143
La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 06/09/2010

CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Psicologi Campania · 04/09/2010 La Repubblica - Napoli Comune, riparte il concorsone 74 05/09/2010 Il Messaggero - Nazionale Il rendimento dei figli

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;

MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto

specificato nei contratti di adesione al servizio.

CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGIRassegna Stampa del 06/09/2010

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INDICE

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI

05/09/2010 Il Mattino di Padova - Nazionale

«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con il federalismoscolastico

9

05/09/2010 La Nuova Venezia - Nazionale

«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con il federalismoscolastico

11

05/09/2010 La Tribuna di Treviso - Nazionale

«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con il federalismoscolastico

13

PSICOLOGI E PSICOLOGIA

06/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

«Questa è la nostra vita sappiamo cosa rischiamo»16

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

L'identikit dei sei licei pronti all'inaugurazione18

05/09/2010 La Repubblica - Palermo

I dubbi dello psicologo "Dovrà ripartire da zero"24

05/09/2010 La Repubblica - Milano

Piero Colaprico "Va bene, confesso c'è un lato di Milano che vorrei far fuori"25

06/09/2010 La Repubblica - Nazionale

"È un simbolo dell'oppressione porta su di sé il peso della barbarie"26

06/09/2010 La Stampa - TORINO

Hutter: «Se lui sarà disponibile al dialogo noi riporremo subito cartelli e striscioni»Specchio dei tempi

27

04/09/2010 Il Messaggero -  UMBRIA

Rimedi per disfunzioni degli uomini adulti29

05/09/2010 Il Giornale - Genova

AUSTRIA In vacanza con lo psicologo30

05/09/2010 Avvenire - Nazionale

Trapani, in diocesi spazio ai progetti dei giovani31

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05/09/2010 Avvenire - Nazionale

La domanda più grande oltre ogni disciplina32

05/09/2010 Il Gazzettino - TREVISO

Nuovo servizio a Resana: psicologo gratuito per chi è in difficoltà33

06/09/2010 Il Secolo XIX - La Spezia

SONO STATE 189 LE RICHIESTE DI AIUTO A "TELEFONO DONNA"34

06/09/2010 Il Secolo XIX - Nazionale

NON ESISTONO MADRI IN RITARDO35

06/09/2010 Il Tempo - Latina

Un robot ed uno psicologo nel Taekwondo37

03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE

In campo gli psicologi dell'Arma38

04/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA

Un villaggio tridimensionale per curare il disagio psichico39

05/09/2010 La Nazione - La Spezia

Piccole vittime di troppo amore Storie di abusi e di padri-padroni40

04/09/2010 D Repubblica

TEMPO DI GIOIA41

05/09/2010 Osservatore Romano

L'unità della conoscenza42

03/09/2010 Carta

il costo occulto del disastro del Golfo44

RIFORMA DELLE PROFESSIONI

04/09/2010 Il Sole 24 Ore

Corsa alla conciliazione49

03/09/2010 Il Messaggero -  FROSINONE

«Basta con gli alibi, aprite l'ospedale»51

04/09/2010 Il Messaggero -  ABRUZZO

Rivoluzione anti-burocrazia Soddisfatti gli architetti52

04/09/2010 Libero - Nazionale

«Renzi non è nessuno È malato di protagonismo»53

04/09/2010 Il Tempo - Abruzzo Pe

Al via i controlli a campione54

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05/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA

«Il Global service? Appalto trasparente»55

06/09/2010 La Nazione - Umbria

Lavoro nero: Regione in campo56

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Professionisti incastrati tra maggiori responsabilità57

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Qualità sempre più diffusa a studio58

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI

04/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

«Nessun vuoto allo Sviluppo, presto il ministro»61

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

Sanità etnica più federalista63

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

Meno docenti e aule più affollate66

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

Fattura elettronica in forma libera con controlli interni71

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

Un meccanismo combinato può evitare contestazioni73

04/09/2010 La Repubblica - Napoli

Comune, riparte il concorsone74

05/09/2010 Il Messaggero - Nazionale

Il rendimento dei figli è in rete, voti e assenze via email o sms75

05/09/2010 Il Giornale - Nazionale

«Meglio il web delle filiali Ma attenzione alle chat»77

05/09/2010 Il Giornale - Genova

A Recco connessione wi-fi gratis per chi passeggia sul lungomare78

04/09/2010 Il Secolo XIX - Nazionale

«Ripresa impossibile se si rompe l'unità sindacale»79

06/09/2010 Il Secolo XIX - La Spezia

Assessore donna perseguitata da folle80

05/09/2010 Il Tempo - Nazionale

Un'impresa su 4 ha chiuso i battenti nell'ultimo anno82

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04/09/2010 ItaliaOggi

Domanda via pec per i concorsi83

05/09/2010 La Nazione - La Spezia

Burocrazia-lumaca, il caso va in tv85

04/09/2010 La Padania

Settimana prossima la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo86

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali per riqualificare il territorio87

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Da travet a grand commis di stato88

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Ora si apre al privato89

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Istituti ad hoc per enti locali, interno ed economia90

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali per riqualifi care ilterritorio

91

04/09/2010 Milano Finanza

Un patto ad alta tecnologia92

UNIVERSITA

04/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE

Università, chi passa i test si laurea prima e trova lavoro96

04/09/2010 Il Sole 24 Ore

L'università scende in pista a Varano97

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

Università, con il test d'italiano è partita l'odissea per il visto99

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

In università a lezione di start up101

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

Un premio valorizza le migliori idee103

06/09/2010 Il Sole 24 Ore

Master per gestire patrimoni sottratti alle mafie104

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04/09/2010 La Repubblica - Napoli

La sfida dei futuri dentisti uno su trenta ce la farà105

05/09/2010 La Repubblica - Torino

Università e Politecnico tutto il potere ai nuovi cda106

06/09/2010 La Stampa - TORINO

Quanto costa brevettare una buona idea107

06/09/2010 La Stampa - NAZIONALE

Casoli: "Ma il governo sta lavorando bene"108

04/09/2010 Il Messaggero - Nazionale

Medicina senza test in Romania: novemila euro e passa la paura109

04/09/2010 Il Messaggero -  CIVITAVECCHIA

«L'Università è una risorsa per il nostro territorio»111

04/09/2010 Il Messaggero -  UMBRIA

Unitre, nuovi corsi: tutti pazzi per il Burraco112

05/09/2010 Il Messaggero -  CIVITAVECCHIA

«L'università deve guardare all'Europa»113

04/09/2010 Il Giornale - Nazionale

Da «Avvenire» l'invito a tutelare gli studenti E il web si inventa la guerra Cei-Gelmini114

04/09/2010 Il Giornale - Milano

«No ai test per l'università: medici assunti dagli ospedali»115

05/09/2010 Il Giornale - Nazionale

In 27 anni scrive un poema lungo più del doppio della «Divina Commedia»116

04/09/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara

Il legame tra città e Ateneo raccontato da Andrea Maggi119

04/09/2010 Il Resto del Carlino - Ancona

Margherita Hack malata Il seminario deve far senza120

05/09/2010 Il Resto del Carlino - Macerata

Accordo tra gli atenei Si moltiplicano gli incontri121

05/09/2010 Avvenire - Nazionale

Scuola, non solo conti: «Puntiamo alla qualità»122

05/09/2010 Il Gazzettino - PADOVA

La natura in un tubo, riprodotta la fotosintesi123

06/09/2010 Il Giorno - Como Lecco

Il Politecnico abbatte le frontiere Si iscrive qui uno straniero su tre124

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04/09/2010 Libero - Nazionale

«Cei contro la Gelmini» La sinistra si inventa i vescovi anti-governo125

06/09/2010 Il Secolo XIX - La Spezia

Caccia allo storno sì o no la parola all'Università126

04/09/2010 ItaliaOggi

Un vigneto più ecologico127

03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE

Test a Medicina «Più facili del 2009»128

03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE

Federazione universitaria Puglia-Basilicata-Molise129

03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA

«Noi futuri medici, forse no» Il test va buca? Via con gli altri130

03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA

«Domande da pazzi forse ho sbagliato»131

03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - LECCE

Dalla laurea al lavoro ecco i servizi offerti agli studenti132

03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - TARANTO

«Va bene l'alleanza tra le Università ma adesso si investa sul serio»134

04/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE

Salviamo le nostre università135

04/09/2010 Finanza e Mercati Sette

SOLDI BEN SPESI136

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

La Scuola punta all'etica137

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Le scuole legali aprono i battenti138

06/09/2010 ItaliaOggi Sette

Le scuole legali aprono i battenti139

05/09/2010 Osservatore Romano

I vescovi dell'Ecuador sulla nuova legge per le università141

03/09/2010 Il Roma

Nell'inferno dei test: caos e polemiche142

03/09/2010 Il Roma

Spesi fino a 3mila euro per un corso143

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CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINEDEGLI PSICOLOGI

3 articoli

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«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con ilfederalismo scolastico Settimana corta Premi ai i docenti più meritevoli Guerra agli ordini e agli esami di Stato SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Varata la riforma Gelmini, anche il Veneto punta alla sua personale rivoluzione, con il progetto di

legge sulla scuola che dovrebbe vedere la luce nel 2011. Lo annuncia l'assessore regionale all'Istruzione, a

una settimana dall'avvio dell'anno scolastico: «E' il mio obiettivo per questa legislatura - sostiene Elena

Donazzan - siamo quasi pronti: prima però dobbiamo cambiare il regolamento d'aula, sennò non ce la faremo

mai ad approvare una legge così importante. Innanzitutto chiederemo il federalismo scolastico».

Ovvero?«Il passaggio del personale alla Regione, con la possibilità di aumentare la programmazione della spesa. E

l'introduzione dei costi standard: voglio sapere quanto costa uno studente».

Metterà mano anche al calendario scolastico?«Così com'è concepito è superato. Anche gli psicologi sostengono che ai ragazzi fa più male che bene stare

a casa tre mesi di fila. Dovremmo avvicinarci al modello tedesco, con vacanze più articolate: una settimana di

stop ogni due mesi e un mese di interruzione d'estate, in agosto. Almeno per i più grandi. E' più facile gestire

lo stress, senza contare che è giusto che si abituino subito al ritmo scuola-lavoro, che poi è quello della vita».

Ma non teorizzava di tornare sui banchi a ottobre?«Far slittare di una settimana la fine e l'inizio delle lezioni è quello che potrei fare a normativa vigente, ma con

il federalismo scolastico la gestione passerebbe completamente in mano nostra».

La rivoluzione riguarderà solo il calendario?«No, la scuola deve diventare il punto di riferimento di tante attività, nell'ambito della settimana corta.

Vogliamo mense per tutti, ragazzi a scuola di pomeriggio e nelle settimane in cui la didattica è sospesa per

fare sport e studiare l'inglese».

Non le sembra un progetto un po' dispendioso rispetto alle risorse?«No. Abbiamo verificato che se ci dessero quello che ci spetta con il federalismo scolastico saremmo a

posto».

Tra poco ricomincia la scuola. Il Veneto è pronto?«Prontissimo. Ma non raccontiamoci storie: fino a due anni fa la scuola era drogata. C'è stato chi ha assunto

oltre il limite, illudendo intere generazioni che ora sono in difficoltà. Parlo per esperienza: mia sorella è

precaria da 10 anni. La scuola è in sofferenza, ma il grosso dei tagli lo abbiamo già affrontato, inoltre

possiamo contare su un numero importante di pensionamenti. Abbiamo appena stanziato 2 milioni per

integrare il sussidio di disoccupazione dei precari con un'indennità che consenta loro di continuare ad

aggiornarsi. Certo, il mondo della scuola andrebbe gestito in maniera più privatistica».

Cosa significa?«Puntare sulla valutazione degli insegnanti. Nella riforma ho fatto inserire al ministro la clausola che il 30%

dei risparmi venisse destinato per premiare gli insegnanti che fanno di più e meglio».

C'è chi chiede di limitare l'accesso ai test di ammissione universitaria ai veneti. L'appartenenza è unvalore anche in questo caso?«Diciamo che i veneti devono essere i migliori. Ma il test di medicina così com'è congegnato non funziona, è

affidato alla fortuna. L'ho passato anch'io, che non ho attitudini mediche. I criteri devono essere scientifici,

puntare su merito e motivazione. Architetti, ingegneri e dottori dovrebbero essere selezionati sulle

competenze specifiche, non in base alla cultura generale. Darò battaglia agli ordini professionali e agli esami

05/09/2010 10Pag. Il Mattino di Padova - Ed. nazionale(diffusione:30823, tiratura:37705)

La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 9

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di Stato. I professionisti della mia generazione sono stati selezionati dalla casualità e dal nepotismo. Gli ordini

devono essere organismi di autoregolamentazione deontologica, non griglie d'accesso».

E sui presidi, meglio puntare sui veneti?«Da quando la Gelmini ha introdotto l'obbligo di risiedere per 3 anni nella regione d'impiego, le adesioni dal

Sud sono crollate. L'anno scorso ne abbiamo avute 5, le più motivate. A me questo interessa, non avere

presidi veneti, ma persone preparate e motivate. Dopodiché, tornerò a chiedere al ministro di estendere

l'obbligo a 5 anni, un ciclo di studi».

Cattedre e direzioni, tutte coperte?«No, mancano i dirigenti scolastici: quest'anno avremo 150 scuole in reggenza, perché il concorso sarà

bandito nel 2011. Sul fronte degli insegnanti, invece, in base agli organici di fatto, abbiamo chiesto al ministro

altri 140 posti, di cui ne sono già stati autorizzati 40. Ho domandato un'ulteriore integrazione e credo che

otterremo risposta positiva».

Tagli al tempo pieno?«No, a settembre parte lo stesso numero di prime dello scorso anno. In seguito alla diminuzione delle

richieste, però, abbiamo ridotto il tempo prolungato alle medie».

05/09/2010 10Pag. Il Mattino di Padova - Ed. nazionale(diffusione:30823, tiratura:37705)

La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 10

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«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con ilfederalismo scolastico Settimana corta Premi ai i docenti più meritevoli Guerra agli ordini e agli esami di Stato SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Varata la riforma Gelmini, anche il Veneto punta alla sua personale rivoluzione, con il progetto di

legge sulla scuola che dovrebbe vedere la luce nel 2011. Lo annuncia l'assessore regionale all'Istruzione, a

una settimana dall'avvio dell'anno scolastico: «E' il mio obiettivo per questa legislatura - sostiene Elena

Donazzan - siamo quasi pronti: prima però dobbiamo cambiare il regolamento d'aula, sennò non ce la faremo

mai ad approvare una legge così importante. Innanzitutto chiederemo il federalismo scolastico».

Ovvero?«Il passaggio del personale alla Regione, con la possibilità di aumentare la programmazione della spesa. E

l'introduzione dei costi standard: voglio sapere quanto costa uno studente».

Metterà mano anche al calendario scolastico?«Così com'è concepito è superato. Anche gli psicologi sostengono che ai ragazzi fa più male che bene stare

a casa tre mesi di fila. Dovremmo avvicinarci al modello tedesco, con vacanze più articolate: una settimana di

stop ogni due mesi e un mese di interruzione d'estate, in agosto. Almeno per i più grandi. E' più facile gestire

lo stress, senza contare che è giusto che si abituino subito al ritmo scuola-lavoro, che poi è quello della vita».

Ma non teorizzava di tornare sui banchi a ottobre?«Far slittare di una settimana la fine e l'inizio delle lezioni è quello che potrei fare a normativa vigente, ma con

il federalismo scolastico la gestione passerebbe completamente in mano nostra».

La rivoluzione riguarderà solo il calendario?«No, la scuola deve diventare il punto di riferimento di tante attività, nell'ambito della settimana corta.

Vogliamo mense per tutti, ragazzi a scuola di pomeriggio e nelle settimane in cui la didattica è sospesa per

fare sport e studiare l'inglese».

Non le sembra un progetto un po' dispendioso rispetto alle risorse?«No. Abbiamo verificato che se ci dessero quello che ci spetta con il federalismo scolastico saremmo a

posto».

Tra poco ricomincia la scuola. Il Veneto è pronto?«Prontissimo. Ma non raccontiamoci storie: fino a due anni fa la scuola era drogata. C'è stato chi ha assunto

oltre il limite, illudendo intere generazioni che ora sono in difficoltà. Parlo per esperienza: mia sorella è

precaria da 10 anni. La scuola è in sofferenza, ma il grosso dei tagli lo abbiamo già affrontato, inoltre

possiamo contare su un numero importante di pensionamenti. Abbiamo appena stanziato 2 milioni per

integrare il sussidio di disoccupazione dei precari con un'indennità che consenta loro di continuare ad

aggiornarsi. Certo, il mondo della scuola andrebbe gestito in maniera più privatistica».

Cosa significa?«Puntare sulla valutazione degli insegnanti. Nella riforma ho fatto inserire al ministro la clausola che il 30%

dei risparmi venisse destinato per premiare gli insegnanti che fanno di più e meglio».

C'è chi chiede di limitare l'accesso ai test di ammissione universitaria ai veneti. L'appartenenza è unvalore anche in questo caso?«Diciamo che i veneti devono essere i migliori. Ma il test di medicina così com'è congegnato non funziona, è

affidato alla fortuna. L'ho passato anch'io, che non ho attitudini mediche. I criteri devono essere scientifici,

puntare su merito e motivazione. Architetti, ingegneri e dottori dovrebbero essere selezionati sulle

competenze specifiche, non in base alla cultura generale. Darò battaglia agli ordini professionali e agli esami

di Stato. I professionisti della mia generazione sono stati selezionati dalla casualità e dal nepotismo. Gli ordini

devono essere organismi di autoregolamentazione deontologica, non griglie d'accesso».

05/09/2010 10Pag. La Nuova Venezia - Ed. nazionale(diffusione:12660, tiratura:84000)

La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 11

Page 12: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Psicologi Campania · 04/09/2010 La Repubblica - Napoli Comune, riparte il concorsone 74 05/09/2010 Il Messaggero - Nazionale Il rendimento dei figli

E sui presidi, meglio puntare sui veneti?«Da quando la Gelmini ha introdotto l'obbligo di risiedere per 3 anni nella regione d'impiego, le adesioni dal

Sud sono crollate. L'anno scorso ne abbiamo avute 5, le più motivate. A me questo interessa, non avere

presidi veneti, ma persone preparate e motivate. Dopodiché, tornerò a chiedere al ministro di estendere

l'obbligo a 5 anni, un ciclo di studi».

Cattedre e direzioni, tutte coperte?«No, mancano i dirigenti scolastici: quest'anno avremo 150 scuole in reggenza, perché il concorso sarà

bandito nel 2011. Sul fronte degli insegnanti, invece, in base agli organici di fatto, abbiamo chiesto al ministro

altri 140 posti, di cui ne sono già stati autorizzati 40. Ho domandato un'ulteriore integrazione e credo che

otterremo risposta positiva».

Tagli al tempo pieno?«No, a settembre parte lo stesso numero di prime dello scorso anno. In seguito alla diminuzione delle

richieste, però, abbiamo ridotto il tempo prolungato alle medie».

05/09/2010 10Pag. La Nuova Venezia - Ed. nazionale(diffusione:12660, tiratura:84000)

La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 12

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«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con ilfederalismo scolastico Settimana corta Premi ai i docenti più meritevoli Guerra agli ordini e agli esami di Stato SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Varata la riforma Gelmini, anche il Veneto punta alla sua personale rivoluzione, con il progetto di

legge sulla scuola che dovrebbe vedere la luce nel 2011. Lo annuncia l'assessore regionale all'Istruzione, a

una settimana dall'avvio dell'anno scolastico: «E' il mio obiettivo per questa legislatura - sostiene Elena

Donazzan - siamo quasi pronti: prima però dobbiamo cambiare il regolamento d'aula, sennò non ce la faremo

mai ad approvare una legge così importante. Innanzitutto chiederemo il federalismo scolastico».

Ovvero?«Il passaggio del personale alla Regione, con la possibilità di aumentare la programmazione della spesa. E

l'introduzione dei costi standard: voglio sapere quanto costa uno studente».

Metterà mano anche al calendario scolastico?«Così com'è concepito è superato. Anche gli psicologi sostengono che ai ragazzi fa più male che bene stare

a casa tre mesi di fila. Dovremmo avvicinarci al modello tedesco, con vacanze più articolate: una settimana di

stop ogni due mesi e un mese di interruzione d'estate, in agosto. Almeno per i più grandi. E' più facile gestire

lo stress, senza contare che è giusto che si abituino subito al ritmo scuola-lavoro, che poi è quello della vita».

Ma non teorizzava di tornare sui banchi a ottobre?«Far slittare di una settimana la fine e l'inizio delle lezioni è quello che potrei fare a normativa vigente, ma con

il federalismo scolastico la gestione passerebbe completamente in mano nostra».

La rivoluzione riguarderà solo il calendario?«No, la scuola deve diventare il punto di riferimento di tante attività, nell'ambito della settimana corta.

Vogliamo mense per tutti, ragazzi a scuola di pomeriggio e nelle settimane in cui la didattica è sospesa per

fare sport e studiare l'inglese».

Non le sembra un progetto un po' dispendioso rispetto alle risorse?«No. Abbiamo verificato che se ci dessero quello che ci spetta con il federalismo scolastico saremmo a

posto».

Tra poco ricomincia la scuola. Il Veneto è pronto?«Prontissimo. Ma non raccontiamoci storie: fino a due anni fa la scuola era drogata. C'è stato chi ha assunto

oltre il limite, illudendo intere generazioni che ora sono in difficoltà. Parlo per esperienza: mia sorella è

precaria da 10 anni. La scuola è in sofferenza, ma il grosso dei tagli lo abbiamo già affrontato, inoltre

possiamo contare su un numero importante di pensionamenti. Abbiamo appena stanziato 2 milioni per

integrare il sussidio di disoccupazione dei precari con un'indennità che consenta loro di continuare ad

aggiornarsi. Certo, il mondo della scuola andrebbe gestito in maniera più privatistica».

Cosa significa?«Puntare sulla valutazione degli insegnanti. Nella riforma ho fatto inserire al ministro la clausola che il 30%

dei risparmi venisse destinato per premiare gli insegnanti che fanno di più e meglio».

C'è chi chiede di limitare l'accesso ai test di ammissione universitaria ai veneti. L'appartenenza è unvalore anche in questo caso?«Diciamo che i veneti devono essere i migliori. Ma il test di medicina così com'è congegnato non funziona, è

affidato alla fortuna. L'ho passato anch'io, che non ho attitudini mediche. I criteri devono essere scientifici,

puntare su merito e motivazione. Architetti, ingegneri e dottori dovrebbero essere selezionati sulle

competenze specifiche, non in base alla cultura generale. Darò battaglia agli ordini professionali e agli esami

di Stato. I professionisti della mia generazione sono stati selezionati dalla casualità e dal nepotismo. Gli ordini

devono essere organismi di autoregolamentazione deontologica, non griglie d'accesso».

05/09/2010 10Pag. La Tribuna di Treviso - Ed. nazionale(tiratura:23555)

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CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 13

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E sui presidi, meglio puntare sui veneti?«Da quando la Gelmini ha introdotto l'obbligo di risiedere per 3 anni nella regione d'impiego, le adesioni dal

Sud sono crollate. L'anno scorso ne abbiamo avute 5, le più motivate. A me questo interessa, non avere

presidi veneti, ma persone preparate e motivate. Dopodiché, tornerò a chiedere al ministro di estendere

l'obbligo a 5 anni, un ciclo di studi».

Cattedre e direzioni, tutte coperte?«No, mancano i dirigenti scolastici: quest'anno avremo 150 scuole in reggenza, perché il concorso sarà

bandito nel 2011. Sul fronte degli insegnanti, invece, in base agli organici di fatto, abbiamo chiesto al ministro

altri 140 posti, di cui ne sono già stati autorizzati 40. Ho domandato un'ulteriore integrazione e credo che

otterremo risposta positiva».

Tagli al tempo pieno?«No, a settembre parte lo stesso numero di prime dello scorso anno. In seguito alla diminuzione delle

richieste, però, abbiamo ridotto il tempo prolungato alle medie».

05/09/2010 10Pag. La Tribuna di Treviso - Ed. nazionale(tiratura:23555)

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CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 14

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA

20 articoli

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La reazione I piloti, da Rossi a Pedrosa, confidano paure e risvolti psicologici «Questa è la nostra vita sappiamo cosa rischiamo» «La difesa è non pensare alla morte, sennò è finita» I campioni Rossi: «Quello che noi vogliamo è essere lì,in pista». Pedrosa: «Nei suoi 19 anni Tomizawa è stato felice» Papà Graziano Graziano Rossi: «Noipensiamo che il rischio non ci riguardi, lo facevo quando correvo io e lo faccio adesso con Valentino» Alessandro Pasini MISANO ADRIATICO - È la loro vita. Si può prendere o lasciare ma non giudicare, soprattutto se siamo fra gli

spettatori che si esaltano con i loro show. I piloti sono i primi a sapere che in moto non sono mai soli e intorno

c'è sempre quella cosa chiamata morte, ma ci hanno fatto i conti fin da subito, sennò non starebbero qui.

Sospesi tra eroismo e fatalismo, tra la retorica spicciola della vita spericolata e il cinismo del «non siamo

farmacisti» (Giacomo Agostini), i piloti non tematizzano mai la morte fino a che non compare nei loro dintorni.

Solo allora la riconoscono e malvolentieri ne parlano, ma solo per ricordare che non sarà certo lei a fargli

cambiare idea. Per così poco?

«Da piccolini sulle minimoto pensi solo ad andare forte e non ci pensi. Poi, quando diventi grande e cominci

ad avere degli incidenti e farti male, qualcosa capisci. Però questa è la nostra passione. Quello che vogliamo

noi è essere lì in pista. La paura? Ne serve solo un po', per non rischiare più del lecito». Se siamo di quelli

che accettano la teoria, nessuna sorpresa, il discorso finisce qui. Se siamo di quelli che la respingono, le

parole di Valentino Rossi possono generare inquietudine. In fondo lo diceva anche Ayrton Senna: si corre

sempre in due, tu e lei, lo sanno tutti, c'è da sorprendersi se qualche volta succede l'ineluttabile? Al massimo,

dopo, a chi rimane accade di sentirsi come Dani Pedrosa: «Senti un grande vuoto e ti si chiarisce quello che

di solito ti gira in testa vagamente: sei uno che rischi, i tuoi amici rischiano». C'è una via d'uscita? Certo che

no, a parte cambiare sport, cioè vita: «La vita ti dà l'opportunità di scegliere. Noi sappiamo che la moto è

rischiosa, ma è questo che ci piace. Shoya faceva quello che gli piaceva. In questi 19 anni è stato felice».

Parlare di morte felice suona sempre come un non senso, una contraddizione logica, persino una presa in

giro. Ma se ci fosse una logica nessuno andrebbe a 300 all'ora su una motocicletta, così esposto, così fragile,

così apparentemente suicida per il resto dell'umanità. Chiunque sia mai stato a bordo pista a vedere le moto

da vicino - magari al Cavatappi di Laguna Seca o sulle collinette di Phillip Island - non può non meravigliarsi

che la morte appaia così raramente su queste scene. «La morte è sempre presente, solo che tu non ci pensi

mai», dice Jorge Lorenzo a bassa voce, scosso ma definitivo. Lui ieri aveva capito tutto già prima di partire,

dice che ha fatto fatica a concentrarsi, ma poi ovviamente ha corso. «Ora sarà difficile tornare ai pensieri

normali», butta lì. In realtà ci era tornato un secondo dopo aver appreso la notizia, sulla griglia di partenza

della sua gara, l'unica cosa che conta, il centro di gravità della propria vita che va avanti. Non è quello che

cerchiamo di fare anche noi dopo un dramma? Solo che i piloti lo fanno più in fretta, ai loro ritmi. Codici

diversi, differenti tecniche di sopravvivenza di un'altra tribù. Jorge con la paura ha avuto un pericoloso flirt in

passato: cadeva, si spaventava, ricadeva, si spaventava sempre più. Gli è servito lo psicologo per uscirne e

sbocciare come campione. Forse è così: il prezzo per correre è mettere in ghiaccio le emozioni. Se ti va,

prendi. Altrimenti, lasci.

È una vecchia storia, la conoscono bene anche quelli delle vecchie generazioni. Quelli che, come dice Marco

Lucchinelli, «ogni anno un paio di amici se ne andavano». Allora era molto peggio: materiali inadatti, moto

come armi, asfalti trappola, strutture obsolete. Ora, almeno, le norme di sicurezza ci sono. Ma il punto è un

altro, il solito, così semplice, così banale: «La moto - dice Lucchinelli - è uno sport pericoloso». Non lo

scrivono anche sui pass e i biglietti delle corse? In presenza della sicurezza garantita, dei soccorsi

organizzati e di tutte le cose fatte per bene, questo allora resta nella comunità delle moto, fra le lacrime e il

ricordo commosso di un ragazzo che piaceva a tutti: succede, e tu non puoi farci niente.

Ieri, tutti concordano, è stata «fatalità». Perché succede di vivere e succede di morire. È lo stesso anche per

noi, solo che noi ci pensiamo. La differenza fra i piloti e il resto dell'umanità sta tutta qui. «La mia arma di

06/09/2010 37Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 16

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difesa è pensare che il rischio non mi riguardi. Lo pensavo quando correvo io e lo penso quando corre

Valentino. Ho paura, molta, ma se ci pensassi è la fine»: Graziano Rossi, uomo, padre, ma soprattutto,

irrimediabilmente e per sempre, pilota.

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 17

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I LICEI Dopo la riforma L'identikit dei sei licei pronti all'inaugurazione Bocciatura in arrivo con più di 50 giorni di assenza IL RIORDINO I debuttanti, nati nel 1996, si confronterannocon le novità: programmi rivisti, orario ridotto, stop alle sperimentazioni PAGINA A CURA DI

Giovanni Scaminaci

Sei licei, fine della giungla delle sperimentazioni, nuovi programmi e meno ore di lezioni. E gli alunni che

faranno troppe assenze non saranno neanche scrutinati e dovranno ripetere l'anno. Sono queste le novità più

rilevanti che trovano in classe gli alunni che quest'anno scolastico hanno scelto l'istruzione liceale. Spetta a

loro, i ragazzi nati nel 1996, sperimentare la riforma generale dei licei, la prima dopo oltre ottant'anni. Per chi,

invece, frequentava già un liceo non cambierà nulla e andrà avanti con le vecchie regole fino al diploma.

In tutti i nuovi licei è di cinque anni. L'ultimo anno, superato l'esame di stato, allo studente viene rilasciato un

diploma indicante la tipologia e l'eventuale indirizzo seguito e le competenze acquisite. Il diploma è valido a

tutti gli effetti previsti dall'ordinamento. È titolo necessario per l'accesso all'università, agli istituti tecnici

superiori, agli istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica.

L'istruzione liceale riformata ha subito riscontrato il favore delle famiglie facendo registrare un'impennata

delle iscrizioni pari al 3,5%; si è, invece, ridotta la percentuale di iscritti che ha scelto l'istruzione tecnica e

professionale.

La prima delle novità in vigore riguarda la semplificazione e l'ammodernamento degli indirizzi. I licei sono sei,

articolati in quattordici percorsi. Due licei (classico e linguistico) sono privi di indirizzi e di articolazioni interne.

Due sono caratterizzati da opzioni: nei licei scientifici, accanto al percorso tradizionale è possibile attivare

l'opzione Scienze applicate (dove non è previsto lo studio del latino, sostituito dal rafforzamento delle materie

scientifiche e informatiche); nei licei delle scienze umane si può attivare l'opzione economico-sociale. Gli altri

due licei sono articolati uno in indirizzi, l'altro in sezioni: il liceo artistico è articolato in sei indirizzi a partire dal

terzo anno; il liceo musicale e coreutico è articolato in due sezioni a partire dal primo anno: musicale e

coreutica. Tra le new entry c'è l liceo linguistico statale e il liceo musicale e coreutico. Il liceo delle scienze

umane (ex magistrale) ha anche un indirizzo "Giuridico-sociale", anch'esso senza latino, con due lingue

straniere e il rafforzamento delle materie economiche.

Tempi diversi

L'orario obbligatorio delle lezioni risulta notevolmente ridotto ma con differenziazioni significative nei vari

indirizzi: nel liceo scientifico, linguistico e delle scienze umane è di 27 ore settimanali nel biennio e 30 nel

triennio; nel liceo classico di 27 ore settimanali nel biennio e 31 nel triennio; nel liceo musicale di 32 ore; la

durata massima è nei licei artistici: 34 ore settimanali nel biennio e 35 nel triennio. Nel vecchio ordinamento,

grazie anche alle sperimentazioni, l'orario settimanale di quasi tutti gli indirizzi di studio oscillava fra le 32 e le

36 ore settimanali. Oltre agli insegnamenti obbligatori, destinati a tutti gli studenti, le scuole possono inserire

altre materie nei piani di studio per ampliare la propria offerta formativa; in particolare, possono organizzare,

nei limiti delle loro disponibilità di bilancio, degli insegnamenti aggiuntivi, la cui scelta è facoltativa per gli

studenti. Nelle classi successive a quelle iniziali, dove non si applica la riforma, resta in vigore l'orario delle

lezioni del vecchio ordinamento, che è quasi sempre più lungo.

Alt alle assenze

Da quest'anno scolastico arriva nella scuola superiore, compresi i licei, una regola già applicata nella media

che ha lo scopo di scoraggiare le assenze degli studenti: ai fini della validità dell'anno scolastico è richiesta la

frequenza di almeno tre quarti dell'orario annuale personalizzato. Le istituzioni scolastiche possono stabilire,

per casi eccezionali, motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite. Il mancato conseguimento del limite

minimo di frequenza comporta l'esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o

agli esami.

06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 18

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Una materia in inglese

Nel quinto anno di tutti i nuovi percorsi liceali è previsto l'insegnamento in lingua straniera di una disciplina

non linguistica compresa tra gli insegnamenti obbligatori o tra quelli attivabili dalle istituzioni scolastiche. Non

si sa ancora chi dovrà insegnarla, e il Regolamento di riforma dei licei rinvia a un successivo decreto

ministeriale la definizione delle linee guida e l'individuazione dei requisiti richiesti per impartire il suddetto

insegnamento.

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Il quadro

Classico Il vecchio liceo classico ha una lunga tradizione che la riforma cerca di mantenere e di sviluppare, lasciando

immutate le linee portanti del piano di studi. Il nuovo liceo classico somiglia molto all'ordinamento originario,

"ripulito" di tutte le discipline aggiunte nel tempo con le varie sperimentazioni. Il cuore del piano di studi è

quello di sempre, con Italiano, Latino, Greco, Storia e Filosofia in primo piano. L'biettivo fondamentale resta

quello di approfondire la conoscenza della civiltà classica e umanistica, «riservando attenzione anche alle

scienze matematiche, fisiche e naturali».

La specificità di questo percorso di studi, l'unico nel quale si studia anche il greco, rimane lo «studio della

civiltà classica e della cultura umanistica», finalizzato a favorire «una formazione letteraria, storica e filosofica

idonea a comprenderne il ruolo nello sviluppo della civiltà e della tradizione occidentale».

Gli studenti, a conclusione del percorso di studio, dovranno raggiungere una conoscenza approfondita dello

sviluppo della nostra civiltà, anche attraverso lo studio diretto di opere, documenti e autori significativi, ed

essere in grado di riconoscere il valore della tradizione come possibilità di comprensione critica del presente.

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Scienze umane Il liceo delle scienze umane è una novità dove confluiscono le sperimentazioni degli ex Istituti magistrali. Le

Scienze umane cui fa riferimento la denominazione di questo percorso e che occupano un ruolo centrale nel

piano di studi sono: Antropologia,

Pedagogia, Psicologia, Sociologia.

Oltre al percorso base, è prevista la possibilità di istituire l'opzione "Economico-sociale", nel cui piano di studi

non c'è il latino,

sostituito da materie giuridiche ed economiche.

Il piano di studi del percorso base

prevede lo studio per tutto il quinquennio del latino, di una lingua straniera, di Scienze umane. Nel biennio

iniziale è presente l'insegnamento di Diritto ed Economia; nel triennio di Filosofia, Storia e Storia dell'arte.

Il percorso base ha lo scopo di far acquisire agli studenti le conoscenze dei principali campi d'indagine delle

scienze umane mediante gli apporti specifici e interdisciplinari della cultura pedagogica, psicologica e socio-

antropologica. A conclusione del quinquennio, i ragazzi dovranno

raggiungere i seguenti traguardi: conoscenza delle principali tipologie educative, relazionali e sociali proprie

della cultura occidentale e del ruolo da esse svolto nella costruzione della civiltà europea; saper identificare i

modelli teorici e politici di convivenza, le loro ragioni storiche, filosofiche e sociali, e i rapporti che ne

scaturiscono sul piano etico-civile e pedagogico-educativo; saper confrontare teorie e strumenti necessari

per comprendere la varietà della

realtà sociale, con particolare attenzione ai fenomeni educativi e ai processi formativi, ai luoghi e alle

pratiche

dell'educazione formale e non, ai servizi alla persona, al mondo del lavoro, ai fenomeni interculturali.

Nell'opzione "Economico-sociale" non è previsto lo studio del latino

ed è ridotto il numero delle ore di Scienze naturali e di Scienze umane.

06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 19

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Risultano, invece, potenziate: le ore di Diritto ed Economia politica e le ore di Matematica; è previsto lo

studio di una seconda lingua straniera dal primo al quinto anno.

Questa opzione può essere attivata

«nel rispetto della programmazione

regionale dell'offerta formativa» e «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

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Scientifico Il liceo scientifico somiglia molto all'ordinamento originario. La sua fisionomia è stata in forse fino all'ultimo

momento. Si discuteva dell'ipotesi di eliminare il latino o di renderlo opzionale per dare più spazio alle materie

scientifiche. Alla fine è rimasto il percorso tradizionale, con il latino, ma si è deciso di istituire anche l'opzione

"Scienze applicate", dove il latino è stato sostituito dall'incremento delle ore di scienze e di informatica. Il

carico orario settimanale è identico nei due percorsi: 27 ore nel biennio e 30 nel triennio.

A parte il latino, previsto solo nel percorso base, le materie sono identiche nelle due articolazioni, sia quelle

di carattere generale (lingua straniera, filosofia, storia, disegno e storia dell'arte) sia quelle di indirizzo

(matematica, fisica, scienze naturali). Nell'opzione "Scienze applicate" risultano potenziate le Scienze naturali

ed è previsto lo studio di Informatica come disciplina autonoma mentre nel percorso base è associata alla

matematica.

Il liceo scientifico ha lo scopo di far acquisire ai ragazzi una formazione culturale equilibrata nei versanti

linguistico-storico, filosofico e scientifico; di far comprendere i nodi fondamentali dello sviluppo del pensiero e

i nessi tra i metodi di conoscenza propri della matematica e delle scienze sperimentali e quelli propri

dell'indagine di tipo umanistico. A conclusione del corso di studi gli studenti dovranno: saper cogliere i

rapporti tra il pensiero scientifico e la riflessione filosofica; comprendere le strutture portanti dei procedimenti

argomentativi e dimostrativi della matematica; usarle in particolare nell'individuare e risolvere problemi di

varia natura; saper utilizzare strumenti di calcolo e di rappresentazione per la risoluzione di problemi; aver

raggiunto una conoscenza sicura dei contenuti fondamentali delle scienze fisiche e naturali e, anche

attraverso l'utilizzo del laboratorio, una padronanza dei linguaggi specifici e dei metodi di indagine delle

scienze sperimentali.

L'opzione "Scienze applicate" può essere attivata «nel rispetto della programmazione regionale dell'offerta

formativa» e «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

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Linguistico È una novità per l'istruzione statale, che non ha mai avuto questo percorso di studi: in atto esistono solo licei

linguistici non statali, oltre che varie sperimentazioni centrate sullo studio delle lingue straniere.

Il liceo linguistico è finalizzato allo studio di tre lingue straniere, a ognuna delle quali sono dedicate dalle tre

alle quattro ore settimanali. Per ciascuna lingua è prevista anche un'ora settimanale di conversazione con un

docente madrelingua. Nel biennio si studia il latino per due ore settimanali: la scelta sembra poco opportuna

perché finisce per appesantire un curriculum già abbastanza corposo dal punto di vista dello studio delle

lingue. È previsto, inoltre, lo studio della filosofia, della storia dell'arte e della fisica nel triennio; della

matematica e delle scienze naturali tutti e cinque gli anni.

Per assicurare un'ottima padronanza delle lingue è previsto, dal terzo anno, l'insegnamento in lingua

straniera di una disciplina non linguistica compresa nel piano di studi; dal quarto anno è inoltre previsto

l'insegnamento, in una diversa lingua straniera, di una materia non linguistica.

Gli studenti, a conclusione del percorso di studio, dovranno saper comunicare in tre lingue moderne in vari

contesti sociali e in situazioni professionali; dovranno saper riconoscere gli elementi strutturali caratterizzanti

le lingue studiate ed essere in grado di affrontare in lingua diversa dall'italiano specifici contenuti disciplinari.

Va anche garantita la conoscenza delle cultura dei Paesi di cui si studia la lingua.

06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 20

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foto="/immagini/milano/photo/201/14/4/20100906/p4rifbg_rea.jpg" XY="307 204" Croprect="0 3 282 143"

Artistico La specificità dei sei indirizzi del nuovo liceo artistico sta nella loro finalizzazione allo «studio dei fenomeni

estetici e alla pratica artistica». Il corso di studi tende a favorire «l'acquisizione dei metodi specifici della

ricerca e della produzione artistica e la padronanza dei linguaggi e delle tecniche relative». Fornisce allo

studente gli strumenti culturali necessari per conoscere il patrimonio artistico, guidandolo ad «approfondire e

a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze necessarie per dare espressione alla

propria creatività e capacità progettuale nell'ambito delle arti».

Il liceo artistico è articolato, a partire dal terzo anno, in sei indirizzi. Il piano di studi del primo biennio è

comune ai sei percorsi, per cui lo studente sceglie l'indirizzo solo al terzo anno. Fin dal primo anno si studiano

alcune materie specialistiche: discipline grafiche e pittoriche, geometriche, plastiche e scultoree. La didattica

laboratoriale inizia anch'essa nel primo biennio, dove sono previste tre ore settimanali di "Laboratorio

artistico". Dal terzo anno gli studenti seguono piani di studio differenziati a seconda del percorso scelto. Agli

insegnamenti specifici di ciascun indirizzo sono dedicate 12 ore settimanali in terza e quarta, e 14 in quinta,

da svolgersi prevalentemente in laboratorio. Tutti gli indirizzi sono caratterizzati dalla presenza di laboratori

specifici.

Con la riforma, confluiscono nei nuovi licei artistici gli istituti d'arte del vecchio ordinamento e le relative

sperimentazioni. Il Regolamento di riordino dei licei prevede che gli istituti d'arte possono presentare agli uffici

scolastici regionali proposte finalizzate alla confluenza negli istituti professionali per l'industria e l'artigianato.

Le proposte presentate dalle istituzioni scolastiche statali sono valutate dalle Regioni nell'ambito della

programmazione dell'offerta formativa regionale.

foto="/immagini/milano/photo/201/14/4/20100906/p4rifbq_marka.jpg" XY="248 162" Croprect="0 0 242 121"

Musicale e coreutico Il liceo musicale e coreutico è articolato in due sezioni. È l'unico corso di studi dove l'accesso non è aperto a

tutti. Il Regolamento di riforma prevede, infatti, una prova d'ingresso che ha lo scopo di verificare il possesso

di «specifiche competenze musicali e coreutiche».

L'attivazione della sezione musicale è subordinata alla stipula di una convenzione con i Conservatori di

musica e gli istituti musicali pareggiati. Le discipline di indirizzo sono presenti dal primo all'ultimo anno:

Esecuzione e interpretazione; Teoria, analisi e composizione; Storia della musica; Laboratorio di musica

d'insieme; Tecnologie musicali. Tra le competenze da acquisire nel quinquennio è prevista la capacità di

eseguire e interpretare opere di epoche, generi e stili diversi; partecipare a insiemi vocali e strumentali;

utilizzare, a integrazione dello strumento principale, un secondo strumento; conoscere i fondamenti della

corretta emissione vocale; usare le principali tecnologie elettroacustiche e informatiche.

Per l'istituzione della sezione coreutica è richiesta una convenzione con l'Accademia nazionale di danza. Per

tutto il quinquennio si studiano otto ore settimanali di Tecniche della danza; nel biennio iniziale c'è Teoria e

pratica musicale per la danza e quattro ore settimanali di Laboratorio coreutico; nel triennio è previsto lo

studio di tre ore di Laboratorio coreografico, due ore di Storia della danza e un'ora di Storia della musica. Tra

le competenze da acquisire nel quinquennio è prevista la capacità di eseguire ed interpretare opere di

epoche, generi e stili diversi; analizzare il movimento e le forme coreutiche nei loro principi costitutivi e

padroneggiare la rispettiva terminologia; utilizzare, a integrazione della tecnica principale, classica ovvero

contemporanea, una seconda tecnica, contemporanea ovvero classica.

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Il ventaglio delle proposte

Artistico Classico Linguistico

06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 21

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Scientifico Scienze umane Opzioni:

Scienze applicate

Indirizzi:

Arti figurative

Architettura e ambiente

Design

Audiovisivo e multimediale

Grafica

Scenografia

Sezioni:

Musicale

Coreutica

Opzioni:

Economico - sociale

Musicale e coreutico foto="/immagini/milano/photo/201/14/4/20100906/p4licei2_emblema.jpg" XY="200 300" Croprect="0 0 200

291"

DA SAPERE

- Indirizzi, opzioni e sezioni

Le tre denominazioni

indicano diversi livelli

di differenziazione dei percorsi.

Le «sezioni» sono connotate

dal massimo livello di differenziazione: fin dal primo anno il piano di studi prevede

un numero consistente di ore dedicato a materie specifiche.

Gli «indirizzi» hanno un livello medio di differenziazione:

il biennio è comune, e le materie

di indirizzo si studiano

dal terzo anno.

Le «opzioni» hanno il livello

di minore differenziazione:

c'è solo la sostituzione

e il potenziamento

di qualche disciplina

- I percorsi

Rispetto alle circa 500 sperimentazioni esistenti

lo sfoltimento degli indirizzi

è radicale. Il liceo artistico

è articolato in sei indirizzi,

un numero che rappresenta

quasi la metà di tutti i percorsi liceali. Solo due licei sono

privi di indirizzi e di articolazioni interne: liceo classico

e liceo linguistico. Due sono caratterizzati da opzioni:

nei licei scientifici accanto al percorso tradizionale è possibile attivare l'opzione Scienze applicate; nei licei

delle scienze umane si può attivare l'opzione economico-sociale.

06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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Gli altri due licei sono articolati uno in indirizzi, l'altro in sezioni:

il liceo artistico è articolato

in sei indirizzi a partire

dal terzo anno; il liceo musicale

e coreutico è articolato

in due sezioni a partire

dal primo anno:

musicale e coreutica

- Il diploma

Superato l'esame di Stato,

allo studente viene rilasciato

un diploma indicante la tipologia

e l'eventuale indirizzo

seguito e le competenze

acquisite. Il diploma

è valido a tutti gli effetti

previsti dall'ordinamento.

È titolo necessario per l'accesso all'università, agli istituti tecnici superiori, agli istituti di alta formazione

artistica, musicale

e coreutica.

- L'orario medio settimanale

Non è uguale in tutti i licei,

ci sono delle differenziazioni significative nei vari percorsi,

per cui la settimana scolastica dura da un minimo di 27 a un massimo di 35 ore. Nel liceo scientifico,

linguistico e delle scienze umane è di 27 ore settimanali nel biennio

e 30 nel triennio; nel liceo

classico di 27 ore settimanali

nel biennio e 31 nel triennio;

nel liceo musicale di 32 ore;

la durata massima è nei licei artistici: 34 ore settimanali

nel biennio e 35 nel triennio.

Si tratta di ore di 60 minuti,

per cui non si noterà la riduzione d'orario dove attualmente

si utilizzano le ore di 50 minuti senza recupero.

- Università e lavoro

Il Regolamento di riforma

dei licei stabilisce che, a partire dal secondo biennio, i licei

anche d'intesa con le università, con l'alta formazione e con l'istruzione tecnica superiore, individuano

modalità specifiche per l'approfondimento delle conoscenze richieste per

l'accesso ai relativi corsi di studio e per l'inserimento nel mondo

del lavoro. Tale approfondimento può essere realizzato anche nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro,

nonché con l'attivazione di progetti di studio-lavoro, con esperienze pratiche e di tirocinio

grafico="/immagini/milano/graphic/203//g_lg_glossario.eps" XY="312 317" Croprect="0 0 312 317"

06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 23

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L'intervista Franco Di Maria: "Una situazione di conflitto catastrofica" I dubbi dello psicologo "Dovrà ripartire da zero" "Alla bimba serve un posto stabile in cui andare a scuola e socializzare" «È una situazione catastrofica.

Questa bambina resterà segnata dall'idea del conflitto». Franco Di Maria, ordinario di psicologia dinamica

all'Università di Palermo, non usa mezzi termini sulla vicenda di Mariam.

Professore, come è cresciuta finora questa bambina? «Di certo non ha avuto uno sviluppo psichico normale.

Il suo mondo affettivo ed emozionale è stato segnato dall'obbligo di dover scegliere tra il padre e la madre. La

dimensione del viaggio continuo l'ha fatta crescere senza riferimenti sociali né legami affettivi. In casi come

questi il dramma è quello di creare un immaginario conflittuale: qualunque cosa succeda, alla fine si sentirà

abbandonata».

Quindi i problemi sono con entrambi i genitori? «Alla sua età non è in grado di concepire l'idea del rapimento,

perciò ai suoi occhi la madre resterà quella che l'ha abbandonatae il padre quello che la tiene con sé con la

forza. Un genitore lontano e assente e l'altro aggressivo e prepotente: una situazione catastrofica». Ma si

ricorderà della madre? «Al massimo potrà avere qualche immagine fotografica nella mente. Quando la vedrà,

la prima reazione sarà probabilmente di stupore per aver ritrovato un affetto perduto. Riportarla dalla madre,

quindi, rischia di aggravare il problema. La donna dovrà costruire un legame con la bambina, che però la

riterrà colpevole di averla abbandonata».

E il rapporto con il padre, invece? «Il legame nei confronti del padreè comunque di natura patologica. Non

parlerei di amore né di affetto, ma piuttosto di attaccamento come ricerca di sicurezza: lui è stato il suo unico

referente».

Quale potrebbe essere la soluzione migliore adesso? «Dovrà ricostruire tutto da zero. Spesso le situazioni di

affidamento creano una conflittualità senza considerare gli effetti psichici, affettivi ed emozionali. Alla

bambina serve un posto stabile in cui possa andare a scuola, socializzare in modo normale. Per recuperare

le servirà l'assistenza costante di uno psicologo». cri.s.

Foto: Franco Di Maria

05/09/2010 7Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 24

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Il presente L"Quando era in salute dormiva poco e si alzava presto, con un sorriso Ora ringhia e vive sottopsicofarmaci " Il futuro "Vorrei che acqua, terra e aria tornassero visibili in mezzo al cemento Perché la cittàritrovi il suo cuore in mano" Piero Colaprico "Va bene, confesso c'è un lato di Milano che vorrei farfuori" Il giallista torchiato dal suo detective Sesto senso ANTONIO DIPOLLINA LA SCUOLA con la preside che invita gli studenti a portarsi le sedie da casa è l'immagine per prepararci ai

giorni che verranno. La preside dovrebbe fare ben altro: dire che il primo giorno di scuola le lezioni le terrà

qualche tizio della tv (non serve Gerry Scotti, va bene l'ultimo della fila). A quel punto la Gelmini medesima

porterà le sedie. Le hanno spiegato che deve stare lì per perpetuare un paese in cui se la scuola funziona la

tv funziona poco. E ciò non sarebbe bello. Il suo capo, peraltro, considera gli italiani una massa di asini

dell'ultimo banco, ideali per la tv. E anche qui l'operazione è scientificamente perfetta. «Bagni, Bagni... Te l'ho

insegnato io, il metodo. Non si fanno domande se non si sanno le risposte. Sono stato diplomatico sino ai 40,

ora ho scollinato i 50, non ho mire fuori da me».

Colaprico, non esageri. Vorrebbe farsele lei, le domande? «Perché no? Senti questa: Milano era una città in

grande salute, che andava a letto tardi, dormiva poco e si svegliava con il sorriso.

Ora è una città sotto psicofarmaci, ringhiosa, che non trova né uno psichiatra né un prete in grado di liberarle

la coscienza. Nelle grandi decisioni campicchia, tra le sue strade c'è il più alto consumo europeo di droghe

cosiddette sociali come la cocaina. Come mai? È tutto un berciare contro gli stranieri e contro gli ultimi, tutto

un dividere e iniettare veleno. È questa Milano che, per legittima difesa, qualcuno dovrebbe uccidere».

Qualcuno chi? «E io che ne so?».

Non faccia il furbo, che è tardi.

«Bagni, quando torno a casa io, nella mia periferia, la strada è così buia e malfamata che gli albanesi mi

vedono e cambiano marciapiede. Tu stai verso corso Buenos Aires, giusto? Ecco, pensa questo.

Tra vent'anni, chi vuoi vedere camminare in Buenos Aires?».

Lei vuole disseppellire i Navigli, è vero? «Sì vorrei che acqua, aria e terra tornino visibili in mezzo al

cemento, perché questa città deve ritrovare il "cuore in mano"».

Ma se nei suoi libri la sfotte e la chiama "Città di M."... «È stata ed è una città di m., tante volte, troppe».

E allora perché ci ambienta le sue storie? «Perché gli omicidi in campagna, se non li segue Maigret, mi

conciliano il sonno. E Milano ha sempre avuto contraddizioni fantastiche da esplorare, o situazioni

sotterranee da portare a galla. Bagni, a proposito, è tardi davvero, perché non vai ad arrestare qualcuno,

invece di interrogare me?».

05/09/2010 9Pag. La Repubblica - Milano(diffusione:556325, tiratura:710716)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 25

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L'intervista Parla la storica della psicanalisi Roudinesco, firmataria dell'appello per la donna iraniana "È un simbolo dell'oppressione porta su di sé il peso della barbarie" ANAIS GINORI PARIGI - «Novantanove frustate?». Elisabeth Roudinesco fa una leggera pausa, come se stesse provando

ad immaginare l'orrore della pena corporale inflitta a Sakineh. «Ma non è il Medioevo, perché almeno in quel

periodo potevano circolare alcune idee. Questo è l'oscurantismo, piuttosto». La storica della psicoanalisi,

autrice di una biografia di Lacan, ha firmato l'appello per salvare la donna iraniana, insieme ad altri

intellettuali europei. Un appello che ha già raccolto oltre 110mila firme sul sito di Repubblica. Roudinesco non

è sorpresa. «E' diventata un simbolo - dice - ma non dimentichiamoci che è anche una donna in carne e

ossa».

La mobilitazione cresce. E' intervenuto anche il Vaticano.

Sarà possibile salvare Sakineh? « E' una domanda che non bisogna mai porsi. Non credo alla prudenza in

queste situazioni.

Certo non firmerei una petizione contro il piano nucleare iraniano, perché è una questione delicata, tra l'altro

al centro di complessi negoziati diplomatici. Ma questo è un caso emblematico, davanti al quale non ci si può

tirare indietro. Sakineh porta su di sé il peso della barbarie». Cosa accomuna tutte le persone che stanno

protestando attraverso il mondo? « Io non ho avuto esitazioni, anche se ho firmato l'appello insiemea persone

che magari non la pensano come me su altri temi. Ci sono molte aspetti orribili in questa vicenda. Sakineh è

stata condannata per adulterio, un delitto che per fortuna non esiste più in Occidente. Le autorità iraniane

hanno estorto da lei una confessione con metodi degni dell'Inquisizione». Qual è la sua conoscenza dell'Iran?

« So per esempio quello che scrivono di personaggi come Freud, Sartre, Simone de Beauvoir. Ne ho parlato

nel mio libro Retour sur la question juive. Per loro, sono intellettuali che rappresentano Satana. L'Iran è un

paese che non autorizza la libertà sessuale. Una società ancora patriarcale, nella quale donne e omosessuali

sono perseguitati. Anche Darwin è bandito in Iran, dove si insegna ancora il creazionismo. Per questo non mi

stupisce la reazione che ha avuto la stampa di regime nei confronti di chi si mobilita».

Fa riferimento agli insulti e alle minacce a Carla Bruni? « Se la sono presa anche con Simone Veil e Martine

Aubry, che pure avevano espresso il loro sostegno a Sakineh e sono persone molto diverse dalla Bruni.

Guarda caso, però, si tratta sempre di donne. Come Sakineh. Credo veramente che lei possa rappresentare

il segnale di una svolta. E se anche Sakineh fosse lapidata, non bisognerà mai arrendersi. Sono convinta che

l'Iran sarà costretto ad abbandonare una barbarie ormai fuori dal tempo. Ci vorrà del tempo, ma accadrà. E'

inevitabile».

Sul sito si può sottoscrivere l'appello: oltre 110mila le firme già raccolte

@ PER SAPERNE DI PIÙ http://freesakineh.org http://iranhr.net

Foto: STORICA Storica della psicanalisi e lei stessa psicanalista, Elisabeth Roudinesco si è formata alla

scuola parigina di Jacques Lacan

06/09/2010 15Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 26

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«Undicenne abbandonato dall'Asl» - «L'Esercito fa da jolly» - «Troppo caldo, sui bus si sviene» - «Al Cto unutilizzo improprio del Pronto Soccorso» Hutter: «Se lui sarà disponibile al dialogo noi riporremo subito cartelli estriscioni» Specchio dei tempi Un lettore scrive:

«Mio cugino Gabriele, 11 anni, soffre di problemi psicologici, con crisi molto violente. E' seguito da psicologi e

psicoterapeuti infantili sia dell'Asl sia privati. L'uica soluzione proposta è quella di ricoverare il bambino

presso un centro a Casalnoceto in provincia di Alessandria (i miei zii abitano a Chieri) dove è pronto uno staff

medico a completa disposizione del bambino.

«Il problema insormontabile è che la struttura ha fatto una richiesta all'Asl di un costo preventivato in 225

euro giornalieri, mentre l'Asl è disposta a pagarne solo 158 e non intende sentire le ragioni della controparte.

Ma a queste condizioni la struttura alessandrina si rifiuta di accogliere Gabriele. Il piccolo ha problemi che

peggiorano rapidamente e i medici che lo seguono insistono per un ricovero immediato. Come al solito è solo

una questione di soldi, ma è così che la sanità pubblica aiuta i più deboli?».

MICHELE CARBONE

Un lettore scrive:

«Tra le ipotesi per risolvere alcuni problemi legati alle ultime elezioni regionali si ipotizza anche l'impiego

dell'Esercito per il conteggio delle quindicimila schede elettorali contestate.

«Sono passati più di trent'anni da quando studiavo regolamenti come allievo ufficiale; ancora adesso ricordo

chiaramente che tra i compiti delle Forze Armate vi erano "la salvaguardia delle libere istituzioni" e il concorso

in caso di "pubbliche calamità".

«Il presidio ai seggi rientrava nella prima definizione, i vari disastri nella seconda.

«Non è che quando non si sa che pesci pigliare si pesca il jolly...».

GIUSEPPE CICO

Una lettrice scrive:

«L'aria condizionata, sul bus 1 passato alla fermata di via Genova angolo via Vado il 24 agosto alle 16.45, a

detta dell'autista, non funziona. E lui, dal posto di guida, non è in grado di intervenire in alcun modo

«Il tragitto più lungo è fino a Porta Nuova e siamo in tanti ad arrivare sin lì. Per la precisione lo sto facendo

mentre scrivo. Pago un abbonamento e viaggio 9 volte su 10 in condizioni disumane, perché il servizio è

decisamente vergognoso.

«Vorrei delle risposte, perché tutti i torinesi conoscono questi disagi quando fa caldo. Io soffro di pressione

bassa e rischio ogni volta di svenire o di essere colta da un collasso, grazie alla Gtt...».

CRI

Il direttore sanitario del Cto scrive:

«Quanto riportato dalla signora Paola Bruno nella sua segnalazione sui fatti accaduti nella serata del 2

agosto non è in alcun modo legato all'organizzazione dell'attività del Cto nel mese di agosto, in particolare per

quanto riguarda le prestazioni in urgenza del Pronto Soccorso.

«La signora, nell'impossibilità di fruire della prestazione sanitaria dal proprio medico di medicina generale, si

è infatti rivolta al Pronto Soccorso dell'ospedale per una patologia non traumatica che lei stessa ha dichiarato

essere presente da più giorni.

«Si è trattato, nella fattispecie, di una sorta di utilizzo improprio del Pronto Soccorso.

«L'informazione del medico ortopedico sul lungo tempo di attesa prevedibile per i codici bianchi andava letta

come premurosa attenzione resa ai pazienti e non già come la volontà di negare o posporre la prestazione

sanitaria verso la paziente».

ROBERTO GERBI

06/09/2010 59Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)

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via Marenco 32-Torino

fax 0116568185

www.specchiodeitempi.org

Forum sulle lettere su

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06/09/2010 59Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 28

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Rimedi per disfunzioni degli uomini adulti di MARIA RITA CHIACCHIERA LA DISFUNZIONE erettile è l'incapacità nell'uomo di ottenere o mantenere

una sufficiente erezione nell'ambito della gestione del rapporto sessuale. Tale fatto può verificarsi

saltuariamente e senza indurre problemi psicologici o gestionali, ma quando si ripete più volte, e il difetto

erettile diventa più importante per qualità e/o quantità, allora si attivano le problematiche con essa connesse.

La disfunzione erettile frequente, induce sia questioni emotive che di relazione, e molto spesso induce la

riduzione dell'autostima, con un rafforzamento dei processi disfunzionali. Le cause sono numerose e diverse,

e non tutte sempre chiare o semplici da dimostrare e quindi trattare. La disfunzione erettile peraltro, non è la

conseguenza inevitabile dell'invecchiamento. «L'incidenza della disfunzione erettile - spiega il dottor Gianluigi

Rosi di Perugia, angiologo e specialista in endocrinologia - è di circa il 10% della popolazione occidentale, ma

arriva al 50% nell'età compresa tra i 40 e i 70 anni. Purtroppo la questione viene affrontata adeguatamente

solo da una piccolissima parte degli uomini interessati in tutte le età, ed in particolare negli uomini giovani, sia

per minimizzazione, che per timore o vergogna. Questo atteggiamento porta spesso al peggioramento del

quadro complessivo, che invece spesso può essere risolto anche abbastanza facilmente , se non sempre

rapidamente, dopo l'accurata diagnosi delle cause". E' stato più volte documentato, come la DE possa

rappresentare un importante predittore di morbilità cardiovascolare e debba essere pertanto considerata

come un vero e proprio indicatore di rischio, con necessità di un più attento controllo degli altri fattori

associati. Inoltre, dal punto di vista soggettivo, la presenza di DE è responsabile di un grosso impatto sulla

qualità di vita dell'individuo». Quanto è frequente? «La prevalenza globale è del 13% (2% tre i 18 e i 34 anni)

e sale sopra il 48% per i soggetti over 70. Da rilevare che alcune patologie fanno alzare notevolmente tali

percentuali. Classicamente in primaria e secondaria, a seconda che vi sia stato o no, un periodo di attività

sessuale normale. Poi in generalizzato e situazionale, a seconda che sia sempre presente, o solo in

determinate e particolari situazioni. Infine secondo la natura, si divide in organica e psicologica». Quali sono

le più comuni cause? «Molto frequenti sono i fattori fisici e psicologici, spesso concomitanti, tra loro: l'ansia, la

depressione, lo stress, i condizionamenti ambientali. Le cause organiche possono essere di tipo: endocrino,

vascolare, neurologico, o legate a malattie croniche , all'assunzione di farmaci o a trattamenti medici. La

probabilità di insorgenza di DE, aumenta da numerosi fattori di rischio: l'età, il fumo, il consumo cronico di

droghe o alcool, la carenza di esercizio, l'ipercolesterolemia, l'obesità». Quali sono i trattamenti terapeutici

della DE? «Il trattamento terapeutico può essere articolato in diverse soluzioni, e deve sempre prevedere le

eventuali terapie per le patologie connesse, o sottostanti, di tipo organico riguardanti altri organi, sia genitali o

di altri distretti: queste andranno risolte o riequilibrate prima o contemporaneamente al trattamento specifico

per la disfunzione erettile. Se l'origine è psicologico, il trattamento elettivo è la psicoterapia sessuologia. Se la

causa è invece di natura organica, ormai da tempo esistono farmaci orali che danno ottimi risultati, o terapie

ormonali. Di secondo livello si può ricordare l'uso iniettivo locale di vasodilatatori». Quando una persona

dovrebbe rivolgersi al proprio medico? «La presenza di DE assume grande rilevanza dal punto di vista clinico

e soggettivo: pertanto chiunque abbia problemi, deve prima parlarne con il proprio medico di fiducia, il quale

provvederà delle specifiche analisi, e dopo un'accurata anamnesi, definirà il problema, e deciderà se è il caso

di trattare (ed eventualmente come), o di rinviare la decisione ad uno specialista». RIPRODUZIONE

RISERVATA

04/09/2010 40Pag. Il Messaggero -  umbria(diffusione:210842, tiratura:295190)

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AUSTRIA In vacanza con lo psicologo Se rilassarsi non basta per ritrovare il benessere, una settimana di vacanza in compagnia di uno psicologo

potrebbe aiutare a ricaricare le batterie, ridurre il sovraccarico da stress, gestire i pensieri: è la proposta del

Traumhotel liebes Rot-Flüh di Haldensee, con un percorso di passeggiate nella natura, fitness, tecniche di

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05/09/2010 51Pag. Il Giornale - Genova(diffusione:192677, tiratura:292798)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 30

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l'esperienza Trapani, in diocesi spazio ai progetti dei giovani Dal lavoro di un gruppo di ragazzi assieme al vescovo e ad alcuni esperti è nato un vademecum dedicato aipercorsi pastorali per le nuove generazioni. Miccichè: «Lasciamoci provocare dalle loro voci» LILLI GENCO N « el primo anno dedicato all'emergenza educativa, la Chiesa di Trapani prova a lanciare un sasso e a

mettersi in gioco assieme ai giovani». Con queste parole il vescovo di Trapani, Francesco Miccichè, ha

consegnato il vademecum per il nuovo anno pastorale a 60 giovani che hanno contribuito all'elaborazione

dello strumento di lavoro partecipando ai laboratori tematici tenuti durante una tregiorni residenziale, che si è

tenuta nei primi giorni di luglio a Valderice. Da questa esperienza di confronto aperto in cui i giovani sono stati

i protagonisti assieme al vescovo e ai responsabili degli uffici di curia, ad alcuni esperti (come il responsabile

del Servizio nazionale per la pastorale giovanile don Nicolò Anselmi, docenti universitari, pastoralisti e

psicologi) è nato il vademecum. Il volume, dopo un'introduzione del vicario generale monsignor Liborio

Palmeri, si apre con una lettera pastorale del vescovo dal titolo «E fissatolo lo amò», in cui Miccichè afferma

che la Chiesa e la società hanno un debito nei confronti dei giovani. «È l'ora di riconoscere lo spazio e il

valore della componente giovanile che preme, incalza, scalpita, grida il proprio disagio, il proprio bisogno di

senso, la propria insoddisfazione. Scegliamo di ascoltali e di lasciarci cambiare», invita il presule. Il

vademecum, poi, si divide in aree tematiche con alcuni progetti che delineano le iniziative che la Diocesi

metterà in campo, con e per i giovani, nel corso del prossimo anno: il progetto Gio.N.A. , il progetto Oasi e il

progetto Adonai per l'area umanistico-pastorale con momenti dedicati alla formazione e alla vita spirituale e,

per l'area socio-culturale il progetto Paideia con iniziative nel campo dell'educazione e della scuola e il

progetto Polis per la formazione ai temi della cittadinanza e della Dottrina sociale della Chiesa. Proposte

semplici che hanno il valore aggiunto di essere state formulate dai giovani che, in un confronto ancora aperto,

continuano il loro dialogo sul sito internet Facebook.com. «L'esperienza dei laboratori con i giovani ha

evidenziato i meriti di uno stile di tipo sinodale e, per la gioia e l'impegno corale che l'ha caratterizzata, ha

rimarcato la convinzione comune che i giovani possiedono una ricchezza interiore e una energia enormi, le

quali, messe a servizio del Vangelo, possono davvero essere un elemento trasformante e vitalizzante della

routine pastorale - scrive il vicario Liborio Palmeri -. Da questi 60 ragazzi si può partire per un cammino

dentro cui coinvolgere quelli più grandi e soprattutto tanti altri giovani lontani dalla comunità ecclesiale.

Naturalmente occorre un cammino di apertura di tutte le realtà ecclesiali della diocesi verso le problematiche

giovanili avendo il coraggio di rischiare in una pastorale difficile e poco gratificante nei suoi risultati immediati,

ma vero ponte gettato verso il futuro; perché il futuro non sia quello di una volta ma migliore». L'ultima parte

del volume è dedicata alla definizione della struttura della Pastorale giovanile diocesana e ai contributi degli

esperti. Tra questi appare un'interessante indagine sull'associazionismo giovanile in provincia di Trapani a

cura di Ignazia Bartholini, docente di sociologia della devianza all'Università di Palermo, e un

approfondimento sulla funzione genitoriale e l'emergenza giovanile dello psicologo Antonio Bica. «Ai giovani

vorrei rivolgere l'invito a non lasciarci tranquilli, a pungolarci per non abbassare la guardia, per costruire un

mondo più giusto e fraterno, una Chiesa più credibile, un cristianesimo di sostanza e e non di facciata»,

conclude il vescovo.

05/09/2010 26Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 31

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L'ASTROFISICO HAWKING E LE «PROVE La domanda più grande oltre ogni disciplina C C ARLO ARDIA on periodica cadenza filosofi e scienziati rendono noto di aver trovato la prova definitiva

che Dio non esiste, che è morto, che non c'è più bisogno di lui. Quest'ultima affermazione sembra sia

contenuta nel libro del celebre astrofisico inglese Stephen Hawking, The Grand Design , che sta per uscire e

che preluderebbe alla scoperta della teoria unificata, della teoria che spieghi i passaggi dell'origine

dell'universo, le leggi che lo regolano, e cancellino il mistero sino a oggi conservato nelle galassie e nelle

particelle infinitamente piccole. Hawking è scienziato tra i più seri, in passato ha riconosciuto che la scienza

procede per tappe e approssimazioni, ha rivisto alcune sue teorie, senza escludere l'esistenza di una

dimensione religiosa che non appartiene alla sfera della scienza. A quanto sembra, privilegerebbe

attualmente la teoria dell'eternità dell'universo, capace di autoriprodursi, e la possibile pluralità di universi.

L'enfatizzazione che la stampa ha dato ad alcuni brani del volume di Hawking, e pubblicati dal Times , va

quindi relativizzata e verificata nella lettura del testo. Resta, però, l'importanza dell'interrogativo che gli

scienziati ancora pongono circa la possibilità che Dio sia fondamento del cosmo, perché è la grande, eterna,

domanda, dell'uomo sulla propria origine e sul proprio destino. E' una domanda alla quale non può dare una

risposta né una scienza particolare, sia essa la fisica o la chimica, la paleontologia o l'astronomia, la medicina

o la psicologia, né le scienze tutte insieme perché Dio le trascende e le supera pur essendone la fonte e

l'origine. Le scienze svolgono un'eccezionale funzione per la crescita della conoscenza, ci avvicinano alla

comprensione del cosmo, e i loro risultati sono decisivi perché la mente umana ottenga sempre più risposte

alle domande che si pone da quando esiste. Ma lo scienziato è di fronte al mistero nella stessa posizione in

cui è il poeta di fronte all'infinito, il musicista che cerca melodie e armonie: lo scienziato, il poeta, il musicista,

rispondono alla domanda su Dio senza bisogno di equazioni o di coordinate scientifiche, di poesia o di

musica, o con ragionamenti più o meno coerente, ma con tutto il proprio essere, con la ragione e il cuore, con

la conoscenza e il sentimento, con una sintesi cioè che rappresenta il mistero dell'uomo in sé. Non è facile

trovare un uomo che scelga Dio, o lo rifiuti, perché ha studiato fisica o psicologia, come è difficile che la

conoscenza della storia dell'uomo, dell'universo, e di tante altre storie, determini la scelta interiore a favore di

Dio. È assai frequente, invece, che scienziati, poeti, storici, musicisti, muovendo dalla speciale propensione

(o vocazione) al vero, al bello, al giusto, siano meglio motivati per l'opzione a favore di un Dio che

rappresenta la sintesi della verità, della bellezza, della giustizia. Compiuta la scelta di fede, si forma nell'uomo

una corrente ascensionale che trasfigura anche ciò che l'uomo vede e studia, perché l'universo apparirà agli

occhi del credente nella sua grandezza e meraviglia, anziché come la somma di tante particelle insignificanti;

l'universo, il creato, la natura, faranno sentire una musica che parla all'animo con mille e mille note che si

scompongono e si ricompongono in armonie sempre più perfette; anche la storia dell'uomo si presenterà

come il grande scenario della nascita e dello sviluppo di una umanità che cerca di raggiungere ideali e

traguardi che la trascendono. La ricorrenza con la quale gli scienziati si pongono la domanda su Dio, al di là

delle risposte che danno alternativamente, è il riflesso dell'aspirazione all'infinito che esiste nella coscienza

dell'uomo. Ma la scelta di fede non è riducibile ad una legge di natura, ad una teorica scientifica più o meno

esauriente, perché è un atto libero e volontario di adesione ad un progetto che dà senso e significato alla vita,

alla sofferenza e all'amore, all'impegno e alla speranza più alta: questo concetto, oltre che nella Bibbia, è

contenuto nella Critica della ragion pratica di Immanuel Kant per il quale senza la realtà di Dio e

dell'immortalità dell'anima viene meno per l'uomo il fondamento della libertà, della moralità, della felicità. La

libera scelta di fede è compiuta nelle profondità della coscienza, con motivazioni e modalità che nessuna

disciplina saprà mai decrittare perché appartengono alla dimensione dell'infinito.

05/09/2010 2Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 32

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Domenica 5 Settembre 2010, Nuovo servizio a Resana: psicologo gratuito per chi è in difficoltà RESANA - Uno psicologo gratuito grazie al Comune di Resana. Inizierà infatti mercoledì prossimo (8

settembre) un nuovo servizio promosso dall'Assessorato all'assistenza sociale del Comune che vuole dare un

aiuto a tutte quelle persone in difficoltà che hanno bisogno di avere un sostegno psicologico. «È un servizio

professionale che non sempre è accessibile a tutti, vuoi per le ristrettezze economiche o per le lunghe liste di

attesa presso il servizio socio-sanitario pubblico - ha detto in sede di presentazione dell'iniziativa l'assessore

Pierino Luisetto - ecco allora che abbiamo pensato di offrire questo servizio, interamente gratuito, grazie alla

collaborazione della psicologa dott.ssa Anna Simionato». Lo sportello di consulenza psicologica sarà aperto

tutti i mercoledì dalle 17 alle 20 presso il Centro Culturale di Resana. «Che si tratti di italiani o stranieri con

contesti sociali, culturali e geografici differenti - ha aggiunto Luisetto - ciò che rimane universale è

l'esperienza del dolore, così come costante è la difficoltà, nei momenti difficili, ad entrare in relazione con

l'altro. Ecco perchè vogliamo aiutare tutte le persone in difficoltà». Stefano Bosa

05/09/2010 12Pag. Il Gazzettino - Treviso(tiratura:114104)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 33

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L'IMPEGNO DELL'UDI NELL'ULTIMO ANNO SONO STATE 189 LE RICHIESTE DI AIUTO A "TELEFONO DONNA" FRANCA BELTRAMO «Purtroppo in città gli episodi di violenza sono numerosi con un trend in crescitasoprattutto tra gli extracomunitari» «UN'AGGRESSIONE sessuale è una violenza traumatica che richiede tempo e fatica, per essere superata: in

una adolescente, è un'esperienza ancora più grave. Occorrono pazienza, affetto, vicinanza, e professionalità

adeguati, capaci di tutto il tatto possibile». Franca Beltramo, presidente Udi spezzina, non nasconde quanto

possa essere devastante un tentativo di stupro: «Non conosco i dettagli di questo caso - premette - se

confermato, tuttavia, è un episodio molto grave. Ho seguito vicende di violenza, e so quanto sia faticoso il

recupero della serenità: tanto più in giovane età. So però anche che è possibile uscirne, e ritrovare se

stesse». La città non è immune dalla violenza di genere: «Purtroppo no - esclude - gli episodi sono numerosi:

e, in linea con i dati nazionali, interessano con un trend in crescita anche qui da noi più extracomunitari». Udi

ha un servizio di ascolto "Telefono Donna",(0187 /70.33.38): «Sono sta­ te 189 le richieste di supporto -

spiega la responsabile Gaia Beltramo ­ 107 di loro hanno fatto un percorso di uscita dal disagio, 12 sono state

inviate dalle assistenti sociali, le altre hanno cercato informazioni, parole, conforto». Le donne vittime di abusi

- siano fisici o psicologici ­ cercano soprattutto risposte e tutela in materia legale (76 sul totale, il 71% circa),

anche per conflitti tra genitori e figli, mobbing e stalking. Sono aumentate le richieste relative a stati di

indigenza, a sfratti o a disoccupazione. Richiedono consulenze psicologiche (30 sul totale, il 29%) o anche

solo ascolto (il 13%). L'associazione - onlus, auto finanziata - offre un colloquio introduttivo, che può avvenire

tramite telefono, e poi la consulenza. Le operatrici sono in sede, Via Corridoni 5 alla Spezia, il lunedì,

mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle 18. Telefono Donna è operativo 24 su 24 grazie ad una segreteria

telefonica.

06/09/2010 15Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 34

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FESTIVAL DELLA MENTE NON ESISTONO MADRI IN RITARDO L'analista Ravasi Bellocchio: «Un tempo si moriva a 40 anni, non è uno scandalo se il tempo dellariproduzione si allunga» dal nostro inviato RENZO PARODI SARZANA. Femmina e madre è il doppio inscindibile che convive in ogni donna. Lella Ravasi Bellocchio,

analista junghiana, ha affascinato la platea dell'ultima giornata del Festival della Mente di Sarzana

ripercorrendo le opposte tensioni che si agitano in ogni donna: il desiderio di autoaffermazione e il bisogno di

dipendenza. Il legame madre­figlia, dialettico e spesso apertamente conflittuale, è il dato originario. Gianna

Nannini sarà madre a 54 anni, Heather Parisi lo è stata a 50, Antonella Clerici a 46. È la dimostrazione di

quanto sia inestirpabile l'istinto materno? «Cento anni fa la mortalità femminile si aggirava sui 35/40 anni. Non

si studiava la menopausa perché le donne non arrivavano a vivere quella stagione della vita. Con la

trasformazione anche biologica della mente non mi pare un problema che sia andato avanti anche il tempo

della riproduzione. Posso solo fare tanti auguri a Gianna Nannini e alle altre mamme in ritardo». "Ogni donna

contiene in sé la propria madre e la propria figlia", ha scritto Jung... «Le donne hanno dentro di sé un doppio,

quando una madre fa un gesto sa che le viene dalla propria madre e lei lo ha introiettato». È un dato

biologico? «E' un dato biologico e culturale. Sul piano culturale si può dire: "Non farò mai come mia madre" e

poi invece ripetere le stesse cose, nel bene e nel male. Nel rapporto con una madre disturbante ci può essere

il tentativo, da parte della figlia, di giocare con la propria figlia qualcosa di diverso e addirittura di opposto a

ciò che si è vissuto. Il rapporto con la madre in genere migliora quando si è avuto un figlio. Allora si aprono gli

occhi: "Adesso capisco che cosa ha fatto mia madre"». Il rapporto dialettico riguarda anche il figlio maschio?

«Anche il figlio maschio, che però, dal momento che non sarà mai madre, entra in rapporto con un'altra

donna sulla quale sposterà la sua attenzione, il suo desiderio, quella che si definisce la relazione edipica. La

madre deve essere capace di lasciare il figlio maschio al proprio destino. Altrimenti il figlio proietta sulla

sventurata le eventuali frustrazioni e i disturbi che lo hanno afflitto nel rapporto con la madre». I bamboccioni

italiani sono anche la conseguenza dell'educazione mammista, superprotettiva, castrante tipica delle mamme

italiane? «Sì. Ma lo stesso meccanismo agisce anche sulle figlie femmine. Le madri mica le mollano

facilmente». Che cosa è saggio che una madre eviti di fare alla figlia? «Imporre il proprio modello, in modo

subdolo. Dalla cucina al tipo di mobile da acquistare, la madre si astenga dal proiettare, imponendoli, i propri

modelli, le proprie scelte, i propri gusti. Il messaggio deve essere: "Mi fido di te". Anche a costo di vederla

sbagliare». Perché due metodi identici di educazione utilizzati con due figli producono risultati anche molto

differenti? «Questo è un mistero. Ogni persona è diversa da un'altra e quindi il medesimo modello educativo

evoca situazioni e smuove sentimenti diversi. Non esiste uno stampino, non siamo legati a modelli fissi,

predeterminati. E poi ci sono dati strutturali della singola persona, elementi del carattere che agiscono nei

rapporti. Non è vero che si nasce tutti uguali. Sul piano educativo chi ha un temperamento più ombroso non

diventerà estroverso. L'educazione lavora a mitigare e a trasformare ma il dato strutturale resiste». Lei si

occupa di madri e di figlie contemporaneamente? «No, mai. Se accetto una madre in analisi non accetto la

figlia. Con i bambini invece può capitare che i genitori intervengano: in una stanza con il bambino e la madre

è facile L'ERRORE FATALE cogliere immediatamente la qualità del rapporto madre­figlio. Uno degli sviluppi

più interessanti della psicanalisi degli ultimi anni è l'osservazione del neonato nei primissimi mesi di vita. Da

come il bambino si attacca al seno ad esempio si capisce se la madre è ansiosa e si possono decidere

interventi correttivi». I primissimi anni sono fondamentali nello sviluppo della personalità del bambino? «I

primi mesi. Freud assegnava l'Edipo e la castrazione ai tre anni, oggi si ritiene che siano decisivi nella

costruzione della personalità della persona i primissimi mesi di vita. Addirittura si tende a riconoscere il

periodo prenatale, fetale. Le neuroscienze sono uno strumento importantissimo, che dà validità scientifica a

quelle che in psicanalisi sembravano fantasie. Si è visto che il feto negli ultimi mesi della gestazione sogna

06/09/2010 12Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)

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quando sogna la madre». Quali informazioni preziose forniscono le neuroscienze? «Dai due ai tre anni non si

sono ancora strutturati i circuiti cerebrali deputati alla memoria. Tutto ciò che rientra in quel periodo è

memoria implicita, cioè memoria del corpo. A volte possono esserci dei lampi nei sogni che richiamano

situazioni significative dell'infanzia. Tutto materiale utile all'analista che deve ricostruire le vicende del

paziente».

Foto: BANCA DEL SEME Gianna Nannini diventerà madre a 54 anni. Secondo la produttrice discografica

Mara Maionchi, la cantante non ha fatto ricorso alla banca del seme. «È una donna trasgressiva nella musica

­ ha detto a "Gente" ma tradizionalista per quanto riguarda la famiglia: non darà mai alla luce un figlio senza

un padre che lo segua ».

Foto: È sbagliato imporre il proprio modello. Il messaggio ai figli deve essere: "Mi fido di te"

06/09/2010 12Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)

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Un robot ed uno psicologo nel Taekwondo @BORDERO:#BERROS-LATI@%@Rossella Bersani

TERRACINA Farà la comparsa Ssaurab alla riapertura della stagione agonistica 2010-2011 della Scuola

Taekwondo Terracina 1984, prevista per oggi. Si tratta dell'unico robot in Italia con colpitori sensorizzati, un

sistema che, assieme alle corazze elettroniche, verrà adottato prossimamente nella disciplina marziale. Ma

per la società sportiva del M° Andrea Di Girolamo e del M° Francesco Bersani non sarà questa l'unica novità

della nuova stagione. Lo staff tecnico sarà affiancato persino da uno psicologo.

Nel dicembre scorso ha compiuto i suoi primi 25 anni di vita la Scuola Taekwondo Terracina, fino ad un anno

fa l'unica scuola di taekwondo riconosciuta ed autorizzata dal Coni a divulgare la disciplina olimpica a

Terracina. Il fondatore ne è stato il M° Paolo Serapiglia, tra i primi allievi del M° Park Young Ghil, colui che

quasi 50 anni fa iniziò a divulgare una tale arte marziale koreana in Italia ed in particolar modo a Terracina.

La Scuola ha avuto nel passato 6 atleti azzurri: Francesco Bersani (cintura nera 5° Dan), Gianluca Attanasio,

il M° Andrea Di Girolamo (cintura nera 5° Dan), M° Paolo Serapiglia (cintura nera 6° Dan), Pierpaolo chimera,

oltre a Gino Giubilei e a Marco Palmacci, attualmente atleti professionisti del gruppo sportivo della Polizia di

Stato FF.OO. Il medagliere dei campionati italiani Fita-Coni annovera in totale 24 ori, 17 argenti e 10 bronzi.

Gianluca Attanasio, Andrea Di Girolamo e Marco Palmacci sono stati in predicato di vestire la maglia azzurra

alle Olimpiadi di Sidney 2000. Quanto al medagliere degli allievi dei maestri Di Girolamo e Bersani nei

campionati italiani si sono registrati 9 ori, 9 argenti e 6 bronzi. Le «speranze» si chiamano Yuri Guglietti,

Mauro D'Amico, Claudia Di Lello, Valentina Nardelli, Roberta Nardelli, Rosita D'Amico, Daniele Neri.

La Scuola Taekwondo Terracina 1984, ormai affermatasi come importante realtà sportiva nella città, ha

concluso un esaltante tour estivo dimostrativo e per il 29 di questo mese organizzerà il 1° Torneo sociale.

06/09/2010 Il Tempo - Latina(tiratura:76264)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 37

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In campo gli psicologi dell'Arma Come funziona il Reparto analisi criminologiche (Rac) che collabora alle indagini di Avetrana • Si chiamano «criminal profiler». A farceli conoscere ed apprezzare sono state decine di telefilm che, negli

ultimi anni, impazzano sulle reti televisive. L'arma dei carabinieri, da un paio di anni, ha istituito una sezione

speciale la cui sigla, «Rac», sta per Reparto analisi criminologiche. Si tratta di un gruppo di lavoro «preposto

ad attività di supporto alle indagini, mediante la ricerca di elementi di connessione e analogia con altri fatti

delittuosi - come spiegano gli stessi carabinieri -, e valutazione del profilo crimilogico degli autori dei delitti;

all'effetuazione di studi e ricerche sulle tecniche di esame della scena del crimine ed all'alimentazione di una

banca dati sui crimini violenti». Solo i professionisti vengono destinati al Rac. Si tratta di militari specializzati

in attività interdisciplinari. Sono psicologi, sociologi, psichiatri, in grado di fornire ai colleghi dei reparti

territoriali impegnati nelle indagini di un caso, come questo della scomparsa di una 15enne, un'alta

consulenza. Il loro supporto è fondamentale per inquadrare la personalità del soggetto su cui si indaga, per

orientare il lavoro di investigazioni nella direzione più appropriata. Il Rac dipende dal Racis dei carabinieri,

ovvero il Raggruppamento investigazioni scientifiche. I professionisti in uniforme, attraverso lo studio degli

scritti lasciati dalla persona scomparsa, dei libri che leggeva, delle sue abitudini, sono in grado, nella maggior

parte dei casi, di tracciare un profilo psicologico che consente agli investigatori di capire meglio chi si ha di

fronte.

03/09/2010 4Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 38

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Un villaggio tridimensionale per curare il disagio psichico In comodato gratuito un suolo nella zona artigianale • TROIA. Sarà dedicato al trattamento del «disagio diffuso» con il «metodo alla salute», una particolare

attività terapeutica, messa a punto da Mariano Loiacono, che non prevede l'uso di psicofarmaci. Il Comune di

Troia ha deliberato di concedere alla Fondazione 'Nuova Specie', in comodato gratuito, un suolo in zona Pip

(piano insediamenti produttivi area a servizi) per la realizzazione del «Villaggio quadrimensionale». Si tratta di

un complesso ricettivo dedicato al trattamento del 'disagio diffuso', realizzato con il 'metodo alla salute' il cui

antesignano è il dottor Mariano Loiacono, psichiatra, responsabile del Centro di Medicina Sociale -

Dipartimento di Neuroscienze - degli Ospedali Riuniti di Foggia Ospedaliero-Universitaria. Si tratta di una

particolare attività terapeutica che non prevede l'uso di psicofarmaci e utilizza modalità nuove e atipiche di

psicoterapia per trattare la fenomenologia legata al disagio collegato alla conflittualità - coppia, famiglia,

gruppi, istituzioni -, alle dipendenze da sostanze psicoattive - alcol, droghe, psicofarmaci -, agli attacchi di

panico, disturbi dell'alimen - tazione, disturbi fobici, ossessività, depressioni, patologie autoimmunitarie,

disabilità semplici e complesse, disturbi di personalità, disturbi dell'umo - re, sindromi psicotiche, ecc. L'area,

una superficie di 5.500 metri quadrati, lunga ben 130 metri, si presta particolarmente per l'attività della

Fondazione in quanto circondata di verde, valli coltivate a grano, con una alternanza stagionale di colori,

profumi e natura. Saranno realizzate sale per i gruppi ordinari, per i corsi settimanali, per la ristorazione, una

biblioteca con annesso Centro Documentazione, uno spazio interno dedicato alle attività teatrali, una zona

residenziale per gli operatori e per i pazienti in trattamento, magazzini, depositi seminterrati e uffici vari (per

medici, operatori, visite, ecc.). E', inoltre, prevista la realizzazione di serre, qualche coltivazione ed annesso

allevamento di animali di piccola taglia, locali per rielaborare, per fare silenzio, e un grande spazio di

aggregazione, il cuore del Villaggio, prospiciente la valle e in diretto contatto con lo scenario naturale del

luogo. L'idea progetto, ancora allo studio, nasce dall'inter pretazione della realtà umana vista in quattro

dimensioni (Quadrimensionalismo): "un nuovo linguaggio che può essere applicato alle diverse 'situazioni

umane' e ai diversi 'Saperi'(Religione, Sociologia, Biologia, Scienze delle Devianze, Politica, Storia, ecc.) per

farne scaturire una cultura quadrimensionale, capace si semplificare la complessità". Soddisfazione è stata

espressa dall'assessore comunale ai Lavori Pubblici e Urbanistica Domenico La Salandra che ha dichiarato:

"siamo fieri di poter contribuire concretamente allo sviluppo del 'metodo alla salute' del dottor Mariano

Loiacono, che da oltre trent'anni dedica la sua attività e i suoi studi a questa particolare attività terapeutica. Le

attenzioni della nostra Amministrazione sono legate a tutto ciò che riguarda il disagio delle famiglie e dei

singoli cittadini. Il Comune diventerà socio della Fondazione contribuendo in maniera ancora più incisiva a

questo progetto supportandone anche le attività. Il 'Villaggio quadrimensionale', quindi, sarà ben presto una

importante realtà".

04/09/2010 13Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Foggia(tiratura:63756)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 39

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Piccole vittime di troppo amore Storie di abusi e di padri-padroni Una spezzina responsabile della Carta dei diritti della bambina per Fidapa BAMBINE SOLE, abbandonate, con problemi di socializzazione. Piccole che subiscono violenze sia tra le

mura di casa che per strada: maltrattamenti, soprusi, pressioni psicologiche e, purtroppo, anche veri e propri

abusi sessuali. Dalla più tenera età fino all'adolescenza: sono tante le storie raccontate da Alessandra Del

Monte, già presidente spezzina di Telefono Azzurro -non più presente sul territorio - e, attualmente

responsabile della Carta dei diritti della bambina per Fidapa (acronimo di Federazione italiana donne arti,

professioni, affari). Un documento che raccoglie ed elabora i diritti dell'infanzia sanciti dalla Convenzione Onu

del 1989, ratificata in Italia nel 1991. IN BASE ai dettami della Carta ogni bambina o ragazza deve aspettarsi

di "essere trattata con rispetto e giustizia dalla famiglia" e di essere "protetta da abusi fisici, emotivi o sessuali

tale da superare qualsiasi diritto degli adulti a praticare tradizioni religiose o culturali". È proprio in ambito

familiare che si registrano i maggiori disagi: «La trascuratezza e l'eccesso d'amore sono forme di violenza -

spiega la Del Monte - ci sono genitori che hanno poco tempo da dedicare ai figli e altri troppo autorevoli:

siamo nel 2010 ma esistono ancora casi di padre-padrone». Storie da far rabbrividire, come quella di una

studentessa delle medie che non aveva mai visto il mare, pur abitando alla Spezia: una ragazza che nel fior

fiore dei suoi anni era costretta da un padre particolarmente possessivo ad uscire di casa solo per andare a

scuola. Adolescenti invece abbandonati a se stessi, come la giovane di 13 anni finita al Pronto soccorso in

coma etilico: una fanciulla sempre sola con genitori troppo permissivi o "distratti". CALIAMO poi un velo sulle

orribili storie degli abusi sessuali subiti dalle minori, o sulle mutilazioni genitali praticate alle bimbe

musulmane. Sono tante, quindi, le minorenni che hanno bisogno d'aiuto: nello spezzino operano in loro aiuto

numerosi enti ma un ruolo decisivo è svolto dai pediatri, dalle forze dell'ordine, e soprattutto dagli psicologi.

Perché l'unica via d'uscita è il "parlare e soprattutto l'ascoltare": obiettivi perseguiti anche da Fidapa, attiva nel

far conoscere la "cultura della violenza" proprio per contrastarne la sua diffusione. Laura Provitina Image:

20100905/foto/7952.jpg

05/09/2010 6Pag. La Nazione - La spezia(tiratura:176177)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 40

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FeelGood! PSICHE TEMPO DI GIOIA Claudia Bortolato «Un buon 50% dei problemi psicologici e comportamentali può essere risolto nell'arco di dieci sedute». Ne è

convinto - tanto da scriverlo nel Dizionario Internazionale di Psicoterapia, in corso di pubblicazione - Gianluca

Castelnuovo, psicologo e docente alla facoltà di Psicologia dell'Università Cattolica di Milano. Ad avallare

questa tesi, anche studi dell'American Psychological Association. «Per un altro 25%», prosegue lo

psicoterapeuta, «è previsto invece un trattamento che non supera le 30 sedute. Solo per il restante 25% si

prospetta una terapia più lunga». In base a quali criteri scegliere a priori la lunghezza della terapia? «Un

conto è la psicanalisi, finalizzata alla conoscenza di sé. È una terapia che si occupa della crescita personale,

dell'evoluzione dell'individuo o della cura dei cosiddetti disturbi di personalità. Tutt'altro è la necessità di

risolvere un disagio contingente, come attacchi di panico, fobie, compulsioni. Sono disturbi invalidanti, che si

ripercuotono sulla qualità di vita del paziente. Che fare, allora, se non cercare di porvi rimedio in tempi

rapidi?». Per non parlare dell'aspetto economico: «Se il problema ha origine in un remoto passato, non

significa che siano necessari decenni per risolverlo, investendo una fortuna. Tanto più che i primi incontri

sono i più efficaci. È lì che si gioca tutto. La letteratura scientifica lo testimonia e il terapeuta lo sa. Quindi una

terapia breve non è affatto penalizzante, ma ha pari dignità di quelle a lungo termine. Sono le diverse forme

di disagio a legittimare processi e durata differenti». Non tutti ne sono convinti: «Non avrebbe molto senso

sostenere terapie molto lunghe, se solo ci fosse la possibilità di accorciare i tempi», sostiene Paolo Migone,

psicoanalista e condirettore di Psicoterapia e scienze umane, che ha iniziato ad interessarsi al problema delle

terapie brevi nel 1981. «Che bisogno c'è di impostare il time-limit setting, cioè di specificare all'inizio che si

farà una terapia breve? È solo uno slogan illusorio dettato da una serie di esigenze psicologiche, sia dei

pazienti che degli psicoterapeuti. Forse entrambi devono essere rassicurati circa la possibilità di curare e

guarire in fretta. Al tempo stesso, va tenuto conto delle pressioni economiche e sociali del sistema sanitario».

04/09/2010 227Pag. D Repubblica - N.709 - 4 settembre 2010(diffusione:385198, tiratura:546033)

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 41

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Comprendere il mondo tra fisica, psicanalisi e Qabbalà L'unità della conoscenza Nel romanzo «Triad» Tom Keve arriva a una sintesi fra le scienze della natura e quelle dell'anima trovandouna radice unificante nel pensiero mistico ebraico do. E possibile quindi fare sintesi fra scienze della natura e quelle dell'anima? Sì, risponde Keve e trova la

radice unificante nella Qabbalà che, quantomeno, ha sfiorato la genealogia e l'educazione dei dei diversi

campi e si giocano assieme a documenti, estratti di lettere, giornali e cibi mitteleuropei, palazzi aviti, ascesi

sociali, la teoria della relatività e lo Zohar. L'opera si propone proprio come il Talmud, nella compresenza di

un argomento ben difeso e bene esposto e del suo esatto contrario, ma anche come i grandi dialoghi di

Platone, ricco di humour e mille curiosità ora esplicitate, ora lasciate alla ricerca personale del lettore. In una

sorta di pilpul contemporaneo non in un misch-masch eterogeneo, trapassato niente di meno che da Abulafia:

«La via qabbalistica consiste nell'amalgamare nell'anima i principi della scienza matematica e naturale, dopo

che l'uomo ha dapprima studiato i significati letterali della Torah e della fede, per eserciUn saggio si legge alla

scrivania muniti di carta e penna, un romanzo distesi sulla spiaggia, una storia delle idee in veste letteraria

richiede una comoda poltrona per godersi, paradossalmente, un viaggio nel «mondo di fuori e nel mondo

interiore», in compagnia di grandi geni, della fisica, della psicanalisi e della Qabbalà, ma come osarlo ben

sapendo di non essere «genio» e neppure qualificato esperto in almeno uno dei tre campi? Tom Keve, fisico

ebreo ungherese, si è posto il problema e ne ha indicato la soluzione: l'umanità dei grandi, i loro scacchi e i

loro problemi palesano la strada che consente a chi, genio non è, di comprendere quanto costoro hanno

intuito ed elaborato. Perché mai questa triade, di intreccio e di incrocio, per di più in piena Mitteleuropa? La

copertina dell'edizione francese ( Triad , Paris, Albin Michel, 2010) introduce suggerendo un interrogativo: chi

mai sono i sei personaggi? Inizia così la prima tappa del grande viaggio che, avanzando nelle cinquecento e

più pagine, si rivelerà iniziatico, proprio come lo fu per l'autore: fisico di professione, naturalizzato in

Inghilterra, che attraversò il deserto della depressione ed entrò in analisi. Malgrado la difficoltà organica ed

esistenziale, Keve rimase molto percettivo su quanto gli avveniva: scrutando se stesso, scoprì «le differenti

correnti» che lo abitavano e, nel contempo, abitavano il mondo. Ne conseguì la lettura appassionata di Jung

e la scoperta dell'amicizia dello psicanalista con il fisico Wolfgang Ernst Pauli, tesi a comprendere loro stessi,

ma anche il mondo. La sollecitazione alla sintesi personale ormai era attivata. L'elemento religioso, nell'ebreo

non praticante Keve era assente, tuttavia poté di più la curiosità e la potenza della stirpe: «È la mia eredità e

non ne so nulla», iniziò allora la ricerca. La triade si compose da sé: fisica quantistica, psicanalisi e Qabbalà.

La sfida era aperta e sferrata. La stesura nella forma saggio sarebbe potuta apparire solo ovvia ed esigere un

rimontare nel tempo cronologicamente, invece il desiderio della forma letteraria, che covava nel suo animo,

ebbe la meglio nel solo ritornare indietro. Nella narrazione infatti il gioco è fatto: si eliminano tutti i limiti che la

natura del saggio impone e domina l'arte della suggestione invece della distante dimostrazione. Triad ,

pubblicato in Inghilterra a spese dell'autore, pescato da Feltrinelli e poi da Albin Michel, può sembrare, di

primo acchito, esoterico o farraginoso, entrando invece nella matassa, il filo conduttore guida ed emerge:

l'autobiografia, in prima persona, di S á ndor Ferenczi tiene il filo sullo sfondo della storia della critica della

Mitteleuropa e si ritorna agli anni Trenta del Novecento approdando a Londra, New York, Gerusalemme, in

compagnia di Sigmund Freud, Carl-Gustav Jung e Ferenczi, Hevesy, Bohr, illustri premi Nobel, Lou Andreas

Salomé, assieme ai grandi editori e librai. Keve, nel corso della accurata documentazione che sostiene la sua

opera, scoprì quanto la realtà fosse vicina al suo desiderio scoprendo un movimento contrario in se stesso: le

tessere del puzzle reale entravano perfettamente nel quadro mentale da lui desiderato, Einstein, Bohr, Pauli,

la struttura della materia conducono a una teoria che, indubbiamente, portò a reimpostare l'interpretazione

del mongrandi protagonisti, ma anche la sua propria. Ecco allora balzare dalle pagine l'educazione di una

generazione impressa da Chatam Sofer che, quando giunse a Presburg, «era accompagnato solo da un

pugno di suoi allievi, giovani magri, pallidi e dallo sguardo intenso», mentre la yeshivà era minacciata: sul

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 42

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fronte politico esterno da Napoleone e sul fronte ebraico interno dai riformatori. Pappenheim, potente

mercante (e padre di «Anna O»), passeggiava lungo il Danubio con Chatam Sofer, dirigendosi al cimitero

ebraico: la conversazione verteva sui fondamenti razionali o meno della colpevolezza. Il maestro suggerì di

iniziare un viaggio iniziatico fondato sulla preghiera, la meditazione, il digiuno e il sogno. Viaggio qabbalistico,

perché «la realtà non è razionale». Qabbalà e Traumdeutung («interpretazione dei sogni»), gusto della

trasgressione, limiti umani, passioni dei personaggi, immagine del padre, dialoghi, discussioni, dibattiti, si

alternano in questa «storia delle idee», con l'introspezione e l'interpenetrazione tare così il suo spirito

attraverso il mezzo delle dialettiche penetranti e per non credere come un babbeo. Ha bisogno di tutto questo

perché è tenuto prigioniero dal mondo della natura». «Shlomo» Freud, ormai consapevole della morte vicina,

ritorna alla Bibbia di famiglia con la dedica scritta in ebraico dal padre ma muore, sedato dalle tre iniezioni di

morfina, con un proverbio francese come guida: «Il rumore è per il fatuo, la pena è per lo sciocco: l'uomo

onesto tradito se ne va senza pronunciare parola». Allora affiora il grande interrogativo: che resta della

cultura, della morale, della civilizzazione, della tradizione? Nulla. Nulla. Tranne la conoscenza. Fin qui Keve,

ma non potrebbe rimanere anche il gusto del grande viaggio iniziatico nel mondo delle idee che giunga non

solo al Mosè di Freud ma anche a quello della tradizione rabbinica che, al culmine del suo proprio grande

viaggio, muore nel bacio dell'Altissimo?

Foto: Wolfgang Ernst Pauli insieme ad Albert Einstein

Foto: Sándor Ferenczi

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 43

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atlante il costo occulto del disastro del Golfo Passata la fase più acuta, l'emergenza davanti le coste della Louisiana scivola in fondo all'agenda. Ma il verocosto dell'avidità della Bp è ancora tutto da quantificare SIAMO QUASI ARRIVATI al punto del tutto è bene quel che finisce bene, con la storia della perdite di greggio

del Golfo del Messico. Il pozzo è stato chiuso, le spiagge vengono pulit e e lo stralunato Tony Hayward [a.d.

della Bp negli Usa, ndt] è stato spedito in Bussia. Tutto ciò che resta da fare ora alla Bp è trasformare in

vantaggio il danno causato. La compagnia ha accantonato 32 miliardi di dollari per far fronte alle proprie

responsabilità ma intanto lavora alacremente per cercare di contenere il danno al di sotto di questa cifra.

Anche se dovesse pagarla tutta, avrebbe comunque vinto uno dei più grossi affari della storia aziendale. Il

vero debito della Bp è di gran lunga più alto di qualsiasi cifra sia stata proposta finora. Il grosso dei costi è

ancora invisibile. È stato chiaro ben presto che la Bp stava tentando di controllare la percezione pubblica

della perdita di greggio come se stesse operando per ripulirla. Poco dopo aver lanciato la sua operazione di

pulizia, Bp ha proibito ai fotografi di fare immagini aeree del sito della falla, usando come alibi le ragioni di

sicurezza. Metodi simili continuano a essere usati per evitare che i media accedano ai siti chiave e Bp ha

manipolato le foto per fare in modo che i suoi sforzi di ripulitura sembrassero più strenui. Oltre a fare in modo

che la falla fosse sotto-rappresentata, la multinazionale ha lavorato anche per far sì che se ne vedesse il

meno possibile. Oltre ai detenuti «noleggiati» in saldo per ripulire le spiagge, in mare sono stati usati più di u

n miliardo e ottocento milioni di galloni [un gallone equivale a quattro litri, ndt] di solventi Corexit, per far

sparire il petrolio dalla vista. Questi solventi sono proibiti dall'Epa, l'agenzia federale di protezione ambientale,

ma la Guardia costiera ha emesso, in quarantotto giorni, circa 72 deroghe. Ha funzionato: il principale

problema della Bp è letteralmente scomparso. «Non credo che vedremo altro petrolio sulle spiagge - ha detto

il n u o v o a.d. della Bp Bob Dudley al m o m e n t o di assumere l'incarico - E dove n o n c'è petrolio, n o n

c'è bisogno di persone in giro in tute protettive». In altre parole: se il petrolio non si vede, il pericolo è

passato. Hittavia, l'approccio «se non si vede, non c'è» non è scientificamente fondato. Il petrolio entra nella

catena alimentare più facilmente sotto forma di emulsione di quanto non faccia come chiazza arcobaleno. Gli

scienziati hanno già trovato la firma del greggio nelle larve di granchio, anche se le conseguenze ambientali

del m i x di petrolio e solventi per gli ecosistemi del Golfo non sono note e non lo saranno per molti axmi.

Usando il Corexit, Bp ha non solo nascosto il danno ma ha anche seminato dubbi sulla possibilità di

tracciarne l'estensione e le conseguenze. Questa ignoranza non è un caso, per Bp è una manna: rende

possibile dire che la compagnia non può essere considerata responsabile per i danni che non sono

direttamente connessi con la fuoriuscita di petrolio. In effetti Dudley non sarebbe un bravo a.d. se non usasse

ogni possibile dubbio sull'estensione del danno per ottenere concessioni dal governo. La stima, molto

discussa, del governo federale sull'entità della perdita è di 4,9 milioni di barili, dei quali circa 800 mila sono

stati recuperati. Se un tribunale federale stabilisse che l'incidente è stato causato da grave negligenza, Bp

dovrebbe rispondere di un danno che potrebbe arrivare a 4300 dollari al barile, per un totale di 21 miliardi di

dollari. È improbabile che Dudley riesca a negoziare fino a far scendere le stime alla valutazione iniziale data

dalla compagnia [1000 barili al giorno], ma la Bp è stata bravissima in simili negoziati in passato. Detto ciò, se

il governo d o v e s s e essere tenero con la Bp, c o m e sembra che si prepari a fare, ci sono altri interlocutori

pronti a fare causa. Un rapporto calcola in 1,2 miliardi di dollari e 17 mila posti di lavoro persi l'impatto

economico del disastro entro la fine dell'anno. Altre cifre sono ancora più alte. La Us Travel association ha

commissionato alla Oxford Economy uno studio che valuta l'impatto negativo sul turismo, per i prossimi tre

anni, in 22,7 miliardi di dollari. In risposta, la Bp sta cercando di nascondere, offuscare e minimizzare,

mettendosi d'accordo con possibili controparti per somme irrisorie ancora non rivelate versate in cambio della

rinuncia a ogni possibile causa futura contro la compagnia, e comprando scienziati dalla Louisiana State

University, dall'University of Southern Mississippi e dalla Texas A&M per 250 dollari l'ora per assistere i suoi t

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 44

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e a m di avvocati. Dopo che avrà chiuso i conti con il governo e con i privati, Bp si aspetta di avere ancora un

po' di soldi nel suo fondo ad hoc, alla fine degli anni di controversie legali. Non dovremmo essere sorpresi dal

comportamento di aziende come la Bp, che esternalizzano i costi ambientali e sociali e internalizzano i

profitti. Dopo tutto, sono queste le regole del gioco economico. Tuttavia la vera ragione per cui Bp

probabilmente non vedrà mai il conto completo delle sue azioni non risiede tanto nella sua politica

machiavellica, né nella tattica di nascondere il danno o intorbidare le acque con i dubbi, quanto piuttosto nella

cecità insita nel capitalismo moderno. Il nostro sistema economico non è tarato per misurare i più ampi costi

delle sue attività e il caso del disastro nel Golfo del Messico lo illustra dolorosamente bene. Completamente

assenti dalla valutazione dei danni economici, per esempio, sono i vantaggi che gli ecosistemi del Golfo

portano agli esseri umani. Gli abitanti delle zone costiere godono di una serie di «servizi» che l'ambiente

fornisce «gratis» ma che hanno un i m m e n s o valore materiale. Economisti ecologi hanno valutato, prima

del disastro, per la regione del Delta del Mississippi, i «servizi» di «protezione dagli uragani, stabilità

climatica, rifornimento di acqua, cibo, habitat, fornitura di materie prime» e altre cose. La stima è compresa

tra 12 e 47 miliardi di dollari l'anno. Lo stesso gruppo di scienziati ha valutato l'impatto complessivo della

perdita di greggio tra i 34 e i 670 miliardi di dollari, una cifra che miniaturizza le valutazioni correnti. Se questi

ricercatori avessero gettato la rete più lontano, per comprendere anche gli ecosistemi del Golfo, la cifra

sarebbe ancora più alta. E poi c'è il danno fisico e psicologico fatto alle comunità costiere. Il danno è reale,

profondo e difficile da quantificare. Ma se in tempi normali circa il 6 per cento degli adulti statunitensi soffre di

seri problemi mentali - un segmento di popolazione che guadagna in media il 40 per cento in meno rispetto

agli altri - che succederà nella regione del Golfo, dove la depressione dilaga e il danno psicologico deve

ancora essere calcolato? Anche in assenza di ima fuoriuscita devastante, la realtà è che le compagnie

petrolifere danneggiano con la loro attività quotidiana. Come l'industra del tabacco, quella del petrolio crea un

prodotto che, se usato secondo le istruzioni, causa danni. Il governo statunitense ha da poco pubblicato il suo

annuale rapporto sullo stato del clima, rafforzando i risultati che dimostrano l'impatto umano sui cambiamenti

climatici, un fenomano che le grandi compagnie petrolifere cercano di nascondere e attivamente evitano che

sia affrontato. La devastazione della falla della Bp c o m p r e n d e costi che s o n o nient'altro che parte del

bilancio. Un recente studio suggerisce che entro il 2030 il costo per far fronte agli effetti dei cambiamenti

climatici potrebbe arrivare a 300 miliardi di dollari l'anno. Costi che saranno pagati, ma non dall'industria

petrolifera. Per una valutazione complessiva del costo del disastro - è utile usare una nozione centrale

dell'economia: il «costo opportunità» cioè «la più vicina cosa migliore che avrebbe potuto essere fatta in un

determinato set di possibilità». Dunque, qual è l'alternativa più vicina a un'industria da molti miliardi di dollari,

l'inquinamento e tutto il resto? Porsi questa domanda vuol dire chiedersi in che sistema economico siamo e

che sistema economico v o gliamo. Valutare i costi opportunità significa valutare le alternative e confrontarle

tra loro. E alcune di queste alternative, a un più attento esame, non sembrano molto diversi dal presente. Un

gruppo di potenti aziende sta già spingendo per la propria alternativa al petrolio. L'industria dell'etanolo

ricavato dal mais ha di recente sfruttato l'occasione per spingere con ima campagna per guarire l'America

dalla sua dipendenza dai combustibili fossili, con lo slogan «Etanolo: il momento è adesso» [sottotitolo:

«Nutriamo il mondo. Possiamo anche farlo andare»]. Secondo la National corn growers association [la

potente associazione dei coltivatori di mais, ndt], l'alternativa a lungo termine ai pozzi off shore è coltivare

cibo non per mangiarlo ma per bruciarlo. Perché ciò sia redditizio, secondo uno studio della Iowa University,

c'è bisogno che il Congresso rinnovi uno sgravio fiscale che già è costato ai contribuenti 6 miliardi di dollari.

Prima della falla, l'inquinamento agricolo e da allevamento lungo il Mississippi aveva creato nel Golfo una

«zona morta» grande quanto il N e w Jersey. N e s s u n o sa come le «emissioni» di Re Mais interagiranno

con i cocktail di Big Oil ma di sicuro per evitare di dover pagare per il disastro, l'uno accuserà l'altro. Una

seria valutazione di alternative meno tossiche richiede quel tipo di dibattito pubblico che va oltre domande del

tipo «quante persone hanno perso il loro reddito a causa della falla?». Bisognerebbe chiedere non solo quale

sia il costo della falla, ma anche quale sono i costi reali dei nostri bisogni energetici. Non è una

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 45

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conversazione facile, specialmente in un paese che consuma, a testa, più energia di qualsiasi altro nel

mondo. Ma dobbiamo mettere questi costi invisibili al centro della discussione, perché, come per il petrolio, il

fatto che non li vediamo non vuol dire che non esistono. Questi costi sono un icebei-g: solo una frazione è

visibile al nostro miope sistema economico, il resto è invisibile, nascosto e scaricato sulle «piccole persone»,

come il presidente della Bp Carl-Henric Svanberg ha definito gli abitanti delle zone costiere del Golfo. In tutto

il pianeta, già 300 mila persone per la maggior parte povere e soprattutto donne - muoiono ogni anno a causa

dei cambiamenti climatici. Un costo che noi ricchi abbiamo scaricato sui poveri e una responsabilità di cui ci

siamo liberati. Per f o r t u n a non è u n quadro del tutto fosco. La Bp non è riuscita ancora a disperdere tutta

l'opposizione. Un cospicuo numero di organizzazioni, soprattutto fuori dagli Stati uniti, chiede u n futuro s e n

z a emissioni e il risarcimento dei danni che il Nord del m o n d o ha causato al Sud. Perché questi sforzi abb

i a n o s u c c e s s o anche in q u e s t o paese, la falla nel Golfo del Messico dovrebbe essere un richiamo: a

reimmaginare la nostra economia, la nostra politica, i nostri bisogni energetici o a essere pronti a calcolare

quanto ancora siamo disposti a perdere.

Operazioni ANCHE SE il petrolio non esce più dalla bocca del pozzo a oltre 1500 metri di profondità, le

operazioni per sigillare la falla non sono ancora concluse. Bp sta cercando di rimuovere i pezzi di tubo rimasti

dopo l'esplosione del 20 aprile scorso prima di poter procedere a installare una nuova valvola di sicurezza sul

pozzo e iniziare a scavare un pozzo parallelo per arrivare comunque al giacimento che, nonostante tutto, Bp

non ha intenzione di mollare.

Impatto FINO a novembre l'opinione pubblica statunitense potrebbe aver digerito il disastro in Louisiana.

Tuttavia, secondo alcuni analisti, l'impreparazione dimostrata dal governo federale nella gestione

dell'emergenza potrebbe essere uno degli argomenti delle elezioni di mid-term in cui Obama si gioca molto

del suo futuro politico come presidente. Tra i 37 seggi del senato che il 2 novembre dovranno essere

rinnovati, c'è infatti anche un seggio della Louisiana, attualmente occupato dal senatore repubblicano David

Vitter. The Nation Questo articolo è stato pubblicato il 5 agosto sul sito del settimanale statunitense The

Nation, uno dei punti di riferimento della stampa indipendente negli Usa. Raj Patel ha concesso a Carta la

possibilità di tradurlo e pubblicarlo in Italia www.thenation.com

Negoziati www.publicintegrity.com a un suo impianto a soli tre e la conseguente multa da 85 mila a 12 mila

dollari. Nel 2008 la Bp è riuscita a ridurre tredici capi d'accusa per violazioni di sicurezza

L'immagine della Bp Queste foto sono state prese dal sito della Bpoil America [www.bp.com]. L 'azieda

contribuisce a ripulire la sua immagine mettendo a disposizione le immagini della pulizia delle spiagge.

Il record della Bp Non è la prima volta che la British Petroleum [Bp, Beyond petroleum, «Oltre il petrolio»,

nelle sue più recenti campagne pubblicitarie] si trova coinvolta in «incidenti» negli Usa. A marzo del 2005 la

raffineria della Bp a Houston, Texas, fu sconvolta da una massiccia esplosione di una torre dell'impianto.

Morirono 15 operai e altri 170 rimasero feriti. Dalle indagini emerse che la multinazionale aveva ignorato i

propri protocolli di sicurezza è che il sistema di allarme era disattivato. L'azienda se la cavò con una multa da

50 milioni di dollari. Un anno più tardi, si scoprì che 4800 barili di petrolio si erano riversati nel terreno in

Alaska a causa di una perdita nell'oleodotto della Bp a Prudhoe Bay. Bp chiuse temporaneamente gli impianti

di Prudhoe Bay mandando in tilt il sistema di rifornimento petrolifero degli Usa. Secondo le indagini, il

malfunzionamento dell'oleodotto era stato causato dalle «draconiane» misure di risparmio decise dalla

compagnia per ridurre i costi. La multa quella volta fu di 12 milioni di dollari.

Microbi Ottimo esempio di lavoro informativo: i media statunitensi hanno dato grande rilievo a uno studio

dell'università di Berkeley secondo cui un nuovo microbo del Golfo stava divorando il petrolio disperso in

mare. L'istituto che ha prodotto lo studio, però, è finanziato dalla Bp. www.propublica.org

Informazioni II Comando unificato delle agenziefederali coinvolte nell'intervento nell'area del disastro ha un

nuovo sito ufficiale dedicato, ora, agli interventi di ripristino ambientale WAMW .restorethegulf.gov

Foto: Raj Patel

03/09/2010 28Pag. Carta - N.28 - 3 settembre 2010

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Foto: Economista, ha scritto «I padroni del cibo» e il recente «Il valore delle cose», entrambi editi in Italia da

Feltrinelli.

Foto: A sinistra Robert Sprinkle, prima del disastro della Bp riparava le reti da pesca a Bayou La Batre in

Alabama, a destra, Uomini della Bp ripuliscono la spiaggia diOrange beach [Alabama]

03/09/2010 28Pag. Carta - N.28 - 3 settembre 2010

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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 47

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI

9 articoli

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Giustizia. Forte aumento delle richieste di iscrizione al Registro societario da parte degli enti Corsa alla conciliazione La spinta dalla prospettiva dell'avvio della mediazione dal 2011 L'ATTUAZIONE In dirittura d'arrivo ilregolamento del ministero di via Arenula sui requisiti degli organismi, le tariffe e il profilo dei mediatori Giovanni Negri

MILANO

Corsa di iscrizioni al Registro dei conciliatori. Almeno a quello dedicato alle controversie societarie. Gli iscritti

attuali sono oltre 100, ma il ritmo delle autorizzazioni del ministero della Giustizia è enormemente cresciuto

nel corso di questi primi otto mesi dell'anno. Sono stati infatti 43, sui 103 totali, gli organismi inseriti nel

Registro durante il 2010. Un ritmo tanto sostenuto da imporre una spiegazione. Che non può che essere

cercata nel fervore che anima il mondo della conciliazione e scovata tra le pieghe delle normativa o della sua

interpretazione.

Sulla base del decreto legislativo n. 28 del 2010, infatti, nella primavera dell'anno prossimo debutterà una

nuova formula di conciliazione, come condizione di procedibilità, nelle cause avviate su materie cruciali per il

contenzioso civile come l'infortunistica stradale o il condominio. Previsione che, oltre ad avere sollevato la

forte opposizione dell'avvocatura (si veda anche l'intervento del presidente del Cnf, Guido Alpa, a lato), ha

anche evidentemente ingolosito una galassia di soggetti che ha fiutato il possibile affare.

Perché a venire scaricate sui tavoli dei futuri conciliatori sarà indubbiamente una mole considerevole di

controversie. Solo a Milano esiste una stima, sia pure approssimativa, che quantifica tra 20 e 30mila le liti che

rientrano nel perimetro della mediazioni 2011. Se il timore è quello che tutto finisca come per la conciliazione

nelle controversie lavoristiche, cioè con un nulla di fatto e nessun effetto di filtro del contenzioso, la

prospettiva di potere contare su un notevole incremento del business ha decisamente smosso le acque.

Il ministero della Giustizia sta ancora lavorando alla stesura del regolamento che dovrà fissare, tra l'altro, i

requisiti per l'iscrizione al registro, per le eventuali cancellazioni e le tariffe da applicare, ma anche il profilo

dei mediatori e dei futuri formatori dei conciliatori (anche su questo versante il fermento è grande con un

pullulare di offerte di corsi). Il testo, sul quale il Consiglio di Stato, avrebbe chiesto alcune correzioni, sarebbe

però ormai in dirittura d'arrivo. Tanto che si parla di una sua pubblicazione intorno al 20 settembre. Nodo

cruciale da sciogliere sarà quello delle tariffe con un orientamento che sta prendendo piede per considerare

come punto di riferimento gli importi applicati dalle Camere di commercio (parametrati sul valore della causa)

comprensivi anche dell'importo Iva. Il costo della conciliazione, per cercare di incentivarne il più possibile

l'utilizzo, sarà però oggetto di uno sgravio fiscale a favore della parte.

Di fatto al registro saranno iscritti su semplice richiesta, senza particolari esami aggiuntivi, gli enti costituiti

dalle camere di commercio e dagli ordini professionali. Per tutti gli altri il ministero della Giustizia dovrà

provvedere a una valutazione delle condizioni di affidabilità e solidità. È chiaro però che il messaggio

passato, a torto o ragione, è che essere iscritti nell'attuale registro, previsto solo per chi ambisce a essere

risolutore delle controversie in materia societaria, in accordo con la riforma del 2003, rappresenta una carta

importante da spendere. Per essere inseriti magari su una corsia preferenziale e contare su una valutazione

più morbida. Di qui il notevole aumento delle richieste e delle successive autorizzazioni, in gran parte

riguardanti enti privati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il boom del 2010La scadenza

La conciliazione nel settore civile debutterà a partire dal marzo 2011 per i procedimenti introdotti a partire da

quella data

04/09/2010 25Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 49

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I settori

La mediazione sarà considerata come condizione di procedibilità per i procedimenti in materie come gli

incidenti stradali e il condominio

I conciliatori

Gli enti cui è affidata l'opera di mediazione dovranno essere inseriti in uno specifico Registro al quale

saranno iscritti dietro semplice domanda gli organismi delle camere di commercio e degli ordini professionali

In questi mesi è fortemente cresciuto il numero degli enti che chiede di iscriversi al Registro dei conciliatori in

materia societaria

Il regolamento

Il ministero della Giustizia sta mettendo a punto il regolamento che dovrà precisare, tra l'altro, l'importo delle

tariffe i requsiti per l'iscrizione e il profilo dei mediatori

103

Gli enti

Sono gli organismi del registro tenuto dal ministero della Giustizia deputati a gestire i tentativi di conciliazione

43

I nuovi ingressi

È il totale dei nuovi soggetti iscritti nell'elenco nei soli primi 9 mesi del 2010 (il dato è aggiornato a ieri). Un

numero quasi doppio rispetto al 2009 (23 iscritti). Nel 2008, invece, i soggetti ammessi al registro erano stati

in tutto 15, mentre nel 2007 il loro numero complessivo era stato di 22

36

Le modifiche

Sono tutti i provvedimenti di modifica e rettifica dei requisiti pervenuti da tutti gli enti e pubblicati in Gazzetta

Ufficiale nel solo 2010. Inclusa la cancellazione dell'ente alla posizione 47 del registro

VERSO LA MEDIAZIONE

I NUMERI

04/09/2010 25Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 50

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«Basta con gli alibi, aprite l'ospedale» di DENISE COMPAGNONE Le associazioni e i comitati civici preparano il pressing su Mirabella e sulla

Regione Lazio. La sentenza del Consiglio di Stato - è il sunto della loro posizione - ha eliminato un altro

grande ostacolo che si frapponeva all'apertura dell'ospedale nuovo di Frosinone. Della serie: ora non resta

che aprire. Proprio la sospensiva decisa dal Tar lo scorso giugno sulla gara per la fornitura di macchinari al

nuovo ospedale di Frosinone Fabrizio Spaziani, era stata indicata, infatti, dal commissario straordinario della

Asl Carlo Mirabella, come uno degli ostacoli principali al trasferimento nel nuovo Fabrizio Spaziani. "Uno dei

maggiori ostacoli - aveva detto Mirabella in una delle sue prime conferenze stampa -. Maggiore anche

rispetto alla carenza di personale: in questo senso, infatti, abbiamo avuto rassicurazioni da Renata Polverini

sulla deroga per le assunzioni". L'altro ieri però, il Consiglio di Stato si è pronunciato positivamente

sull'appello della Asl di Frosinone che aveva chiesto ai giudici di annullare la sospensiva decisa dal Tar, nei

fatti quindi dando via libera all'apertura. Se infatti procederà l'iter giudiziario (l'udienza nel merito è prevista il

prossimo 3 novembre e la ditta ricorrente, la Draeger, chiederà i danni alla Asl) questo riguarderà,

eventualmente, solo l'aspetto economico. Perché i macchinari all'interno della struttura ci sono già. E sul

giudizio dei giudici è prevalso l'interesse pubblico: "Sono stati positivamente valutati gli sforzi della direzione

aziendale che hanno permesso di anticipare di 3 mesi l'udienza - hanno scritto ieri dalla Asl - e si è tenuto

conto che, come sottolineato nel documento consegnato ai giudici, è in ballo un interesse pubblico generale".

Da oggi, quindi, si guarda avanti. "Guardiamo con fiducia ai prossimi impegni" ha infatti confermato ieri

Mirabella, non pronunciandosi però su date e tempi. E' quello che invece gli chiedono le associazioni.

"Bisogna insistere - ha per esempio affermato Francesco Notarcola, presidente della consulta delle

associazioni - perché si abbia questo benedetto cronoprogramma sia sul trasferimento dell'ospedale sia sulla

realizzazione del Dea. Ed è importante averlo nel più breve tempo possibile". E' per questo che già da

stasera sono in programma una serie di incontri per decidere le iniziative da attuare, prime fra tutte il rinnovo

della richiesta, alla Regione Lazio, di tenere una seduta di consiglio regionale, magari aperta, a Frosinone.

Stasera sarà la volta della consulta delle associazioni comunali che sta pensando di incontrare tutti i partiti e

gli ordini professionali della città; mentre martedì pomeriggio alle 16, l'esecutivo della consulta incontrerà il

direttivo della consulta degli anziani della provincia. Del resto la sanità riguarda anche e soprattutto loro.

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03/09/2010 30Pag. Il Messaggero -  frosinone(diffusione:210842, tiratura:295190)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 51

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Rivoluzione anti-burocrazia Soddisfatti gli architetti di BARBARA SCORRANO La "rivoluzione" nel campo dell'edilizia comincia con il cambio di un acronimo, la

sostituzione della sigla Dia, la dichiarazione di inizio attività, con la Scia, la segnalazione certificata di inizio

attività. Non una semplice differenza di lemmi, ma una sostanziale modifica delle procedure da mettere in atto

nel momento in cui si dà inizio ad un'attività edilizia. Se infatti prima dovevano passare 30 giorni tra la

presentazione del progetto agli uffici comunali e il successivo inizio delle attività, ora viene data la possibilità

di dare il via ai lavori nello stesso giorno in cui viene consegnata la relativa documentazione ai funzionari di

Palazzo di Città. Il Comune avrà poi 60 giorni di tempo per effettuare eventuali controlli sulla liceità degli

interventi effettuati. Come ha spiegato l'assessore comunale all'urbanistica, Marcello Antonelli «la novità è

stata accolta con grande favore dagli ordini professionali degli architetti e degli ingegneri, che ne hanno colto

la portata innovativa. La Scia segna dunque una velocizzazione nell'ambito delle attività edilizia che va di pari

passo con l'assunzione di responsabilità per i tecnici che certificano la legittimità degli interventi». La

possibilità per i cittadini di ricorrere a questa nuova procedura, decisa attraverso un decreto del Governo

convertito in legge il 30 luglio scorso, è valida per interventi di manutenzione straordinaria comportanti

modifiche sulle strutture, aumento delle unità immobiliari e incremento dei parametri urbanistici;opere di

restauro e risanamento conservativo e ristrutturazioni edilizie che non comportano modifiche dell'edificio. Per

quanto invece riguarda gli interventi di nuove costruzioni, demolizioni, ristrutturazioni edilizie innovative,

variazione della destinazione d'uso rimane necessario ottenere il permesso per costruire. Analogamente, non

può essere applicata la Scia in tutti i casi in cui sussistono vincoli ambientali, paesaggistici e culturali.

«Sarebbe sbagliato però pensare che la novità rappresentata dalla Scia - continua l'assessore Antonelli -

lasci aperta la porta a furberie e a situazioni di "deregulation". Nel caso in cui venissero fatte false attestazioni

nelle progettazioni presentate, saremo pronti a far scattare le denunce penali e a ricorrere alle sanzioni

previste. Dunque ci auguriamo che si faccia un ottimo uso di questa opportunità, senza però pensare che sia

venuto meno il controllo da parte degli organismi comunali». Per meglio chiarire i criteri applicativi della Scia,

l'assessorato all'urbanistica ha deciso di organizzare due giornate formative, il 21 e il 30 settembre aperte ai

professionisti e gli addetti ai lavori. RIPRODUZIONE RISERVATA

04/09/2010 40Pag. Il Messaggero -  abruzzo(diffusione:210842, tiratura:295190)

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L'attacco del democratico Martinelli «Renzi non è nessuno È malato di protagonismo» LORENZO MOTTOLA MILANO Toscano, ma di stanza a Milano, Ettore Martinelli è uno dei più fieri oppositori di Matteo Renzi. A

quarant'anni è già nella segreteria di Bersani e, secondo sindaco di Firenze, dovrebbe essere uno dei giovani

Pd pronti a sfrattare dal partito tutti i dirigenti over 50. Un'idea che non pare condividere: «Parliamo di una

persona con dei problemi», spiega, «Renzi è malato di protagonismo». Renzi invoca una nuova guida per il

Pd. «Il problema è che in questi anni il partito è riuscito ad avere derive leaderistiche senza avere un leader.

Mi spiego: siccome la destra ha un "padrone", ovvero Berlusconi, qualcuno tra di noi si è messo a cercarne

uno senza pensare che fosse più importante lavorare ai progetti. Per questo il ragionamento che fa Renzi mi

sembra veramente allucinante». Pare di capire che il fronte dei "giovani" Pd non è compatto. «No. E per la

verità neppure in Toscana Renzi ha il partito dalla sua parte. Sono schierati con il governatore Rossi, uno che

qualche risultato l'ha raggiunto. È così che si diventa autorevoli, dimostrando di saper fare e affrontando

tematiche complesse. Lui invece si limita a una spasmodica ricerca di visibilità». Manca esperienza? «Renzi

non è Chiamparino, non ha dimostrato nulla. Governi bene la sua città e poi parli. Non può pensare di basarsi

solo su ciò che si legge su Facebook, perché su internet sarà anche il politico del mondo, ma la realtà del

Paese è un po' diversa. Per di più la sua predica ai professionisti della politica mi sembra risibile, visto che mi

pare che lui faccia pienamente parte della categoria». Lui si definisce un dirigente d'azienda. «Ma quando

avrebbe fatto impresa? Ha 35 anni ed è già stato presidente della Provincia. Mi sembra che la maggior parte

della sua vita adulta sia stata spesa in politica. Poi c'è un altro fatto». Quale? «Anch'io alle primarie non ho

votato Bersani, ma lui ha preso un milione di voti e metterlo in discussione non ha senso: Renzi lo fa solo

perché ha dei problemi caratteriali, è alla ricerca continua di visibilità».

04/09/2010 4Pag. Libero - Ed. nazionale(tiratura:224026)

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TeramoSulle perizie giurate per la richiesta dei danni Al via i controlli a campione TERAMO A distanza di oltre un anno dal terremoto che ha devastato L'Aquila, la Provincia di Teramo dà il via

alle operazioni di sorteggio per il "controllo a campione" delle perizie giurate relative alla richiesta dei danni

da terremoto nei Comuni fuori dal cratere. Una decisione, quella concordata dall'assessorato provinciale

all'urbanistica e dagli ordini professionali, destinata a sbloccare una situazione ferma ormai da troppo tempo

e che stava causando non pochi disagi ai diretti interessati. «A creare perplessità - spiega l'assessore

Vincenzo Falasca - era la circolare in cui si diceva che il Genio civile deve compiere delle verifiche e quindi

dei sopralluoghi a campione su quei progetti periziati dai professionisti e non dalla Protezione civile. Poichè la

maggior parte delle richieste di rimborso è stata curata proprio dai professionisti era impensabile poterle

controllare tutte». Da qui la decisione di procedere con i controlli a campione, attraverso una procedura

pubblica di sorteggio che avverrà lunedì mattina alle 9.30 nella sede del Genio Civile. Tutte le pratiche non

sorteggiate verranno invece restituite ai Comuni che potranno procedere con le proprie valutazioni in merito

alla richieste di rimborso avanzate dai cittadini.

Al.Mar.

04/09/2010 Il Tempo - Abruzzo pe(tiratura:76264)

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«Il Global service? Appalto trasparente» L'ex presidente Stallone: «Pronto ad un confronto anche davanti a un magistrato» • «Sono veramente amareggiato per le parole in libertà dette a proposito del Global service per la

manutenzione della rete stradale provinciale, ma non posso consentire a Mimmo Farina (assessore ai lavori

pubblic, ndr) di affermare che per quell'appalto mancava solo la faccia dell'impresa vincitrice perché la mia

amministrazione di centrosinistra si è distinta per la trasparenza degli atti». Dopo quasi due anni di silenzio

ecco spuntare l'ex presidente dell'Amministrazione provinciale di Foggia, Carmine Stallone. Un intervento

dettato - dice - «dalla necessità di fare chiarezza, anche in un dibattito pubblico, anche davanti alla

magistratura se necessario, perché abbiamo fatto le cose per bene ed in regola e non posso consentire a

nessuno di infangare il mio nome e quello della precedente amministrazione». La questione «global service»

- ovvero l'affidamento pluriennale attraverso un appalto della manutenzione ordinaria delle strade - è tornata

prepotentemente all'attenzione del dibattito pubblico dopo la protesta dei sindaci dei Monti Dauni che si

sentono trascurati dalla Provincia. La precedente giunta di centrosinistra aveva individuato nel «global

service» una soluzione che, invece, la giunta di centrodestra ha revocato. «E' opportuno precisare che il

global service viene praticato nelle amministrazioni più avanzate. Ma a parte questo, voglio ricordare che in

un primo momento i Ds proposero un solo appalto per l'intera provincia, io sulla scorta di quanto era accaduto

in precedenti esperienze, avevo invece chiesto cinque appalti: due per i Monti dauni, settentrionale e

meridionale, uno per il Gargano, due per la piana con l'alto ed il basso Tavoliere. Effettivamente ci rendemmo

conto che le spese per cinque appalti avrebbero drenato altre risorse, allora decidemmo per tre appalti: Monti

Dauni, Tavoliere e Gargano, anche perché era giusto differenziare gli investimenti proprio per l'articolazione

del territorio. A questa soluzione ci arrivammo dopo incontri, pubblici, con i sindaci, gli ordini professionali, le

associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali. Nessuna decisione presa in qualche stanza segreta.

Non abbiamo portato a termine l'operazione perché eravamo in scadenza di mandato ed io non ero

ricandidato. Mi era sembrato corretto, nei confronti di Pepe o Campo, far trovare il lavoro bello e pronto ma

lasciare a loro ogni decisione. Pepe ha deciso di revocare il bando ma le motivazioni non credo che siano

collegate alla formula del global service. Volevano solo tornare a fare le gare d'appalto», afferma ancora

Stallone che manifesta tutta la sua delusione per certi comportamenti: «Credo di aver lasciato un tesoretto,

risorse economiche, un aeroporto che grazie a noi si è rimesso in vita, il Piano territoriale di coordinamento

che abbiamo preparato noi, il progetto del bike sharing ancora fermo. In questi due anni ho visto francamente

poco, una Provincia assente quando si deve andare allo scontro. Con la Regione e con lo Stato occorre

negoziare, ma si deve cercare almeno di farlo. Invece ho visto che sono stati persi anche dei finanziamenti

altro che ente virtuoso». Una posizione sorprendente quella di Stallone che, dopo la non conferma per il

secondo mandato, aveva dato anche segnali di simpatia per Pepe. «Il presidente è un caro amico, io faccio

un discorso politico. Mi dicevano che ero un mediocre, ma in tutta franchezza rispetto al nulla mi sento un

gigante. E comunque sono pronto a tornare in pista, sento che accadrà qualcosa. Sono un moderato, ma è

evidente che non si può stare col centrodestra. Attendo le evoluzioni nel centrosinistra, ci saranno anche a

Foggia e in Capitanata ed io non resterò alla finestra», dice a chiare lettere l'ex presidente.

05/09/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Foggia(tiratura:63756)

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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 55

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SICUREZZA NEI CANTIERI SCATTA LA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE Lavoro nero: Regione in campo - PERUGIA - CONTINUA l'impegno della Regione nella promozione della cultura della prevenzione e tutela

della salute e sicurezza nei cantieri edili privati. Lo sottolinea l'assessore regionale Stefano Vinti (foto),

evidenziando che proprio in questi giorni la Regione con i Comuni di Spoleto, Trevi, Cascia, Norcia, Vallo di

Nera e Campello sul Clitunno e, in accordo con l'Asl 3, gli Ordini degli Ingegneri, degli Architetti e il Collegio

dei Geometri della Provincia di Perugia, hanno siglato un protocollo d'intesa. L'assessore ha ricordato anche

l'inizio del secondo stralcio del progetto "Campagna di informazione ai diversi soggetti coinvolti ed in

particolare ai committenti privati, in materia di sicurezza nei cantieri e Durc", per sensibilizzare i cittadini e tutti

gli operatori del settore edilizio sulla necessità di contrastare il "lavoro nero" e ottenere così una maggiore

sicurezza nell'esecuzione dei lavori edili. «Questa campagna di 'civiltà' - ha detto Vinti - che mette al centro il

cittadino e lo invita a conoscere, valutare e agire con coscienza, perché sicurezza e rispetto delle regole sono

i presupposti per un lavoro 'etico', rimane l'impegno cardine della Regione, rafforzato anche dai risultati

decisamente positivi e ragguardevoli conseguiti con la precedente edizione. Questa nuova campagna di

informazione continuerà attraverso opuscoli informativi, manifesti, poster, locandine e depliant disponibili su

internet». Image: 20100906/foto/5555.jpg

06/09/2010 2Pag. La Nazione - Umbria(tiratura:176177)

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Professionisti incastrati tra maggiori responsabilità La semplificazione dell'autorizzazione paesaggistica incastra il professionista: è il progettista che deve

prendersi la responsabilità di attestare che il progetto rispetti i canoni di legge. In sostanza i benefici in termini

di accelerazione dell'istruttoria da parte della pubblica amministrazione si pagano con la responsabilità del

professionista. L'istanza di autorizzazione paesaggistica, infatti, è corredata da una relazione paesaggistica

semplificata, redatta da un tecnico abilitato. Il tecnico deve indicare le fonti normative o provvedimentali della

disciplina paesaggistica, deve descrivere lo stato attuale dell'area interessata dall'intervento, e, soprattutto,

deve attestare la conformità del progetto alle specifiche prescrizioni d'uso dei beni paesaggistici, se esistenti,

oppure deve documentare la compatibilità con i valori paesaggistici, indicando le eventuali misure di

inserimento paesaggistico previste. E non basta.Nella relazione il tecnico abilitato deve anche attestare la

conformità del progetto alla disciplina urbanistica ed edilizia. Ancora: se l'autorità preposta al rilascio

dell'autorizzazione paesaggistica non coincide con quella competente in materia urbanistica ed edilizia,

l'istanza deve essere corredata dall'attestazione del comune territorialmente competente di conformità

dell'intervento alle prescrizioni urbanistiche ed edilizie; ma in caso di intervento soggetto a dichiarazione di

inizio attività, la relazione deve essere corredata dalle asseverazioni di cui all'articolo 23 del T.u. edilizia e le

asseverazioni di conformità dell'intervento sono sempre a firma del progettista.In sostanza la semplificazione

del procedimento si basa sulle attestazioni e dichiarazioni di regolarità del progetto: così si mette in campo

una responsabilità diretta del professionista, chiamato a districarsi nel ginepraio della normativa urbanistica,

edilizia e paesaggistica nazionale e locale. Una responsabilità che può sfociare nel penale a fronte di

dichiarazioni inveritiere. La responsabilità può anche registrarsi sul piano disciplinare con un controllo da

parte degli ordini professionali nel caso di attività svolta con imperizia o negligenza. Un altro fronte di

responsabilità è quello civile che vede contrapposti professionista e cliente.

06/09/2010 10Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)

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Cresce il numero di law firm, di network e di ordini e associazioni con il bollino blu Qualità sempre più diffusa a studio Molti legali hanno adottato sistemi di gestione organizzativi Anche nel settore dei servizi, e di quelli legali in particolare, cresce la diffusione dei Sistemi di gestione

organizzativi, mutuati dall'esperienza aziendale: se infatti, sin dai primi anni '90 e così per oltre un ventennio

lo standard più riconosciuto al mondo per lo sviluppo di modelli di efficienza organizzativa e di certificazione

di prodotto/servizio o processo è stata la norma internazionale e tecnica Uni En Iso 9001 (Sistemi di Gestione

Qualità- Requisiti), oggi anche i professionisti - e le organizzazioni di professionisti- hanno imparato a

utilizzare e gestire anche altri strumenti per la conoscenza e la gestione dei rischi. Le logiche del mercato

internazionale e globale che si trasforma con estrema rapidità, unite all'estrema dinamicità della legislazione

e delle regole, li spinge a dotarsi di strumenti per ottimizzare i rischi: informatici, di privacy e antiriciclaggio,

finanziari, quelli legati al mercato e ai paesi in cui si opera, alla concorrenza, al servizio offerto, alla gestione

del personale, alla sicurezza e salute dei lavoratori, alla responsabilità sociale ed ambientale. La parola

d'ordine sembra quindi essere «realizzare un Sistema di gestione integrato» (SGI). Ossia un Sistema

gestionale, capace di integrare con flessibilità i requisiti di organizzazione - già resi possibili dalla famiglia

delle norme Iso 9001 sui Sistemi di gestione per la qualità (SGQ)- con altri modelli volti a soddisfare nuovi ed

importanti requisiti: di tutela delle persone (dipendenti, clienti, altre parti interessate); di rispetto dell'etica

(sostenibilità e responsabilità sociale) e dell'ambiente (sia micro che macro); di gestione del rischio,

ampiamente inteso. In questa direttrice, viaggiano peraltro anche le più recenti previsioni di legge che sempre

più spesso impattano su diversi aspetti dell'attività. In materia di gestione sicura di dati ed informazioni vige

ad esempio il Dlgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali), cui si associa il dettaglio

applicativo della norma tecnica Iso Iec 27001. Ancora, per quanto attiene alla gestione del rischio di

riciclaggio, vige il dlgs. n. 231/2007 (attuazione della direttiva 2005/60/CE-) che sul piano organizzativo e

procedurale trova una possibile realizzazione applicativa nello standard Iso 9001 (SGQ). Infine, per una

ampia gamma di "rischi di reato" suscettibili di ingenerare una responsabilità amministrativa degli enti in virtù

del dlgs 231/2001, proprio il dettato normativo suggerisce espressamente l'adozione dei modelli di cui alle

norme tecniche sui Sistemi gestionali detti; a fungere da possibili "esimenti", dai reati imputabili ai vertici. Dal

parallelismo «norme prescrittive» e «misure organizzative di adeguamento/prevenzione del rischio» discende

il proliferare di Sistemi gestionali, singoli o integrati, per l'adeguamento agli adempimenti di normativa

cogente e per esprimere una "governance attenta" ed "efficacemente rispondente" ai diversi rischi che

incombono nello sviluppo delle prestazioni. Ma per applicarle in ambito professionale e legale in particolare,

esse richiedono risposte comuni, a situazioni sempre più complesse ed articolate. I Sistemi di gestione

approdano così sempre più di frequente anche negli studi tradizionali e di piccole dimensioni. Il dominus di

studio necessita di un modello di riferimento per riorganizzare la distribuzione dei ruoli e dei carichi di lavoro,

ovvero per affrontare il passaggio generazionale o, ancora, per differenziarsi dalla concorrenza, conseguendo

la relativa certificazione di conformità, che, come noto, rientra nel novero degli strumenti di comunicazione

informativa ammessi dal Codice deontologico forense, ed è spendibile, assieme al logo di studio, su tutti i

principali strumenti di marketing legale. Gli studi legali certificati Iso 9001 a oggi, raggiungono il centinaio, dei

quali la maggior parte da organismi accreditati da Accredia. È da rilevare il trend in crescita nell'ultimo biennio

2009-2010 (+ 26 %), forse anche sulla scia dell'avvenuta certificazione Iso 9001:2008 del Cnf avvenuta nel

2008, anche per il fatto che la maggior parte delle organizzazioni legali certificate risiede al Nord (57 %) e al

centro (23 %).In crescita anche il numero degli studi singoli che, con l'intento di realizzare nuove formule

associative, federazioni o network, ricorre alla normativa tecnica Iso 9001 per esigenze di organizzazione

interna alla struttura e imporre metodologie e standard uniformi, con efficacia vincolante per tutti agli «Studi di

filiera». In questi casi di «strategie organizzative allargate», è il network a richiedere di certificarsi, a beneficio

e vantaggio di tutti gli studi aderenti. Infine aumentano anche gli Ordini, le scuole, le fondazioni, e le

06/09/2010 208Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)

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associazioni forensi interessate della materia; per applicare essi direttamente i precetti dettati dallo standard

di riferimento a scopi di migliorare l'efficienza organizzativa dei servizi resi ai loro iscritti, ma anche

sviluppando, se non veri e propri "codici di condotta", apposite "linee guida" illustrative ed interpretative del

quadro normativo e tecnico di riferimento.© Riproduzione riservata

06/09/2010 208Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTIPUBBLICI

21 articoli

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«Nessun vuoto allo Sviluppo, presto il ministro» Al Paese serve una seria politica industriale. Ci vuole un ministro dello Sviluppo? Beh, allora passo la voce,passo la voce Giorgio Napolitano, 2 settembre Berlusconi replica a Napolitano: «Nomina in settimana». E suRomani: il Colle non ha bocciato candidati Lorenzo Fuccaro ROMA - «Vedo che da più parti si chiede la nomina di un nuovo ministro per lo Sviluppo, sostenendo che

sino ad ora ci sarebbe stato un vuoto in questa funzione». È l'inizio di una nota del presidente del Consiglio

Silvio Berlusconi in risposta - anche se il suo nome non compare mai - al presidente della Repubblica Giorgio

Napolitano, che venerdì a Venezia aveva ironizzato sulla mancanza di un successore di Claudio Scajola e

soprattutto di una politica industriale. Berlusconi annuncia inoltre che «la prossima settimana sottoporrà al

capo dello Stato la nomina di un nuovo ministro dello Sviluppo», lasciando così l'interim da lui ricoperto

sinora.

Le parole di Napolitano, comunque, sono al centro di un caso sollevato dall'animatore del sito Il predellino.

Giorgio Stracquadanio sostiene che se non c'è un ministro la colpa è delle norme della Costituzione.

Secondo la nostra carta, afferma, «i ministri sono nominati dal presidente della Repubblica e ad oggi una

proposta informale di nomina è stata rifiutata dal capo dello Stato». Stracquadanio allude alle voci, riportate

dai giornali, secondo cui il Quirinale non avrebbe gradito Paolo Romani nell'incarico che fu di Scajola. Questa

ricostruzione non piace a Berlusconi. «Devo precisare - afferma il premier in un comunicato - che il capo dello

Stato non ha mai respinto alcuna candidatura per l'incarico di ministro per lo Sviluppo, anche perché, nella

mia veste di presidente del Consiglio e per il mandato costituzionale che mi spetta, non ho mai proposto

finora candidati al capo dello Stato».

Questa ulteriore messa a punto nasce probabilmente dall'esigenza di non esacerbare i rapporti con il Colle

alla luce proprio delle affermazioni di Napolitano alle quali Berlusconi replica con un puntiglio inusuale,

rimandando a una successiva e dettagliatissima nota, la terza sullo stesso argomento, con la quale sostiene

che la politica industriale del governo non è mai venuta a mancare. «Mi permetto di garantire che il mio

interim - si legge - non è stato un vuoto ma un pieno, un vero e proprio pieno di decisioni e di provvedimenti e

che il dicastero di via Veneto è stato ed è nelle mani di una delle istituzioni più autorevoli del Paese, quella

del presidente del Consiglio». Berlusconi fa presente che sono state prese un sacco di decisioni e «tenute

molteplici riunioni con i rappresentanti delle imprese, dei lavoratori, degli enti territoriali». Si è insomma,

ricorda Berlusconi, «operato incessantemente a supporto di imprese, investimenti, innovazione,

telecomunicazioni, intermediazione delle imprese, settore dell'energia, con una decisione e con una

concretezza mai viste prima, come credo nella storia del ministero».

In dettaglio, il Cavaliere fa notare che «sono stati più di 300 provvedimenti che hanno recato la mia firma,

anche per tutto il mese di agosto». E tra di essi il premier cita la «cosiddetta legge Berlusconi» inserita nella

manovra. Si tratta, spiega poi, «di una norma che comporta una rivoluzione liberale del nostro sistema di

rapporti con la pubblica amministrazione poiché introduce il principio per cui mentre sino ad ora al cittadino

era consentito soltanto ciò che era espressamente consentito come tale dalla legge, da ora in avanti sarà

consentito tutto ciò che non è espressamente vietato». In concreto, chiunque voglia avviare un'impresa lo

potrà fare senza attendere i permessi, sostituiti da una verifica a posteriori da parte della pubblica

amministrazione.

RIPRODUZIONE RISERVATA I punti Ecco gli assi lungo i quali - secondo il comunicato emesso ieri da

Palazzo Chigi - si è mossa l'azione del ministero dello Sviluppo economico da quando Silvio Berlusconi ha

assunto l'interim: era il 5 maggio, il giorno dopo le dimissioni

di Claudio Scajola Tele

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comunicazioni Accordo sugli esuberi di Telecom Italia; tavolo con gli operatori di Tlc per le infrastrutture di

rete di nuova generazione; soluzione della crisi all'Alcatel Lucent di Battipaglia; calendario di switch off al

digitale terrestre del 2010 per il Nord Imprese

Fondo da 70 milioni di garanzie al credito

per operazioni

di ristrutturazione aziendale; partecipazione ai Tavoli Fiat

di Pomigliano e Mirafiori, bando

per Termini Imerese; accordo

per Eurallumina; avvio bando e cessione per Itierre, Vinyls e Merlon Internazionalizzazione

Organizzazione con l'Ice

delle missioni

imprenditoriali in Cina, Brasile, Giordania, Libano e Camerun, con la partecipazione di centinaia di imprese;

preparazione della missione di sistema nei Paesi

del Golfo prevista a novembre Energia

Decreto per aumentare la concorrenza nel mercato del gas e incrementare le infrastrutture; decreto per

assegnazione quote CO2 ai nuovi entranti; decreto per risoluzione volontaria del Cip 6; fonti rinnovabili:

trasmissione alla Ue del Piano di Azione Nazionale

Foto: Il premier

Foto: Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, 73 anni: ieri ha reagito con una lunga nota alle accuse di

«vuoto» nella politica industriale del governo

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Politiche locali. La mappa che emerge da uno studio promosso dal ministero della Salute con la Caritas Sanità etnica più federalista Regioni in ordine sparso sull'assistenza agli immigrati regolari e non FONTE DI CONTRASTO La tematica èsospesa tra la competenza esclusiva dello stato e quella concorrente a livello locale A CURA DI

Francesca Maffini

Regioni in ordine sparso sull'assistenza sanitaria agli immigrati. È variegata, infatti, la cartina delle politiche

adottate che emerge dallo studio «Migrazione e salute» (promosso e finanziato dal ministero della Salute e

coordinato dall'Istituto superiore di sanità). Nello specifico, il focus sulle azioni locali è stato seguito

dall'Osservatorio per l'assistenza sanitaria agli stranieri della Caritas romana. Sette i parametri monitorati: le

linee guida dell'offerta sanitaria, la presenza o meno di osservatori, gli interventi di prevenzione rivolti

esclusivamente agli immigrati, la formazione degli operatori, l'uso di strumenti di mediazione culturale,

l'assistenza a comunitari e irregolari. Parametri riassunti in un indice che mette a confronto quanto finora

realizzato. Ebbene, la Puglia è l'unica regione con un eccellente impatto delle politiche sanitarie sugli

immigrati. La Calabria, al contrario, rimane in coda, non avendo ancora avviato un'azione organica nella

normativa. Nel mezzo si collocano le altre regioni. Come la Sardegna che ha una buona normativa ma forti

carenze nell'applicazione. O il Veneto che spicca per gli strumenti di analisi dei bisogni.

«Abbiamo analizzato gli atti formali, ovvero leggi, direttive, circolari emanati negli ultimi 15 anni -spiega

Salvatore Geraci, responsabile dell'area sanitaria della Caritas di Roma -. Il risultato della ricerca fa

riferimento alla capacità di formalizzare la politica locale in atti normativi. Non è detto che tutto ciò che è

scritto venga applicato. È anche vero che è molto più difficile avere azioni efficaci con un vuoto normativo».

La Puglia prevale proprio nell'impegno legislativo. «La regione - spiega Geraci - ha saputo individuare le

scelte strategiche migliori per la popolazione immigrata, regolare e non». Oltre ad aver istituito l'Osservatorio

regionale sull'immigrazione e il diritto di asilo, ha specificato le condizioni di diritto all'assistenza per tutti:

immigrati regolarmente soggiornanti e familiari a carico iscritti al Servizio sanitario regionale (Ssr), regolari

che possono scegliere tra il Ssr o una polizza sanitaria valida sul territorio nazionale, stranieri detenuti iscritti

o meno al Ssr, cittadini temporaneamente presenti non in regola con il permesso di soggiorno, comunitari

privi dei requisiti per l'iscrizione al Ssr. «Un buon lavoro lo stanno facendo molte regioni, dal Lazio alla

Toscana, dal Piemonte alla Liguria», sottolinea Geraci. Quest'ultima assicura ai minori stranieri in affidamento

temporaneo per le vacanze terapeutiche l'iscrizione al Ssr per la durata del loro permesso di soggiorno

(schede a lato).

La tematica "salute e immigrazione" è sospesa tra la legislazione esclusiva dello stato (in tema di

immigrazione) e quella concorrente delle regioni (in tema di attuazione della tutela della salute). E questo nel

tempo ha creato contrasti.

Il testo unico sull'immigrazione prevede che tutti gli stranieri legalmente presenti in Italia siano iscritti al Ssn,

anche nel periodo di rinnovo del permesso di soggiorno e che i clandestini ricevano le cure essenziali

attraverso l'utilizzo di un codice regionale Stp (straniero temporaneamente presente). Ma sono le regioni che

devono individuare le modalità opportune per garantire l'accesso alle prestazioni. E può accadere che

iniziative legislative locali in favore degli immigrati vengano bloccate o messe in discussione dal governo

centrale

Così è successo proprio alla legge sull'immigrazione pugliese, la n. 32/2009, impugnata dal consiglio dei

ministri davanti alla Corte costituzionale per essere andata oltre la competenza regionale, anche per la

presenza di disposizioni a favore degli irregolari. Stessa sorte era toccata alle disposizioni in materia di

Marche, Emilia Romagna e Toscana. Per quest'ultima regione è di recente arrivato il via libera della Consulta,

che con la sentenza 269 del 7 luglio 2010, ne ha "promosso" la legge 29/2009, in particolare nel punto in cui

«provvede ad assicurare anche agli stranieri irregolari le fondamentali prestazioni sanitarie ed assistenziali

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atte a garantire il diritto all'assistenza sanitaria».

Nella stessa data di cinque anni fa la Corte costituzionale respingeva, con identiche motivazioni, il ricorso del

governo sulla legittimità della legge 5/2004 dell'Emilia Romagna. Nessuna pronuncia, invece, sulla normativa

delle Marche: è stata la stessa regione, con una legge successiva, la 28/2009 ad abrogare le disposizioni

della legge 13/2009 censurate dal governo che il 14 febbraio scorso ha così rinunciato all'impugnazione.

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I numeri

La percentuale dei professionisti qualificati nei servizi sanitari sul totale dei lavoratori stranieri (sono esclusi i

mediatori culturali)

I RICOVERI

459.693 Ricoveri in regime ordinario di cittadini stranieri nelle strutture sanitarie italiane (dati 2008 del ministero della

Salute)

SUL FRONTE DEL LAVORO

1,6% PER L'ASSISTENZA SANITARIA

17,6% La percentuale impegnata per l'assistenza sanitaria sul totale dei servizi erogati in Italia a stranieri (dato

ministero dell'Interno)

LE VISITE IN «AREA CARITAS»

20mila Visite, di base e specialistiche, erogate nel 2009 agli immigrati dalla rete di ambulatori dell'area sanitaria della

Caritas romana

foto="/immagini/milano/photo/202/16/11/20100823/pag11_visita_tips.jpg" XY="305 203" Croprect="53 1 209

203"

LE INIZIATIVE LEGISLATIVEABRUZZO

Nel piano sanitario regionale 2008-2010, per facilitare l'accesso alle cure, sono previste schede

anamnestiche bilingui per le principali comunità straniere presenti sul territorio. Inoltre, viene utilizzata l'opera

di mediatori culturali per agevolare la comunicazione con gli operatori.

BASILICATA

La regione ogni anno approva i «programmi di assistenza sanitaria in favore di bambini e adolescenti

provenienti da paesi extracomunitari» realizzati dall'azienda ospedaliera San Carlo di Potenza e dal Crob

(centro di riferimento oncologico della Basilicata) di Rionero in Vulture.

CAMPANIA

Nel marzo del 2010 è stato stipulato un accordo con l'Inmp - vale a dire l'Istituto nazionale per la promozione

della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie di povertà - coinvolgendo le aziende

sanitarie campane.

EMILIA ROMAGNA

Nel piano sociale e sanitario 2008-2010 grande rilevanza è data alla prevenzione delle malattie infettive per i

soggetti più deboli. Un'iniziativa portata avanti a livello regionale è quella degli «Spazi per donne immigrate e

i loro bambini».

LAZIO

Il piano sanitario indica come indispensabile il coinvolgimento dei cittadini stranieri nella pianificazione delle

attività sanitarie, attraverso «Consulte per una salute interculturale». Lo stesso piano fa anche riferimento a

«mappe di fruibilità» con informazioni dettagliate sulla dislocazione territoriale delle varie strutture.

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LIGURIA

La regione assicura ai minori stranieri in affidamento temporaneo per le vacanze terapeutiche l'iscrizione al

servizio sanitario regionale, che "copre" i ragazzi per tutta la durata del loro permesso di soggiorno.

LOMBARDIA

Per l'assistenza agli irregolari la regione ha previsto il solo ricorso al pronto soccorso per gli Stp (sigla che

sta per «straniero temporaneamente presente»). La circolare del 3 febbraio 2009 prende atto della mancanza

normativa e invita le aziende sanitarie a pensare di realizzare progetti sperimentali di assistenza agli

irregolari. Il punto debole resta la mancanza di disponibilità finanziarie.

MARCHE

Nel 2006 è stato avviato il progetto «Promozione della salute materno-infantile della popolazione immigrata

nella regione Marche» che utilizza un video di educazione sanitaria plurilingue dal titolo «Per la vostra salute

donne del mondo. Il filmato viene proiettato all'interno dei punti nascita e i principali consultori familiari.

MOLISE

Al termine del 2009 l'azienda sanitaria regionale del Molise ha avuto il compito di attuare, in via sperimentale

per due anni, gli ambulatori di medicina generate per Stp (stranieri temporaneamente presenti), rifugiati e

richiedenti asilo, con procedure che semplifichino gli ostacoli burocratici esistenti.

PIEMONTE

La regione riconosce agli stranieri temporaneamente presenti, domiciliati nel territorio piemontese e registrati

presso i centri Isi (Centri informazione salute immigrati) la possibilità di usare il servizio di trasporto sanitario

per la terapia dialitica, l'ossigenoterapia domiciliare e l'assistenza per malattie terminali.

PUGLIA

Tutti i cittadini stranieri, regolari o meno, hanno diritto alle cure sanitarie. In particolare, la legge impugnata

dal governo specifica che per i minori provenienti da paesi nei quali non sono accessibili le competenze

mediche e con i quali non ci siano accordi di reciprocità sull'assistenza sanitaria, il Ssr (Servizio sanitario

regionale) è autorizzato all'erogazione di prestazioni di alta specializzazione.

SICILIA

All'inizio del 2010 la regione ha firmato un protocollo di accordo con i Lions siciliani sulle linee guida nella

«cooperazione euro mediterranea sui migranti». Per favorire l'integrazione dei migranti e la tutela della salute

delle donne e dei minori, inoltre, verrà costituito un Centro di osservazione umanitario sui migranti che avrà

sede a Pantelleria.

TOSCANA

Nel piano sanitario 2008-2010 un focus di attenzione è dedicato alla salute delle donne immigrate e dei loro

bambini: in particolare, per migliorare l'accesso ai servizi di assistenza alla gravidanza, al parto e al post

parto. Si vuole aumentare l'offerta dei consultori soprattutto per coloro che si trovano in precarie condizioni di

lavoro.

UMBRIA

Da circa cinque anni è stato attivato il «Centro internazionale per la realizzazione di un servizio a rete di

mediazione culturale nelle aziende sanitarie»; gli obiettivi sono quelli di sostenere gli operatori, fungere da

osservatorio sul fenomeno migratorio, coordinare a livello regionale tutti i servizi socio-sanitari.

VENETO

La regione ha prodotto negli anni parecchi atti normativi. Tra gli altri, la nota regionale del 27 febbraio 2007

che stabilisce che per i familiari a carico di cittadini extracomunitari iscritti al Servizio sanitario nazionale

l'iscrizione senza contributo deve essere mantenuta quando al compimento del diciottesimo anno ottengono

un permesso di soggiorno per studio.

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IL PRIMO CICLO Le novità Meno docenti e aule più affollate Maestro unico a regime in prima e in seconda elementare: persi 12mila posti PAGINA A CURA DI

Claudio Tucci

Meno 8.711 insegnanti alle elementari e 3.661 alle medie. In controtendenza la scuola dell'infanzia, che

invece guadagna 560 docenti, attraverso il trasferimento in organico di diritto dei posti in più attivati lo scorso

anno. A pochi giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico, si conferma per il primo ciclo la cura dimagrante agli

organici, inauguarata con la manovra 2008, che quest'anno segna complessivamente una riduzione di 12.372

posti.

In crescita invece il numero degli studenti iscritti. Lo scorso anno hanno frequentato la scuola primaria -

obbligatoria per tutti i ragazzi italiani e stranieri che abbiano compiuto sei anni entro il 31 dicembre - poco più

di due milioni e mezzo di bambini (2.578.650, per l'esattezza), in aumento di circa 7mila unità rispetto al

2008-2009. Anche la scuola media ha registrato incrementi di iscritti negli ultimi tre anni, passando dai

2.572.257 del 2006-2007, ai 2.578.650 del 2009-2010. E con un trend previsto in crescita anche nel 2010-

2011 (i dati definitivi saranno resi noti a scuola iniziata) per tutto il primo ciclo.

Conseguenza: meno insegnanti e classi più affollate, che probabilmente aiuterà a centrare l'obiettivo di

raggiungere, entro il 2011-2012, l'innalzamento del rapporto alunni-docenti di almeno un punto percentuale.

Una situazione che sarà alleggerita dalle nuove immissioni in ruolo, autorizzate dal Tesoro. Il 1° settembre

sono entrati in organico 1.740 docenti alle medie, 1.681 all'infanzia, 792 alle elementari.

Rispetto allo scorso anno, poche le novità sul fronte organizzativo. La riforma della scuola primaria,

contenuta nel Dpr 89/2009, e caratterizzata in particolare dall'introduzione del maestro unico e

dall'eliminazione delle compresenze, è stata avviata lo scorso anno nelle classi prime. Quest'anno, sarà

estesa alle seconde. Ciò ha inciso nel calcolo degli organici, che per classi prime e seconde, sono stati

assegnati in ragione di 27 ore settimanali per classe, diviso per 22, cioè l'orario contrattuale di lezione di un

docente. E questo ha determinato la contrazione di professori subìta dalle scuole. A differenza invece delle

classi successive alle seconde, ancora non toccate dalla riforma, dove la dotazione organica è rimasta fissata

in 30 ore settimanali per classe, diviso sempre per 22.

Nessuna novità invece per l'orario scolastico. In base al regolamento di riordino, nelle classi prime è

possibile optare per due regimi orari differenti. Il modello a 24 ore, che scatterà però solo in presenza di un

numero di richieste tali da consentire la formazione di una classe.

L'alternativa, di cui però beneficiaranno anche le classi seconde, è l' orario a 27 ore settimanali, che possono

essere elevate fino a 30, ma esclusivamente «nei limiti delle risorse di organico assegnate». Ovviamente, i

criteri per la definizione degli organici a livello nazionale non tengono conto delle scelte fatte dai genitori degli

alunni al momento delle iscrizioni, ma si basano - come visto - su calcoli matematici. Spetterà quindi alle

singole scuole far quadrare i conti utilizzando le risorse assegnate.

Un esempio di questa situazione è dato dal cosidetto "tempo pieno". Vale a dire classi che funzionano per 40

ore settimanali, comprensive del tempo mensa, con due docenti per classe, senza compresenze, e con

l'obbligo dei rientri pomeridiani. Una soluzione molto gradita dai genitori, specie se lavoratori, ma che non

sempre è possibile accontentare, visto che tale scelta è condizionata alla disponibilità «di strutture idonee e di

risorse all'interno della scuola». Quest'anno però, sottolineano dal ministero, la situazione è migliorata e sono

state attivate nella primaria 782 classi a tempo pieno in più. Gli incrementi maggiori ci saranno in Puglia

(+233), Lombardia (+162), Sardegna (+150), Veneto (+113).

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Il vademecum

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La classe Elementari

Quest'anno alle elementari è previsto un aumento degli alunni per classe fino a un massimo di 26 bambini,

elevabili a 27 in presenza di resti. Nel 2009-2010 il "tetto" era fissato a 25. La presenza minima in classe di

studenti è fissata a quota 15, che scende a 10 nelle zone di montagna e nelle piccole isole. Per le pluriclassi il

range di presenze varia da non meno di 8 a non più di 18 studenti

Materna

Le sezioni di scuola d'infanzia possono accogliere fino a un massimo di 26 bambini (il precedente parametro

era 25, con resti fino a 28) e non meno di 18. Eventuali eccedenze saranno ripartite fino a 29 alunni per

classe.

Secondaria primo grado

Alle medie le classi prime sono costituite di norma da non più di 27 alunni e non meno di 18. Le eventuali

eccedenze sono ripartite fino a un massimo di 29 alunni. Si costituisce un'unica classe qualora il numero di

iscritti sia inferiore a 30. Lo scorso anno le classi prime erano costituite da 25 alunni, il minimo 15, il massimo

in presenza di resti, 27, che poteva salire a 29 in caso di esistenza di una sola classe. Le classi seconde e

terze dovranno essere in numero pari alle prime e seconde, rispettivamente, a condizione però che il numero

medio non sia inferiore a 20 alunni per classe (il vecchio paramento medio era 15). Nelle aree geografiche

più svantaggiate, il numero minimo da rispettare scende da 18 a 10.

Alunni disabili

Le classi di ogni ordine e grado che accolgono alunni disabili sono costituite di norma con non più di 20

ragazzi. Prima si poteva arrivare a 25. La certificazione di disabilità deve venire dalle Asl, attraverso strutture

collegiali, con indicato: patologia (stabilizzata o progressiva) e carattere di gravità. Quest'anno sono entrati in

ruolo 5.022 docenti di sostegno ed è stato confermato l'organico di fatto del 2009-2010, con deroghe in

aumento "in caso di particolari gravità".

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/p2rif1_tamtam.jpg" XY="292 195" Croprect="48 6 289 173"

Il tempo pieno e libri Tempo pieno

Quest'anno nella scuola primaria ci saranno 37.275 classi a tempo pieno. Con un aumento, rispetto allo

scorso anno, di 782 classi che funzioneranno per 40 ore settimanali. Anche il 2009-2010 aveva fatto

registrare un incremento del tempo pieno: ben 2.176 classi in più, rispetto al 2008-2009. Complessivamente

quindi negli ultimi due anni scolastici, per effetto dell'introduzione del maestro unico e della graduale

abolizione delle compresenze, si è segnata una crescita di 2.958 classi a tempo pieno.

Medie

Alle medie il tempo prolungato dura 36 ore settimanali, eccezionalmente prolungabili fino a 40, anche se per

l'attivazione è necessaria la presenza di servizi tali da rendere possibili due o tre rientri pomeridiani e il

funzionamento di un corso intero, fatte salve le classi già attivate prima dell'anno scolastico 2008-2009.

L'organico complessivo del tempo prolungato è calcolato su 38 ore. L'orario normale invece, sempre alle

medie, è di 30 ore settimanali: 29 curriculari, più un'ora di approfondimento di italiano. Nel tempo normale, le

cattedre sono tutte di 18 ore.

Libri di testo

I libri di testo alle elementari sono gratis, come prevede l'articolo 156 del Dlgs 297 del 1994, e vengono forniti

dai comuni, che ricevono ogni anno 103 milioni di euro per questa finalità. Il ministero può solo fissare i prezzi

delle copertine. Per esempio, il libro della prima classe costa 9,87 euro, il sussidiario, 33,58, il libro di lingua

straniera, 26,80. L'intero corredo dei libri, che comprende altri due sussidiari e il testo di religione, dovrà avere

un prezzo di copertina, complessivo, di 145 euro. Alle medie e alle superiori invece esiste un tetto di spesa:

286 euro per la prima media, 111 per la seconda, 127 per la terza. Alle superiori, la spesa oscilla dai 120

euro ai 370, a seconda della classe e dell'indirizzo scolastico prescelto. Novità importante sul fronte

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dell'adozione dei libri: i testi scelti non potranno essere cambiati per almeno cinque anni nella primaria e sei,

alle medie e superiori. Risparmio previsto da viale Trastevere: fino al 30 per cento.

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/08-norme-libri-tips.jpg" XY="307 205" Croprect="13 1 304

203"

L'inglese e i voti Lingua straniera

L'orario di insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria è distribuito con un'ora settimanale nelle

prime, due ore nelle seconde e tre ore nelle classi successive. All'insegnamento della lingua di Shakespeare

provvedono i docenti di classe in possesso dei requisiti prescritti. Nel caso in cui nessun docente abbia i

requisiti richiesti, può essere utilizzato un altro docente della classe. Come ultima ipotesi, è ancora prevista la

possibilità di assegnare tale insegnamento a un docente specialista esterno, il quale deve insegnare per

almeno 15 ore settimanali in sette od otto classi. Il loro numero però dovrebbe ridursi sempre più, con

l'istituzione dei corsi di formazione. A tal fine, ha fatto discutere la soluzione adottata da viale Trastevere, di

"avallare" quest'anno l'insegnamento dell'inglese in prima e seconda elementare di circa 2mila docenti che

hanno frequentato appena 50 ore di formazione (di cui 20 on line) delle 340 complessive previste nel triennio.

Una decisione presa a seguito del ritorno all'insegnamento non specializzato di oltre 10mila docenti.

Inglese potenziato

L'insegnamento potenziato dell'inglese (cinque ore, anzichè tre) è una facoltà rimessa ai genitori, che hanno

iscritto il ragazzo in prima media. La scelta ha valore vincolante fino alla terza media. L'autorizzazione si avrà

solo in organico di fatto, a patto però che ci siano richieste sufficienti per la formazione di almeno una classe,

compatibilmente con le disponibilità di organico e in assenza di esubero dei docenti delle seconde lingue

comunitarie, sia a livello di scuola interessata, sia a livello provinciale.

Voti

Anche quest'anno, le pagelle di tutti gli studenti saranno compilate con i voti numerici. Solo per la religione

cattolica è previsto ancora un giudizio sintetico. Alle medie e superiori poi il voto di condotta è accompagnato

da una nota di illustrazione. All'esame di terza media e alla maturità si è ammessi con la sufficienza in tutte le

materie.

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206"

Alunni stranieri Il tetto

Nelle prime classi di elementari, medie (e superiori) quest'anno si sperimenterà il tetto del 30% di presenza

di alunni stranieri, previsto dalla circolare n. 2 dell'8 gennaio 2010, per favorire l'integrazione tra ragazzi di

diversa nazionalità. Lo scorso anno risultavano iscritti 629.360 alunni stranieri, il 7% del totale. La novità sarà

estesa gradualmente in tutte le altre classi. Secondo i primi dati resi noti da viale Trastevere il tetto (che è

variabile e non si applica ai minori non italiani, ma nati nel Belpaese) è stato rispettato dalla stragrande

maggioranza delle scuole, con pochissime eccezioni. Nel Lazio per esempio solo sei istituti hanno superato il

30 per cento. In Toscana, appena due (nella provincia di Prato) e venti in Piemonte.

Le regole da rispettare

La normativa voluta dal ministro Gelmini non modifica le competenze per la definizione dei criteri per la

formazione delle classi, che restano incardinate alla scuola. O più precisamente, dispone il DLgs 297 del

1994, al consiglio di circolo o d'istituto e al collegio docenti. Né tanto meno si tratta di un tetto "rigido". Il 30%

infatti si può innalzare (con determinazione del direttore dell'ufficio scolastico regionale) nel caso di presenza

di alunni stranieri già in possesso di un'adeguata competenza in italiano. Potrà invece essere abbassato

(sempre con provvedimento dell'Usr) se, all'atto di iscrizione, ci si trovi in presenza di ragazzi che non

padroneggiano ancora bene la nostra lingua. In questo caso però è necessario predisporre un percorso

d'inserimento ad hoc per iscriverlo nella classe adatta: di regola quella corrispondente all'età anagrafica, ma

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potrà anche essere "retrocesso" di 2-3 anni rispetto alla propria età. In genere, le deroghe al tetto sono

ammesse quando non si riescono a trovare soluzioni alternative. In ogni caso si dovranno potenziare i corsi

d'italiano. Alle medie, per questa finalità, si potrà utilizzare una quota di ore di insegnamento della seconda

lingua comunitaria.

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/p2rifk_tam.jpg" XY="292 195" Croprect="25 10 267 177"

Scuola digitale Lavagne digitali

Lo scorso anno il ministero dell'Istruzione ha consegnato alle scuole oltre 7mila lavagne digitali. A queste si

sono aggiunte, tramite il programma E-Gov 2012 targato Brunetta, altre 3.300 nuove lavagne e altrettanti pc

portatili, destinati a circa 1.100 istituti scolastici. Parallelamente sono entrati in programmi di formazione

100mila docenti. Il percorso coinvolge la scuola primaria e secondaria e ha visto il supporto anche di partner

privati, come Microsoft, Intel, Ibm e Telecom. L'obiettivo per quest'anno è proseguire nella digitalizzazione

della scuola e creare altre 20mila nuove classi "attrezzate". In prospettiva, anche grazie al contributo

governativo di 150 euro, quello di consentire entro fine legislatura a tutti i ragazzi delle medie di poter avere

un mini pc portatile da utilizzare per la didattica quotidiana in classe e a casa

Libri elettronici

Novità anche sul fronte "e-book", in cui il ministero ha investito più di 2 milioni di euro. Già da quest'anno è

stato chiesto ai professori di individuare "preferibilmente" libri disponibili, in tutto o in parte, su internet. Dal

2011 invece il collegio dei docenti dovrà adottare esclusivamente testi utilizzabili nelle versioni on line

scaricabili dal web o miste (con sezioni digitali e cartacee).

Pagelle online

Sono già una realtà in molte scuole le pagelle on line (visibili dai genitori attraverso una password salva

privacy) e le comunicazioni di assenze - e altre informazioni didattiche - via sms. Molto gettonato è anche il

progetto Cl@ssi 2.0, che permette ad alunni e docenti di avere dispositivi tecnologici e multimediali, ma

anche aule dotate di connessione a internet. Il progetto è partito lo scorso anno scolastico, con 156 classi

della scuola media. Per quest'anno è prevista l'estensione alle primarie e superiori. Ogni istituto potrà

candidare una sola classe: la terza alla primaria, la prima alle superiori. Quelle ritenute idonee riceveranno un

finanziamento di 15mila euro.

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/p2rifl_milestone.jpg" XY="307 204" Croprect="5 10 252

180"

INTERNET

Sul portale del ministero dell'Istruzione è possibile avere una panoramica delle novità legislative e ottenere

informazioni pratiche per studenti e docenti.

ALLA SCOPERTA DEL MINISTERO

www.istruzione.it

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/01-2.jpg" XY="209 119" Croprect="6 0 190 119"

È il sito dell'istituto che valuta il grado di istruzione degli studenti. Si possono trovare le date delle prove e

alcune informazioni pratiche sui test.

PREPARARSI ALLE VERIFICHE

www.invalsi.it

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/02-2.jpg" XY="208 119" Croprect="0 1 183 119"

È il sito del forum delle scuole milanesi per la difesa dell'insegnamento pubblico. Ospita le voci di insegnanti e

addetti ai lavori.

www.retescuole.net

LO SGUARDO CRITICO

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/03-2.jpg" XY="183 119" Croprect="0 0 183 119"

06/09/2010 14Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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Il portale contiene informazioni pratiche, aggiornamenti sull'attualità scolastica e appunti sulle materie di

studio per gli studenti delle superiori.

DALLA PARTE DEGLI STUDENTI

www.studenti.it

foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/04-2.jpg" XY="196 119" Croprect="0 0 184 119"

06/09/2010 14Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 70

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Fisco e imprese LE REGOLE COMUNITARIE Fattura elettronica in forma libera con controlli interni Per la Ue l'emittente è il garante PAGINA A CURA DI

Alessandro Mastromatteo

Benedetto Santacroce

Semplificate le regole di emissione delle fatture elettroniche con libertà per i soggetti passivi di strutturare

controlli interni di gestione idonei ad assicurare l'autenticità dell'origine e l'integrità del contenuto

documentale. Sinora tali requisiti potevano essere garantiti solamente attraverso l'apposizione di firma

digitale o l'utilizzo di trasmissioni Edi (Electronic data interchange), vale a dire l'interscambio di dati tra sistemi

informativi.

Con la duplice finalità di ridurre i costi per le imprese accrescendone l'efficienza, il Consiglio europeo con la

direttiva 2010/45/Ue del 13 luglio 2010 (nella «Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea» del 22 luglio 2010) ha

introdotto infatti modifiche alla normativa Iva, incoraggiando il ricorso alla fatturazione elettronica mediante la

soppressione degli ostacoli giuridici alla trasmissione e all'archiviazione dei documenti dematerializzati. Le

norme dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 31 dicembre 2012 per rendere applicabili le nuove

disposizioni dal successivo 1° gennaio.

La svolta

Viene superata la nozione di documento a favore del riconoscimento della validità di un processo di

formazione documentale caratterizzato dall'utilizzo di apposite piste di controllo gestionale, interne al

soggetto emittente, tali da garantire la perfetta corrispondenza tra fattura emessa e prestazione o cessione

effettuata. Sembra comunque in ogni caso riconoscersi una sorta di presunzione legale a favore del

contribuente che abbia utilizzato firma digitale e trasmissione Edi, tecnologie in grado di assicurare di per sé

l'autenticità dell'origine e l'integrità del contenuto.

La decisione di non imporre nulla ma di riconoscere ufficialmente valide anche la firma digitale e la

trasmissione Edi fa sì che gli operatori che hanno già implementato questi sistemi risultano garantiti anche

sotto il nuovo regime, mentre coloro che non sono passati alla fatturazione elettronica potranno agevolmente

farlo senza vincoli di sorta. Il ricorso a una fattura elettronica resta infine ancora subordinato all'accordo del

destinatario, a differenza di quanto in precedenza proposto con la COM (2009)21 della Commissione

europea. Massima libertà tuttavia su come il consenso deve essere manifestato.

Le caratteristiche

In virtù della modifica dell'articolo 217 della direttiva 2006/112/CE, la fattura elettronica viene definita come

una fattura contenente le informazioni richieste, emessa e ricevuta in formato elettronico. È quindi data

rilevanza assoluta al formato della fattura e non alle modalità di trasmissione della stessa. La volontà

istituzionale di deregulation è evidenziata dall'inclusione nel titolo XI, capo 3, sezione 5 della direttiva

2006/112/CE tanto della disciplina di queste fatture quanto di quelle cartacee, così equiparando le due

modalità anche sul piano puramente normativo.

Gli altri aspetti

La parità di trattamento tra fatture cartacee ed elettroniche si applica anche con riguardo alle competenze

delle autorità fiscali. I poteri di controllo e i diritti e gli obblighi dei soggetti passivi sono identici

indipendentemente dal fatto che il soggetto passivo scelga di emettere fatture cartacee o fatture elettroniche.

Inoltre se un soggetto passivo conserva in modalità sostitutiva le fatture da esso emesse o ricevute tramite un

mezzo elettronico, anche lo Stato membro nel quale è dovuta l'imposta ha diritto ad accedere a tali fatture per

eventuali controlli oltre allo Stato membro nel quale il soggetto passivo è stabilito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

06/09/2010 36Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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Istruzioni per l'uso IL CALENDARIO

I PUNTI CHIAVE

IL QUADRO DELLE NOVITÀ 11 agosto 2010

È la data in cui è entrata

in vigore la direttiva 2010/45/Ue del 13 luglio 2010: si tratta del ventesimo giorno successivo alla

pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea» (avvenuta il 22 luglio scorso)

31 dicembre 2012

È la data entro cui gli Stati membri dovranno adeguare le loro disposizioni

alla direttiva

La direttiva 2010/45/Ue interviene a semplificare le regole di emissione delle fatture elettroniche. Queste

ultime dovranno comunque rispondere ai requisiti di autenticità dell'origine, integrità del contenuto e leggibilità

del documento. Tali caratteristiche, infatti, devono essere presenti

e assicurate in tutti i passaggi della "filiera": dall'emissione sino al termine del periodo di conservazione della

fattura

logo="/immagini/milano/photo/201/1/95//z_calendar.eps" XY="29 29" Croprect="0 0 29 29"

logo="/immagini/milano/photo/201/1/95//z_computer.eps" XY="30 30" Croprect="0 0 30 30"

I possibili cambiamenti

grafico="/immagini/milano/graphic/203//nuo_norme2.eps" XY="2075 2300" Croprect="0 0 2075 2300"

Gli effetti della direttiva 2010/45/Ue

06/09/2010 36Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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La prevenzione. Con firma digitale avanzata e monitoraggio interno di gestione Un meccanismo combinato può evitare contestazioni Idonei controlli interni di gestione, nell'organizzazione del soggetto emittente la fattura, possono essere

utilizzati per effettuare riscontri affidabili tra fatture e cessioni o prestazioni. Il legislatore comunitario ha

comunque riconosciuto espressamente la possibilità di continuare ad utilizzare a tal fine la firma elettronica

avanzata ai sensi della direttiva 1999/93/CE e la trasmissione elettronica di dati Edi. In questo modo, gli

operatori che hanno già implementato tali sistemi possono continuare ad utilizzarli, mentre coloro che non

sono passati alla fatturazione elettronica potranno agevolmente farlo senza vincoli di sorta.

I controlli di gestione, seppure in linea teorica sempre potenzialmente idonei a garantire la valida emissione

di una fattura elettronica, sembrerebbero invece richiedere un' ulteriore validazione da parte di un soggetto

terzo, sia esso l'amministrazione finanziaria o un revisore esterno all'azienda. In sede di verifica, potrebbero

infatti essere ritenuti non soddisfatti i requisiti di autenticità ed integrità del documento come realizzati dal

contribuente attraverso la propria infrastruttura tecnologia e di gestione, disconoscendo così la natura

elettronica del documento.

Il collegamento

Per garantire l'emissione di una fattura elettronica senza l'utilizzo di firma digitale o trasmissione Edi, la

struttura gestionale interna all'azienda dovrebbe essere tale da realizzare una pista di controllo sicura e

garantita tra la fattura emessa e l'operazione Iva realizzata. In particolare, deve esistere un collegamento

inequivocabile tra tutta la documentazione rilevante nel ciclo di fatturazione: partendo dagli accordi

commerciali, originariamente intercorsi tra fornitore e cliente, si deve potere arrivare alla quietanza di

pagamento e alle registrazioni contabili passando per eventuali bolle di consegna della merce e, logicamente,

per la fattura emessa. Il percorso di ricerca deve essere reso possibile anche a contrario. Il processo di

controllo si completa infine con conservazione sostitutiva dei documenti così da garantire nel tempo non solo

la non alterabilità del contenuto ma anche e soprattutto la loro leggibilità.

L'intero sistema dovrebbe inoltre operare in ambiente sicuro, così da tenere traccia di qualsiasi modifica

apportata al documento purchè autorizzata. La validità di un sistema di controllo così strutturato dovrebbe

comunque essere certificata dall'amministrazione finanziaria anche in base ad eventuali ulteriori verifiche

effettuate da revisori esterni all'azienda.

La combinazione

Probabilmente solo un impiego combinato di firma elettronica avanzata, o trasmissione Edi, e di controlli

interni di gestione potrebbe mettere al riparo il contribuente da qualsiasi contestazione da parte

dell'amministrazione finanziaria. Si ipotizzi il caso di un fornitore che invia, come allegato e-mail, una fattura in

formato Pdf, cui non è stata apposta firma digitale. Il cliente, ricevuto il documento, ritiene che attraverso i

propri controlli interni di gestione è in grado di assicurarne solamente l'autenticità dell'origine, cioè la sua

provenienza, ad esempio perché conserva traccia del messaggio di posta elettronica e della sua data di

ricezione. Per assicurare anche l'integrità del contenuto della fattura ricevuta, il destinatario della fattura

potrebbe quindi decidere di apporre la propria firma digitale e una marca temporale così da blindare la fattura

attribuendole anche data certa.

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06/09/2010 36Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 73

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Comune, riparte il concorsone Dal 20 settembre la seconda prova per i 3785 candidati LUIGI CARBONE POLEMICHE, ricorsi, accuse, sit-in di protesta sono alle spalle. Il concorsone che porterà

all'assunzione di 534 persone al Comune di Napoli riparte. Il 20 settembre, con l'inizio della seconda prova,

quella di diritto, informatica e lingua. Dieci giorni di passione per i 3785 candidati ancora in corsa. Ai nastri di

partenza, il 17 maggio, si presentarono 67 mila dei 112 mila iscritti. Il calendario delle prove, approvato dalla

commissione interministeriale, è stato pubblicato ieri sul sito internet del Comune di Napoli e su quello del

Formez, il centro servizi per l'ammodernamento della pubblica amministrazione che cura le diverse fasi della

selezione.

I candidati avranno a disposizione un minuto a domanda: cento quesiti per un'ora e quaranta di tempo. Il test

a risposta multipla è diviso in tre macroaree: i primi sessanta quesiti riguardano il diritto costituzionale e

amministrativo, il funzionamento della pubblica amministrazione e le materie relative alle competenze

specialistiche dei singoli profili professionali.

Poi ci saranno venti domande sulle nuove tecnologie informatiche e della comunicazione, quindi altre venti di

lingua straniera. Il via alla seconda fase il 20 settembre: i 21 aspiranti istruttori direttivi amministrativi sono

convocati alle 8.30. Nel pomeriggio dello stesso giorno sarà la volta dei 175 candidati ai posti da istruttori

direttivi economico finanziari. Appuntamento alle 15. Il 21, alle 8.30, tocca ai 165 funzionari economico

finanziari; alle 15 ai 182 funzionari ingegneri. Il 22 è la volta dei 126 funzionari informatici, alle 8.30, e dei 425

ragionieri alle 15.

La sessione per i 152 istruttori amministrativi risultati idonei è fissata per il 23 settembre alle 8.30; quella per i

177 architetti lo stesso giorno alle 15.

Le prove di questi quattro giorni e otto categorie si terranno al Palavesuvio di Ponticelli, in via Argine 927.

Sede diversa invece per i test degli aspiranti vigili e assistenti sociali che si terranno al Palapartenope di

Fuorigrotta, in via Barbagallo. I primi,1206, svolgeranno l'esame il 29 settembre alle 9, i secondi, 1157, allo

stesso orario del 30 settembre.

Chi non si presenta viene automaticamente escluso dal concorso. I candidati che desiderano invece

assistere ai sorteggi dei quesiti delle diverse prove possono presentarsi nelle sedi d'esame sessanta minuti

prima dell'orario di convocazione. I partecipanti non potranno portare nessun libro o pubblicazione. Vietati

anche cellulari, palmari, i-pod e qualunque apparecchiatura elettronica.

L'esito del test sarà reso pubblico seduta stante, al termine di ogni sessione, mentre i nomi dei candidati che

accedono alla fase successiva della selezione, quella orale, verranno pubblicati sul sito web del Formez dal

14 ottobre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il punto IL CALENDARIO Le prove per le dieci categorie dal 20 al 30 settembre. Il 14 ottobre l'elenco degli

idonei IN CORSA In corsa 3785 candidati: più numerosi i vigili, 1206, e gli assistenti sociali, 1157 IL TEST La

seconda prova comprende 100 quesiti a risposta multipla, 100 i minuti a disposizione PER SAPERNE DI PIÙ

www.comune.napoli.it www.formez.it

04/09/2010 4Pag. La Repubblica - Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 74

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LA SCUOLA AL VIA Attivato il portale in collaborazione tra i ministeri dell'Istruzione e della Funzionepubblica. Dal 2012 obbligatorie le pagelle digitali Il rendimento dei figli è in rete, voti e assenze via email o sms Tremila istituti pronti da quest'anno, soprattutto superiori ALESSANDRA MIGLIOZZI ROMA - Fino a qualche anno fa erano un'eccezione mal vista dagli studenti assenteisti e da qualche cultore

della privacy a tutti i costi. Oggi le scuole che comunicano alle famiglie assenze e voti dei figli via web o sms

sono una realtà in crescita. Tanto che quest'anno oltre 3.000 istituti, il 30% del totale, saranno dotati di

piattaforme elettroniche per curare le comunicazioni con i genitori e agevolare la burocrazia. È questo, infatti,

il numero di scuole (il 50% sono superiori) che hanno aderito all'iniziativa del governo, il portale Scuola Mia,

che dà loro la possibilità di utilizzare software innovativi per permettere alle famiglie di visualizzare le pagelle

da casa, tenere sotto controllo le assenze dei figli, prenotare i colloqui con i docenti, leggere avvisi, circolari,

comunicazioni sulle visite di istruzione. Ma anche di poter monitorare il rendimento della prole già durante

l'anno, senza dover aspettare le pagelle finali, con l'accesso ai voti di compiti e interrogazioni prontamente

caricati su Internet dai prof, e di ottenere certificati, come i nulla osta, senza spostarsi dall'ufficio o dalla

propria abitazione. Il portale Scuola Mia di fatto consente alle scuole di attivare questi servizi (tutti o solo

quelli prescelti da presidi e professori) gratis. Un dato non secondario. Lo stato si accolla per la prima volta

spese che fino a ieri erano a carico degli istituti. Gestire un registro elettronico può costare fino a 2.500 euro

solo di software. «Ora i presidi potranno liberare risorse e spenderle per qualcos'altro», fanno notare dal

dipartimento per la digitalizzazione della Pa. Nel 2008 i ministri Brunetta (Funzione pubblica) e Gelmini

(Istruzione) hanno firmato un protocollo, nell'ambito del piano e-government 2012, per digitalizzare le scuole,

ma, soprattutto, per uniformare i servizi offerti alle famiglie. A causa dei costi proibitivi dei software, infatti,

molti istituti negli anni passati non hanno potuto attivare i nuovi canali di trasmissione digitale delle

comunicazioni. Ora il vento sta cambiando e al dipartimento per l'innovazione digitale della Pa festeggiano

l'adesione delle prime tremila scuole come un successo. «Dal 2012- spiegano- per effetto di un disegno di

legge collegato alla finanziaria 2009, le pagelle on line diventeranno obbligatorie. Oggi siamo già ad un terzo

delle scuole che hanno aderito alla nostra piattaforma, il cambiamento è in atto». Nella Capitale o in città

come Milano alcuni istituti negli anni passati hanno fatto da pionieri, a loro spese, introducendo sms per

comunicare le assenze e voti on line. Nell'area capitolina tra le scuole che hanno precorso i tempi c'è il liceo

classico Giulio Cesare, a Milano il Berchet. Ma ora il servizio è in espansione. Le scuole per attivare i prodotti

offerti dal portale statale devono iscriversi, così come i genitori, i quali possono decidere di utilizzare tutte le

novità offerte oppure solo alcune. Ci sono mamme e papà, ad esempio, che sono contrari a ricevere sms

sulle assenze dei figli. Se vorranno iscriversi senza attivare questo servizio potranno farlo. Presto sul portale

saranno disponibili anche strumenti per fare le iscrizioni da casa e per pagare le tasse scolastiche. Si sta

pensando pure a come dotare i presidi di firma digitale. Quando sarà fatto anche questo passo le pagelle,

oltre ad essere visionate sul web, potranno anche essere scaricate avendo valore di documento ufficiale in

quanto siglate dal dirigente scolastico. Il progetto del portale è costato 4 milioni di euro cofinanziati da Gelmini

e Brunetta a cui si somma un milione a cui le scuole superiori potevano attingere (per un massimo di mille

euro ciascuna) per implementare i servizi tecnologici, ad esempio per comprare i badge o i palmari per

registrare le entrate degli studenti. Il milione è andato esaurito. Resta un fronte di scettici, comunque,

secondo i quali le comunicazioni on line raffreddano i rapporti scuola-famiglia. I fautori della novità invece

spiegano che «il genitore su Internet riesce a tenere d'occhio tutta la situazione, senza dover aspettare il

colloquio con i docenti per scoprire che il figlio è assenteista o va male a scuola».

ANCHE ISCRIZIONI, TASSE E CIRCOLARI

Si sta pensando a come dotare i presidi di firma digitale per scaricare documenti

05/09/2010 12Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 75

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Foto: Il 30% deglle scuole ha aderito all'iniziativa del governo Nel tondo il ministro Gelmini

05/09/2010 12Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 76

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L'INTERVISTA FRANCESCA TEDESCHI «Meglio il web delle filiali Ma attenzione alle chat» "Utili le card a micro-circuito e le password mono-uso Francesca Tedeschi, è la responsabile di Of-Osservatorio finanziario che da dieci anni monitora i servizi e i

siti di home e mobile banking. Le chiediamo se i timori di alcuni nell'operare con banche on line sono fondati?

«Sono infondati se si opera con prudenza. Ricordo che oggi è più pericoloso entrare in una filiale di una

banca, che usare il conto online o con il cellulare. Operare con prudenza significa prima di tutto conoscere

quali sono i rischi, come il phishing cioé la frode che arriva con e-mail o siti falsi, e poi scegliere la banca che

mette a disposizione sistemi di sicurezza più efficaci usandoli con diligenza». Le frodi nel banking online sono

in crescita o in diminuzione? «Gli attacchi sono in costante crescita, mentre per fortuna le frodi come il

phishing sono calate di oltre l'80%. Significa che le persone sono più prudenti e preparate. Ciò non toglie che

i criminali sul web utilizzino sistemi sempre più fantasiosi e sofisticati per cercare di aggirare le persone: ad

esempio, ad agosto il report sullo spam di Symantec rileva che i nuovi attacchi colpiscono le web chat di aiuto

online». Che cosa fanno le banche per proteggere i clienti? «Le banche si stanno muovendo bene, ormai

oltre il 90% del campione di quelle monitorate da Of offrono sistemi di sicurezza all'accesso avanzati con

password mono uso sia generate da un token , cioè da un oggettino simile a un portachiavi, sia via cellulare

con sms. Le migliori offrono anche sistemi con firma digitale leggera, che è il futuro in questo ambito. E poi

fanno molta informazione sia sul web che con mezzi tradizionali. Le migliori hanno attivato controlli sull'uso

che il cliente fa del proprio conto, in modo da rilevare malfunzionamenti e anche l'uso anomalo dei flussi di

denaro». Esiste uno strumento di protezione migliore di un altro, oppure tutti sono validi? «I sistemi migliori

per l'accesso sono quelli che fanno uso delle card a micro-circuito e di un lettore che poi genera password

mono-uso. Di solito queste card sono carte di credito o prepagate. Ma il futuro è del mobile banking dove la

sicurezza è ancora più garantita dalla sim card, dove le informazioni sono crittografate e rese sicure dall'uso

di una doppia password: il pin per accedere alla sim card e quello per accedere all'home banking. Per quanto

riguarda i controlli delle transazioni, i sistemi migliori sono quelli che fanno uso di sofisticati software di

intelligenza artificiale che, pur rispettando la privacy dei clienti, riescono ad intercettare e a bloccare

operazioni anomale» Quali sono le regole di base da rispettare per operare in sicurezza online? «Prima

regola, scegliere la banca che mette a disposizione sistemi di accesso e di controllo adeguati. Secondo:

usare i sistemi di sicurezza in modo oculato, ad esempio non lasciando identificativo, password e token nello

stesso luogo o sparsi in giro per casa o in ufficio e ovviamente non dare a terzi le password. Terzo: evitare il

rischio furto d'identità proteggendosi con servizi adeguati che informano subito nel caso qualcuno si sia

appropriato dei nostri dati per richiedere un prestito o fare acquisti. Quarto: mantenere il proprio computer

aggiornato e protetto da programmi adatti. Quinto: consultare spesso il proprio conto, ad esempio facendo

uso degli alert con sms che informano sul saldo e sui movimenti in conto. Sesto: usare possibilmente conti di

deposito collegati a un conto corrente lasciando su quest'ultimo poco denaro, spostandolo solo quando

serve. In questo modo si ottengono due vantaggi: si rischia di meno e in più si ha anche la possibilità di una

remunerazione del proprio risparmio». Buz Contro le frodi

05/09/2010 18Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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INTERNET A PORTATA DI TUTTI A Recco connessione wi-fi gratis per chi passeggia sul lungomare Sempre più tecnologico il Comune di Recco che lancia l'iniziativa «Recco wi-fi», un sistema pubblico e

gratuito di accesso ad internet in mobilità che il Comune di Recco mette a disposizione di cittadini ed ospiti, in

aree pubbliche e aperte, come Piazza Nicoloso e lungomare Bettolo, ad alta densità giovanile e turistica

(aree chiamate hot spot). L'accesso agli Hot Spot è gratuito ed aperto a tutti tramite procedura di

registrazione o, per utenti già registrati, di autenticazione. Il servizio permette la navigazione Internet, email,

accesso ai social forum come facebook,twitter e a tutte le risorse della rete, salvo le limitazioni previste nelle

norme di navigazione. L'intenzione dichiarata dall'amministrazione comunale è di essere il soggetto capace di

recepire le necessità presenti e l'orientamento futuro della collettività, in modo particolare dei giovani,

incentivando l'utilizzo di nuove tecnologie di comunicazione che saranno, nel prossimo futuro, il mezzo

principale di dialogo tra cittadini e pubblica amministrazione. «Rendere semplice e comodo l'utilizzo del

servizio da parte di tutti, riteniamo sia il modo migliore per favorirne la massima diffusione e affezione,

favorendo così la possibilità di crescita del progetto» spiega l'amministrazione tramite una nota scritta per

spiegare il funzionamento del sistema. Il sistema di identificazione consente la registrazione dell'utente in 3

modalità: l'sms, sistema immediato e automatico, che consente di ricevere la password via sms sul proprio

telefonino. È un metodo utilizzabile da tutti i cittadini che hanno un cellulare con carta sim italiana (di qualsiasi

gestore). L'sms va inviato solo la prima volta, successivamente deve essere inserita la sola password che ha

la durata di 1 anno. In alternativa c'è il voucher cartaceo (card): per tutti coloro che non hanno la possibilità di

usare il telefonino per autenticarsi. In particolare questo metodo dovrebbe essere utilizzato dai turisti stranieri

e prevede l'esistenza di punti di distribuzione abilitati al rilascio della card, ad esempio: ufficio informazioni

turistiche, esercizi pubblici e commerciali. È disponibile anche l'autenticazione via carta di credito (con

pagamento del traffico). Quest'ultima modalità di registrazione copre il caso, ad esempio, di un turista

straniero che arriva in orario notturno e non può usare né il telefonino né farsi rilasciare un voucher cartaceo.

Masi ritiene che i primi 2 metodi possano coprire oltre il 95% delle richieste. INTERNET Chi non si separa

mai dal suo pc a Recco si trova come a casa [Ansa]

05/09/2010 52Pag. Il Giornale - Genova(diffusione:192677, tiratura:292798)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 78

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PARLA L'EX MINISTRO L'INTERVISTA «Ripresa impossibile se si rompe l'unità sindacale» Visco: «Copiare i tedeschi? Magari...» ILARIO LOMBARDO L'EX MINISTRO Vincenzo Visco prende atto delle parole del governatore di Bankitalia Mario Draghi e di

Napolitano, che hanno esortato l'Italia a seguire l'esempio della Germania, mentre il Presidente dlla

Repubblica ha anche sollecitato la nomina del ministro dello Sviluppo economico. Ma il suo invito è alla

cautela: «Non siamo la Germania. La loro è un'economia fortissima. Mi accontenterei anche di meno». Per

esempio? «Di un governo che pensi all'economia. È evidente che negli ultimi dieci anni il problema dell'Italia

è stata la crescita più bassa in Europa. Rispetto alla Germania abbiamo perso una trentina di punti di

competitività. E questo ha a che vedere con la mancanza di strategia della politica miope del governo». Cosa

ci manca per essere la Germania? «Da noi c'è un problema di relazioni industriali. In Germania c'è invece

una forte collaborazione tra sindacati e imprese, per cui riescono a gestire situazioni molto complicate. Il

nostro governo, invece, ha pensato solo a rompere l'unità sindacale. E ce l'ha fatta. Poi sono tedeschi: è nella

loro natura far sì che tutto sia pianificato e ordinato, a partire dalla Pubblica amministrazione. Le loro imprese,

poi, sono tutte grandi o medie. Le nostre sono per la maggior parte micro imprese che operano in un tessuto

economico dissestato. Dove non ci sono infrastrutture adeguate, dove gli enti non sono educati al risparmio,

e dove la gente non paga le tasse perché è abituata ai condoni». Ma è giusto pensare che si possa inseguire

la Germania? «Noi siamo costretti a inseguire la Germania. Sono d'accordo con Draghi, perché per diventare

un Paese serio e più produttivo dobbiamo prendere esempio. Anche se non penso che le politiche

economiche tedesche siano le migliori. Vanno bene per la Germania, non per l'Europa». Perché? «Perché

creano squilibri e stanno condizionando negativamente l'intero Continente. I tedeschi puntano tutto sull'export

massiccio verso i nuovi mercati, e invece dovrebbero pensare a creare domanda interna all'Europa, e non

solo in Cina, in modo da consentire a ogni Paese membro di crescere. L'euro per la Germania è stato un

grande vantaggio. Se noi perdiamo competitività, come stiamo facendo e come avviene negli altri Paesi, la

Germania ci inonda di prodotti. Invece dovrebbe farsi carico del ruolo che ha nell'Unione Europea». E il

nostro, di export? Facciamo abbastanza, per esempio, verso un mercato come quello cinese? «Non siamo

affatto deboli, esportiamo molto, anche se possiamo fare meglio. Abbiamo un buon gruppo di medie imprese

che esportano bene, ma saranno al massimo un migliaio, e sono poche. Adesso per noi, però, è necessario

produrre merci, di qualità e di alta tecnologia. Per farlo dobbiamo investire nella ricerca. E invece si pensa

solo ai processi brevi». È d'accordo con chi dice che dobbiamo puntare sull'industria perché altrimenti

rischiamo di diventare un Paese di soli servizi? «Non dobbiamo perdere la capacità di creare merci. Perché

assieme alla Germania siamo ancora il Paese più industrializzato. Gli Stati Uniti hanno invece molti più servizi

e nel confronto perderemmo. Ma il fatto di averne meno è sintomo anche del nostro ritardo. Quello che

dovremmo recuperare è un settore di servizi moderno e più efficiente».

I RAPPORTI CHE MANCANO

Da noi c'è un problema di relazioni industriali. In Germania esiste una forte collaborazione fralavoratori e imprese VINCENZO VISCO Economista, ex ministro

04/09/2010 3Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 79

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DENUNCIATO UN NUOVO CASO DI STALKING LA STORIA Assessore donna perseguitata da folle Un uomo vuol salvare insieme a lei il mondo dall'olocausto atomico SONDRA COGGIO AVEVA appena 17 anni, quando quel ragazzo timido e impacciato, al quale aveva rivolto un saluto per pura

cortesia, aveva iniziato ad ossessionarla con una storia surreale: sostenendo di essere un eroe predestinato

a salvare il mondo dall'olocausto atomico, e di avere bisogno proprio di lei, come eroina, per compiere la sua

missione. Tanto tempo è passato, almeno vent'anni: ma all'improvviso lui è tornato. Si è materializzato

attraverso la rete internet. E ancora, dopo così tanto tempo, e lunghe cure mediche che avrebbero dovuto

riportarlo alla lucidità, ha ricominciato a cercarla. E' un caso di stalking da manuale, quello che vede

involontaria protagonista una donna spezzina impegnata in politica, nella pubblica amministrazione: costretta

a rivivere una vicenda che aveva dimenticato, perché nel tempo si è sposata, ha cambiato città, è diventata

mamma, ed ha un luminoso futuro nella politica. Tutto bene, insomma: finché s'è ritrovata di fronte ad un

fantasma, che credeva appartenesse al passato. E per questo è stata costretta a rivolgersi alla polizia, per

denunciare a malincuore questa situazione: con tutti il rispetto per quel suo persecutore, forse inerme, ma

non piacevole. «E' cominciato tutto tanti anni fa - ha raccontato - vivevo altrove: andavo ancora a scuola.

C'era un ragazzo impacciato, con i classici occhiali, un po' sovrappeso: mi guardava, quando passavo vicino

a casa sua. Vedendolo così, triste, lo salutai. Un gesto da crocerossina, nei miei intenti: insomma, non gli

parlava mai nessuno, era sempre solo. Non ci detti peso. Lui sì». La giovane dimenticò subito quel semplice

gesto di cortesia. Finché, passato qualche tempo, si trovò il "nerd" - come lo slang attuale codifica i ragazzi

un po' asociali - sotto casa. «Mi disse che eravamo due predestinati, che aveva avuto una visione: dovevamo

salvare il mondo dall'olocausto atomico. Ancora una volta, mi limitai a rassicurarlo: se mi fosse apparsa la

stessa visione, glielo avrei fatto sapere. Insomma: pensavo di farlo smettere così, semplicemente ...». Lei

racconta tutto in casa, spera che sia finita. Invece no: le visite di lui si fanno assillanti, le profezie soffocanti. Il

giovane vuole fuggire insieme al triangolo delle Bermuda. Sceglie come data simbolica il 25 di Natale: le

propone di morire, una volta a destinazione, per poter entrare in una dimensione diversa, e diventare due

eroi, salvatori dell'universo. E' troppo. Scattano le segnalazioni: l'episodio mette a nudo una personalità

disturbata, e conferma che quel ragazzo va seguito dall'igiene mentale. «Provai pena per lui ­ confida la

donna - e devo dire che mia madre, abbracciandomi, mi sgridò anche: in qualche modo, inconsapevolmente,

ero diventata per quel giovane un'ossessione, ma davvero non volevo». Certo che no. Capita a tante attrici. E

lei ­ bella, due grandi occhi, capelli chiari - da studentessa lavorava anche come fotomodella. Probabilmente,

per quel ragazzo, era qualcosa di irraggiungibile: forse, sperò che inventandosi un ruolo da eroe, potesse

accadere un miracolo. Invece, era solo l'inizio di un disturbo mentale: che evidentemente c'è ancora. Infatti,

uscito dal centro di cura, poche settimane fa ha ricominciato daccapo. E' stato dichiarato guarito: ma

attraverso Internet ha cercato ancora la sua "eroina", nonostante viva oggi in città, e non più nel suo luogo di

origine. L'ha trovata attraverso internet: l'ha contattata all'indirizzo e mail della pubblica amministrazione in cui

è stata eletta, e ha un incarico. Dunque: stessa fissazione, stesso mondo da salvare. «Mi ha impressionato,

ritrovarlo così, a distanza, identico a quando eravamo due ragazzini - ha raccontato la vittima alle forze dell'

ordine - è come se più di vent'anni per questa persona, che in fondo nemmeno conosco, non fossero

trascorsi: io ho fatto la mia vita, realizzandomi come moglie, madre, ed in politica. Lui è ancora lì, ad

aspettare di salvare il mondo. Provo infinita pena: e non ho paura per me, anche se sono rimasta turbata. Più

che altro, non mi pare purtroppo che sia guarito, e non sono tranquilla, all'idea che possa provare a

raggiungermi». In passato, il ragazzo era arrivato a pedinarla, seguirla agli studi di Cinecittà, e in qualche

caso anche a minacciarla: tu - le aveva sussurrato - mi stai impedendo di realizzare la missione per la quale

sono nato. Se vent'anni non hanno cancellato la sua ossessione, non è escluso che possa mettersi in viaggio

e provare ancora a convincerla a salvare il mondo insieme: solo che questa volta ci sono anche una famiglia

06/09/2010 17Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 80

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e dei bambini, che non capirebbero perché quell'uomo venuto dal nulla dia fastidio alla propria mamma.

Foto: La donna teme di esser pedinata

06/09/2010 17Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 81

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Un'impresa su 4 ha chiuso i battenti nell'ultimo anno Antonio Sbraga

Gli effetti della crisi economica mordono anche il Quadrante Est dell'hinterland romano e l'Ordine dei

commercialisti di Tivoli propone di aprire un tavolo permanente di collaborazione con i 75 Comuni del

circondario tiburtino.

Nella sezione fallimentare del tribunale di Tivoli il numero delle dichiarazioni di insolvenza per le imprese è

aumentato del 28 per cento nell'ultimo anno (41 aziende, nove in più rispetto alle 32 dei dodici mesi

precedenti). E le richieste di dissesto presentate presso la cancelleria fallimentare dai creditori insoddisfatti

sono incrementate addirittura del 32 per cento (130 contro le 98 del 2009). L'Ordine dei commercialisti ha

stilato il Dossier su esecuzioni e fallimenti presso il tribunale di Tivoli e ha proposto ai sindaci dei 75 Comuni

del circondario (un bacino di oltre mezzo milione di residenti) la sottoscrizione di un protocollo di intesa anti-

crisi, «fiduciosi di poter contribuire a rendere più coeso e vivibile il nostro territorio», come scrive il presidente

Renzo Bitocchi. E, dopo aver costituito le rappresentanze territoriali di Palestrina, Subiaco, Campagnano di

Roma e Monterotondo, ora l'Ordine dei commercialisti tiburtino mette a disposizione dei 75 Comuni,

gratuitamente, le 27 commissioni consultive anche per pareri su peculiari aspetti che la normativa, per effetto

delle varie Leggi Finanziarie, è sempre in costante evoluzione.

Dall'Area Servizi pubblici locali (per i progetti di costituzione e gestione delle società comunali e miste inerenti

i servizi) a quella dei project financing. Fino all'Area Fiscale (per la lotta all'evasione tributaria e

l'individuazione di politiche fiscali comunali) e quella della Finanza e Mutui (per disinnescare i campi minati

dei contratti derivati, sottoscritti negli anni scorsi da numerosi Comuni).

Il protocollo d'intesa verrà sottoscritto da ognuno dei 75 Comuni: dal meno popoloso della provincia romana

(Saracinesco, con appena 164 anime) a quello più densamente abitato (Guidonia, con oltre 85mila residenti).

Con Tivoli, e le sue 4.382 imprese registrate, che si candida al ruolo di «protagonista della ripresa

economica, direttrice dell'asse orientale della città metropolitana e centro di attrazione del turismo per le

bellezze monumentali e archeologiche ma anche paesaggistiche e naturali», come va ripetendo sin

dall'elezione dell'aprile scorso il nuovo sindaco Sandro Gallotti.

05/09/2010 10Pag. Il Tempo - Ed. nazionale(tiratura:76264)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 82

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Il ministro Brunetta fornisce le linee guida per l'utilizzo della postaelettronica certifi cata Domanda via pec per i concorsi Norme in vigore, non servono regolamenti dei singoli enti ANTONIO CICCIA Utilizzare la posta elettronica certificata per iscriversi al concorso pubblico. Da subito. Non c'è bisogno di

alcun regolamento dell'ente pubblico che recepisca le norme nazionali sulla Pec. Lo ha precisato il ministro

Renato Brunetta, che ha firmato la circolare 12/2010 del dipartimento della funzione pubblica datata 3

settembre 2010 (in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ). La circolare, che risponde alle richieste di

chiarimento avanzate dal Consiglio nazionale degli agrotecnici (si veda ItaliaOggi del 24 agosto) fornisce le

linee guida per la informatizzazione delle procedure concorsuali con l'obiettivo di lanciare l'uso massiccio

della pec nei rapporti con la pubblica amministrazione in un settore cruciale. La circolare, da questo punto di

vista, è un punto fermo per le amministrazioni, in quanto rassicura sulla utilizzabilità della pec, valevole a tutti

i fini di legge, e spiega come applicare alla pec le disposizioni su momenti cruciali della procedura

concorsuale. Si pensi ad esempio all'individuazione esatta della data di presentazione della domanda ai fini

della valutazione della eventuale esclusione della domanda stessa. La fonte generale che legittima l'uso della

pec è l'articolo 38 del dpr 445/2000, che prevede espressamente che tutte le istanze e le dichiarazioni da

presentare alla pubblica amministrazione o ai gestori o esercenti di pubblici servizi possono essere inviate

anche per fax e via telematica (queste ultime devono essere conformi a quanto disposto dal dlgs 82/2005).

Con riferimento specifico alla pec è il dpr 68/2005 a prevedere che l'invio di messaggi con la pec è valido agli

effetti di legge. La ricostruzione normativa è importante per tranquillizzare tutte le amministrazioni. È, infatti,

vero che l'articolo 4 del dpr 487/1994 prevede quali modalità di presentazione della domanda di

partecipazione ai concorsi la consegna a mano e la raccomandata A/r «con esclusione di qualsiasi altro

mezzo». Ma è anche vero che la norma è superata dalle disposizioni sopravvenute e, quindi, non c'è da

dubitare che la trasmissione per posta certificata è equivalente alla notificazione per mezzo della posta. Il

problema delle domande presentate alla p.a. è la verifica della firma delle stesse. Se il mezzo usato per la

spedizione è la pec, occorre comprendere quali sono le regole. A questo quesito la circolare risponde citando

il codice dell'amministrazione digitale (dlgs 82/2005). Le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche

amministrazioni per via telematica, sono valide in quattro casi: 1) se sottoscritte mediante la firma digitale; 2)

quando l'autore è identificato dal sistema informatico con l'uso della carta d'identità elettronica o della carta

nazionale dei servizi; 3) quando l'autore è identificato dal sistema informatico con i diversi strumenti previsti

dalla normativa vigente; 4) quando l'autore è identificato dal sistema informatico attraverso le credenziali di

accesso relative all'utenza personale di posta elettronica certificata. In queste ipotesi le istanze e le

dichiarazioni inviate o compilate sul sito sono equivalenti alle istanze e alle dichiarazioni sottoscritte con firma

autografa apposta in presenza del dipendente addetto al procedimento. Ecco dunque la risposta al quesito.

L'inoltro tramite posta certificata è di per sé sufficiente a rendere valida l'istanza, a considerare identificato

l'autore di essa e, conclude sul punto la circolare, a ritenere la stessa regolarmente sottoscritta. Non occorre

la firma digitale o altro requisito. Beninteso, sottolinea Brunetta, se il candidato utilizza la firma digitale le

istanza sono senz'altro da considerare valide da parte dell'amministrazione. Altro aspetto da analizzare in

relazione all'uso della pec è la prova della data di spedizione in relazione al termine entro il quale deve

essere spedita la domanda. Per la pec la normativa di settore prevede la certificazione di data e ora dell'invio

e della ricezione delle comunic a z i o n i e l'integrità del contenuto delle stesse. Con lo stesso risultato della

posta cartacea. Infine la pec può essere usato dalla p.a. per le comunicazioni al candidato. Per rendere

operative le indicazioni illustrate la circolare sottolinea che non sono necessari regolamenti degli enti o

clausole specifiche nel bando di concorso. Con proprio regolamento o apposite previsioni contenute nel

bando invece le amministrazioni possono individuare ulteriori semplificazioni della comunicazione con i

04/09/2010 20Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 83

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candidati e delle modalità di acquisizione delle domande di concorso, sempre nel limite del rispetto dei

principi essenziali di certezza e trasparenza. Le precisazioni La pec può essere utilizzata per presentare le

domande ai concorsi anche se non espressamente prevista dal dpr 487/1994. Per la fi rma della domanda

basta la pec; non occorre la fi rma digitale, carta identità elettronica, carta di servizi. La prova della data di

spedizione è fornita dal rapporto della pec. Non sono necessari preventivi regolamenti degli enti o clausole

del bando per usare la pec. La pec può essere usata dalla p.a. per comunicazioni ai candidati. La pec può

essere utilizzata per presentare le domande ai concorsi anche se

Foto: Renato Brunetta

04/09/2010 20Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 84

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ARCOLA LA CARROZZERIA CHE ASPETTA L'AUTORIZZAZIONE Burocrazia-lumaca, il caso va in tv ALCUNE settimane fa Confartigianato della Spezia aveva sollevato il tema della burocrazia che oltre a creare

danni alla competitività delle imprese esistenti, scoraggia nuovi investimenti. Fra i tanti casi di "lentezza" della

pubblica amministrazione quello di una carrozzeria di Arcola che, dovendo sostituire la propria vecchia cabina

di verniciatura con una di nuova tecnologia ad emissioni zero, aveva iniziato l'iter burocratico a marzo del

2009 e, ad oggi, non ha ancora ricevuto la relativa autorizzazione. La Confartigianato della Spezia ha portato

il caso a livello nazionale e martedì mattina se ne occuperà anche la trasmissione di RA3 "Cominciamo bene"

in onda a partire dalle 10 e 30 e condotta da Michele Mirabella con Arianna Ciampoli. In studio il titolare della

carrozzeria Luciano Seremedi, il direttore di Confartigianato Giuseppe Menchelli e in collegamento telefonico

il vice sindaco di Arcola Argenio Bertucci. Image: 20100905/foto/5039.jpg

05/09/2010 4Pag. La Nazione - La spezia(tiratura:176177)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 85

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Berlusconi "cede" agli appelli di "riempire la casella" Settimana prossima la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo Il premier: «Durante il mio interim non c'è stato un "vuoto" di carica, anzi, si sono prese importanti iniziative» Da Villa d'Este di Cernobbio arrivano gli ultimi appelli a nominare finalmente il ministro dello Sviluppo

economico. Dall'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera al presidente di Telecom

Gabriele Galateri di Genola al numero uno di Edison Umberto Quadrino, tutti chiedono di «riempire la casella

rimasta vuota». Richiesta caldeggiata in questi giorni anche dal Colle. E a stretto giro è arrivato l'annuncio in

una nota scritta del premier che la settimana prossima al Quirinale verrà proposto il nome di un nuovo

ministro dello Sviluppo che prenda il posto che fu di Claudio Scajola. Ma nella nota il presidente del Consiglio

Silvio Berlusconi risponde a chi, chiedendo la nomina di un nuovo ministro per lo Sviluppo, msostiene che

sino ad ora ci sarebbe stato un vuoto in questa funzione». «Mi permetto - ribatte il premier - di garantire che il

mio "interim" non è stato un vuoto, ma "un pieno", un vero e proprio pieno di decisioni e di provvedimenti e

che il dicastero di via Vittorio Veneto è stato ed è nelle mani di una delle istituzioni più autorevoli del Paese,

quella del presidente del Consiglio. Sono state assunte molteplici decisioni organizzative, tutte tese

all'efficacia e all'efficienza, sono state tenute molteplici riunioni con i rappresentanti delle imprese, dei

lavoratori, degli enti territoriali, si è operato incessantemente a supporto di imprese, investimenti,

innovazione, telecomunicazioni, intermediazione delle imprese, settore dell'energia, con una decisione e con

una concretezza mai viste prima, come credo, nella storia del ministero. Sono stati più di 300 i provvedimenti

che hanno recato la mia firma, anche per tutto il mese di agosto. Voglio citarne uno: la cosiddetta legge

Berlusconi inserita nella Manovra, una norma che comporta una vera rivoluzione liberale del nostro sistema

di rapporti con la Pubblica amministrazione. Questa norma introduce infatti il principio per cui, mentre sino ad

ora al cittadino era consentito soltanto ciò che era espressamente previsto come tale dalla legge, da ora in

avanti sarà consentito tutto ciò che dalla legge non è espressamente vietato. Questo permetterà, per fare un

esempio, di aprire una qualsiasi impresa senza dover ottenere le tante autorizzazioni che oggi sono

necessarie (a volte più di dieci), sostituite tutte da una verifica "a posteriori" da parte della Pubblica

Amministrazione circa la conformità alle varie norme di quanto realizzato. Davvero una assoluta rivoluzione.

Comunque - conclude la nota del premier - la settimana prossima sottoporrò al Capo dello Stato il nome di un

nuovo ministro dello Sviluppo».

04/09/2010 5Pag. La Padania(tiratura:70000)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 86

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Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali per riqualificare ilterritorio Il federalismo demaniale nasce per consentire una migliore valorizzazione dei beni pubblici. Lo Stato, distante

dal territorio e spesso in contrasto con gli interessi locali, non ha storicamente avuto successo nel creare

valore. Neanche le norme che ipotizzavano la ripartizione degli effetti della valorizzazione con il Comune di

riferimento hanno avuto successo. È auspicabile che alcuni Enti locali, se non tutti, riescano a mettere in

moto procedure che porteranno i beni oggetto di trasferimento verso la destinazione ottimale sia sul piano

sociale che su quello economico finanziario. Dal punto di vista dell'assistenza legale, sia al privato sia agli

operatori pubblici, che deriverà dalla nuova normativa è da sottolineare che la valorizzazione del patrimonio

pubblico è una attività correlata direttamente all'urbanistica, alla produzione di energia alternativa, alle

locazioni, agli appalti, all'M&a, alla pianificazione fiscale. Sarà infatti essenziale una assistenza specializzata

ma necessariamente interattiva con tutte le branche del diritto interessate in tali processi. Solo operando in

modo integrato, a fianco dei progettisti e degli economisti, è possibile immaginare un programma che, nella

distinzione dei ruoli di ciascuno, consenta di attingere alle risorse pubbliche e private per una riqualificazione

urbana che sia ad un tempo sostenibile ed attraente per gli investitori. A titolo esemplificativo, per chiarire

questo concetto, si potrebbe pensare al caso della progettazione urbanistica e edilizia di un pezzo di città che

dovrebbe essere sotto il controllo della pubblica amministrazione, la quale però non è dotata dei capitali per

affrontare tale spesa. I privati in questo caso, non avendo certezze sui tempi, alle volte biblici, dei processi

decisionali degli enti locali, non investirebbero se non a valle del procedimento di trasformazione urbanistica.

In questo gioco entrerebbero così in campo la disciplina delle procedure di evidenza pubblica (gare), i

contratti di progettazione, lo studio della struttura societaria o dei fondi immobiliari preposti allo sviluppo, la

disciplina dei contratti, preliminari e/o definitivi, di locazione e di compravendita anche di cosa futura. Tutto ciò

comporterebbe la necessità di una approfondita conoscenza della materia dei fondi immobiliari e quella della

pianificazione territoriale anche a livello locale (regionale, provinciale e comunale). Da ultimo una buona

programmazione dell'intervento non potrebbe prescindere dalla disciplina del risparmio energetico e della

qualificazione o riqualificazione ambientale.La soluzione che potrebbe essere prospettata potrebbe essere

quella di una società di trasformazione urbana a partecipazione pubblica che stipuli un contratto con un

gruppo privato (selezionato con una procedura competitiva). In tale accordo il privato s'impegnerebbe a

fornire alla Stu i mezzi finanziari per progettare gli interventi. La Stu a sua volta s'impegnerebbe a conferire in

un fondo di sviluppo, gestito dal privato, tutti gli immobili, aree e/o edifici, suscettibili, al termine della fase

progettuale, di utilizzazione commerciale privata. Il privato avrebbe così il ritorno del proprio investimento e

una rendita gestionale di lunga durata. Tutto ciò implicherebbe ovviamente mille dettagli da mettere a fuoco,

quali: classi di quote del fondo, commissioni di gestione, collocamento nel mercato delle quote del fondo,

pluralità degli investitori nel fondo, livello di indebitamento, richiedendo dunque un'assistenza legale integrata

e molto articolata che solamente i grandi studi possono mettere a disposizione. Il federalismo demaniale

rappresenta quindi una importante occasione per gli studi legali che dovranno organizzarsi per poter fornire

risposte complesse sia al privato sia alle società partecipate dagli operatori pubblici. Rimane comunque

doveroso ricordare che a monte di queste enormi possibilità non mancano anche i lati negativi della

normativa quali il mancato coordinamento con la normativa sulle procedure, la mancata semplificazione dei

nulla osta delle troppe autorità che intervengono nel processo di valorizzazione e talvolta l'incertezza del

diritto nel nostro Paese che può allontanare gli investitori internazionali.© Riproduzione riservata

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Modalità e requisiti per accedere all'istituto di formazione della pubblica amministrazione Da travet a grand commis di stato Sui banchi della Scuola superiore per salire alla dirigenza È chiamata a selezionare e formare le future leve della dirigenza pubblica italiana. Dirigenti e funzionari dei

ministeri, della sanità o di agenzie fiscali, in sostanza tutti i vertici della pubblica amministrazione devono,

obbligatoriamente, prima o poi, passare attraverso i banchi della Scuola superiore della pubblica

amministrazione (Sspa). È lì che avviene la prima selezione della futura dirigenza pubblica e, sempre lì, il

successivo aggiornamento professionale. Ma non solo pa, perché sulla spinta della riorganizzazione del

comparto messa in moto dalla riforma Brunetta (dlgs 150 del 2009) nel prossimo futuro la scuola guarderà

anche al variegato mondo di tutti quei dirigenti che fanno parte di amministrazioni diverse dallo stato. Non

pochi, considerando che secondo l'ultimo rapporto Unioncamere sui fabbisogni occupazionali delle imprese

italiane, solo per l'anno in corso sono previste oltre 2 mila assunzioni del comparto dirigenziale il 30% dei

quali sarà difficile da trovare. I compiti della scuola. La principale attività della scuola è quella di selezionare e

reclutare dirigenti e funzionari dello stato e delle amministrazioni pubbliche. Una volta avvenuta questa

scrematura iniziale l'istituto guidato da Giovanni Tria si occupa di formare queste figure con l'obiettivo di

favorirne la crescita culturale e la competenza professionale soprattutto rispetto ai processi di riforma e di

innovazione delle pubbliche amministrazioni. E la formazione non è destinata solo a dipendenti italiani perché

alcuni servizi sono rivolti anche al personale amministrativo di altri stati. E sempre in ambito formativo uno dei

compiti della scuola è quello di fare attività di ricerca e analisi nonché di consulenza e di supporto tecnico al

governo e alle amministrazioni pubbliche, qualora richiesto dalla presidenza del consiglio dei ministri.I corsi. A

seconda delle esigenze delle pubbliche amministrazioni e dei diversi obiettivi la scuola propone varie tipologie

didattiche. Accanto ai corsi tradizionali e a quelli di breve durata la Sspa ha messo a punto la formula dei

percorsi formativi, articolati in moduli didattici che possono essere frequentati singolarmente. Negli ultimi anni

poi sono stati promossi master specialistici per soddisfare l'esigenza di formazione professionale avanzata.

Questi sono destinati ai laureati e presuppongono una solida preparazione di base in relazione all'ambito

trattato. Poi ci sono i corsi di eccellenza destinati a coloro che, avendo già frequentato un master

specialistico, intendono acquisire un alto perfezionamento professionale nella disciplina scelta. Infine i

seminari: brevi corsi di aggiornamento di durata non superiore a due o tre giorni tenuti da esperti della

materia, coordinati da un relatore, nati con l'obiettivo di analizzare un argomento o una questione di

attualità.Gli stipendi. E che fare il dirigente convenga soprattutto in termini di retribuzioni non è un mistero per

nessuno. Basta scorrere le retribuzioni di ministeri o agenzie fiscali ma anche di alcune aziende sanitarie

locali per accorgersi come i dirigenti, sia di prima che di seconda fascia, possano contare su un portafoglio

piuttosto gonfio. I dirigenti di prima fascia cioè i capi dipartimento e direttori generali di un qualsiasi ministero

partono da una retribuzione base (tabellare) di oltre 55 mila euro. Se a queste si aggiungono le parti variabili

o le diverse indennità gli stipendi lievitano fino a superare i 200 mila euro per i capi dipartimento al massimo

dell'anzianità ma anche i 150 mila per i dirigenti generali. Per i dirigenti di seconda fascia (amministrativi o

tecnici) la retribuzione tabellare fissa annua ammonta a 43 mila euro che tra indennità e retribuzione di

risultato può arrivare a una media di 100 mila euro annui. Non si discostano poi molti i dirigenti per esempio

dell'Agenzia dell'entrate. Quelli di prima fascia partono da una retribuzione base di 51 mila euro, ma qui la

parte del leone la fa la quota di posizione variabile che, quando è al massimo, può superare i 160 mila euro (il

minimo è 43 mila) così come la retribuzione di risultato che va da un minimo di 28 mila euro a un massimo di

99 mila Insomma a conti fatti un dirigente di prima fascia al top può portarsi a casa anche 350 mila euro.

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L'intervista Ora si apre al privato C'è una possibilità concreta di entrare nei ranghi della dirigenza pubblica passando per la porta principale. La

porta è quella che apre la Scuola superiore della pubblica amministrazione che con il suo corso-concorso

offre la possibilità un laureato qualunque, con adeguata preparazione, di diventare un dirigente della

pubblica amministrazione. Questo la rende, come precisa il presidente della scuola Giovanni Tria, «una

competizione aperta in cui, dopo un'accurata selezione, passano solo i migliori». Domanda. È davvero una

competizione aperta o lo è solo sulla carta?Risposta. È così: da una parte ci sono i funzionari pubblici e

dall'altra qualsiasi giovane laureato ovviamente molto ben preparato. Non c'è nessuna corsia preferenziale

per chi è già dentro, perché conta solo la preparazione. E poi i migliori saranno automaticamente assunti.D.

Come è cambiata la scuola con la riforma Brunetta?R. La riforma ha reso la formazione un obiettivo fondante

della scuola. Ma soprattutto ha aperto un vasto fronte di riflessione sulle nuove competenze necessarie alle

pubbliche amministrazioni rispetto all'intero ciclo di carriera del dipendente pubblico. D. Questo cosa ha

significato per voi?R. Una programmazione mirata e aderente a tutte le riforme della pubblica

amministrazione. Abbiamo quindi predisposto corsi per l'applicazione stessa della riforma, ma anche per

quella del bilancio e della contabilità di stato, corsi per la digitalizzazione e per la trasparenza. Rispetto alla

formazione poi ha per esempio stabilito che i dirigenti di prima fascia debbano obbligatoriamente avere un

periodo di formazione all'estero. D. Altre novità?R. La consulenza alle amministrazioni, cioè il compito di

svolgere una consulenza sulla metodologia e sui criteri di valutazione della formazione offerta alla pubblica

amministrazione da istituzioni pubbliche e private. Questa attività è rivolta a tutte quelle amministrazioni che

ne fanno richiesta, tramite la sottoscrizione di apposite convenzioni nel caso in cui queste non siano

amministrazioni dello stato.D. Quindi apertura anche al privato?R. Esatto, sempre grazie alla riorganizzazione

prevista dalla legge. Uno dei primi corsi che abbiamo in mente di programmare sarà grazie ad una

convenzione con Confindustria Sicilia nell'ambito della trasparenza e dell'anticorruzione.

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Istituti ad hoc per enti locali , interno ed economia Accanto alla Sspa ci sono altre realtà per la formazione dell'utenza pubblica. Una di queste è la Scuola

superiore pubblica amministrazione locale che come tutte ha fatto della formazione uno dei suoi cavalli di

battaglia a partire dai corsi per segretari organizzati e gestiti a livello nazionale. Questi sono articolati in tre

attività: il corso-concorso per l'abilitazione all'iscrizione all'albo dei segretari comunali e provinciali tramite il

quale si accede in carriera e due corsi di specializzazione per il conseguimento dell'idoneità a Segretario

generale in comuni e amministrazioni provinciali. Ci sono poi i corsi per i dirigenti della pubblica

amministrazione locale e quelli per gli amministratori locali. C'è poi la Scuola superiore dell'amministrazione

dell'interno nata soprattutto con l'obiettivo di formare e aggiornare il personale del Viminale. La Scuola è

anche sede di convegni di studio e di conferenze e da pochi mesi assicura la funzione di documentazione

generale e di statistica a sostegno dell'attività di amministrazione generale del ministero e delle prefetture.

Infine la Scuola di formazione del ministero dell'economia e delle finanze nata con il compito di curare la

formazione e l'aggiornamento del personale civile del Mef in materia tributaria. Negli anni la scuola ha

ampliato il raggio delle competenze e quindi oltre a formare e aggiornare il personale si occupa di redigere

studi e ricerche su temi di interesse del ministero di via XX Settembre e di curare la formazione e la

preparazione di neolaureati che aspirano all'accesso nel pubblico impiego.

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Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali perriqualifi care il territorio Il federalismo demaniale nasce per consentire una migliore valorizzazione dei beni pubblici. Lo Stato, distante

dal territorio e spesso in contrasto con gli interessi locali, non ha storicamente avuto successo nel creare

valore. Neanche le norme che ipotizzavano la ripartizione degli effetti della valorizzazione con il Comune di

riferimento hanno avuto successo. È auspicabile che alcuni Enti locali, se non tutti, riescano a mettere in

moto procedure che porteranno i beni oggetto di trasferimento verso la destinazione ottimale sia sul piano

sociale che su quello economico fi nanziario. Dal punto di vista dell'assistenza legale, sia al privato sia agli

operatori pubblici, che deriverà dalla nuova normativa è da sottolineare che la valorizzazione del patrimonio

pubblico è una attività correlata direttamente all'urbanistica, alla produzione di energia alternativa, alle

locazioni, agli appalti, all'M&a, alla pianifi cazione fi scale. Sarà infatti essenziale una assistenza specializzata

ma necessariamente interattiva con tutte le branche del diritto interessate in tali processi. Solo operando in

modo integrato, a fi anco dei progettisti e degli economisti, è possibile immaginare un programma che, nella

distinzione dei ruoli di ciascuno, consenta di attingere alle risorse pubbliche e private per una riqualifi cazione

urbana che sia ad un tempo sostenibile ed attraente per gli investitori. A titolo esemplifi cativo, per chiarire

questo concetto, si potrebbe pensare al caso della progettazione urbanistica e edilizia di un pezzo di città che

dovrebbe essere sotto il controllo della pubblica amministrazione, la quale però non è dotata dei capitali per

affrontare tale spesa. I privati in questo caso, non avendo certezze sui tempi, alle volte biblici, dei processi

decisionali degli enti locali, non investirebbero se non a valle del procedimento di trasformazione urbanistica.

In questo gioco entrerebbero così in campo la disciplina delle procedure di evidenza pubblica (gare), i

contratti di progettazione, lo studio della struttura societaria o dei fondi immobiliari preposti allo sviluppo, la

disciplina dei contratti, preliminari e/o defi nitivi, di locazione e di compravendita anche di cosa futura. Tutto

ciò comporterebbe la necessità di una approfondita conoscenza della materia dei fondi immobiliari e quella

della pianificazione territoriale anche a livello locale (regionale, provinciale e comunale). Da ultimo una buona

programmazione dell'intervento non potrebbe prescindere dalla disciplina del risparmio energetico e della

qualifi cazione o riqualifi cazione ambientale. La soluzione che potrebbe essere prospettata potrebbe essere

quella di una società di trasformazione urbana a partecipazione pubblica che stipuli un contratto con un

gruppo privato (selezionato con una procedura competitiva). In tale accordo il privato s'impegnerebbe a

fornire alla Stu i mezzi finanziari per progettare gli interventi. La Stu a sua volta s'impegnerebbe a conferire in

un fondo di sviluppo, gestito dal privato, tutti gli immobili, aree e/o edifi ci, suscettibili, al termine della fase

progettuale, di utilizzazione commerciale privata. Il privato avrebbe così il ritorno del proprio investimento e

una rendita gestionale di lunga durata. Tutto ciò implicherebbe ovviamente mille dettagli da mettere a fuoco,

quali: classi di quote del fondo, commissioni di gestione, collocamento nel mercato delle quote del fondo,

pluralità degli investitori nel fondo, livello di indebitamento, richiedendo dunque un'assistenza legale integrata

e molto articolata che solamente i grandi studi possono mettere a disposizione. Il federalismo demaniale

rappresenta quindi una importante occasione per gli studi legali che dovranno organizzarsi per poter fornire

risposte complesse sia al privato sia alle società partecipate dagli operatori pubblici. Rimane comunque

doveroso ricordare che a monte di queste enormi possibilità non mancano anche i lati negativi della

normativa quali il mancato coordinamento con la normativa sulle procedure, la mancata semplifi cazione dei

nulla osta delle troppe autorità che intervengono nel processo di valorizzazione e talvolta l'incertezza del

diritto nel nostro Paese che può allontanare gli investitori internazionali. * partner NCTM Studio Legale

Associato

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INTERVISTA integrazione dei sistemi già esistenti. fisco morbido per chi assume giovani, meno irap per legreen tech, dematerializzazione in pa e nelle imprese il capo di ibm italia, nicola ciniero, ha idee precise peragevolare lo sviluppo Un patto ad alta tecnologia Gabriele Capolino Per essere il capo di Ibm in Italia, ha un curriculum insolito. Ben sette società cambiate in 31 anni di attività,

prima di approdare in Ibm Italia nel 2008 prima come general manager sales e, dal maggio 2009, come

amministratore delegato e direttore generale. A Nicola Ciniero, 54 anni, milanese ma di origini pugliesi, il

cambiamento non fa paura. Del resto, abituato a correre con le auto d'epoca di cui è anche collezionista, i

rischi sa calcolarli. Dalla tolda di Segrate, Ciniero in questa intervista a Milano Finanza fa il punto sulla sua

esperienza al vertice di una multinazionale che non sembra conoscere crisi, e sui passi che il sistema Italia

dovrebbe compiere per uscire dal declino. Domanda. Ibm è un punto privilegiato per capire come stia girando

il mondo, sia per quello che fa sia per come cambia pelle. Qualè la situazione in questo momento? Risposta.

Penso basti vedere l'evoluzione del fatturato negli ultimi trimestri, in special modo dei paesi cosiddetti Brics

(Brasile, Russia, India, Cina, ndr), saliti tra aprile e giugno 2010 del 16% rispetto allo stesso periodo dell'anno

scorso. La crescita globale c'è, ma proviene da altre direzioni. In Europa resta l'evidenza non della

recessione, ma di una situazione di stallo. Soprattutto per i tempi più lunghi dell'assorbimento della bolla

immobiliare e delle sue conseguenze sui bilanci delle banche e delle famiglie. Se si guarda bene, in Europa

permane lo stato di convalescenza in Gran Bretagna e in Spagna. In Francia Sarkozy ha fatto all'inizio della

sua presidenza cose molto importanti nel ristabilire il giusto rapporto tra le parti sociali e questo aiuterà il

paese nell'accelerare la crescita. La Germania è ripartita anche se il conto della crescita, come nel caso della

riunificazione, finiranno per pagarlo in parte gli altri paesi europei. Nelle regioni che in Ibm chiamano Alps

(Svizzera & c., ndr), hanno mantenuto il franco basso per due anni e mezzo e ora stanno capitalizzando i

sacrifici fatti. D. Resta l'Italia... R. In Italia la bolla immobiliare ha fatto meno danni che altrove, merito anche

della differente mentalità. Ma per il resto si presenta come un'economia a molte velocità. Da una parte c'è il

ministero dello sviluppo economico senza un ministro da molti mesi e 300 mila lavoratori in cassa

integrazione straordinaria. Dall'altra un ministro dell'Economia che sopperisce con operazioni di grande

rilievo, come quelle di individuazione delle sacche di inefficienza fiscale degne di un paese fondatore della

Ue. D. E il presidente della Repubblica ricorda a tutte le parti politiche che sarebbe ora di occuparsi

dell'economia. R. È proprio quello il punto: il Paese è dilaniato da aspetti che nulla hanno a che vedere con

l'economia. Qui occorre un piano con una traiettoria a tre anni che innesti un ciclo virtuoso per la crescita, che

si basi su elementi precisi. D. Quali? R. In ordine: investimenti nell'integrazione delle tecnologie esistenti,

usando parte dei fondi strutturali a vantaggio delle infrastrutture digitali; defiscalizzazione di un 5% per chi

assume giovani come forza lavoro per la ricerca; diminuizione dell'Irap per quanti investono in green

technology; aggregazione a sistema delle aziende impegnate sulle frontiere più competitive, come per

esempio le nanotecnologie; dematerializzazione nella Pa e nelle imprese, con la definitiva adozione della

firma digitale. Quindi, i giovani: ho letto di recente che in Italia ci sono 900 mila ragazzi che non studiano e

non lavorano. Sono res nullius.È una cosa che fa pensare, quando poi vedi che nelle cucine dei ristoranti non

si parla più italiano o che nelle vendemmie trovi solo extracomunitari. Sono segnali deboli, d'accordo, ma non

è da qui che comincia il declino di una civiltà? D. È un problema che riguarda per lo più il Sud. R. È un fatto

che il Sud e alcune zone del Centro del Paese devono essere rese vivibili e funzionali. Sono una risorsa near

shore, indispensabile e da privilegiare. Io per metodo e per passione faccio in continuazioni colloqui con

candidati a entrare in Ibm. Vedo nelle persone che provengono dal Sud un senso di fedeltà e di appartenenza

all'azienda completamente diverso, unico. Nel Sud occorre crederci, e in Ibm lo dimostriamo con i nostri centri

di eccellenza a Bari, Napoli, Catania e Cagliari, senza dimenticare Roma che sviluppa per tutto il mondo i

software Tivoli. Se non iniziamo noi a fare impresa da queste parti, perché dovrebbero farlo gli altri? D.

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Hanno ragione gli imprenditori a lamentarsi dei banchieri che, da quando piove, hanno portato via l'ombrello

alle aziende, o i banchieri che ribattono dicendo che in Italia le imprese sono povere ma gli imprenditori sono

ricchi? R. In Italia lo sviluppo economico è sempre stato innescato da iniziative di matrice pubblica: basta

ricordare l'Iri di Beneduce o il piano Marshall del dopoguerra, fino a tutti gli incentivi della Cassa del

mezzogiorno. Anche per questo, il convento è stato sempre povero e i frati ricchi. Ora però le banche stanno

facendo una politica sul territorio molto più attenta di prima, si stanno rendendo conto dei dislivelli. Corrado

Passera ha detto di recente cose molto illuminanti al riguardo. D. Sergio Marchionne ha rilanciato la necessità

di una specie di patto sociale, in cui condividere impegni, responsabilità e sacrifici... R. Sono d'accordo. Ma

per farlo ci vogliono delle parti sociali forti, che siano in grado di tracciarne le linee guida. Vedo invece da una

parte un'associazione di categoria delle imprese un po' sballottata e che non rappresenta, almeno nel settore

Ict, tutta la realtà industriale. E dall'altra un sindacato in cerca di un'identità diversa, che forse non ha ancora

compreso che i lavoratori hanno un livello medio di preparazione molto più elevato che in passato e che non

possono essere più attori passivi del cambiamento. D. Ma se questa è la situazione, come si fa? R. Mi

permetto sommessamente di proporre un innesto più robusto in politica e nell'amministrazione pubblica di

donne e uomini che provengono dal mondo delle aziende. Sono indispensabili per un vero piano di rilancio.

D. In passato, innesti del genere non sempre hanno funzionato. Imprenditori e manager hanno uno stile di

direzione diverso dal commis de l'état. R. Dipende anche dal contesto e dalle regole entro cui devono

muoversi. In Italia ci sono troppe norme figlie dirette dello statuto albertino o del codice Rocco: non danno

certezze e non sono più adeguate. Ma le qualità di chi amministra restano cruciali: devo dare atto che agli

Interni, all'Economia e alla Pubblica istruzione ultimamente sono state fatte cose mai realizzate prima. Il

paese si deve muovere, perché quando si vuole le cose poi si fanno. D. L'informatica che ruolo gioca in tutto

ciò? R. È la direttrice dello sviluppo. È quella che abilita il processo di crescita. In Italia è il secondo datore di

lavoro. È un settore che si può esportare, anche perché il livello di complessità che c'è in Italia in alcuni campi

di applicazione dell'Ict non c'è altrove. Pensate all'ottimo lavoro fatto da Broggi alla Consip. Se potessi, quella

piattaforma l'adotterei anch'io per Ibm. Perché non renderla obbligatoria per tutti? Oppure pensiamo alla

firma digitale, e al gran risparmio di burocrazia che comporta, o ai superati problemi di standard tra le diverse

regioni, grazie all'impulso del ministro Brunetta. Perché si sviluppi l'informatica è cruciale anche l'età

anagrafica di chi deve prendere le decisioni. D. Che vuol dire? R. In Gran Bretagna o in Finlandia i ministri

hanno meno di 40 anni. Per loro l'informatica non è solo l'email. Sanno perfettamente come usare e come si

possono sfruttare i pc e gli smartphone. L'Italia è ancora agli ultimi posti per esempio nella trasmissione

elettronica delle fatture! D. Smarter planet è stato lo slogan con cui Ibm ha portato all'attenzione di tutti

tecnologie già disponibili che possono migliorare drasticamente la vita di tutti i giorni. A tre anni dal lancio,

qual è il bilancio? R. Quello è un esempio di come la tecnologia possa inventare nuovi mestieri e nuove

professioni, sviluppando sistemi che possono controllare, identificare, regolare l'utilizzo delle risorse,

alleviando problemi atavici come il traffico o l'inquinamento e basandosi il più delle volte su infrastrutture già

esistenti ma che non sono state messe in rete. Smarter Planet ha prodotto uno straordinario risultato per Ibm,

tanto che il presidente Obama ha sentito anche Sam Palmisano (il ceo di Ibm, ndr) quando si è trattato di

rilanciare l'economia americana. In Italia stiamo realizzando molti progetti con i comuni di Parma, Firenze,

Salerno, Pisa, Trento, Bolzano, Verona, su temi legati alla sicurezza, al traffico. E anche lì ho constatato

quanti giovani amministratori locali in gamba e con voglia di fare ci siano. D. Avete presentato nuove

soluzioni per un caposaldo del made in Italy, la filiera della moda e del lusso. R. Un altro esempio di

tecnologia sviluppata in Italia a beneficio del resto del mondo Ibm. Abbiamo sviluppato un corner tecnologico

dedicato ai negozi di moda, con specchi elettronici che permettono di provare modelli diversi di montature di

occhiali senza indossarli fisicamente, sistemi che analizzano l'attenzione e il comportamento d'acquisto del

cliente, soluzioni che consigliano i migliori accostamenti tra un capo e gli accessori. D. Qual è il consiglio che

dà a un giovane studente, magari di informatica? R. Come dicevo, faccio spesso colloqui di lavoro e trovo

che i giovani oggi siano molto diversi da come li descrive la vulgata. Le famiglie stanno lavorando bene: sono

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aperti, senza paure, non abbassano lo sguardo e fanno domande che ai tempi miei non mi sarei sognato di

fare.A loro dico: abbiate sempre lo stesso entusiasmo di quando ci si è iscritti all'università. La vita

professionale è fatta di alti e bassi, non bisogna avere paura del cambiamento. (riproduzione riservata)

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UNIVERSITA

40 articoli

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La ricerca I dati sulle prove d'ingresso. «Andrebbero unificate per tutta Italia» Università , chi passa i test si laurea prima e trova lavoro Il dossier: meno abbandoni nelle facoltà a numero chiuso I tempi A Medicina l'81,5% si laurea nei tempiprevisti dal corso, contro una media nazionale del 37,2 Gli studi La media di chi lascia scende fino al 4% neicorsi a numero chiuso, contro il 30-40% del dato nazionale Paolo Foschi ROMA - «Certo, chiedere "Chi ha vinto miss Italia nel 1992?" in una selezione per accedere alla facoltà di

medicina può sembrare una bizzarria e probabilmente lo è anche. Ma i singoli errori nell'uso dello strumento

non possono delegittimarne l'uso corretto».

A difendere i test per l'ingresso all'università che in questi giorni sono finiti sotto accusa da parte di studenti,

professori e persino del ministero che addirittura annuncia alcuni cambiamenti per l'anno prossimo, è Alberto

Sironi, amministratore delegato della Alpha Test, società che da vent'anni si occupa - fra le varie attività - di

preparare gli studenti alle prove di accesso alle facoltà a numero chiuso: «È chiaro che essendo un operatore

del settore sono anche parte in causa e in qualche maniera interessato, però non espongo convinzioni

personali basate sul nulla, ma dati».

E i dati sono stati raccolti in un dossier: nelle facoltà in cui è prevista una prova di selezione per l'accesso ai

corsi di laurea non solo il tasso di abbandono (cioè la percentuale che misura chi lascia l'università prima di

finire) scende fino al 4 per cento (dai casi limite del 30-40 per cento nel caso di accesso libero). Ma quanto

più è alto il punteggio al test di ingresso, tanto più è breve il tempo di conseguimento della laurea; e il tasso di

occupazione dopo la tesi è maggiore rispetto alle facoltà senza selezione. Tradotto in cifre: nei corsi dell'area

medica, per esempio, gli studenti che si sono laureano nei tempi previsti dal corso di laurea sono l'81,5 per

cento contro un dato medio nazionale pari a circa il 37,2 per cento.

Una situazione che secondo Alpha Test è determinata da vari fattori: prima di tutto si tratta di studenti più

motivati, perché per superare il test di ingresso devono comunque studiare; poi il fatto di aver già effettuato

una selezione prima dell'inizio del corso di laurea, evita l'imbuto che possono trovare i laureati di facoltà come

giurisprudenza o lettere quando vanno a cercare lavoro.

Anche se contestati per i loro contenuti, alcuni vantaggi della selezione attraverso i test, invece che con i più

tradizionali metodi del colloquio o del curriculum, sono riconosciuti da tutti: non c'è, ad esempio, quella

discrezionalità nella valutazione che invece inficia gli esami classici come quello di maturità. E non solo: il

sistema è rapidissimo perché il controllo è automatico e non possono esserci favoritismi. Infine è un sistema

economico che permette di valutare in poche ore decine di migliaia di persone.

I test d'ingresso hanno ovviamente anche dei limiti. Il peso delle materie e delle domande va aggiornato in

continuazione, sulla base di statistiche serie e rigorose perché è necessario vedere come cambia il

rendimento all'università e la capacità di inserimento dopo la laurea sulla base del tipo differente di test di

ingresso effettuato. E, secondo il dossier, per migliorare ulteriormente lo strumento si potrebbe pensare a test

unificati in tutta Italia, per permettere poi a chi li passa di scegliere sulla base della graduatoria finale a quale

università iscriversi.

RIPRODUZIONE RISERVATA

04/09/2010 27Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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Innovazione. Al via Formula Sae Italia: in gara 50 auto progettate dagli studenti di tutto il mondo L' università scende in pista a Varano BOLIDI FATTI IN CASA Per i team italiani un budget medio intorno ai 20mila euro per realizzare modelli da200 chilometri all'ora Marco Ferrando

VARANO (Parma). Dal nostro inviato

Mille studenti da tutto il mondo, cinquanta monoposto, i massimi esperti di auto in Italia. Per capire dove va il

mondo delle quattro ruote, o più semplicemente per conoscere chi ne sarà protagonista nei prossimi

vent'anni, nei panni del manager o dell'ingegnere, basta fare un salto sulla pista di Varano.

Tra i colli dov'è nato e cresciuto il mito Dallara, da ieri fino a lunedì fa tappa in Italia il circuito Formula Sae,

campionato mondiale delle auto concepite e realizzate in università. Una marea di tedeschi, più di cento

italiani, qualche austriaco, un drappello di indiani e greci, quasi tutti a campeggiare a due passi dal circuito.

Ma guai a fermarsi all'aspetto romantico da Woodstock degli ingegneri: in pista, fino a lunedì, ci sono bolidi

da 200 chilometri all'ora che toccano i 100 in meno di quattro secondi, studiati sui banchi dell'università e

costruiti un componente alla volta, di solito nel tempo libero, spesso nel cuore della notte; come nel caso

della 28/10/RR dell'Università di Firenze, in forse fino all'ultimo perché giovedì ha rotto la sospensione

anteriore destra: «Una notte in bianco e le abbiamo sostituite tutte e quattro», dice orgoglioso il team leader,

Andrea Massini. Idem per i romani della Sapienza, con la loro «Gajarda» nata in otto mesi da un foglio di

carta e costruita pezzo per pezzo all'ombra del Colosseo, «più col buio che alla luce», sorride Andrea

Giovannini.

A sancire il vincitore sarà una lista sterminata di requisiti tecnici da osservare senza deroghe, paletti

strettissimi per non cedere a compromessi sul versante della sicurezza e un plotone di verificatori tecnici:

soltanto chi saprà dimostrare che la propria auto accompagna soluzioni tecniche altamente performanti un

business plan credibile potrà puntare al podio, dopo essersi confrontato tra i birilli, in frenata, nella prova di

endurance e davanti alle slide che sintetizzano costi e ricavi di un eventuale produzione di serie.

Qui a vincere non è l'auto più veloce, ma quella perfetta. In pratica, «chi sa fare il massimo con il minimo»,

dice Paolo Coeli, direttore di gara per hobby e responsabile prodotto di Elasis (Fiat) nella vita. Insieme con

l'imprenditore torinese Giacomo Danisi e Paolo Citti dell'Università di Firenze, sono loro ad aver importato nel

2005 una formula nata in America negli anni '80. L'evento è organizzato dall'Ata, l'associazione tecnica

dell'auto, e tra i maggiori sostenitori c'è Dallara, che qui non si limita a fare gli onori di casa: «La gara è una

fonte inesauribile di idee - dice Gian Paolo Dallara -. Queste auto rappresentano uno stimolo importantissimo

in termini di discontinuità: i ragazzi sono capaci di individuare soluzioni coraggiose, a cui nessuno avrebbe

mai pensato semplicemente per abitudine». Non a caso la stessa Dallara da qualche anno a questa parte è

nel paddock della Formula Sae che recluta i suoi giovani: «Chi viene qui non solo ha le competenze, ma

anche una straordinaria passione», racconta l'ad di Dallara, Andrea Pontremoli: «Adesso sono con noi i team

leader delle ultime squadre di Parma, Cagliari, Messina, Graz».

Proprio Graz è tra le favorite della quattro giorni insieme con i tedeschi, squadre che ben poco hanno da

invidiare alla Formula uno con i loro budget a cinque zeri. E gli italiani? Da bravi universitari, fanno quel che

possono, si pagano le trasferte, viaggiano in pochi, non sprecano neanche un centesimo perché a

disposizione, di solito, ci sono appena 20-30mila euro all'anno. Un po' meglio se la passa il Politecnico di

Torino, che ha intorno una nutrita schiera di sponsor tecnici e quest'anno ha ricevuto 70mila euro dal suo

ateneo; non a caso è il favorito tra gli italiani: «Preferiamo non sbilanciarci», mettono le mani avanti Dario

Donetti e Giorgio Scalici. «Però puntiamo a una medaglia, è vero. Più d'argento che di bronzo».

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© RIPRODUZIONE RISERVATA In gara. La monoposto realizzata dalla squadra corse del Politecnico di

Torino (in alto a sinistra) , tra le favorite della gara insieme con quella dell'University of technology di Graz (in

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alto). Budget più limitato ma esperienza di vecchia data per l'Università

di Firenze, (a fianco) il primo ateneo italiano a prendere parte,

nel 2005 a Silverstone,

a una gara del circuito Formula Sae. (foto Fausto Di Sciullo)

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Extracomunitari. Meno immatricolazioni dei posti riservati agli stranieri Università , con il test d'italiano è partita l'odissea per il visto Leonard Berberi

C'è anche una coppia albanese fresca di fidanzamento ufficiale a fare il test di conoscenza della lingua

italiana. Un passaggio obbligatorio per gli studenti extracomunitari che vogliono iscriversi nelle nostre

università. Lei si chiama Izuela Stafa e ha 18 anni. Lui è Entjol Osmani e ha un anno in più. Entrambi di

Tirana, si sono promessi amore eterno in Albania e hanno deciso di proseguire insieme anche nella vita

accademica. Vorrebbero iscriversi a un corso economico all'università Bicocca di Milano, ma prima - dicono -

«dobbiamo risolvere un bel po' di cose». Per esempio: trovare un alloggio e capire le scadenze

amministrative. Soprattutto: districarsi nella burocrazia italiana. Che tra visti, certificati e permessi di

soggiorno per motivi di studio rischia di trasformare l'immatricolazione in una corsa a ostacoli lunga

settimane.

«Non ho ancora capito bene cosa devo fare per chiedere il permesso», continua Entjol. Anche Zineida

Surric, moldava di Chisinau di 23 anni, chiede lumi su quello che deve fare ora che ha passato il test (lettura

di un articolo di giornale, domande di comprensione e sulla Costituzione). «Mi piacerebbe iscrivermi al corso

di laurea in Comunicazione e società a Milano - dice -. Ma mi hanno consigliato tutti di risolvere prima la

questione del permesso, poi di dedicarmi all'università».

«Le informazioni su cosa fare e dove rivolgersi per chiedere il permesso di soggiorno per motivi di studio non

sono sempre tempestive e nemmeno chiare», dice Blerina Kushta, una ragazza albanese fresca di laurea

che ha passato gli ultimi anni a dare una mano agli studenti stranieri. Attraverso l'associazione "New Age"

(dove Age sta per Albanian Generation Era) e insieme ad altri stranieri, fornisce le indicazioni dettagliate ai

nuovi arrivati. A partire da quella più importante: per il permesso bisogna recarsi in un ufficio postale e

compilare la domanda. Una procedura che il professore Marino Regini, prorettore dell'Università Statale di

Milano con delega all'internazionalizzazione, non esita a criticare. «Non è possibile che chi viene a studiare

qui da noi si ritrova ad essere messo sullo stesso piano di altre categorie di stranieri - spiega -. È anche per

questo motivo che il nostro sistema accademico è tra i meno appetibili al mondo».

Tradotto in numeri: lo scorso anno accademico si sono immatricolati 12.890 cittadini con passaporto non

italiano. Ma solo 3.851 avevano una residenza all'estero. Il resto apparteneva alla seconda generazioni di

immigrati o veniva dai paesi Ue. Quest'anno, 82 atenei hanno messo a disposizione 42.562 posti destinati

agli studenti stranieri sia nelle lauree triennali che in quelle magistrali. Un numero che i docenti ritengono fin

troppo alto rispetto alla domanda reale.

«La lingua italiana è poco spendibile sul mercato globale, per questo si iscrivono pochi stranieri - spiega

Franco Donzelli, docente di Economia politica alla Statale di Milano -. Ma se a questo handicap aggiungiamo

le lungaggini burocratiche della nostra pubblica amministrazione, rischiamo di perdere anche quei pochi

stranieri». Per questo, il professore ha dato il via due anni fa a Economics and Political Science, un corso di

laurea specialistica tutto in inglese. «I risultati sono incoraggianti - racconta -. Ci sono decine di studenti

extracomunitari che vogliono iscriversi». Ma i problemi restano gli stessi: «Difficoltà a reperire informazioni

attraverso i nostri consolati, poca informazione sui corsi di laurea e un sistema di accoglienza universitaria

che da noi è molto scarsa». Senza parlare delle prove di ammissione. «Non ha senso costringere il candidato

uzbeko o cinese a pagare un biglietto aereo per venire da noi a sostenere, per esempio, il test di lingua -

prosegue il professore -. Sono spese inutili. La selezione si può fare benissimo anche via Skype». E poi

«bisognerebbe snellire anche l'iter per l'immatricolazione degli stranieri».

«Le politiche migratorie del nostro paese così come sono non vanno bene per chi viene a studiare qui -

aggiunge il professore Regini -. Ha ragione Confindustria quando propone percorsi facilitati per chi vuole

investire da noi il suo capitale umano». Secondo il prorettore un modo per velocizzare il rilascio del permesso

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di soggiorno per motivi di studio ci sarebbe: «Si potrebbero aprire degli uffici della questura all'interno delle

università italiane. Almeno facciamo risparmiare ai ragazzi extracomunitari mesi di inutile burocrazia».

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IN ATENEO42.562

Posti riservati a stranieri

La facoltà di Ingegneria è quella che mette a disposizione la quota maggiore (7.551 posti). Seguono

Economia (7.214) e Scienze matematiche, fisiche e naturali (5.520)

12.890

Le immatricolazioni 2009

Di questi solo 3.851 avevano una residenza fuori dal territorio nazionale. La parte restante risiedeva già in

Italia e apparteneva alla cosiddetta seconda generazione di immigrati

5.882

I laureati 2009

Quasi un quarto di questi ha studiato in Lombardia. A livello di nazionalità, gli albanesi sono quelli con il

numero di laureati più alto. Seguiti dai romeni e dai cinesi

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Avviare un'attività. Dagli atenei un sostegno non solo finanziario per chi vuole creare aziende innovative In università a lezione di start up Progetti legati soprattutto a ingegneria, architettura e nuove tecnologie A CURA DI

Eleonora Della Ratta

Per aiutare i giovani a realizzare le proprie idee le università mettono a disposizione un sostegno di

avviamento delle nuove start up. L'obiettivo è di incentivare la nascita di imprese innovative che mettano a

frutto i risultati della ricerca, favorendo così anche la creazione di nuovi posti di lavoro. Nascono così gli

incubatori di start up che possono avere dagli atenei un finanziamento, ma anche l'appoggio di consulenti,

supporto manageriale, servizi di assistenza tecnica o commerciale e laboratori. Gli studenti e i neo laureati

che vogliono avviare un'impresa possono presentare domanda presso il proprio ateneo: le università, spesso

in collaborazione con le Camere di commercio o gli enti locali, pubblicano ogni anno un bando dedicato alle

start up e selezionano le domande in base alla fattibilità del business plan che viene presentato. Una

possibilità che viene data a tutti i settori, ma che vede la realizzazione soprattutto di progetti legati

all'ingegneria, all'architettura e alle nuove tecnologie.

Uno dei primi atenei a creare un sostegno per le start-up di giovani neolaureati è stato il Politecnico di

Milano, che già nel 2000 ha creato l'Acceleratore d'impresa: oggi nelle tre sedi di Milano, Como e Lecco

sostiene 18 imprese in fase di avvio che operano in diversi ambiti, dall'Ict alla bioingegneria, dal design alle

clean technologies che offrono innovazioni per i problemi energetici e ambientali. Il Politecnico, insieme alle

altre università lombarde (Università degli Studi di Milano, Università Cattolica di Milano, Università degli

Studi di Bergamo, Università Liuc, Università degli Studi dellìInsubria), ogni anno organizza una gara per gli

studenti, laureati e dottorandi, che vogliono creare una start-up innovativa: fino al 12 settembre è possibile

partecipare al bando (www.startcupml.net) presentando il proprio business plan.

Anche le università di Bologna e di Modena puntano sulle tecnologie innovative: fino al 20 settembre è

possibile presentare la domanda (per la redazione del business plan c'è tempo fino al 27 settembre) per

vincere un contributo di 5mila euro a fondo perduto ed essere selezionati per partecipare alla start cup

nazionale. Possono partecipare sia singoli che gruppi di studenti e neolaureati, ma è requisito necessario

avere un'idea che impieghi tecnologie innovative. In Piemonte l'Università di Torino e il Politecnico offrono un

contributo di 3mila euro per la costituzione di una società e altri 3mila per ogni soggetto che ne faccia parte

(fino a un massimo di cinque soci): per accedere ai servizi si deve essere iscritti all'ateneo o aver conseguito

il titolo (laurea o dottorato) da meno di due anni. Oltre al contributo finanziario viene offerto un servizio di

tutoraggio per la pianificazione finanziaria e commerciale del progetto.

È allargato anche a docenti e ricercatori il bando dell'Università di Messina (www.careci.it), che si è appena

chiuso. Contributi fino ai 12mila euro vengono erogati dall'Università di Palermo (www.startcuppalermo.it) alle

tre migliori idee imprenditoriali che gli iscritti al bando possono presentare entro il 3 ottobre: possono

partecipare studenti, dottorandi e ricercatori anche in gruppi, purché almeno un rappresentante sia residente

in Sicilia. Dodici mesi di tempo è anche il limite dato dall'Università del Molise (http://ilo.unimol.it) ai giovani

che vincono il bando per dare avvio concretamente al proprio progetto: l'università mette a disposizione sia

una sede che i propri consulenti per un'analisi di fattibilità finanziaria.

La difficoltà maggiore, infatti, sembra essere soprattutto la pianificazione concreta degli investimenti: per

questo le università di Padova, Verona e Ca' Foscari a Venezia richiedono ai partecipanti un piano molto

dettagliato, dove sia indicato il piano strategico operativo e di marketing, il fabbisogno finanziario dell'impresa

e un piano economico proiettato su tre anni.

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I bandi aperti

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per la tabella fare riferimento al pdf

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Associazione incubatori. Già nate più di 300 imprese Un premio valorizza le migliori idee Le forme di sostegno all'avvio di un'impresa si dipanano con modalità diverse a seconda degli atenei,

dall'aiuto finanziario alla disponibilità di laboratori e consulenti. I progetti di sostegno nascono anche dalla

collaborazione tra gli atenei di una stessa regione e si rivolgono, in genere, a ragazzi laureati da meno di due

anni, ricercatori o dottorandi. Fondamentale per avere un contributo è presentare un piano di fattibilità e

avviare la propria attività entro un termine stabilito, in genere un anno. Spesso l'ateneo coinvolge il progetto

in un incubatore d'impresa dove vengono messi a disposizione dei neoimprenditori attrezzature e strutture

condivise, affiancate a volte anche da servizi di formazione.

Le migliori idee imprenditoriali dei giovani studenti o neolaureati vengono poi selezionate ogni anno anche a

livello nazionale. Il Premio nazionale per l'innovazione, gestito dall'Associazione incubatori universitari,

seleziona le migliori start up tra quelle che hanno partecipato a uno dei bandi degli atenei aderenti al Pni o

che hanno usufruito dei servizi degli incubatori delle università. Un modo per valutare e valorizzare le società

che sono nate grazie al sostegno degli atenei: alla società vincitrice andrà sia un premio di 5mila euro, sia un

percorso di formazione, per sei mesi, nella Silicon Valley.

Quest'anno la selezione è avvenuta tra le imprese nate nel 2006: i progetti analizzati dalla commissione

sono stati 65, presentati da 49 università aderenti al Pin.

Tra le dieci finaliste il miglior risultato è stato raggiunto dalla Genefinity srl, un'azienda nata all'interno dell'

Università di Trento e specializzata nella creazione di film sottili in settori tecnologicamente avanzati, come

quello dei biosensori o dei sistemi fotovoltaici. L'impresa è nata da un'idea di cinque ragazzi laureati in

ingegneria, che quattro anni fa hanno vinto il bando dell'Università di Trento per il sostegno alle start up.

Delle 306 imprese che, dal 2003 a oggi, sono nate con il contributo delle università aderenti al Pni, il 27% è

specializzato nell'It e hanno registrato ben 141 brevetti.

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Formazione. A Napoli Master per gestire patrimoni sottratti alle mafie PER LAUREATI UNDER 35 Il corso dell' Università Suor Orsola Benincasa si svolge in collaborazione con«Libera» ed è sostenuto dalla Fondazione per il Sud Lucilla Vazza

Nasce a Napoli il master post lauream in gestione del patrimonio sottratto alle mafie. L'iniziativa, a costo zero

per i partecipanti, è dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e viene realizzata in collaborazione con

l'associazione Libera e con il sostegno economico della Fondazione per il Sud. Un nuovo passo in questo

specifico ambito dopo l'annuncio (si veda Il Sole 24 Ore dello scorso 28 luglio) dell'istituzione - all'Università

di Palermo - di un corso di alta formazione in materia, rivolto a professionisti e destinato a creare manager

specializzati nell'amministrazione di beni sequestrati.

Nel capoluogo campano giovani laureati meridionali sono chiamati a confrontarsi con gli strumenti pratici per

gestire quei terreni, quegli appartamenti e immobili di ogni genere che ogni anno vengono sottratti ai clan per

essere destinati ad attività di sviluppo locale. La prima edizione del master è aperta a 20 neolaureati (laurea

triennale, diploma universitario o laurea quadriennale) di età inferiore ai 35 anni, residenti nelle regioni del

Sud.

Si cerca di formare un team di persone in grado di sviluppare con competenza, e anche creatività, beni che

rischiano di rimanere abbandonati. In questo modo è possibile fare fronte comune contro le mafie attraverso

la formazione. Negli ultimi due anni sono stati sequestrati 20.439 possedimenti mafiosi e confiscati 4.768 beni

per un valore di 2.066 milioni di euro. Numeri da capogiro, che hanno bisogno di una gestione efficiente e di

procedure di affidamento più snelle da parte dello Stato affinché questi patrimoni non restino inutilizzati.

Il termine di presentazione delle domande di ammissione è il 7 ottobre 2010 (il modulo per la domanda di

ammissione è scaricabile online: www.unisob.na.it/universita/dopolaurea/master/). Il master, dopo una prima

fase di formazione d'aula, prevede la realizzazione di project work e stage presso istituzioni, agenzie

pubbliche e sedi dei beni confiscati in Campania.

Il corso rappresenta una delle sei "iniziative esemplari" per il contrasto alla fuga dei cervelli, sostenute dalla

Fondazione per il Sud, attraverso l'invito «Sviluppo del capitale umano di eccellenza» rivolto agli atenei

meridionali. L'obiettivo generale è trattenere i giovani talenti attraverso la messa in rete delle migliori risorse

ed energie del territorio.

Complessivamente, il sostegno della Fondazione per il Sud ai sei progetti formativi è di circa 2,1 milioni di

euro. Alla proposta appena illustrata si affianca, per fare un esempio, il progetto "So.S. Scampia", dove la

sigla So.S. sta per "Solidarietà e Sviluppo". L'iniziativa prevede la combinazione di una serie di azioni

educative, formative e di inserimento lavorativo attraverso l'istituzione di dieci borse di studio del valore di

2.500 euro, ognuna destinata a studenti meritevoli residenti a Scampia.

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Università Test a Odontoiatria: 1500 candidati per 54 ingressi in facoltà La sfida dei futuri dentisti uno su trenta ce la farà Lunedì in aula 843 aspiranti veterinari per 74 posti, martedì tocca ad Architettura È IL test più difficile. Solo uno su trenta ce la farà. Ma a molti studenti, che sono tornati in aula il giorno dopo

aver affrontato il quiz d'ingresso alla facoltà di Medicina, è sembrato più facile. Ieri era il turno degli aspiranti

dentisti. In mille si sono iscritti alla prova di accesso a Odontoiatria della Federico II. A Monte Sant'Angelo

sono arrivati in 890, l'11 per cento ha rinunciato. Comunque un esercito alla conquista di appena 30 posti.

«È la dimostrazione del vivo interesse per l'area sanitaria», dice il presidente della commissione Luca

Ramaglia. La selezione è stata più facile da gestire rispetto all'assalto di giovedì. Undici le sale del complesso

universitario utilizzate. «Mi sembra che le domande siano state più semplici rispetto a quelle del test di

Medicina», dice un ragazzo uscendo. Sensazione condivisa dagli altri studenti sui forum online dedicati al

quiz. Il confronto sulle risposte tra gli aspiranti dentisti è comunque serrato. Le domande di logica creano

come sempre forti dubbi, «come quella sul coraggio di pompieri e piloti», sorride Anna. Biologia e chimica

sono risultate meno ostiche rispetto al giorno prima. Tra i quesiti di cultura generale la fine del Fascismo, il

doping, la Breccia di Porta Pia. «Mi auguro che almeno uno dei due test sia andato bene», è la speranza di

Francesco.

Alla Mostra d'Oltremare, alla prova di accesso della Seconda università di Napoli i candidati sono invece 687

per 24 posti. Possibilità di entrare, in percentuale, molto vicina a quella dei colleghi dell'ateneo federiciano.

Più alta di uno scarso due per cento. Nel padiglione della Fiera che ha ospitato la selezione non si sono

presentati 69 iscritti. Nessuna irregolarità, la prova fila liscia.

Archiviati gli esami più delicati, il calendario di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso è ancora ricco.

Sfide dure.

Alla Federico II il 6 settembre in aula si presenteranno 843 aspiranti veterinari, i posti disponibili sono 74. Il

giorno dopo tocca agli aspiranti studenti del corso di Architettura e di Ingegneria edile. L'8 è la volta di

Professioni sanitarie, il 9 di Scienze del turismo, facoltà di Economia, e di Biotecnologie, il 10 di Scienze e

tecniche psicologiche mentre il 15 sono chiamati alla prova d'ingresso gli aspiranti farmacisti. Una curiosità. Il

9 settembre è anche il giorno della selezione per accedere al corso di laurea in Viticoltura ed enologia della

facoltà di Agraria: gli iscritti sono 93 per un corso riservato a 35 alunni.

Alla Sun la prova per gli aspiranti farmacisti è fissata per il 21 settembre, mentre due giorni dopo si terranno i

test per entrare a Biotecnologie. (luigi carbone) © RIPRODUZIONE RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ

www.istruzione.it www.csa.napoli.bdp.it

Foto: I test di Medicina

04/09/2010 3Pag. La Repubblica - Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)

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Università e Politecnico tutto il potere ai nuovi cda La rivoluzione "azzera" il Senato Sarà un gruppo non eletto di undici persone a prendere ogni decisione Iricercatori criticano l'atteggiamento ritenuto morbido dei due rettori OTTAVIA GIUSTETTI UNIVERSITÀ come aziende, con il potere fortemente accentrato al vertice e gestito dalle mani di pochissimi.

La struttura piramidale che si esaspera e relega il Senato accademico - da sempre organo decisionale per

eccellenza dell'ateneo - a poco più che un ritrovo ricorrente tra colleghi cui resta giusto la facoltà di discutere

e proporre qualche parere. Infine, un Consiglio di amministrazione, non eletto ma nominato secondo proposta

del rettore, e composto di soli undici membri (di cui almeno tre provenienti dall'esterno)a detenere

praticamente il potere di ogni delega. Questo diventeranno, a breve, l'Università di Torino e il Politecnico,

quando il ddl Gelmini sarà approvato in via definitiva, e di questo si è discusso alla festa del Pd nel dibattito al

quale hanno partecipato Marco Meloni, responsabile università Pd e Paola Poggi, docente all'Università di

Torino. La riforma è passata a fine luglio al Senato e ora torna alla Camera per l'approvazione definitiva

prevista entro la fine del 2010. Il Partito democratico ha pubblicamente dichiarato guerra al ddl Gelmini fin dai

tempi della prima presentazione della legge, ma la vera opposizione sembra arrivare in realtà dalla grande

mobilitazione dei ricercatori che da mesi raccolgono adesioni per una forma di protesta che minaccia di

paralizzare o quantomeno di compromettere seriamente il funzionamento dei due atenei torinesi già nelle

prossime settimane. Il Politecnico è stato costretto a rimandare l'apertura dell'anno accademico di oltre un

mese, mentre a Palazzo Nuovo si dovrà rinunciare a un buon numero di corsi di laurea per carenza di

docenti.

Molti ricercatori infatti per quest'anno accademico accetteranno solamente di insegnare per quel massimo di

ore cui il regolamento li obbligae abbandoneranno invece l'aula nelle ore facoltative. Nonostante Anna Maria

Poggi, durante il dibattito abbia ricordato il sostegno degli ordinari alla protesta dei ricercatori - che saranno

cancellati dalla legge Gelmini nel loro ruolo di docenti - la riforma sembra solleticare parecchio l'appetito di

coloro che già detengono posizioni di potere all'interno delle università. Tanto che dopo aver sottoscritto

qualche dichiarazione di solidarietà nei consigli di facoltà, in molti dipartimenti si sta ora rapidamente

provvedendo a rimpiazzare i ricercatori "infedeli" affidando la titolarità dei corsi a docenti esterni o a borsisti, e

alimentando così una subdola guerra tra poveri. In altri casi i ricercatori stessi vengono obbligati a sostenere

in aula un numero di ore, uguale a quello cui hanno rinunciato, per far fronte alle esercitazioni. La Crui, che è

la conferenza di tutti i rettori italiani, ha risposto con tale entusiasmo alle proposte di riforma del ministro, che

ha sollecitato già mesi fa, con una lettera, l'approvazione quanto mai rapida del Ddl. «Questo atteggiamento

fortemente corporativo dei rettori di tutta Italia non trova conferma qui a Torino - ha detto Marco Meloni - mi è

parso invece che Ezio Pelizzetti e Francesco Profumo siano fortemente scettici di fronte ai cambiamenti che

porterà questa riforma». Non abbastanza, rispondono i ricercatori, che avrebbero voluto prese di posizione

più forti di questi due atenei che, per ragioni diverse rappresentano l'élite delle università italiane, e che

avrebbero potuto schierarsi apertamente a fianco degli oppositori dando un segnale importante nel resto del

Paese.

I punti IL RETTORE Resta eletto dalle varie componenti dell'ateneo secondo lo statuto ma può essere

sfiduciato su proposta dei 3/4 dei senatori IL SENATO Avrà facoltà di formulare proposte e pareri (mai

vincolanti) in materia di didattica e di ricerca e di attivare o sopprimere corsi di laurea IL CDA Composto da

11 membri scelti su indicazione del rettore avrà almeno tre consiglieri esterni e potere su ogni decisione I

RICERCATORI Non esisteranno più. Al loro posto docenti con contratto a tempo. Alla fine se non

diventeranno associati saranno licenziati

Foto: AL VERTICE Ezio Pelizzetti (a sinistra) e Francesco Profumo guidano l'Ateneo e il Politecnico: sono

criticati dai ricercatori

05/09/2010 4Pag. La Repubblica - Torino(diffusione:556325, tiratura:710716)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 106

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CREATIVITÀ LE DOMANDE DI TUTELA NEL 2009 SONO STATE OLTRE 66 MILA Quanto costa brevettare una buona idea Nonostante la crisi, siamo sempre un popolo di inventori. In un anno di difficoltà economiche come il 2009

sono state presentate in Italia 66.460 domande di deposito di brevetti e marchi, con un incremento del 2,2%:

un andamento positivo, che va dall'1,7% del deposito di disegni al 2,1% dei marchi, al 2,4% delle invenzioni,

al 5,3% dei modelli di utilità. Un segnale di dinamismo del sistema e dei singoli cittadini. Un buon segno

anche per il battesimo del nuovo Codice della proprietà industriale, entrato in vigore quattro giorni fa. Ma

come si deve muovere chi vuole brevettare un'idea?

Come si fa

Le idee non sono brevettabili. Sono brevettabili dei congegni, dei supporti fisici, dei disegni, dei marchi, ma

non le pure idee che non siano state in qualche modo materializzate. Inoltre il Codice stabilisce norme contro

gli abusi e le contraffazioni e ribadisce la non brevettabilità del corpo umano, di invenzioni contrarie alla

dignità umana, di una semplice sequenza di Dna e di varietà vegetali e animali. Per brevettare e proteggere

un'idea, è consigliabile avvalersi di esperti piuttosto che seguire la strada del fai da te.

Le mosse

Il primo passo è informarsi sul mercato, per non dover scoprire che la nostra invenzione è già stata realizzata

da altri. Un utile supporto è la rete degli sportelli diffusi sul territorio presso Camere di commercio e Università

dei Pip e dei Patlib (Patent information point e Patent library), nati per la diffusione delle informazioni a livello

europeo. Presso questi uffici è disponibile personale che fornisce assistenza e la consultazione di banche

dati. L'altra mossa è visitare il sito dell'Ufficio italiano marchi e brevetti, presso il ministero dello Sviluppo, per

avere le prime risposte ai quesiti dell'aspirante Archimede (www.uibm.gov.it).

Quanto costa

Per registrare un brevetto in Italia e mantenerlo in vita si va da un minimo di 50 euro (sintesi telematica) fino a

600 euro per il riassunto cartaceo dell'idea oltre le 50 pagine. Per la tutela ogni anno oltre al quarto si pagano

dai 60 ai 650 euro sino al ventesimo, oltre il quale l'invenzione è libera. Vanno aggiunti gli utilizzi di consulenti

privati, che cambiano a seconda del progetto e ammontano almeno a 2-3 mila euro. Per la tutela a livello

mondiale di un paio d'anni è consigliabile seguire la procedura Pct (Patent cooperation treaty), depositando la

domanda presso la Wipo di Ginevra, l'organizzazione mondiale della proprietà intellettuale.

L'inventore dipendente

Molte invenzioni avvengono in imprese e università, che si accollano i costi. Mentre nel settore pubblico e

nelle università in Italia l'inventore-ricercatore può registrare l'invenzione a titolo personale, avvalendosi di

beni e conoscenze frutto anche di altri, nelle aziende private l'invenzione è di proprietà aziendale e il

dipendente può ottenere un riconoscimento e un equo compenso.

Le aree creative

I Paesi più inventivi sono Stati Uniti, Giappone, Germania e Corea. In Italia le regioni più creative sono

Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte.

06/09/2010 28Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 107

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Intervista/2 Casoli: "Ma il governo sta lavorando bene" MODELLO DA SEGUIRE «Possiamo fare come i tedeschi con ricerca, università e imprese» LUIGI GRASSIA TORINO Anche Francesco Casoli, come Illy, è imprenditore (presidente di Elica, cappe da cucina) e politico, però

essendo schierato su un fronte diverso (è senatore del Pdl) sottolinea in positivo un altro passo dell'intervista

della Marcegaglia: «La presidente di Confindustria fa il suo mestiere e fa bene a pungolare il governo, ma

dice anche che il governo deve andare avanti. Certo nessuno ha la bacchetta magica, non ce l'ha neanche

Barack Obama in America, ma mi pare che da parte di Emma Marcegaglia ci sia un riconoscimento di quello

che di buono si sta facendo». re il meglio del modello tedesco. A che punto siamo? «Per il lavoro, l'industria e

la crescita abbiamo fatto passi importanti. La prima cosa che mi chiedono i miei colleghi imprenditori è che mi

impegni per l'università e la ricerca, e questo faccio ogni giorno. La Germania sta capitalizzando anni di

investimenti nella ricerca di base, nella chimica, nelle energie alternative, nella produzione di brevetti.

Purtroppo in Italia abbiamo ancora università blasonate che continuano orgogliosamente a tenere nei cassetti

le idee degli studenti, perché pensano che tirarle fuori vorrebbe dire sporcarsi le mani. Ho trovato molta

ruggine fra il mondo dell'accademia e quello dell'industria e stiamo cercando di fluidificare, di spingere le

università a tirare fuori le idee dai cassetti». L'altra gamba del modello tedesco è la cooperazione fra capitale

e lavoro. «Alla Opel è stato fatto un accordo di riduzione del costo del lavoro ben al di là di quello che sta

provando a fare Fiat». Lei è d'accordo con l'appello di Marcegaglia per un patto sociale? È possibile con

relazioni sindacali così tese? «Adesso le porto il mio esempio personale. La mia impresa ha ricevuto il premio

di "Great Place to Work" come numero uno fra le imprese italiane in Italia (davanti a noi c'erano solo

Microsoft e Coca-Cola) e come numero dieci in Europa. Su un giornale locale un dirigente della Fiom Cgil mi

ha fatto i complimenti per lo stile con cui conduco le trattative. Io credo che si possa trovare la quadra

sedendosi a un tavolo e dicendosi le cose buone e le cose cattive».

06/09/2010 8Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 108

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DRIBBLARE IL NUMERO CHIUSO Università straniere, pubbliche e private, consentono un accesso"facilitato". Da Bucarest a Madrid Medicina senza test in Romania: novemila euro e passa la paura Molti studenti "espatriano" per saltare il quiz, poi tornano in Italia ALESSANDRA MIGLIOZZI ROMA - Ottanta domande in centoventi minuti. Funziona così la roulette russa dei corsi a numero chiuso per

le professioni sanitarie. Ma anche no. Nel senso che lo sbarramento si può dribblare. Se si hanno abbastanza

soldi da spendere e la voglia di imparare una lingua straniera come il rumeno o lo spagnolo, c'è la possibilità

di volare all'estero e di entrare in una facoltà che consente di ottenere un titolo spendibile in tutta Europa

senza doversi affidare al massacro dei quiz a crocette. Solo nell'ultimo anno accademico nelle università di

Madrid pubbliche e private c'erano oltre 400 italiani che studiavano odontoiatria, la facoltà medica più

gettonata fra gli espatriati del numero chiuso. Ormai la presenza di nostri studenti negli indirizzi sanitari è tale

che ci sono istituzioni come la Uax, la Universidad Alfonso X El Sabio, ateneo privato di Madrid, che si sono

attrezzati con personale che parla italiano e un sito web scritto nella nostra lingua. Il test? È psicoattitudinale,

niente quizzone. Si parla con il personale di ateneo, si cerca di capire se il ragazzo è adatto alla professione

medica e si viene iscritti. Tre anni fa, ci spiegano dalla Uax, gli studenti italiani di odontoiatria erano 30, due

anni fa sono saliti a 100, l'anno scorso erano 300. Quest'anno il ministero ha messo un limite ai posti. La Uax

ne avrà 200, già si sa che la metà saranno italiani. «La maggior parte di quelli che vengono da noi - ci

raccontano sono figli di dentisti che hanno uno studio avviato e che vogliono avere la certezza di poter fare

questi studi. Ci sono quelli che hanno già provato più volte il test in Italia e sono stufi, e quelli che cominciano

a venire direttamente dopo il liceo». L'avventura spagnola costa, in un ateneo privato, poco meno di 16mila

euro all'anno. In questi giorni c'è un flusso ininterrotto di famiglie italiane che stanno visitando il campus. Il

titolo vale in tutta Europa come quello che si prende in alcuni atenei privati rumeni collegati con società di

servizi italiane che rispondono per lo più a telefoni cellulari chiamando i quali si scopre che, sostanzialmente,

l'ammissione si può comprare. Non che il test sia difficile. Anche in Romania non c'è lo stesso quiz italiano.

Ma ci sono società che dicono di poter garantire l'entrata in alcuni atenei con 6.000 euro di tariffa per il

servizio di documentazione e un corso di lingua intensivo. Il 50% si paga subito, l'altra metà dopo il test, ci

dicono mentre ci fingiamo interessati al servizio. E se non si passa? «Assolutamente non c'è questa

possibilità», assicurano, «abbiamo un protocollo di intesa con la facoltà da sette anni, abbiamo portato un

sacco di studenti, abbiamo canali privilegiati». La lingua? «Si impara in 3-5 mesi. E gli esami al primo

semestre si fanno al computer: se si prende un certo voto non serve fare l'orale». I posti per gli stranieri sono

150 nell'università proposta che non è lontana dall'aeroporto internazionale di Timisoara, città in cui operano

molti dentisti italiani. La tariffa per studiare è di 8-9mila euro all'anno di cui poco più di 3mila di iscrizione, il

resto sono divisi fra alloggio, aerei, vitto. E si riesce a lavorare in Italia: «Assolutamente sì», garantiscono,

confermando anche qui che molti figli di professionisti scelgono questa via per avere la sicurezza di poter

continuare sulla strada dei genitori. Ci viene poi spiegato che, una volta presa la residenza in Romania, si

può anche tentare il rientro in Italia occupando i posti liberi lasciati dagli stranieri e sostenendo una prova di

lingua italiana. «Questi fenomeni migratori ci sono noti - spiega Gianfranco Prada, presidente dell'Andi,

l'Associazione nazionale dei dentisti - Da una parte andrebbe rivisto il numero chiuso che è penalizzante e

non sempre seleziona i migliori. Dall'altra, però, bisognerebbe che a livello europeo si riuscisse ad avere una

normativa comune sugli accessi alle facoltà mediche. In Spagna stanno introducendo una maggiore

selezione, in Romania non so». Michele Bonetti, avvocato che segue le cause che l'Unione degli studenti fa

da anni contro il numero chiuso, lamenta: «Il numero chiuso danneggia il paese. Ne sono prova il

trasferimento dei nostri studenti all'estero e il trasferimento dei nostri professionisti in altri paesi come la Gran

Bretagna». Secondo i dati della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri,

negli albi ci sono 1.368 medici nati in Italia che hanno conseguito il titolo all'estero. I dentisti sono 189, ad

04/09/2010 9Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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oggi. Ma per formare queste figure ci vogliono 5-6 anni. I ragazzi che emigrano si iscriveranno fra qualche

tempo. «E' certo anche davanti a questi fenomeni - chiude Amedeo Bianco, presidente Fnomceo - che

bisognerà fare pressioni sull'Europa affinché tutti si adeguino a parametri comuni di programmazione dei

posti di queste facoltà».

GIANFRANCO PRADA, ASSOCIAZIONE DENTISTI

«Ci sono noti questi fenomeni migratori, bisogna trovare una normativa europea comune perl'accesso alle facoltà»Foto: In alto studenti italiani alle prese con i test. Nel tondo Timisoara, città romena in cui operano molti

dentisti italiani

04/09/2010 9Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 110

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«L' Università è una risorsa per il nostro territorio» di STEFANIA MANGIA «Cosa dobbiamo rispondere agli studenti delle superiori che ci chiedono se l'

Università di Civitavecchia ha un futuro o meno?», La domanda del professore Mauro Adamo (delegato per

l'orientamento universitario all'Itcg Baccelli) alimenta il dibattito aperto giorni fa sul futuro del polo

universitario. «In città da oltre dieci anni, l'università è una scommessa vinta dall'amministrazione comunale

di allora che, tra lo scetticismo di molti e mille difficoltà, riuscì a portare qui un polo, coinvolgendo La

Sapienza e La Tuscia. Giusta anche la scelta di puntare su economia ed ingegneria, corsi (secondo i dati

Istat ed Almalaurea) che avevano ed hanno alte percentuali di occupazione. Ingegneria della sicurezza è

stato, tra l'altro, il primo corso italiano attivato in un settore così delicato ed importante. Se aggiungiamo -

continua - tecniche erboristiche e scienze biologiche ad indirizzo marino sono ormai in totale qualche

centinaio gli studenti laureatisi in loco. Anche gli studenti delle superiori hanno tratto vantaggio dalla presenza

del polo: incontri di orientamento con i docenti universitari presso le scuole, accordi di collaborazione didattica

e lezioni magistrali. Ad esempio il Baccelli in collaborazione con ingegneria della sicurezza e i soldi della

Fondazione Cariciv ha realizzato tre corsi per coordinatori della sicurezza nei cantieri, che hanno formato

gratuitamente oltre 100 giovani diplomati geometri e periti del comprensorio. Ma va citato pure il Marconi che

in passato ha ospitato corsi e lo stesso Baccelli che accoglie tecniche erboristiche dallo scorso anno. Eppure

- conclude Adamo - per l'università poco o nulla è stato fatto negli ultimi anni: sedi improprie e inadeguate,

fondi esigui e tardivi, consorzi che chiudono e aprono... anche se non va dimenticata la Fondazione Cariciv,

che ha offerto la sede alla facoltà di economia e finanziamenti per la ricerca e borse di studio. E pur il

Comune che, per l'anno accademico in corso, ha previsto rimborsi spese ed interventi di tutoraggio per gli

studenti civitavecchiesi». RIPRODUZIONE RISERVATA

04/09/2010 33Pag. Il Messaggero -  civitavecchia(diffusione:210842, tiratura:295190)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 111

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Unitre, nuovi corsi: tutti pazzi per il Burraco di SELENIO CANESTRELLI L'Università della Terza Età di Perugia apre le iscrizioni ai nuovi corsi, ed è già

boom di preferenze. Gli studenti dai capelli grigi hanno fretta di iniziare, perché quest'anno le offerte

didattiche e le attività del tempo libero sono state incrementate ed ampliate, così l'offerta di nuovi seminari e

approfondimenti su materie di interesse generale, quali la Storia di Perugia e la sicurezza stradale, per fare

solo due esempi. Aperte le iscrizioni (fino al 22 ottobre) e già sono arrivate preferenze per la nuova proposta

per il tempo libero: il Burraco, il gioco di carte che sta appassionando un po' tutti si può imparare tra i banchi

dell'Unitre. «Voglio lanciare uno slogan - dice Rina Pesaresi De Angelis, presidente dell'Università perugina -

Le nostre attività allungano la vita, e grazie al rinnovato entusiasmo dei nostri docenti volontari, del personale

di segreteria e dei corsi siamo pronti ad aprire quest'anno con i migliori auspici. Per il prossimo anno

avremmo anche nuove aule offerte dall'Università degli studi di Perugia, rendendo sempre più fruibile i nostri

corsi e le nostre attività». Lo statuto dell'Unitre parla chiaramente. Le finalità principali sono quelle di educare,

formare, informare, fare prevenzione, nell'ottica di un'educazione permanente ricorrente e rinnovata di

invecchiamento attivo, e tra le altre cose, "aprirsi al sociale e al territorio, contribuendo alla promozione

culturale e sociale mediante l'attivazione di corsi e laboratori su argomenti specifici e la realizzazione di altre

attività predisponendo ed attuando iniziative concrete". Tra le materie di quest'anno spiccano l'Arabo,

l'Archeologia, l'armonizzazione corporea, l'attività motoria (che avrà inizio nel mese di settembre presso la

palestra Fortebraccio di pian di Massiano) e poi il ballo, il cinese, il giardinaggio, l'informatica, e come detto la

Letteratura italiana, le letture dantesche e così via. Corsi e attività saranno attivati anche presso la sede

didattica di Ponte San Giovanni, con attività, ad esempio, di educazione al movimento e terapie naturali,

moda, confezioni e ricamo, solfeggio cantato e altro ancora. I corsi avranno inizio il 18 ottobre e si

concluderanno il 31 maggio 2011, fatta eccezione per alcuni corsi che inizieranno prima. Corsi che si

terranno per le attività teoriche e linguistiche presso la Sede Didattico-Sociale dell'Università della Terza Età

"Casa dell' Associazionismo" in via della Viola, 1 e presso istituti scolastici cittadini, mentre per le attività

motorie verranno utilizzate alcune palestre cittadine. Iscrizioni già iniziate, quindi, con sconti per alcuni

categorie di persone. In alcuni casi la quota sarà versata dall'Unitre stessa. Infatti, gli ospiti delle case di

riposo, i portatori di handicap, gli immigrati dei Paesi in via di sviluppo e le persone con reddito familiare

mensile inferiore a 600 euro regolarmente documentato con copia della denuncia dei redditi, sono esonerati

dal concorso spese, su domanda indirizzata al presidente con allegata dichiarazione sostitutiva degli atti con

valore legale. Essi potranno partecipare a due corsi teorici. Le iscrizioni si raccolgono presso la segreteria

dell'Unitre di Perugia, in via Fonti Coperte, 38/h dalle 9 alle 12: dal 6 settembre fino al 22 ottobre, dalle 16 alle

ore 18. Orari validi per tutti i giorni feriali, escluso il sabato (telefono 075.34031). RIPRODUZIONE

RISERVATA

04/09/2010 35Pag. Il Messaggero -  umbria(diffusione:210842, tiratura:295190)

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«L' università deve guardare all'Europa» Si terrà domani alle 11,30 presso la sede della Fondazione Cariciv, la riunione del cda del Consorzio del Polo

universitario, convocata dallo presidente Marco Mancini, già rettore dell'Università della Tuscia di Viterbo.

Intanto il dibattito sulle prospettive del Polo registra un altro autorevole intervento, quello di Maria Chiara

Turci, preside del corso di laurea in consulenza aziendale della facoltà di economia dell'università La

Sapienza. «Premesso che in questi 10 anni di attività il bacino d'utenza del Polo è stato depresso anche dalla

"pubblicità" negativa legata a una presunta imminente chiusura - dice la Turci - posso portare la mia positiva

esperienza riguardo il fatto che la domanda dei ragazzi del territorio continua a esserci. Recentemente ho

incontrato due gruppi distinti di studenti formatisi autonomamente dal Polo che mi hanno detto come la

pensano a proposito di cosa si potrebbe fare in città per l'istruzione e la formazione dei giovani. Ebbene, uno

dei più importanti aspetti emersi è che le loro esigenze, che toccano un aspetti economici ma anche e

soprattutto tecnologici, vanno interpretate in un ambito più ampio, sovranazionale, europeo. In 10 anni, infatti,

l'orizzonte di attesa a cui si rivolge l'offerta universitaria locale è profondamente cambiato: è più consapevole

e guarda ad ambiti internazionali. Se di deve fare qualcosa per il Polo locale - continua - bisogna volare alto e

la stessa vocazione territoriale, fondamentale per lo sviluppo stesso del Polo, va interpretata a livello

internazionale. Ad esempio candidando Civitavecchia come potenziale concorrente del porto di Taranto, già

adocchiato dalla Cina come approdo ideale per le navi, collegato tramite rete ferroviaria ad Amsterdam.

Insomma - conclude la Turci - è necessario che si consolidi una volontà di vari operatori commerciali, in cui la

sola Enel non basta più. Per il Polo va pensato un nuovo progetto con ambizioni europee e vanno colmate le

difformità ora esistenti tra le potenzialità delle nuove leve e le strutture formative presenti in città». Ste.Man.

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05/09/2010 29Pag. Il Messaggero -  civitavecchia(diffusione:210842, tiratura:295190)

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L'EDITORIALE TRAVISATO Da «Avvenire» l'invito a tutelare gli studenti E il web si inventa la guerraCei-Gelmini Andrea Tornielli «Caos scuola, altolà dei vescovi: nessuno speculi sulla pelle dei ragazzi. Avvio dell'anno confuso e con

ombre. Dalla Gelmini partita personale e politica». «Preoccupato editoriale dell' Avvenire dopo le polemiche

seguite agli annunci del ministro e alle sue parole sui precari». Insomma un «duro monito» da parte della

Chiesa, questa volta indirizzato al ministro della Pubblica istruzione. I vescovi non sono soliti tacere sui

problemi del Paese e non mancano di far sentire la loro voce, anche in polemica con chi governa. Ma

l'interpretazione che ieri i siti web dei maggiori quotidiani hanno dato a un editoriale di Davide Rondoni

pubblicato da Avvenire , «non sta né in cielo né in terra», come ha spiegato lo stesso direttore del giornale

della Cei. Rondoni, parlando della ripresa dell'anno scolastico, ricordava che anche questa volta esso si

presenta in modo «confuso e non privo di ombre» e con «nodi irrisolti», nonostante e forse anche a causa

della «gagliarda e dunque controversa volontà riformatrice» del ministro Gelmini. Ma non è il ministro il

bersaglio dell'editoriale, che chiede in realtà di «salvaguardare l'essenziale», cioè «il servizio da rendere» ai

ragazzi, «senza cedere alla faziosa difesa di interessi particolari, senza vedere nella scuola il luogo del

confronto politico partitico, o della difesa di corporativismi». Perché, scrive ancora Rondoni, non c'è «reato più

grave oggi in Italia che trattare male la scuola». E conclude: «Non si guardi ad altri interessi. Non si sfrutti il

loro nome (dei ragazzi, ndr ) per richieste e pretese, per quanto comprensibili. Non si faccia carriera sulla loro

pelle». Appello che «vale per il ministro, e per ogni adulto che ha una funzione nella scuola». L'editoriale,

intitolato «Le orme dei giovani sulla strada della scuola» e accompagnato dall'occhiello «Promemoria per gli

addetti ai lavori» (titoli peraltro non propriamente da battaglia), è stato dunque interpretato come una bordata

proveniente non dal quotidiano cattolico, ma direttamente dai vescovi, contro la Gelmini. E nonostante le

smentite dell'autore prima, e del direttore di Avvenire poi, questa interpretazione ha continuato a diffondersi,

dimostrando ancora una volta quanto sia difficile correggere il tiro quando sulla rete è passato e si è

consolidato un certo messaggio. «Il mio editoriale su Avvenire - ha spiegato lo stesso Rondoni - non era

rivolto contro il ministro Gelmini o contro qualcuno tra i tanti adulti impegnati nella scuola. Era piuttosto un

invito rivolto a tutti, ai politici, come agli insegnanti, stabili o precari che siano, e anche ai sindacalisti a tenere

bene a mente qual è lo scopo della scuola: i nostri figli. Vedo che paradossalmente il mio invito a non

strumentalizzare la scuola è già stato strumentalizzato». Il direttore del quotidiano cattolico, Marco Tarquinio,

aggiunge che parlare di Avvenire contro Gelmini è «un'interpretazione libera, ma che non sta né in cielo né in

terra». L'editoriale, spiega, è un «promemoria per gli addetti ai lavori». «Tutti, gli addetti, dal ministro

Mariastella Gelmini a "ogni adulto che ha funzione nella scuola": siamo infatti abbastanza liberi e sereni da

intervistare il ministro sulla sua "rivoluzione del merito" e, contemporaneamente, da registrare e proporre

problemi - seri o di sospetta origine ideologica e corporativa - del mondo scolastico che reclamano risposta».

«Abbiamo indicato il nodo più intricato e la più pressante necessità - conclude il direttore -: salvaguardare

l'essenziale, cioè servire i bambini e i ragazzi che frequentano la scuola pubblica italiana, che è insieme

statale e paritaria non statale. Abbiamo chiesto a tutti - ancora con le parole di Rondoni - di non trattare male

la scuola. E cioè di non usarla per altro motivò che non sia quello suo proprio. Ma vediamo ora montare una

piccola tempesta di interpretazioni, in dura e preconcetta chiave anti-ministro». E da Cernobbio, nel

pomeriggio, è intervenuta la stessa Gelmini: «Ho letto l'editoriale di Avvenire e devo dire che l'ho condiviso».

04/09/2010 10Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 114

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LA SVOLTA «No ai test per l' università : medici assunti dagli ospedali» TURN OVER Una ricerca della Bocconi dirà in quali reparti c'è meno ricambio generazionale Renato Botti,responsabile Sanità di Confindustria Lombardia, boccia gli esami d'ingresso e propone le chiamate direttenelle corsie Maria Sorbi Eliminare il numero chiuso al test di medicina, assumere i medici in ospedale senza concorso. E cambiare le

regole anche per le nomine dei direttori generali, svincolandoli totalmente dalla politica. Ecco le proposte di

Renato Botti, presidente di Confindustria Lombardia Sanità e Servizi, per migliorare il livello della qualità in

corsia. Una gestione «aziendale» per superare i problemi tipici del settore pubblico. A cominciare dai concorsi

per selezionare i medici. «Ogni ospedale pubblico - sostiene Botti, che è anche direttore generale della

Fondazione centro San Raffaele - dovrebbe poter assumere direttamente, senza concorso, il medico che

ritiene più adatto al ruolo da ricoprire. Con i concorsi aumenta il rischio che si generino distorsioni nella

scelta». L'assunzione diretta, in sostanza, eviterebbe «decisioni pilotate» e supererebbe tutti gli effetti

collaterali del metodo in uso. È in ballo una riforma per togliere potere ai direttori generali nella selezione.

«Ma questo - sostiene Botti sarebbe solo un palliativo. Il problema di fondo è che si parla sempre di

procedure legate ai processi e non ai risultati. La qualità dei medici invece è misurabile». Altro tema scottante

degli ultimi tempi: i concorsi per accedere alle facoltà di medicina. «Basta con questa storia del numero

chiuso» propone Botti -. È un delitto. Limita le possibilità di accesso alla professione». Il presidente di

Confindustria Sanità suggerisce di seguire l'esempio di altri paesi europei dove non si impone un numero

prestabilito di matricole ma dove la selezione degli aspiranti medici avviene nel corso del primo biennio di

studi. «Almeno così - sostiene - si può verificare la vera predisposizione dei giovani ad esercitare la

professione. Oggi invece tanti di quelli che superano il test magari ci impiegano molti più anni del dovuto per

laurearsi o cambiano sede della facoltà. Anche senza numero chiuso ci sarebbero delle criticità, ma sono

sicuro che aumenterebbe la qualità». Il numero chiuso sembra aver fatto il suo tempo. Serviva, anni fa, per

limitare il numero dei medici in eccesso rispetto alla popolazione. Ma ora il problema è esattamente l'opposto,

soprattutto in certe categorie, dai pediatri agli anestesisti: i «vecchi» vanno in pensione ma non vengono

sostituti da un numero sufficiente di nuove leve. L'obbiettivo di Confindustria è capire come funziona il turn-

over negli ospedali lombardi e tradurre in cifre la tendenza dei prossimi cinque anni. Per questo Botti nei

prossimi giorni incontrerà il direttore generale lombardo della Sanità Carlo Lucchina e avvierà una ricerca

assieme all'università Bocconi. In base ai dati, verranno avanzate proposte su una programmazione diversa e

verrà corretto il tiro sul numero chiuso negli atenei. Altra nota dolente del sistema: i direttori generali di

nomina politica. «Bisognerebbe cambiare le regole - è convinto Renato Botti - ed essere molto più stringenti.

Purtroppo i budget a disposizione degli ospedali non consentirebbero in ogni caso di assumere super

manager come avviene nelle aziende, sarebbero troppo costosi. Ma servirebbero ad aumentare la qualità

della gestione».

LA SELEZIONE Mentre si discute su test sì, test no, è boom di iscritti alle selezioni per medicina: alla Statale

si sono presentati in 2.474 (erano 250 in meno nel 2009), per 360 posti, più 25 riservati a studenti

extracomunitari. A Milano-Bicocca hanno affrontato il test in 891, su 1.092 iscritti. I posti disponibili sono 127.

Contrario ai test è Renato Botti (foto piccola)

04/09/2010 42Pag. Il Giornale - Milano(diffusione:192677, tiratura:292798)

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tipi italiani STEFANO TONIETTO Padovano pubblica un volume di 1.100 pagine in endecasillabi, «Olimpio daVetrego». Narra un'Italia immaginaria del '500 ma con riferimenti a Fabrizio De André, a Lucio Battisti, altelevisore e al telefonino In 27 anni scrive un poema lungo più del doppio della «Divina Commedia» «Ho unito il futile al dilettevole». E dà un consiglio al ministro Gelmini: «Raddoppi lo stipendio a noi docenti,così saremo finalmente modelli di vita per gli studenti...» SUCCESSO"I miei allievi sono stati i primi acomprarlo. Sono imbarazzato: costa 38 euro. Ma chi non ha un conflitto d'interessi al giorno d'oggi?BRANCALEONE"Amo «Morgante» del Pulci, però mi sono ispirato anche al film con Gassman. La località deltitolo l'ho sentita per caso alla radio Stefano Lorenzetto Ne l l ' I t a l i a a b i t u a t a da sempre a giocare con le parole prima dei tiggì ( Reazione a catena , L'eredità

, La ruota della fortuna , Passaparola , Genius ), e anche durante i tiggì, il professor Stefano Tonietto,

padovano che insegna italiano e latino al liceo classico Concetto Marchesi e non guarda la televisione, ha

compiuto un'impresa storica, sbalorditiva, irripetibile. Ha composto nell'arco di 27 anni, dal luglio 1983 alla

primavera 2010, un poema - «comicavalleresco», lo definisce lui - di 64 canti in ottave di endecasillabi:

Olimpio da Vetrego , con l'accento sulla seconda «e», visto che siamo in Veneto. Per chi non lo sapesse,

l'endecasillabo è un verso di 11 sillabe. Né 10 né 12: 11 esatte. Esempi classici: il dantesco «Nel mezzo del

cammin di nostra vita» e il leopardiano «Sempre caro mi fu quest'ermo colle». Al fine di complicarsi

ulteriormente più di metà della propria esistenza (ha compiuto 50 anni a marzo), Tonietto, che per i suoi

endecasillabi poteva scegliere tra forma aperta (senza rima e senza strofa) e forma chiusa (con rima e con

strofa), ha optato manco a dirlo per la seconda. Il Bartezzaghi della Settimana Enigmistica , al confronto, è

una passeggiata. Gli ultimi a esserci riusciti furono Ludovico Ariosto con l' Orlando furioso («Le donne, i

cavallier, l'arme, gli amori, / le cortesie, l'audaci imprese io canto»), Torquato Tasso con la Gerusalemme

liberata («Canto l'arme pietose e 'l capitano / che 'l gran sepolcro liberò di Cristo»), Luigi Pulci col Morgante ,

Alessandro Tassoni con La secchia rapita . Già che ci siamo, mettiamoci pure Dante. Piccola differenza: il

Sommo Poeta si fermò a 14.233 versi, mentre Tonietto è arrivato a più del doppio, 37.064. Per comprendere

la portata dell'opera, vale la pena di partire dalla fine, dal Glossario dei termini insueti (ché definirli desueti o

inconsueti gli sarebbe sembrato troppo facile) - arcaici, letterari, dotti e dialettali, frammisti a latinismi,

forestierismi e neologismi - sparsi a piene mani dall'autore. Giusto per citarne alcuni, in ordine alfabetico:

anaglipta , artista del rilievo su pietre dure; bùccina , strumento a fiato in uso presso i Romani; cioncare , bere

scompostamente, tracannare; cremastere , muscolo sospensore del testicolo; decertare , combattere; freto ,

stretto di mare; guagnèle , evangeli; hassiti , eretici del tardo Medioevo; ìrrito , inutile, senza senso e scopo;

lonzo , privo di consistenza e vigore; micco, minchione, grullo; nosco , con noi; oricalco , ottone; pettignone ,

pube; quadrello , tipo di dardo; rècere , vomitare; scetarsi , risvegliarsi; turcimanno , traduttore, interprete;

unqua , mai; vectigalia , imposte, tributi; zaghetto , chierichetto. Se siete sopravvissuti sin qui, vi meritate la

Gratiarum actio metrice confecta (traduzione: «Ringraziamento scritto in versi»), 23 strofe aggiuntive in

omaggio al lettore dell' Olimpio da Vetrego , che finiscono così: «Chiedo perdono, ancor; non fu pigrizia /

l'aver chiuso in anticipo la danza, / né fu per dolo qualche amico omesso; / compri ciascun la propria copia,

adesso». Eh sì perché il professor Tonietto, una moglie medico legale e un figlio in quarta elementare, ha

pure trovato un veneto più matto di lui, Giampiero Dalle Molle, da 16 anni direttore della rivista Inchiostro per

scrittori esordienti, che gli ha pubblicato il poema nel catalogo della sua casa editrice, Il Riccio. Totale: 1.100

pagine, conto tondo. Prezzo di copertina: 38 euro. Il primo a leggerlo è stato il padre di Dalle Molle, Umberto,

85 anni, un coltissimo ingegnere in pensione. «Se l'è gustato per qualche settimana mentre sudava sulla

cyclette», racconta Tonietto. «Alla fine ha detto al figlio due cose. A: è geniale. B: ne venderete 5 copie».

Predizione smentita dai fatti, tant'è vero che l' Olimpio da Vetrego ha già esaurito la prima edizione ed è stato

ospitato al Salone del libro di Torino, dove Maurizio Lastrico, attore affermatosi con Zelig , ha letto una scelta

di versi. In bilico fra Ruzante e Folengo, con frequenti rimandi non solo alla Divina Commedia ma anche al

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Decameron di Boccaccio e al Don Chisciotte di Cervantes, il poema raggiunge vette di sublime poesia nel

politicamente scorrettissimo, che spazia dalla religione («O cristiani, checché! Quale follia / vi mena, o

crudelissimi, a menarvi, / quando sarebbe giusta ortodossia / come fratelli prendervi ed amarvi? / Sulla

pagana gente e la giudìa, / sull'eretico è lecito sfogarvi, / ma il battezzato ed il fedele, è crudo / mandarlo

all'aldilà col ferro nudo») all'economia («"Non si combatte - chiesi - per la Fama? / Non si combatte allora per

l'alloro? / Non si combatte allor per pura brama? / Non si combatte allor che per lavoro? / Non si combatte

allor per una dama? / Non si combatte allora che per l'oro? / Non si combatte allora per la Fede?". / Rideva

assai: "Beato chi ci crede"»). L'eroe del poema, Olimpio da Vetrego, è un personaggio immaginario. Tonietto

ha tratto l'ispirazione dalla telefonata di un ascoltatore captata per caso su una radio privata: «Pronto? Ah,

son Olimpio, ciamo da Vetrego...». Mai stato, il professore, a Vetrego, un archetipo del profondo Veneto, così

archetipo da sembrare persino inventato. Frazione di 1.350 abitanti nel Comune di Mirano, tagliata a metà dal

Passante di Mestre, all'inizio dell'Ottocento apparteneva ai nobili veneziani Morosini, Grimani e Rezzonico,

discendenti dei dogi: solo cinque famiglie di contadini erano proprietarie dei campi su cui lavoravano. Prima

dell'immaginario Olimpio, l'unico personaggio famoso espresso da Vetrego fu il figlio di un garibaldino, il

sindacalista socialista Gino Piva, morto qui nel 1946, organizzatore nel 1894 del primo sciopero nel Polesine:

«Evviva Gino Piva / che col suo bel parlare / tutta la provincia / ha fatto ribellare», cantavano i braccianti. Piva

passò però alla storia più che altro come figlio di Carolina Cristofori, la Lidia delle Odi barbare , amante di

Giosue Carducci. Il quale arrivò a dettare ai familiari l'epigrafe da scolpire sulla tomba della fedifraga nella

Certosa di Bologna. Come ha fatto a scrivere 37.064 endecasillabi? S'è messo lì per 27 anni a contare?

«Non serve. Li compongo da quando ero adolescente. Mi vengono spontanei. "Mio caro giornalista

Lorenzetto". Provi a controllare: mio-ca-ro-gior-na-li-sta-Lo-ren-zetto. Undici sillabe. E quando non tornano i

conti, si può sempre ricorrere alla sinalefe, che è la fusione in un'unica sillaba della vocale finale e della

vocale iniziale di due parole contigue». Ha un dono di natura. «Non direi. Mi sono diplomato nel 1979 al liceo

Marchesi. Nel 2005 ho avuto la fortuna di tornarci come docente: il massimo, per un professore. Sono un

fumettista mancato, cresciuto a Topolino e Alan Ford , con un debole per la parodia. Insieme a un amico,

Alessandro Amisich, chitarrista classico che poi purtroppo è morto, già al liceo avevamo parodiato la Divina

Commedia . Sognavamo il movimento del Parodismo: non ha fatto molta strada, sono rimasto solo io. Dopo

aver visto Il prete bello , che il mio concittadino Carlo Mazzacurati ha tratto dal romanzo di Goffredo Parise,

ho anche frequentato un corso di recitazione tenuto dall'attore Roberto Citran. Negli anni Ottanta avevo

persino fondato un gruppo di cabaret, I Strafanti . In dialetto padovano, strafanto è uno straccetto che può

servire ma anche no. Ho scritto alcuni spettacoli di teatro brillante, fra cui Il nome della... cosa? , che

prendeva in giro Umberto Eco». L'idea dell' Olimpio da Vetrego com'è nata? «Per noia, a 23 anni, un 4 di

luglio, mentre preparavo gli esami universitari. Le idee migliori mi vengono quando sono sotto pressione. I

primi tre o quattro canti li ho buttati giù in pochi giorni, ma anni dopo li ho completamente riscritti. Su alcuni

canti ho lavorato per mesi interi. Il più corto ha 52 strofe, il più lungo 102. Nel 2005 ho mandato l'opera

all'editore, che l'ha sottoposta in lettura a ben 18 editor e alla fine mi ha spronato a completarla». Dopo 22

anni non era ancora finita? «No, mancavano 15 canti. È stato un tour de force. Mi svegliavo in piena notte

con un verso in testa e me lo appuntavo. D'estate, al mare con la famiglia a Giulianova, in Abruzzo,

componevo sotto l'ombrellone». La trama qual è? «Il poema racconta una vicenda immaginaria, con

personaggi fittizi, ambientata nell'Italia cinquecentesca. La storia è narrata in prima persona da un poeta

fallito, Tonno, che s'accompagna in qualità di mentore, oggi diremmo manager, al contadino Olimpio, spinto

controvoglia in cerca d'avventure cavalleresche e guerresche. Scopo ultimo del sodalizio è arricchirsi,

dedicando a qualche signorotto il poema che il Tonno dovrà scrivere sulle gesta di Olimpio, novello paladino.

Nel viaggio da Vetrego verso Mantova, Bologna, Firenze, Roma e altre parti d'Italia, la compagnia si

arricchisce via via di personaggi: l'astutissimo Pésca, faccendiere e truffatore, affetto da una gravissima

forma di cleptomania; il dottor Pizzànfara, tuttologo dalla perversa logica sofistica; messer Martino,

affezionato al suo originario mestiere di boia; Lancillotta, bellissima e ruvida donna guerriera; Paganotto,

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diavolo teologo; il vecchio Olindo da Vetrego, nonno di Olimpio, bisbetico e linguacciuto pirata». S'è ispirato a

qualche opera? «Amo molto il Morgante del Pulci. Ma il modello potrebbe essere L'armata Brancaleone , il

film girato da Mario Monicelli nel 1966 che ha per protagonista Brancaleone da Norcia, interpretato da Vittorio

Gassman». Molte situazioni rimandano al XIX e al XX secolo. «Sì, ho messo riferimenti ad autori vissuti dopo

Olimpio da Vetrego, per esempio ad Alessandro Manzoni e Giuseppe Parini. La penso come Thomas

Stearns Eliot: il poeta cattivo imita, il poeta bravo ruba. Ho infilato nel poema accenni non casuali anche a

Fabrizio De André, a Lucio Battisti, alla televisione, al cellulare. E soprattutto ai temi odierni: scontro di civiltà,

tolleranza religiosa, contrasto tra scienza e fede, strapotere dei media, corruzione, inquinamento, corsa agli

armamenti. Per esempio nel canto 46 alludo alle due guerre mondiali: "Moriranno sui mari, ed anche sotto, /

sui campi e monti e tra robuste mura, / strisciando in buche e procedendo al trotto, / moriranno per aria,

addirittura. / Moriranno parecchi nel Diciotto, / nei Quaranta con simile ventura, / meno ch'eroi non moriranno

vili, / e non più militari che civili. / Moriranno di ozio o di lavoro, / per aspra fame o dira pestilenza, / chi per il

giallo e chi per altro oro, / chi perché troppo n'ha, chi perch'è senza"». Urge una glossa. «Non si muore solo

per la brama di oro giallo. Ne uccide di più il petrolio, l'oro nero. Comunque l'intero poema è governato

dall'educazione cinica, una materia che un giorno mi piacerebbe insegnare. Tutti i personaggi si muovono

solo per interesse e i loro grandi ideali sono assoggettati a questo. Lo spirito è quello carnascialesco che fu

già di Rabelais, non privo di un disincanto tutto moderno. Di ciò di cui non si può più parlare, conviene ridere.

O, per dirla con Friedrich Nietzsche, sia falsa ogni verità che non abbia destato almeno una risata». Qual è lo

scopo del suo poema? «Promuovere un ritorno alla poesia. Il romanzo in prosa si divide oggigiorno, con il

saggio e il manuale, la quasi totalità degli scaffali delle librerie». Ma se gli italiani non fanno altro che scrivere

poesie! «Ma non leggono quelle altrui. Verifichi. Anche fra i miei studenti: solo romanzi. Eppure la parola

roman indicava in origine un componimento narrativo in versi. Io non ho scritto un romanzo perché non ne

sono capace. Riesco solo a esprimermi in endecasillabi rimati. Una scelta suicida, lo capisco. Però tornare al

passato, a volte, è un progresso. Non è vero che il lettore medio non sia più in grado di leggere in ottava

rima. E, se fosse vero, sarebbe un buon motivo per tornare a insegnarglielo». Ma lei ce l'ha anche col verso

libero, del quale s'è abusato nell'ultimo secolo. Ha in mente qualche poeta sopravvalutato? «Mi dispiace dirlo,

perché è morto da poco: Edoardo Sanguineti. Essendo di sinistra, per la sua ideologia avrebbe dovuto

comunicare alle masse. Invece è stato elitario al massimo. Al pari di Ezra Pound che si esprimeva in

ideogrammi cinesi. Poeti che sembrano dirti: caro lettore, di te non m'importa nulla». I suoi studenti che

pensano dell' Olimpio da Vetrego ? «Hanno saputo che l'avevo scritto soltanto quando il Comune di Padova

ha concesso la Sala Livio Paladin per la presentazione. Mai vista tanta gente. Molti l'hanno anche comprato,

con mio grande imbarazzo, perché 38 euro non sono pochi. Ma del resto chi non ha un conflitto d'interessi al

giorno d'oggi?». Un suo allievo riuscirebbe a scrivere un'opera del genere? «Io insegno nel triennio, per cui la

selezione naturale viene fatta prima. Quelli che ci arrivano, sono molto motivati. Un mio ex alunno, Fabio

Sangiovanni, sta studiando il poema per scriverci un commento critico. Può farlo: prendeva tutti 10». Ha un

consiglio da dare a Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione? «Uno su tutti: raddoppiare lo stipendio agli

insegnanti, che così spenderebbero in vestiti griffati, verrebbero a scuola in Maserati e innescherebbero un

circolo virtuoso. I ragazzi li vedrebbero finalmente come un modello di successo nella vita e quindi si

darebbero da fare per imitarli, piegandosi di più sui libri». Lo sa che sono molto preoccupato per il titolo da

dare a quest'intervista? «Guardi, faccia come ho fatto io, che con l'Olimpio da Vetrego mi sono uniformato al

motto coniato del professor Marco Olivi, un mio amico docente di giurisprudenza all'Università di Padova».

Cioè? «"Unire il futile al dilettevole". Non viviamo nel mondo del futile? Ho scritto un'opera che non

guadagnerà, che non entrerà in classifica, quindi un libro futile, che però mi ha divertito. Anzi, ho deciso:

fonderò il movimento del Futilitarismo». (510. Continua)

Foto: PARODISTA Il professor Stefano Tonietto sfoglia il suo libro. Ha scritto anche «Il nome della... cosa?»

per canzonare Umberto Eco [Maurizio Don]

05/09/2010 16Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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Il legame tra città e Ateneo raccontato da Andrea Maggi Il volume, edito dall' Università , raccoglie testi e fotografie E' USCITO il volume a firma di Andrea Maggi edito dall'Università di Ferrara. '... perché Ferrara è una città

universitaria' il titolo della pubblicazione che attraverso testi e fotografie intende dimostrare quanto tra Ferrara

e il suo Ateneo vi sia, ormai da tempo, un forte rapporto di interazione, non solo strutturale e urbanistico. L'

Università occupa alcuni tra i più prestigiosi palazzi storici della città. Scorrendo la pianta della città sono

ormai ben individuabili i poli universitari che abbracciano Ferrara in un unico grande campus. Gli interventi

edilizi del disegno di Ferrara città universitaria hanno individuato una nuova geografia urbana per la città, che

si esprime anche attraverso le tante iniziative culturali e divulgative organizzate dall'Ateneo per il territorio.

«Quello che forse più oggi caratterizza la città di Ferrara - spiega l'autore Andrea Maggi, responsabile

dell'Ufficio Comunicazione ed Eventi dell'Università di Ferrara, che ha al suo attivo altre pubblicazioni

universitarie ed anche il romanzo 'Giallo senza titolo' scritto a quattro mani con Luca Dani - è la visibile

fruizione degli spazi universitari non più solo da parte degli studenti, ma dalla intera comunità di Ferrara.

Basta passeggiare per le strade del centro, animate specie di sera da tanti giovani italiani e stranieri, per

sentire quanto forte sia il legame tra l'Ateneo e il territorio. Ecco, il volume vuole proprio raccontare quanto sia

solida e convinta l'amicizia tra Ferrara e la sua Università». «ANNO dopo anno - prosegue Maggi - il nostro

Ateneo è cambiato. E' cambiato per dimensioni, per strutture, per offerta didattica, per qualità e quantità

dell'attività di ricerca e di rapporti con il territorio. Ferrara città universitaria, che è già un unico grande

campus, è adesso pronta ad affrontare nuove sfide. Quali? La prima in cui crediamo è quella di saper

diventare città creativa, con i giovani e per i giovani». «Una città riferimento per il Paese - sottolinea Patrizio

Bianchi nella sua prefazione al volume - Coerentemente con la mission definita all'inizio del mio mandato

'Ferrara, Università di ricerca, profondamente radicata nel suo territorio, pienamente parte della comunità

scientifica internazionale, capace di leadership nazionali', tutto l'Ateneo ha indirizzato in questa direzione le

proprie attività, lavorando soprattutto sull'internazionalizzazione della ricerca e della didattica con un nuovo

rapporto con la città sostenuto da innumerevoli iniziative». «E città universitaria - commenta il sindaco Tiziano

Tagliani nella presentazione - significa una città che da anni ha accolto gli studenti, facendone dei residenti

integrati, in cui lo studente diviene anche un cittadino e viene, in tal modo, a rendersi conto di quelli che sono

i valori, la storia, le esigenze della realtà che lo ospita. «L'espressione Città Universitaria - sottolinea infine

Marcella Zappaterra, presidente della Provincia di Ferrara - testimonia come l'importante lavoro accademico

si sia progressivamente aperto alla vita culturale, sociale ed economica della nostra provincia e di come, per

contro, lo stesso territorio si stia avvalendo in modo significativo e positivo dell'Università come fattore di

sviluppo, in ogni senso lo si voglia intendere». Image: 20100904/foto/3741.jpg

04/09/2010 28Pag. Il Resto del Carlino - Ferrara(tiratura:206221)

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Margherita Hack malata Il seminario deve far senza Alla Rotonda docenti a confronto sull'intercultura ANDREA PONGETTI di ANDREA PONGETTI - SENIGALLIA - HA PRESO il via ieri, anche se senza l'ospite più atteso, e si

concluderà domani, il quarto seminario nazionale di educazione interculturale, organizzato dalla Comunità

Volontari nel mondo col sostegno della Regione Marche, della Provincia di Ancona, del Comune di Senigallia

e di svariate organizzazioni non governative. La sede scelta è l'affascinante Rotonda a mare, già piena ieri

mattina alle 9 quando si è avuto lo start col saluto delle autorità, e i primi interventi dei relatori. Tra questi

avrebbe dovuto esserci anche quello della professoressa Margherita Hack, celebre astrofisica e divulgatrice

scientifica di fama mondiale, già legata alle Marche (ha ricevuto tempo fa la cittadinanza onoraria del

Comune di Castelbellino), la quale però è stata suo malgrado costretta in extremis a rinunciare all'invito -

fanno sapere gli organizzatori - "per problemi di salute di natura cardiaca". Margherita Hack, 88 anni, avrebbe

dovuto svolgere una relazione sul tema "La ricerca scientifica per la rinascita culturale", un argomento che si

inserisce alla perfezione nelle finalità del seminario. "Parlare di interculturalità oggi è particolarmente

importante", ha spiegato il sindaco Maurizio Mangialardi nel suo saluto agli intervenuti, aggiungendo che

quella dell'interculturalità "è una sfida che deve essere raccolta ovunque, soprattutto nelle scuole. Siamo felici

che sia stata scelta Senigallia per discutere di tematiche così rilevanti ed attuali e in tal senso mi preme dare

sin da ora l'appuntamento al prossimo anno". IL CONVEGNO si svolge negli orari mattutini (solo ieri anche al

pomeriggio) e prevede oltre alle relazioni di noti studiosi, ricercatori, accademici, ecc, anche laboratori. Nello

specifico, la giornata odierna vedrà dalle ore 9 alla Rotonda, col coordinamento di Aluisi Tosolini,

pedagogista, come tema centrale "l'insegnamento umanistico scientifico in prospettiva interculturale", con le

relazioni della ricercatrice dell'Università di Torino Elena Camino e dei docenti Antonio Brusa (Storia,

Università di Bari) e Armando Gnisci (Letteratura comparata, Università La Sapienza di Roma). I laboratori

odierni verteranno su temi di profonda attualità come la decrescita, la sostenibilità ambientale e il caso

diossina dell'I.L.V.A. DOMANI l'appuntamento con l'edizione 2010 del seminario si chiuderà con una

mattinata che alla Rotonda prenderà il via alle ore 9 e terminerà alle 13 dopo un breve bilancio e le

conclusioni finali scaturite da tre giorni di seminario e confronto.

04/09/2010 19Pag. Il Resto del Carlino - Ancona(tiratura:206221)

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CAMERINO MANCA ANCORA LA FIRMA DELL'ATTO INTEGRATIVO Accordo tra gli atenei Si moltiplicano gli incontri VA AVANTI il confronto sull'accordo di programma tra l'università di Camerino, l'università di Macerata, la

Provincia e il Ministero. I nodi dovrebbero sciogliersi nei prossimi giorni . «Dopo il tavolo tecnico a Roma -

rivela Dario Conti, sindaco di Camerino - ci sono stati incontri con il rettore dell'universitù camerte e il sindaco

di Matelica. La questione è la seguente: si sta cercando una soluzione che possa riequilibrare l'accordo

siglato, in particolare in tema di polo universitario delle Marche meridionali, presenza del Comune nel Cum,

turn over e dell'articolo 4 relativo alle facoltà di Giurisprudenza e Veterinaria.Gli incontri stanno andando

avanti - continua il primo cittadino - e una volta trovato un accordo con il rettore di Camerino si riandrà al

tavolo tecnico per firmare l'atto integrativo». Se questo non dovesse avvenire «si valuteranno - aggiunge

Conti - iniziative da intraprendere perché l'accordo possa essere modificato nel senso inteso dai comuni di

Matelica e Camerino, per rilanciare e riequilibrare l'università e quindi per rafforzarla e potenziarla». IL

SINDACO di Camerino ha anche spiegato perchè le due amministrazioni comunali non hanno aderito al

ricorso presentato dai docenti Massimo Zerani e Paolo Verdarelli al Tribunale amministrativo regionale per

l'annullamento dell'accordo. «Due i motivi - è il suo punto di vista - Il comune di Camerino e il comune di

Matelica hanno percorso una via istituzionale per tentare di riequilibrare l'accordo di programma: inoltre, in

questo ricorso i due Comuni sarebbero intervenuti se avessero partecipato anche i direttori delle due scuole».

Image: 20100905/foto/6185.jpg

05/09/2010 8Pag. Il Resto del Carlino - Macerata(tiratura:206221)

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PIANETA ISTRUZIONE Per vincere le sfide della globalizzazione, secondo il ministro si deve «investire sullamotivazione e sull'eccellenza: sarà rifinanziato il fondo dell' università » Scuola, non solo conti: «Puntiamo alla qualità» Il ministro Gelmini ad un dibattito dell'Api, moderato dal direttore di Avvenire Tarquinio, affronta la situazionedei precari, «che il sistema non può assorbire» N « A LABRO (RIETI) on serve mettere benzina nuova in un motore che non funziona». Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella

Gelmini, arriva a Labro, ospite di Francesco Rutelli, e il suo - oltre che un gesto di cortesia - è anche un

segnale di attenzione, un invito a fare della «maggioranza allargata» che ha sostenuto la riforma dell'

università (che ha registrato, appunto, il voto favorevole anche dell'Api), un modello anche per i prossimi

appuntamenti. Non si sottrae però al vincolo della tenuta dei conti, e dunque anche sui fondi il segnale che

lancia è chiarissimo. «Ma non riduciamo il problema della scuola a un problema ragionieristico, il punto

nodale resta la qualità, il premio all'eccellenza», dice. Tanti i temi, gli spunti, emersi dal dibattito di ieri a

Labro, moderato dal direttore di Avvenire , Marco Tarquinio. Il tema del Sud, dei giovani e della

disoccupazione intellettuale è stato affacciato con l'arida oggettività dei dati da Luca Bianchi, vicedirettore

della Svimez. Ma per il ministro si tratta di «non disperdere i fondi in tanti rivoli», e cita l'esempio dei fondi Por

(Programmi operativi regionali) finanziati dalla Ue. Perché troppo spesso «l'autonomia non è andata di pari

passo con la responsabilità. Ci sono troppi atenei in dissesto, e in assenza di un criterio oggettivo di

valutazione è inevitabile che il giudizio sulla qualità debba essere espresso a livello centrale». Una novità il

ministro la indica proprio nelle riforma dell'università, che istituisce un'apposita agenzia di valutazione, «ma

nel frattempo abbiamo dovuto fare delle valutazioni, sia pure d'intesa con la conferenza dei rettori». Parla di

sfida educativa, il ministro, e Tarquinio ricorda come la Chiesa abbia indicato proprio nell'emergenza

educativa la sfida del prossimo decennio. L'altro tema lo introduce il deputato dell'Api, Pino Pisicchio: gli oltre

220mila precari sui quali intervenire, fosse pure in termini di ammortizzatori sociali. «Si tratta di una

responsabilità più che ventennale, alla quale stiamo cercando di dare una risposta, con il decreto salva-

precari, con accordi nelle singole regioni (per circa 10mila assorbimenti di personale) e con i pensionamenti.

Ma - avverte Gelmini - con 700mila docenti di ruolo il sistema non è in grado di reggere l'assorbimento di altre

220mila persone». Luigi Paganetto, commissario straordinario dell'Enea, ha indicato il nuovo pericolo, la

nuova sfida, sul terreno della globalizzazione, nella ricerca, che arriva non solo dalle lontane Cina e India, ma

ancor più forte dalla vicina Turchia. «È necessario investire sulla motivazione e sull'eccellenza - ha detto

ancora il ministro -. Abbiamo pagato un prezzo alto in termini di consensi, ma non c'è altra strada in un

sistema che spende il 97 per cento in spese fisse e solo il 3 per la qualità». Ma qualcosa promette, anche sul

piano finanziario: «Sarà rifinanziato il fondo dell'università e sarà superato il blocco degli scatti, che penalizza

soprattutto i livelli bassi dei ricercatori, che contano solo su quelli per un avanzamento retributivo». Promette

l'assunzione di 6.500 impiegati amministrativi, e 3.500 presidi. Assicura che i criteri dei concorsi non

permetteranno sotterfugi e raccomandazioni. Ma, sul piano politico, il segnale cui tiene di più Gelmini, alla

festa dell'Api è il dialogo sulle riforme da attuare sull'istruzione. «A partire dalla carriera degli insegnanti».

05/09/2010 11Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 122

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IL SOGNO DIVENTA REALTÀ La natura in un tubo, riprodotta la fotosintesi La fotosintesi riprodotta su un tubo di dimensioni di qualche miliardesimo di metro. Il sogno dell'uomo, è

sempre stato quello di emulare le straordinarie perfezione ed efficienza della natura, raggiunte attraverso

un'evoluzione durata milioni di anni. Ed ogni tanto, la creatività e l'intelligenza umane sopperiscono alla

mancanza dei tempi dell'evoluzione e riescono a riprodurre in laboratorio quanto la natura realizza ogni

giorno. Ci sono riusciti i chimici italiani, di due Università del Nord-Est, Padova e Trieste, in collaborazione

con l'università di Bologna, che hanno realizzato in laboratorio un dispositivo molecolare per la scissione

dell'acqua. Da almeno due miliardi di anni, la natura utilizza l'acqua attraverso il ciclo perfetto della fotosintesi

clorofilliana per produrre ossigeno e convertire anidride carbonica in energia e nutrimento. Il processo è reso

possibile dall'enzima fotosintetico II (PS2), che mette al lavoro 4 atomi di manganese e uno di calcio,

rompendo uno ad uno i legami della molecola di acqua (la "scissione" dell'acqua) per ricavare elettroni e ioni

di idrogeno che alimentano il ciclo fotosintetico. La scissione della molecola d'acqua per generare il

combustibile pulito idrogeno, è attualmente uno degli obiettivi più ambiziosi di quella che oramai un celebre

libro ha battezzato "l'economia a idrogeno", e che dischiuderebbe la strada alla produzione di risorse

energetiche rinnovabili e sostenibili dal punto di vista ambientale. Un processo artificiale che avviene solo in

condizioni di temperatura elevatissima (2500 gradi), ma che la presenza di un "sin-zima", ovvero di un

enzima sintetico, consente di effettuare a bassa temperatura e con elevata efficienza. Questa è la chiave di

volta per creare un'alternativa pulita ai combustibili fossili, ed è l'innovazione al centro della scoperta italiana

e coordinata dai gruppi di Padova e Trieste. Il nuovo dispositivo artificiale è basato sulla nanofabbricazione di

un catalizzatore con funzionalità simile a quello che usa la natura, ma depositato sulla superficie di nanotubi

di carbonio, con caratteristiche di rigidezza, resistenza meccanica e conduzione tali da servire come nanofili

elettrici. L'importante scoperta, che ha meritato la pubblicazione nella prestigiosa rivista scientifica Nature

Chemistry, segna un punto di svolta importante nella ricerca di sistemi biomimetici, ovvero che imitano i

sistemi naturali, per la fotosintesi artificiale finalizzata alla produzione di idrogeno. La ricerca, coordinata da

Marcella Bonchio, della sezione padovana dell'istituto Itn-Cnr insieme al gruppo di Maurizio Prato, del Centro

di Eccellenza per le Nanotecnologie dell'Università di Trieste, è stata resa possibile anche grazie ai

finanziamenti garantiti dall'Università di Padova con il progetto strategico "Helios". Fanno parte del gruppo di

ricerca di Padova anche Gianfranco Scorrano, Andrea Sartorel, Mauro Carraro e Chiara Maccato del

Dipartimento di Scienze Chimiche dell'Università di Padova.

05/09/2010 8Pag. Il Gazzettino - Padova(tiratura:114104)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 123

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Il Politecnico abbatte le frontiere Si iscrive qui uno straniero su tre Aumentano gli accordi con atenei esteri e i corsi in lingua inglese LUCA SALVI di LUCA SALVI - MILANO - AI PRIMI POSTI tra le università tecniche europee, il Politecnico primeggia anche

tra gli atenei italiani che puntano sull'internazionalizzazione. Con 2.500 studenti stranieri iscritti, circa il 30% di

quelli presenti a Milano, con un incremento del 187% dal 2002 al 2009, l'ateneo di piazza Leonardo mostra

un appeal in crescita all'estero. LA MAGGIOR PARTE degli stranieri proviene dalla Cina (851) anche grazie

al progetto PoliTong, partito nel 2006 in collaborazione con il Politecnico di Torino e l'Università Tongji di

Shangai, che permette a studenti italiani e cinesi di conseguire una doppia laurea triennale. Ma il Politecnico

ha partnership con altri prestigiosi atenei come il Mit di Boston o il Fashion Institute Technology di New York.

Tre classi e 44 studenti del Fit hanno trascorso un anno proprio in piazza Leonardo, condividendo laboratori,

docenti e spazi con i colleghi italiani. «Attiriamo studenti stranieri aumentando i corsi in lingua inglese -

specifica il neorettore Giuseppe Azzone, che da gennaio guiderà l'ateneo - migliorando i servizi e

incrementando i rapporti con le università internazionali». Così per il 2010-2011 il Politecnico ha istituito due

corsi di laurea triennale (Architecture e Urban Planning), 15 di laurea specialistica (tra cui Computer

Engineering, Product Service Systems Design e Civil Engineering for Risk Mitigation), 25 corsi di dottorato e

5 master di I e II livello interamente in lingua inglese. «I docenti vengono scelti privilegiando chi ha un

curriculum internazionale», spiega Azzone. Sul fronte servizi ci sono sportelli di accoglienza e due volte

all'anno viene organizzato il Welcome day, rivolto agli studenti stranieri. «Abbiamo ristrutturato il sito, con

informazioni dedicate agli studenti di ogni singolo Paese, sulla vita universitaria quella sociale a Milano e in

Lombardia - conclude il prorettore - Puntiamo ad acquisire non tanti studenti stranieri, ma tanti studenti

stranieri di qualità, per permettere anche agli italiani di confrontarsi meglio e da subito con il mondo fuori».

Image: 20100906/foto/1329.jpg

06/09/2010 9Pag. Il Giorno - Como lecco(tiratura:107480)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 124

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Nuova strumentalizzazione sulla scuola «Cei contro la Gelmini» La sinistra si inventa i vescovi anti-governo Un editoriale di Avvenire sull'inizio d'anno scolastico preso a pretesto per accusare il ministro. Il giornalesmentisce: nessun attacco all'esecutivo CATERINA MANIACI ROMA Difficile resistere ad un'occasio ne del genere e infatti siti internet, agenzie di stampa, soprattutto esponenti

della sinistra, non hanno resistito. «Scuola, altolà dei vescovi», «Il monito di Avvenire alla Gelmini»: Corriere

della Sera e Repubblica, online, trovano il titolo giusto e la polemica è servita. Ma resiste solo qualche ora

perché poi arrivano le regolari note di rettifica e smentite e simili. Tutto comincia con l'editoriale di Davide

Rondoni sull'edizione di ieri dell'Avvenire, il quotidiano della Cei. Tema, la scuola, che anche quest'anno si

presenta ai nastri di partenza in modo «confuso e non privo di ombre» e con «nodi irrisolti», nonostante e

forse anche a causa della «gagliarda e dunque controversa volontà riformatrice» del ministro Gelmini. E ci si

ferma qui, con il bersaglio già trovato. Ma Rondoni va oltre, per chiedere di «salvaguardare l'essenziale».

Cioè il servizio da rendere ai ragazzi «senza cedere alla faziosa difesa di interessi particolari, senza vedere

nella scuola il luogo del confronto politico partitico, o della difesa di corporativismi». E conclude: «Non si

guardi ad altri interessi. Non si sfrutti il loro nome per richieste e pretese, per quanto comprensibili. Non si

faccia carriera sulla loro pelle». Un appello, dunque, che «vale per il ministro, e per ogni adulto che ha una

funzione nella scuola». Piuttosto chiaro. Com' è chiaro, ragionando con vari esponenti del mondo cattolico e

degli ambienti ecclesiastici, che sono forti le preoccupazioni per l' "emergenza educativa" tante volte

richiamata anche dal Papa e ci sono perplessità rispetto alle politiche del governo vero le problematiche

sociali. Ma da qui a leggere nell'editoriale incriminato un "altolà" alla Gelmini ce ne corre. Eppure lo fanno in

molti. Siti di quotidiani, appunto, agenzie, e, tra gli altri, Massimo Donadi dell'Idv, che grida: «Gelmini mani di

forbice. Peccato non si tratti di un film di Tim Burton, ma della realtà. Un ministro che taglia con affilate forbici

le risorse alla scuola pubblica, attirandosi le ire, tra gli altri, dell'Avvenire». Deve intervenire proprio Rondoni a

correggere le letture forzate del suo articolo, dato in pasto ai lettori come la posizione dei vescovi italiani: «Il

mio editoriale sull'Avvenire di oggi non era rivolto contro il ministro Gelmini o contro qualcuno tra i tanti adulti

impegnati nella scuola», afferma Rondoni e conclude amaramente: «Vedo che paradossalmente il mio invito

a non strumentalizzare la scuola è già stato strumentalizzato». Interviene lo stesso direttore del quotidiano,

Marco Tarquinio, secondo il quale parlare di Avvenire contro Gelmini è «un'interpretazio ne libera, ma che

non sta nè in cielo nè in terra». L'editoriale - spiega ancora Tarquinio - è un «promemoria per gli addetti ai

lavori», come recita l'occhiel lo. Poi il direttore spiega: «Abbiamo chiesto a tutti di non "trattare male la

scuola". E cioè di non "usarla per altro motivo che non sia quello suo proprio". Ma vediamo ora montare una

piccola tempesta di interpretazioni, in dura e preconcetta chiave anti-ministro». Chi invece non ha avuto dubbi

fin dal principio sul fatto che quell'articolo non rappresentasse un attacco al ministro dell'Istruzione è la stessa

Gelmini. «Ho letto l'editoriale di Avvenire», dichiara infatti il ministro, «e devo dire che l'ho condiviso. Ho letto

anche la precisazione di Rondoni ma credo che non fosse necessaria, perché chi legge in maniera

disinteressata quell'editoriale non ci trova alcun attacco al ministro dell'Istruzione».

Foto: .SOTTO ATTACCO

Foto: Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini è di nuovo nel mirino per il tema dei precari e la riforma

scolastica. Sopra, l'editoriale di Avvenire (Oly)

04/09/2010 13Pag. Libero - Ed. nazionale(tiratura:224026)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 125

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L'ASSESSORE BRIANO ALLA FIERA DEGLI UCCELLI Caccia allo storno sì o no la parola all' Università La Regione affida all'ateneo genovese uno studio sulla nocività dei volatili ALESSANDRO GRASSO PERONI SARANNO gli esperti dell'Università di Genova a stabilire se gli storni procurino effettivamente danni alla

colture o meno e a dare il loro contributo a dirimere una questione che divide da tempo ambientalisti e

associazioni venatorie. Lo ha annunciato ieri, nel corso della sua visita alla Fiera degli uccelli di Sarzana,

l'assessore regionale alla Caccia, Renata Briano, invitata alla manifestazione dal consigliere regionale (ed ex

assessore al Turismo sarzanese), Alessio Cavarra. Per la prima volta un componente della giunta regionale

ha così partecipato all'inaugurazione della 41^ edizione della fiera che, come tutti gli anni, ha portato a

Sarzana, tra viale XXI luglio, piazza Jurgens e via Cadorna, migliaia di appassionati. L'assessore Briano ha

colto l'occasione per un incontro con le associazioni venatorie presenti, una riunione informale al Bar della

stazione molto partecipata. Da almeno dieci anni le associazioni venatorie chiedono alla Regione di poter

tornare alla pratica della caccia allo storno, un volatile che, non solo secondo i cacciatori, danneggia ogni tipo

di coltivazione agricola. La risposta è stata l'annuncio che oggi, lunedì, l'assessore porterà in giunta una

delibera per affidare un incarico all'Università di Genova al fine di verificare la veridicità della "pericolosità" in

questo senso degli storni. Altra richiesta delle associazioni: cacciare un numero contingentato di storni in

attesa in attesa della legge. Ma un eventuale provvedimento in questa direzione ­ ha detto la Briano ­ è

passibile di impugnazione da parte delle associazioni ambientaliste e dall'Unione Europea, che ha la facoltà

di sanzionare la Regione Liguria di 9 milioni di euro per il mancato rispetto delle regole comunitarie. E di

questi tempi si tratta di rischi da non correre assolutamente. Intanto, è polemica tra le associazioni di

cacciatori di centrodestra e centrosinistra. Giorgio Salvetti, responsabile delle attività venatorie del Pdl,

attacca il presidente dell'Asso­cacciatori, Gherardo Ambrosini, Pd. Per Salvetti. Ambrosini «dovrebbe chiedere

scusa ai cacciatori della provincia spezzina perché specula sul tema della caccia e tenta in modo goffo di

prenderli in giro. Il documento presentato da Ambrosini non è quello del presidente della Federcaccia, ma del

vicesindaco ulivista di Castelnuovo Magra. È chiara a tutti l'ostilità del centrosinistra che governa la Liguria

nei confronti dell'attività venatoria e, dunque, le resistenze a concedere una deroga per la caccia allo storno

che devasta le nostre coltivazioni. Concedere la deroga è un atto di buonsenso. Ogni anno assistiamo alla

solita tiritera: noi del Pdl solleviamo la questione, portando all'attenzione dell'opinione pubblica e delle

istituzioni le legittime aspettative di cacciatori e agricoltori. La sinistra, prima smentisce l'esistenza del

problema e poi, sistematicamente all'ultimo minuto, agisce tardivamente e anche in modo maldestro per

recuperare terreno. Da qui l'iniziativa di Gherardo Ambrosini. Si pensa evidentemente che i cacciatori

spezzini siano degli allocchi e che credano a qualunque genere di sceneggiata. Di fatto, gli alleati del

vicesindaco di Castelnuovo Ambrosini sono i principali avversari della caccia allo storno. Spiace vedere che

si scada nell'opportunismo più scontato».

Foto: L'assessore Briano ha incontrato i cacciatori sarzanesi

06/09/2010 16Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 126

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Nuovo programma dell' Università Cattolica di Piacenza, con un logo dedicato Un vigneto più ecologico SOStain certifi ca le produzioni di vino sostenibili LUISA CONTRI È previsto che decollerà a ottobre prossimo, con l'attivazione del sito internet www.able2sustain.com, il

programma di sostenibilità a carattere volontario SOStain, messo a punto per conto della storica cantina

siciliana Tasca d'Almerita da un gruppo di scienziati della facoltà d' agraria dell'università Cattolica del Sacro

Cuore, coordinati dal ricercatore e docente universitario Ettore Capri. Un programma, che sembra destinato a

dar vita a un'alleanza per la sostenibilità in vitivinicoltura (Asv), ossia un'associazione non profi t, cui potranno

aderire aziende vitivinicole intenzionate a implementare le pratiche green ed ethically correct raccomandate

dal centro di ricerca accademico (Cra) dell'ateneo cattolico. «La domanda di sostenibilità dei prodotti si fa

sempre più forte sia sui mercati internazionali che in quello domestico», dichiara a ItaliaOggi Capri. «Di pari

passo l'adozione di politiche ecocompatibili ed eticamente corrette sarà in futuro un discrimine per la

concessione alle aziende di forme di sostegno da parte delle istituzioni nazionali, comunitarie e internazionali.

SOStain intende armonizzare e affrontare in modo organico le scelte delle imprese agricole impegnate sul

fronte della sostenibilità, accompagnandole in un percorso di miglioramento costante e graduale, anno dopo

anno, del loro livello di sostenibilità». Fulcro del programma SOStain sono le linee guida per una

vitivinicoltura sostenibile, ossia una check-list delle circa 20 criticità e relative soluzioni per la gestione di otto

risorse: acqua, suolo, aria, tecnologie, energia, risorse umane, economi ch e, naturali e territoriali. Due i

requisiti per poter aderire all'alleanza e fregiarsi del marchio SOStain. Il primo è totalizzare un punteggio di

6/10, attestato dall'opportuna documentazione in ciascuna delle otto risorse al termine dell'autovalutazione

condotta scorrendo la check list. La documentazione dovrà essere sempre consultabile per le verifiche di

veridicità, da parte della società cui sarà affidata la gestione del marchio SOStain ed eventualmente anche da

un ente di certifi cazione. Il secondo requisito è dimostrare di aver fatto dei progressi, seppure piccoli, anno

dopo anno. «In tema di gestione della risorsa acqua, per esempio», precisa Capri, «l'azienda SOStain dovrà

puntare a: minimizzarne perdite e consumi, sia in fase d'irrigazione, sia di lavorazioni in cantina; controllare la

qualità dell'acqua impiegata in vigna e mantenerne la qualità; prevenire sia l'inquinamento puntiforme e

diffuso dei corpi idrici che quello dovuto a detergenti e sanitizzanti usati in cantina, e così via». Le aziende

vitivinicole non sono comunque destinate a restare le uniche destinatarie del progetto SOStain. Capri e l'

università Cattolica, stanno già pensando di mettere a punto programmi con analoga fi nalità, ma dai

contenuti rimodulati per favorire la nascita d'alleanze per la sostenibilità fra risicoltori e coltivatori di pomodori;

altre due eccellenze dell'agricoltura italiana, che potrebbero benefi ciare di una certifi cazione green.

Foto: Ettore Capri

04/09/2010 27Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 127

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Test a Medicina «Più facili del 2009» I candidati a Bari: «Domande di cultura generale meno insidiose» • BARI. «È andata bene. Il test era molto più facile rispetto allo scorso anno. Le domande di cultura generale

erano semplici. Ad esempio, volevano sapere cosa significhi la parola "dirime - re". Solo la chimica era un po'

più complicata», Cristina Pignatelli, barese, è tra le prime a finire. Di tutt'altro avviso, Va l e n t i n a

(preferisce non rivelare il cognome), jeans e magliettina firmata. «Questi test sono assurdi - esclama,

visibilmente alterata - io devo fare Medicina, a cosa mi servono tutte quelle domande di cultura generale.

Volevano sapere cosa significhi "glabro"». «A che mi serve. Comunque quest'esame è molto più difficile

rispetto al 2009», sentenzia prima di fuggire via. I due pareri diametralmente opposti riassumono l'essenza

del test per l'am - missione alla facoltà di Medicina dell'Ateneo Aldo Moro, svoltosi nelle aule del campus

universitario. Ottanta domande: 40 di cultura generale, 18 di biologia, 11 di chimica, 11 di matematica e fisica.

Due ore a disposizione dei 2.549 candidati - 346 posti disponibili - per indicare quella giusta tra le 5

alternative proposte per ciascun quesito. Il via alle 11, alle 13 è tutto finito. I partecipanti abbandonano i vari

plessi, recuperando da enormi bustoni trasparenti i propri effetti personali. In aula, infatti, era possibile portare

solo una bottiglietta d'acqua, nemmeno le penne. Banditi telefoni cellulari, computer, palmari e strumenti

elettronici, peraltro neutralizzati da disturbatori elettronici, semmai qualche furbo fosse riuscito a passare

indenne dal metal detector. Valentina Logatto, di Matera, al pari di molti altri candidati, rivela di aver preferito

non rispondere a ciò che non sapeva. «Ogni errore vale una decurtazione di 0,25 punti, meglio non rischiare

di rovinare lo standard di entrata che dovrebbe essere 42-43 punti», spiega. Giusy Passiatore, brindisina,

reputa la prova «molto impegnativa», specie la chimica organica. «Biologia, fisica e matematica, oltre alla

cultura generale erano assolutamente comprensibili», aggiunge. Angelo Mastropaolo, di Sammichele di Bari,

sposta l'attenzione sulla biologia - «i quesiti erano troppo specifici» - ma nel complesso conferma l'impres -

sione di un test «molto più agevole, rispetto allo scorso anno». Monica D'Elia, barese, è al terzo tentativo.

«Era richiesta più una capacità di ragionare, seguendo la logica che non la conoscenza stessa delle

materie». In piena sintonia Dario Loiacono, di Bari, che appare sicuro di sé. «C'era qualche sorpresa in

cultura generale e biologia». La prossima settimana gli esiti dei test, dal 2011 si cambia registro. [n.perc.] I

TEST ALL'INTERNO DELLA CITTÀ DEL CINEMA • FOGGIA. Imponenti misure di sicurezza per il primo test

di ammissione alle facoltà dell'area medica. Malgrado la défaillance di 191 candidati (su 1195 prenotati), la

Città del Cinema è stata invasa ieri mattina da un oceano di ragazzi, molti con famiglie e borsoni al seguito, in

arrivo da altre regioni e province. Fra di loro, alcuni reduci dai test nelle Università private, alla Cattolica di

Roma ad esempio, dove le prove di ammissione a Medicina e Chirurgia si sono svolte un giorno prima.

«C'erano domande assurde - dice Gaetano che vi ha partecipato - tipo la sede delle olimpiadi invernali del

2014, ma ci hanno anche chiesto della riforma sanitaria di Obama». E fra le polemiche sui test ministeriali

inadeguati rimbalzate anche a Foggia, s'intrufolano anche i paragoni fra le Università e pubbliche e quelle

private che, evidenzia- IL METAL DETECTOR

03/09/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 128

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Federazione universitaria Puglia-Basilicata-Molise Intesa fra gli atenei per l'offerta in comune di master, corsi e specializzazioni • BARI. Insieme si può e si deve. Per resistere e contrattaccare, in un momento di esigua disponibilità di

risorse finanziarie e di oggettiva crisi economica, le Università di tre importanti regioni meridionali, Puglia,

Basilicata e Molise, si uniscono e si mettono in rete. Ieri infatti, nell'aula magna «Aldo Cossu» dell'Ateneo

barese, è stato presentato un Protocollo d'intesa per l'attuazione della «Federazione del sistema universitario

pugliese-lucano- molisano». Un progetto ambizioso che punta a superare campanilismi, nell'obiettivo di

razionalizzare e condividere le risorse di ciascuno. Tra gli obiettivi più immediati eliminare le sovrapposizioni

per favorire, razionalizzare e qualificare l'offerta in comune di master, corsi e scuole di specializzazione di più

alto profilo. All'incontro sono intervenuti i rettori delle università proponenti, Corrado Petrocelli (Università

degli Studi di Bari «Aldo Moro»), Domenico Laforgia (Università del Salento), Mauro Fiorino (Università degli

Studi della Basilicata), G i ova n n i Cannata (Università degli Studi del Molise), Nicola Costantino (Politecnico

di Bari) e Giu - liano Volpe (Università degli Studi di Foggia), insieme per illustrare gli obiettivi specifici del

progetto. Presenti anche i tre presidenti regionali, Nichi Vendola (Puglia), Vito De Filippo (Basilicata) e Angelo

Michele Iorio (Molise), nonché i senatorI Gaetano Quagliariello, vice capogruppo vicario del Pdl e Luigi

D'Ambosio Lettieri (Pdl). «Noi esaltiamo la caratteristica del sistema universitario italiano, e quindi anche il

nostro con le nostre diversità - ha detto Petrocelli -. Diversità messe a frutto in un regime di realissima

competizione, ma soprattutto di proficua collaborazione non possono che portare a risultati migliori, grazie

alla rete di energie e alla creazione di percorsi di eccellenza sia per la formazione, sia soprattutto nella

ricerca». Parole condivise anche dagli altri rettori e dai massimi rappresentanti delle Regioni a iniziare dal

presidente della Basilicata. «Questo percorso individuato da sei Università del Mezzogiorno - ha detto de

Filippo - è una novità apprezzabile e virtuosa che consente a un debole sistema meridionale di poter

affrontare meglio tempi che si annunciano difficili». Un'oppor tunità ribadita anche dalle parole del presidente

Iorio: «è un esempio per il governo nazionale, ma credo sia uno stimolo per le Regioni del Mezzogiorno». Il

presidente Vendola ha commentato: «Le Università di tre importanti regioni meridionali che si uniscono,

diventano un sistema, spero annuncino l'ini - zio di un percorso che può portare alla creazione di una rete

universitaria meridionale: è il miglior contributo per rimettere in campo il Sud come soggetto, non solo come

territorio». Infine, il senatore Quagliariello ha dichiarato: « Il nuovo meridionalismo non può essere né ricerca

di finanziamenti pubblici e nemmeno una versione riveduta e corretta del vecchio intervento straordinario. Il

problema è quello di trovare un nuovo paradigma che non può che coniugare concorrenza e merito,

concorrenza sia all'inter no dell'Università che tra le varie Università. Concorrenza vuol dire anche correre

insieme, stimolarsi in iniziative di collaborazione».

03/09/2010 8Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)

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«Noi futuri medici, forse no» Il test va buca? Via con gli altri E fra le materie oggetto del questionario, la «bestia nera» è la cultura generale • Miriam ha 19 anni e nei corsi di preparazione ai test non ci crede, Matteo, stessa età, ha seguito i corsi di

un'asso - ciazione studentesca e si sente sicuro. DUECENTO FORFAIT - Flash dal primo test d'am -

missione alle facoltà mediche, Medicina e Chirurgia, che ha visto ieri mattina affluire alla Città del cinema 904

fra i 1195 iscritti alla prova (per 80 posti disponibili, di cui 5 riservati). Il test ha già decimato la folta pattuglia

di aspiranti matricole, ma come accade sempre per queste prove, la maggior parte dei candidati affronterà

anche i test di Odontoiatria e di Professioni sanitarie. Così, all'ul - timo momento, in tanti rinunciano.

L'ATTESA COME UN SET - Nel grande set della multisala, fra palmizi e arredi metallici, la voce del rettore

che saluta da un megafono, facce stanche, alcune chine sui libri per un ultimo ripasso con genitori al seguito,

file ai varchi. Sacchetto azzurro trasparente in cui riporre libri, quaderni, oggetti personali, scatolone in cui

appoggiare i sacchetti, che saranno poi numerati con la cifra che il computer assegnerà casualmente ad ogni

candidato. Le operazioni di controllo procedono fino alle 10,30, quando nelle aule arrivano i plichi (in realtà

pesanti scatole bianche trainate da decine di addetti), che saranno aperti e consegnati in modo da avviare in

sincrono la prova nelle nove aule. «Io i test li ho fatti ieri - dice Gaetano, 19 anni - mi sono presentato alla

Cattolica. Com'erano le domande? Beh, alcune proprio impossibili, come la sede delle Olimpiadi invernali del

2014. Alla Cattolica però non tolgono punteggio se sbagli, anche se i test sono più numerosi e danno soltanto

75 minuti per risolverli». LA BESTIA NERA - Chimica, biologia, cultura generale, sembrerà strano, ma per i

ragazzi la bestia nera è proprio la cosiddetta cultura generale «Come ti prepari? - riflette Michela Ferrara -

cerchi su internet fra i vecchi test, leggi di tutto, ma poi qui si va nello specifico». POLEMICA SUI TEST - La

polemica di questi giorni sull'inadeguatezza dei test ci sta tutta, tanto più che a non condividere l'attuale

impostazione di quelli ministeriali sono anche i docenti. Il prof. Carmine Panella, ordinario a Medicina e

commissario ai test, ricorda ad esempio di essere stato interpellato dal ministero per la compilazione dei test:

«Ne ho inviati 50 - dice il docente - poi però hanno fatto sapere che li avrebbero utilizzati per le Scuole di

specializzazione», «Perchè il ministero reputa più idonei i docenti di scuole secondarie superiori ad elaborare

questi test, visto che i ragazzi arrivano da lì», interviene la prof. Laura De Palma, delegata del rettore all'or -

ganizzazione degli studenti. GLI ATENEI PRIVILEGIATI - Riguardo le Università private, i prof non

nascondono una certa irritazione: «Adottano test propri e non ministeriali - osserva il prof. Panella - li tengono

un giorno prima, hanno criteri di valutazione diversi, come si fa a parificarle alle Università pubbliche? Forse

questo è l'ultimo anno che si fanno test separati». Gli studenti, alcuni, continuano però a scegliere le

Università private anche perchè, è il caso della Cattolica, nell'asse gnazione del punteggio ai test valutano

anche il voto della maturità e non scalano lo 0,25 per ogni errore. Fra i ragazzi, moltissimi in arrivo da altre

province e regioni, non mancano quelli già iscritti ad un'altra facoltà, Agraria fra le più gettonate. «Ho già

frequentato il primo anno di Scienze agrarie - dice Matteo Luciani, 19 anni, di Apricena - l'anno scorso non ho

passato il test di Medicina e così mi sono iscritto ad Agraria, ma quest'anno ci riprovo». Anche Gaetano

l'anno scorso era fra i candidati: «Ricordo che fra le prime domande c'era quella sull'Intifada e l'altra

sull'opera in cui compare l'al - bero dei nespoli. Da lì capii che non ce l'avrei fatta».

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«Domande da pazzi forse ho sbagliato» Le prime correzioni sui tavoli su cui di sera si serve la pizza • Mirko (lui si raccomanda «che venga scritto con la k») è arrivato da Teramo. E' a Foggia dall'altro ieri, ha

vent'anni e vorrebbe emulare la carriera del padre che fa il medico a Chieti. Come mai i test all'UniFg?

«Perché mi hanno parlato molto bene della facoltà di Medicina - ha risposto - soprattutto di quella che stanno

costruendo. Al momento mi dicono che c'è un grosso problema di aule, però poi arriverà il grande stabile...

quindi la facoltà sarà molto ambita. Ma lavorare in un Policlinico potrebbe fare la differenza... ». Mirko

scambia qualche battuta, poi fugge dai compagni conosciuti prima e dopo i test. «Senti la domanda numero

tre, quella del... ». Si capisce che la prima verifica, la prima consultazione sull'esito dei test di accesso alla

facoltà di Medicina e Chirurgia avviene subito dopo aver lasciato i banchi di prova. Insieme agli altri, parlando

di questa o quella domanda e della relativa risposta. «Erano molto difficili - aggiunge - alcune, almeno per

me, inaccessibili. Davvero difficili. Tant'è che credo di averne sbagliate diverse, speriamo che vada bene». La

curiosità - o se vogliamo il paradosso - più consistente della giornata di ieri l'ha offerta la gestione del

multisala Città del cinema, che molto ironicamente ha fatto notare «questi banchi hanno sempre ospitato la

pizza margherita o quella capricciosa, ma stamattina (ieri per chi legge, ndr) si parla di biologia, chimica e

medicina... insomma non ne siamo abituati». Difatti quella dei candidati è stata una vera e propria invasione,

un esercito di ragazzi speranzosi che credono ancora nelle chance e nelle opportunità offerte dalla facoltà di

Medicina e Chirurgia. «Secondo me - argomenta Carla, 18enne arrivata qui da Benevento - è ancora una

facoltà sicura, intendo dire una di quelle carriere che ancora ti possono dare delle speranze se hai un po' di

talento. Certo, a leggere i giornali di oggi... si penserebbe il contrario. Scienziati e ricercatori che sono

costretti ad andare all'estero, ciò nonostante io credo ancora che sia possibile fare carriera. Che i talenti

possono ancora farcela». Forse Carla è un po' trop - po ottimista, forse le cose stanno un po' peggio

(soprattutto dopo la recente riforma Gelmini) di quanto crede. Tuttavia questo entusiasmo infiamma, lascia di

stucco anche i più diffidenti. Del resto i numeri sono lì a ricordare che i ragazzi ci credono ancora, visto che

l'incremento nazionale (+25%) è stato addirittura al di sotto di quello fatto registrare dalla facoltà di Medicina

(uno storico +33%). Impossibile però, nella giornata di chi si appresta a studiare per diventare un nuovo

medico, dimenticare l'imbarazzo di chi medico lo è già. Di chi vorrebbe diventare uno "specialista" in

cardiochirurgia o in oculistica, ma ha trovato di traverso un decreto legge che rischia di stroncare le gambe

alla ricerca universitaria. Lo scorso luglio docenti e ricercatori universitari foggiani hanno scioperato -

astenendosi da lezioni, esami e sedute di laurea - contro questo decreto legge, distinguendo l'ateneo dauno

come uno dei più attivi sotto il profilo della presunta rivolta. Chissà se lo sanno - o se l'hanno saputo - Mirko e

Chiara. Che mentre i loro futuri docenti (glielo auguriamo) protestavano per il diritto al lavoro, alcuni futuri

colleghi (studenti) si lamentavano dello sciopero bianco. Il corto circuito delle università ital i a n e.

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Dalla laurea al lavoro ecco i servizi offerti agli studenti LE INIZIATIVE • Dalla laurea all'azienda. In poco, pochissimo tempo. I servizi erogati dal «Job placement» dell'Università del

Salento permettono dunque di trovare lavoro nel minor tempo possibile. Questi ed altri servizi sono stati

illustrati ieri mattina, ai Teatini, dal prorettore dell'Università, Car melo Pa s i m e n i , dal professor Lorenz o

Va s a n e l l i , delegato per la Ricerca, dal professore Carlo Margiotta, delegato per il Job placement, e dal

professor Michele Campiti, delegato per l'Orientamento. In particolare, il Job placement mette a disposizione

una serie di prestazioni specialistiche rivolte ai laureati per facilitarne l'ing resso nel mercato del lavoro, con

l'obiettivo di ridurre al minimo i tempi per trovare un'occupazione. Offre servizi mirati come l'infor - mazione

sul sistema produttivo locale e sui profili aziendali, l'orien - tamento e la formazione per accrescerne le

competenze e potenziarne il bagaglio professionale in accordo con i reali fabbisogni delle imprese,

l'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. L'Ufficio rapporti con le imprese svolge attività di sportello di

assistenza, in grado di fornire informazioni sulla redazione dei curriculum, sulle tecniche di ricerca di lavoro,

sulle opportunità formative successive alla laurea. L'Università aderisce dal 2005 al Consorzio Alma Laurea.

Nell'ul - timo anno l'adesione alla banca dati dei curriculum è cresciuta raggiungendo la soglia del 65 per

cento. Un altro aspetto che arricchisce l'ateneo leccese è la crescente attività svolta in collaborazione con

l'Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione per la valorizzazione della ricerca (Netval), grazie alla

quale è possibile fornire supporto agli uffici di trasferimento tecnologico delle università associate per le

attività di valorizzazione e diffusione dei risultati della ricerca scientifica svolta all'interno delle università;

promuovere la formazione e il rafforzamento delle competenze specialistiche utili in materia di sviluppo di

progetti imprenditoriali e proprietà intellettuale attraverso appositi seminari, convegni, workshop; organizzare

eventi e congressi, anche in collaborazione con altri soggetti; avviare attività di benchmarking sui temi propri

della associazione; partecipare a iniziative di networking anche a livello internazionale. Sempre in

quest'ambito, l'Uni - versità ha registrato 14 brevetti nazionali, di cui due con estensione internazionale.

Eccoli: Pannello solare piano a collettori rastremati, per applicazioni con fluidi termovettori tradizionali ed

inseminati con particelle e con nanofluidi; sonda capacitiva per impulsi veloci di alta tensione; metodo per la

realizzazione di componenti in materiale composito a matrice ceramica; sistema Rfid per la rilevazione e

trasmissione di segnali da sensore e relativo procedimento; metodo per la valutazione enzimatica della

tossicità di matrici acquose ambientali; convertitore analogico-digitale; metodo e formalismo per inviare

istruzioni a database distribuiti, realizzato mediante programma per computer; procedura per l'analisi della

trasformazione territoriale; metodo per indurre una mutagenesi a mezzo di radiazione coerente ultravioletta;

generatore di impulsi a compressore di linee di trasmissione per alte tensioni; materiale ceramico e suo

procedimento di produzione; sistema protesico integrato per la catena ossiculare dell'orecchio medio ed il

timpano; procedimento di incapsulazione di sostanze a basso peso molecolare in geli a base di silice;

impianto e procedimento per la preparazione di campioni di grafite utilizzati per datazione al radiocarbonio. •

Da domani e sino all'11 settembre il Salento ospiterà «Now 2010» (Neutrino oscillation workshop 2010),

convegno internazionale di fisica giunto alla sesta edizione e organizzato dai dipartimenti di Fisica e dalle

sezioni dell'Istituto nazionale di fisica nucleare di Bari e di Lecce. Il convegno si svolgerà nel grand hotel

Daniela di Conca Specchiulla (Otranto), e sarà coordinato da Gia - nluigi Fogli, ordinario di Fisica teorica all'

Università di Bari. Del comitato organizzatore locale fanno parte Paolo Bern a rd i n i , Giampaolo Co',

Gabriele Ingrosso e Danie - le Montanino (Università del Salento e Infn di Lecce), Gen - naro Miele (

Università di Napoli), Eligio Lisi, Antonio Mar rone, Maria Teresa Muciaccia e Anna Maria Ro t u n n o (

Università e Infn di Bari) e Antonio Palazzo (Università di Valencia). Now 2010 vedrà la partecipazione di più

di 140 studiosi italiani e stranieri, provenienti da oltre 15 diverse nazioni, che discuteranno lo stato e le

prospettive di uno dei settori più vivaci e interessanti dell'attuale ricerca in fisica e in astrofisica: la fisica dei

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neutrini, per i cui risultati è stato attribuito il premio Nobel nel 2002. Il convegno si inserisce nell'ampia attività

condotta dai dipartimenti di Fisica e dalle sezioni dell'Infn di Bari e di Lecce nell'ambito della fisica delle

particelle, dell'astrofisica e della cosmologia. Tale attività, che emerge con crescente rilievo nel panorama

scientifico nazionale e internazionale, è cofinanziata dal ministero dell'Istruzione, dell'Universi - tà e della

ricerca attraverso uno specifico progetto di rilevante interesse nazionale denominato «Fisica

astroparticellare», ed è inoltre ben inserita in diverse reti di ricerca dell'Unione europea.

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«Va bene l'alleanza tra le Università ma adesso si investa sul serio» Fisicaro (Provincia): Taranto realtà da migliorare, non da cancellare • Salutata positivamente dal vicepresidente della Provincia ed assessore alla Pubblica istruzione ed

Università, Emanuele Fisicaro, la proposta presentata ieri dall'Ateneo barese di una Federazione del sistema

lucano-molisano-pugliese e sottoscritta attraverso la firma di un protocollo di intesa tra sei Atenei, l'Università

ed il Politecnico di Bari, le Università del Salento, della Basilicata, del Molise, di Foggia. Un progetto, questo,

dal quale la realtà università jonica potrebbe trarne i suoi vantaggi. Alla luce di ciò, il prossimo accordo di

programma tra enti locali e istituzione accademica non potrà non tener conto di questa nuova prospettiva.

«Taranto è una realtà che non può essere cancellata, ma al contrario occorre migliorarla e investire nei suoi

cervelli. E' im - portante che le risorse economiche vadano investite nel migliore dei modi per far crescere la

ricerca e fare sistema», dice Fisicaro, ieri a Bari per la presentazione del progetto che risponde al disegno di

legge numero 1905 dell'1 giugno scorso: «Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale

accademico e reclutamento, nonché delega al governp per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema

universitario». «Ora - aggiunge Fisicaro - deve seguire una fase in cui con serietà si riempia la proposta di

contenuti e soprattutto si facciano seri investimenti. Anche a livello locale cominceremo ad organizzare

iniziative per discutere dell'argomento». Il tema dominante, dunque, stando anche allo sforzo di

razionalizzazione ed ottimizzazione delle risorse alla base del progetto, che nasce in un momento di seria

difficoltà per il sistema universitario italiano, è quello degli investimenti reali. «Una goccia nel mare», utile ma

non sufficiente, viene intanto giudicato il sostegno economico assegnato lo scorso anno dalla Regione, per

controbilanciare i tagli ministeriali, a parte del sistema universitario pugliese. Impellenti, invece - dice Fisicaro

-, sono misure di sostegno diverse. Tornando alle ricadute che un sistema di Università federate potrà avere

per la realtà locale ed in vista dell'imminente rinnovo dell'accordo di programma, Fisicaro puntualizza: «Dovrà

essere un accordo che punti realmente alle eccellenze per creare la classe dirigente di domani. Non potrà

essere un accordo generico, tanto per farsi. Si individuino dei settori chiave e su quelli si punti e si investa. E'

quello che chiediamo. Il progetto di una federazione del sistema universitario è una buona occasione di

sviluppo, un'opportunità di essere seri ed onesti, non un'occasione di contrapposizione del Sud al Nord».

03/09/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Taranto(tiratura:63756)

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Salviamo le nostre università >> CONTINUA DALLA PRIMA Questo comporterà in molti casi, e non solo al Sud, l'impossibilità di far fronte

alle spese correnti: le università "staccheranno la corrente". Nei casi migliori, comporterà comunque il blocco

totale del turn-over, una riduzione dei docenti, un peggioramento della didattica e una drastica contrazione

dei servizi agli studenti. Questo definanziamento potrebbe essere aggravato per molti atenei, se anche nel

2010 si procederà con i criteri cosiddetti di "premialità" per ripartire parte dei tagli fra gli atenei (siamo a

settembre,ma ancora non si sa). I criteri definiti l'estate scorsa, e validi per il 2009 sono risibili: le regole sono

state costruite dopo aver ben studiato i numeri, in modo tale da premiare non chi "si comporta me glio", ma le

sedi più piccole del Nord con più facoltà scientifiche. Le risorse statali per le borse di studio sono state ridotte

dai 246 milioni del 2009 ai 99 del 2010 e scenderanno a 76 nel 2011. Già in passato il 40% degli studenti

meritevoli di borsa nel Mezzogiorno non riuscivano ad ottenerla per carenza di fondi; l'80%, pur meritevoli,

non riuscivano ad avere un alloggio. Quote che non potranno che crescere. E si consideri che tra il 2001 e il

2007 le tasse universitarie in Italia sono cresciute del 53%. La recente manovra ha operato poi un forte taglio

degli stipendi ai docenti, bloccando le anzianità (senza restituzione); per come è stato costruito, penalizza

moltissimo i ricercatori più giovani, già con retribuzioni basse. Infine, il disegno di legge in discussione in

Parlamento - che ben poco potrà fare per l'Università nel quadro che è stato ricordato - crea incertezze

notevoli tanto per i sistemi di governo degli atenei quanto per il futuro professionale degli attuali ricercatori. Il

sistema universitario italiano ha molti problemi. Come recita il titolo di un bel libro recente, l'università italiana

è "malata e denigrata". E' senz'altro necessario razionalizzare il suo funzionamento, introdurre molto di più

merito e valutazione, combattere le sue derive peggiori, nepotismi, particolarismi. Molto sta già cambiando,

anche da noi; la "federazione" fra le università di Puglia, Basilicata e Molise, annunciata l'altro ieri, è un'ottima

iniziativa. Ma l'insieme delle misure del governo, più che riformarlo, sembra decretarne la fine: ispirato da

un'idea di sistema universitario pubblico molto più piccolo, con molto più spazio per il privato; diviso fra atenei

di serie A (al Nord), con più risorse, didattica e ricerca e atenei di serie B (al Sud) che cercano di

sopravvivere. In tutto il mondo l'università è uno dei motori più importanti dello sviluppo economico; crea la

materia prima della crescita: giovani preparati. Negli ultimi anni, particolarmente al Sud, sono stati fatti

straordinari passi in avanti. Il numero di laureati è cresciuto moltissimo. Ormai al Sud, e in Italia, rispetto alla

popolazione giovanile, è nella media europea. La più grande differenza fra il Mezzogiorno di oggi e quello del

passato sta proprio in questo: nella diversa scolarità dei giovani. Questa è la grande chance per il suo futuro.

Da sola non è una condizione sufficiente per lo sviluppo dell'economia. Ma è necessaria. Questo processo è

a rischio. Molte università italiane potrebbero chiudere fra pochi mesi. Se ci sarà un'ele - mosina dell'ultimora

da parte del Governo magari non chiuderanno, ma sopravviveranno senza servizi, borse e alloggi per gli

studenti, ma con una didattica fortemente ridotta, senza ricerca. Questo accrescerà ancora i flussi di studenti

verso le università più ricche; riducendo le iscrizioni, renderà ancora più difficile la vita per quelle più povere.

In questi giorni, le autorità accademiche sono alle prese con scelte non semplici e responsabilità gravi: è

possibile, in questa situazione, avviare regolarmente l'anno accademico? Probabilmente no. Ma allora che

succede? Ma non è un problema solo degli universitari. Dovrebbe essere al primo posto dell'agenda della

politica nazionale. E locale; al centro dell'attenzione dei Presidenti Vendola e De Filippo e dei Consigli

Regionali, così come dei sindaci e degli enti locali, coinvolgendo tutti i cittadini. Che futuro può avere Bari,

Sindaco Emiliano, se deperiscono le sue università? E' il caso di interessarcene, se siamo ancora in tempo.

04/09/2010 17Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)

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CONTRO TENDENZA SOLDI BEN SPESI dati sulla disoccupazione italiana pubblicati ieri dall'Istat confermano i profondi e irrisolti problemi del mercato

del lavoro del Belpaese. In particolare sono uno su quattro i giovani sotto i 25 anni senza occupazione. E non

si tratta di un picco provocato dalla crisi, ma di una situazione che si trascina di record in record a ogni

rilevazione dell'istituto di statistica. In pratica un'intera generazione rischia di rimanere tagliata fuori dal

mercato del lavoro o da qualsiasi dinamica professionale. La mancata esperienza maturata sul campo

potrebbe infatti giocare un brutto scherzo un domani ai giovani disoccupati di oggi. La responsabilità di tale

situazione è attribuita in buona parte all'istruzione e alla distanza tra l'offerta scolastica e la domanda delle

imprese. La Camera riprenderà a breve la lettura della riforma Gelmini dell'Università, che ha per lo meno il

merito di colpire alcuni deleteri e incrostati usi e costumi dell'Università italiana, dai baronati agli incarichi a

vita, tagliando sacche di spreco. Ma quale sarà l'effetto in termini di restringimento del gap con le imprese è

difficile dire; così come è difficile giudicare a tale scopo la riforma della scuola secondaria di secondo grado

che entra in vigore oggi. Forse il settore avrebbe meritato maggiori investimenti ben mirati e accompagnati da

altrettanto ben mirati tagli degli sprechi, piuttosto che di una generale diminuzione delle risorse. La Germania,

paladina dell'austerity e motore della ripresa continentale, insegna: gli unici settori in cui l'investimento

pubblico è aumentato sono istruzione e formazione.

04/09/2010 10Pag. Finanza e Mercati Sette(tiratura:59000)

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la formazione La Scuola punta all'etica A scuola di security aziendale. In origine era la Bocconi con un master che ha fatto scuola per 15 anni e poi è

stato chiuso. A prendere in mano lo scettro della specializzazione oggi sono diverse università italiane per

un'offerta formativa sempre più articolata e ricca. Presso la Luiss di Roma (www.luiss.it) in autunno partirà il

Master in sviluppo sostenibile e responsabilità dell'impresa. Presso il Politecnico di Milano (www.polimi.it)

sono aperte le selezioni per il Master Safety Design per tecnici della prevenzione nel settore delle costruzioni

con l'intento di formare professionisti capaci di affrontare le problematiche della sicurezza nelle diverse fasi

del processo costruttivo. Il Clinical risk management sarà invece al centro di due master di primo e secondo

livello proposti dall'università di Castellanza (www.master.liuc.it). I corsi dovranno fornire a operatori e

dirigenti sanitari una visione allargata e strategica del rischio clinico all'interno del contesto sanitario. Il rischio

informatico è invece il tema del master proposto dall'università di Modena e Reggio (www.unimore.it) che

prevede due specializzazioni, tecnica ed economico-giuridica. Partner dell'iniziativa aziende come Microsoft,

Ibm, Accenture.E se Milano è stata fucina della formazione dei dirigenti in sicurezza, oggi il fulcro si è

spostato all'Aquila dove la neonata Scuola internazionale etica e sicurezza (www.scuolaeticaesicurezza.eu) si

prepara a sfornare i primi 35 specializzati. A dirigerla è Paola Guerra Anfossi, membro del direttivo

dell'associazione di categoria Aipsa.Domanda. Perché una scuola di security all'Aquila?Risposta. Perché

dopo la chiusura del master in Bocconi ho faticato a trovare un'università che accogliesse le istanze di un

corso di formazione professionalizzante in questo campo. Segno della sottovalutazione del potenziale

occupazionale e strategico che le discipline della security applicate all'impresa pubblica e privata. D. Ma la

scelta del luogo non è casuale..R. Abbiamo scelto l'Aquila sia perché la tragedia del terremoto ha

effettivamente richiamato in Abruzzo le migliori energie del paese in fatto di gestione di crisi, quindi come

luogo-simbolo, sia perché vogliamo che l'indotto indiretto della scuola vada a beneficio delle popolazioni

colpite dal sisma, alberghi, ristoranti, edicole e così via. Nel nostro piccolo, è un modo per testimoniare una

vocazione solidale propria della categoria. D. Perché una scuola di etica e sicurezza?R. Perché l'una senza

l'altra non funziona, non è completa. E perché la security esce sempre di più dal perimetro dell'azienda sulla

spinta di nuove responsabilità che si estendono all'ambiente, al rischio geopolitico. D. C'è spazio per carriere

in questo settore?R. C'è e sarà sempre più grande. Storicamente la valutazione del rischio è stata

sottovalutata dalla classe dirigente, dagli industriali. Il legislatore ha imposto alcuni obblighi di natura

elementare che si sono via via arricchiti e diversificati e oggi si può dire che non basta fare safety, presidio

fisico delle strutture e dei processi interni, ma fare analisi strategica del rischio.D. Le aziende sono disposte

ad assumere manager della security?R. Sta crollando un muro antico che vede le professioni della security

imbrigliate dal fatto che l'imprenditore interpreta l'investimento per la sicurezza come un male necessario.

Oggi non è più così. Sempre più imprese hanno capito che fare prevenzione e gestione del rischio è uno dei

modi fondamentali di garantire continuità al proprio business.D. Quali sono le aree di specializzazione più

richieste?R. Ci sono settori tradizionalmente investiti dalla security come tutto quello che riguarda i servizi

pubblici essenziali, la sicurezza civile e militare, gli ospedali, il presidio delle infrastrutture critiche. Sono

terreni sui quali si è codificata gran parte della conoscenza in campo security. Ma il futuro è anche verde e si

guarda con crescente interesse al rapporto tra imprese e contesto ambientale. È in atto anche un tentativo di

aumentare la responsabilità delle prime sul secondo. E qui ci saranno nuovi spazi di lavoro.

06/09/2010 53Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)

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Si svolgerà il 27 ottobre il concorso per accedere a uno dei corsi organizzati dalle università Le scuole legali aprono i battenti Parte la selezione per 5 mila aspiranti avvocati e magistrati Cinquemila posti a bando per le scuole di specializzazione per i futuri avvocati e magistrati. Gli aspiranti

candidati delle professioni legali hanno tempo fino al 5 ottobre per presentare le domande di partecipazione

al concorso per essere ammessi in una delle scuole di specializzazione per le professione legali strutturate in

tutti i principali atenei italiani. A disciplinarne l'ammissione e le scadenze per l'anno accademico 2010-2011,

un decreto interministeriale università-giustizia che, come ogni anno, bandisce il concorso spartendo i posti in

considerazione della disponibilità e delle richieste degli atenei. Le scuole, infatti, gestite in tutto e per tutto

dall'università, sono a numero chiuso e l'ammissione è subordinata al superamento di un concorso per titoli

ed esami. I posti negli atenei. Al concorso sono ammessi tutti coloro che hanno conseguito il diploma di

laurea in giurisprudenza secondo il vecchio ordinamento o la laurea specialistica o magistrale in

giurisprudenza in base al nuovo ordinamento. Il concorso pubblico, per titoli ed esami, si svolgerà il 27

ottobre 2010 su tutto il territorio nazionale presso le università sedi di facoltà di giurisprudenza. E anche

quest'anno ad accogliere il maggior numero di neodottori saranno gli atenei più grossi: dall'università di

Napoli Federico II che ammette 400 laureati alla Sapienza di Roma 300, dalla scuola dell'ateneo milanese,

istituita in convenzione con l'università di Milano-Bicocca e con l'università dell'Insubria che ha stanziato 290

posti, all'ateneo romano di Tor Vergata con 280 posti. La prova d'esame. L'ammissione alle scuole è

subordinata al superamento di un concorso per titoli ed esami. La prova d'esame consiste nella soluzione a

50 quesiti a risposta multipla di contenuto identico su tutto il territorio nazionale su argomenti di diritto civile,

penale, amministrativo, processuale civile e penale. I candidati hanno 90 minuti di tempo per portare a

termine la prova durante la quale non è ammessa la consultazione di testi e di codici commentati di

giurisprudenza.La commissione giudicatrice. La commissione, composta da due professori universitari di

ruolo, un magistrato ordinario, un avvocato e un notaio, non solo è chiamata a elaborare gli elaborati ma è

anche incaricata di assicurare la regolarità dell'espletamento delle prove di esame. La commissione

giudicatrice ha a disposizione 60 punti, 50 per la valutazione della prova di esame; fino ad una massimo di 5

per il curriculum degli studi universitari (in quanti anni è stata conseguita la laurea e la media degli esami) e 5

per il voto di laurea (fino a un massimo di 5 per chi ha ottenuto 110 e lode e un punto per chi ha conseguito

un voto di laurea compreso tra 102 e 104.La scuola. Le scuole non sono obbligatorie, ma dal 2001 il diploma

rilasciato è valutato ai fini del compimento del periodo di pratica per l'accesso alle professioni di avvocato e

notaio per il periodo di un anno. Per i neolaureati aspiranti magistrati, invece, il diploma di specializzazione è

divenuto, di fatto, un titolo indispensabile per partecipare al relativo concorso.La scuole hanno durata

biennale e sono articolate in un anno comune e in un secondo negli indirizzi giudiziario- forense e notarile

della durata di un anno, spesso quest'ultimo strutturato in convenzione con i consigli notarili del distretto di

appartenenza. Il passaggio dal primo al secondo anno di corso e l'ammissione all'esame di diploma sono

subordinati al giudizio favorevole del consiglio direttivo sulla base della valutazione complessiva dell'esito

delle verifiche che intermedie relative alle diverse attività didattiche. Nel caso di giudizio sfavorevole, lo

studente potrà ripetere l'anno di corso una sola volta.I costi. Le tasse annuali delle scuole variano da

università ad università da una media di 1.500 euro annui ad un massimo di 3 mila. A questo si aggiunge una

tassa regionale e una di partecipazione al concorso.

06/09/2010 54Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 138

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POST - IT Si svolgerà il 27 ottobre il concorso per accedere a uno dei corsi organizzati dalle università Le scuole legali aprono i battenti Parte la selezione per 5 mila aspiranti avvocati e magistrati Cinquemila posti a bando per le scuole di specializzazione per i futuri avvocati e magistrati. Gli aspiranti

candidati delle professioni legali hanno tempo fi no al 5 ottobre per presentare le domande di partecipazione

al concorso per essere ammessi in una delle scuole di specializzazione per le professione legali strutturate in

tutti i principali atenei italiani. A disciplinarne l'ammissione e le scadenze per l'anno accademico 2010-2011,

un decreto interministeriale università-giustizia che, come ogni anno, bandisce il concorso spartendo i posti in

considerazione della disponibilità e delle richieste degli atenei. Le scuole, infatti, gestite in tutto e per tutto

dall'università, sono a numero chiuso e l'ammissione è subordinata al superamento di un concorso per titoli

ed esami. I posti negli atenei. Al concorso sono ammessi tutti coloro che hanno conseguito il diploma di

laurea in giurisprudenza secondo il vecchio ordinamento o la laurea specialistica o magistrale in

giurisprudenza in base al nuovo ordinamento. Il concorso pubblico, per titoli ed esami, si svolgerà il 27

ottobre 2010 su tutto il territorio nazionale presso le università sedi di facoltà di giurisprudenza. E anche

quest'anno ad accogliere il maggior numero di neodottori saranno gli atenei più grossi: dall'università di

Napoli Federico II che ammette 400 laureati alla Sapienza di Roma 300, dalla scuola dell'ateneo milanese,

istituita in convenzione con l'università di Milano-Bicocca e con l'università dell'Insubria che ha stanziato 290

posti, all'ateneo romano di Tor Vergata con 280 posti. La prova d'esame. L'ammissione alle scuole è

subordinata al superamento di un concorso per titoli ed esami. La prova d'esame consiste nella soluzione a

50 quesiti a risposta multipla di contenuto identico su tutto il territorio nazionale su argomenti di diritto civile,

penale, amministrativo, processuale civile e penale. I candidati hanno 90 minuti di tempo per portare a

termine la prova durante la quale non è ammessa la consultazione di testi e di codici commentati di

giurisprudenza. La commissione giudicatrice. La commissione, composta da due professori universitari di

ruolo, un magistrato ordinario, un avvocato e un notaio, non solo è chiamata a elaborare gli elaborati ma è

anche incaricata di assicurare la regolarità dell'espletamento delle prove di esame. La commissione

giudicatrice ha a disposizione 60 punti, 50 per la valutazione della prova di esame; fi no ad una massimo di 5

per il curriculum degli studi universitari (in quanti anni è stata conseguita la laurea e la media degli esami) e 5

per il voto di laurea (fi no a un massimo di 5 per chi ha ottenuto 110 e lode e un punto per chi ha conseguito

un voto di laurea compreso tra 102 e 104. La scuola. Le scuole non sono obbligatorie, ma dal 2001 il diploma

rilasciato è valutato ai fi ni del compimento del periodo di pratica per l'accesso alle professioni di avvocato e

notaio per il periodo di un anno. Per i neolaureati aspiranti magistrati, invece, il diploma di specializzazione è

divenuto, di fatto, un titolo indispensabile per partecipare al relativo concorso.La scuole hanno durata

biennale e sono articolate in un anno comune e in un secondo negli indirizzi giudiziarioforense e notarile della

durata di un anno, spesso quest'ultimo strutturato in convenzione con i consigli notarili del distretto di

appartenenza. Il passaggio dal primo al secondo anno di corso e l'ammissione all'esame di diploma sono

subordinati al giudizio favorevole del consiglio direttivo sulla base della valutazione complessiva dell'esito

delle verifi che che intermedie relative alle diverse attività didattiche. Nel caso di giudizio sfavorevole, lo

studente potrà ripetere l'anno di corso una sola volta. I costi. Le tasse annuali delle scuole variano da

università ad università da una media di 1.500 euro annui ad un massimo di 3 mila.A questo si aggiunge una

tassa regionale e una di partecipazione al concorso.

I posti disponibili Bari Lum Pisa Luiss Pavia Lecce Foggia Lumsa Milano Parma Urbino Firenze (5) Brescia

Cagliari Catania Genova Padova Perugia Bologna Messina (2) Palermo (4) Totale Macerata Roma Tre

Catanzaro Atenei (1) Campobasso Milano Cattolica Reggio Calabria Napoli Federico Ii (6) (3) Roma Tor

Vergata Roma La Sapienza Ii Universita' Di Napoli Modena E Reggio Emilia 75 75 90 90 50 90 90 55 90 65

55 120 190 100 100 180 100 100 100 100 100 100 100 180 100 100 120 280 100 Roma Univ. Telematica "G.

Marconi" 100 Salerno 125 Sassari 80 Siena 85 Suor Orsola Benincasa - Na 55 Teramo 100 Torino 170

06/09/2010 42Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 139

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Trento E Verona 290 400 200 300 5000 Posti NOTE La Scuola di Macerata è 1. istituita in convenzione con l'

Università di Camerino. La Scuola dell'Univer2. sità di Milano è istituita in convenzione con l'Università di

MilanoBicocca e con l'università dell'Insubria. La scuola dell'Università 3. Cattolica di Milano è istituita in

convenzione con l'Università Carlo Cattaneo di Castellanza. La Scuola dell'Universi4. tà di Padova è istituita

in convenzione con l'Università di Ferrara,Trieste e Venezia Ca' Foscari. La Scuola dell'Università 5. di Pavia

è istituita in convenzione con l'Università Bocconi di Milano. La Scuola di Trento e 6. Verona è istituita in

convenzione tra i due atenei con alternanza biennale della sede amministrativa.

06/09/2010 42Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 140

Page 141: CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Psicologi Campania · 04/09/2010 La Repubblica - Napoli Comune, riparte il concorsone 74 05/09/2010 Il Messaggero - Nazionale Il rendimento dei figli

Il capo di Stato Rafael Correa vorrebbe esercitare il diritto di veto I vescovi dell'Ecuador sulla nuova legge per le università , 4. «L'autonomia dell'università» è il titolo della nota riassuntiva che la segreteria della Conferenza

episcopale dell'Ecuador (Cee) ha pubblicato nei giorni scorsi per precisare alcune posizioni dei vescovi di

questo Paese nei riguardi della nuova legge sull'Educazione universitaria recentemente approvata

dall'Assemblea nazionale, e sulla quale il presidente dello Repubblica, Rafael Correa, vorrebbe ora esercitare

il diritto di veto. Nella nota, che riassume i punti principali del messaggio inviato al presidente della

Repubblica da monsignor Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil, in qualità di presidente della Cee,

i presuli ribadiscono la necessità che «l'istituzione universitaria mantenga la sua irrinunciabile autonomia in

tutti gli ambiti che la configurano». I presuli della Cee si dichiarano in perfetto accordo con i membri della

Commissione cattolica sull'educazione secondo i quali «l'istituzione universitaria non può essere soggetta a

discriminazioni ideologiche da parte di chi la gestisce e di chi ne usufruisce né può dipendere da alcun tipo di

determinismo economico». Nella nota riassuntiva pubblicata dalla Conferenza episcopale si affrontano anche

le questioni che riguardano la gestione e l'autonomia delle Università cattoliche a cui la nuova legge

approvata dall'Assemblea generale dedica il paragrafo intitolato Modus vivendi . I vescovi sottolineano che

«ciò che la legge assicura alle università cattoliche non costituisce per loro nessun privilegio e neppure

alcuna concessione da parte dello Stato». Invece, per i presuli le norme contenute nel nuovo testo legislativo

a riguardo degli istituti universitari gestiti da organizzazioni religiose costituiscono «il riconoscimento della

libertà religiosa e della libertà educativa per tutti i cittadini, in quanto questi articoli della legge nazionale

rispettano i diritti umani universali e sono conformi non solo alla Costituzione dell'Ecuador ma anche agli

strumenti giuridici internazionali». Nella nota riassuntiva si sottolinea, inoltre, «la necessità di mantenere nella

legge, in conformità di quanto già affermato, la menzione del carattere specifico di queste istituzioni con

indirizzo cattolico, in particolare per quanto riguarda la conoscenza e la ricerca nell'ambito delle materie che

si aprono alla trascendenza in ragione dei contenuti che si basano su fondamenti spirituali, dottrinali, morali e

sociali che sono utili alla comunità». Un altro punto della nota riassuntiva del messaggio del presidente della

Cee riguarda «la tutela della libertà dei giovani studenti nella loro scelta di studiare presso le istituzioni

universitarie cattoliche che si distinguono per l'alto livello di qualità d'insegnamento». Per la Commissione

sull'educazione della Chiesa dell'Ecuador, la libertà di scelta per gli studenti comporta anche la possibilità di

«facilitare l'accesso all'università anche a chi, pur avendo le capacità culturali, non dispone delle risorse

finanziarie necessarie». Per ottemperare a questa norma d'uguaglianza, i vescovi cattolici dell'Ecuador

ritengono necessarie delle norme per la concessione di borse di studio agli studenti più meritevoli qualora le

loro famiglie non disponessero delle risorse economiche necessarie per pagare i corsi universitari. A

conclusione del documento, i presuli affermano di «ritenere che il veto presidenziale dovrebbe servire a

correggere la settima disposizione del modus vivendi che, riguardo agli atenei cattolici, «contiene

affermazioni contraddittorie visto che, da un lato, si riconosce a loro il rispetto delle norme internazionali e

dall'altro si prevedono per questi regole restrittive».

05/09/2010 7Pag. Osservatore Romano(tiratura:60000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 141

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NUMERO CHIUSO PROVE BLINDATE, MA GLI ASPIRANTI MEDICI PROTESTANO: «PIÙ DIFFICILIRISPETTO AGLI ALTRI ANNI» Nell'inferno dei test: caos e polemiche di Andrea Acampa NAPOLI. Domande sull'Unesco, sui "Promessi sposi" e sul "Grande fratello". Questi solo

alcuni dei quesiti, tanti, anche quelli di comprensione linguistica, di matematica, di fisica, chimica e biologia.

Gli aspiranti "camici bianchi", però, attaccano i metodi di selezione che definiscono «superficiali e

approssimativi». Anche la stessa commissione chiamata a vigilare sulle prove le ha bocciate auspicando, per

il futuro, «selezioni che possano premiare le capacità». In rivolta anche i ricercatori della Sun che non hanno

preso parte alle operazioni per lo svolgimento dei test d'ingresso presso la facoltà di Medicina e Chirurgia

della Seconda Università di Napoli come forma di protesta per il Ddl Gelmini. Sono iniziate alle 11, ieri

mattina, le prove per l'ammissione al corso di Medicina e chirurgia della università Federico II a Napoli. In

3.193 i candidati pronti a rispondere a 80 domande in 120 minuti. Le procedure di riconoscimento «si sono

svolte senza intoppi», ha sottolineato il presidente della Commissione d'esame Gaetano Lombardi che ha

operato insieme ai docenti Cesare Gagliardi e Massimo Santoro. Sin dalle 7,30 del mattino, nella sede dell'

università Federico II di Monte Sant'Angelo, nel quartiere Fuorigrotta, migliaia di persone tra studenti, parenti

e genitori hanno invaso la struttura. Il complesso universitario di Monte Sant'Angelo ha messo a disposizione

43 aule, da una capienza massima di 130 alunni a un minimo di 90, per quello che è stato uno dei concorsi

più affollati d'Italia anche se i posti saranno soltanto 338. A partecipare alla selezione oltre ai neo diplomati ci

sono anche tantissimi studenti universitari che non hanno superato la prova l'anno scorso. Tra questi molti

ragazzi provenienti da facoltà come Farmacia e Biologia. «È il quarto anno che tento - confida Giuseppe

Cerreto di 21 anni - ogni anno i quiz diventano più difficili». Per Michele Baldissaria, che ha risposto a 60

quesiti su 80, la prova ad Ingegneria, tentata ieri, era «molto più semplice». «Quasi impossibili le domande di

Biologia» per le due amiche Giovanna Napolitano, che ha frequentato anche il corso dell'università, e Antonia

Ottardi. Entrambe tenteranno «l'alternativa professioni sanitarie» qualora non dovessero farcela a superare lo

sbarramento. Ostacolo che lo scorso anno blocco tutti i candidati che avevano totalizzato un punteggio

inferiore al 43. «Teme di non avercela fatta a superare la prova» Chiara Minopoli con uno score di 49 risposte

su 80. Era, invece, «proibitiva» la sezione dedicata alla Chimica per Stefano Picardi, meno difficile per

Gennaro Picardi che ha spera di aver totalizzato 45 risposte esatte. Ben 56 risposte su 80 per Roberto

Giovanni Pignatiello. Un'intera famiglia a fare il tifo per lui con tanto di sorelle, cugini, mamma e papà, tutti

provenienti da Casalnuovo. Roberto colpito qualche anno fa da un male oscuro, sogna di diventare medico

oncologo. Non mancano gli iscritti che sono oramai negli "anta", come una signora già laureata in teologia,

ma con il sogno di indossare il camice bianco, e soprattutto la passione per la medicina. Tra i candidati

c'erano studenti di tutte le età, il più giovane era nato nel 1994 e il più "vecchio" nel 1959. I plichi con i test

saranno corretti a Bologna, presso il Cineca, mentre i risultati saranno pubblicati online entro 7 giorni.

03/09/2010 4Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 142

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MOSTRA D'OLTREMARE ALLA SUN PIÙ POSSIBILITÀ DI SUPERARE GLI SBARRAMENTI Spesi fino a 3mila euro per un corso di Pierluigi Frattasi NAPOLI. Come da calendario, ieri, alla Mostra d'Oltremare, si sono decisi i destini degli

oltre 2mila ragazzi che hanno fatto domanda per il corso di Medicina e Chirurgia a numero chiuso presso la

Seconda Università degli Studi di Napoli (Sun). Un traguardo non irraggiungibile, a dire il vero. Le possibilità

alla Sun sono più alte che in altri atenei, circa il 15%, contro il 9% della Federico II. La Sun per l'anno

accademico 201011, infatti, ha messo a concorso 330 posti, di cui 220 per Napoli e 110 per la sede di

Caserta. Qualcuno spera in uno scorrimento della graduatoria per un ulteriore 10%, come già è avvenuto in

passato, il che significherebbe circa 30 posti in più. Il percorso degli aspiranti camici bianchi, però, è lungo.

Prima di iscriversi in graduatoria ed ottenere l'agognato timbro della mutua bisognerà supeso il Centro

Direzionale, due lezioni a settimana fino a giugno. Niente mare per lei, dopo la maturità le ho subito affiancato

l'insegnante privato. Nell'incertezza, l'ho iscritta anche a Biotecnologie, dove il piano di studi del primo anno è

quasi identico a Medicina, ma facciamo gli scongiuri...». Per molti giovani la settimana degli esami di

settembre è anche un modo per conoscere l'Italia. Per accrescere le probabilità d'ingresso, infatti, si tentano i

quiz nelle università private, il che significa pagare anche più tasse per l'iscrizione. La signora Emilia è partita

dalla cima dello stivale. «Abbiamo cominciato martedì all'Università S.Raffaele di Milano - racconta - Eravamo

oltre 3mila. Ma già ieri eravamo a Roma per il test della Cattolica. Per motivi di spazio hanno allestito delle

tendopoli. Un genitore che accompagnava il figlio, anche lui reduce dal S.Raffaele, si è sentito male. Doveva

proseguire per Messina per il test, invece è stato soccorso dall'autoambulanza». «I nostri figli non ce la fanno,

la tensione è troppa - lamenta il signor Pasquale - Ai nostri tempi era meglio, adesso tutto è più veloce e

difficile». L'ora della consegna si avvicina, il custode fa allontanare alcuni genitori dalle finestre delle sale

dove si tengono gli esami. Appena escono, gli esaminandi riaccendono i cellulari. Due gemelline bionde del

liceo classico Pietro Giannone di Caserta discutono animatamente. Come l'anno scorso, anche questa volta

la prova più dura sembrano essere le domande di biologia, specie sugli enzimi. Per Martina, bionda con gli

occhi verdi, è la seconda volta. «Sono diplomata al classico, ma sono iscritta al 3° anno di Farmacia alla

Federico II. Tra le domande di cultura generale mi sono stupita di non trovare quelle di Storia, ieri al test della

Cattolica ce n'erano tante». Tra i ragazzi qualcuno ricorda che in Romania non esiste il test d'ammissione.

Intanto, all'uscita su viale Kennedy già si distribuiscono i volantini per fare ricorso.

03/09/2010 4Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)

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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 143