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Come cambia l’industria del vino

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N. 3.245 - ore 17:00 - Giovedì 16 Settembre 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,opinion leader e professionisti del vino

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La News

Come cambia l’industria del vino

Il mercato mondiale del vino torna a crescere, nei consumi e nel commercio, in un mondoche non è mai cambiato tanto in fretta come in questi 18 mesi. Un periodo nel quale laparola d’ordine è stata una sola: resilienza, per convivere con una pandemia che, a benguardare è tutt’altro che alle spalle, e che è quindi destinata ad essere ancora un fattorefondamentale anche nell’industria del vino. A ricordarlo, Wine Intelligence, che ha messo in

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fila i macro fattori che stanno trainando il settore vinicolo mondiale, dalla centralità dei dirittisociali all’urgenza delle questioni ambientali, dal ruolo dell’e-commerce all’impatto dellaBrexit in Uk.

Approfondimento su WineNews.it

Primo Piano

Lotta a fame, cambiamento climatico e non solo: le ricettedi Coop per “Coltivare il Futuro”

Il futuro, nel segno della sostenibilità ambientale è ormai alle porte. Anzi, ormai si puòparlare di “presente” per i danni relativi al cambiamento climatico con relative ripercussionisull’agricoltura. La sfida, dunque, passa da alcuni argomenti cardine del grande apparato“socio-agro-economico” relativo alla sostenibilità ambientale. Guardando a quelle, enormi eprimarie, della lotta alla fame, che invece che regredire sta aumentando, e al cambiamentoclimatico, in uno scenario mondiale che ci dice, da tempo, che entro il 2050 ci saranno 10miliardi di persone, e che di conseguenza la produzione mondiale di cibo dovrà aumentaredel 60%. Per un cambiamento radicale della filiera della produzione del cibo, che chiama incausa la distribuzione, ma anche il rapporto, oggi sbilanciatissimo, tra grandi multinazionalie piccoli produttori di tutto il mondo. Ma anche il ruolo dei piccoli gesti quotidiani contro glisprechi. Temi di cui si è discusso a Firenze, nel convegno “Coltivare il Futuro” di CoopItalia, in vista del G20 dell’Agricoltura, di scena il 17 e 18 settembre. Con i contributi di, tragli altri, di Marco Pedroni, presidente Coop Italia, Marcela Villareal della Fao, Morgan Odydi Via Campesina e Marcello di Paola, docente e ricercatore all’Università Luiss di Roma ealla Loyola di Chicago (nell’approfondimento). Dove al netto delle grandi dinamichemondiali da cui l’Italia non è certo avulsa, è emersa ancora una volta la particolarità delsettore “agroalimentare che, in Italia - ha ricordato il presidente di Coop, Marco Pedroni -rappresenta un unicum sia in termini di qualità delle produzioni che di asset economico,con tanti piccoli produttori, le grandi cooperative, aziende di alto profilo e qualche realtàagroindustriale. L’agricoltura e l’agroalimentare sono molto importanti per l’Italia, sono lacolonna portante e la vera offerta qualitativa del paese, un punto di riferimento.L’agroindustria è cresciuta. Dalla coltivazione alla trasformazione alla logistica neisupermercati. Tra queste filiere c’è bisogno di collaborazione. Non si può immaginare

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l’Italia che trasformi il proprio comparto agroalimentare in grandi imprese, esiste la forza delmettersi insieme. Infrastrutture, meno intermediazioni e aggregazione: ecco la via dapercorrere, insieme a imporre il prezzo giusto”.

Approfondimento su WineNews.it

SMS

La “Sustainable Wine Roundtable

Mentre l’Italia ancora aspetta la legge definitiva sullo standard unico delle certificazionedella sostenibilità del vino (da settimane annunciato come imminente ma ancora insospeso), il mondo si muove in una direzione chiara ed immutabile. In un percorso ancoralungo, ma lungo il quale nasce la “Sustainable Wine Roundtable”, una coalizione unicacomposta da grandi e piccoli produttori, distributori, rivenditori, organizzazioni ambientalistee altre ancora, di tutto il mondo, unite dal desiderio di rendere il settore vitivinicolo leadernella sostenibilità. E, tra i soci fondatori, c’è anche l’italiana Equalitas, la società controllatada Federdoc e detentrice dello standard (che, in buona parte, sarà l’ossatura del nuovostandard nazionale italiano in arrivo, ndr). L’obiettivo principale è di arrivare a definire unostandard globale per il settore vitivinicolo.

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Focus

Alto Adige: grandi vini bianchi, diversità e zonazione

5.550 ettari di vigneto, un fazzoletto di terra che rappresenta lo 0,7% del vigneto Italia.Eppure, l’Alto Adige del vino, da questo vigneto condotto da 5.000 viticoltori, riesce araccontare una diversità incredibile, grazie a vigne che vanno dai 200 ai 1.000 metri sullivello del mare, e a 20 vitigni (con i bianchi che coprono il 64% della superficie, PinotGrigio e Gewurztraminer in testa) su 150 diversi tipi di terreni. Un mix che - grazie al lavorodi 12 cooperative che da sempre fanno dell’altissima qualità il loro tratto distintivo (e chevalgono il 70% della produzione totale), 62 cantine private e più 100 piccoli VignaioliIndipendenti - danno vita ogni anno ad oltre 40 milioni di bottiglie (il 98% Doc), che oggi,per la maggior parte, raccontano di un Alto Adige come terra di grandissimi vini bianchi, edi grandissima longevità. Anche grazie ad una rivoluzione lenta ma decisa in vigna, partitadagli anni Ottanta del Novecento, e che ora punta sulla zonazione e le Unità GeograficheAggiuntive (84 in attesa di approvazione) e che si è raccontata all’“Alto Adige WineSummit” 2021 (nell’approfondimento i commenti di Hans Terzer, enologo di San MicheleAppiano, Martin Foradori, vice presidente del Consorzio Vini Alto Adige e produttore conHofstätter, ed Andreas Kofler, presidente del Consorzio e di Cantina Kurtatsch).

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Cronaca

Il vino di Cracco con San Patrignano

Il più famoso e “novello” chef-vignaiolo si affida al know how ed alla voglia di riscatto deiragazzi di San Patrignano per produrre il primo vino della sua neo-nata azienda: si chiamaColle Giove, ed è il Colli di Rimini Rosso Doc dell’azienda Vistamare di Carlo Cracco edella moglie Rosa Fanti, nata a fine 2020 in Romagna, e le cui uve, Sangiovese eCabernet Sauvignon della vendemmia 2020 e 2021, sono vinificate nella cantina dellaComunità con l’enologo Luca D’Attoma. E con la commercializzazione dell’annata 2020prevista in ottobre.

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Wine & Food

Il più grande evento di territorio chiama a raccolta i winelovers: il “Festival Franciacorta”

Il più grande evento di territorio, pioniere del genere nell’Italia del vino nell’unire ladegustazione di grandi vini, esperienze in cantina e nella natura, cucina, sport e cultura,chiama a raccolta gli amanti delle bollicine: il “Festival Franciacorta in Cantina”,l’appuntamento diffuso tra i filari del Franciacorta (dove prosegue il 18-19 settembre), perconoscere da vicino la sua storia e le storie delle sue cantine - 65 quelle che aprono leporte - tra le bellezze del territorio come monasteri, castelli e dimore storiche immerse tra ivigneti del celebre ed amato Metodo Classico. Un evento per tutti, dagli sportivi, chepotranno avventurarsi tra i vigneti e le colline della Franciacorta facendo trekking epercorrendo itinerari a piedi, in bicicletta o a cavallo, così come per le famiglie, tra iniziativeludiche e pic-nic tra i filari.

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WineNews.tv

Viaggio nella viticoltura (e nell’agricoltura) eroica delleIsole Eolie, tra Malvasia e non solo

Tra coraggio, fatica, sostenibilità e visioni di futuro, le testimonianze di produttori di vino,pastori, pescatori e agricoltori, anime di un territorio unico e difficile, che sopravvive graziealla sua biodiversità, e alla tenacia di chi la tutela e la valorizza. Come raccontano le storiedi produttori come Tasca d’Almerita (Tenuta Capofaro), Hauner, Fenech, Colosi,Barbanacoli, Punta Aria e Caravaglio, ma non solo.

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