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Anno 117 15 GIUGNO 2014 e Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia 23 V ita La G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10 dal 1897 La Vita è on line clicca su www.settimanalelavita.it gesti di fraternità offerti da papa Francesco al popolo ebreo in questi ultimi gior- ni hanno mostrato a tutti i crescenti sentimenti di stima e di affetto che da tempo la chiesa riserva ai seguaci della prima religione abramitica. Una religione da cui è emerso come da una radice il cristianesimo e senza la quale questo rimarrebbe privo dei suoi stessi fon- damenti. Il concilio Vaticano II aveva riservato parole di ammirazione per il popolo dell’antica Alleanza che, per mandato divino, ha veicolato lungo la storia il messaggio di salvezza par- tito dai primi giorni della creazione e arrivato fino a noi nella pienezza dei tempi. Un Salvatore pienamente figlio del suo popolo, di cui, nella sua breve vita, ha fatto propria, oltre la fede, la lingua, la cultura, i costu- mi, le tradizioni. Gesù di Nazaret, si riconosce universalmente oggi, è perfettamente ebreo, cominciando dagli autori ebrei, che da tempo ne rivendicano orgogliosamente l’origine e la paternità. Le ultime ricerche sto- riche approfondiscono sempre di più questo aspetto tutt’altro che secon- dario della personalità del profeta di Nazaret, che i cristiani professano e confessano come l’inviato di Dio e Dio egli stesso. Dall’espressione “perfidi giudei” della liturgia preconciliare ai “fratelli maggiori” dei nostri giorni il cammino è stato veramente lungo. E più volte la chiesa, nelle sue massime espres- sioni, in questi ultimi tempi, ha chie- sto perdono per il trattamento che i cristiani hanno loro riservato nel corso dei secoli: persecuzioni morali e fisiche, ostracismo, ghetti isolati nelle nostre città, durati praticamente fino ai nostri giorni; una triste sequela di trattamenti culminati nella terribile, disumana, spietata shoà, di cui an- cora qualcuno osa negare l’esistenza. Un’infamia, quest’ultima, di cui non è direttamente responsabile il po- polo cristiano, ma che comunque è stata perpetrata nel continente dove il cristianesimo ha trovato la sua più prestigiosa dimora. Davvero le nostre parole di rimorso e di invocazione di perdono non saranno mai sufficienti per eliminare i rimorsi della nostra coscienza collettiva. In questo clima rinnovato di sim- patia e di amicizia, abbiamo preso piena coscienza della nostra dipen- denza dal popolo discendente da Abramo: a esso ci lega la stessa pre- ghiera, la fede nello stesso Dio, la stessa speranza, perché, come loro, anche noi attendiamo la pienezza della rivelazione, il mondo rinnovato, il Regno nella sua completezza finale. Due popoli fratelli della nostra sorte, che camminano insieme verso la stes- sa patria che continuiamo a immagi- nare nelle sembianze della loro mitica città, la Gerusalemme celeste, come ce l’hanno descritta e fatta sognare i profeti dei due testamenti. Ma c’è ancora qualcosa di nuo- I Gli ebrei nostri fratelli vo, di cui i cristiani, tutti i cristiani, devono avere piena coscienza: il po- polo ebraico è ancora, è per sempre il popolo eletto, l’erede delle divine promesse, il messaggero universale della salvezza. Dal secolo secondo si è diffusa nella chiesa la convinzione di aver preso lei il posto spettante di diritto ai discendenti di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, una convinzio- ne del tutto errata che ora sta rien- trando. È la cosiddetta “teoria della sostituzione”, che sta certamente alla base del comportamento dei cristiani nei riguardi del popolo ebraico e che urta terribilmente contro il pensiero espresso di quell’ebreo convinto che risponde al nome di Paolo di Tarso. L’incipit del capitolo 11 della let- tera ai Romani non lascia dubbi in proposito. Afferma infatti l’autore: “Io domando dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch’io infatti sono israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio”. Nessuna sostituzione, dunque. Una parola che deve scom- parire dal nostro vocabolario e che potrebbe essere utilmente tradotta da quel termine che regola statuta- riamente il rapporto fra il primo e il secondo Testamento: “completare”, dare pieno compimento (cf. Mt 5, 17). Se i cristiani, per mezzo di Cristo, vivono ormai nella pienezza dell’ele- zione divina, questo non significa che i detentori della promessa siano stati dimenticati e ripudiati da Dio. L’amore divino viene dall’eternità e tale si conserva nell’intero tragitto che riconduce all’eternità. Dall’eter- nità all’eternità. Dio è sempre lo stes- so. Pure l’innegabile discontinuità si muove sul terreno di una sostanziale continuità. Anche il magistero della chiesa si è fatto ultimamente latore di questa certezza, di cui non siamo attualmen- te in grado di misurare la grandezza e la profondità. C’è però un sentimento da incentivare e approfondire nei ri- guardi del popolo che ci ha preceduto nel cammino della fede nel Dio vivo: quello della vicinanza e della frater- nità. La comunione può arricchire gli uni e gli altri, come sperimenta da sempre l’attento lettore della Bibbia. Giordano Frosini SUGLI EBREI UNA NOVITA’ TEOLOGICA Si è imposto ormai nella chiesa il superamento della cosiddetta teoria della sostituzione secondo cui il popolo cristiano avrebbe preso il posto del popolo eletto. Come afferma San Paolo, Dio non ha ripudiato il popolo ebraico PAGINA 2 CON PAPA FRANCESCO A ROMA, UN EVENTO STORICO Una serata meravigliosa di preghiera dei leader israeliano e palestinese col Papa. Un auspicio di pace per il tormentato Medio Oriente PAGINA 4 LA CHIESA DEVE SORPRENDERE Per Papa Francesco questa è una caratteristica permanente della comunità cristiana PAGINA 5 POLITICA ITALIANA I ballottaggi costituiscono una lezione per tutti PAGINA 13 LA CORAGGIOSA MOSSA DI DRAGHI Ha messo in movimento la politica economica dell’intera Europa: ora la parola passa ai governi nazionali PAGINA 14 L’INIZIO DEI CAMPIONATI MONDIALI La speranza comune è quella che essi siano un’occasione di pace per il mondo intero PAGINA 15

e dal 1897 e - La vita – Giornale Cattolico Toscano · 2015-01-13 · e di affetto che da tempo la chiesa riserva ai seguaci della prima ... “Io domando dunque: Dio ha forse ripudiato

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Anno 117

15 GIUGNO 2014

e 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616e_mail: [email protected]. annuo e 45,00(Sostenitore e 65,00)c/cp n. 11044518 Pistoia

23VitaLaG I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10

dal 1897

La Vita è on lineclicca su

www.settimanalelavita.it

gesti di fraternità offerti da papa Francesco al popolo ebreo in questi ultimi gior-ni hanno mostrato a tutti i crescenti sentimenti di stima e di affetto che da tempo la

chiesa riserva ai seguaci della prima religione abramitica. Una religione da cui è emerso come da una radice il cristianesimo e senza la quale questo rimarrebbe privo dei suoi stessi fon-damenti. Il concilio Vaticano II aveva riservato parole di ammirazione per il popolo dell’antica Alleanza che, per mandato divino, ha veicolato lungo la storia il messaggio di salvezza par-tito dai primi giorni della creazione e arrivato fino a noi nella pienezza dei tempi. Un Salvatore pienamente figlio del suo popolo, di cui, nella sua breve vita, ha fatto propria, oltre la fede, la lingua, la cultura, i costu-mi, le tradizioni. Gesù di Nazaret, si riconosce universalmente oggi, è perfettamente ebreo, cominciando dagli autori ebrei, che da tempo ne rivendicano orgogliosamente l’origine e la paternità. Le ultime ricerche sto-riche approfondiscono sempre di più questo aspetto tutt’altro che secon-dario della personalità del profeta di Nazaret, che i cristiani professano e confessano come l’inviato di Dio e Dio egli stesso.

Dall’espressione “perfidi giudei” della liturgia preconciliare ai “fratelli maggiori” dei nostri giorni il cammino è stato veramente lungo. E più volte la chiesa, nelle sue massime espres-sioni, in questi ultimi tempi, ha chie-sto perdono per il trattamento che i cristiani hanno loro riservato nel corso dei secoli: persecuzioni morali e fisiche, ostracismo, ghetti isolati nelle nostre città, durati praticamente fino ai nostri giorni; una triste sequela di trattamenti culminati nella terribile, disumana, spietata shoà, di cui an-cora qualcuno osa negare l’esistenza. Un’infamia, quest’ultima, di cui non è direttamente responsabile il po-polo cristiano, ma che comunque è stata perpetrata nel continente dove il cristianesimo ha trovato la sua più prestigiosa dimora. Davvero le nostre parole di rimorso e di invocazione di perdono non saranno mai sufficienti per eliminare i rimorsi della nostra coscienza collettiva.

In questo clima rinnovato di sim-patia e di amicizia, abbiamo preso piena coscienza della nostra dipen-denza dal popolo discendente da Abramo: a esso ci lega la stessa pre-ghiera, la fede nello stesso Dio, la stessa speranza, perché, come loro, anche noi attendiamo la pienezza della rivelazione, il mondo rinnovato, il Regno nella sua completezza finale. Due popoli fratelli della nostra sorte, che camminano insieme verso la stes-sa patria che continuiamo a immagi-nare nelle sembianze della loro mitica città, la Gerusalemme celeste, come ce l’hanno descritta e fatta sognare i profeti dei due testamenti.

Ma c’è ancora qualcosa di nuo-

I

Gli ebrei nostri fratelli

vo, di cui i cristiani, tutti i cristiani, devono avere piena coscienza: il po-polo ebraico è ancora, è per sempre il popolo eletto, l’erede delle divine promesse, il messaggero universale della salvezza. Dal secolo secondo si è diffusa nella chiesa la convinzione di aver preso lei il posto spettante di diritto ai discendenti di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, una convinzio-ne del tutto errata che ora sta rien-trando. È la cosiddetta “teoria della sostituzione”, che sta certamente alla base del comportamento dei cristiani nei riguardi del popolo ebraico e che urta terribilmente contro il pensiero espresso di quell’ebreo convinto che risponde al nome di Paolo di Tarso.

L’incipit del capitolo 11 della let-tera ai Romani non lascia dubbi in

proposito. Afferma infatti l’autore: “Io domando dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch’io infatti sono israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio”. Nessuna sostituzione, dunque. Una parola che deve scom-parire dal nostro vocabolario e che potrebbe essere utilmente tradotta da quel termine che regola statuta-riamente il rapporto fra il primo e il secondo Testamento: “completare”, dare pieno compimento (cf. Mt 5, 17). Se i cristiani, per mezzo di Cristo, vivono ormai nella pienezza dell’ele-zione divina, questo non significa che i detentori della promessa siano stati dimenticati e ripudiati da Dio.

L’amore divino viene dall’eternità e tale si conserva nell’intero tragitto che riconduce all’eternità. Dall’eter-nità all’eternità. Dio è sempre lo stes-so. Pure l’innegabile discontinuità si muove sul terreno di una sostanziale continuità.

Anche il magistero della chiesa si è fatto ultimamente latore di questa certezza, di cui non siamo attualmen-te in grado di misurare la grandezza e la profondità. C’è però un sentimento da incentivare e approfondire nei ri-guardi del popolo che ci ha preceduto nel cammino della fede nel Dio vivo: quello della vicinanza e della frater-nità. La comunione può arricchire gli uni e gli altri, come sperimenta da sempre l’attento lettore della Bibbia.

Giordano Frosini

SUGLI EBREI UNA NOVITA’ TEOLOGICASi è imposto ormai nella chiesa il superamento della cosiddetta teoria della sostituzione secondo cui il popolo cristiano avrebbe preso il posto del popolo eletto. Come afferma San Paolo,Dio non ha ripudiato il popolo ebraico

PAGINA 2

CON PAPA FRANCESCO A ROMA, UN EVENTO STORICOUna serata meravigliosadi preghiera dei leader israeliano e palestinese col Papa.Un auspicio di pace per il tormentato Medio Oriente

PAGINA 4

LA CHIESA DEVE SORPRENDEREPer Papa Francesco questa è una caratteristica permanente della comunità cristiana PAGINA 5

POLITICA ITALIANAI ballottaggi costituisconouna lezione per tutti

PAGINA 13LA CORAGGIOSA MOSSA DI DRAGHIHa messo in movimento la politica economica dell’intera Europa: ora la parola passa ai governi nazionali

PAGINA 14

L’INIZIODEI CAMPIONATI MONDIALILa speranza comune è quella che essi siano un’occasione di pace per il mondo intero

PAGINA 15

2 n. 23 15 Giugno 2014 LaVitaprimo piano

Vi ringrazio per le ami-chevoli e sincere pa-role di saluto. Questo incontro era per me

una esigenza del cuore nel quadro di questo viaggio apostolico, e vi ringrazio, che siete venuti incontro al mio desiderio.

Possa la benedizione di Dio aleggiare sopra questa ora!

1. Dovendo i cristiani sentirsi fratelli di tutti gli uomini e com-portarsi di conseguenza, questo obbligo sacro vale ancor più quan-do si trovano di fronte ad appar-tenenti al popolo ebraico! Nella “dichiarazione sul rapporto della Chiesa con l’ebraismo” dell’aprile di quest’anno, i Vescovi della repub-blica federale tedesca hanno posto all’inizio questa affermazione: “Chi incontra Gesù Cristo, incontra il Giudaismo”. Questa parola vorrei farla anche mia. La fede della Chie-sa in Gesù Cristo, figlio di David e figlio di Abramo (cf. Mt 1,1), contiene di fatto ciò che i vescovi in quella dichiarazione chiamano “l’eredità spirituale di Israele per la Chiesa” (Pars altera), una eredità viva, che da noi cristiani cattolici va intesa e conservata nella sua pro-fondità e ricchezza.

2. Le concrete relazioni frater-ne tra ebrei e cattolici in Germania assumono un valore del tutto particolare sullo sfondo fosco della persecuzione e della tentata elimi-nazione dell’ebraismo in questo pa-ese. Le vittime innocenti in Germa-nia ed altrove, le famiglie distrutte o disperse, i valori di cultura o tesori di arte distrutti per sempre, provano tragicamente dove pos-sono condurre la discriminazione ed il disprezzo della dignità umana, specie se sono animate da perver-se teorie su una eventuale diversità di valutazione delle razze o sulla divisione degli uomini in uomini di “alto valore” e “degni di vivere” e “indegni di vivere”. Davanti a Dio tutti gli uomini sono dello stesso valore e importanza.

In questo spirito anche dei cristiani si sono impegnati, spesso con pericolo di vita, durante la persecuzione, per impedire oppure mitigare i dolori dei loro fratelli ebrei. Ad essi desidero esprimere in quest’ora riconoscimento e gratitudine. Così pure a quelli che da cristiani, affermando la loro appartenenza al popolo ebraico, hanno percorso la “via crucis” dei loro fratelli e sorelle fino in fondo -come la grande Edith Stein, chiamata nel suo istituto religioso Teresa Benedetta della Croce, il cui ricordo giustamente è tenuto in grande onore-.

Desidero inoltre ricordare anche Franz Rosenzweig e Martino Buber, i quali, con la loro familiarità creativa con le lingue ebraica e te-desca, hanno creato un ammirevole ponte per un incontro approfondi-to di ambedue gli ambiti culturali.

Voi stessi, nelle vostre parole di saluto, mettete in rilievo che nei molteplici sforzi per edificare in

«

MAGONZA 1980: UN DISCORSO STORICO DI GIOVANNI PAOLO II

L’alleanza con Israelenon è stata mai revocata

questo paese una nuova convivenza con i concittadini ebrei, i cattolici e la chiesa hanno dato un contributo decisivo. Questo riconoscimento e la necessaria collaborazione da parte vostra mi colma di gioia. Da parte mia, desidero esprimere gra-ta ammirazione anche alle vostre rispettive iniziative, compresa la nuovissima fondazione della vostra università ad Heidelberg.

3. La profondità e la ricchezza nella nostra comune eredità ci si aprono in maniera particolare nel dialogo amichevole nella collabora-zione fiduciosa. Mi rallegro che tut-to ciò è curato in questo paese co-scientemente e di proposito. Molte iniziative pubbliche e private nel campo pastorale, accademico e so-ciale servono a tale intento, anche in occasioni molto solenni come recentemente al Katholikentag di Berlino. Un segno incoraggiante fu anche il raduno del comitato di collegamento internazionale tra la Chiesa romana-cattolica ed il giu-daismo l’anno scorso a Ratisbona.

Non si tratta soltanto della cor-rezione di una falsa visuale religiosa del popolo ebraico, che nel corso della storia fu in parte concausa di misconoscimenti e persecuzioni, ma prima di tutto del dialogo tra le due religioni, che -con l’islam- po-terono donare al mondo la fede nel Dio unico e ineffabile che ci parla, e lo vogliono servire a nome di tutto ii mondo.

La prima dimensione di questo dialogo, cioè l’incontro tra il popolo di Dio del Vecchio Testamento, da Dio mai denunziato (cf. Rm 11,29), e quello del Nuovo Testamento, è allo stesso tempo un dialogo all’interno della nostra chiesa, per così dire tra la prima e la seconda parte della sua Bibbia. In proposito dicono le direttive per l’applicazio-ne della dichiarazione conciliare

“Nostra Aetate”: “Ci si sforzerà di comprendere meglio tutto ciò che nell’Antico Testamento conserva un valore proprio e perpetuo..., poiché questo valore non è stato oblite-rato dall’ulteriore interpretazione del Nuovo Testamento, la quale al contrario ha dato all’Antico il suo significato più compiuto, cosicché reciprocamente il Nuovo riceve dall’Antico luce e spiegazione” (Nostra Aetate, II).

Una seconda dimensione del nostro dialogo -la vera e cen-trale- è l’incontro tra le odierne Chiese cristiane e l’odierno popolo dell’alleanza conclusa con Mosè. Ciò importa “che i cristiani -così le direttive postconciliari- tendano a capire meglio le componenti fon-damentali della tradizione religiosa del giudaismo, e apprendano quali linee fondamentali sono essenziali per la religiosa realtà vissuta dai giudei, secondo la loro propria comprensione” (introduzione). La via per questa reciproca cono-scenza è il dialogo. Io vi ringrazio, venerati fratelli, che anche voi lo conducete con quella “apertura ed ampiezza di spirito”, con quel “ritmo” e con quella prudenza, che vengono raccomandati a noi cat-tolici dalle citate direttive (Nostra Aetate, I). Un frutto di tale dialogo ed una direttiva per il suo fruttuo-so proseguimento è la dichiara-zione dei vescovi tedeschi citata all’inizio “sul rapporto tra chiesa e giudaismo” dell’aprile di quest’anno. È mio caldo desiderio che questa dichiarazione diventi bene spirituale di tutti i cattolici in Germania!

Desidero inoltre accennare ad una terza dimensione del nostro dialogo. I vescovi tedeschi dedicano il capitolo conclusivo della loro di-chiarazione ai compiti che abbiamo in comune. Giudei e cristiani, quali figli di Abramo, sono chiamati ad

essere benedizione per il mondo (cf. Gen 12,2ss), in quanto si im-pegnano insieme per la pace e la giustizia tra tutti gli uomini e popoli, e lo fanno in pienezza e profondità, come Dio stesso le ha pensate per noi, e con la disponibilità ai sacrifici, che questo alto intento può esige-re. Quanto più questo sacro dovere impronta il nostro incontro, tanto più diventa una benedizione anche per noi stessi.

4. Alla luce di questa promessa e chiamata abramitica guardo con voi al destino e al ruolo del vostro popolo tra i popoli. Volentieri pre-go con voi per la pienezza dello shalom per tutti i vostri fratelli di nazionalità e di fede e anche per la terra, alla quale tutti i giudei guar-dano con particolare venerazione. Il nostro secolo poté vivere il primo pellegrinaggio di un Papa in terra santa. Desidero, per concludere, ripetere le parole di Paolo VI all’in-gresso in Gerusalemme: “Implorate con noi nel vostro desiderio e nella vostra preghiera rispetto e pace sopra questa terra unica e visitata da Dio!

Preghiamo qui insieme per la grazia di una vera e profonda fratel-lanza tra tutti gli uomini, tra tutti i popoli!... Beati quelli che ti amano. Sì, la pace abiti nelle tue mura, la prosperità nei tuoi palazzi. Io chie-do per te la pace, io desidero per te la felicità” (cf. Sal 122,6-9).

Possano tutti i popoli in Geru-salemme essere presto riconciliati e benedetti in Abramo! Egli, l’ineffa-bile, di cui ci parla la sua creazione; egli, che non costringe la sua uma-nità al bene, ma la guida; egli, che si informa del nostro destino e tace; egli, che ci sceglie per tutti come suo popolo; egli ci guidi sulle sue strade nel suo futuro!

Il suo nome sia lodato! Amen.»

Una teoria nuova con la quale il mondo cristiano, in particolareil mondo cattolico, supera lo stesso documento dedicato

alla religione ebraica dal Concilio Vaticano IIUn breve commentoLa teoria che va sotto il nome di “teologia della sostituzione” parte dal secolo II e trova la sua espressione più classica nella scelta di definire la chiesa “nuovo e vero Israele” (cf. Lumen Gentium n. 9). In questo senso si capisce come la chiesa sostituiva il popo-lo ebraico nell’elezione divina, no-nostante quanto l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani 11,17-24 affermi che la scelta divina rimane per sempre irrevocabile. Secon-do quel passo è stata la chiesa ad essere innestata nella pianta di origine e non viceversa. Una conclusione quella della teoria della sostituzione che non può più essere accettata.C’è tutta una fioritura di riflessioni teologiche che ne criticano l’esistenza, anche se rimane difficile (e il discorso è ancora aperto), esprimere con chiarezza le conseguenze di que-sta affermazione.Il discorso di Giovanni Paolo II tenuto alla comunità ebraica di Magonza nel 1980, rimane un punto fermo che da sicurezza alla nuova teoria.Viene superato così un’affermazione che certamente ha avuto il suo peso nel rappor-to conflittuale che la comunità cristiana ha avuto con il popolo ebraico.Secondo un documento firmato dall’allora presidente del segre-tariato per l’unione dei cristiani (Commisione per i rapporti religiosi con l’ebraismo), “occorre in ogni modo abbandonare la concezione tradizionale del popolo punito, conservato come argomento vivente per l’apologetica cristiana. Esso resta il popolo prescelto, ‘l’olivo buono sul quale sono stati innestati i rami dell’olivo selvatico che sono i gentili’ (Romani 11,17-24). Si ricorderà quanto sia stato negativo il bilancio dei rapporti fra ebrei e cristiani durante due millenni. Si rileverà come questo permanere di Israele si accompa-gni ad un’ininterrotta creatività spirituale, nel periodo rabbinico, nel medio evo e nel tempo mo-derno, a partire da un patrimonio che ci fu a lungo comune tanto che ‘la fede e la fede religiosa del popolo ebraico così come sono professate e vissute ancora oggi, possono aiutare a comprendere meglio alcuni aspetti della vita della chiesa’ (Giovanni Paolo II). La catechesi, d’altra parte, dovrà aiutare a comprendere il signifi-cato che ha per gli ebrei il loro sterminio negli anni 1939-1945 e le sue conseguenze”.Per chi ama l’aggiornamento e ogni buon cristiano dovrebbe fare così, questa nuova teoria deve essere tenuta presente e possibil-mene approfondita.

R.

315 Giugno 2014 n. 23VitaLa

Esperienze pastorali:non si riabilita un innocente

inalmente! Erano decenni che molti cattolici e an-che molti “non cattolici” aspettavano la notizia:

dall’aprile di quest’anno la ristam-pa di Esperienze pastorali di don Lorenzo Milani non è più soggetta a nessuna proibizione da parte della chiesa. La Congregazione per la dottrina della fede ha rivisto la decisione presa nel lontano dicem-bre 1958 nella quale si giudicava la pubblicazione “inopportuna” e per prudenza se ne ordinava il ritiro dal commercio, la non ristampa e la non traduzione. Dunque “Esperien-ze pastorali” sono state assolte, un atto dovuto secondo molti, un passaggio inevitabile secondo altri. Ma assolte da cosa? Quale delitto aveva commesso don Milani nello scrivere quello che poi in fondo non era altro che un diario? Un diario che analizzava interessi locali e interessi generali con pensieri, riflessioni, grafici, statistiche. Pecca-to che i mass media abbiano innal-zato agli onori di cronaca la parola “riabilitare”. Forse sarebbe più appropriato dire che la decisione della Congregazione ha ricondotto

F di Alessandro Orlando

Consegno alla tua curaPer allentare la morsadel dubbio e del doloreho cercato di romperele incrostazioni dei pregiudizi(sedimentate dalle abitudinie indurite dal tempo)ho lavato con lacrime sincerele macchie del disordineho abbandonato i sentieriresi deserti dall’inquietudinema non ho trovato la pace:consegno alla Tua curaquesto mio corpo declinantee questa menteambigua e combattuta.

Orazio Tognozzi

Massa e Cozzile Il Monastero del-la Visitazione Il ricordo di una pre-senza orante» (pag. 72) è il titolo del libro di Carlo Pellegrini dove ripercorre la storia del Monastero

di clausura di Massa e Cozzile in Valdinievole a 300 anni dall’ingresso dell’Ordine della Visitazione di S. Maria, fondato da San Fran-cesco di Sales e Santa Giovanna F. di Chantal ad Annecy il 6 giugno 1610.Carlo Pellegrini, già autore di varie pubbli-cazioni, è ben conosciuto e stimato grazie al suo costante impegno culturale mirato alla scoperta e alla valorizzazione del patrimonio storico locale. Da tempo, tra l’altro, figura anche collaboratore di questo settimanale con interessanti interventi.L’elegante volumetto, frutto di un attento lavoro scientifico, è racchiuso in otto distinti capitoli. Le pagine che Carlo Pellegrini ci offre sono come un raggio di sole in cui si riflette chiaramente l’azione orante delle anime consacrate ivi residenti.La pubblicazione ci richiama anche ad un al-tro aspetto significativo: il legame tra Massa e Cozzile e la città di Pistoia. Nel monastero della Visitazione di Massa e Cozzile, per di-versi anni, fu superiora la nobile suor Maria Margherita Livizzani da Modena. Questa re-ligiosa, che visse fedelmente la regola sale-siana manifestando un amore inconfondibile verso Gesù Cristo e il prossimo, venne poi chiamata dal vescovo di Pistoia, monsignor Federico Alemanni, a fondare in città un cenobio visitandino. Fu così che dal 26 feb-braio 1737 la Madre Livizzani, con altre due monache collaboratrici, assunse la cittadi-

nanza pistoiese. Qui si spense il 23 gennaio 1757 all’età di 78 anni lasciando un largo rimpianto sia nel monastero che in tutti co-loro che ebbero il privilegio di conoscerla.Questa opera editoriale infonde ammirazio-ne perfino per la lunga rassegna delle madri superiori che si sono succedute sin dal 10 luglio 1714, giorno dell’ingresso della fon-datrice, suor Maria Vittoria Domitilla Tarini da Torino, fino al 22 maggio 1980 data della chiusura avvenuta durante il governato della madre Maria Eugenia Spezzani. Se la prima superiora fu un’anima cresciuta sin dalla sua più tenera età all’interno del cenobio della Visitazione di Torino, l’ultima, madre Maria Eugenia Spezzani portò in monastero l’espe-rienza di vari anni trascorsi in mezzo alla società del suo tempo prodigandosi in modo attivo nell’Azione cattolica. L’intelligenza, la cultura, la capacità organizzativa e lo spirito umano di questa monaca, non tardarono a rivelarsi. Infatti nel corso della sua vita mo-nastica le vennero anche affidate la cura del-le novizie e la collaborazione all’economato e alla segreteria. Nel 1980, a seguito di ac-curate verifiche, fu stabilita, come ripetiamo, la chiusura del complesso monastico. Vera-mente il Signore serrò la madre Spezzani, considerata tra le più illuminate della storia monastero di Massa e Cozzile, nel torchio del dolore e la spremette fino all’ultima goccia. La madre Eugenia con altre sette monache vennero destinate nel Monastero della Visitazione di Lucca; altre sette in quel-lo di Pistoia, e le ultime nei monasteri di San Giorgio del Sannio e Acireale. L’ingresso di queste sette monche nel chiostro di Pistoia

destò molta gioia e commozione. La comu-nità visitandina, posta in via delle Logge, in poco tempo vide un aumento vertiginoso del proprio cenobio, cosa che non accadeva da decine di anni. La preziosa pubblicazione si apre con la presentazione di monsignor Gaetano Boni-celli, arcivescovo emerito di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, ed è arricchita da molte fotografie che propongono diverse immagi-ni del monastero. A conclusione, Pellegrini ha proposto ai lettori lo spartito musicale dell’Inno della Visitazione composto dal grande maestro don Dino Menichetti resi-dente a Pistoia.

IL LIBRO DI UN NOSTRO COLLABORATORE

Massa e Cozzile il monasterodella Visitazione.

Il ricordo di una presenza orantedi Daniela Raspollini

PoetiContemporanei

«

percepisce il cambiamento in atto passo dopo passo. Rimane però da parte di alcuni esponenti della ge-rarchia ecclesiastica, che da sempre hanno osteggiato il pensiero di don Milani, un ulteriore e definitivo atto di umiltà nei confronti del priore di Barbiana: non solo il riconoscere che la condanna di “Esperienze Pastorali” fu un grosso errore, for-tunatamente rimediato sebbene in maniera tardiva, ma anche che essa non servì assolutamente a niente.

il testo su di una strada scevra da pregiudizi e da imposizioni cavillose e ha dato nuovamente la possibilità a tutti di leggerlo ricevendo grandi insegnamenti dal suo contenuto. Don Milani è e rimane un prete profetico, allora emarginato e puni-to dalla gerarchia di una chiesa che oggi sta profondamente cambiando. Il “priore”, come in “Lettera ad una professoressa” anche” in “Espe-rienze Pastorali” ci dona un segno tangibile della sua coerenza nel seguire gli insegnamenti del vangelo senza “se” e senza “ma”, nonostan-te le molte difficoltà affrontate, accettate e, in seguito, pagate in prima persona. Sembra riconoscere nel lavoro di don Milani la perfetta attuazione del suggerimento dato da Papa Francesco ai sacerdoti in una sua famosa omelia: “Essere pa-stori con l’odore delle pecore”, egli infatti scese tra i suoi parrocchiani, studiò i loro comportamenti, trac-ciò un quadro economico e sociale delle famiglie che vivevano a San Donato in quel periodo. Lo scritto

che assomigliava più a un diario che a un testo religioso, riportava statistiche, pensieri e annotazioni utili alla sua strategia pastorale di giovane cappellano. Quel libro usci-to nel marzo 1958 ed edito dalla Libreria Editrice Fiorentina, una pic-cola casa editrice famosa per aver pubblicato alcuni testi di Giorgio La Pira, riporta la prefazione di mon-signor Giuseppe D’Avack vescovo di Camerino. Un passo che colpisce e nello stesso tempo rende onore all’opera dice: “…quel che importa e che ha valore immenso nel suo lavoro, è l’esame severo, quasi ine-sorabile, che ella fa sulle consuete nostre attività pastorali.” E poi ancora riferito ai sacerdoti” …non può darsi che il difetto stia anche da parte nostra?... uomini limitati e defettibili….” Oggi nella chiesa, con Papa Francesco, si stanno verifican-do profonde trasformazioni, un rin-novamento che, pur non trascen-dendo i principi fondamentali della dottrina cattolica, colpisce tutto e tutti. L’intera comunità dei credenti

“Che storia

ragazzi!”Un giovane e un meno giovane ci raccontanoUn lavoro a quattro mani scritto

con passione e divertimento, “Che storia ragazzi! – racconti di cultura popolare” dei giornalisti Luciano Corsini già direttore della rivista “Naturart” promossa dalla Giorgio Tesi Group ed Emanuele Begliomi-ni “Magnifico rettore” della nota “Accademia della bugia” piastrese. L’opera, pubblicata dalle edizioni Sarnus, è stata presentata nell’Audi-torium “Tiziano Terzani” dall’avvo-cato Gian Piero Ballotti, presidente dell’associazione culturale pistoiese Amici di Groppoli, avvalendosi delle celebri parole di Tolstoj: “Se vuoi essere universale, parla del tuo vil-laggio”, riassumendo le motivazioni che hanno portato i due autori a realizzare il volume, ambientato nel borgo montano de Le Piastre ma che potrebbe svolgersi in ogni parte del mondo.

Racconti di cultura popolare, che nascono nel tempo che fu durante le cosiddette “veglie” serali, tra i muri affumicati del metato dove si essicca-vano le castagne, per poi diffondersi per circoli ricreativi, parrocchie, scuole e così via. Il calore del metato è dunque per secoli l’“Università” per i ragazzi dei paesi dell’Appennino toscano, dove si ritrovano assieme giovani ed anziani intorno agli “ar-denti ciocchi di castagno”. I secondi raccontano, declamano poemi a me-moria, mentre i giovani ascoltano, si divertono, si ribellano ma allo stesso tempo imparano. Così l’affabulatore delle serate “a veglia”, l’anziano che racconta, alle volte finisce per pren-dersi del bugiardo, da qui prende le mosse il famoso “Campionato italia-no della bugia” che si tiene ogni anno a Le Piastre nel mese di agosto. Da considerare che tra i due scrittori corre circa mezzo secolo di differen-za d’età, con la voglia d’apprendere l’esperienza del giovane e la voglia del meno giovane di raccontare, in un’opera piena di sentimento. La pre-fazione del volume è a cura di Aldo Cazzullo, contenente tanti racconti e molta storia vera.

Leonardo Soldati

4 n. 23 15 Giugno 2014 LaVitaattualità ecclesiale

bramo, nostro Padre nella fede ritrova i suoi figli riuniti, non a spartirsi territori, a siglare trattati

o a firmare accordi economici, ma a prendere coscienza di una realtà che dovrebbe permeare la storia di ciascuno e rendere il quotidiano sto-rico diverso: la creazione è dono di Dio, la pace è dono di Dio. Solo così possiamo aprire una nuova epoca nella nostra storia travagliata.

Il rispetto assoluto della diversa fede dei figli di Abramo conduce a sottolineare ancora di più come la pace non sia il bene comune che uno dei due (o di due coalizzati contro il terzo) possa imporre per potere detenuto, forza dimostrata o astuzia diplomatica.

Tutti e tre sono inermi, presenti non in luogo politico o in un forum internazionale, ma semplicemente creature oranti.

Francesco non è potente Impera-tore, Sovrano regnante ma Servo del Signore che annuncia un’era nuova, consegnata alle nostre mani perché vuote e supplici quale dono.

Il Vaticano - non spazio politico, potere occulto o manovratore fi-nanziario - acquista il sapore di terra arata dalla Parola: per gli ebrei il tanto atteso Messia, per i cristiani il Messia Gesù Cristo, per i mussulmani Allah, l’unico e vero Dio che ha creato l’intero universo. Per tutti insieme: il Signore Pace.

Non è sincretismo, appianare le diversità o le discontinuità, in nome di una visibilità che si vuol dire fraterna. È l’accettazione reale e coinvolgente che solo le diversità, rispettate e non temute, possono unire senza annullare l’identità altrui.

La presenza di Bartolomeo, pa-triarca ortodosso, non è casuale ma vuol far comprendere ai cristiani, in primo luogo, all’umanità intera, in secondo, come nel nome di Colui che dona e porta lo Shalom, tutti possiamo unirci, senza timore.

L’inutilità, tanto deprecata e svilita, della preghiera, assurge così a valore assoluto: ogni creatura, di-nanzi al Creatore invoca ed è priva di ogni sovrastruttura simile ad un puntello umano. Nudità che il Padre di tutti attende, perché attende che le persone se ne avvedano e chiedano a Lui l’aiuto.

Tre voci, in tre scansioni di lode, pentimento e invocazione di pace, in tre lingue:

Signore della Pace, Divino Sovrano, al quale appartiene la pace!Costruttore di Pace. Creatore di tutte le cose! O Dio, Padre Onnipotente, noi qui riuniti. Ti preghiamo di trasformarci in strumenti della Tua pace, assetati di giustizia, capaci di perdono e fautori di riconciliazione. O Dio, Tu sei pace, e la pace proviene da Te, e a Te la pace ritorna.

Il Vaticano -non spazio politico, potere occulto o manovratore finanziario- acquista il sapore di terra

arata dalla Parola: per gli ebrei il tanto atteso Messia, per i cristiani il

Messia Gesù Cristo, per i musulmani Allah, l’unico e vero Dio che ha creato

l’intero universo. Per tutti insieme: il Signore Pace

di Cristiana Dobner

UN GIORNO NELLA STORIA

Uomini coraggiosiinvocano la pace

per il Medio OrienteSullo sfondo di San Pietro, Papa Francesco, Shimon Peres e Mahmoud Abbas,

pregano per un futuro di pacificazione per i propri popoli e per tutta l’area.Con loro il Patriarca Bartolomeo. Poi hanno piantato un ulivo a sancire il comune

desiderio di pace di israeliani e palestinesidi Daniele Rocchi

n’oasi di pace e di incontro dove “il fratello custodisce l’altro”: questo è stato, per poco più di un’ora, il giardino

triangolare, tra i Musei Vaticani e la Casina Pio IV, protetto dal caldo e dal sole da due alte siepi, dove i presidenti di Israele e Palestina, Shimon Peres e Mahmoud Abbas, si sono ritrovati per l’“Invocazione per la pace” in Terra Santa promossa da Papa Francesco, in presenza del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Sullo sfon-do, ben visibile, la Cupola di san Pietro. Ai rumori e al chiasso dei pellegrini e turisti, che sciamavano in piazza San Pietro, hanno fatto da contrappunto le melodie che hanno scandito l’incontro aperto con le parole lette dallo speaker, “Il Signore vi conceda la pace!”. Poco prima, in un clima di grande cordialità, Papa Francesco aveva ricevuto i due presidenti, uno a poca distanza dall’al-tro, Shimon Peres e Mahmoud Abbas, all’ingresso della Domus Santa Marta, intrattenendosi per un breve colloquio.Una cerimonia intensa in cui i rappre-sentanti di ogni fede, ebraica, cristiana e musulmana, hanno pregato in momenti distinti ma tutti secondo il medesimo schema composto da tre parti: un’espressione di lode a Dio per il dono della creazione, e per aver creato uomini e donne membri di una sola famiglia umana; una richiesta di perdono per i peccati contro Dio e contro il prossimo; un’invocazione a Dio affinché conceda il dono della pace in Terra Santa e renda tutti ca-paci di essere costruttori di pace. Ogni momento è stato scandito da un breve intermezzo musicale. Lungo i lati del triangolo verde, rabbini, imam, vescovi e cardinali, rappresentanti delle diverse delegazioni, hanno ascoltato in silenzio. Ognuno nella propria lingua seguendo l’ordine cronologico delle religioni, ebrei per primi, cristiani e musulmani. Sono risuonati così versi dei Salmi, la preghie-ra del Kippur, il “Sabato dei sabati”, e

di Nahman di Breslavia, “Signore della pace… sia tua volontà porre fine alla guerra e allo spargimento di sangue nel mondo…”. Il Libro di Isaia, a scandire il momento cristiano dell’invocazione, con l’immagine del lupo e l’agnello che pascoleranno insieme, una preghiera di san Giovanni Paolo II letta in italiano e, alla fine in lingua araba, quella dei Cristiani di Terra Santa, la preghiera di san Francesco, “Signore fa di me uno strumento della tua pace”. Dalla comu-nità musulmana è giunta la richiesta a Dio di “suscitare il desiderio di dire la verità, di compiere il bene per il bene di tutti, di tutte le genti, rimuovendo l’ingiustizia degli oppressi in questa terra, nutri il tuo popolo che ha fame, e proteggilo dalla paura, tienilo lontano dal male e da coloro che commettono il male, dagli aggressori iniqui”. Il silenzio dei presenti ha accompagnato le letture mentre cresceva l’attesa per le parole di Papa Francesco e dei due presidenti.“Questo incontro sia l’inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide”: è stato l’esordio del Papa che non cam-bierà una parola del suo discorso, letto in italiano. “Il mondo - ha affermato il Pontefice - è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è

anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino”. Ma per fare la pace ci vuole coraggio, “molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”. “La spirale dell’odio e della violenza” si spezza con una sola parola “fratello”. Il presidente Peres riprende subito le parole di Francesco: “israeliani e palestinesi desiderano an-cora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali”. Ma la pace “non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi. Dobbiamo perseguirla per renderla più vicina. È in nostro

potere portare la pace ai nostri figli. Questo è il nostro dovere, la missione santa dei genitori”. Poi è la volta di Abbas. Forte la sua richiesta di “una pace comprensiva e giusta al nostro Paese e alla regione cosicché il nostro popolo e i popoli del Medio Oriente e il mondo intero possano godere il frutto della pace, della stabilità e della coesistenza… Ti supplico, o Signore, di rendere il futuro del nostro popolo prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e indipendente. Noi desideriamo la pace per noi e i nostri vicini e cerchiamo la prosperità e pensieri di pace”. Un ulivo, piantato a poca distanza dai tre, sancisce il comune desiderio di pace di israeliani e palestinesi. È il momento delle strette di mano cui seguono abbracci e baci tra Peres e Abbas, Francesco e Bartolomeo I. Gesti di pace immortalati dai flash e dalle telecamere di tutto il mondo. I quattro lasciano il giardino ed entrano nella Casina Pio IV per un ultimo momento privato, durato poco più di venti minuti. Risuonano forti le parole del Papa nella sua preghiera per la pace: “Ora Signore aiutaci tu! Donaci tu la pace! Guidaci tu verso la pace!”. Sperare nel processo di pace, da oggi è un po’ più facile.

A

U

Non è la somma delle voci distinte il fulcro dell’invocazione, lo è lo Spirito di Dio che coglie ogni singola tessera per formare nel mosaico l’unico intento, espresso sempre a tre voci:Concedi pace, bontà, benedizione, gra-zia, amore e rispetto, e misericordia; a noi e a tutto il nostro popolo d’Israele e a tutto il mondo. Benedici la TerraSanta, affinché da quella Terra benedet-ta la pace possa giungere fino ai confini del mondo. Nel nome di Cristo nostro Signore. Amen.O Dio, porta la pace nella terra della pace, O Padrone di splendore ed onore, rimuovi l’ingiustizia dagli oppressi in questa terra, nutri il tuo popolo che ha fame, e proteggilo dalla paura, tienilo lontano dal male e da coloro che com-mettono il male, dagli aggressori iniqui,O Signore dei Mondi.

Invocazione: corrente benefica creata fra i popoli, fertile respiro.

L’allerta mediatica dovrà supe-rare la superficialità, la cronachistica, il commento politico e scavare più a fondo, ritrovare cioè quel Creatore che la globalizzazione elimina dalla Sua creazione e dalle coscienze di

TRE VOCI PER LA PACE

Con la preghiera si apreun varco fra le macerie

tutti.Due religiosi, Francesco e Barto-

lomeo, due credenti, Peres e Abbas, senza paludamenti diplomatici o pro-tocolli da rispettare: persone provate

dalla guerra e dalla sua devastazione, che tentano di scavare fra le macerie e rimuoverle per aprire un varco e consegnarlo all’umanità perché invo-cano l’Altissimo.

Canta il salmo: “ma io come ulivo verdeggiante nella casa di Dio”, sia l’al-bero piantato insieme rigoglioso.

Simbolo e segno di Shalom, Pace, Salam per tutti.

515 Giugno 2014 n. 23VitaLa

l tema di meditazione nella festa in cui celebriamo la SS.ma Trinità, ovverosia un solo Dio in tre persone, ci viene offerto dalla colletta: «O Dio Padre, che hai

mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, fa’ che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità». Un giorno S. Agostino, camminando sulla spiag-gia tra Civitavecchia e Tarquinia, immerso nella preparazione del suo trattato De Trinitate, incontrò un bambino che attingeva acqua dal mare con una conchiglia e la versava in una piccola buca, scavata nella sabbia. «Che fai?», gli chiese S. Agostino. «Voglio svuotare il mare e metterlo in questa buca», rispose il bambino. «Ma non vedi che è impossibile? Il mare è così grande e la buca così piccola!», ribatté S. Agostino. «Allora, vescovo Agostino, come potrai tu, piccola creatura della terra, comprendere, con la tua limitata intelligenza, un mistero così alto come quello della SS.ma Trinità?», sog-giunse il bambino, che era un angelo del cielo e che, senza attendere risposta, scomparve. Vero o no questo episodio, Agostino, nel De Trinitate e in altre opere, ha realmente tentato di chiarire il concetto di unica Sostanza e tre Persone. Nell’uomo, ragiona Agostino, si può distinguere la sua realtà corporale (esse), la sua intelligenza (nosse) e la sua volontà (velle). Se Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza, questi tre aspetti necessariamente

preesistono, naturalmente in modo perfetto, in lui: così Dio è Essere (Padre), Verità (Figlio) e Amore (Spirito Santo). Non subordinati l’uno all’altro, ma in un rapporto paritario. L’impronta di questa triade nell’uomo è rintracciabile diver-samente a seconda della prospettiva con cui la si guardi. I tre momenti di cui consta possono essere, ad esempio: spirito, conoscenza, amore; oppure memoria, intelligenza, volontà; oppure, appunto, esse, nosse, velle (essere, conoscere, volere). Nella prospettiva dell’amore, Padre, Figlio e Spirito Santo corrispondono all’Amante, all’Amato e all’Amore: «Et ideo non amplius quam tria sunt: unus diligens eum qui de illo est, et unus diligens eum de quo est, et ipsa di-lectio [Le persone divine perciò non sono più di tre: la prima che ama quella che da lei nasce, la seconda che ama quella da cui nasce e la terza che è lo stesso amore]». Agostino fa poi due considerazioni, ovvie, se vogliamo, ma a cui forse non riflettiamo abba-stanza e che richiamano l’episodio del bambino che scavava una buca sulla spiaggia.La prima considerazione riguarda la nostra impossibilità nel trovare con le nostre sole forze il Signore, ma anche la nostra fiducia che sia lui a lasciarsi trovare: «Deus quippe ipse quem quærimus adiuvabit, ut spero, ne sit infructuosus

labor noster, et intellegamus quemadmodum dictum sit in Psalmo sacro: Lætetur cor quærentium Dominum […]. Non enim ait: Lætetur cor invenientium; sed, quærentium Dominum [Lo stesso Dio che cerchiamo ci aiuterà, spero, perché la nostra fatica non sia infruttuosa e comprendiamo quello che è detto nel sacro salmo: “Si rallegri il cuore di chi cerca il Signore”. Quindi non dice “Si rallegri il cuore di quelli che lo trovano”, ma “di quelli che lo cercano”]». La seconda considerazione riguarda l’inesau-ribilità di Dio, che fa sì che quanto più lo si cerchi, tanto più venga voglia di cercarlo: «Si ergo quæsitus inveniri potest, cur dictum est: Quærite faciem eius semper? An et inventus forte quærendus est? […] Nam et quæritur ut inveniatur dulcius, et invenitur ut quæratur avi-dius [Se ricercandolo, lo si può trovare, perché si dice: Ricercate la sua faccia sempre? Non è che, trovatolo, vi sia ancora da cercarlo? Infatti lo si cerca per trovarlo più dolce e lo si trova perché lo si cerchi più avidamente» (De Trini-tate, 15, 2, 5 sgg). La prima lettura (Es 34, 4b-6. 8-9), descrive le caratteristiche con cui Dio -o, alla luce del Nuovo Testamento, la SS.ma Trinità- ha voluto “proclamare il suo nome [il “nome” è l’essenza

della persona]” a Mosè: «Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio mise-ricordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”». Giova ricordare che nell’Antico Testamento questo non è l’unico caso in cui il troviamo elencate queste caratteristiche del Si-gnore, perché abbiamo anche Numeri (14, 18), Giona (4, 2), Naum (1, 3) e Salmi (86, 15; 103, 8; 145, 8). Dio, in definitiva, ha voluto etichet-tarsi come “lento all’ira e grande nell’amore” e nessuno ha diritto di capovolgere quest’ordine. A differenza di ciò che tuttora molti pensano, Dio non vuole davvero essere da noi considerato un distributore computerizzato di castighi.Nel Nuovo Testamento, poi, questa mitezza di-venta amore incondizionato (lettura evangelica, Gv 3, 16-18): «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Possiamo davvero mettere in parallelo, perché hanno lo stesso significato, la frase “lento all’ira” con “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo” e la frase “grande nell’amore” con “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito”. Più grande di così il suo amore non avrebbe potuto davvero essere!

mons. Umberto Pineschi

La Parola e le paroleSS. TriniTà anno a

Es 34, 4b-6. 8-9; Dn 3,52.56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18

attualità ecclesiale

I

a chiesa è nata “in uscita”; dal Ce-nacolo è “partita, con il pane spez-zato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore

nel cuore”, ha detto Francesco nell’omelia del 26 maggio, celebrazione conclusiva, al Cenacolo, del viaggio in Terra Santa. Uscire, partire. Verbi che Papa Francesco ripete perché la chiesa è una comunità che agisce, sta tra la gente: “se la chiesa è viva, sempre deve sorprendere. È proprio della chiesa viva, sorprendere. Una chiesa che non abbia la capacità di sorprendere è una chiesa debole, ammalata, morente e deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione, quanto prima”, aggiunge nelle parole che pronuncia al Regina coeli, nel giorno di Pentecoste.

Gli apostoli riuniti nel Cenacolo avevano paura. Certo, Gesù aveva detto loro che non li avrebbe lasciati orfani, e avrebbe mandato un altro consolatore; ma in quel momento al Cenacolo erano soli, timorosi di fronte al grande compito che avevano di fronte: nell’orto degli ulivi non avevano lasciato solo Gesù; Giuda non aveva tradito; e Pietro non aveva forse rinnegato il maestro tre volte? Paura, dunque: “vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Vi perseguiteranno”, aveva detto loro Gesù. Poi è arrivato il giorno di Pentecoste. Al Cenacolo, come nel tempo di Pasqua.

Nell’ebraismo è la festa che ricorda la rivelazione, il dono di Dio al popolo ebraico della legge, sul monte Sinai. Per il cristia-nesimo è la discesa dello Spirito Santo sui discepoli, “evento non unico e isolato”, ma “evento che si è rinnovato e si rinnova anco-ra”, afferma Francesco. Per l’Islam lo Spirito è sorgente ispiratrice di angeli e profeti.

Così nel Cenacolo scese lo Spirito Santo e gli apostoli divennero coraggiosi e si senti-rono capaci di uscire, di andare tra la gente a annunciare la verità.

Felice coincidenza l’appuntamento voluto in Vaticano da Papa Francesco, preghiera per la pace con i presidente di Israele, Shimon Peres, e dello Stato di Palestina, Abu Mazen.

Un forte incoraggiamento nel giorno

di Pentecostedi Fabio Zavattaro

L

Perché anche nella terra dove tutto ha avuto inizio, oggi più che mai c’è bisogno di corag-gio, audacia. In Terra Santa Francesco ha chie-sto che si raddoppino “gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace sta-bile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicu-rezza. È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace”. La preghiera sia davvero l’inizio di un processo di pace per quella terra, da troppi anni ferita da odio e violenza.

L’evento della Pentecoste segna la nascita della chiesa, la sua manifestazione pubblica; elemento fondamentale è la sorpresa. Il no-

stro Dio, afferma Francesco, è il Dio delle sorprese. E la chiesa che nasce a Pentecoste “è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo - la Risurrezione di Cristo - con un linguaggio nuovo, quello universale dell’amore”. Prima erano timorosi i discepoli, tutti codardi: “ma adesso parlano con corag-gio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo”. La chiesa è chiamata a sorprendere, capace di annunciare a tutti che “Gesù il Cristo ha vinto la morte, che le braccia di Dio sono sempre aperte, che la sua pazienza è sempre lì ad attenderci per guarirci, per perdonarci”.

Ma è anche una chiesa che crea scompi-

glio - afferma il Papa - “che non si rassegna ad essere innocua, troppo ‘distillata’”, “elemento decorativo”. È una chiesa “che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annun-ciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze, anche se quel messaggio porta, forse, problemi e anche, a volte, ci porta al martirio”. È una chiesa fatta di peccatori in continua conversione; ma ha una identità precisa: “è una Chiesa - dice Francesco - che abbraccia il mondo ma non lo cattura; lo la-scia libero, ma lo abbraccia come il colonnato di questa Piazza: due braccia che si aprono ad accogliere, ma non si richiudono per tratte-nere”.

LA DOMENICA DEL PAPA

“La chiesadeve sorprendere”

6 n. 23 15 Giugno 2014 LaVita

Il Papa e il messaggioevangelicoTra poco il Papa si esprimerà su molti temi. Il mio pensiero è che la macchina un po’improvvisata che sta strumentalizzato la sua figura potrebbe rimanere delusa. Essere cristiani è essere nel Vangelo. Con Bergoglio certamente viene meno anche l’altro modo di essere chiesa, diciamo quello tirato “un po’ più a destra” permettetemi la semplicità. Con Bergoglio la chiesa prende giu-stamente coscienza di non essere “unica comunità nella società” e soprattutto di non essere da un bel po’ unico sentire culturale. I valori cristiani che si ispirano al vangelo non sono imponibili non sono per forza condivisibili. L’atteggiamento cristiano di imporre condizioni di status etico non è più possibile. Al-tra cosa è però il distruggere il significato autentico del messaggio evangelico. Chi si aspetta que-sto chi spera in un Bergoglio che stravolga i valori (anche quelli più “discussi” credo rimarrà profonda-mente deluso. Su questi ha detto ha anticipato “chi sono io per giudi-care” questo il vero atteggiamento rivoluzionario dei cristiani. Temi come il fine vita temi come gli stili di vita sono scelte individuali libere e assolutamente uniche. Il vangelo è scelta individuale faticosa travagliata non corsa etica perfetta, non estetica trionfante. Il vangelo è sereno cammino consapevole di fragilità. Non cercate quindi una Chiesa forte a destra o a sinistra sareste farisei. La chiesa ha il suo cammino profetico verso il Regno i cristiani hanno il vangelo su di esso devono costruire non senza fatica

Lettere in redazione

LA FARMACOTECA ECONOMICA

La ricettain dieci punti

di Mario Agnoli

i riprende dal recente libro di Alan Friedman, giorna-lista statunitense che ha scelto di vivere in Italia, la

“ricetta in dieci punti”, pragmatica e basata sul buon senso, su quel-lo che potrebbe funzionare per l’Italia, secondo una visione post-ideologica e non politica: “Non c’è salvezza senza l’abbattimento del debito. Bisogna sfruttare il patrimonio pubblico ma non sven-derlo. Non c’è creazione di nuovi posti senza tagli drastici del costo del lavoro e una modernizzazione delle regole del sistema. Ci vuole un minimo vitale per tutelare le fasce più deboli, e subito. Pensioni garantite per tutti ma tagli più aggressivi alle pensioni d’oro (e ai troppi regali dello Stato). Un vasto programma per l’occupazione femminile triplicare gli asili nido e gli sgravi fiscali. Meritocrazia, valutazione e trasparenza totale: le parole d’ordine per ridisegnare la pubblica amministrazione. Se vogliamo mantenere la sanità per tutti dobbiamo tagliare gli sprechi e togliere molte delle competen-ze alle Regioni. Una patrimoniale leggera soprattutto per chi ha più di un milione di euro. La liberaliz-zazione non deve essere più una parolaccia. Non è un feticcio ma una necessità per i consumatori. Una singola riforma non basta. La crescita nasce soltanto da un insie-me di grandi riforme”.

La ricetta di Friedman rispec-

chia intuizioni e proposte già pre-senti in più settori socio-economici del Paese che, per più ragioni, sono state prese in considerazione dai responsabili della “cosa pubblica” soltanto in parte.

La motivazione di queste carenze è da ricercare nella con-suetudine del potere all’incertezza e al dissidio tra conservatori e innovatori.

Prendiamo, a esempio, il punto 3 della suddetta ricetta relativo al “minimo vitale”. Indubbiamente al riguardo si pone in via preliminare la individuazione delle cause che hanno comportato il sotto soglia economico.

Alcune cause, in particolare, sono da ricercare in più indici ba-silari: il carico fiscale, l’aumento del costo dei generi di prima necessità e dei servizi pubblici erogati, il ri-corso a farmaci non compresi tra quelli previsti dal Servizio sanitario nazionale (Regioni e aziende sani-tarie).

Per quanto attiene alle esigenze sociali in relazione a quanto sopra esemplificato, la soluzione è da

S

il cammino terreno. Costruire la città terrena non vuol dire imporre questa non vuol dire inventarsene una di comodo. Ricerca della verità autentica è compito di grande forza morale.

Massimo Alby

Comunione di comunità e collegialità nella chiesa ed in altre associazioniQuando si parla di comunione di comunità nella chiesa, si tocca un tasto delicato. Mi spiego: all’appa-renza tutte le chiese particolari sembrano unite, efficienti, orga-nizzate, ma è solo impressione di facciata; quando invece si vive all’in-terno del loro corpo, si trovano dif-ficoltà di relazione fra i vari gruppi che le compongono. Infatti tutti i gruppi sono in gara tra loro per chi è il “più bravo del reame”: si vuole insomma i primi posti come ai tem-pi di Gesù, il quale ammonì Giaco-mo e Giovanni e la propria madre per avergli fatto questa richiesta di primeggiare sugli altri apostoli nel regno di Dio. Gesù ribadisce con fermezza che i primi posti sono assegnati dal Padre in primis, ai bambini per la loro innocenza, la spontaneità ed il loro affetto.Come in quasi tutti i gruppi socio-ecclesiali e politici ai quali ho par-tecipato per ben 56 anni, c’è una

competizione per cui le varie co-munità o le correnti dei gruppi che hanno maggiore successo preten-dono ed ottengono di vedere rico-nosciuti i meriti della loro supre-mazia dai loro segretari, presidenti, pastori, i quali riconoscono la loro superiorità sugli altri gruppi minori con simpatia. Quella stessa simpatia che aveva Gesù soprattutto verso S. Giovanni evangelista, vuoi perché era il più giovane dei 12 apostoli, vuoi perché aveva una missione futura da compiere, cioè quella di custode della Madre Maria.Sempre rimanendo in ambito eccle-siale va detto che l’unità d’intenti si dovrebbe ricercare nei consigli pastorali dove si discute molto, ma dove purtroppo ci si confronta poco. Alcune chiese, poi, non hanno nemmeno un organo partecipativo pastorale e neanche quello ammini-strativo dei beni economici perché hanno un pastore tuttofare all’inse-gna: “qui comando io, e qui è casa mia…”. Questa cosa è stata fatta notare da Papa Francesco. La chie-sa dovrebbe avere, invece, caratte-ristiche carismatiche-ministeriali in spirito collegiale, tipo una corale che si rispetti, dove ci sia un diret-tore che insegna e dirige i canti, eseguiti da diversi cantori inseriti in vari settori, dove tutti devono eseguire i canti in modo corretto e in armonia d’insieme senza soprav-venire la voce altrui, altrimenti si creano dissonanze e stonature. Concludendo si può affermare: che finché nelle realtà suddette ci saranno lotte per la supremazia, si creeranno sempre e in modo

negativo fazioni e divisioni; oppure quando si sceglie la strada del più forte o solista di gruppo, si sceglie involontariamente l’egemonia di gruppo;.Ricordiamo in questo sen-so dei moniti evangelici: chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esal-tato, e i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi.

Mauro Manetti

I cattolicie il voto franceseSon rimasto un po’ sconcertato dall’articolo-intervista “I cattolici francesi in soccorso di Marine Le Pen”, sul numero 22 di La Vita. In-nanzi tutto perché, se fossi stato in Francia, anch’io sarei stato in forte crisi di coscienza e mi sarebbe par-so far violenza a me stesso a votare per uno dei due grandi partiti. In questo senso direi, rovesciando il titolo dell’articolo, che è Marine che è venuta in soccorso dei catto-lici francesi, proponendo un’alter-nativa. I grandi partiti di sinistra,sia in Italia (PD) che in Francia (Partito socialista) perseguono apertamen-te un’ideologia e un’antropologia contrarie alla legge naturale, alla famiglia, alla tutela della vita. I partiti cosiddetti di centro-destra sono divisi e incerti su questi temi, che invece i cittadini sentono come fondamentali: basta pensare alle grandi manifestazioni che in Fran-cia sono nate da un’associazione spontanea come la Manif pour tous, che hanno indotto il premier Hol-lande a ritirare la legge sui “diritti”

degli omosessuali. Di tutto questo nell’articolo non si fa menzione, mentre io credo che sia proprio per queste motivazioni che i catto-lici più consapevoli hanno rifiutato il voto ai grandi partiti. Non è un problema di accoglienza, di chiusu-ra o di apertura; è il progetto an-tropologico che viene in questione. L’affermazione dell’ideologia del gender (promossa, grazie al gover-no Monti, anche nella scuole italia-ne); lo svuotamento della famiglia, a cui si vuol parificare la convivenza non impegnativa; la negazione della fecondità naturale del matrimonio nelle unioni omosessuali, in cui i bimbi non avranno più un padre e una madre; la sempre maggior fa-cilità di divorziare; la proposizione dell’aborto come diritto incondi-zionato della donna (diritto a che? a uccidere la vita che sta nascendo dentro di lei), son cose che fanno paura, e giustificano il rifiuto di votare per i partiti che le propu-gnano. Gli esempi dei disastri che è capace di fare un’illimitata autoder-minazione di un uomo che ritenga di nascere, appunto, indeterminato, dovrebbero essere un monito ad avere uno sguardo realista, volto a riconoscere dentro di noi una na-tura assai più preziosa e molto più inviolabile di quella “natura” che sta intorno a noi e che oggi tutti professano di voler tutelare. Forse mai come oggi l’uomo è stato mi-nacciato nell’intimo della sua vita. Chi ci può aiutare contro questa offensiva? Io credo che molti che hanno votato il Front cercassero una risposta a questa domanda: poi, che il Front la risposta sappia veramente darla, oltre il momento della protesta, è un’altra questione: anche da noi, in Italia, non saprei dove andarla a cercare.

Franco Biagioni

ricercare nelle “riforme radicali” e non nelle iniziative pubbliche, fram-mentarie e limitate nel tempo.

Sempre sul punto 3 della esem-plificazione, gli studi di statistica sociale rivelano l’ esistenza di fenomeni d’inversione economica, in particolare per le fasce econo-miche situate negli spazi appena sopra soglia economica, che per effetto della mancanza di benefici economici (spese sanitarie, buoni casa, assistenze locali e così via) vengono praticamente a trovarsi sotto soglia di povertà.

In conclusione, in relazione a tutti i punti della “ ricetta” suddet-ta, che peraltro non è da ritenere condivisibile in tutti i suoi aspetti, è indubitabile la necessità giuridica di prevedere un nuovo modo di pro-cedere, basato prevalentemente:

a) sull’adesione ai principi della Costituzione, in particolare riferita ai diritti fondamentali;

b) sulla “potatura normativa” sotto il profilo della eliminazione delle leggi ormai inutilizzabili a motivo della loro implicita abroga-zione;

c) sulla necessità di sviluppare le iniziative legislative connesse ai punti suddetti, a parte il contesto di relazione con quanto sopra con-siderato a proposito dei principi fondamentali della Costituzione, in modo da renderle efficaci, tra-sparenti e, per quanto possibile, partecipate.

Alain Friedman

PistoiaSetteN. 23 15 GIUGNO 2014

enerdì 13 giugno, alle 17, nella sala sinodale dell’an-tico palazzo dei

vescovi, dopo la consueta celebrazione della messa all’altare d’argento, avrà luogo l’annuale convegno di Sant’Jacopo.

Per quanto si presenti nella solita veste tipografica, quest’anno l’invito propo-ne un titolo che potrebbe sembrare poco pertinente: Nuovi cammini per l’identità contemporanea. E infatti subito dopo ne viene data una sintetica ma chiara spiegazione, che vale la pena di riportare integralmente: «Il comitato di Sant’Jacopo, che per più di venti anni si è dedicato a rendere di

IN CATTEDRALE

Convegno JacopeoVnuovo attuali i diversi aspet-ti del culto e della cultura religiosa iacopea, che fin dal secolo XII ha costituito parte dell’identità ecclesiale e storica di cui l’apostolo Giacomo il Maggiore è san-to patrono, si propone – a partire da questo incontro – di offrire nuovi cammini di conoscenza e di riflessione spirituale sui tesori racchiusi nei luoghi dove questa iden-tità si è formata e si forma, nella città e nel territorio di Pistoia. Perché gli antichi lin-guaggi, che rischiano di dive-nire presto incomprensibili,,

possano anche costituire il fecondo orizzonte della co-scienza contemporanea.»

Nel convegno di venerdì Lucia Gai illustrerà queste nuove prospettive con un breve intervento introdut-tivo.

Subito dopo don Luca Carlesi, il nuovo presidente del Comitato, proporrà alcu-ne «chiavi di lettura» per un edificio complesso e sugge-stivo come la chiesa di San Bartolomeo.

Infine uno studioso fiorentino, il dottor Piero Pacini, parlerà del recupero

dell’antico veneratissimo Crocifisso di Sant’Ansano, di cui si erano perse le tracce e che è stato ritrovato nella chiesa di San Bartolomeo (della quale, a complemento del convegno, è prevista una visita guidata per domenica 15 giugno, ore 15,30).

Ci auguriamo che mons. Mario Leporatti, il quale ha dovuto lasciare la presidenza del Comitato per ragioni di salute, possa comunque essere presente al convegno di cui per più di vent’anni è stato il promotore e l’anima.

Daniela Raspollini

omenica 1° giugno è stato un giorno storico per tutta la Chiesa e in special

modo per uno dei Movimenti ecclesiali presenti nella nostra diocesidi Pistoia: Rinnovamen-to nello Spirito Santo.

Erano ben 4 i pullman (oltre 200 persone) partiti prima dell’alba da Pistoia per partecipare alla XXXVII Con-vocazione del Rinnovamento, quest’anno tenuta eccezional-mente allo stadio Olimpico di Roma e con la presenza, senza precedenti, nientemeno che di Papa Francesco.

Una “partita davvero spe-ciale”, quella che si è disputata in questo enorme stadio, alla presenza di ben 52.000 appartenenti a questo Movi-mento, provenienti dall’Italia e dall’estero.

Una convocazione, questa, a carattere internazionale, organizzata dal Rinnovamento dello Spirito, in collaborazione con l’International Charisma-tic Catholic Renewal Servi-ces (Iccrs) e con il Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowship (Cfcccf) e con la partecipazione attiva delle principali comunità carisma-

D

RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO

Un incontro di indirizzoe di incoraggiamento

L’1-2 giugno a Roma, presso lo Stadio Olimpico c’è statala trentasettesima convocazione dei gruppi Rns dal Papa,

alla quale ha partecipato anche il gruppo della nostra diocesidi Irene Ricasoli

tiche italiane.Una grande “festa della

fede”, a cui sono convenute migliaia e migliaia di persone per sperimentare la potenza dello Spirito e la bellezza di una chiesa “in uscita”, se-condo i propositi del santo Padre.

Il tema di questa inedita Convocazione è stato “Con-vertitevi! Credete! Ricevete lo Spirito Santo” (vedi Atti 2, 38-40).

La mattinata si è apertura con una relazione del cardinal Comastri sul tema “Conver-titevi”, poi è stata la volta di una delle “fondatrici storiche” del RnS: la statunitense Patti

Gallagher Mansfield, che ha guidato una preghiera di inter-cessione per la “conversione dei cuori dei sacerdoti, delle famiglie, dei giovani”. Nel pri-mo pomeriggio padre Raniero Cantalamessa ha tenuto una breve ma intensa relazione sul tema “Credete!”, al termine della quale è stata cellegrata la Messa dal cardinale Stanislaw Rylko.

Papa Francesco, è arrivato all’Olimpico poco prima delle 17 a bordo di una Focus nera, e con la consueta semplicità che contraddistingue il suo linguaggio, dopo alcune testi-monianze di persone rese sul palco, ha parlato ai sacerdoti

raccomandando loro di avere una “doppia vicinanza”: essere vicini a Gesù nella preghiera e nell’adorazione, e di essere vicini alla gente, al popolo di Dio, che è stato loro affidato.

Papa Francesco poi si è rivolto ai giovani dicendo di non custodire la loro giovi-nezza in cassaforte, perché diventa vecchia e non serve a niente, ma di “rischiarla bene”, di “scommettere” su cose grandi, di andare avanti!

Rivolgendosi alle famiglie, il Papa ha detto che sono “la chiesa domestica, dove Gesù cresce nell’amore dei coniugi e dei figli” ed ha aggiunto che proprio per questo il demonio

non la vuole e la attacca tanto!Infine il santo Padre, ri-

volgendosi ai malati e disabili, ha detto che sono “unti dalla sofferenza di Gesù Cristo” e per questo “imitano Gesù nel momento più difficile della sua croce”.

Inoltre Papa Francesco ha ricordato anche l’importanza dei nonni, degli anziani i quali sono “l’assicurazione della nostra fede” e ha fatto notare che “i giovani devono compie-re la legge, gli anziani invece –come il buon vino– hanno la libertà dello Spirito Santo!

Parlando direttamente a tutto il Rinnovamento l’ha invitato a essere unito, a stare vicino alla gente, in particolare quella sofferente, a non “im-prigionare” lo Spirito Santo, anzi ad essere “dispensatori” di questa grazia, poiché il Rin-novamento è una corrente di grazia nella chiesa e per la chiesa! Il Rinnovamento non deve rischiare di imprigionare lo Spirito con l’ organizzazio-ne, anzi l’ha invitato affinché “condividiate con tutti, nella chiesa, la grazia del Battesimo nello Spirito Santo (espressio-ne che si legge negli Atti degli apostoli)”. Difatti il RnS anche nelle parrocchie propone i seminari di vita nuova al fine di valorizzare la bellezza e l’importanza del sacramento del battesimo e della confer-mazione, scoprendo o rinno-vando l’amore misericordioso di Gesù.

Parole queste, che hanno incendiato i cuori del popolo del, RnS che affollava gli spalti dello stadio: 52.000 “tifosi del-la fede” che facevano la “ola” al Papa in un tripudio di canti gioiosi e festose mani alzate

veramente da brivido, che solo lo Spirito di Dio può dare.

E poi, poco prima di lascia-re lo stadio, papa Francesco, ha compiuto quell’umilissimo e semplice gesto, che già co-nosciamo dal giorno della sua elezione: l’inginocchiarsi per ricevere la preghiera dei fedeli presenti. 52.000 persone che invocavano lo Spirito Santo su di lui. E qui a molti è “scappata la lacrima”. La commozione e l’emozione di tutti era palpa-bile nell’aria.

La giornata successiva del 2 giugno poi non è stata da meno in fatto di emozioni: erano presenti alcuni perso-naggi “storici” del RnS: lo sta-tunitense Ralph Martin, che ha tenuto una relazione sul tema “Ricevete lo Spirito Santo”, e il brasiliano Gilberto Gomes Barbosa sul tema “Lo Spirito Santo è comunione e unità”; infine ha concluso la sessione mattutina un’altra “storica” statunitense: Michelle Moran che ha tenuto un’esortazione dal tema “Lo Spirito Santo è potenza di carismi”.

Al pomeriggio c’è stata la consueta relazione finale del presidente RnS Salvatore Martinez sul tema “Con Papa Francesco, Rinnovamento in uscita missionaria”, al termine della quale è stata celebrata la Messa dal cardinal Agosti-no Vallini; infine suor Briege McKenna (altro personaggio “storico” del Rns) ha guidato la bellissima preghiera d’inter-cessione per la guarigione dei soffrenti.

In questi due giorni, come ha detto il cardinal Rylko: “L’Olimpico si è trasformato in un vero Cenacolo a cielo aperto”.

CorpusDominiin città

iovedì 19 giugno alle ore 18 nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo ci sarà la solenne celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Paolo Palazzi in occasione del

Corpus Domini. Segue l’adorazione eucaristica. Alle 21, sempre nella chiesa di San Bartolomeo ci saranno i Vespri solenni a cui farà seguito, alle 21,30 la pro-cessione eucaristica con il seguente itinerario: dalla chiesa di San Bartolomeo, in piazza San Bartolomeo, si procederà per vicolo Ombroso, via Bonfanti, via F. Pacini, via Palestro, via Cavour, via Roma e il raggiungi-mento della Basilica Cattedrale di San Zeno in piazza Duomo in cui si svolgerà la benedizione eucaristica

G

8 n. 23 15 Giugno 2014 LaVita

Chi non vive per servire non serve per vivere”. Questo detto, che spes-so è ripetuto dalla gente dell’America latina, è stato

il tema che ha ispirato i ragazzi del gruppo Acr nella realizzazione del “murales” che è stato inaugurato domenica 8 giugno, nel piazzale del circolo parrocchiale dell’Immacolata.

Il parroco, padre Paul ha sotto-lineato che questo lavoro è stato importante ed è stata significativa la scelta della frase scritta sul “murale”, perché riprende il tema del servizio come essenza qualificante della fede.

Irene Bottacci, portavoce del gruppo animatori, racconta come è nato il progetto di restaurare uno dei muri che circoscrivono l’area del ”circolo” della parrocchia: “L’an-no scorso, con il gruppo Acr della parrocchia dell’Immacolata (quello dei ragazzi delle scuole medie), deci-demmo di imbiancare uno tra i muri più in vista che circoscrivono l’area del Circolo della nostra parrocchia, creando così una ‘tela bianca’, pron-ta per essere ripitturata. Ecco che quest’anno l’intero gruppo ormai ispirato da un nuovo progetto, si è nuovamente impegnato, stavolta

comunità ecclesiale

el l ’ambito del la tavola rotonda Culture familiari in dialogo, promossa dal Centro Famiglia S. Anna e

dalle associazioni Pelagia Romoli e San Martino de’ Porres, uno degli interventi programmati intendeva esemplificare ai non giuristi come l’ordinamento giuridi-co italiano cerca di mettere in dialogo con sé culture familiari ‘altre’. Di seguito, si riporta una sintesi di tale intervento che, nella sua interezza, verrà pubbli-cato nel prossimo numero del Dossier Famiglia del Centro Famiglia S. Anna.

La branca dell’ordinamento che tratta della questione è detta diritto internazionale privato, per distin-

guerlo dal puramente e semplice-mente detto ‘diritto internazionale’, che è in realtà è il diritto interna-zionale pubblico, ovvero quello che si rivolge ai rapporti tra Stati e Stati e che, per la gran parte, si compone di norme sovranazionali.

Il diritto internazionale privato si compone invece di sole norme inter-ne ed è comunemente definito come “il complesso delle norme giuridiche dello Stato che regolano rapporti privatistici che presentano elementi di estraneità rispetto all’ordinamen-to stesso, ovvero di transnazionalità”.

La materia in Italia è regolata dalla legge n. 218/1995, che si oc-

cupa diffusamente anche di diritto di famiglia.

Va però aggiunto che da una quindicina d’anni a questa parte l’Unione europea ha emanato prov-vedimenti tendenti ad armonizzare i diritti internazionali privati degli stati membri dell’Unione, tanto che si è detto che il diritto internazionale privato sta vivendo un fenomeno di ‘comunitarizzazione’, che, ad esem-pio, rende ‘residuale’ la legge italiana del 1995 per quanto riguarda la giu-risdizione (ovvero quando poter fare o meno un determinato processo in Italia e/o comunque in un paese Ue) in materia di scioglimento del

matrimonio. Per rendere più comprensibile

come operano le norme di diritto internazionale privato in materia familiare, nel corso tavola rotonda è stato illustrato l’esempio di un ma-trimonio marocchino, ovvero di due soggetti di nazionalità marocchina sposati in Marocco.

Tale matrimonio è sicuramente valido in Italia in quanto l’art. 28 della L. 218/1995 stabilisce che per il no-stro ordinamento un matrimonio è valido se lo è per la legge del luogo di celebrazione, o per quella di almeno uno dei coniugi o per quella della comune residenza al momento della

CULTURE FAMILIARI IN DIALOGO

La famiglia e il diritto internazionaleSintesi dell’intervento effettuato nell’ambito della tavola rotonda promossa da Centro

famiglia Sant’Anna, San Martino de’ Porres e Pelagia Romoli

N

celebrazione, e la validità rimane an-che in caso di mancata trascrizione dello stesso nei registri di stato civile italiani, perché tale trascrizione serve per ‘pubblicità’ cioè per dare notizia ai terzi del matrimonio, ma non è un requisito di validità.

La moglie marocchina dell’esem-pio potrà promuovere un giudizio di separazione dal marito in Italia se il marito è tuttora residente in Italia (ex art. 32 della L. 218/1995), ma anche se il marito, dopo un protrat-to periodo di comune convivenza familiare in Italia, non è più residente o domiciliato nel nostro paese, in quanto, tornando al fenomeno della c.d. comunitarizzazione del Dip, dal 2003 esiste un regolamento comuni-tario sulla giurisdizione e competen-za in materia di cause matrimoniali che, tra le altre cose, prevede che si abbia riguardo alla ‘residenza abituale della famiglia’.

Il giudizio si potrà quindi intra-prendere in Italia, ma dobbiamo do-mandarci quale diritto si applicherà nella ‘nostra’ causa di separazione.

L’art. 31 della L. 218/1995 pre-vederebbe l’applicazione della ‘legge nazionale comune dei coniugi’, ovve-ro la legge marocchina.

Solo che il diritto marocchino non prevede la separazione tra i coniugi che in Marocco direttamente possono chiedere il divorzio; ciò comporta che la moglie dell’esempio poteva chiedere in Italia direttamen-te il divorzio dal marito, senza un precedente giudizio di separazione.

Se però la stessa, invece di agire per il divorzio, volesse comunque instaurare un procedimento di separazione in Italia, certamente po-trebbe farlo, ma a quel punto (data la mancata previsione al riguardo della legge marocchina) si applicherebbe la legge italiana, come previsto dal secondo comma del citato art. 32 della L. 218/1995.

Massimo Chiossi

PARROCCHIA DELL’IMMACOLATA

Festa di fine attività parrocchialiSi è tenuta domenica 8 giugno nella sede del circolo parrocchiale

abato 14 giugno si celebra la festa patro-nale di San Basilio Magno, patrono della chiesa di Prunetta.Organizzati da don Jarek (che ha sosti-

tuito don Costantini recentemente scomparso e divenendo di fatto il “parroco della montagna”), i festeggiamenti iniziano alle 20 con la Santa Messa che sarà celebrata da monsignor Paolo Palazzi, am-ministratore della Diocesi di Pistoia. Dopo si svolgerà la tradizionale processione per le vie del paese, con la partecipazione della banda della montagna. Domenica 15 giugno alle 11:15 sarà celebrata una Messa solenne in occasione della prima comunione dei bambini di Prunetta.La statua del santo verrà portata in spalla dai gio-vani del paese per le vie di Prunetta e viene racco-mandato dalla Parrocchia di mettere fiori e lumi al passaggio del Santo. Ma chi era San Basilio Magno?

Nato nel IV secolo dopo Cristo, divenne patrono di Prunetta ad opera del vescovo di Pistoia e Prato Scipione De’ Ricci nel 1785 quando la Chiesa di Prunetta fu staccata dalla giurisdizione di Piteglio ed elevata a parrocchia. Del Santo non si conosce la data esatta di nascita: la Chiesa lo festeggia il 2 gennaio mentre la popolazione di Prunetta, alla maniera antica, lo ricorda il 14 giugno. Morì nel 379, ancora giovane, e durante i suoi funerali, ai cristiani, si unirono gli ebrei e i pagani in onore del vescovo che era stato per il popolo un vero padre, di leale giustizia e di somma carità. San Basilio Magno disciplinò e coordinò le regole monastiche del suo tempo. Attraverso i secoli, i cosiddetti Monaci basilia-ni hanno tenuto alto il nome di San Basilio in tutta la chiesa orientale. A lui fu dedicata a Kiev la prima chiesa costruita da San Vladimiro il “battezzatore del popolo russo”.

Giorgio Ducceschi

PRUNETTA

Festa patronale di San BasilioVescovo e dottore, patrono della chiesa di Prunetta

S

rappresentata da più persone sedute, viste di spalle. Il tutto spicca su uno sfondo bianco, come un grido a chi ci circonda, a ricordare che ciascu-no di noi può e deve impegnarsi al massimo a rendere utile e vera la propria vita tramite il servizio, come Gesù ci sottolinea più e più volte nel vangelo.”

Alla festa aveva dato inizio il gruppo giovanissimi di Azione cat-tolica della parrocchia, il gruppo Baobab, animando il pomeriggio con giochi e laboratori per grandi e piccini, coadiuvati dall’equipe degli animatori.

Il gruppo Baobab sta peraltro concludendo un importante proget-to per la parrocchia dell’Immacolata: la manutenzione ed il rinnovamento degli impianti sportivi del circolo parrocchiale. Durante l’anno hanno realizzato due “cene con delitto” e allestito uno stand all’evento cittadi-no “Mercatac”: i ragazzi stessi hanno realizzato vari oggetti con materiale di riciclo e ideato alcuni giochi per bambini di ogni età. Grazie a tutto questo sono riusciti a raccogliere i fondi necessari alla realizzazione di questo progetto.

Daniela Raspollini

nella realizzazione di un murales.Il nostro percorso è stato perciò

suddiviso in due fasi: la prima, perdu-rata nei primi mesi dell’anno, è stata dedicata alla raccolta di fondi per poterci procurare pennelli e vernici necessari, tramite una fiera di bene-ficenza organizzata dai ragazzi stessi nei locali della canonica; con il con-tributo di tutta la comunità parroc-chiale, siamo così riusciti ad avere il materiale sufficiente per passare alla seconda fase: iniziare il nostro lavoro di pittura e verniciatura, che è stato terminato nel giro di un paio di mesi.

L’idea è nata dal desiderio di noi animatori di coinvolgere di più

i nostri ragazzi nella realtà parroc-chiale; far prendere loro coscienza dell’importante ruolo che rivestono all’interno della comunità, di far sentire quanto quelle strutture ap-partengono ora ed in un futuro anche a loro; è stato difficile poi trovare qualcosa che potesse accontentare tutta la parrocchia e al tempo stesso potesse essere un giusto contorno ad un Circolo parrocchiale tutto l’anno in fervente attività di vario genere.

Poi un giorno, bazzicando per la rete, balzò agli occhi di noi animatori e dei nostri ragazzi, questo antico detto, così famoso in America Latina: ‘Colui che non vive per servire non

serve per vivere’.Il messaggio ci colpì da subito; ci

rendemmo conto soprattutto della sua forza e della varietà di interpreta-zioni che poteva suscitare. Ci sembrò la frase migliore da trasmettere al resto del mondo; la vita di un cri-stiano deve rappresentare un dono e un aiuto ai fratelli, deve costituire un esempio, deve essere un servizio, specie verso chi ne ha più bisogno.

E quale miglior modo di rap-presentare la vita se non come un meraviglioso spettacolo? Da qui nasce l’idea del sipario rosso vivace, aperto, che presenta questo messag-gio ad una platea curiosa e attenta,

915 Giugno 2014 n. 23VitaLa comunità ecclesialeabato scorso a Bonistallo si è svolta una cena un po’ particolare. Noi giovani della parrocchia abbiamo deciso

di organizzare un incontro con i dieci ragazzi africani accolti dalla cooperativa Humanitas e alloggiati a Carmignano che frequentano dalla settimana santa la nostra parrocchia per la messa e per un sostegno umano e spirituale. Era il secondo incontro con loro. Il primo si era svolto mercoledì 14 maggio in parrocchia ed era volto a cono-scerli, ad ascoltare le loro storie, le loro speranze… Erano stati invitati dal nostro parroco don Cristiano

S

na giornata storica per la Società atletica Casalgui-di e per tutto il Centro sportivo italiano di Pistoia.

I nostri tecnici, gli atleti ed i loro ge-nitori erano presenti sabato 7 giugno in piazza San Pietro in occasione della celebrazione del 70° compleanno del Csi Centro sportivo italiano.

Non è stata una presenza di rito. Due società della nostra provin-

cia, la Cogis Nuoto e proprio l’At-letica Casalguidi, sono state scelte insieme ad altre 150 sodalizi in Italia per poter far vivere da vicino ad una rappresentanza di loro atleti questo importante avvenimento. L’Atletica Casalguidi ha avuto poi l’onore di essere tra le quattro società italiane che sono state presentate sul sagrato davanti a tutto il popolo del Centro Sportivo Italiano (in piazza erano presenti oltre 50.000 persone) che hanno avuto la possibilità di raccon-tare l’esperienza di educatori e testi-moni di uno sport pulito e corretto.

Vedere le nostre ragazze sul sa-grato con il Papa, il sentire risuonare il nome della nostra società in piazza San Pietro, primo tra tutti quelli pronunciati durante la festa è stata un’emozione incredibile.

Stella Pratesi, una dei nostri tec-nici e testimonial in questa occasione,

A BONISTALLO

Incontro con i profughi africanidei giovani della parrocchia

U

a parlare tutti insieme di quello che ci piace, delle speranze per il futuro, abbiamo fatto dei giochi, abbiamo un po’ ballato e qualcuno di loro si è anche messo a “rappare”!

È proprio perché abbiamo perce-pito questo loro bisogno che abbia-mo deciso di organizzare una cena a Bonistallo. È stato proprio un bel momento. Abbiamo parlato, ci siamo confrontati, abbiamo scherzato e fatto gare di spelling inglese e italiano. Ridendo, ci hanno aggiornato sui loro progressi nell’apprendimento della nostra lingua. Una delle difficoltà che

hanno, infatti, è proprio quella della comunicazione. Non tutti capiscono bene l’inglese e oltretutto hanno un accento molto particolare che non facilita la comprensione e quindi non sempre riescono a farsi capire. Seguono un corso di italiano il sabato mattina e ne sono entusiasti perché questo gli permette piano piano di imparare la nostra lingua che è il primo passo verso l’integrazione in questo paese per loro sconosciuto.

Anche per noi è stata una bella esperienza e di crescita. A volte capi-ta che siamo diffidenti nei confronti

di extracomunitari perché abbiamo paura di ciò che non conosciamo. In realtà, sono esattamente come noi, ma con storie molto difficili alle spalle. Purtroppo nel mondo capi-tano cose orribili e non possiamo chiuderci nel nostro bozzolo felice e far finta di niente solo perché sono cose lontane che non ci toccano direttamente. Questi incontri sono stati anche un po’ un campanellino che ci ha spinti ad ascoltare, a cercare di capire e ad accogliere chi si trova in difficoltà.

Camilla Moscardi

L’Atletica Casalguidi incontra il Papa

LIMITE SULL’ARNO

“Lasciate che i bambinivengano

a me”e parole di Gesù risuona-no oggi in un modo par-ticolare. Hanno un suono dolce e rassicurante. Sta

chiamando alla sua mensa questi bambini, nutrendoli per la prima volta con il suo corpo sotto la specie del pane.

Se un padre, fin dalla nascita ama e protegge i suoi figli, donando loro la cosa più preziosa che ha, cioè l’amore senza riserve e per sempre: tanto di più Gesù ama i bambini e li attira a sé, perché attraverso l’ascolto della sua pa-rola conoscano l’amore vero e incondizionato che Dio Padre ha per ciascuno di noi.

La parola amore racchiude tutti quei sentimenti: perdono-fratel-lanza-accoglienza-unione-amicizia che se saranno vissuti con la guida e la fede in Gesù formeranno le basi per la vita cristiana di questi bambini.

Come la pianta ha bisogno della linfa, per crescere sana e forte e dare i suoi frutti, anche noi abbiamo bisogno del nutrimento per far cre-scere la nostra fede in Dio Padre.

La nostra linfa è Gesù, il suo corpo nel pane di vita è il nostro nutrimento, i nostri frutti saranno nelle parole stesse di Gesù: “Ama-tevi gli uni con gli altri, come io ho amato voi”. In questo cartellone sono state riportate le parole di Gesù, e non a caso i bambini en-trando in chiesa, hanno attaccato la propria foto. È un gesto per loro importante e significativo.

È il loro modo di rispondere sia a Gesù, che li chiama ricono-scendolo maestro-amico-salvatore. Cedrto, per quanto consapevoli sono e restono dei bambini, perciò avranno bisogno dell’aiuto di don Franco, dei catechisti, della comuni-tà e soprattutto della propria fami-glia, perché possono comprendere e vivere sempre di più, il significato del gesto che oggi hanno fatto.

Affidiamo allora i nostri bam-bini a Maria.

A lei che per prima ci ha fatto conoscere e amare Gesù, e invito a pregare oggi la nostra comunità per i genitori e le loro famiglie, perché prendendo esempio da lei e perseverando nella fede, possono essere loro stessi di vita cristiana nella propria famiglia e nella società.

L

ha evidenziato il valore del lavoro di gruppo e della fiducia che un’atleta deve avere verso l’altro. Come segno concreto di questi valori, è stato de-positato accanto alla sedia papale un testimone, attrezzo utilizzato durante la staffetta.

Quando è stato chiesto a Stella quanti eravamo, lei ha ben risposto: “Due pullman e un paese intero che ci segue da casa!”. È stato davvero così. Eravamo lì non solo a livello personale ma come parte di un’in-

tera comunità, come segno di tante famiglie che vogliono bene alla nostra società perché credono nei valori dell’Atletica e ne sono i primi tifosi.

Papa Francesco ha avuto parole di tenerezza e di incitamento per tutti, indicando lo sport come strada educatrice per i giovani.

Alle migliaia di ragazzi ha chiesto che lo sport rimanga per loro sem-pre un gioco, ma che siano al tempo stesso capaci di mettersi in gioco nello sport così come nella vita. Non

accontentarsi di una gara mediocre ma di dare sempre il meglio di se, spendendo la vita per i valori che valgono e durano per sempre.

Il Papa ha poi aggiunto: “..lo sport respinge ogni forma di isolamento e di egoismo, è un’occasione per incontrarsi e stare insieme agli altri, per aiutarsi a vicenda con particolare attenzione ai più deboli e fragili, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità.”

R.

per raccontarsi. Sono 10 profughi, ragazzi tra i 18 e i 30 anni, otto di loro provengono dalla Nigeria, due dal Ghana. Alcuni hanno raccontato le loro storie. Sono storie allucinanti che noi neanche lontanamente po-tremmo immaginare. Uno di loro racconta dell’assalto al suo villaggio, del conseguente massacro e del rapimento dei giovani, portati poi in un campo di addestramento militare e obbligati ad andare ad assaltare ed uccidere con la minaccia di morte in caso di rifiuto. Durante un trasferi-mento notturno in jeep lui riesce però, a scappare saltando giù dal mezzo e mettendosi così in salvo.

Parlando con loro comprendia-mo che vengono in Italia per poter vivere, diritto che nel loro paese purtroppo gli viene negato. Non sarebbero venuti via dalle loro case se non fossero stati costretti. Alcuni hanno una famiglia, mogli e addirittu-ra figli che hanno dovuto lasciare. Chi lo farebbe se non fosse necessario?

Alla domanda “Cosa cercate qui in Italia?” tutti rispondono con la stessa parola: Peace!

È incredibile come un ragazzo che abbia subito tutto questo riesca a sorridere ancora, eppure sono tutti molto gioviali, scherzosi e con tanta voglia di comunicare.

Per loro lo scopo di questo incontro, infatti, non è stato quello di chiederci un qualche aiuto o di farsi compatire. Ci siamo resi conto, andando avanti con la serata, che la cosa di cui avevano più bisogno e che ricercavano da noi era semplicemen-te un po’ di relazione umana. Abbia-mo così cominciato semplicemente

10 n. 23 15 Giugno 2014 LaVita

OSPEDALE DI PISTOIA

Per il periodo estivonuovo personale

Lo rende noto l’Asl dopo che nei giorni scorsi Cisl e Uil avevano denunciato tagli ai servizi

opo che nei giorni scorsi i sindacati, in particolare Cisl e Uil, avevano denunciato tagli a personale e servizi del sistema sanitario pistoiese, chiedendo un tavolo di confronto con l’azienda sanitaria, l’Asl annuncia che è in arrivo nuovo perso-

nale, soprattutto in previsione del periodo estivo. «Il piano occupazione dell’azienda – fa sapere il direttore amministra-tivo, Luca Cei - è stato oggetto di un’attenta valutazione da parte della direzione: già a metà dello scorso anno ci sono state alcune integrazioni, soprattutto nei contesti operativi maggiormente critici». In particolare, secondo quanto riferisce l’Asl, nei mesi da giugno a set-tembre negli ospedali si farà ricorso all’autorizzazione di risorse interi-nali per il comparto: nel presidio ospedaliero di Pistoia il personale sarà integrato da 3 operatori socio sanitari, 2 infermieri e un’ostetrica; nel presidio ospedaliero di Pescia da 2 infermieri e 1 ostetrica . Particolare attenzione sarà riservata alle aree mediche, sia per il perso-nale medico, che del comparto, maggiormente interessate da assenze nel periodo estivo. Complessivamente la programmazione delle assunzioni di personale per l’anno 2014, riferisce ancora l’Asl, è stata effettuata garantendo, nel rispetto dei vincoli di spesa previsti dalle leggi vigenti, il turn-over e la proroga o sostituzione di risorse a tempo determinato già in essere nell’anno precedente (circa 30 dipendenti), non necessariamente nello stesso profilo e contesto. Per far fronte ad esigenze temporanee e non prevedibili in fase di pro-grammazione, in corso d’anno sono state autorizzate risorse aggiuntive (in particolare per sostituzioni di alcune maternità, aspettative, malattie e altro in contesti di maggiore criticità) e sono stati autorizzati ulteriori ingressi di personale medico (sono già avviate le procedure per il reclu-tamento di medici per il pronto soccorso, l’area medica e l’oncologia dell’ospedale di Pescia, nonché l’anatomia patologica aziendale).

n Italia i malati di demenza corrono verso quota 1,3 mi-lioni, in Toscana verso 90 mila, a Pistoia verso 7000. Cifre

destinate a raddoppiare nel 2050 con il progressivo invecchiamento della popolazione. I posti disponibili nei Centri Diurni Alzheimer sono invece solo 100 a Pistoia, 1500 in Toscana, 12 mila in Italia centro-nord, mentre

istoia Blues Festival giun-ge al traguardo delle tren-tacinque edizioni e lo festeggia con un cast di

artisti internazionali e nazionali di prim’ordine, che dal 10 al 17 di luglio animeranno Pistoia rendendola pro-tagonista assoluta della musica. Otto giorni di festival tra piazza Duomo, il Teatro Manzoni ed il Teatro Bolognini che ospiteranno i grandi artisti in car-tellone tra i quali spiccano l’ex leader dei Led Zeppelin Robert Plant (11/7), i pluripremiati inglesi Arctic Monkeys (17/7) e le esclusive nazionali di Mark Lanegan (10/7) e Jack Johnson (14/7).

Il festival vivrà una particolare an-teprima dedicata alla musica italiana il 10 luglio in Piazza Duomo con il concerto in esclusiva per la Toscana dei Negramaro, la band più popolare in Italia, recentemente uscita con il singolo Un Amore così grande, bra-no ufficiale della Nazionale italiana di calcio ai Mondiali del Brasile. In contemporanea alle 21 Mark Lanegan con la sua chitarra acustica incanterà

il pubblico del Teatro Manzoni per una esclusiva performance italiana che darà ufficialmente il via al Festival.

L’11 luglio protagonista indiscus-so sarà Robert Plant, voce storica dei Led Zeppelin. Sul palco di Piazza Duomo, che calcherà dopo otto anni esatti dall’ultima sua partecipazione nel 2006, sarà accompagnato dai Sensational Space Shifters, band con la quale è in procinto di pubblicare un album in studio. Non mancheranno nella tracklist brani dei Led Zeppelin vista la recente rimasterizzazione dell’intero catalogo. Prima di lui il collettivo North Mississippi Allstars band rock’n’roll con richiami blues, formata nel 1996 dai fratelli Luther e Cody Dickinson, figli della leggenda musicale di Memphis, Jim Dickinson. Al Teatro Bolognini andranno in scena gli Hobocombo, band tribu-to a Louis Thomas Hardin, in arte Moondog.

Sabato 12 luglio serata speciale con tre artisti di rilievo in cartellone in Piazza Duomo: Lee “Scratch” Perry,

Bandabardò e Zion Train. la leggenda del reggae giamaicano Lee “Scratch” Perry inventore del genere dub pre-senterà il nuovissimo album Back on Controls. A seguire il dj set degli in-glesi Zion Train con la partecipazione dei cantanti Dubdadda, Fitta Warri e Jazzmin Tutum. In contemporanea al Teatro Bolognini serata di blues con il talento di Johnny Mars e la sua band.

I Morcheeba della frontwoman Skye Edwards, tornata nel gruppo dopo l’esperienza solista, si esibi-ranno domenica 13 luglio sul palco di Piazza Duomo. La band inglese è la principale rappresentante del trip-hop britannico che ha scalato le classifiche nel 2008 con il brano The Sea. In apertura JJ Vianello con la sua Confidential Swing & Soul Band ed i vincitori del contest Obiettivo Blues In, fin dal tardo pomeriggio. Concerti anche lunedì 14, martedì 15, mercoledì 16, per chiudere con il botto giovedì 17 luglio con gli Arctic Monkeys in una delle due uniche loro apparizioni italiane.

PISTOIA BLUES FESTIVAL

Cast d’eccezione per la 35esima edizione

Si esibiranno Negramaro, Mark Lanegan, Robert Plant, Lee Scratch Perry, Bandabardò,Zion Train, Morcheeba, Jack Johnson, The Lumineers, Suzanne Vega, Arctic Monkeys e altri

P

comunità e territorio

D

GIOSTRA DELL’ORSO

Il riconoscimentodel Coni

La manifestazione sarà inserita nel calendariodelle rievocazioni storiche della Toscanaa Giostra dell’orso di Pistoia quest’anno prenderà il via con due novità. Per la prima volta l’antica corsa del palio sarà anche una manifestazione sportiva riconosciuta dal Coni, che avrà il com-pito di effettuare i controlli sullo svolgimento della gara e sulla

salute dei cavalli, sui quali verranno anche effettuati esami antidoping. L’aspetto più folkloristico, che affonda le radici nella tradizione e nella storia pistoiese, sarà invece evidenziato dall’inserimento della manife-stazione nel calendario delle rievocazioni storiche della Toscana. Intanto, come negli anni passati, prenderanno il via in questo mese le iniziative collaterali legate alla Giostra dell’orso che si snoderanno fino al 25 luglio, San Jacopo, patrono della città, giorno in cui si disputerà la gara vera e propria tra i quattro rioni cittadini: Drago, Leon d’Oro, Grifone e Cervo Bianco. Il quarantesimo palio calcistico cittadino, che fa parte delle ini-ziative collaterali della Giostra, prenderà il via lunedì 30 giugno, a Capo-strada, con la partita Grifone-Leon d’Oro ore 20.10 cat. giovanissimi ore 21.30 cat. allievi, andata. Le altre partite si svolgeranno mercoledì 2 luglio: campo Frascari, Drago-Cervo Bianco ore 20.10 cat. giovanissimi ore 21.30 cat. allievi, andata; lunedì 7 luglio: campo Pistoia nord, Leon d’Oro-Grifone ore 21.10 cat. giovanissimi ore 21.30 cat. allievi, ritorno; giovedì 10 luglio: campo Breda, Cervo B-ianco-Drago ore 21.10 cat. giovanissimi ore 21.30 cat. allievi, ritorno; lunedì 14 luglio: campo sportivo Pistoia ovest B, ore 20.15 finale cat. giovanissimi ore 21.30 finale cat. Allievi; venerdì 18 luglio in piazza Spirito Santo alle 21 il torneo “Un calcio all’or-so”; sabato 19 luglio le premiazioni, in occasione della cena “Convivio sotto le stelle”. Nel frattempo il Comune invita i cittadini a portare vec-chie foto della Giostra e delle manifestazioni collaterali (sfilata, palio cal-cistico, feste rionali) che serviranno per realizzare l’archivio fotografico della Giostra dell’orso. Le immagini vanno consegnate all’ufficio cultura in via Sant’Andrea 16 o inviate a [email protected]. Le fotografie poi verranno restituite ai proprietari.

LI

MALATI DI DEMENZA

In Italia sonooltre 1 milione

dovute per lo più a lombosciatalgia (40%), artrosi (37%), mal di schiena (36%), cervicalgia (21%), esiti di frat-ture (14% ) e solo il 3% a neoplasie. Affliggono il 67% dei ricoverati nei reparti geriatrici, ma solo poco più di un quarto riceve terapie adeguate. Le

conseguenze: depressione, anoressia, sindrome ipocinetica, aumentato rischio di cadute, disturbi del sonno e del comportamento tanto più gravi in pazienti con decadimento cogni-tivo legato ad Alzheimer, ischemie, demenza senile.

A Pistoia sono oltre 7000.

Cifre destinatea raddoppiarenel 2050 con

l’invecchiamento della popolazione.

Dati e ricerchepresentati nel corso

del convegnonazionale della Sigg

che si è svoltoa Pistoia

di Patrizio Ceccarelli

al sud e nelle isole la “situazione è disperata”. È quanto reso noto in occasione del congresso nazionale a Pistoia della Sigg, la Società italiana di geriatria e gerontologia, che si è svol-to all’Auditorium provinciale il 6 e il 7 giugno, promosso dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia e dall’Università di Firenze.

“Se dall’Alzheimer non si guarisce si può però ritardarne il decorso”, spiega il professor Giulio Masotti, presidente onorario della Sigg che ha voluto evidenziare “i due volti con-tradditori del problema: da un lato gli indiscutibili successi delle nuove terapie (farmacologiche, fisiologiche e psicologiche) oggetto del congres-so; dall’altro il deprimente confronto tra i crescenti numeri della malattia e quello delle strutture qualificate a farvi fronte”.

La due giorni pistoiese ha propo-

sto interventi di carattere tecnico-clinico e ricerche inedite sulle terapie di orientamento psicologico per stimolare nel paziente demente la capacità di comunicare.

Questo perché non di rado gli anziani affetti da demenza, non riu-scendo ad esprimersi sono costretti a sopportare dolori fisici anche atroci senza adeguate terapie. È quanto emerge dai primi risultati di una ricerca in corso nelle Rsa di Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Calabria, frutto della collaborazione tra l’Hub Policlinico Umberto I di Roma e l’As-sociazione nazionale strutture per la terza età Anaste. “In Italia - afferma la neurologa Rosanna Cerbo, rela-trice al convegno - il dolore cronico non oncologico interessa oltre 15 milioni di persone”. E tra gli anziani “il rating del dolore” sale in modo esponenziale: sofferenze croniche

1115 Giugno 2014 n. 23VitaLa comunità e territorio

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] PISTOIA

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOTTEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

laudio Bartolini con il racconto “Lontano da tutto e vicino a tutto” ha vinto la terza edizione

del concorso “Agliana Racconta”. Il premio è stato organizzato dalla Biblioteca di Agliana che seleziona i migliori testi brevi ambientati ad Agliana.

La premiazione si è svolta lo scorso sabato, presso i locali della biblioteca di Agliana, in una sala gre-mita di partecipanti, alla presenza del neo sindaco Giacomo Mangoni,

di Paola Cipriani presidente della giuria del concorso, di Alberto Ciampi, Patrizia Cappellini, Italo Frateschi e Paolo Bini, membri della giuria. Oltre a Claudio Bartolini, vincitore del premio, sono stati premiati anche il 2° classificato Stefano Biagini con “Da bambino ad Agliana” e la terza classificata Paola Gradi con “I segreti di Agliana”. In-fine sono stati consegnati attestati di partecipazione a Dunia Sardi con “Nostalgia”, Paolo Romboni con “Mia nonna Caterina”, Emanuela

Degl’Innocenti con “Una Lucchese con famiglia ad Agliana”, a Samantha Anelli con “Quando lo conobbi”, a Donatella Mongelluzzi con “Le vie dei colori” a Carlo Vichi con “Dai mattoni, telai, circoli e i comunisti Agliana si è fatta grande” e a Fede-rico Sabbatini S. G. Sabanna con il racconto “Contro l’Orda”.

Durante l’evento l’attore aglianese Riccardo Baldini ha letto alcuni brani tratti dai tre racconti premiati.

M.B.

AGLIANA RACCONTA

Primo premio a Claudio Bartolini

C

Un’editor pistoiese,Chiara Bellitihiara Belliti ha lavorato per le più importanti case editrici italiane, come Mondadori, Rizzoli, Einaudi, la pistoiese Chiara Belliti editor e

traduttrice, curando la pubblicazione di molti libri di successo. Un lavoro, quello di editor, di per sé dietro le quinte ma fondamentale per la realizzazione di un volume, accompagnando e consigliando l’autore nella stesura definitiva dell’opera. Af-ferma che per scrivere un libro bisogna ascol-tare le proprie emozioni, avvicinandosi allo stesso tempo a quelle degli altri. Una storia, sostiene, può nascere anche semplicemente osservando le persone ad un bar, incontran-dole in situazioni drammatiche all’ospedale o magari prendendo spunto da un fatto di cronaca. Di grande aiuto è girare il mondo, continua, facendo così tante esperienze mossi dalla voglia di scoprire, un contributo possono darlo di per sé la notorietà della casa editrice e la conseguente pubblicità inne-scata attorno al libro. A 18 anni Chiara lasciò Pistoia, vincendo una borsa di studio negli Stati Uniti, dove vi girò per qualche mese. Poi il trasferimento a Roma, facendo tappa più o meno in tutta Italia comprese Milano e Bologna. Una figura guida nel suo percorso, Chiara Desiderio di Curcio editore. Belliti si occupa di romanzi d’autore, poi di letteratura per ragazzi ed altri generi letterari, lavorando anche per la Disney. Ha curato quasi tutti i volumi de “Le cronache di Narnia”, libri di successo come “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti, “Il buio addosso” di Marco Missiroli, contribuendo all’ideazione della collana “I corti” di Einaudi ragazzi.Nella sua casa sulla Montagna pistoiese ospita gli scrittori con cui lavora, Carlo Lucarelli, Enrico Brizzi, Francesca Mazzucato, la cantante Elisa ed altri. Da qualche anno vive prevalentemente nella sua città natale, Pistoia, occupandosi tra le altre cose della scuola di scrittura creativa promossa nell’allora sede pistoiese della libreria Edison: «La scrittura è libertà di esprimersi –dichiara- scrivere significa saper esprimere le proprie sensazioni, riuscire a comunicare. Se sai esprimerti sei libero ed è difficile che qualcuno possa sottometterti». Non è però da escludere che, se un nuovo progetto editoriale la interesserà, Chiara non rispolveri la sua abitudine a prendere di nuovo la valigia per seguire la sua passione.

Leonardo Soldati

C

correndo la cronaca locale abbiamo notato che si continua ancora a parlare della questione pesticidi e

naturalmente, in maniera molto critica. E’ di ieri la lettera di una lettrice che scrive ad un giornale on-line affermando di aver accusa-to malesseri fisici per il fatto che nel vivaio prospiciente la propria abitazione avevano effettuato trattamenti chimici per oltre 10 ore. Non solo, ma i vari enti ed autorità pubbliche interpellate avevano dato risposte generiche, oppure dichiarato . Ecco, visto che la lettrice chiedeva se questo sembra normale, noi rispondiamo . Oltre tutto abbiamo saputo che la signora si è recata al pronto soccorso dell’Ospedale e per i malesseri accusati, il referto è stato: . Tutto ciò avviene dopo l’affollatissimo incontro-dibattito del 21 maggio u.s. presso la Croce

Verde di Pistoia ove alcuni medici hanno illustrato studi scientifici che metterebbero in relazione alcuni gravi problemi di salute del genere umano con l’accumulo si sostanze chimiche nell’organismo.A nostro avviso, per ciò che è av-venuto e che potrebbe ripetersi, visto che molto spesso i vivai si trovano a 2-3 metri dalle abita-zioni, il sig. Sindaco, quale massima autorità sanitaria locale, dovrebbe emanare una ordinanza urgente che vieti trattamenti chimici ad una distanza di sicurezza (100 metri, 200 metri?) dalle abitazioni al fine di tutelare la salute dei pro-pri cittadini. Questo anche in virtù di quel principio di precauzione sancito di recente dal Consiglio di Stato e che impone alle autorità competenti Inoltre sempre il sig. Sindaco di Pi-stoia, incontrando alcuni mesi fa le associazioni ambientaliste, aveva

garantito un confronto serrato su diverse pro-blematiche ambiental i della città. Una de l le sedi di con-fronto do-veva essere l’Osservatorio sul Vivaismo, organo partecipativo di tutte le istanze del settore e che doveva servire a fornire chia-rimenti, dirimere controversie, raccogliere e dibattere istanze. Nonostante le ripetute richieste e le problematiche emerse sono mesi che questo organismo non si riunisce. A nostro avviso sembra ci siamo ora argomenti gravi e sufficienti per una sua immediata convocazione.

Comitato per ilWwf di Pistoia

S

pprovato il nuovo regola-mento per la raccolta dei funghi. E’ questo quanto ha deciso il consiglio pro-

vinciale nella seduta dello scorso 29 maggio. Il nuovo regolamento contiene alcune importanti novità per quanto concerne la salvaguardia del bosco e una corretta gestione dei flussi di cercatori a partire dall’istitu-zione di 2 giornate di divieto di rac-colta e l’identificazione dei residenti in base a 4 macroaree.

Per quanto riguarda i giorni di divieto il nuovo regolamento ha sta-bilito che il martedì sia la giornata in cui la raccolta è proibita a tutti ( in questo caso il divieto viene istituito dalla Regione Toscana su istanza della Provincia) mentre il venerdì è il gior-

Raccolta dei funghi,approvato

il regolamento

dei flussi di cercatori, favorire la rige-nerazione del bosco e la salvaguardia dell’ecosistema.

Le deroghe ai divieti sono previ-ste per i raccoglitori professionali e per coloro che effettuano la raccolta ai fini di integrazione del reddito e che dovranno rispettare soltanto la giornata di divieto assoluto.

E’ stata approvata anche l’iden-tificazione delle aree destinate alla

raccolta dei funghi riservata e alla raccolta a pagamento ( come pre-visto dalla legge regionale) anche sui terreni demaniali da assegnare tramite bandi pubblici.

Tutto il regolamento oltre alla cartina riguardante le 4 macroaree è scaricabile dal sito internet della Provincia di Pistoia nella sezione “Caccia e Pesca- Raccolta Funghi.”

Edoardo BaroncelliA

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Allarme pesticidi

no in cui il divieto è valido solamente per i non residenti ( in questo caso il divieto è istituito dalla Provincia previo parere positivo della Regione).

Per quanto riguarda invece le macroaree il regolamento ne 4 e aggregano vari Comuni; nell’area 1 figurano i Comuni di Agliana, Montale, Pistoia, Marliana e Sam-buca Pistoiese, nell’area 2 Piteglio, San Marcello Pistoiese, Abetone e Cutigliano, nell’area 3 Quarrata, Serravalle Pistoiese, Monsummano Terme, Lamporecchio, Larciano e Pieve a Nievole infine nell’area 4 vi fanno parte i comuni di Montecatini Terme, Massa e Cozzile, Buggiano, Uzzano, Pescia, Ponte Buggianese e Chiesina Uzzanese.

Tornando alle giornate di divieto

della raccolta, ricordiamo che già lo scorso anno il Consiglio Provin-ciale aveva valutato l’opportunità di introdurre il divieto di raccolta per almeno 2 giorni alla settimana per le aree montane della Provincia, in modo particolare per quelle al confine con l’Emilia Romagna, con l’obiettivo di migliorare la gestione

12 n. 23 15 Giugno 2014 LaVitacomunità e territorio

Calcio - Basket

Tempi Supplementaridi Enzo Cabella

a Pistoiese sta lavorando a ritmo intenso per il prossimo campionato di C. Diret-tore sportivo, allenatore, squadra, stadio ed iscrizioni: sono tanti i problemi che il presidente Orazio Ferrari deve affron-

tare e risolvere nel prossimo mese (o poco più) che manca al via della prossima stagione. Intanto Ferrari ha coperto due caselle dello scacchiere importanti: il nuovo direttore è Nelso Ricci, 66 anni, una vita nel calcio, che ha lavorato per società di B e C ottenendo grandi successi. Il nuovo allenatore è Cristiano Lucarelli, ottimo centravanti da giocatore, che ha intrapreso da poco la carriera di allenatore senza fortuna: infatti è stato esonerato dal Perugia ad inizio stagione e l’ha conclusa nel Viareggio. Ferrari assicura che sono personaggi destinati ad essere accolti dalla piazza con molto favore. D’al-tra parte, dopo la rottura con Morgia, Ferrari ha il dovere di far dimenticare l’allenatore romano e lucchese di adozione, prendendo gente importante sulla quale scommettere per un campionato di assoluta tranquillità. Molti si chiedono come possa, da solo, sostenere la gestione di un campionato così economicamente pesante come quello di terza serie, ma lui è convinto che sarà in grado di realizzare gli obiettivi che si è posto. Per sostenere dignitosamente un campionato di C è necessario un budget di circa due milioni, “che potrebbero scendere anche a 1,8 se si faranno le cose per bene”, quelle che Ferrari assicura di poter mettere in pratica. Stipendi contenuti, premi di valorizzazione dei giovani, sponsor e naturalmente abbonamenti e biglietti delle partite: sono questi gli ingredienti sui quali il presidente fa affidamento. Pensava di poter contare anche sulla parte degli incassi delle partite in trasferte -dalle quali la società arancione avrebbe sicuramente guadagnato per la presenza di città e club più importanti di Pistoia e della Pistoiese- ma

la federazione ha precisato che ogni società deve poter contare solo sugli incassi delle proprie partite casalinghe. Una fetta cospicua degli incassi, quindi, è sfumata, il che renderà ancor più difficile la gestione del club. Ferrari, però, è per natura un ottimista ed è sicuro che riuscirà a far quadrare i conti.Anche il Pistoia Basket, dopo un periodo di riflessio-ne, ha gettato le prime fondamenta per la prossima stagione. Riguardano il direttore sportivo Giulio Iozzelli e il coach Paolo Moretti, che hanno rag-giunto l’accordo con la società e quindi guideranno la squadra biancorossa ancora per un anno. C’era non poca apprensione tra i tifosi per la presunta perdita del coach aretino, che tanta parte ha avuto nei successi della squadra negli ultimi cinque anni, cioè da quando lui è arrivato a Pistoia. Moretti e la squadra hanno salito insieme la scala della notorietà: la formazione biancorossa ha vinto il campionato di Lega 2 e da matricola si è imposta come una rivelazione, entrando nei playoff dove ha costretto l’Armani Milano a giocarsi la ‘bella’ per continuare la corsa allo scudetto. E lui, Moretti, l’ha guidata con perizia e personalità, diventando così bravo che la federazione lo ha eletto ‘coach of the year’, un riconoscimento ambito e prestigioso. Moretti ha ricevuto offerte allettanti, anche da grandi club come Roma, dove avrebbe ricevuto prestigio e soldi ben maggiori di quelli che Pistoia può riservargli. Ma il coach aretino si è reso conto che nessun’altra piazza può dargli la possibilità di agire in libertà, di avere carta bianca nella scelta dei giocatori e di avere tutti i tifosi pistoiesi al suo fianco, con stima e affetto, nella buona come nella cattiva sorte. Moretti, dunque, ha deciso di restare e pensiamo che abbia fatto bene, così come Iozzelli che sembrava destinato a Torino. Anche la prossima stagione, dunque, rivedremo la coppia che è stata alla base delle fortune del Pistoia Basket.

uando vincere è porgere la mano al prossimo. Nella partita del cuore tra vecchie glorie della Pistoiese (nella foto alcune di loro) e medici e infermieri

dell’Asl 3 di Pistoia si è imposta la solidarietà, la voglia di aiutare l’altro. Giocata allo stadio di Bor-go a Buggiano con 37° all’ombra, in una giornata con picchi d’umidità elevatissimi, la gara ha visto prevalere 2-1 le vecchie glorie, denominate “Le glorie della Gloria”, da Gloria Monti, referente dell’Associazione sportiva e culturale Chiara Benesperi di Pistoia. Ma a trionfare sono stati coloro che, sfidando la calura, hanno assistito all’incontro e dato il proprio contributo alla ricerca e alla cura delle malattie neurologiche (l’incasso è stato devoluto in beneficenza). La manifestazione, ben organizzata dall’Associa-zione Chiara Benesperi in collaborazione con la Provincia di Pistoia (con in testa il presiden-te Federica Fratoni) e il Comune di Buggiano (in prima fila il neo sindaco Andrea Taddei e l’ex primo cittadino Daniele Bettarini), è stata anche il miglior modo per ricordare la figura, dolce e sensibile, di Chiara Benesperi, figlia prematuramente scomparsa di Renzo Benesperi, segretario dell’Associazione internazionale produttori del verde Moreno Vannucci. Sono stati gli ex arancioni a passare in vantaggio con Alberto Nardi, che ha messo a terra due difensori e il portiere, prima di porre il pallone in rete. Pareggio nel secondo tempo del dottor Gino Volpi, ma gol del successo delle vecchie glorie con Jacopo Breschi. Sono scesi sul rettangolo verde, tra gli altri, il mitico Santamaria, personaggio del film di Leonardo Pieraccioni “Ti amo in tutte le lingue del mondo”, al secolo Simone Ciminelli, i medici Giacomo Corsini, Marco Comeglio, Stefano Bartolini, Maurizio Lenzi, Daniele Mannelli, Leonardo Capecchi, Francesco Zei e Franco Putortì, l’ex sindaco di Pistoia Renzo Berti. Tra le vecchie glorie si sono distinte sul terreno da gioco Enrico Gutili e Lorenzo Collacchioni, fuori l’indimenticabile capitano Andrea Bellini. Presenti in tribuna Daniela Morandi, referente provinciale Aisla per Pistoia, e Chiara Sonnoli.

Gianluca Barni

SOLIDARIETA’

Tra vecchie glorie e medici vince la gente

Q L

spor t pistoiese

Proseguono speditamente i lavori di costruzione della Cittadella della So-lidarietà al parco della

Vergine.Le abitazioni saranno di ottimo

livello, non solo per l’aspetto estetico e il luogo nel quale sono collocate, ma soprattutto per la tecnologia presente, infatti verranno dotate di impianto caldo-freddo a pavimento, sarà prodotta energia elettrica e la climatizzazione con il gas metano, sono previste opportune vasche per la raccolta delle acque piovane da riutilizzare per usi esterni oltre a godere di un bellissimo verde parco attrezzato.

Ai piani terra, verranno collo-cate attività a servizio dei residenti e del quartiere in particolare vi sarà un ampliamento della attività poliambulatoriali, una palestra con riabilitazione e degli studi per medici di famiglia.

Gli appartamenti verranno con-

MISERICORDIA

La “Cittadella”avanza

cessi in affitto calmierato ad anziani e giovani coppie, attraverso un bando pubblico nel rispetto di una specifica legge regionale.

Nei confronti della persone an-ziane, la Misericordia ha già previsto la possibilità di offrire tutta una serie di servizi tesi a favorire la perma-nenza nella propria casa anche per coloro che necessitano di assistenza e cure, quali l’assistenza domiciliare, le pulizie della casa, i pasti a domicilio o l’uso della mensa, il telesoccorso ed altro. Un social housing con caratte-ristiche uniche proprio per l’unicità dei servizi offerti abbinati all’abitare.

La Fondazione cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia è partner di questo grande iniziativa avendo condiviso

l’investimento e le finalità progettuale assieme alla Misericordia rendendo-ne di fatto possibile la realizzazione.

La struttura è ormai completata da diverse settimane ed i lavori sono concentrati sull’impiantistica e sulle facciate a mattoni faccia vista. Sono decine gli addetti che lavorano al cantiere e proprio per questo giorno per giorno è evidente anche all’oc-chio dei non esperti l’avanzamento delle opere. Altra cosa che ha fatto molto piacere alla Misericordia, è che a fronte di un controllo al cantiere ed a tutte le maestranze effettuato nei giorni scorsi dalle autorità com-petenti, sia stata rilevata la perfetta regolarità nell’ applicazione delle norme previste sui cantieri.

Gruppo “Fratres”in crescita

l gruppo donatori sangue Fratres della Misericordia di Pistoia è in costante crescita, sia come donatori che in fatto di donazioni. E’ quanto è emerso dalla relazione del presidente Sergio Fedi durante l’assemblea dei soci-donatori tenutasi a Villa Colle Alberto di Montale.

Nell’ultimo quadriennio le donazioni sono passate da 1.173 del 2010 a 1.626 del 2013 e il numero dei donatori da 704 a 1.217. Nel 2013, in particolare, i donatori sono saliti da 1.150 a 1.217. Questa crescita si è avuta soprat-tutto nella fascia di età 46-60 anni (35) e in quella 31-45 (25). Sia Fedi che la direttrice del Centro trasfusionale, Daniela Rafanelli, hanno rilevato che, nonostante l’apertura del nuovo ospedale San Jacopo, il Centro trasfusionale ha continuato a funzionare in via del Ceppo, creando quindi difficoltà per il personale che si trova impegnato in due luoghi distinti. Il centro si è trovato così costretto a ridimensionare le aperture domenicali col conseguente ridimensionamento delle donazioni, aumentate di sole 28 unità a fronte di 239 nuovi donatori. “E’ una anomalia che dev’essere risolta”, ha detto Fedi. La dottoressa Rafanelli si è anche soffermata su due obiettivi prioritari da raggiungere in tempi brevi: il trasferimento del centro trasfusionale, che dispone di locali angusti, da via del Ceppo al primo piano della palazzina dell’emodialisi e la necessità di concentrare su Firenze, che dispone di locali più ampi e idonei (una vera Officina trasfusionale), la lavorazione del sangue.Il presidente Fedi, che non potrà essere rieletto per incompatibilità con la carica di presidente della Misericordia, ha ricordato le molte iniziative cui il gruppo Fratres ha preso parte per promuovere le donazioni: dagli interventi presso la Biblioteca San Giorgio, la Conad di viale Adua e le scuole pistoiesi alle feste delle varie Misericordie e alle sagre paesane. Fratres è stato attivo anche nello sport con la partecipazione alla Pistoia-Abetone, alla Maratonina Città di Pistoia, al Palio dei rioni di basket in piazza del Duomo, al Trofeo Pierattini di podismo ed ha anche sponsorizzato una squadra di pallavolo femminile. Un’attività intensa, tesa ad aumentare i donatori e le donazioni.Al termine della relazione sull’attività svolta ci sono state le premiazioni con la consegna di attestati, medaglie di bronzo, argento e d’oro. Una targa speciale è stata consegnata a Sergio Fedi per le 75 donazioni, a Franco Picchi per le 100, ad Andrea Agostini per le 150 e alla dottoressa Giovanna D’Alessandro per i 30 anni di attività nel gruppo.Il gruppo Fratres ha anche rinnovato il consiglio che resterà in carica per i prossimi quattro anni. Sono risultati eletti Andrea Agostini, Rosa Chindamo, Tommaso Coppola, Sergio Fedi, Daniela Gorgeri, Franco Innocenti, Fran-cesca La Mendola, Katia Lenzi, Assunta Masullo, Franco Picchi, Sara Picchi, Roberto Scartabelli e Fabio Toni. Candidati alla carica di presidente sono Daniela Gorgeri e Franco Picchi.

Enzo Cabella

I

1315 Giugno 2014 n. 23VitaLa dall’Italia

TANGENTOPOLI VENETA

Ventidue anni dopoun brutto risveglio...

C’è anche un problema culturale. Troppo facilmente si accetta un sistema torbido, non si denuncia ciò di cui si viene a conoscenza,

si accettano compromessi. Una nuova cultura della legalità,che convinca del fatto che l’onestà è conveniente,

deve tornare a far parte nel nostro Dna

i risiamo. Attendiamo lo sviluppo delle indagini, diamo per scontata la presunzione d’innocen-

za che vale per tutte le persone coinvolte nella nuova tangentopo-li veneta legata alla realizzazione del Mose. Ma la deflagrazione di mercoledì ha intontito per il bo-ato mediatico e le dimensioni del cratere fumante che ora fa bella mostra di sé nel terreno della politica e dell’imprenditoria, e ha intaccato persino esponenti di rilievo delle forze dell’ordine.Ci risiamo. O ci siamo ancora, ci siamo tuttora nel malaffare che a più ondate, a partire dalla tangentopoli “madre” del 1992, sta continuando ad attanagliare il nostro paese, il nostro Veneto, le nostre città. Le accuse - si parla di corruzione, concussione, favoreg-giamento, fatture inesistenti, finan-ziamento illecito ai partiti - fareb-bero intravvedere un sistema che, alimentandosi attraverso fondi neri ed evasione fiscale, finanzia partiti di diversi colori, campagne elettorali o singoli personaggi po-tenti (in questo frangente soprat-tutto loro - parrebbe - più ancora che i partiti di provenienza), alterando il mercato e la concor-

renza. Risultato: la corruzione fa costare di più le opere pubbliche, innalza la pressione fiscale, aneste-tizza la concorrenza tra le imprese migliori. E rende la politica la pa-rodia di se stessa, uno spettacolo in cui il potere ha la maschera dei peggiori luoghi comuni.Perché 22 anni dopo, solo con meccanismi più sofisticati ma nella sostanza uguali, nulla è cambiato? Dal procuratore aggiunto Carlo Nordio, che ha vissuto appieno anche l’esperienza della tangento-poli degli anni Novanta, viene l’in-dicazione di semplificare le norme, perché se sono troppe le porte

da aprire prima di dare avvio a un’opera è più facile che si deb-ba oliare quella che cigola o che gratta. Una classe politica che non vuole restare sommersa dall’on-data di sdegno che sta montando nel paese provi a dare ascolto a questa voce.C’è poi però, ne siamo convinti, anche un problema culturale. Troppo facilmente si accetta un sistema torbido, non si denuncia ciò di cui si viene a conoscenza, si accettano compromessi. Alcuni tra gli imprenditori nel migliore dei casi chinano la testa pur di poter lavorare; nel peggiore sanno bene

chi manovrare e come convincer-lo. Alcuni tra i politici considerano normale amministrare il potere con il sistema dei favori: dal posto di lavoro all’appalto, passando per la ricerca del consenso a buon mercato. Una nuova cultura della legalità, che convinca del fatto che l’onestà è conveniente, deve tornare a far parte nel nostro Dna. Si deve evitare di sparare nel mucchio, certo: ma a patto di sa-per colpire i responsabili, evitando l’impunità. Altrimenti anche questa ennesima vicenda, insieme a quella dell’Expo milanese, non avrà inse-gnato niente.

C

SORPRESA BALLOTTAGGI

Anche se Livorno è l’esempio,le rendite sono finite per tutti

a roccaforte rossa è cadu-ta. Per la prima volta dal dopoguerra il comune di Livorno, la città dove nel

1921 è stato fondato il Partito co-munista italiano, sarà amministrato da una giunta che non è espres-sione del principale partito della sinistra. Il nuovo sindaco di Livorno è Filippo Nogarin, ingegnere aero-spaziale, esponente del Movimento cinque stelle.

Che qualcosa di storico stesse maturando in una delle città sim-bolo della sinistra lo si era capito già quindici giorni fa, quando, in occasione del primo turno delle elezioni amministrative, il candida-to del Partito Democratico, Marco Ruggeri, aveva raccolto appena il 40% dei consensi in un comune che non aveva mai avuto la neces-sità di andare al ballottaggio per scegliere il proprio sindaco. Ma il dato era ancora più sorprendente se confrontato con il 53% raccol-to dal Partito Democratico nello stesso giorno alle elezioni europee.

Il vantaggio sul candidato del Movimento fondato da Beppe Grillo era comunque molto ampio visto che Nogarin aveva raccolto il 19% dei consensi riuscendo ad agganciare il ballottaggio con il 3% in più dei voti raccolti da una lista civica di sinistra chiamata “Buon-giorno Livorno”.

Ma il ballottaggio ha riservato ulteriori sorprese facendo preva-lere il candidato cinquestelle con il 53% dei voti, dopo aver raccolto il sostegno di quasi tutte le altre liste che si erano presentate al primo turno.

giorni fa, nelle elezioni europee aveva raccolto il 53% dei consensi, si è clamorosamente diviso facen-do aumentare il partito di coloro che non sono andati a votare al quale ha aderito praticamente il 50% dell’elettorato livornese.

Chi legge oggi questo sorpren-dente risultato elettorale trova una spiegazione anche nell’anima ribelle dei livornesi che ha accolto la sfida nuova proposta dal Movi-mento Cinque Stelle. Per altri la motivazione principale sta nella vo-glia di cambiare la guida politica di una città che, negli ultimi decenni, è stata caratterizzata da un grave declino economico e sociale.

Non a caso anche il vescovo, monsignor Simone Giusti, aveva spesso richiamato i politici cittadini ad affrontare con concretezza le questioni essenziali di una città che si scopre ogni giorno più povera: casa, lavoro ed eccesso di burocra-zia sono i nodi che monsignor Giu-sti, anche alla vigilia delle elezioni, aveva chiesto di sciogliere in vista del bene comune della città.

E anche su questi temi il nuovo sindaco è riuscito ad essere più convincente nelle due settimane che hanno preceduto il ballottag-gio. Nel giorno della sua elezione il vescovo Giusti ha inviato al nuovo sindaco un messaggio di augurio e di incoraggiamento in cui si legge tra l’altro: “Non si lasci abbattere dalle difficoltà che incontrerà, confidi nella collaborazione di tanti che vogliono il bene di questa Li-vorno e affidi questo suo ruolo di primo cittadino al Signore in cui, so, lei crede profondamente”.

Dai numeri del secondo turno emerge anche che il candidato del Partito Democratico non solo non ha raccolto ulteriori consensi, ma ha perso quasi il 7% di quelli conquistati al primo turno. I nu-meri dicono quindi che gli elettori livornesi, dinanzi alla possibilità di

cambiare per la prima volta dal dopoguerra la guida politica della città, hanno deciso di scegliere una proposta inedita su cui si sono ritrovati tutti quelli che non si rico-noscevano nel Partito Democrati-co. Ma non solo: lo stesso Partito Democratico, che, solo quindici

L Un sostanziale suicidio politico del Pd apre le porte al sindaco espressione del

Movimento Cinque Stelle su cui sonoconfluiti voti da sinistra e da destra.

Da roccaforte rossa a laboratorio politico del Movimento di Grillo. A Filippo Nogarin

gli auguri del vescovo Simone Giusti:“Affidi questo suo ruolo di primo cittadino

al Signore in cui, so, lei credeprofondamente”

di Nicola Sangiacomo

Filippo Nogarin

Custodirela Terra

a Cina abbatte - lette-ralmente - le colline per allargare le città. Questa la notizia, nuda

e cruda, rilanciata nei giorni scorsi dai media occidentali, arabi e del Sud del mondo. Con giusta riprovazione, si punta l’in-dice verso le politiche adottate da alcune regioni (come avviene attorno alla città di Lanzahou) del colosso asiatico che, a corto di spazi pianeggianti per l’attività edilizia, passano alle maniere forti: ruspe e altri mezzi pesanti spianano i rilievi, così da mol-tiplicare le aree residenziali e ingigantire le metropoli, risuc-chiando terreni agricoli, abbat-tendo foreste, deviando il corso dei fiumi e rendendo, indiretta-mente, l’aria più irrespirabile e la qualità della vita assai precaria. La Cina non è nuova a queste azioni e la vita delle immense conurbazioni del Paese, a partire dalla capitale, lo stanno a testi-moniare. L’arrembante sviluppo economico cinese avviene da oltre vent’anni a scapito della qualità dell’esistenza umana, dell’ambiente, della salute dell’intero pianeta. E se si parla di cambiamento climatico, a qualcuno fischiano le orecchie a Pechino... Come spesso accade, però, c’è un ma... E prendendo a prestito un solido insegnamento evange-lico, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Perché proprio dall’indignato Occidente, dal mondo arabo, dalle nazioni emergenti di Asia e America Latina, l’ambiente non è meno maltrattato e la coscienza è ugualmente sporca se si pensa allo sfruttamento intensivo (e reiterato nel tempo in Euro-pa, Stati Uniti e Giappone) del Creato. Nessuno può infatti dimenticare che, ad esempio, dai Paesi Bassi agli Emirati, fino alla ricca Montecarlo, si sono riempiti interi tratti di mare per motivi ritenuti sempre neces-sarissimi e nobili, si trattasse di guadagnare terra da coltivare, di preservare le città dalle ma-ree o di costruire nuovissimi e sfavillanti hotel di superlusso. E se si facesse cenno alle valli sommerse dall’acqua per realiz-zare dighe in ogni dove, dall’arco alpino all’Africa interna? Come trascurare il sottosuolo violato fino a impensabili profondità per estrarre carbone, ferro, dia-manti e ogni altra materia prima indispensabile, ieri all’industria pesante e oggi alle aziende che costruiscono telefoni cellulari? Gli esempi potrebbero conti-nuare all’infinito. C’è una morale? Forse è sempre la stessa: la Terra è di tutti, è un dono alle generazioni di ieri, a quelle di oggi e, non di meno, per quelle di domani. È un patri-monio da lasciare in eredità - e che eredità! - dei futuri cinesi, degli europei e dei pachistani del 2030, degli statunitensi e dei ciprioti del 2050. Nessuno escluso.

L

14 n. 23 15 Giugno 2014 LaVitadall’italia

prima vista, viene in mente l’immagine del paziente che rischia l’arresto car-diaco, con il medico che gli

applica le piastre sul petto per dargli una scossa risolutiva: o si rianima, o l’abbiamo perduto. Il medico sarebbe Mario Draghi, il paziente è l’Eurozona - i cui tassi di crescita stanno lenta-mente diventando di decrescita -; la scossa è data dall’abbassamento del costo del denaro al minimo storico. La Bce ha infatti tagliato il tasso di sconto allo 0,15%, insomma è gratis; in più alle banche addirittura costerà lasciare depositi di liquidità in seno alla Bce: un modo per stimolarle ad utilizzarla. Ma non è tutto: con ade-guati strumenti, Draghi inonderà di moneta l’eurozona, e obbligherà le banche a mettere in circolazione più risorse possibili. È tutto? Per ora sì, ma il governatore della Bce ha detto chiaramente che si riserva di fare altro ancora per rianimare le econo-

LA SCOSSA DELLA BCE

Dopo il jolly di Draghiora tocca ai governi

A

Tagliato il tasso di sconto allo 0,15%. Alle banche

addirittura costeràlasciare depositi di

liquidità in seno alla Bce: un modo per stimolarle

ad utilizzarla. Ma Renzi e i suoi sanno che bisogna assolutamente variare il perimetro della spesa pubblica, possibilmente

ridurla e qualificarladi Nicola Salvagnin

mie dell’eurozona, per non rischiare insomma di cadere nella deflazione.

Ne abbiamo già parlato: si può star male per febbre alta (inflazione, il terrore della Germania che ha condizionato le politiche comunitarie fino ad ora), ma pure per ipotermia (deflazione). Anzi, questa è subdola e difficile da debellare: il Giappone ne ha sofferto per più di vent’anni. Se i consumi calano, parte la catena di Sant’Antonio: le aziende non inve-stono, non assumono, cala il reddito disponibile, quindi diminuiscono ancor più i consumi… via via impo-verendoci.

Ma la, anzi le mosse di Draghi - quelle attuali e quelle future se questa potente scossa non dovesse dare esiti positivi - non sono comunque

risolutive se non accompagnate da altri fattori su cui la Bce può poco o nulla. I soldi gratis stimolano sì gli investimenti, ma questi si fanno per soddisfare una richiesta di mercato, non perché siano più convenienti. Insomma, devono ripartire i consumi, e su questo fronte le responsabilità dei governi sono assai maggiori di quelle della Bce.

Se le politiche interne svuotano le tasche dei cittadini (ad esempio, per finanziare una spesa pubblica abnorme e di bassa qualità o un welfare non più sostenibile), hai voglia di approfittare dei tassi zero che fioccheranno d’ora in poi sugli acquisti a rate di auto o arredamenti. E con questo discorso atterriamo in territorio italiano, lo Stato dell’Euro-

FONDI PER 1,5 MILIARDI

Da “Garanzia giovani”la scossa attesa

Le iscrizioni al progetto, che si rivolge ai giovani dai 15 ai 29 anni, sono già state 70 mila. L’obiettivo: entro 4 mesi ottenere un lavoro, un tirocinio, o uno stage retribuito

di Luigi Crimella

Garanzia giovani”: due belle parole, oltretutto molto ras-sicuranti. Ma “garanzia” di che cosa? Forse il cittadino

comune se lo chiede, in un momento in cui i giovani non hanno quasi più nessuna “garanzia”. Ebbene, “Garan-zia giovani” è il terminale italiano di un progetto europeo in grande stile, rivolto a tutti i paesi, specie a quelli dove più alto è il livello di disoccupa-zione tra i giovani di età dai 15 ai 29 anni. I destinatari diretti di questo progetto sono i cosiddetti “neet”, acronimo di derivazione inglese che identifica coloro che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessun percorso formativo. L’Italia è quanto mai coinvolta in questa “Youth Guarantee” visti i suoi dati statistici: 13,6% di disoccupazione generale, 46% disoccupazione gio-vanile tra i 15 e i 24 anni, 21,7% disoccupati al Sud, 60,9% giovani del Sud che cercano lavoro. Il progetto “Garanzia giovani” è la risposta europea a questo stato di cose e rap-presenta una delle colonne portanti della cosiddetta “Strategia europea 2020”, l’ “anno-obiettivo” entro il qua-le l’Unione vuole raggiungere impor-tanti traguardi sociali ed economici. E non stiamo parlando di “noccioline”. Basti dire che il finanziamento a noi riservato da parte della Ue è una cifra che possiamo definire tranquilla-mente mostruosa: 1,5 miliardi di euro

(1500 milioni!). Se ne occupa a livello centrale il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, mentre le singole regioni sono chiamate a organizzarsi per offrire ai giovani i servizi previsti, coinvolgendo i “Centri per l’impiego” (Cpi) e anche le “Agenzie per il la-voro” (Apl). Lo scopo è in 4 mesi di arrivare a ottenere un lavoro, o un tirocinio, o uno stage retribuito. Questo insieme di servizi si chiama “politiche attive”, nel senso che c’è gente che si attiva - appunto - per far arrivare il giovane disoccupato a quel posto di lavoro che da solo non avrebbe forse mai potuto raggiungere. Due + quattro mesi per arrivare aD avere un “posto”Ma è un sogno, o una promettente realtà? Anzitutto è bene richiamare il quadro generale: in Italia i disoccupati sono circa 3,5 milioni (quanto l’intera città di Roma, per avere un’idea delle

proporzioni). In Europa i senza lavoro sono 25,5 milioni. Le cifre sono dram-matiche, numeri senza precedenti se non tornando alla “grande crisi” del 1929. È qui che si colloca lo sforzo europeo di “Youth Guarantee”: sfor-nati svariati miliardi di euro tramite il Fondo Sociale Europeo, lo strumento deve svilupparsi con il coinvolgimen-to di esponenti politici nazionali e regionali, associazioni imprenditoriali e artigiane, reti di agenzie del lavoro pubbliche e private. I giovani che ne vengono a conoscenza, si iscrivono su www.garanziagiovani.gov.it, oppure sui corrispondenti siti della propria regione di appartenenza. Cosa offre “Garanzia giovani”? Di usufruire, su chiamata entro 60 giorni, dei colloqui iniziali e quindi delle opportunità di orientamento, inserimento lavorati-vo, apprendistato, tirocinio, servizio civile, sostegno all’autoimprendito-rialità, formazione mirata, mobilità professionale in Italia o all’estero. Il

“posto” andrebbe centrato entro 4 mesi (almeno in teoria). In pratica, i primi risultati positivi vengono - ad esempio - dalla Lombardia dove su 10mila iscritti alla “Dote Unica La-voro” (Dul) già attiva, 6949 hanno trovato un’occasione di impiego (di cui il 23% a tempo indeterminato). Su scala nazionale, le iscrizioni sono state oltre 70mila. In Toscana sono già stati fatti oltre 700 colloqui, con 476 “patti di attivazione”. In Lazio partiranno a breve le convocazioni dei 9mila iscritti. La Campania vanta il record di iscrizioni (quasi 15mila) e presto inizieranno i colloqui. Le altre regioni si stanno attivando.

non è la “bacchetta magica” ma bisognaprovarciQuale valutazione fare di questo servizio? “Indubbiamente positiva - dichiara monsignor Fabiano Lon-

zona più in difficoltà ad agganciare la ripresa economica.

S’è vista l’enorme difficoltà che ha avuto il governo Renzi a lasciare qualche decina di euro in più nelle buste paga dei lavoratori dipendenti. A fatica ha trovato le risorse per quest’anno (e i prossimi?), ma non riesce ad estendere il limitato bonus a pensionati e lavoratori indipendenti. Insomma, a perimetro invariato, un governo riesce a disporre di pochi miliardi di euro, su un bilancio an-nuale di 800 miliardi di euro. Quindi bisognerà variare il perimetro, cam-biare la spesa pubblica, possibilmente ridurla, possibilmente qualificarla. Perché è una zavorra che ci sta por-tando a fondo.

D’altro canto, la loro parte la devono fare pure le banche, altro settore negli ultimi anni gestito con l’allegria di uno Stato e la spregiudi-catezza di un casinò. La Banca d’Italia da un paio d’anni ha stretto la cinghia attorno a gestioni discutibili o inca-paci; la Bce ha preteso criteri patri-moniali molto più severi e stringenti. Insomma qui le cose stanno davvero cambiando, al contrario di quanto sta accadendo al sistema-Italia, che dal 2011 in poi ha subìto molti salassi ma nessuna vera operazione chirurgica. Ora tocca a Renzi&co approfittare del jolly distribuito dalla Bce: se sapranno giocarselo, potranno in-testarsi il merito di aver cambiato l’Italia facendola uscire dalla peggior crisi dal Dopoguerra.

Altrimenti faranno rapidamente la fine di un Letta qualunque.

goni, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale sociale e del lavoro -. Dobbiamo riconoscere e sostenere lo sforzo dell’Unione europea per offrire ai tantissimi giovani disoccupati delle concrete opportunità di ingresso al lavoro. Occorre che, per l’Italia, le Regioni e le altre realtà coinvolte, dai Centri per l’impiego alle Agenzie per il lavoro, si attivino con uno sforzo particolare, così da fare di questo im-pegno una vera occasione per creare occupazione. Naturalmente, ci vuole un sano realismo senza attendersi colpi di bacchetta magica. Ma almeno bisogna provarci”.Un ultimo accenno alla suddivisione dei fondi tra le regioni italiane. La cifra più alta va alla Campania (191,6 milioni), seguono Sicilia (178,8), Lombardia (178,4) e le altre a seguire, basandosi sul numero dei disoccupati presenti nelle stesse. Una curiosità è che chi si iscrive sul portale nazionale può iscriversi a più regioni: così molti giovani del Sud si sono iscritti alle regioni del Nord, dove sanno che ci sono più possibilità lavorative. Ciò potrebbe comportare una “congestione” dei servizi al Nord, lasciando vuoti e fondi non utilizzati al Sud. È probabile che il Governo debba mettere mano al regolamento, per sistemare alcune questioni pra-tiche. Ma lo strumento c’è. Da qui in avanti occorre usarlo.

Mario Draghi

OPERE & TANGENTI

Banale,meschina l’italica

decadenzaFrancesco Bonini

l nuovo scandalo, questa volta sul Mose, la più grande opera pub-blica italiana, è prima di tutto una rivelazione. Ci spiattella le forme

della nostra decadenza nazionale.Il punto è proprio la squallida

banalità della decadenza, tra lussi pacchiani e favori meschini.

È un fenomeno che non scopria-mo oggi, tanto che l’opinione pubblica non si meraviglia più di tanto. E proprio questo piano inclinato di decadenza banale e meschina spiega come da decenni non sia possibile in un’Italia che decade ed invecchia, impostare una seria politica di investimenti. Prima di tutto proprio sulle infrastrutture, che da sempre sono uno dei volani dell’economia oltre che un essenziale tessuto connettivo del sistema paese. Basta ricordare Italia ‘90: venticinque anni fa, di fronte ad un evento che pure coglieva l’Italia in una fase rutilante, lungi dal diventare l’occasione per cre-are un serio sistema di infrastrutture sportive, la (scadente) ristrutturazione degli stadi fu semplicemente il prete-sto per un’ordinaria abbuffata con i soldi pubblici.

Bisogna allora inasprire le pene, moltiplicare le leggi, i controllori, le norme? L’alternativa è molto più semplicemente la certezza del diritto, per tutti, politica, amministrazione, imprese, sistema giudiziario. Forse si potrebbe ripartire da qui: la risposta alla banalità della nostra decadenza comincia, altrettanto banalmente, dal corretto funzionamento delle isti-tuzioni. Che poi è quello che hanno richiesto al governo, plebiscitandolo alle urne.

I

1515 Giugno 2014 n. 23VitaLa

guerre e sfollatiIl centro di monitoraggio sugli sfollati interni (Idmc), accreditato presso la sede Onu di Ginevra, ha studiato il fenomeno delle migrazioni forzate all’interno del paese nel 2013 rilevando che il 63% della cifra record di 33,3 milioni di sfollati interni nel mondo (4,5 milioni in più dal 2012) riguarda cinque paesi: Siria, Colombia, Nige-ria, repubblica democratica del Congo (Rdc) e Sudan, solo il conflitto nigeriano ha causato 3,3 milioni di sfollati interni, una violenza perpe-trata contro la popolazione al cospetto di autorità inermi ed imbelli. La cifra record di persone costrette a fuggire sul proprio territorio nazio-nale denota una tendenza alla crescita fin dagli scorsi anni novanta, quando l’Idmc iniziò l’attività di analisi del fenomeno.

tortura nel monDoTrenta anni dopo l’avvenuta adozione della convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (accordo ratificato da 155 paesi, dal 1984), Am-nesty international ne denun-cia la violazione dell’impegno in ogni parte del mondo. Am-nesty ha compiuto ricerche su 142 stati, ed ha concluso che nel 2014 la tortura è pra-ticata da ben 79 paesi e che casi di maltrattamenti sono stati registrati in 141 nazioni: in talune di queste realtà sta-tuali la tortura è sistematica, mentre in altre rappresenta un fenomeno eccezionale. I metodi di tortura impiegati contro soggetti ritenuti una minaccia per la sicurezza nazionale vanno dalla costri-zione in posizioni dolorose, alla privazione del sonno, alle scariche elettriche, allo strazio, al tormento.

cuochi americaniQuattordicimila provetti cuochi dell’International cu-linary school completeranno la propria formazione profes-sionale in Umbria, grazie ad un accordo perfezionato a Washington fra l’Università dei sapori (Uds) di Perugia e l’Art institute, un insieme di college con 50 sedI negli Stati Uniti e in Canada e con 70mila studenti. L’intesa costituisce prima esperienza, in Europa, di collaborazione fra l’istituto americano ed un ente formativo. Il percorso di studio e di attività che i ra-gazzi americani effettueran-no a Perugia permetterà loro di dotarsi di competenze specialistiche comprendenti ogni aspetto della professio-ne, dall’arte e dalla tecnica della cucina alla conoscenza dei prodotti e della filiera alimentare.

Dal mondodall’estero

RIO DE JANEIRO

“Per noi brasiliani saràil Mundial della pace”

l 12 giugno, allo stadio di San Paolo, si terrà il match di apertura del pr imo grande evento

sportivo di questo decennio in Brasile, la Coppa del mondo di calcio. Un decennio d’oro per il Brasile, considerato che già si sono svolte qui nel 2013 la Confederation Cup di calcio e la Giornata mondiale della gioventù.Le aspettative di noi brasiliani sono enormi. Il calcio fa parte della cultura popolare brasiliana e i brasiliani sono eccitati nell’at-tesa di questa Coppa. Abbiamo decorato le case, i muri delle

I

Il 19 maggio, allo stadio Maracanà, si è tenuto un incontro

interreligioso per segnare l’inizio della campagna “La coppa

della pace”. Primo atto del progetto 100

giorni di pace, con il quale la pastorale dello sport dell’arci-diocesi di Rio cercadi suscitare un’am-pia mobilitazione

della societàdi Ricardo Pantoja

pace non solo durante la Coppa del mondo, ma che rimanga per sempre nel nostro Paese e nel mondo. La campagna “Coppa della pace” fa parte del progetto 100 giorni di pace, in cui la pastorale dello sport dell’arcidiocesi di Rio De Janeiro cerca un’ampia mobili-tazione della società attraverso numerose attività e con il tema sociale della campagna di frater-nità. L’obiettivo principale è quello di costruire un’eredità sociale a partire proprio dalla Coppa del mondo in Brasile. Tra le principali azioni che sono state progettate troviamo: - Pellegrinaggio dei simboli della pace: creati per le olimpiadi di Londra 2012, la croce olimpica e l’icona della pace sono i sim-boli che rappresentano la Chiesa cattolica nel mondo dello sport e sono stati benedetti da Papa Fran-cesco durante la Gmg Rio 2013. - Decora la tua strada: sfruttando le decorazioni nelle strade delle città brasiliane in preparazione del tifo brasiliano alla Coppa del mondo, i temi sociali sono stati inseriti nei disegni e nei dipinti delle strade del Brasile. - La tenda della pace: sono state create delle tende con le princi-pali campagne contro la droga

e il traffico di esseri umani nei luoghi principali dell’avvenimento, nei luoghi di transito e turistici in alcune città che ospitano gli incontri di calcio. - Tifosi rinnovati: dopo la Coppa del mondo, partirà un progetto contro la violenza negli stadi di calcio e nei dintorni. - Conferenza per un mondo senza armi: una conferenza inter-nazionale per il disarmo si terrà alla fine di agosto, come eredità della coppa del mondo di calcio. La coppa del mondo Brasile 2014 ha tutto per essere un successo. Nonostante le difficoltà nella consegna degli stadi, nell’ul-timare le infrastrutture delle città che ospitano le gare, i brasiliani vogliono dare un’immagine di gioia, di ospitalità, di gentilezza e di pace. La cosa importante sarà far sentire a casa i turisti. Come menzionato precedente-mente, questo è un decennio d’oro per il Brasile. Quest’anno si tiene la Coppa del mondo di calcio e nel 2016 le Olimpiadi. Mai nella storia si erano tenuti i due maggiori eventi sportivi così ravvicinati nello stesso Paese. Possa la benedizione ricevuta in occasione della Gmg 2013, ora proteggere le prossime importanti sfide e cambiare in me-glio la realtà del popolo brasiliano.

on le elezioni del Parlamen-to europeo si apre una fase di

rinnovamento delle istitu-zioni Ue: entro quest’anno saranno infatti nominati il presidente della Com-missione, l’intero collegio dei commissari, compreso l’Alto rappresentante per la politica estera e di si-curezza, il presidente del Consiglio europeo. Quindi il presidente dell’Euro-gruppo… In questo stesso periodo l’Unione dovrà continuare a far fronte alla crisi - anche se si vedono segnali di ripresa -, occor-rerà tenere uno sguardo vigile sulla politica estera e di vicinato, proseguiran-no le consuete politiche comuni… Sulle novità in arrivo esprime alcune chiavi di lettura Guntram B. Wolff, direttore di Brue-gel, think tank con sede a Bruxelles, voce autorevole nello scenario politico continentale. Wolff, esper-to di economia europea, governance, politiche monetarie e di bilancio, ha alle spalle precedenti esperienze professionali alla Commissione Ue, alla Deutsche Bundesbank e presso il Fondo monetario internazionale.

Anzitutto uno

C DOPO IL VOTO DI MAGGIO

Dagli eurocritici la spintaa ridurre le distanze

con i cittadini impoveritiGuntram B. Wolff, direttore di Bruegel, think tank con sede a Bruxelles:

“È un bene per la democrazia avere parlamentari critici che costringano i parlamentaripro-integrazione a concentrarsi maggiormente su ciò che i cittadini vogliono davvero”.

di Gianni Borsa

sguardo al rapporto cittadini-istituzioni Ue. Le elezioni hanno mostrato un elevato tasso di astensione, ma non superiore al 2009. Il voto porterà a Strasburgo e Bru-xelles numerosi espo-nenti “eurocritici”, eppure la maggioran-za in emiciclo resterà ai partiti cosiddetti “europeisti”. Un suo giudizio complessivo sull’esito delle urne?Prima di tutto, penso che sia una cosa buona avere delle voci critiche rappresentate nel Parlamento europeo. L’Ue infatti è ancora in una fase costitutiva. In tale fase, è un bene per la democrazia avere parlamentari critici che costringano i parla-mentari pro-integrazione a concentrarsi maggiormente

su ciò che i cittadini vogliono davvero. Sono sicuro che questa composizione politica consentirà un processo di in-tegrazione europea più sano. La seconda conclusione è che il voto dimostra che i cittadini non sono soddisfatti della loro situazione economica. La nuova leadership dovrà per-tanto concentrarsi sui risultati economici”.

Quali sono, a suo avviso, i temi più ur-genti da rimettere nell’agenda dell’Ue? La crescita econo-mica? Il lavoro? La politica estera? Le migrazioni? I diritti dei cittadini?“Penso che gli obiettivi prio-ritari della nuova leadership dovrebbero essere la crescita e l’occupazione, senza tra-scurare la politica di buon

vicinato. L’Unione europea deve crescere di più per po-ter risolvere i suoi problemi di debito, ma anche per creare più posti di lavoro. Ci vuole un serio dibattito su quali sia-no le migliori scelte da com-piere in vista della creazione di questi posti di lavoro. Io certamente mi concentrerei su un aumento degli inve-stimenti pubblici e su quelle riforme strutturali forti che molti paesi hanno ritardato troppo a lungo. Non dobbia-mo illuderci che le riforme che portano alla crescita sia-no facili da compiere. Inoltre, sono molto preoccupato per la forte volatilità dei rapporti di vicinato”.

Ucraina, Russia, Siria. Ma anche i Balcani e la Turchia. E poi i Paesi mediterranei… I “vicini di casa” cosa

si possono attendere dall’Unione europea? Sta progressivamente prendendo forma una politica estera e di vicinato europea op-pure no?“L’Unione europea non è riuscita a sviluppare una strategia coerente nei con-fronti della primavera araba, né rispetto alla crisi in Ucrai-na. È tempo di riadattare le nostre politiche nei confronti del vicinato, ma anche di rafforzare il nostro mercato interno dell’energia e diven-tare più indipendenti dalle importazioni di gas. Questo sarebbe anche un modo per aumentare la spesa negli in-vestimenti in questo momen-to. Trovo molto interessante la proposta del primo ministro polacco di formare un’Unione energetica, anche se molti dettagli andranno discussi”.

strade, comprato le magliette e le bandiere. Fatto tutto! Ma che cosa può ottenere il Brasile con questa Coppa, oltre alla gioia di divertirsi a guardare le partite insieme a familiari e amici? Sappiamo bene che il calcio, e lo sport in generale, quando è praticato in modo corretto e leale, è un mezzo eccellente per l’inclusione sociale e per spargere valori positivi nella società. In vista di questa grande opportu-nità nel nostro Paese, il delegato per lo sport dell’arcidiocesi San Sebastiano di Rio de Janeiro, ha promosso il 19 maggio scorso, allo stadio Maracanà, un incontro interreligioso per segnare l’inizio della campagna denominata “La Coppa della pace”, che intende promuovere durante i mondiali di calcio il tema sociale “Per un

mondo senza armi, droghe, vio-lenza e razzismo” e la campagna 2014 “Fraternità e tratta di esseri umani”. L’evento ha visto la partecipa-zione di numerose Confessioni religiose unite nel promuovere la cultura della pace. Niente di meglio che promuoverla nel luogo dove si terrà la finale della coppa del mondo 2014, il Maracanà. Si sono incontrati rappresentanti di islamismo, ebraismo, chiesa cattolica, buddismo, protestanti, Camdomblé e Umbanda, religio-ni tradizionali afrobrasiliane. Al termine dell’incontro, un gruppo di animatori della pastorale dello sport e le comunità dei bambini hanno lanciato dal prato del Ma-racanà dei palloni bianchi come azione simbolica per alzare al cielo le nostre richieste di pace,

16 musica e spettacolo n. 23 15 GIUGNO 2014 LaVita

LaV itaSettimanale cattolico toscano

Direttore responsabile:Giordano Frosini

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N. 8 del 15 Novembre 1949

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CHIUSO IN TIPOGRAFIA: 11 GIUGNO 2014

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ancora una ferita aperta quella della scomparsa di Massi-mo Troisi, il 4 giugno

del 1994. Prima di tutto per il suo valore d’artista, di comico in anticipo rispetto ai propri tempi, di attore misurato e capace, anche quando non si autodirigeva. C’è però una seconda ragione, per quanto mi riguarda: a Massimo volevo bene, io per dire tanti altri. C’era qualcosa in quel ragazzo schivo, in quel carattere mite eppure introverso, in quel sor-riso attraversato quasi sempre da un velo di malinconia, che me lo rendeva caro, che me lo faceva sentire amico. E questo accadeva quando io ero pres-sapoco un adolescente; poi, via via col tempo, questo senti-mento non si è affievolito, anzi ha cominciato ad assumere proporzioni sempre più cor-pose. Non che ci pensi in con-tinuazione, ovvio, ma quando ci penso mi si stringe il cuore, sento un’affinità elettiva con questo “bravo guaglione” di San Giorgio a Cremano che sempre mi emoziona. Aveva il cuore malato, Massimo,

VENTI ANNI SENZA TROISI

Caro Massimo, quanto ci manchiÈ

che aveva anche subito un trapianto negli Stati Uniti; chi lo conosceva bene racconta che sul set de “Il postino” sapeva già di dover morire. Ad Alessandro Siani, suo collega e conterraneo, ho sentito dire la cosa più bella su di lui: è uscito dal suo cuore per entrare nel nostro. Quant’è vero. Beni-gni, uno che scherza sempre, quando parla di lui si fa serio e ne sottolinea l’ansia di comu-nicare, di fare, di vivere, come se avesse consapevolezza che gli sarebbe mancato il tempo. Il volto incavato che vediamo nell’ultimo film, diretto da Michael Radford, non mente riguardo alle sue reali condi-zioni di salute. Morì il giorno dopo la fine delle riprese, lasciando orfano il cinema ita-liano del suo genio comico più straordinario: mimica facciale stralunata, parlata -in stretto dialetto partenopeo- quasi strascicata, un’autoironia ama-bile in storie che raccontano sempre la croce e la delizia di essere napoletani, evitando i

clichet, sorvolando con leg-gerezza invidiabile argomenti che chiunque altro avrebbe trattato in modo serioso: la povertà, la disoccupazione, la discriminazione. Alberto Sordi, che Troisi andò a trovare in sala di doppiaggio ai tempi di “Ricomincio da tre”, gli pro-fetizzò un successo che non tutti sarebbero stati pronti a sottoscrivere. Proprio questo frizzante esordio resta il suo lavoro più personale e più bel-lo, “Scusate il ritardo”, ancora in coppia col compagno de “La Smorfia” Lello Arena, è grade-vole, addirittura irresistibile “Non ci resta che piangere”, forse l’unico film della nostra commedia recente in cui si possa ritrovare un tandem di protagonisti (Troisi e Benigni) che possa stare alla pari con Totò e Peppino (e memorabile è la scena della dettatura della lettera, un evidente omaggio a “Totò, Peppino e la mala-femmina”). “Le vie del signore sono finite” presenta alcune smagliature, Troisi poi viene

n questa annata te-levisiva ormai al ter-mine dove ci spetta la lunga estate delle

repliche, la serie Tv che ha totalizzato più ascolti è senz’altro la fiction Rai “Don Matteo” che giunta alla nona stagione ha in-cassato una media di otto milioni di spettatori a sera. La serie sin dalla prima stagione, risalente al 2000, unisce e intreccia insieme le vicende di un parroco di paese don Matteo, con l’interpretazione magistrale di Terence Hill e l’arma dei Carabinieri con il simpatico maresciallo Cecchini inter-pretato da Nino Frassica. Ma perché gli spettatori amano così tanto le vicen-de di questo parroco? Don Matteo piace perché riesce a cogliere il buono anche nei casi più dispe-rati cercando di dare una seconda possibilità alle persone coinvolte nelle vicende dei carabinieri che riesce per primo a risol-vere grazie alla sua dote dell’ascolto e un’indole innata nel trovare la verità. È un uomo che parla in maniera semplice e diretta alle sue pecorelle spiegan-dogli la vita di Gesù e il modo di metterla in pratica nella vita di tutti i giorni. Anche Andrea Roncato ha vestito i panni di un prete detective che collaborava con l’amico Gigi Sammar-chi, agente di polizia, per la serie Tv “Don Tonino” in

I TELEVISIONE

Preti e suore detectiveQuando la chiesa fa luce sul crimine

di Emanuele Nanni

diretto più volte da Scola, che ne intuisce il suo lato tenero, ma non lo impiega bene mai in nessuno dei tre film che vi ha girato insieme: “Splendor”, “Che ora è?” e “Il viaggio di Capitan Fracassa”. L’ultimo lavoro diretto da Troisi è “Pen-savo fosse amore invece era un calesse”, titolo strampalato per riflettere sulle coincidenze e sulle interferenze dell’amore nel rapporto di coppia. Infine “Il postino”, un film soprav-valutato per motivazioni che però non si possono contesta-re, impreziosito dalla presenza di Philippe Noiret, nei panni di Pablo Neruda in autoesilio sull’isola di Ponza. Il film ebbe cinque candidature all’Oscar, di cui solo quella a Bacalov (per la musica, plagiata -si è poi sentenziato- da Endrigo) concretizzatasi in premio. Massimo ebbe la nomination ma Nicolas Cage vinse per “Via da Las Vegas”, una delle migliori prove d’attore in uno dei più bei film del cinema indi-pendente anni ‘90. Purtroppo non si può nemmeno recrimi-nare ma ciò nonostante, caro Massimo, quanto ci manchi.

onda con successo a fine anni ‘80 su Italia1. Di pro-venienza straniera è invece la recente serie tedesca “Le indagini di padre Ca-stell” dove un gesuita viene mandato dal Vaticano in missione per investigare su casi relativi la chiesa e col-laborerà a stretto contatto con l’agente Marie Blank. A cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90 dall’America, giunse in Italia anche la figura di padre Dowling interpretato da Tom Bosley. Non da meno, alle prese con il crimine, sono le suore.Attualmente amata dal pubblico è suor Angela di “Che Dio ci aiuti”, sempre fiction Rai, spontanea e fuo-ri dal comune interpretata da Elena Sofia Ricci. Anche lei si intromette nei casi dell’ispettore Ferrari per

stargli vicino perché legata a lui da un vecchio errore di gioventù che la vide coinvolta nell’uccisione di suo padre, costretta così ad andare in prigione per poi lì dentro ricevere la chia-mata da Dio. Suor Angela gestisce anche un convitto dove ospita delle ragazze. A livello straniero invece abbiamo la Francese “Suor Therese” che prende i voti dopo la separazione dal marito e utilizzerà la sua esperienza di ex poliziotta a fin di bene.A noi italiani piacciono questi servi del Signore perché buoni e rassicuranti, ci fanno così dimenticare per qualche ora la sempre di più desolante vita che ci circonda. Questi personaggi non sono nati per caso. L’ispira-

zione principale è la figura di padre Brown protago-nista dei romanzi di G. K. Chesterton, dove la RAI nel 1970 produsse lo sceneg-giato chiamato “I racconti di Padre Brown”. Parla delle vicende di un prete detec-tive ricco di deduzione e introspezione, interpretato da Renato Rascel. Efficacie è la sigla dello sceneggiato dove lo stesso Rascel canta in un verso: “Sono un prete celibe che si interessa al crimine, solo per salvare l’anima”.Ecco spiegato perché per-sonaggi come padre Brown, don Matteo e suor Angela entrano a stretto contatto con i criminali, non per ar-restarli e dargli la meritata pena ma per guidargli sulla strada dei giusti, quella di Dio.

di Francesco Sgarano