altre stanze dicendo “Benedicamus Do-mino” e il fratello chiamato ri-sponde “Deo Gratias”. Dopo l’ufficio delle letture c’è una medi-tazione silenziosa e personale, che può essere fatta anche giran-do per il Chiostro. Poi le lodi

(7.45), la colazione, il lavoro, la S.Messa (alle 12), il pran-zo, un momento di riposo, l’ora media alle 14.30. Il po-meriggio ancora lavoro e im-pegni seguiti dalla celebrazio-ne dei Vespri alle 18.30 e dal-la cena alle 19. Dopo cena un breve Capitolo, alle 20 Com-pieta e Santo Rosario. Nei giorni festivi il programma cambia un po’: l’ufficio delle letture è alle 7.30, le Lodi alle 8.15, la Santa Messa alle

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Chi sono gli 11 canonici - Don Stefano, italiano, Priore - Don Dominique Marie francese, vice Priore - Don Primo, italiano - Don Costanzo, italiano - Don Juan, cileno, respons. coro - Don Davide, polacco - Don Patricio, cileno, responsabile nego-zio - Fratel Andrea, italiano, amministrazio-ne - Don Piercarlo, italiano, - Fratel Alfonso, italiano - Fratel Gilberto, italiano

A colloquio con don Stefano Maria Gallina, priore dell’Abbazia di Mirasole

“La nostra sfida: coniugare la vita comunitaria con la vita pastorale”

La nascita dell’ordine, la regola, la vita di comunità, il modo di vivere la liturgia, il senso del-la povertà, i progetti per la comunità. Conosciamo meglio i canonici premostratensi

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10.30 e i Vespri alle 17.30 (in in-verno, alle 18 in estate). Ci tengo a ricordare che tutti sono i benve-nuti ai nostri momenti di pre-ghiera. Come attività siamo già disponibili per le confessioni, per la direzione spirituale, per collo-qui seguendo gli orari oppure chiamandoci al telefono (vedi box). Come entra la liturgia nella vostra regola e come si svol-gono le vostre celebrazioni? Un’aspetto delle nostre celebra-zioni è la forma solenne, la S. Messa è sempre accompagnata da canti guidati dalla nostra guida, dall’incenso e con momenti carat-teristici, come la memoria del Battesimo ai Vespri che si conclu-de con l’aspersione dell’acqua. Cerchiamo anche di coinvolgere la gente con la preghiera, con le letture, invitandoli a salire sul coro. La forma solenne delle cele-brazioni è stabilita anche dalla regola di sant’Agostino che dice “Il luogo della preghiera non deve essere usato per alcun altro scopo a cui è destinato e da cui prende il nome. Perciò se qualcuno vuole recarvisi a pregare fuori dagli o-rari stabiliti, durante il suo tem-po libero, deve esser in grado di poterlo fare senza essere ostaco-lato da altri che siano lì per tutt’altro motivo”. La preghiera, e l’Eucaristia a maggior ragione, è il cuore della nostra vita canoni-cale e comunitaria (la S.Messa alle ore 12 nei giorni feriali signi-fica proprio questo) e la Chiesa con l’altare e il coro sono il centro della nostra vita. L’altare, inoltre, è il luogo dove ogni fratello fa la professione reli-giosa con la formula “io mi lego a questo luogo, a questa casa, a questa comunità per sempre…”. Quindi, salvo casi eccezionali e che non dipendono dalla vo-

stra volontà, avete la vocazio-ne della stabilità? Infatti, a parte le esperienze pre-cedenti di Miasino e Gozzano, che non potevano rappresentare per il nostro ordine una situazione definitiva considerato la mancan-za di strutture idonee per una Abbazia, siamo un ordine vocato alla stabilità. Perciò quando un novizio entra in Comunità do-vrebbe dire “qui è tutta la mia vita”. Questo al contrario di altre comunità di stampo moderno, che prevedono il cambiamento e gli spostamenti.

Il Capitolo, termine che ricor-re molto spesso nelle vostre giornale ma che non sempre è chiaro per tutti, sembra quasi rappresenti una specie di sin-tesi della giornata. E’ così? Non proprio e non solo. Il capitolo nella tradizione monastica era il luogo in cui l’abate faceva la let-tura della parola di Dio e il com-mento spirituale. Questa forma ha assunto un significato più va-sto e ci sono diversi tipi di Capito-li, più o meno solenni. Capitoli importanti sono la nomina dell’Abate, la lavanda dei piedi del giovedì santo a cura dell’Abate stesso, il fratello che entra nel noviziato. Poi abbiamo momenti meno importanti al mattino o alla sera per scambiar-ci le nostre idee sul programma

del giornata e su quello che si è fatto. Per aprirvi alla comunità par-rocchiale, decanale, diocesa-na, avete già tracciato un per-corso da seguire? Immaginiamo questo processo come una specie di irradiazione per cerchi concentrici, al centro dei quali c’è la nostra casa, che è il polo fondamentale in cui la co-munità attraverso la preghiera si apre all’accoglienza. Da qui dif-fonderemo la nostra presenza nelle comunità locali e poi più a largo raggio, se necessario. A partire dal prossimo 17 novem-bre inizierà una prima proposta di cammino spirituale e di pre-ghiera, attraverso un gruppo a-perto a tutti e condotto da Don Davide sul tema “La fede nel mondo e nei nostri cuori”. Il pri-mo degli otto incontri in program-ma avrà come tema Dio padre, fonte di tutte le verità sull’uomo. Siamo pronti, inoltre, da subito, a celebrare le S.Messe per le Par-rocchie che ne avessero bisogno mentre solo più avanti capiremo quali altri servizi potremo svolge-re per la comunità. Con il Vicario Generale siamo rimasti d’accordo che ci saremmo resi disponibili per un servizio di confessione in Duomo e per segui-re gruppi che però richiedano solo una responsabilità limitata nel tempo e non istituzionalizzata. Ci sono poi altre iniziative culturali che ci aiuteranno a farci conosce-re e a conoscere il territorio. Un ultima domanda, almeno per questa prima volta, come vi dobbiamo chiamare? Posso dirvi come vorremmo che non ci chiamassero, ovvero mona-ci. Siamo canonici e cioè dedicati alla preghiera e al servizio. Per i sacerdoti è indifferente chiamarli Don o Padre e per gli altri credo vada bene chiamarli fratelli.

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Gli orari delle funzioni Ore 7.45 Lodi

Ore 12 S.Messa (Domenica e festivi ore 10.30)

14.30 ora sesta 17.30 vespri

(festivo ore 18.15) 20 Compieta

20.30 S.Rosario

Per informazioni: Telefono. 02.57606442

Cell. 340.5669478 www.mirasolepremostratensi.it

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COSA PENSAVO DI METTERE IN GIOCO

COSA SCELGO DI PORTARE “A CASA”

Vacanze comunitarie 2013 Claviere 3^ - 4^ - 5^ elementare

Il tema conduttore...

Bontà

Amicizia Gentilezza

Amore Generosità

Verità

Altruismo Simpatia

Sincerità Volontà

LA COSA CHE, DURANTE IL VIAGGIO HO CAPITO ESSERE IMPORTANTE

L’amicizia - lo stare bene insie-me—il rispettare gli altri - l’onestà - il divertimento - l’avere coraggio - giocare - l’essere amica di tutti - la bontà - il mantenere la parola - l’andare in profondità e non fer-marsi all’aspetto esteriore della gente - l’aiutarci a vicenda - il pensare alle cose positive...

Essere amica di tutti - Fare nuove ami-cizie. La mia abilità di camminatore La mia responsabilità

La fantasia La solida-rietà L’onestà

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UN CAMMINO INSIEME PER…

Parola ai catechisti di 3^ Elementare

(1^ anno)

Potremmo definirlo così: al-cuni passi verso il Vero in-contro. Il cammino di cate-chesi di terza elementare, non è costituito né da nozioni da studiare né da preghiere da memorizzare. Il desiderio che muove noi catechisti è quello di scoprire, con i bambini, la bellezza dello stare insieme, aiutandoci a progredire sem-pre più nell’esercizio dell’amore, del rispetto e dell’aiuto reciproco. Dunque

un’esperienza: fatta di rela-zioni nuove, di giochi, di ri-flessioni e di ascolto della parola. Un’ora nella quale proviamo a incontrare Gesù e a lasciarlo entrare nella nostra vita, nelle nostre scelte quoti-diane e nelle nostre relazioni. Gesù è già presente: bisogna soltanto imparare a ricono-scerlo e per poterlo fare oc-corre avere uno sguardo nuo-vo sulla vita e sulle persone che ci vivono accanto.

Ora a quelli di 4^ Elementare

(2^ anno)

La catechesi mirata all’Iniziazione Cristiana è

sostanzialmente divisa in due momenti. Nella prima parte dell’anno l’attenzione è foca-lizzata sulla lettura di alcuni brani del Primo Testamento (Gn 12; Gn 22; Gn 37-50) mettendo in evidenza la rela-zione unica tra Dio e il suo popolo, contrassegnata dall’iniziativa divina di amo-re, di vita e di liberazione accompagnata da un legame di fiducia. Nella seconda par-te i bambini riflettono come il tempo sia importante per rag-giungere la conoscenza di sé e fare in modo che possano conoscere gli altri e Dio in-staurando una relazione im-portante che duri per tutta la vita. La preparazione al sacra-

mento della Confessione av-viene attraverso le seguenti riflessioni: - Esame di coscienza - Presa di coscienza dei doni ricevuti e dei peccati compiuti - Ringraziamento a Dio per le gioie della vita - Dialogo con il sacerdote durante la celebrazione della Riconciliazione. Il cammino prosegue poi pre-sentando alcuni spunti che aiutano i bambini a capire e camminare verso la vita di carità propostaci nel Vangelo e a conoscere e rivivere con Gesù la sua ultima cena che ci condurrà a vivere la Celebra-zione Eucaristica nella Messa di prima comunione.

Decanato di Rozzano - La “pastorale giovanile”

Come crescere il futuro della chiesa e del mondo La pastorale giovanile (animazione ed evangelizzazio-ne dei ragazzi - dal dopo cresima - e giovani - fino all’ingresso nel mondo del lavoro o al matrimonio) del decanato di Rozzano (che compone le cinque città di Opera, Pieve Ema-nuele, Rozzano, Basiglio e Zibido San Giacomo) con le 17 parrocchie nelle quali è suddiviso (quasi tutte riunite in 6 comunità pastorali), quest’anno ha deciso di strutturarsi in due unità di pastorale giovanile. Una unità di pastorale giovanile è un insieme di comunità che decido-no di pensare insieme iniziative e percorsi per la formazione e l’animazione dei ragazzi e dei giova-ni. La prima unità di pastorale gio-vanile, quella della quale fanno par-te le due parrocchie della comunità pastorale di Opera, unisce anche le comunità pastorali di Pieve Ema-nuele e Basiglio. L’altra unità di pastorale giovanile riunisce insieme le comunità di Rozzano e Zibido San Giacomo. Le due unità di pastorale giovanile hanno deciso di proporre insieme i momenti di formazione per gli educatori dei ragazzi delle me-die e degli adolescenti. Quest’anno ci saranno due in-contri nella settimana dell’educazione a fine gennaio prossimo corrispondente alla festa di don Bosco. La nostra unità di pastorale giovanile proporrà dei mo-

menti di incontro, preghiera, riflessione e festa insie-me con Elisa, la responsabile laica degli oratori della comunità pastorale di Basiglio, che da quest’anno ini-zia lì il suo servizio. La proposta invece della nostra comunità pastorale è quella di riunire insieme al ve-nerdì sera i ragazzi di seconda, terza media e prima superiore, alternando momenti di riflessione e pre-ghiera a momenti di gioco, gustando la gioia di una cena condivisa. Gli educatori che accompagnano i ra-

gazzi delle medie e prima superiore sono ben otto: un universitario, un adolescente dell’ultimo anno della scuola superiore e sei giovani lavora-tori, molto vicini alla vita e alle pro-blematiche dei ragazzi e molto capa-ci di dare loro fiducia e desiderio di fare bene. I temi affrontati con loro vanno dal vasto mondo delle relazio-ni, alla relazione più delicata e fragi-le con Dio, fino alla complessa realtà dell’abitare il mondo in modo giusto, buono e fraterno. I ragazzi delle su-periori invece si trovano alla dome-nica sera per momenti di riflessione, confronto e gioco. Quest’anno accom-pagnati da me, con l’aiuto di esperti e testimoni, affrontiamo il delicato e bellissimo tema della sessualità, e-spressione corporea dell’amore. La pastorale giovanile è realtà bella e

appassionante perché belli e appassionanti sono i ra-gazzi con le loro passioni e desiderio di futuro. Noi adulti abbiamo il compito primario di dar loro fiducia, coraggio e desiderio di fare bene. Forza allora… il campo è il mondo… e i germogli di vita nuova sono i ragazzi e i giovani… Don Danilo

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Preghiera delle ore (in Parrocchia) h.8.00 – Lodi h.19.15 – Vespro

SANTE MESSE Lun, Mar, Gio, Ven, h 17 / Mer h 18.45 / Sab e pref. h 18 Noverasco: Mar h 18, Ven h 9 / Santuario: h 9/ Festivi: ore 9.30, 11, 18; Noverasco h 11 / Santuario, h 11.30 / Mirasole, h 10.30 (feriale h 12)

Confessioni Giorni feriali: h. 8.15 – 9.00 e 17 – 19 Sabato: h.16.30 – 18.00 Domenica: mezz’ora prima della S. Messa

Calendario di Novembre-Dicembre 2013

3 dom II DOM DOPO DEDICAZIONE h 20.30 Incontro Adolescenti 21 gio

h 17.30 Catechesi 1^ Media h 21 Rosario Cenacolo della famiglia h 21 Cammino Matrimonio cristiano

4 lun S. CARLO h 17.30 Pontificale in Duomo h 20.30 Rosario perpetuo 22 ven h 19.30 Incontro II-III media I sup

5 mar h 21 Cammino ricerca Antiochia Opera don Aristide Fumagalli 23 sab

h 15 Preparazione Battesimi Genitori h 18 S. Messa – Consegna attestati cammino Matrimonio cristiano

6 mer 24 dom II AVVENTO – I figli del Regno h 9.30-15 Ritiro IV elem h 20.30 Incontro Adolescenti

7 gio h 17.30 Catechesi 1^ Media h 21 Cammino Matrimonio cristiano 25 lun

8 ven h 19.30 Incontro II-III media I sup 26 mar h 19.30 Gruppo ricerca Antiochia

9 sab h 18 Messa e serata ringraziamento con operatori pastorali 27 mer h 21 Catechesi Parrocchiale

10 dom

GESU’ CRISTO RE UNIVERSO h 15. Formazione ministri Eucaristia h 15.30 Battesimi h 20.30 Incontro Adolescenti

28 gio h 17.30 Catechesi 1^ Media

11 lun h 18 Equipe liturgica h 21 CPP Santi Pietro e Paolo 29 ven

12 mar h 21 CPP S. Benedetto 30 sab h 15 Preparazione Battesimi Genitori

13 mer h 20.30 Caritas decanale h 21 Cammino Matrimonio cristiano 1 dom

III AVVENTO – Le profezie adempiute h 9.30-15 Ritiro V elem h 20.30 Incontro Adolescenti

14 gio h 17.30 Catechesi 1^ Media h 21 Cammino Matrimonio cristiano 2 lun

h 18 Equipe liturgica h 20.30 Rosario perpetuo

15 ven h 21 Equipe battesimale 3 mar

16 sab h 9.15 Commissione CPP h 15 Preparazione Battesimi Genitori h 18 S. Messa - Gruppo famiglie 4 mer h 21 Catechesi Parrocchiale

17 dom

I AVVENTO – La venuta del Signore h 9.30-15 Ritiro III elem h 20.30 Incontro Adolescenti 5 gio

h 17.30 Catechesi 1^ Media h 21 Cammino Matrimonio cristiano

18 lun Inizio benedizioni famiglie 6 ven h 18 S. Messa – Adorazione h 19.30 Incontro II-III media I sup

19 mar 7 sab S. AMBROGIO

20 mer 8 dom IV AVVENTO – Ingresso del Messia h 20.30 Incontro Adolescenti