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Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie ... · di partenza per analisi future. La ricerca, da questo punto di vista, può essere intesa come una possibile proposta

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FINANZIAMENTI ALLA RICERCA BIOTECNOLOGICA IN ITALIA 2004-2005 © 2006 Fondazione Cotec A cura di

Luigi Orsenigo - Università di Brescia, CESPRI Università Bocconi

Francesco Laforgia - Università di Brescia

Simona Montagnana - Università dell’Insubria

Vincenzo Palermo - Università Bocconi

Paolo Barbanti - Pharma & Biotech

Realizzato con il sostegno del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie - Presidenza del Consiglio dei Ministri

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INDICE

PREFAZIONE del prof. Leonardo Santi pag. 4 PARTE I: METODOLOGIA

1. Introduzione pag. 5

2. Problemi metodologici pag. 7

2.1 La definizione di biotecnologie pag. 7

2.2 La classificazione dei finanziamenti alla ricerca biotecnologia pag. 10

2.3 Fonti di finanziamento e spese in ricerca pag. 11

2.4 I soggetti esaminati e la metodologia di raccolta dei dati pag. 12

2.4.1 Imprese pag. 12

2.4.2. Il calcolo delle spese di R&S pag. 15

2.4.3. Il Sistema della Ricerca Pubblica pag. 17

2.4.4 Finanziamenti Statali pag. 18

2.4.5 I finanziamenti locali pag. 18

2.4.6 I Il finanziamento estero pag. 20

2.4.7. Il Venture Capital pag. 20

2.4.8 Il settore non-profit pag. 21

PARTE II: LA SPESA ED I FINANZIAMENTI ALLA RICERCA

3. La spesa delle imprese pag. 22

4. Enti pubblici pag. 25

4.1 Il CNR pag. 25

5. La spesa pubblica pag. 26

5.1 Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica (MIUR) pag. 28

5.2 Ministero della Salute pag. 30

5.3 Ministero per le Attività Produttive (MAP) pag. 30

6. I finanziamenti Regionali pag. 30

6.1 Piemonte pag. 31

6.2 Lombardia pag. 31

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6.3 Friuli Venezia Giulia pag. 33

6.4 Veneto pag. 34

6.5 Toscana pag. 37

6.6 Lazio pag. 38

6.7Basilicata pag. 39

6.8 Puglia pag. 40

6.9 Sardegna pag. 41

7. I finanziamenti europei pag. 42

8. Il Venture capital pag. 43

9. Il settore non profit pag. 45

10. Conclusioni pag. 48

Bibliografia pag. 50

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PREFAZIONE

Il Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie - CNBB, dopo aver messo a punto

una pluralità di tematiche che, in seguito all’impetuoso sviluppo delle ricerche scientifiche di questi

ultimi decenni, e del loro pressoché immediato impatto applicativo, è stato indispensabile

considerare in termini normativi, ha ritenuto di dover prospettare un quadro di riferimento per

quanto concerne lo sviluppo sostenibile in questo settore posto ormai al centro degli interessi

prioritari delle varie Nazioni, non solo di quelle più industrializzate, ma anche dei Paesi emergenti.

Sempre più frequentemente il CNBB ha partecipato alla presentazione all’estero delle attività

produttive e scientifiche dell’Italia, potendo rilevare l’interesse registrato in questi incontri e

avviando collaborazioni, sia per comuni progetti di ricerca che per attività industriali,

collaborazioni che sono state seguite da accordi bilaterali. Vi è pertanto attualmente una

inderogabile esigenza di realizzare quanto è stato indicato nel documento “Linee guida per lo

sviluppo delle biotecnologie in Italia”, trasmesso dal Comitato alla Presidenza del Consiglio dei

Ministri per dar seguito a provvedimenti in grado di incentivare queste attività.

In collaborazione con le varie Istituzioni che in questi ultimi anni hanno provveduto a

raccogliere dati sulle strutture che operano nel campo delle Bioscienze, è inoltre operativo

l’Osservatorio Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, costituito con decreto della

Presidenza del Consiglio dei Ministri, e che svolge la sua funzione nell’ambito di questo Comitato

in sinergia con l’Istituto per la Promozione Industriale (IPI), e con la Fondazione COTEC con cui

questo Comitato ha stabilito una proficua collaborazione. La Fondazione COTEC ha pertanto

elaborato, per incarico del Comitato, un rapporto sui finanziamenti per la ricerca biotecnologica in

Italia. Lo studio svolto è di notevole spessore, con una pregevole impostazione metodologica, sia

per quanto riguarda l’analisi delle diverse e più recenti definizioni di attività biotecnologiche, sia

per la classificazione delle spese per la ricerca, individuando le fonti informative dove è possibile

recuperare i dati. E’ altresì importante la approfondita valutazione compiuta sulla spesa sostenuta

dalle imprese e dalle Istituzioni pubbliche per poter realizzare un maggior coordinamento al fine di

approntare metodiche di rilevazione e classificazione degli interventi.

Il rapporto è pertanto un indispensabile strumento di lavoro per consentire concreti interventi

per pianificare e sostenere lo sviluppo di queste attività.

Prof. Leonardo Santi Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie Presidenza del Consiglio dei Ministri

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PARTE I

METODOLOGIA

1. INTRODUZIONE

L’obbiettivo di questo lavoro consiste nel tentare di ricostruire e quantificare i finanziamenti

alla ricerca biotecnologica italiana negli anni 2004 e 2005. E’ importante sottolineare che l’oggetto

della analisi è la ricerca e non l’insieme delle attività industriali che sono svolte nella cosiddetta

industria biotecnologica. Anche se in alcuni casi esiste ovviamente una forte sovrapposizione tra

queste due sfere, in altre istanze (ad esempio alcune tipologie di interventi pubblici statali e

regionali) i finanziamenti alle imprese o ad altre istituzioni non sono direttamente finalizzati alla

ricerca, ma allo sviluppo del settore in termini più generali. Inoltre, questo rapporto non ha finalità e

ambizioni interpretative. In altri termini, questo lavoro non aspira a fornire una spiegazione delle

caratteristiche e dei limiti dello sviluppo delle biotecnologie in Italia. Il rapporto si pone invece

come documento conoscitivo e metodologico, che semmai possa fornire un punto di partenze per

successive analisi quantitative e interpretative.

La ricerca è stata promossa dalla Fondazione COTEC sulla base della constatazione che allo

stato attuale non esiste alcuna fonte ufficiale che fornisca tali informazioni. Esistono invece varie

fonti ufficiose che, con diversa periodicità e metodologia, comunicano dati relativi allo stato della

ricerca biotecnologica in Italia. Oltre che analizzare e confrontare tali fonti, il gruppo di lavoro ha

provveduto ad avviare un’analisi diretta, tramite analisi di banche dati, questionari ed interviste, per

raccogliere le informazioni necessarie.

L’assenza di dati omogenei non è di per sé un fenomeno sorprendente. Esso si manifesta per

qualsiasi nuova tecnologia e/o settore industriale. Tuttavia, l’individuazione dei finanziamenti alla

ricerca biotecnologica implica diversi problemi metodologici, concettuali e naturalmente pratici,

cioè relativi alla effettiva disponibilità di dati ed informazioni. Il gruppo di lavoro ha dovuto quindi

compiere delle scelte di fondo riguardo alla definizione di “ricerca biotecnologica”, sia per quanto

riguarda il termine “ricerca” che la nozione di “biotecnologie”; ai soggetti da includere o escludere

dall’analisi; alla tipologia di finanziamenti da considerare.

Queste scelte hanno dovuto confrontarsi con l’oggettiva difficoltà di reperire, riclassificare e

interpretare i dati. Questi ultimi sono fortemente eterogenei per livello di aggregazione, qualità e

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metodologie di raccolta. In molti casi, i dati non sono semplicemente disponibili. L’informazione

raccolta è quindi certamente largamente incompleta ed imprecisa: essa non può in nessun modo

essere in tesa come una rilevazione esaustiva del fenomeno oggetto di analisi. Tuttavia, allo stato

attuale, essa costituisce il più recente e – ci auguriamo – trasparente tentativo di pervenire ad una

stima perlomeno degli ordini di grandezza della ricerca biotecnologica italiana, delle fonti di

finanziamenti e dei soggetti che effettuano tali attività di ricerca.

Al di là dei risultati specifici ottenuti dalla ricerca, questo lavoro si configura quindi prima di

tutto come un contributo metodologico, che individui cioè non solo l’informazione attualmente

disponibile, ma anche la natura specifica di questi dati, la loro comparabilità e affidabilità.

Soprattutto, è importante essere consapevoli di quali informazioni non siano in nessun modo

disponibile o accessibili, in modo da disporre - almeno dal punto di vista concettuale – di un punto

di partenza per analisi future. La ricerca, da questo punto di vista, può essere intesa come una

possibile proposta preliminare che orienti in futuro una raccolta sistematica dei dati e che consenta

di disporre di informazioni standardizzate e continuative per l’analisi della storia, situazione e

prospettive delle biotecnologie. Ovviamente, sarebbe auspicabile che tale metodologia fosse

generalizzata a livello internazionale, per permettere i necessari confronti. Tuttavia, questo lavoro

intende tra l’altro indicare gli ostacoli e le difficoltà, concettuali e pratiche, che rendono arduo

questo obbiettivo. La ricerca non ha quindi ambizioni comparative, date le limitazioni oggettive nei

dati oggi disponibili e l’eterogeneità dei criteri e delle effettive capacità di definire e misurare la

ricerca biotecnologica.

Il rapporto è organizzato come segue. La prima parte affronta e discute le principali questioni

metodologiche di fondo che hanno orientato l’analisi. Esse sono relative:

a) alla definizione di biotecnologie che si voglia e si debba utilizzare;

b) la natura dei finanziamenti che debbano essere considerati;

c) alle possibili fonti da cui ricavare i dati.

Nella seconda parte, il rapporto presenta e discute i risultati ottenuti ed i loro limiti. Vengono

analizzati e discussi i dati relativi ai soggetti che direttamente effettuano attività di ricerca in questo

campo (imprese, altre istituzioni pubbliche e private come centri di ricerca, ospedali, ecc.). In

seguito, vengono presentati e discussi i risultati ottenuti relativi alle fonti dei finanziamenti, cioè

agli enti che destinano fondi a vario titolo ai soggetti che effettuano la ricerca: organismi statali

(ministeri), regionali e locali.

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2. PROBLEMI METODOLOGICI

2.1 La definizione di biotecnologie

Le definizioni di “biotecnologie” variano, come è noto, tra paesi e tipologia di fonte, oltre che ,

ovviamente, nel tempo. In molti casi, i dati resi disponibili non specificano neppure che cosa si

intenda con il termine e neppure le informazioni di base su come siano state condotte le analisi alla

base dei dati forniti. Alcune metodologie si basano su una singola, ampia, definizione che copra

possibilmente tutte le attività biotecnologiche; altre utilizzano una procedura “bottom up” che

costruisce una definizione multipla, basata su liste di attività e tipologie di “attività

biotecnologiche” (OECD, 2001; Arundel , 2003).

Una prima definizione, che è stata utilizzata come base per qualsiasi seguente modificazione e

ancora oggi largamente utilizzata, è quella dall’OTA (OTA, 1984):

The broad definition of biotechnology is simply the industrial use of living

organisms (or parts of living organisms) to produce foods, drugs, or other

products. The oldest biotechnologies include fermentation and plant and animal

hybridization. The newest biotechnologies range from protein separation

technologies to genomics and combinational chemistry. A sampler of fields that

fall under biotechnology's broad umbrella would include: Bacteriology,

biochemical engineering, bioinformatics, bioprocessing, cell biology,

chromatography, computational & mathematical modeling , developmental and

molecular genetics, DNA technologies, electrophoresis,

embryology, immunology, materials science, microbiology, nucleic acid

chemistry, protein engineering, virology.

Ernst&Young fornisce invece una definizione parzialmente diversa, piuttosto generica, fornita

dalla Biotechnology Industry Organization:

The use of the cellular and molecular processes to solve problems or make

products.

La definizione include imprese che utilizzano cellule e molecole biologiche per applicazioni in

medicina, agricoltura e management dell’ambiente come attività principale. Restano quindi escluse

le grandi imprese farmaceutiche, a meno che sia possibile identificare specifiche divisioni dedicate,

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ma sono inclusi i fornitori di macchinari, strumentazione e attrezzature di laboratorio ed anche le

imprese di servizi.

Assobiotec utilizza la seguente definizione (Blossom Associati – Assobiotec (2006):

Per piattaforme tecnologiche di tipo biotecnologico intendiamo tecnologie

che utilizzano organismi viventi (batteri, lieviti, cellule vegetali o animali di

organismi semplici e complessi) o loro componenti, per ottenere quantità

commerciali di prodotti utili oppure per migliorare le caratteristiche di

piante e animali o, ancora, per sviluppare microrganismi utili per usi

specifici.

Infine, l’OECD fornisce la seguente definizione (Devlin 2003):

The application of Science & Technology to living organisms as well as

parts, products and models thereof, to alter living or non-living materials

for the production of knowledge, goods and services”.

The (indicative, not exhaustive) list of biotechnologies as an interpretative

guideline to this single definition is:

• DNA (the coding): genomics, pharmaco-genetics, gene probes, DNA

sequencing/synthesis/amplification, genetic engineering.

• Proteins and molecules (the functional blocks): protein/peptide

sequencing/synthesis, lipid/protein glyco-engineering, proteomics,

hormones, and growth factors, cell receptors/signalling/pheromones.

• Cell and tissue culture and engineering: cell/tissue culture, tissue

engineering, hybridisation, cellular fusion, vaccine/immune stimulants,

embryo manipulation.

• Process biotechnologies: bioreactors, fermentation, bioprocessing,

bioleaching, bio-pulping, bio-bleaching, biodesulphurization,

bioremediation, and biofiltration.

• Sub-cellular organisms: gene therapy, viral vectors.

• Other (please specify).

La lista di attività è stata modificata nel 2006 (van Beuzekom and Arundel, 2006):

DNA/RNA: Genomics, pharmacogenomics, gene probes, genetic

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engineering, DNA/RNA sequencing/synthesis/amplification, gene expression

profiling, and use of antisense technology.

Proteins and other molecules: Sequencing/synthesis/engineering of proteins

and peptides (including large molecule hormones); improved delivery

methods for large molecule drugs; proteomics, protein isolation and

purification, signaling, identification of cell receptors.

Cell and tissue culture and engineering: Cell/tissue culture, tissue

engineering (including tissuescaffolds and biomedical engineering), cellular

fusion, vaccine/immune stimulants, embryo manipulation.

Process biotechnology techniques: Fermentation using bioreactors,

bioprocessing, bioleaching, biopulping, biobleaching, biodesulphurisation,

bioremediation, biofiltration and phytoremediation.

Gene and RNA vectors: Gene therapy, viral vectors.

Bioinformatics: Construction of databases on genomes, protein sequences;

modelling complex biological processes, including systems biology.

Nanobiotechnology: Applies the tools and processes of

nano/microfabrication to build devices for studying biosystems and

applications in drug delivery, diagnostics etc.

Questa definizione è stata utilizzata in surveys condotte in 15 paesi, ma in altri 11 casi la lista è

differente. In particolare, alcuni studi restringono l’analisi alle cosiddette “biotecnologie moderne o

di terza generazione” (cioè quelle indicate dall’OECD), altre includono anche le biotecnologie di

seconda generazione (Giappone e Sud Africa). Altre ancora non forniscono alcuna definizione.

La definizione dell’OECD è quella a cui fa riferimento questo rapporto, per motivi di

omogeneità e consistenza con la maggior parte degli altri studi a livello internazionale. Questa

definizione tuttavia è stata utilizzata soprattutto a scopi orientativi. Del resto, la discussione sulla

definizione più opportuna di biotecnologie è fondamentale quando i dati oggetto di indagine siano

brevetti e quando i dati siano ottenuti da survey appositamente elaborate. Operativamente, risulta

praticamente impossibile attenersi ad una definizione precisa – per quanto ampia - quando l’oggetto

dell’analisi è la ricerca. Risulta infatti molto più difficile utilizzare una definizione precostituita (in

assenza di procedure omogenee tra attori differenziati come imprese, organismi statali, regioni ed

altri organismi locali, venture capitalists, università, ecc.) quando si intendano valutare i

finanziamenti utilizzati o erogati alla ricerca in questo campo, ciascuno dei quali è definito (spesso

solo implicitamente) in modo diverso. In effetti, i dati disponibili a livello internazionale non

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utilizzano normalmente la spesa in R&S come indicatore delle attività biotecnologiche, ma si

riferiscono ad indicatori quali i brevetti, il numero di aziende specializzate ed i loro addetti, a volte

la spesa pubblica statale.

Dal punto di vista pratico, quindi abbiamo provveduto ad operare una selezione di che cosa

possa rientrare in questa definizione ampia e che cosa debba essere escluso a secondo della

tipologia di attore o finanziatore. Le procedure adottate saranno esplicitate di volta in volta in

questo rapporto nella analisi e discussione dei singoli attori.

2.2 La classificazione dei finanziamenti alla ricerca biotecnologia

Nel caso specifico di questa ricerca, tuttavia, la questione non riguarda solo il contenuto

specifico di che cosa si includa nel termine “biotecnologie”, ma anche e soprattutto il fatto che

queste sono ormai essenzialmente un insieme di tecniche di ricerca e di produzione, piuttosto che un

campo scientifico e tecnologico autonomo, e come tali vengono utilizzate congiuntamente ad altre

tecniche nella ricerca, ad esempio di un nuovo farmaco o in una qualsiasi ricerca in campo

biomedico. E’ quindi impossibile valutare quantitativamente quale sia la componente

“biotecnologica” in progetti che sono normalmente definiti e identificati piuttosto in base ai loro

obbiettivi. Inoltre, e soprattutto, è importante distinguere tra la ricerca biotecnologica - volta cioè a

produrre nuove conoscenze ed avanzamenti scientifici e tecnologici in questo campo – dall’uso

delle biotecnologie nella ricerca, che spesso è destinata ad altri fini. A titolo di esempio, qualsiasi

impresa o centro di ricerca utilizza software nelle proprie attività, ma ciò non le identifica

evidentemente come produttrici di ricerca nel campo del software stesso. Analogamente, oggi quasi

qualsiasi impresa farmaceutica utilizza anticorpi monoclinali e più in generale biologia molecolare

nella propria ricerca. Ma ciò non è sufficiente a definirle come imprese impegnate nella ricerca

biotecnologica.

Per ovviare, almeno parzialmente a questo problema, ci siamo attenuti alla procedura di

identificare come “ricerca biotecnologia” solo quei programmi che esplicitamente si

autodefiniscano come tali. Ciò è particolarmente importante per i progetti finanziati dal settore

pubblico (ad esempio il MIUR), dalla Unione Europea o da altri finanziatori (come le charities).

Per quanto riguarda il settore delle imprese, questa procedura comporta la scelta di considerare

come ricerca biotecnologica solo la R&D effettuata dalle (cosiddette) imprese biotecnologiche

dedicate o “core biotechnology”. Ciò comporta l’esclusione di tutte le imprese di medie e grandi

dimensioni che non sono immediatamente definibili come specializzate nelle biotecnologie e quindi

una significativa sottostima del finanziamento alla ricerca. Del resto, questa è la procedura

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normalmente adottata dalle statistiche nazionali (quando disponibili) e dalla maggior parte degli

studi specifici sul settore biotecnologico inteso come settore industriale. Viceversa, in alcune

surveys sulla ricerca biotecnologica effettuate mediante questionari viene direttamente chiesto alle

imprese ed ad altri centri di ricerca di indicare la loro spesa effettuata nel campo delle

biotecnologie. Questa procedura resta tuttavia piuttosto dubbia (quando non è condotta da

istituzioni ufficiali), in quanto reintroduce seri problemi di definizione e porta a risultati non

controllabili e comunque di difficile interpretazione.

2.3 Fonti di finanziamento e spese in ricerca

In terzo luogo, si pone un un’altra questione classica nella ricostruzione dei finanziamenti alla

ricerca, ovvero la distinzione ed il successivo matching tra chi finanzia e chi spende. Ad esempio,

un’impresa riceve fondi dallo Stato che vengono investiti in R&S. Immaginando idealmente di

disporre delle informazioni sia sui finanziamenti pubblici che sulla spesa di R&S delle imprese, si

rischia di calcolare due volte la stessa spesa, in quanto parte della spesa delle imprese , registrata

come ricerca e sviluppo, è in effetti finanziata con fondi pubblici. Il problema si ripropone per i

centri di ricerca pubblica, i programmi regionali e locali, ecc..

La prima via d’uscita è ovviamente ottenere dati che identifichino chiaramente i “research

performers” ed i “research funders” e, su queste basi, costruire una matrice che indichi:

- gli enti finanziatori

- la destinazione di tali finanziamenti a i diversi soggetti

- i soggetti che direttamente effettuano la ricerca

- le fonti di finanziamento provenienti dalle diverse fonti

Nel nostro caso, questa procedura è però impossibile, non essendo possibile analizzare a simile

livello di dettaglio i bilanci delle imprese e tanto meno degli altri enti di ricerca che svolgono

attività di ricerca (dipartimenti universitari, ecc..); né, allo steso modo, è possibile individuare con

sistematicità e chiarezza i “recipients” dei fondi erogati, se non in alcuni casi molto particolari (ad

esempio, e solo in alcuni casi, i finanziamenti su programmi MIUR).

Non è neppure possibile, se non attraverso una analisi estremamente dettagliata e “time

consuming” della contabilità di tutti i performers, limitarsi a calcolare solo la spesa effettuata senza

necessariamente distinguere le fonti. Questa procedura avrebbe in linea di principio il vantaggio di

restringere l’analisi e di consentire di pervenire ad una valutazione puntuale dell’effettivo

ammontare di spesa. Tuttavia, questo è possibile solo per le imprese biotecnologiche dedicate,

mentre risulta impraticabile nel breve periodo e date le difficoltà di definizione discusse in

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precedenza per altri centri di ricerca, come università, CNR, ospedali, ecc.

Inoltre, non è evidentemente possibile identificare dipartimenti universitari ed altri centri di

ricerca pubblici e privati che siano più o meno chiaramente specializzati nelle biotecnologie. In

alcuni casi specifici, ciò potrebbe essere anche praticabile, ad esempio, quando ad esempio il

termine “biotecnologie” o parole chiave opportunamente individuate appaiano esplicitamente nel

nome e nella missione dell’’ente (ad esempio, Dipartimento di biotecnologie di una Università).

Tuttavia, questa soluzione è evidentemente eccessivamente restrittiva e ambigua, perché

l’attribuzione viene a dipendere da denominazioni che sono quasi sempre “arbitrarie” e esclude una

quota enorme della ricerca “biotecnologica” svolta ad esempio da enti ed istituti con denominazioni

diverse (ad esempio, Istituto Europeo per la Ricerca sui Tumori).

Anche immaginando di essere in grado di identificare tutti i possibili centri di ricerca rilevanti,

l’accesso e l’analisi dei dati contabili sono praticamente impossibili, soprattutto per l’arco

temporale considerato in questa ricerca.

A fronte di queste difficoltà, abbiamo adottato la procedura di presentare separatamente i dati

disponibili sulla ricerca delle imprese, i finanziamenti erogati dal settore pubblico e da altri

finanziatori, esplicitando consapevolmente i limiti della metodologia.

Va infine considerato che in molti casi l’orizzonte temporale dei programmi di finanziamento è

superiore all’anno. Ne consegue che definire il volume di finanziamenti erogati in un particolare

anno non è normalmente possibile, se non con notevoli ritardi temporali ed avendo accesso alla

contabilità di cassa sufficientemente disaggregata e specifica.

2.4 I soggetti esaminati e la metodologia di raccolta dei dati

Sulla base di queste considerazioni iniziali (e generali), passiamo a discutere in maggior

dettaglio i problemi e le possibili soluzioni praticabili che si presentano.

Abbiamo concentrato l’attenzione sulla analisi dei dati disponibili e raccolti presso i seguenti

soggetti:

2.4.1 Imprese

La metodologia di selezione delle imprese si è basata su criteri relativamente restrittivi, ma

ormai ampiamente accettati a livello internazionale.

In primo luogo, coerentemente con la procedura ormai normalmente utilizzata in questo tipo di

analisi, abbiamo concentrato l’attenzione sulle cosiddette imprese “core biotech”, cioè imprese

specializzate che abbiano come attività principale le biotecnologie (come definito in precedenza) e

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che conducano attività di ricerca in questo campo.

Risultano quindi escluse, come menzionato in precedenza, le imprese di medie e grandi

dimensioni (chimiche, farmaceutiche e agro-alimentari, ecc.) per le quali è impossibile identificare

la ricerca specificamente biotech e che non hanno le biotecnologie come attività principale. Sono

invece incluse imprese medio-grandi per le quali le biotecnologie rappresentano il core business.

Sono anche escluse dall’analisi le imprese di strumentazione e servizi e le aziende che operano

in settori correlati.

Infine abbiamo controllato quali di queste imprese abbiano almeno una domanda di brevetto

presso lo European Patent Office (EPO) nelle classi tecnologiche C12N, C12M , C12P, C12Q,

C12S. La indicazione di una attività brevettale è una condizione necessaria per individuare aziende

che effettuino sistematicamente ricerca in questo campo: difficilmente una impresa biotecnologica

può operare senza almeno tentare di ottenere diritti di proprietà intellettuale. Possono restare escluse

da questa limitazione imprese che abbiano appena iniziato la propria attività e che quindi siano non

siano ancora riuscite ad ottenere risultati brevettabili. Tuttavia, queste imprese sono poche e

normalmente di piccolissima dimensione, come è possibile indurre dalle informazioni disponibili

sulla creazione di nuove imprese (si veda ad esempio il Rapporto Blossom Associati – Assobiotec),

e dalle informazioni ottenute dai venture capitalist, regioni, enti locali, incubatori, parchi scientifici

e tecnologici.

La lista delle imprese è stata costruita a partire dall’incrocio di diverse fonti, in particolare:

- l’elenco delle imprese associate ad Assobiotec;

- le imprese elencate dalla Italian Biotechnology Directory (Provincia di Milano – Biopolo (2006); - le imprese individuate da Farmindustria operanti però soltanto nel comparto della salute

(Farmindustria, 2004);

- le imprese che risultano avere ottenuto fondi da venture capital;

- le imprese che risultano avere ottenuto fondi da progetti di supporto alla ricerca statali,

regionali e locali (ad esempio, imprese localizzate in parchi scientifici e tecnologici).

La identificazione e selezione delle imprese è stata effettuata mediante analisi delle banche dati

e siti web e, nei casi dubbi, tramite interviste telefoniche volte a chiarire le caratteristiche principali

delle aziende.

Questo processo di ricerca e selezione ha prodotto una lista di 83 imprese operanti in Italia negli

anni 2004 e 2005. Inoltre, le imprese che hanno applicazioni di brevetto presso l’EPO nel periodo

1993 al 2003 (per un totale di 64 soggetti, inclusi inventori individuali, università e centri di ricerca

pubblici e privati, per un totale di 89 brevetti) coincide solo marginalmente con la lista delle

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imprese da noi individuate. I principali innovatori risultano infatti essere imprese il cui core

business non è nelle biotecnologie ( ad esempio Eni Ricerche, Menarini, Barilla, Bracco, in generale

imprese farmaceutiche medio-grandi, ecc.) o imprese che sono state successivamente acquisite e/o

chiuse. Le imprese “core biotechnology” individuate in questo rapporto hanno quindi probabilmente

brevettato solo negli USA o non hanno ancora domande di brevetto internazionali.

Questo numero è certamente notevolmente diverso da quello riportato da altre fonti. Ad

esempio, il Rapporto Blossom Associati- Assobiotec (2006) riporta 163 imprese. Questo rapporto

tuttavia include anche imprese per le quali le biotecnologie non costituiscono l’attività principale ed

esclude solo le grandi imprese farmaceutiche, le aziende operanti in settori correlati e le imprese che

svolgono in via esclusiva attività di produzione o commercializzazione di prodotti biotecnologici.

L’OECD (OECD, van Beuzekom and A. Arundel, 2006), sulla base di dati ISTAT, registra

invece 172 imprese attive nelle biotecnologie nel 2004, ma nessuna di questa è definita come “core

biotechnology firm” (Figura 1).

Farmindustria (2004) identifica invece 88 imprese - operanti però solo nel settore salute - che

utilizzano biotecnologie, delle quali 16 dichiarano di essere impegnate in attività di ricerca. Infine,

il rapporto Critical I (Critical I, 2006) individuava 51 imprese “core biotech” operanti in Italia nel

2004 e 43 nel 2003.

Il numero di imprese che detengono brevetti presso l’EPO identificato in questo rapporto è

invece molto vicino invece a quello riportato dalla “Proposta di Piano d’Azione per l’area

Biotecnologie”, (Tavola 1), documento elaborato dall’IReR nell’ambito della predisposizione del

“Documento Strategico per la ricerca e l’innovazione” della Regione Lombardia. Questi documento

non fornisce però informazioni sulle spese di R&S delle imprese.

TAVOLA 1 La ripartizione geografica delle Dedicated Biotechnology Firms in Italia.

Elaborazioni su dati Farmindustria, 2002; Federchimica, 2002 (Elaborazione prof. Croci e prof. Ugo per gentile concessione Assobiotec)

Regione Numero di imprese Numero di addetti

Lombardia 14 532

Friuli Venezia Giulia 4 21

Toscana 4 89

Campania 3 5

Basilicata 1 58

Piemonte 1 11

Puglia 1 3

Sardegna 1 16

Totale 29 735

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FIGURA 1 Imprese biotecnologiche - Rapporto OECD (2006)

La raccolta dei dati relativi a queste imprese è stata condotta mediante analisi dei siti web, dei

rapporti annuali, delle relazioni di bilancio e note integrative ed infine inviando un breve

questionario.

2.4.2. Il calcolo delle spese di R&S

Problemi ancora più significativi riguardano la stima delle spese di R&S delle imprese.

Normalmente, i dati sulla R&S sono raccolti dagli uffici statistici mediante indagini specifiche.

Anche indagini di settore condotte da istituzioni di ricerca diverse dagli uffici nazionali di statistica

ricorrono normalmente a questionari appositi inviati alle imprese.

I dati sulle spese di R&S possono essere reperiti a volte dalle relazioni annuali delle imprese.

Tuttavia, molto spesso, il dato non è presentato.

Infine, è molto difficile ricavare le spese di R&S dai bilanci aziendali. Come è noto, i dati di

bilancio e le note integrative non riportano normalmente un valore specifico attribuito alle spese di

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R&S. Inoltre, anche quando questo dato fosse presente, esso potrebbe non essere particolarmente

significativo, in quanto influenzato da considerazioni di carattere fiscale.

Per imputare le spese di R&S dai dati disponibili occorrerebbe quindi analizzare le singole voci

di bilancio che concorrono – secondo la definizione del Manuale di Frascati e del Manuale di Oslo

– a definire l’investimento in ricerca e sviluppo (intramuros). Esse comprendono essenzialmente :

Spese correnti:

- i costi lordi del personale addetto alla R&S, comprensivo degli oneri sociali, fringe

benefits, contributi pensionistici, ecc.

- altri costi correnti, cioè acquisti di materiali e servizi

Spese in conto capitale:

- acquisti di terreni e fabbricati

- investimenti in macchinari, attrezzature e strumentazione

- acquisto e sviluppo si software.

Le spese in conto capitale devono essere contabilizzate totalmente nell’anno in cui esse hanno

avuto luogo. Gli ammortamenti per terreni, fabbricati, investimenti in macchinari, attrezzature e

strumentazione non devono essere inclusi nel calcolo delle spese di R&S.

Nei dati bilancio delle imprese, ovviamente, i costi del personale non sono disaggregati in modo

tale da individuare il numero (ed i costi relativi) del personale addetto alla R&S. Per quanto

riguarda gli investimenti fissi e le immobilizzazioni immateriali, esse sono capitalizzate nello stato

patrimoniale, mentre il conto profitti e perdite riporta la quota di ammortamento di tali spese. Di

nuovo, non è normalmente possibile identificare quali investimenti siano direttamente connessi alle

attività di ricerca. E’ disponibile anche la voce “immobilizzazioni immateriali” nel conto profitti e

perdite che comprende però una categoria a volte molto eterogenea di spese, come acquisti di

brevetti e licenze, ma anche le spese di marketing. Solo in pochi casi, queste categorie sono

presentate ad un livello di disaggregazione sufficiente ed in ogni caso queste voci rappresentano

normalmente ammortamenti di spese in conto capitale e, come tali, non utilizzabili per il calcolo

delle spese di R&S. Le immobilizzazioni immateriali sono tuttavia utilizzate come indicatori di

attività di attività di ricerca e sviluppo in alcuni bandi per programmi pubblici di sostegno alla

attività innovativa delle imprese.

Una procedura a volte utilizzata nel caso delle indagini sulle imprese biotecnologiche (come ad

esempio nel caso del Rapporto Blossom-Assobiotec e del Rapporto Critical I) consiste

nell’imputare alle singole voci di costo ed investimento rilevanti delle “metriche” o percentuali che

vengono normalmente definite da esperti del settore o da interviste con alcune imprese. Questa

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procedura può essere soddisfacente per quanto riguarda le imprese biotech specializzate e di piccole

dimensioni: infatti l’attività di queste aziende è quasi esclusivamente attività di ricerca. Questa

metodologia risulta però molto più arbitraria quando viene applicata a imprese di maggiori

dimensioni che svolgano attività di produzione e marketing e dove i costi generali siano

significativi. In queste circostanze, si può ricorrere all’imputazione di coefficienti che riflettano

l’intensità di R&S “tipica” o media del settore per dimensione d’impresa, di nuovo ricavate da

esperti del settore, da statistiche ufficiali, da pubblicazioni specializzate. E’ chiaro tuttavia che

questa procedura non può fornire un quadro interamente credibile della reale situazione, in quanto

tende a riprodurre le tendenze del passato e prescinde dalla forte eterogeneità che tipicamente

caratterizza le imprese.

In questo rapporto, abbiamo operato in diversi modi. In primo luogo, chiedendo direttamente

alle imprese di dichiarare le proprie spese di R&S. Tuttavia, il tasso di risposata è stato troppo basso

per essere significativo. In secondo luogo, abbiamo utilizzato la procedura di “stima” descritta in

precedenza, cioè raccogliendo i dati di bilancio relativi a costi del personale, immobilizzazioni

immateriali e investimenti fissi ed imputando a tali voci un coefficiente variabile per dimensione

d’impresa ritenuto tipico o medio da esperti del settore e dalla letteratura nazionale ed

internazionale.

2.4.3. Il Sistema della Ricerca Pubblica

Come accennato in precedenza, il calcolo della spesa in ricerca dei performers dovrebbe

includere l’analisi delle istituzioni accademiche e dei centri di ricerca pubblica che effettivamente

svolgono attività di ricerca.

Tuttavia, questa analisi si è rivelata impossibile, perlomeno entro l’orizzonte temporale di

questo rapporto.

Per quanto riguarda l’Università, Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica

(MIUR) non fornisce dati sulla spesa universitaria da cui sia deducibile la area disciplinare

“biotecnologie”. Sarebbe necessario avere accesso alla contabilità dei singoli Dipartimenti e su

questa base identificare i progetti di ricerca definibili come “biotecnologici”. Non solo questi dati

non sono disponibili, ma l’analisi richiederebbe tempi molto lunghi.

Si è preferito quindi cercare di identificare i fondi pubblici erogati alle Università.

Problemi analoghi, sia pure in misura più limitata, sorgono per gli altri Enti di ricerca come il

CNR, l’ENEA e l’Istituto Superiore della Sanità: anche questi enti normalmente forniscono dati di

spesa su aree tematiche piuttosto ampie dalle quali non è agevole enucleare la ricerca

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biotecnologica in senso stretto. Il rapporto indica le spese attinenti alle aree tematiche direttamente

connesse alle biotecnologie solo per quanto riguarda il CNR.

Il rapporto Farmindustria (Farmindustria 2004) identifica 95 centri di ricerca accademici ,

parchi scientifici e tecnologici e altre istituzioni private che effettuano ricerca nelle biotecnologie

nel campo della salute. Di queste, tuttavia solo 33 hanno effettivamente dichiarato di svolgere

attivamente ricerca biotecnologica e non sono disponibili dati sull’effettivo volume di spesa né sulle

fonti di finanziamento.

2.4.4 Finanziamenti Statali

Per quanto riguarda il finanziamento statale alla ricerca biotecnologica abbiamo tentato di

raccogliere l’informazione disponibile presso tutti gli enti e programmi che potenzialmente

sostengono la ricerca pubblica e privata in questo settore.

In primo luogo abbiamo indagato sulla disponibilità di dati presso i Ministeri più direttamente

interessati: Ministero della Istruzione, Università e Ricerca Scientifica, Ministero della Salute,

Ministero delle Attività Produttive, Ministero dell’Ambiente. Siamo riusciti ad ottenere dati

specifici concernenti le biotecnologie solo per quanto riguarda il MIUR. Per quanto riguarda invece

il Ministero della Salute, abbiamo reperito l’elenco di tutti i finanziamenti erogati alla ricerca

scientifica e tecnologica. Su questa base abbiamo selezionato, con la consulenza di esperti, i

progetti che potessero essere identificati con sufficiente precisione come caratterizzati da un

orientamento biotecnologico prevalente.

Non è stato ancora possibile, allo stato attuale, reperire le informazioni necessarie – anche

indirette – per gli altri due ministeri. Stiamo comunque proseguendo nel tentativo di ottenere i dati.

2.4.5 I finanziamenti locali

Negli ultimi anni sono state avviate diverse iniziative di supporto alla ricerca biotecnologica a

livello regionale, provinciale e a volte anche comunale. In effetti, la dimensione locale è stata molto

enfatizzata in questi ultimi anni, a partire dal riconoscimento che in molti casi la ricerca

biotecnologica si sviluppa in cluster geograficamente delimitati. Le politiche locali hanno assunto

quindi una notevole rilevanza e visibilità, anche se non sono disponibili studi sufficientemente

completi ed aggiornati di queste iniziative che diano informazioni sull’impegno finanziario degli

enti pubblici coinvolti. In effetti, queste attività coinvolgono quasi sempre una pluralità di attori e

di finanziatori. Anzi, nella maggioranza dei casi, il ruolo dell’ente locale è concepito più come

quello di “coordinare” e “mettere in rete”soggetti differenziati piuttosto che come puro

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“finanziatore”.

Queste iniziative si manifestano spesso nel supporto a parchi scientifici e tecnologici, agenzie

per il trasferimento tecnologico, collaborazioni tra università e industria; a volte implicano il

coinvolgimento del venture capital o addirittura la predisposizione di fondi di venture capital

pubblico.

In questo rapporto abbiamo cercato di mappare queste iniziative, in due modi diversi. In primo

luogo, abbiamo concentrato l’attenzione sulla dimensione regionale, tentando di effettuare una

ricognizione delle iniziative a sostegno delle biotecnologie poste in atto dalle Regioni italiane e dei

finanziamenti stanziati. Una analisi più disaggregata, che coinvolgesse anche il livello provinciale

avrebbe richiesto tempi molto più lunghi. Inoltre, le Province impegnate in programmi a sostegno

delle biotecnologie partecipano normalmente alle iniziative regionali. L’indagine è stata effettuata

mediante l’analisi dei siti web e della documentazione disponibile. Inoltre, è stato inviato un breve

questionario, allo scopo di integrare, aggiornare rendere omogenee le informazioni raccolte. Anche

in questo caso, il tasso di risposta al questionario è stato molto basso. Finora, siamo riusciti ad

ottenere risposte e dati solo dal Piemonte, Lombardia, Friuli – Venezia Giulia, Basilicata. Stiamo

comunque proseguendo nel tentativo di completare la ricognizione.

L’ analisi delle attività delle Regioni è stata affiancata da una indagine sui parchi scientifici e

tecnologici che avessero iniziative nel settore delle biotecnologie, allo scopo di rilevare altri

interventi e finanziamenti locali. La procedura seguita è stata analoga a quella utilizzata per gli altri

soggetti: analisi dei siti web, documentazione, interviste telefoniche e invio di un breve

questionario.

L’indagine non ha pretese di assoluta completezza, dato il proliferare di iniziative e

dichiarazioni di intenti in questo campo. In molti casi risulta difficile stabilire perfino quali attività

siano state effettivamente poste in atto e come esse possano essere propriamente riconducibili alle

biotecnologie. Inoltre, nella maggioranza dei casi, non è possibile identificare flussi di

finanziamento specifici: le risorse finanziarie mobilitate spesso non sono esplicitamente e

puntualmente dichiarate, né per quanto riguarda i volumi, né per quanto concerne la loro

allocazione o la loro provenienza.

Questa parte del rapporto potrebbe quindi sottostimare l’effettivo impegno finanziario a favore

delle biotecnologie a livello locale. D’altro lato, le risorse coinvolte provengono in misura

presumibilmente molto significativa da altre fonti, statali e soprattutto europee. Una semplice

somma dei finanziamenti locali a quelli statali ed europei implicherebbe quindi enormi problemi di

duplicazione.

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2.4.6 I Il finanziamento estero

La ricerca biotecnologica ottiene finanziamenti anche dall’estero tramite diverse fonti. In primo

luogo, i finanziamenti comunitari sono diventati una fonte molto significativa. Abbiamo quindi

considerato i fondi resi disponibili dalla Unione Europea a progetti italiani nel campo delle

biotecnologie, all’interno dei vari programmi di sostegno alla ricerca. Ovviamente, istituzioni,

imprese e centri di ricerca ricevono finanziamenti dalla Comunità Europea anche mediante

moltissimi altri canali e altri programmi, spesso indirettamente attraverso le Regioni (come nel

caso dei Fondo Sociale Europeo). Tuttavia, non solo non sono disponibili dati disaggregati, ma

questi finanziamenti non hanno normalmente una finalizzazione diretta alla ricerca, ma più in

generale allo sviluppo industriale, al sostegno alle piccole e medie imprese, alla creazione di start-

up, ecc.

Data l’impossibilità di ricostruire questi finanziamenti, abbiamo considerato solo i

finanziamenti in domanda e in negoziazione (cioè quelli effettivamente vinti) per tutti i paesi della

priorità “Life sciences and biotechnologies for health” del 6°Programma Quadro. I dati sono stati

gentilmente forniti dal Dipartimento di Economia, Facoltà di Economia 'Federico Caffè', Università

di Roma 3, che ha riclassificato i dati relativi ai singoli progetti ottenuti dal MIUR. Questi dati

ovviamente non comprendono finanziamenti per le biotecnologie utilizzate nel settore agro-

alimentare ed ambientale. L’entità del finanziamento europeo alla ricerca biotecnologica italiana è

quindi sottostimato. D’altro lato, i dati si riferiscono all’intero periodo coperto dal VI Programma

Quadro e non è possibile effettuare una attribuzione precisa ad ogni singolo anno.

E’ invece risultato impossibile individuare finanziamenti esteri provenienti da altre fonti come

charities, imprese, altri organismi internazionali.

2.4.7 . Il Venture Capital

Abbiamo cercato di ricostruire l’investimento di venture capital destinato ad imprese biotech,

utilizzando principalmente i dati forniti dall’AIFI e da altri rapporti sul settore biotecnologico

italiano. Risulta invece impossibile ricostruire i finanziamenti erogati da fondi di venture capital

esteri, se non in modo occasionale e aneddotico tramite informazioni fornite dalle imprese.

2.4.8 Il settore non-profit

Il settore non-profit rappresenta un significativo finanziatore della ricerca scientifica a livello

internazionale ed anche in Italia esso costituisce una realtà tutt’altro che irrilevante - soprattutto per

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quanto riguarda la ricerca biomedica. - attraverso fondazioni, charities, iniziative come Telethon,

AIRC e così via. I dati ISTAT indicano che nel 2003 le istituzioni private non-profit contribuivano

per circa il 2% alla spesa di R&S nazionale e per il 6.3% alla ricerca di base.

Abbiamo tentato di individuare il contributo di questa fonte di finanziamento alla ricerca

biotecnologica, analizzando i dati disponibili. Tuttavia, anche in questo caso, si ripresenta il

problema di distinguere la componente biotecnologica in senso stretto nella ricerca biomedica,

ambientale e agricola complessive.

Anche per queste fonti di finanziamento, non è quindi possibile giungere ad una

quantificazione completa e precisa. A maggior ragione, ciò è impossibile per finanziatori esteri (ad

esempio, Rockefeller Foundation, Wellcome, ecc..).

E’ opportuno sottolineare tuttavia come nelle indagini condotte a livello internazionale – ad

esempio, l’ultimo rapporto dell’OECD (OECD 2006)- il ruolo svolto da questo settore non venga

quasi mai esaminato né tanto meno quantificato.

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PARTE II

LA SPESA ED I FINANZIAMENTI ALLA RICERCA 3. LA SPESA DELLE IMPRESE

La Tavola 2 riporta le informazioni raccolte sulle 83 imprese “core biotech” operanti in Italia.

Sulla base dei dati raccolti finora relativi alle 70 imprese per le quali è stato possibile reperire dati,

queste aziende occupavano circa 5000 dipendenti (addetti nell’ultimo anno per il quale sono

disponibili informazioni) e generavano un fatturato pari a circa 1.900 milioni di euro.

In media quindi, queste imprese hanno un fatturato di 27 milioni di euro e 67 addetti. La

distribuzione dimensionale è tuttavia – e ovviamente – molto asimmetrica: rispettivamente le prime

due e le prime 5 imprese più grandi coprono circa il 61% e oltre l’80% del fatturato complessivo.

Le prime dieci aziende contano per il 92% del fatturato totale. In termini di addetti (dati relativi

a 41 imprese), la quota delle prime due imprese è del 41%, quella delle prime 5 è pari al 55% e

quella delle prime 10 raggiunge il 73% degli addetti complessivi. Inoltre, 16 imprese hanno meno di

20 addetti e solo tre hanno più di 500 addetti. Si tratta quindi soprattutto di imprese di dimensioni

medio-piccole. Più nel dettaglio, 3 imprese hanno più di 250 dipendenti, 6 sono imprese medie (50-

249 addetti) e 22 sono piccole aziende (meno di 50 dipendenti).

I dati sulle spese in R&D sono ancora meno completi: essi riguardano 23 imprese nel 2005, 59

nel 2004, 33 nel 2003 e 35 nel 2002. L’investimento complessivo in R&D risulta essere pari a circa

109,6 milioni di euro nel 2005, 281,2 milioni di euro nel 2004, 157,3 milioni nel 2003 e 166,8

milioni nel 2002. L’intensità di R&S e uguale al circa il 25% nel 2004.e la spesa media per impresa

ammontava a circa 4, 8 milioni di Euro. Occorre però considerare che alcune imprese hanno

fatturati molto piccoli o addirittura nulli: queste aziende mostrano una intensità di R&D

elevatissima. Infine, anche le spese di R&D sono concentrate in poche imprese: la prima impresa

effettuava quasi il 35% dell’investimento complessivo in R&D nel 2004. Le prime cinque e le

prime 10 imprese coprivano rispettivamente oltre il 65% e oltre l’ 80% dell’investimento

complessivo.

Se si considerano solo le imprese che detengono almeno un brevetto presso l’EPO, le spese di

R&S complessive risultano pari a 111.4 milioni di euro nel 2004. E’ utile confrontare questi risultati

con l’evidenza fornita da altre fonti.

Il rapporto dell’OECD (OECD 2006) stima una spesa in R&D biotecnologica da parte delle 172

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imprese attive nel settore pari a PPP$236 milioni. (Figura 2 e Figura 3). Tuttavia questa cifra si

riferisce a tutte le imprese che dichiarano di effettuare ricerca biotecnologica e – come ricordato in

precedenza- considera che nessuna azienda “core biotech” operasse in Italia in quell’anno.

TAVOLA 2 Imprese biotecnologiche operanti in Italia (Anno 2004)

________________________________________________________________________________

Numero imprese 83

Fatturato* 1.900,1

Addetti 4968

Costo del lavoro* ♦ 34,897

Immobilizzazioni immateriali♦ 16,703

Spese di R&S ♦ 281,25

*milioni di euro

♦ stima ricavata dalle note integrative al bilancio, considerando solo le spese riferibili alla

attività di ricerca

________________________________________________________________________________

FIGURA 3

Spese di R&S, Rapporto OECD (2006)

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FIGURA 4 Distribuzione delle attività delle imprese biotecnologiche operanti in Italia, Rapporto OECD (2006)

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Viceversa, il rapporto Blossom Associati – Assobiotec (2006) stima che le 163 società operanti

a fine 2005 in Italia impiegassero complessivamente 8.389 dipendenti (di cui 4250 impegnati in

attività di R&D); avessero realizzato un fatturato pari 2.886 milioni di Euro; ed avessero

capitalizzato 1.160 milioni di Euro di spese in R&S, delle quali però solo 5 milioni dichiarate in

bilancio. L’intensità di R&D risulterebbe quindi essere pari al 40.2%, con una spesa media per

impresa pari al 7,116 milioni di Euro. Va inoltre osservato che – secondo questa fonte – 11 imprese

(il 7%) sono aziende di grandi dimensioni con oltre 250 dipendenti e con un fatturato superiore a 50

milioni di euro. Esse rappresentano però il 73% del fatturato complessivo prodotto dalle imprese

biotecnologiche e il 62% del personale.

I dati di questo rapporto sono invece in linea con quelli forniti dal rapporto Critical I (Critical I,

2006) . Esso stimava che le 51 imprese operanti in Italia nel 2004 effettuassero spese di R&S per

284 milioni di Euro ed una spesa media di circa 5,57 milioni di Euro.

La grande discordanza tra questi dati deve essere attribuita evidentemente alle diverse

metodologie di definizione delle imprese biotecnologiche e- certamente – alle diverse metodologie

di calcolo delle spese di R&S. Soprattutto, il confronto tra queste fonti suggerisce soprattutto che la

grandissima maggioranza delle imprese italiane impegnate in attività di ricerca nelle biotecnologie

sono aziende “diversificate”, per le quali le biotecnologie stesse non costituiscono l’attività

principale o prevalente. Le imprese “core biotechnology” sono invece poche e piccole, almeno

rispetto agli standard internazionali, e investono volumi ridotti di R&D, con l’eccezione delle filiali

di grandi imprese biotech estere. Inoltre, anche i dati sulle spese di R&D sono difficilmente

stimabili e comparabili, in quanto nuovamente vengono applicate procedure di calcolo diverse.

Tuttavia, anche l’autodichiarazione da parte delle imprese nelle risposte alle survey produce

probabilmente una notevole distorsione dei dati.

4. ENTI PUBBLICI

Abbiamo cercato di calcolare le spese in ricerca biotecnologia del centri di ricerca pubblici più

rilevanti, cioè il CNR, l’ENEA e l’Istituto Superiore di Sanità. Per questi ultimi due centri, i dati

disponibili sono organizzati per aree tematiche che non consentono di scorporare specifici progetti

biotecnologici: essi infatti sono orientati “al prodotto” o “alla patologia”.

4.1 Il CNR

Anche la classificazione del CNR non individua direttamente progetti biotecnologici in senso

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stretto. Tuttavia, l’analisi dei centri si spesa contenuta nella relazione di bilancio per l’anno 2004

consente una valutazione di massima, anche se evidentemente approssimativa ed imprecisa.

Abbiamo quindi selezionato i centri di spesa che svolgono ricerca riconducibile alle

biotecnologie. Si tratta prevalente mente di ricerca di base e le cifre riportate sovrastimano la

componente biotecnologica effettiva. Il totale che ne risulta è comunque pari a 10, 7 milioni di euro

di finanziamenti ordinari, a cui vanno aggiunti 21, 7 milioni di finanziamenti da terzi, per una spesa

complessiva di 31, 2 milioni di euro.

TAVOLA 3

Spese del CNR per progetti di ricerca biotecnologia, anno 2004

SPESE BILANCIO ENTE

Descrizione Finanziamenti Ordinari

Finanziamenti da terzi Totale Finanziamenti

1 2 3=(1+2) BIOCHIMICA DELLE PROTEINE 471.545,96 855.030,01 .326.575,97 BIOFISICA 463.251,13 711.373,75 1.174,624,88 BIOIMMAGINI E FISIOLOGIA MOLECOLARE 228.850,15 49.758,22 278.608,37 BIOLOGIA CELLULARE 3.431.727,96 1.721.393,40 5.153.121,36 BIOLOGIA E BIOTECNOLOGIA AGRARIA 240.782,82 597.439,08 838.221,60 BIOLOGIA E PATOLOGIE MOLECOLARI 271.331,63 411.053,71 682.385,34 BIOMEDICINA E IMMONOLOGIA MOLECOLARI "Alberto Monroy" 349.646,22 1.046.936,59 1.396.582,81 BIOMEMBRANE E BIOENERGETICA 162.475,20 239.918,86 402.394,06 BIOSTRUTTURE E BIOIMMAGINI 339.262,70 2.287.370,50 2.626.633,20 CHIMICA BIOMOLECOLARE 805.467,87 1.128.590,54 1.934.058,41 CHIMICA DEL RICONOSCIMENTO MOLECOLARE 263.576,20 611.768,45 875.344,65 CRISTALLOGRAFIA 268.665,32 245.039,01 513.704,33 GENETICA E FISICA "Adriano Buzzati Traverso" 865.238,08 2.249.044,90 3.114.282,98 GENETICA MOLECOLARE 432.953,16 803.219,41 1.236.172,57 GENETICA VEGETALE 593.167,84 1.465.091,66 2.058.259,50 NEUROBIOLOGIA E MEDICINA MOLECOLARE 298.794,62 1.665.386,86 1.964.181,48 NEUROGENETICA E NEUROFARMACOLOGIA 121.187,40 869.480,50 990.567,90 NEUROSCIENZE 360.594,13 835.466,22 1.196.060,35 SCEINZE E TECNOLOGIE MOLECOLARI 296.673,55 1.230.009,02 1.526.682,57 TECNOLOGIE BIOMEDICHE 433.911,80 2.642.540,98 3.076.452,78 TOTALE 10.699.103,74 21.665.911,67 31.190.290,23

Fonte, CNR, Relazione di bilancio, anno 2005

5. LA SPESA PUBBLICA

La stima più recente della spesa pubblica italiana per le biotecnologie è fornita dall’OECD,

utilizzando dati ISTAT (OECD 2006) e si riferisce all’anno 1997, riportando un valore di PPP$32.1

milioni (Figure 6 e 7). Questo valore include anche le spese dei centri di ricerca pubblica, in

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particolare il CNR.

FIGURA 6 Finanziamenti pubblici alla R&S biotecnologica, Rapporto OECD 2006

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FIGURA 7 Finanziamenti pubblici alla R&S biotecnologica e finanziamento pubblico complessivo, Rapporto OECD 2006

Allo scopo di aggiornare, almeno parzialmente questo dato, abbiamo esaminato i finanziamenti

alla ricerca erogati dai principali ministeri interessati. Non è stato possibile identificare i progetti

biotecnologici per il Ministero delle Attività Produttive ed il Ministero dell’Agricoltura, che non

forniscono dati sufficientemente disaggregati sui vari meccanismi e programmi di sostegno.

5.1 Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica (MIUR)

Abbiamo analizzato i principali programmi di finanziamento alla ricerca: Progetti di Rilevante

Interesse Nazionale (PRIN), Sostegno alla Ricerca di base (FIRB), Sostegno alla Ricerca Industriale

(FAR). Soltanto per i PRIN è stato possibile selezionare, con l’aiuto di esperti, i progetti finanziati

a contenuto biotecnologico. Per quanto riguarda i progetti FAR, sono individuabili i contributi

stanziati per la creazioni di distretti tecnologici in Lombardia ed in Puglia, per un totale di 16

milioni di Euro (come si discuterà in seguito nella Sezione 6).

I risultati mostrano una spesa complessiva di 7, 820 milioni di euro nel 2004 e di 16,884 milioni

di euro nel 2005. Se si aggiunge il 30% cofinanziato dagli atenei, il totale della spesa arriva

rispettivamente a 11,171 milioni e a 24,120 milioni (Tavola 4).

Altri interventi che hanno impatto sulla ricerca biotecnologica riguardano la delibera CIPE n. 83

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del 13 novembre 2003 che assegnava, nell’ambito dei Progetti FIRB, risorse pari a 240 milioni di

euro destinati al potenziamento delle reti di ricerca in particolare attraverso il rafforzamento, con

connesse attività di formazione, di laboratori pubblico-privati in molteplici ambiti tecnologici, tra i

quali la diagnostica medica avanzata, la genomica applicata al miglioramento delle specie vegetali e

la bioinformatica.

TAVOLA 4

Finanziamenti MIUR alla ricerca biotecnologia (migliaia di €)

Miur 2004 Miur 2005 Area Spesa Area Spesa

Scienze agrarie e veterinarie 380 Scienze agrarie e veterinarie 788

Scienze biologiche 750 Scienze biologiche 6816 Scienze chimiche 1387 Scienze chimiche 2659 Scienze mediche 5303 Scienze mediche 6621

Totale 7820 Totale 16884

Inoltre, il MIUR ha stanziato 59 milioni di euro nel 2004 per un programma triennale a sostegno

dello sviluppo di laboratori specializzati e la costituzione di centri di ricerca pubblico-privati nei

settori nanobiotecnologie (18 Meuro); diagnostica medica avanzata (16 milioni di euro), biologia

strutturale, recettori di membrana, diagnostica nel settore agrario e veterinario, agenti infettivi ed

antiinfettivi, basi molecolari delle malattie neurologiche (25 milioni di euro).

Ancora, il MIUR ha proposto per il decreto governativo a sostegno dello sviluppo l’utilizzo del

30% del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese (per un ammontare pari a 18 milioni di euro)

per finanziare Programmi Strategici mirati alla valorizzazione della ricerca tecnologica in taluni

settori manifatturieri caratterizzati da un significativo tasso di export. Sono stati definiti dieci

programmi strategici, tra cui un progetto riguardante l’Area Salute, così articolato:

- Salute dell’uomo con particolare riferimento alle malattie a larga diffusione e dell’anziano

(studio e trattamento dei tumori e delle malattie degenerative con nuovi approcci derivati

dalla conoscenza del genoma umano).

- Sviluppo di programmi di interesse per l’industria farmaceutica, anche attraverso la

chimica fine dei composti naturali, lo sviluppo di farmaci generici, lo sviluppo di studi

epidemiologici e clinici basati sui recenti progressi della genetica e della

farmacogenomica.

- Tecnologie Biomediche, nuovi devices cardiovascolari, nuovi sistemi diagnostici e

terapeutici, bioimmagini, utilizzo di cellule staminali.

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30

Non si conoscono gli stanziamenti erogati su questo programma.

5.2 Ministero della Salute

Anche per il Ministero della Salute, abbiamo esaminato i progetti di ricerca finanziati a

contenuto biotecnologico nel 2004, sempre selezionati grazie all’aiuto di esperti.

TAVOLA 5 Finanziamento del Ministero della Salute della ricerca biotecnologia, anno 2004 (migliaia di €)

Ministero della Salute, anno 2004

Area Spesa Ricerca finalizzata: ISS 292.6

Ricerca finalizzata: IRCCS 3318.4 Ricerca finalizzata: IZS 239.2

Ricerca finalizzata: REGIONI 257.6

Totale 4107.8

Il finanziamento complessivo risulta pari a 7,82 milioni di euro

5.3 Ministero per le Attività Produttive (MAP)

Il bando del FIT per l’agevolazione di programmi di sviluppo precompetitivo finalizzati alla

realizzazione di prodotti o processi innovativi lanciato nel settembre 2005 prevede una quota di

almeno 18 milioni di euro (10% del totale) per le biotecnologie.

6. I FINANZIAMENTI REGIONALI

Allo scopo di mappare e possibilmente quantificare il contributo delle Regioni alla ricerca

biotecnologica abbiamo esaminato le principali iniziative delle Regioni italiane espressamente

finalizzate a questo settore. I dati e le informazioni sono stati raccolti sia mediante l’analisi della

documentazione disponibile sia attraverso la somministrazione di un breve questionario. Di seguito,

riportiamo i risultati ottenuti per le Regioni che hanno utilizzato e lanciato iniziative focalizzate

sulle biotecnologie: in particolare, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana,

Basilicata, Puglia e Sardegna.

Risultano quindi esclusi tutti i finanziamenti ed i programmi di intervento di cui possono avere

usufruito imprese, centri di ricerca ed altre istituzioni impegnate in ricerca biotecnologica, ma che

non erano direttamente finalizzati al sostegno al settore e che non sono rintracciabili se non

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mediante una analisi puntuale dei singoli programmi.

Il contributo regionale appare non trascurabile e denota un significativo dinamismo. Le

iniziative si articolano diverse direzioni: sostegno ai parchi scientifici e tecnologici, agli incubatori e

alle agenzie regionali per lo sviluppo (che in alcuni casi svolgono anche attività di ricerca), supporto

alla collaborazione tra università, centri di ricerca ed imprese, formazione. In alcuni casi, gli

interventi regionali prevedono il sostegno alle nuove imprese, anche con finanziamenti agli start-up

e costituzione di fondi di venture capital (Piemonte e Lombardia).

Occorre però sottolineare che solo una parte dei finanziamento sono erogati direttamente dalle

Regioni; il resto proviene da altre fonti statali, locali ed europee.

Abbiamo anche avviato una indagine sui parchi scientifici e tecnologici operanti in Italia, in

modo da affiancare una metodologia “”bottom up” che consentisse, in linea di principio, di risalire

alle fonti di finanziamento locali. Allo stato attuale, non è stato possibile ottenere dati soddisfacenti

sull’entità dei programmi e dei loro finanziamenti con specifico riferimento alle biotecnologie.

6.1 Piemonte

Tra le iniziative dedicate al settore delle biotecnologie la Regione Piemonte si segnala il

sostegno agli investimenti del Parco Scientifico/tecnologico dedicato alle biotecnologie

(Bioindustry Park); il finanziamento per la costituzione di 2 incubatori d’impresa per imprese

biotech; la formazione ricercatori. Le forme di finanziamento della Regione Piemonte rientrano

nelle seguenti tipologie: finanziamenti alla ricerca pubblica, finanziamenti alle imprese, formazione

ricercatori programmi sopranazionali, creazione parchi o incubatori. Una stima dei fondi dei fondi

regionali dedicati alle biotecnologie dal 2003 al 2005 indica una cifra di 12 milioni di euro, l’ 80%

dei quali destinati all’area farmaceutica-diagnostica e il restante all’area agro-alimentare. Dal punto

di vista della loro provenienza, il 70 % di questi fondi sono di provenienza nazionale o comunitaria,

il rimanente 30 % è attribuibile a fondi autonomi della Regione Piemonte.

6.2 Lombardia

La Regione Lombardia ha da lungo tempo contribuito ad avviare ed a sostenere iniziative in

campo biotecnologico. Più recentemente, le biotecnologie sono state identificate come uno dei

settori e delle aree tecnologiche più importanti per la regione, a partire dalla constatazione della

presenza di un significativo nucleo di competenze scientifiche, tecnologiche ed imprenditoriali nel

territorio lombardo.

In particolare, la Regione Lombardia ha riorganizzato le proprie iniziative, siglando un accordo

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di programma con il MIUR nel marzo 2004. L’accordo prevede un costo complessivi di circa €26

M., di cui €18 M a carico della regione, così suddivisi (Tavola 6):

TAVOLA 6

Regione Lombardia, accordo quadro con il MIUR , marzo 2004

Strumenti normativi Totale

MIUR decreto legislativo 27 luglio

1999, n. 297 8.000.000,00

Art.13-L.140/97 2.000.000,00 L.r. 35/96 1.200.000,00

FSE, OB 3, misura D4 3.000.000,00 Dgr 7/15826/2003

(meta-distretti) 10.000.000,00 REGIONE LOMBARDIA

Fondi di bilancio per il Sostegno alla diffusione dei

processi innovativi 1.875.000,00

Totale Regione 18.075.000,00

TOTALE 26.075.000,00

In particolare, l’accordo si articola nelle seguenti misure:

a) Assistenza tecnica a favore delle imprese che operano nei settori applicativi delle biotecnologie

nelle fasi di "pre-venture capital process" (150.000 euro per un progetto da un milione di euro

cofinanziato dalla Fondazione Cariplo);

b) Progetto "Bioiniziativa", promosso da Assolombarda e Finlombarda e cofinanziato dalla

Fondazione Cariplo per promuovere il raccordo tra i diversi attori del mondo della ricerca allo

scopo di creare nuove imprese biotech (125.000 euro per le operazioni di raccordo; 1.000.000 di

euro per la valutazione delle iniziative più valide di sviluppo imprenditoriale);. In particolare,

questo progetto include il Programma Scouting BioIniziativa presso Istituzioni Scientifiche e di

Ricerca in Lombardia con stanziamento complessivo di 2.025.000 €, di cui 1.000.000 per

l’estensione del programma. Il progetto (a cui aderiscono le Università, gli IRCCS lombardi, gli

enti pubblici di ricerca, la Fondazione Cariplo e Assobiotec) ha l’obiettivo di favorire la

valorizzazione dei risultati scientifici generati dalla ricerca e trasformarli in innovazione

tecnologica, su cui innestare la nascita di nuove imprese biotech, mediante la ricognizione in

termini quantitativi e qualitativi dell’effettiva offerta di potenziali progetti generati dalla R&S

biotecnologica lombarda suscettibili di essere trasformati in nuove imprese o comunque valorizzati

sul piano economico. Inoltre, Finlombarda ha lanciato il fondo NEXT per la promozione di start-up

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ad alta tecnologia;

c) Programma RITTS: sostegno alla diffusione territoriale delle innovazioni e del trasferimento

tecnologico con il finanziamento di progetti locali (300.000 euro)

d) Progetto QUESTIO": indagine sullo stato dell'arte della ricerca e del trasferimento tecnologico;

creazione di un network della ricerca e dell'innovazione tecnologica in Lombardia (300.000 euro);

e) Sostegno ad attività di ricerca industriale e sviluppo pre-competitivo per la realizzazione di

nuovi prodotti, nuovi processi produttivi e servizi o il miglioramento di quelli esistenti (6.000.000

di euro dal Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca del MIUR, secondo le disposizioni del Decreto

Ministeriale 593 dell'8 agosto 2000);

f) Misure fiscali a sostegno delle iniziative di piccole, medie e grandi imprese che operano nelle

biotecnologie per l'adozione di nuove metodologie di analisi, soluzioni progettuali e approcci

tecnologici (2.000.000 di euro dalle risorse regionale della legge 140/97);

g)Contributi per le piccole e medie imprese, costituite negli ultimi 12 mesi, per la progettazione di

impianti tecnologici di elevato contenuto innovativo o finalizzati alla riduzione dell'impatto

ambientale (800.000 euro dai fondi della Legge Regionale 35/96);

h) Creazione di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico attraverso il sostegno a progetti di

ricerca industriale proposti da docenti universitari, ricercatori universitari e degli enti pubblici di

ricerca che decidano di avviare una nuova iniziativa imprenditoriale (2.000.000 di euro dal Fondo

per le Agevolazioni alla Ricerca del MIUR);

i) Finanziamento di interventi formativi innovativi, sia nell'alta formazione, sia nella ricerca e nel

trasferimento tecnologico delle biotecnologie (3.000.000 di euro del Fondo Sociale Europeo);

j) Promozione di un bando per finanziare progetti di ricerca, sviluppo e investimento, proposti dal

sistema delle imprese e della ricerca, all'interno dei meta-distretti industriali "Biotecnologie

alimentari" e "Biotecnologie non alimentari" (10.000.000 di euro);

k) Sostegno a progetti per la diffusione e il consolidamento dell'innovazione tecnologica presentati

da Enti locali, Camere di Commercio, società e agenzie a partecipazione pubblica, BIC (Business

Innovation Center), CISI (Centri Innovazione Sviluppo Industriale), Distretti, Centri di Eccellenza e

Ricerca, associazioni imprenditoriali, consorzi di imprese, cooperative tra imprese e società consorti

(200.000 euro);

l) Contributi alle spese organizzative e logistiche delle piccole e medie imprese che partecipano a

programmi di ricerca (200.000 euro).

6.3 Friuli Venezia Giulia

Tra le iniziative di maggior rilievo, la Regione Friuli segnala L’ERSA (Agenzia regionale per lo

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sviluppo rurale) regionale. Il Servizio Chimico-agrario Analisi e Certificazione di Pozzuolo del

Friuli (UD), ha costituito dal 2000 il laboratorio di Biotecnologie.

La tabella 2 riporta una stima dei fondi impegnati dall’ERSA a favore del laboratorio di

Biotecnologie.

TAVOLA 7 Finanziamento alle biotecnologie: Regione Friuli Venezia Giulia

UPB TITOLO CAP 2003 2004 2005 0011.1.40 Sviluppo di standard e di

nuovi metodi di analisi mediante biotecnologie

3668 44.000,00 94.000,00 33.000,00

0011.1.40 Sviluppo di standard e di nuovi metodi di analisi mediante biotecnologie

3354 25.822,84 26.000,00 20.000,00

0014.1.61 Analisi biotecnologiche 3405 15.000,00 15.000,00 40.000,00 0014.1.61 Analisi biotecnologiche 3674 22.000,00 22.000,00 99.000,00 TOTALE 106.822,84 157.000,00 192.000,00

Questi fondi sono concentrati maggiormente nell’area agroalimentare.

Il laboratorio svolge prioritariamente un’attività di analisi istituzionale, anche nell’ambito di

progetti di ricerca in collaborazione con altri Servizi dell’ERSA, Enti ed Istituzioni esterne o su

specifico incarico della Regione, per l’applicazione di protocolli di analisi biotecnologiche (PCR),

in forma qualitativa e quantitativa, per il riconoscimento di Organismi Geneticamente Modificati

(OGM) nei prodotti agro-alimentari, per attività di diagnosi fitosanitaria o per esigenze di

caratterizzazione genetica delle principali specie erbacee ed arboree di interesse regionale.E’

importante anche segnalare l’attività svolta, nel settore biotecnologico, dall’ AREA Science Park

(ente di ricerca di interesse nazionale, il quale gestisce uno dei principali parchi scientifici

multisettoriali d’Europa) nonché dalle Università degli studi di Udine e di Trieste. I suddetti Enti

svolgono la propria attività grazie a finanziamenti sia di tipo pubblico (comunitario, ministeriale,

regionale, etc.) che privato (aziende, imprese, etc. interessate a progetti particolari avviati

all’interno degli Enti stessi).

6.4 Veneto

Nel periodo 2003-2004 la Regione Veneto ha avviato una serie di iniziative nel settore delle

biotecnologie articolate in tre fasi, Azione Biotech 1, Azione Biotech 2 e Azione Biotech 3. In

seguito ad una azione formativa significativa svolta tra il 2003 e 2004, che ha visto un forte

investimento economico da parte della Regione, la Regione Veneto ha tracciato un disegno delle

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competenze e delle esigenze e presenti sul territorio regionale in campo biotecnologico.

L’esperienza formativa, che ha visto il coinvolgimento di circa 120 allievi provenienti da oltre

40 aziende ubicate sul territorio regionale, ha consentito di svolgere una indagine informale sulle

reali esigenze del settore e sulle competenze esistenti.

In relazione al contesto regionale tracciato ed alle potenzialità che le applicazioni biotech

possono rappresentare per lo sviluppo del territorio nelle aree tematiche di maggiore interesse per il

comparto (agroalimenare, ambientale, chimico-farmaceutico e diagnostico), la Giunta Regionale del

Veneto ha destinato, con dgr n° 3926 del 19 dicembre 2003, una quota pari a € 2.940.400, per la

realizzazione di interventi nel settore delle Biotecnologie applicate identificando nel CNR sede di

Padova l’Ente idoneo ad attuare l’attività di ricerca.

Il CNR nell’analisi delle metodologie più appropriate per la realizzazione di concrete attività di

ricerca in ambito biotech, ha messo in atto un’azione specifica mirata ad identificare le necessità del

territorio e le potenziali linee di ricerca da sviluppare per rispondere alle numerose esigenze

espresse e latenti.

Le proposte sono state valutate da un Comitato Tecnico Scientifico, composto da Esperti di

settore, che ha suggerito metodi e strumenti migliorativi per la concreta realizzazione dell’iniziativa.

Azione Biotech 1 è di fatto in piena fase di attuazione attraverso la realizzazione di 18 linee di

ricerca ed ha dato origine a forti interazioni tra il mondo universitario e delle aziende, nelle quattro

aree tematiche identificate, attraverso la costituzione di 18 ATI che governano le relazioni tra i

diversi gruppi di ricerca e le imprese coinvolte nell’iniziativa.

Sulla base della positiva esperienza realizzata si sono assegnate ulteriori risorse (dgr n° 643 del

4 marzo 2005: € 3.643.792) avviando una seconda fase definita Azione Biotech 2. Anche in questo

caso è stato identificato quale soggetto attuatore il CNR, sede di Padova, demandandone l’attività di

raccolta delle istanze presentate dal territorio e la formulazione della proposta progettuale che è

stata articolata in 16 linee di ricerca specifiche.

Per migliorare le opportunità di diffusione dell’iniziativa nel contesto regionale e nazionale e

garantirne una maggiore apertura ad ulteriori attività (quali ad esempio la formazione, il sostegno

alle piccole imprese coinvolte in attività di ricerca, ecc) si sono definiti un Accordo Quadro tra la

Regione del Veneto e il CNR ed una Convenzione Operativa con l’Istituto di riferimento

demandato (CNR-ISIB, sede di Padova) per la gestione delle specifiche attività dedicate allo

sviluppo delle biotecnologie sul territorio. In tale contesto si sono stanziate ulteriori risorse regionali

pari a €1.000.000 (articolo 9 della legge regionale 9 del 2005) indicativamente assegnate ad altri 5

progetti di ricerca (vedi tabella 3 allegata).

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36

Si evidenzia che ulteriore obiettivo da raggiungere in questa seconda fase di Azione Biotech è

quello di consentire ai diversi gruppi di ricerca ed alle aziende coinvolte e/o interessate di realizzare

nuove attività mirate allo sviluppo di applicazioni produttive congiunte e/o alla creazione di nuove

filiere produttive in grado di raccordare i bisogni delle aziende dei diversi comparti verso processi e

prodotti di comune interesse.

In tal senso, il territorio ha manifestato le proprie istanze nelle scorse due edizioni, attraverso la

presentazione di 64 proposte di ricerca, che sono state valutate da un Comitato Tecnico Scientifico

opportunamente identificato e incaricato dalla Regione. Tale Comitato, in funzione delle proprie

competenze, ha suggerito metodi e strumenti migliorativi per la realizzazione dei 39 progetti

approvati.

Proprio in funzione di questa forte interazione creata tra il mondo della ricerca e quello delle

imprese e per rispondere alle ulteriori aspettative di innovazione e sviluppo, la Regione del Veneto

ha assegnato, nel marzo 2006, al settore delle biotecnologie un nuovo stanziamento di € 2.715.020.

Oltre a queste iniziative specifiche, la Regione Veneto ha investito nel campo della formazione.

In Veneto, in particolare, sono soprattutto le piccole e medie imprese ad operare nel campo delle

biotecnologie, che agiscono secondo canoni di alta competenza. La presenza di tre parchi scientifici

(Galileo, Star e Vega) e di altre iniziative dedicate al trasferimento tecnologico nelle tre province

ove hanno sede i centri universitari di Padova, Venezia e Verona, contribuisce a sostenere le attività

di queste imprese particolarmente votate all’innovazione. Vengono inoltre organizzati annualmente

eventi espositivi, diretti al settore specifico e ad altri strettamente collegati, realizzati dalla Fiera di

Padova e Verona, dal forte richiamo nazionale ed internazionale. Nei prossimi anni la Regione del

Veneto intende continuare a sostenere le azioni formative, per agevolare l’implementazione di una

filiera formativa adeguata che si sviluppi dentro e fuori il mondo della formazione tradizionale e

che sappia rispondere con flessibilità alle esigenze di un mercato particolarmente competitivo.

La tabella 8 dà un’idea più precisa dei fondi previsti e di quelli effettivamente erogati dalla

regione Veneto nel settore delle biotecnologie.

TAVOLA 8 Finanziamento alle biotecnologie: Regione Veneto

(in Euro)

Convenzione CNR Erogati

Fondi CIPE DGR n. data

17/2003 2702/2004 1 29 ott. 2004 Biotecnologie 2.940.400 882.000

20/2004 2112/2005 2 29 dic. 2005 Biotecnologie 3.643.792

35/2005 Biotecnologie 2.715.020

Totale Cipe 9.299.212 882.000

Risorse Regionali 2838/2005 Totale regionale 1.000.000

Totale 10.299.212 882.000

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Per quanto riguarda la suddivisione in Aree e in percentuali attribuite alle stesse relativamente ai

Fondi CIPE - delibere 17 e 20 - e ai fondi regionali, per un totale di € 7.584.192 la situazione è la

seguente:

• Agroalimentare 37,01 %

• Ambientale 14,94%

• Chimico-Farmaceutico 24,26%

• Diagnostico 18,52%

• Altro 5,27%

Sul totale dei fondi erogati, il 90,29% sono fondi CIPE (delibere 17, 20, 35) aree obiettivo 2 e

aree a sostegno transitorio mentre 9,71% fondi regionali (legge regionale n°9/2005), tutto il

territorio regionale.

6.5 Toscana

Le iniziative della Regione Toscana nelle biotecnologie si articolano in diverse azioni.

In primo luogo, la Regione Toscana partecipa alla Fondazione Toscana Life Sciences, costituita

dalla Fondazione Mps a fine 2004 unitamente ad altri enti senesi (Provincia, Comune, Camera

Commercio, Azienda Ospedaliera), alla Banca Mps ed a tutte le Università toscane (Siena, Firenze

e le tre di Pisa). La Fondazione TLS si occupa della realizzazione di un Parco scientifico partendo

dalla gestione del bio-incubatore. Le attività della Fondazione TLS si sono concentrate nel

completamento del progetto di ristrutturazione dell’edificio che servirà come sede,

nell’organizzazione della struttura e costruzione del network di contatti ed infine nella gestione del

bando relativo alle domande di inserimento nel progetto. Per tale bando - emanato il 20 dicembre

2005 e chiuso il 31 marzo 2006 - sono state avanzate 20 domande per accedere al bio-incubatore, di

cui 14 ammesse alla valutazione dell’apposito comitato. La Fondazione TLS beneficia anche di 3,6

milioni di euro di finanziamento, da parte della Regione Toscana, utilizzabili in 30 mesi, per

acquisto di apparecchiature scientifiche.

In secondo luogo, il Programma regionale di azioni innovative 2002-2003 “Innovazione

tecnologica in Toscana” – diretto a stimolare i processi di diffusione dell'innovazione tecnologica

nell'economia regionale mediante la creazione di reti di cooperazione tra imprese, centri di ricerca,

università, istituzioni pubbliche locali, centri per l'innovazione, centri di servizi alle imprese,

agenzie formative ed organismi finanziari - prevedeva una linea di azione espressamente dedicata

allo sviluppo e alle applicazioni industriali, agroalimentari ed ambientali delle biotecnologie. Il

Piano finanziario stabiliva finanziamenti pubblici per € 1.105.000 (di cui €650.000 come contributo

del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, FESR) e finanziamenti privati per € 195.000. In questo

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ambito. È stato in particolare finanziato il progetto Carabiotec per un valore complessivo di

€279.985. Il progetto opera nei settori dell'applicazione agroindustriale delle biotecnologie e nella

tracciabilità di filiera produttiva. Il suo intento è quello di fondere le normali procedure di controllo

attuate presso le aziende con nuove tecniche di analisi del prodotto volte a caratterizzarne la

provenienza geografica ed a valorizzarne la tipicità attraverso il riconoscimento dei genotipi e

l'individuazione di composti specifici. I dati relativi all'iter di ciascun lotto di produzione vengono

quindi codificati, trasmessi e gestiti attraverso una innovativa piattaforma software di tracciabilità.

Oltre che a contribuire alla creazione di una rete di partner in grado di sviluppare strumenti pratici

per l'innalzamento della qualità della produzione agroalimentare regionale e alla disseminazione dei

risultati mediante strumenti ad hoc di comunicazione - il progetto Carabiotec si propone di

sviluppare le basi per una Agenzia a livello regionale che supporti i processi decisionali in ambito

biotecnologico.

Infine, con il Piano Sanitario Regionale (PSR) 2005-2007 la Regione Toscana ha avviato un

processo di impulso e coordinamento del settore, decidendo un investimento specificamente diretto

sulle biotecnologie. Il PSR prevede un investimento di oltre 15 M€ nel solo settore delle terapie

geniche e cellulari, ma sono stati avviati altri progetti finalizzati all'innovazione tecnica nel settore

farmacologico, oncologico, dei trapianti, dell'immunodeficienza, dei rapporti tra ambiente e salute.

6.6 Lazio

La Regione Lazio si colloca al secondo posto nel settore delle biotecnologie (dopo la

Lombardia) per numero di addetti (circa 13 mila, il 10 % del totale dell’industria manifatturiera e

circa 1.100 ricercatori). Tra le iniziative previste dalla Regione Lazio si segnala la creazione di un

distretto tecnologico per le applicazioni innovative nel settore delle bioscienze, con la finalità di

creare un sistema di eccellenza per la regione, con un forte orientamento internazionale. Inoltre , in

data 11 Luglio 2006 è stato firmato un protocollo di intesa per la collaborazione industriale,

scientifica e tecnologica tra Sviluppo Lazio (l’Agenzia di Sviluppo della Regione Lazio) e Matimop

( Centro Industriale Israeliano per la Ricerca e lo Sviluppo). Il protocollo del progetto denominato

“Lisite” ha come obiettivo quello di creare un gruppo di lavoro che porti allo scambio di know-how

nel campo delle biotecnologie, biomedicale e dell'ambiente e, in ultima fase, al finanziamento di

progetti pilota di ricerca studiati nell'ambito della cooperazione bilaterale. Il progetto intende quindi

creare un fondo ad hoc, per il quale la Regione ha previsto uno stanziamento di 500mila euro.

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6.7 Basilicata

La Regione Basilicata non persegue direttamente una politica di sostegno al settore delle

biotecnologie; il Programma Regionale per la Ricerca Scientifica e l’Innovazione Tecnologica

punta su un settore prioritario diverso (protezione dai rischi geo-climatologici).

Iniziative nel settore delle biotecnologie vengono perseguite da due strutture “in house” della

Regione Basilicata, che operano con una certa continuità, anche se su progetti specifici, ovvero

dalla società Metapontum Agrobios, che svolge attività di ricerca e sviluppo in campo genomico e

di certificazione-miglioramento delle qualità e delle varietà agricole, e dall’ALSIA (Agenzia

Lucana di Sviluppo ed Innovazione in Agricoltura), che, tramite le sue aziende sperimentali, svolge

attività di ricerca e sperimentazione in materia di miglioramento delle caratteristiche genetiche,

organolettiche e biologiche delle produzioni agricole regionali.

Più nello specifico, Metapontum Agrobios, conduce attività rivolte al miglioramento ed alla

certificazione della qualità dei prodotti agricoli, alla definizione di metodologie di produzione

agricola sostenibile, al monitoraggio ambientale ed, infine, alla valutazione delle novità vegetali

ottenute nell'ambito della ricerca biotecnologica. Conduce inoltre attività agronomica rivolta allo

studio della nutrizione vegetale. Per quanto riguarda gli aspetti chimici, biologici e tecnologici degli

effetti di sostanze agrochimiche sulla qualità dei prodotti agricoli il Centro opera nel settore della

qualità dei prodotti ortofrutticoli. In particolare, nel 2005 ha dato avvio ad un progetto sperimentale

di tracciabilità delle arance tramite l’inserimento di un microchip nelle stesse.

Il Centro ha poi stipulato, nel 2004, un accordo con la ASL n. 4 della Basilicata per sviluppare

un centro di diagnostica “genomica”, per indagini genetiche e predittive. Il progetto consentirà di

attivare a Matera uno dei poli di eccellenza del Mezzogiorno, capace di offrire analisi di settore di

alta e avanzata specializzazione, utilizzando le attuali competenze del Centro regionale di genetica,

già attivo presso l’ospedale di Matera. Sono stati condotti studi sulla qualità dell'olio di oliva per la

definizione di metodologie chemometriche finalizzate al riconoscimento dell'area di produzione

dell'olio di oliva. Sono state infine studiate tecniche post-raccolta per conservare la qualità dei

prodotti ortofrutticoli: fichi, actinidia e fragole.

Sul versante della ricerca biotecnologica, Metapontum opera nei seguenti campi:

• lo sviluppo di piattaforme tecnologiche basate sull’impiego di tecnologie biomolecolari

pervasive (microarrays, AFLP, SNPs, marcatori molecolari, sistemi di proteomica) e loro

applicazione nei campi della diagnostica genetica medica, della tracciabilità e

dell’identificazione di marker di qualità nelle filiere agroalimentari, nel miglioramento

genetico delle varietà vegetali coltivate, nella certificazione fitosanitaria delle produzioni

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vegetali;

• lo sviluppo di sistemi per la valutazione dell’impatto ambientale e sulla salute umana delle

PGM e degli alimenti OGM, attraverso impiego di tecnologie di profilo genetico, proteico

e chimico per l’identificazione e la caratterizzazione dei potenziali effetti non desiderati

L’ALSIA, attraverso la sua rete di aziende sperimentali, opera nei seguenti settori:

• valutazioni bio-agronomiche di risposta produttiva e qualitativa di specifici prodotti agricoli;

• manipolazioni genetiche ed introduzione di nuovi ibridi di prodotti agricoli (ad es. asparagi,

fragole);

• progetti di miglioramento della viticoltura locale tramite selezioni clonali di vitigni locali;

• progetti di salvaguardia di risorse genetiche locali per specie orticole.

Il finanziamento alle biotecnologie avviene attraverso il canale del finanziamento regionale per

il funzionamento e/o la ristrutturazione dei due enti (Metapontum Agrobios ed ALSIA) controllati

dalla Regione e dedicati alla ricerca ed ai servizi in materia di biotecnologie.

Per quanto riguarda nello specifico gli stanziamenti, le previsioni per uscita di competenza e di

cassa dal 2003 al 2005 sono cosi ripartiti:

Tavola 9 Finanziamento alle biotecnologie: Regione Basilicata

2003 2004 2005

previsioni di uscita per

competenza* 6,011 7,148 6,539

previsioni di uscita per

cassa* 6,685 7,131 6,5

*Le cifre sono in milioni di Euro

Essendo nulli, nel 2004 e 2005, i residui passivi sui rispettivi capitoli di bilancio, impegni e

pagamenti hanno coinciso. Nel 2003, vi è il riporto di un residuo passivo pari a 690.000 euro, che

scompare nel 2004. Pertanto, nel solo anno 2003 vi dovrebbe essere un maggior pagamento, rispetto

agli stanziamenti, per 0,69 Meuro.

6.8 Puglia

La Regione Puglia ha predisposto una serie di iniziative nel settore delle biotecnologie fin

dall’anno 2001. In quell’anno, nell’ambito del Programma Regionale di Azioni Innovative (PRAI) è

stato lanciato il Programma per l’Innovazione e il miglioramento del rapporto industria-ricerca

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mediante le biotecnologie, della durata di 24 mesi. IL Programma prevedeva la definizione di un

Piano strategico per lo sviluppo delle Biotecnologie nella Regione Puglia, finalizzato alla

costituzione di un Sistema Reticolare tra la Regione Puglia, il sistema delle Università pugliesi, il

sistema locale dei Parchi Tecnologici ed il sistema produttivo, destinata alla promozione di

specifiche iniziative in campo Biotecnologico. Le azioni specifiche prevedevano

a) la creazione di un network informatico regionale, definito come Osservatorio Regionale sulle

Biotecnologie, l’elaborazione di un Piano Strategico Regionale per lo sviluppo e le applicazioni

delle biotecnologie, la preparazione di studi di fattibilità per la realizzazione delle strutture nodali

del network rappresentate dal Polo Biotecnologico Pugliese e da tre Biopoli periferici.

b) La sperimentazione, mediante la realizzazione di progetti pilota, delle proposte

operative progettate nel Piano Strategico e nello studio di fattibilità

c) La realizzazione di un network operativo interegionale per promuovere la diffusione delle

applicazioni biotecnologiche nelle PMI attraverso l’interscambio di professionalità.

Il costo totale del progetto ammontava a € 5.400.000, finanziati dal Fondo Europeo per lo

Sviluppo Regionale (FESR) per € 2.950.000, fondi statali per € 1.015000 , Fondi regionali per €

435.000 e cofinanziamenti privati per € 1.000.000.

Più recentemente, nel mese di dicembre 2005, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della

Ricerca (MIUR) e la Regione Puglia hanno stabilito un Accordo di Programma Quadro finalizzato

alla creazione di un distretto di alta tecnologia nel territorio pugliese nel settore delle biotecnologie

agro-alimentari. I finanziamenti per la realizzazione del distretto ammontano complessivamente a

7,96 milioni di euro (Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca, FAR) a cui si aggiungono

cofinanziamenti privati a partire dal 20% per sostenere progetti di ricerca industriale riguardanti

applicazioni biotecnologiche per la valorizzazione, la qualità e la sicurezza delle produzioni

agroalimentari pugliesi.

6.9 Sardegna

La Regione Sardegna ha avviato alcune iniziative nell’ambito delle biotecnologie, soprattutto

mediante l’Accordo di Programma Quadro Ricerca Scientifica e Innovazione Tecnologica,

approvato nel mese di maggio 2005,

In particolare, le iniziative riguardano la costituzione del Distretto della Biomedicina e delle

Tecnologie per la Salute attorno al nucleo di competenze scientifiche, tecnologiche, manageriali e

imprenditoriali che si sono sviluppate nei centri di ricerca delle Università di Cagliari e Sassari, del

CNR e del Parco Scientifico di Pula nei settori della Biologia e Genetica, Microbiologia e

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Virologia, Patologia, Epidemiologia, Farmacologia e Chemioterapia, Ingegneria biomedica,

biomedicina computazionale, e dei rapporti Ambiente-Salute.

La spesa pubblica complessiva per la realizzazione del Distretto ammonta a 33.981.000,00 euro.

L’investimento stimato dei soggetti privati ammonta a 9.930.000,00 euro e il programma è

attualmente in fase di rimodulazione da parte dell’Amministrazione Regionale.

La Regione Sardegna, in collaborazione con le Università e i Centri di Ricerca regionali, ha

avviato inoltre un percorso per la definizione di un Centro di Competenza sulle Biotecnologie da

proporre al MIUR nell’ambito del prossimo Bando del PON Ricerca 2000-2006 per la realizzazione

di una Rete di Centri di Competenza nelle Regioni del Mezzogiorno. Le aree di intervento del

Centro di Competenza sono le seguenti:

� Biologia avanzata applicata al settore medico-sanitario.

� Tecnologie biologiche innovative nel campo dell’agroindustria.

� Tecnologie biologiche innovative settore ambientale (es. studio della biodiversità microbica,

studio e ricerca di nuove specie microbiche per il biorisanamento di prodotti pericolosi, biosensori,

fitodepurazione).

� Tecnologie biologiche innovative nel campo energetico (es. produzione di biocombustibili da oli

vegetali e animali, biogas ottenuti mediante fermentazioni cellulari di biomasse vegetali).

� Tecnologie biologiche innovative industriali (es. studi sui biotensioattivi e studi sui fitofarmaci,

neurobiotecnologie per il controllo razionale dell’entomofauna di interesse agronomico e

ambientale).

7. I FINANZIAMENTI EUROPEI

I finanziamenti in domanda e in negoziazione (cioè quelli effettivamente vinti) per tutti i paesi

della priorità “Life sciences and biotechnologies for health” del 6°Programma Quadro “Life

sciences and biotechnologies for health” del 6°Programma Quadro ammontano rispettivamente a

30.7 e a 166.5 milioni di euro. La cifra si riferisce all’intero FP6 e dunque al periodo 2002-2006.

Assumendo, del tutto arbitrariamente, una equiripartizione dei finanziamenti per ogni anno si

giunge ad un ammontare di circa 39 milioni di euro.

Ovviamente, questo intervento non esaurisce di certo il contributo comunitario al settore

biotecnologico, che si articola anche attraverso tutte le misure di sostegno alle imprese, allo

sviluppo regionale, ecc. Attualmente, risulta però impossibile effettuare una valutazione

approfondita della destinazione settoriale di tali finanziamenti.

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TAVOLA 10 Finanziamenti Europei alla ricerca biotecnologia: VI Programma Quadro (2002-2006)

Progetti in fase di negoziazione Area tematica

Num Progetti Coordinatori Finanziamento

% sul totale

1.1 353 9 33961056 20,40% 1.2 468 8 38906588 23,37% 2.1 511 9 35152724 21,11% 2.2 487 3 35227554 21,16% 2.3 113 5 22548004 13,54% 3.1 20 443350 0,27% 3.2 3.3 1 3.5 9 129371 0,08% 3.6 1 3.7 5 136100 0,08%

TOTALE 1968 34 166504747

8. IL VENTURE CAPITAL

L’OECD fornisce una stima di $23 milioni investiti dal venture capital in imprese

biotecnologiche in Italia nell’intero periodo 2002-2003.

I dati AIFI mostrano un investimento nelle biotecnologie praticamente nulli nel 2001 e nel

2002, di circa 6 milioni di euro nel 2003, di soli 2 milioni di euro nel 2005 (non è presente il dato

relativo al 2004). Del resto, la crescita dei finanziamenti di venture capital è stata nel complesso

piuttosto limitata, passando da € 189 milioni di euro nell’anno 2000 a 201 milioni di euro nel

Progetti Finanziati Area tematica

Num. Progetti Coordinatori Finanziamento % sul totale

1.1 77 54 6713596 21,89% 1.2 134 43 6651102 21,68% 2.1 126 42 5197243 16,94% 2.2 62 39 2444079 7,97% 2.3 64 14 9667720 31,52% 3.1 2 3 3.2 3.3 1 1 3.5 3.6 1 3.7

TOTALE 466 197 30673740

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2005 (esclusi i mega deal). L’ammontare medio di finanziamenti è cresciuto invece da 4.6 milioni a

10.9 miliono di euro. Inoltre, i finanziamenti sono fortemente concentrati nelle attività di buy out e

solo meno dell’ 1% riguarda interventi early stage. Inoltre, va considerato che la quota dei

finanziamento complessivi di venture capital destinati a imprese high tech rimane molto limitata,

passando dal’ 11% nel 1998, al 23% nel 2000 al 5% nel 2004 ed al 10% nel 2005 (Gervasoni, 2006,

AIFI, 2006). Dati analoghi sono forniti da altri rapporti, come l’OECD, Blossom- Assobiotec e

Critical I.

Questi dati confermano l’esiguità delle attività di venture capital in Italia e l’assenza di mercato

per le nuove imprese biotech. Per avere uordini di grandezza comparativi a cui fare riferimento, il

Rapporto Critical I fornisce una stima di finanziamenti di venture capital pari a 1.1 miliardi di Euro

nel complesso dei 18 paesi europei oggetto dell’indagine, di 295 milioni di euro nel Regno Unito,

245 milioni i Germania e 195 milioni in Francia. Se certamente esistono sostanziali problemi di

natura finanziaria e fiscale allo sviluppo di questo mercato dal lato degli operatori finanziari, molto

probabilmente questa situazione riflette anche sostanziali debolezze dal punto di vista della offerta

di iniziative imprenditoriali valide e promettenti su una scala minima, al di là di episodiche

occasioni.

FIGURA 8

Investimenti di venture capital per settore di appartenenza, Rapporto AIFI 2006

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FIGURA 9 Distribuzione settoriale degli investimenti di venture capital in Italia, anno 2003, Rapporto AIFI 2004

9. IL SETTORE NON PROFIT

Il settore non profit rappresenta in altri paesi una fonte importante di finanziamento alla ricerca,

in particolare per quanto riguarda il campo biomedico. Anche in Italia il ruolo di queste istituzioni è

in crescita nel corso degli ultimi anni, sia dal punto di vista quantitativo che, soprattutto, da quello

qualitativo.

Secondo l’indagine del Censis, in Italia operavano 2916 istituzioni non profit nell’anno 2000

(Censis, dati Ispri-CNR). Di queste 280 presentano un bilancio superiore a 500.000 euro. Una parte

consistente di risorse sono erogate dalle 89 Fondazioni Bancarie, di cui 82 originate da Casse di

Risparmio, 6 da Istituti di Credito Pubbllico, e 1 da un Monte di Credito. Il patrimonio delle 89

Fondazioni ammonta a circa a 36 miliardi di euro. Il VII Rapporto ACRI fornisce dettagliate

informazioni circa le erogazioni delle Fondazioni. Su un totale di 971 milioni di euro erogati nel

2001, sono state assegnati alla ricerca scientifica 96,7 milioni, pari a circa a il 10% del totale.

Recentemente, nel quadro dei processi di potenziamento delle attività di ricerca sanitaria, è stata

proposta dal Governo la trasformazione dei 15 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico

(IRCCS) pubblici in fondazioni “non profit”.

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Tra le istituzioni particolarmente importanti nel settore della ricerca biomedica, vanno ricordate

la Fondazione Telethon. Essa opera con modalità di intervento differenziate, che vanno dalla

individuazione di tematiche ed assegnazione fondi per progetti di ricerca, al sostegno di talenti

promettenti con assegnazioni per la “carriera”, a borse di dottorato di ricerca e scuole di

specializzazione, fino alla costituzione di proprie unità di ricerca, anche in collaborazione con

università, enti pubblici di ricerca. Per la sua attività Telethon si avvale di un comitato di indirizzo e

di valutazione composto da scienziati internazionali.

Altre istituzioni importanti sono L’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc), la

Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Firc) e l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

Esse hanno adottato criteri basati sulla trasparenza, rigore e rapidità degli interventi. La Fondazione

Auletta-Armenise è un’altra significativa Fondazione per la ricerca medica che opera attraverso la

gestione e l’indirizzo della Harvard University. Ancora, va menzionata la Fondazione “Policlinico

Francesco Sforza” di Milano, la prima esperienza pilota di trasformazione di un IRCCS in

Fondazione.

Infine, la Fondazione S.Raffaele del Monte Tabor ha assunto un forte rilievo a livello nazionale

ed internazionale. Essa può considerarsi il primo esempio in Italia di ospedale privato e centro di

ricerca biomedico indipendente. Questa Fondazione, fondata nel 1972, ha raccolto ed investito 33

milioni di euro nel 2003 e 34 milioni nel 2004 e nel 2005, mediante applicazioni a bandi pubblici e

privati, sperimentazioni cliniche e donazioni. I fondi provengono per il 44% dal Ministero della

Salute, per il 13% da altri Enti pubblici italiani e stranieri, per il 27% da enti privati, per il 9% dall’

industria ed infine per il 7% da donazioni e altro.

Non è possibile quantificare con precisione le spese del settore non profit alla ricerca

biotecnologica. I dati ISTAT quantificano il contributo del settore non profit alle spese intramuros

di R%S complessive italiane all’1. 27% nel 2002 e al 1.41% nel 2003. Non sono disponibili dati

disaggregati per settore o area tematica sui finanziamenti, neppure a livelli di aggregazioni più ampi

rispetto alle biotecnologie.

Farmindustria (Farmindustria, 2004) fornisce una stima dei contributi erogati da istituzioni non

profit nel settore della salute nel periodo 1999-2001 (Figura 10). L’ammontare complessivo

ammonterebbe a circa 207 M€.. Utilizzando assunzioni eroiche, cioè partendo da questa cifra per

ottenere una stima della spesa annuale ed applicando i tassi di crescita dei finanziamenti

complessivi alla ricerca da parte di queste istituzioni come risulta dai dati ISTAT (rispettivamente

11.8% nel 2003, 2.9% nel 2004 e 5.1% nel 2005), si giunge ad una stima dei finanziamenti pari a

circa € 81.5M nel 2003, € 83.7M nel 2004 e € 88M nel 2005.

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FIGURA 10 Finanziamenti del settore non profit alla ricerca bioteconogica, Rapporto Farmindustria 2004

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10. CONCLUSIONI

Come già accennato nell’introduzione, questo rapporto non può avere l’obbiettivo di fornire una

quantificazione soddisfacente – né tantomeno puntuale – delle spese di ricerca nelle biotecnologie

in Italia. Gli ostacoli al reperimento ed alla classificazione dei dati sono tali da impedire qualsiasi

valutazione aggregata attendibile. Sarebbe invece sviante e non rigoroso presentare cifre che

soffrono di carenze metodologiche molto significative e che possono suggerire una interpretazione

molto distorta della reale situazione italiana.

Stanti questi caveat, questa indagine suggerisce che nel 2004 (unico anno per cui è possibile

ottenere stime consistenti tra le diverse istituzioni considerate):

- la spesa delle imprese “core biotechnology” operanti in Italia può essere stimata attorno

ad un valore di circa 280 milioni di euro;

- il CNR ha speso nello stesso anno 31.2 milioni di euro;

- il finanziamento pubblico può essere stimato in 7.8 milioni di euro (11.7 milioni

considerando il co-finanziamento degli atenei) per quanto riguarda il MIUR e in 4.1

milioni per quanto concerne il Ministero della Sanità;

- i finanziamenti europei (priorità “Life sciences and biotechnologies for health” del

Programma “Life sciences and biotechnologies for health” del 6°Programma Quadro)

possono essere eroicamente approssimati a circa 40 milioni di euro all’anno.

- Il settore non profit ha stanziato finanziamenti (riguardanti però il settore salute nel suo

insieme) per circa 84 milioni di euro.

Ovviamente, queste spese non possono e non devono essere sommate, in quanto si ciò

condurrebbe a duplicazioni. Considerando solo la spesa delle imprese, del CNR ed i finanziamenti

MIUR, Ministero della Salute, e finanziamenti comunitari si arriva ad un ammontare di circa 400

milioni di euro (assumendo impropriamente che i finanziamenti pubblici e comunitari siano

interamente spesi da università e altri centri di ricerca, ma non dalle imprese).La spesa pubblica,

secondo questo calcolo) rappresenterebbe il 19.6% della spesa complessiva domestica e il 29.7%

considerando anche i finanziamenti europei.

Questi dati non considerano ovviamente i programmi di spesa stanziati per i prossimi anni dal

settore statale (significativamente incrementati dal MIUR) e i finanziamenti a vario titolo erogati

dal Ministero delle Attività Produttive e da altri ministeri per i quali non si dispone di dati

disaggregabili. Inoltre, dal lato dei finanziamenti, restano esclusi da queste stime i contributi

regionali e locali descritti nella Sezione 6. Essi possono essere approssimati a circa 13 milioni di

euro nel 2004, considerando solo le Regioni per le quali è possibile identificare il contributo

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regionale specifico.

La conclusione più importante di questo rapporto è tuttavia, a nostro avviso, la constatazione

della impossibilità allo stato attuale di calcolare spese e finanziamenti alla ricerca biotecnologica.

Come già osservato nella Introduzione, questo è un problema comune a tutti i paesi, viste le

difficoltà di definizione di biotecnologie e l’assenza di procedure soddisfacenti per la

identificazione di queste tecnologie nei programmi pubblici.

Naturalmente, la direzione ineludibile per ovviare a questo vuoto di conoscenze consiste nel

coinvolgimento diretto dell’ISTAT, possibilmente coordinato a livello internazionale, per definire

procedure comuni di rilevazione dei dati sulla spesa privata e pubblica di ricerca analoghe a quelle

oggi utilizzate ma che consentano di pervenire ad un grado di disaggregazione più elevato e

specifico.

Ciò implica inoltre il coordinamento con Ministeri e altri enti pubblici per approntare metodiche

di rilevazione e classificazione degli interventi che consentano di identificare il “settore

biotecnologico”. Ovviamente, questo lavoro si presenta difficile e complesso. Tuttavia, dalle

interazioni avviate nella preparazione di questo rapporto, è emerso un interesse ed un impegno

molto promettente da parte dei funzionari coinvolti.

Nel prossimo futuro è possibile ed auspicabile pensare ad iniziative che comincino a sviluppare

questi sforzi, riunendo congiuntamente associazioni di categorie, ministeri, regioni e rappresentanti

di altre istituzioni (come il non profit).

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BIBLIOGRAFIA AIFI (2006), Libro Bianco. Progetto per lo sviluppo del private equity e del venture capital in Italia, marzo 2006. Arundel, A (2003), “Biotechnology Indicators and Public Policy”, OECD Science, Technology and Industry Working Papers, 2003/5, OECD Publishing. Doi:10.1787/262776281580 Biotechnology Industry Organization, 2000) "What Is Biotechnology?" <http://www.bio.org/aboutbio/guide2000/whatis.html> Blossom Associati – Assobiotec (2006), “Biotecnologie in Italia 2006. Analisi strategica e finanziaria” Consiglio Nazionale delle Ricerche, Relazione di bilancio, anno 2005 Devlin, A. (2003), "An Overview of Biotechnology Statistics in Selected Countries", OECD Science, Technology and Industry Working Papers, 2003/13, OECD Publishing. doi:10.1787/182801088828 Gervasoni A. (2006), Il mercato italiano del Private Equity e del Venture Capital nel 2005, Convegno Annuale AIFI, 2006 IPI (2005) Report, Convenzione CNBB-IPI. Realizzazione di attività di studio ed analisi finalizzate alla promozione industriale del settore delle biotecnologie in Italia, Roma MIUR (2005) Rapporto sulla ricerca scientifica e tecnologica OECD (2001), A Statistical Framework for Biotechnology Statistics, DSTI/EASSTP/NESTI (2001) 39, OECD, Paris OECD (2006), B. van Beuzekom and A. Arundel, OECD BIOTECHNOLOGY STATISTICS – 2006, ORGANISATION FOR ECONOMIC CO-OPERATION AND DEVELOPMENT OTA, Office of Technology Assessment (1984), Commercial biotechnology: an international analysis, Washington,DC, Governement Printing Office Provincia di Milano – Biopolo ( 2006), Italian Biotechnology Directory. Facts & Trends Analysis. Report 2006-07-26 Regione Lombardia (2005) “Documento Strategico per la ricerca e l’innovazione”, Iniziative per il Forum Regionale su Ricerca e Innovazione.