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COMUNE DI SASSOFERRATO (AN) fraz. Colcanino...Studio di Geologia Applicata Dott.Geol. Giovanni Borri Tel-fax 0732/96219 Via B. Buozzi, 53 – 60041 Sassoferrato (An) mail: [email protected]

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  • INDICE

    Paragrafi:

    1. Premessa ................................................................................................................ pag.1

    2. Lineamenti geologico - strutturali ............................................................................ pag.2

    3. Lineamenti geomorfologici..............................................................................……..pag.4

    4. Idrografia ed idrogeologia: Valutazione della Portata media, del Deflusso

    Minimo Vitale (DMV) e delle portate di max piena con Tempi di ritorno Tr = 50

    anni e 100 anni ........................................................................................................... pag.6

    Tavole:

    Tav. I ..................................................................................... Corografia e PAI

    scala 1: 25.000 e

    1: 10.000

    Tav. II .................................................................................... Carta geologico - geomorfologica litotecnica – idrogeologica (sbarramento – sito di realizzazione centrale idroelettrica) scala 1: 500

    allegato 1 .............................................................................. Bacino idrografico del T. Sanguerone alla sezione di chiusura in oggetto

    scala 1: 25.000

    allegato 2 .............................................................................. Isoiete e stazioni di monitoraggio ambientale

    allegato 3 .............................................................................. Schema idrogeologico del bacino idrografico d’alimentazione

    allegato 4 .............................................................................. Verifiche idrauliche Max Portate idriche con Tempi di ritorno Tr = 50 anni e Tr =100 anni

    allegati .................................................................................. Fotografici

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    1. PREMESSA

    Su commissione della spett.le EMIS s.r.l. sono state eseguite VERIFICHE

    IDRAULICHE a supporto del progetto di realizzazione di una Microcentrale

    Idroelettrica della potenza di 33 Kwp collocata lungo un tratto del T.

    Sanguerone in fraz. Colcanino nel Comune di Sassoferrato (An).

    Tipologia d’intervento in progetto

    Gli interventi in progetto comporteranno l’attivazione di una Microcentrale

    Idroelettrica in prossimità di un antico ex mulino esistente da ristrutturare.

    Le acque saranno derivate da un esistente sbarramento in muratura presente

    verso monte a livello di alveo inciso roccioso del T. Sanguerone sfruttando un

    salto geodetico di circa 8,3 ml – il canale di derivazione esistente in dx

    idrografica dell’asta fluviale, da riattivare, scavato prevalentemente almeno nel

    tratto iniziale nei terreni del substrato roccioso, a cielo aperto, presenta una

    lunghezza, sino alla Microcentrale Idroelettrica in oggetto, di circa 150 ml (in

    questo progetto il I° tratto sarà costituito da un canale a cielo aperto esistente/da

    riattivare impostato su terreni del substrato litoide per una lunghezza di circa 50

    m – il II° tratto sarà rappresentato da una nuova tubazione in PE φ700 mm per

    una lunghezza di circa 100 m).

    Gli interventi in progetto non comporteranno la significativa modificazione dello

    stato dei luoghi esistenti nell’intorno dei manufatti in oggetto rispetto allo stato

    attuale.

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    2. LINEAMENTI GEOLOGICO – STRUTTURALI

    L’area in esame è collocata in prossimità dell’incisione valliva sovralluvionata del

    T. Sanguerone (parte iniziale dell’asta fluviale) che taglia con andamento

    trasversale e meandriforme gli assi strutturali principali aventi orientazione

    appenninica dei terreni terziari del Bacino marchigiano interno (fenomeni misti di

    antecedenza e cattura fluviale).

    In tutto il tratto fluviale dallo sbarramento sino al sito di realizzazione della

    nuova centrale idroelettrica affiorano, prevalentemente a livello di alveo inciso

    del T. Sanguerone, terreni calcareo marnosi della formazione in posto litoide

    della Scaglia Rossa Auct. (Paleocene).

    Tali terreni sono costituiti da alternanza di calcari marnosi e marne calcaree

    rosato biancastro in strati sottili aventi una consistenza litoide con

    intercalazione di sottili strati marnosi rossastri estremamente compatti (unità

    litotecnica B2 secondo la Circolare Regionale n.14/90). I terreni del substrato

    calcareo marnosi della Scaglia Rossa Auct. presentano un’immersione della

    stratificazione verso SW con inclinazioni prevalenti da 20° a 45° - disposizione

    nelle aree dello sbarramento e del fabbricato in oggetto: FAVOREVOLE a

    traversopoggio - reggipoggio.

    Nell’intorno di monte dell’antico ex mulino esistente sono presenti antichi terreni

    di riporto a tessitura prevalentemente detritica consolidati (costituiti in passato

    per la realizzazione di un invaso nella zona retrostante il fabbricato ex mulino)

    mentre a monte/nell’intorno dell’antico edificio esistente sono presenti terreni

    alluvionali recenti a tessitura detritica ghiaioso sabbiosi con intercalazione di

    sottili livelli sabbioso limosi aventi modesti spessori (terrazzo alluvionale del III°

    ordine del T. Sanguerone)(unità litotecnica prevalente D2)(Tav. II).

    Il terreno di riporto è costituito, da osservazioni visive dirette, da clasti poligenici

    ed eterogenei variamente addensati immersi in una matrice fine variabile mentre

    le alluvioni recenti sono costituite, da osservazioni visive dirette,

    prevalentemente da terreni ghiaioso sabbiosi variamente addensati con matrice

    sabbiosa e sabbiosa limosa variabile in cui s’intervallano sottili lenti limo

    sabbiose (a testimonianza del variare spazio-temporale del regime deposizionale

    del T. Sanguerone).

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    Sia lo sbarramento fluviale esistente che il vecchio fabbricato esistente in

    oggetto/nuovo manufatto da adibire a Microcentrale Idroelettrica in

    progetto poggiano/poggeranno con fondazioni superficiali in muratura su

    tali terreni del substrato litoide molto affidabili da un punto di vista

    geomeccanico.

    I terreni del substrato paleocenico sono interessati da famiglie di discontinuità

    tettonico/stratigrafiche difficilmente raggruppabili in famiglie aventi

    complessivamente le seguenti caratteristiche strutturali (stazione strutturale n.1):

    - Resistenza a compressione monoassiale minima della roccia integra: 500 < R < 1.000

    Kg/cm2 (7);

    - 25% < RQD < 50% - da correlazioni tabellari (8);

    - una spaziatura minima delle discontinuità compresa tra 6 - 20 cm (8);

    - fratture leggermente ruvide, alterate, chiuse a labbra combacianti (20);

    - fratture asciutte (15);

    - orientazione dei giunti (fondazioni): discretamente favorevole (-7).

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    3. LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI

    La quota sommitale di sfioramento dello sbarramento fluviale in oggetto presente

    a livello d’alveo inciso presenta una quota di circa 369,9 m s.l.m..

    Il pavimento della cabina della Microcentrale Idroelettrica – collocata in

    prossimità della sponda locale/alveo inciso, in dx del T. Sanguerone - presenta

    una quota di circa 361,6 m s.l.m. (salto geodetico da sfruttare da parte della

    Microcentrale idroelettrica, con il canale idrico da ripristinare collocato in sx

    idrografica del T. Sanguerone, di circa 8,3 m).

    La briglia fluviale in oggetto presenta un’altezza di circa 4,5 ml ed una larghezza

    al coronamento di circa 15 ml – la stessa sarà oggetto di interventi di ripristino

    delle condizioni originarie.

    A partire dal Miocene Sup. l’area in esame è stata interessata da fasi compressive

    che per meccanismi di thrust ramping hanno enucleato ampi anticlinori e

    sinclinori. Contemporaneamente al sollevamento regionale e alla regressione

    marina si sono impostati da parte delle acque fluviali intensi processi d’erosione

    e sedimentazione in facies continentale con la messa in posto di depositi di

    origine fluviale sui quali, in fase di reincisione con l’approfondirsi dei solchi

    fluviali, si sono impostati terrazzi alluvionali di vario ordine.

    Nell’area d’indagine si rilevano i seguenti elementi geomorfologici principali:

    - l’area in oggetto ed un suo intorno significativo plongiano circa verso Nord,

    Nord-est e Est con pendenze topografiche tendenzialmente uniformi dell’ordine di

    circa il 2-4% che tendono gradualmente ad incrementarsi verso monte (< 15°);

    - nel corso del rilevamento di superficie non si sono notate, anche in un intorno

    significativo, morfologie associate a fenomeni d’intenso ruscellamento

    superficiale areale o concentrato (sheet erosion, rill e., gully e.);

    - l’alveo inciso del T. Sanguerone è costituito prevalentemente da terreni rocciosi

    calcareo marnosi paleocenici - le scarpate fluviali presentano altezze di circa 2,5

    – 5,0 ml l’ossatura delle quali è costituita prevalentemente alla base dai terreni

    rocciosi stessi e in sommità, localmente da terreni detritici alluvionali aventi

    comunque modesti spessori – a monte del fabbricato edilizio da ristrutturare è

    presente, a distanza di sicurezza, una stretta ansa fluviale destrorsa interessata

    da erosioni spondali da parte delle acque di piena temporanee del T.

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    Sanguerone – nel rimanente tratto fluviale d’interesse possibilità solamente di

    distacco di modesti frammenti rocciosi in prossimità dell’alveo inciso determinato

    dagli agenti esogeni (acque naturali di piena, acque naturali ruscellanti

    provenienti da monte dell’orlo di scarpata, gelo-disgelo…);

    - l’area in esame, sia dal rilevamento di superficie sia dall’esame delle foto-aree,

    non evidenzia, anche in un suo intorno significativo, fenomeni gravitativi in

    atto o potenziali o subsidenze locali che possano interferire con i manufatti

    in oggetto (sia sbarramento che sito di realizzazione della Microcentrale

    idroelettrica) – area complessivamente stabile geomorfologicamente; nel suo

    intorno non sono presenti scarpate naturali od antropiche che possano alterare

    la stabilità geomorfologica del sito in esame sia in fase statica che dinamica.

    Fronti scavo a sezione allargata e riporti di progetto

    Modesti – interventi prevalentemente di ripristino - assenza di significativa

    modificazione dello stato di luoghi esistenti nell’intorno dei manufatti in oggetto.

    Interferenze con aree perimetrale a rischio idrogeologico dal PAI (Tav. RI 34)

    L’area in oggetto ed un suo intorno significativo non sono cartografate in zone a

    pericolosità idrogeologica da inondazione e frana (Piano Assetto Idrogeologico -

    Regione Marche, 2004).

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    4. IDROGRAFIA ED IDROGEOLOGIA

    Valutazione:

    - della Portata media annuale,

    - del Deflusso Minimo Vitale (DMV) e

    - delle portate di max piena con Tempi di Ritorno Tr = 50 anni e Tr =100

    anni.

    Lineamenti idrologici generali

    Il bacino idrografico, sottesa alla traversa di derivazione della centrale

    idroelettrica in progetto, si sviluppa lungo l'Appennino Centrale Umbro-

    Marchigiano, ha una lunghezza di circa 4,5 Km, una larghezza media di circa 3,5

    Km e un'estensione complessiva di circa 19 Kmq.

    L'apice del bacino si trova ad una quota di circa 1.277 metri s.l.m. (Monte

    Strega) mentre la traversa fluviale è posta ad una quota apicale di circa 370

    metri s.l.m..

    Il bacino del T. Sanguerone nella porzione montana (Dorsale Umbro -

    Marchigiana) risulta costituito principalmente da litotipi prevalentemente

    calcarei e calcareo marnosi ben permeabili per permeabilità secondaria per

    fessurazione. Tali terreni del substrato sono ricoperti localmente nella zona

    pedemontana e nella zone di fondovalle, in discordanza sedimentaria, da depositi

    detritici di versante ed alluvionali, dotati di variabile permeabilità.

    Nelle parti sommitali del Bacino idrografico d’alimentazione i terreni calcarei e

    calcareo marnosi, permeabili, sono ricoperti da una vegetazione costituita da

    terreni boscati e prati-pascolo evoluti; nella porzione collinare i terreni sono

    costituiti in prevalenza da litotipi marnosi e marnoso calcarei, variamente

    permeabili, e sono destinati prevalentemente a seminativo agrario.

    Il corso d'acqua in oggetto ha un regime stagionale delle portate con periodi di

    magra nei mesi tardo-estivi ed autunnali e di massimo deflusso nei mesi

    invernali e primaverili.

    In corrispondenza del vecchio mulino, laddove presenti sottili orizzonti detritici

    alluvionali, la falda freatica di subalveo è sostenuta dai terreni calcareo marnosi

    del substrato litoide della Scaglia Rossa Auct..

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    Valutazione della Portata media annua qmedia annua e del Deflusso Minimo

    Vitale (DMV)

    Dati:

    Bacino idrografico alla sezione di chiusura 20 Km2

    Altezza max del Bacino 1.277 m

    Altezza dello sbarramento del Bacino 370 m

    Altezza media del Bacino 650 m

    Afflusso meteorico medio annuo 1.275 mm/a

    Lunghezza asta fluviale alla sezione di chiusura L = 5.801 m

    Valutazione della portata media qmedia

    La portata specifica media annua qmedia, viene calcolata per bacini mediamente

    permeabili, utilizzando la seguente formula:

    qmedia annua = -24,5694 + 0,0086 × Hm + 0,03416 × P [l/s · km2]

    dove:

    Hm = altitudine media del bacino idrografico [m s.l.m.] = 650 m

    P = afflusso meteorico medio annuo ragguagliato [mm] ottenibile utilizzando la relativa carta

    delle isoiete della Regione Marche = 1.250 mm/a

    qmedia = -24,5694 + 0,0086 × 650 + 0,03416 × 1.275 = 24,57 [l/s · km2]

    Per cui per il Bacino Idrografico sotteso avente un’area di 19,80 Km2 si ottiene

    una Portata media annua:

    qmedia annua = 24,57 x 19,80 = 486,50 l/s

    Durante il prelievo idrico l’adduzione dallo sbarramento esistente alla centrale

    Idroelettrica da ristrutturarsi in progetto avverrà tramite la riattivazione nella

    parte iniziale (50 ml) di un esistente canale a cielo aperto impostato su terreni

    del substrato paleocenico litoide avente una sezione di deflusso, abbastanza

    regolare per tutto il suo sviluppo, del tipo trapezioidale (area media di circa 3,5

    m2) con pendenza media longitudinale nel tratto a cielo aperto di circa il 1,5% -

    in seguito sino alla centrale idroelettrica in oggetto messa in posto di una

    tubazione a tenuta in PE φ700 mm.

    La riduzione della portata idrica durante il funzionamento delle Centrale

    idroelettrica, interessa un RIDOTTO tratto del corso d’acqua naturale di circa

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    250 metri in cui non sono presenti attività antropiche o peculiarità

    naturalistiche.

    Il rilascio di acqua verso valle dalla Microcentrale Idroelettrica in progetto non

    genererà, in quanto le locali sponde fluviali d’interesse sono create da solidi

    terreni litoidi del substrato paleocenico aventi ottime caratteristiche

    geomeccaniche, erosioni/instabilità delle stesse sponde.

    Calcolo della MAX Portata idrica max derivabile dal canale a cielo

    esistente

    Portata smaltibile dal canale a cielo aperto roccioso d’adduzione esistente dalla

    traversa all’Impianto idroelettrico avente una sezione trapezioidale di 0,8/2,0 x h

    = 2,5 ml – inclinazione media i = 1,5% e con Coefficiente di scabrezza di Gauckler

    – Strickler = 50 (CANALI IN ROCCIA) (allegato)= 1,195 m3/s > Portata max

    derivabile = 0,600 m3/s - VERIFICATO (pertanto la MAX portata idrica derivabile

    é ben smaltibile dal canale di alimentazione in progetto - almeno per la parte non in

    pressione)(tali acque non creeranno in relazione alla max velocità calcolata ed alle

    caratteristiche litoidi d’imposta del canale a cielo aperto stesso, incisioni

    basali/alterazioni del canale esistente in oggetto)(allegato).

    Valutazione del Deflusso Minimo Vitale (DMV)

    La determinazione del deflusso minimo necessario per soddisfare le necessità dell'ambiente, che prende

    il nome di deflusso minimo vitale (DMV), in Italia è affidata congiuntamente alle autorità di bacino e alle

    regioni.

    L'art. 3, comma 1, lettera i), della legge 183/89 include la tutela del deflusso minimo vitale negli alvei

    tra le attività di pianificazione e programmazione dell'autorità di bacino. L'azione di tutela deve garantire

    che l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il deflusso minimo vitale.

    L'art. 5 del decreto legislativo 275/1993 e l'art. 3, comma 3, della legge 36/943ribadiscono il concetto,

    affermando che le derivazioni devono essere regolate in modo da garantire il deflusso necessario alla

    vita negli alvei e non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati. Anche il decreto legislativo

    152/99 (con le successive modificazioni), il decreto ministeriale 28 luglio 2004 e il decreto legislativo

    152/2006, che recepisce la direttiva europea sulle acque 2000/60,

    1)Legge 183/89 (Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo): (Le attività di

    pianificazione, di programmazione e di attuazione).1.Le attività di pianificazione, di programmazione e di

    attuazione degli interventi destinati a realizzare le finalità indicate all'art.1 curano in particolare:

    ...

    i) la razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica,

    irrigua ed idrica, garantendo, comunque, che l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo

    afflusso costante vitale negli alvei sottesi, nonché la polizia delle acque."

    2)Decreto legislativo 275/1993, Art. 5 (Criteri nel rilascio di concessioni di derivazioni d'acqua): "...Il

    provvedimento di concessione tiene conto del minimo deflusso costante vitale da assicurare nei corsi

    d'acqua..."

    3)Legge 36/94 (Disposizioni in materia di risorse idriche) (nota anche come legge Galli): (Equilibrio del

    bilancio idrico)...

    Nei bacini idrografici caratterizzati da consistenti prelievi o da trasferimenti, sia a valle che oltre la linea

    di displuvio, le derivazioni sono regolate in modo da garantire il livello di deflusso necessario alla vita

    negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati."

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    4)Decreto legislativo 152/99 (contenente disposizioni sulla tutela delle acque e sul recepimento di

    direttive CEE):

    (Pianificazione del bilancio idrico)...

    Salvo quanto previsto al comma 6, tutte le derivazioni di acqua comunque in atto alla data di entrata in

    vigore del presente decreto sono regolate dall'Autorità concedente mediante la previsione di rilasci volti a

    garantire il minimo deflusso vitale nei corpi idrici come previsto dall'art. 3, comma 1, lettera i) della legge

    18 maggio 1989,

    n. 183 e dell'art. 3, comma 3, della legge 5 gennaio 1994, n. 36, senza che ciò possa dar luogo alla

    corrispondenza di indennizzo da parte della Pubblica amministrazione, fatta salva la relativa riduzione

    del canone

    demaniale di concessione."

    5)Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, Decreto 28 luglio 2004, Linee guida per

    la predisposizione del bilancio idrico di bacino, comprensive dei criteri per il censimento delle

    utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso vitale, di cui all'articolo 22, comma 4, del

    decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

    6)Decreto legislativo 152/2006 (Norme in materia ambientale), Art. 56 (attività di pianificazione, di

    programmazione e di attuazione):

    "1. Le attività di programmazione, di pianificazione e di attuazione degli interventi destinati a realizzare

    le finalità di cui all'articolo 53 riguardano ... in particolare: ribadiscono la necessità di intervenire sulle

    derivazioni d'acqua per garantire il deflusso minimo vitale negli alvei, che costituisce uno degli elementi

    che i piani di tutela devono considerare nell'elaborazione delle misure volte ad assicurare l'equilibrio del

    bilancio idrico. Il decreto ministeriale dà anche criteri e metodologie per la definizione del deflusso

    minimo vitale.

    Nei bacini idrografici complessivamente discretamente/ben permeabili, come

    quello in oggetto, al fine di tutelare la biocenosi del corso d'acqua, viene proposto

    un valore massimo del deflusso pari a 2 litri/secondo per kmq di bacino

    idrografico.

    Il Deflusso Minimo Vitale (DMV), da garantire a valle della traversa, è stato

    quindi calcolato moltiplicando l'area del bacino idrografico, espressa in Kmq, per

    il valore massimo di deflusso, espresso in litri/secondo:

    DMV= 19,80 x 2 = 40 l/s = 0,0396 mc/s

    Nel caso in cui la portata del T. Sanguerone sia inferiore al Deflusso Minimo

    Vitale la centrale dovrà essere disattivata.

    Essendo il corso d'acqua in oggetto a carattere torrentizio è possibile che nei

    periodi di magra estivi, anche se la centrale non è attiva, la portata sia inferiore

    al Deflusso Minimo Vitale stimato.

    Comunque durante i periodi di magra, in caso di funzionamento dell'impianto,

    dovrà essere sempre garantito un deflusso di acqua pari al Deflusso Minimo

    Vitale.

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    b) Valutazione delle portate di massima piena con Tempi di Ritorno Tr = 50 anni e Tr = 100 anni.

    - elaborazione dati pluviometrici

    Partendo dai dati pluviometrici forniti da una stazione di misura, è possibile

    eseguire le elaborazioni necessarie per ottenere le curve che descrivono l'altezza

    delle precipitazioni (h) in funzione della loro durata (t). L'equazione che collega

    queste due variabili ha la seguente forma:

    h (mm) = a . tn

    dove a = variabile funzione del tempo di ritorno;

    n = costante per un dato valore di t;

    e prende il nome di curva segnalatrice di possibilità climatica o

    pluviometrica.

    Nel presente lavoro sono stati utilizzati, per tutti i calcoli idraulici, tempi di

    ritorno dell’evento pluviometrico ritenuti significativi Tr = 50 - 100 anni.

    I dati pluviometrici necessari al calcolo sono reperibili sugli Annali Idrologici

    delle stazioni pluviografiche.

    Su tali documenti sono generalmente tabellate le massime precipitazioni

    registrate anno per anno, per determinate durate di riferimento. Normalmente si

    distinguono i dati relativi alle precipitazioni con durata inferiore ad 1 ora (piogge

    di notevole intensità e breve durata), da quelle di durata superiore. Le durate di

    riferimento sono generalmente standard, prendendo in considerazione durate di

    10, 15, 30, 45 minuti, nel caso di piogge brevi ed intense, e di 1, 3, 6, 12 e 24 ore

    nel caso di precipitazioni orarie.

    Una stima sufficientemente attendibile della curva segnalatrice di possibilità

    climatica richiede l'utilizzo di registrazioni che coprano almeno un intervallo di

    30-35 anni; minore è l’intervallo di registrazione minore è l’attendibilità dei

    risultati.

    Nel presente studio si sono presi come riferimento le precipitazioni maggiori di 1

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    ora della stazione pluviometrica di Fabriano (An) contigua al bacino idrografico

    in studio (1951 – 2008).

    Volendo ricavare le curve relative a precipitazioni di durata superiore ad un'ora

    bisogna procedere come segue:

    1) per ogni durata di riferimento, si ordinano e si numerano i valori delle

    precipitazioni ricavati dagli Annali Idrologici, regolarizzati con il metodo di

    Gumbel, in senso decrescente, ponendo quindi i valori massimi registrati per

    ogni intervallo di tempo sulla prima riga della tabella e quelli minimi sull'ultima;

    di conseguenza, se per esempio l'intervallo di registrazione è di 30 anni, la prima

    riga sarà indicata con il numero 30, l’ultima con il numero 1.

    2) utilizzando i dati di ogni riga e impostando un calcolo di regressione, si

    ricavano i valori dei parametri a e n relativi ad ogni anno; il numero identificativo

    di ogni riga rappresenta il tempo di ritorno dell'evento meteorico; nel caso, come

    nel presente lavoro, di un intervallo di registrazione max di 100 anni, si ricavano

    100 curve segnalatrici di possibilità climatica (quindi 100 valori di a e di n); i

    parametri a e n relativi alla prima riga sono quelli riferiti ad eventi meteorici di

    durata inferiore ad 1 h con tempo di ritorno di 100 anni, quelli dell’ultima riga

    ad eventi meteorici con tempo di ritorno di 1 anno.

    Lo stesso procedimento va adottato per durate pluviometriche inferiori ad 1 h

    (quando questa è disponibile).

    Ricavate le curve, si potrà notare che, mentre n rimane costante, il parametro a

    tende ad assumere valori differenti in funzione del tempo di ritorno, crescendo

    con esso.

    Attraverso procedure statistiche è possibile ricavare stime del parametro a anche

    per tempi di ritorno superiori al numero massimo di registrazioni annuali

    disponibili.

    Il metodo statistico utilizzato generalmente è quello di Gumbel (utilizzato anche

    nel presente lavoro). Di seguito è esposta la procedura da seguire:

    1) Eseguito il calcolo delle curve segnalatrici di possibilità climatica per gli N

    anni di cui si dispongono le registrazioni pluviometriche, si ordinano i valori di a

    ricavati in ordine crescente, attribuendo il numero 1 al valore massimo, il valore

    N a quello minimo.

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    2) Si calcolano gli N rapporti:

    Pi = i / (N + 1);

    con i compreso fra 1 e N. Questi rapporti indicano la probabilità che il

    corrispondente valore di a non sia raggiunto o superato. I valori di Pi ricavati

    permettono di definire la scala dei tempi di ritorno:

    Ti = 1 / (1 - Pi).

    3) Si riportano le N coppie di valori (Ti, ai) in un diagramma semilogaritmico

    (l'asse X - l'asse dei tempi di ritorno - va costruito in scala logaritmica),

    interpolando fra i punti una retta: il diagramma consente di ricavare il valore di

    a per qualsiasi tempo di ritorno.

    E' evidente che l'estrapolazione del parametro a non deve andare troppo oltre il

    periodo di registrazione.

    Per la valutazione delle max portate di piena si usano prevalentemente

    METODI CINEMATICI:

    Si tratta di relazioni che si basano sulla stima del tempo di corrivazione (tc) del

    bacino.

    Stimato il valore di tc è possibile passare alla valutazione delle portate di

    massima piena al colmo.

    Il primo dato che occorre ricavare è l'altezza dell'afflusso meteorico (h), per un

    tempo di ritorno fissato, corrispondente ad una durata uguale al tempo di

    corrivazione. Tale grandezza può essere ricavata attraverso le procedure di

    elaborazione dei dati pluviometrici viste in precedenza.

    - Tempo di corrivazione (ττττc)

    Per tempo di corrivazione s'intende il tempo necessario affinché le acque di

    afflusso meteorico raggiungano la sezione di chiusura del bacino, rispetto alla

    quale è eseguito il calcolo della portata di massima piena, partendo dai punti più

    lontani dello stesso. Questo parametro è una costante per ogni bacino, in quanto

    funzione della morfologia, delle litologie affioranti e della copertura vegetale.

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    Per i calcoli dei tempi di corrivazione relativo al sito in oggetto sono stati presi in

    considerazione le seguenti caratteristiche morfometriche relative al bacino

    idrografico sotteso del T. SANGUERONE (alla sezione di chiusura considerata:

    sbarramento fluviale in oggetto)

    Area bacino (Km2)

    19,80

    Pendenza media

    del corso d’acqua

    (%)

    6,1

    Altezza media del

    bacino rispetto alla

    sezione di

    chiusura (m)

    289

    Lunghezza

    dell’asta principale

    (m)

    5.807

    Nel presente lavoro è stata utilizzata per il calcolo del tempo di corrivazione ττττc

    la Formula di Giandotti affidabile per bacini aventi un’estensione < 100 km2.

    m

    pbc

    H

    LSh

    8,0

    5,14)(

    +=τ

    dove:

    Sb (kmq) = superficie del bacino;

    Lp (km) = lunghezza dell’asta principale;

    Hm (m) = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura.

    ττττc = 1,29 ore

    Nel presente lavoro per il calcolo delle portate max per Tempi di ritorno Tr = 50

    anni e 100 anni è stata utilizzata la Formula di Merlo.

    La relazione è la seguente:

    hACsmcQ m=)/(max

    dove:

    Cm = 0.0363 + 0.0295 x ln(Tr);

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    Tr (anni) = tempo di ritorno. Questo metodo è stato calibrato su piccoli bacini, ed è quindi particolarmente

    utile per valutazioni eseguite in tale contesto.

    Utilizzo di un coefficiente di ragguaglio della pioggia, in relazione alla tipologia di

    bacino idrografico sotteso, della tipologia di terreni di copertura e della tipologia

    di copertura vegetazione = 0,2.

    Per l’area in oggetto del presente studio si hanno rispettivamente per i 2 tempi di

    ritorno considerati i seguenti valori di portata di max piena:

    Tr = 50 anni Tr = 100 anni

    Portate di max

    piena (m3/s)

    47

    52

    Tali valori di max portata (circa 2,0/2,5 m3/sec . m2 di estensione di bacino

    idrografico sotteso) sono tipici di corsi d’acqua naturali della zona pedemontana

    appenninica marchigiana.

    Il geologo

    Dott. Giovanni Borri

    Sassoferrato, dicembre 2011